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The Nun – La vocazione del male: il film è tratto da una storia vera?

Distribuito nel 2013, L’evocazione – The Conjuring è il film che ha contribuito alla rivoluzione del genere horror nel cinema contemporaneo. Diretto da James Wan, questo ha dato origine ad uno vero e proprio “Conjuring Universe“, composto di diversi film che ampliano ed esplorano la mitologia raccontata nella prima pellicola. I successivi film realizzati negli anni seguenti sono tutti basati sui presunti reali eventi paranormali riportati dai coniugi Ed e Lorrelain Warren, celebri esperti di demonologia. Tra gli spin-off più celebri e apprezzati della saga si annovera in particolare The Nun – La vocazione del male (qui la recensione).

Uscito nel 2018 per la regia di Corin Hardy e la sceneggiatura di Gary Dauberman. Quinto capitolo della saga, il film si configura anche come prequel di The Conjuring – Il caso Endfield, introducendo in particolare il celebre demone della suora, noto anche come Valak. Questo personaggio, estremamente apprezzato dai fan di The Conjuring ha dunque trovato un più ampio spazio con un film tutto suo, il quale inoltre si colloca temporalmente come il primo capitolo della saga. Il film è infatti ambientato quindici anni prima di Annabelle: Creation, altro spin-off uscito però nel 2017.

Apprezzato dalla critica per l’atmosfera e determinate sequenze di pura paura, The Nun – La vocazione del male è ancora oggi uno dei film di maggior successo di questa celebre e acclamata saga. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Nun - La vocazione del male cast

La trama e il cast di The Nun – La vocazione del male

I fatti narrati nel film si svolgono in Romania nel 1952, nel monastero cattolico di Cârţa, quando due suore vengono attaccate da un’entità oscura, dopo aver tentato il recupero di una reliquia cristiana. L’unica sopravvissuta è Suor Victoria che poco dopo, però, si impicca fuori da una finestra. Il Vaticano decide così di inviare in Romania Padre Burke e la novizia Suor Irene per indagare sul suicidio e su quanto scoperto dalle due suore. Giunti sul posto scoprono che un antico spirito malvagio sta cercando di prendere possesso di un corpo per soddisfare la sua sete di sangue e male. Irene e Burke si troveranno dunque ben presto ad affrontare la spaventosa entità.

Ad interpretare padre Anthony Burke vi è l’attore messicano Demian Bichir, candidato all’Oscar come miglior attore per il film Per una vita migliore, e visto anche in pellicole come The Hateful Eight, Alien: Covenant e Godzilla vs. Kong. Accanto a lui, nei panni di suor Irene si ritrova invece Taissa Farmiga, attrice nota soprattutto per i suoi vari ruoli nella serie antologica American Horror Story. Taissa è inoltre la sorella minore di Vera Farmiga, attrice simbolo della saga che recita nel ruolo di Lorraine Warren nei film di The Conjuring. Nonostante la parentela tra le due, però, i loro personaggi all’interno della saga non hanno alcun legame famigliare, ma sono legate solo dalla comune devozione cattolica.

Nel film compaiono poi anche Jonas Bloquet nel ruolo di Maurice “Francese” Theriault e Charlotte Hope in quello di Suor Victoria. Ingrid Bisu, invece, è suor Oana. L’attrice Bonnie Aarons riprende invece le vesti della terrificante suora demoniaca di nome Valak. Tale personaggio era da lei stato già interpretato in The Conjuring – Il caso Endfield e per un cameo in Annabelle 2: Creation. Inoltre, Patrick Wilson, Vera Farmiga e Lili Taylor appaiono in filmati di repertorio di The Conjuring, rispettivamente nei panni di Ed e Lorraine Warren e di Carolyn Perron. La loro presenza collega così il film agli altri titoli della saga.

The Nun - La vocazione del male Valak

Il film è tratto da una storia vera? Ecco chi è il demone Valak

Per quanto tale demone, chiamato Valak, esistesse realmente in diverse culture popolari, gli eventi narrati  The Nun – La vocazione del male sono una completa invenzione degli sceneggiatori. Ciò ha reso questo uno dei pochi film della saga a non basarsi su eventi reali. Non ci sono infatti reali racconti legati a questa figura demoniaca da cui poter prendere ispirazione e pertanto si è deciso di basarsi unicamente su quanto noto del personaggio ma di costruirvi intorno una vicenda del tutto originale. Lo stesso aspetto di Valak, inoltre, è stato profondamente modificato sia dalle leggente del folclore, sia da quello inizialmente proposto per il film. Rispetto ad una figura demoniaca “classica”, si è infatti optato per l’inquietante suora oggi tanto nota.

Il sequel del film

Dato il grandissimo successo del film, arrivato ad un guadagno globale di oltre 300 milioni di dollari, i produttori hanno da subito anticipato la possibilità di dar vita ad un sequel. Con il proseguire della saga di The Conjuring, infatti, era lecito aspettarsi che anche The Nun – La vocazione del male trovasse ulteriore sviluppo in più film. Nel 2019, infine, è stato annunciato che un sequel è effettivamente in fase di sviluppo e questo – con il titolo The Nun 2 – poi stato distribuito nelle sale nel settembre 2023. Taissa Farmiga riprende il ruolo di Suor Irene in un racconto ambientato quattro anni dopo il primo film e che la vede nuovamente scontrarsi con il demone Valak.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Nun – La vocazione del male è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim Vision, Netflix e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 25 ottobre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Come se non ci fosse un domani, recensione del documentario di Riccardo Cremona e Matteo Keffer #RoFF19

Arriva alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Special Screenings, il nuovo documentario di Riccardo Cremona e Matteo Keffer Come se non ci fosse un domani, che esplora in modo incisivo le motivazioni e le azioni del movimento Ultima Generazione, che si batte contro il cambiamento climatico attraverso atti di disobbedienza civile. Con la consulenza dello scrittore Paolo Giordano e prodotto da Paolo Virzì, il progetto racconta le storie dei protagonisti di questa campagna, tra speranze, timori e una visione del mondo profondamente scossa dall’emergenza climatica.

(Non) c’è ancora domani

Il documentario si concentra sulla vita di cinque giovani attivisti, offrendo uno spaccato dei sacrifici e delle sfide che affrontano nel tentativo di far emergere un’urgenza globale. Le loro azioni, spesso controverse e al limite della legalità, includono blocchi stradali, imbrattamenti di edifici istituzionali e opere d’arte. Questi gesti estremi, che hanno attirato l’attenzione di media e politica, sono espressione di una generazione che si definisce “l’ultima” in grado di invertire una situazione climatica prossima al punto di non ritorno. Attraverso un linguaggio diretto e senza filtri, Cremona e Keffer narrano i retroscena di una lotta in cui il sacrificio personale viene posto al servizio del bene comune, creando un racconto corale carico di empatia e profondità.

Tra questi, c’è Michele Giuli, co-fondatore di Ultima Generazione, che racconta che il tutto è iniziato con un forte senso di ansia ed incertezza, che ha trovato una corrispondenza in alcuni video dell’agricoltore gallese e attivista ambientale Roger Hallam, in cui “era davvero furioso”. Vedere che la rabbia era assolutamente qualcosa di presente lo ha fatto sentire meno a disagio, confessa: questo sentimento serve a far capire alle persone che c’è un problema, convince perché trasuda convinzione. C’è poi Beatrice Pepe, che dice che fino a qualche anno fa pensava di sapere esattamente cosa volesse dalla vita: una bella casa in città, un armadio pieno di vestiti, ed è proprio sovvertendo le aspettative che si presenta ai dibattiti in televisione, vestita e truccata da “bella ragazza”. Conosciamo anche Chloe Bertini, che ha studiato danza per tutta la vita e afferma di aver voluto contribuire al cambiamento sociale tramite il ballo, rendendosi poi conto che fosse un sogno ingenuo: adesso, il suo corpo al posto di ballare blocca le strade. Grande attenzione è posta inoltre su Simone Ficicchia, attivista del collettivo ambientalista, che si distingue per il suo ruolo di primo piano in varie azioni di protesta contro l’uso dei combustibili fossili.

Ultima generazione documentario
Ultima generazione documentario – Credits: Maestro Distribution

L’urgenza come motore

Tramite questi molteplici punti di vista, arriviamo a capire come è nata l’idea di un metodo di protesta provocatorio e controverso, che include imbrattare monumenti, fontane, palazzi e opere d’arte, al fine di veicolare un messaggio incisivo. La disobbedienza civile, per i membri di Ultima Generazione, deve uscire dagli schemi convenzionali, superando ciò che ci si aspetterebbe da un attivista, per sorprendere e scuotere chi osserva.

Così, davanti ai nostri occhi scorrono le immagini del blitz davanti a Palazzo Madama, il blocco del traforo del Monte Bianco, il fango davanti al tribunale di Bologna come flash-mob di protesta, l’imbrattamento del Consiglio regionale della Toscana e tante altre azioni tramite cui UG ha voluto veicolare l’urgenza di un cambiamento sociale e politico. I luoghi del potere, ingrigiti da smog e piogge acide, vengono colorati per alcuni secondi, fino a quando Ficicchia o altri attivisti, cessato il getto di vernice, si posizionano al centro della scena per spiegare i tre messaggi principali: chi è il collettivo Ultima Generazione, il perché della protesta – ovvero la richiesta al governo di interrompere i sussidi pubblici per le fonti fossili – e l’invito ai cittadini a unirsi alla resistenza civile. Le immagini di queste azioni sono pensate per lasciare un segno duraturo nella memoria di chi le osserva.

Come se non ci fosse un domani documentario
Come se non ci fosse un domani documentario – Credits: Maestro Distribution

Cosa siamo disposti a fare per proteggere il nostro pianeta?

Come se non ci fosse un domani è un viaggio in una realtà complessa, dove la crisi climatica non è più un semplice problema, ma un contesto in cui l’umanità si trova a vivere quotidianamente. Il progetto di Cremona e Keffer non si limita a descrivere le proteste, ma cerca di andare oltre le immagini sensazionalistiche dei media, offrendo una narrazione profonda e onesta sulle motivazioni di una generazione che si sente inascoltata e priva di prospettive per il futuro. Sostanzialmente, affronta un tema di portata universale e invita lo spettatore a riflettere su cosa significhi, oggi, lottare per un domani migliore, ricordandoci che questa battaglia non riguarda solo pochi idealisti, ma è una questione collettiva.

Il cuore del documentario risiede proprio nella sua capacità di portare il pubblico a confrontarsi con un interrogativo profondo e personale: cosa siamo disposti a fare per proteggere il nostro pianeta? Questo film diventa quindi un invito ad agire, a mettere da parte l’indifferenza e a prendere posizione di fronte a una crisi climatica che non può più essere ignorata. Tutto ruota attorno al quanto è grande la conversazione che si genera, non quanto è esatta: lo sviluppo di un’auto-pedagogia, il collettivo che forma un’idea sul tema e se ne appropria, perchè capisce che non può più essere rimandata al tempo del futuro, che è anche quello dell’incertezza.

Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa: trailer del film in arrivo al cinema

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Eagle Pictures ha diffuso il trailer di Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa, il film ispirato alla vera storia di Andrea Spezzacatena presentato alla Festa di Roma, per Alice nella Città.

Con Claudia Pandolfi, Samuele Carrino, Sara Ciocca, Andrea Arru, Corrado Fortuna. Diretto da Margherita Ferri, accompagnato dalle note della dolcissima “Canta Ancora”, scritta e interpretata da Arisa. Dal 7 novembre solo al cinema.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è una storia drammatica e commovente che racconta la vita di Andrea Spezzacatena, un quindicenne vittima di bullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012. La sua storia è diventata il primo caso noto in Italia di suicidio di un minorenne causato da bullismo.

Il film uscirà il 7 novembre al cinema e sarà distribuito da Eagle Pictures e Weekend Films. Diretto da Margherita Ferri e sceneggiato da Roberto Proia ed interpretato da Claudia Pandolfi (Siccità, The Bad Guy), Samuele Carrino (Il maledetto, Spaccapietre), Andrea Arru (Diari, Eravamo bambini), Sara Ciocca (Blanca, La dea Fortuna), e Corrado Fortuna (Baaria, Anna). La vicenda narra di come un semplice errore nel lavaggio dei jeans, che li fece diventare rosa, scatenò una serie di atti di bullismo nei confronti di Andrea, culminando con la creazione di una pagina Facebook offensiva che aumentò ulteriormente le molestie. La madre di Andrea, Teresa Manes (interpretata da Claudia Pandolfi), scoprì l’esistenza della pagina solo dopo la tragica morte del figlio.

Prime Target, la nuova serie thriller con Leo Woodall e Quintessa Swindel in arrivo

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Oggi Apple TV+ ha annunciato la data d’uscita di Prime Target, il nuovo thriller interpretato dal vincitore del SAG Award Leo Woodall (“The White Lotus”, “One Day”) e da Quintessa Swindell (“Black Adam”, “In Treatment”). Creata dal pluripremiato scrittore Steve Thompson (“Sherlock”, “Vienna Blood”), che è anche produttore esecutivo, la nuova fiction è prodotta per Apple TV+ da New Regency con Scott Free di Ridley Scott.

La serie farà il suo debutto su Apple TV+ il 22 gennaio 2025, con i primi due episodi degli otto totali, seguiti da un episodio settimanale ogni mercoledì, fino al 5 marzo.

La trama di Prime Target

Prime Target segue Edward Brooks (Leo Woodall), un giovane e brillante laureato in matematica sul punto di fare una grande scoperta. Se riuscirà a trovare uno schema di numeri primi, avrà in mano la chiave di tutti i computer del mondo. Ben presto inizia a rendersi conto che un nemico invisibile sta cercando di sabotare la sua idea prima ancora che nasca, per questo entra nell’orbita di Taylah Sanders (Quintessa Swindell), un’agente dell’NSA che è stata incaricata di osservare e riferire sul comportamento dei matematici. Insieme iniziano a mettere insieme i pezzi della pericolosa cospirazione in cui Edward è al centro.

Il cast comprende anche il candidato all’Oscar e vincitore del BAFTA Stephen Rea (“La moglie del soldato”), il candidato al BAFTA David Morrissey (“Sherwood”, “The Walking Dead”), la vincitrice dell’Emmy Martha Plimpton (“The Regime”), la vincitrice del BAFTA e dell’Emmy Sidse Babbett Knudsen (“Borgen”), Il candidato al SAG Award Jason Flemyng (“Il curioso caso di Benjamin Button”), il candidato al BAFTA Award Harry Lloyd (“Il Trono di Spade”), Ali Suliman (“Tom Clancy’s Jack Ryan”, “Paradise Now”), Fra Fee (“Rebel Moon”, “Hawkeye”) e Joseph Mydell (“The Eternal Daughter”).

Prime Target è prodotto per Apple TV+ da New Regency con Scott Free Productions di Ridley Scott, Ed Rubin è produttore esecutivo per New Regency insieme a Beth Pattinson, Emma Broughton, Yariv Milchan, Arnon Milchan e Michael Schaefer; Marina Brackenbury è produttrice esecutiva per Scott Free Productions insieme a David W. Zucker e Scott. Laura Hastings-Smith è produttrice esecutiva insieme allo scrittore e regista Brady Hood (“Top Boy”, “Great Expectations”), che ha anche diretto tutti gli otto episodi.

Squali: recensione del film di Alberto Rizzi #RoFF19

Squali: recensione del film di Alberto Rizzi #RoFF19

Quante probabilità ci sono di essere attaccati da uno squalo nel corso della vita? Per la maggior parte delle persone, queste probabilità sono incredibilmente basse. Ma per la famiglia Camaso, che naviga in acque cariche di rancori, ferite mai guarite e una rabbia che si agita perennemente minacciosa sotto la superficie, il rischio di un confronto è così alto da rendere lo scontro quasi inevitabile, quasi necessario.

Liberamente ispirato a I fratelli Karamazov, capolavoro dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, SQUALI è un intenso e criptico dramma familiare scritto e diretto da Alberto Rizzi (Red Code, Sleeping Wonder), e prodotto da Magenta Film e Ippogrifo Produzioni. Descritto come “una moderna tragedia greca e un western veneto”, il film è presentato in anteprima fuori concorso nella sezione Panorama Italia dell’importante Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2024 (RoFF19).

Cosa racconta Squali?

Ambientato ai giorni nostri sui Monti Lessini nelle Prealpi, SQUALI racconta la storia della famiglia Camaso, tanto sgangherata quanto violenta. Leone Camaso (Mirko Artuso) è un uomo abietto e dissoluto, un padre aggressivo, rude e manipolatore. Vive da solo con l’ultima dei suoi figli, Sveva (Maria Canal), ribelle e scaltra, che sogna solo di fuggire da quella casa opprimente. Un giorno, però, anche gli altri tre figli maggiori, per una serie di sventure e coincidenze, si ritrovano costretti a tornare sotto quell’orribile tetto.

C’è Demetrio (Stefano Scherini), il primogenito, un ex militare alla deriva, sommerso dai debiti e intenzionato a reclamare l’eredità della madre scomparsa. Poi Ivan (Diego Facciotti), il secondo figlio, che, dopo la fine della sua carriera sportiva, vive ossessionato dalla fidanzata Flor (Astrict Lorenzo), su cui concentra ogni pensiero. Infine, Alessio (Gregorio Righetti), il figlio seminarista, che, su richiesta della sua Santa (Chiara Mascalzoni), torna nella casa d’infanzia con il vano intento di salvare l’anima della sua famiglia. I tre fratellastri e la sorellastra si trovano così a fronteggiare ancora una volta i profondi e dolorosi traumi familiari causati da un padre incapace di amare e di insegnare l’amore.

La straziante irresolutezza dell’essere della famiglia Camaso

Sebbene i quattro fratelli siano uniti da un viscerale sentimento di odio verso il padre, i membri della famiglia Camaso – come i personaggi di Dostoevskij – si muovono sulla scena come anime in pena, sole e smarrite, alla ricerca di un amore che hanno conosciuto solo per un attimo, dalle loro madri, prima di essere lasciati nelle mani forzute e maldestre di Leone. Questo grosso bifolco, figura tanto autoritaria quanto goffa e irruenta, sembra ancora cercare quell’amore perduto (ammesso che lo abbia mai realmente trovato nelle madri dei suoi figli) nel volto enigmatico della sua amante, la Crucca (Sara Putignano), come se potesse colmare un vuoto mai davvero compreso.

Squali
Squali (film, 2024) – Cortesia di STORYFINDERS

Anche i figli si confrontano con una ricerca d’amore distorta e travagliata. Ivan, per esempio, trasforma un intenso sentimento di possesso verso la fidanzata Flor in una sorta di amore, incapace di distinguere il bisogno da un sentimento sincero e altrettanto incapace di rinunciare alla sua presenza. Poi c’è Demetrio, il quale, nonostante tenti di prendere le distanze dal padre, rivela tratti simili che preferirebbe negare; non solo corteggia Flor, ma finisce addirittura per sviluppare un’attrazione malsana verso l’amante del padre. Sembra quasi che Demetrio agisca spinto dal desiderio di privare gli altri uomini della sua vita di qualcosa di prezioso, come se, inconsciamente, rivendicasse anche lui un riconoscimento.

Alla fine, sembra che solo i figli minori abbiano una possibilità di trovare un amore più autentico e puro. Alessio, così buono, timido e taciturno, riscopre la speranza di amare negli occhi dolci del suo primo amore, Lisa (Francesca Sartore), dove si affaccia un sentimento che finalmente lo distanzia dal rancore familiare. E Sveva, anarchica e segnata dalla mancanza di una figura genitoriale femminile, intravede la possibilità di colmare il proprio vuoto diventando madre lei stessa, trasformando così il suo bisogno d’amore in un legame nuovo e vitale.

Un film libero quanto la libertà a cui aspirano i suoi protagonisti

Sullo sfondo di una desolata e malinconica terra veneta, che riflette perfettamente lo stato d’animo dei suoi protagonisti, Alberto Rizzi dà vita a una fiaba popolare italiana che incanta, strazia e disgusta allo stesso tempo. Come egli stesso afferma, SQUALI è un film libero, privo di qualsiasi forma, stile o coerenza narrativa. Dando nuova luce a una delle opere letterarie più intense e significative di sempre, Rizzi gioca con il mezzo cinematografico come se si trovasse a teatro, e senza alcuna paura o riserva, mescola abilmente i generi, passando freneticamente dal dramma familiare alla commedia, dall’erotico all’orrorifico, dal romantico al dramma e viceversa. Anche se alcune scene possono apparire prive di contesto o logica, niente è lasciato al caso: ogni azione e ogni parola dei suoi personaggi nasconde inevitabilmente un significato profondo, una motivazione o una metafora, come nell’iconica affermazione della Santa: “Il senso della vita è fare la scarpetta”.

Un viaggio emozionante tra dramma e umorismo

Squali si presenta quindi come un racconto corale tragicomico, ironico e leggero, in cui la famiglia Camaso diventa portatrice di sentimenti universali e umani, tanto complessi quanto riconoscibili, con cui è facile empatizzare. Dostoevskij scriveva che “l’amore è un tesoro così inestimabile che con esso puoi redimere tutto il mondo e riscattare non solo i tuoi peccati, ma anche i peccati degli altri”. Questo tema di redenzione è precisamente ciò che Rizzi esplora nel finale di Squali: Alessio e Sveva si trasformano in strumenti di salvezza per una famiglia che cerca disperatamente di liberarsi dai legami tossici e dalle sofferenze accumulate nel corso della vita.

Il film, dunque, non si limita a raccontare una storia, ma invita il pubblico a riflettere sulla possibilità di redenzione e sulla forza dell’amore, capace di risanare anche le ferite più profonde. Attraverso la loro crescita e le loro scelte, i personaggi mostrano che, anche in mezzo al caos, alla desolazione e alla ferocia, esiste sempre, per quanto minima, la speranza di una rinascita e di una seconda possibilità. SQUALI è, infine, un viaggio emozionante tra dramma e umorismo che non lascia indifferenti.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, ecco il videoclip di “Canta Ancora” di Arisa

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Dopo la presentazione alla Festa di Roma, per Alice nella Città, Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è pronto a uscire al cinema, il prossimo 20 novembre, con Eagle Pictures. Il film è ispirato alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre del 2012 si tolse la vita dopo aver subito atti di bullismo e cyberbullismo da parte dei compagni di scuola.

In occasione della presentazione al festival capitolino, è astato presentato anche “Canta Ancora”, canzone inedita che Arisa scrisse per sua madre e che nel film diventa una lettera che Andrea dedica alla madre, appunto.

Di seguito, il videoclip ufficiale:

Ad interpretare il ruolo di Teresa Manes, mamma di Andrea, è l’attrice Claudia Pandolfi (Siccità, The Bad Guy), mentre a vestire i panni del padre sarà Corrado Fortuna (Baaria, Anna). Il protagonista che dà il volto ad Andrea è il giovane e talentuoso Samuele Carrino (Il maledetto, Spaccapietre), mentre Andrea Arru (Diari, Eravamo bambini) è Christian – il bullo della scuola – e Sara Ciocca (Blanca, La dea Fortuna) interpreta Sara, la migliore amica di Andrea.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa – Samuele Carrino – Cortesia di Eagle Pictures

Il film diretto dalla regista Margherita Ferri (Zen – Sul ghiaccio sottile prodotto da Biennale College, Bang Bang Baby) e prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto Proia  (Trilogia “Sul più bello”, “Backstage – Dietro le quinte”, “Hotspot- Amore senza rete”, serie tv “Gloria”)uscirà nelle sale il prossimo autunno.

La trama di Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa

Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Andrea, un ragazzo apparentemente solare, aveva ottimi voti a scuola e un ottimo rapporto coi genitori. Il suo gesto fu quindi totalmente inaspettato e rimase senza spiegazione finché sua madre dopo la sua morte è entrata nel suo profilo Facebook e ha ricostruito l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il film, narrato dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via d’uscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di quelle parole e di quei gesti che in apparenza ci possono sembrare innocui.

Hellbound 2: la recensione del k-drama horror di Netflix

Hellbound 2: la recensione del k-drama horror di Netflix

Dopo tre anni dal debutto della prima stagione, che conquistò il pubblico e la critica internazionale, l’infernale thriller sudcoreano Hellbound torna su Netflix il 25 ottobre con una seconda stagione ancora più dannata e soprannaturale della precedente. Scritta da Choi Gyu-seok e diretta da Yeon Sang-ho, la serie trasporta nuovamente il pubblico in una Seul apocalittica, dove misteriosi esseri soprannaturali emettono sentenze di morte agli uomini, per poi giustiziarli crudelmente ed esiliarli all’inferno. Ma che aspetto ha realmente l’inferno di Hellbound? E queste spaventose entità ultraterrene sono davvero strumenti della giustizia divina o c’è una verità più oscura dietro le loro punizioni?

Hellbound: Dove eravamo rimasti?

Il primissimo episodio della stagione 1 è stato presentato in anteprima mondiale al 46° Toronto International Film Festival (TIFF), segnando un importante traguardo come prima serie TV coreana a essere inclusa in questo prestigioso festival cinematografico. L’episodio si apre su un uomo anonimo in un bar di Seul, visibilmente teso e angosciato, che controlla nervosamente l’ora sul cellulare. Improvvisamente, allo scoccare delle 13:20, un terribile rimbombo proveniente dal sottosuolo scatena il caos tra i presenti, mentre tre orribili e giganteschi demoni si materializzano per le strade. In pochi istanti, le tre entità colpiscono brutalmente l’uomo e lo bruciano, riducendolo a un mucchio di cenere e ossa. La città piomba così nel panico: uomini e donne iniziano a vedere misteriosi “angeli della morte” che annunciano loro il giorno e l’orario in cui i demoni verranno a prenderli per trascinarli all’inferno. Né la polizia né il governo riescono a fornire una spiegazione logica e razionale a questo assurdo fenomeno paranormale che sembra preannunciare la fine del mondo.

Hellbound S2 | In foto l’attrice Kim Hyun-joo nei panni dell’avvocata Min Hyejin. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Ed è in questa atmosfera di disperazione e sconcerto che emerge una nuova religione, la Nuova Verità (The New Truth Society), fondata dal presidente Jung Jin-su (interpretato nella prima stagione da Yoo Ah-in) e determinata a diffondere il terrore attraverso una dottrina che interpreta le sentenze e le esecuzioni dei demoni come punizioni divine per peccati imperdonabili. Mentre la setta di Jin-su acquista sempre più credibilità e seguaci, l’avvocata Min Hye-jin (Kim Hyun-joo) e il detective Jin Kyunghun si trovano a dover collaborare per proteggere l’indifesa Park Jung-ja (Kim Shin-rok) dalla Nuova Verità. Dopo aver ricevuto la sentenza, Jung-ja viene rintracciata da Jin-su, che cerca di convincerla a trasmettere in diretta e pubblicamente la sua esecuzione, promettendo in cambio di garantire un futuro ai suoi due bambini, affinché possano sopravvivere senza di lei.

In seguito alla tragica morte di Jung-ja, la situazione degenera: nascono nuove sette, tra cui il gruppo radicale di estremisti violenti La Punta di Freccia (Arrowhead), che inizia a dominare le strade con ferocia e aggressività ingiustificata. Spaventata e affranta, Hye-jin cerca disperatamente di scoprire cosa si nasconda dietro queste esecuzioni e chi sia veramente il presidente Jin-su. Le sue indagini la conducono dal pastore Kim Jeong-chil, il quale le rivela che il fenomeno non è opera di Dio e che le esecuzioni avvengono in modo casuale, senza tener conto dei peccati commessi. Aggiunge inoltre che lo stesso Jin-su aveva ricevuto una sentenza di morte anni prima e che quella stessa sera la sua fine si sarebbe compiuta, consegnando La Nuova Verità nelle mani del pastore.

Hellbound S2 | In foto l’attore Im Seong-jae interpreta Cheon Sehyeong, uno dei complici dell’organizzazione Sodo. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Nasce poi l’organizzazione segreta “Sodo”

Alla Nuova Verità e alla Punta di Freccia si aggiunge un’organizzazione segreta capeggiata da Hye-jin, chiamata Sodo. Questa organizzazione opera nell’ombra per contrastare le due potenze e il governo, proteggendo coloro che desiderano morire in pace e mantenere private le proprie dimostrazioni. Tuttavia, proprio quando sembra che il “nuovo mondo” abbia raggiunto un certo “equilibrio”, l’angelo della morte condanna all’inferno una bambina nata da pochi giorni. L’evento scatena una guerra ancora più grande di quella originata dalla dimostrazione di Jung-ja: mentre Sodo intende rendere pubblica l’esecuzione della neonata per dimostrare che non c’è alcun intervento divino dietro questo crudele fenomeno ultraterreno, la Nuova Verità fa di tutto per catturare la bambina innocente, nel tentativo di salvaguardare la propria dottrina, che sostiene fermamente che solo i peccatori meritano di morire per volontà divina.

La prima stagione si conclude così con un finale emozionante: i genitori della neonata, proteggendola in un abbraccio eterno, vengono giustiziati dai demoni, ma la bambina rimane illesa. L’esecuzione, avvenuta pubblicamente e diffusa online, mette in crisi il potere della Nuova Verità, mentre Sodo torna nell’ombra, portando con sé la neonata, affidata alle cure di Hye-jin.

Hellbound S2 | L’attrice Moon Geun-young è Miss Sunshine nella seconda stagione di Hellbound. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Una seconda stagione che cerca di dare delle risposte

La prima stagione di Hellbound ha lasciato gli spettatori con molte domande irrisolte riguardo alle misteriose apparizioni delle sentenze e alle cruente esecuzioni, culminando in un sorprendente cliffhanger in cui i resti di Jung-ja vengono mostrati risorgere. Questo colpo di scena ha scosso profondamente la narrazione, mettendo in discussione il vero significato dell’essere condannati all’inferno nella serie. La resurrezione di Jung-ja, infatti, non solo mette ulteriormente in crisi la dottrina della Nuova Verità, che giustifica le condanne come volere divino, ma solleva anche interrogativi più ampi sulla natura stessa del fenomeno: chi o cosa si cela realmente dietro queste esecuzioni, e quale ruolo ha il concetto di peccato?

La trama di questo nuovo capitolo apre dunque la strada a una riflessione più profonda sul concetto di giustizia, sull’estremo fanatismo religioso e sul controllo delle masse attraverso la paura e la vergogna del giudizio divino. Proprio per questo, nei nuovi episodi si fa particolare attenzione alle conseguenze sociali e politiche del crescente potere delle tre organizzazioni: Sodo, la Nuova Verità e la Punta di Freccia tornano a scontrarsi ancora, in seguito alle sconvolgenti notizie delle resurrezioni di Park Jung-ja e del presidente Jung Jin-su, ora interpretato da Kim Sung-cheol.

Hellbound S2 | In foto il talentuoso attore Kim Sung-cheol nei panni del presidente Jung Jinsu. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Far scoprire la verità o proteggere una bugia?

Come affermato dallo stesso regista Yeon Sang-ho, questo secondo capitolo si concentra su come gli individui affrontano, tra dubbi e interrogativi, il nuovo fenomeno della resurrezione. Il pubblico si trova quindi a riflettere sulle diverse motivazioni di potere delle tre organizzazioni — Sodo, la Nuova Verità e la Punta di Freccia — che, tra precarie alleanze e intransigente rivalità, ciascuna di esse tenta di stabilire un nuovo ordine che possa dominare il caos generato da un vero e proprio “inferno in terra”.

Le resurrezioni di Jung-ja e Jin-su, oltre a negare per l’ennesima volta la presenza di Dio dietro le esecuzioni, offrono al pubblico l’opportunità di esplorare l’Inferno nel mondo apocalittico di Hellbound. L’Inferno qui rappresentato è diverso da come ci si potrebbe aspettare. Attraverso il personaggio di Jin-su, viene delineato un luogo oscuro in cui i traumi familiari, le sofferenze, i tradimenti, la rabbia e la violenza dell’esistenza prendono vita nei ricordi personali più dolorosi e inquietanti. Nel suo intimo Inferno, Jin-su è perennemente dominato da un vortice di angoscia che gli rivela i suoi demoni interiori e la distruzione che cova dentro di sé. Questo aspetto della narrazione non solo rende l’esperienza dell’Inferno più tangibile e complessa, ma offre anche uno spaccato mistico della condizione umana, mostrando come le cicatrici emotive possano influenzare non solo la percezione della realtà e di noi stessi, ma anche il nostro approccio alla morte.

In foto l’attore Yoo Ah-in nei panni di Jungu Jinsu nella prima stagione di Hellbound. Cr. Jung Jaegu Netflix © 2024.

Un finale che non regge le alte aspettative

La seconda stagione di Hellbound, presentata in anteprima al 29° Busan International Film Festival, è un mix adrenalinico di tensione, dramma e una forte critica sociale, in cui il male dell’umanità prevale costantemente sul bene e sulla compassione. La narrazione segue un ritmo ben scandito, che non lascia spazio alla noia. L’atmosfera cupa e oscura domina l’intera serie, mentre la CGI mostra un netto miglioramento rispetto alla prima stagione.

Tra i volti nuovi e quelli già conosciuti, c’è stata l’introduzione di Kim Sung-cheol (Arthdal Chronicles, Hospital Playlist, Vincenzo), che ha assunto il difficile compito di sostituire Yoo Ah-in. Il motivo è noto: lo scorso anno, a seguito di un’indagine della polizia sudcoreana, la popolare star Yoo Ah-in è stato condannato a un anno di carcere per uso illegale dell’anestetico propofol. Escluso dalla seconda stagione di Hellbound, i creatori hanno scelto Kim Sung-cheol per interpretare il ruolo di Jung Jin-su. Nonostante la sostituzione forzata, la scelta si è rivelata efficace. Kim Sung-cheol riesce a colmare il vuoto lasciato dal carismatico Yoo Ah-in, immergendosi perfettamente nell’evoluzione del personaggio di Jin-su, che passa da potente leader di una setta religiosa a un’anima fragile e dannata.

Sebbene la seconda stagione mantenga alta l’attenzione del pubblico e mostri la volontà di rispondere ai molti interrogativi lasciati in sospeso, il risultato finale fatica a soddisfare le elevate aspettative. Hellbound 2, infatti, non riesce a fare piena chiarezza sulle complesse dinamiche che governano i protagonisti, e le risposte fornite appaiono insufficienti per comprendere appieno il messaggio profondo nascosto dietro questo emozionante, ma a tratti confuso, horror apocalittico. In definitiva, la serie continua a intrigare, ma lascia ancora molti dubbi irrisolti sulla vera natura dell’umanità di fronte alla fine del mondo. Viene quindi da chiedersi: ci toccherà aspettare una prossima terza stagione?

Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Mauro Mancini torna a dirigere Alessandro Gassmann nel suo nuovo lavoro Mani nude, presentato nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma. Gli affianca il giovane e talentuoso Francesco Gheghi, già vincitore del Premio Orizzonti come miglior attore alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia per Familia, qui chiamato ad una prova molto impegnativa.

La trama di Mani nude

Il diciottenne Davide, Francesco Gheghi, viene rapito una notte, fuori dal locale dove sta festeggiando con gli amici. Chiuso in un camion, è costretto a combattere a mani nude contro un avversario, fino a ucciderlo. A rapirlo è stato Minuto, Alessandro Gassmann, che subito lo conduce in una sorta di universo parallelo dove inizia per lui una nuova, assurda e terribile vita. Su una nave vivono e si allenano altri come lui, destinati a battersi in combattimenti clandestini, a mani nude, fino alla morte di uno dei due contendenti. Li chiamano cani, e come animali sono trattati. Minuto ha il compito di preparare Davide a combattere, mentre il boss, Renato Carpentieri, incassa i proventi delle scommesse sugli incontri clandestini. Tra il ragazzo e il suo maestro si instaura un rapporto quasi filiale. Incontro dopo incontro, Davide cova in sé la rabbia e la sete di vendetta che lo portano a sopravvivere, mentre una serie di interrogativi emergono. Perché Minuto ha scelto lui? Chi è davvero Minuto? Soprattutto, esiste una via di fuga da quell’inferno? Mentre i tasselli del puzzle si compongono, appare chiaro che nessuno è ciò che sembra e ognuno ha la sua colpa da espiare.

Mauro Mancini indaga il lato più oscuro dell’uomo

Dopo Non odiare, il regista indaga ancora il lato oscuro dell’animo umano e sentimenti come l’odio e la vendetta, che spesso portano alla violenza. Quella di Mancini, però, è una visione complessa, per nulla manichea, che mostra come ciascuno sia sempre un insieme di elementi anche fortemente contrastanti. Il bene e il male, sembra dirci il regista, fanno parte della natura umana e convivono anche nelle persone più insospettabili. Altra caratteristica che Mancini mantiene è quella di orchestrare la storia come un noir, questa volta più cupo e crudo che mai, in cui pian piano si scoprono pezzi della vicenda ed emerge qualcosa che era nascosto nel passato dei protagonisti.

Francesco Gheghi, Alessandro Gassmann e Fotini Peluso in Mani Nude

Due prove attoriali impegnative e convincenti

Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann incarnano a pieno questa visione: entrambi responsabili di qualcosa che non riescono neppure a dire, entrambi colpevoli, ma al tempo stesso capaci di umanità, perfino di amore, verso una ragazza – Eva, Fotinì Peluso, per Davide – o verso una figlia, come per Minuto. I due attori sono stati posti quindi di fronte a sfide non facili e hanno potuto dare prova di saper interpretare un arco emotivo amplissimo. Gassmann, che sembra essere un carceriere insensibile e spietato, mostra poi le sue fragilità e un lato profondamente umano. Gheghi deve fare appello a tutte le sue risorse – e sembrano essere molte – per interpretare un adolescente confuso nella massa dei coetanei che diventa un killer rabbioso, accecato dall’odio, per poi mutare di nuovo e regalare altre sfumature al personaggio. Menzione va fatta, per Renato Carpentieri, che interpreta l’anima più nera del film.

Una costruzione distopica troppo cruda e violenta

Per Mani nude Mancini vuole fare le cose in grande e forse per questo, esagera. Il regista non si accontenta di una storia “ordinaria” che si trasforma in qualcosa di assai meno scontato, come era stato per Non odiare. Crea invece un vero e proprio universo distopico, una sorta di girone infernale nel quale si è sottoposti a una pena del contrappasso. Tutti i combattenti sono lì perché hanno dei conti in sospeso, dei torti o dei debiti da ripagare, come Puma, Paolo Madonna, cui Davide si legherà. Il loro diventa quindi un percorso di espiazione di una colpa, e di atroce sofferenza, per sé e per coloro di cui causano la morte. Non vi è traccia, invece, della ricompensa cui si fa riferimento nella citazione a inizio film. È proprio questo ad essere disperante: non esiste possibilità di ricompense, redenzioni o fughe, proprio come all’inferno: una volta entrati, vi si resta per l’eternità. Per rendere credibile questa visione, il regista deve chiaramente estremizzare ed enfatizzare il suo registro. Ma il tasso di violenza, di crudezza è davvero troppo elevato. C’è una ridondanza che può stancare, se non infastidire lo spettatore.

Mani nude è coinvolgente, ma angosciante e senza speranza

Non si può dire, però, che Mani nude non coinvolga nel suo essere disturbante, claustrofobico, angosciante e capace di spingere lo spettatore a seguire la vicenda per scoprirne l’evoluzione, mentre si interroga sulle pulsioni oscure oggetto del film. Mancini non usa mezze misure e spinge chi guarda fino al limite. Il lavoro lascia una sensazione di angoscia che perdura nel tempo, frutto della combinazione tra violenza, elementi cruenti e atmosfere cupe e inquietanti. Il tutto mette davvero a dura prova anche i più temerari. Mani nude è dunque un film di violenza e rabbia, odio e vendetta, disperata ricerca di salvezza. Il tutto amplificato anche da un finale aperto. Il camion che gira in tondo è il perfetto emblema di una spirale che non si chiude. In questo universo provano a fare capolino dei sentimenti positivi, ma non trovano spazio.

Reylo: un nuovo fumetto di Star Wars conferma che la love story è canonica

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Fan di Reylo gioite! Le vostre fantasie di amicizia tra Rey Skywalker (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver) non sono più fantasie, perché un nuovo fumetto di Star Wars ha ufficialmente codificato i sentimenti romantici dei due personaggi come canonici. Sin dall’uscita del controverso Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker, uno degli argomenti più discussi è stato e continua a essere il bacio finale tra Rey e Kylo, da alcuni definito ovviamente romantico e da altri puramente platonico. Ora abbiamo una risposta definitiva e dobbiamo ringraziare la Marvel Comics per questo.

Oggi la Marvel Comics ha condiviso un primo sguardo a Star Wars: Legacy of Vader, una nuova serie a fumetti che mira a colmare il divario tra Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi e Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker. Anche se il fumetto prende il nome da Darth Vader (James Earl Jones), lo scrittore Charles Soule segue principalmente il Leader Supremo Kylo Ren mentre cerca di svelare i segreti del suo defunto nonno. Il suo viaggio lo porta sul pianeta lavico di Mustafar, meglio conosciuto come il luogo del duello tra Anakin Skywalker (Hayden Christensen) e Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, dove trova il castello abbandonato di Darth Vader.

Come si inserisce Rey in tutto questo? Secondo quanto riferito, i primi numeri di Star Wars: Legacy of Vader confermeranno che i sentimenti romantici di Kylo Ren sono iniziati molto prima de L’ascesa di Skywalker. Mark Paniccia, senior editor di Marvel Comics, ha persino pubblicato un tweet che anticipa ciò che i fan possono aspettarsi con un frammento della sceneggiatura del fumetto, in cui si afferma esplicitamente che Kylo Ren “si è innamorato di un’altra utente della Forza di nome Rey, che successivamente lo ha respinto”.

La canonicità di Reylo pone fine ad anni di dibattiti nel fandom di Star Wars

Che lo si ami o lo si odi, Reylo è ufficialmente canonico, mettendo così fine ad anni di dibattiti. Sin dalla loro prima apparizione in Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della forza, i fan si sono sempre chiesti se l’eroe principale e il cattivo principale della trilogia sequel avrebbero intrapreso una relazione romantica.

L’attore e superfan di Star Wars Josh Gad ha persino contribuito al dibattito in passato, affermando: “Se nella vostra relazione vi troverete in un punto in cui avete un legame così forte da poter usare la forza per chiamarvi via FaceTime, io faccio il tifo per voi”. Forse questa relazione romantica sarà ulteriormente approfondita nel prossimo film spin-off su Rey Skywalker di Daisy Ridley, che dovrebbe continuare la storia dell’eroina da dove si è interrotta L’ascesa di Skywalker.

Michael Fassbender nel primo trailer della serie in arrivo The Agency

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Michael Fassbender è un agente segreto della CIA nel primo sguardo all’attesissimo thriller di spionaggio The Agency di Showtime, di cui oggi vengono diffusi il trailer e la data della première. The Agency debutterà negli USA venerdì 29 novembre, prima della messa in onda, con una première di due episodi in streaming e on demand per gli abbonati a Paramount+ che hanno sottoscritto il piano Paramount+ with Showtime. La serie è una nuova versione del dramma francese Le Bureau des Legendes, che alla sua uscita ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica.

La serie segue il personaggio di Fassbender, Martian, un agente della CIA che lavora sotto copertura e a cui viene improvvisamente ordinato di abbandonare la vita che si è costruito e di tornare alla sua base alla London Station. Ma quando la figura di cui si è innamorato riappare nella sua vita, le scintille volano ancora una volta. Tuttavia, la sua carriera, la sua vera identità e la sua missione sono tutte a rischio quando si tratta di questioni di cuore, e questo li spinge entrambi in un gioco di spionaggio in tutto il mondo che potrebbe avere conseguenze mortali.

La serie vanta un cast eccezionale accanto a Fassbender. Il direttore delle operazioni della CIA e mentore di Martian, Henry, sarà interpretato da Jeffrey Wright. Jodie Turner-Smith (The Acolyte) interpreta Sami Zahir, una professoressa di antropologia sociale che condivide una storia con Martian. Richard Gere interpreta Bosko, il capo ufficio di Londra. Katherine Waterston (Inherent Vice) è l’ex-agente di Martian, Naomi, mentre John Magaro (Past Lives) interpreta un altro agente, Owen. Alex Reznik (Hearts Beat Loud) e Andrew Brooke (Angel Has Fallen) interpreteranno gli agenti della CIA Coyote e Grandpa. Harriet Sansom Harris (Werewolf by Night) interpreterà la psicologa della CIA Dr. Blake, Saura Lightfoot-Leon (Masters of the Air) interpreterà Danny, un tirocinante della CIA, e India Fowler (The Nevers) sarà la figlia adolescente di Martian, Poppy.

Hugh Bonneville appare come guest star, mentre il cast ricorrente comprende Adam Nagaitis, Ambreen Razia, Bilal Hasna, David Harewood, Kurt Egyiawan, Ray BLK, Sabrina Wu e Tom Vaughan-Lawlor. Dietro le quinte, Joe Wright (Darkest Hour) dirigerà i primi due episodi. Tutti i dieci episodi della prima stagione saranno scritti dai fratelli Jez e John-Henry Butterworth (Edge of Tomorrow, Ford v Ferrari).

Su cosa si basa The Agency?

Come riporta Showtime, Le Bureau des Legendes, a cui si ispira The Agency, “è incentrato sulla vita quotidiana e sulle missioni degli agenti del principale servizio di sicurezza esterno francese”. Si concentra sul “Bureau of Legends”, responsabile dell’addestramento e della gestione di agenti sotto copertura in missioni a lungo termine in aree con interessi francesi. Vivendo per anni sotto false identità, la missione di questi agenti è quella di identificare e reclutare buone fonti di intelligence”.

Patrick Dempsey è pronto a farsi male per amore in Scream 7

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Patrick Dempsey è pronto a farsi male per amore in Scream 7

È stato un anno pieno di slasher per Patrick Dempsey, che ha contribuito a lanciare Thanksgiving, il primo di quello che speriamo diventi un nuovo franchise di Eli Roth. Ora, l’attore sta stuzzicando l’idea di tornare a far parte di un franchise horror già ben consolidato, e di recente ha fatto la spia ai fan durante un’apparizione al Today Show. Durante la sua presenza in studio, l’attore ha dichiarato: “Sto aspettando il copione”, aggiungendo,

C’è stata una conversazione al riguardo. Non ho ancora visto nulla. Quindi, vedremo cosa succederà”.

La decisione di Dempsey è stata presa dai fan a partire dal novembre dello scorso anno, quando l’intero franchise è stato stravolto dal licenziamento di Melissa Barrera e dalla rinuncia di Jenna Ortega. Il licenziamento di Barrera è avvenuto poco dopo che l’attrice ha condiviso diversi post pro-palestinesi sui suoi account di social media, mentre Ortega ha rifiutato il suo contratto a causa di problemi di programmazione con la seconda stagione della sua serie di successo su Netflix, Wednesday. Nell’anno trascorso da allora, la final girl originale, Neve Campbell, ha annunciato il suo ritorno con il creatore del franchise, Kevin Williamson, alla regia.

La nuova eredità horror di Patrick Dempsey

Che Scream 7 sia in programma o meno per Dempsey, i fan hanno avuto almeno un barlume di speranza nel vedere Dempsey di nuovo in azione nei panni del poliziotto (più che) corrotto nel sequel di Thanksgiving di Roth. Il film, che l’anno scorso ha scatenato l’orrore nei cinema giusto in tempo per l’omonima festività, è stato subito molto apprezzato e ha dato speranza agli amanti degli slasher di tutto il mondo, visto che ha coinciso con lo stravolgimento di Scream 7. Anche se non è del tutto chiaro dove Roth riprenderà la storia per il prossimo capitolo, è quasi certo che Dempsey sarà coinvolto, visto il sanguinoso attaccamento del suo personaggio al film originale.

Il Pianeta delle Scimmie, in sviluppo un nuovo capitolo del franchise

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Il Regno del Pianeta delle Scimmie è stato presentato all’inizio di quest’anno ed è stato un grande successo, guadagnando quasi 400 milioni di dollari al botteghino e registrando punteggi dell’80% e del 77% rispettivamente da parte della critica e del pubblico su Rotten Tomatoes.

Tutti erano curiosi di sapere se la 20th Century Studios avrebbe dato al sequel del 2024 un’altra trilogia come la precedente trilogia del Pianeta delle scimmie con Andy Serkis, e oggi il dirigente Steve Asbell ha fornito l’aggiornamento che tutti aspettavano. Durante una recente intervista con THR, Asbell ha rivelato che un altro film de Il pianeta delle scimmie è in fase di sviluppo e uscirà nel 2027. Non ha rilasciato ulteriori dettagli sul progetto, ma è lecito supporre che si tratterà di un sequel diretto de Il regno del pianeta delle scimmie.

Il regno del pianeta delle scimmie ha come protagonista Owen Teague nel ruolo di Noa e ha portato anche Freya Allan, veterana di Witcher, a interpretare Nova / Mae, uno dei personaggi umani principali in un mondo governato dalle scimmie. Kevin Durand, noto per aver interpretato Fred Dukes o Blob in X-Men Origins: Wolverine, interpreta l’antagonista Proximus Ceasar, un leader brutale che maschera la sua violenza con atti di ragione. William H. Macy, famoso per aver interpretato Little Bill in Boogie Nights e per aver interpretato Frank Gallagher in Shameless, è stato scelto per un ruolo in Kingdom of the Planet of the Apes; interpreta Trevathan, il consigliere umano di Ceasar. Tra gli altri membri del cast figurano Peter Macon nel ruolo di Raka, Eka Darville nel ruolo di Sylva, Travis Jeffery nel ruolo di Anaya e Lydia Peckham nel ruolo di Soona.

Chi ha diretto “Il regno del pianeta delle scimmie”?

Wes Ball ha diretto “Il regno del pianeta delle scimmie” su sceneggiatura di Josh Freidman. Ball è noto soprattutto per il suo lavoro sulla trilogia di Maze Runner e ha debuttato alla regia del primo film nel 2014, interpretato da Dylan O’Brien e Will Poulter. Ha poi diretto i seguiti del 2015 e del 2018 prima di dirigere Kingdom of the Planet of the Apes all’inizio di quest’anno. Ball è stato anche incaricato di dirigere l’attesissimo adattamento live-action di The Legend of Zelda, una delle serie di videogiochi più amate di sempre. Il prossimo film del Pianeta delle scimmie uscirà nel 2027, ma al momento sono disponibili pochi dettagli.

Predator: l’anno prossimo uscirà un film segreto e non sarà Badlands

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Sembra che il Predator non abbia un dispositivo di occultamento solo nei film, ma si nasconde anche nel programma di uscite del 2025. Oltre a Badlands, il già annunciato sequel del successo a sorpresa del 2022 Prey, l’anno prossimo è in arrivo un secondo film di Predator dal regista Dan Trachtenberg. Il capo dei 20th Century Studios Steve Asbell ha rivelato l’esistenza del film in una nuova intervista con The Hollywood Reporter.

Asbell ha rivelato che sulla scia del successo critico e commerciale di Prey, il regista Trachtenberg si è seduto a tavolino con lo studio e ha esposto altri film di Predator che avrebbe voluto realizzare, idee che Asbell descrive come “davvero folli, ma davvero belle”. Badlands era stato annunciato in precedenza e uscirà nelle sale il 7 novembre 2025, scalzando il tanto ritardato film del MCU Blade da quel posto.

Tuttavia, Asbell ha anche parlato di un film di Predator non ancora annunciato, sempre diretto da Trachtenberg, che è nato da quella conversazione. Per il momento sappiamo solo che sarà trasmesso direttamente in streaming, presumibilmente su STAR di Disney+, e che uscirà prima del debutto di Badlands a novembre. Ma i fan di Predator possono gioire sapendo che nel 2025 avranno una doppia dose del loro franchise di fantascienza/azione preferito.

Cosa sappiamo di Badlands?

Finora i dettagli su Badlands sono rimasti più segreti di una missione speciale segreta a Val Verde. Quello che sappiamo è che non si tratta di un sequel diretto di Prey, che vedeva protagonista Amber Midthunder nel ruolo di una giovane donna Comanche che affronta un Predator all’inizio del XVIII secolo. Si svolgerà invece nel futuro e avrà come protagonista Elle Fanning; non sono ancora stati rivelati altri dettagli sulla trama o sul casting. Asbell afferma che il film è “un’idea assolutamente folle. È una cosa fantascientifica, ma non è quello che tutti pensano che sia. E voglio dire, è fantastico. È davvero folle. Ma ci fidiamo di Dan”. Trachtenberg sarà il regista e ha anche co-scritto la sceneggiatura con Patrick Aison, che ha scritto Prey. Asbell conferma inoltre che le riprese del film sono state recentemente completate in Nuova Zelanda.

Il franchise di Predator si è incrociato più volte con l’altro franchise di creature di punta della 20th Century, Alien, che ha appena avuto un revival di successo con Alien: Romulus di quest’anno. Quando gli è stato chiesto se i due franchise incroceranno di nuovo gli artigli, Asbell non si è sbilanciato:

“Non sarebbe nel modo in cui pensate. Questo è il punto. Non si chiamerà Alien vs. Predator o qualcosa di simile ai film originali. Se lo faremo, saranno creati organicamente da questi due franchise che abbiamo portato avanti con personaggi di cui ci siamo innamorati e questi personaggi si combineranno… forse”.

Badlands uscirà nelle sale il 7 novembre 2025; non sono ancora stati annunciati né la data di uscita né il titolo dell’altro film di Predator della 20th Century del 2025.

Kingsman: rivelato il futuro del franchise di Matthew Vaughn

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Kingsman: rivelato il futuro del franchise di Matthew Vaughn

È un giorno triste per i fan del franchise Kingsman. Nel corso di un’intervista con The Hollywood Reporter, Steve Asbell ha fornito aggiornamenti deludenti sul futuro della serie. Il capo dei 20th Century Studios ha dichiarato che non ci sono piani attuali per sviluppare un altro capitolo del viaggio di Eggsy (Taron Egerton) o un altro prequel simile a quello che Kingsmanha creato un paio di anni fa. Gli aggiornamenti arrivano dopo mesi di speculazioni su dove lo studio potrebbe portare la proprietà. Sembra che altri franchise e altre storie saranno al centro dell’attenzione nel prossimo futuro. Ecco cosa ha detto Asbell quando gli è stato chiesto dello sviluppo dei futuri film di Kingsman :

Non c’è nessuna intenzione di farli a breve.

Kingsman: The Secret Service ha presentato Eggsy come un giovane uomo che non sapeva cosa fare della sua vita. Viene rapidamente reclutato nell’organizzazione spionistica del titolo, dove Harry Hart (Colin Firth) diventa il suo mentore. La coppia ha vissuto un’avventura imprevedibile che ha conquistato i cuori degli spettatori di tutto il pianeta. Kingsman: The Secret Service ha guadagnato 414 milioni di dollari al botteghino mondiale durante la sua prima uscita nelle sale.

Il successo di questa storia ha portato allo sviluppo di Kingsman: Il cerchio d’oro, anch’esso diretto da Matthew Vaughn. Un paio d’anni prima che il mondo intero lo conoscesse per il suo ruolo in The Mandalorian, Pedro Pascal ha interpretato l’Agente Whiskey in questa storia (le fancam su TikTok che lo ritraggono nei panni dell’Agente Whiskey sono diventate virali). Dopo Kingsman: Il cerchio d’oro ha guadagnato 410 milioni di dollari al botteghino mondiale, lo studio ha preso in considerazione uno spin-off incentrato su Ginger Ale (Halle Berry) e Tequila (Channing Tatum), ma il progetto non è mai andato avanti con lo sviluppo. La pandemia ha fatto sì che il franchise rimanesse in silenzio per un paio d’anni.

L’ultima puntata del franchising

Proprio quando il mondo si aspettava che Vaughn continuasse il viaggio di Eggsy sul grande schermo, il regista ha annunciato che avrebbe iniziato a lavorare a un prequel che avrebbe portato il pubblico alle origini dell’organizzazione. Kingsman non è riuscito a diventare un successo al botteghino perché è uscito durante la pandemia e dopo che Spider-Man: No Way Home ha fatto registrare una quantità impressionante di vendite di biglietti. Ora che la pandemia è finita, i fan di questi personaggi saranno tristi di sapere che Eggsy non tornerà per un’altra missione esplosiva.

Avengers: Doomsday e Spider-Man 4, ecco quanto durerà la lavorazione dei film

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Il prossimo grande film evento multiversale dei Marvel Studios, Avengers: Doomsday, è senza dubbio uno dei film a fumetti più attesi all’orizzonte, ma dopo il blockbuster di successo che è stato Spider-Man: No Way Home, la prossima avventura della meraviglia palmata probabilmente non è troppo lontana.

Ora abbiamo aggiornamenti sulla data di inizio delle riprese di questi due grandi progetti e sulla durata delle riprese. Secondo Daniel Richtman, le riprese di Doomsday partiranno da marzo ad agosto dell’anno prossimo, mentre Spider-Man 4 dovrebbe iniziare la produzione a maggio e girare fino a ottobre.

Lo scooper ha anche sentito dire che la star di Spidey Tom Holland avrà un ruolo significativo nel prossimo progetto di Christopher Nolan, e potrebbe condividere il ruolo di co-protagonista con Matt Damon. Sarà interessante vedere come si svolgerà questo programma, dal momento che si ritiene che Peter Parker abbia un ruolo importante in Doomsday.

Un precedente rumor suggeriva che il Dottor Destino di Robert Downey Jr. e Mr. Fantastic (Pedro Pascal) non avranno molte scene insieme nei prossimi film degli Avengers, ma abbiamo sentito che interagiranno e che il loro rapporto sarà importante – ma non quanto il legame tra Destino e lo Spider-Man di Holland.

Se questo è vero, sembra indicare che Downey Jr. interpreterà una variante di Tony Stark che ha intrapreso una strada più oscura, piuttosto che un personaggio nuovo di zecca che Parker non riconoscerà. A meno che questo Victor Von Doom non assomigli in modo inquietante a Stark.

Cos’altro sappiamo sui prossimi film degli Avengers?

I registi Joe e Anthony Russo hanno rivelato che Doomsday e Avengers: Secret Wars non saranno girati in contemporanea durante il NYCC della scorsa settimana.

“Sarà simile, ma avremo una pausa più ampia tra i due film rispetto a quella che abbiamo fatto noi”, ha detto Joe. “Credo che siano state quattro settimane forse? Erano quattro settimane tra Infinity War e Endgame?“.

Penso che siano state un paio di settimane“, ha aggiunto Anthony. “Ma no, non sono separati come normalmente si separano due film di questa portata, ma sono più sostanzialmente separati [rispetto a Infinity War e Endgame] da un anno o giù di lì“.

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. La data di uscita ufficiale di Spider-Man 4 non è ancora stata annunciata.

Poter creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’Universo Marvel ha realizzato il sogno di una vita, e abbiamo scoperto una potente connessione con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e l’intero team Marvel per portare questa epica avventura narrativa in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi“, hanno dichiarato i Russo in un comunicato dopo il panel del SDCC.

Venom: The Last Dance, la spiegazione della scena post credits e cosa significa per il futuro

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Venom: The Last Dance ha due scene post-credits, ma vale la pena rimanere in attesa? Se non vedete l’ora di sapere cosa succederà in futuro al Protettore Letale, allora è meglio che restiate seduti.

Durante l’atto finale del film – potete leggere qui il nostro pezzo completo sul finale – il piano di Knull per liberarsi con Eddie Brock e il “Codex” di Venom viene rovinato quando il simbionte si distrugge per tenere il suo creatore intrappolato su Klyntar.

Nella scena di metà film, torniamo da Knull che dice che, ora che il “campione” del mondo è caduto, ha intenzione di conquistare l’universo.

“Il Re in Nero si è svegliato”, dichiara il cattivo, “ucciderò il vostro mondo. Tutti bruceranno. E voi starete a guardare!”. E poi alza lo sguardo e finalmente rivela il suo volto (è abbastanza fedele al fumetto, ma i VFX potrebbero richiedere un po’ di lavoro).

Il futuro del franchise su Venom

Cosa sta preparando questo film? Visto che Venom: The Last Dance ha stabilito che ha bisogno di un Codex per lasciare il pianeta, non ne siamo sicuri. Tuttavia, il legame tra Eddie e Venom lo ha risvegliato, quindi presumibilmente il cattivo ha intenzione di trovare un altro modo per fuggire insieme al suo esercito di Xenofagi. Non c’è nulla che faccia pensare che si dirigerà verso la Terra-616, però!

Nella scena post-credits (e l’attesa è lunga), veniamo riportati nell’Area 51, ormai distrutta. Il barista di Cristo Fernández, preso in custodia da Rex Strickland all’inizio del film, emerge da una grotta e corre verso la libertà.

Tuttavia, in quel momento vediamo uno scarafaggio atterrare su una roccia vicina; all’inizio del film c’era una scena che spiegava come questi scarafaggi possano sopravvivere a qualsiasi cosa, e uno dei contenitori che prima contenevano i Simbionti fa scintille quando l’insetto si avvicina.

L’insinuazione sembra essere che Venom possa essere sopravvissuto facendo un giro su quello scarafaggio. Sebbene il simbionte non possa tornare da Eddie senza avvertire Knull del loro Codex, se il cattivo dovesse comunque fuggire, allora potrebbero sicuramente riunirsi per affrontare il Re in Nero.

CORRELATA:

Tutto quello che c’è da sapere su Venom: The Last Dance

In Venom: The Last Dance, Tom Hardy torna a vestire i panni di Venom, uno dei personaggi più grandi e complessi della Marvel, per l’ultimo film della trilogia. Eddie e Venom sono in fuga. Braccati da entrambi i loro mondi e con la rete che si stringe, il duo è costretto a prendere una decisione devastante che farà calare il sipario sull’ultimo ballo di Venom e Eddie.

Il film è interpretato da Tom Hardy, Chiwetel Ejiofor, Juno Temple, Peggy Lu, Alanna Ubach, Stephen Graham e Rhys Ifans. Kelly Marcel dirige una sceneggiatura da lei scritta, basata su una storia di Hardy e Marcel. Il film è prodotto da Avi Arad, Matt Tolmach, Amy Pascal, Kelly Marcel, Tom Hardy e Hutch Parker. Venom: The Last Dance è uscito nelle sale il 24 ottobre.

 

Alien: Romulus, sequel in sviluppo insieme ad un nuovo film su Alien vs Predator

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Due classici dell’horror fantascientifico hanno recentemente ricevuto nuova linfa vitale: il Predator è tornato a dare la caccia alla sua preda nel film di Dan Trachtenberg del 2022 e gli Xenomorfi sono tornati al loro meglio in Alien: Romulus di quest’anno.

Entrambi i film sono stati acclamati dalla critica e molto apprezzati dal pubblico, quindi non dovrebbe essere una sorpresa sapere che i 20th Century Studios, di proprietà di Disney, hanno in programma altri episodi.

Sapevamo già che era in lavorazione uno spin-off di Prey intitolato Badlands, ma il capo dei 20th Century Studios Steve Asbell ha ora rivelato che il prossimo anno arriverà anche un film “segreto” su Predator. Badlands uscirà nelle sale, ma sembra che quest’altro film verrà trasmesso direttamente in streaming.

C’è un secondo film di Predator per il quale abbiamo piani diversi. Dan li ha diretti entrambi. C’è un film segreto di Predator che uscirà prima di quello nelle sale, ma di cui non posso ancora dire nulla”.

Per quanto riguarda Alien: Romulus, Asbell ha confermato che il regista Fede Alvarez è in trattative per dirigere un sequel diretto che continuerà il viaggio dei sopravvissuti del film precedente, Rain Carradine e suo fratello androide, Andy.

Stiamo lavorando all’idea di un sequel. Non abbiamo ancora chiuso l’accordo con Fede [Alvarez], ma lo faremo e lui ha un’idea su cui stiamo lavorando. I due sopravvissuti, Rain e Andy, interpretati da Cailee Spaeny e David Jonsson, sono stati i veri punti di forza del film. E quindi penso sempre: “Wow, dove la gente vuole vederli andare dopo?”. Sappiamo che ci saranno gli alieni. Sappiamo che ci saranno grandi scene horror. Ma mi sono innamorato di entrambi e voglio vedere la loro storia“.

Infine, Asbell ha dichiarato che “probabilmente” prima o poi vedremo un nuovo film di Alien Vs. Predator.

Non si tratta di un organismo perfetto, ma nonostante l’eccessiva dipendenza da vecchi schemi, Alien: Romulus segna un emozionante ritorno alla forma, ed è sicuramente destinato ad essere classificato come il terzo miglior film di Alien“.

Lo specialista: tutte le curiosità sul film con Sylvester Stallone

Uno dei più buffi record dell’attore Sylvester Stallone è quello relativo ai celebri Razzie Awards, i premi che vengono assegnati per riconoscere il peggio della produzione cinematografica. Nel corso della sua carriera, Stallone ha ricevuto ben dieci di questi premi a fronte di 31 nomination. Uno dei titoli per cui ha ricevuto la candidatura come peggior attore è Lo specialista, thriller d’azione del 1994 diretto da Luis Llosa (noto per One Shot One Kill e Anaconda) e scritto da Alexandra Seros. In questo Stallone interpreta un esperto di esplosivi incaricato di ottenere vendetta per una donna afflitta da un grave lutto.

Il racconto è vagamente ispirato alla serie di libri omonima scritta da John Shirley, con protagonista questo infallibile mercenario incaricato ogni volta di risolvere complesse situazioni diverse. Divenuto particolarmente popolare, questo personaggio ha così infine trovato un proprio spazio sul grande schermo. Al momento della sua uscita, il film è stato accolto con recensioni e pareri critici particolarmente negativi. Sono molte le liste dei peggiori film dell’anno in cui figura Lo specialista. Ciò non ha però impedito a questa pellicola di affermarsi come un grande successo di pubblico, con oltre 170 milioni di dollari guadagnati a livello globale.

Nel corso degli anni il film è poi diventato un vero e proprio scult, con numerosi appassionati in tutto il mondo e nuovi spettatori che lo scoprono o riscoprono anno dopo anno. Uno dei ruoli di Stallone meno inizialmente apprezzati vanta dunque oggi una strenua schiera di fan. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

James Woods in Lo specialista
James Woods in Lo specialista © 1994 – Warner Bros. All rights reserved.

La trama di Lo specialista

Protagonista del film è l’agente della CIA Ray Quick, il quale con il collega Ned Trent ha combattuto fianco a fianco in Sud America, svolgendo missioni pericolose ed estreme. Nel 1984, dopo aver eseguito gli ordini piazzando dell’esplosivo su un ponte, così da uccidere un potente e crudele boss della droga, i due agenti hanno però avuto un furioso scontro. Ray, infatti, si rifiuta di eseguire il piano poiché nell’esplosione verrebbe coinvolta anche una ragazza innocente. Quando Ned scavalca il collega e provoca la morte della civile, Ray denuncia l’accaduto alla CIA che caccia immediatamente Trent.

Circa dieci anni dopo, Ray si è ritirato e lavora come sicario privato mentre Ned è diventato un fedele del boss mafioso di Miami Joe Leon. Un giorno, Ray viene contattato da May Munro, la quale vuole vendicare la morte dei suoi genitori, avvenuta per mano degli uomini di Leon quando lei era solo una bambina. Intrigato dal caso, Ray accetta la proposta e la invita nel frattempo ad allontanarsi dai pericolosi criminali. La donna, tuttavia, finisce con l’essere coinvolta nel caso. Ben presto, Ray capirà di essere caduto vittima del crudele piano del suo ex collega Ned, che trama nell’ombra per vendicarsi del passato.

Sylvester Stallone in Lo specialista
Sylvester Stallone in Lo specialista © 1994 – Warner Bros. All rights reserved.

 

Il cast di attori

Originariamente, lo studio di produzione aveva offerto a Steven Seagal l’occasione di recitare e dirigere la pellicola. A causa del compenso stratosferico richiesto da questi, però, si decise di affidare il ruolo del protagonista a Sylvester Stallone. Di Lo specialista, egli raccontò poi due particolari aneddoti. Il primo è quello di aver dovuto convincere Sharon Stone, interprete di May Munro, a filmare la scena di nudo nella doccia, dal momento che l’attrice si era rifiutata di girare senza i suoi vestiti. L’attore si avvalse dell’aiuto di una bottiglia di vodka donata da Michael Douglas per stemperare la tensione della Stone.

Il secondo aneddoto è quello che lo ha visto convincere i produttori a tagliare diverse delle scene in cui è coinvolto James Woods, interprete di Ned Trent, poiché Stallone temeva che questi gli avrebbe rubato la scena. Stallone fece inoltre in modo di aumentare la propria presenza in scena, così da garantirsi un ruolo da protagonista assoluto. Accanto a questi tre attori, compaiono poi anche Rod Steiger nel ruolo di Joe Leon e Eric Roberts in quelli di Thomas Leon, i due criminali ricercati da Ray. Oltre a Stallone, anche Steiger e la Stone furono nominati ai Razzie Awards, e l’attrice finì con il vincere il non ambito premio.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Lo specialista è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 24 ottobre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Terminator Salvation: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film

Considerata una delle saghe fantascientifiche più rivoluzionarie e celebri di sempre, Terminator ha negli anni acquisito sempre più fascino e storie da raccontare. Ad oggi vanta infatti un totale di ben sei film per il cinema, attraverso i quali è possibile esplorare il mondo post apocalittico segnato dalla guerra tra l’umanità e le macchine. Tra i titoli più apprezzati della saga vi è Terminator Salvation (qui la recensione), diretto nel 2009 dal regista McG. Si tratta del quarto capitolo, il quale però si distacca dai precedenti titoli essendo privo di viaggi nel tempo e ambientato interamente nell’anno 2018.

Qui ci si concentra infatti sul raccontare quella guerra futura che nei film precedenti è sempre stata un elemento sullo sfondo. Un adulto John Connor è a capo della Resistenza, la quale tenta in tutti i modi di distruggere le macchine assassine di Skynet, la rete di supercomputer che ha dichiarato guerra all’uomo. Dopo una lunga e travagliata pre-produzione, il film riuscì infine ad essere realizzato, rimanendo allo stesso tempo sia fedele sia prendendosi delle libertà rispetto ai precedenti capitoli. Con l’intenzione di ridare vita alla saga, inoltre, vennero introdotti nuovi aspetti ed elementi da poter approfondire in futuro in caso di successo.

Una volta arrivato in sala, però, il film riuscì ad incassarne solo 371 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 200. Un risultato modesto che non permise però la realizzazione dei sequel già ipotizzati. Con i diritti della saga tornati vaganti, venne però infine realizzato un nuovo film nel 2015, Terminator Genisys, il quale si configura però come un reboot. Prima di intraprendere la visione di Terminator Salvation però, sarà certamente utile approfondire ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast, scoprendo le principali curiosità a riguardo. Proseguendo nella lettura sarà inoltre possibile ritrovare anche un elenco delle principali piattaforme streaming contenenti tale titolo.

Sam Worthington e Anton Yelchin in Terminator Salvation
Sam Worthington e Anton Yelchin in Terminator Salvation © 2009 Warner Home Video. All rights reserved.

La trama di Terminator Salvation

La storia si svolge nel futuristico 2018, in un epoca segnata dalla lotta per la supremazia tra l’umanità e le macchine ribelli. La Resistenza è guidata da John Connor, ormai leggendario superstite che cerca di distruggere definitivamente Skynet e riportare l’umanità a poter godere del pianeta. Intento a progettare una serie di attentati contro i supercomputer che gestiscono i terribili e mortali modelli di Terminator, questi viene a conoscenza di un ragazzo che sembra avere una particolare importanza per il futuro dell’umanità. Si tratta di Kyle Reese, e sulle sue tracce si pongono tanto Connor quanto i letali nemici robotici.

Sarà però Marcus Wright, un ex condannato a morte che aveva donato il suo corpo alla scienza, ad imbattersi nel giovane. Questi, insieme a Reese e alla sua amica Star decidono di dirigersi verso la base presidiata da Connor. Durante il loro viaggio vengono però intercettati e bloccati da una serie di Terminator. Riuscito a sfuggire, Marcus raggiunge la base e richiede l’aiuto del suo comandante. Qui però egli scoprirà qualcosa di terribile sul suo conto. Egli è infatti un cyborg costruito con tessuti umani. Connor manifesta inizialmente l’intenzione di ucciderlo, credendolo una spia, ma deciderà infine di unirsi a lui nella ricerca e nella protezione di Reese. Sorprendere Skynet è però pressoché impossibile, e la battaglia non tarderà ad arrivare.

 

Il cast di attori

Per ridare vita alla saga, gli autori decisero di affidarsi ad attori nuovi per personaggi in parte già conosciuti. Il premio Oscar Christian Bale è stato il primo ad entrare nel cast. Questi dichiarò di aver rifiutato il ruolo per ben tre volte prima di accettarlo, convinto dal fatto che il film si sarebbe basato più sui personaggi che non sugli effetti speciali. Egli era in realtà inizialmente stato considerato per il ruolo di Marcus Wright, ma l’attore preferì invece interpretare il celebre John Connor. Ciò ha portato ad un ampliamento del personaggio all’interno della storia. Bale si è poi dedicato, come suo solito, anima e corpo al personaggio, eseguendo personalmente molte delle scene più complesse e apportando continuamente nuovi elementi al ruolo.

L’attore Anton Yelchin è invece l’interprete di Kyle Reese, personaggio già visto nel primo Terminator. Questi decise infatti di interpretare il personaggio nel modo più simile possibile a quello già visto nel titolo del 1984, evitando così di farlo sembrare più debole in quanto più giovane. L’attore Sam Worthington è invece l’interprete del cyborg Marcus Wright. Questi ottenne la parte per via del suo aspetto da duro. L’attrice Bryce Dallas Howard è invece Katherine Brewster, la moglie di Connor, un ruolo a cui ha personalmente apportato ulteriori dettagli biografici. Helena Bonham Carter è invece la dottoressa Serena Kogan, colei che lavorò sul corpo di Marcus. Il rapper Common è presente nei panni di Barnes, braccio destro di Connor, mentre Jadagrace è la piccola Star.

Terminator Salvation T-800
© 2009 Warner Home Video. All rights reserved.

Terminator Salvation per Ps3

Un omonimo videogioco sparatutto in terza persona fu pubblicato nella stessa settimana dell’uscita del film, per Xbox 360, PlayStation 3, PC, Mobile e per iPhone. La storia è ambientata nel 2016 a Los Angeles, situata fra gli eventi narrati in Terminator 3 – Le macchine ribelli e Terminator Salvation. Il gioco segue le gesta del protagonista John Connor e della sua squadra, costituita da Blair Williams, Barnes e Angie Salter. L’obiettivo è quello di combattere contro Skynet e le sue macchine assassine, alcune provenienti dal film e altre esclusivamente create per il gioco. Piccola curiosità: Christian Bale rifiutò però di dare la sua voce e le sue sembianze al protagonista di gioco.

Il finale del film

Nel finale, Marcus scopre di essere un cyborg da infiltrazione e che ha compiuto la sua missione, ovvero di portare John Connor dentro le linee nemiche, un’azione mai riuscita prima a nessun altro Terminator. John riesce ad entrare dentro le celle dove sono rinchiusi i prigionieri, ma si ritrova a combattere contro un T-800. Durante la battaglia, viene ferito gravemente dal Terminator, ma grazie all’aiuto di Marcus riesce a sconfiggerlo. Kate, moglie di John, riferisce però che il cuore di suo marito è danneggiato e che non gli resta molto da vivere. Marcus allora decide di redimersi dalla sua vita precedente, donando il suo cuore a John, sacrificandosi così per il suo leader.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere tale film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Terminator Salvation è infatti disponibile nel catalogo di Apple iTunes, Infinity+, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì 24 ottobre alle ore 21:30 sul canale Warner Tv.

Doomsday – Il giorno del giudizio: la spiegazione del finale del film

Tra le grandi catastrofi umanitarie che il cinema ha più spesso raccontato, vi sono anche i virus letali, i cui effetti variano a seconda delle intenzioni del film. Titoli come Contagion, Virus letale, 28 giorni dopo o Io sono leggenda sono solo alcuni dei vari esempi a riguardo, a cui si può aggiungere anche Doomsday – Il giorno del giudizio, il thriller del 2008 sccritto e diretto da , regista anche di alcuni episodi di serie TV come Il Trono di Spade, Black Sails e Lost in Space.

Marshall una volta risiedeva vicino alle rovine del vallo di Adriano, la fortificazione romana in Inghilterra costruita per difendersi dagli attacchi degli abitanti della Scozia. Proprio ispirato da questa, iniziò a concepire un racconto nel quale a causa di un virus la Scozia viene separata dal resto del Regno Unito da un muro, relegata dunque ad uno stato di perenne quarantena. Proprio per via di questo elemento, il film è stato paragonato a 1997: Fuga da New York, dove la celebre città statunitense era stata trasformata in una gigantesca prigione.

Doomsday – Il giorno del giudizio, infatti, è un dichiarato omaggio ai film postapocalittici degli anni ’70 e ’80, come il titolo diretto da John Carpenter poc’anzi citato, ma anche 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra e Mad Max – Interceptor. Per gli appassionati di questo genere, si tratta quindi di un film da non perdere. In questo articolo, riportiamo dunque ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Malcolm McDowell e Cal MacAninch in Doomsday - Il giorno del giudizio
Malcolm McDowell e Cal MacAninch in Doomsday – Il giorno del giudizio © 2008 – Universal Studios

La trama di Doomsday – Il giorno del giudizio

Nel 2008 in Scozia si propaga un virus letale, che miete moltissime vittime tra la popolazione. Il governo inglese decide di isolare le zone colpite dal morbo, innalzando un muro sorvegliato da forze armate lungo il Vallo di Adriano. La drastica decisione di mettere l’intera Scozia sotto quarantena forzata risulta efficace nel contenere la pandemia, ma al contempo provoca lo sdegno del resto del mondo, che taglia i contatti politici ed economici con il Regno Unito. Dopo ventisette anni dal primo focolaio accertato di Reaper – così viene chiamato il pericoloso virus – si verificano alcuni casi del morbo a Londra.

Sperando di trovare finalmente una cura, il primo ministro John Hatcher chiede al capitano Bill Nelson di inviare un team di agenti in Scozia – ancora sotto quarantena – con il compito di trovare il Dottor Marcus Kane, il quale sta conducendo esperimenti su Reaper. Nelson mette a guida della squadra il maggiore Eden Sinclair, coraggiosa soldatessa di origini scozzesi. Superato il muro del Vallo di Adriano, per il commando di agenti ha inizio la lotta per la sopravvivenza.

Il cast di attori

Ad interpretare Eden Sinclair vi è l’attrice Rhona Mitra, nota per aver dato le sembianza al personeggio dei videogiochi Lara Croft ma anche per aver recitato nelle serie The Last Ship e Supergirl. Accanto a lei, nel ruolo di Kane, vi è Malcolm McDowell, celebre per il ruolo di Alex DeLarge nel film Arancia meccanica, mentre Bob Hoskins è Bill Nelson. Completano il cast David O’Hara nel ruolo di Michael Canaris, Sean Pertwee in quello del dottor Talbot e Alexander Sidding in quello di John Hatcher. Craig Conway interpreta invece il criminale Sol, mentre Lee-Anne Liebenberg è la sua amante Viper.

Lee-Anne Liebenberg in Doomsday - Il giorno del giudizio
Lee-Anne Liebenberg in Doomsday – Il giorno del giudizio © 2008 – Universal Studios

La spiegazione del finale

Verso il finale del film, Dopo aver perso numerosi membri del loro gruppo, compresi entrambi gli APC, Sinclair e il dottor Talbot vengono catturati, mentre il sergente Norton e il dottor Stirling riescono a sfuggire all’attacco. Sinclair viene interrogato e torturato dal capo della banda, Sol, mentre il dottor Talbot viene arrostito vivo. Durante l’immolazione di Talbot, Sinclair riesce però a fuggire con un’altra prigioniera, Cally, e a uccidere Viper, l’amante di Sol. Dopo essersi riuniti con il sergente Norton e il dottor Stirling, i due fuggono su un treno guidato da Joshua, l’amico di Cally.

Vengono circondati dai soldati medievali di Kane e Joshua viene ucciso mentre gli altri vengono fatti prigionieri. Kane informa Sinclair della verità: non esiste una cura, ma solo persone con un’immunità naturale, e condanna a morte lei e il suo gruppo. Sinclair riesce però a sconfiggere il boia di Kane, Telamon, mentre gli altri fuggono dalla prigione. I sopravvissuti si ritirano in una struttura sotterranea e trovano una Bentley in deposito. Norton viene ucciso dagli uomini di Kane, ma gli altri tornano al muro di quarantena.

Dopo una lunga battaglia stradale ad alta velocità con i predoni di Sol, Sinclair viene rintracciato da una cannoniera governativa e scopre il vero piano di Canaris. Cally può così usare il sangue di Stirling come vaccino per il virus, dimostratosi possibile, mentre Sinclair sceglie di rimanere indietro invece di tornare a Londra. Nelson vola nella zona di quarantena per parlarle e lei gli consegna una registrazione della conversazione. Alla fine Sinclair consegna la testa di Sol ai predoni, che esultano, mentre la registrazione viene trasmessa al resto del Paese. Si presume, dunque, che con la cura il virus Reaper verrà sconfitto.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Doomsday – Il giorno del giudizio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 24 ottobre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Outer Banks: il tesoro di Barbanera si trova davvero a largo delle isole?

Nella nuova stagione di Outer Banks, una delle trame principali è la caccia al tesoro del famigerato pirata Edward Teach, meglio conosciuto come Barbanera. Sebbene la sua carriera di pirata sia durata solo due anni e sia avvenuta verso la fine dell’Età d’Oro della Pirateria, Teach rimane probabilmente il pirata più famoso della storia, quasi sinonimo di questa professione.

Anche se non è stato il più ricco o di successo, le voci di un grande tesoro sepolto poco prima della sua morte in battaglia hanno rafforzato il suo status di mito. Oggi si sa che molte leggende sui pirati erano solo frutto della fantasia, ma un fuorilegge famigerato come Barbanera poteva essere un’eccezione?

Per secoli, il mito del tesoro di Barbanera è rimasto irraggiungibile

Sebbene il numero di pirati famosi nella storia sia piuttosto ampio, nessuno è più radicato nella cultura popolare del leggendario Barbanera. Ciò è particolarmente ironico, se si considera che la sua carriera in alto mare durò solo due anni. In ogni caso, egli incontrò una morte epica, degna della sua feroce reputazione, per mano del tenente britannico Robert Maynard, che uccise il pirata in un solo colpo. Durante il suo breve ma redditizio periodo come fuorilegge, Barbanera era solito razziare colonie di zucchero e navi commerciali in un’epoca in cui le Americhe erano ancora ricche, quindi non è affatto sorprendente che le truppe britanniche abbiano iniziato a razziare la sua nave, l’Adventure, letteralmente pochi minuti dopo la sua morte.

L’impossessamento di ricchezze rimase probabilmente la motivazione delle truppe che avevano teso un’imboscata a Barbanera. Alla fine rimasero delusi, trovando solo una piccola quantità di provviste e sacche di polvere d’oro, per un valore totale stimato in 2.000 sterline secondo gli standard moderni. Sebbene non sia certo una brutta somma, questa impallidisce rispetto ad altri pirati come Francis Drake, che aveva accumulato una fortuna di 1,2 milioni di sterline durante la sua famosa circumnavigazione del globo un secolo prima.

Tuttavia, la leggenda che Barbanera abbia seppellito il suo bottino è rimasta popolare per secoli, soprattutto grazie a una biografia del pirata pubblicata nel 1724, sei anni dopo la sua morte. In particolare, la biografia menziona che un membro dell’equipaggio fu interrogato sul luogo in cui si trovava il tesoro, ma si rifiutò di rivelarne l’ubicazione. Tuttavia, questo libro rimane l’unica prova della potenziale ricchezza, e ci sono buone ragioni per dubitare che sia realmente esistita.

Nella vita reale, i pirati seppellivano tesori molto raramente

Quando parliamo di pirati famosi, dobbiamo sempre ricordare che abbiamo poche fonti scritte dell’Età dell’Oro, forse non sorprendentemente dato il loro solito status di fuorilegge. Molti concetti popolari sui pirati di oggi sono riconducibili all’Isola del Tesoro, pubblicata un intero secolo dopo la fine dell’epoca. Questo si estende persino all’idea di tesoro sepolto, dato che molti pirati preferivano spendere i loro guadagni illegali nelle taverne e nei bordelli delle bische di Port Royal in Giamaica.

Anche all’epoca di Barbanera, quando un terremoto aveva già distrutto la città, pochi pirati erano noti per aver potenzialmente nascosto il loro tesoro. Gli unici esempi attualmente noti sono Francis Drake e William Kidd, ma anche le loro ricchezze sono state trovate rapidamente. Ironia della sorte, la maggior parte dei casi accertati di tesori sepolti, come il famoso miliardo di dollari rubato a Lima, risale a molto tempo dopo la fine dei pirati classici.

Le Outer Banks hanno un tesoro, ma non nel modo in cui si potrebbe pensare

Il fatto che non ci siano ricchezze sepolte vicino alle Outer Banks non significa che non vi sia stato trovato nulla di valore. Sebbene Barbanera abbia incontrato la sua fine in battaglia a bordo dell’Adventure, la nave non era la più importante che possedeva. La sua nave ammiraglia, la Queen Anne’s Revenge, fu chiamata così in riferimento al suo servizio sotto la Casa degli Stuart, la famiglia reale inglese che si era estinta proprio quando Edward Teach divenne famoso. Un tempo commerciante di schiavi spagnoli, la nave fu poi catturata da Barbanera per meno di un anno, finché non fu spiaggiata, poco prima che l’equipaggio fosse scoperto e massacrato.

La Queen Anne’s Revenge rimase perduta per secoli al largo della costa degli Outer Banks, nella Carolina del Nord, ma non per sempre. Nel 1996, gli archeologi americani trovarono la nave in gran parte intatta a poche miglia dalla costa, diventando una delle più grandi scoperte storiche dell’età d’oro della pirateria, durata oltre un secolo. Oggi la nave è un sito storico, completamente aperto al pubblico e di proprietà del popolo dello Stato. Forse Barbanera non ci ha lasciato un tesoro in senso classico, ma ci ha involontariamente regalato un tesoro storico molto più prezioso di qualsiasi quantità di oro o ricchezza.

Agatha All Along rivela chi interpreta davvero Aubrey Plaza: ecco un primo sguardo spoileroso!

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Nell’ultimo episodio di Agatha All Along, viene finalmente svelata la verità sul Rio Vidal di Aubrey Plaza. La “Strega Verde” è stata una presenza intrigante nella serie fin dall’inizio, soprattutto perché ha chiaramente una storia segreta con Agatha Harkness.

Ora sappiamo che “Rio” è davvero la Morte del Marvel Cinematic Universe! Per saperne di più, approfondite tutto ciò che è accaduto nell’ultimo episodio ma non fraintendete: si tratta di una cosa molto importante. Questa interpretazione è molto accurata dal punto di vista fumettistico e un personaggio che probabilmente avrà un ruolo importante nel finale in due parti di mercoledì prossimo.

Supponendo di incontrare finalmente Mefisto – o Ironheart, come è stato riferito in precedenza – il buon senso dice che la Morte sarà al suo fianco. È passato il momento per lei di stare al fianco di Thanos, ma il diavolo del MCU non è una cattiva alternativa e ci sono già stati accenni al fatto che Plaza rimarrà in giro oltre Agatha All Along.

E sì, questo è stato spoilerato da un Funko Pop diverse settimane fa, un vero peccato e un errore da cui speriamo che Marvel Studios/Funko possano imparare.

Nei fumetti, la Morte non è solo un’altra mietitrice, ma un essere cosmico immensamente potente che è “nato” quando è iniziato l’universo. Venuta alla luce insieme ad altre entità cosmiche come la sua gemella “Eternità”, ha poi risieduto nel Regno della Morte.

Sulla pagina, assume spesso le sembianze di una donna umana ed è stata anche ritratta come uno scheletro (anche se con una forma femminile). In questo senso, i Marvel Studios si attengono al materiale di partenza, anche se sembra che il personaggio venga rivisitato in chiave stregonesca.

Il ritratto di Morte è stato piuttosto incoerente nel corso dei decenni, da quando è apparsa per la prima volta sulle pagine di Marvel Mystery Comics #10. Che si tratti della spasimante di Thanos, di una presenza comica nelle pagine di Deadpool o di un’entità cosmica, è difficile stabilire chi o cosa sia veramente.

Tuttavia, Morte è onnipotente e possiede il Potere Cosmico, quindi non è da sottovalutare. Sebbene sia in grado di liberare l’anima o lo spirito di un essere vivente, di solito lascia questo compito a personaggi come Hela o le Valchirie. Può resuscitare i morti, ma raramente sceglie di farlo per ovvie ragioni. Di seguito potete dare un’occhiata più da vicino alla versione di Morte del MCU.

Agatha All Along: la spiegazione di tutti i tarocchi di Lilia durante la sua prova

Attenzione! Questo articolo contiene spoiler sull’episodio 7 di Agatha All Along

Lilia Calderu ha fatto riferimento a sette carte dei tarocchi nel corso di Agatha All Along, e con l’episodio 7, “Death’s Hand in Mine”, ne ha finalmente confermato l’importanza e il pieno significato. Dopo l’esplorazione nell’episodio 6 delle origini di Billy Maximoff nell’MCU, l’episodio 7 di Agatha All Along ha presentato la tanto attesa prossima prova sulla Strada delle Streghe. Il quarto processo della Strada si è concentrato sulla strega siciliana di Patti LuPone, Lilia Calderu, collegando le visioni e le premonizioni che ha sperimentato durante la serie e offrendole un finale soddisfacente ed emozionante dopo secoli di tumulti e confusione.

Poiché la specialità di Lilia Calderu è la divinazione, la sua prova sulla Strada delle Streghe ha comportato la lettura delle carte dei tarocchi, in questo caso, i suoi, divinando sia il suo passato che il suo futuro. L’episodio 7 di Agatha All Along ha confermato che tutte le visioni di Lilia Calderu erano collegate, poiché ha vissuto il tempo fuori da una sequenza cronologica, e questo ha contribuito a farle menzionare diverse carte dei tarocchi nel corso della serie. Ognuna di queste carte si è rivelata fondamentale per completare la sua prova, portando significati profondi che fanno riferimento a ogni membro della congrega di streghe.

Lilia Calderu è la Regina di Coppe

“Empatica, intuitiva, voce interiore di cui fidarsi”.

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

La prima carta che Lilia Calderu pesca si riferisce a se stessa, la Viaggiatrice, ed è la Regina di Coppe. La Regina di Coppe si riferisce a una figura di supporto, intuitiva, premurosa e protettiva, compito che Lilia ha sicuramente portato a compimento durante il suo periodo sulla Strada. La Regina di Coppe simboleggia i pensieri che provengono dalla mente inconscia, colmando il divario tra pensiero e sentimento, e si riferisce anche alla serenità e alla calma. Queste sono le qualità che Lilia acquisisce nei suoi ultimi momenti mentre colma le lacune della sua storia.

L’immagine sulla Regina di Coppe in Agatha All Along è quella di Lilia Calderu da giovane. L’episodio 7 di Agatha All Along ha rivelato di più sulla sua storia in Sicilia dopo che l’episodio 3, “Through Many Miles of Tricks and Trials“, l’aveva anticipata per la prima volta con l’allucinazione della Maestra di Lilia, morta da tempo. Invece di sedersi su un trono in riva al mare come è consuetudine, la Regina di Coppe di Agatha All Along siede a un tavolo rotondo di fronte a un castello, proprio come fa Lilia. Nonostante queste differenze, Lilia mostra perfettamente tutte le qualità della Regina di Coppe.

La congrega è il Tre di Denari

“Collaborazione, comunità, voci singolari in attesa di armonizzarsi”.

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

Il Tre di Denari è Ciò che manca nella lettura dei suoi tarocchi. Lilia ha menzionato per la prima volta il Tre di Denari nell’episodio 2 di Agatha All Along, “Circle Sewn With Fate, Unlock Thy Hidden Gate“, quando ha scritto una lista di nomi per Agatha Harkness e Billy Maximoff da reclutare per la loro nuova congrega. Lilia descrive il Tre di Denari come un riferimento alla collaborazione e alla comunità, mentre porta anche significati di energia e conoscenza messe in comune, lavoro di squadra e obiettivi condivisi, che è la rappresentazione perfetta dell’intera congrega.

La Maestra di Lilia Calderu la rimprovera per non avere una congrega nelle scene ambientate nel passato dell’episodio 7 di Agatha All Along, ma Lilia si rende presto conto di essere felice di aver finalmente trovato una congrega di streghe potenti e piacevoli. I nomi che aveva inizialmente suggerito come la sua congrega perfetta erano Agatha Harkness, la stessa Lilia, Jennifer Kale, Alice Wu-Gulliver e un cuore nero, che si è rivelato essere Billy Maximoff. L’apparizione del Tre di Denari significava anche che Lilia si sentiva abbastanza a suo agio da sacrificarsi per salvare la sua nuova sorellanza.

Alice Wu-Gulliver è il Cavaliere di Bastoni

“Pieno di fuoco, combatte coraggiosamente”

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

La terza carta dei tarocchi scelta da Lilia nell’episodio 7 di Agatha All Along è il Cavaliere di Bastoni, indicato come il Sentiero alle Spalle. Lilia descrive il Cavaliere di Bastoni come “pieno di fuoco, combatte coraggiosamente”, ma questo non rende giustizia alla carta. Il Cavaliere di Bastoni si riferisce al coraggio, all’energia, all’eroismo, alla ribellione e al temperamento focoso, rendendo Alice Wu-Gulliver la perfetta destinataria di questa carta. Il Cavaliere di Bastoni è veloce a entrare in azione, proprio come fece Alice per salvare Agatha Harkness nell’episodio 5, “Darkest Hour, Wake Thy Power“.

Lilia Calderu menziona per la prima volta il Cavaliere di Bastoni quando Alice entra in azione per salvare Agatha dalla sua possessione nell’episodio 5 di Agatha All Along. L’episodio 7 ha anche spiegato che questo era il momento che Lilia stava vedendo quando ha affermato “Alice, non…” nell’episodio 4 e “prova a salvare Agatha” nell’episodio 3, il che conferisce a questi lampi un significato ancora più tragico. La lotta di Alice per salvare Agatha è culminata nella sua dipartita, poiché Agatha ha inavvertitamente assorbito il suo potere e la sua forza vitale, che contrasta l’idea che il Cavaliere di Bastoni sia caricato e piena di vita.

Jennifer Kale è la Gran Sacerdotessa

“Immenso potere spirituale, incapace o non disposta a usarlo.”

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

Il Cammino Futuro, la carta successiva nella stesura di Lilia Calderu, rimanda a Jennifer Kale. Questa posizione nella stesura corrisponde a uno spazio di crescita e scoperta, che è esattamente lo scopo di Jennifer sulla Strada delle Streghe, poiché spera di crescere come strega e riscoprire il suo potere. La Gran Sacerdotessa di solito si riferisce alla spiritualità, all’ascolto della voce interiore e al fatto di ospitare un’enorme quantità di potere, ma anche alla giustapposizione positiva e negativa. Questo forse informa la menzione di Lilia che Jennifer è “incapace o non disposta” a usare il suo potere, commentando il suo essere vincolata.

Jennifer ha menzionato nell’episodio 4 di Agatha All Along, “If I Can’t Reach You, Let My Song Teach You”, che è stata vincolata senza magia da un uomo misterioso che l’ha attirata in una trappola. I dettagli del legame di Jennifer devono ancora essere rivelati, ma il fatto che Lilia la metta in relazione con la Gran Sacerdotessa, cosa che Lilia ha fatto immediatamente quando l’ha incontrata nell’episodio 2, suggerisce che il suo vero potere è quasi incomprensibile. La Gran Sacerdotessa funge da mediatrice tra le profondità della realtà, rendendo cruciale il suo ruolo sulla Strada delle Streghe in continua estensione.

Agatha Harkness è il Tre di Spade

“Cuore spezzato, tristezza, dolore”.

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

Dopo Il Cammino Futuro c’è Ostacoli, in cui Lilia Calderu esamina il Tre di Spade, che lei definisce “cuore spezzato, tristezza [e] dolore” di Agatha Harkness. Il Tre di Spade di solito raffigura l’immagine di un cuore trafitto da tre lame, che rispecchia l’immagine di Agatha Harkness di fronte a tre rami di albero incrociati mentre è preoccupata per le ferite di Billy Maximoff nell’episodio 4 di Agatha All Along. Il Tre di Spade è una delle carte dei tarocchi più emozionanti e strazianti, che fa riferimento a un immenso trauma e tristezza.

Ciò si riflette perfettamente in Agatha Harkness nell’MCU, poiché ha vissuto un enorme trauma attraverso la misteriosa perdita di suo figlio, Nicholas Scratch. Ha anche ucciso centinaia, se non migliaia, di persone innocenti, il che ha sicuramente avuto un impatto su di lei, nonostante il suo atteggiamento calmo e sicuro. C’è poco di positivo nel Tre di Spade, e apparentemente poco di positivo nel viaggio di Agatha Harkness, ma il dolore racchiuso in questa carta potrebbe convincere la congrega che, in effetti, non è affatto malvagia.

Billy Maximoff è la Torre Capovolta

“Disastro, distruzione, sconvolgimento improvviso, ma al contrario, significa trasformazione miracolosa”.

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

Menzionata per la prima volta nell’episodio 6 di Agatha All Along, “Familiar By Thy Side“, la Torre è una carta dei tarocchi molto importante che si riferisce a disastro, distruzione, cambiamento improvviso e sconvolgimento enorme. Tuttavia, Lilia Calderu non sceglie la Torre dritta, ma invece la Torre al contrario come la Manna. Al contrario, la Torre significa l’opposto: evitare il disastro, ritardare l’inevitabile, resistere al cambiamento e alla trasformazione. Questa è la carta perfetta per rispecchiare la nuova storia di Billy Maximoff in Agatha All Along, poiché abita il corpo del defunto William Kaplan, segnando il suo cambiamento magico.

L’episodio 5 di Agatha All Along ha confermato che Joe Locke interpreterà il figlio di Scarlet Witch nell’MCU, tornato nonostante la sua apparente scomparsa nel finale di WandaVision. Il significato della Torre, in particolare quando invertita, significa che Billy ha attraversato un’enorme trasformazione, ma l’impatto negativo della Torre potrebbe ancora incombere. Per Lilia Calderu, girare la carta le ha permesso di sacrificarsi per risparmiare la sua congrega dai Sette di Salem, provocando sicuramente un cambiamento e uno sconvolgimento improvvisi.

Rio Vidal è la Morte

Agatha All Along Episodio 7 Confermata Una Teoria sulla Morte

I tarocchi di Agatha All Along – Cortesia Disney+

Una delle rivelazioni più interessanti nell’episodio 7 di Agatha All Along è stata la conferma che Rio Vidal di Aubrey Plaza è Lady Death, confermando una teoria enorme e popolare che è persistita per tutta la serie. La carta dei tarocchi della Morte è estratta da Lilia Calderu come Destinazione, di cui viene a conoscenza grazie a un flashback che la vede incontrata da Lady Death sotto la Strada. In superficie, la Morte è una carta dei tarocchi autoesplicativa, ma porta anche significati di trasformazione, cambiamento, transizione e abbandono, che è esattamente ciò che fa Lilia nell’episodio 7.

Fortunatamente, Lilia Calderu non muore senza prima far sapere alla congrega che Rio Vidal è Lady Death, anche se Agatha Harkness avrebbe potuto farlo da sola nell’episodio 2. Con i Sette di Salem sconfitti, o almeno mutilati, sembra che Lady Death diventerà la nuova antagonista principale di Agatha All Along, non solo la Destinazione di Lilia Calderu, ma forse anche l’ultimo volto che vedranno gli altri membri della congrega. La morte di Lilia è stata incredibilmente emozionante, ma catartica, ma il ruolo di Lady Death nei restanti episodi di Agatha All Along potrebbe essere ancora più intenso.

Cime tempestose di Emerald Fennell acquistato per la distribuzione da Warner Bros

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Warner Bros. Motion Pictures Group ha ottenuto i diritti per l’adattamento cinematografico di MRC di “Cime tempestose” della regista Emerald Fennell. Margot Robbie e Jacob Elordi saranno i protagonisti del progetto.

MRC è lo studio che finanzia il film, LuckyChap è il produttore e Fennell ha scritto, dirigerà e produrrà l’adattamento cinematografico basato sul romanzo di Emily Brontë. Warner Bros. Pictures distribuirà “Cime tempestose” nei cinema di tutto il mondo.

Il film segna la seconda collaborazione tra MRC, LuckyChap e Fennell dopo il grande successo “Saltburn” e la terza collaborazione tra LuckyChap e Fennell (“Una donna promettente“).

Di cosa parla Cime tempestose?

Cime tempestose segue l’intreccio generazionale tra gli Earnshaw e i Linton, due famiglie di nobili terrieri che vivono nella brughiera del West Yorkshire. Un giovane orfano di nome Heathcliff viene adottato dagli Earnshaw e nasce un’amicizia con la figlia del suo benefattore, Catherine, che si trasforma in un amore segnato dagli abusi, dalla disperazione e dai vincoli della classe sociale man mano che i due crescono, dando vita a un’oscura storia di strazio e crudeltà che permane anche dopo la loro scomparsa e ben oltre il loro legame. Unico romanzo pubblicato dalla Brontë sotto lo pseudonimo di Ellis Bell, questo gode ancora oggi di una grande influenza.

Emerald Fennell non sarà certo la prima a cercare di portare in vita questo capolavoro della letteratura gotica. Cime tempestose è stato adattato per il grande schermo ben 13 volte, in diverse lingue e con varie trasformazioni della storia originale presentata nel romanzo della Brontë. Senza contare le numerose versioni televisive, gli adattamenti audio e le rappresentazioni teatrali che hanno tratto ispirazione dall’opera. Nonostante i numerosi tentativi di catturare tutta la grandezza dell’originale, il romanzo si è guadagnato la reputazione di essere al limite dell’adattamento cinematografico.

Longlegs: trailer vietato del nuovo horror con Nicolas Cage, al cinema dal 31 ottobre

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Uscirà al cinema giusto in tempo per Halloween Longlegs (la nostra recensione), il nuovo film di Osgood Perkins con Maika Monroe e Nicholas Cage, che arriva finalmente in Italia dopo la sua anteprima al pubblico della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

Longlegs segue la nuova agente dell’FBI Lee Harker (Monroe) mentre cerca di dare la caccia a un serial killer (Cage) che sta diffondendo il suo regno di terrore da decenni. I corpi continuano ad accumularsi e, sebbene Lee non sia inizialmente collegata al caso, impara presto che potrebbe esserci qualcosa di personale che la lega a questo gioco pesante. Negli USA il marketing del film ha coinvolto la comunità horror con manifesti e teaser criptici, oltre a un numero di telefono e un sito web inquietanti che hanno tracciato tutti gli omicidi di Longlegs. Tuttavia, ora che il film è stato presentato alla critica, Longlegs potrebbe essere ancora più spaventoso di quanto gli spettatori avrebbero mai potuto immaginare.

Il trailer evidenzia i riconoscimenti e le reazioni viscerali del thriller, che è stato definito “il miglior film horror sui serial killer dopo Il silenzio degli innocenti”. Si tratta di un elogio a dir poco enorme, ma se c’è qualcuno che può soddisfare queste alte aspettative, quello è Perkins. Il regista ha spaventato i fan dell’horror per un decennio con film come The Blackcoats daughter. Oltre a Cage e alla Monroe, Longlegs riunisce Perkins con la star di quella spaventosa gemma sottovalutata, Kieran Shipka (Chilling Adventures of Sabrina).

Longlegs è l’horror indipendente che ha registrato il maggiore incasso negli ultimi 10 anni, raggiungendo il primo posto al box office USA e superando la soglia dei 110 milioni di $. In USA i fan hanno chiesto e ottenuto una re-release per poterlo vedere di nuovo in sala in occasione della festa di Halloween.  In Italia arriva al cinema a partire dal 31 ottobre distribuito da Be Water Film in collaborazione con Medusa Film.

Lupi mannari, la spiegazione del finale

Lupi mannari, la spiegazione del finale

Un gioco da tavolo che trasporta i giocatori in un altro mondo, dove devono usare i loro poteri e il loro ingegno per sventare il piano di un male mistico suona familiare? Beh, perché lo è. Ora, se vi dico che nello stesso mondo sono coinvolti un branco di lupi mannari e una versione di Leonardo da Vinci, non vi sembrerà strano. Per quanto possa sembrare sciocco, non potrete fare a meno di sentirvi intrigati dalla pura assurdità di questa premessa.  È questo il punto di forza di Lupi mannari (titolo originale: Loups-Garous) di Francois Uzan. Questo aiuta il film francese a superare l’ovvia familiarità con “Jumanji”. La struttura goffa della storia eleva l’altrimenti generico racconto fantasy medievale, aiutandolo a diventare un classico parco divertimenti d’evasione per le festività natalizie.

Riassunto della trama e sinossi di Lupi mannari

Lupi mannari inizia con l’introduzione della famiglia attraverso conversazioni casuali. Jerome (Franck Dubosc) e Marie (Suzanne Clement) sono sposati e hanno una figlia, Louise (Alizée Caugnies). Jerome ha anche una figlia, Clara (Lisa Do Couto Texeira), nata dal suo precedente matrimonio. Anche Marie ha un figlio, Theo (Raphael Romand), nato dal suo precedente matrimonio. L’intera famiglia è venuta a conoscere il padre di Jerome, nonno Gilbert (Jean Reno). Gilbert soffre di demenza e spesso non ricorda il nome del figlio.

Su insistenza di Jerome, la famiglia inizia a giocare al gioco dei “lupi mannari”. Tuttavia, a causa della riluttanza della maggior parte dei membri, Jerome deve concludere il gioco. Ma il gioco non vuole essere concluso. Trasporta l’intera famiglia nell’ambientazione medievale del gioco. Dopo alcune scene esilaranti, la famiglia accetta la realtà che ora fa parte del gioco.

Riuscirà la famiglia a sopravvivere al gioco con un lupo mannaro in mezzo a loro?

Sono anche dotati dei poteri che hanno i personaggi loro assegnati. Ad esempio, la demenza di nonno Gilbert è scomparsa e può ricordare ogni dettaglio della sua vita, grazie al fatto che il suo personaggio è un potente “cacciatore”. Clara diventa invisibile. Jerome può leggere i pensieri come “veggente”. Theo può impersonare chiunque come “ladro”.

Mentre Marie sembra essere impotente, è il potere della piccola Louise a preoccupare la famiglia. Sembra che Louise abbia il potere degli antagonisti del gioco. È un lupo mannaro. La storia del gioco, e quindi la storia del mondo in cui si trova la famiglia, è che il villaggio è tormentato da attacchi notturni di licantropi. L’unico modo per fuggire è uccidere i lupi mannari. Mentre la famiglia cerca i lupi mannari adulti da uccidere, deve anche proteggere Louise dallo sceriffo del villaggio. Lo sceriffo, insieme al prete, ricorre alla giustizia mafiosa e giustizia gli abitanti del villaggio per il solo sospetto di essere un lupo mannaro.

La spiegazione del finale del film Netflix

La caccia ai lupi mannari della famiglia è aiutata da un artista e scienziato italiano di nome Piero (Bruno Gouery). Mentre Gilbert dà la caccia a uno dei lupi mannari, Marie viene coinvolta in una lite in cui il fastidioso prete la bolla come strega, perché inavvertitamente dimostra di saper scrivere. Marie viene condannata a morte. È previsto che venga bruciata viva insieme a un altro uomo. Quest’uomo è stato a lungo sospettato di essere un mago. Quest’uomo è l’antenato di Jerome e Gilbert.

Con l’aiuto di Piero, la famiglia salva Marie e l’uomo mentre lo sceriffo li insegue. Nella sequenza culminante del combattimento nella chiesa, la famiglia si confronta con l’ultimo licantropo, la donna leader del branco. Questo lupo mannaro si rivela essere nientemeno che la donna che lo sceriffo sta corteggiando. Lo sceriffo e il lupo mannaro erano amanti. In una battaglia finale, in cui il cucciolo di licantropo di Louise causa ingenti danni al cattivo licantropo capo, la famiglia vince, concludendo così il gioco.

Gilbert perde la memoria?

Una volta che la famiglia riesce a sconfiggere lo sceriffo malvagio e i lupi mannari, diventa evidente che saranno in grado di tornare alle loro vite moderne usando il gioco magico. Gilbert sapeva che la loro vittoria significava anche il ritorno alla sua vecchia vita. Una vita in cui non è più forte e si aggrappa ai ricordi che contano.

Tuttavia, Gilbert si è preparato allo stesso modo. Così, quando la famiglia torna ai tempi moderni, Gilbert consegna a Jerome una pila di pergamene. Gilbert non sembra ricordare a cosa servano, ma diventa chiaro quando Jerome legge la prima pagina. Gilbert ha sfruttato l’opportunità offerta dal gioco e ha annotato ogni ricordo importante della sua vita. Ha scritto tutto, compresi i suoi sentimenti per il figlio Jerome.

Come è cambiato il dipinto della Monna Lisa?

Uno dei colpi di scena unici del film è il personaggio di Piero. Piero viene mostrato come un artista e scienziato gay, che teme che la sua identità possa costargli la vita nel mondo medievale. Dal momento in cui lo incontra, Piero si invaghisce di Jerome. Piero è anche un inventore. Ha creato la pelle per l’invisibile Clara e ha preparato un meccanismo che permette a Jerome di trasformare il suo liuto in una chitarra elettrica. Con un colpo di scena scioccante ma piacevole, si scopre che Piero non è altro che il noto polimatico italiano del Rinascimento, Leonardo da Vinci. Il secondo nome di Vinci era Piero.

Dopo aver appreso il nome completo di Piero, Jerome chiede ai suoi antenati di comprare ogni quadro che Piero dipinge, perché sa cosa Piero sta per diventare. Tornando ai tempi moderni, il film mostra che l’antenato ha seguito il consiglio di Jerome. Il dipinto della Monna Lisa sembra essere di proprietà della famiglia di Jerome, che lo ha donato al Louvre. In un esilarante colpo di scena finale, il volto di questa nuova Monna Lisa sembra assomigliare in modo inquietante a quello di Gerolamo. Ciò dimostra che Leonardo da Vinci era così infatuato di Jerome nella linea temporale dei “Lupi mannari” da dipingere la Monna Lisa pensando a Jerome.

Agatha All Along episodio 7: l’identità di Rio Vidal finalmente svelata

Attenzione! Questo articolo contiene spoiler sull’episodio 7 di Agatha All Along

L’episodio 7 di Agatha All Along si è concluso con la rivelazione della vera identità di Rio Vidal mentre si svolgeva la prova di Lilia Calderu sulla Strada delle Streghe. Questa nuova prova ha implicato l’esplorazione dei tarocchi, in linea con il ruolo di Lilia come strega veggente nella congrega di Agatha All Along. L’episodio salta avanti e indietro tra parti della vita di Lilia che mostrano come funziona la sua divinazione; non solo l’adorabile membro personaggio interpretato da Patty LuPone vede il futuro, ma sperimenta direttamente la sua cronologia di eventi in un ordine non lineare.

La prova si è conclusa con Lilia che delineava il suo passato, il suo futuro, qual è il suo obiettivo e come vivrà il tempo che le rimane. Queste rivelazioni sono state sparse nel finale dell’episodio 7, mentre la conclusione della Strada delle Streghe è vicina, visto che mancano due episodi alla fine della serie. Tuttavia, la rivelazione più grande dell’episodio 7 di Agatha All Along è legata a una teoria su Rio Vidal che è stata elaborata sin dalla prima apparizione di Aubrey Plaza nei panni del personaggio. Al finale dello show, il pubblico sa tutto, dalla vera identità di Teen a quella della misteriosa Rio.

La rivelazione dell’identità di Rio nell’episodio 7 di Agatha All Along spiegata

Lilia scopre che Rio la sta aspettando alla fine del suo viaggio

Rio Vidal
Rio Vidal (Aubrey Plaza) è Morte episodio 7 di Agatha All Along – Cortesia Disney+

L’arco narrativo del personaggio di Lilia in Agatha All Along è incentrato sulla sua esplorazione del suo passato, presente e futuro, in particolare su come i tre si siano sempre intrecciati a causa dei suoi poteri di divinazione. Il finale dell’episodio ha visto Lilia accettare il fatto che alla fine di tutto ciò che ha vissuto e vivrà, la morte è ciò che l’aspetta. Solo che questa volta, la morte è scritta con la “D” maiuscola, poiché l’MCU introduce la personificazione della Morte tramite il personaggio di Rio Vidal. Ci sono stati molti indizi sulla vera identità di Rio sparsi in Agatha All Along. Dall’incapacità di Rio di uccidere Agatha nell’episodio 1 ai suoi commenti sul recupero dei corpi della congrega dopo che sono stati uccisi, la serie ha anticipato questa rivelazione fin dall’inizio. Altri indizi includevano Rio che rideva quando la tavola Ouija della prova di Agatha menzionava che la Morte era nella congrega, così come la storia di Rio che faceva il suo lavoro e feriva qualcuno che amava, riferendosi al suo bisogno di portare via Nicholas Scratch ad Agatha quando morì.

Tutto ciò ha costruito la teoria secondo cui Rio Vidal è Lady Death dell’MCU con le parole di “Tutte le strade portano a me” nell’episodio 7 che confermano la speculazione. Lady Death è un personaggio della Marvel Comics che ha avuto un ruolo importante in alcune delle più grandi storie dell’universo. Mentre alcune di queste storie sono state modificate per l’MCU, Agatha All Along promette di avere un grande impatto sull’universo live-action più ampio ora che è stata introdotta la personificazione della Morte stessa.

Cosa significa che Rio è Morte per il Marvel Universe?

L’MCU ha un nuovo, potente personaggio con cui giocare

Morte fumettiOra che Rio è stata confermata come Lady Death, l’MCU ha un personaggio intrigante e incredibilmente potente come parte della sua scatola degli attrezzi. Nei fumetti Marvel, Lady Death è uno degli esseri più potenti dell’universo. Insieme a Eternity, che ha debuttato nell’MCU in Thor: Love and Thunder, la Morte costituisce l’altra metà del potere su tutta la vita nell’universo. In quanto tale, è incredibilmente potente, sebbene in qualche modo enigmatica in ciò che fa al di fuori della supervisione delle numerose morti che naturalmente avvengono in tutto il mondo.

Forse la trama più importante che Lady Death ha nei fumetti Marvel è legata a Thanos. Il viaggio del Titano Pazzo per raccogliere le Gemme dell’Infinito e spazzare via metà della vita nella galassia è uno stratagemma per corteggiare la Morte, di cui Thanos è innamorato, nella continuità dei fumetti Marvel. Sebbene questo sia stato cambiato per l’MCU, c’è un’altra relazione importante, oltre ad Agatha, che Rio/Morte potrebbe avere. I fumetti evidenziano che Morte e Wade Wilson/Deadpool hanno un’intrigante connessione dato che quest’ultimo non può morire, ed entrambi i personaggi faranno il loro debutto nell’MCU nel 2024.

In termini di cosa significhi specificamente per Agatha All Along il fatto che Lady Death faccia parte dell’MCU, resta da vedere. Gli ultimi due episodi della serie usciranno entrambi il 31 ottobre 2024 e vedranno senza dubbio Agatha, Billy e Jen confrontarsi con Rio/Morte. In questi episodi, è probabile che venga rivelata la vera motivazione di Morte nello show.

Morte è il cattivo principale di Agatha All Along?

Rio Vidal
Aubrey Plaza è Rio Vidal in Agatha All Along

Tenendo presente questo, è lecito supporre che Morte sarà il cattivo principale di Agatha All Along. I cattivi dei Sette di Salem sono stati sconfitti nel finale dell’episodio 7 di Agatha All Along grazie a Lilia, il che significa che la serie è senza un antagonista. Nonostante Rio non sia stata finora rappresentata come tale, a parte il suo desiderio di uccidere Agatha, potrebbe essere il caso che i suoi motivi nascosti la vedano tentare di prendere Billy e Jen insieme alla strega titolare. Ciò creerebbe il cattivo principale di Agatha All Along, dando agli ultimi due episodi la loro presenza antagonista in assenza dei Salem Seven.

Lilia Calderu è davvero morta?

La storia di Lilia riguardava l’accettazione della morte come sua destinazione finale

Patty Lupone
Lilia nell’episodio 7 di Agatha All Along – Cortesia di Disney

Un’altra domanda importante derivante dal finale dell’episodio 7 di Agatha All Along è se Lilia Calderu sia effettivamente morta. Per quello che vediamo nell’episodio, Lilia accetta la sua morte. La storia della puntata riguardava Lilia che scendeva a patti con il suo viaggio non lineare che l’aveva portata a questo punto. Tutte le sue divinazioni nel corso degli anni le avrebbero permesso di superare questa prova sulla Strada delle Streghe e salvare le vite di Jen, Agatha e Billy. Dopo averlo fatto, Lilia raggiunge la sua destinazione: la Morte, abbracciandola e sacrificandosi per uccidere i Salem Seven e salvare la sua congrega.

Cosa significa l’ultima inquadratura della giovane Lilia nell’episodio 7

Il viaggio di Lilia è un cerchio completo

Lilia Calderu
Lilia Calderu da giovane nell’episodio 7 di Agatha All Along – Cortesia Disney+

Dopo il sacrificio di Lilia per sconfiggere i Sette di Salem, viene mostrata un’ultima inquadratura nell’episodio 7 di Agatha All Along. L’inquadratura è della giovane Lilia, seduta di fronte alla sua insegnante che appare per tutto l’episodio, come lei la vedeva quando viveva in Sicilia. La sua insegnante afferma “Cominciamo“, e la giovane Lilia sorride e annuisce poco prima dei titoli di coda dell’episodio. Dato ciò che è stato presentato dal viaggio di Lilia nel presente, l’ultima inquadratura dell’episodio 7 è un simbolo del fatto che la storia di Lilia non è lineare.

Lilia dà un senso alle sue varie visioni. Questo avviene dopo aver spiegato a Jen che il tempo non è lineare; Lilia ha rivissuto per anni sprazzi della sua vita e degli eventi che l’avrebbero portata alla morte, incapace di colmare le lacune e di trovare come tutti i pezzi si incastrano. Grazie alla prova sulla Strada delle Streghe, Lilia dà un senso alla sua linea temporale completa per la prima volta, con il flashback finale e le parole “Cominciamo” che mostrano l’inizio del suo viaggio che ora è terminato.

Pedro Pascal ricorda quando andò al cinema per guardare Il Gladiatore: “L’ho visto due volte”

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Impegnato nella promozione de Il Gladiatore 2, Pedro Pascal racconta la sua esperienza guardando al primo film originale del 2000. Il Gladiatore è un film storico epico diretto da Ridley Scott, che ora ha diretto anche il sequel.

Il Gladiatore 2 riprende la storia anni dopo, raccontando la storia di Lucio, figlio “illegittimo” di Massimo che avevamo conosciuto bambino nel primo film. Oltre a Pascal, il cast del film vede protagonista Paul Mescal, Denzel Washington, Connie Nielsen e Joseph Quinn. L’uscita è prevista per il 14 novembre, in Italia.

Pedro Pascal racconta la prima volta che ha visto Il Gladiatore

Parlando con Entertainment Weekly, Pascal racconta la sua esperienza guardando Il Gladiatore del 2000. L’attore ha raccontato che “l’ha visto al cinema quando è uscito” e ci è persino tornato e “l’ha visto due volte”. Il motivo per cui è stato così attratto dalla storia, ha detto Pascal, è stato perché “il film era emozionante” oltre a essere “incredibilmente viscerale ed epico”. Dice che “sadicamente [lui] ne fu attratto una seconda volta”. Il ricordo di Pascal è molto vivido, tanto che riesce persino a ricordare in quale cinema andò.

“L’ho visto al cinema quando è uscito. L’ho visto due volte. Per quanto era emozionante il film. Ovviamente è incredibilmente viscerale ed epico ed è il tipo di film che raramente vedi realizzato di questi tempi. Ha avuto un impatto emotivo. Ricordo che sadicamente ne fui attratto una seconda volta. Perché stranamente era molto confortante. Lo ricordo perfettamente. È uscito nel 2000, giusto? Ricordo in quale cinema ero e tutto il resto.”

Alexander Karim e Paul Mescal in Il gladiatore II (2024)
Foto di Aidan Monaghan/Aidan Monaghan – © 2024 Paramount Pictures.

Cosa sappiamo de Il Gladiatore 2

Il film si svolge 16 anni dopo gli eventi del primo film. La storia segue Lucio (Mescal), nipote dell’ex imperatore romano Marco Aurelio e figlio di Lucilla (Connie Nielsen) e Massimo (Russell Crowe). Lucio ora vive con la moglie e il figlio in Numidia. Tuttavia, quando i soldati romani guidati dal generale Marco Acacio (Pedro Pascal) invadono, viene costretto alla schiavitù. Deve combattere come un gladiatore per volere degli attuali giovani imperatori, Caracalla e Geta (Joseph Quinn e Fred Hechinger).

La campagna di premi di Scott è un obiettivo importante per la Paramount Pictures, che sta anche promuovendo il film biografico musicale di Robbie WilliamsBetter Man” e la tragedia degli ostaggi delle Olimpiadi di Monaco del 1972 appena acquisita “September 5” in questa stagione dei premi. Delle tre precedenti nomination di Scott per la regia agli Oscar, che includono anche “Thelma & Louise” (1991) e “Black Hawk Down” (2001), “Il gladiatore” è stato il suo tentativo più vicino alla vittoria, perdendo contro Steven Soderbergh, candidato due volte per “Traffic” (la sua altra candidatura era per “Erin Brockovich“).

Sebbene l’accoglienza della critica nei confronti di Scott sia stata incoerente negli ultimi anni (ad esempio, “Robin Hood” e “Exodus: Gods and Kings”), Il Gladiatore 2 potrebbe essere il suo miglior lavoro da “Black Hawk Down“.

Chi c’è nel cast de Il gladiatore 2?

Il gladiatore 2 è diretto da Ridley Scott e si basa su una sceneggiatura scritta da David Scarpa. A guidare l’atteso sequel è Paul Mescal nel ruolo di Lucio, il figlio di Lucilla e nipote dell’imperatore Commodo del primo capitolo. A Paul Mescal si aggiungono i membri del cast Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla e Derek Jacobi in quello di Gracco. Nel cast ci saranno anche Denzel Washington, Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, May Calamawy, Lior Raz e altri ancora.

Il gladiatore 2  è prodotto da Ridley Scott, Michael Pruss, Douglas Wick e Lucy Fisher. Il film è considerato una produzione in joint-venture tra Paramount, Universal Pictures, Scott Free Productions e Parkes/MacDonald Productions. Ricordiamo che Russell Crowe non è coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce del fatto che il suo Massimo muore, appunto, al termine del primo film. La produzione de Il gladiatore 2 è ripresa all’inizio del mese dopo la fine degli scioperi a Hollywood. Attualmente il film dovrebbe arrivare nelle sale il 14 novembre 2024.

La legge di Lidia Poët: trailer della seconda stagione in arrivo su Netflix

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Netflix ha diffuso il trailer della seconda stagione de La legge di Lidia Poët, che debutterà solo su Netflix dal 30 ottobre 2024. La seconda stagione sarà presentata in anteprima oggi 24 ottobre 2024 ad Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma.

La serie, vincitrice con la prima stagione ai Nastri d’Argento Grandi Serie 2023 del premio Miglior Serie ‘Crime’, è prodotta da Matteo Rovere, una produzione Groenlandia, società del Gruppo Banijay, e creata da Guido Iuculanoe Davide Orsini.

Nei nuovi episodi Matilda De Angelis torna a vestire i panni di Lidia Poët, la prima donna in Italia ad entrare nell’Ordine degli Avvocati.  Nel cast, oltre a Matilda De Angelis nel ruolo della protagonista e a Eduardo Scarpetta in quello del giornalista Jacopo Barberis, tornano Pier Luigi Pasino (Enrico Poët, fratello di Lidia), Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill (rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia) e Dario Aita (Andrea Caracciolo). A loro si unisce, in questa nuova stagione, Gianmarco Saurino, nei panni del procuratore Fourneau.

Tornano a dirigere la serie Matteo Rovere e Letizia Lamartire, a cui si aggiunge Pippo Mezzapesa. La seconda stagione è scritta da Flaminia Gressi, Guido Iuculano e Davide Orsini.

La trama della seconda stagione di La legge di Lidia Poët

A Lidia non è permesso di fare l’avvocato per una legge scritta dagli uomini. Perciò questa volta punta ancora più in alto, vuole cambiare la legge. Mentre continua a collaborare con il fratello Enrico, affrontando nuovi casi e battendosi per i diritti delle donne, vuole convincerlo a candidarsi in Parlamento per far sì che la sua legge trovi finalmente voce. Lidia ha chiuso completamente con l’amore, tanto più con Jacopo, responsabile di aver venduto la villa di famiglia e in rotta di collisione con tutti i Poët. Ma Jacopo e Lidia sono costretti a rivedersi per condividere, loro malgrado, un’indagine segreta che li riguarda da vicino, riscoprendo la complicità e il divertimento che li lega da sempre.

A dare filo da torcere il nuovo Procuratore del Re, Fourneau, un uomo delle istituzioni che inaspettatamente tratta Lidia come sua pari, spingendola a interrogarsi sul rapporto complesso e contraddittorio che ha con i sentimenti, e sul costo della rinuncia personale che sta sostenendo in nome dei suoi ideali. Nei sei nuovi episodi Lidia continuerà a scomporre senza tregua i tasselli di questo mondo costruito dagli uomini per gli uomini, con assoluta genialità, spiazzando l’avversario con intelligenza, ironia e senza mezzi termini, ma non per questo senza mai mettersi in discussione.

Ralph Fiennes conferma che Danny Boyle ha usato un iPhone per girare 28 anni dopo

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Danny Boyle non ha mai avuto paura di sfuggire alle convenzioni cinematografiche. Il suo classico sull’apocalisse zombie, 28 giorni dopo, non solo ha rivoluzionato i morti viventi come creature in rapido movimento in grado di creare scompiglio nella società, ma ha anche segnato una delle prime occasioni in cui le videocamere digitali Canon XL-1 sono state utilizzate per le riprese sul posto. Continuando il franchise 23 anni dopo l’originale con Alex Garland, l’attesissimo 28 anni dopo ha terminato la produzione in estate e ha utilizzato metodi di ripresa non convenzionali.

Dopo le riprese è emerso che la troupe ha utilizzato l’iPhone 15 Pro Max al posto delle cineprese tradizionali. Durante un’intervista rilasciata con Collider per Conclave, una delle star del sequel, Ralph Fiennes, ha confermato che il futuro blockbuster utilizzerà la tecnologia Apple.

Quando gli è stato chiesto come il film sia stato girato con gli smartphone, Fiennes ha risposto ridendo: “Sì, l’iPhone attaccato sul retro di lenti enormi!”. Alcuni scatti dal set all’inizio di quest’anno avevano anticipato l’insolita configurazione, mostrando la mancanza di un sistema modulare tradizionale o di un corpo macchina collegato a lunghi obiettivi.

Invece, tutto ciò che era visibile era una gabbia protettiva che teneva il telefono nel rig mentre Boyle e la compagnia giravano. Vale la pena notare che l’iPhone era solo uno strumento del loro arsenale, ed è stato pesantemente modificato con gli accessori, ma è una scelta unica per un film che vanta un budget di circa 75 milioni di dollari.

Quali altri film sono stati girati con un cellulare?

steven soderberh unsane

Gli iPhone sono stati utilizzati in precedenza per piccoli progetti d’autore, come Unsane di Steven Soderbergh e Tangerine di Sean Baker. 28 Giorni dopo, tuttavia, sarà senza dubbio la più grande produzione a utilizzarli, un momento quasi di svolta per la troupe dopo aver fatto funzionare le videocamere XL-1 per l’originale.

Il sequel riunisce gran parte del team che ha contribuito alla realizzazione di 28 giorni dopo, con Boyle e Garland affiancati dal direttore della fotografia Anthony Dod Mantle. Vincitore dell’Oscar per la migliore fotografia in The Millionaire di Boyle, Mantle è stato determinante nell’implementazione degli iPhone in 28 anni dopo, probabilmente per mostrare la distanza temporale tra il nuovo film e il suo predecessore.

L’uso delle videocamere ha creato una texture più ruvida che enfatizza il mondo tetro di 28 Giorni dopo, mentre il nuovo metodo offrirà il suo tocco unico quando arriverà sugli schermi il prossimo anno. È almeno una dimostrazione della volontà del team di sperimentare e rendere il sequel qualcosa di collegato ma diverso dai due film precedenti.

Chi altro è coinvolto in 28 anni dopo?

28 anni dopo sarà il terzo capitolo del franchise, dopo il seguito 28 settimane dopo, con Jeremy Renner nel 2007. Il film darà anche il via a una nuova trilogia scritta interamente da Garland che vedrà Nia DaCosta, regista di Candyman, occuparsi della regia del film centrale. Fiennes sarà uno dei tre nuovi protagonisti del primo film, insieme ad Aaron Taylor-Johnson e Jodie Comer. Per non essere escluso, anche il Jim di Cillian Murphy tornerà per la prima volta dopo il finale speranzoso del film del 2002, anche se è cresciuto notevolmente rispetto al corriere che si risveglia dopo un’epidemia di virus catastrofico. Sono confermati anche Erin Kellyman e Jack O’Connell. I dettagli sui personaggi e sulla trama sono stati tenuti nascosti, ma è probabile che ne sapremo di più con l’avvicinarsi dell’uscita del film.

FOTO DI COPERTINA: Ralph Fiennes alla prima di Spectre – Foto di YAY_Images via Depositphoto.com

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