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Aquaman e il Regno Perduto è riuscito a rimanere a galla al box office

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Aquaman e il Regno Perduto è arrivato sulle piattaforme digitali USA solo poche settimane dopo l’uscita nelle sale, ma all’estero il film è rimasto a galla. Alla fine di gennaio, l’ultimo film DCEU ha persino raggiunto un’impresa che nessun’altra uscita di questo franchise è riuscita a raggiungere negli ultimi 5 anni: superare i 400 milioni di dollari in tutto il mondo.

L’adattamento della DC Comics sta ancora guadagnando soldi e, con 309,8 milioni di dollari dai mercati internazionali e 123,2 milioni di dollari in Nord America, il sequel di Aquaman ha guadagnato 433 milioni di dollari in tutto il mondo. Dal momento che il budget del film ha raggiunto la soglia dei 205 milioni di dollari, si potrebbe quasi dire che il film, tutto sommato, non è stato il flop che si immaginava.

Ecco come si è comportato ogni film DCEU dal successo di Aquaman da 1,1 miliardi di dollari cinque anni fa:

Shazam! (2019) – $ 363,5 milioni

Birds of Prey (2020) – 201 milioni di dollari

Wonder Woman 1984 (2020) – 166,3 milioni di dollari

The Suicide Squad (2021) – 167 milioni di dollari

Black Adam (2022) – 390,4 milioni di dollari

Shazam! La furia degli dei (2023) – 132,2 milioni di dollari

The Flash (2023) – 266,5 milioni di dollari

Blue Beetle (2023) – 128,7 milioni di dollari

Aquaman e il Regno Perduto è il film conclusivo dell’era “DCEU” prima che il franchise venga riavviato. Jason Momoa molto probabilmente metterà da parte il tridente, ma si dice che sia in trattative per interpretare un personaggio completamente diverso nel DCU di James Gunn e Peter Safran, Lobo.

Non essendo riuscito a sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggere il Re di Atlantide una volta per tutte. Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e malevola. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello imprigionato Orm, l’ex re di Atlantide, per stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.

Aline – La voce dell’amore: il film ispirato alla storia vera di Céline Dion

Ci sono cantanti e musicisti le cui vite e i loro successi artistici non potevano non diventare oggetto di celebrazione al cinema. Nel corso dei decenni, infatti, sono molti i titoli biografici dedicate alle leggende della musica. Da Ray per Ray Charles passando per il grande successo di Bohemian Rhapsody dedicato ai Queen, da Rocketman per Elton John fino al recente Bob Marley – One Love, dedicato al celebre cantante giamaicano. Un caso particolare è invece il film del 2021 Aline – La voce dell’amore, dedicato alla cantante Céline Dion ma definito come “una fiction liberamente ispirata alla vita di Céline Dion”.

Nel film, scritto, diretto e interpretato da Valérie Lemercier (meglio nota come attrice per Un po’ per caso, un po’ per desiderio e Il piccolo Nicolas e i suoi genitori), tutti i personaggi hanno nomi diversi da quelli delle persone a cui sono realmente ispirati. Non si nominano mai – per via di motivi legali – i nomi di determinati eventi artistici e luoghi, ma gli eventi della vita della protagonista sono chiaramente ispirati a quelli della Dion, tanto per quanto riguarda la carrierà musicale quanto per ciò che concerne la sfera privata. Un’operazione particolare, dunque, definita come un omaggio ad una delle più grandi cantanti della storia.

Presentato Fuori concorso al Festival di Cannes, il film è poi arrivato anche nelle sale italiane, ottenendo discreti risultati. Il suo passaggio televisivo è ora un’occasione per scoprirlo o riscoprirlo, tanto nei suoi aspetti migliori quanto in quelli più dubbi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma anche alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Aline - La voce dell'amore cast

La trama e il cast di Aline – La voce dell’amore

Il film racconta la storia di Aline, nata da una famiglia, i Dieu, in cui la musica ha una grande importanza. Quattordicesima figlia di Sylvette e Anglomard, Aline a differenza dei suoi fratelli ha però una dote speciale: una magnifica voce. Il suo talento canoro viene ben presto scoperto da Guy-Claude Kamar, un produttore musicale, deciso a renderla la più grande cantante al mondo. Sostenuta dalla sua famiglia e aiutata da Guy-Claude, di cui in seguito si innamorerà, Aline inizia la sua scalata all’Olimpo della musica, divenendo una pop star senza eguali.

Ad interpretare Aline Dieu, il personaggio ispirato a Céline Dion, vi è la regista e attrice, Valérie Lemercier, la quale ha deciso di interpretare Aline in ogni fase della vita nel film, dall’infanzia fino alla mezza età, con l’utilizzo della tecnologia digitale di post-produzione che ne ha adattato il corpo e il viso, mentre la voce canora della protagonista è prestata dalla cantante francese Victoria Sio. L’attore Sylvain Marcel interpreta invece il ruolo di Guy-Claude Kamar, personaggio ispirato al manager e marito della Dion, René Angélil. Sono poi presenti Danielle Fichaud nel ruolo di Sylvette Dieu (Thérèse Dion) e Roc Lafortune in quello Anglomard Dieu (Adhémar Dion), rispettivamente madre e padre di Aline.

La vera storia dietro Aline – La voce dell’amore e le differenze con il film

Aline – La voce dell’amore è dunque un film liberamente ispirato alla vita della pluripremiata cantante Céline Dion, tanto che già fin da come suona il nome della protagonista (Aline Dieu) si sottolinea l’intento del film di celebrare e ripercorrere le principali tappe della vita della cantante. Si ripercorre dunque la sua storia sin dalle origini famigliari, con i due genitori e ben 13 fratelli, aspetto che il film ripropone fedelmente. Dopo che ebbe iniziato ad esibirsi con i suoi famigliari, Dio incise la sua prima canzone, Ce n’était qu’un rêve, con l’aiuto di sua madre e di suo fratello Jacques. Il fratello Michel inviò poi una cassetta della canzone all’imprenditore René Angélil, manager dell’idolo di famiglia, la cantante canadese Ginette Reno.

Angélil all’epoca era disoccupato e stava cercando un modo per rimettere in carreggiata la sua carriera quando sentì la cassetta che avrebbe cambiato la sua vita. Dopo aver sentito cantare la giovane Dion, capì di aver trovato la futura stella della musica e la mise subito sotto contratto. Angélil credette così tanto nel suo talento che ipotecò la propria casa per finanziare il suo primo album: La voix du bon Dieu. Da quel momento, iniziò per Dion una vera e propria carriera da cantante, che la portò nel 1988 a trionfare all’Eurovision Song Contest e a vincere numerosi riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 1992, Dion intraprese poi una relazione con il suo manager Angélil, di 26 anni più grande, tenendo però nascosta la cosa.

Aline - La voce dell'amore storia vera

Negli Novanta la carriera della cantante prosegue, ottenendo il successo internazionale, numerosi Grammy Awards e il premio Oscar per la miglior canzone nel 1997 per My Heart Will Go On, presente nel film Titanic. Dal Duemila in poi la vita di Dion è caratterizzata da ulteriori successi, dalla nascita di due gemelli ma anche della perdita del marito per un tumore, nel 2016. Tutti aspetti che il film ripropone fedelmente, pur cambiando i nomi dei personaggi, dei luoghi (non si nomina ad esempio mai l’Eurovision Song Contest) e si alteri la cronologia di alcuni eventi. La regista del film ha infatti dichiarato di aver voluto celebrare appieno la vita della cantante, anche se la famiglia Dion sembra essersi opposta al film.

Prima dell’uscita del film in Canada, infatti la famiglia Dion si è espressa contro il film, criticandolo per le inesattezze dei fatti e per aver ritratto la loro famiglia come “una banda di Bougons“, ovvero di truffatori. Aline – La voce dell’amore è invece stato approvato dal nuovo manager della Dion, Aldo Giampaolo, mentre la stessa Dion non ne ha mai parlato pubblicamente, anche se Lemercier ha affermato che il figlio della Dion, René-Charles, l’ha contattata per chiedere una visione privata. Non si sa però se questa sia effettivamente avvenuta e il parere della diretta interessata rimane dunque ad oggi ancora un mistero.

Il trailer di Aline – La voce dell’amore e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Aline – La voce dell’amore grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 20 febbraio alle ore 21:25 sul canale Rai 1.

Operation Napoleon: il libro e la vera storia dietro il film

Operation Napoleon: il libro e la vera storia dietro il film

I paesi nordici sono noti per i loro racconti thriller, che dalla letteratura al cinema e fino alla televisione appassionano ormai tutto il mondo. Per l’audiovisivo, è nota la trilogia di Uomini che odiano le donne ma anche titoli presenti su Netflix come L’uomo delle castagne, Una famiglia quasi normale o Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata. A questi si può aggiungere anche il film del 2023  Operation Napoleon, lungometraggio islandese diretto dal regista  basato sull’omonimo bestseller di Arnaldur Indriðason, “Operation Napoleon” il quale mescola storia e fantasia in un thriller-action, coinvolgendo lo spettatore con ritmi serratissimi.

Girato in Islanda e in Vestfalia, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, il film propone dunque il freddo di questi ambienti quale luogo ideale per l’intricato mistero che si presenta alla protagonista. Il Napoleon dell’operazione non si riferisce pero allo storico imperatore a cui recentemente Ridley Scott ha dedicato un biopic con Joaquin Phoenix, bensì al misterioso carico dell’aereo, che nel film si dice sia potente quanto sconosciuto e il cui svelamento potrebbe cambiare per sempre il futuro e ciò che si credeva del passato.

Per gli appassionati di vicende intricate, dove niente e nessuno sembra essere quel che dice di essere, Operation Napoleon è dunque un ottimo thriller con cospirazioni, colpi di scena ed enigmi ricchi di fascino. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma anche al libro da cui è tratto e alla storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Operation Napoleon cast

La trama e il cast di Operation Napoleon

Protagonista del film è Kristín, avvocatessa di successo, che un giorno riceve una telefonata dal fratello che si trova sul ghiacciaio isladese Vatnajökull con un amico. I due hanno appena ritrovato un aereo militare tedesco risalente alla Seconda Guerra Mondiale. All’interno ci sono due cadaveri ibernati, presumibilmente un ufficiale tedesco e uno americano. Kristín è stata accusata di un omicidio che non ha commesso, ma il segreto che cela l’aereo ritrovato potrebbe essere la chiave per la sua salvezza. Al centro di una cospirazione internazionale, la donna decide dunque di partire per un lungo e pericoloso viaggio per indagare sul mistero denominato Operation Napoleon.

Nel ruolo della protagonista Kristín Jóhannesdóttir, vi è l’attrice Vivian Ólafsdóttir, mentre Jack Fox è il professor Steve Rush. L’attore Ian Glen – noto per essere stato Jorah Mormont nella serie Il Trono di Spade e Jack Taylor nell’omonima serie TV – interpreta invece qui William Car. Sono poi presenti gli attori Wotan Wilke Möhring nel ruolo di Simon, Ólafur Darri Ólafsson – visto nelle serie Scissione e Il turista – nel ruolo di Einar Ragnarsson e Atli Óskar Fjalarsson in quello di Elías Jóhannesson. Completano il cast Adesuwa Oni nel ruolo di Julie Ratoff, Annette Badland in quello di Sarah Steinkamp e Jaymes Butler nel ruolo del Generale Ferrell.

Operation Napoleon: il libro e la storia vera dietro al film

Come anticipato, Operation Napoleon è un adattamento dell’omonima opera dello scrittore islandese Arnaldur Indriðason, uno degli autori più popolari e prolifici del Paese, noto per i suoi racconti particolarmente avvincenti. I suoi complessi romanzi di spionaggio, orientati all’azione, sono l’equivalente letterario dei film blockbuster. L’azione continua, combinata con una trama interessante che sembra ogni volta essere ispirata ad eventi realmente accaduti, mantiene il pubblico in attesa di ciò che potrebbe accadere da un momento all’altro. Il romanzo da cui è tratto questo romanzo è stato inoltre vincitore del premio Pugnale d’oro della Crime Writers Association.

Operation Napoleon libro storia vera

Storicamente però, non c’è stata una vera e propria Operazione Napoleone. Fino all’invasione nazista della Danimarca nel 1940, l’Islanda era una monarchia e faceva parte di un’unione con la Danimarca. Dopo che la Germania occupò il regno danese, la Gran Bretagna invase l’Islanda come protettorato e l’Islanda si dichiarò la repubblica che è ancora oggi. L’Islanda si dichiarò poi neutrale durante la guerra e nel 1941 i britannici trasferirono la responsabilità della sua difesa agli Stati Uniti, che fino a quel momento erano anch’essi un Paese neutrale. Questo non risparmiò però gli islandesi dalla guerra: centinaia di persone morirono a causa degli U-Boat nazisti e delle mine marine.

Come riportato da alcune fonti storiche, inoltre, la Germania nazista aveva un piano per invadere l’Islanda, chiamato Operazione Ikarus, pianificato per il 1940. Secondo quanto riportato, sarebbero state necessarie 5.000 truppe per conquistare l’isola in quattro giorni, la quale sarebbe poi diventata una base strategica per le successive operazioni di guerra. Il piano fu però abbandonato perché i pianificatori di guerra tedeschi stabilirono che sarebbe stato impossibile intraprendere l’operazione a causa del limitato supporto aereo, della forza della Royal Navy britannica, e la mancanza di navi da guerra di scorta. In Islanda, dunque, non si trova alcun aereo militare tedesco.

Il trailer di Operation Napoleon e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di martedì 20 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Avatar – La leggenda di Aang, trailer finale della serie Netflix

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Avatar – La leggenda di Aang, trailer finale della serie Netflix

Netflix ha pubblicato il trailer finale di Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last Airbender), adattamento live-action dell’amata serie animata. Il debutto è previsto per giovedì 22 febbraio sulla piattaforma di streaming.

Il trailer mostra Aang alle prese con l’idea di imparare tutti i diversi tipi di bending e di salvare il mondo. Vengono mostrate alcune delle principali battaglie dell’adattamento live-action, oltre a momenti in cui il team Avatar trascorre del tempo insieme e va in giro su Appa.

Basato sull’amata serie animata di Nickelodeon, Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last Airbender) è stato ideato da Albert Kim di Sleepy Hollow, che ne è showrunner, sceneggiatore e produttore esecutivo. La serie sarà guidata dall’attore filippino-canadese Gordon Cormier nel ruolo di Aang, Kiawentiio in quello di Katara, Ian Ousley in quello di Sokka e Dallas Liu in quello di Zuko. A loro si aggiungono Daniel Dae Kim nel ruolo del Signore del Fuoco Ozai, Paul Sun-Hyung Lee nel ruolo dello zio Iroh, Lim Kay Siu nel ruolo di Gyatso e Ken Leung nel ruolo del Comandante Zhao.

Il cast aggiuntivo comprende Elizabeth Yu nel ruolo della Principessa Azula, Maria Zhang nel ruolo della guerriera Kyoshi Suki, C.S. Lee nel ruolo dell’Avatar Roku, Amber Midthunder nel ruolo della Principessa Yue, A Martinez nel ruolo di Pakku, Yvonne Chapman nel ruolo dell’Avatar Kyoshi, Tamlyn Tomita nel ruolo di Yukari e Casey Camp-Horinek nel ruolo di Gran Gran.

Di cosa parla Avatar: The Last Airbender?

Acqua. Terra. Fuoco. Aria. Una volta le quattro nazioni vivevano in armonia e l’Avatar, il dominatore di tutti e quattro gli elementi, manteneva la pace tra loro. Ma tutto è cambiato quando la Nazione del Fuoco ha attaccato i Nomadi dell’Aria annientandoli e compiendo così il primo passo verso la conquista del mondo. L’attuale incarnazione dell’Avatar non è ancora emersa e il mondo ha perso la speranza.

Ma come un bagliore nell’oscurità, la speranza si riaccende quando Aang (Gordon Cormier), un giovane Nomade dell’Aria nonché l’ultimo della sua specie, si risveglia per assumere il ruolo che gli spetta come prossimo Avatar. Insieme ai suoi nuovi amici Sokka (Ian Ousley) e Katara (Kiawentiio), fratelli e membri della Tribù dell’Acqua del Sud, Aang intraprende una missione fantastica e ricca di azione per salvare il mondo e contrastare il temibile assalto del Signore del Fuoco Ozai (Daniel Dae Kim). Ma non sarà un compito facile, dal momento che il principe ereditario Zuko (Dallas Liu) è determinato a catturarli. Avranno infatti bisogno dell’aiuto dei numerosi alleati e dei pittoreschi personaggi che incontreranno lungo il cammino.

Corvo rosso non avrai il mio scalpo: tutto quello che c’è da sapere sul film

Nell’ambito della cosiddetta New Hollywood, il movimento di rinnovamento cinematografico svoltosi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, uno dei generi che più hanno subito trasformazioni è stato quello del western. Noti come “western revisionisti”, i film appartenenti ad esso mettevano in discussione alcuni dei temi tradizionali del genere, dalla raffigurazione data dei Nativi americani fino all’uso della violenza e al mito della frontiera. Titoli come Il piccolo grande uomo di Arthur Penn con Dustin Hoffman, I cancelli del cielo di Michael Cimino o Buffalo Bill e gli indiani di Robert Altman sono esemplari a riguardo e a questi si può affiancare anche Corvo rosso non avrai il mio scalpo, di Sydney Pollack con Robert Redford.

Realizzato nel 1972 e basato sui romanzi L’uccisore dei Corvi: la saga di “Mangiafegato” Johnson di Raymond Thorp e Robert Bunker e Mountain Man di Vardis Fisher, il film propone infatti un sguardo inedito sul legame tra l’uomo e la natura, compreniva anche dei popoli dei Nativi indiani. Lo scontro tra le culture non è mai semplice, ma gli autori in linea con la sensibilità di quegli anni si sono preoccupati di dar vita ad una rappresentazione degli indigeni che non risultasse né negativa né inferiore rispetto a quella dell’uomo bianco. Ha così preso forma un western avvincente, moralmente onesto e ricco di elementi culturalmente rilevanti.

Presentato in concorso al Festival di Cannes nello stesso 1972, Corvo rosso non avrai il mio scalpo raccolse da subito pareri entusiasti e ciò avviene ancora oggi. Si tratta infatti di un western da non perdere, sia per chi è appassionato del genere sia per chi vi si avvicina per la prima volta. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ad altre curiosità. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Corvo rosso non avrai il mio scalpo

Il film si svolge intorno alla metà dell’Ottocento, quando Jeremiah Johnson, veterano della guerra messico-statunitense, decise di intraprendere una vita lontana dalla civiltà, ritirandosi sulle Montagne Rocciose. Qui, grazie agli insegnamenti di un altro eremita chiamato Chris Lapp, apprende ciò che gli occorre per poter sopravvivere in mezzo alla natura selvaggia. Nel corso delle sue nuove avventure Jeremiah troverà anche una donna da amare e un figlio da crescere, ma l’ostilità dei molti popoli indigeni presenti nel territorio renderanno sempre più fragile il suo desiderio di condurre una vita pacifica. Lo scontro sarà ben presto inevitabile.

Ad interpretare Jeremiah Johnson doveva inizialmente esserci Clint Eastwood, ma i contrasti tra questi e il regista inizialmente scelto, Sam Peckinpah, lo portarono a rinunciare al progetto. Al suo posto venne dunque scelto Robert Redford, che per la regia propose l’amico Pollack. Redford ha in seguito dichiarato di considerare questo come il suo film preferito tra tutti quelli interpretati e proprio questa devozione nei confronti di Corvo rosso non avrai il mio scalpo lo ha spinto a voler eseguire la maggior parte degli stunt previsti per il suo personaggio. Redford insistette anche affinché il film venisse girato nello stato dello Utah, dove egli risiede e che conosce molto bene, così da risultare più convincente nei panni del montanaro Johnson.

Accanto a lui si ritrovano poi gli attori Will Geer in quelli di Chris Lapp, mentre Joaquin Martinez è il nativo americano Mano Che Segna Rosso, capo della tribù dei Corvi. Delle Bolton interpreta Cigno, la donna indigena che Johnson sposa nel corso del film. Trovare l’interprete giusta per questo ruolo richiese molto tempo e la Bolton fu infine individuata tra gli studenti di un’accademia di teatro. Poiché però la Bolton non è una nativa americana, si rese necessario insegnarle a comportarsi come tale. Josh Albee, qui al suo film di debutto interpreta Caleb, il ragazzo adottato dal protagonista, mentre Stefan Gierasch è Del Gue, altro uomo delle montagne.

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Corvo rosso non avrai il mio scalpo: il significato della scena finale e la storia vera dietro il film

Per chi non avesse già visto il film, è bene sapere che quanto segue contiene spoiler e considerazioni sul finale. Difficile però non parlare di una delle scene più celebri e ambigue del film, ovvero la sua conclusione. Nella scena finale, infatti, uno stremato Johnson si rincontra con Mano Che Segna Rosso, il suo principale nemico. Entrambi a cavallo e parecchio distanti, Johnson allunga la mano per prendere il fucile per quello che pensa sarà un duello finale. Mano Che Segna Rosso invece alza il braccio, con il palmo aperto, in un gesto di pace che Johnson ricambia. Ciò che potrebbe accadere dopo, è però lasciato all’immaginazione dello spettatore.

Parlando del finale, infatti, Redford ha raccontato che Pollack voleva mostrare Johnson morire congelato dopo essersi allontanato da Mano Che Segna Rosso. L’attore, invece, suggerì di lasciare incerto il destino del personaggio, facendolo semplicemente sparire tra le montagne. Questo finale volutamente ambiguo è inoltre maggiormente aderente al destino ambiguo a cui è andato incontro John Johnson, l’uomo a cui è ispirato il personaggio di Jeremiah. Disertore della Marina degli Stati Uniti, questi divenne un eremita di montagna, scontrandosi in più occasioni con alcune tribù indiane. Sulla sua morte, avvenuta nel 1900, aleggia ancora oggi un mistero. Allo stesso modo il film ripropone questa ambiguità, tipica di quelle esistenze così al limite.

Corvo rosso non avrai il mio scalpo meme

Il meme tratto dal film Corvo rosso non avrai il mio scalpo

Uno dei meme più celebri di sempre, ovvero quello del barbuto Robert Redford che esprime la propria approvazione con un sorriso e un cenno del capo, è tratto proprio da Corvo rosso non avrai il mio scalpo. Non solo, ma ai tanti giovani imbattutisi prima nel meme, questo ha poi permesso di scoprire il film di Pollack, il quale ha così ottenuto una certa popolarità anche tra le generazioni più giovane, lanciatesi nella visione del film per poter vedere la scena del celebre meme e imbattendosi così in un film ricco di emozioni, con una storia tanto profonda quanto appassionante.

Il trailer di Corvo rosso non avrai il mio scalpo e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Corvo rosso non avrai il mio scalpo grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile per l’acquisto o il noleggio sulla piattaforma Amazon Prime Video. Da qui, si avrà dunque modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 20 febbraio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Borderlands: una preview dal trailer mostra Cate Blanchett e il cast in azione

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È stata pubblicata una nuova anteprima del trailer di Borderlands per l’adattamento cinematografico del videogioco.

IGN ha rivelato una clip di nove secondi del film di Borderlands, che offre ai fan un breve sguardo a Jack Black nel ruolo di Claptrap, Cate Blanchett nel ruolo di Lilith, Kevin Hart nel ruolo di Roland, Jamie Lee Curtis nel ruolo della dottoressa Patricia Tannis, Ariana Greenblatt nel ruolo di Tiny Tina e uno Psycho. Nel video si legge anche che domani uscirà un trailer completo del film.

Borderlands è diretto da Eli Roth da una sceneggiatura scritta da Roth e Joe Crombie. È prodotto da Avi Arad e Ari Arad di Arad Productions, insieme a Erik Feig di Picturestart. Il film sarà prodotto esecutivamente dal fondatore di Gearbox Randy Pitchford e dal CEO di Take-Two Interactive Strauss Zelnick. James Myers e Aaron Edmonds di Lionsgate supervisionano il progetto insieme a Emmy Yu di Arad e Lucy Kitada e Royce Reeves-Darby di Picturestart.

Chi è il protagonista di Borderlands?

Borderlands è interpretato da Cate Blanchett, Jamie Lee Curtis, Kevin Hart, Jack Black, Edgar Ramirez, Ariana Greenblatt, Florian Munteanu, Haley Bennett, , Bobby Lee, Olivier Richters, Janina Gavankar, Gina Gershon, Cheyenne Jackson, Charles Babalola, Benjamin Byron Davis, Steven Boyer, Ryann Redmond e Penn Jillette.

Dune – Parte Due: maratona all’UCI

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Dune – Parte Due: maratona all’UCI

Il 28 febbraio arriva sul grande schermo Dune – Parte Due, l’attesissimo nuovo capitolo della saga diretta da Denis Villeneuve e nata dalla penna di Frank Herbert.

Nelle sale di UCI Cinemas, inoltre, i fan potranno rivivere le emozioni del primo capitolo della saga e a seguire assistere alla nuova avventura di Paul Atreides: acquistando un biglietto per l’anteprima di Dune – Parte Due gli spettatori avranno infatti la possibilità di vedere nella stessa sala anche Dune, per farlo basterà consultare l’orario di programmazione della multisala di riferimento e presentarsi con il biglietto circa tre ore e mezzo prima rispetto all’orario di inizio di Dune – Parte Due.

Questo appuntamento si aggiunge alle numerose iniziative che il Circuito ha organizzato per il lancio dal film distribuito da Warner Bros. Pictures. La prima è il concorso che mette in palio un viaggio da sogno ad Abu Dhabi. Per partecipare basterà acquistare il biglietto sui canali online del Circuito per le proiezioni dal 27 febbraio al 3 marzo sul sito dune2.ucicinemas. Il ricco premio includerà i voli di andata e ritorno per la splendida Abu Dhabi, un soggiorno di quattro notti nel quattro stelle The WB Hotel Abu Dhabi, una giornata mozzafiato al Warner Bros. World e un’avventura indimenticabile nel deserto di Liwa. Inoltre, acquistando il biglietto online sul sito dune2.ucicinemas o sull’app del Circuito per l’anteprima del 27 febbraio o per le proiezioni previste fino al 3 marzo gli spettatori riceveranno l’esclusivo artwork del film.

Infine, chi, nelle stesse date, acquisterà un biglietto online o offline per le sale IMAX di UCI Porta di Roma, UCI Orio e UCI Luxe Campi Bisenzio riceverà anche in omaggio il magnete di IMAX.

Dune – Parte Due esplora il mitico viaggio di Paul Atreides che si unisce a Chani e ai Fremen sul sentiero della vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia. Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, Paul intraprende una missione per impedire un terribile futuro che solo lui è in grado di prevedere. Distribuito da Warner Bros. Pictures, il film diretto da Denis Villeneuve vanta un cast d’eccezione, composto tra glia altri da Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Austin Butler, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken, Léa Seydoux, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling e Javier Bardem.

Le multisala che proietteranno la maratona di Dune, con l’anteprima di Dune – Parte Due, sono:UCI Alessandria (AL), UCI Arezzo (AR), UCI Showville Bari (BA), UCI Bicocca (MI), UCI Cinemas Meridiana Bologna (BO), UCI Bolzano (BZ), UCI Casoria (NA), UCI Catania, (CT), UCI Certosa (MI), UCI Curno (BG), UCI Ferrara (FE), UCI Firenze (FI), UCI Fiumara (GE), UCI Fiume Veneto (PN), UCI Seven Gioia del Colle (BA), UCI Lissone (MB), UCI Cinepolis Marcianise (CE), UCI Luxe Marcon (VE), UCI RedCarpet Matera (MT), UCI Luxe Maximo (RM), UCI Megalò (CH), UCI MilanoFiori (MI), UCI Molfetta (BA), UCI Moncalieri (TO), UCI Montano Lucino (CO), UCI Orio (BG), UCI Palermo (PA), UCI Parco Leonardo (RM), UCI Perugia (PG), UCI Piacenza (PC), UCI Pioltello (MI), UCI Porta di Roma (RM), UCI Romagna Savignano sul Rubicone (RN), UCI Reggio Emilia (RE), UCI Roma Est (RM), UCI Sinalunga (SI), UCI Torino Lingotto (TO), UCI Verona (VR), UCI Luxe Palladio (VI) e UCI Villesse (GO).

Fantastici Quattro potrebbe essere ambientato su due linee temporali diverse

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I Fantastici Quattro stanno lentamente iniziando a prendere forma e, con un’ambientazione confermata degli anni ’60, i fan sono ansiosi di vedere cosa i Marvel Studios hanno pianificato per la loro Prima Famiglia di supereroi.

Al di fuori di un riferimento sfacciato in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, non abbiamo visto nulla che suggerisca che questa squadra esistesse sulla Terra-616 tra la scomparsa di Capitan America negli anni ’40 e la prima avventura di Capitan Marvel negli anni ’90. Ma con il Multiverso in gioco, è possibile che i Fantastici Quattro provengano da una linea temporale diversa o che in qualche modo si siano persi prima di arrivare ai giorni nostri.

Oggi, una nuova voce sui Fantastici Quattro sta circolando, messa in giro da Grace Randolph di Beyond The Trailer: “L’altra cosa che ho sentito è che la sceneggiatura ha due trame insieme”, spiega. “Il paragone che ho sentito era un po’ come Piccole Donne di Greta Gerwig. Non ho sentito quali fossero le due linee temporali o trame, una nel passato o una nel futuro.”

Anche se non è confermato, immaginiamo che i Fantastici Quattro racconterà la squadra già formata, per poi andare indietro e raccontare come hanno ottenuto i poteri. Sembra un approccio sensato, soprattutto dopo che abbiamo visto una storia tradizionale sulle origini della squadra svolgersi sia nel 2005 che nel 2015.

Un’altra possibilità, ovviamente, è che incontreremo gli eroi ai giorni nostri e poi torneremo agli anni ’60 per scoprire come hanno ottenuto i loro poteri e cosa li ha portati sulla Terra-616, intorno al 2025.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro, da una sceneggiatura di Josh Friedman, Jeff Kaplan e Ian Springer. La notizia del casting di Pascal era già trapelata a novembre, mentre anche gli altri nomi erano usciti da recenti indiscrezioni.

Pedro Pascal è noto al mondo per le sue interpretazioni in The Mandalorian, The Last of Us e prima ancora in Game of Thrones. Vanessa Kirby ha fatto parte del franchise di Mission Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4. Ebon Moss-Bachrach sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

L’uscita di Fantastici Quattro è ora fissata per il 25 luglio 2025.

Adolfo: il 9 marzo, in esclusiva su RaiPlay, il film d’esordio della regista Sofía Auza

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Arriva il 9 marzo in esclusiva su RaiPlay il film Adolfo, debutto alla regia di Sofía Auza e che vede come protagonisti gli attori Juan Daniel Garcia Treviño e Rocío de la Mañana.

Il lungometraggio, vincitore del “Orso di Cristallo per il Miglior Film” alla Berlinale nel 2023, racconta la storia di due ragazzi che si incontrano per caso a una fermata dell’autobus nella peggiore o forse migliore notte della loro vita. L’incontro cambierà per sempre il destino di entrambi.

Adolfo, la trama

Hugo e Momo si incontrano casualmente per strada, alla fermata di un autobus. Il ragazzo, che porta con sé un piccolo cactus chiamato Adolfo, ha appena perso il bus che avrebbe dovuto portarlo al funerale del padre, morto suicida, ed è deciso a passare lì la notte in attesa del prossimo; la ragazza sta per andare ad una festa in maschera, la prima festa della sua prima notte da “libera”, dopo aver trascorso un periodo in una comunità per la riabilitazione di giovani tossicodipendenti. Dopo un po’ di attesa, Momo convince Hugo a seguirlo: è l’inizio di una lunga notte fatta di risate, lacrime, avventure, parole e silenzi, con i due giovani determinati a portare a termine la “missione” affidata a Hugo da suo padre prima di togliersi la vita: trovare una casa ad Adolfo, il cactus. Per evitare di essere da soli con i loro problemi, Hugo e Momo decidono di vivere insieme un’avventura: dovranno trovare una nuova casa per Adolfo, prima che la notte finisca e che entrambi vadano per la loro strada.

“Adolfo” ha partecipato al Seattle International Film Festival, è stato vincitore del “Cavallo di bronzo per il Miglior Film” alla Stockholm International Film Festival. A Rocío de la Mañana è andato il premio come “Migliore attrice in un film messicano” al Guadalajara International Film Festival.

Tatami: al cinema in anteprima l’8 marzo. Ecco il trailer

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Tatami: al cinema in anteprima l’8 marzo. Ecco il trailer

Tatami, il film rivelazione della Mostra del Cinema di Venezia 2023, accolto al festival con un tripudio di applausi e una commossa ovazione, arriverà al cinema in anteprima l’8 marzo e dal 4 aprile con BiM Distribuzione.

Diretto dalla regista e attrice Zar Amir (vincitrice del Premio per la Migliore Attrice a Cannes 2022 per Holy Spider) e dal regista Guy Nattiv (Premio Oscar® nel 2019 per il cortometraggio Skin) con protagoniste Arienne Mandi e la stessa Zar Amir, è ispirato alle tante atlete iraniane che hanno fatto cose incredibili: Sadaf Khadem, la prima pugile iraniana che si è rifugiata in Francia dove è diventata promotrice dei diritti delle donne; l’arrampicatrice su roccia Elnaz Rekabi che ha gareggiato senza indossare la hijab, consapevole di rischiare la morte al suo ritorno a casa; Kimia Alizadeh, ragazza prodigio del taekwondo iraniano che ha lasciato il paese insieme al marito a causa delle minacce governative, e molte altre.

Negli ultimi decenni, il governo iraniano ha fatto tutto quanto in suo potere per impedire a iraniani e israeliani di incontrarsi in occasione di eventi internazionali, senza tenere in considerazione la realtà dei veri sentimenti delle persone. La storia che abbiamo deciso di raccontare in questo film è la storia di troppi artisti ed atleti costretti a rinunciare ai propri sogni e, in alcuni casi, obbligati a lasciare i propri paesi e i propri cari a causa del conflitto tra sistemi e governi. Speriamo di aver realizzato un film che mostri al mondo che l’umanità e la fratellanza vincono sempre” – hanno dichiarato la regista Zar Amir Ebrahimi e il regista Guy Nattiv.

Tatami – la trama

Durante i campionati mondiali di judo, la judoka iraniana Leila (Arienne Mandi) e la sua allenatrice Maryam (Zar Amir) ricevono un ultimatum da parte della Repubblica Islamica che intima a Leila di fingere un infortunio e perdere la gara, pena l’essere bollata come traditrice dello Stato. Vedendo minacciata la propria libertà e quella della sua famiglia, Leila si trova ad affrontare una scelta impossibile.

Sam Mendes dirigerà quattro film sui Beatles, uno per ogni componente della band di Liverpool

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John, Paul, George e Ringo saranno ciascuno il soggetto di un diverso lungometraggio di prossima uscita. Il regista Sam Mendes ha in programma di realizzare quattro film separati, uno dal punto di vista di ciascun membro dei Beatles. Lo scopo è quello di “raccontare la sorprendente storia della più grande band della storia”, fino al loro scioglimento nel 1970, secondo un comunicato stampa. Paul McCartney, Ringo Starr e le famiglie dei defunti John Lennon e George Harrison hanno concesso i diritti completi sulla storia della vita e sulla musica per i film.

“Sono onorato di raccontare la storia della più grande rock band di tutti i tempi e sono entusiasta di sfidare il concetto di ciò che costituisce un viaggio al cinema”, ha detto Mendes in una nota. Sony Pictures Entertainment finanzierà e distribuirà tutti e quattro i film nelle sale nel 2027. I dettagli sui piani di uscita saranno condivisi più avanti, ma lo studio promette che la strategia sarà “innovativa e rivoluzionaria”.

Sarebbe certamente uno sforzo rischioso presentare in anteprima tutti e quattro i film nello stesso anno. Tuttavia, i film biografici musicali stanno diventando sempre più popolari al botteghino. Elvis di Baz Luhrmann e Bob Marley: One Love della Paramount hanno incassato molto più del previsto, mentre The Eras Tour di Taylor Swift, una versione cinematografica del suo concerto da record, ha sovraperformato diversi franchise di Hollywood in termini di vendite di biglietti al livello globale. Molti altri progetti del genere sono in lavorazione; Antoine Fuqua sta trasformando la storia della vita di Michael Jackson in un lungometraggio, Amy Winehouse sarà la protagonista di un prossimo biopic, Back to Black, e Ridley Scott è in trattative per dirigere un film sull’ascesa dei Bee Gees.

Oltre a dirigere, Sam Mendes produrrà insieme alla sua partner di Neal Street Productions Pippa Harris e Julie Pastor di Neal Street. Jeff Jones sarà il produttore esecutivo per Apple Corps Limited, l’organizzazione multimediale fondata dai Beatles nel 1968.

“Vogliamo che questa sia un’esperienza cinematografica unica, elettrizzante ed epica: quattro film, raccontati da quattro diverse prospettive che raccontano un’unica storia sulla band più celebre di tutti i tempi”, ha dichiarato Harris in una nota. “Avere la benedizione dei Beatles e della Apple Corps per fare questo è un immenso privilegio”.

Questa è la prima volta che i Beatles garantiscono il loro pieno sostegno ad un film su di loro che non sia un documentario. La band è stata oggetto di numerosi documentari, tra cui il film degli anni ’70 Let It Be, che raccontava lo scioglimento del gruppo, così come Get Back di Peter Jackson, che catturava la realizzazione del loro album Let It Be. Le loro canzoni hanno anche ispirato film come il musical jukebox del 2007 Across the Universe.

Martin Scorsese attore per Julian Schnabel in Hand of Dante

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Martin Scorsese attore per Julian Schnabel in Hand of Dante

Martin Scorsese sarà presto sul grande schermo ma davanti alla macchina da presa. Il grande regista, che riceverà l’Orso d’Oro onorario al Festival di Berlino, interpreterà un anziano saggio che influenza Dante Alighieri mentre scrive “La Divina Commedia” nel prossimo giallo di Julian Schnabel, Hand of Dante.

Scorsese ha fatto dei cameo in molti dei suoi film e occasionalmente abbia recitato in film di altri registi, ha interpretato Vincent van Gogh in un segmento del film di Akira Kurosawa del 1990 “Dreams” e ha anche doppiato il pesce palla strozzino in “Shark Tale”. – questo ruolo probabilmente sarà tra i più carnosi. “È straordinario nel film“, dice Schnabel a Variety, definendo la parte di Scorsese “un ruolo brillante e importante” e aggiungendo: “Non puoi distogliere lo sguardo da lui“.

Hand of Dante presenta un cast stellare che comprende Oscar Isaac, Gal Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler e Al Pacino. È basato sull’omonimo libro di Nick Tosches, che ruota attorno a un manoscritto de “La Divina Commedia” di Dante Alighieri che si trova nella Biblioteca Vaticana. L’opera passa da un prete a un boss della mafia di New York City, dove viene portata da Tosches dopo che gli è stato chiesto di verificarne l’autenticità. Quindi, come Dante, Tosches intraprende il suo viaggio. Ma la narrazione di Hand of Dante percorre anche il periodo tra il XIV e il XXI secolo, con alcuni personaggi che hanno vite parallele in epoche diverse.

Martin Scorsese con il suo Killers of the Flower Moon è trai protagonisti della stagione dei premi 2024 che culminerà con la notte degli Oscar il prossimo 10 marzo. Anche in questo film, nel finale, il regista si è ritagliato un breve e commovente cameo.

Fabbricante di Lacrime: il teaser del film Netflix

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Fabbricante di Lacrime: il teaser del film Netflix

Fabbricante di lacrime sarà disponibile dal 4 aprile 2024 solo su Netflix. Da oggi è disponibile il teaser del film dall’omonimo romanzo di Erin Doom, uno dei più importanti casi letterari degli ultimi tempi. Fabbricante di lacrime, edito da Magazzini Salani, è stato infatti il libro più venduto in Italia nel 2022.

Nel cast, accanto ai protagonisti Caterina Ferioli (Nica) e Simone Baldasseroni (Rigel), anche Nicky Passarella (Billie) e Alessandro Bedetti (Lionel).

Fabbricante di lacrime è una produzione Colorado Film ed è prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai. Il film è scritto da Eleonora Fiorini e Alessandro Genovesi, che ne è anche il regista.

Fabbricante di lacrime, la trama

Tra le mura del Grave, l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una leggenda: quella del Fabbricante di Lacrime, un misterioso artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare.

Anche se Nica e Rigel sono uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda. Al Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.

Dave Bautista dal MCU al DCU: ecco chi vorrebbe interpretare

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Dave Bautista dal MCU al DCU: ecco chi vorrebbe interpretare

Dave Bautista, trai protagonisti del Marvel Cinematic Universe ha anticipato un suo possibile ruolo (o anche solo un desiderio di un ruolo) nel DC Universe nei panni del cattivo di Batman, Bane. Essendo uno dei cattivi più famosi del Cavaliere Oscuro, Bane diventerà probabilmente uno dei personaggi introdotti nel DCU di James Gunn.

Su Instagram, l’attore che ha già interpretato Drax del franchise dei Guardiani della Galassia, per James Gunn e per la Marvel, ha anticipato il suo casting per il ruolo di Bane della DCU condividendo una fan art del cattivo di Batman.

bane dave bautista

L’attore è una delle scelte preferite dai fan per interpretare il ruolo ormai da qualche tempo, e questo si affianca ad alcune anticipazioni di Gunn secondo cui gli attori dei Guardiani della Galassia si uniranno al suo DCU alimentando le speranze dei fan di Bautista nei panni di Bane. Sebbene ci siano più personaggi DCU che Bautista potrebbe interpretare, è facile capire perché l’attore Drax sarebbe una scelta interessante per Bane in The Brave and the Bold o altri progetti DCU.

Ricordiamo che il personaggio è già stato interpretato da Tom Hardy in Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan.

Players: recensione del film con Gina Rodriguez e Tom Ellis

Players: recensione del film con Gina Rodriguez e Tom Ellis

“Eri così preoccupata di conquistarlo che non ti sei chiesta se avresti dovuto”: il fulcro di Players, il film girato nel 2021 ma lanciato su Netflix Italia nel giorno di San Valentino è tutto qui. La commedia romantica di Trish Sie porta in scena situazioni di spiccata comicità per offrire un’ironica ma non banale riflessione sulle dinamiche delle scelte che governano la nostra vita sentimentale.

I “players” del titolo, i giocatori, ovvero il gruppo di amici che si danno man forte in divertenti (o tragiche, a seconda della preda) scenette in locali pubblici per conquistare cuori solitari, offrono, tra i vari livelli di lettura, anche una parodia di Sex and the city, con variazioni sulla combinazione di generi e ruoli dove i protagonisti sono tre uomini e una donna. Nel film di Trish Sie, regista con prove da coreografa al suo attivo, i quattro amici della storia sono trentenni appagati del proprio lavoro all’interno della redazione di un giornale e vivono tutte le opportunità d’incontro che la brillante vita notturna di New York offre loro. L’amicizia che li lega li porta a vivere in maniera divertita la propria condizione di single e a cercare storie di una sola notte, certi di trovare nei propri sodali il rapporto di vicinanza di cui chiunque ha il bisogno. L’ingresso in scena di un aitante corrispondente di guerra cambia gli equilibri all’interno del gruppo: quello che sulla carta appare come un buon partito, ovvero l’uomo dei sogni bello, ricco e intelligente, reggerà poi alla prova della realtà e riuscirà a portare nella quotidianità di Mack, la girl del gruppo, quel senso di affidabilità che solo gli amici di lunga data sembrano offrire?

Players: come affrontare con leggerezza le paure della vita adulta

La sceneggiatura è firmata da Whit Anderson, insignita nel 2018 del premio Writers Guild of America per la serie Ozark e attrice in pellicole ad alto budget Ocean’s 8 di Gary Ross e Yes Man di Peyton Reed interpretato da Jim Carrey. 

La trama di Players pone al centro della narrazione gli standard più classici di quell’età di mezzo in cui si affrontano le paure della vita adulta: impegnarsi in una relazione stabile, prima fra tutte. “Mangi i falafel quando sei triste”, chiosa Adam Miles, interpretato da Damon Wayans Jr. alla migliore amica Mackenzie Cannon, detta Mack, alias Gina Rodriguez, attrice portoricana emersa nella serie Jane The Virgin. Se un amico è capace di rilevarci meccanismi che fino a quel momento erano sfuggiti a noi stessi grazie alla lunga osservazione, possiamo accontentarci di un amore che vede in noi un’immagine che non ci appartiene?  La protagonista deve fare i conti con se stessa per capirlo, per capire, soprattutto, se anche in Tom Ellis, l’uomo che ha deciso di conquistare non più per una notte, bensì per una vita intera, può ritrovare la stessa attenzione e cura, ovvero lo stesso amore che il suo migliore amico sa offrirle.

Mack e gli altri ‘giocatori’ si muovono da anni all’interno di schemi psicologici prefissati dove sanno gestire con abilità e spirito di squadra ogni variabile, certi della possibilità di riuscita di azioni che nel tempo si sono rivelate portatrici di successo ma che, adesso, sembrano non dare più sicurezza: si può basare una relazione su uno schema, chiede Adam a Mack?

Players Gina Rodriguez
Liza Koshy nel ruolo di Ashley, Augustus Prew nel ruolo di Brannagan, Joel Courtney nel ruolo di Little e Gina Rodriguez nel ruolo di Mack in Players. Cr. K.C. Bailey/Netflix ©2023.

La vera domanda che ogni ‘player’ in amore dovrebbe porsi

La scoperta che le interazioni ormai abilmente implementate non bastano più quando si tratta di affrontare il tratto di cammino che ci separa da un nuovo desiderio è la vera questione del film diretto da Sie. La protagonista vuole un cassetto, sagace metafora dello spazio di significanza che chiunque sia in cerca dell’amore vuole che l’altra persona gli riservi. Il punto è: siamo sicuri che quel cassetto sia grande abbastanza per contenere tutte le nostre cose, tutto quello che siamo e che vorremmo essere? Un interrogativo tutt’altro che banale, a cui Players offre una risposta divertente e non scontata, perché, per dirla con i protagonisti, quando vuoi una relazione vera non c’è uno schema che possa aiutarti, c’è solo l’istinto che ci porta a sentire con forza il nostro baricentro e a capire di quanto siamo disposti a spostarlo per raggiungere un nuovo livello di gioco in un rapporto di coppia.  

Spider-Man Noir, Nicolas Cage in trattative per il ruolo

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Spider-Man Noir, Nicolas Cage in trattative per il ruolo

Sembra che i sostenitori di Nicolas Cage abbiano un altro motivo per amare il proprio beniamino. A quanto pare, dopo una iniziale estraneità al progetto, l’attore è in trattative per interpretare Spider-Man Noir nell’omonima serie tv in lavorazione presso Amazon.

Dopo la notizia che Steve Lightfoot, che trai suoi lavori annovera The Punisher, si era unito a Oren Uziel nella sala di scrittura e di produzione, questo rumor sul casting per la serie è sicuramente allettante. Chiaramente non c’è ancora nulla di confermato, ma il casting di Cage per il ruolo avrebbe senso anche grazie allo splendido lavoro di doppiaggio che l’attore ha portato avanti per lo stesso personaggio in Spider-Man: Un nuovo universo.

La serie Spider-Man Noir è il secondo progetto noto basato sui personaggi Marvel controllati da Sony su Amazon. In precedenza era stato annunciato che Amazon stava andando avanti con la serie Silk: Spider Society della showrunner Angela Kang. Non è noto in questo momento quali altri personaggi Marvel saranno presenti negli altri show di Amazon, anche se Sony attualmente controlla oltre 900 di questi personaggi associati al franchise di Spider-Man.

Deadpool e Wolverine: il trailer in versione LEGO

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Deadpool e Wolverine: il trailer in versione LEGO

Sulla scia di 365 milioni di visualizzazioni in 24 ore, il primo trailer Deadpool e Wolverine è diventato il trailer più visto di tutti i tempi. Ora, un intraprendente utente di Twitter di nome Trevor Carlee è riuscito in qualche modo a ricreare l’intero trailer, e a essere onesti, sit ratta davvero di un piccolo capolavoro, perché è stato realizzato interamente in LEGO.

Il trailer iniziale, svelato lo scorso fine settimana durante il più grande evento sportivo dell’anno, il Super Bowl, reintroduce Ryan Reynolds nei panni dell’iconico Deadpool, che si ritrova invischiato con la Time Variance Authority (vista l’ultima volta nella serie Loki dei Marvel Studios su Disney+) e unisce le forze con altri supereroi per affrontare un avversario comune. Dopo due film che lo deridono da lontano, il terzo capitolo annuncia l’integrazione formale di Wade Wilson nell’universo cinematografico Marvel, con collaborazioni con personaggi importanti come Wolverine di Hugh Jackman e, come attualmente ipotizzato, Elektra di Jennifer Garner.

Il cast del film è ulteriormente arricchito da artisti del calibro di Matthew Macfadyen e gli attori di ritorno Morena Baccarin nei panni di Vanessa, Brianna Hildebrand nei panni di Testata Mutante Negasonica e Stefan Kapičić nei panni di Colosso. Anche Emma Corrin fa parte del cast come principale antagonista del film, ma il ruolo non è stato attualmente rivelato.

Deadpool e Wolverine uscirà il 26 luglio 2024. Puoi scoprire maggiori dettagli sul film qui e guardare in streaming i primi due film su Disney+. Guarda il trailer LEGO di Carlee di seguito:

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Ecco il trailer di Deadpool e Wolverine

Deadpool e Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio e segna l’introduzione del Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds nell’universo cinematografico Marvel (con un rating decisamente diverso rispetto ai primi due capitoli). Soprannominandosi “Marvel Jesus”, Deadpool arriva nel MCU dopo essere stato rapito dalla Time Variance Authority, i manager del multiverso visti l’ultima volta in Loki, e si ritrova nello stesso mondo dei Vendicatori.

Sebbene il suo volto non si veda nel trailer, anche Wolverine di Hugh Jackman passa dall’universo di X-Men al MCU. Diretto da Shawn Levy, il film comprende anche Emma Corrin, Morena Baccarin, Rob Delaney, Leslie Uggams, Karan Soni e Matthew Macfadyen.

Road to Oscar 2024: la migliore sceneggiatura originale e adattata

Come ogni anni, gli Oscar 2024 prevedono due categorie di eccellenza dedicate alla sceneggiatura, la prima per la migliore sceneggiatura originale, ovvero la storia che è frutto dell’invenzione dell’autore della stessa, e la seconda è per la migliore sceneggiatura adattata, che parte invece da un’opera pre-esistente, più spesso un libro, ma può essere anche un articolo di giornale, un’inchiesta, un fumetto, insomma un’altra storia che già esiste e che viene declinata nel linguaggio cinematografico.

Le categorie dedicate alle sceneggiature, in occasione dei grandi premi di cinema, sono da sempre quelle che si aggiudicano gli Autori. Branagh, Fennell, Peele, Jonze, Tarantino, Ivory, Allen, Coppola, Almodovar, Coen sono solo alcuni dei nomi che impreziosiscono il palmares di una categoria dei Premi Oscar che più di ogni altra rappresentano l’aspetto culturale e alto della grande macchina cinematografica. E se da una parte è vero che la sceneggiatura è una scrittura di servizio, che per esistere davvero deve essere trasformata in film, è anche vero che la scrittura, la parola sono il seme dal quale poi germoglia il cinema.

Di seguito, ecco i candidati agli Oscar 2024 per migliore sceneggiatura originale e adattata.

Migliore Sceneggiatura (Originale)

Apriamo le danze con una delle sceneggiature che, in quest’anno cinematografico, sembra brillare di più per costruzione, originalità e interesse. Lo script di Anatomia di una caduta firmato da Justine Triet e Arthur Harari è un animale insolito e seducente, così come il film che ne è stato desunto, capace di insinuare il dubbio nella mente dello spettatore con un abilissimo gioco di non detti, mentre sposta continuamente il fuoco del suo discorso, passando con eleganza dal linguaggio procedurale a quello da thriller, fino a quello drammatico e romantico.

Al suo esordio con la sceneggiatura per il cinema, David Hemingson ha offerto a Alexander Payne, autore riconoscibile e ricercato, lo script di The Holdovers – lezioni di vita. La storia si innesta alla perfezione dentro la filmografia e la poetica di Payne, raccontando la vicenda di umanità perse che imparano a essere famiglia, arrangiandosi con quello che hanno e allo stesso tempo riscoprendo per se stessi uno spiraglio di futuro che pensavano non potesse esistere. È facile cadere nella definizione, a volte svalutante, di feel good movie, tuttavia The Holdovers rivendica con fierezza questa etichetta, innalzandone il livello.

Tra le modalità di racconto cinematografico, il biopic rientra in quelle più rischiose, perché si fa interpretazione di personaggi realmente esistiti, adottando un punto di vista, a volte anche solo un momento storico preciso, in cui questa “vita famosa” viene messa in scena. Bradley Cooper e Josh Singer sono consapevoli di questo rischio, tuttavia i potenti mezzi messi a disposizione di Maestro, inclusa la benedizione (e la produzione) di Steven Spielberg, permettono ai due massima libertà. E così, Cooper si prende la briga di non compiere apparentemente nessuna scelta e di bypassare l’importanza della parola come germe vitale del cinema. Lo script diventa strumento per la messa in scena di sé nei panni di Leonard Bernstein. Il risultato è uno sforzo egoriferito in cui l’attore, regista e sceneggiatore vuole a tutti i costi trovare un posto nell’Olimpo di Hollywood, che a tutti gli effetti lo premia (misteriosamente) e lo pone in compagnia di artisti di ben altro calibro.

Come nel caso di Hemingson, anche Samy Burch, esordiente alla sceneggiatura per il cinema, si fa affiancare da un solido narratore per immagini, Todd Haynes, per trasformare in film la sceneggiatura di May December. Il film, unico in categoria ad aver ottenuto una sola nomination, avrebbe mirato anche a dei cenni nelle categorie dedicate agli attori, cenni che non sono arrivati per una concorrenza serrata. Tuttavia è riuscito a spuntarla in questa divisione, che, dicevamo, celebra la potenza della parola. E effettivamente il film è scritto in maniera raffinata, riuscendo a districarsi con leggerezza, mai con superficialità, nei meandri di una storia torbida che manifesta da subito le sue pieghe più oscure. La sensazione generale però è che il film sia finito in cinquina principalmente come omaggio al percorso festivaliero abbastanza luminoso dei mesi scorsi.

Vero e proprio colpo di fulmine di questa stagione cinematografica, Past Lives di Celine Song ha conquistato un posto in cinquina a buon diritto. Ridefinendo i canoni narrativi della “storia d’amore”, la scrittura di Song si presenta delicata e leggera, è capace di raccontare un “amore in potenza” (in mancanza di una definizione migliore) attraverso i non detti, il silenzio e le pause. Il suo compito di sceneggiatrice è facilitato dal fatto che lei stasse ha diretto il film (è il suo esordio), facendo così coincidere le scelte della messa in quadro con l’intenzione dietro le parole stesse. Seppure le possibilità di vittoria sono esili per questi Oscar 2024, la sceneggiatura di Past Lives è un vero e proprio gioiello.

Migliore Sceneggiatura (Adattata)

Apre la cinquina delle migliori sceneggiature adattate American Fiction, scritto e diretto da Cord Jefferson e basato sul romanzo Erasure di Percival Everett. In una scatola apparentemente convenzionale, Jefferson, che esordisce alla regia e alla sceneggiatura con questo progetto, riesce a portare sullo schermo la compenetrazione di generi che si trovano nel testo di partenza. Quella che nasce come una commedia irriverente sui luoghi comuni legati alla percezione della popolazione afro-americanada parte di quella caucasica, negli Stati Uniti, diventa una riflessione agro-dolce sul potere della narrazione e sul senso di appartenenza a una comunità. Il testo si mantiene costantemente su alti livelli di ironia, consegnati con destrezza dal cast, guidato da uno splendido (e anche lui nominato) Jeffrey Wright.

Il fenomeno del box office del 2023, Barbie, arriva agli Oscar con moltissime nomination, e compare a buon diritto anche nella categoria dedicata alla migliore sceneggiatura adattata. Contrariamente a quanto accaduto per i WGA dove il film concorre per la migliore sceneggiatura originale, l’Academy ha deciso di spostare la sceneggiatura di Greta Gerwig e Noah Baumbach nell’altra categoria, dal momento che racconta di personaggi (le bambole Mattel) preesistenti. Di tutti gli elementi di grande valore che costituiscono il film di Gerwig, la sceneggiatura è senza dubbio un’eccellenza: non era semplice mettere in piedi una storia con protagonista Barbie, eppure con ironia, consapevolezza, uno sguardo alla contemporaneità e un tocco di furbizia, la coppia Gerwig/Baumbach è riuscita a sorprendere e, dati del box office alla mano, a farsi amare dal pubblico.

L’aspetto più interessante della visione di cinema di Christopher Nolan è che il regista trova sempre il modo di piegare l’immagine cinematografica alla sua visione. Lo ha fatto con il thriller, con la spy story, con i cinecomic, con lo sci-fi, e con Oppenheimer è riuscito a farlo anche con il biopic. Basato sulla biografia American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer di Kai Bird e Martin J. Sherwin il film è scritto e diretto da Nolan che plasma la sua creatura cinematografica a sua immagine. Riesce ancora una volta nell’intento di giocare con i piani temporali, fornendo allo spettatore, con una sceneggiatura densa e solida, tutti gli strumenti di cui necessita per orientarsi nella ricostruzione storica e emotiva dell’uomo e del genio Oppenheimer.

Povere Creature! è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray e sceneggiato da Tony McNamara, alla sua seconda collaborazione con Yorgos Lanthimos. Definibile come la storia di una esploratrice che cerca con l’esperienza, di sé e del mondo, di saziare la propria curiosità, la storia di Bella Baxter è strutturata come il più classico viaggio dell’eroe, e allo stesso tempo è assolutamente moderno e coerente. La scrittura si mette al servizio del personaggio, dal quale è guidata fino a un compimento perfetto e rotondo del suo viaggio. Povere Creature! è uno dei rari esempi in cui la sceneggiatura non solo è desunta da un romanzo, ma diventa anche uno strumento per creare un mondo adatto alla sua protagonista, la splendida Emma Stone (anche lei nominata).

Vero e proprio fenomeno di questa stagione cinematografica, nominato nella categoria del miglior film internazionale e del miglior film, La Zona di Interesse è senza dubbio, per citare il suo stesso titolo, il lavoro più interessante che vedremo trai protagonisti degli Oscar 2024. Il film, scritto e diretto da Jonathan Glazer e adattamento del romanzo omonimo del 2014 scritto da Martin Amis, racconta l’orrore dell’olocausto da un punto di vista inedito. Il lavoro svolto da Glazer nel trasportare al cinema le parole di Amis si è basato principalmente su ciò che non viene detto, né mostrato, ma soltanto evocato. Per questo, il sound design del film è una vera e propria opera d’arte e la sceneggiatura è la principale artefice di questa scelta artistica. Trai front runner di categoria, La Zona di Interesse è il film da tenere d’occhio.

Previsioni: chi vincerà per le migliori sceneggiature agli Oscar 2024?

Oscar 2024I dieci nominati di categoria comprendono storie che hanno dato voce al nostro tempo, storie che hanno trovato grande riscontro nel pubblico, che guardano all’universale e ai grandi temi legati all’esistenza, ma anche al piccolo e ai turbamenti e alle idiosincrasie quotidiane con cui ci confrontiamo tutti.

Il giudizio è rimesso al gusto dell’Academy, che la notte del 10 marzo, dal Dolby Theatre, incoronerà il meglio dell’industria cinematografica degli ultimi dodici mesi, tuttavia questo non toglie il divertimento e anche il tentativo di fare delle previsioni. Chiaramente non ci si riferisce al migliore di categoria, ma a quello che con più probabilità verrà riconosciuto dall’Academy e dai suoi votanti. Per quello che riguarda la categoria della migliore sceneggiatura originale, il premio a Anatomia di una caduta sembra in cassaforte. Triet sta riscuotendo un successo senza precedenti negli USA per una tale produzione. In merito alla migliore sceneggiatura adattata, invece, i giochi non sembrano così semplici. Se da una parte American Fiction è forse il titolo più forte in quanto a qualità di scrittura, La Zona di Interesse potrebbe essere il film che, a ragione, l’Academy vuole premiare in questa categoria, mentre gli altri tre titoli, trai più nominati degli Oscar 2024, sembrano destinati a splendere in altre categorie.

L’uomo da sei milioni di dollari, non c’è ancora uno studio per il remake della serie

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Un nuovo rapporto fornisce un aggiornamento deludente sulla produzione di L’uomo da sei milioni di dollari. Con protagonista Mark Wahlberg, il film è un remake della omonima serie TV che segue la storia di un pilota collaudatore nucleare ferito che viene ricostruito con arti e impianti bionici. L’uomo da sei milioni di dollari andò in onda per cinque stagioni dal 1974 al 1978.

Secondo un report di TheWrap, l’aggiornamento più recente sul progetto non sembra promettente. Secondo la fonte, L’uomo da sei milioni di dollari non ha ancora uno studio. Questo aggiornamento contraddice direttamente la notizia più recente in merito al progetto secondo cui Wahlberg sembrava molto più ottimista riguardo all’accordo con Skydance, affermando che avrebbero avuto i diritti sul film “molto presto”, dando il via alla produzione.

Sebbene Wahlberg non abbia detto che l’accordo con Skydance fosse concluso, sembrava implicare che ciò sarebbe certamente accaduto in tempi brevi. Nella sua dichiarazione di dicembre, Wahlberg ha anche fatto riferimento alla “dura battaglia” necessaria per realizzare L’uomo da sei milioni di dollari.

Nel 2014 ha cominciato a circolare la notizia della volontà di realizzare un film dalla serie, nel 2020 il titolo è stato addirittura nella schedule di programmazione delle uscite della Warner Bros, salvo poi venire eliminato. Chissà quando e se questo progetto riuscirà a vedere la luce.

Kurt Russell spiega la differenza tra Quentin Tarantino e John Carpenter

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Kurt Russell rivela ciò che ha imparato su Quentin Tarantino e John Carpenter riflettendo sulla sua carriera di attore. Russell ha lavorato per la prima volta con l’acclamato regista di Halloween nel film biografico di Carpenter del 1979, Elvis, e in seguito i due hanno collaborato in Fuga da New York, La cosa, Grosso guaio a Chinatown e Fuga da Los Angeles. Ha poi lavorato con Tarantino su due lungometraggi, a cominciare da Death Proof del 2007, prima di riunirsi a lui per The Hateful Eight del 2015.

Mentre Kurt Russell ripercorreva la sua carriera con GQ, l’attore ha brevemente accennato a ciò che rende sia Carpenter che Tarantino registi unici quando ha recensito il suo lavoro su Death Proof.

Mentre Russell afferma che Tarantino è stato ispirato dal lavoro di Carpenter, lo stile di Carpenter è più riservato rispetto a quello ampolloso del primo, sebbene le loro motivazioni li accomunino. Ecco cosa ha spiegato Kurt Russell sulla differenza tra Tarantino e Carpenter:

“Uno dei motivi per cui Quentin ha iniziato a fare film è grazie a John Carpenter. Voglio dire, lo so per sua stessa ammissione. John è più riservato nel suo umorismo e nel suo stile. Quentin è molto, molto estroverso. Ma ci sono anche molte somiglianze in ciò che guida il loro fascino nel realizzare un film. Non è come un regista che cerca una visione. Ce l’hanno in testa ed è solo questione di avere la libertà di dire “mi piace, mi piace, così, non mi piace, non mi piace”, sai, è facile per loro.”

Tarantino non è mai stato riservato riguardo alla sua ammirazione per la filmografia di Carpenter, raccontando in lunghe interviste le sue esperienze con il regista e il suo lavoro durante i suoi trentadue anni di carriera. Discutendo delle ispirazioni dietro The Hateful Eight nel 2015, Tarantino ha rivelato che La Cosa ha ispirato non solo il western, ma anche il suo debutto Le Iene attraverso il suo uso di tensione e paranoia in un ambiente limitato con un piccolo cast. Tarantino ha anche accreditato La Cosa come uno dei pochi film horror che lo spaventano, mostrando la sua ammirazione per Carpenter sia in qualità di regista che di spettatore.

Robert Downey Jr. commenta il passaggio dal MCU al ruolo da Oscar in Oppenheimer

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Robert Downey Jr. ha commentato il passaggio della sua carriera dall’interpretare Iron Man nel Marvel Cinematic Universe all’avere un ruolo chiave in Oppenheimer. Downey ha inaugurato l’MCU con Iron Man del 2008, interpretando Tony Stark fino a quando il personaggio si è sacrificato per salvare l’universo in Avengers: Endgame del 2019. Ora che il suo tempo alla Marvel è apparentemente finito – senza che nessun film in arrivo nel MCU abbia in programma di riproporlo – Robert Downey Jr. ha commentato il passaggio da un ruolo all’altro, quello di Lewis Strauss, una specie di avversario e nemico del protagonista (Cillian Murphy), nel film di Christopher Nolan.

Ai BAFTA di domenica scorsa, dove Robert Downey Jr. ha vinto il premio come migliore interprete maschile non protagonista, l’attore ha commentato scherzosamente il suo passaggio da Iron Man a Oppenheimer.

“Ho interpretato un ragazzo di nome Tony nel MCU per circa 12 anni. E poi recentemente Chris Nolan mi ha suggerito di tentare un approccio discreto come ultimo disperato tentativo di resuscitare la mia credibilità in declino.”

https://twitter.com/DiscussingFilm/status/1759279140920754375?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1759279140920754375%7Ctwgr%5Ec1fde9c5791d66e3f1d9d69a31af67311a248e71%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Frobert-downey-jr-mcu-oppenheimer-2024-bafta-speech%2F

Dopo poco più di un decennio nei panni di Iron Man in alcuni dei migliori film dell’MCU, Downey Jr. sta riscontrando un diverso tipo di successo grazie al suo ruolo in Oppenheimer del regista Christopher Nolan, con la star che sta collezionando premi come miglior attore non protagonista. Downey ha scherzato sul suo periodo come Iron Man, dicendo che l’Oppenheimer di Nolan è stato “un ultimo disperato tentativo di resuscitare la [sua] diminuita credibilità” dopo aver girato film del MCU.

Chiaramente l’attore è ironico, dal momento che ha sempre professato il suo amore per il personaggio di Tony Stark e per il MCU che gli hanno regalato una seconda vita cinematografica dopo dei periodi bui non troppo felici.

Dune: Dave Bautista descrive una scena tagliata dal primo film che non vedremo mai

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Dave Bautista ha parlato di una scena cancellata del primo film di Dune di Denis Villeneuve. Nell’adattamento del 2021, Bautista interpreta Glossu Rabban e riprenderà il ruolo per il prossimo sequel, Dune: Parte 2. In quanto nipote del barone Vladimir Harkonnen (Stellan Skarsgård), Rabban è un individuo crudele e brutale messo al comando del pianeta Arrakis, ignaro di essere una pedina nei piani più grandi del barone. Rabban condivide la storia anche con Gurney Halleck (Josh Brolin), sopravvissuto al massacro della Casa Atreides e che ritornerà anche lui nel sequel.

Parlando con Collider, Dave Bautista ha condiviso nuovi dettagli su una scena cancellata del primo film con Rabban e il Mentat degli Harkonnen, Piter De Vries (David Dastmalchian). Dato che Villeneuve ha recentemente spiegato che non distribuirà mai nessuna delle scene cancellate di Dune, la scena tra Bautista e Dastmalchian non verrà mai vista. Ecco cosa ha raccontato l’attore:

“È solo che in questo momento sto pensando: “Dio, lui [Villeneuve] si arrabbierà con me se lo dico?” Ma no, non è niente di grave. Non sto svelando nulla, ma avevo una scena nel primo film con Dave Dastmalchian in cui intimidivo il suo personaggio, ed era molto breve, ma volevo che venisse vista per ragioni egoistiche, perché amo così tanto Dave. Immagino che semplicemente non si adattasse o ci fossero problemi di spazio o di ritmo. Quelle decisioni sono ben oltre la mia volontà. Ma sì, sono rimasto deluso di non averla vista nel film finito.”

Cosa aspettarsi da Dune – Parte Due?

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film Dune – Parte Due vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà nei cinema il 28 Febbraio 2024.

Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune – Parte Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

Make-Up Artists and Hair Stylists Guild 2024: vincono Maestro e Saltburn

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Maestro e Saltburn hanno portato a casa i premi principali ai premi Make-Up Artists and Hair Stylist Guild (IATSE Local 706). La gilda ha tenuto la sua undicesima cerimonia di premiazione annuale domenica sera al Beverly Hilton Hotel.

La serata si è aperta con la consegna dei premi d’onore. L’attrice nominata all’Oscar Annette Bening è stata insignita del premio Distinguished Artisan. Tuttavia, a causa del COVID, Diana Nyad ha accettato il premio a suo nome.

Michael Westmore ha ricevuto il Vanguard Award per il suo lavoro in “Rocky”, “Star Trek”, “Mask” e “Raging Bull”. Kevin Haney ha ricevuto il premio alla carriera per il suo lavoro in “A spasso con Daisy”, “Guardiani della Galassia Vol. 3” e “Hocus Pocus 2”.

Sembra interessante notare che, sebbene non sia riuscito a entrare in nessuna cinquina per gli Oscar 2024, Saltburn di Emerald Fennell ha conquistato la gilda. Ecco di seguito i vincitori:

FILM

Best Contemporary Makeup

“Saltburn” (Siân Miller, Laura Allen)

Best Period and/or Character Makeup

“Maestro” (Sian Grigg, Jackie Risotto, Elisa Tallerico, Nicky Pattison-Illum)

Best Special Makeup Effects

“Maestro” (Kazu Hiro, Sian Grigg, Duncan Jarman, Mike Mekash)

Best Contemporary Hair Styling

“Saltburn” (Siân Miller, Laura Allen)

Best Period Hair Styling and/or Character Hair Styling

Barbie” (Ivana Primorac, Marie Larkin, Clare Corsick)

TELEVISION SERIES

Best Contemporary Makeup

“The Idol” (Kirsten Sage Coleman, Mandy Artusato, Jessie Bishop, Erin Blinn)

Best Period and /or Character Makeup

The Crown” (Cate Hall, Emilie Yong-Mills, Debbie Ormrod, Stacey Holman)

Best Special Makeup Effects

Best Contemporary Hair Styling 

“The Morning Show” (Nicole Venables, Jennifer Petrovich, Janine Thompson, Lona Vigi)

Best Period and/or Character Hair Styling

“Queen Charlotte: A Bridgerton Story” (Nic Collins, Giorgio Galliero)

TELEVISION SPECIAL

Best Contemporary Makeup

“Dancing With the Stars” (Julie Socash, Donna Bard, Lois Harriman, Sarah Woolf)

Best Period and/or Character Makeup

“Saturday Night Live” (Louie Zakarian, Amy Tagliamonti, Jason Milani, Joanna Pisani)

Best Special Makeup Effects

“Saturday Night Live” (Louie Zakarian, Jason Milani, Bradon Grether, Tom Denier Jr.)

Best Contemporary Hair Styling

“Dancing With the Stars” (Kimi Messina, Joe Matke, Amber Nicholle Maher, Marion Rogers)

Best Period and/or Character Hair Styling

“Dancing With the Stars” (Kimi Messina, Dwayne Ross, Joe Matke, Brittany Spaulding)

DAYTIME TELEVISION GAME SHOW OR TALK SHOW

Best Makeup

“The Boulet Brothers’ Dragula” (Swanthula Boulet, Dracmorda Boulet)

Best Hair Styling

“The Young and the Restless” (Lauren Mendoza, Justin Jackson, Michelle Corona, Diana Santana)

CHILDREN AND TEEN TELEVISION PROGRAMMING

Best Makeup

“American Born Chinese” (Jorjee Linda Douglass, Mara Rouse, Nicole Hawkyard, Ralis Kahn)

Best Hair Styling

“The Santa Clauses” (Anissa Emily Salazar, Nina Adado, Morgan Ferrando, Patricia Lansingh)

COMMERCIALS AND MUSIC VIDEOS

Best Makeup

“American Horror Story: Delicate” (Kerry Ann Herta Jason Collins Alyssa Morgan Orlando Marin)

Best Hair Styling

“American Horror Story: Delicate” (Joe Matke, Jeri Baker, Johnny Lomeli)

THEATRICAL PRODUCTIONS (Live Stage)

Best Makeup

“Dr. Seuss’ How The Grinch Stole Christmas! The Musical” (Robyn-Marie Rebbe, Chloe Nil Acerol, Ashley Roller, Angelina Avallone)

Best Hair Styling

Finalmente l’alba: la storia vera che ha ispirato il film di Saverio Costanzo

Arrivato nelle sale il 14 febbraio, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo si sta guadagnando l’attenzione di un pubblico molto variegato, che lo ha già riconosciuto come uno di quei film metacinematografici di cui la nostra industria ha bisogno, e che ne porta in scena magia e atmosfere senza dimenticarsi di trattare tematiche importanti quali il femminicidio. Ed è in realtà proprio da qui che parte il lungometraggio del regista, il quale traccia le coordinate della storia ispirandosi liberamente a un fatto di cronaca nera che sconvolse l’Italia degli anni Cinquanta, denominato il caso Montesi.

L’inizio

È il 9 aprile 1953 quando sulle spiagge di Torvaianica una giovanissima muore infatti in circostanze sospette. Viene ritrovata riversa sulla battigia, priva di alcuni indumenti fra cui reggicalze e scarpe, ma nessuno capisce cosa sia accaduto. Forse un malore mentre tentava di fare un pediluvio in acqua. O forse un omicidio? La vittima è Wilma Montesi, appartenente alla Roma popolare, con un sogno nel cassetto mai realizzato: farsi strada in quel mondo di luci – e ombre – che è il cinema, nell’allora Hollywood sul Tevere, Cinecittà, luogo da sempre magico e, se vogliamo, senza tempo. Un cold case che coinvolse lo Stivale intero, dove l’estasi dello scandalo inebriava una società che piuttosto che piangere la vittima e chiedere per essa giustizia, speculava e formulava congetture, ipotesi, storie, per riempire le pagine dei grandi rotocalchi, abbandonando un’ “ingenuità” che non sarebbe più tornata.

Fra i presunti colpevoli di un assassinio in seguito mai chiarito ci furono politici di un certo spessore e alcuni personaggi della Capitale elitaria, che trasformarono a tutti gli effetti la morte di Wilma Montesi nel primo caso dal forte rilievo mediatico. Un evento amaro e triste, fatto di sogni infranti, verità non dette e abuso del potere. Elementi serviti a Saverio Costanzo per assestare dunque l’ossatura narrativa del suo Finalmente l’alba, da cui parte un racconto di riscatto, reso possibile grazie a Mimosa, protagonista di un percorso di crescita avvenuto in una sola notte, talmente densa e articolata da sembrare una vita intera. Notte di festa dove però fra alcol, decadenza e illusioni, Mimosa scrive la sua storia, e con coraggio, addentrandosi nei chiaroscuri di divi o aspiranti tali, scopre se stessa. Ma a Wilma cosa è successo?

Il ritrovamento di Wilma sulla spiaggia

Finalmente l'alba

I riferimenti al caso Montesi in Finalmente l’alba sono tanti e influenzano il processo di formazione della stessa protagonista. Oltre ad alcune immagini visivamente potenti e simboliche (una fra queste l’ “incontro” fra Mimosa e Wilma a Cinecittà, con la scoperta da parte della prima dell’omicidio attraverso un filmato che alcuni uomini stanno guardando in sala), ci sono dei personaggi inseriti nel contesto filmico che – se non si conosce la storia – coglierne il significato e l’importanza della loro presenza risulta più difficile. Perciò, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa successe dopo la scoperta del corpo di Wilma Montesi, e chi fu accusato di essere implicato nella sua morte. Lo diciamo subito: all’epoca ci furono diverse versioni dei fatti e come accennavamo poco prima la risoluzione del caso non c’è mai stata, per cui quello che spieghiamo sono le linee principali su cui si sono sviluppate le indagini.

Il corpo della Montesi venne ritrovato da un manovale che faceva colazione sulla spiaggia, Fortunato Bettini, l’11 aprile del 1953, ancora in buono stato, indi per cui il medico legale stabilì che la morte poteva essere avvenuta almeno quarantotto ore prima e la causa, inizialmente, la attribuirono a un malore che la giovane ebbe mentre bagnava i piedi in acqua. Scivolata dopo aver perso i sensi, sarebbe di conseguenza annegata. Esclusero la violenza sessuale, nonostante poco dopo un altro medico constatò che le tracce di sabbia negli indumenti intimi potevano invece essere conferma di un abuso. Nonostante questo, la polizia diede per buona l’ipotesi dell’incidente e il caso si chiuse.

Le nuove ipotesi e la riapertura delle indagini

Finalmente l'alba film

Il 4 maggio, però, ci furono degli sviluppi. Il quotidiano napoletano Roma ipotizzò che ci fosse un grosso complotto dietro la morte di Wilma, e che qualcuno voleva proteggere i veri assassini. A esso, si unirono altre testate rinomate quali Corriere della Sera e Paese Sera, di cui quest’ultimo pubblicò un articolo in cui diceva che un certo “biondino” aveva portato in questura l’abbigliamento mancante di Wilma. L’identità, fino alla fine di maggio, non fu svelata, pur i giornalisti sapendo di chi si trattasse. Solo più avanti è una rivista comunista – Vie Nuove – a confermarlo, riconoscendo nel “biondino” la figura di Piero Piccioni, figlio del Vicepresidente del Consiglio Attilio Piccioni. Piero era anche compagno di Alida Valli. La notizia sollevò un certo scalpore, e lo scandalo continuò a essere alimentato fra i cittadini e nei rotocalchi stessi, finché Piccioni non querelò per diffamazione il giornalista dell’articolo, Marco Cesarini Sforza. A ottobre dello stesso anno è il direttore del periodico scandalistico Attualità, Silvano Muto, a riportare l’attenzione sulla morte della giovane. Da quanto scrisse, aveva svolto alcune indagini nella Roma bene dove c’era una certa Adriana Concetta Bisaccia, giovane che aveva raccontato di aver partecipato assieme a Wilma a un’orgia in una villa a Capocotta, sul litorale romano.

Lì le due avevano interagito con personaggi famosi – soprattutto politici – e Montesi aveva in quell’occasione assunto droghe e alcol che l’avrebbero fatta sentire male. Non solo, dopo il mancamento, secondo Bisaccia qualcuno l’avrebbe portata incosciente sulla spiaggia dove sarebbe stata poi abbandonata. Chi venne citato nell’articolo come responsabile fu, di nuovo, Piero Piccioni e poi Ugo Montagna, il proprietario della villa. Pensiero comune da lì in poi fu che le forze dell’ordine stavano insabbiando tutto per difendere tali noti esponenti. Più avanti, un’altra ragazza che si dichiarava essere stata amante di Montagna, Maria Augusta Moneta Caglio Bessier d’Istrai, scrisse un memoriale dove confermò quanto raccontato dai giornali fino ad allora, ossia che Piccioni e Montagna erano coinvolti, e che con Montesi quest’ultimo aveva una liason. In seguito, si disse che Ugo Montagna era stato addirittura informatore dei nazisti, oltre che essere responsabile di organizzare incontri con diverse donne nella sua tenuta per soddisfare necessità dei suoi invitati. Ufficialmente, il caso sull’omicidio Montesi fu riaperto a marzo del ’54 e vennero arrestati sia Montagna che Piccioni, il primo accusato di omicidio colposo e uso di droghe, il secondo di favoreggiamento insieme al questore Saverio Polito, per il medesimo motivo.

Un caso mai risolto

Finalmente l'alba

Arriviamo al 1957. Dopo aver indetto un processo penale per Montagna, Piccioni e Polito, le cose cambiarono ancora. Alida Valli, infatti, andò in soccorso di Piccioni, sganciando un alibi in suo favore, in cui diceva che nei giorni prima della morte di Wilma lui si trovava con lei a Ravello e che se ne era andato da lì il 9 aprile ma solo dopo le due di pomeriggio, per recarsi poi da un medico in quanto aveva dolori alla gola. La versione fu confermata, fra gli altri, anche dall’infermiere che se ne prese cura a casa. Montagna, invece, disse che non aveva mai conosciuto Montesi, mentre Polito confermò di nuovo la tesi ufficiale del malore in acqua. Alla fine, il tribunale li diede per innocenti, assolvendoli con formula piena. Da lì in poi il caso è stato avvolto sempre più nel mistero e non si è mai riuscito a capire chi fosse il colpevole. Molte sono le piste tracciate, ma ancora oggi è difficile credere alla tesi secondo cui Wilma Montesi si sia sentita male. Una cosa è certa: dalla scoperta del corpo, l’attenzione non fu mai per la ragazza, bensì per tutto quello che c’era dietro, tanto da surclassare la tragedia.

Mimosa, non solo Wilma

Finalmente l'alba film

Saverio Costanzo non è stato il primo a parlare del caso Montesi, né tantomeno a portare sul grande schermo quella che fu l’Italia del Dopoguerra, fra contraddizioni, illusioni e abuso dell’informazione. Nel 1960, con La dolce vita, Federico Fellini si immerge completamente in quel mondo oramai privo di scrupoli, e attraverso l’odissea di Marcello, catapulta il pubblico in quella che era la società degli anni Cinquanta: una Babilonia hollywoodiana governata da un’euforia incontrollata.

In Finalmente l’alba ci sono diversi collegamenti e suggestioni del film del regista romagnolo: dalla rappresentazione di una decadenza, ai paparazzi e giornalisti invadenti, alle dive (anche solo negli abiti Josephine Esperanto ricorda la Sylvia di Anita Ekberg), fino alla festa in una villa sul litorale romano, dove nel caso de La dolce vita il giorno seguente viene ritrovato morto sulla spiaggia un pesce strano, chiamato “mostro marino”, che simbolicamente rappresenta Wilma Montesi. Se è vero che Mimosa ripercorre gli stessi passi di Wilma, come afferma Costanzo, e lo fa con una consapevolezza diversa poiché è a conoscenza di quanto accaduto (il viaggio di Mimosa si svolge, come abbiamo accennato, poco dopo), è vero anche che non ne aderisce totalmente, avendo Mimosa non solo un epilogo differente, ma una dimensione di sé diversa che le permette di non essere risucchiata in quel vortice infame.

C’è un collegamento con la Paola felliniana?

Ecco che da qui nasce una riflessione molto particolare, che potrebbe collegare Mimosa a Paola, l’angelica ragazza che Marcello incontra ne La dolce vita in una trattoria sul mare dove quest’ultima lavora. Il giornalista, ne apprezza di lei non solo la semplicità, ma la purezza delle sue aspirazioni mentre racconta di voler diventare una dattilografa. Lei non è disillusa come Marcello, ed infonde una tenerezza sia nell’atteggiamento che nello sguardo molto simile a Mimosa. Paola la ritroviamo nel finale de La dolce vita sulla stessa spiaggia dove giace il pesce morto, all’indomani del festino a cui Marcello ha partecipato (un parallelismo con Mimosa, la quale in una delle scene finali si ritrova proprio come Paola sulla spiaggia dove è stata rinvenuta Wilma).

In quella scena, vediamo Paola non riuscire a parlare con Marcello, ma capiamo che è felice, forse è riuscita pure a realizzare il suo sogno. Cerca di farlo andare verso di lei, prova in tutti i modi a farsi sentire, ma non c’è niente da fare. Sembra impossibile udirla. Marcello ci prova e ci riprova, poi se ne va. Da sempre questo finale rappresenta l’incomunicabilità fra due mondi opposti, quello puro della ragazza e quello calante e corrotto di Marcello, il quale si dice non abbia compreso le sue parole perché oramai smarritosi e in una condizione di perdizione irrecuperabile. Un contrasto che si nota tanto ne La dolce vita, mettendo a confronto Paola e Marcello, quanto in Finalmente l’alba, fa la medesima cosa con Mimosa e tutto il resto dei partecipanti alla festa nella villa dove la protagonista trascorre l’indimenticabile notte.

Finalmente l’alba e Fellini

Come vediamo in Finalmente l’alba, Mimosa si scontra con una furiosa realtà che cade man mano in pezzi durante tutta la narrazione, ma sceglie di rimanere se stessa, di preservare la sua semplicità, la sua vera essenza, a favore di una crescita consapevole. Paola, allo stesso modo, sceglie di non raggiungere Marcello, ma bensì di invitarlo a fare il contrario, e in quel caso è come se opponesse la stessa resistenza di Mimosa. Non cade, non cede.

Rimane fedele a se stessa. Il contrasto, dunque, è molto simile, così come paiono chiari i punti di contatto fra le due, e per cui ci fa chiedere: se ciò che è rappresentato simbolicamente da Fellini, attraverso Paola, ci fosse stato mostrato concretamente da Saverio con Mimosa? Fra l’altro, il fatto che Paola sia sullo stesso lembo di battigia dove è stato ritrovato il pesce, quindi la Montesi, potrebbe rafforzare questa connessione fra le due. Da una parte, infatti, c’è la vita, dall’altra la morte. Da una parte Wilma, dall’altra Mimosa e Paola, e quel lieto fine, quel riscatto, che i registi, come noi tutti, volevano per un’anima che forse così potrebbe trovare la pace. E allora, cosa ha fatto Saverio Costanzo con Finalmente l’alba? Ha dato a Wilma Montesi la possibilità di vivere ancora. Le ha dato quel futuro che immaginava.

True Detective: Night Country, analisi e spiegazione del finale

True Detective: Night Country, analisi e spiegazione del finale

Si è conclusa con un successo di pubblico la quarta stagione di True Detective, intitolata True Detective: Night Country che ha visto protagonisti Jodie Foster e Kali Reis. Come spesso è già successo nel corso delle altre stagioni dello show targato HBO, il finale rimane enigmatico. Vale anche per il finale di Night Country dove la storia è colma di riferimenti a leggente e credenze dei nativi dell’Alaska. Ma cosa succede veramente nel finale della serie tv? Ripercorriamolo insieme con tutte le spiegazioni del finale di True Detective: Night Country.

Cosa succede nel finale di True Detective: Night Country?

Dopo aver scoperto che lo scienziato scomparso Raymond Clark (Owen McDonnell) si è nascosto in un laboratorio segreto sotterraneo in una grotta di ghiaccio che si collega al centro di ricerca Tsalal, Danvers e Navarro si rendono conto che il laboratorio è stato il luogo in cui Annie K è stata uccisa. Costringono quindi Clark a rivelare tutti i suoi segreti.

Mentre usciva con Clark, Annie K aveva scoperto che Tsalal non solo falsificava i numeri della tossicità di Silver Sky, ma pagava la miniera per produrre ancora più rifiuti, perché l’inquinamento ammorbidiva il permafrost artico al punto che i ricercatori potevano estrarre con successo dal ghiaccio un microrganismo scientificamente rivoluzionario. Inorridita da ciò che avevano fatto, Annie si intrufolò nel laboratorio e distrusse anni di lavoro prima di essere aggredita e pugnalata più di 30 volte dagli altri scienziati mentre Clark la guardava. Nonostante abbia detto che non le avrebbe mai fatto del male, alla fine è stato Clark a finire il lavoro soffocando Annie. Tuttavia, sostiene che sia stato il poliziotto inviato dalla miniera per spostare il suo corpo, cioè Hank (John Hawkes), a tagliarle la lingua.

Clark continua a dire che Annie è tornata dalla morte per uccidere gli altri scienziati. Ma dopo essere fuggito all’esterno per suicidarsi nella tempesta, Danvers e Navarro pensano di ispezionare la botola del laboratorio sotterraneo per cercare indizi su ciò che potrebbe essere accaduto la notte in cui gli uomini di Tsalal sono scomparsi. Lì trovano l’impronta di una mano a cui manca la metà superiore delle ultime due dita, proprio come la mano di Blair Hartman (Kathryn Wilder), la donna del posto che lavora all’impianto di lavorazione dei granchi Blue King e che abbiamo conosciuto nell’episodio 1, quando Navarro si è presentato per indagare su un confronto tra Blair, il suo ex violento, e Bee (Diane E. Benson), la collega di Blair. Sia Blair che Bee sono comparse più volte nel corso della stagione.

Nel finale di True Detective: Night Country Danvers e Navarro si recano a casa di Bee, dove si trova Blair, e Bee racconta loro la sua storia. Nelle scene di flashback vediamo che, mentre lavorava come addetta alle pulizie presso le strutture di Tsalal, Bee scoprì che erano stati gli scienziati a uccidere Annie K. Lei, Blair e un gruppo di altre donne indigene locali fecero quindi irruzione a Tsalal con le armi, radunarono gli uomini e li lasciarono liberi nella natura artica nuda. Quando Navarro chiede se sono state loro a uccidere gli uomini, Bee risponde che “se lo sono fatto da sole”. Quando hanno scavato nella sua casa nel ghiaccio. Quando hanno ucciso sua figlia lì dentro… Se li voleva, li prendeva. E se non li voleva, i loro vestiti erano lì per loro. Sarebbero stati mezzi congelati, ma sarebbero sopravvissuti. Ma non lo fecero. Credo che lei volesse prenderli”.

True Detective: Night Country spiegazione finale
Jodie Foster è Liz Danvers e Kali Reis è Evangeline Navarro nel finale di True Detective: Night Country. Michele K. Short—HBO

In base a una serie di allusioni emerse nel corso della stagione True Detective: Night Country, l’inafferrabile “lei” in questione sembra essere un riferimento a Sedna, la dea inuit del mare (la stessa figura mitica di cui Darwin, il figlio di Prior, ha fatto un disegno nell’episodio 1). Esistono varie iterazioni della leggenda di Sedna, ma in generale si racconta che Sedna fu annegata nell’oceano dal padre, che le tagliò le dita per impedirle di risalire sulla sua barca. Poi tornò come dea per vendicarsi di coloro che le avevano fatto un torto e che avevano alterato l’equilibrio del mondo naturale.

C’è una lettura degli eventi nella serie, come nell’originale True Detective, tra l’altro, che si attiene assolutamente alla realtà“, ha detto lo showrunner Issa López durante una tavola rotonda in vista della prima stagione. “C’è una spiegazione reale per ogni singolo evento della serie che non richiede la presenza del soprannaturale. Ma c’è una lettura in cui ogni evento è legato a quello che io chiamo un mondo più ampio, e sta a voi, come in un test a macchia d’inchiostro, decidere quale serie state guardando“.

Danvers e Navarro prendono la storia di Bee con filosofia, chiarendo che sosterranno la spiegazione che una valanga di lastroni ha ucciso gli uomini di Tsalal piuttosto che denunciare le donne. La loro reazione è in linea con quanto abbiamo appreso sulla coppia: Navarro “ha un problema” con la violenza sulle donne e Danvers, anche se a volte è più riluttante a mostrarlo, condivide questo sentimento.

Jodie Foster nel finale di True Detective-night country
Jodie Foster è Liz Danvers nel finale di True Detective: Night Country. Michele K. Short—HBO

Cosa significa il finale di True Detective: Night Country?

Durante la loro notte a Tsalal, Navarro e Danvers sono tormentati da segni provenienti da quello che chiameremo l’aldilà (il misterioso regno dei morti che ha avuto un ruolo significativo in Night Country). Infatti, oltre alle inquietanti apparizioni di arance fantasma e vetri rotti, entrambe sembrano letteralmente perseguitate dai fantasmi del loro passato (Danvers dal figlio Holden e Navarro dalla madre e dalla sorella).

Secondo López, Danvers rappresenta “la non credente che nei momenti di dubbio crede, e [Navarro] la credente che nei momenti di dubbio dubita“, e la tensione tra i due per la loro diversa visione della morte è cresciuta nel corso della stagione. “C’è qualcosa là fuori che mi chiama”, dice Navarro a una Danvers frustrata a un certo punto del finale. “Devi sapere qualcosa. C’è di più, Liz. C’è molto di più di questo“.

Proprio come Rust (Matthew McConaughey), un tempo impenitente e nichilista, nella prima stagione, Danvers sembra alla fine cambiare idea. Dopo che Navarro ha salvato Danvers da sotto il ghiaccio, Navarro le dice che quando Holden è apparso in una delle sue visioni, le ha detto che “vede” Danvers. Questo è un riferimento diretto al gioco del “peek-a-boo” che Danvers e Holden fanno ripetutamente nelle sequenze di flashback, ma si collega anche al simbolismo della cecità in un occhio che ricorre in tutta la stagione (si pensi all’orso polare con un occhio solo, sia impagliato che vivente, ecc.)

Nel podcast ufficiale di Night Country della HBO, López ha dichiarato che il gioco è “un po’ una metafora” e “un riferimento al fatto che vediamo solo una parte di ciò che ci circonda“.

Quando nel 2014 andò in onda il finale della prima stagione, l’allora critico televisivo del TIME James Poniewozik sostenne che lo sviluppo più scioccante della serie era il cambiamento di prospettiva di Rust (Matthew McConaughey) dopo aver percepito la presenza della figlia defunta durante la sua esperienza di pre-morte. “C’era un colpo di scena finale, però, e non aveva nulla a che fare con la trama, ma piuttosto con la psiche, o oserei dire l’anima, del cupo Rust Cohle“, scrisse Poniewozik. “Lui vede il significato. Qui c’è una storia, una sola storia, la più antica, sulla lotta tra luce e oscurità. A lui e a Marty è stato dato un pezzetto di buio da estinguere ma, proprio come per gli uomini con le maschere, non riusciranno mai a ottenerlo tutto. Ma, dice, “una volta c’era solo il buio. Secondo me, la luce sta vincendo“.

Considerando questa nota conclusiva, è giusto che le scene finali di Night Country si svolgano mesi dopo la fine della notte polare, nel primo lungo giorno dell’anno. Mentre Danvers viene interrogato sugli eventi accaduti intorno agli omicidi di Tsalal, vediamo nei flashback che (dopo essersi assicurato che Danvers trovasse la registrazione che aveva fatto di Clark che confessava tutto quello che avevano fatto gli uomini di Tsalal) Navarro alla fine si è allontanato dal ghiaccio, presumibilmente per raggiungere sua madre e sua sorella nell’aldilà.

Tuttavia, come notano i poliziotti che interrogano Danvers, nei mesi successivi alla scomparsa di Navarro, la si è vista ancora in giro per la città. Con la miniera chiusa e la situazione a Ennis apparentemente in ripresa, la presenza simbolica di Navarro sembra rimandare alla rivelazione del finale del significato del suo nome Iñupiaq: il ritorno del sole dopo una lunga oscurità.

Una famiglia all’improvviso: la storia vera dietro il film

Una famiglia all’improvviso: la storia vera dietro il film

Una delle grandi regole non scritte del cinema è: parla di ciò che conosci. Solo così, infatti, si può dar vita a qualcosa realmente in grado di comunicare ad un ampio numero di persone. Il regista Alex Kurtzman ha dunque preso in parola tale detto per il suo debutto dietro la macchina da presa, andando a raccontare con il film Una famiglia all’improvviso una vicenda accadutagli realmente, riadattando però il tutto affinché non coincidesse interamente con la realtà. Insieme al suo storico collaboratore Roberto Orci ha dunque dato vita ad un racconto incentrato sulla famiglia e sul modo in cui questa può evolvere e cambiare in modi inaspettati.

Autore di film come The Island, The Legend of Zorro, Mission Impossible III, Transformers e The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro, Kurtzman si è dunque allontanato da questi grandi blockbuster per dar vita ad un racconto molto più intimo, che parlando di famiglia porta ad una profonda riscoperta di sé stessi a partire dalla riscoperta delle proprie origini. Kurtzman – che poi tornerà ad occuparsi di blockbuster dirigendo nel 2017 il film La mummia con Tom Cruise – affronta dunque con grande tatto e sensibilità un tema universale.

Una famiglia all’improvviso (da non confondere con il film francese del 2016 Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse con protagonista Omar Sy) è dunque un titolo da non perdere se si è in cerca di un film ricco di buoni sentimenti e capace di far emozionare scena dopo scena. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Una famiglia all’improvviso

Protagonista del film è Sam, un uomo d’affari sommerso dai debiti, costretto a lasciare New York per partecipare, seppur controvoglia, ai funerali del padre Jerry a Los Angeles, con il quale ha chiuso i rapporti da molto tempo. La lettura del testamento metterà poi Sam di fronte a un inatteso scenario: Jerry ha lasciato una smisurata somma di denaro non a lui, in quanto unico figlio, ma a una giovane sconosciuta di nome Frankie e al suo piccolo Josh. Il compito di consegnare i soldi all’estranea beneficiaria spetta proprio a Sam, naturalmente infastidito dall’idea che il padre abbia destinato tutti i suoi averi a quella che crede essere la sua giovane amante. Le cose cambieranno quando scoprirà che Frankie in realtà è sua sorella e Josh suo nipote.

Ad interpretare il protagonista Sam vi è l’attore Chris Pine, noto per essere stato il capitano Kirk nei film reboot di Star Trek e per aver anche recitato in Wonder Woman e Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri. Accanto a lui, nel ruolo di Frankie vi è invece l’attrice Elizabeth Banks. Un personaggio, il suo, per cui erano state considerate anche le attrici Rachel McAdams, Hilary Swank e Amy Adams.

L’attrice Michelle Pfeiffer interpreta Lillian, madre di Sam, un ruolo per cui era stata considerata anche Meryl Streep. L’attore Michael Hall D’Addario, scelto tra migliaia di candidati, interpreta invece il giovane Josh. Infine, Olivia Wilde è Hannah, compagna di Sam. Anni dopo l’attrice avrebbe diretto Pine nel suo secondo film da regista, Don’t Worry Darling.

Una famiglia all'improvviso storia vera

La vera storia dietro al film Una famiglia all’improvviso

Come rivelato nel corso di un’intervista dal regista, il film Una famiglia all’improvviso è parzialmente ispirato alla storia vera della sua famiglia e di come ha conosciuto solo da adulto i suoi fratellastri. “Ho conosciuto mia sorella quando ho compiuto 30 anni. Mio padre aveva avuto un’altra famiglia prima della nostra. Ne avevo sentito parlare quando ero già cresciuto un po’, ma non li avevo mai incontrati“, ha spiegato il regista.  “Poi io e mia moglie abbiamo iniziato a pensare di avere dei figli e questo ti porta a pensare alla tua famiglia e alle tue origini. Ho iniziato a pensare alla mia sorellastra e al mio fratellastro e a chiedermi chi fossero e come fossero“.

Poi una sera sono andato a una festa. Una donna si avvicinò e mi disse: “Sono tua sorella”. Così sono iniziati i sette anni in cui ho cercato di elaborare quella scoperta e la storia da cui poi è nato questo film, cercando di separare la verità dalla finzione. Quindi quello che vedete è per molti versi molto autobiografico e per altri versi c’è molta invenzione“, ha raccontato il regista. Kurtzman ha poi raccontato che da quando ha conosciuto i suoi fratellastri ha stretto un ottimo rapporto con loro e sono oggi molto legati. La storia del film si differenzia dunque per diversi aspetti da quella vissuta dal regista, ma resta quel desiderio di riscoprire la propria famiglia per scoprire meglio sé stessi.

Il trailer di Una famiglia all’improvviso e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Una famiglia all’improvviso grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 19 febbraio alle ore 21:10 sul canale La 5.

Ophelia – Amore e morte: tutto quello che c’è da sapere sul film con Daisy Ridley

Delle tante opere del drammaturgo William Shakespeare, Amleto è senza dubbio tra le più rappresentate, tanto a teatro quanto al cinema e in televisione. Numerosi sono infatti le trasposizioni fedeli al testo, ma altrettante sono anche le rivisitazioni o le reinterpretazioni da punti di vista diversi. Nel 2018, ad esempio, è stato portato al cinema quello di Ofelia, tra i personaggi più celebri e tragici dell’opera di Shakespeare. Con il film Ophelia – Amore e morte, diretto da Claire McCarthy (regista anche di alcuni episodi della serie Domina, con Kasia Smutniak), si ripropone la classica vicenda da una prospettiva diversa, che permette di confrontarsi con sfumature e dinamiche inedite.

Il film non si basa però primariamente sull’opera di Shakespeare, bensì sul romanzo omonimo di Lisa Klein, nota per i suoi romanzi storici e le rivisitazioni di determinati eventi da nuovi punti di vista. Oltre a quello di Ofelia, ha infatti riproposto anche il racconto di Macbeth dalla prospettiva della figlia di Lady Macbeth, personaggio in realtà semi-inventato dalla Klein. In entrambi i casi, ad ogni modo, la scrittrice ha ripreso quelle celebri storie per dar vita a romanzi young adult, con personaggi femminili spesso bistrattati ma a cui viene qui ridata dignità.

Per gli appassionati di racconti storici, dove si alternano sentimenti d’amore e morte, è dunque questo un film ideale, da riscoprire e rivalutare a seguito di un passaggio nelle sale poco incisivo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle sue location. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Ophelia – Amore e morte

Protagonista è Ophelia, dama del castello di Elsinore in Danimarca, fidata amica della Regina Gertrude, a cui viene affidata da bambina dopo aver perso la madre dal padre Polonio, consigliere di corte.

La natura ribelle di Ophelia attira ben l’attenzione del giovane principe Amleto, del quale dopo un lungo corteggiamento finisce per innamorarsi a sua volta. Quando però il re viene assassinato e suo fratello Claudio prende il suo posto, Amleto si rifiuta di accettarlo e ben presto intuisce che c’è stato un complotto nei confronti di suo padre. Ophelia si troverà a sua volta inclusa nella torbida vicenda, vedendosi ben presto costretta a scegliere tra l’amore e la propria vita.

Il cast di Ophelia – Amore e morte

Opheli – Amore e morte può contare su un cast composto da celebri interpreti, a partire da Daisy Ridley, protagonista della trilogia sequel di Star Wars, qui nei panni di Ofelia. Ad interpretare Amleto, invece, vi è George MacKay, attore visto anche in 1917 Captain Fantastic. Accanto a loro, nel doppio ruolo della regina Gertrude e Matilde vi è l’attrice Naomi Watts.

L’attore Tom Felton, noto per il ruolo di Draco Malfoy in Harry Potter è Laerte, mentre Nathaniel Parker è il re e Clive Owen Claudio, che subentrerà nel ruolo di governante. Completano il cast Devon Terrell nel ruolo di Orazio e Dominic Mafham in quello di Polonio, padre di Ofelia.

Ophelia - Amore e morte cast

Dov’è stato girato il film Ophelia – Amore e morte? Ecco le location del film

La vicenda di Amleto si svolge come noto in Danimarca, ma non è lì che si è recata la produzione di Ophelia – Amore e morte per realizzare il film. Le riprese, infatti, si sono svolte interamente in Repubblica Ceca, in location storiche come il castello di Křivoklát e il borgo medioevale di Kutná Hora, ma anche in ambienti d’epoca ricostruiti all’interno dei Barrandov Studios a Praga. Il castello, distrutto e ricostruito più volte dal XIII secolo ad oggi, è attualmente sede di un museo visitabile, i cui interni storici comprendono la Sala dei Cavalieri, la Sala Reale, la cappella, la biblioteca, e la galleria con i ritratti della famiglia Fürstenberg.

Il trailer di Ophelia – Amore e morte e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Ophelia – Amore e morte grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 19 febbraio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fast & Furious 6: trama, cast e le auto nel film con Vin Diesel

Da quando si sono accesi i motori di Fast & Furious, nel lontano 2001, la saga è cresciuta film dopo film, arrivando ad essere uno dei franchise più redditizi della storia del cinema. Inizialmente incentrata sulle corse d’auto, la serie ha progressivamente mutato le proprie caratteristiche. Film dopo film si sono infatti aggiunti elementi che l’accomunano sempre di più ai fortunati filoni di film action e di spionaggio. Ormai iconica, la saga ha negli anni visto crescere l’apprezzamento del pubblico. Questo attende infatti come un vero e proprio evento l’uscita di ogni nuovo capitolo. Tra i più apprezzati si annovera Fast & Furious 6 (qui la recensione), uscito al cinema nel 2013 per la regia di Justin Lin.

Ormai iconica, la saga ha negli anni visto crescere l’apprezzamento del pubblico, il quale attende come un vero e proprio evento l’uscita di ogni nuovo capitolo. Dal primo capitolo, che guadagnò poco più di 200 milioni, si è infatti passati con gli ultimi titoli ad incassi che superano il miliardo. Ad oggi, la saga vanta un incasso complessivo di quasi 6 miliardi di dollari. Come già accaduto, inoltre, anche questo quinto capitolo ha visto l’ingresso di personaggi inediti, interpretati da grandi attori hollywoodiani sempre più attratti dall’indiscutibile fascino che ormai la saga può vantare. Questo quinto capitolo diede così ulteriore lustro alla saga, affermandosi come uno dei suoi maggiori successi.

Con un budget di 160 milioni di dollari, questo arrivò a guadagnarne circa 788 a livello globale. Con questo nuovo capitolo, inoltre, si riconferma la tanta adrenalina in più che caratterizzerà anche i successivi film, a cui si unisce un nuovo villain più spietato che mai. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Fast & Furious 6 cast

La trama di Fast & Furious 6

Le vicende del film hanno luogo poco dopo gli eventi del precedente. Dominic Toretto e la sua banda hanno incassato un cospicuo bottino dopo aver fatto crollare gli affari del criminale brasiliano Hernan Reyes, e si sono ora divisi e nascosti negli angoli più remoti del mondo. A richiamare il gruppo a nuove avventure è però l’agente Luke Hobbs. Questi offre infatti a Toretto, Brian O’Connor e il resto del gruppo la completa amnistia qualora accetteranno di recarsi a Londra con lui per dare la caccia ad un pericoloso mercenario di nome Owen Shaw. Non sapendo stare con le mani in mano, Toretto accetta da subito, convincendo infine anche gli altri.

La missione ha così inizio, rivelandosi da subito come una delle più complesse per la squadra. Shaw è infatti uno spietato assassino, nonché uno dei migliori villain affrontati nel corso della loro esperienza. Questi sta infatti commettendo una serie di crimini internazionali, senza che nessuno riesca ad avvicinarsi a lui. Nel momento in cui le cose si faranno più complesse, Toretto arriva a scoprire che Letty, la donna che ama e credeva morta, è ora membro del gruppo di Shaw. La questione diventa dunque personale, ma ancora una volta le cose sono meno prevedibili di quanto si potrebbe sperare. Nessuno, infatti, può immaginare che Shaw non stia lavorando da solo e che c’è un altro folle nemico sulle loro tracce.

Fast & Furious 6: il cast dei personaggi del film

Ancora una volta il protagonista assoluto è Vin Diesel, nei panni dell’ormai iconico Dominic Toretto. Come sempre, l’attore ha sfoggiato anche in questo caso un’invidiabile forma fisica, che gli ha permesso di prendere personalmente parte a molte delle più spericolate sequenze del film. Paul Walker torna invece a vestire i panni di Brian O’Connor. Per l’occasione, egli si è allenato in particolare nell’attività del parkour, eseguendo molte delle acrobazie più spericolate senza l’uso di controfigure. Tyrese Gibson è Roman Pearce e Jordana Brewster interpreta Mia Toretto. Sung Kang ricopre il ruolo di Han Seoul-Oh. Gal Gadot riprende invece il ruolo di Gisele Yashar.

Dwayne Johnson, ormai confermato come membro fisso del cast del film, riprende il ruolo dell’agente Luke Hobbs. L’attore, già noto per il suo possente fisico, si è sottoposto ancora una volta ad un allenamento più massiccio e intensivo del solito, così da raggiungere una forma fisica mai avuta prima. L’attrice Elsa Pataky interpreta invece l’agente Elena Neves, ruolo per cui si è a sua volta preparata seguendo un addestramento speciale e imparando a maneggiare le armi. Ad interpretare Owen Shaw vi è l’attore Luke Evans, mentre Michelle Rodriguez riprende il ruolo di Letty. Gina Carano compare nei panni di Riley Hicks, mentre Clara Paget è Vegh. Infine, vi è anche un cameo di Jason Statham nei panni di Deckard Shaw, che diventerà poi il nemico principale del successivo film.

Fast & Furious 6 auto

Fast & Furious 6: le auto presenti nel film

Elemento immancabile nei film della saga sono le auto da corsa, vere e proprie fonti di attrattiva che ancora oggi caratterizzano Fast & Furious. In questo sesto capitolo, in particolare, si annoverano una Alfa Romeo Giulietta QV, guidata da Brian e Mia, e una Aston Martin DB9 guidata da Owen Shaw. Dominic Toretto è invece visto al volante di auto come una BMW M5 E60, una Dodge Challenger, e una Dodge Charger Daytona del 1969. Dodge Charger SRT/8 del 2011 guidata dal team di.Brian è invece visto guidare anche una Ford Escort Mark I Mexico del 1970 e una Nissan GT-R. Anche Letty ha una sua scena a bordo di un auto, precisamente una Jensen Interceptor Mark 3 del 1973.

Sono poi presenti le auto Ford Mustang Boss 429 del 1969 – guidata da Roman – la Ferrari Enzo (replica imperfetta della FXX) – guidata da Tej ad inizio film davanti al bancomat. Compaiono poi nel film anche due Flip Car, guidate una da un membro del gruppo di Owen Shaw, Vegh, e l’altra guidata dallo stesso Shaw. Infine, si ritrovano nel film anche un Range Rover del 2007, guidato dagli uomini di Owen Shaw e una Lucra LC470 del 2013, guidata da Tej. Come sempre, dunque, le auto sono grandi protagoniste all’interno del film, che siano usate per pura bellezza estetica o per fini narrativi o di intrattenimento.

Il trailer di Fast & Furious 6 e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati della saga è possibile fruire di Fast & Furious 6 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Netflix, Now, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 19 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Volare: prenota il tuo biglietto gratis con Cinefilos.it

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Volare: prenota il tuo biglietto gratis con Cinefilos.it

Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema gratis Volare, esordio alla regia di Margherita Buy, con Buy, Anna Bonaiuto, Giulia Michelini, Euridice Auxen e Francesco Colella, in sala dal 22 febbraio con Fandango.

Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle proiezioni:

ROMA 
 
CINEMA ODEON
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
 
CINEMA GIULIO CESARE
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
 
CINEMA EURCINE
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
 
CINEMA IN TRASTEVERE
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
 
CINEMA LUX
solo giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
TORINO
 
CINEMA MASSIMO
solo giovedì 22 febbraio – spettacolo delle 20,30 con il saluto in sala della regista Margherita Buy – 5 biglietti
MILANO
 
ANTEO PALAZZO DEL CINEMA
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti

Ad eccezione di Torino, biglietti assegnati saranno validi per qualsiasi spettacolo della giornata scelta. Gli orari degli spettacoli saranno consultabili direttamente sul sito dei cinema.

I biglietti saranno validi per il primo spettacolo serale da giovedì 22 febbraio a domenica 25 febbraio e potranno essere richiesti inviando una e-mail a [email protected]. E’ fondamentale specificare nel testo della e-mail che si effettua la richiesta via CINEFILOS.

Per questioni legate all’organizzazione degli eventi, sarà necessario inviare la richiesta dei biglietti entro e non oltre il prossimo giovedì 22 febbraio. Di conseguenza non verranno accettate richieste che ci perverranno oltre tale data. I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità. 

Volare, la trama

La storia di Annabì, un’attrice di successo, che soffre di aviofobia, ovvero la paura di volare. A causa di questa sua fobia, l’attrice è stata costretta a rinunciare a scritture importanti. Avrebbe potuto aspirare a un successo internazionale, ma l’idea di salire su un aereo per un casting o per le riprese l’ha sempre frenata. Adesso che sua figlia si è trasferita in California per studiare, Annabì è alla ricerca di qualcosa da fare e decide di iscriversi a un corso nell’aeroporto di Fiumicino. Riuscirà a vincere la sa paura?

House of Ninjas: tutto ciò che sappiamo finora sulla serie tv

House of Ninjas: tutto ciò che sappiamo finora sulla serie tv

Le storie dei ninja, le loro imperterrite abilità di combattimento e la loro natura misteriosa sono state immortalate in proporzioni epiche sullo schermo. Ma House of Ninjas di Netflix mira a portare questi formidabili combattenti fuori dal mito e nel mondo moderno, ponendo la domanda: Cosa succederebbe se i ninja operassero ancora tra noi, salvando segretamente il mondo dalle crisi come eroi invisibili?

La serie drammatica e thriller esplora la storia di una di queste famiglie che hanno abbandonato il loro passato e sono svanite nell’ombra, e ora vivono una vita apparentemente “normale”. La disfunzionale famiglia Tawara è l’ultimo clan di ninja sopravvissuto, che si è lasciato alle spalle la propria vita e le proprie radici. Ma quando la nazione si trova ad affrontare una grave minaccia, i Tawara devono tornare al loro scopo originario e intraprendere missioni discrete per sventare il pericolo.

Diretto dal regista Dave Boyle di Man from Reno, House of Ninjas viene presentato come uno “spettacolo non convenzionale” che “fonde azione spionistica top-secret e dramma familiare“, ruotando intorno a un gruppo di personaggi colorati. Boyle è anche coautore della sceneggiatura, tratta da una storia scritta da Kento Kaku, uno degli attori principali della serie, che interpreta Haru, uno dei personaggi principali. Intitolata in giapponese Shinobi no le, House of Ninjas si preannuncia come una serie ricca di suspense e anticonvenzionale, pronta a offrire un’azione di arti marziali tagliente e brillante, un intenso dramma familiare e un thriller spionistico ricco di suspense, avvolti in un’avvincente storia di famiglia.

House of Ninjas è una delle numerose uscite imminenti di Netflix. Nel 2023, i titoli giapponesi sono stati il terzo contenuto non inglese più visto sulla rete di streaming (dopo il coreano e lo spagnolo) e il suo elenco per il 2024 include diverse uscite attese. Oltre a quest’ultima serie drammatica e thriller, lo streaming ha annunciato anche City Hunter, l’adattamento cinematografico in live action dell’omonimo manga di Tsukasa Hōjō. L’uscita del film è prevista per l’aprile 2024. Tra gli altri titoli live-action in uscita quest’anno sullo streamer, i fan possono aspettarsi anche i film The Parades, Drawing Closer e The Queen of Villains, e spettacoli come Tokyo Swindlers e Beyond Goodbye.

Di cosa parla House of Ninjas ?

Netflix, uno dei più grandi servizi di intrattenimento del mondo, ha sviluppato e prodotto la serie “House of Ninjas”, che debutta in streaming globale e in esclusiva giovedì 15 febbraio 2024. Spesso protagonisti sul piccolo e grande schermo, i ninja affascinano con le loro capacità fisiche misteriose e terribili. E se nel moderno Giappone agissero ancora nell’ombra? La risposta alla domanda si trova in questa inconsueta serie ninja di Netflix che affianca scene d’azione fulminee e realistiche a una suspense da brividi.

Quanti episodi ci sono in ‘House of Ninjas’?

House of Ninjas prevede otto episodi, che molto probabilmente verranno trasmessi in streaming il giorno della première.

Esiste un trailer di “House of Ninjas”?

Il trailer ufficiale di House of Ninjas , pubblicato da Netflix, si apre con una voce fuori campo sulla vita e lo scopo di un ninja, in cui possiamo intravedere la famiglia Tawara e il loro ruolo di salvatori nell’ombra. Il trailer di tre minuti accenna brevemente alla trama, in cui Shoichi Tawara, il patriarca della famiglia, viene chiamato da un’organizzazione governativa segreta per contrastare una minaccia nazionale.

La clip rivela anche che un nuovo clan di ninja è in aumento e sta rappresentando un pericolo per la nazione. Apprendiamo anche da una rapida sequenza d’azione che Haru, il secondo figlio della famiglia, ha commesso un errore in passato, non adempiendo al suo dovere di ninja. La sua gentilezza è costata a lui e alla sua famiglia la sicurezza e la discrezione, che, al giorno d’oggi, tornano a perseguitare lui e il resto dei Tawara.

Il tono oscuro e misterioso della clip mantiene la promessa di un’emozionante serie thriller, che sembra giustapporre azione, mistero, dramma e dinamiche familiari. Le azioni brillanti e le tese dinamiche familiari ricorderanno sicuramente ai fan la serie d’azione commedia nera recentemente pubblicata da Netflix, The Brothers Sun. Sebbene sia ricco di azione classica delle arti marziali, House of Ninjas , come rivela il trailer, probabilmente esplorerà anche l’essenza di ogni personaggio in profondità e seguirà il loro viaggio emotivo. Che tu sia un fan dell’azione sulle arti marziali o semplicemente un thriller drammatico avvincente, questa nuovissima serie giapponese soddisferà sicuramente il bisogno di una buona serie degna di nota.

Chi recita in House of Ninjas? 

Come rivelato da Netflix, House of Ninjas presenta un cast interessante con Kento Kaku, Yosuke Eguchi , Tae Kimura , Kengo Kora , Aju Makita e Nobuko Miyamoto nei ruoli principali. Anche se la maggior parte di loro farà il suo debutto su Netflix con questa nuovissima serie, ognuno di loro è un volto familiare dell’intrattenimento giapponese e i fan potrebbero riconoscerlo dal suo progetto precedente.

Kaku interpreta Haru, il secondo figlio della famiglia Tawara, un ninja d’élite con abilità ineguagliabili il cui passato ancora lo perseguita. I fan potrebbero riconoscere Kaku dal suo ruolo di Miwa Aoi nella serie drammatica Disney+/Hulu, My Family, o dall’adattamento live-action di The Disastrous Life of Saiki K.

Eguchi e Kimura interpretano rispettivamente i genitori di Haru, Soichi e Yoko Tawara. Eguchi è già apparso in tre film Netflix: BLEACHRurouni Kenshin: The Beginning e Rurouni Kenshin: The Final . House of Ninjas segna il debutto su Netflix di Kimura, un’attrice nota soprattutto per Zero Focus.

Kengo Kora ( Shoplifters ) interpreta il fratello maggiore di Haru, Gaku, e Aju Makita ( The Makanai: Cooking for the Maiko House ) interpreta la loro sorella, Nagi.

L’attrice giapponese veterana Nobuko Miyamoto ( A Taxing Woman ) interpreta Taki, la misteriosa nonna dei fratelli, “che osserva la famiglia dall’ombra”.

Tra gli altri membri del cast aggiuntivi, Riho Yoshioka interpreta Karen Ito, una giornalista che ha coperto un incidente che ha coinvolto i Tawara sei anni prima; Tomorowo Taguchi nel ruolo di Jin Hamashima, un discreto funzionario governativo che cerca di prevenire una crisi nazionale; Tokio Emoto nei panni di Masamitsu Oki, una nuova recluta nella squadra di Hamashima ed esperto di attrezzature high-tech; Pierre Taki nel ruolo di Zensuke Omi, un detective che indaga su una serie di misteriose rapine; Kyusaku Shimada nel ruolo di Kosaku Kuze, il leader di una squadra di pulizie incaricata da Hamashima di coprire le tracce dei ninja; Mariko Tsutsui nel ruolo di Toko Mukai, un politico che una volta fu salvato dalla famiglia Tawara. Il cast è completato da Tenta Banka nei panni di Riku, il terzo figlio e il figlio più giovane dei Tawara e l’unico membro della famiglia che non è a conoscenza della loro identità ninja.

Chi è l’autore di House of Ninjas? 

House of Ninjas è diretto da Dave Boyle e basato su una storia di Kento Kaku, Yoshiaki Murao e Takafumi Imai, con Boyle, Masahiro Yamaura , Kota Oura e Kanna Kimura come scrittori. Regista, scrittore, montatore e attore americano, Dave Boyle è noto soprattutto per aver scritto e diretto film con cast e personaggi asiatici e/o asiatico-americani. Alcuni dei suoi lavori precedenti includono Big Dreams Little Tokyo (2006), White on Rice (2009), Surrogate Valentine (2011), Daylight Savings (2012) e Man from Reno (2014).

Di questi, Surrogate Valentine, Man from Reno e White on Rice hanno vinto premi in diversi festival cinematografici internazionali. Il prossimo progetto di Boyle include il film drammatico di prossima uscita, Tokyo Cowboy, diretto da Marc Marriott , di cui Boyle scrive la sceneggiatura.

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