Aquaman e il
Regno Perduto è arrivato sulle piattaforme digitali
USA solo poche settimane dopo l’uscita nelle sale, ma all’estero il
film è rimasto a galla. Alla fine di gennaio, l’ultimo film DCEU ha
persino raggiunto un’impresa che nessun’altra uscita di questo
franchise è riuscita a raggiungere negli ultimi 5 anni: superare i
400 milioni di dollari in tutto il mondo.
L’adattamento della DC Comics sta
ancora guadagnando soldi e, con 309,8 milioni di dollari dai
mercati internazionali e 123,2 milioni di dollari in Nord America,
il sequel di Aquaman ha guadagnato 433 milioni di dollari
in tutto il mondo. Dal momento che il budget del film ha raggiunto
la soglia dei 205 milioni di dollari, si potrebbe quasi dire che il
film, tutto sommato, non è stato il flop che si immaginava.
Ecco come si è comportato ogni film DCEU dal successo di Aquaman
da 1,1 miliardi di dollari cinque anni fa:
Aquaman e il
Regno Perduto è il film conclusivo dell’era “DCEU”
prima che il franchise venga riavviato. Jason Momoa molto
probabilmente metterà da parte il tridente, ma si dice che sia in
trattative per interpretare un personaggio completamente diverso
nel DCU di James
Gunn e Peter Safran, Lobo.
Non essendo riuscito a
sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal
bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti
a nulla pur di sconfiggere il Re di Atlantide una volta per tutte.
Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché
brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza
antica e malevola. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al
fratello imprigionato Orm, l’ex re di Atlantide, per stringere
un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro
differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di
Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.
Ci sono cantanti e musicisti le cui
vite e i loro successi artistici non potevano non diventare oggetto
di celebrazione al cinema. Nel corso dei decenni, infatti, sono
molti i titoli biografici dedicate alle leggende della musica. Da
Ray per Ray Charles passando per il
grande successo di Bohemian
Rhapsody dedicato ai Queen, da
Rocketman per Elton
John fino al recente
Bob Marley – One Love, dedicato al celebre
cantante giamaicano. Un caso particolare è invece il film del 2021
Aline – La
voce dell’amore, dedicato alla cantante
Céline Dion ma definito come “una fiction
liberamente ispirata alla vita di Céline Dion”.
Nel film, scritto, diretto e
interpretato da Valérie
Lemercier (meglio nota come attrice per Un po’ per
caso, un po’ per desiderio e Il piccolo Nicolas e i suoi
genitori), tutti i personaggi hanno nomi diversi da quelli
delle persone a cui sono realmente ispirati. Non si nominano mai –
per via di motivi legali – i nomi di determinati eventi artistici e
luoghi, ma gli eventi della vita della protagonista sono
chiaramente ispirati a quelli della Dion, tanto per quanto riguarda
la carrierà musicale quanto per ciò che concerne la sfera privata.
Un’operazione particolare, dunque, definita come un omaggio ad una
delle più grandi cantanti della storia.
Presentato Fuori concorso al
Festival
di Cannes, il film è poi arrivato anche nelle sale italiane,
ottenendo discreti risultati. Il suo passaggio televisivo è ora
un’occasione per scoprirlo o riscoprirlo, tanto nei suoi aspetti
migliori quanto in quelli più dubbi. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori, ma anche alla vera storia dietro il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio
catalogo.
La trama e il cast di Aline – La voce dell’amore
Il film racconta la storia
di Aline, nata da una famiglia, i Dieu, in
cui la musica ha una grande importanza. Quattordicesima figlia di
Sylvette e Anglomard, Aline a
differenza dei suoi fratelli ha però una dote speciale: una
magnifica voce. Il suo talento canoro viene ben presto scoperto da
Guy-Claude Kamar, un produttore musicale, deciso a
renderla la più grande cantante al mondo. Sostenuta dalla sua
famiglia e aiutata da Guy-Claude, di cui in seguito si innamorerà,
Aline inizia la sua scalata all’Olimpo della musica, divenendo una
pop star senza eguali.
Ad interpretare Aline Dieu, il
personaggio ispirato a Céline Dion, vi è la regista e attrice,
Valérie Lemercier, la quale ha deciso di
interpretare Aline in ogni fase della vita nel film, dall’infanzia
fino alla mezza età, con l’utilizzo della tecnologia digitale di
post-produzione che ne ha adattato il corpo e il viso, mentre la
voce canora della protagonista è prestata dalla cantante francese
Victoria Sio. L’attore Sylvain Marcel interpreta
invece il ruolo di Guy-Claude Kamar, personaggio ispirato al
manager e marito della Dion, René Angélil. Sono poi presenti
Danielle Fichaud nel ruolo di Sylvette Dieu
(Thérèse Dion) e Roc Lafortune in quello
Anglomard Dieu (Adhémar Dion), rispettivamente madre e padre di
Aline.
La vera storia dietro Aline –
La voce dell’amore e le differenze con il film
Aline – La voce
dell’amore è dunque un film liberamente ispirato alla vita
della pluripremiata cantante Céline Dion, tanto
che già fin da come suona il nome della protagonista (Aline Dieu)
si sottolinea l’intento del film di celebrare e ripercorrere le
principali tappe della vita della cantante. Si ripercorre dunque la
sua storia sin dalle origini famigliari, con i due genitori e ben
13 fratelli, aspetto che il film ripropone fedelmente. Dopo che
ebbe iniziato ad esibirsi con i suoi famigliari, Dio incise la sua
prima canzone, Ce n’était qu’un rêve, con l’aiuto di sua
madre e di suo fratello Jacques. Il fratello Michel inviò poi una
cassetta della canzone all’imprenditore René
Angélil, manager dell’idolo di famiglia, la cantante
canadese Ginette Reno.
Angélil all’epoca era disoccupato e
stava cercando un modo per rimettere in carreggiata la sua carriera
quando sentì la cassetta che avrebbe cambiato la sua vita. Dopo
aver sentito cantare la giovane Dion, capì di aver trovato la
futura stella della musica e la mise subito sotto contratto.
Angélil credette così tanto nel suo talento che ipotecò la propria
casa per finanziare il suo primo album: La voix du bon
Dieu. Da quel momento, iniziò per Dion una vera e propria
carriera da cantante, che la portò nel 1988 a trionfare
all’Eurovision Song Contest e a vincere numerosi riconoscimenti in
tutto il mondo. Nel 1992, Dion intraprese poi una relazione con il
suo manager Angélil, di 26 anni più grande, tenendo però nascosta
la cosa.
Negli Novanta la carriera della
cantante prosegue, ottenendo il successo internazionale, numerosi
Grammy Awards e il premio Oscar per la miglior canzone nel 1997
per My Heart Will Go On, presente nel film
Titanic. Dal Duemila in poi la vita di Dion è
caratterizzata da ulteriori successi, dalla nascita di due gemelli
ma anche della perdita del marito per un tumore, nel 2016. Tutti
aspetti che il film ripropone fedelmente, pur cambiando i nomi dei
personaggi, dei luoghi (non si nomina ad esempio mai l’Eurovision
Song Contest) e si alteri la cronologia di alcuni eventi. La
regista del film ha infatti dichiarato di aver voluto celebrare
appieno la vita della cantante, anche se la famiglia Dion sembra
essersi opposta al film.
Prima dell’uscita del film in
Canada, infatti la famiglia Dion si è espressa contro il film,
criticandolo per le inesattezze dei fatti e per aver ritratto la
loro famiglia come “una banda di Bougons“, ovvero di
truffatori. Aline – La voce
dell’amore è invece stato approvato dal nuovo manager
della Dion, AldoGiampaolo,
mentre la stessa Dion non ne ha mai parlato pubblicamente, anche se
Lemercier ha affermato che il figlio della Dion,
René-Charles, l’ha contattata per chiedere una
visione privata. Non si sa però se questa sia effettivamente
avvenuta e il parere della diretta interessata rimane dunque ad
oggi ancora un mistero.
Il trailer di Aline – La voce
dell’amore e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Aline – La
voce dell’amore grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 20
febbraio alle ore 21:25 sul canale
Rai 1.
I paesi nordici sono noti per i loro
racconti thriller, che dalla letteratura al cinema e fino alla
televisione appassionano ormai tutto il mondo. Per l’audiovisivo, è
nota la trilogia di Uomini che odiano le donne ma anche titoli
presenti su Netflix come L’uomo delle castagne, Una famiglia quasi normale o Paziente 64 – Il giallo dell’isola
dimenticata. A questi si può aggiungere anche il
film del 2023 OperationNapoleon, lungometraggio islandese diretto
dal regista Óskar Thór
Axelsson basato sull’omonimo bestseller di
Arnaldur Indriðason, “Operation Napoleon”
il quale mescola storia e fantasia in un thriller-action,
coinvolgendo lo spettatore con ritmi serratissimi.
Girato in Islanda e in Vestfalia,
nella Renania Settentrionale-Vestfalia, il film propone dunque il
freddo di questi ambienti quale luogo ideale per l’intricato
mistero che si presenta alla protagonista. Il Napoleon
dell’operazione non si riferisce pero allo storico imperatore a cui
recentemente Ridley Scott ha dedicato
un biopic con Joaquin Phoenix, bensì al misterioso carico
dell’aereo, che nel film si dice sia potente quanto sconosciuto e
il cui svelamento potrebbe cambiare per sempre il futuro e ciò che
si credeva del passato.
Per gli appassionati di vicende
intricate, dove niente e nessuno sembra essere quel che dice di
essere, Operation Napoleon è dunque un ottimo thriller con
cospirazioni, colpi di scena ed enigmi ricchi di fascino. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori, ma anche al libro
da cui è tratto e alla storia vera. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Operation
Napoleon
Protagonista del film è
Kristín, avvocatessa di successo, che un giorno
riceve una telefonata dal fratello che si trova sul ghiacciaio
isladese Vatnajökull con un amico. I due hanno appena ritrovato un
aereo militare tedesco risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
All’interno ci sono due cadaveri ibernati, presumibilmente un
ufficiale tedesco e uno americano. Kristín è stata accusata di un
omicidio che non ha commesso, ma il segreto che cela l’aereo
ritrovato potrebbe essere la chiave per la sua salvezza. Al centro
di una cospirazione internazionale, la donna decide dunque di
partire per un lungo e pericoloso viaggio per indagare sul mistero
denominato Operation Napoleon.
Nel ruolo della protagonista Kristín
Jóhannesdóttir, vi è l’attrice Vivian Ólafsdóttir,
mentre Jack Fox è il professor Steve Rush.
L’attore Ian Glen – noto per essere stato Jorah
Mormont nella serie Il Trono di
Spade e Jack Taylor nell’omonima serie TV – interpreta
invece qui William Car. Sono poi presenti gli attori Wotan
Wilke Möhring nel ruolo di Simon, Ólafur Darri
Ólafsson – visto nelle serie Scissione e Il turista – nel ruolo di
Einar Ragnarsson e Atli Óskar Fjalarsson in
quello di Elías Jóhannesson. Completano il cast Adesuwa
Oni nel ruolo di Julie Ratoff, Annette
Badland in quello di Sarah Steinkamp e Jaymes
Butler nel ruolo del Generale Ferrell.
Operation Napoleon: il
libro e la storia vera dietro al film
Come
anticipato, Operation Napoleon è un
adattamento dell’omonima opera dello scrittore islandese
Arnaldur Indriðason, uno degli autori più popolari
e prolifici del Paese, noto per i suoi racconti particolarmente
avvincenti. I suoi complessi romanzi di spionaggio, orientati
all’azione, sono l’equivalente letterario dei film blockbuster.
L’azione continua, combinata con una trama interessante che sembra
ogni volta essere ispirata ad eventi realmente accaduti, mantiene
il pubblico in attesa di ciò che potrebbe accadere da un momento
all’altro. Il romanzo da cui è tratto questo romanzo è stato
inoltre vincitore del premio Pugnale d’oro della Crime Writers
Association.
Storicamente però, non c’è stata una
vera e propria Operazione Napoleone. Fino
all’invasione nazista della Danimarca nel 1940, l’Islanda era una
monarchia e faceva parte di un’unione con la Danimarca. Dopo che la
Germania occupò il regno danese, la Gran Bretagna invase l’Islanda
come protettorato e l’Islanda si dichiarò la repubblica che è
ancora oggi. L’Islanda si dichiarò poi neutrale durante la guerra e
nel 1941 i britannici trasferirono la responsabilità della sua
difesa agli Stati Uniti, che fino a quel momento erano anch’essi un
Paese neutrale. Questo non risparmiò però gli islandesi dalla
guerra: centinaia di persone morirono a causa degli U-Boat nazisti
e delle mine marine.
Come riportato da alcune fonti
storiche, inoltre, la Germania nazista aveva un piano per invadere
l’Islanda, chiamato Operazione Ikarus, pianificato
per il 1940. Secondo quanto riportato, sarebbero state necessarie
5.000 truppe per conquistare l’isola in quattro giorni, la quale
sarebbe poi diventata una base strategica per le successive
operazioni di guerra. Il piano fu però abbandonato perché i
pianificatori di guerra tedeschi stabilirono che sarebbe stato
impossibile intraprendere l’operazione a causa del limitato
supporto aereo, della forza della Royal Navy britannica, e la
mancanza di navi da guerra di scorta. In Islanda, dunque, non si
trova alcun aereo militare tedesco.
Il trailer di Operation
Napoleon e dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 20 febbraio alle ore
21:20 sul canale Rai 4. Di
conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche
sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si
potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
Il trailer mostra Aang alle prese
con l’idea di imparare tutti i diversi tipi di bending e di salvare
il mondo. Vengono mostrate alcune delle principali battaglie
dell’adattamento live-action, oltre a momenti in cui il team Avatar
trascorre del tempo insieme e va in giro su Appa.
Basato sull’amata serie animata di
Nickelodeon,
Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last
Airbender) è stato ideato da Albert Kim di
Sleepy Hollow, che ne è showrunner, sceneggiatore e produttore
esecutivo. La serie sarà guidata dall’attore filippino-canadese
Gordon Cormier nel ruolo di Aang,
Kiawentiio in quello di Katara, Ian
Ousley in quello di Sokka e Dallas Liu in
quello di Zuko. A loro si aggiungono Daniel Dae
Kim nel ruolo del Signore del Fuoco Ozai, Paul
Sun-Hyung Lee nel ruolo dello zio Iroh, Lim Kay
Siu nel ruolo di Gyatso e Ken Leung nel
ruolo del Comandante Zhao.
Il cast aggiuntivo comprende
Elizabeth Yu nel ruolo della Principessa Azula,
Maria Zhang nel ruolo della guerriera Kyoshi Suki,
C.S. Lee nel ruolo dell’Avatar Roku, Amber
Midthunder nel ruolo della Principessa Yue, A
Martinez nel ruolo di Pakku, Yvonne
Chapman nel ruolo dell’Avatar Kyoshi, Tamlyn
Tomita nel ruolo di Yukari e Casey Camp-Horinek nel ruolo
di Gran Gran.
Di cosa parla Avatar: The Last
Airbender?
Acqua. Terra. Fuoco. Aria. Una
volta le quattro nazioni vivevano in armonia e l’Avatar, il
dominatore di tutti e quattro gli elementi, manteneva la pace tra
loro. Ma tutto è cambiato quando la Nazione del Fuoco ha attaccato
i Nomadi dell’Aria annientandoli e compiendo così il primo passo
verso la conquista del mondo. L’attuale incarnazione dell’Avatar
non è ancora emersa e il mondo ha perso la speranza.
Ma come un bagliore nell’oscurità,
la speranza si riaccende quando Aang (Gordon Cormier), un giovane
Nomade dell’Aria nonché l’ultimo della sua specie, si risveglia per
assumere il ruolo che gli spetta come prossimo Avatar. Insieme ai
suoi nuovi amici Sokka (Ian Ousley) e Katara (Kiawentiio), fratelli
e membri della Tribù dell’Acqua del Sud, Aang intraprende una
missione fantastica e ricca di azione per salvare il mondo e
contrastare il temibile assalto del Signore del Fuoco Ozai (Daniel
Dae Kim). Ma non sarà un compito facile, dal momento che il
principe ereditario Zuko (Dallas Liu) è determinato a catturarli.
Avranno infatti bisogno dell’aiuto dei numerosi alleati e dei
pittoreschi personaggi che incontreranno lungo il cammino.
Nell’ambito della cosiddetta New
Hollywood, il movimento di rinnovamento cinematografico
svoltosi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, uno dei generi
che più hanno subito trasformazioni è stato quello del western.
Noti come “western revisionisti”, i film appartenenti ad esso
mettevano in discussione alcuni dei temi tradizionali del genere,
dalla raffigurazione data dei Nativi americani fino all’uso della
violenza e al mito della frontiera. Titoli come Il piccolo
grande uomo di Arthur Penn con Dustin Hoffman,
I cancelli del cielodi Michael
Cimino o Buffalo Bill e gli indiani di
Robert Altman sono esemplari a riguardo e a questi
si può affiancare anche Corvo rosso non avrai il mio
scalpo, di Sydney Pollack con
Robert Redford.
Realizzato nel 1972 e basato sui
romanzi L’uccisore dei Corvi: la saga di “Mangiafegato”
Johnson di Raymond Thorp e Robert
Bunker e Mountain Man di Vardis
Fisher, il film propone infatti un sguardo inedito sul
legame tra l’uomo e la natura, compreniva anche dei popoli dei
Nativi indiani. Lo scontro tra le culture non è mai semplice, ma
gli autori in linea con la sensibilità di quegli anni si sono
preoccupati di dar vita ad una rappresentazione degli indigeni che
non risultasse né negativa né inferiore rispetto a quella dell’uomo
bianco. Ha così preso forma un western avvincente, moralmente
onesto e ricco di elementi culturalmente rilevanti.
Presentato in concorso al Festival
di Cannes nello stesso 1972, Corvo rosso non avrai il mio
scalpo raccolse da subito pareri entusiasti e ciò avviene
ancora oggi. Si tratta infatti di un western da non perdere, sia
per chi è appassionato del genere sia per chi vi si avvicina per la
prima volta. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e ad
altre curiosità. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Corvo
rosso non avrai il mio scalpo
Il film si svolge intorno alla metà
dell’Ottocento, quando Jeremiah Johnson, veterano
della guerra messico-statunitense, decise di intraprendere una vita
lontana dalla civiltà, ritirandosi sulle Montagne Rocciose. Qui,
grazie agli insegnamenti di un altro eremita chiamato
ChrisLapp, apprende ciò che gli
occorre per poter sopravvivere in mezzo alla natura selvaggia. Nel
corso delle sue nuove avventure Jeremiah troverà anche una donna da
amare e un figlio da crescere, ma l’ostilità dei molti popoli
indigeni presenti nel territorio renderanno sempre più fragile il
suo desiderio di condurre una vita pacifica. Lo scontro sarà ben
presto inevitabile.
Ad interpretare Jeremiah Johnson
doveva inizialmente esserci Clint Eastwood,
ma i contrasti tra questi e il regista inizialmente scelto,
Sam Peckinpah, lo portarono a rinunciare al
progetto. Al suo posto venne dunque scelto Robert Redford,
che per la regia propose l’amico Pollack. Redford ha in seguito
dichiarato di considerare questo come il suo film preferito tra
tutti quelli interpretati e proprio questa devozione nei confronti
di Corvo rosso non avrai il mio scalpo lo ha spinto a
voler eseguire la maggior parte degli stunt previsti per il suo
personaggio. Redford insistette anche affinché il film venisse
girato nello stato dello Utah, dove egli risiede e che conosce
molto bene, così da risultare più convincente nei panni del
montanaro Johnson.
Accanto a lui si ritrovano poi gli
attori Will Geer in quelli di Chris Lapp, mentre
Joaquin Martinez è il nativo americano Mano Che
Segna Rosso, capo della tribù dei Corvi. Delle
Bolton interpreta Cigno, la donna indigena che Johnson
sposa nel corso del film. Trovare l’interprete giusta per questo
ruolo richiese molto tempo e la Bolton fu infine individuata tra
gli studenti di un’accademia di teatro. Poiché però la Bolton non è
una nativa americana, si rese necessario insegnarle a comportarsi
come tale. JoshAlbee, qui al suo
film di debutto interpreta Caleb, il ragazzo adottato dal
protagonista, mentre Stefan Gierasch è Del Gue,
altro uomo delle montagne.
Corvo rosso non avrai il mio
scalpo: il significato della scena finale e la storia vera
dietro il film
Per chi non avesse già visto il
film, è bene sapere che quanto segue contiene spoiler e
considerazioni sul finale. Difficile però non parlare di una delle
scene più celebri e ambigue del film, ovvero la sua conclusione.
Nella scena finale, infatti, uno stremato Johnson si rincontra con
Mano Che Segna Rosso, il suo principale nemico. Entrambi a cavallo
e parecchio distanti, Johnson allunga la mano per prendere il
fucile per quello che pensa sarà un duello finale. Mano Che Segna
Rosso invece alza il braccio, con il palmo aperto, in un gesto di
pace che Johnson ricambia. Ciò che potrebbe accadere dopo, è però
lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Parlando del finale, infatti,
Redford ha raccontato che Pollack voleva mostrare Johnson morire
congelato dopo essersi allontanato da Mano Che Segna Rosso.
L’attore, invece, suggerì di lasciare incerto il destino del
personaggio, facendolo semplicemente sparire tra le montagne.
Questo finale volutamente ambiguo è inoltre maggiormente aderente
al destino ambiguo a cui è andato incontro John
Johnson, l’uomo a cui è ispirato il personaggio di
Jeremiah. Disertore della Marina degli Stati Uniti, questi divenne
un eremita di montagna, scontrandosi in più occasioni con alcune
tribù indiane. Sulla sua morte, avvenuta nel 1900, aleggia ancora
oggi un mistero. Allo stesso modo il film ripropone questa
ambiguità, tipica di quelle esistenze così al limite.
Il meme tratto dal film Corvo rosso non avrai il mio
scalpo
Uno dei meme più celebri di sempre,
ovvero quello del barbuto Robert Redford che
esprime la propria approvazione con un sorriso e un cenno del capo,
è tratto proprio da Corvo rosso non avrai il mio scalpo.
Non solo, ma ai tanti giovani imbattutisi prima nel meme, questo ha
poi permesso di scoprire il film di Pollack, il quale ha così
ottenuto una certa popolarità anche tra le generazioni più giovane,
lanciatesi nella visione del film per poter vedere la scena del
celebre meme e imbattendosi così in un film ricco di emozioni, con
una storia tanto profonda quanto appassionante.
Il trailer di Corvo rosso non
avrai il mio scalpo e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Corvo rosso non avrai il mio scalpo
grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile per
l’acquisto o il noleggio sulla piattaforma Amazon Prime Video. Da qui, si avrà
dunque modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 20 febbraio alle ore
21:00 sul canale Iris.
È stata pubblicata una nuova
anteprima del trailer di Borderlands per
l’adattamento cinematografico del videogioco.
IGN ha rivelato una clip di nove
secondi del film di Borderlands,
che offre ai fan un breve sguardo a
Jack Black nel ruolo di Claptrap,
Cate Blanchett nel ruolo di Lilith,
Kevin Hart nel ruolo di Roland,
Jamie Lee Curtis nel ruolo della dottoressa
Patricia Tannis, Ariana Greenblatt nel ruolo di
Tiny Tina e uno Psycho. Nel video si legge anche che domani uscirà
un trailer completo del film.
Borderlands
è diretto da Eli Roth da una sceneggiatura scritta da Roth e Joe
Crombie. È prodotto da Avi Arad e Ari Arad di Arad Productions,
insieme a Erik Feig di Picturestart. Il film sarà prodotto
esecutivamente dal fondatore di Gearbox Randy Pitchford e dal CEO
di Take-Two Interactive Strauss Zelnick. James Myers e Aaron
Edmonds di Lionsgate supervisionano il progetto insieme a Emmy Yu
di Arad e Lucy Kitada e Royce Reeves-Darby di Picturestart.
Chi è il protagonista di
Borderlands?
Borderlands è
interpretato da
Cate Blanchett,
Jamie Lee Curtis,
Kevin Hart,
Jack Black,
Edgar Ramirez, Ariana Greenblatt, Florian Munteanu,
Haley Bennett, , Bobby Lee, Olivier Richters, Janina Gavankar, Gina
Gershon, Cheyenne Jackson, Charles Babalola, Benjamin Byron Davis,
Steven Boyer, Ryann Redmond e Penn Jillette.
Il 28 febbraio arriva sul grande
schermo Dune –
Parte Due, l’attesissimo nuovo capitolo della
saga diretta da Denis Villeneuve e nata dalla
penna di Frank Herbert.
Nelle sale di UCI Cinemas, inoltre,
i fan potranno rivivere le emozioni del primo capitolo della saga e
a seguire assistere alla nuova avventura di Paul Atreides:
acquistando un biglietto per l’anteprima di Dune –
Parte Due gli spettatori avranno infatti la
possibilità di vedere nella stessa sala anche Dune,
per farlo basterà consultare l’orario di programmazione della
multisala di riferimento e presentarsi con il biglietto circa tre
ore e mezzo prima rispetto all’orario di inizio di Dune –Parte Due.
Questo appuntamento si aggiunge
alle numerose iniziative che il Circuito ha organizzato per il
lancio dal film distribuito da Warner Bros. Pictures. La prima è il
concorso che mette in palio un viaggio da sogno ad Abu
Dhabi. Per partecipare basterà acquistare il biglietto sui
canali online del Circuito per le proiezioni dal 27 febbraio al 3
marzo sul sito dune2.ucicinemas. Il ricco premio includerà i voli
di andata e ritorno per la splendida Abu Dhabi, un soggiorno di
quattro notti nel quattro stelle The WB Hotel Abu
Dhabi, una giornata mozzafiato al Warner Bros.
World e un’avventura indimenticabile nel
deserto di Liwa. Inoltre, acquistando il biglietto
online sul sito dune2.ucicinemas o sull’app del Circuito per
l’anteprima del 27 febbraio o per le proiezioni previste fino al 3
marzo gli spettatori riceveranno l’esclusivo artwork del
film.
Infine, chi, nelle stesse date,
acquisterà un biglietto online o offline per le sale IMAX di UCI
Porta di Roma, UCI Orio e UCI Luxe Campi Bisenzio riceverà anche in
omaggio il magnete di IMAX.
Dune –
Parte Due esplora il mitico viaggio di Paul
Atreides che si unisce a Chani e ai Fremen sul sentiero della
vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia.
Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino
dell’universo conosciuto, Paul intraprende una missione per
impedire un terribile futuro che solo lui è in grado di prevedere.
Distribuito da Warner Bros. Pictures, il film diretto da Denis
Villeneuve vanta un cast d’eccezione, composto tra glia altri da
Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin,
Austin Butler, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken,
Léa Seydoux, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling e Javier
Bardem.
Le multisala che proietteranno la
maratona di Dune,
con l’anteprima di Dune – Parte Due, sono:UCI Alessandria (AL), UCI
Arezzo (AR), UCI Showville Bari (BA), UCI Bicocca (MI), UCI Cinemas
Meridiana Bologna (BO), UCI Bolzano (BZ), UCI Casoria (NA), UCI
Catania, (CT), UCI Certosa (MI), UCI Curno (BG), UCI Ferrara (FE),
UCI Firenze (FI), UCI Fiumara (GE), UCI Fiume Veneto (PN), UCI
Seven Gioia del Colle (BA), UCI Lissone (MB), UCI Cinepolis
Marcianise (CE), UCI Luxe Marcon (VE), UCI RedCarpet Matera (MT),
UCI Luxe Maximo (RM), UCI Megalò (CH), UCI MilanoFiori (MI), UCI
Molfetta (BA), UCI Moncalieri (TO), UCI Montano Lucino (CO), UCI
Orio (BG), UCI Palermo (PA), UCI Parco Leonardo (RM), UCI Perugia
(PG), UCI Piacenza (PC), UCI Pioltello (MI), UCI Porta di Roma
(RM), UCI Romagna Savignano sul Rubicone (RN), UCI Reggio Emilia
(RE), UCI Roma Est (RM), UCI Sinalunga (SI), UCI Torino Lingotto
(TO), UCI Verona (VR), UCI Luxe Palladio (VI) e UCI Villesse
(GO).
I Fantastici
Quattro stanno lentamente iniziando a prendere
forma e, con un’ambientazione confermata degli anni ’60, i fan sono
ansiosi di vedere cosa i Marvel Studios hanno pianificato per la loro
Prima Famiglia di supereroi.
Al di fuori di un riferimento
sfacciato in Doctor Strange nel
Multiverso della Follia, non abbiamo visto nulla che
suggerisca che questa squadra esistesse sulla Terra-616 tra la
scomparsa di Capitan America negli anni ’40 e la prima avventura di
Capitan Marvel negli anni ’90. Ma con il
Multiverso in gioco, è possibile che i Fantastici
Quattro provengano da una linea temporale diversa o che in
qualche modo si siano persi prima di arrivare ai giorni nostri.
Oggi, una nuova voce sui
Fantastici Quattro sta circolando, messa in giro
da Grace Randolph di Beyond The Trailer: “L’altra cosa che ho
sentito è che la sceneggiatura ha due trame insieme”, spiega.
“Il paragone che ho sentito era un po’ come Piccole Donne di
Greta Gerwig. Non ho sentito quali fossero le due linee temporali o
trame, una nel passato o una nel futuro.”
Anche se non è confermato,
immaginiamo che i Fantastici Quattro racconterà la
squadra già formata, per poi andare indietro e raccontare come
hanno ottenuto i poteri. Sembra un approccio sensato, soprattutto
dopo che abbiamo visto una storia tradizionale sulle origini della
squadra svolgersi sia nel 2005 che nel 2015.
Un’altra possibilità, ovviamente, è
che incontreremo gli eroi ai giorni nostri e poi torneremo agli
anni ’60 per scoprire come hanno ottenuto i loro poteri e cosa li
ha portati sulla Terra-616, intorno al 2025.
Matt Shakman
(“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”)
dirigerà I Fantastici Quattro, da una
sceneggiatura di Josh Friedman, Jeff
Kaplan e Ian Springer. La notizia del
casting di Pascal era già trapelata a novembre, mentre anche gli
altri nomi erano usciti da recenti indiscrezioni.
Pedro Pascal è noto al mondo per le sue
interpretazioni in The Mandalorian, The Last of Us e prima ancora in
Game of Thrones. Vanessa Kirby ha fatto parte del franchise di
Mission Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph
Quinnè diventato il beniamino dei
più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4. Ebon
Moss-Bachrach sta vivendo un momento d’oro grazie al
suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.
Arriva il 9 marzo in
esclusiva su
RaiPlay il film Adolfo, debutto alla regia di
Sofía Auza e che vede come protagonisti gli attori
Juan Daniel Garcia Treviño e Rocío de la
Mañana.
Il lungometraggio,
vincitore del “Orso di Cristallo per il Miglior Film” alla
Berlinale nel 2023, racconta la storia di due ragazzi che si
incontrano per caso a una fermata dell’autobus nella peggiore o
forse migliore notte della loro vita. L’incontro cambierà per
sempre il destino di entrambi.
Adolfo, la trama
Hugo e Momo si incontrano
casualmente per strada, alla fermata di un autobus. Il ragazzo, che
porta con sé un piccolo cactus chiamato Adolfo, ha appena perso il
bus che avrebbe dovuto portarlo al funerale del padre, morto
suicida, ed è deciso a passare lì la notte in attesa del prossimo;
la ragazza sta per andare ad una festa in maschera, la prima festa
della sua prima notte da “libera”, dopo aver trascorso un periodo
in una comunità per la riabilitazione di giovani tossicodipendenti.
Dopo un po’ di attesa, Momo convince Hugo a seguirlo: è l’inizio di
una lunga notte fatta di risate, lacrime, avventure, parole e
silenzi, con i due giovani determinati a portare a termine la
“missione” affidata a Hugo da suo padre prima di togliersi la vita:
trovare una casa ad Adolfo, il cactus. Per evitare di essere da
soli con i loro problemi, Hugo e Momo decidono di vivere insieme
un’avventura: dovranno trovare una nuova casa per Adolfo, prima che
la notte finisca e che entrambi vadano per la loro strada.
“Adolfo” ha
partecipato al Seattle International Film Festival, è stato
vincitore del “Cavallo di bronzo per il Miglior Film” alla
Stockholm International Film Festival. A Rocío de la Mañana è
andato il premio come “Migliore attrice in un film messicano” al
Guadalajara International Film Festival.
Tatami, il
film rivelazione della
Mostra del Cinema di Venezia 2023, accolto al festival con un
tripudio di applausi e una commossa ovazione, arriverà al
cinema in anteprima l’8 marzo e dal 4 aprile con
BiM Distribuzione.
Diretto dalla regista e attrice
Zar Amir (vincitrice del Premio per la
Migliore Attrice a Cannes 2022 per Holy Spider) e dal regista Guy Nattiv
(Premio Oscar® nel 2019 per il cortometraggio Skin) con
protagoniste Arienne Mandi e la stessa Zar
Amir, è ispirato alle tante atlete iraniane che hanno
fatto cose incredibili: Sadaf Khadem, la prima pugile iraniana che
si è rifugiata in Francia dove è diventata promotrice dei diritti
delle donne; l’arrampicatrice su roccia Elnaz Rekabi che ha
gareggiato senza indossare la hijab, consapevole di rischiare la
morte al suo ritorno a casa; Kimia Alizadeh, ragazza prodigio del
taekwondo iraniano che ha lasciato il paese insieme al marito
a causa delle minacce governative, e molte altre.
“Negli ultimi decenni, il governo iraniano ha fatto tutto
quanto in suo potere per impedire a iraniani e israeliani di
incontrarsi in occasione di eventi internazionali, senza tenere in
considerazione la realtà dei veri sentimenti delle persone. La
storia che abbiamo deciso di raccontare in questo film è la storia
di troppi artisti ed atleti costretti a rinunciare ai propri sogni
e, in alcuni casi, obbligati a lasciare i propri paesi e i propri
cari a causa del conflitto tra sistemi e governi. Speriamo di aver
realizzato un film che mostri al mondo che l’umanità e la
fratellanza vincono sempre” – hanno dichiarato la regista Zar
Amir Ebrahimi e il regista Guy Nattiv.
Tatami – la trama
Durante i campionati mondiali di
judo, la judoka iraniana Leila (Arienne Mandi) e la sua allenatrice
Maryam (Zar Amir) ricevono un ultimatum da parte della Repubblica
Islamica che intima a Leila di fingere un infortunio e perdere la
gara, pena l’essere bollata come traditrice dello Stato. Vedendo
minacciata la propria libertà e quella della sua famiglia, Leila si
trova ad affrontare una scelta impossibile.
John, Paul, George e
Ringo saranno ciascuno il soggetto di un diverso
lungometraggio di prossima uscita. Il regista Sam
Mendes ha in programma di realizzare quattro film
separati, uno dal punto di vista di ciascun membro dei
Beatles. Lo scopo è quello di “raccontare la
sorprendente storia della più grande band della storia”, fino
al loro scioglimento nel 1970, secondo un comunicato stampa.
Paul McCartney, Ringo Starr e le famiglie dei
defunti John Lennon e George
Harrison hanno concesso i diritti completi sulla storia
della vita e sulla musica per i film.
“Sono onorato di raccontare la
storia della più grande rock band di tutti i tempi e sono
entusiasta di sfidare il concetto di ciò che costituisce un viaggio
al cinema”, ha detto Mendes in una nota. Sony Pictures
Entertainment finanzierà e distribuirà tutti e quattro i film nelle
sale nel 2027. I dettagli sui piani di uscita saranno condivisi più
avanti, ma lo studio promette che la strategia sarà “innovativa
e rivoluzionaria”.
Sarebbe certamente uno sforzo
rischioso presentare in anteprima tutti e quattro i film nello
stesso anno. Tuttavia, i film biografici musicali stanno diventando
sempre più popolari al botteghino. Elvis di
Baz Luhrmann e Bob Marley: One
Love della Paramount hanno incassato molto più del
previsto, mentre The Eras Tour di Taylor
Swift, una versione cinematografica del suo concerto da
record, ha sovraperformato diversi franchise di Hollywood in
termini di vendite di biglietti al livello globale. Molti altri
progetti del genere sono in lavorazione; Antoine
Fuqua sta trasformando la storia della vita di
Michael Jackson in un lungometraggio, Amy
Winehouse sarà la protagonista di un prossimo biopic,
Back to Black, e Ridley Scott è
in trattative per dirigere un film sull’ascesa dei Bee Gees.
Oltre a dirigere, Sam
Mendes produrrà insieme alla sua partner di Neal
Street ProductionsPippa Harris e
Julie Pastor di Neal Street.
Jeff Jones sarà il produttore esecutivo per Apple
Corps Limited, l’organizzazione multimediale fondata dai Beatles
nel 1968.
“Vogliamo che questa sia
un’esperienza cinematografica unica, elettrizzante ed epica:
quattro film, raccontati da quattro diverse prospettive che
raccontano un’unica storia sulla band più celebre di tutti i
tempi”, ha dichiarato Harris in una nota. “Avere la
benedizione dei Beatles e della Apple Corps per fare questo è un
immenso privilegio”.
Questa è la prima volta che i
Beatles garantiscono il loro pieno sostegno ad un
film su di loro che non sia un documentario. La band è stata
oggetto di numerosi documentari, tra cui il film degli anni ’70
Let It Be, che raccontava lo scioglimento del
gruppo, così come Get Back di Peter
Jackson, che catturava la realizzazione del loro album
Let It Be. Le loro canzoni hanno anche ispirato
film come il musical jukebox del 2007 Across the
Universe.
Martin Scorsese sarà presto sul grande schermo
ma davanti alla macchina da presa. Il grande regista, che riceverà
l’Orso d’Oro onorario al Festival di Berlino, interpreterà un
anziano saggio che influenza Dante Alighieri mentre scrive “La
Divina Commedia” nel prossimo giallo di Julian
Schnabel, Hand of Dante.
Scorsese ha fatto dei cameo in molti
dei suoi film e occasionalmente abbia recitato in film di altri
registi, ha interpretato Vincent van Gogh in un
segmento del film di Akira Kurosawa del 1990
“Dreams” e ha anche doppiato il pesce palla strozzino in “Shark
Tale”. – questo ruolo probabilmente sarà tra i più carnosi. “È
straordinario nel film“, dice Schnabel a Variety, definendo la
parte di Scorsese “un ruolo brillante e importante” e aggiungendo:
“Non puoi distogliere lo sguardo da lui“.
Hand of Dante
presenta un cast stellare che comprende Oscar Isaac, Gal
Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler e Al
Pacino. È basato sull’omonimo libro di Nick
Tosches, che ruota attorno a un manoscritto de “La Divina
Commedia” di Dante Alighieri che si trova nella
Biblioteca Vaticana. L’opera passa da un prete a un boss della
mafia di New York City, dove viene portata da Tosches dopo che gli
è stato chiesto di verificarne l’autenticità. Quindi, come Dante,
Tosches intraprende il suo viaggio. Ma la narrazione di
Hand of Dante percorre anche il periodo tra il XIV
e il XXI secolo, con alcuni personaggi che hanno vite parallele in
epoche diverse.
Martin
Scorsese con il suo Killers
of the Flower Moon è trai protagonisti della stagione
dei premi 2024 che culminerà con la notte degli Oscar il prossimo
10 marzo. Anche in questo film, nel finale, il regista si è
ritagliato un breve e commovente cameo.
Fabbricante di
lacrime sarà disponibile dal 4 aprile 2024 solo su
Netflix.
Da oggi è disponibile il teaser del film dall’omonimo romanzo di
Erin Doom, uno dei più importanti casi letterari
degli ultimi tempi. Fabbricante di lacrime, edito da Magazzini
Salani, è stato infatti il libro più venduto in Italia nel
2022.
Nel cast, accanto ai
protagonisti Caterina Ferioli (Nica) e
Simone Baldasseroni (Rigel), anche Nicky
Passarella (Billie) e Alessandro Bedetti
(Lionel).
Fabbricante di lacrime è
una produzione Colorado Film ed è prodotto da Iginio
Straffi e Alessandro Usai. Il film è
scritto da Eleonora Fiorini e Alessandro
Genovesi, che ne è anche il regista.
Fabbricante di lacrime, la trama
Tra le mura del Grave,
l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una
leggenda: quella del Fabbricante di Lacrime, un misterioso
artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce
che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica
è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo
sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno
avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la
famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica
non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche
Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo
che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è
intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è
dotato di una bellezza in grado di ammaliare.
Anche se Nica e Rigel sono
uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra
impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di
combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per
l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda. Al
Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di
accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.
Dave Bautista, trai protagonisti del
Marvel Cinematic Universe
ha anticipato un suo possibile ruolo (o anche solo un desiderio di
un ruolo) nel DC
Universe nei panni del cattivo di Batman,
Bane. Essendo uno dei cattivi più famosi del
Cavaliere Oscuro, Bane diventerà probabilmente uno dei personaggi
introdotti nel DCU di James
Gunn.
Su Instagram, l’attore che ha già
interpretato Drax del franchise dei Guardiani della
Galassia, per James Gunn e per la
Marvel, ha anticipato il suo
casting per il ruolo di Bane della DCU condividendo una fan art del cattivo di
Batman.
L’attore è una delle scelte
preferite dai fan per interpretare il ruolo ormai da qualche tempo,
e questo si affianca ad alcune anticipazioni di Gunn secondo cui
gli attori dei Guardiani della Galassia si
uniranno al suo DCU alimentando le speranze dei fan di Bautista
nei panni di Bane. Sebbene ci siano più personaggi DCU che Bautista potrebbe interpretare, è facile
capire perché l’attore Drax sarebbe una scelta interessante per
Bane in The Brave and the Bold o
altri progetti DCU.
“Eri così preoccupata di
conquistarlo che non ti sei chiesta se avresti dovuto”: il fulcro
di Players, il film girato nel 2021 ma lanciato su
Netflix Italia nel giorno di San Valentino è
tutto qui. La commedia romantica di Trish Sie porta in scena
situazioni di spiccata comicità per offrire un’ironica ma non
banale riflessione sulle dinamiche delle scelte che governano la
nostra vita sentimentale.
I “players” del titolo, i giocatori,
ovvero il gruppo di amici che si danno man forte in divertenti (o
tragiche, a seconda della preda) scenette in locali pubblici per
conquistare cuori solitari, offrono, tra i vari livelli di lettura,
anche una parodia di Sex and the city, con variazioni sulla combinazione di
generi e ruoli dove i protagonisti sono tre uomini e una donna. Nel
film di Trish Sie, regista con prove da coreografa al suo attivo, i
quattro amici della storia sono trentenni appagati del proprio
lavoro all’interno della redazione di un giornale e vivono tutte le
opportunità d’incontro che la brillante vita notturna di New York
offre loro. L’amicizia che li lega li porta a vivere in maniera
divertita la propria condizione di single e a cercare storie di una
sola notte, certi di trovare nei propri sodali il rapporto di
vicinanza di cui chiunque ha il bisogno. L’ingresso in scena di un
aitante corrispondente di guerra cambia gli equilibri all’interno
del gruppo: quello che sulla carta appare come un buon partito,
ovvero l’uomo dei sogni bello, ricco e intelligente, reggerà poi
alla prova della realtà e riuscirà a portare nella quotidianità di
Mack, la girl del gruppo, quel senso di affidabilità che solo gli
amici di lunga data sembrano offrire?
Players: come affrontare con
leggerezza le paure della vita adulta
La sceneggiatura è firmata da
Whit Anderson, insignita nel 2018 del premio Writers Guild
of America per la serie Ozark e attrice in pellicole ad alto
budget Ocean’s 8
di Gary Ross e Yes Man di Peyton Reed interpretato da Jim Carrey.
La trama di Players pone al centro
della narrazione gli standard più classici di quell’età di mezzo in
cui si affrontano le paure della vita adulta: impegnarsi in una
relazione stabile, prima fra tutte. “Mangi i falafel quando sei
triste”, chiosa Adam Miles, interpretato da Damon Wayans Jr.
alla migliore amica Mackenzie Cannon, detta Mack, alias Gina Rodriguez, attrice portoricana emersa nella serie
Jane The Virgin. Se un amico è capace di rilevarci
meccanismi che fino a quel momento erano sfuggiti a noi stessi
grazie alla lunga osservazione, possiamo accontentarci di un amore
che vede in noi un’immagine che non ci appartiene? La protagonista deve fare i
conti con se stessa per capirlo, per capire, soprattutto, se anche
in Tom Ellis, l’uomo che ha deciso di conquistare non più
per una notte, bensì per una vita intera, può ritrovare la stessa
attenzione e cura, ovvero lo stesso amore che il suo migliore amico
sa offrirle.
Mack e gli altri ‘giocatori’ si
muovono da anni all’interno di schemi psicologici prefissati dove
sanno gestire con abilità e spirito di squadra ogni variabile,
certi della possibilità di riuscita di azioni che nel tempo si sono
rivelate portatrici di successo ma che, adesso, sembrano non dare
più sicurezza: si può basare una relazione su uno schema, chiede
Adam a Mack?
La vera domanda che ogni ‘player’
in amore dovrebbe porsi
La scoperta che le interazioni ormai
abilmente implementate non bastano più quando si tratta di
affrontare il tratto di cammino che ci separa da un nuovo desiderio
è la vera questione del film diretto da Sie. La protagonista vuole
un cassetto, sagace metafora dello spazio di significanza che
chiunque sia in cerca dell’amore vuole che l’altra persona gli
riservi. Il punto è: siamo sicuri che quel cassetto sia grande
abbastanza per contenere tutte le nostre cose, tutto quello che
siamo e che vorremmo essere? Un interrogativo tutt’altro che
banale, a cui Players offre una risposta divertente e non scontata,
perché, per dirla con i protagonisti, quando vuoi una relazione
vera non c’è uno schema che possa aiutarti, c’è solo l’istinto che
ci porta a sentire con forza il nostro baricentro e a capire di
quanto siamo disposti a spostarlo per raggiungere un nuovo livello
di gioco in un rapporto di coppia.
Sembra che i sostenitori di
Nicolas Cage abbiano un altro motivo per amare il
proprio beniamino. A quanto pare, dopo una iniziale estraneità al
progetto, l’attore è in trattative per interpretare
Spider-Man Noir nell’omonima serie tv in
lavorazione presso Amazon.
Dopo la notizia
che Steve Lightfoot, che trai suoi lavori
annovera The Punisher, si era unito a Oren
Uziel nella sala di scrittura e di produzione, questo
rumor sul casting per la serie è sicuramente allettante.
Chiaramente non c’è ancora nulla di confermato, ma il casting di
Cage per il ruolo avrebbe senso anche grazie allo splendido lavoro
di doppiaggio che l’attore ha portato avanti per lo stesso
personaggio in
Spider-Man: Un nuovo universo.
La serie Spider-Man
Noir è il secondo progetto noto basato sui personaggi
Marvel controllati da Sony su
Amazon. In precedenza era stato annunciato che Amazon stava andando
avanti con la serie Silk: Spider Society della showrunner
Angela Kang. Non è noto in questo momento quali
altri personaggi Marvel saranno presenti negli altri
show di Amazon, anche se Sony attualmente controlla oltre 900 di
questi personaggi associati al franchise di Spider-Man.
Sulla scia di 365 milioni di
visualizzazioni in 24 ore, il primo trailer Deadpool e
Wolverine è diventato il trailer più visto di tutti i
tempi. Ora, un intraprendente utente di Twitter di nome
Trevor Carlee è riuscito in qualche modo a
ricreare l’intero trailer, e a essere onesti, sit ratta davvero di
un piccolo capolavoro, perché è stato realizzato interamente in
LEGO.
Il trailer iniziale, svelato lo
scorso fine settimana durante il più grande evento sportivo
dell’anno, il Super Bowl, reintroduce Ryan Reynolds nei panni dell’iconico
Deadpool, che si ritrova invischiato con la Time Variance Authority
(vista l’ultima volta nella serie Loki dei
Marvel Studios su Disney+) e unisce le forze con altri
supereroi per affrontare un avversario comune. Dopo due film che lo
deridono da lontano, il terzo capitolo annuncia l’integrazione
formale di Wade Wilson nell’universo cinematografico Marvel, con collaborazioni con
personaggi importanti come Wolverine di Hugh Jackman e, come attualmente
ipotizzato, Elektra di Jennifer Garner.
Il cast del film è ulteriormente
arricchito da artisti del calibro di Matthew
Macfadyen e gli attori di ritorno
Morena
Baccarin nei panni di Vanessa, Brianna
Hildebrand nei panni di Testata Mutante Negasonica e
Stefan Kapičić nei panni di Colosso. Anche
Emma Corrin fa parte del cast come principale
antagonista del film, ma il ruolo non è stato attualmente
rivelato.
Deadpool e
Wolverine uscirà il 26 luglio 2024. Puoi scoprire
maggiori dettagli sul film qui e guardare in streaming i primi due
film su Disney+. Guarda il trailer LEGO di Carlee di
seguito:
Deadpool e
Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio e segna
l’introduzione del Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds nell’universo cinematografico
Marvel (con un rating decisamente
diverso rispetto ai primi due capitoli). Soprannominandosi
“Marvel Jesus”,
Deadpool arriva nel MCU dopo essere stato rapito dalla
Time Variance Authority, i manager del multiverso
visti l’ultima volta in Loki, e si ritrova nello
stesso mondo dei Vendicatori.
Sebbene il suo volto non si veda nel
trailer, anche Wolverine di Hugh Jackman passa dall’universo di
X-Men al MCU. Diretto da Shawn
Levy, il film comprende anche Emma Corrin,
Morena Baccarin, Rob Delaney,
Leslie Uggams, Karan Soni e Matthew Macfadyen.
Come ogni anni, gli
Oscar 2024 prevedono due categorie di eccellenza
dedicate alla sceneggiatura, la prima per la migliore
sceneggiatura originale, ovvero la storia che è frutto
dell’invenzione dell’autore della stessa, e la seconda è per la
migliore sceneggiatura adattata, che parte invece da
un’opera pre-esistente, più spesso un libro, ma può essere anche un
articolo di giornale, un’inchiesta, un fumetto, insomma un’altra
storia che già esiste e che viene declinata nel linguaggio
cinematografico.
Le categorie dedicate
alle sceneggiature, in occasione dei grandi premi di cinema, sono
da sempre quelle che si aggiudicano gli Autori. Branagh,
Fennell, Peele, Jonze, Tarantino, Ivory, Allen, Coppola, Almodovar,
Coen sono solo alcuni dei nomi che impreziosiscono il
palmares di una categoria dei Premi Oscar che più di ogni altra
rappresentano l’aspetto culturale e alto della grande macchina
cinematografica. E se da una parte è vero che la sceneggiatura è
una scrittura di servizio, che per esistere davvero deve essere
trasformata in film, è anche vero che la scrittura, la parola sono
il seme dal quale poi germoglia il cinema.
Di seguito, ecco i
candidati agli Oscar 2024 per migliore sceneggiatura
originale e adattata.
Apriamo le danze con una
delle sceneggiature che, in quest’anno cinematografico, sembra
brillare di più per costruzione, originalità e interesse. Lo script
di Anatomia di una caduta firmato
da Justine Triet e Arthur Harari
è un animale insolito e seducente, così come il film che ne è stato
desunto, capace di insinuare il dubbio nella mente dello spettatore
con un abilissimo gioco di non detti, mentre sposta continuamente
il fuoco del suo discorso, passando con eleganza dal linguaggio
procedurale a quello da thriller, fino a quello drammatico e
romantico.
Al suo esordio con la
sceneggiatura per il cinema, David Hemingson ha
offerto a Alexander Payne, autore riconoscibile e
ricercato, lo script di
The Holdovers – lezioni di vita. La storia si
innesta alla perfezione dentro la filmografia e la poetica di
Payne, raccontando la vicenda di umanità perse che imparano a
essere famiglia, arrangiandosi con quello che hanno e allo stesso
tempo riscoprendo per se stessi uno spiraglio di futuro che
pensavano non potesse esistere. È facile cadere nella definizione,
a volte svalutante, di feel good movie, tuttavia
The Holdovers rivendica con fierezza questa
etichetta, innalzandone il livello.
Tra le modalità di
racconto cinematografico, il biopic rientra in quelle più
rischiose, perché si fa interpretazione di personaggi realmente
esistiti, adottando un punto di vista, a volte anche solo un
momento storico preciso, in cui questa “vita famosa” viene messa in
scena.
Bradley Coopere Josh Singer
sono consapevoli di questo rischio, tuttavia i potenti mezzi messi
a disposizione di Maestro,
inclusa la benedizione (e la produzione) di Steven Spielberg, permettono ai due
massima libertà. E così, Cooper si prende la briga di non compiere
apparentemente nessuna scelta e di bypassare l’importanza
della parola come germe vitale del cinema. Lo script diventa
strumento per la messa in scena di sé nei panni diLeonard Bernstein. Il risultato è uno sforzo egoriferito in cui l’attore,
regista e sceneggiatore vuole a tutti i costi trovare un posto
nell’Olimpo di Hollywood, che a tutti gli effetti lo premia
(misteriosamente) e lo pone in compagnia di artisti di ben altro
calibro.
Come nel caso di
Hemingson, anche Samy Burch,
esordiente alla sceneggiatura per il cinema, si fa affiancare da un
solido narratore per immagini, Todd Haynes, per
trasformare in film la sceneggiatura di May December. Il film, unico
in categoria ad aver ottenuto una sola nomination, avrebbe mirato
anche a dei cenni nelle categorie dedicate agli attori, cenni che
non sono arrivati per una concorrenza serrata. Tuttavia è riuscito
a spuntarla in questa divisione, che, dicevamo, celebra la potenza
della parola. E effettivamente il film è scritto in maniera
raffinata, riuscendo a districarsi con leggerezza, mai con
superficialità, nei meandri di una storia torbida che manifesta da
subito le sue pieghe più oscure. La sensazione generale però è che
il film sia finito in cinquina principalmente come omaggio al
percorso festivaliero abbastanza luminoso dei mesi scorsi.
Vero e proprio colpo di
fulmine di questa stagione cinematografica, Past Lives di Celine Song
ha conquistato un posto in cinquina a buon diritto. Ridefinendo i
canoni narrativi della “storia d’amore”, la scrittura di
Song si presenta delicata e leggera, è capace di raccontare un
“amore in potenza” (in mancanza di una definizione
migliore) attraverso i non detti, il silenzio e le pause. Il suo
compito di sceneggiatrice è facilitato dal fatto che lei stasse ha
diretto il film (è il suo esordio), facendo così coincidere le
scelte della messa in quadro con l’intenzione dietro le parole
stesse. Seppure le possibilità di vittoria sono esili per questi
Oscar 2024, la sceneggiatura di Past Lives è un vero e proprio
gioiello.
Migliore
Sceneggiatura (Adattata)
1 di 5
Apre la cinquina delle
migliori sceneggiature adattate American Fiction, scritto e
diretto da Cord Jefferson e basato sul
romanzo Erasure di Percival Everett. In una scatola
apparentemente convenzionale, Jefferson, che esordisce alla regia e
alla sceneggiatura con questo progetto, riesce a portare sullo
schermo la compenetrazione di generi che si trovano nel testo di
partenza. Quella che nasce come una commedia irriverente sui luoghi
comuni legati alla percezione della popolazione afro-americanada
parte di quella caucasica, negli Stati Uniti, diventa una
riflessione agro-dolce sul potere della narrazione e sul senso di
appartenenza a una comunità. Il testo si mantiene costantemente su
alti livelli di ironia, consegnati con destrezza dal cast, guidato
da uno splendido (e anche lui nominato)
Jeffrey Wright.
Il fenomeno del box
office del 2023, Barbie,
arriva agli Oscar con moltissime nomination, e compare a buon
diritto anche nella categoria dedicata alla migliore sceneggiatura
adattata. Contrariamente a quanto accaduto per i WGA dove il film
concorre per la migliore sceneggiatura originale, l’Academy ha
deciso di spostare la sceneggiatura di Greta
Gerwig e Noah Baumbach nell’altra
categoria, dal momento che racconta di personaggi (le
bambole Mattel) preesistenti. Di tutti gli
elementi di grande valore che costituiscono il film di Gerwig, la
sceneggiatura è senza dubbio un’eccellenza: non era semplice
mettere in piedi una storia con protagonista Barbie,
eppure con ironia, consapevolezza, uno sguardo alla contemporaneità
e un tocco di furbizia, la coppia Gerwig/Baumbach
è riuscita a sorprendere e, dati del box office alla mano,
a farsi amare dal pubblico.
L’aspetto più
interessante della visione di cinema di
Christopher Nolan è che il regista trova sempre il
modo di piegare l’immagine cinematografica alla sua visione. Lo ha
fatto con il thriller, con la spy story, con i cinecomic, con lo
sci-fi, e con Oppenheimer è riuscito a farlo anche con il
biopic. Basato sulla biografia American
Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert
Oppenheimer di Kai
BirdeMartin J.
Sherwin il film è scritto e diretto da Nolan
che plasma la sua creatura cinematografica a sua immagine. Riesce
ancora una volta nell’intento di giocare con i piani temporali,
fornendo allo spettatore, con una sceneggiatura densa e solida,
tutti gli strumenti di cui necessita per orientarsi nella
ricostruzione storica e emotiva dell’uomo e del genio
Oppenheimer.
Povere
Creature!è
l’adattamento
cinematografico dell’omonimo
romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray e sceneggiato da
Tony McNamara, alla sua seconda collaborazione con
Yorgos Lanthimos. Definibile come la storia di una
esploratrice che cerca con l’esperienza, di sé e del mondo, di
saziare la propria curiosità, la storia di Bella
Baxter è strutturata come il più classico viaggio
dell’eroe, e allo stesso tempo è assolutamente moderno e coerente.
La scrittura si mette al servizio del personaggio, dal quale è
guidata fino a un compimento perfetto e rotondo del suo viaggio.
Povere
Creature! è uno dei rari esempi in cui la
sceneggiatura non solo è desunta da un romanzo, ma diventa anche
uno strumento per creare un mondo adatto alla sua protagonista, la
splendida
Emma Stone (anche lei nominata).
Vero e
proprio fenomeno di questa stagione cinematografica, nominato nella
categoria del miglior film internazionale e del miglior film,
La
Zona di Interesse è senza dubbio, per citare il suo
stesso titolo, il lavoro più interessante che vedremo trai
protagonisti degli Oscar 2024. Il film, scritto e diretto da
Jonathan Glazer e adattamentodel romanzo omonimo del 2014 scritto
da Martin Amis,
racconta l’orrore dell’olocausto da un punto di vista inedito. Il
lavoro svolto da Glazer nel trasportare al cinema le parole di Amis
si è basato principalmente su ciò che non viene detto, né mostrato,
ma soltanto evocato. Per questo, il sound design del film è una
vera e propria opera d’arte e la sceneggiatura è la principale
artefice di questa scelta artistica. Trai front runner di
categoria, La
Zona di Interesse è il film da tenere
d’occhio.
Previsioni: chi vincerà per le migliori sceneggiature agli
Oscar 2024?
I dieci nominati di
categoria comprendono storie che hanno dato voce al nostro tempo,
storie che hanno trovato grande riscontro nel pubblico, che
guardano all’universale e ai grandi temi legati all’esistenza, ma
anche al piccolo e ai turbamenti e alle idiosincrasie quotidiane
con cui ci confrontiamo tutti.
Il giudizio è rimesso al
gusto dell’Academy, che la notte del 10 marzo, dal Dolby
Theatre, incoronerà il meglio dell’industria cinematografica
degli ultimi dodici mesi, tuttavia questo non toglie il
divertimento e anche il tentativo di fare delle previsioni.
Chiaramente non ci si riferisce al migliore di categoria, ma a
quello che con più probabilità verrà riconosciuto dall’Academy e
dai suoi votanti. Per quello che riguarda la categoria della
migliore sceneggiatura originale, il premio a Anatomia di una caduta sembra
in cassaforte. Triet sta riscuotendo un successo senza precedenti
negli USA per una tale produzione. In merito alla migliore
sceneggiatura adattata, invece, i giochi non sembrano così
semplici. Se da una parte American Fiction è forse
il titolo più forte in quanto a qualità di scrittura, La
Zona di Interesse potrebbe essere il film che,
a ragione, l’Academy vuole premiare in questa categoria, mentre gli
altri tre titoli, trai più nominati degli Oscar 2024, sembrano destinati a splendere in
altre categorie.
Un nuovo rapporto fornisce un
aggiornamento deludente sulla produzione di L’uomo da sei
milioni di dollari. Con protagonista Mark Wahlberg, il film è un remake della
omonima serie TV che segue la storia di un pilota collaudatore
nucleare ferito che viene ricostruito con arti e impianti bionici.
L’uomo da sei milioni di dollari andò in onda per
cinque stagioni dal 1974 al 1978.
Secondo un report di
TheWrap, l’aggiornamento più recente sul progetto non
sembra promettente. Secondo la fonte, L’uomo da sei milioni
di dollari non ha ancora uno studio. Questo aggiornamento
contraddice direttamente la notizia più recente in merito al
progetto secondo cui Wahlberg sembrava molto più ottimista riguardo
all’accordo con Skydance, affermando che avrebbero avuto i diritti
sul film “molto presto”, dando il via alla produzione.
Sebbene Wahlberg non abbia detto che
l’accordo con Skydance fosse concluso, sembrava implicare che ciò
sarebbe certamente accaduto in tempi brevi. Nella sua
dichiarazione di dicembre, Wahlberg ha anche fatto riferimento
alla “dura battaglia” necessaria per realizzare L’uomo
da sei milioni di dollari.
Nel 2014 ha cominciato a circolare la notizia della volontà di
realizzare un film dalla serie, nel 2020 il titolo è stato
addirittura nella schedule di programmazione delle uscite della
Warner Bros, salvo poi venire eliminato. Chissà quando e se questo
progetto riuscirà a vedere la luce.
Kurt Russell rivela ciò che ha imparato
su Quentin Tarantino e John
Carpenter riflettendo sulla sua carriera di attore.
Russell ha lavorato per la prima volta con l’acclamato regista di
Halloween nel film biografico di Carpenter del
1979, Elvis, e in seguito i due hanno collaborato
in Fuga da New York, La cosa, Grosso guaio a
Chinatown e Fuga da Los Angeles. Ha poi
lavorato con Tarantino su due lungometraggi, a cominciare da
Death Proof del 2007, prima di riunirsi a lui per
The Hateful
Eight del 2015.
Mentre Kurt Russell ripercorreva la sua carriera con
GQ, l’attore ha brevemente accennato a
ciò che rende sia Carpenter che Tarantino registi unici quando ha
recensito il suo lavoro su Death Proof.
Mentre Russell afferma che Tarantino
è stato ispirato dal lavoro di Carpenter, lo stile di Carpenter è
più riservato rispetto a quello ampolloso del primo, sebbene le
loro motivazioni li accomunino. Ecco cosa ha spiegato Kurt Russell sulla differenza tra Tarantino e
Carpenter:
“Uno dei motivi per cui Quentin ha
iniziato a fare film è grazie a John Carpenter. Voglio dire, lo so
per sua stessa ammissione. John è più riservato nel suo umorismo e
nel suo stile. Quentin è molto, molto estroverso. Ma ci sono anche
molte somiglianze in ciò che guida il loro fascino nel realizzare
un film. Non è come un regista che cerca una visione. Ce l’hanno in
testa ed è solo questione di avere la libertà di dire “mi piace, mi
piace, così, non mi piace, non mi piace”, sai, è facile per
loro.”
Tarantino non è mai stato riservato
riguardo alla sua ammirazione per la filmografia di Carpenter,
raccontando in lunghe interviste le sue esperienze con il regista e
il suo lavoro durante i suoi trentadue anni di carriera. Discutendo
delle ispirazioni dietro The Hateful Eight nel
2015, Tarantino ha rivelato che La Cosa ha
ispirato non solo il western, ma anche il suo debutto Le
Iene attraverso il suo uso di tensione e paranoia in un
ambiente limitato con un piccolo cast. Tarantino ha anche
accreditato La Cosa come uno dei pochi film horror
che lo spaventano, mostrando la sua ammirazione per Carpenter sia
in qualità di regista che di spettatore.
Robert Downey Jr. ha commentato il passaggio
della sua carriera dall’interpretare Iron Man nel
Marvel Cinematic Universe
all’avere un ruolo chiave in Oppenheimer.
Downey ha inaugurato l’MCU con Iron Man del
2008, interpretando Tony Stark fino a quando il
personaggio si è sacrificato per salvare l’universo in Avengers:
Endgame del 2019. Ora che il suo tempo alla Marvel è apparentemente finito –
senza che nessun film in arrivo nel MCU abbia in programma di
riproporlo – Robert Downey Jr. ha commentato il passaggio
da un ruolo all’altro, quello di Lewis Strauss, una specie di
avversario e nemico del protagonista (Cillian
Murphy), nel film di Christopher Nolan.
“Ho interpretato un ragazzo di
nome Tony nel MCU per circa 12 anni. E poi
recentemente Chris Nolan mi ha suggerito di tentare un approccio
discreto come ultimo disperato tentativo di resuscitare la mia
credibilità in declino.”
Dopo poco più di un decennio nei
panni di Iron Man in alcuni dei migliori film dell’MCU, Downey Jr. sta riscontrando un
diverso tipo di successo grazie al suo ruolo in
Oppenheimer del regista Christopher
Nolan, con la star che sta collezionando premi come
miglior attore non protagonista. Downey ha scherzato sul suo
periodo come Iron Man, dicendo che l’Oppenheimer di Nolan è stato
“un ultimo disperato tentativo di resuscitare la [sua]
diminuita credibilità” dopo aver girato film del MCU.
Chiaramente l’attore è ironico, dal
momento che ha sempre professato il suo amore per il personaggio di
Tony Stark e per il MCU che gli hanno regalato una
seconda vita cinematografica dopo dei periodi bui non troppo
felici.
Dave Bautista ha parlato di una scena
cancellata del primo film di Dune di Denis Villeneuve.
Nell’adattamento del 2021, Bautista interpreta Glossu Rabban e
riprenderà il ruolo per il prossimo sequel, Dune: Parte
2. In quanto nipote del barone Vladimir Harkonnen
(Stellan
Skarsgård), Rabban è un individuo crudele e brutale
messo al comando del pianeta Arrakis, ignaro di essere una pedina
nei piani più grandi del barone. Rabban condivide la storia anche
con Gurney Halleck (Josh
Brolin), sopravvissuto al massacro della Casa Atreides
e che ritornerà anche lui nel sequel.
Parlando con Collider, Dave
Bautista ha condiviso nuovi dettagli su una scena
cancellata del primo film con Rabban e il Mentat degli Harkonnen,
Piter De Vries (David Dastmalchian). Dato che
Villeneuve ha recentemente spiegato che non distribuirà mai nessuna
delle scene cancellate di Dune, la scena tra
Bautista e Dastmalchian non verrà mai vista. Ecco cosa ha
raccontato l’attore:
“È solo che in questo momento
sto pensando: “Dio, lui [Villeneuve] si arrabbierà con me se lo
dico?” Ma no, non è niente di grave. Non sto svelando nulla, ma
avevo una scena nel primo film con Dave Dastmalchian in cui
intimidivo il suo personaggio, ed era molto breve, ma volevo che
venisse vista per ragioni egoistiche, perché amo così tanto Dave.
Immagino che semplicemente non si adattasse o ci fossero problemi
di spazio o di ritmo. Quelle decisioni sono ben oltre la mia
volontà. Ma sì, sono rimasto deluso di non averla vista nel film
finito.”
Cosa aspettarsi da Dune – Parte
Due?
“Questo film successivo
esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a
Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta
contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si
legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra
l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta
di prevenire un futuro terribile che solo lui può
prevedere.”
Dune – Parte
Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che
ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo
romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà
nei cinema il 28 Febbraio 2024.
Il secondo capitolo continuerà la
storia di Dune – Parte
Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è
stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre
402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165
milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze
per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su
larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.
Maestro
e
Saltburn hanno portato a casa i premi principali ai
premi Make-Up Artists and Hair Stylist Guild
(IATSE Local 706). La gilda ha tenuto la sua undicesima cerimonia
di premiazione annuale domenica sera al Beverly Hilton Hotel.
La serata si è aperta con la
consegna dei premi d’onore. L’attrice nominata all’Oscar
Annette Bening è stata insignita del premio
Distinguished Artisan. Tuttavia, a causa del COVID, Diana
Nyad ha accettato il premio a suo nome.
Michael Westmore ha
ricevuto il Vanguard Award per il suo lavoro in “Rocky”, “Star
Trek”, “Mask” e “Raging Bull”. Kevin Haney ha
ricevuto il premio alla carriera per il suo lavoro in “A spasso con
Daisy”, “Guardiani della Galassia Vol.
3” e “Hocus Pocus 2”.
Sembra interessante notare che,
sebbene non sia riuscito a entrare in nessuna cinquina per gli
Oscar 2024,
Saltburn di Emerald Fennell ha
conquistato la gilda. Ecco di seguito i vincitori:
Arrivato nelle sale il 14 febbraio,
Finalmente
l’alba di Saverio Costanzo si
sta guadagnando l’attenzione di un pubblico molto variegato, che lo
ha già riconosciuto come uno di quei
film metacinematografici di cui la nostra industria ha bisogno,
e che ne porta in scena magia e atmosfere senza dimenticarsi di
trattare tematiche importanti quali il femminicidio. Ed è in realtà
proprio da qui che parte il lungometraggio del regista, il quale
traccia le coordinate della storia ispirandosi liberamente a un
fatto di cronaca nera che sconvolse l’Italia degli anni Cinquanta,
denominato il caso Montesi.
L’inizio
È il 9 aprile 1953 quando
sulle spiagge di Torvaianica una giovanissima muore infatti in
circostanze sospette. Viene ritrovata riversa sulla
battigia, priva di alcuni indumenti fra cui reggicalze e scarpe, ma
nessuno capisce cosa sia accaduto. Forse un malore mentre tentava
di fare un pediluvio in acqua. O forse un omicidio? La vittima è
Wilma Montesi, appartenente alla Roma popolare, con un sogno nel
cassetto mai realizzato: farsi strada in quel mondo di luci – e
ombre – che è il cinema, nell’allora Hollywood sul Tevere,
Cinecittà, luogo da sempre magico e, se vogliamo, senza tempo. Un
cold case che coinvolse lo Stivale intero, dove l’estasi dello
scandalo inebriava una società che piuttosto che piangere la
vittima e chiedere per essa giustizia, speculava e formulava
congetture, ipotesi, storie, per riempire le pagine dei grandi
rotocalchi, abbandonando un’ “ingenuità” che non sarebbe più
tornata.
Fra i presunti colpevoli di un
assassinio in seguito mai chiarito ci furono politici di un
certo spessore e alcuni personaggi della Capitale
elitaria, che trasformarono a tutti gli effetti la morte
di Wilma Montesi nel primo caso dal forte rilievo mediatico. Un
evento amaro e triste, fatto di sogni infranti, verità non dette e
abuso del potere. Elementi serviti a Saverio Costanzo per assestare
dunque l’ossatura narrativa del suo Finalmente
l’alba, da cui parte un racconto di riscatto, reso
possibile grazie a Mimosa, protagonista di un
percorso di crescita avvenuto in una sola notte, talmente densa e
articolata da sembrare una vita intera. Notte di festa dove però
fra alcol, decadenza e illusioni, Mimosa scrive la sua storia, e
con coraggio, addentrandosi nei chiaroscuri di divi o aspiranti
tali, scopre se stessa. Ma a Wilma cosa è
successo?
Il ritrovamento di Wilma sulla
spiaggia
I riferimenti al caso Montesi in
Finalmente l’alba sono tanti e
influenzano il processo di formazione della stessa protagonista.
Oltre ad alcune immagini visivamente potenti e simboliche (una fra
queste l’ “incontro” fra Mimosa e Wilma a Cinecittà, con la
scoperta da parte della prima dell’omicidio attraverso un filmato
che alcuni uomini stanno guardando in sala), ci sono dei personaggi
inseriti nel contesto filmico che – se non si conosce la storia –
coglierne il significato e l’importanza della loro presenza risulta
più difficile. Perciò, facciamo un passo indietro e cerchiamo di
capire cosa successe dopo la scoperta del corpo di Wilma Montesi, e
chi fu accusato di essere implicato nella sua morte. Lo diciamo
subito: all’epoca ci furono diverse versioni dei fatti e come
accennavamo poco prima la risoluzione del caso non c’è mai stata,
per cui quello che spieghiamo sono le linee principali su cui si
sono sviluppate le indagini.
Il corpo della Montesi venne
ritrovato da un manovale che faceva colazione sulla spiaggia,
Fortunato Bettini, l’11 aprile del 1953, ancora in buono stato,
indi per cui il medico legale stabilì che la morte poteva essere
avvenuta almeno quarantotto ore prima e la causa, inizialmente, la
attribuirono a un malore che la giovane ebbe mentre bagnava i piedi
in acqua. Scivolata dopo aver perso i sensi, sarebbe di conseguenza
annegata. Esclusero la violenza sessuale, nonostante poco dopo un
altro medico constatò che le tracce di sabbia negli indumenti
intimi potevano invece essere conferma di un abuso. Nonostante
questo, la polizia diede per buona l’ipotesi dell’incidente e il
caso si chiuse.
Le nuove ipotesi e la riapertura
delle indagini
Il 4 maggio, però, ci furono degli
sviluppi. Il quotidiano napoletano Romaipotizzò
che ci fosse un grosso complotto dietro la morte di Wilma,
e che qualcuno voleva proteggere i veri assassini. A esso, si
unirono altre testate rinomate quali Corriere della Sera e Paese
Sera, di cui quest’ultimo pubblicò un articolo in cui diceva che un
certo “biondino” aveva portato in questura l’abbigliamento mancante
di Wilma. L’identità, fino alla fine di maggio, non fu svelata, pur
i giornalisti sapendo di chi si trattasse. Solo più avanti è una
rivista comunista – Vie Nuove – a confermarlo,
riconoscendo nel “biondino” la figura di Piero
Piccioni, figlio del Vicepresidente del Consiglio Attilio
Piccioni. Piero era anche compagno di Alida Valli. La notizia
sollevò un certo scalpore, e lo scandalo continuò a essere
alimentato fra i cittadini e nei rotocalchi stessi, finché Piccioni
non querelò per diffamazione il giornalista dell’articolo, Marco
Cesarini Sforza. A ottobre dello stesso anno è il direttore del
periodico scandalistico Attualità, Silvano Muto, a
riportare l’attenzione sulla morte della giovane. Da quanto
scrisse, aveva svolto alcune indagini nella Roma bene dove c’era
una certa Adriana Concetta Bisaccia, giovane che
aveva raccontato di aver partecipato assieme a Wilma a un’orgia
in una villa a Capocotta, sul litorale romano.
Lì le due avevano interagito con
personaggi famosi – soprattutto politici – e Montesi aveva in
quell’occasione assunto droghe e alcol che l’avrebbero fatta
sentire male. Non solo, dopo il mancamento, secondo Bisaccia
qualcuno l’avrebbe portata incosciente sulla spiaggia dove sarebbe
stata poi abbandonata. Chi venne citato nell’articolo come
responsabile fu, di nuovo, Piero Piccioni e poi Ugo
Montagna, il proprietario della villa. Pensiero comune da
lì in poi fu che le forze dell’ordine stavano insabbiando tutto per
difendere tali noti esponenti. Più avanti, un’altra ragazza che si
dichiarava essere stata amante di Montagna, Maria Augusta Moneta
Caglio Bessier d’Istrai, scrisse un memoriale dove confermò quanto
raccontato dai giornali fino ad allora, ossia che Piccioni e
Montagna erano coinvolti, e che con Montesi quest’ultimo aveva una
liason. In seguito, si disse che Ugo Montagna era stato addirittura
informatore dei nazisti, oltre che essere responsabile di
organizzare incontri con diverse donne nella sua tenuta per
soddisfare necessità dei suoi invitati. Ufficialmente, il caso
sull’omicidio Montesi fu riaperto a marzo del ’54 e vennero
arrestati sia Montagna che Piccioni, il primo accusato di omicidio
colposo e uso di droghe, il secondo di favoreggiamento insieme al
questore Saverio Polito, per il medesimo motivo.
Un caso mai risolto
Arriviamo al 1957. Dopo aver indetto
un processo penale per Montagna, Piccioni e Polito, le cose
cambiarono ancora. Alida Valli, infatti, andò in soccorso di
Piccioni, sganciando un alibi in suo favore, in cui diceva che nei
giorni prima della morte di Wilma lui si trovava con lei a Ravello
e che se ne era andato da lì il 9 aprile ma solo dopo le due di
pomeriggio, per recarsi poi da un medico in quanto aveva dolori
alla gola. La versione fu confermata, fra gli altri, anche
dall’infermiere che se ne prese cura a casa. Montagna, invece,
disse che non aveva mai conosciuto Montesi, mentre Polito confermò
di nuovo la tesi ufficiale del malore in acqua. Alla fine, il
tribunale li diede per innocenti, assolvendoli con formula piena.
Da lì in poi il caso è stato avvolto sempre più nel
mistero e non si è mai riuscito a capire chi fosse il
colpevole. Molte sono le piste tracciate, ma ancora oggi è
difficile credere alla tesi secondo cui Wilma Montesi si sia
sentita male. Una cosa è certa: dalla scoperta del corpo,
l’attenzione non fu mai per la ragazza, bensì per tutto quello che
c’era dietro, tanto da surclassare la tragedia.
Mimosa, non solo Wilma
Saverio Costanzo non è stato il
primo a parlare del caso Montesi, né tantomeno a portare sul grande
schermo quella che fu l’Italia del Dopoguerra, fra contraddizioni,
illusioni e abuso dell’informazione. Nel 1960, con La dolce
vita,
Federico Fellini si immerge completamente in quel mondo oramai
privo di scrupoli, e attraverso l’odissea di Marcello, catapulta il
pubblico in quella che era la società degli anni Cinquanta: una
Babilonia hollywoodiana governata da un’euforia incontrollata.
In Finalmente
l’alba ci sono diversi collegamenti e
suggestioni del film del regista romagnolo: dalla
rappresentazione di una decadenza, ai paparazzi e giornalisti
invadenti, alle dive (anche solo negli abiti Josephine Esperanto
ricorda la Sylvia di Anita Ekberg), fino alla festa in una villa
sul litorale romano, dove nel caso de La dolce vita il
giorno seguente viene ritrovato morto sulla spiaggia un pesce
strano, chiamato “mostro marino”, che simbolicamente rappresenta
Wilma Montesi. Se è vero che Mimosa ripercorre gli stessi passi di
Wilma, come afferma Costanzo, e lo fa con una consapevolezza
diversa poiché è a conoscenza di quanto accaduto (il viaggio di
Mimosa si svolge, come abbiamo accennato, poco dopo), è vero anche
che non ne aderisce totalmente, avendo Mimosa non solo un epilogo
differente, ma una dimensione di sé diversa che le permette di non
essere risucchiata in quel vortice infame.
C’è un collegamento con la Paola
felliniana?
Ecco che da qui nasce una
riflessione molto particolare, che potrebbe collegare
Mimosa a Paola, l’angelica ragazza che Marcello incontra
ne La dolce vita in una trattoria sul mare dove
quest’ultima lavora. Il giornalista, ne apprezza di lei non solo la
semplicità, ma la purezza delle sue aspirazioni mentre racconta di
voler diventare una dattilografa. Lei non è disillusa come
Marcello, ed infonde una tenerezza sia nell’atteggiamento che nello
sguardo molto simile a Mimosa. Paola la ritroviamo nel finale de
La dolce vita sulla stessa spiaggia dove giace il pesce
morto, all’indomani del festino a cui Marcello ha partecipato (un
parallelismo con Mimosa, la quale in una delle scene finali si
ritrova proprio come Paola sulla spiaggia dove è stata rinvenuta
Wilma).
In quella scena, vediamo Paola non
riuscire a parlare con Marcello, ma capiamo che è felice, forse è
riuscita pure a realizzare il suo sogno. Cerca di farlo andare
verso di lei, prova in tutti i modi a farsi sentire, ma non c’è
niente da fare. Sembra impossibile udirla. Marcello ci prova e ci
riprova, poi se ne va. Da sempre questo finale rappresenta
l’incomunicabilità fra due mondi opposti, quello puro della ragazza
e quello calante e corrotto di Marcello, il quale si dice non abbia
compreso le sue parole perché oramai smarritosi e in una condizione
di perdizione irrecuperabile. Un contrasto che si nota tanto ne
La dolce vita, mettendo a confronto Paola e Marcello,
quanto in Finalmente l’alba, fa la medesima cosa con Mimosa e tutto
il resto dei partecipanti alla festa nella villa dove la
protagonista trascorre l’indimenticabile notte.
Finalmente l’alba e Fellini
Come vediamo in Finalmente
l’alba, Mimosa si scontra con una furiosa realtà
che cade man mano in pezzi durante tutta la narrazione,
ma sceglie di rimanere se stessa, di preservare la
sua semplicità, la sua vera essenza, a favore di una crescita
consapevole. Paola, allo stesso modo, sceglie di non raggiungere
Marcello, ma bensì di invitarlo a fare il contrario, e in quel caso
è come se opponesse la stessa resistenza di Mimosa. Non cade, non
cede.
Rimane fedele a se stessa. Il
contrasto, dunque, è molto simile, così come paiono chiari i punti
di contatto fra le due, e per cui ci fa chiedere: se ciò
che è rappresentato simbolicamente da Fellini, attraverso Paola, ci
fosse stato mostrato concretamente da Saverio con Mimosa?
Fra l’altro, il fatto che Paola sia sullo stesso lembo di battigia
dove è stato ritrovato il pesce, quindi la Montesi, potrebbe
rafforzare questa connessione fra le due. Da una parte, infatti,
c’è la vita, dall’altra la morte. Da una parte Wilma, dall’altra
Mimosa e Paola, e quel lieto fine, quel riscatto, che i registi,
come noi tutti, volevano per un’anima che forse così potrebbe
trovare la pace. E allora, cosa ha fatto Saverio Costanzo con
Finalmente l’alba? Ha dato a Wilma
Montesi la possibilità di vivere ancora. Le ha dato quel futuro che
immaginava.
Si è conclusa con un successo di
pubblico la quarta
stagione di True
Detective, intitolata
True Detective: Night Country che ha visto
protagonisti
Jodie Foster e Kali Reis. Come spesso
è già successo nel corso delle altre stagioni dello show targato
HBO, il finale rimane enigmatico. Vale anche per il finale di
Night Country dove la storia è colma di
riferimenti a leggente e credenze dei nativi dell’Alaska. Ma cosa
succede veramente nel finale della serie tv? Ripercorriamolo
insieme con tutte le spiegazioni del finale di True
Detective: Night Country.
Cosa succede nel finale di True
Detective: Night Country?
Dopo aver scoperto che lo
scienziato scomparso Raymond Clark (Owen
McDonnell) si è nascosto in un laboratorio segreto
sotterraneo in una grotta di ghiaccio che si collega al centro di
ricerca Tsalal, Danvers e Navarro si rendono conto che il
laboratorio è stato il luogo in cui Annie K è stata uccisa.
Costringono quindi Clark a rivelare tutti i suoi segreti.
Mentre usciva con Clark, Annie K
aveva scoperto che Tsalal non solo falsificava i numeri della
tossicità di Silver Sky, ma pagava la miniera per produrre ancora
più rifiuti, perché l’inquinamento ammorbidiva il permafrost artico
al punto che i ricercatori potevano estrarre con successo dal
ghiaccio un microrganismo scientificamente rivoluzionario.
Inorridita da ciò che avevano fatto, Annie si intrufolò nel
laboratorio e distrusse anni di lavoro prima di essere aggredita e
pugnalata più di 30 volte dagli altri scienziati mentre Clark la
guardava. Nonostante abbia detto che non le avrebbe mai fatto del
male, alla fine è stato Clark a finire il lavoro soffocando Annie.
Tuttavia, sostiene che sia stato il poliziotto inviato dalla
miniera per spostare il suo corpo, cioè Hank (John
Hawkes), a tagliarle la lingua.
Clark continua a dire che Annie è
tornata dalla morte per uccidere gli altri scienziati. Ma dopo
essere fuggito all’esterno per suicidarsi nella tempesta, Danvers e
Navarro pensano di ispezionare la botola del laboratorio
sotterraneo per cercare indizi su ciò che potrebbe essere accaduto
la notte in cui gli uomini di Tsalal sono scomparsi. Lì trovano
l’impronta di una mano a cui manca la metà superiore delle ultime
due dita, proprio come la mano di Blair Hartman (Kathryn
Wilder), la donna del posto che lavora all’impianto di
lavorazione dei granchi Blue King e che abbiamo conosciuto
nell’episodio 1, quando Navarro si è presentato per indagare su un
confronto tra Blair, il suo ex violento, e Bee (Diane E. Benson),
la collega di Blair. Sia Blair che Bee sono comparse più volte nel
corso della stagione.
Nel finale di True
Detective: Night Country Danvers e Navarro si recano a
casa di Bee, dove si trova Blair, e Bee racconta loro la sua
storia. Nelle scene di flashback vediamo che, mentre lavorava come
addetta alle pulizie presso le strutture di Tsalal, Bee scoprì che
erano stati gli scienziati a uccidere Annie K. Lei, Blair e un
gruppo di altre donne indigene locali fecero quindi irruzione a
Tsalal con le armi, radunarono gli uomini e li lasciarono liberi
nella natura artica nuda. Quando Navarro chiede se sono state loro
a uccidere gli uomini, Bee risponde che “se lo sono fatto da sole”.
Quando hanno scavato nella sua casa nel ghiaccio. Quando hanno
ucciso sua figlia lì dentro… Se li voleva, li prendeva. E se non li
voleva, i loro vestiti erano lì per loro. Sarebbero stati mezzi
congelati, ma sarebbero sopravvissuti. Ma non lo fecero. Credo che
lei volesse prenderli”.
Jodie Foster è Liz Danvers e Kali Reis è Evangeline Navarro nel
finale di True Detective: Night Country. Michele K.
Short—HBO
In base a una serie di allusioni
emerse nel corso della stagioneTrue Detective: Night Country, l’inafferrabile
“lei” in questione sembra essere un riferimento a
Sedna, la dea inuit del mare (la stessa figura
mitica di cui Darwin, il figlio di Prior, ha fatto un disegno
nell’episodio 1). Esistono varie iterazioni della leggenda di
Sedna, ma in generale si racconta che Sedna fu
annegata nell’oceano dal padre, che le tagliò le dita per impedirle
di risalire sulla sua barca. Poi tornò come dea per vendicarsi di
coloro che le avevano fatto un torto e che avevano alterato
l’equilibrio del mondo naturale.
“C’è una lettura degli eventi
nella serie, come nell’originale True
Detective, tra l’altro, che si attiene assolutamente alla
realtà“, ha detto lo showrunner Issa López
durante una tavola rotonda in vista della prima stagione. “C’è
una spiegazione reale per ogni singolo evento della serie che non
richiede la presenza del soprannaturale. Ma c’è una lettura in cui
ogni evento è legato a quello che io chiamo un mondo più ampio, e
sta a voi, come in un test a macchia d’inchiostro, decidere quale
serie state guardando“.
Danvers e Navarro prendono la
storia di Bee con filosofia, chiarendo che sosterranno la
spiegazione che una valanga di lastroni ha ucciso gli uomini di
Tsalal piuttosto che denunciare le donne. La loro reazione è in
linea con quanto abbiamo appreso sulla coppia: Navarro “ha un
problema” con la violenza sulle donne e Danvers, anche se a
volte è più riluttante a mostrarlo, condivide questo
sentimento.
Jodie Foster è Liz Danvers nel finale di True Detective: Night
Country. Michele K. Short—HBO
Cosa significa il finale di True
Detective: Night Country?
Durante la loro notte a Tsalal,
Navarro e Danvers sono tormentati da segni provenienti da quello
che chiameremo l’aldilà (il misterioso regno dei morti che ha avuto
un ruolo significativo in Night Country). Infatti, oltre alle
inquietanti apparizioni di arance fantasma e vetri rotti, entrambe
sembrano letteralmente perseguitate dai fantasmi del loro passato
(Danvers dal figlio Holden e Navarro dalla madre e dalla
sorella).
Secondo López, Danvers rappresenta
“la non credente che nei momenti di dubbio crede, e [Navarro]
la credente che nei momenti di dubbio dubita“, e la tensione
tra i due per la loro diversa visione della morte è cresciuta nel
corso della stagione. “C’è qualcosa là fuori che mi chiama”,
dice Navarro a una Danvers frustrata a un certo punto del finale.
“Devi sapere qualcosa. C’è di più, Liz. C’è molto di più di
questo“.
Proprio come Rust
(Matthew
McConaughey), un tempo impenitente e nichilista, nella
prima stagione, Danvers sembra alla fine cambiare idea. Dopo che
Navarro ha salvato Danvers da sotto il ghiaccio, Navarro le dice
che quando Holden è apparso in una delle sue visioni, le ha detto
che “vede” Danvers. Questo è un riferimento diretto al gioco del
“peek-a-boo” che Danvers e Holden fanno ripetutamente
nelle sequenze di flashback, ma si collega anche al simbolismo
della cecità in un occhio che ricorre in tutta la stagione (si
pensi all’orso polare con un occhio solo, sia impagliato che
vivente, ecc.)
Nel podcast ufficiale di Night
Country della HBO, López ha dichiarato che il gioco è “un po’
una metafora” e “un riferimento al fatto che vediamo solo
una parte di ciò che ci circonda“.
Quando nel 2014 andò in onda il
finale della prima stagione, l’allora critico televisivo del TIME
James Poniewozik sostenne che lo sviluppo più scioccante della
serie era il cambiamento di prospettiva di Rust
(Matthew
McConaughey) dopo aver percepito la presenza della
figlia defunta durante la sua esperienza di pre-morte. “C’era
un colpo di scena finale, però, e non aveva nulla a che fare con la
trama, ma piuttosto con la psiche, o oserei dire l’anima, del cupo
Rust Cohle“, scrisse Poniewozik. “Lui vede il significato.
Qui c’è una storia, una sola storia, la più antica, sulla lotta tra
luce e oscurità. A lui e a Marty è stato dato un pezzetto di buio
da estinguere ma, proprio come per gli uomini con le maschere, non
riusciranno mai a ottenerlo tutto. Ma, dice, “una volta c’era solo
il buio. Secondo me, la luce sta vincendo“.
Considerando questa nota
conclusiva, è giusto che le scene finali di Night Country si svolgano mesi dopo la fine
della notte polare, nel primo lungo giorno dell’anno. Mentre
Danvers viene interrogato sugli eventi accaduti intorno agli
omicidi di Tsalal, vediamo nei flashback che (dopo essersi
assicurato che Danvers trovasse la registrazione che aveva fatto di
Clark che confessava tutto quello che avevano fatto gli uomini di
Tsalal) Navarro alla fine si è allontanato dal ghiaccio,
presumibilmente per raggiungere sua madre e sua sorella
nell’aldilà.
Tuttavia, come notano i poliziotti
che interrogano Danvers, nei mesi successivi alla
scomparsa di Navarro, la si è vista ancora in giro per la città.
Con la miniera chiusa e la situazione a Ennis apparentemente in
ripresa, la presenza simbolica di Navarro sembra rimandare alla
rivelazione del finale del significato del suo nome
Iñupiaq: il ritorno del sole dopo una lunga
oscurità.
Una delle grandi regole non scritte
del cinema è: parla di ciò che conosci. Solo così, infatti, si può
dar vita a qualcosa realmente in grado di comunicare ad un ampio
numero di persone. Il regista Alex Kurtzman ha
dunque preso in parola tale detto per il suo debutto dietro la
macchina da presa, andando a raccontare con il film Una
famiglia all’improvviso una vicenda accadutagli
realmente, riadattando però il tutto affinché non coincidesse
interamente con la realtà. Insieme al suo storico collaboratore
Roberto Orci ha dunque dato vita ad un racconto
incentrato sulla famiglia e sul modo in cui questa può
evolvere e cambiare in modi inaspettati.
Autore di film come The Island, The Legend of Zorro, Mission Impossible III, Transformers e The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro,
Kurtzman si è dunque allontanato da questi grandi blockbuster per
dar vita ad un racconto molto più intimo, che parlando di famiglia
porta ad una profonda riscoperta di sé stessi a partire dalla
riscoperta delle proprie origini. Kurtzman – che poi tornerà ad
occuparsi di blockbuster dirigendo nel 2017 il film La
mummia con Tom Cruise – affronta dunque con grande tatto
e sensibilità un tema universale.
Una famiglia
all’improvviso (da non confondere con il film francese del
2016 Famiglia all’improvviso – Istruzioni
non incluse con protagonista Omar Sy) è dunque un titolo da non perdere se
si è in cerca di un film ricco di buoni sentimenti e capace di far
emozionare scena dopo scena. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Una famiglia all’improvviso
Protagonista del film è
Sam, un uomo d’affari sommerso dai debiti,
costretto a lasciare New York per partecipare, seppur controvoglia,
ai funerali del padre Jerry a Los Angeles, con il
quale ha chiuso i rapporti da molto tempo. La lettura del
testamento metterà poi Sam di fronte a un inatteso scenario: Jerry
ha lasciato una smisurata somma di denaro non a lui, in quanto
unico figlio, ma a una giovane sconosciuta di nome
Frankie e al suo piccolo Josh. Il
compito di consegnare i soldi all’estranea beneficiaria spetta
proprio a Sam, naturalmente infastidito dall’idea che il padre
abbia destinato tutti i suoi averi a quella che crede essere la sua
giovane amante. Le cose cambieranno quando scoprirà che Frankie in
realtà è sua sorella e Josh suo nipote.
L’attrice Michelle Pfeiffer interpreta Lillian, madre di
Sam, un ruolo per cui era stata considerata anche Meryl Streep. L’attore Michael Hall
D’Addario, scelto tra migliaia di candidati, interpreta
invece il giovane Josh. Infine, Olivia Wilde è Hannah, compagna di Sam. Anni
dopo l’attrice avrebbe diretto Pine nel suo secondo film da
regista, Don’t
Worry Darling.
La vera storia dietro al film
Una famiglia all’improvviso
Come rivelato nel corso di un’intervista dal regista, il
film Una famiglia all’improvviso è parzialmente ispirato
alla storia vera della sua famiglia e di come ha conosciuto solo da
adulto i suoi fratellastri. “Ho conosciuto mia sorella quando
ho compiuto 30 anni. Mio padre aveva avuto un’altra famiglia prima
della nostra. Ne avevo sentito parlare quando ero già cresciuto un
po’, ma non li avevo mai incontrati“, ha spiegato il
regista. “Poi io e mia moglie abbiamo iniziato a pensare
di avere dei figli e questo ti porta a pensare alla tua famiglia e
alle tue origini. Ho iniziato a pensare alla mia
sorellastra e al mio fratellastro e a chiedermi chi fossero e come
fossero“.
“Poi una sera sono andato a una
festa. Una donna si avvicinò e mi disse: “Sono tua sorella”. Così
sono iniziati i sette anni in cui ho cercato di elaborare quella
scoperta e la storia da cui poi è nato questo film, cercando di
separare la verità dalla finzione. Quindi quello che vedete è per
molti versi molto autobiografico e per altri versi c’è molta
invenzione“, ha raccontato il regista. Kurtzman ha poi
raccontato che da quando ha conosciuto i suoi fratellastri ha
stretto un ottimo rapporto con loro e sono oggi molto legati. La
storia del film si differenzia dunque per diversi aspetti da quella
vissuta dal regista, ma resta quel desiderio di riscoprire la
propria famiglia per scoprire meglio sé stessi.
Il trailer di Una famiglia
all’improvviso e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Una famiglia all’improvviso grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 19
febbraio alle ore 21:10 sul canale
La 5.
Delle tante opere del drammaturgo
William Shakespeare, Amleto è senza
dubbio tra le più rappresentate, tanto a teatro quanto al cinema e
in televisione. Numerosi sono infatti le trasposizioni fedeli al
testo, ma altrettante sono anche le rivisitazioni o le
reinterpretazioni da punti di vista diversi. Nel 2018, ad esempio,
è stato portato al cinema quello di Ofelia, tra i
personaggi più celebri e tragici dell’opera di Shakespeare. Con il
film Ophelia – Amore e morte, diretto da
Claire McCarthy
(regista anche di alcuni episodi della serie Domina, con
Kasia Smutniak), si ripropone la classica
vicenda da una prospettiva diversa, che permette di confrontarsi
con sfumature e dinamiche inedite.
Il film non si basa però
primariamente sull’opera di Shakespeare, bensì sul romanzo omonimo
di Lisa Klein, nota per i suoi romanzi storici e
le rivisitazioni di determinati eventi da nuovi punti di vista.
Oltre a quello di Ofelia, ha infatti riproposto anche il racconto
di Macbeth dalla prospettiva della figlia di Lady Macbeth,
personaggio in realtà semi-inventato dalla Klein. In entrambi i
casi, ad ogni modo, la scrittrice ha ripreso quelle celebri storie
per dar vita a romanzi young adult, con personaggi
femminili spesso bistrattati ma a cui viene qui ridata dignità.
Per gli appassionati di racconti
storici, dove si alternano sentimenti d’amore e morte, è dunque
questo un film ideale, da riscoprire e rivalutare a seguito di un
passaggio nelle sale poco incisivo. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle sue location. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Ophelia – Amore e morte
Protagonista è
Ophelia, dama del castello di Elsinore in
Danimarca, fidata amica della Regina Gertrude, a
cui viene affidata da bambina dopo aver perso la madre dal
padre Polonio, consigliere di corte.
La natura ribelle di Ophelia attira
ben l’attenzione del giovane principe Amleto, del
quale dopo un lungo corteggiamento finisce per innamorarsi a sua
volta. Quando però il re viene assassinato e suo fratello
Claudio prende il suo posto, Amleto si rifiuta di
accettarlo e ben presto intuisce che c’è stato un complotto nei
confronti di suo padre. Ophelia si troverà a sua volta inclusa
nella torbida vicenda, vedendosi ben presto costretta a scegliere
tra l’amore e la propria vita.
Il cast di Ophelia – Amore e morte
Opheli – Amore e morte può
contare su un cast composto da celebri interpreti, a partire da
Daisy Ridley, protagonista della trilogia
sequel di
Star Wars, qui nei panni di Ofelia. Ad interpretare
Amleto, invece, vi è George
MacKay, attore visto anche in 1917 e Captain Fantastic.
Accanto a loro, nel doppio ruolo della regina Gertrude e Matilde vi
è l’attrice Naomi Watts.
L’attore
Tom Felton, noto per il ruolo di
Draco Malfoy in Harry Potterè Laerte, mentre
Nathaniel Parker è il re e Clive Owen Claudio, che subentrerà nel ruolo
di governante. Completano il cast Devon
Terrell nel ruolo di Orazio e Dominic
Mafham in quello di Polonio, padre di Ofelia.
Dov’è stato girato il film Ophelia – Amore e morte?
Ecco le location del film
La vicenda di Amleto si svolge come
noto in Danimarca, ma non è lì che si è recata la produzione di
Ophelia – Amore e morte per realizzare il film. Le
riprese, infatti, si sono svolte interamente in Repubblica
Ceca, in location storiche come il castello di
Křivoklát e il borgo medioevale di Kutná
Hora, ma anche in ambienti d’epoca ricostruiti all’interno
dei Barrandov Studios a Praga. Il
castello, distrutto e ricostruito più volte dal XIII secolo ad
oggi, è attualmente sede di un museo visitabile, i cui interni
storici comprendono la Sala dei Cavalieri, la Sala Reale, la
cappella, la biblioteca, e la galleria con i ritratti della
famiglia Fürstenberg.
Il trailer di Ophelia – Amore
e morte e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Ophelia – Amore e morte grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 19
febbraio alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Da quando si sono accesi i motori di
Fast &
Furious, nel lontano 2001, la saga è cresciuta
film dopo film, arrivando ad essere uno dei franchise più redditizi
della storia del cinema. Inizialmente incentrata sulle corse
d’auto, la serie ha progressivamente mutato le proprie
caratteristiche. Film dopo film si sono infatti aggiunti elementi
che l’accomunano sempre di più ai fortunati filoni di film action e
di spionaggio. Ormai iconica, la saga ha negli anni visto crescere
l’apprezzamento del pubblico. Questo attende infatti come un vero e
proprio evento l’uscita di ogni nuovo capitolo. Tra i più
apprezzati si annovera Fast & Furious 6
(qui la recensione),
uscito al cinema nel 2013 per la regia di Justin
Lin.
Ormai iconica, la saga ha negli anni
visto crescere l’apprezzamento del pubblico, il quale attende come
un vero e proprio evento l’uscita di ogni nuovo capitolo. Dal primo
capitolo, che guadagnò poco più di 200 milioni, si è infatti
passati con gli ultimi titoli ad incassi che superano il miliardo.
Ad oggi, la saga vanta un incasso complessivo di quasi 6 miliardi
di dollari. Come già accaduto, inoltre, anche questo quinto
capitolo ha visto l’ingresso di personaggi inediti, interpretati da
grandi attori hollywoodiani sempre più attratti dall’indiscutibile
fascino che ormai la saga può vantare. Questo quinto capitolo diede
così ulteriore lustro alla saga, affermandosi come uno dei suoi
maggiori successi.
Con un budget di 160 milioni di
dollari, questo arrivò a guadagnarne circa 788 a livello globale.
Con questo nuovo capitolo, inoltre, si riconferma la tanta
adrenalina in più che caratterizzerà anche i successivi film, a cui
si unisce un nuovo villain più spietato che mai. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Fast & Furious 6
Le vicende del film hanno luogo poco
dopo gli eventi del precedente. Dominic Toretto e
la sua banda hanno incassato un cospicuo bottino dopo aver fatto
crollare gli affari del criminale brasiliano Hernan Reyes, e si
sono ora divisi e nascosti negli angoli più remoti del mondo. A
richiamare il gruppo a nuove avventure è però l’agente
LukeHobbs. Questi offre infatti
a Toretto, Brian O’Connor e il resto del
gruppo la completa amnistia qualora accetteranno di recarsi a
Londra con lui per dare la caccia ad un pericoloso mercenario di
nome Owen Shaw. Non sapendo stare con le mani in
mano, Toretto accetta da subito, convincendo infine anche gli
altri.
La missione ha così inizio,
rivelandosi da subito come una delle più complesse per la squadra.
Shaw è infatti uno spietato assassino, nonché uno dei migliori
villain affrontati nel corso della loro esperienza. Questi sta
infatti commettendo una serie di crimini internazionali, senza che
nessuno riesca ad avvicinarsi a lui. Nel momento in cui le cose si
faranno più complesse, Toretto arriva a scoprire che
Letty, la donna che ama e credeva morta, è ora
membro del gruppo di Shaw. La questione diventa dunque personale,
ma ancora una volta le cose sono meno prevedibili di quanto si
potrebbe sperare. Nessuno, infatti, può immaginare che Shaw non
stia lavorando da solo e che c’è un altro folle nemico sulle loro
tracce.
Fast & Furious 6: il cast dei personaggi del film
Ancora una volta il protagonista
assoluto è Vin Diesel, nei
panni dell’ormai iconico Dominic Toretto. Come sempre, l’attore ha
sfoggiato anche in questo caso un’invidiabile forma fisica, che gli
ha permesso di prendere personalmente parte a molte delle più
spericolate sequenze del film. Paul Walker
torna invece a vestire i panni di Brian O’Connor. Per l’occasione,
egli si è allenato in particolare nell’attività del parkour,
eseguendo molte delle acrobazie più spericolate senza l’uso di
controfigure. Tyrese Gibson è
Roman Pearce e Jordana
Brewster interpreta Mia Toretto. Sung
Kang ricopre il ruolo di Han Seoul-Oh. Gal Gadot
riprende invece il ruolo di Gisele Yashar.
Dwayne Johnson, ormai
confermato come membro fisso del cast del film, riprende il ruolo
dell’agente Luke Hobbs. L’attore, già noto per il suo possente
fisico, si è sottoposto ancora una volta ad un allenamento più
massiccio e intensivo del solito, così da raggiungere una forma
fisica mai avuta prima. L’attrice Elsa Pataky
interpreta invece l’agente Elena Neves, ruolo per cui si è a sua
volta preparata seguendo un addestramento speciale e imparando a
maneggiare le armi. Ad interpretare Owen Shaw vi è l’attore
Luke Evans,
mentre Michelle Rodriguez riprende il ruolo di Letty.
Gina Carano
compare nei panni di Riley Hicks, mentre Clara
Paget è Vegh. Infine, vi è anche un cameo di Jason Statham
nei panni di Deckard Shaw, che diventerà poi il nemico principale
del successivo film.
Fast & Furious 6: le auto
presenti nel film
Elemento immancabile nei film della
saga sono le auto da corsa, vere e proprie fonti di attrattiva che
ancora oggi caratterizzano Fast & Furious. In questo sesto
capitolo, in particolare, si annoverano una Alfa Romeo
Giulietta QV, guidata da Brian e Mia, e una Aston
Martin DB9 guidata da Owen Shaw. Dominic Toretto è invece
visto al volante di auto come una BMW M5 E60, una
Dodge Challenger, e una Dodge Charger
Daytona del 1969. Dodge Charger
SRT/8 del 2011 guidata dal team
di.Brian è invece visto guidare anche una Ford Escort Mark
I Mexico del 1970 e una Nissan GT-R.
Anche Letty ha una sua scena a bordo di un auto, precisamente una
Jensen Interceptor Mark 3 del 1973.
Sono poi presenti le auto
Ford Mustang Boss 429 del 1969 – guidata da Roman
– la Ferrari Enzo (replica imperfetta della
FXX) – guidata da Tej ad inizio film davanti al
bancomat. Compaiono poi nel film anche due Flip
Car, guidate una da un membro del gruppo di Owen Shaw,
Vegh, e l’altra guidata dallo stesso Shaw. Infine, si ritrovano nel
film anche un Range Rover del 2007, guidato dagli
uomini di Owen Shaw e una Lucra LC470 del 2013,
guidata da Tej. Come sempre, dunque, le auto sono grandi
protagoniste all’interno del film, che siano usate per pura
bellezza estetica o per fini narrativi o di intrattenimento.
Il trailer di Fast & Furious
6 e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati della saga è
possibile fruire di Fast & Furious 6
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Netflix, Now, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
19 febbraio alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema gratis Volare, esordio alla regia di Margherita Buy,
con Buy, Anna Bonaiuto, Giulia Michelini, Euridice
Auxen e Francesco Colella, in sala dal 22
febbraio con Fandango.
Ecco le città in cui sarà possibile
partecipare alle proiezioni:
ROMA
CINEMA ODEON
giovedì 22 febbraio – 10
biglietti
venerdì 23 febbraio – 10
biglietti
sabato 24 febbraio – 10
biglietti
domenica 25 febbraio – 10
biglietti
CINEMA GIULIO CESARE
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
CINEMA EURCINE
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
CINEMA IN TRASTEVERE
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
CINEMA LUX
solo giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
TORINO
CINEMA MASSIMO
solo giovedì 22 febbraio – spettacolo delle 20,30 con il
saluto in sala della regista Margherita Buy – 5
biglietti
MILANO
ANTEO PALAZZO DEL
CINEMA
giovedì 22 febbraio – 10 biglietti
venerdì 23 febbraio – 10 biglietti
sabato 24 febbraio – 10 biglietti
domenica 25 febbraio – 10 biglietti
Ad eccezione di Torino, biglietti
assegnati saranno validi per qualsiasi spettacolo della giornata
scelta.
Gli orari degli spettacoli saranno consultabili direttamente sul
sito dei cinema.
I
biglietti saranno validi per il primo spettacolo serale dagiovedì
22 febbraio a domenica 25 febbraioe
potranno essere richiesti inviando una e-mail a[email protected]. E’
fondamentale specificare nel testo della e-mail che si effettua la
richiesta viaCINEFILOS.
Per questioni legate
all’organizzazione degli eventi, sarà necessario inviare la
richiesta dei biglietti entro e non oltre il prossimo giovedì 22
febbraio. Di conseguenza non verranno accettate richieste che ci
perverranno oltre tale data.
I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei
cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un
documento di identità.
Volare, la trama
La storia di Annabì, un’attrice di
successo, che soffre di aviofobia, ovvero la paura di volare. A
causa di questa sua fobia, l’attrice è stata costretta a rinunciare
a scritture importanti. Avrebbe potuto aspirare a un successo
internazionale, ma l’idea di salire su un aereo per un casting o
per le riprese l’ha sempre frenata. Adesso che sua figlia si è
trasferita in California per studiare, Annabì è alla ricerca di
qualcosa da fare e decide di iscriversi a un corso nell’aeroporto
di Fiumicino. Riuscirà a vincere la sa paura?
Le storie dei ninja, le loro
imperterrite abilità di combattimento e la loro natura misteriosa
sono state immortalate in proporzioni epiche sullo schermo. Ma
House of Ninjas di Netflix
mira a portare questi formidabili combattenti fuori dal mito e nel
mondo moderno, ponendo la domanda: Cosa succederebbe se i ninja
operassero ancora tra noi, salvando segretamente il mondo dalle
crisi come eroi invisibili?
La serie drammatica e thriller
esplora la storia di una di queste famiglie che hanno abbandonato
il loro passato e sono svanite nell’ombra, e ora vivono una vita
apparentemente “normale”. La disfunzionale famiglia Tawara è
l’ultimo clan di ninja sopravvissuto, che si è lasciato alle spalle
la propria vita e le proprie radici. Ma quando la nazione si trova
ad affrontare una grave minaccia, i Tawara devono tornare al loro
scopo originario e intraprendere missioni discrete per sventare il
pericolo.
Diretto dal regista Dave Boyle di
Man from Reno, House of Ninjas viene presentato
come uno “spettacolo non convenzionale” che “fonde
azione spionistica top-secret e dramma familiare“, ruotando
intorno a un gruppo di personaggi colorati. Boyle
è anche coautore della sceneggiatura, tratta da una storia scritta
da Kento Kaku, uno degli attori principali della
serie, che interpreta Haru, uno dei personaggi principali.
Intitolata in giapponese Shinobi no le, House of
Ninjas si preannuncia come una serie ricca di suspense e
anticonvenzionale, pronta a offrire un’azione di arti marziali
tagliente e brillante, un intenso dramma familiare e un thriller
spionistico ricco di suspense, avvolti in un’avvincente storia di
famiglia.
House of Ninjas è
una delle numerose uscite imminenti di Netflix.
Nel 2023, i titoli giapponesi sono stati il terzo contenuto non
inglese più visto sulla rete di streaming (dopo il coreano e lo
spagnolo) e il suo elenco per il 2024 include diverse uscite
attese. Oltre a quest’ultima serie drammatica e thriller, lo
streaming ha annunciato anche City Hunter, l’adattamento
cinematografico in live action dell’omonimo manga di
Tsukasa Hōjō. L’uscita del film è prevista per
l’aprile 2024. Tra gli altri titoli live-action in uscita
quest’anno sullo streamer, i fan possono aspettarsi anche i film
The Parades, Drawing Closer e The Queen of Villains, e
spettacoli come Tokyo Swindlers e Beyond Goodbye.
Di cosa parla House of
Ninjas ?
Netflix, uno dei più grandi servizi di
intrattenimento del mondo, ha sviluppato e prodotto la serie “House
of Ninjas”, che debutta in streaming globale e in esclusiva giovedì
15 febbraio 2024. Spesso protagonisti sul piccolo e grande schermo,
i ninja affascinano con le loro capacità fisiche misteriose e
terribili. E se nel moderno Giappone agissero ancora nell’ombra? La
risposta alla domanda si trova in questa inconsueta serie ninja di
Netflix che affianca scene d’azione fulminee e realistiche a una
suspense da brividi.
Quanti episodi ci sono in ‘House
of Ninjas’?
House of
Ninjasprevede otto episodi, che molto
probabilmente verranno trasmessi in streaming il giorno della
première.
Esiste un trailer di “House of
Ninjas”?
Il trailer ufficiale
di House of Ninjas,
pubblicato da Netflix, si apre con una voce fuori campo sulla vita
e lo scopo di un ninja, in cui possiamo intravedere la famiglia
Tawara e il loro ruolo di salvatori nell’ombra. Il trailer di tre
minuti accenna brevemente alla trama, in cui Shoichi Tawara, il
patriarca della famiglia, viene chiamato da un’organizzazione
governativa segreta per contrastare una minaccia
nazionale.
La clip rivela anche che un
nuovo clan di ninja è in aumento e sta rappresentando un pericolo
per la nazione. Apprendiamo anche da una rapida sequenza d’azione
che Haru, il secondo figlio della famiglia, ha commesso un errore
in passato, non adempiendo al suo dovere di ninja. La sua
gentilezza è costata a lui e alla sua famiglia la sicurezza e la
discrezione, che, al giorno d’oggi, tornano a perseguitare lui e il
resto dei Tawara.
Il tono oscuro e misterioso della
clip mantiene la promessa di un’emozionante serie thriller, che
sembra giustapporre azione, mistero, dramma e dinamiche familiari.
Le azioni brillanti e le tese dinamiche familiari ricorderanno
sicuramente ai fan la serie d’azione commedia nera recentemente
pubblicata da Netflix, The Brothers Sun. Sebbene sia ricco di azione
classica delle arti marziali, House of Ninjas ,
come rivela il trailer, probabilmente esplorerà anche l’essenza di
ogni personaggio in profondità e seguirà il loro viaggio emotivo.
Che tu sia un fan dell’azione sulle arti marziali o semplicemente
un thriller drammatico avvincente, questa nuovissima serie
giapponese soddisferà sicuramente il bisogno di una buona serie
degna di nota.
Chi recita in House of
Ninjas?
Come rivelato da
Netflix, House of
Ninjas presenta un cast interessante con
Kento Kaku,Yosuke
Eguchi , Tae
Kimura , Kengo
Kora , Aju
Makita e Nobuko
Miyamoto nei ruoli principali. Anche se
la maggior parte di loro farà il suo debutto su Netflix con questa
nuovissima serie, ognuno di loro è un volto familiare
dell’intrattenimento giapponese e i fan potrebbero riconoscerlo dal
suo progetto precedente.
Kaku interpreta Haru, il
secondo figlio della famiglia Tawara, un ninja d’élite con abilità
ineguagliabili il cui passato ancora lo perseguita. I fan
potrebbero riconoscere Kaku dal suo ruolo di Miwa Aoi nella serie
drammatica Disney+/Hulu, My
Family, o dall’adattamento live-action
di The Disastrous Life of
Saiki K.
Eguchi e Kimura interpretano
rispettivamente i genitori di Haru, Soichi e Yoko Tawara. Eguchi è
già apparso in tre film
Netflix: BLEACH, Rurouni
Kenshin: The
Beginning e Rurouni
Kenshin: The
Final . House
of Ninjas segna il debutto su Netflix di
Kimura, un’attrice nota soprattutto
per Zero
Focus.
Kengo Kora
( Shoplifters )
interpreta il fratello maggiore di Haru, Gaku, e Aju Makita
( The Makanai: Cooking for the Maiko
House ) interpreta la loro sorella,
Nagi.
L’attrice giapponese veterana
Nobuko Miyamoto ( A Taxing
Woman ) interpreta Taki, la misteriosa nonna
dei fratelli, “che osserva la famiglia dall’ombra”.
Tra gli altri membri del cast
aggiuntivi, Riho
Yoshioka interpreta Karen Ito, una
giornalista che ha coperto un incidente che ha coinvolto i Tawara
sei anni prima; Tomorowo
Taguchi nel ruolo di Jin Hamashima, un
discreto funzionario governativo che cerca di prevenire una crisi
nazionale; Tokio
Emoto nei panni di Masamitsu Oki, una
nuova recluta nella squadra di Hamashima ed esperto di attrezzature
high-tech; Pierre
Taki nel ruolo di Zensuke Omi, un
detective che indaga su una serie di misteriose
rapine; Kyusaku
Shimada nel ruolo di Kosaku Kuze, il
leader di una squadra di pulizie incaricata da Hamashima di coprire
le tracce dei ninja; Mariko
Tsutsui nel ruolo di Toko Mukai, un
politico che una volta fu salvato dalla famiglia Tawara. Il cast è
completato da Tenta
Banka nei panni di Riku, il terzo figlio
e il figlio più giovane dei Tawara e l’unico membro della famiglia
che non è a conoscenza della loro identità ninja.
Chi è l’autore di House of
Ninjas?
House of Ninjas è
diretto da Dave Boyle e basato su una storia di
Kento Kaku, Yoshiaki Murao e Takafumi Imai, con Boyle, Masahiro
Yamaura , Kota Oura e Kanna Kimura come scrittori. Regista,
scrittore, montatore e attore americano, Dave Boyle è noto
soprattutto per aver scritto e diretto film con cast e personaggi
asiatici e/o asiatico-americani. Alcuni dei suoi lavori precedenti
includono Big Dreams Little Tokyo (2006), White on Rice
(2009), Surrogate Valentine (2011), Daylight Savings (2012) e Man
from Reno (2014).
Di questi, Surrogate
Valentine, Man from Reno e White on Rice hanno vinto premi
in diversi festival cinematografici internazionali. Il prossimo
progetto di Boyle include il film drammatico di prossima uscita,
Tokyo Cowboy, diretto da Marc Marriott , di cui
Boyle scrive la sceneggiatura.