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The Marvels: due importanti cameo introducono [SPOILER] nel MCU

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The Marvels: due importanti cameo introducono [SPOILER] nel MCU

A questo punto del Marvel Cinematic Universe, il multiverso è nel caos. Alla fine di The Marvels, il cattivo ha squarciato un enorme buco nel tessuto dello spazio e del tempo, facendo sì che un’altra realtà inizi a riversare la sua realtà nell’MCU. Per ripararlo, i supereroi titolari: Carol Danvers, alias Captain Marvel (Brie Larson); Kamala Khan, alias Ms. Marvel (Iman Vellani); e Monica Rambeau (Teyonah Parris) – devono unire i loro poteri e poi mandare Monica oltre lo squarcio nell’altra dimensione. Per portare a termine il compito, però, Monica deve restare indietro, rimanendo bloccata in un altro universo mentre Carol Danvers e Kamala Khan piangono il suo sacrificio.

Nella scena post-credit, vediamo che Monica è viva e vegeta mentre si sveglia in una strana struttura medica. All’improvviso, si trova faccia a faccia con una versione alternativa della sua defunta madre, Maria Rambeau (Lashana Lynch), al suo fianco. La Maria di questo universo non riconosce Monica e indossa il costume bianco e rosso di Binary dei fumetti. Nei fumetti Marvel, Binary è un potente alter ego di Carol Danvers mentre faceva squadra con gli X-Men.

Parlando di X-Men, il più grande shock di “The Marvels” arriva immediatamente dopo quando Kelsey Grammer si presenta nei panni del Dr. Hank McCoy, alias Bestia – il mutante peloso e blu che Grammer ha interpretato per la prima volta in “X-Men: Conflitto finale” del 2006. ” (Il personaggio è stato interpretato da giovane da Nicholas Hoult in diversi film di “X-Men” a partire da “X-Men: L’inizio” del 2011, e Grammer ha ripreso brevemente il ruolo in “X-Men: Giorni di un futuro passato”) L’apparizione di Bestia segna il secondo crossover di “X-Men” nel MCU, dopo il cameo di Patrick Stewart nei panni del Prof. Charles Xavier in “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” dell’anno scorso. In “The Marvels“, la Bestia fa il nome di Charles e conclude che Monica proviene da un’altra realtà parallela alla loro. Monica è ora apparentemente intrappolata in un universo in cui esistono gli X-Men, anche se non è chiaro se sia lo stesso mondo di uno qualsiasi dei film “X-Men” della Fox.

Il secondo cameo a sorpresa si verifica alla fine del film, prima ancora che arrivino i titoli di coda, tra Ms. Marvel e Kate Bishop (Hailee Steinfeld), introdotti nella serie Disney+ del 2021 HawkeyeMs. Marvel ricrea in modo esilarante l’iconica scena alla fine di “Iron Man” del 2008, quando Nick Fury (Samuel L. Jackson) recluta Tony Stark (Robert Downey Jr.) per l’Avengers Initiative. Apparendo all’improvviso nell’ombra, proprio come fece Fury, Ms. Marvel invita la giovane Occhio di Falco a unirsi a una squadra più grande. Menziona anche la figlia di Ant-Man, Cassie Lang (Kathryn Newton) – apparsa in “Ant-Man and the Wasp: Quantumania” di quest’anno – come un altro potenziale membro, suggerendo che i Giovani Vendicatori dei fumetti stanno finalmente arrivando a compimento.

Molti fan della Marvel hanno predetto la formazione dei Giovani Vendicatori, a causa del numero di eroi adolescenti introdotti nei film precedenti. Nei fumetti, Bishop e Lang sono i primi membri della squadra. Ci sono diversi personaggi del MCU che sembrano i primi candidati per i Giovani Vendicatori, come America Chavez (Xochitl Gomez di “Doctor Strange in the Multiverse of Madness”), Ironheart (Dominique Thorne di “Black Panther: Wakanda Forever”), Elijah Bradley (Elijah Richardson di “The Falcon and the Winter Soldier”) e le versioni precedenti di Billy e Tommy Maximoff (interpretati per la prima volta da Julian Hilliard e Jett Klyne in “WandaVision”).

Con queste anticipazioni, sembra che l’MCU stia dando forma a due delle sue prossime trame e team principali. Con gli Avengers originali che li vediamo in azione da “Endgame“, e i giovani Avengers che sarebbero i degni successori e sin dall’acquisizione della Disney-Fox, i fan hanno chiesto a gran voce gli X-Men. Il cameo di Beast è solo il secondo personaggio degli X-Men a passare al MCU, ma un nuovo passo importante verso il grande benvenuto dei mutanti è stato compiuto

Stranger Things: David Harbour anticipa la ripresa della produzione tra “Un paio di giorni”

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Lo sciopero del SAG-AFTRA è ufficialmente terminato e David Harbour è pronto a tornare a Hawkins per Stranger Things nei panni dell’amato e burbero capo della polizia Jim Hopper.

Sul tappeto rosso per il Gala BoxLunch in onore di Feeding America, dove David Harbour  è stato nominato Giving Ambassador, ha espresso il suo entusiasmo per il ritorno sul set della quinta stagione di Stranger Things. L’attore ha trasmesso un senso di urgenza di tornare al lavoro durante l’intervista, rivelando che la produzione potrebbe riprendere tra solo “un paio di giorni”.

Quando gli è stato chiesto cosa viene prima nella sua agenda post-sciopero, David Harbour ha detto: “Voglio dire, dobbiamo girare l’ultima stagione di ‘Stranger Things’, no? Devo essere lì tra un paio di giorni. Dobbiamo andare, siamo in ritardo”.

La produzione dell’ultima stagione della serie Netflix di successo dei fratelli Duffer Stranger Things, che infonde elementi classici di fantascienza con nostalgia degli anni ’80, è stata interrotta insieme ad altri progetti cinematografici e televisivi quando sono iniziati gli scioperi di WGA e SAG-AFTRA all’inizio di quest’anno.

Durante il gala, l’attore ha anche fatto una donazione a sorpresa di 100.000 dollari in beneficenza. “Non volevo che un attore giovane e molto bello, che era l’ambasciatore dell’anno scorso, mi superasse in alcun modo“, ha detto Harbour a Variety riferendosi all’ambasciatore dell’anno scorso Simu Liu . “Quindi questa è davvero la motivazione. Ma no, ovviamente, è un ente di beneficenza che mi sta a cuore e quindi voglio contribuire con quello che posso per dare una mano”.

Mi piace davvero il modo in cui [Feeding America] affronta una questione fondamentale“, ha detto Harbour. “Con tutta la rabbia che c’è nella nostra società… c’è ancora la questione fondamentale delle persone che soffrono la fame in America, di cui penso non si parli molto nei notiziari.”

Il suo incarico di Ambasciatore includerà numerosi eventi di raccolta fondi. Quali siano questi elementi, Harbour non può ancora dirlo, ma ha sottolineato di essere stato ispirato dalle raccolte fondi di Twitch che ha visto online. Inoltre non è totalmente contrario allo streaming live mentre gioca ai videogiochi online. “Mi accovaccio con un paio di videogiochi diversi e ho qualsiasi scusa per sedermi. Mia moglie mi urlerà: “Scendi dal computer!” Dirò semplicemente: ‘È per beneficenza!‘”

Il gala festivo si è svolto all’Academy LA, dove Simu Liu è salito sul palco, con le stampelle, per passare ufficialmente il testimone del Giving Ambassador al suo compagno Marvel. Non mi perderei questo momento per nulla al mondo. Tranne forse la possibilità di camminare, ma va bene così”, ha scherzato Liu, che ha un tendine d’Achille infortunato. Ha anche gridato a coloro tra il pubblico che indossavano giacche in stile “Barbie“: “Ho tenuto a freno la lingua su così tanti giochi di parole di Ken… ma io sono Kenough, finalmente posso dirlo.”

Vendetta finale: trama e cast del film con Antonio Banderas

Vendetta finale: trama e cast del film con Antonio Banderas

Nel corso della sua lunga carriera l’attore spagnolo Antonio Banderas ha dimostrato di poter interpretare qualunque tipo di ruolo, dallo spadaccino Zorro fino a personaggi più intimi e tormentati come quello visto in Dolor y Gloria. All’appello non manca neanche il giustiziere spietato, protagonista del recente Vendetta finale. Uscito in sala nel 2017, questo è il nuovo film del regista israeliano Isaac Florentine, noto per le sue fortunate incursioni nel genere d’azione e in quello relativo alle arti marziali. Su sceneggiatura di Matt Venne, Florentine e Banderas hanno così dato vita ad un film ricco di colpi di scena come anche di grande intrattenimento.

Ancora una volta, come è stato per film come Io vi troverò o Il giustiziere della notte, il desiderio di vendetta contro chi ha fatto del male alla propria famiglia diventa il motore per una serie di eventi pronti a degenerare. Una trama dunque già vista, ma qui arricchita di particolari elementi rielaborati da culture differenti. Si snoda così una vicenda che nella sua semplicità riesce nuovamente a dar vita ad una serie di istinti primordiali con cui lo spettatore potrà empatizzare, ottenendo anche non poco divertimento dalle numerose sequenze di combattimento qui presenti.

Passato in sordina, il film rimane ancora oggi poco noto ai fan del genere. Un motivo in più per recuperarlo è certamente la possibilità di vedere Banderas in un ruolo inedito, per il quale risulta comunque particolarmente credibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Vendetta finale: la trama del film

Il protagonista della vicenda è Frank Valera, un avvocato con una splendida famiglia, spesso trascurata a causa del suo lavoro. Egli aspira infatti ad avere una carriera quanto più possibile solida e di valore, finendo però così con il dimenticarsi di tutto il resto. A riportarlo con i piedi per terra vi sarà una tragedia improvvisa, dalla quale Frank sembrerà non potersi riprendere mai più. Durante un tentativo di furto, infatti, sua moglie Sue e la figlia Olivia vengono infatti brutalmente uccise e abbandonate per strada. In seguito alla tragica morte dei suoi affetti Frank si lascia trascinare in un vortice autodistruttivo fatto di alcol e incontri clandestini.

Quando però il caso verrà archiviato senza responsabili, Frank deciderà di fare voto di silenzio e di allenarsi duramente per imparare alcune tecniche di arti marziali che gli permetteranno di farsi giustizia da solo vendicandosi con i responsabili dell’assassinio. Diventato forte a sufficienza, egli intraprende così il suo percorso alla ricerca di vendetta. Lungo il cammino, però, dovrà inevitabilmente confrontarsi con alleati e nemici, dovendo riuscire a distinguere chi appartiene alla prima categoria e chi alla seconda. Arrivare a risalire agli assassini non sarà facile, ma il desiderio di far soffrire quanti hanno fatto soffrire i suoi cari lo spingerà a non arrendersi fino all’ultimo.

Vendetta finale cast

Vendetta finale: il cast del film

Prima di vestire i tormentati panni del regista protagonista di Dolor y Gloria, l’attore Antonio Banderas si è cimentato con Vendetta finale in un ruolo grossomodo nuovo per lui. Al fine di poter interpretare al meglio quanto richiesto dal suo personaggio, egli si è esercitato nella pratica di diverse arti marziali, apprendendo così le basi per poter dar vita a veri e propri combattimenti corpo a corpo. Banderas ha infatti richiesto di poter interpretare personalmente quante più scene possibili, preferendo non ricorrere all’utilizzo di controfigure. La sua performance è stata poi particolarmente apprezzata proprio per tale motivo, con l’attore in grado di dar vita a nuove sfumature del suo talento.

Accanto a lui nel film si ritrovano altri celebri interpreti, tra cui Karl Urban. Attualmente popolare per la serie The Boys, questi è qui presente nei panni del poliziotto Hank Strode, il quale si rivelerà un personaggio quanto mai complesso e controverso. L’attrice spagnola Paz Vega, vista anche nel recente Rambo: Last Blood, è qui l’infermiera Alma, sarà un’ulteriore alleata di Frank. Ad interpretare Sue la moglie del protagonista è invece l’attrice Cristina Serafini, mentre il celebre Robert Forster è Chuck, suocero di Frank. L’attore Jonathan Schaech è invece il detective Bill Lustiger. Nel film è inoltre presente un cameo dello stesso regista, Florentine, il quale interpreta i panni del maestro di karate che istruisce il protagonista.

Vendetta finale: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Vendetta finale grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 10 novembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Hunter’s Prayer – In fuga: trama e cast del film con Sam Worthington

Figura particolarmente ricorrente e apprezzata al cinema, i sicari hanno trovato negli ultimi anni diverse opere a loro dedicate, dove si sviscera la loro professione, i suoi pericoli e i problemi morali dietro di questa. Tra queste opere rientra anche Hunter’s Prayer – In fuga, film del 2017 diretto da Jonathan Mostow, noto per essere stato il regista di Terminator 3 – Le macchine ribelli. Al centro della storia raccontata nel suo nuovo film non vi sono però robot assassini, bensì un killer in carne ed ossa pronto a difendere una giovane ragazza dai desideri omicidi di uno spietato boss criminale.

La storia qui narrata è basata sul romanzo For the Dogs, scritto da Kevin Wignall e pubblicato nel 2004. Questo ha ottenuto una buona popolarità sin dal momento della sua prima edizione, arrivando all’attenzione di diversi produttori. È così in breve iniziato il suo processo di sviluppo, portando infine il film ad avvalersi di noti attori e diverse location di grande attrattiva, come la Germania, la Spagna, la Svizzera, l’Ungheria e la città di New York. Ricco di adrenalina e promettente intrattenimento, Hunter’s Prayer – In fuga era così pronto per arrivare nelle sale di tutto il mondo.

Una volta qui, però, il titolo andò incontro ad uno scarso interesse da parte del pubblico, attirando solo l’attenzione dei più affezionati al genere. Il film finì così per incassare a livello globale una cifra ben al di sotto del suo budget, stimato intorno ai 17 milioni di dollari. Ad oggi, a tre anni dalla sua uscita, sembra però giunto il momento di concedere una seconda possibilità al film, riscoprendone gli aspetti positivi. Ciò sarà possibile, prima della visione, anche grazie alle curiosità di seguito riportate, molte delle quali legate proprio al cast di attori. Per scoprire questa basterà proseguire nella lettura.

Hunter’s Prayer – In fuga: la trama del film

Il film si apre in Svizzera, dove la giovane Ella Hatto si sta recando nella sua scuola per quello che sembra essere un giorno come un altro. Ciò che non sa, però, è che a tenerla d’occhio vi è Lucas, un infallibile sicario. Questi è stato ingaggiato dal multimilionario corrotto Richard Addison, il quale allo stesso tempo ha già inviato altri killer per uccidere i genitori della ragazzina, colpevoli di aver parlato con l’FBI circa i suoi traffici illegali. Al momento di dover eliminare la giovane Ella, però, Lucas si trova di fronte per la prima volta nella sua vita da assassino ad un forte senso di compassione. Per questo non riesce a portare a termine il proprio lavoro, decidendo invece di aiutare la ragazza a scappare.

Con lei è costretto a scappare però anche lui, ora ricercato da Addison, il quale lo vuole morto. Nella loro fuga attraverso l’Europa i due dovranno imparare a fidarsi l’uno dell’altro e difendersi a vicenda. Se non sarà lui ad uccidere Ella, infatti, qualcun altro verrà inviato a portare a termine la missione. Scappare non potrà dunque essere una soluzione permanente, e i due dovranno iniziare a studiare una strategia per arrivare dallo stesso Addison e fermare tutto quanto. Lo svantaggio numerico è però notevole, e per loro farsi strada verso il criminale sarà più complicato del previsto. Solo la fiducia e la loro umanità potranno essere decisive per le loro sorti.

Hunter's Prayer - In fuga cast

Hunter’s Prayer – In fuga: il cast del film

Per interpretare il protagonista, il sicario Lucas, i produttori non hanno avuto dubbi: l’attore Sam Worthington era la persona giusta. L’attore, noto per film come Avatar e Scontro tra titani, venne ingaggiato da subito per il ruolo. Per prepararsi a questo, egli non solo si allenò fisicamente per le scene più complesse, ma cercò anche noti modelli a cui ispirarsi. Oltre ai tanti celebri sicari del cinema, l’attore ha rivelato di aver basato parte del personaggio sul Terminator interpretato da Arnold Schwarzenegger nel secondo film della saga. Worthington è poi stato particolarmente apprezzato per la sua performance, avendo dimostrato ancora una volta di possedere grande carisma e presenza scenica.

Accanto a lui, nel ruolo della giovane Ella Hatto doveva originariamente esserci l’attrice Hailee Steinfeld, divenuta celebre per il film Il Grinta. Questa tuttavia dovette rinunciare al ruolo a causa di altri impegni, e al suo posto venne allora scelta Odeya Rush, già vista in film come L’incredibile vita di Timothy Green e Piccoli brividi. Nel ruolo dello spietato boss Richard Addison si ritrova invece Allen Leech, celebre per essere stato Tom Branson nella serie televisiva Downton Abbey. Sempre dalla parte dei cattivi si ritrovano gli attori Amy Landecker e Martin Compston, nei panni rispettivamente dell’agente FBI corrotta Gina Banks e in quelli del killer Metzger. L’attrice spagnola Veronica Echequi, invece, è Dani, a sua volta serial killer che aiuta però Lucas ed Ella nella loro fuga.

Hunter’s Prayer – In fuga: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Hunter’s Prayer – In fuga è infatti disponibile nel catalogo di Infinity e FilmBox. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale a tali piattaforme, avendo così accesso non solo al film in questione ma anche ad un’ampia serie di film correlati e simili. Si avrà così modo di guardarli in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 10 novembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Unfriended: trama, cast e curiosità sul film horror

Unfriended: trama, cast e curiosità sul film horror

Da sempre il miglior cinema horror si impegna, forse molto più di tanti altri generi, a raccontare i cambiamenti di una società e di un mondo in costante trasformazione. Alcuni dei principali tabù sono stati sdoganati proprio grazie a tale tipologia di film, ma non è solo da un punto di vista tematico che questi film ci parlano. Negli ultimi anni, in particolare, gli horror si sono adatti ai cambiamenti tecnologici, andando a ritrovare in questi anche gli aspetti più terrificanti e inaspettati. Uno dei titoli più importanti a riguardo è Unfriended (qui la recensione), film del 2014 diretto da Levan Gabriadze e prodotto dalla Blumhouse Productions, casa di produzione di film come Paranormal Activity, Insidious e La notte del giudizio.

Si tratta di un film estremamente interessante, poiché attraverso la tecnica nota come first person shot, costruisce una storia in piano sequenza dove la classica inquadratura è sostituita con il display del personal computer utilizzato dalla protagonista. Il primo piano viene così realizzato ora attraverso le piccole icone delle web-cam, mentre il montaggio si costruisce con il semplice spostarsi da una pagine internet ad un’altra. Unfriended è dunque una variazione al sottogenere del found footage, non essendo ripreso da tecniche manuali ma grazie alle possibilità date dal digitale. Proprio per questi motivi, sembra essere un film che richiede di essere visto sullo schermo del proprio laptop piuttosto che su uno schermo tradizionale.

Accolto in modo estremamente positivo dalla critica e dal pubblico, il film è arrivato ad affermarsi come un grande successo economico, incassando circa 64 milioni di dollari a fronte di un budget di uno solo. Un vero e proprio caso cinematografico dunque, che ha unito le potenzialità tecnologiche ad un tema sempre urgente come quello del bullismo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Unfriended

La storia di Unfriended si apre su di un compromettente video caricato sul web. All’interno di questo vi è Laura Barns, una liceale della California, colta in un momento inopportuno. La ragazza, completamente ubriaca, viene infatti derisa e umiliata da alcuni compagni di scuola. In seguito alla diffusione del video, la ragazza decide di togliersi la vita. Esattamente un anno dopo l’accaduto, quegli stessi ragazzi colpevoli di aver realizzato il video si ritrovano su Skype per quella che dovrebbe essere una normale videochiamata tra amici. Sono Blaire, Mitch, Jess, Ken, Adam e Val. Durante il loro conversare, però, l’account di Laura Barns si unisce alla conversazione. Quello che sembrava uno scherzo di cattivo gusto, si rivela ben presto essere una vendetta senza pietà.

Unfriended cast

Unfriended: il cast del film

Il film si avvale di pochi attori, quegli unici che compaiono davanti la web-cam e che saranno coinvolti nella perversa vendetta di Laura Barns. Per scegliere gli interpreti più idonei a dar vita alle particolarità del film, gli autori hanno avvertito la necessità di non svolgere dei classici provini, bensì di dar vita ad un casting attraverso video chat. Ciò permise di dare un anteprima di quello che sarebbe stato poi il film, individuando gli attori giusti. Gli attori hanno recitato tutti nella stessa casa, ma in stanze diverse. Continui cambiamenti di sceneggiatura li hanno portati a non sapere cosa sarebbe accaduto, permettendo loro di dar vita a reazioni spontanee. Inoltre, a loro era stato fatto credere di essere le vittime del film e soltanto al termine gli è stata rivelata la trama nella loro interezza, che evidenziava i peccati dei loro personaggi.

Ad interpretare la protagonista Blaire Lily, quella dal cui laptop si osserva l’intero film, vi è Shelley Henning. Fu proprio lei a suggerire di realizzare l’intero film attraverso un unico piano sequenza, piuttosto che spezzarlo in brevi sequenze. Nei ruoli delle altre ragazze vi sono invece altri attori meno noti, come Courtney Halverson e Renee Olstead nei panni di Valerie “Val” Rommel e Jesse Felton. Entrambe le attrici, su suggerimento del regista, hanno partecipato a diverse di videochat tra ragazzi, cercando di capirne le dinamiche. Le due hanno poi raccontato di essere rimaste particolarmente colpite di come questi luoghi virtuali divengano realmente teatro anche di segreti inconfessabili e discussioni inaudite. Will Petltz, Jacob Wysocki e Moses Jacob Storm, infine, interpretano Adam, Ken e Mithc. Heather Sossaman è invece l’interprete di Laura Barns.

Il sequel di Unfriended, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dato il grande successo del film, nel 2018 è stato segretamente realizzato un suo sequel, intitolato Unfriended: Dark Web. Nuovamente prodotto dalla Blumhouse Productions, questo presenta però una vicenda indipendente, con nuovi personaggi protagonisti, raccontato però attraverso la stessa tecnica del precedente film. Al centro della trama vi è ora il ritrovamento di un misterioso laptop con file proveniente dal pericoloso Dark Web. Un gruppo di amici, intento a decidere cosa fare di quanto trovato, viene raggiunto dal profilo del proprietario. Questi si dimostra pronto anche ad uccidere pur di rientrare in possesso del suo computer. Costato a sua volta un milione di dollari, il film è arrivato ad incassarne circa 16 in tutto il mondo, affermandosi dunque come un buon successo.

In attesa di poter vedere tale seguito, è possibile fruire di Unfriended grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 10 novembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Darren Aronofsky potrebbe dirigere un biopic su Elon Musk prodotto dalla A24

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La società di produzione e distribuzione indipendente A24 si è recentemente guadagnata la reputazione di uno dei nomi più interessanti e artisticamente stimolanti del settore. Il lavoro da loro svolto negli ultimi anni nell’ambito del genere horror le ha fatto giustamente guadagnare i meritati elogi e con Everything Everywhere All at Once si è consacrata alla scorsa edizione dei premi Oscar. Ora la A24 è pronta a lanciare un’altra sfida: è stato infatti annunciato lo sviluppo di un biopic su Elon Musk con Darren Aronofsky alla regia.

Stando a quanto riportato da Collider, un rappresentante di A24 ha confermato che l’imminente biopic sul controverso magnate della tecnologia sarà basato su una biografia autorizzata scritta da Walter Isaacson (già autore della biografia su Steve Jobs poi divenuta film nel 2015). Tale libro è stato pubblicato a settembre e servirà da base per la sceneggiatura. Se da un lato esso copre gran parte della vita personale dell’amministratore delegato di SpaceX, dall’altro vengono approfonditi anche altri suoi interessi, come questioni urgenti quali l’esplorazione spaziale, l’energia sostenibile e l’intelligenza artificiale.

Quando quest’ultimo biopic sarà realizzato, segnerà il secondo progetto di Darren Aronofsky in casa A24. Il regista e la A24 sono infatti stati artefici del film candidato all’Oscar dello scorso anno, The Whale. Al momento non ci sono dettagli sul progetto dedicato a Musk, il quale si troverebbe ancora in uno stato embrionale del suo sviluppo. Data la celerità con cui la A24 concretizza i propri progetti, però, c’è da aspettarsi che già nei prossimi mesi si potrebbero avere maggiori notizie a riguardo, come chi andrà ad interpretare il celebre e controverso imprenditore e se, ovviamente, Aronofsky sarà confermato come regista del progetto.

Coyote vs Acme: la Warner Bros. cancella l’uscita del film, già pronto, con John Cena

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Sebbene l’industria cinematografica sia ben nota per l’abbandono di progetti in varie fasi di sviluppo, fino a poco tempo fa era praticamente inaudito che un film finito venisse accantonato poco prima della sua uscita. Tuttavia, nell’agosto del 2022, la Warner Bros. Discovery ha creato un precedente quando ha deciso di accantonare il film, quasi completato, Batgirl, di Adil El Arbi e Bilall Fallah, e l’avventura animata di Scooby-Doo! Holiday Haunt. Sembra però che tale evento non sia stato un caso isolato, in quanto un nuovo film ha ora subito la stessa sorte: Coyote vs Acme.

Il film, diretto da Dave Green, ha per protagonista il personaggio dei Looney Tunes Willy il Coyote, il quale, per sostenere i propri sforzi per catturare il road runner Bip Bip, è solito usare una varietà di articoli ordinati per corrispondenza da società che sono tutte chiamate Acme Corporation. Poiché questi si rivelano quantomai fallimentari, causando danni allo stesso Willy, nel film quest’ultimo decide di intentare causa alla società. Il film è stato girato in tecnica mista, mischiando dunque animazione e live-action, in modo simile a quanto fatto da Chi ha incastrato Roger Rabbit?. Antagonista di Willy è John Cena, che stando a quanto riportato interpreta nel film il CEO della Acme.

Originariamente previsto per il luglio 2023, il film era stato precedentemente tolto dal programma di distribuzione della Warner Bros. e il suo posto è stato occupato dal film di Barbie. Più di recente, è stato riferito che Coyote vs. Acme è stato accantonato a tempo indeterminato in favore di una detrazione fiscale di 30 milioni di dollari. La scelta di rinunciare al film Coyote vs. Acme sembra poi essere legata alle valutazioni da cui sarebbe emerso che l’investimento legato alla distribuzione nelle sale sarebbe stato eccessivo e la vendita ad altre realtà interessate non avrebbe generato gli stessi benefici rispetto alla possibilità di compiere una detrazione fiscale.

Su Twitter, Green si è espresso riguardo tale cancellazione affermando che si ritiene estremamente fortunato dell’aver potuto lavorare con un team particolarmente appassionato a tale progetto, sul più testardo e persistente dei Looney Tunes. Green afferma inoltre che le prime proiezioni di prova avevano riportato pareri molto positivi. Infine, il regista scrive di sentirsi “oltremodo orgoglioso per il risultato finale del film, ma anche oltremodo devastato dalla decisione della Warner Bros”. Non è dato sapere se in futuro i piani per il film potrebbero cambiare, portando ad una sua distribuzione, ma per ora, nonostante fosse pronto, il film sembra destinato a non essere visto.

 

Senza i suoi Avengers chiave, l’MCU può avere successo?

Senza i suoi Avengers chiave, l’MCU può avere successo?

I Marvel Studios hanno avuto un successo inaspettato e incredibile fino ad Avengers: Endgame, ma sembra che da quel momento in poi qualcosa, negli ingranaggi dell’MCU, non funzioni più come dovrebbe. Come se da allora la storia – e l’azienda stessa – avesse subito dei colpi dai quali ancora non si è saputa riprendere. La Saga dell’Infinito è stata senza ombra di dubbio importante per il Marvel Universe, ed è da lì che la Marvel ha poi deciso di debuttare anche in televisione, dove ha sfornato molti prodotti. Il problema, però, è che da allora le cose non vanno molto bene.

Sicuramente a contribuire a questo affaticamento c’è stata la pandemia e gli scioperi di attori e sceneggiatori, ma ora che si può ritornare in carregiata è bene che i Marvel Studios riflettano attentamente sulle scelte da compiere. Secondo Variety, infatti, starebbero pensando a un nuovo film sugli Avengers, il quale avrebbe il compito di riportare in vita Iron Man e Black Widow. Una mossa un po’ avventata che, qualora dovesse trovare conferma, potrebbe essere vista solo come un tentativo – preoccupante – di far tornare il franchise al suo splendore passato. Ma questo potrebbe essere, oltre che inutile, molto rischioso. Capiamo perché.

Il ritorno degli originali Avengers non gioverebbe all’MCU

MCU The Avengers Fase 1

Nel cinema, così come nella televisione, i prodotti hanno bisogno di un refresh se non si vuole rischiare di cadere nel ripetitivo e nel noioso. Ci sono storie di personaggi destinate a finire, e la loro conclusione non può che giovare a un film – a una serie o in generale a un franchise – perché permette di rinnovarsi e focalizzarsi su altri racconti accativanti e inediti. Per quanto riguarda l’MCU la “svolta” si è avuta con Avengers: Endgame, pellicola vista anche come il culmine dei primi dieci anni di costruzione del Marvel Cinematic Universe che lo hanno preceduto. Nel film alcuni degli Avengers a cui i fan erano molto legati – parliamo di Black Widow, Captain America e Iron Man – hanno visto il loro arco narrativo volgere al termine, come era giusto che fosse.

Se venisse pensata una soluzione per riportarli in vita, dunque, la scelta potrebbe andare a minare ciò che è venuto prima, anche se i rispettivi interpreti (Robert Downey Jr. e Scarlett Johansson) tornassero come versioni alternative. Bisogna perciò chiedersi (l’operazione di “come back” potrebbe riguardare un prequel) se ne varrebbe davvero la pena. Nella controparte fumettistica non è raro vedere alcuni personaggi capitolati tornare in vita. E alle volte anche l’ MCU ha seguito la stessa scia, pur commettendo degli errori. Esso, quindi, ha l’opportunità di separarsi dal cartaceo, per raccontare una storia basata su una realtà in cui gli eroi muoiono, ci sono “passaggi del testimone” e l’universo va avanti. Pensiamo, ad esempio, a Sam Wilson, Yelena Belova e Riri Williams, i quali sono stati designati come successori degli eroi sopracitati, e che non hanno ancora avuto la possibilità di brillare. Il ritorno di Iron Man e Black Widow, o anche di Capitan America (ma sembra impossibile) comprometterebbe anche quei personaggi che ora sono sotto i riflettori del MCU.

Questioni di budget

MCU Endgame Iron Man

Oltre al fattore puramente narrativo, se nel MCU tornassero alcuni degli Avengers veterani che hanno lasciato il franchise, ci sarebbe anche la questione del budget da tenere in considerazione. Gli attori che li hanno interpretati sono delle vere e proprie star a Hollywood, e il loro chacet non è per niente basso. Pensiamo, poi, a ciò che sta accadendo in Casa Disney: con la notevole riduzione sia del budget che delle spese in tutta l’azienda, i progetti per il Marvel Universe sono già diminuti parecchio rispetto alla quantità elevata che si aveva avuto negli anni precedenti. In fondo, come si è potuto evincere, è stata proprio la mole di lavori ad aver contribuito agli attuali problemi del MCU.

L’obiettivo di Disney e Marvel è poi quello di tornare alla coerenza che ogni progetto del Marvel Cinematic Universe ha prodotto in termini di qualità e di incassi. Indi per cui se i Marvel Studios dovessero riportare i personaggi originali degli Avengers, ciò intanto andrebbe contro l’iniziativa di riduzione dei costi della Disney, considerato che solo il salario per Robert Downey Jr. potrebbe non essere sostenibile. Inoltre, pur volendo provarci riportando sia lui che le altre stelle, questo potrebbe rivelarsi una scelta controproducente per l’MCU stesso in quanto, magari, si sacrificherebbero altre narrazioni per qualcosa che potrebbe diventare solo costoso ma non efficace. Sarebbe meglio, in ogni caso, non strafare.

La Marvel ha tanti altri personaggi a cui dare valore

Deadpool 3 Wolverine

Nonostante Avengers: Endgame, come abbiamo detto poc’anzi, abbia costretto, in un certo qual modo, a dover dire addio a degli eroi a cui si era appassionato la maggior parte del pubblico, non erano gli unici ad avere del valore e del potenziale narrativo. L’MCU, nel suo cantiere, ha ancora tanti main characters da poter introdurre o esplorare: basti pensare a Thor, Star-Lord, Hulk, Doctor Strange, Loki, Scarlet Witch e altri. Inoltre, ricordiamo anche che l’ MCU sta per aggiungere il Deadpool di Ryan Reynolds, i Fantastici Quattro e gli X-Men, personaggi di un certo calibro da non sottovalutare. Si avrà anche il ritorno di Hugh Jackman nei panni di Wolverine, il quale sarà di certo una grande attrazione per gli spettatori. La verità è che, probabilmente, ci si è abituati ad avere troppo a lungo i film sugli Avengers tanto da – quasi – svalutare altri possibili eroi e persino soluzioni diverse che non siano l’atteso prodotto su di loro.

Ma se ci pensiamo con attenzione, capiamo che non è necessario avere delle pellicole specifiche per vedere i Vendicatori insieme: una loro reunion valida e appagante può avvenire anche nei racconti stand-alone, come ci dimostrano Doctor Strange nel Multiverso della Follia e Spider-Man: No Way Home – i due film di maggior incasso della Fase 4. Persino gli X-Men, da soli, sono in grado di dare vita a una storia molto grande e avvincente, e questo potrebbe essere un nuovo modo per far proseguire il franchise. I Marvel Studios hanno una quantità infinita di personaggi da poter sfruttare per realizzare altre incredibili narrazioni. Ciò di cui hanno estremamente bisogno è di dare una svolta netta alla storia.

Loki 2×06: recensione della serie Disney+ con Tom Hiddleston

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Loki 2×06: recensione della serie Disney+ con Tom Hiddleston

La conclusione di Loki 2×06 ha lasciato porte aperte a ogni storia del franchise e – è bene avvisare – questo articolo contiene alcuni spoiler su quanto avviene nell’episodio della seconda stagione della seria ideata da Michael Waldron.

Loki non è solo. Sembrerà che sia così ma la moltitudine di linee temporali che stringe tra le mani come nuovo Dio delle Storie, lascia intendere il contrario. Il personaggio di Tom Hiddleston apparso per la prima volta nel MCU in Thor nel 2010 ha subito l’arco narrativo più completo e intenso di tutto il MCU. Lui era il cattivo da distruggere, il fratello invidioso, il figlio ripudiato: tutto in Loki trasuda abbandono e perdita. Quello che però i pochi film del franchise in cui compare non hanno fatto è approfondire l’essenza di questo villain, così è arrivata la serie tv, disponibile su Disney+. Questa seconda stagione ha fatto sì che le intenzioni di Loki cambiassero radicalmente rendendolo molto più che un “side character”.

Loki è il reietto, l’emarginato, messo all’angolo da un fratello spaccone e gradasso. Ci mette un po’ di tempo a evitare sotterfugi e inganni solo per avvicinare un po’ di amore a sé. Loki non è mai stato un personaggio che collabora, che cerca di mettersi in primo piano per un bene superiore, il suo modus operandi è sempre stato circoscritto al suo volere, al volere di un uomo solo. Tutto cambia perché Loki cresce, e nella serie tv di Disney+ conosce delle persone che si mettono lungo il suo cammino. Mobius, il primo amico che effettivamente lo vede per quello che è. “Cosa spinge voi Loki a essere cattivi?”, a questa domanda del personaggio interpretato da Owen Wilson, non c’è una risposta. Tutti i Loki agiscono in maniera cattiva, tutti i Loki sono destinati a stare da soli. Non quello che conosciamo noi però.

Loki 2x06 easter egg e riferimenti

Gloriosi propositi

Loki 2×06 ci svela magistralmente i piani per questo personaggio così scontroso che però negli anni grazie a un umorismo sottile e all’interpretazione di Hiddleston abbiamo imparato ad amare. Oltre a Mobius, in questa stagione il personaggio di Sylvie (Sophia Di Martino), anche se in modo marginale, e il personaggio di O.B. formano una squadra compatta e decisa per evitare il collasso della Sacra Linea Temporale. Così se all’inizio della seconda stagione tutto è piatto e senza colpi di scena, la serie finisce con un crescendo. Un crescendo che sarebbe anche potuto diventare un film se solo la Marvel avesse osato di più, avesse creduto nel Dio dell’Inganno come ci credono gli spettatori.

Sul finale di Loki 2×06 assistiamo dunque al coronamento di un sogno di un vecchio Loki, il Loki tiranno desideroso del trono di Asgard. Ma questo Loki è diverso, è il Loki che prende letteralemente per mano la Sacra Linea Temporale, la salva e le da una nuova vita: un albero dalle radici infinite che si consolidano nella TVA. Loki diventa non solo il Dio delle Storie, ma anche il Dio del Multiverso, Loki che Rimane, ecc. Diventerà, probabilmente, colui che lotterà contro la variante di Kang nella Saga del Multiverso. Diventerà ciò che è stato Tony Stark per Avengers: Endgame.

Sì, perché ogni Loki è destinato a perdere e, questo Loki, come dice il personaggio di Jonathan Majors in questa stagione, non può vincere. Ci saranno ancora innumerevoli probabilità contrarie contro una a favore, e ormai sembra essere chiara la linea che seguirà il personaggio. Ma adesso, il finale della seconda stagione ci dice che un po’, solo un po’, Loki ha vinto. Vince riuscendo a salvare il tempo, le linee temporale, e soprattutto i suoi amici, le persone che hanno creduto in lui ma soprattutto le persone che ha saputo far ricredere.

Loki stagione 2 spiegazione finale

Non più Dio dell’Inganno

Il sacrificio di Loki ha salvato i suoi amici. Ha permesso a Mobius di vivere la sua vita lontano dalla TVA e a Sylvie di prendersi un momento per essere chiunque lei voglia. Un sacrificio destinato a essere riservato solo agli eroi silenziosi, quelli che non hanno bisogno di grandissima pubblicità, di auto sfarzose o armature. Un sacrificio che lo rende più umano rispetto ai suoi natali asgardiani. Un sacrificio che non lo rende solo perché ha abbracciato tutti i suoi amici, vegliando su di loro e permettendo così alla TVA di iniziare il lavoro di ricerca delle varianti di Kang in giro per gli universi. Non è solo nella misura in cui ha scelto di essere una versione di se stesso nuova, cambiando totalmente le aspettative e il corso degli eventi legati a ogni Loki. Il Multiverso sarà ancora qualcosa di cui sappiamo poco, ma almeno adesso c’è un guardiano speciale a sorvegliarlo.

Barbarella: Edgar Wright sarebbe in trattative per dirigere il remake

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Alla fine dell’anno scorso è stata riportata la notizia che Sydney Sweeney assumerà il ruolo della protagonista nel remake di Barbarella, il cult di fantascienza del 1968 con protagonista Jane Fonda, in cui un’astronauta del futuro viene inviata in missione per fermare uno scienziato malvagio la cui invenzione potrebbe distruggere la galassia. All’epoca non era però stato menzionato alcun regista legato al progetto e da allora gli aggiornamenti sono stati scarsi a riguardo. Secondo l’insider Daniel Richtman, però, il regista Edgar Wright (Last Night in Soho; Baby Driver; Scott Pilgrim Vs. the World) sarebbe ora in trattative per dirigere il film.

Wright ha già in passato dichiarato di essere un grande fan del film originale e di averlo inserito nella sua lista dei migliori film di tutti i tempi. Non ci sarebbe dunque da sorprendersi se fosse effettivamente in lizza per dirigere il film e finisse con l’ottenere ufficialmente tale compito. Secondo quanto riferito, inoltre, il remake sarà basato sia sulla serie di fumetti francese di Jean Claude Forest che sull’adattamento cinematografico del 1968, con l’intenzione dunque di non proporre un semplice rifacimento di quest’ultimo.

Sweeney ha già espresso il suo entusiasmo nel voler rendere omaggio allo stile dell’originale, compresi gli abiti succinti per cui è celebre l’eroina del titolo – e ha spiegato perché non si sente affatto preoccupata degli aspetti erotici della storia. “Trovo il mio potere nella mia femminilità“, ha dichiarato in precedenza Vanity Fair. “Uso il mio cervello e uso tutto ciò che imparo ogni singolo giorno in questa industria come mio potere. La conoscenza è tutto“. Resta dunque ora da vedere sa sarà proprio Wright a dirigere il film e quali ulteriori sviluppi caratterizzeranno il progetto.

Loki stagione 2 episodio 6: easter egg e riferimenti

Loki stagione 2 episodio 6: easter egg e riferimenti

L’ultimo episodio della seconda stagione di Loki ha lasciato colpi di scena, rivelazioni, easter eggs del MCU e riferimenti al franchise. Loki sfrutta la sua nuova capacità di slittamento temporale per riparare il malfunzionamento del Telaio Temporale della TVA. Quello che è iniziato come un semplice viaggio di prova ed errore si è rapidamente evoluto in un emozionante culmine della storia complessiva di Loki, consolidando il suo posto come una voce importante del MCU.

I titoli di testa al contrario

loki seconda stagione recensione

Nelle due stagioni della serie, gli easter egg forse più ricorrenti si trovano nel logo introduttivo dei Marvel Studios. Questo espediente è portato avanti anche in questa nuova stagione  e più nello specifico in questo ultimo episodio sul time-slipping di Loki. Il logo dei Marvel Studios è iniziato come di consueto, ma al contrario, andando all’indietro attraverso l’ormai iconica animazione che accompagna ogni proprietà del MCU. Questo è stato fatto come easter egg per il time-slipping, che si muoveva al contrario nel tempo per salvare la linea temporale.

Giocare con le diverse prospettive

loki stagione 2 broxton copia

Per tutto l’episodio il personaggio di Tom Hiddleston non fa che tornare indietro nel tempo per salvare la TVA. Non sempre le sue imprese hanno buon fine e cade vittima di questo loop temporale fino alla risoluzione della trama.

Un viaggio retrospettivo

Loki Re di Asgard

Dopo che Loki si è reso conto di non poter salvare il Telaio Temporale influenzando gli eventi della serie, il non più Dio dell’Inganno va ancora più indietro nel tempo. Dal tentativo di colpo di stato di Miss Minute e Ravonna Renslayer all’introduzione di O.B. e Victor Timely, sono stati rivisitati diversi momenti della storia della seconda stagione.

Colui che Rimane

Gli ulteriori tentativi falliti di Loki di salvare la TVA lo costringono a prendere misure drastiche. In una serie di easter eggs della prima stagione, il finale ha riportato il personaggio alla Fine del Tempo. Che si tratti della scena di Loki, Sylvie e Colui che Rimane nell’ascensore o dei tentativi di Sylvie di uccidere il villain, l’episodio 6 della seconda stagione ha incluso una grande quantità di riferimenti a quei momenti.

Il set-up per Avengers: The Kang Dynasty

Avengers La dinastia Kang

Mentre il “See you soon” di Colui che Rimane era un’anticipazione del futuro di Kang nel MCU, il finale della stagione di Loki ha reso questo easter egg ancora più profondo in quanto allude all’emergere di molteplici varianti di Kang che probabilmente vedremo in Avengers: The Kang Dynasty.

Il destino di Loki

Loki

Il finale rivela che Colui che Rimane è la persona che ha causato lo slittamento temporale di Loki. Lo ha fatto per far capire al personaggio interpretato da Tom Hiddleston che, per quanto ci abbia provato, non avrebbe potuto salvare il multiverso, poiché il Telaio Temporale crollerà sempre, essendo una salvaguardia per proteggere la Sacra Linea Temporale. Colui che Rimane sperava che questo lo avrebbe spinto a uccidere Sylvie ma ha scelto di guidare la TVA al suo fianco.

I viaggi nel tempo

Loki Stagione 2 Episodio 4

La rivelazione da parte di Colui che Rimane è che Loki perderà a prescindere dalle scelte di quest’ultimo. Allora il Dio dell’Inganno si reca temporalmente nel momento in cui conosce Mobius, all’inizio della serie. La chiacchierata con il personaggio interpretato da Owen Wilson faranno finalmente comprendere al personaggio i suoi gloriosi propositi.

Riferimento a Thor e Odino

Loki Thor

Mentre Loki si prepara a sacrificare il proprio futuro per distruggere il Telaio Temporale e dare a tutti gli altri la possibilità di un futuro migliore rispetto alla tirannia della Sacra Linea Temporale, ripete una frase pronunciata alla fine di Thor nel 2011. In quel film, Loki tenta di distruggere Jotunheim ma viene annullato quando Thor rompe il Ponte Bifrost. La risposta di Loki è quella di urlare “Avrei potuto farlo, padre! Per te! Per tutti noi!”. Quando lo disse originariamente, Loki stava cercando di fare appello al padre e di dimostrare il proprio valore, alimentando i propri scopi egoistici. Ma nel finale Loki usa la stessa frase per dimostrare quanto sia andato avanti: ora è disposto a fare un vero sacrificio per tutti gli altri.

Il nuovo costume

Thor: Love and Thunder

L’abito è un easter egg del suo intero viaggio nel MCU, dalle corna giganti dell’elmo che emulano il suo passato al mantello composto dai rami del multiverso che rappresenta il suo presente. Inoltre, l’elmo di Loki è fatto della stessa struttura di marmo nero e arancione con cui è stata realizzata la Cittadella di Colui che Rimane, facendo riferimento al suo futuro come sostituto dell’ex capo della TVA.

Non più Dio dell’Inganno

Loki 2 spiegazione finale quinto episodio

Il fatto che Loki raccolga i rami multiversali e li tenga insieme per tenerli tutti sotto controllo lo vede diventare letteralmente il Dio delle Storie. Loki agisce come dio del multiverso, tenendo insieme tutte le storie fisicamente, anziché come riscrittore figurato delle storie, come si era detto nello scorso episodio. Questo easter egg è un’interessante modifica del nuovo titolo di Loki e il suo ruolo nel futuro del franchise.

Riferimento a Yggdrasil, l’albero di Asgard

Uno degli easter egg più evidenti è la creazione dell’albero del Multiverso. Loki sta tenendo insieme i rami del multiverso, che si manifesta come Yggdrasil, l’Albero del Mondo. Nel mito norreno del mondo reale – e nel folklore asgardiano del MCU – Yggdrasil è un albero gigantesco che lega insieme i Nove Regni con i suoi rami.

La TVA contro le varianti di Kang

Dopo che Loki assume il suo nuovo status la TVA inizia il suo nuovo ruolo di forza di sicurezza che protegge il multiverso. Poco prima del finale di Loki, stagione 2, episodio 6, B-15 chiede a Mobius se sono già apparse delle varianti di Kang nel multiverso. Mobius afferma che ne è emersa una che ha “causato un putiferio in un regno adiacente al 616, ma se ne sono occupati”. Questo è un riferimento agli eventi di Ant-Man and the Wasp: Quanutmania e alla variante di Kang nel Regno Quantico adiacente alla Terra-616 (il MCU) di cui si sono occupati Scott e Hope.

La paura più grande di Loki

Dopo aver stabilito il nuovo scopo della TVA, viene mostrata un’inquadratura finale di Loki da solo alla Fine del Tempo, che tiene insieme il multiverso. Questo non solo consolida il ruolo importantissimo di Loki nell’infrastruttura del multiverso del MCU, ma è anche un easter egg incredibilmente oscuro sulla più grande paura di Loki: essere solo. Loki è ora completamente solo, senza i suoi amici alla Fine del Tempo, un sacrificio che ha fatto per evitare che i rami del multiverso venissero distrutti.

Loki ha trovato il suo glorioso proposito

Per la prima volta in uno show dei Marvel Studios Disney+. Il titolo dell’episodio è Gloriosi propositi, lo stesso del pilot della serie. Si tratta di un titolo perfetto per l’episodio, in quanto è un easter egg alla storia generale di Loki. Nella prima stagione, Loki pensava che il suo scopo glorioso fosse quello di schiavizzare coloro che riteneva inferiori a lui. Quando il suo arco narrativo si è concluso, Loki ha capito che il suo scopo glorioso era quello di mantenere il multiverso al sicuro, permettendogli di prosperare. Tenere insieme il multiverso è ora qualcosa di cui Loki è gravato, apparentemente per sempre, nel MCU.

Alien: lo showrunner Noah Hawley aggiorna sulla serie e rivela per quando sarà pronta

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Quando la Disney ha acquisito la 20th Century Fox, si è ritrovata con qualcosa di più dei franchise degli X-Men e dei Fantastici Quattro. Alien e Predator sono tra le molte proprietà fantascientifiche ora sotto il loro controllo, con quest’ultimo che ha già visto la realizzazione di un prequel, l’acclamato Prey. Per quanto riguarda Alien, è in arrivo un nuovo film, intitolato Alien: Romulus e diretto da Fede Alvarez, ma anche una serie televisiva guidata da Noah Hawley, showrunner di Fargo e Legion.

Questa, ancora senza titolo ufficiale, sarà ambientata settant’anni prima degli eventi del classico di Ridley Scott del 1979, Alien, e l’azione sembra si svolgerà principalmente sulla Terra. Tuttavia, nonostante l’abbandono dell’ambiente familiare dell’astronave, gli Xenomorfi faranno la loro comparsa, dando una svolta a ciò che siamo stati abituati a vedere con i film della saga. Hawley ha ora recentemente parlato con The Wrap e ha condiviso un aggiornamento sulla situazione della serie.

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Anche se le tempistiche potrebbero cambiare dopo la fine dello sciopero SAG-AFTRA all’inizio di questa settimana, sembra che l’attesa di vedere gli Xenomorfi sul piccolo schermo sarà più lunga di quanto molti fan vorrebbero. “Il piano ora è di iniziare le riprese a febbraio, e sembra che dureranno fino a luglio o giù di lì, il che pone la data di messa in onda da qualche parte nella prima metà del ’25”, spiega Hawley. “Sono riuscito a completare le riprese della maggior parte della prima ora della serie“.

Detto questo, non sono riuscito a girare nulla con gli attori. Quindi ho ancora la maggior parte dello show da filmare, e abbiamo altre sette ore di riprese da fare. Di certo mi sarebbe piaciuto portare la serie davanti al pubblico il prima possibile“, ha aggiunto Hawley. Sembra dunque che ci vorrà ancora un po’ prima di poter vedere la serie, ma anche prima di poter avere maggiori informazioni a riguardo. Ad ora, sappiamo però che il cast della serie Alien sarà composto da Sydney Chandler, che sarà la protagonista, ma anche da Alex Lawther, Samuel Blenkin, Essie Davis, Adarsh Gourav e Kit Young.

The Killer: la spiegazione del finale del film di David Fincher

The Killer: la spiegazione del finale del film di David Fincher

The Killer (qui la recensione) è il thriller neo-noir del celebre regista David Fincher (Fight Club, Zodiac, Gone Girl), disponibile dal 10 novembre su Netflix. Presentato in anteprima lo scorso settembre all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, il film vede protagonista l’attore Michael Fassbender (Shame, 12 anni schiavo, Steve Jobs) nei panni di un paranoico sicario, un assassino senza nome. La sua vita è dettata da un codice ben preciso e iterativo, finché – dopo aver fallito una missione uccidendo la persona sbagliata – il killer si ritrova in una caccia all’uomo internazionale dove è costretto ad affrontare i suoi committenti e sé stesso. Il film, basato sull’omonima serie di graphic novel francese (titolo originale “Le Tueur”) illustrata da Luc Jacamon e scritta da Matz (Alexis Nolent) presenta dunque un racconto ambiguo e più complesso di quel che potrebbe sembrare.

La trama di The Killer

The Killer Michael Fassbender
Michael Fassbender in una scena di The Killer. Cr. Netflix ©2023.

Il cupo e teso film di Fincher si apre con la visione dell’anonimo killer che temporeggia all’ultimo piano di un ufficio WeWork a Parigi. Dalla sua finestra spia la suite dell’edificio sul lato opposto della strada, attendendo il suo obiettivo. Inizia dunque un monologo interiore in cui il protagonista racconta le sue abilità e le modalità con cui lavora: è un uomo disciplinato, fermo, deciso, imperturbabile. Segue gli ordini per cui è pagato bene senza curarsi delle conseguenze. Ma quando poco dopo sbaglia il tiro, uccidendo l’amante del suo bersaglio, sul suo volto cala improvvisamente un velo di terrore e smarrimento. Raccatta tutto ciò che può nel breve tempo possibile e fugge via dell’edificio, organizzando un volo per casa in Repubblica Dominicana. Al suo arrivo però scopre che il suo committente lo ha già punito: la sua compagna Magdala (Sophie Charlotte) è stata aggredita e torturata. Ferito e in collera, il Killer inizia una caccia vendicativa in cui fa fuori chiunque si sia macchiato del sangue di lei.

Come finisce The Killer?

The Killer Netflix
Michael Fassbender in una scena di The Killer. Cr. Netflix ©2023.

Il Killer comincia la sua spietata ricerca uccidendo Hodges (Charles Parnell), il suo misterioso datore di lavoro. Successivamente convince la segretaria Dolores (Kerry O’Malley) a svelare il cliente mandante che lo sta cercando e i due aggressori che hanno torturato Magdala. Ricevuto i nomi, parte prima per Miami per uccidere i due scagnozzi: un uomo chiamato il Bruto (Sala Baker) e una donna conosciuta come L’Esperto (Tilda Swinton). Attraversa poi Chicago per trovare il Cliente, Claybourne (Arliss Howard). Quando i due si ritrovano faccia a faccia, Claybourne gli spiega che è stato lo stesso Hodges a suggerirgli di eliminare il Killer dal consiglio per l’inefficienza del suo caso. Non c’era, quindi, “nulla di personale”. Soddisfatto della sua vendetta e di aver scoperto la verità, il Killer decide di non eliminarlo e partire via con Magdala.

Cosa si cela dietro il finale di The Killer?

The Killer David Fincher
Michael Fassbender in una scena di The Killer. Cr. Netflix ©2023.

Fin dal primo minuto, Fincher dipinge il protagonista come una persona meticolosa, calcolatrice, pacata e fredda. Persino quando fallisce la sua missione, colpendo la persona sbagliata, riesce a contenere le proprie emozioni molto più di quanto sarebbe in grado chiunque altro. Ed è proprio questa sua consapevole e tanto orgogliosa impassibilità e indolenza che crolla a poco a poco nel film. Se inizialmente si considera “uno dei pochi”, solo alla fine si rende conto di essere in realtà “uno dei molti”. Sotto tutti quei travestimenti e false identità, dunque, non c’è semplicemente una spietata macchina per uccidere ma un uomo. Un uomo come tanti altri che – oltre l’anonima espressione gelida da assassino – sente il bisogno di amare ed essere amato. E ciò che lo scuote dal suo ruolo di inalterabile assassino è il trovare la donna che ama malridotta e morente a causa del suo lavoro. Una scena che lo porta a fargli desiderare di avere una vita normale e tranquilla con lei.

The Killer racconta dunque una storia di evoluzione: il protagonista alla fine del film non è lo stesso uomo che è stato presentato al pubblico nel suo spoglio ufficio a Parigi. E questo viene messo in risalto anche dalla sua controversa scelta di non uccidere Claybourne. Se da un lato questa decisione pare indicare un punto di svolta nella vita del Killer e al fatto che sia davvero cambiato; dall’altro lascia alcuni interrogativi che alludono a un possibile secondo fine: risparmiare quel potente committente potrebbe tornargli utile professionalmente in futuro? È davvero cambiato o – come per tutto il resto del film – anche questa scelta nasconde un piano ben studiato?

I comandamenti del Killer: “Attieniti al piano

The Killer Michael Fassbender
Michael Fassbender in The Killer. Cr. Netflix ©2023

“Attieniti al piano. Non fidarti. Niente empatia. Gioca d’anticipo, non improvvisare. Mai concedere un vantaggio. Combatti solo se sei pagato per combattere. Attieniti al piano”. Questo è ciò che il Killer recita più volte a sé stesso durante il film, un vero e proprio mantra di concentrazione e fermezza che lo accompagna in ogni sua metodica mossa. Quasi una preghiera che lo rende invulnerabile e privo di tutte quelle emozioni che potrebbero intaccare il suo operato. Il protagonista di Fincher sembra credere fedelmente a quelle parole, finché le conseguenze del suo lavoro non bussano alla porta di casa, l’unico luogo in cui sembrano custoditi i suoi sentimenti più puri. Infatti, è ciò che prova per Magdala a mettere in moto il suo blitz di vendetta che si conclude con una decisione inaspettata. Il Killer non si attiene al piano né quando sbaglia bersaglio né probabilmente quando risparmia Claybourne, eppure alla fine del film sembra essere sollevato e soddisfatto accanto alla donna che ama.

Il confronto con l’Esperto (Tilda Swinton) in The Killer

The Killer Tilda Swinton
Tilda Swinton è L’Esperto in The Killer. Cr. Netflix ©2023

L’uccisione più elegante e significativa del film è senz’altro quella del secondo lacchè, l’Esperto. Con il suo iconico savoir-faire, Tilda Swinton, nel confronto col personaggio di Michael Fassbender, dà vita a una delle scene più accattivanti e interessanti del film. L’Esperto – con una favola cupa e bizzarra in cui spiega che ciò che muove un cacciatore a uccidere un orso non è la preda stessa ma la caccia in sé – cerca disperatamente di dissuadere il Killer dall’ucciderla. Un momento di tensione in cui il personaggio della Swinton suggerisce al pubblico una morale che in fondo si rispecchia nelle loro vite: il lavoro del sicario è una caccia all’uomo mossa solamente dal denaro e dal piacere di uccidere, non riguarda niente di personale.

Con chi sta realmente parlando il Killer?

The Killer
Michael Fassbender in The Killer. Cr. Netflix ©2023.

Tutto in The Killer è ridotto ai minimi termini, persino i dialoghi. Infatti, ciò che davvero accompagna la narrazione è il monologo interiore del protagonista. Un continuo flusso di coscienza che tenta di incoraggiare lo spettatore a guardare il mondo con gli stessi occhi del Killer. Ma, di fatto, a chi si rivolge il Killer? Per chi esegue questo monologo interiore? Queste sono le stesse domande che Erik Messerschmidt, direttore della fotografia, ha posto al regista: “Per comprendere meglio a chi si rivolge il protagonista, Fincher mi suggerì di guardare ‘Le Samourai’ (thriller poliziesco del 1967 diretto da Jean-Pierre Melville), spiegandomi che questo film francese mi avrebbe fatto comprendere ciò che si prova a essere oggettivamente un fantasma in una stanza. Come ci si sente quando si ha davanti qualcuno che non permette mai a nessuno di stargli accanto?” – ha raccontato il collaboratore. In altre parole, il monologo del Killer è tanto rivolto al pubblico quanto a sé stesso, un dialogo intimo e personale che permette di conoscere la psiche del personaggio e comprenderne la storia.

Cosa ha detto David Fincher riguardo al finale di The Killer?

The Killer
Michael Fassbender in The Killer. Cr. Netflix ©2023.

The Killer è una pellicola tremendamente elegante e algente, al punto da non essere semplice per il pubblico provare empatia nei suoi confronti. A riguardo, al Festival del Cinema di Venezia, il tre volte candidato all’Oscar David Fincher ha spiegato che quando ha dato vita a questo personaggio non voleva che fosse simpatico o spaventoso. In realtà, ciò che davvero spera di suscitare nel pubblico è l’irritabilità verso il prossimo o, stando alle sue parole: “La mia speranza è che qualcuno veda questo film e diventi nervoso pensando alla persona che si trova dietro di lui in una qualunque fila“, lasciando dunque intendere che chiunque potrebbe essere un assassino, proprio come il protagonista del film e la sua ricerca dell’anonimato dimostra.

Loki stagione 2: spiegazione del finale del sesto e ultimo episodio

La seconda stagione di Loki si è conclusa con un finale importante che porterà a diverse ramificazioni temporali e nuovi propositi per il personaggio interpretato da Tom Hiddleston. Nella fattispecie, Loki è diventato un nuovo dio, parte integrante della stabilità dell’intero multiverso Marvel. Inoltre, sembra che Loki abbia finalmente scoperto quale sia il suo “glorioso scopo” finale. Come si è visto nella serie, Loki e la TVA erano alle prese con le conseguenze della morte di Colui che Rimane e con il conseguente afflusso di nuove linee temporali ramificate che aveva creato. Questo ha messo a dura prova il Telaio Temporale della TVA, che aveva il compito di intrecciare le varie ramificazioni nella Sacra Linea Temporale. Avendo acquisito il controllo sulla sua nuova afflizione nota come time-slipping, il finale della seconda stagione di Loki presenta un drastico cambiamento dello status quo del personaggio.

Loki ha salvato il Multiverso

Dopo aver trascorso secoli a imparare tutto il possibile e a cercare continuamente di usare il Moltiplicatore di Portata di O.B. e Victor Timely per stabilizzare il Telaio Temporale, Loki scopre che il problema ha una portata più grande. Sceglie così di rompere il loop e di “cambiare l’equazione”, distruggendo intenzionalmente il Telaio Temporale e usando i suoi poteri per salvare tutte le linee temporali ramificate, diventando un nuovo dio custode del Telaio Temporale per l’intero multiverso.

Il nuovo ruolo di Loki

Loki 2 spiegazione finale quinto episodio

Con il suo nuovo costume, Loki ha iniziato così la guerra del Multiverso diventando il nuovo Dio delle Storie, in modo simile alla sua reinvenzione nei fumetti originali dal Dio del Male che era un tempo. Attualmente, l’intero multiverso del MCU e tutte le sue linee temporali ramificate sono dunque tenute insieme e mantenute da Loki stesso.

Gloriosi propositi: che cosa significa?

Loki

Il finale della seconda stagione di Loki si intitola “Gloriosi propositi”, richiamando la classica battuta che il personaggio di Tom Hiddlestone fa in Avengers. Tuttavia, questo nuovo episodio vede Loki riconoscere l’effettivo peso di uno scopo glorioso. Questo motiva la decisione di rinunciare alla sua vita e di rivendicare il nuovo ruolo, assumendo il pesante fardello di tenere insieme l’intero multiverso. Per questo motivo, si tratta di un culmine incredibilmente soddisfacente di tutto ciò che è stato visto da Loki nel MCU fino ad ora.

L’albero del Multiverso

Diventato il Dio delle Storie, Loki è ora un Telaio Temporale vivente che tiene insieme tutti i rami. A tal fine, Loki ha trasformato le linee temporali in un vero e proprio albero del multiverso, completo di radici e rami veri e propri, con Loki stesso al centro che mantiene tutto in vita e in crescita, seduto su un nuovo trono. Questo non solo richiama l’albero asgardiano Yggdrasil e i Nove Regni, ma potrebbe anche far pensare al ruolo di Loki in Avengers: Secret Wars, in quanto la versione dei fumetti vedeva il “Dio Imperatore Destino” governare ciò che restava del multiverso dal suo trono formato da un albero.

Dove si trova Ravonna Renslayer?

Il finale di Loki 2 ha rivelato anche il destino dell’ex giudice della TVA Ravonna Renslayer. Come si è visto nell’episodio 5 della seconda stagione di Loki, Ravonna è stata eliminata in seguito al suo tentativo di prendere il controllo della TVA e al brutale assassinio di coloro che si sono rifiutati di unirsi a lei. Ora, Ravonna si risveglia nel Vuoto alla Fine del Tempo nel finale della seconda stagione di Loki e sembra essere intrappolata lì per il prossimo futuro.

Cos’è il lampo di luce viola?

Dopo il risveglio di Ravonna, è stato mostrato un grande ruggito e un bagliore viola proveniente da qualcosa fuori dallo schermo. Si tratta senza dubbio di Alioth, l’enorme guardiano temporale il cui potere è stato sfruttato da Colui che Rimane durante la prima Guerra Multiversale, come è stato rivelato nella prima stagione. Data la natura onnipresente di Alioth nei confronti di tutto ciò che arriva nel Vuoto, la sua presenza non lascia presagire nulla di buono per il futuro di Ravonna nel MCU.

Il nuovo scopo della TVA: cercare le varianti di Colui che Rimane

Sulla scia del sacrificio di Loki, sembra che la nuova missione della TVA sia ora quella di cercare le varianti di Colui che Rimane. Tra queste c’è il Kang esiliato visto in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, a cui Mobius fa riferimento nel finale della seconda stagione. Mobius conferma inoltre che la realtà e la linea temporale primaria del MCU è effettivamente designata come Terra-616.

La TVA tornerà nel MCU?

Sembra proprio che la TVA e il suo nuovo status quo saranno presenti nel futuro del MCU. Soprattutto con la Saga del Multiverso che continua nella Fase 6 e culminerà con Avengers: Secret Wars, la presunta rottura dell’intero multiverso giustificherà probabilmente la loro presenza in futuro. Allo stesso modo, è stato riferito che l’Agente Mobius (Owen Wilson) e la TVA avranno un ruolo in Deadpool 3.

Cosa succede a Mobius?

Loki 2 Owen Wilson

Scegliendo di prendersi una pausa temporanea dal lavoro alla TVA, Mobius visita e osserva finalmente la sua vita originale sulla Sacra Linea Temporale. Scegliendo di lasciare “passare il tempo”, Mobius vuole osservare tutto ciò a cui la TVA sta lavorando per proteggere nel multiverso. Tuttavia, ci si aspetta che Mobius torni presto a lavorare tra le mura della TVA, considerando il prossimo film dove comparirà.

Cosa succede a Sylvie?

Loki 2 Sylvie scena post credit

Allo stesso tempo, nel finale della seconda stagione di Loki viene anche rivelato che Sylvie non vede l’ora di godersi la sua ritrovata libertà. Questo potrebbe significare che potrebbe fare qualcosa di più che lavorare al McDonald’s di Broxton, in Oklahoma, come aveva fatto finora. Finché avrà ancora il dispositivo temporale potrà facilmente intraprendere un viaggio nelle varie linee temporali, se lo desidera. Avendo detto a Mobius che farà “quello che vuole”, ci sono diverse possibilità per il futuro di Sylive ora che ha davvero la libertà grazie al sacrificio di Loki nello show del MCU.

Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente: chi sono i protagonisti del prequel?

Sequel ufficiale della tetralogia con Jennifer Lawrence, Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è un’espansione, indietro nel tempo, del mondo di Panem, che come la storia di Katniss Everdeen, affonda le sue radici nella letteratura per ragazzi di Suzanne Collins.

Molti anni prima di diventare il temuto Presidente Snow, Coriolanus era un giovane pieno di talento e passione, con l’ambizione di riabilitare il nome di famiglia in una Panem ancora ferita dagli Anni Bui e dalla prima Prima Ribellione. Questa la premessa della storia che vedremo dal 15 novembre in sala, grazie a Notoriuos Pictures, ma chi sono i protagonisti di questa nuova avventura ambientata circa sei decenni prima di Hunger Games, Katniss e Peeta? Scopriamoli insieme.

Sejanus Plinth

Sejanus Plinth
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Sejanus Plinth è un cittadino di Capitol City, precedentemente proveniente dal Distretto 2, e mentore del tributo maschio del Distretto 2, Marcus, durante i 10° Hunger Games. È stato uno dei 24 senior più performanti dell’Accademia selezionati per un ruolo di mentore. Era un amico intimo di Coriolanus Snow.

Sejanus nacque nella famiglia Plinth, unico figlio di Strabo e della signora Plinth, una ricca coppia del Distretto 2. Suo padre traeva gran parte della sua ricchezza dalla produzione di munizioni e armi. In giovane età, ha frequentato la scuola con Marcus, al quale avrebbe poi fatto da mentore nei 10° Hunger Games. Suo padre lo ha addestrato a sparare con una pistola, facendolo allenare ogni settimana obbligatoriamente, dal momento che considerava la pratica una parte dell’azienda di famiglia.

La famiglia Plinth trasse grandi profitti dalla Prima Ribellione, dal momento che fu la principale fonte di armi usate nella lotta contro il Distretto 13. La decisione di Strabo Plinth di schierarsi con Capitol City, combinata con la ritrovata ricchezza della famiglia, fece guadagnare ai Plinths la cittadinanza,  cosa che fruttò loro privilegi immediati pari a quelli dei quali godevano le famiglie più antiche della capitale.

Sejanus arrivò a Capitol City all’età di 8 anni, dieci anni prima dei 10° Hunger Games. Proveniente dalle Circoscrizioni, venne subito percepito come un outsider e sottoposto ad una campagna di feroce bullismo da parte dei suoi compagni di classe. Le generose donazioni di Strabo Plinth nel periodo della ricostruzione, fecero ottenere a Sejanus un posto presso l’Accademia. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretato da Josh Andrés Rivera.

Signoranonna

Signoranonna è la nonna di Coriolanus e Tigris Snow. Il suo soprannome è stato creato da Tigris, quando era ancora una bambina, perché sentiva che la nonna meritasse un nome che rievocasse un titolo nobiliare.

Fa parte della ricca famiglia Snow, nella quale è entrata probabilmente per matrimonio e ha presumibilmente guadagnato gran parte della sua ricchezza e dei suoi privilegi dopo la morte di suo marito. Aveva almeno due figli, uno, Crassus, padre di Coriolanus, e l’altro, padre (o madre) di Tigris.

Durante la Prima Ribellione, suonava l’inno durante le festività nazionali per Coriolanus, che all’epoca aveva cinque anni, e per sua cugina Tigris, che ne aveva invece otto, per alimentare il loro patriottismo. Quando Capitol City era sotto assedio, diceva loro: “Ricordate, figli, siamo solo assediati. Non ci siamo arresi!” poi canticchiavano l’inno mentre le bombe piovevano sul loro appartamento. Non sapeva cucinare, ma spesso minacciava di imparare a farlo. Sebbene Coriolanus l’amasse, sentiva che lei aveva perso il contatto con la realtà. Anche quando la famiglia Snow era in profonda povertà, spesso iniziava le sue frasi dicendo “Quando Coriolanus sarà presidente…”. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretata da Fionnula Flanagan.

Lucretius Flickerman

Lucretius Flickerman di Jason Schwartzman
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Lucretius Flickerman, generalmente noto con il soprannome di “Lucky Flickerman”, è un meteorologo scelto per condurre le interviste del 10° Hunger Games e successivamente commentare i Giochi stessi. Il suo cognome fa suonare un campanello nella testa dei fan di Hunger Games, che hanno ben vivido il ricordo di Caesar Flickerman, commentatore dei 74° e dei 75° Hunger Games. Non si hanno conferme, ma è probabile che i due siano legati da lontana parentela.

Lucky Flickerman è apparso per la prima volta alla 10° edizione degli Hunger Games per le interviste ai tributi, un format televisivo noto come The Hunger Games: A Night of Interviews. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretato da Jason Schwartzman.

Volumnia Gaul

Volumnia Gaul di Viola Davis
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Volumnia Gaul, solitamente conosciuta come la Dottoressa Gaul, è la Capo Stratega dei 10° Hunger Games, nonché un’istruttrice presso l’Università, anche se a volte prestava i suoi servizi anche all’Accademia. È anche la mente dietro alla divisione di armi sperimentali di Capitol City, con sede presso la Cittadella. Ha iniziato la sua carriera come ostetrica, ma ha scoperto che non faceva per lei. Più che con partorienti e bambini, scopre di essere più brava ad avere a che fare con creature geneticamente modificate e mutazioni che custodisce nel suo laboratorio.

È stata la Dr. Gaul a essere indirettamente responsabile della creazione degli Hunger Games. Mentre prestava servizio come insegnante all’Università, assegnò un progetto ai suoi studenti: creare una punizione per i propri nemici così estrema da non permettere loro di dimenticare i loro reati. Due dei suoi studenti, Casca Highbottom e Crassus Snow, lavorarono insieme al progetto. Una sera, Snow fece ubriacare Highbottom per attingere ai suoi impulsi più oscuri, portandolo a teorizzare la prima forma di Hunger Games. Snow gli assicurò che quella conversazione non sarebbe mai stata rivelata a terzi, ma poi consegnò il progetto a Gaul. Dopo la fine della guerra, Gaul mise in pratica la proposta e presentò a Panem Casca Highbottom come il creatore di Hunger Games. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretata dal premio Oscar Viola Davis.

Tigris Snow

Tigris Snow di Hunter Schafer
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Tigris Snow è la cugina di Coriolanus Snow ed è uno dei pochi personaggi di Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente che abbiamo già visto nei film originali. Amica di Cressida e Plutarch Heavensbee, nonché membro dei rivoltosi della seconda Ribellione, la incontriamo anche in Il canto della rivolta.

Tigris nasce nella ricca famiglia Snow, parte di una vecchia guardia dell’élite di Capitol City, che includeva altre famiglie importanti come i Cranes. Il loro status dava loro molti privilegi, trai quali quello di possedere dei senza-voce, degli schiavi muti, per provvedere ai suoi bisogni. Nonostante la loro notevole ricchezza prima dei Giorni Oscuri, la famiglia fu colpita terribilmente dalla Prima Ribellione, poiché la loro ricchezza veniva proprio dai laboratori del Distretto 13. Questo fu un fattore determinante per la caduta in disgrazia dell’intera famiglia.

In un momento sconosciuto durante o prima dei Giorni Oscuri, i suoi genitori morirono, costringendola a vivere con suo cugino, Coriolanus Snow, e sua nonna. Quando Tigris aveva 8 anni, iniziò a cucinare per la famiglia dopo la morte dei genitori di Snow poiché non potevano più assumere cuochi.

Era anche una ex studentessa dell’Accademia ed è stata accettata facilmente grazie alla lunga storia di donazioni da parte della sua famiglia alla scuola. Tuttavia, scelse di evitare gli studi all’università, preferendo invece intraprendere una carriera nella moda. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretata, nel suo primo ruolo cinematografico, da Hunter Schafer.

Casca Highbottom

Casca Highbottom di Peter Dinklage
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Casca Highbottom è il preside dell’Accademia e il creatore involontario degli Hunger Games. Quando la creazione dei giochi fu annunciata ufficialmente, Highbottom fu il volto pubblico dell’evento, cosa che diede inizio a un suo lentissimo declino, che si compì soltanto molto anni dopo per mano del giovane Coriolanus Snow.

Da giovane, Highbottom ha frequentato l’Università con Crassus Snow, il padre di Coriolanus. Erano molto amici e passavano molte serate insieme a bere. La sua vita cambiò quando per il corso con la dottoressa Volumnia Gaul, che detestava, Highbottom lavorò in coppia con Snow. Gli studenti avrebbero dovuto creare una punizione per i propri nemici così estrema da non permettere mai più ai nemici stessi di riprovare a far loro torto. In stato di ebbrezza, facilitato da Snow, Highbottom concepì quelli che sarebbero diventati gli Hunger Games. La mattina dopo, Highbottom si svegliò, inorridito nello scoprire che Snow aveva consegnato l’idea alla dottoressa per ottenere un buon voto. Non ha mai perdonato Snow per questo tradimento.

Dopo i Giorni Oscuri, la Dr. Gaul ha ripreso l’idea degli Hunger Games, istituzionalizzandola, e ha pubblicamente accreditato Highbottom come creatore, presentandolo a tutto Panem come l’architetto dell’evento. Quella notte, Casca ha assunto per la prima volta la morfamina, della quale è diventato poco a poco dipendente. Pensava che gli Hunger Games prima o poi si sarebbero estinti, a causa della loro natura feroce e violenta, ma Gaul ha perfezionato e portato avanti l’idea il format. Highbottom sviluppò rancore nei confronti di Coriolanus Snow per le azioni di suo padre, mantenendo un’antipatia per il ragazzo durante i suoi anni all’Accademia. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretato da Peter Dinklage.

Coriolanus Snow

Tom Blyth Coriolanus Snow-hunger games prequel
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Come Tigris, anche Coriolanus Snow è un personaggio che i fan delle avventure di Katniss già conoscono. È l’autocratico dominatore di Capitol City e di tutta Panem; all’apparenza tranquillo e rilassato, il suo atteggiamento nasconde un animo spietato. Viene descritto come un uomo dall’aspetto orribile, con le labbra gonfiate dalla chirurgia estetica (di cui si fa largo uso a Capitol City).

Conosciamo bene la sua fine: viene catturato durante l’ultima battaglia ne Il canto della rivolta e tenuto prigioniero nella sua villa in attesa di venire giustiziato da Katniss. Sappiamo però che l’eroina non ha mai ucciso Snow di sua mano, ma il tiranno è morto calpestato dalla folla oppure soffocato dal suo stesso sangue. Tuttavia, in Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente scopriremo come ha raggiunto il potere e qual è il suo legame con il Distretto 12. Da giovane, ha fatto infatti da mentore al tributo femmina di quel distretto, Lucy Gray Baird.

Ha studiato presso l’Accademia e si è laureato all’Università, per poi operare brevemente come pacificatore e mediatore e infine salire al potere come Presidente di Panem facendosi largo trai suoi nemici tramite l’utilizzo massiccio di veleno. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente è interpretato dall’esordiente Tom Blyth.

Lucy Gray Baird

Lucy Gray Baird di Rachel Zegler
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Lucy Gray Baird è il tributo femminile del Distretto 12, in occasione dei 10° Hunger Games. Il suo mentore era Coriolanus Snow, uno studente con i migliori risultati dell’Accademia, che avrebbe sviluppato dei sentimenti per lei.

Come membro di un gruppo nomade noto come Covey, Lucy Gray e sua madre, suo padre, il fratello maggiore e il fratello di mezzo viaggiarono attraverso Panem durante la Prima Ribellione. Non si sa da quale distretto provenissero.

Alcuni anni prima degli eventi de La Ballata dell’usignolo e del serpente, i pacificatori avevano radunato i Covey e ne avevano uccisi molti, trai quali anche i membri della famiglia di Lucy, padre, madre e fratelli. La ragazza rimane quindi sola con sua cugina più giovane, Maude Ivory, e i pochi sopravvissuti dei Covey. Il gruppo rimane bloccato nel Distretto 12, dove cominciano a guadagnarsi da vivere con degli spettacoli musicali. Ad un certo punto, Lucy Gray si innamora, ricambiata, di Billy Taupe Clade. Poco prima della mietitura per i 10° Hunger Games, Lucy e Billy non facevano più coppia e lui usciva già con Mayfair Lipp, la figlia del Sindaco del Distretto 12.

Truccando la Mietitura, Mayfair, che aveva chiesto aiuto al padre, si accertò che Lucy venisse scelta come tributo per eliminarla dal triangolo amoroso involontario che si era venuto a creare tra loro due e l’ignaro Billy. In Hunger Games – La Ballata dell’usignolo e del serpente, dal 15 novembre in sala grazie a Notoriuos Pictures, è interpretata da Rachel Zegler.

Fantastici Quattro: i Marvel Studios potrebbero introdurre un Silver Surfer di genere diverso

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Con lo sciopero SAG-AFTRA finalmente concluso, da qui alle prossime settimane arriveranno sicuramente molte notizie sul casting di tutti quei progetti ad oggi rimasti in sospeso. Uno di quelli su cui sono rivolte numerose attenzioni è quello di Fantastici Quattro, l’atteso film Marvel che introdurrà finalmente la celebre famiglia dei supereroi all’interno dell’MCU. Oltre ai quattro protagonisti, di cui si attendono dunque le comunicazioni riguardo a chi andrà ad interpretarli, c’è grande curiosità su quali altri personaggi potrebbero comparire nel film.

Ad oggi si è parlato di Dottor Destino e Galactus, celebri villain dei Fantastici Quattro, ma i fan attendono di scoprire se anche Silver Surfer, alto iconico personaggio del franchise, farà la sua comparsa nel film. Come noto, il surfista argentato era già stato portato al cinema nel 2007 con il film Fantastici Quattro e Silver Surfer, riscuotendo un buon successo. Tuttavia, se davvero Silver Surfer sarà presente nel film, potrebbe non avere l’aspetto per cui è noto. Secondo John Rocha e Jeff Sneider nel podcast The Hot Mic, i Marvel Studios potrebbero infatti affidare il ruolo ad un’attrice.

Così facendo, per l’Araldo di Galactus si opererebbe dunque un gender-swap. Come i fan sapranno, esiste già una versione femminile del personaggio, chiamata Frankie Raye. Quest’ultima era un personaggio di supporto nei fumetti dei Fantastici Quattro che in seguito diverrà nota come l’Araldo “Nova” dopo che Silver Surfer si ribella a Galactus. Potrebbe dunque darsi che più che Silver Surfer, i Marvel Studios potrebbero introdurre proprio questo personaggio meno noto. Ad oggi si tratta però di una notizia senza alcuna conferma ufficiale, ma con la situazione ora sbloccatasi in quel di Hollywood, potrebbe non volerci molto per saperne di più.

Fantastici Quattro: tutto quello che sappiamo sul film

Il regista di Fantastici Quattro sarà Matt Shakman, il quale ha recentemente anticipato il suo approccio al film dicendo che intende “fare le cose in modo molto diverso dal punto di vista della storia” e attuare “un punto di vista registico che si adatti davvero al materiale narrativo“. Ha poi aggiunto: “Penso che sarà diverso da qualsiasi cosa abbiate visto prima, e certamente diverso da qualsiasi cosa della Marvel vista fino ad oggi“. Per quanto riguarda gli attori che potrebbero interpretare i quattro protagonisti, ad oggi si è parlato di Jake Gyllenhaal per il ruolo di Mister Fantastic, mentre Vanessa Kirby potrebbe assumere il ruolo della Donna Invisibile.

L’attore Ebon Moss-Bachrach, visto in The Bear, potrebbe essere un punto fermo per La Cosa. Per la Torcia Umana si è invece parlato di Joseph Quinn, attore divenuto popolare per il ruolo di Eddie Munson nella quarta stagione di Stranger Things. Si è invece parlato di Antonio Banderas come papabile per interpretare Galactus. Shakman ha lavorato sia con  il co-sceneggiatore di Avatar: The Way of Water Josh Friedman che con Cam Squires di WandaVision su una bozza della sceneggiatura di Fantastici Quattro. L’uscita del film è attualmente prevista nelle sale il 2 maggio 2025.

MCU: i Marvel Studios annunciano i primi cambiamenti nelle date di uscita dei loro film

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Gli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA sono ufficialmente terminati, ma con le produzioni costrette a fermarsi per un periodo di tempo così lungo, i ritardi nelle date di uscita erano inevitabili. I Marvel Studios hanno dunque ora comunicato diversi spostamenti per quanto riguarda le uscite sul grande schermo dei film MCU 2024, tranne una, ovvero Deadpool 3, che ha ora una data di uscita fissata al 26 luglio 2024. Con poco più del 50% delle riprese completate e il rinizio dei lavori previsto già per questi giorni, sembra dunque che l’atteso film con Ryan Reynolds e Hugh Jackman sarà pronto in tempo per infiammare l’estate cinematografica.

Ad essere stati rimandati sono invece Captain America: Brave New World, che uscirà ora il 14 febbraio 2025, Thunderbolts, che passa dal 20 dicembre 2024 al 25 luglio 2025, e Blade, che uscirà ora il 7 novembre 2025. Sebbene questi spostamenti di data non siano esattamente inaspettati, a sorprendere è senz’altro quello del quarto Captain America. Secondo quanto riportato da Jeff Sneider nell’episodio di questa settimana del podcast The Hot Mic, il film MCU con Anthony Mackie ed Harrison Ford non è stata accolta particolarmente bene durante i primi test di proiezione.

A quanto pare, tre sequenze chiave sono state tagliate e sono previste ampie riprese aggiuntive da gennaio a maggio/giugno del prossimo anno. Ciò avrebbe dunque portato allo spostamento di quasi un anno ora comunicato (inizialmente il film era previsto in sala per il 3 maggio 2024). Deadpool 3 sarà dunque l’unico film dell’MCU ad arrivare sul grande schermo nel 2024, come confermato anche dallo stesso Reynolds con un tweet. I fan potranno però contare su un ampio numero di serie televisive previste su Disney+ nel corso del prossimo anno, a partire da Echo.

The Killer: recensione del film di David Fincher con Michael Fassbender #Venezia80

Attieniti al tuo piano. Anticipa, non improvvisare. Non fidarti di nessuno. Non cedere mai un vantaggio. Combatti solo le battaglie per cui sei pagato. È questo il mantra che l’assassino interpretato da Michael Fassbender in The Killer si ripete ogni volta prima di eliminare gli obiettivi che gli vengono assegnati. A rivelarci queste regole è proprio lui, grazie all’accesso privileggiato alla sua mente che il regista del film, David Fincher, ci permette di avere. Dopo aver raccontato di serial killer in Se7en, Zodiac e Mindhunter, egli decide infatti stavolta di assumere il loro punto di vista, alla scoperta del loro codice e del modo in cui la loro realtà possa differire dalle aspettative.

Presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, The Killer segna dunque il ritorno di Fincher al mondo criminale, dopo la parentesi sul mondo del cinema di Mank. Ma è un ritorno estremamente particolare, lontano da ciò che ci si potrebbe aspettare e che pertanto potrebbe scontentare chi si aspetta un film su tale argomento simile alle opere del regista poc’anzi citate. Perché con The Killer non ci confrontiamo con un intricati complotti o sorprendenti colpi di scena, né con ritmi esagitati o frequenti scene d’azione. Insomma, non è il classico dramma basato sulla trama, bensì qualcosa di molto più esistenziale e filosofico di quanto possa sembrare ad una prima visione.

The Killer… preparati, attendi, uccidi, ripeti

Non c’è dunque molto da dire riguardo la storia del film, volutamente molto esile, la quale semplicemente ha per protagonista un assassino (Michael Fassbender) che, dopo un disastroso passo falso di cui rimane sorpreso egli stesso, si trova a dover sfidare i propri committenti intraprendendo una caccia all’uomo su scala globale che egli giura non avere niente di personale. Ma è davvero così? Oppure sta ingannando sé stesso per primo? Quanto è disposto a tradire le proprie regole pur di ristabilire il proprio status quo e quanto la realtà intorno a lui può sfuggire al suo controllo? Prenderà così forma un disperato tentativo di riparare ai propri errori.

The Killer Michael Fassbender
Michael Fassbender in The Killer. Cr. Netflix ©2023

Nella mente del serial killer

Essere un assassino non è facile come viene raccontato nei film, dove spesso viene offerta una rappresentazione romantica o avvincente della loro vita, per quanto ciò che compiono rimanga inaccettabile. Fincher, che con ogni suo film cerca di smarcarsi dai cliché, si pone dunque nella mente del serial killer per cercare di studiarne i pensieri, la routine, la gestualità. Il suo assassino senza nome non è un uomo dotato di particolari gadget e per ottenere ciò che gli serve, che sia un travestimento o un accessorio, si rivolge a negozi online quale può essere Amazon. Insomma, quello di The Killer è un personaggio che cerca di rimanere il più possibile nell’anonimità e per farlo sa di dover seguire un preciso codice.

Le sue missioni, inoltre, non sono per nulla avventure caratterizzate da epici scontri o dinamici inseguimenti. Lo dimostra la sequenza d’apertura del film, dove il killer deve attendere  l’arrivo del suo obiettivo rimanendo nascosto in un appartamento di Parigi. In tale frangente egli ci rende partecipi dei suoi pensieri, riempiendo dunque di parole scene nelle quali sostanzialmente non avviene nulla se non l’atto di attendere, intervallato da attività come lo stretching, l’andarsi a comprare del cibo e naturalmente il dormire. Una sequenza che potrebbe scoraggiare quanti ricercano ben altri ritmi e atmosfere, ma se si fa attenzione è diffiicile non rimanere catturati dalla messa in scena che Fincher propone.

Con una calma metodica e grande attenzione ai particolari, il regista inquadra il tutto con un gusto per la composizione e una precisione da vero serial killer, rendendo tutto ciò così attraente che è difficile non venire rapiti da questo modo di raccontare per immagini. Sono infatti queste ad avere la priorità assoluta sul film, persino sul racconto in sé, ridotto qui al suo grado più elementare per ricercare tanto un senso di distacco coerente con quello che il protagonista porta avanti nei confronti della realtà, quanto per far emergere la sua percezione delle cose quale vero e proprio cuore pulsante di The Killer.

The Killer Michael Fassbender
Michael Fassbender in una scena di The Killer. Cr. Netflix ©2023.

The Killer è uno dei film più importanti dell’anno

The Killer lavora dunque sulla scissione esistente tra realtà e soggettività, proponendocela non solo tramite la voice over del protagonista, ma anche con un preciso lavoro sulla fotografia, il montaggio e il sonoro, con il quale si punta anche a costruire un senso di crescente disagio e ansia. Quando ad esempio il killer è in controllo della situazione, tutto scorre fluidamente, ma basta un attimo perché la realtà si riveli differente, lasciando spazio ad una maggiore rigidità che disorienta e annulla tutto ciò che credevamo di sapere. Capiamo dunque che quello di Fincher è un narratore inattendibile, costretto egli stesso a scontrarsi con l’imprevisto e portarci a riflettere sul nostro rapporto con esso e con ciò che lui è chiamato a compiere.

Semplicemente perfetta si rivela allora la scelta di Fassbender nel ruolo del protagonista. L’attore non solo torna a regalarci un’interpretazione di alto livello dopo diversi passi falsi, ma con il suo volto glaciale riesce a raccontarci tutto il distacco e all’occorrenza anche la paura del suo personaggio. E ciò che lui prova impariamo a provarlo anche noi, scontrandoci con un film che richiede assolutamente molteplici visioni, necessarie per rapportarsi in modo approfondito con il gusto per le immagini che Fincher da sempre possiede e con le quali ci intrattiene. Di certo, però, già a primo impatto The Killer risulta una delle opere più dense di significati e valori viste quest’anno.

Il problema dei 3 corpi: clip e data di uscita!

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Il problema dei 3 corpi: clip e data di uscita!

Netflix ha diffuso una clip esclusiva di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem), l’attesa serie tv Originale Netflix. Insieme ad una prima scena della serie il colosso streaming ha annunciato la data di uscita della serie che debutterà in streaming sulla piattaforma il 21 Marzo 2024.

Dagli ideatori pluripremiati agli Emmy David Benioff e D.B. Weiss (Il trono di spade), e dal candidato agli Emmy Alexander Woo (The Terror: Infamy, True Blood) ecco un racconto elettrizzante che ridefinisce i canoni del dramma fantascientifico attraverso misteri sovrapposti e gravi implicazioni al di fuori di ogni classificazione. Serie tratta dall’acclamata trilogia bestseller Il problema dei tre corpi.

La fatidica decisione di una donna nella Cina degli anni ’60 riecheggia attraverso lo spazio e il tempo fino a raggiungere un gruppo di geniali scienziati nel presente. Quando le leggi della natura si sgretolano davanti ai loro occhi, cinque ex colleghi si riuniscono per affrontare la più grande minaccia nella storia dell’umanità.

Lubo: recensione del film di Giorgio Diritti #Venezia80

Lubo: recensione del film di Giorgio Diritti #Venezia80

Lubo, nuovo film di Giorgio Diritti, è stato presentato quest’oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023. Nel film, il camaleontico Franz Rogowski interpreta il personaggio titolare, un nomade Jedish il cui arco copre cinquant’anni di storia. Tra il dramma, alcuni tratti del revenge movie e la ricostruzione storica, Lubo è una riflessione sul concetto di giustizia, sulle contraddizioni delle istituzioni, su come un ambiente di violenza generi reazioni, ma anche una storia i cui personaggi sono profondamente mossi dall’amore.

Lubo, lo Jenisch privato di affetti e valori

Nel 1939, Lubo Moser, un artista di strada nomade di origine yenish, viene chiamato a prestare servizio militare nell’esercito svizzero per proteggere il confine. Viene a sapere da suo cugino che la polizia ha sequestrato i suoi figli nell’ambito del Kinder der Landstrasse (“Bambini della strada”), un programma di rieducazione nazionale influenzato dai principi dell’eugenetica. Lubo cerca senza sosta i suoi figli e si propone di vendicarsi a modo suo per il torto subito.

Il romanzo di Mario CavatoreIl Seminatore” si concentra su vicende storiche poco note, le persecuzioni contro una minoranza nomade, gli Jenisch, i cui figli sono stati portati via per essere “rieducati” nel periodo tra gli anni Trenta e gli anni Settanta. Le stime delle ricerche parlano di circa 2.000 bambini sottratti alla minoranza Jenisch. Uno studio che ha colpito Diritti in modo inquietante e particolarmente stridente per un Paese democratico e civilizzato come la Svizzera, la Confederazione Elvetica, spesso citata come “esempio virtuoso” di rapporto tra cittadini e istituzioni.

Lubo mette in luce gli effetti dannosi provocati da principi irrazionali e leggi discriminatorie, che penetran nella società alla manieradi un contagio, impattando la quotidianità, i percorsi e i valori della gente. Una trasformazione che scatena al contempo dolore, rabbia, violenza e ambiguità ma tramite la quale emerge anche un profondo amore per la vita e per i propri figli, un sentimento che cerca di sopravvivere a qualsiasi ostacolo e di ripristinare la giustizia.

Franz Rogowski in una scena del film Lubo

Un camaleontico Rogowski

Dopo la notevole prova in Passages di Ira Sachs Franz Rogowski, che per il cinema italiano aveva interpretato anche il villain di Freaks Out, mette anima e corpo nel ritratto di un personaggio che è colonna portante dell’intero film. Lubo consente a questo attore poliedrico di sperimentare tanto sul piano linguistico – qualcosa in cui Rogowski si sta progressivamente specializzando e ne sta favorendo la fama internazionale – quanto su quello fisico. Non c’è un solo Lubo, le declinazioni di questa personalità vagabonda sono molteplici, dipendono dal contesto, dal periodo storico e dalle persone che Lubo incontra sul suo cammino: Rogowski, pilastro della buona riuscita del film, riesce a distinguerle tutte in maniera precisa.

Lubo si presenta come imponente produzione internazionale: è un film itinerante, che passa per tanti luoghi storici e ne ricrea altrettanti. Lo sforzo produttivo è evidente e, dal punto di vista registico, Diritti trae massimo profitto dalla suggestività delle location in cui la storia prende piede, inquadrando il personaggio di Rogowski come parte fondamentale del paesaggio, caratterizzandolo secondo un disegno topografico.

Un film intriso di umanità

Sebbene la sceneggiatura di Lubo non risulti sempre convincente – un secondo atto forse troppo allungato si oppone a una prima parte dall’ottimo equilibro narrativo – la scrittura di Giorgio Diritti è infusa di un’umanità necessaria, tanto per i suoi personaggi quanto per la Storia di ieri e di oggi, intercettata dagli interpreti e di fronte a cui il pubblico non rimarrà indifferente. La durata complessiva di tre ore potrebbe spaventare ma, a parte qualche inciampo in termini di ritmo nella seconda parte, il film non si trascina mai, scorre seguendo le urgenze emotive di un nomade e outsider a cui è stato tolto tutto, e che si lancerà in una personale battaglia per soddisfare un bisogno di appartenenza, coesistenza in un nucleo da chiamare famiglia.

Club Zero: recensione del film con Mia Wasikowska – Cannes 76

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Club Zero: recensione del film con Mia Wasikowska – Cannes 76

Il suo Hotel, nel 2004, era stato molto apprezzato tra i film dell’Un Certain Regard del Festival di Cannes, dove era già passata tre anni prima con Lovely Rita ed è poi tornata con l’Amour Fou del 2014. Ma il vero salto di categoria, Jessica Hausner, l’ha fatto probabilmente con il Little Joe del 2019, finalmente in concorso per la Palma d’Oro, come l’ultimo criticatissimo Club Zero, interpretato da Mia Wasikowska e capace di dividere la critica (ma anche di inserirla di diritto tra gli ‘amici’ della kermesse francese, nonostante la sua partecipazione alla giuria della 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia).

Non si parla del Club Zero

La bionda ed esile protagonista del Jane Eyre di Cary Fukunaga e del Crimson Peak di Guillermo Del Toro stavolta è Miss Novak, insegnante di educazione – o meglio di consapevolezza – alimentare in una esclusivissima scuola privata per giovani talenti. Con cinque dei quali si stabilisce un rapporto particolare, soprattutto quando decidono di passare dalla normale didattica a un programma che piano assume i connotati di una setta nella quale si pratica una pericolosissima quanto radicale riduzione del cibo assunto E’ il misterioso Club Zero, del quale sono all’oscuro tanto gli altri professori quanto i genitori dei ragazzi.

La pratica non rende

Da diversi anni è diventata di dominio comune l’esistenza dei breathariani, o respiriani che dir si voglia, ma averci a che fare non è così semplice (anche per ovvi motivi, vista la difficoltà a sopravvivere in assenza di nutrimento). Ben venga quindi un film che li mette al centro del suo sviluppo, per quanto in maniera sfumata e trasversale e nonostante le critiche di quanti temono pericolose emulazioni e la banalizzazione – o spettacolarizzazione – di una pratica inevitabilmente suicida.

Paure legittime, ma che – come al solito – non cura la censura, in questo caso più teorica che altro, visto che il film è nel concorso del Festival di Cannes 2023 dove potrebbe persino essere uno dei più apprezzati dal Presidente di Giuria Ruben Östlund (The Square, Triangle of Sadness). Meno innovativo e all’avanguardia di molto del cinema del suddetto e di quanto venga presentato, il film ha comunque dei momenti interessanti. Intanto nella rassegna dei motivi per cui un adolescente sano e senziente dovrebbe sentire il bisogno di sottoporsi a un regime alimentare specifico – dalla cura del proprio fisico alla riduzione dell’impatto ambientale fino all’autoaffermazione e alla conquista di un maggior controllo su se stessi – e poi nella rappresentazione del contesto che circonda i soggetti osservati.

Il termine è esageratamente asettico, ma al di là dello spirito con cui si mette in scena una storia di manipolazione e debolezze, i cinque ragazzi dei quali seguiamo il percorso assomigliano molto a delle vere e proprie cavie, tanto sullo schermo quanto nelle intenzioni della regista. Che ce li mostra a scuola, isolarsi dal resto dei compagni, e a casa, sempre più distanti dalla famiglia e tutti uguali nel loro diverso chiudersi a riccio al mondo esterno. Una strategia di difesa orchestrata in maniera subdola dalla ‘santona-nutrizionista’, sorta di vampira abile a sostituirsi ai referenti più naturali per dei ragazzi in crescita e a offrire loro una nuova identità, anche facendo leva sulla loro paura dell’incertezza economica, del futuro e del non esser visti.

Avanguardia, o anticamera del disastro

Temi, questi sì, sui quali alzare il livello di attenzione. Dai quali però la vicenda si allontana, scegliendo la strada di un integralismo di matrice quasi religiosa, forse più riconoscibile dal pubblico. Che probabilmente apprezzerà più della critica una storia sbilanciata ad arte e che manca quasi completamente di controparti – né i genitori né la scuola lo sono, anche per necessità narrative – e di una evoluzione reali. Forse anche per le tentazioni – involontariamente? – umoristiche che, qui e lì, la storia si concede (la prima scena con la cioccolata, lo sguardo sconcertato della cameriera di casa) e per una coerenza di tono che punta su una costante “assenza” – di reazioni, di espressioni, fisica – che ben si adatta alla protagonista, ma allontana i ragazzi.

Eppure sono proprio questi dei piccoli segnali di una generale semplificazione, che se alleggerisce il tema fa sì che manchi un vero coinvolgimento emotivo. E questo nonostante il film, in definitiva, si dimostri in grado di ottenere la fiducia dello spettatore, senza però quasi sapere che farne. La colonna sonora, falsamente monocorde salvo alcuni intermezzi di musica tra il tribale e l’orientale, l’ambientazione minimale, la coerenza stilistica dei personaggi e delle location, la caratterizzazione delle famiglie, seppur ridotta all’essenziale, evidenziano uno studio dettagliato alla radice del progetto. Che fatto salvo lo sgomento per la rivelazione della fede e delle conseguenze di una osservanza cieca e immatura si affida principalmente a Wasikowska – della quale si poteva offrire un lato anche più oscuro – con il risultato di non andare molto al di là degli stereotipi utilizzati nelle premesse.

Tutto quello che c’è da sapere sulle pratiche relative ai dati di Temu, l’app per lo shopping più famosa al mondo

Ora che lo shopping digitale fa sempre più parte integrante della nostra quotidianità, è estremamente importante fare chiarezza su come le app di e-commerce gestiscono i nostri dati. Qui esaminiamo Temu, una stella nascente nel mercato online che sta spopolando in Germania, e vediamo come gestisce i dati dei propri utenti per garantire la trasparenza e mantenere la loro fiducia. Ecco come Temu tratta i tuoi dati personali.

L’approccio di Temu alla raccolta dei dati

La filosofia di Temu è semplice: raccoglie dati al solo scopo di fornire e migliorare la tua esperienza di acquisto. Temu, in realtà, raccoglie meno informazioni sugli utenti rispetto ad altre consumer app, concentrandosi solo su ciò che è necessario per elaborare e migliorare il proprio servizio. Ciò significa che, a differenza di altre app, Temu non vede i tuoi contatti o non è in grado di controllare la tua posizione.

Quali dati raccoglie Temu?

Ecco una panoramica di tutte le categorie di dati che Temu raccoglie con il relativo scopo, in base alla divulgazione dei dati sull’App Store di Apple:

  • Acquisti e informazioni finanziarie: Temu richiede queste informazioni per elaborare ed evadere gli ordini.
  • Dati sulla posizione: Temu richiede l’accesso alle autorizzazioni di posizione solo in Medio Oriente per facilitare la compilazione degli indirizzi di spedizione. Le funzionalità di localizzazione precise sono fondamentali per gli indirizzi di consegna in Medio Oriente a causa della mancanza di un sistema di indirizzi completo.
  • Informazioni di contatto: oltre che per l’evasione degli ordini, tali dati sono necessari per la creazione di un profilo. Ovvero le informazioni di contatto dell’utente, non della rubrica del telefono.
  • Contenuti dell’utente: tali dati consentono agli utenti di caricare foto, lasciare una recensione, cercare articoli con un’immagine, contattare l’assistenza al cliente, ecc. Temu utilizza il selettore di foto integrato nel sistema operativo dello smartphone per scegliere e caricare le immagini senza richiedere il permesso di accedere all’intera galleria fotografica.
  • Cronologia delle ricerche: tali dati si riferiscono alle ricerche degli utenti su Temu, che aiutano l’app a offrire un’esperienza più personalizzata consigliando prodotti o servizi che potrebbero essere interessanti per l’utente.
  • Identificatore, diagnostica e dati di utilizzo: la maggior parte, se non tutte le app, raccolgono abitualmente tali dati per identificare un profilo o un dispositivo, analizzare/individuare i problemi di arresto anomalo dell’app e migliorarne continuamente i servizi.

Temu e le autorizzazioni dell’app

In seguito all’aumento delle preoccupazioni sulla sicurezza dei dati, Temu ha condiviso pubblicamente il modo in cui gestisce le autorizzazioni delle app. L’app ha ridotto al minimo le richieste di autorizzazione. Per consentire agli utenti di visualizzare facilmente le autorizzazioni richieste, Temu ha creato informazioni ad hoc all’interno delle impostazioni nell’app o nella pagina web di divulgazione delle autorizzazioni. Le autorizzazioni delle applicazioni sono misure di sicurezza messe in atto dal sistema operativo del telefono (come Android o iOS) per controllare ciò che le app possono o non possono fare.

Funzionano come sportelli di protezione che assicurano che le app accedano solo alle funzionalità o ai dati di cui hanno assolutamente bisogno e che l’utente ne sia a conoscenza e che abbia accettato.

Ad esempio, le app potrebbero aver bisogno dell’autorizzazione per accedere alla tua posizione, utilizzare la fotocamera, ecc. L’utente potrebbe richiedere autorizzazioni specifiche quando installa o utilizza determinate funzionalità di un’app. Quindi, se l’utente fosse d’accordo, l’app può utilizzare quella funzione o quei dati. In caso l’utente rifiutasse, allora l’app non può utilizzare quella funzione o quei dati.

Temu si impegna a mantenere la trasparenza e ridurre al minimo l’uso delle autorizzazioni all’interno della propria app. Anche quando Temu utilizza le foto per lasciare una recensione, cercare articoli e così via, non otterrà direttamente le autorizzazioni di sistema. Temu, al contrario, utilizza la fotocamera integrata o il selettore di foto del dispositivo dell’utente. Ciò significa che gli utenti hanno sempre il controllo e l’applicazione non può mai accedere a foto, fotocamera o microfono del dispositivo senza un esplicito permesso da parte degli utenti. L’approccio di Temu è volto a migliorare la sicurezza dei propri utenti.

L’approccio di Temu verso i malintesi

Alcune persone hanno contestato Temu per l’adottare pratiche di dati intrusive. Tuttavia, questi allarmismi spesso derivano da incomprensioni. Ad esempio, Temu non utilizza i servizi di localizzazione del dispositivo a meno che non sia assolutamente necessario per la funzionalità, come in Medio Oriente, dove i sistemi di indirizzi sono poco strutturati.

L’informativa sulla privacy di Temu spiega chiaramente l’uso di identificatori univoci come indirizzi IMEI o MAC, che sono standard per la maggior parte dei dispositivi e delle app. Questi vengono utilizzati semplicemente per identificare il tuo dispositivo per una migliore esperienza utente.

Temu è al fianco degli utenti per quanto concerne privacy e sicurezza dei dati, aderendo agli standard del settore ma optando per un approccio più incentrato sull’utente. Raccogliendo meno dati ed evitando inutili autorizzazioni di sistema, Temu dimostra il suo impegno per la privacy e la sicurezza degli utenti.

A chi interessassero più informazioni specifiche può consultare l’informativa sulla privacy completa di Temu disponibile sul suo sito web, che offre approfondimenti sulle sue pratiche in materia di dati. Ricordiamo che scegliere consapevolmente è il fulcro della sicurezza dei dati nell’era digitale e Temu garantisce che la tua esperienza di acquisto sia sicura e personalizzata.

The Lost City: ecco le location del film con Sandra Bullock

The Lost City: ecco le location del film con Sandra Bullock

Il cinema d’avventura è stato rilanciato sul grande schermo nel 1981 grazie al film I predatori dell’arca perduta, che ha fatto riscoprire agli spettatori il fascino che tale genere può vantare, tra personaggi eroici, ambientazioni esotiche e missioni da portare a termine. Nel tempo tali caratteristiche sono state riproposte anche da innumerevoli altri film, che hanno cercato di cavalcare l’onda dell’entusiasmo per tale genere. Uno tra i più recenti esempi di questo filone è il film del 2022 The Lost City (qui la recensione), diretto da Aaron e Adam Nee.

Il film, in realtà, è un remake non ufficiale di All’inseguimento della pietra verde, film del 1984 di Robert Zemeckis che a sua volta si rifaceva a quei canoni del cinema d’avventura riproposti dal film su Indiana Jones. Vi aggiungeva però in più l’elemento romantico, che The Lost City ripropone. Nonostante le somiglianze, il film dei fratelli Nee presenta una comicità e un senso dell’avventura che non mancheranno di entusiasmare gli appassionati del genere. In più, si ritrovano all’interno del film una serie di partecipazioni inaspettate che rendono il tutto ancor più stravagante e divertente.

Ora che è arrivato su Netflix, The Lost City sta guadagnando nuova popolarità ed è subito diventato uno dei titoli più visti sulla piattaforma. Si tratta dunque dell’occasione giusta per riscoprire questa divertente commedia. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove è stato girato. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Lost City

La trama e il cast di The Lost City

Protagonista del film è l’autrice di romanzi rosa di successo, Loretta Sage, i cui racconti sono sempre ambientati in luoghi esotici e hanno come protagonista maschile Dash, classico eroe belloccio che ha il volto nella vita reale del modello Alan. La vita di Loretta viene però stravolta quando si ritrova rapita da Fairfax, un miliardario che crede che la scrittrice conosca il modo per giungere nella città perduta, che lei stessa descrive in un suo romanzo, e dove si troverebbe un ricco tesoro. Alan, deciso a dimostrare che non presta solo il volto a un eroe, ma lo è anche nella realtà, cercherà di salvare Loretta e mettersi sulle tracce del tesoro prima che Fairfax lo trovi.

Ad interpretare Loretta Sage vi è l’attrice premio Oscar Sandra Bullock, mentre a dare volto al modello Alan vi è Channing Tatum. Originariamente il ruolo era stato pensato per Ryan Reynolds, ma per via di altri impegni non ha potuto prendere parte al progetto. A dare volto al malvagio Fairfax vi è invece Daniel Radcliffe, celebre per aver interpretato Harry Potter nell’omonima saga fantasy e qui chiamato a misurarsi con un ruolo da villain. A dare volto al villain di fantasia ideato da Loretta vi è invece l’attore Stephen Lang, noto per essere l’antagonista della saga di Avatar. Recita nel film anche Brad Pitt, nei panni dell’ex Navy SEAL Jack Trainer.

The Lost City recensione
Sandra Bullock and Channing Tatum star in Paramount Pictures’ “THE LOST CITY.”

Le location di The Lost City: ecco dove è stato girato il film

Questa commedia avventurosa vantaalcuni scenari mozzafiato: foreste verdi e traboccanti di alberi, un vulcano pronto a eruttare, grotte e una cascata sbalorditiva. Mentre le scene subacquee sono state girate nei Pinewood Studios della Repubblica Dominicana e il vulcano è stato realizzato con l’uso di CGI, il resto delle scene esterne del film sono state girate dal vivo nella provincia di Samana della Repubblica Dominicana. Ad esempio, dopo essere sfuggiti al Fairfax di Daniel Radcliffe, i due protagonisti corrono nella giungla, si arrampicano sulle scogliere e si nascondono lì mentre si dirigono verso la città.

Le scene nella giungla sono state girate principalmente a Portillo, nota soprattutto per la sua spiaggia – parte della costa di Las Terrenas – mentre l’ambientazione nella giungla si trova oltre la sabbia bianca. Il sito di scavo di Abigail Fairfax, costruito dalla troupe del film, e il complesso sono invece stati girati a West Grove, una piantagione di cocco. Il villaggio dove Loretta e Alan si rifuggiano è stata ricreato nel villaggio di Altos de Chavón, che è stato preso a modello dai villaggi mediterranei del XVI secolo. Altos de Chavón non è lontano dal resort Casa de Campo nella Repubblica Dominicana.

La zona della cascata in cui Loretta scopre la tomba di Kalaman è invece stata girata al Salto de Socoa, che si trova nel Parco Nazionale di Los Haitises. La cascata stessa è circondata dalla giungla e l’acqua scende in un laghetto chiuso. Il Salto de Socoa ha anche villaggi vicini e una valle che offre una vista mozzafiato. Le scene ambientate nella grotta sono invece state girate in diverse location: la Grotta Iguabonita e le grotte del Parco Nazionale di Los Haitises. Infine, la scena della spiaggia è stata girata nella regione di Las Terrenas, nella provincia di Samana. L’area è la visione perfetta di un periodo di relax, con spiagge sabbiose, un bellissimo oceano blu e palme.

Il trailer di The Lost City e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Lost City grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV, Prime Video, Paramount+ e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1: trama, cast e curiosità sul film

Grazie al successo di Harry Potter al cinema, ha sempre più preso vita una fortunata stagione di saghe cinematografiche ispirate a celebri romanzi per ragazzi, ambientati prevalentemente in futuri distopici. Con Hunger Games si ha a che fare con il titolo di maggior successo tra questi, ed anche con uno dei pochi che è riuscito a completare la propria avventura cinematografica. Molto spesso, infatti, nel passaggio dalla carta allo schermo tali produzioni non hanno riscontrato il favore di pubblico sperato. Ma non è questo il caso di Hunger Games, e l’ennesima conferma a riguardo è arrivata anche grazie alla prima parte del suo finale: Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1 (qui la recensione), arrivato in sala nel 2014.

Scritto nel 2008 da Suzanne Collins, il primo volume della saga ha ottenuto un successo tale da rendere inevitabile una sua trasposizione cinematografica. Questa, uscita al cinema nel 2012, non ha però solo dato vita ad uno dei principali romanzi del genere distopico, ma ha anche ad un vero e proprio filone cinematografico composto da titoli come Maze Runner e Divergent. L’esplorazione di tematiche giovanili, come anche l’approcciarsi dei protagonisti, poco più che adolescenti, ad un mondo particolarmente ostile, sono infatti tematiche particolarmente sentite, che non hanno mancato di trovare milioni di spettatori appassionati.

A fronte di un budget maggiore rispetto ai precedenti, attestato intorno ai 130 milioni di dollari, questo terzo film è arrivato a guadagnarne ben 755 in tutto il mondo, confermando il grande interesse nei confronti della saga, conclusasi l’anno successivo con Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2 . Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze tra il romanzo e il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1: la trama del film

Il terzo film si apre su Katniss Everdeen in visita al distretto 13, che sopravvive segretamente sotto terra da diversi anni. Il capo della ribellione Plutarch Havensbee e la presidentessa Alma Coin vorrebbero che Katniss diventasse il simbolo della rivolta contro il Presidente Snow. Per convincere la ragazza ad unirsi alla lotta, Plutarch le mostra la devastazione che Capital City ha prodotto nel suo vecchio distretto. Quella stessa sera, comprende ulteriormente la gravità della situazione nel momento in cui scopre che Peeta è stato plagiato dai suoi nemici. La giovane accetta dunque di guidare la rivolta. Quando i rivoltosi distruggono la diga e Capital City viene inondata, Peeta appare nuovamente sullo schermo, e con recuperata lucidità rivela che il distretto 13 sta per essere bombardato. Katniss sta per riabbracciare l’amico, ma non può immaginare quanto le torture abbiano cambiato il ragazzo.

Hunger Games - Il canto della rivolta - Parte 1 cast

Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1: il cast del film

Per il ruolo della guerriera Katniss sono state sottoposte ad un provino alcune tra le più note giovani attrici di Hollywood, ma il ruolo venne infine vinto da Jennifer Lawrence, la quale risultò da subito la scelta giusta per il regista, impressionato dalle sue qualità. L’attrice, tuttavia, intimorita dalla grandezza del progetto, impiego diversi giorni prima di capire se accettare o meno la parte. Il suo timore più grande riguardava il modo in cui un ruolo del genere avrebbe potuto cambiare la sua carriera e l’intera sua vita. Tuttavia, attratta dalla personalità e dallo spirito combattivo del personaggio, finì con l’accettare. Per il ruolo di Peeta fu invece scelto l’attore Josh Hutcherson, il quale si trovò a dover attuare radicali trasformazioni della sua persona. All’attore venne infatti richiesto di tingersi i capelli di biondo per ricoprire il personaggio, come anche di guadagnare circa 7 chili di muscoli per acquisire il fisico robusto descritto per il personaggio nel libro. Liam Hemsworth ricopre il ruolo di Gale, amico di lunga data della protagonista.

Stanley Tucci è invece il volto di Caesar Flickerman, il presuntuoso presentatore degli Hunger Games. A ricoprire il ruolo del malvagio presidente Snow è invece Donald Sutherland. Questi ha dichiarato di essere rimasto affascinato dai richiami politici presenti nella sceneggiatura, da lui giudicati particolarmente attuali e urgenti. Per tale motivo, decise di accettare la parte. Woody Harrelson accettò invece il ruolo di Haymitch Abernathy poiché attratto dai taciuti traumi di questo, trovandolo pertanto un personaggio particolarmente intrigante. Elizabeth Banks, infine, è la presentatrice degli Hunger Games. Il suo personaggio si è affermato nell’immaginario degli spettatori, grazie anche alla cura che l’attrice ha riposto tanto nella caratterizzazione quanto dei suoi suggerimenti sul look. Si aggiungono poi al film gli attori Philip Seymour Hoffman nei panni di Plutarch, e Julianne Moore in quelli di Alma Coin.

Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1: le differenze tra il romanzo e il film

Nell’adattare il romanzo, la produzione si è assicurata di non allontanarsi troppo dal materiale di partenza, curando di dar vita ad una trasposizione quanto più fedele possibile. Le differenze, che inevitabilmente vi sono, riguardano infatti prevalentemente dettagli o aspetti secondari. In particolare, una di queste si ritrova nell’inizio del film. Questo si apre con Katniss accovacciata in un corridoio del Distretto 13, colta da un attacco di panico. Ciò ha permesso di mostrare da subito la sua vulnerabilità, che non si ritrova invece nel romanzo. L’incipit di questo vede infatti la protagonista recarsi direttamente nel Distretto 12. Lievi cambiamenti vi sono anche nel momento in cui Katniss sta per indossare i panni della ghiandaia imitatrice. Nel romanzo quest’ultima accetta ponendo però una serie di condizioni. Di queste, nel film sono citate solo l’immunità per i vincitori degli Hunger Games e la possibilità per sua sorella di tenere il proprio gatto.

Un’interessante differenza si ritrova anche nella scena in cui Katniss riceve un nuovo arco. Nel romanzo, quest’ultimo presenta una serie di particolarità, tra cui un mirino e la capacità di riconoscere la voce della propria padrone. Ciò non trova però spazio nel film, dove l’arco non sembra avere particolarità, risultando così più realistico. In questo film si ritrova poi l’aggiunta di un personaggio non esistente nella saga. Si tratta di Antonius, ministro del presidente Snow, qui inserito per circondare ulteriormente il principale antagonista di ulteriori alleati. E proprio riguardo a Snow si ritrovano diverse differenze. Nel film sono infatti presenti diverse scene in cui questi si consulta con i suoi ministri, dialoghi non presenti nel romanzo. Un’ultima aggiunta rispetto a questo è anche il video-messaggio che Katniss invia a Snow nel tentativo di distrarlo prima dell’attacco finale.

Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1 è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Infinity+, Apple iTunes, Prime Video, Now e Netflix. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì 9 novembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Disney+ annuncia l’arrivo di American Horror Story: Delicate

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Disney+ annuncia l’arrivo di American Horror Story: Delicate

Disney+ ha annunciato American Horror Story: Delicate, il nuovo capitolo della serie franchise di successo che debutterà in Italia il 29 novembre sulla piattaforma streaming. I cinque episodi della prima parte della nuova stagione arriveranno a cadenza settimanale.

American Horror Story è una serie horror antologica creata e prodotta da Ryan Murphy e Brad Falchuk. Dal 2011, i creatori hanno ridefinito il genere horror con stagioni che hanno avuto al centro un manicomio inquietante, una congrega di streghe, un freak show itinerante, un hotel infestato e persino l’apocalisse. La serie televisiva ha dato vita a una moltitudine di fan sfegatati che aspettano con ansia le storie e i terrori del capitolo successivo. Vincitrice di numerosi premi Emmy® e Golden Globe®, American Horror Storyè stata pioniera del formato moderno delle miniserie ed è lo show con episodi da un’ora più longevo nella storia di FX, con 11 stagioni all’attivo e con un rinnovo confermato fino alla tredicesima.

Murphy, Falchuk, Halley Feiffer, Alexis Martin Woodall, John J. Gray e Scott Robertson sono i produttori esecutivi. American Horror Story è prodotta da 20th Television.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori.

Kevin Feige affronta le voci sul ritorno di Robert Downey Jr. e Scarlett Johansson

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Il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige, ha parlato di una recente voce che si sta diffondendo ad Hollywood e che dà per prossimo il ritorno di Robert Downey Jr. Scarlett Johansson nel Marvel Cinematic Universe.

Alla premiere di The Marvels, Feige ha rilasciato una breve intervista con Entertainment Tonight  Durante questa intervista, al presidente è stato chiesto di un recente rapporto secondo cui i Marvel Studios stavano valutando la possibilità di realizzare un film con protagonisti gli Avengers originali, inclusi Robert Downey Jr. Scarlett Johansson, i cui personaggi caduti sarebbero dovuti però tornare in vita.

Kevin Feige ha dichiarato di non aver sentito le voci secondo cui i due acclamati attori e i loro personaggi avrebbero fatto un ritorno nel MCU, ma che la Marvel sta realizzando un progetto che Scarlett Johansson  sta producendo.

Il ritorno dei Vendicatori Caduti, è una novità? Non l’ho letteralmente nemmeno letto, è una nuova voce”, ha chiesto Kevin Feige . “Non ne abbiamo parlato al ritiro, è la verità. Stiamo realizzando un progetto con Scarlett. Adoro Robert, che è parte della famiglia. Per quanto riguarda il ritorno, vedremo”.

Qual è il film Marvel più recente?

Il film più recente del MCU è The Marvels, che esce al cinema proprio oggi in Italia.  Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel con protagonista il premio Oscar Brie Larson, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale.

Un colpo di fortuna (Coup de chance): trailer del nuovo film di Woody Allen

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Lucky Red ha diffuso il trailer del nuovo film di Woody Allen, il thriller romantico Un colpo di fortuna (Coup de chance) con protagonisti Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie Lemercier e Melvil Poupaud. Presentato fuori concorso alla 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove è stato accolto con gli applausi calorosi del pubblico e della critica, Un colpo di fortuna (Coup de chance) di Woody Allen è in arrivo nelle sale italiane il prossimo 6 dicembre.

Il cinquantesimo film di Woody Allen è ambientato a Parigi e girato per la prima volta in francese. Un thriller romantico con protagonisti Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie Lemercier e Melvil Poupaud.

La trama del film Un colpo di fortuna (Coup de chance)

Coup de Chance parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati.

Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…

Stefano Piccoli, Direttore di ARF!, eletto Presidente di RIFF la “Rete Italiana Festival del Fumetto”

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Stefano “S3Keno” Piccoli, direttore di Arf! Festival del Fumetto di Roma, è stato eletto nuovo Presidente di RIFF • Rete Italiana Festival di Fumetto.

La nomina è stata decisa con votazione unanime a Lucca Comics & Games, durante l’annuale Assemblea Nazionale di RIFF, l’associazione di categoria fondata nel 2020 da ARF! Festival, Comicon, Etna Comics, Treviso Comic Book Festival e la stessa Lucca C&G e che negli anni ha raggiunto la quota di 40 soci. Durante lo svolgimento della stessa Assemblea, sono inoltre entrate a far parte della rete dei festival cinque nuove manifestazioni: Albissola Comics (Albissola Marina), Messina Con (Messina), il Piccolo Festival dell’Animazione (San Vito al Tagliamento, PN) il Piccolo Festival del Fumetto (Cremona) e il Paw Chew Go Festival (Milano), a cui tutti i 35 Festival già associati danno il loro benvenuto!

Stefano Piccoli succede a Claudio Curcio, al vertice della Rete nel primo triennio di vita RIFF giunge quindi a 40 Festival associati che – nella loro eterogeneità – esprimono a tutto tondo il linguaggio del Fumetto e delle culture pop, oltre che promuovere e valorizzare le eccellenze creative e le ricchezze artistiche e culturali dei propri territori, operando da nord a sud in ogni regione d’Italia!

“Ringrazio i festival soci per la fiducia accordatami e ringrazio infinitamente Claudio Curcio per il lavoro svolto sinora: in pochissimi anni, tre, abbiamo realizzato davvero tanto” è il primo commento del neo presidente Stefano Piccoli.Sono pronto a lavorare in continuità e a riprendere in mano tutte le sfide che ci attendono, dal dialogo col Ministero per il rilancio dei bandi e occasioni di finanziamento, oltre alla promozione degli eventi che fanno parte della Rete. I 40 associati di RIFF, nella loro eterogeneità, esprimono a tutto tondo il linguaggio del Fumetto e delle culture pop, oltre a promuovere e valorizzare le eccellenze creative e le ricchezze artistiche e culturali dei propri territori, operando da nord a sud in ogni regione d’Italia! Ancora una volta i festival vogliono essere gli alfieri della filiera fumettistica italiana, dialogando con enti, associazioni, editori, autori, addetti ai lavori e soprattutto… il pubblico”.

RIFF – Rete Italiana Festival di Fumetto conta 40 associati ed è attualmente composta da: ARF! Festival (Roma), Comicon (Napoli/Bergamo), Etna Comics (Catania), Lucca Comics & Games (Lucca), Treviso Comic Book Festival TCBF (Treviso) – soci fondatori – e poi Ad occhi aperti (Bologna), il nuovo format che sostituisce lo storico BilBolBul Festival, Albissola Comics (Albissola Marina, SV), ALEcomics (Alessandria), ArtMaySound (Bolzano), B-Geek (Bari), Balloon (Policoro, MT), Be Comics! (Padova), Bergomix (Bergamo), Betty B (Savignano sul Panaro, MO), Cesena Comics & Stories (Cesena), San Donà Fumetto (San Donà di Piave, VE), Lanciano nel Fumetto (Lanciano, CH), Le Strade del Paesaggio (Cosenza), Festival del Nerd (Foggia), Lucca Collezionando (Lucca), Ludicomix (Empoli), Messina Con (Messina) Palermo Comic Convention (Palermo), Paw Chew Go (Milano), Paff! (Modena), Pescara Comix & Games (Pescara), Piccolo Festival Animazione (San Vito al Tagliamento, PN), Porte Aperte Festival (Cremona), Piccolo Festival del Fumetto (Cremona) Prato Comics + Play (Prato), Rapalloonia! (Rapallo, GE), Rovigo Comics (Rovigo), San Beach Comix (San Benedetto del Tronto, AP), San Marino Comics (San Marino), Smack! (Genova), Tiferno Comics (Città di Castello, PG), Trapani Comix (Trapani),  Varchi Comics (Montevarchi. AR), Venezia Comics (Venezia) e Vitercomix (Viterbo).

Loki 2: trailer del finale in arrivo stasera su Disney+

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Loki 2: trailer del finale in arrivo stasera su Disney+

Disney+ ha diffuso il trailer per l’atteso finale della seconda stagione di Loki, la serie di successo targata Marvel Studios che vede Tom Hiddleston nei panni del Dio dell’inganno.

Tom Hiddleston è tornato nel ruolo del dio del male nella seconda stagione di Loki, insieme alle star della prima stagione come Owen Wilson, Gugu Mbatha-Raw, Sophia Di Martino, Tara Strong e la nuova aggiunta Ke Huy Quan.

Eric Martin è il capo sceneggiatore e produttore esecutivo della seconda stagione. Hiddleston è anche produttore esecutivo insieme al capo dei Marvel Studios Kevin Feige e Stephen Broussard, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad Winderbaum, Kevin R. Wright, Justin Benson e Aaron Moorhead e Michael Waldron. Trevor Waterson è co-produttore esecutivo. Benson & Moorhead, Dan Deleeuw e Kasra Farahani sono stati i registi della stagione. I nuovi episodi di Loki debuttano giovedì alle 21:00 ET/18:00 PT su Disney+.

Masters of the Air: teaser trailer dell’attesissima serie limitata di Apple TV+

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Apple TV+ ha presentato il primo teaser dell’attesissima serie limitata in nove episodi Masters of the Air, creata dai produttori esecutivi Steven Spielberg, Tom Hanks e Gary Goetzman e scritta da John Orloff. Interpretata da un cast stellare guidato dal candidato all’Oscar Austin Butler, Callum Turner, Anthony Boyle, Nate Mann, Rafferty Law, il candidato all’Oscar Barry Keoghan, Josiah Cross, Branden Cook e Ncuti GatwaMasters of the Air  farà il suo debutto su Apple TV+ il 26 gennaio 2024 con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì, fino al 15 marzo.

Basata sull’omonimo libro di Donald L. Miller e sceneggiato da John Orloff, Masters of the Air segue gli uomini del 100° Gruppo Bombardieri (il “Bloody Hundredth”) alle prese con pericolosi raid di bombardamento sulla Germania nazista in condizioni proibitive, dovute al gelo, alla mancanza di ossigeno e al terrore di un combattimento condotto a 25.000 piedi di altezza. La rappresentazione del prezzo psicologico ed emotivo pagato da questi giovani uomini che hanno contribuito a distruggere l’orrore del Terzo Reich di Hitler è al centro della storia di “Masters of the Air”. Alcuni furono abbattuti e catturati; altri furono feriti o uccisi. Altri ancora ebbero la fortuna di tornare a casa. Indipendentemente dal destino individuale, tutti hanno ricevuto un tributo.

Spaziando dai campi e villaggi bucolici del sud-est dell’Inghilterra, alle dure privazioni di un campo di prigionia tedesco e ritraendo un periodo unico e cruciale della storia mondiale, Masters of the Air è un vero e autentico successo cinematografico sia in termini di scala, che di portata.

Prodotta dagli Apple Studios, “Masters of the Air è prodotta esecutivamente da Spielberg attraverso Amblin Television, e da Hanks e Goetzman per conto di Playtone. Darryl Frank e Justin Falvey della Amblin Television sono co-produttori esecutivi insieme a Steven Shareshian della Playtone. Oltre a scrivere, Orloff è co-produttore esecutivo. Anche Graham Yost è produttore esecutivo della serie. Anna Boden, Ryan Fleck, Cary Joji Fukunaga, Dee Rees e Tim Van Patten si alternano alla regia.

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