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EFA Awards 2022, trionfa Triangle of Sadness

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EFA Awards 2022, trionfa Triangle of Sadness

Si è svolta ieri sera la cerimonia di assegnazione degli EFA Awards 2022, occasione in cui Triangle of Sadness di Ruben Ostlund ha portato a casa il maggior numero di vittorie, compreso quello al miglio film.

Ne esce bene anche l’Italia, che vede assegnato a Marco Bellocchio il premio EUROPEAN INNOVATIVE STORYTELLING per Esterno Notte e a Laura Samani il premio EUROPEAN DISCOVERY per Piccolo Corpo.

EUROPEAN FILM AWARD 2022, TUTTI I Vincitori

 

  • FILM EUROPEO – TRIANGLE OF SADNESS di Ruben Ostlund (Svezia/Germania/Francia/Regno Unito)
  • DOCUMENTARIO EUROPEO – MARIUPOLIS 2 di Mantas Kvedaravicius (Lituania/Francia/Germania)
  • REGIA EUROPEA – Ruben Ostlund per TRIANGLE OF SADNESS
  • ATTRICE EUROPEA – Vicky Krieps in IL CORSETTO DELL’IMPERATRICE
  • ATTORE EUROPEO – Zlatko Buric in TRIANGLE OF SADNESS
  • SCENEGGIATURA EUROPEA – Ruben Ostlund per TRIANGLE OF SADNESS
  • MIGLIOR RIVELAZIONE – PRIX FIPRESCI – PICCOLO CORPO di Laura Samani (Italia/Slovenia/Francia)
  • MIGLIOR COMMEDIA EUROPEA – THE GOOD BOSS / EL BUEN PATRÓN (Spagna)
  • FILM D’ANIMAZIONE EUROPEO – NO DOGS OR ITALIANS ALLOWED / MANODOPERA Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Portogallo (70 min)
  • MIGLIOR MONTAGGIO – Özcan Vardar & Eytan İpek per BURNING DAYS
  • MIGLIORE FOTOGRAFIA – Kate McCullough per THE QUIET GIRL
  • MIGLIORI EFFETTI SPECIALI – Frank Petzold, Victor Müller & Markus Frank per NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
  • MIGLIORE SCENOGRAFIA – Jim Clay per BELFAST
  • MIGLIOR TRUCCO – Heike Merker per NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
  • MIGLIOR SONORO – Simone Paolo Olivero, Paolo Benvenuti, Benni Atria, Marco Saitta, Ansgar Frerich & Florian Holzne per IL BUCO
  • MIGLIORE COLONNA SONORA – Pawel Mykietyn per EO
  • EUROPEAN FILM AWARD FOR INNOVATVE STORYTELLING – Marco Bellocchio per ESTERNO NOTTE
  • EUROPEAN UNIVERSITY FILM AWARD – EO di Jercy Skolimowsky
  • MIGLIOR CONTRIBUTO AL CINEMA MONDIALE – ELIA SULEMAN
  • PREMIO ALLA CARRIERA – MARGARETHE VON TROTTA

Joker: Folie à Deux, la prima immagine dal set!

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Joker: Folie à Deux, la prima immagine dal set!

Todd Phillips ha condiviso la prima immagine dal set del giorno 1 di Joker: Folie à Deux. Arrivato in mezzo alla diffidenza generale, il primo film venne presentato nel 2019 alla Mostra Internazionale d’Arte cinematografica della Biennale di Venezia dove vinse il Leone d’Oro, arrivando fino alla notte degli oscar, che vide invece trionfare Joaquin Phoenix per la sua performance.

Di seguito, ecco la prima immagine dell’attore che si è di nuovo calato nei panni del personaggio dei fumetti che ha trovato nuova vita con la sua interpretazione:

I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”. Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente dal suo punto di vista.

Todd Phillips ha scritto il film e lo dirigerà. In Joker: Folie à Deux Joaquin Phoenix e Zazie Beetz riprenderanno i rispettivi ruoli di Arthur Fleck e Sophie Dummond, mentre c’è grande curiosità per quella che sarà l’Harley Quinn di Lady Gaga. Recentemente abbiamo appreso che anche Brendan Gleeson, Catherine Keener e Jacob Lofland si sono uniti al cast. Joker: Folie à Deux uscirà il 4 ottobre 2024.

Il ragazzo della porta accanto: trama, cast e curiosità sul film

Il ragazzo della porta accanto: trama, cast e curiosità sul film

Quello del thriller erotico è un genere che ha conosciuto la sua principale fortuna tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta. Titoli come Basic Instinct, 9 settimane e ½ e Attrazione fatale si sono affermati come i più celebri ed esplicativi delle componenti erotiche e thriller che caratterizzano questi titoli. A partire dagli anni Duemila, il genere sembrava però aver esaurito il suo fascino presso il grande pubblico. Nel 2015, tuttavia, un nuovo film appartenente a questo genere ha suscitato tanto scalpore quanto successo. Si tratta di Il ragazzo della porta accanto (qui la recensione), diretto dal regista Rob Cohen, noto per i film Dragonheart e Fast and Furious.

Scritto da Barbara Curry, il film nacque inizialmente con un ragazzo problematico che crea scompiglio in una famiglia qualunque. Il progetto, però, si trasformò ben presto in qualcos’altro, venendo fortemente influenzato dal caso dell’insegnante Mary Kay Letourneau, accusata di aver avuto un rapporto con un suo studente minorenne. Il film si dotò così di una serie di elementi scabrosi che però non mancarono di attirare l’attenzione degli spettatori, confermando il successo che questo genere di opere hanno. Tra sessualità e mistero, si svolge così una vicenda particolarmente controversa e coinvolgente.

Prodotto dalla celebre Blumhouse Productions, Il ragazzo della porta accanto costò appena 4 milioni, arrivando poi ad incassarne al box office oltre 50. Ancora oggi, a distanza di qualche anno, è un perfetto esempio del suo genere, avendo contribuito alla sua rivitalizzazione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il ragazzo della porta accanto: la trama del film

Protagonista del film è Claire Peterson, insegnante di letteratura invidiata da tutti per la sua bellezza. Questa però non è bastata a salvare il suo matrimonio, dato che suo marito Garrett l’ha a lungo tradita con la sua segretaria. Dopo aver scoperto dell’infedeltà di lui, Claire ha dunque chiesto il divorzio, trovandosi improvvisamente a dover reinventare la propria vita e a dover gestire da sola il figlio adolescente Kevin. Il ragazzo, particolarmente timido, è infatti spesso vittima di bullismo. Ad aiutarla, per fortuna, c’è l’amica di sempre nonché collega di lavoro Vicky. Ben presto, però, i tentativi di una nuova normalità di Claire verranno sconvolti nuovamente.

Nella casa accanto a quella della donna, infatti, si trasferisce il giovane Noah Sandborn, un ragazzo particolarmente avvenente e generoso, il quale attira l’attenzione di Claire per la sua grande passione verso la letteratura. In breve, il ragazzo diventa un angelo custode tanto per lei quanto per suo figlio, facendosi benvolere anche all’interno della loro casa. Proprio in questa, una notte, Claire cederà alla passione con lui, pentendosene però poi amaramente. Noah non sembra però disposto ad accettare un rifiuto e inizia a spingersi sempre più in là, rivelandosi in tutta la sua follia e pericolosità.

Il ragazzo della porta accanto cast

Il ragazzo della porta accanto: il cast del film

Ad interpretare l’affascinante Claire vi è l’attrice e cantante Jennifer Lopez. Questa si interessò da subito al personaggio, contribuendo alla sua costruzione fornendo anche propri abiti. In particolare, la Lopez si disse entusiasta della possibilità di interpretare un ruolo che non prevedeva i classici stereotipi presenti nei confronti delle donne latinoamericane. Maggiori difficoltà sono invece state riscontrate nel girare le sue scene di sesso, per le quali però la Lopez si è rifiutata di ricorrere ad una controfigura. Accanto a lei, nei panni di suo maritò Garrett si ritrova John Corbett, mentre Ian Nelson, noto per la serie Teen Wolf, è il loro figlio Kevin.

Kristin Chenoweth interpreta invece Vicky, l’amica e collega di Claire. Hill Harper è Edward Warren, il preside della scuola dove lavora la protagonista, mentre François Chau ricopre il ruolo del detective Johnny Chou. Infine, nei panni del seducente Noah vi è l’attore Ryan Guzman. Anche noto per i film Ste Up Revolution, Tutti vogliono qualcosa e a serie Pretty Little Liars, questi si è trovato con Il ragazzo della porta accanto ad affrontare diverse sfide. Si tratta innanzitutto del primo film dove compare in scene di nudo, ma maggior imbarazzo è stato dato proprio dal dover filmare delle scene di sesso con la Lopez, riprese che lo hanno reso estremamente nervoso. Tra i due attori intercorrono circa 18 anni di differenza.

Il ragazzo della porta accanto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il ragazzo della porta accanto è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 10 dicembre alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Il genio della truffa: trama, cast e curiosità sul film con Nicolas Cage

Nel corso della sua lunga carriera il regista Ridley Scott ha affrontato quasi ogni genere possibile, dalla fantascienza di Alien all’epica di Exodus – Dei e re. Nel 2003 ha invece dato vita a quella che è a tutti gli effetti la sua prima commedia. Si tratta di Il genio della truffa, un’opera insolita e inedita nella sua filmografia, che dimostra una volta di più le capacità del regista di adattarsi ad ogni storia e sue relative caratteristiche. Scritto da Nicholas e Ted Griffin, quest’ultimo anche autore del film Ocean’s Eleven, il film si configura così come una rocambolesca storia di imprevisti, che porteranno i personaggi sull’orlo del disastro.

Il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Eric Garcia, pubblicato nel 2002 e divenuto in breve un grande successo. Nel giro di un anno, infatti questo si è trasformato nel film in questione, arricchito da tutto il gusto per la messa in scena di Scott come anche da una serie di preziose interpretazioni. Forse poco noto rispetto ad altri titoli del regista, Il genio della truffa non sembra avere nulla da invidiare a questi, rivelandosi un grande esempio di come la comicità dosata in modo giusto possa rivelarsi un arma estremamente potente. Particolarmente apprezzato dalla critica, il film sembrava dunque destinato ad un grande successo al momento del suo arrivo in sala.

Costato ben 62 milioni di dollari, Il genio della truffa riuscì tuttavia ad incassare circa 65. Passato dunque in sordina, ha fortunatamente visto negli anni una crescita di popolarità, fino a diventare un titolo particolarmente ricercato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il genio della truffa: la trama del film

Protagonista del film è Roy Waller, il quale insieme al socio Frank Mercer forma un’incallita coppia di truffatori professionisti. Svolgendo tale attività, Roy manifesta una sicurezza unica, che non possiede affatto nel resto della sua quotidianità. Al di fuori del suo lavoro, infatti, si trova a dover combattere con una serie infinita di paranoie, dall’agorafobia fino a numerose altre ossessioni al limite della maniacale. Per cercare di mantenere il controllo di sé e delle sue nevrosi, questi è solito prendere alcune medicine prescrittegli dal suo medico di fiducia. Il giorno che però questi non si dimostra reperibile, per Roy hanno inizio seri guai.

Nel tentativo di risolvere i suoi problemi, decide allora di contattare la sua ex moglie. Quello che otterrà, però, non è ciò che si aspettava. Roy scopre infatti di possedere una figlia mai conosciuta prima, di nome Angela. Acconsentendo a tenerla con sé per qualche giorno, la ragazzina si rivelerà da subito entusiasta e attratta dal vero lavoro del padre, chiedendo di poter partecipare alle sue truffe e anzi spingendolo a puntare più in alto. Sempre più paranoico, Roy finisce però con il commettere una serie di errori che rischieranno di far finire in seri guai sé stesso, il suo socio e la figlia. Tentare di rimediare sarà l’unica cosa sensata da fare.

Il genio della truffa cast

Il genio della truffa: il cast del film

Ad interpretare il ruolo del protagonista, Roy Waller, vi è l’attore premio Oscar Nicolas Cage. Questi aveva da poco terminato le riprese di Il ladro di orchidee, dove interpreta un altro personaggio particolarmente problematico, affetto da numerose nevrosi. Cage portò dunque un po’ di quell’esperienza nella sua costruzione del protagonista di Il genio della truffa. Particolarmente apprezzato per la sua interpretazione, Cage diede così vita ad un altro caratteristico personaggio, che dimostra una volta di più la sua grandezza di interprete. Accanto a lui, nel ruolo del suo socio Frank Mercer, vi è invece l’attore Sam Rockwell. Oggi premio Oscar per il film Tre manifesti a Ebbing, Missouri, questi ha per la sua interpretazione in Il genio della truffa ricevuto la nomination come miglior attore non protagonista ai Satellite Award.

Star del film è inoltre l’attrice Alison Lohman, presente nei panni di Angela, la figlia di Roy. Nonostante avesse già all’attivo qualche apparizione cinematografica, questo fu il ruolo che la fece conoscere a livello internazionale. Ottenne la parte dopo essersi presentata all’audizione vestendo e comportandosi come un’adolescente. Fu soltanto in seguito che Scott scoprì che l’attrice aveva in realtà 23 anni. Grazie alla sua interpretazione, venne poi scelta per il ruolo della giovane Sandra Bloom in Big Fish – Le storie di una vita incredibile. Nel film sono poi presenti gli attori Bruce Altman nei panni del dottor Harri Klein, medico di Roy, e Bruce McGill in quelli di Chuck Frechette, arrogante uomo d’affari vittima di una delle truffe del protagonista. Infine, nei panni di Kathy, la nuova compagna di Roy, vi è l’attrice Sheila Kelley.

Il genio della truffa: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il genio della truffa grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 10 dicembre alle ore 21:20 su canale Rai 4.

Fonte: IMDb

DCU: le sfide in serbo per James Gunn e Peter Safran

DCU: le sfide in serbo per James Gunn e Peter Safran

Recentemente abbiamo appreso che i co-CEO dei DC Studios James Gunn e Peter Safran hanno messo da parte Wonder Woman 3, Man of Steel 2 e persino Batman Beyond, decisione che segna la fine del DCEU così come lo conosciamo e apre le porte al rinnovato DCU. Si è parlato anche di un vero e proprio reboot del franchise per l’anno prossimo, con l’abbandono degli attori che interpretano gli eroi principali.

Anche se al momento c’è molta incertezza, è ormai chiaro che il DCU avrà poco in comune con il DCEU. Questo non sarebbe necessariamente un male dopo i film sfornati dalla Warner Bros. negli ultimi dieci anni, e possiamo analizzare perchè potrebbe essere il momento giusto per i DC Studios per andare avanti. Tuttavia, ci sono anche un paio di ragioni per cui dimenticare completamente il passato potrebbe essere un errore molto costoso.

Un nuovo inizio è necessario

Justice League DCULa Warner Bros. non ha mai avuto un piano per quello che i fan avrebbero poi soprannominato “DCEU” (un nomignolo originariamente creato per scherzo da un giornalista). L’Uomo d’Acciaio era solo un film su Superman, finché il sequel non ha inserito Batman nel mix… insieme a una serie di cammei che hanno fatto nascere troppo in fretta il progetto della Justice League.

Nel corso del tempo, lo studio ha iniziato ad aggiungere alla visione di Zack Snyder una storia in quattro o cinque parti, introducendo nel mix personaggi come Wonder Woman e Suicide Squad; così, i fan hanno dovuto iniziare a sopportare un film dopo l’altro a malapena legati tra di loro e sconclusionati. La situazione sarebbe potuta cambiare con The Flash, con attori che avrebbero sostituito Ben Affleck e Henry Cavill. Non c’è bisogno che tutto questo venga trasposto nel DCU.

L’eredità del DCEU

The Flash DCUOrmai dovreste aver capito che il DCEU nella sua forma attuale ha un bagaglio troppo grande da portarsi dietro. Immaginate se, quando i Marvel Studios hanno acquisito tutti i personaggi della Marvel Television e della 20th Century Fox, avessero dovuto attenersi alle decisioni del team creativo precedente? Ci ritroveremmo con un MCU con gli X-Men di Dark Phoenix inseriti a forza e Finn Jones che interpreta ancora Iron Fist.

Gunn e Safran stanno ereditando un bagaglio enorme dal DCEU, un bel fardello da portare quando si cerca di risollevare le sorti di un franchise danneggiato. Se si aggiungono alcune delle discutibili decisioni creative del DCEU (come il film su Flash che sostituisce Superman con Supergirl o l’arruolamento di un settantunenne come Batman), è chiaro che è arrivato il momento di voltare pagina con questo nuovo DCU.

Un nuovo DCU richiede nuovi volti

DCUAnche se siamo sicuri che il DCU introdurrà molti nuovi eroi e cattivi, non si può costruire un universo cinematografico di successo attorno ai personaggi di serie B e C preferiti da Gunn. Abbiamo bisogno che Superman, Batman e Wonder Woman siano in prima linea nelle storie che verranno raccontate in futuro, ma farlo con gli attori che li hanno interpretati in film stroncati dalla critica non sembra l’idea più intelligente.

Il pubblico assocerà Cavill, ad esempio, a Man of Steel, una storia che si è conclusa con lui che spezza il collo al Generale Zod. Se questa serie di film vuole davvero essere un nuovo inizio per il franchise, allora sono necessari volti nuovi per guidarlo, e ci sono tanti attori giovani là fuori che farebbero cose incredibili con La Trinità e il resto della Justice League.

Meno tossicità

Justice League Snyder Cut DCURilasciando la Snyder Cut la Warner Bros. sperava di superare il lato tossico del movimento #ReleaseTheSnyderCut. Ha funzionato… per lo più. Sfortunatamente per lo studio, ci sono molti fan che continuano a chiedere il sequel di Justice League di Zack Snyder e persino la director’s cut di Suicide Squad, un film uscito sei anni fa.

Anche adesso, abbiamo visto The Rock fomentare molti dei suoi fan, portandoli a sostenere Black Adam dopo che gli esperti lo avevano dichiarato un flop al botteghino. Ci sarà chi non è soddisfatto di un inizio completamente nuovo con questo DCU ma, abbandonando lo SnyderVerse, questi fan non avranno altra scelta che accettare che ciò che vogliono che accada non accadrà.

Un reboot è atteso da tempo

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MAN OF STEEL, Henry Cavill, as Superman, 2013. ph: Clay Enos/©Warner Bros. Pictures/courtesy Everett Collection

L’anno prossimo ricorrerà il decennale di Man of Steel, mentre sarà già passato mezzo decennio dall’uscita di Wonder Woman e Justice League. Il DCEU è sempre più in là con gli anni, ma a 10 anni dall’inizio del MCU non vedevamo l’ora di vedere Avengers: Infinity War dopo una serie di successi critici e commerciali.

Per il DCEU è stato un decennio di flop, una manciata di successi e molti film considerati tra i peggiori del genere. Cosa non vi fa pensare che sia arrivato il momento di un reboot? Anche se sarà un po’ strano che questo mondo condiviso venga rivisitato così presto dopo l’uscita di film del calibro di The Flash e Aquaman e il Regno Perduto, è arrivato il momento.

E i film del 2023?

Shazam! Fury Of The GodsNel 2023 usciranno Shazam! Fury of the Gods, The Flash, Blue Beetle e Aquaman and the Lost Kingdom. Normalmente saremmo entusiasti di tutti questi film, ma è difficile quando c’è così tanta incertezza sulle prossime uscite del DCU. Con il sequel di Aquaman in uscita proprio alla fine dell’anno, non c’è modo di rivelare questa serie di progetti del DCU senza compromettere in modo massiccio i film in arrivo.

Jason Momoa come Aquaman? Fantastico! Ora ricordateci perché dovremmo preoccuparci di vedere l’ultima apparizione di Momoa nei panni di Arthur Curry… I progetti rimanenti dell’era DCEU sono un problema, ma rilasciarli se non hanno alcuna attinenza con il futuro rende loro un vero e proprio disservizio, soprattutto quando si tratta di un eroina come Blue Beetle.

Gli attori meritano di meglio

Sebbene sia vero che stiamo lottando per trovare un motivo per non scartare tutto ciò che è anche solo provvisoriamente legato al DCEU, la Warner Bros. rischia di separarsi da molti grandi attori. Mettendo da parte gli attori di Justice League, questo significa che non ci sarà più John Cena come Peacemaker? Margot Robbie ha chiuso con il ruolo di Harley Quinn?

In questi termini, ci risulta difficile credere che tutti saranno reinseriti nel cast, a meno che l’idea non sia quella di utilizzare il concetto di Multiverso per riportare questi attori nei panni di personaggi diversi (una prospettiva innegabilmente intrigante). Ci dispiacerebbe dire addio a personaggi come Cavill e Gadot, ma come si fa a tenere loro e non Affleck? E come liberarsi di loro, ma non di tutti gli altri? Gunn e Safran hanno per le mani un bel pasticcio, questo è certo.

Mark Cousins: intervista al regista di My Name is Alfred Hitchcock

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In occasione della presentazione in Italia, al Noir in Festival 2022, di My Name is Alfred Hitchcock, Mark Cousins racconta il suo approccio al documentario che racconta l’opera del più famoso e studiato cineasta della storia del cinema.

Nell’anno del centenario del primo film di Hitchcock il Noir vuole rendere omaggio ad uno dei più grandi maestri del cinema con l’anteprima europea del nuovo documentario di Mark Cousins (Marcia su Roma, The Story of Film: An Odyssey) a lui dedicato e prossimamente in sala per Arthouse. Con My name is Alfred Hitchcock Mark Cousins fa rivivere allo spettatore l’immensa carriera del regista di capolavori tra cui Psycho, attraverso l’uso della sua stessa voce.

Saint-Omer: recensione del film di Alice Diop

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Saint-Omer: recensione del film di Alice Diop

Esordio al cinema di fiction della documentarista Alice Diop, Saint-Omer è uno dei titoli più interessanti del Concorso della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 79. Pur trattandosi di cinema di finzione, Diop parte dalla storia vera di Laurence Coly, accusata di aver ucciso la figlia di 15 mesi, ma posizionando la sua camera lontano dall’accusata, spostando l’attenzione su Rama, una scrittrice che segue il processo. 

Saint-Omer, la storia vera

Nel 2016, nell’aula di tribunale di Saint-Omer, tra Calais e Lille, si è svolto un processo a carico di una giovane donna franco-senegalese accusata di aver ucciso sua figlia di 15 mesi. L’atto, considerato tra i gesti più assurdi che si possano compiere perché contrario a tutte le idee, biologiche e sociali, legate alla maternità, renderà la giovane autrice di uno dei peggiori crimini mai commessi da una persona. Tutta la storia però è raccontata dal punto di vista di Rama, che fa sua quella paura e quel trauma. 

Il film si fonda su un linguaggio estremamente intimo e pittorico che associa la bellezza di inquadrature sobrie e fisse, dei veri e propri quadri, ai lunghi discorsi, spesso in camera, che i protagonisti rivolgono prima ancora allo spettatore che agli altri personaggi in scena. Questo connubio regala un approccio estremamente personale, di fronte al quale ci sentiamo nudi e coinvolti in maniera totale. 

Ma è nel dialogo tra Rama e l’imputata, tra le loro storie così diverse che però Rama sente affine che si nasconde tutta la meraviglia della storia e il senso di ciò che Diop cerca di fare, regista che pure quando racconta di personaggi inventati non riesce a fare a meno di partire da uno spunto reale, che la metta a suo agio con persone e fatti.

Razzismo e conoscenza di sé

Metterci nei panni di Rama, secondo quella che doveva essere l’intenzione del regista, potrebbe essere un aiuto per sentire fino alla fine l’approccio profondamente razzista che l’imputata vive, per estrazione sociale ma soprattutto per etnia. Quello sguardo discriminatorio annulla tutte le possibilità di entrare dentro a una psicologia disturbata che però nel finale trova la sua legittimazione anche attraverso un’arringa conclusiva che sta dalla parte di Laurence ma che ne fa una pazza, una persona fuori controllo. 

Quello che sembra voler dire Alice Diop con Saint-Omer è che l’indagine sulla propria esistenza ed essenza non è mai un viaggio facile e che possiamo più e più volte metterci nei panni dell’altro ma anche osservarlo e scoprire in questo modo nuovi strumenti per capire noi stessi.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, otto nuovi nomi nel cast

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Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere, la serie vista da oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo, diventando la serie Original di Prime Video di maggior successo in ogni Paese e territorio alla sua prima stagione, ha annunciato otto nuovi componenti del cast per la seconda stagione, attualmente in produzione nel Regno Unito.

I nuovi componenti del cast di Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere sono: Oliver Alvin-Wilson, Stuart Bowman, Gavi Singh Chera, William Chubb, Kevin Eldon, Will Keen, Selina Lo e Calam Lynch.

Di seguito le biografie e i primi piani dei nuovi componenti del cast. Per ulteriori informazioni sulla serie, consulta la sezione dedicata a Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere sul Press Site di Amazon Studios.

OLIVER ALVIN-WILSON – Oliver Alvin-Wilson’s television credits include The Bay (ITV), as “Guy Townsend,” Murder in Provence(ITV) as “Luc Martinez,” Collateral (BBC) as “Chips Benson” and Lovesick (Netflix) as “Alex.” In film, Oliver has been seen in Harkness, Wonder Woman 1984, and The Huntsman. He has appeared on stage in All of Us (National Theatre), Henry VI Rebellion/War of the Roses (Royal Shakespeare Company), The Twilight Zone (Almeida Theatre/Ambassadors Theatre), The Doctor (Almeida Theatre), A Midsummer Night’s Dream(Young Vic Theatre) and Nine Night (National Theatre/Trafalgar Studios) among many others.

STUART BOWMAN – Stuart Bowman can currently be seen in the television series The Pact (BBC), Karen Pirie (ITV), and The Control Room (BBC). He has previously played recurring roles in Alex Rider (Prime Video), Guilt (BBC), Bodyguard (Netflix), Versailles (Netflix), Grantchester (ITV), and Deadwater Fell (Channel 4) opposite David Tennant. Stuart’s work in film includes Man and Witch, The Cursed, Sunset Song, and Slow West. His recent theatre credits include Macbeth (Shakespeare’s Globe Theatre) as “Macduff.”

GAVI SINGH CHERA Gavi Singh Chera was most recently seen in the television series The Undeclared War (Channel 4) and The Lazarus Project (Sky). Other television credits include Vera (ITV) and Doctors (BBC). On stage, Gavi has appeared in productions including The Cherry Orchard (The Yard Theatre), Our Generation, Behind the Beautiful Forevers (National Theatre), Duck, 1922: The Waste Land (Jermyn Street Theatre) and Pygmalion (Headlong).

WILLIAM CHUBB William Chubb is a prolific actor whose television credits include Vampire Academy (Peacock), The Sandman (Netflix), Pistol (Hulu), QuizJonathan Strange and Mr. Norrell (BBC), Law & Order: UK (ITV) and House of Cards (BBC). On stage, William has appeared in numerous productions including The Tempest (Theatre Royal Bath), The Taxidermist’s Daughter (Chichester Festival Theatre), Witness for the Prosecution (County Hall, London), Othello (Shakespeare’s Globe Theatre) and Rosencrantz and Guildenstern Are Dead (Old Vic). His film credits include Sam Mendes’ Empire of LightA Week in Paradise, and Adrift in Soho.

KEVIN ELDON Kevin Eldon is a well-known performer in television, film and theatre. On television, Kevin has starred in Game of Thrones (HBO), Shadow And Bone (Netflix), Inside Number 9 (BBC) and has had recurring roles in Trigger Point (Peacock) and Dad’s Army. He also appeared in The Crown (Netflix), Criminal: UK (Netflix) and Doctor Who (BBC). In film, he has been seen in Martin Scorsese’s Hugo, Hot FuzzFour Lions and Set Fire to the Stars opposite Elijah Wood.

WILL KEEN Will Keen will soon start production on Prime Video’s My Lady Jane. He most recently wrapped the indie feature Borderland opposite Felicity Jones and Mark Strong, as well as the TV series The Gold(BBC1/Viacom). He was most recently seen in Ridley Road (BBC) and The Pursuit of Love (BBC) opposite Andrew Scott and Emily Beecham. His other TV credits include His Dark Materials (HBO), The Crown (Netflix), Genius: Picasso (National Geographic), Wolf Hall (BBC) and The Musketeers (BBC). Stage credits include Patriots (Almeida Theatre), Ghosts (Almeida Theatre), Waste (Almeida Theatre), Quartermaine’s Terms (Wyndham’s Theatre), The Arsonists (Royal Court) and The Coast of Utopia (National Theatre).

SELINA LO Selina Lo is a British-Asian actress and former martial arts champion, whose film credits include starring in Boss Level (Hulu) as “Guan Yin” and Hellraiser (Hulu) as “The Gasp.”  Her work in television includes a recurring role in One Child(BBC) as “Xu Lian.”

CALAM LYNCH Calam Lynch was most recently seen in Bridgerton(Netflix) as “Theo Sharpe.” Other television credits include Derry Girls (Channel 4) as “John Paul O’Reilly” and Mrs. Wilson (BBC) as “Gordon Wilson.” In film, Calam starred in Black Beauty (Disney+), Benediction opposite Jack Lowden, and Dunkirk. He has appeared in theatre in productions including Much Ado About Nothing (The Rose Theatre) and Wife (The Kiln Theatre).

Gli otto episodi della prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere sono disponibili in esclusiva su Prime Video in più di 240 Paesi e territori.

Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere porta per la prima volta sugli schermi le eroiche leggende della mitica Seconda Era della storia della Terra di Mezzo. Questo dramma epico si svolge migliaia di anni prima degli eventi narrati in Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, e porta gli spettatori in un’era lontana in cui furono forgiati grandi poteri, regni ascesero alla gloria e caddero in rovina, improbabili eroi furono messi alla prova, la speranza appesa al più esile dei fili, e il più grande cattivo mai uscito dalla penna di Tolkien minacciò di far sprofondare tutto il mondo nell’oscurità. Partendo da un momento di relativa pace, la serie segue un gruppo di personaggi, alcuni già noti, altri nuovi, mentre si apprestano a fronteggiare il temuto ritorno del male nella Terra di Mezzo. Dalle più oscure profondità delle Montagne Nebbiose, alle maestose foreste della capitale elfica di Lindon, all’isola mozzafiato del regno di Númenor, fino ai luoghi più estremi sulla mappa, questi regni e personaggi costruiranno un’eredità che sopravvivrà ben oltre il loro tempo.

La prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100 milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25 milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita, divenendo il più grande debutto nella storia di Prime Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita. Lo show ha inoltre battuto tutti i precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto precedentemente lanciato. Inoltre, Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America, Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo. Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426 ore nel weekend.

La seconda stagione della serie è prodotta dagli showrunner ed executive producers J.D. Payne & Patrick McKay. A loro si uniscono gli executive producer Lindsey Weber, Callum Greene, Justin Doble, Jason Cahill e Gennifer Hutchison, insieme alla co-executive producer Charlotte Brandstrom, i produttori Kate Hazell e Helen Shang e i co-produttori Andrew Lee, Matthew Penry-Davey e Clare Buxton.

Odio il Natale, la recensione della serie su Netflix

Odio il Natale, la recensione della serie su Netflix

Dicembre è quel mese in cui si aspetta con ansia l’arrivo delle feste, ma anche il periodo in cui si fruiscono di più le commedie romantiche. E così Netflix come regalo ci dona Odio il Natale, adattamento della serie norvegese Natale con uno sconosciuto, e prima serie natalizia Made in Italy con protagonista Pilar Fogliati.

Al timone Matilde e Luca Bernabei con la Lux Vide, la casa di produzione che nel panorama italiano si può dire detenga il primato nello sfornare prodotti di successo. Questa volta i Bernabei hanno deciso di deliziare i loro spettatori svincolandosi dalle trame solite “religiose” e, esattamente come Viola come il mare, propongono un prodotto più indirizzato ai giovani piuttosto che alle famiglie. Odio il Natale è disponibile dal 7 dicembre sulla piattaforma streaming.

Odio il Natale, la trama

Mancano 24 giorni al Natale e Gianna (Pilar Fogliati) deve fare i conti con la sua famiglia che, in quel giorno di festa, si aspetta di vederla sistemata con un uomo. Le aspettative dei familiari e i loro giudizi riguardo la sua anomala situazione sentimentale, la mettono talmente tanto sotto pressione da farla mentire sull’esistenza di un compagno che presenterà al cenone.

A danno compiuto, Gianna è costretta a trovare davvero un uomo che possa portare a casa dei suoi a Natale, e mentre spera di trovare quello giusto si imbatte nei soliti uomini stereotipati che le bettono i bastoni fra le ruote. Ma grazie a quel che accade alle sue amiche Titti (Beatrice Arnera) e Caterina (Cecilia Bertozzi), e ai segreti che nascondono suoi genitori, capisce che la ricerca ossessiva di un compagno per la vita non la porterà da nessuna parte, se non a prendere consapevolezza di se stessa.

Un Natale alla ricerca di se stessi

Si dice che il Capodanno sia il giorno in cui si tirano un po’ le somme dell’anno passato, si stabiliscono i propositi per l’anno nuovo e si fa ammenda. Quel che invece non si dice è che il bilancio dell’anno a cui si sta per dire addio, con speranze annesse per il futuro, viene in realtà fatto nei giorni precedenti il Natale. È con questo presupposto che inizia Odio il Natale, quando la protagonista Gianna, interpretata da un’esuberante Pilar Fogliati, deve fare un resoconto della sua vita mentre affronta la sua catastrofica quanto bizzarra situazione sentimentale.

Il cliché del fidanzato a Natale è l’elemento cardine su cui si avvolge tutta la storia e la protagonista stessa, alla ricerca frenetica dell’uomo giusto da poter presentare ai genitori. Il cenone di Natale qui viene presentato sotto due luci diverse: come un campo minato, in cui qualsiasi parola può scatenare lo scontato sguardo giudicante dei commensali o la domanda invadente di un familiare, e come l’occasione per spuntare – o meno – la check-list precedentemente preparata. Questa spinosa situazione è accentuata da Gianna, la quale vive la tipica fase del trentenne in crisi, quel periodo di vita in cui si è in un limbo esistenziale: si guarda a cosa si è lasciato indietro per volgere l’attenzione al futuro, al mondo rigido degli adulti, il cui ingresso è sempre pieno di esitazione e timori.

Quel che permea tutto il tessuto narrativo della serie, e che spinge la protagonista a ribellarsi nel finale, è il dover soccombere alle aspettative degli altri per non generare delusioni, con il pensiero comune che doversi sposare e procreare è indispensabile arrivate ad una certa età, “perché l’orologio biologico non aspetta nessuno”. Ma i tempi cambiano, e spesso l’essere immersi in un contesto sociale frenetico inficia sul tempo a disposizione da dedicare a se stessi, fino a perdere la bussola della propria vita. Come accade alla protagonista, per contrastare questa condizione limitante, bisogna impegnarsi affinché un proprio posto nel mondo si trovi, poiché la felicità è ovunque e non solo nelle relazioni amorose, e spesso si trova negli angoli più nascosti del cuore se solo si osserva con attenzione.

Una Venezia magica piena di cliché

Mentre le battute di Love Actually scandiscono le sue giornate, Gianna si ritrova a dover affrontare, in un salto a ostacoli, le categorie di uomini più comuni e classiche, dal “mammone” all’ossessivo, al liceale con gli ormoni e l’emotività ballerina. Macchiette inserite nei soliti cliché, forse questa la pecca più evidente dello script, con un eccessivo dosaggio caricaturale dei comprimari di Gianna che ne fa perdere un po’ il tono tragicomico. Questi, in alcune scene, anestetizzano la fruizione incalzante della narrazione, molto accentuata dalla rottura della quarta parete della Fogliati, che in maniera verace si confida allo spettatore come se fosse un’amica al bar.

Gianna ci trasporta di fretta nelle sue dinamiche da montagne russe e si corre insieme a lei fra le strade e i canali di una suggestiva Venezia addobbata a festa, ambientazione anomala per una serie nostrana, ma proprio per questo più visivamente attraente. Eppure, per quanto immergersi nella sua quotidianità possa essere entusiasmante, la troppa frenesia con cui la si espone produce delle crepe nella trama, fino a diventare una commedia natalizia dalle venature quasi irreali. La scelta più corretta, per un glow up realistico dei protagonisti, sarebbe stata quella di dilatare i tempi degli episodi per permettere ai personaggi di avere più spazio per costruirsi e soprattutto più tempo per evolversi e consapevolizzarsi.

In conclusione, Odio il Natale è una commedia natalizia che segue il pattern romantico per eccellenza, seppur un po’ troppo ingolfato da luoghi e situazioni comuni che lo rendono un prodotto eccessivamente plastificato. Nonostante questo, la serie può essere un buon passatempo leggero per passare le serate invernali in attesa della feste di Natale, l’importante è guardarlo senza troppe pretese.

Gunny: trama, cast e frasi del film di Clint Eastwood

Gunny: trama, cast e frasi del film di Clint Eastwood

Da sempre attratto da personaggi controversi e complessi, Clint Eastwood decise di vestire nuovamente i doppi panni di interprete e regista per il film del 1986 Gunny. Il titolo originale è in realtà Heartbreak Ridge, in riferimento all’omonima battaglia svoltasi durante la guerra di Corea, nel 1951. “Gunny”, invece, si concentra maggiormente sul personaggio protagonista. Tale parola è infatti l’abbreviazione informale di “Gunnery sergeant”, grado dei sottufficiali dei Marines, ricoperto dal protagonista. Con quest’opera Eastwood torna dunque al film di guerra, dando nuovamente prova delle sue capacità da regista.

La storia di un sergente prossimo alla pensione che si ritrova a dover gestire un gruppo di indisciplinati militari nasce dalla penna di James Carabatsos. Questi è un veterano del Vietnam, il quale si è lasciato ispirare dalle proprie esperienze nel dar vita alla sceneggiatura del film. Arrivata all’attenzione di Eastwood, questi si dichiarò disponibile a recitare e dirigere, richiedendo anche la partecipazione delle Forse Armate. Queste, tuttavia, si rifiutarono di supportare il film, trovandolo lontano dalla realtà e ricco di stereotipi. A spaventare, in particolare, era la natura controversa del protagonista e i suoi modi decisamente poco ortodossi.

Ciò non impedì però a Gunny di affermarsi come un vero e proprio successo al box office. A fronte di un budget di soli 15 milioni di dollari, questo arrivò ad incassarne globalmente circa 121. Tale risultato confermò il grande interesse nei confronti dei film bellici, come anche la capacità di Eastwood di attrarre al cinema un ampio pubblico. Ancora oggi il titolo è considerato uno dei più belli del suo genere, da recuperare assolutamente qualora non lo si sia ancora visto. Prima di ciò, però, è certamente utile conoscere alcune curiosità ad esso legate, e che si possono ritrovare qui proseguendo nella lettura.

Gunny: la trama del film

La vicenda si svolge nel 1983, ed ha per protagonista il sergente Thomas “Gunny” Highway. Questi è un eroe della guerra di Corea e veterano del Vietnam, e nella sua gloriosa carriera è arrivato ad essere insignito della prestigiosa Medal of Honor. Nonostante ciò, Gunny è particolarmente odiato dai suoi superiori, i quali mal sopportano i suoi metodi bruschi e l’insofferenza verso la disciplina militare. A complicare la sua situazione vi è la sua dipendenza dall’alcol, che lo porta a cacciarsi in numerosi guai. Dopo l’ennesimo scontro fisico, Gunny viene trasferito presso un nuovo regimento, dove trascorrerà i suoi ultimi mesi prima del pensionamento. Qui si imbatte nel maggiore Powers, il quale desideroso di stabilire da subito il suo potere invia l’anziano soldato ad occuparsi di un plotone di inesperti esploratori.

Senza perdersi d’animo, egli inizia a sottoporre i giovani soldati ad un duro ma motivante addestramento. Se inizialmente questi faticano a sopportare le sue angherie, con il tempo impareranno ad apprezzare i valori che Gunny riesce a trasmettere loro con il suo operato. In breve, egli riesce infatti a guadagnarsi la stima e il rispetto del plotone. Questi devono però ora prepararsi allo sbarco nell’isola di Grenada, dove si consumerà un’accesa battaglia. Consapevole dei rischi a cui i giovani vanno incontro, Gunny tenta di prepararli quanto più possibile ad ogni evenienza, contravvenendo alle regole impostegli dal suo superiore Powers. Allo stesso tempo, però, l’anziano dovrà pensare anche a sé, ai suoi problemi, e a quella ex moglie con la quale desidera ricongiungersi.

Gunny cast

Gunny: il cast del film

Attratto dal personaggio, che giudicava giusto per le sue corte, Clint Eastwood non ci ha pensato due volte prima di interpretare il battagliero Gunny. Contrariamente a questi, tuttavia, l’attore non ha partecipato alla guerra in Corea. Per tale motivo, per prepararsi al ruolo ha richiesto di poter trascorrere del tempo presso alcune basi dei marines, dove poté apprendere quanto gli occorreva per risultare realistico nella sua interpretazione. In particolare, Eastwood ha affermato di essersi ispirato al duro James L. Johnson, veterano del Vietnam. Ormai affermato nome di Hollywood, l’attore guadagnò l’enorme cifra di 10 milioni di dollari per la sua partecipazione al film. Il suo fu il secondo compenso più alto dell’anno, secondo solo ai 12 milioni di Sylvester Stallone per Cobra.

Accanto a lui nel film si ritrovano alcuni noti attori e altri giovani esordienti. Tra i primi si annovera la pluricandidata all’Oscar Marsha Mason, nei panni di Angie, la ex moglie del protagonista. Everett McGill, noto per aver interpretato Ed Hurley in Twin Peaks, dà qui vita al severo maggiore Malcolm A. Powers. Di particolare rilievo è il ruolo ricoperto da Mario Van Peebles, che ricopre qui il personaggio del caporale “Stitch” Jones, uno dei soldati addestrati dal protagonista. Per tale ruolo era richiesto un attore che sapesse suonare la chitarra. Presentatosi al provino, Van Peebles affermò di non avere esperienza con lo strumento, ma di poter imparare in breve tempo a suonarlo. Date anche le sue doti attoriali, Eastwood decise di fidarsi di lui, venendo poi ripagato di ciò.

Gunny: le frasi più belle, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Gunny è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 9 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Nel film sono inoltre presenti diverse frasi oggi entrate a far parte dell’immaginario comune. Si tratta di battute e affermazioni che descrivono alla perfezione non solo il contesto in cui si svolge la storia ma anche i protagonisti che le pronunciano. Di seguito si riportano le più belle e più importanti del film.

  • Io sono cattivo, incazzato e stanco. Sono uno che mangia filo spinato, piscia napalm e riesce a mettere una palla in culo ad una pulce a duecento metri. (Gunny)
  • Io sono il sergente Gunny Highway e ho bevuto più birra, pisciato più sangue e chiavato più mignotte e dato più cazzotti di tutti voi stronzetti messi assieme. Il maggiore Powers mi ha assegnato il comando di questo plotone. (Gunny)
  • Questo è il nuovo Corpo dei Marines. Una razza nuova. I personaggi come te sono anacronismi: ti dovrebbero chiudere in una bacheca con scritto “rompere il vetro solo in caso di guerra. (Maggiore Powers)
  • Andate in città stasera, divertitevi, fate gli scemi, strofinate l’uccellino fra le cosce delle vostre ragazze o schiaffatelo in qualche buco nel muro, sfogatevi, perché dalle sei in punto di domattina le vostre chiappe sono mie! (Gunny)

Fonte: IMDb

Vi presento i nostri: trama, cast e curiosità sul film con Ben Stiller

Quando nel 2000 Ti presento i miei arrivò sul grande schermo, si rivelò un grandissimo successo al botteghino, riuscendo a proporre secondo schemi a dir poco esilaranti il più classico dei topoi cinematografici, ovvero il conflitto fra il futuro genero e il padre della sposa. Grazie soprattutto alla dicotomia tra Ben Stiller e Robert De Niro. Con il sequel Mi presenti i tuoi?si alzò poi il tiro con risultati altrettanto divertenti. Nel 2010, a dieci anni dal primo film, è infine stato realizzato l’ultimo capitolo della trilogia, Vi presento i nostri, diretto stavolta da Paul Weitz, regista dell’acclamatissimo American Pie.

Questo nuovo capitolo, come suggerisce anche il film, porta gli spettatori a conoscere ora la famiglia formata da Greg, Pam e i loro due gemelli. Allo stesso tempo, però, gli sceneggiatori Larry Stuckey e John Hamburg hanno descritto il film come un racconto che, in modo naturalmente comico, riflette anche su temi delicati come la morte, il divorzio e tutte quelle altre cose a cui si inizia a pensare una volta che si diventa più grandi. Tra graditi ritorni nel cast e nuovi volti, tra tanta comicità e buoni sentimenti, anche questo terzo film della serie si è poi affermato come un grande successo.

Pur non replicando lo stratosferico incasso del secondo film, che aveva superato i 500 milioni, Vi presento i nostri ha comunque raggiunto la considerevole cifra di 310 milioni di dollari. Per gli appassionati dei primi due film, anche questo terzo conclusivo risulta essere quanto mai imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Vi presento i nostri: la trama del film

Questo ultimo capitolo della trilogia racconta sposta l’attenzione sulla nuova famiglia di Greg Fotter, ormai da tempo sposato con la sua Pam e padre di due gemellini. Il suo più grande traguardo sembra però l’aver davvero conquistato definitivamente il rispetto del suocero ed ex agente della CIA Jack Byrnes. Questi lo ha infatti designato nuovo capo famiglia, rinominandolo Don Fotter. Grazie alle sue qualità, Greg è stato però notato anche dall’affascinante Andi Garcia, rappresentante di una casa farmaceutica, che lo vuole come testimonial del suo farmaco contro le disfunzioni sessuali.

La paura di non farcela a occuparsi economicamente della sua famiglia convince infine Greg a prestarsi come testimonial per il farmaco. Naturalmente, il suo avvicinarsi ad Andi diventa oggetto di sospetti da parte di Jack, che teme che Greg stia tradendo la figlia. L’incombente festa di compleanno per i 5 anni dei due gemellini si presenta come l’occasione che Jack stava aspettando da sempre per poter finalmente screditare il genero e riavvicinare la sua adorata figlia al perfetto e benestante ex fidanzato Kevin Rawley. Ancora una volta Greg dovrà dunque impegnarsi a dimostrare la sua innocenza, in un crescendo di imprevisti particolarmente comici.

Vi presento i nostri cast

Vi presento i nostri: il cast del film

Ancora una volta ad interpretare Greg Fotter vi è il popolare attore comico Ben Stiller. Come per il precedente film, egli fece scrivere per il suo personaggio una comicità verbale più che fisica, con la quale si sentiva più a suo agio. Stiller ebbe poi anche l’opportunità di improvvisare diverse scene, acquisendo così totale disinvoltura con il personaggio. Nei panni della sua fidanzata Pam vi è anche in questo caso l’attrice Teri Polo, mentre Blythe Danner riprende il ruolo di Dina Byrnes. L’attore Robert De Niro interpreta invece Jack Byrnes, un ruolo comico per cui si è preparato approfonditamente ricercando nuovi dettagli per caratterizzare il personaggio. Nel film è poi presente anche Owen Wilson, nei panni di Kevin Rawley, ex fidanzato di Pam particolarmente apprezzato dai genitori di lei.

Il personaggio di Bernie Fotter, il padre di Greg, era inizialmente assente dal film, poiché l’attore Dustin Hoffman si era dichiarato insoddisfatto della storia. Tuttavia, i produttori riuscirono ad arrivare ad un accordo con lui affinché apparisse in sei scene. Al momento dell’accordo, però, il film era già stato completato e si dovettero eseguire delle riprese aggiuntive. Nel film è poi presente anche Barbra Streisand, nuovamente nei panni di Rosalind Fotter, la madre di Greg. Laura Dern interpreta Prudence, la direttrice della scuola frequentata dai piccoli Fotter, mentre Jessica Alba è l’affascinante Andi Garcia. Nel film vi è poi il grande amico di De Niro, Harvey Keitel, nei panni del dottor Bob. Fu proprio De Niro a suggerire l’amico per il ruolo.

Vi presento i nostri: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vi presento i nostri è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 9 dicembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Anarchia – La notte del giudizio: trama, cast e curiosità sul film

Arrivato sul grande schermo nel 2013, il film La notte del giudizio ha dato il via ad una delle più fortunate saghe cinematografiche ambientate in una realtà distopica. Composta da quattro film e una serie televisiva, la saga è stata ideata da James DeMonaco, ed ha in breve ottenuto ottimi riscontri di pubblico, tanto da giustificare la sua espansione. Nel 2014 è arrivato al cinema il primo di diversi sequel del titolo originale. Si tratta di Anarchia – La notte del giudizio (qui la recensione), ancora una volta scritto e diretto da DeMonaco. Rispetto al precedente, però, questo presenta una storia e un cast interamente nuovo.

Lo spunto ricorrente è però quello del periodo dello “Sfogo”. DeMonaco ha raccontato che l’ispirazione gli venne in seguito ad un evento che capitò realmente a lui e a sua moglie. I due stavano guidando quando all’improvviso rischiarono di essere coinvolti in un incidente stradale con un altro automobilista. Fermatisi sul bordo della strada, DeMonaco e questi iniziarono a prendersi a male parole, passando poi alle mani, e separati soltanto dall’intervento della polizia. Sconvolta da quell’evento, la moglie del regista sembra aver espresso l’idea che una volta all’anno dovrebbe essere consentito commettere omicidio.

Dopo che il primo capitolo era interamente ambientato all’interno dell’abitazione dei protagonisti, con questo sequel il regista ha avuto modo di portare lo spettatore direttamente nelle strade dove gli scontri avvengono. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Anarchia – La notte del giudizio: la trama del film

In questo sequel un nuovo Sfogo, la notte in cui ognuno potrà appunto dar vita ai più violenti istinti, è ormai prossimo. Questa è la notte preferita da teppisti, psicopatici, frustrati, ma anche ricchi rampolli di famiglie agiate che vogliono a modo loro partecipare alla Purificazione commettendo ogni qualsivoglia crimine senza la paura di ripercussioni. Tutto è legale. Tale notte appare però sempre più un modo per eliminare gli strati più deboli e poveri della società, e a sostenere questa tesi vi è un gruppo dissidente capeggiato dal carismatico leader Carmelo. Durante queste famigerate ore vige il coprifuoco per quanti non sono in grado di difendersi ma non tutti riescono a raggiungere la propria casa in tempo.

E’ il caso di una giovane coppia, Shane e Liz a cui si ferma la macchina sull’autostrada. Questo sfortunato destino farà incrociare le loro vite con quelle di altri tre sconosciuti predestinati a divenire vittime della violenza. Il primo è un uomo misterioso detto il Sergente, che salva loro la vita ma che sembra abbia un’importante missione da portare a termine. Gli altri due personaggi sono una coppia di donne indigenti, madre e figlia, scelte per essere massacrate da un gruppo di miliardari e per questo rapite da un sinistro commando armato. L’unico modo per sopravvivere in questa follia è quello di rimanere continuare a fuggire e nascondersi fino al sorgere del sole.

Anarchia - La notte del giudizio sequel

Anarchia – La notte del giudizio: il cast del film

Se nel primo film il protagonista era l’attore Ethan Hawke, il nuovo personaggio principale è ora interpretato da Frank Grillo. Proprio grazie a questo film egli è oggi particolarmente celebre, e il suo sergente tornerà poi anche nel sequel del 2016. Per costruire questo, l’attore ha dichiarato di essersi ispirato ai più celebri giustizieri interpretati da Clint Eastwood. Accanto a lui vi è poi Carmen Ejogo, nei panni di Eva Sanchez, che insieme a sua figlia Cali tenta di sfuggire allo Sfogo. Gli attori Kiele Sanchez e Zach Gilford, sposati nella realtà, danno qui vita alla coppia composta da Liz e Shane. Michael Keneth Williams, noto per la serie Boardwalk Empire, è invece il combattivo Carmelo.

Anarchia – La notte del giudizio: i sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dato il grande successo del film, nel 2016 è arrivato in sala il terzo capitolo, intitolato La notte del giudizio – Election Year. Con questo, DeMonaco continua ad esplorare lo Sfogo, espandendo inoltre i suoi confini. Se nel primo film la vicenda si svolgeva dall’interno di una casa, e nel secondo tra le strade, con il terzo si arriva invece agli ambienti governativi. Questo ha portato inoltre ad un necessario cambio nel punto di vista. Nel primo film la vicenda è infatti raccontata dai ricchi, nel secondo dai poveri, e nel terzo dagli uomini di politica. Una volta conclusasi la trilogia, è arrivato in sala nel 2018 il primo prequel, intitolato La prima notte del giudizio. Interpretato dalla premio Oscar Marisa Tomei, e dalla giovane Melonie Diaz, questo esplora la prima edizione del celebre Sfogo.

Prima di vedere tali sequel, è possibile fruire di Anarchia – La notte del giudizio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 9 dicembre alle ore 23:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Patricia Mazuy: intervista alla regista di Bowling Saturne

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Patricia Mazuy: intervista alla regista di Bowling Saturne

Ecco la nostra intervista a Patricia Mazuy, regista di Bowling Saturne, film presentato al 32° Noir in Festival e vincitore del Black Panther Awards 2022.

Il film racconta come dopo morte del padre, Guillaume erediti la pista da bowling di famiglia che dona al fratellastro Armand. Un luogo carico di ricordi, segreti e fantasmi interiori, dove si scatena una serie di omicidi. I due fratelli verranno trascinati in un abisso pieno di demoni e dovranno fare i conti con la loro eredità. L’oscurità regna su un mondo nel quale vale solo la regola della caccia.

La scrittrice e sceneggiatrice Cinzia Bomoll, il direttore artistico del Festival europeo del cinema fantastico di Strasburgo Daniel Cohen e l’attrice Manuela Velasco hanno attribuito all’unanimità il Black Panther 2022 per il miglior film a BOWLING SATURNE di Patricia Mazuy con la seguente motivazione: “Per averci accompagnato in un viaggio interiore che conduce all’istinto omicida, attraverso un realistico e potente utilizzo del noir.”

The Fabelmans, il nuovo poster italiano

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The Fabelmans, il nuovo poster italiano

Leone Film Group e Rai Cinema presentano un nuovo poster italiano e una nuova immagine di The Fabelmans di Steven Spielberg, che ha appena vinto il National Board of Review Award per la miglior regia, oltre al miglior esordio per l’interpretazione di Gabriel LaBelle.

The Fabelmans, il nuovo poster italiano

The Fabelmans, leggi la recensione

Il film, che ha già ottenuto il Premio del Pubblico al Festival di Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar® Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle e dal candidato all’Oscar® Judd Hirsch, con le musiche del premio Oscar® John Williams, la fotografia del premio Oscar® Janusz Kaminski e il montaggio dei premi Oscar® Michael Kahn e Sarah Broshar. 

Prodotto da Amblin Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e sarà al cinema dal 22 dicembre con 01 Distribution.

Forever Young – Les Amandiers, la recensione del film di Valeria Bruni Tedeschi

Valeria Bruni Tedeschi, la celebre attrice italo-francese torna a dirigere un film, tra l’altro, da lei stessa sceneggiato (con Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy): Forever Young (Les Amandiers). Dopo I villeggianti (2018), questa volta vediamo Bruni Tedeschi solo alla camera di regia. Paradossalmente, in un film estremamente autobiografico, sceglie di non comparire sulla scena: attraverso una giovane e abilissima protagonista, Valeria Bruni Tedeschi realizza un’opera evocativa e nostalgica che affronta la giovinezza con estrema intensità emotiva.

La trama di Forever Young

forever young les amandiers

Stella (Nadia Tereszkiewicz) è una ragazza benestante che sogna di fare l’attrice. Insieme ad altri dodici giovani, viene presa nella celebre scuola di recitazione teatrale diretta da Patrice Chéreau (Louis Garrel), l’École des Amandiers a Nanterre. All’interno degli spazi teatrali, le gioie e i tormenti degli aspiranti attori si liberano e si mescolano alle ambizioni. Amori, passioni carnali e droghe sono insiti negli spiriti di questi giovani artisti: se da un lato sono aspetti essenziali per dare profondità alla recitazione, dall’altro causano grandi drammi. Così, dentro e fuori dal teatro, gioia e dramma sono essenziali per vivere (e recitare) appieno. Croce e delizia.

Passioni carnali, passioni artistiche

Forever Young è una storia autobiografica: Valeria Bruni Tedeschi sceglie di raccontare i suoi esordi, quando era allieva del celebre regista Patrice Chéreau. Oltre al tema della recitazione, nel film vengono affrontati quello della droga e dell’AIDS, problematiche intrinseche al mondo dell’arte e alla gioventù.

C’è chi si droga per avvicinarsi all’arte, chi si buca per evadere dalla realtà, chi fa sesso spensieratamente e chi ha il vizio di tradire. In Forever Young anche i temi più impegnativi sono approcciati attraverso quel mix di drammaticità e spensieratezza tipici della giovinezza. All’interno del gruppo di ragazzi, la promiscuità regna sovrana e i problemi di uno diventano quelli di tutti, non solo in senso spirituale e metaforico. La condivisione delle passioni e delle difficoltà è un aspetto enfatizzato nel film e dona profondità sia ai momenti allegri che a quelli drammatici. Il gruppo è una necessità in Forever Young, una dipendenza e un’ancora di salvezza allo stesso tempo.

Un cast giovanissimo

Forever Young (Les Amandiers)

Forever Young. Giovani per sempre. Così ci si sente a vent’anni e così si sente la regista facendo rivivere la sua gioventù sul grande schermo. Probabilmente, anche il freschissimo cast scelto da Bruni Tedeschi condivide questo sentimento: al di là del grande Louis Garrel (che ha da poco recitato nei panni di Godard), il resto degli interpreti di Forever Young sono ventenni pressoché sconosciuti a livello internazionale. Nonostante ciò, tutti recitano perfettamente la propria parte. Un film così meta-narrativo ha bisogno di attori in grado di percepire l’emotività dei personaggi. Nadia Tereszkiewicz, la protagonista, ha relativamente poche battute perché Stella comunica sé stessa attraverso il volto ed il corpo. Estremamente comunicativi sono anche i grandi occhi di Sofiane Bennacer nei panni di Étienne o i capelli rosso fuoco e il sorriso di Clara Bretheau.

I personaggi di Forever Young sono belli e dannati, il prototipo degli artisti, ma non solo: esprimono esattamente come ci si sente a vent’anni, quando si è allo stesso tempo egocentrici (si pensa alla carriera) e pronti a darsi totalmente a quell’altro significativo.

Densità e stratificazione

Forever Young è un film denso e intenso: autobiografico, meta-narrativo, teatrale, drammatico. Lo spettatore segue il lavoro che gli artisti fanno su sé stessi e può condividere i loro sentimenti. La profondità narrativa è espressa molto bene sia dalla colonna sonora che dalle immagini. Le scelte musicali di François Waledisch sono tutte significative. In particolare, Guarda che luna di Fred Buscaglione riecheggia come canzone di scena e come musica extra-dietetica.

Le inquadrature strette, intime, insieme alla grana della pellicola delle immagini danno l’idea di un’opera realizzata per essere condivisa tra amici. L’aspetto vintage, gli anni Ottanta fatti di auto a scatolette colorate e di cappotti ampi, possono solo accompagnare. Forever Young è come un filmino realizzato dietro le quinte, è onesto e sporco, impreciso e quindi perfettamente vero e vivo.

Kristen Stewart presidente di Giuria al Festival di Berlino 2023

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Kristen Stewart presidente di Giuria al Festival di Berlino 2023

Kristen Stewart è stata selezionata come presidente della giuria internazionale al Festival Internazionale del Cinema di Berlino del prossimo anno. L’attrice, che è diventata famosa con la saga fantasy di Twilight, è nota per il suo lavoro di recitazione, inclusa recentemente la sua interpretazione della principessa Diana in Spencer, per il quale è stata nominata agli Oscar. Sta per fare il suo debutto alla regia di un lungometraggio con The Chronology of Water, un adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Lidia Yuknavitch.

Ha fatto il suo debutto alla Berlinale nel 2010 con la produzione indipendente Welcome to the Rileys accanto al regista Jake Scott ed è anche apparsa al Festival di Cannes di quest’anno, a sostegno di Crimes of the Future di David Cronenberg, in cui interpreta un’impiegata del centro trapianti.

“Siamo entusiasti che Kristen Stewart si assuma questo incarico distinto”, hanno dichiarato i direttori del festival Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian. “È una delle attrici più talentuose e sfaccettate della sua generazione. Da Bella Swan alla Principessa del Galles ha dato vita a personaggi intramontabili. Giovane, brillante e con un impressionante corpus di lavori alle spalle, Kristen Stewart è il ponte perfetto tra gli Stati Uniti e l’Europa.”

Stewart sta anche attualmente lavorando a una serie reality sul paranormale, per la quale ha recentemente pubblicato un casting aperto. È la produttrice esecutiva del progetto, incentrato sui cacciatori di fantasmi LGBTQ+. Sta anche lavorando a un progetto con la sua fidanzata, lo sceneggiatore Dylan Meyer, con il duo che scrive una serie TV ancora senza nome.

Kang il Conquistatore: Jonathan Majors dichiara le sue ispirazioni per il nuovo villain MCU

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La star di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, Jonathan Majors, che nel film darà vita a Kang il Conquistatore, delinea alcune delle profonde ispirazioni a cui ha attinto per creare la sua versione di Kang nel prossimo sequel. Servendo come primo film della Fase 5 del MCU, l’imminente terzo ingresso nel franchise Marvel di Paul Rudd dovrebbe uscire il prossimo febbraio. Il film, che vede il ritorno del regista Peyton Reed, dovrebbe essere l’avventura più significativa di Ant-Man in solitaria, con il debutto ufficiale di Kang il Conquistatore. Una variante di Kang è apparsa per la prima volta nel finale della prima stagione di Loki, ma questa nuova versione del personaggio dovrebbe essere il cattivo centrale nella Fase 6.

Con Kang destinato a essere la prossima minaccia di livello-Thanos da sconfiggere per i Vendicatori, Majors, in una recente intervista con CinePOP, rivela alcune delle sue ispirazioni per lo sviluppo del formidabile nuovo Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Parte della preparazione dell’attore per il ruolo includeva il prendere ispirazione dagli altri cattivi dei Vendicatori come Loki, Ultron e Thanos, ma Majors rivela che si è ispirato anche a una serie di altre fonti e che il significato del personaggio non gli è sfuggito.

“È divertente, perché ci sono passato e ho guardato Ultron, ho guardato Loki, ho guardato Thanos. E avevo un’idea, solo per me, di cosa volevo portare al MCU attraverso Kang. E c’è un certo requisito che deve esserci.

Penso che Ultron, Loki e Thanos siano i cattivi o gli antieroi per eccellenza. Avevano tutti qualità molto interessanti e alcuni di loro condividevano qualità, il che è solo una necessità per prendere il sopravvento. E così una volta li ho tirati fuori e li ho messi nella ‘zuppa Kang’, poi ho guardato, ‘Di cosa altro abbiamo bisogno per questo periodo di tempo?’

La nostra generazione, cosa rappresentiamo, cosa è un grande male per noi? Cosa vedranno i nostri figli? Cosa vedranno i nostri partner? Cosa vedranno i nostri leader? Cos’è che il nostro zeitgeist, cito senza virgolette, bisogni? Cosa stiamo evocando? Cosa c’è nell’inconscio del nostro tempo adesso? E la Marvel ha, a mio parere, la più grande piattaforma di intrattenimento. E quindi per portare il grande male, il grande cattivo deve rappresentare così tante cose e deve essere collegato a così tante cose. Quindi ho letto il giornale, ho guardato i libri di storia… ho parlato con le persone, guardo mio figlio, parlo con il mio partner. Di cosa abbiamo paura in questo momento? Cosa “È questo che ci spaventa? Perché Kang deve essere… qualsiasi grande male è una manifestazione delle nostre più profonde insicurezze come società”.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania sarà diretto ancora una volta da Peyton Reed, che già aveva diretto i primi due film. Nel cast tornano Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer. In più Kathryn Newton sarà Cassie Lang e Jonathan Majors sarà Kang il Conquistatore. 

Man of Steel 2, i piani e il futuro per il sequel con Henry Cavill

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Dopo l’annucio che il film era in fase di sviluppo mesi fa, sono usciti nuovi aggiornamenti su Man of Steel 2 che aiutano a chiarire lo stato del progetto ai DC Studios. Henry Cavill è tornato ufficialmente nell’universo DC quest’anno dopo essere stato assente dal franchise dal 2017. Sebbene breve, il Superman di Cavill sia apparso durante la scena post-crediti di Black Adam in cui ha condiviso un breve incontro con l’antieroe di Dwayne Johnson. Non molto tempo dopo l’uscita del film, Man of Steel 2 è stato messo in fase di sviluppo iniziale.

Tuttavia, i report sul prossimo film di Superman sono stati ora messi in discussione a seguito di nuove affermazioni secondo cui DC Studios sta effettuando una revisione significativa della DCU. Deadline ha fornito ulteriori dettagli su ciò che sta accadendo con Man of Steel 2.

Prima che James Gunn e Peter Safran venissero scelti per dirigere i DC Studios, Michael De Luca e Pam Abdy della Warner Bros. Pictures hanno approvato l’apparizione di Cavill in Black Adam, con la speranza di averlo nel suo film solista nei prossimi anni. A questa speranza ha fatto eco un post social di Henry Cavill stesso, che ha fatto molto rumore, in cui annunciava di “essere tornato” come Superman, pubblicazione fatta però in autonomia dopo l’uscita di Black Adam e non in coordinazione con la Warner Bros.

Questo è avvenuto poco prima dell’annuncio di Gunn e Safran a capo della DC Films. De Luca e Abdy, tuttavia, avevano ricevuto una presentazione di Man of Steel 2 da uno sceneggiatore senza nome, ma non ne erano contenti. Man of Steel 2 non ha mai ricevuto un via libera ufficiale e non aveva un regista associato, e la Warner Bros. sta aspettando una presentazione migliore.

Al momento, non è chiaro cosa stia succedendo con nessuno degli attori della Justice League, poiché Wonder Woman 3 di Gal Gadot è stato, anche se sembra che lo studio voglia far fuori solo Jenkins e non l’attrice. Secondo quanto riferito, il franchise Aquaman di Jason Momoa non dovrebbe avere un seguito dopo il film che arriverà a dicembre 2023, e nessuno sa cosa accadrà con Ezra Miller dopo l’uscita del film The Flash. Ecco perché è impossibile sapere cosa succederà al Superman di Cavill nel DCU, insieme ai suoi colleghi membri del cast della Justice League.

James McAvoy spiega perché voleva che il suo Xavier sembrasse un tossicodipendente in Giorni di un futuro passato

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James McAvoy torna a parlare dei suoi giorni da Charles Xavier per il franchise Fox degli X-Men e spiega perché voleva che la sua incarnazione del Professor X degli anni ’70 in X-Men: Giorni di un futuro passato avesse un’estetica nettamente diversa dalla versione di Patrick Stewart. Il film del 2014 ha messo in scena prima di Endgame, ma sicuramente con meno eco mediatica, un viaggio nel tempo per un maxi evento crossover nell’ambito dei film di supereroi e vedeva il Wolverine di Hugh Jackman tornare nel passato per reclutare versioni più giovani del Professor X e Magneto per fermare un assassinio che avrebbe portato alla distruzione del suo mondo nel presente.

Dall’inizio del franchise sappiamo che la figura del Professor X incarnata da Patrick Stewart è saggia ed equilibrata, un mentore e un padre per tutti i giovani mutanti della storia, ma nel film del 2014, la versione giovane del personaggio, con il volto di James McAvoy, è tutt’altro che equilibrata. Parlando con GQ , l’attore ha spiegato di aver insistito per avere questa incarnazione più giovane del personaggio che sembra essere nelle fasi della prima tossicodipendenza e molto lontana dall’aura calmante e saggia del Professor X con cui i fan avevano familiarità.

“Quando ho scoperto che Patrick sarebbe stato nel film, e guarda come Patrick interpreta il Professor X, volevo avere i capelli lunghi e dare l’impressione di fumare molta erba. E forse anche prendere di qualcosa di più forte, visto che il mio personaggio era negli anni ’70. Solo per mostrare che tipo di viaggio ha compiuto Xavier per trasformarsi nella versione di Patrick Stewart… Avevo così pochi capelli a questo punto e abbiamo finito per fare una sessione di estensione dei capelli di 18 ore in una sola seduta… Ma alla fine avevo i capelli che ha Xavier in Giorni di un futuro passato.”

Diretto da Brian Singer, il film ha avuto un grande successo ed ha presentato un ricchissimo cast che ha messo in scena i mutanti a cavallo delle epoche. Purtroppo è stato l’ultimo film riuscito che ha visto sullo schermo i mutanti marvel, mentre ora si aspetta la versione MCU degli stessi personaggi.

Wonder Woman 3 si farà, con Gal Gadot ma senza Patty Jenkins?

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Wonder Woman 3 si farà, con Gal Gadot ma senza Patty Jenkins?

A seguito delle notizie riguardanti l’annullamento di Wonder Woman 3 ai DC Studios, la regista Patty Jenkins ha dichiarato di non voler sviluppare una nuova storia per il terzo capitolo della trilogia dedicata al personaggio. Dopo l’uscita nel 2020 di Wonder Woman 1984, Warner Bros. ha portato avanti un progetto su Wonder Woman 3. Dall’annuncio iniziale, Jenkins ha lavorato attivamente alla sceneggiatura, con Gal Gadot confermata come unico membro del cast di ritorno. Nessuna data di uscita era stata fissata, ma Wonder Woman 3 era ancora sulla buona strada come uno dei prossimi film del DC Universe.

Tuttavia, nuovi report di questa settimana hanno rivelato che i DC Studios hanno bloccato e annullato lo sviluppo di Wonder Woman 3 dopo che Jenkins aveva presentato un trattamento che non si adattava bene agli imminenti piani DCU. Mentre Gadot e Jenkins devono ancora commentare la notizia, IndieWire ha appreso che la regista non sarebbe più interessata a ri-sviluppare il trequel di Wonder Woman. A partire da ora, Jenkins si sta allontanando dal franchise DCU per perseguire altri progetti. Inoltre, secondo The Wrap, Jenkins ha deciso di abbandonare il treequel dopo che i capi della Warner Bros. Michael De Luca e Pamela Abdy hanno rifiutato il suo trattamento iniziale e le hanno chiesto di proporre qualcos’altro. Il giornale riporta che Jenkins voleva che “sapessero che si sbagliavano, che non la capivano, non capivano il personaggio, non capivano gli archi dei personaggi e non capivano cosa Jenkins stesse cercando di fare”.

Tuttavia, mentre Patty Jenkins si allontana sempre di più dal terzo film dedicato a Wonder Woman, Warner Bros. e DC Studios vogliono ancora realizzare il film con Gal Gadot come protagonista. Il franchise cinematografico di Wonder Woman è iniziato come il gioiello della corona dell’Universo DC. Il successo del suo sequel è più difficile da determinare a causa della sua uscita in pandemia, ma l’annuncio da parte di WB che Wonder Woman 3 era in fase di sviluppo poco dopo la sua uscita sembrava aver ratificato il suo successo. Due anni dopo, tuttavia, il cambio di leadership dei DC Studios ha portato dei cambiamenti alla fase di pre-produzione.

Ieri sono iniziate a circolare notizie secondo cui Wonder Woman 3 sarebbe stato cancellato da Warner Bros. e DC poiché il film non si adattava alla visione che James Gunn e Peter Safran hanno per il futuro dell’universo cinematografico. Ora, un report di Deadline (via SR) fornisce un aggiornamento sullo stato del film, che include l’affermazione che c’è ancora interesse a realizzare un altro film di Wonder Woman alla DC.

Il rapporto conferma le recenti notizie secondo cui Patty Jenkins ha rifiutato di rielaborare la sua sceneggiatura di Wonder Woman 3 per adattarla alla nuova visione DCU. Quindi l’esito di queste voci che si susseguono senza ufficialità alcuna sembra portare verso la direzione di un terzo film su Wonder Woman, con Gal Gadot ma senza Patty Jenkins.

Mercoledì: gli esilaranti bloopers della serie Netflix

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Mercoledì: gli esilaranti bloopers della serie Netflix

Gli account Instagram ufficiali di Netflix e della serie Mercoledì, diretta da Tim Burton, hanno pubblicato un esilarante anche se breve video di bloopers dal set, ovvero gli errori degli attori durante le riprese. Sembra strano, visto quanto l’abbiamo vista seria e impassibile nella serie, ma anche Jenna Ortega si è lasciata andare a dei sorrisi e a qualche errore!

Mercoledì: i 7 Easter Eggs più belli della Famiglia Addams

La serie si muove a cavallo di un crocevia di generi, spostandosi tra la commedia, l’horror, il mistery e ovviamente, il coming of are con elementi teen, dal momento che protagonista assoluta dello show è una sedicenne Mercoledì Addams, alle prese con le difficoltà di “trovare un suo posto nel mondo”. Il cliché dell’adolescente difficile è qui aumentato all’ennesima potenza, dal momento che la casa Mercoledì non è soltanto un’adolescente, ma è una Addams, per cui possiede tutta una serie di caratteristiche che non sono proprio “alla moda” tra gli adolescenti.

Innanzitutto è allergica ai colori, per cui veste solo di bianco e nero, poi non ride mai, né mostra alcuna emozione, anche se non è escluso che ne provi qualcuna, come il desiderio di giustizia, che per lei è più voglia di vendetta, oppure fascinazione per cose macabre, nonché uno spiccato odio verso la madre Morticia (Catherine Zeta-Jones) e verso tutto ciò che lei rappresenta.

Emancipation – Oltre la libertà, recensione del film con Will Smith

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A 9 mesi di distanza da quell’increscioso incidete durante la Notte degli Oscar che lo ha visto protagonista attivo, Will Smith rompe il suo silenzio e lo fa con Emancipation – Oltre la libertà, mettendo in primo piano non solo la sua arte prima di qualsiasi dichiarazione apologetica, ma anche confrontandosi con una storia fortissima, di ribellione, tenacia, forza d’animo e fame di libertà. Lo fa accompagnato da Antoine Fuqua che lo dirige e ne esalta viso e fisicità in un one man show straziante e catartico. 

Emancipation – Oltre la libertà, la grande fuga

Emancipation – Oltre la libertà racconta la storia incredibile di Peter (Will Smith), un uomo nato schiavo che fugge dalla schiavitù affidandosi al suo ingegno, alla sua fede incrollabile e all’amore profondo per la sua famiglia per tentare in tutti i modi di eludere i cacciatori a sangue freddo e sopravvivere alle spietate paludi della Louisiana alla ricerca della libertà. Il film si ispira alle foto della schiena di “Whipped Peter” (Peter il fustigato) delle immagini scattate alla schiena di uno schiavo liberato nel corso di una visita medica dell’esercito dell’Unione e pubblicate nel 1863 su Harper’s Weekly (la scena viene anche ricreata e mostrata nel film); in particolare, una delle immagini nota come “La schiena flagellata” (The Scourged Back), che mostra la schiena nuda di Peter completamente ricoperta da cicatrici, frutto di tutte le frustate ricevute dai suoi schiavisti, contribuì alla crescente opposizione pubblica alla schiavitù.

Come accennato, il film, in un bianco e nero densissimo, si affida completamente a Will Smith, quasi sempre unico attore in scena, che si fa strada tra cacciatori, bestie e natura ostile. Un animale braccato che cerca la libertà, oltre che la via per tornare dalla sua famiglia, dalla quale è stato separato perché “venduto altrove”. Fuqua si immerge con l’occhio della macchina da presa dentro alle selvagge paludi della Louisiana per mettersi allo stesso livello del suo protagonista, letteralmente, dal momento che lo sventurato Peter le tenterà davvero tutte per rimanere in vita, dalle apnee insidiose, alle arrampicate sugli alberi, fino agli agognati soccorsi dell’esercito dell’Unione che però gli fa imbracciare un fucile, cosa che il protagonista fa con riluttanza: il suo desiderio è quello di famiglia e libertà, appunto, non quello di vendetta, seppure umanamente parlando potrebbe averne desiderio. 

Un survival movie

Il racconto di fuga e ricerca di liberazione diventa quindi una lotta di sopravvivenza, un vero e proprio survival movie che ricorda tanto cinema precedente ma da cui non riesce a prendere il meglio, né l’eccellenza tecnica di Revenant – Redivivo, ad esempio, né lo spessore morale di 12 anni schiavo, con il quale condivide gran parte delle dinamiche e delle tematiche. 

E come Peter cerca di trascinarsi fuori dalle paludi, lontano dai cacciatori, verso la libertà, così anche Will Smith, forse casualmente con questo film, disponibile dal 9 dicembre su Apple TV+, cerca di scivolare lontano dalla bufera che lo ha travolto nel momento in cui la sua stella sarebbe dovuta brillare più di ogni altra sul tetto di Hollywood. 

La rinascita hollywoodiana di Smith?

Molta della pubblicità intorno di Emancipation – Oltre la libertà ruota infatti sulle dichiarazioni di Will Smith, relative al grande lavoro della crew e di Antoine Fuqua, e invece defilate per quello che riguarda la sua esperienza e la sua performance. La verità però è che più di ogni dichiarazione, di tentativo nobile di raccontare storie coraggiose e necessarie, di voltare pagina e di portare avanti un’idea di cinema, è il film stesso a parlare di sé, mostrandosi. E purtroppo quello che palesa è un racconto tiepido dal punto di vista emotivo e accanito dal punto di vista spirituale, una storia che si trascina proprio come il coraggioso Peter, verso una fine che dovrebbe essere trionfante ma è soltanto liberatoria, e non nel miglior senso possibile. 

James Gunn sul futuro della DC Films: “Non possiamo fare felici tutti”

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Il regista James Gunn ha rilasciato la sua prima lunga dichiarazione pubblica sul futuro dei DC Studios dopo che lui e il produttore Peter Safran hanno preso le redini della divisione Warner Bros. Discovery a ottobre.

“Peter ed io abbiamo scelto di dirigere i DC Studios sapendo che stavamo entrando in un ambiente litigioso, sia nelle storie che venivano raccontate che nel pubblico stesso e ci sarebbe stato un inevitabile periodo di transizione mentre ci muovevamo nel raccontare una storia coerente attraverso film, TV, animazione e giochi”, ha twittato Gunn “Ma, alla fine, gli svantaggi di quel periodo di transizione sono stati sminuiti dalle possibilità creative e dall’opportunità di costruire su ciò che ha funzionato finora in DC e di aiutare a correggere ciò che non ha funzionato”.

La decisione di Gunn di parlare è stata catalizzata da una lunga storia pubblicata mercoledì da The Hollywood Reporter, che ha dato la notizia che un sequel di Wonder Woman 1984 del 2020 non stava andando avanti alla Warner Bros. Variety ha confermato questo aspetto del report di THR, ma le fonti hanno segnalato che molte altre affermazioni al suo interno – che i potenziali sequel di Man of Steel con Henry Cavill e Black Adam con Dwayne Johnson erano probabilmente morti e che Jason Momoa potrebbe passare da interpretare Aquaman per l’antieroe DC Lobo – erano molto più speculative.

Gunn ha commentato il report di THR dicendo che “in parte è vero, in parte è vero per metà, in parte non è vero, e in parte non abbiamo ancora deciso se sia vero o no”. Gunn e Safran la prossima settimana presenteranno i loro piani attuali per l’universo DC attraverso film, televisione e giochi al CEO di Warner Bros. Discovery, David Zaslav, e gli addetti ai lavori affermano di aver mantenuto la loro strategia vicina all’interno dell’azienda.

Qualunque via Gunn e Safran scelgano di intraprendere, dovrà intersecarsi con l’universo narrativo DC inaugurato dal regista Zack Snyder, a partire da Man of Steel del 2013. Diversi film all’interno di quell’universo dovrebbero ancora debuttare nel 2023, tra cui Shazam! Fury of the Gods, The Flash, Blue Beetle e Aquaman e il Regno Perduto, ma sono stati sviluppati e prodotti dalla precedente dirigenza dello studio.

Gunn e Safran hanno il mandato di creare, nelle parole di Gunn, “i prossimi 10 anni di storia”, in modo che l’Universo DC possa eguagliare il gigantesco successo dell’Universo Cinematografico Marvel della Disney, e rimane una domanda aperta su quali, in caso, elementi da lo Snyderverse sarebbe sopravvissuti.

Gunn ha affrontato quella tensione a testa alta nella sua dichiarazione su Twitter: “Sappiamo che non renderemo ogni singola persona felice in ogni fase del percorso, ma possiamo promettere che tutto ciò che facciamo è fatto al servizio della STORIA e al servizio dei PERSONAGGI DC, che amiamo e che abbiamo amato tutta la nostra vita”, ha scritto. “Per quanto riguarda ulteriori risposte sul futuro del DCU, purtroppo dovrò chiederti di aspettare. Stiamo dedicando a questi personaggi e alle storie il tempo e l’attenzione che meritano, e noi stessi abbiamo ancora molte altre domande da porre e a cui rispondere”.

Top Gun: Maverick è il miglior film dell’anno secondo la National Board of Review

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Top Gun: Maverick è stato nominato miglior film dal National Board of Review, l’organizzazione lo ha annunciato oggi. Altri vincitori includono Michelle Yeoh (Everything Everywhere All at Once) come migliore attrice, Colin Farrell (Gli Spiriti dell’isola) come miglior attore e Steven Spielberg (The Fabelmans) come miglior regista.

Negli ultimi 30 anni, il vincitore del miglior film ha ricevuto una nomination all’Oscar per il miglior film, tranne una volta ogni decennio: A Most Violent Year del 2014, Quills del 2000 e Gods and Monsters del 1998.

Le più recenti migliori selezioni cinematografiche della NBR sono state The Irishman di Martin Scorsese, Green Book di Peter Farrelly e Mad Max: Fury Road di George Miller. L’anno scorso, Da 5 Bloods di Spike Lee ha vinto il primo premio ma è stato in grado di raccogliere un solo candidato all’Oscar, per la colonna sonora originale (Terence Blanchard), quindi la giuria è ancora fuori se quella rappresenterà gli anni ’20.

National Board of Review, tutti i vincitori

Miglior film: Top Gun: Maverick

Miglior regia: Steven Spielberg, The Fabelmans

Miglior attore: Colin Farrell, Gli Spiriti dell’Isola

Miglior attrice: Michelle Yeoh, Everything Everywhere All at Once

Miglior attore non protagonista: Brendan Gleeson, Gli Spiriti dell’Isola

Migliore attrice non protagonista: Janelle Monáe, Glass Onion: A Knives Out Mystery

Miglior sceneggiatura originale: Martin McDonagh, Gli Spiriti dell’Isola

Miglior sceneggiatura adattata: Edward Berger, Lesley Paterson, Ian Stokell, All Quiet on the Western Front

Prestazioni rivoluzionarie: Danielle Deadwyler, Till

Performance rivoluzionaria: Gabriel LaBelle, The Fabelmans

Miglior debutto alla regia: Charlotte Wells, Aftersun

Miglior film d’animazione: Marcel the Shell With Shoes On

Miglior film internazionale: Close

Miglior documentario: Sr.

Miglior ensemble: Women Talking

Miglior risultato in fotografia: Claudio Miranda, Top Gun: Maverick

Premi NBR per la libertà di espressione: All the Beauty and the Bloodshed – Argentina, 1985 

Top Films (in ordine alfabetico):

Top 5 Film Internazionali (in ordine alfabetico):

Top 5 Documentatio (in ordine alfabetico):

Lotta continua, recensione del docufilm della Rai

Lotta continua, recensione del docufilm della Rai

Presentato il 2 dicembre al Torino Film Festival come fuori concorso, Lotta continua è un documentario prodotto da Rai documentari e rai play, diretto da Tony Saccucci. Il film si basa su fatti realmente accaduti, su testimonianze dirette di alcuni ex militanti e sul libro I ragazzi che volevano fare la rivoluzione di Aldo Cazzullo. Lotta continua racconta, attraverso figure come i giornalisti Giampiero Mughini ed Erri De Luca o l’ex parlamentare Marco Boato, la creazione di Lotta continua, una delle maggiori formazioni extraparlamentari di orientamento comunista rivoluzionario nel periodo tra il 1969 ed il 1976

Lotta continua: gli inizi

Gli albori di Lotta continua si ritrovano non tra gli studenti universitari, che poi ne prenderanno la direzione, bensì nelle fabbriche. Nel 1969 a Torino sorge una delle maggiori fabbriche a livello nazionale: l’industria Fiat. Basata sul modello di industria fordista, in questa fabbrica lavorano operai poco specializzati, provenienti dalle classi più povere, spesso immigrati dal sud Italia. Costretti a lavorare per lunghi turni, svolgendo sempre la stessa mansione in una ferrea catena di montaggio, alienandosi nel loro stesso lavoro, producendo beni che non gli potranno mai appartenere. La situazione di tensione e malcontento sfocia nei primi scioperi e tentativi di sabotaggio della produzione, con ingenti perdite da parte della Fiat. A questi si affiancheranno gli studenti universitari, i giovani che lottano per una società più equa e per i loro diritti.

Lotta continua
I militanti di Lotta continua durante una manifestazione

Una parabola discendente: dall’inizio degli scontri allo scioglimento di LC

3 luglio 1969: gruppi studenteschi ed operai della Fiat organizzano una grande manifestazione a Torino per denunciare le condizioni dei lavoratori. A Corso Traiano vengono caricati con forza dalle forze di polizia con particolare violenza, con idranti, lacrimogeni. Da questo momento, parte un’escalation di lotta armata che porterà alla morte di numerosi “compagni”, tra cui l’appena diciottenne Piero Bruno nel 1975, durante una piccola manifestazione contro l’ambasciata dello Zaire (attuale Repubblica del Congo), e il ferroviere Giuseppe Pinelli nel 1969. Per vendicare quest’ultimo, nel 1972 venne ucciso il commissario Luigi Calabresi da alcuni militanti di Lotta Continua perché considerato responsabile della morte del compagno Pinelli. La morte del ferroviere durante il suo fermo in questura resta ancora un mistero.

Dal 69 la militanza di Lotta continua si espande da Torino a tutta l’Italia e viene appoggiata da altri gruppi di lavoratori, operai di altre fabbriche che vivono nelle stesse alienanti condizioni di lavoro. Per quanto le forze armate provino a portare avanti dure repressioni delle manifestazioni, la lotta continua tramite manifestazioni, volantini ed un giornale, in cui vengono espresse in maniera esaltata tutte le idee del gruppo politico.

Con lo svilupparsi da un lato dei gruppi radicali di impronta terrorista, le Brigate rosse, e dall’altro dei movimenti femministi, il cerchio di vita di Lotta continua si chiude con il secondo congresso generale a Rimini nel 1976. Sconfitti alle elezioni politiche, ottenendo solo il due percento, non volendosi schierare né con le forze nazionali, né con i militanti terroristi, il gruppo di sinistra finisce per disgregarsi.

La forza di un’idea

Lotta continua è un articolato docufilm che alterna vecchi video, spezzoni di telegiornali o video di militanti, agli interventi di coloro che hanno vissuto quegli anni, hanno vissuto dentro il movimento. Il documentario trasmette molto allo spettatore: il coraggio, la forza di volontà di dare tutto, in alcuni casi anche la vita per una causa, per un’idea. Ciò non significa che il film in sé sia un semplice inneggiare a Lotta continua ed alla bontà dei loro principi: gli stessi intervistati fanno emergere quelle che divennero le problematiche maggiori del movimento. Si trattava pur sempre di giovani, esaltati dalla lotta per la giustizia, che manifestavano per avere una società migliore, che però agivano guidati dalla loro rabbia. Per quanto l’ideale della salvaguardia dei diritti dei lavoratori fosse un giusto motivo per manifestare ed agire, la militanza di Lotta continua è negli anni sfuggita di mano, causando la morte di molte persone e non ottenendo i risultati sperati. Documentari come questo ci permettono di ricordare una parentesi molto buia della storia del nostro paese dopo la Seconda guerra mondiale, ma anche di riflettere sulla rilevanza che può avere il diritto a manifestare pubblicamente la propria opinione per portare il cambiamento. Alla fine, le vere riforme partono sempre, dal deviante, dal dissenziente.

Tom Cruise onorato dai PGA con il David O. Selznick Achievement Award 2023

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Oltre ad essere un attore molto amato, celebre e dalle grandi doti, Tom Cruise si è costruito negli anni anche una solida carriera di produttore e, in segno di riconoscimento a questo aspetto della sua carriera, Tom Cruise riceverà il David O. Selznick Achievement Award 2023 dalla Producers Guild of America (PGA). Accetterà l’onore alla 34a edizione dei Producers Guild Awards il 25 febbraio 2023 al Beverly Hilton.

Si tratta quasi di un segno di gratitudine da parte del mondo della produzione cinematografica per aver salvato, quasi da solo con il suo Top Gun: Maverick, il mondo dell’incasso cinematografico nel 2022. Colui da cui i premio prende il nome, David O. Selznick, è una vera leggenda di Hollywood, avendo prodotto, tra gli altri film, anche Via col Vento. I precedenti vincitori del Selznick Award includono Steven Spielberg; Barbara Broccoli, il nome alla guida del franchise di James Bond; Brian Grazer, co-fondatore di Imagine Entertainment; e Kevin Feige, maestro del MCU.

“A partire da ‘Mission: Impossible’, Tom Cruise ha sviluppato un talento per la produzione pari al suo straordinario talento di attore. Tom si avvicina alla produzione con la stessa meticolosa attenzione ai dettagli che mette in tutti i suoi sforzi professionali”, hanno dichiarato i presidenti della Producers Guild Donald De Line e Stephanie Allain. “Il suo impegno nel raccontare storie audaci, cinematografiche e divertenti ha elevato l’esperienza in sala globale e ha portato ad alcuni dei film più popolari della storia. Siamo entusiasti di onorarlo con il David O. Selznick Award per la sua eccellenza nella produzione”.

I film di Tom Cruise hanno incassato oltre 11 miliardi di dollari al botteghino mondiale. I suoi crediti di produzione includono le serie di Mission: Impossible e Jack Reacher, Vanilla Sky, L’ultimo Samurai e Elizabethtown. Cruise produrrà e reciterà in Mission: Impossible – Dead Reckoning Part 1 e Mission: Impossible – Dead Reckoning Part 2.

La Torre Nera di Stephen King diventa una serie tv

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La Torre Nera di Stephen King diventa una serie tv

Il creatore di The Haunting of Hill House e Midnight Mass Mike Flanagan e il suo partner di produzione Trevor Macy hanno acquisito i diritti per adattare La Torre Nera di Stephen King in una serie TV.

Flanagan e Macy hanno rivelato la notizia in un’intervista con Deadline, che ha approfondito la recente decisione della coppia di spostare l’accordo generale della loro Intrepid Pictures da Netflix ad Amazon.

“Prima del nostro accordo con Amazon, abbiamo acquisito i diritti di ‘The Dark Tower’, che se sai qualcosa di me, sai che è stato il mio Santo Graal di un progetto per la maggior parte della mia vita”, ha detto Flanagan. “In realtà abbiamo quei diritti ricavati dal nostro accordo con Amazon, il che non significa che non possano o non lo faranno a un certo punto – non lo sai. Ma è qualcosa che abbiamo sviluppato noi stessi e siamo davvero entusiasti di rimetterci finalmente in piedi a un certo punto.”

Flanagan afferma di immaginare La Torre Nera come una serie di cinque stagioni, con due lungometraggi indipendenti come follow-up. E sì, ha parlato con lo stesso King dei piani per l’adattamento, visto che non è la prima volta che Hollywood ha provato a portare sullo schermo questo lavoro dello scrittore, il più recente è stato il film del 2017 con Idris Elba e Matthew McConaughey.

“Questo è successo perché gli ho inviato uno schema molto, molto dettagliato di ciò che volevo farne”, ha detto Flanagan. “Ed è stato in risposta a ciò che ci ha concesso i diritti. Un progetto come questo, non vorrei assolutamente esserne coinvolto se lo stessimo portando in una direzione che sarebbe stata blasfema per il materiale di Stephen King, ma lui è stato molto, molto di supporto e molto entusiasta di quello che abbiamo mi piacerebbe farne a meno.”

Noir in Festival 2022: la chiusura della 32° edizione

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Noir in Festival 2022: la chiusura della 32° edizione

13 film in anteprima europea o italiana, 5 eventi speciali per il cinema, 20 tra romanzi e graphic novel presentati dagli autori nelle affollate conversazioni tra la Casa del Manzoni e la Libreria Rizzoli, 7 premi assegnati tra cinema e letteratura tra cui spiccano il Raymond Chandler Award a un gigante del nuovo noir multimediale come Harlan Coben adesso in libreria con The Stranger (edito da Longanesi), il Premio Scerbanenco a Enrico Pandiani con Fuoco (edito da Rizzoli), il Black Panther Award al film di Patricia Mazuy Bowling Saturneraro esempio di Noir al femminile, e il Premio Caligari per Piove di Paolo Strippoli, una giornata di studi promossa dall’Università IULM sullo Stivale Giallo della narrazione italiana di genere.

Questo il sintetico bilancio della fortunata 32ma edizione del Noir in festival che si conclude oggi a Milano nel segno di Quentin Tarantino e del suo film d’esordio Reservoir Dogs che proprio 30 anni fa si rivelava al festival con la consegna di uno “speciale” Raymond Chandler Award al folgorante talento di un regista non ancora trentenne destinato a diventare il più famoso autore della sua generazione. Per questo l’immagine dell’anno 2022, affidata alla matita dell’artista e fumettista Paolo Bacilieri, rappresenta un ponte ideale tra la tradizione del noir e i suoi nuovi orizzonti del nuovo millennio. Al festival del 1992, illuminata dalla presenza di maestri come Jules Dassin o James G. Ballard, è stata dedicata nei giorni scorsi l’anteprima assoluta work in progress del documentario di Davide Rapp e Michele Boroni C’era una volta a Viareggio.

“Thank you, thank you, thank you” ripeteva incessantemente Quentin Tarantino 30 anni fa a Viareggio dove è nato il nostro festival”, dicono oggi Giorgio Gosetti e Marina Fabbri che lo dirigono insieme a Gianni Canova per la IULM che della rassegna diventata la “casa” a Milano, “Grazie, grazie, grazie diciamo adesso al pubblico, agli studenti, agli appassionati, al Ministero della Cultura e a CinecittàNews, alla Cineteca di Milano, a Casa Manzoni, alla Rizzoli Duomo, all’Institut français e all’Instituto Cervantes che ci hanno accolti con straordinario calore. Firmiamo un’edizione fortunata come quella del 1992 che abbiamo voluto rievocare, perché siamo convinti che anche quella del 2022 rimarrà nella piccola/grande storia del genere grazie a protagonisti d’eccezione come Maurizio De Giovanni, Vicente Vallés, Donato Carrisi, Maria Oruña, Irvine Welsh, Steven Soderbergh, Patricia Mazuy, Alessio Cremonini, Mark Cousins, Lee Jung-jae e Park Chan-wook. Un festival che oggi nasce e cresce in un campus universitario (unico esempio al mondo) e conquista la città di Milano nei suoi luoghi iconici; un festival dedicato alla scoperta e alle trasformazioni del noir di oggi; un festival che celebra la memoria ma si proietta nel futuro con la nuova sezione del programma dedicata al gaming multimediale; un festival che ha parlato di spie, di Russia e Ucraina, di serialità e cinema, di letteratura italiana ed europea, del maestro del brivido con il memorabile film-ritratto di Mark Cousins My Name is Alfred Hitchcock. Un festival che ci consegna infine una nuova generazione di talenti italiani come Alessio Cremonini con il suo sorprendente nuovo film, Profeti, Enrico Pandiani con gli indimenticabili antieroi del suo nuovo romanzo Fuoco, il giovanissimo Paolo Strippoli che con Piove rinnova la tradizione di maestri come Bava Fulci, Lenzi. Appuntamento quindi già fissato al 2023 quando festeggeremo i 30 anni del Premio intitolato a Giorgio Scerbanenco, il pioniere del noir italiano”.

Sì, Chef!, la recensione del film di Louis Julien-Petit

Sì, Chef!, la recensione del film di Louis Julien-Petit

Abbiamo da poco visto il The Menu di Mark Mylod nel quale la cucina veniva rappresentata come un vero e proprio inferno sulla Terra, qualcosa che ricorda i tanti cooking show tanto di moda da anni e decisamente più intrigante di altre che si vedono spesso. Come quella che anche il francese Louis-Julien Petit sceglie per il suo Sì, Chef! – La Brigade, nei cinema italiani dal 7 dicembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Le tensioni che si sviluppano in un ristorante, le sfide che pone, la necessità di adattarsi, integrarsi o crescere per superarle forniscono spesso espedienti narrativi a film, italiani o internazionali, che vogliamo raccontare storie edificanti. O socialmente utili. Come nel caso del regista in questione, non nuovo a queste ‘missioni’. E che dopo il Discount del 2014, dove delle casse automatiche minacciavano l’impiego dei dipendenti, il Carole Matthieu del 2016, con Isabelle Adjani al centro di un inquieto dramma su mobbing e depressione professionale, e Le invisibili del 2018, ambientato in un centro di accoglienza femminile, stavolta punta l’obiettivo sull’integrazione di giovani migranti in una struttura della Francia settentrionale.

“Sì, Chef!”, agli ordini di chef Audrey Lamy

Tutto parte dalla conoscenza della sous-chef Cathy di Audrey Lamy, vera chiave di volta della vicenda, dalla grande passione e consapevolezza del suo valore al punto da farsi cacciare da uno dei ristoranti migliori del Paese. Il sogno è sempre lo stesso, aprire qualcosa di proprio e conquistare la stella Michelin, ma come? Trovare un lavoro non è facile come sembra, e quando la necessità la spinge ad accettare un’offerta piuttosto creativa in una sperduta località fuori città finisce per ritrovarsi nella mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Inizialmente poco convinta, e per nulla entusiasta, in breve tempo riuscirà a ritrovare una straordinaria verve e a cambiare le regole del gioco. Riuscendo a imparare una importante lezione e a raggiungere un obiettivo che non avrebbe mai immaginato.

A tutti i costi

Attratto da sempre dalla commedia sociale, Petit resta su un territorio ben noto, insistendo su etica e seconde possibilità come temi portante del film, non così originale come lo si presenta – nonostante l’ispirazione sia quella della storia vera della chef Catherine Grosjean del lycée hôtelier di Treignac – eppure ricco di trovate gradevoli e di alcune interpretazioni convincenti. Da alcune delle caratterizzazioni dei meno esperti ospiti della struttura, a quella del François Cluzet di Quasi Amici e la Audrey Lamy intorno alla quale ruota tutto – e che tutto sostiene – già agli ordini del regista nel suo precedente film.

A parte l’istintiva simpatia e partecipazione, però, sono pochi gli appigli cui aggrapparsi per restare nel film e farsene conquistare completamente. Soprattutto con una storia che puntando tutto su genuinità e buone intenzioni procede per scorciatoie ed ellissi piuttosto importanti. In primis, quella – esagerata al punto da esser impossibile da giustificare – che porta al finale, perfetto per la favola moderna che sembra proporsi di essere, ma narrativamente forzato e dimentico di fin troppi fili abbandonati a sé stessi.

Noir in Festival: a Bowling Saturne di Patricia Mazuy il Black Panther 2022

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L’ultimo verdetto è infine arrivato: dopo i due vincitori legati al Premio Caligari 2022, Piove di Paolo Strippoli premiato da una giuria composta da 80 tra studenti IULM e appassionati di cinema, e Una femmina di Francesco Costabile, cui va la Menzione Speciale 2022conferita dalla redazione di Cinecittà News, Main Media Partner del festival,  si è espressa la giuria del Concorso Internazionale. La scrittrice e sceneggiatrice Cinzia Bomoll, il direttore artistico del Festival europeo del cinema fantastico di Strasburgo Daniel Cohen e l’attrice Manuela Velasco hanno attribuito all’unanimità il Black Panther 2022 per il miglior film a

BOWLING SATURNE di Patricia Mazuy

con la seguente motivazione: “Per averci accompagnato in un viaggio interiore che conduce all’istinto omicida, attraverso un realistico e potente utilizzo del noir.”

Il film racconta come dopo morte del padre, Guillaume erediti la pista da bowling di famiglia che dona al fratellastro Armand. Un luogo carico di ricordi, segreti e fantasmi interiori, dove si scatena una serie di omicidi. I due fratelli verranno trascinati in un abisso pieno di demoni e dovranno fare i conti con la loro eredità. L’oscurità regna su un mondo nel quale vale solo la regola della caccia.

La Giuria, segnalata l’alta qualità dei film in gara, ha inoltre deciso di conferire una Menzione speciale a

Profeti di Alessio Cremonini

con la seguente motivazione: “Per la sua facoltà di sviluppare la delicata tematica della fede dal punto di vista di due donne e di rappresentare i diversi tipi di prigionia a cui siamo soggetti.”

Protagoniste della storia sono Sara, una giornalista italiana free lance che si trova in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico e Nur, una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un miliziano e ora vive nel Califfato Daesh. Sara è rapita dall’Isis, ma in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo se sottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono presenti anche gli uomini. Per questo motivo, è consegnata in custodia a una sua “pari”: a una donna. Nur diventa la sua carceriera, la casa di Nur la sua prigione. E sarà proprio quella dimora, nel mezzo di un campo di addestramento dello Stato Islamico, il luogo dove Sara e Nur si scontreranno. Un confronto quasi impossibile che si trasforma in confronto psicologico, mentre attorno scoppiano le bombe e i nemici sono mandati al rogo per vendetta. Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti e di rivelazioni, con Nur che tenta progressivamente di convertire Sara.

I due premi sono stati consegnati alla presenza degli autori nella serata finale di Noir in festival 2022.

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