Il primo episodio è già
disponibile su Disney+, mentre bisognerà aspettare il
26 e 27 novembre per vedere la completa
docu-serieThe Beatles – Get Back, la titanica
impresa di Peter
Jackson che, a partire da 60 ore di video e 150 di
audio ha riassunto e raccontato in un flusso narrativo coerente la
sessione di registrazione di Let it be negli studi di
Twickenham che i Fab Four hanno fatto nel 1969. Video e audio già
trasformati in un film, Let It Be – Un giorno con i
Beatles, ma che adesso trovano nuova vita e vengono
completamente alla luce, dopo 50 anni chiusi in un cassetto. E chi
meglio di Peter
Jackson poteva dar forma a questa mole di materiale?
Lui che del lavoro a trilogie lunghissime e impegnative ne ha fatto
una vera e propria carriera? Dopo 4 anni di lavoro, il risultato è
un documento emozionante, un vero e proprio regalo per i fan della
band.
150 ore di audio e 60 ore di
video
A due anni dal loro
ultimo live, John, Paul, George e Ringo si
riuniscono per realizzare Let It Be in quella che,
secondo le cronache dell’epoca, non era proprio un atmosfera
rilassata. Ed in effetti fa impressione vedere Harrison che lascia
le prove, le discussioni, i problemi che vengono fuori e i nervi a
fior di pelle anche a causa dei tempi stretti (un intero album in
poco più di 20 giorni). Una pressione che sembra sparire quando,
apparentemente dal nulla, si mettono insieme gli accordi di questa
o di quella canzone, come quando Paul improvvisa il nucleo di
quella he diventerà Get Back, di fronte agli
altri.
E tutto è stato
registrato meticolosamente all’epoca da Michael
Lindsay-Hogg al quale è stato dato campo libero durante le
prove, ma che per fortuna ha disatteso gli “ordini” di non
riprendere questo o quel momento. Proprio per questo la quantità di
audio è così superiore a quella del video, perché Lindsay-Hogg ha
spesso lasciato accesi i registratori spegnendo le camere e
permettendo a stralci di conversazioni, anche molto personali, di
arrivare fino a noi. E tutto questo materiale è stato restaurato,
ricostruito, ripulito da Peter Jackson che è
riuscito a rendere quella documentazione informe e confusa un
racconto ordinato, ma anche potente, emotivo,
emozionante.
The Beatles – Get
Back è una ri-narrazione del mito
Dicevamo delle liti, ma
quello che emerge dal film, prima di ogni cosa, è la magia,
l’incredibile talento di queste quattro rockstar che, messi gli uni
di fronte agli altri, con i loro strumenti tra le mani, non erano
molto diversi dai ragazzini che suonavano insieme e si facevano
chiamare con un altro nome. Il racconto dei Beatles che esce fuori
da The Beatles – Get Back è di un’autenticità
insperata, ci mette di fronte alla ri-narrazione del mito e lo fa
attraverso l’occhio di Jackson: paziente, meticoloso, preciso e
evidentemente appassionato del materiale che ha maneggiato e
montato insieme a Jabez Olssen.
Un regalo ai fan dei Beatles
Le infinite ore di prove,
gli accordi, le discussioni, ma anche i litri di tè, la birra, Yoko
e Maureen, Billy Preston, momenti di pausa che
aiutavano a distendere e a concentrarsi, John in ritardo, le
risate. The Beatles – Get Back è un documento
prezioso, un regalo dei Beatles e di Peter
Jackson ai fan, ma forse anche alla band stessa che,
stando alle testimonianze, si è rivista e riconsiderata, come ha
affermato lo stesso Paul McCartney, che ha
dichiarato “è un ritratto molto accurato di come eravamo allora”,
e in questa dichiarazione risiede la vittoria di Jackson e
l’autenticità del regalo che viene fatto al pubblico di fan che
dopo 50 anni continuano ad emozionarsi sulle note dei quattro
ragazzi di Liverpool.
Nella giornata di ieri, su Disney+, hanno finalmente debuttato i
primi due episodi di
Hawkeye, la nuova serie dei Marvel Studios con Jeremy Renner nei panni di Clint Barton e
Hailee Steinfeld in quelli della new entry
Kate Bishop. Come da tradizione, i primi due episodi contengono una
marea di riferimenti e easter eggs al più ampio Universo Marvel.
Siete riusciti a scovarli tutti? Mettetevi alla prova…
1L’omaggio a Vedova Nera e lo username
di Kate Bishop
Clint impiega il catch & release per ingannare la Tracksuit
Mafia, che sua moglie sottolinea essere “uno dei trucchi di Nat”.
Abbastanza sicuro di sé, Occhio di Falco finge di essere catturato
e si lascia interrogare, per poi liberarsi senza sforzo dopo aver
ottenuto ciò che voleva. Questo è esattamente ciò che fa Vedova
Nera a un gruppo di criminali nell’atto iniziale di The
Avengers del 2012.
Oltre a Kazi, c’è un
altro membro familiare della Tracksuit Mafia in agguato nella
serie. Il “capo turno” viene chiamato “Ivan” dai suoi amici, e
questo tipo è quasi certamente l’Ivan Banionis del MCU, il leader
della Tracksuit Draculas nei fumetti Marvel.
Grazie alla compagnia
di sicurezza di sua madre, la Kate Bishop di
Hawkeye è in grado di tracciare la
posizione specifica di un individuo tramite un’app specializzata.
Il suo nome utente è “bishop112012”, cifre che si riferiscono al
novembre 2012, ossia alla data di copertina di “Hawkeye #2” di Matt
Fraction e David Aja, quando cioè Kate Bishop è apparsa per la
prima volta in quella serie.
Ecco una clip da Sotto le
stelle di Parigi, il film di Claus Drexel
con Catherine Frot, Mahamadou
Yaffa, Dominique Frot al cinema dal 25
novembre con Officine UBU.
Sotto le stelle di Parigi, la
trama
Christine vive da molti anni per
le strade di Parigi, isolata dalla famiglia e dagli amici. In una
fredda notte d’inverno, un bambino di otto anni si presenta davanti
al suo rifugio. Si chiama Suli, non parla la sua lingua, ed è stato
separato dalla madre, che deve essere rimpatriata. Uniti dalla loro
condizione marginale, i due intraprendono un viaggio emotivo e
pieno di tenerezza per ritrovare la madre del bambino. Sotto le
stelle di Parigi, queste due anime sole impareranno a conoscersi e
Christine riscoprirà il calore di un’umanità che credeva
perduta.
Arriva dal 25 novembre solo al
cinema Sotto le stelle di Parigi, il nuovo film
del regista franco-tedesco Claus Drexel. Da sempre attento al tema
dell’immigrazione e delle disuguaglianze sociali, Drexel si è
ispirato alla clochard intervistata nel suo documentario Au
Bord Du Monde per scrivere la storia di questo film, dove il
mondo sommerso dei senzatetto viene ritratto con quella purezza,
sensibilità e poesia che raramente vengono accostate alla vita di
strada.
La protagonista di questa fiaba
metropolitana, in arrivo nei cinema con OFFICINE
UBU dal 25 novembre, è la senzatetto
Christine, splendidamente interpretata da Catherine
Frot (La Signora delle Rose, Quello che so di lei,
Marguerite), che ha scelto da tempo di porre una barriera tra
se stessa e il mondo, passando le giornate in solitudine nascosta
nel suo rifugio tra i pochi ricordi della sua vita precedente. La
routine di Christine viene sconvolta dall’arrivo improvviso del
piccolo Suli (Mahamadou Yaffa), un bambino di origine eritrea
rimasto solo a Parigi dopo aver smarrito la madre, e che trova
nella burbera clochard il suo unico punto di riferimento.
Christine e Suli percorreranno
insieme le vie di Parigi per ritrovare la madre del bambino,
accompagnando lo spettatore nel viaggio non solo nel cuore della
città ma anche nel loro, uniti dalla speranza di poter ritrovare la
luce in una società ostile.
La nuova edizione del Noir in festival, la 31a,
si svolgerà a Milano dal 10 al 15 dicembre finalmente in
presenza, dopo l’edizione 2020 online. Diretto da Giorgio
Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (delegato IULM), il
festival riconquista la sala (al cinema
Gloria, grazie alla disponibilità di Notorious
Cinemas), conferma la sua vocazione di luogo della
formazione e della scoperta (mettendo il suo quartier generale nel
campus di IULM), offre un palcoscenico prestigioso come il
Teatro Filodrammatici di Milano ai suoi incontri
letterari che toccheranno anche la Libreria Rizzoli Galleria.
Infine, con il sostegno di Mompracem, Rai Cinema e 01 Distribution
in collaborazione con Astorina e grazie alla passione dei
Manetti bros., una straordinaria e attesissima
chiusura “diabolika” anche al cinema Odeon.
La sigla ufficiale del Noir in Festival XXXI
Che festival sarà? Certamente
rivolto al nuovo come testimonia la scelta di consegnare il Raymond
Chandler Award, un vero “Nobel” della letteratura di genere, a un
autore come Guillaume Musso, nato negli anni ’70 e
già acclamato in tutto il mondo. Una scommessa che trova
conferma sia nell’attenzione a voci nuove in
campo cinematografico con proposte destinate a far discutere e
a creare vere scoperte, sia nel percorso tematico
di quest’anno che mette in evidenza da una parte il grande
revival del “polar” in Francia con ospiti eccellenti
come Hervé Le Corre e Franck
Thilliez, dall’altra parte porta il genere nei territori
oscuri e ancora ben poco esplorati del Dark Web in cui
trionfano sofisticata tecnologia e nuovi exploit criminali. Non
mancheranno “valori sicuri” come i campioni riconosciuti del
giallo e nero italiano: dal decano Loriano
Macchiavelli a Carlo Lucarelli,
da Donato Carrisi a Maurizio De
Giovanni e Simona Vinci; ma molto è
lecito attendersi dai cinque finalisti del Premio Giorgio
Scerbanenco, da voci originali come quelle di Lisa
Jewell e Mariolina Venezia, o inedite
come quelle di Stefano Vicario e Alex
Michailides.
Lo stesso ragionamento si può fare
per il nostro cinema che mette in vetrina un inatteso fiorire di
talenti (è stato più difficile di sempre scegliere i sei
finalisti del Premio Caligari), va fiero dell’omaggio a un outsider
eccellente come Antonio Capuano e festeggia
il suo campione assoluto, Dario Argento, tornato proprio in questi
mesi a una nuova giovinezza creativa. E trova nel
Diabolik di Marco e Antonio Manetti un
suggestivo incontro tra l’ineffabile anti-eroe creato dalle
sorelle Giussani nei primi anni ’60 (raccontate da Chiara
Tagliaferri nel suo podcast attualmente online “Les
diaboliques” di cui parleremo al Noir) e un’estetica contemporanea
del tutto personale come quella degli ormai mitici Manetti
bros.
Mai come quest’anno, poi,
cinema&letteratura formano un corpo unico nel programma: è il
caso di Massimo Donati che debutta come regista in concorso
con Diario di spezie dal suo romanzo o di
Donato Carrisi che presenta il suo nuovo
libro mentre sono in corso le riprese del suo nuovo film, Io sono
l’abisso. Di Denis
Dercourt (Vanishing), Lucile
Hadzihalilovic (Earwig) e Fabrice Du
Weltz (Inexorable) che giocano sul doppio
percorso tra libro e film; di Carlo Lucarelli,
Maurizio De Giovanni, Mariolina Venezia, Alex Michailides
e lo stesso Guillaume Musso, il cui lavoro è
stato spesso adattato per il cinema e la televisione.
Due film candidati all’Oscar
(The Innocents e Les oiseaux
ivres), un Pardo d’oro in concorso
(Vengeance is Mine), la rivelazione
inglese dell’anno (la giovanissima Prano Bailey-Bond con
Censor) e un vincitore alla Mostra
di Venezia (il finlandese Teemu Nikki con
Nimby) completano un cartellone di novità
di cui sentiremo parlare spesso nei prossimi mesi. Ma
l’anteprima non sarebbe completa se non comprendesse un lavoro tra
documento e visionarietà assolutamente unico come
Vesuvio di Giovanni Troilo che porta
l’ombra lunga della catastrofe in uno dei territori più
suggestivi e inquietanti d’Italia, sulle pendici del vulcano.
Questa sintesi tra passato e futuro
è ben rappresentata dall’immagine dell’anno, firmata dal talento
sovversivo epoliedrico di Marco Galli, premiato alla scorsa
edizione del Lucca Comics & Games con il
riconoscimento più importante ed ambito, il Yellow Kid.
Il trailer della selezione ufficiale del Noir in Festival
XXI
“L’immagine dell’anno –
dice Marina Fabbri – ritrae un investigatore contemporaneo la
cui dotazione è soprattutto tecnologica, indispensabile per
esplorare le nuove frontiere del crimine che, purtroppo, sono anche
la nostra nuova realtà, quella virtuale. Un mondo parallelo
nel quale siamo sempre più immersi e che ci
allontana inesorabilmente dalla realtà reale fatta di uomini e
donne in carne e ossa. È un evidente contraccolpo della
lunga segregazione dovuta alla pandemia, che abbiamo subito in
tutto il mondo. Ma se da una parte l’immobilismo virale spinge
ad esplorare realtà parallele, c’è anche un’altra realtà che viene
indagata, molto più prossima, ed è quella introspettiva, la
nostra realtà profonda, la “realtà” dell’inconscio. Un campione
formidabile di questo tipo di indagine è senz’altro Guillaume
Musso, lo scrittore francese best seller in tutto il mondo, a cui
va quest’anno il riconoscimento alla carriera che porta il
nome di Raymond Chandler, un riconoscimento che è insieme stimolo
a proseguire su questa strada così fortunata.”
Ma le radici del genere e il suo
contributo alla grande narrazione tra letteratura e cinema è ben
rappresentata dal ricordo di Graham Greene e
John le Carré in una masterclass d’eccezione che è
anche un omaggio a due grandi numi tutelari del Raymond
Chandler Award. Infine, alla galleria dei grandi ospiti di
quest’edizione sono dedicate le “Pillole” dell’archivio
dell’Istituto Luce che costruiscono un altro ponte ideale tra il
passato e il futuro del noir italiano.
Forte dello straordinario successo
di marzo dell’edizione “virtuale” del 30mo anniversario, Noir in
festival sarà nuovamente in rete con le dirette streaming dei
suoi maggiori appuntamenti, con la collaborazione di
MYmovies per avvicinare il pubblico di tutta Italia alle
novità del festival, e con due appuntamenti “a distanza” con
autori prestigiosi come Laura Lippman e
Richard Greene.
“Insomma questa 31ma
edizione – dice Giorgio Gosetti – è tutta proiettata nel
futuro con la consapevolezza della tradizione e va a comporre
un cocktail che è da sempre il tratto distintivo di un festival
unico nel panorama internazionale. Per sei giorni Milano
diviene la capitale del noir con tutti i colori in esso contenuti.
Dispiace che in quest’occasione non si rinnovi l’ormai
tradizionale appuntamento sulle rive del lago di Como, ma siamo
grati all’Associazione Amici di Como per il sostegno sempre
rinnovato, così come a partner storici (dalla
Direzione Generale Cinema a Audiovisivi del MIC all’Università
IULM, a Cinecittà) e nuovi sostenitori (Notorious Cinemas,
il Teatro Filodrammatici, La Milanesiana) che ci permettono di
realizzare anche nel 2021 un autentico miracolo di spettacolo
e cultura, approfondimento e scoperta, guardando al Noir come a uno
specchio lucido in cui si riflettono tutte le contraddizioni
della società in cui viviamo e di quella che ci attende”.
Ecco il trailer Il
capo perfetto di Fernando León de Aranoa con
Javier Bardem, il film che rappresenterà la Spagna
agli Oscar 2022. Dal 23 dicembre al cinema. Il capo
perfetto è un film scritto e diretto da Fernando León de Aranoa e
arriverà al cinema distribuito da Bim Distribution.
Il capo perfetto, la trama
Blanco (Javier
Bardem), proprietario di una storica azienda spagnola
di bilance industriali, amato e stimato dai dipendenti per la sua
grande umanità, è in gara con la sua impresa per un premio di
eccellenza locale. Considerato da tutti e da se stesso un capo
magnanimo, è disposto a qualunque cosa pur risolvere i problemi dei
suoi dipendenti affinché non riducano la produttività e gli
consentano di aggiudicarsi l’ambito riconoscimento. E mentre la
tensione sale per la visita di ispezione della commissione del
premio, Blanco inizia a collezionare una serie di errori e comici
disastri che lo porteranno a dover dimostrare di essere davvero un
capo perfetto…
Ecco il trailer di Chi ha
incastrato Babbo Natale? la nuova commedia di Natale di e
con Alessandro Siani che si avvale della
partecipazione di Christian De Sica. Al cinema dal
16 dicembre.
Chi ha incastrato Babbo Natale? la trama
La Wonderfast, azienda di
consegne online più potente del mondo, domina il mercato per tutto
l’anno tranne a Natale. Per far fallire Babbo Natale, assoldano il
capo dei suoi elfi, convincendolo ad infiltrare nella sua fabbrica
un nuovo manager: Genny Catalano, conosciuto come il “re dei
pacchi”. In realtà i pacchi in questione non sono i doni natalizi
quanto piuttosto i famigerati “pacchi”. Genny, infatti, è un
volgare truffatore che vive di espedienti coadiuvato da Checco, un
piccolo scugnizzo di 8 anni. L’arrivo della coppia al Polo Nord
darà vita ad una serie di guai ma alla fine, complice l’improbabile
contaminazione reciproca che nasce tra Genny e Babbo Natale e
l’inaspettato aiuto della Befana, la magia natalizia riuscirà a
trionfare.
Chace Crawford è un
attore statunitense che ha raggiunto il successo con la serie tv
Gossip Girl. Grazie al suo ruolo di Nate Archibald, Chace
ha saputo imporsi agli occhi del mondo, con il suo fascino e le sue
qualità recitative. Ma non ha lavorato solo in tv: ha recitato in
diversi film, sia commerciali che autoriali, ha partecipato a un
paio di videoclip e ha fatto anche il doppiatore, prestando la sua
voce ad alcuni episodi de I Griffin.
Ecco, allora, dieci cosa che
non sapevate su Chace Crawford.
Chace Crawford è su Instagram
1. Chace Crawford ha un
profilo Instagram più che seguito. Il suo account
Instagram ha qualcosa come due milioni e trecento mila follower
intenti a seguire la vita e la carriera del bell’attore americano.
Tra viaggi, lavoro e relax, sono molte le occasioni in cui Chace si
mostra protagonista, nonostante non sia molto attivo sul social.
Infatti, benché egli sia attivo dal luglio 2015, i post da lui
pubblicati sono poco di un’ottantina.
Chace Crawford: le sue
fidanzate
2. Chace Crawford ha avuto
diverse relazioni in passato. La vita sentimentale di
Chace Crawford è stata spesso turbolenta e tra fidanzate e presunti
flirt, spuntano nomi come quelli di Kelly Osburne, Ashley
Greene, Carrie Underwood, Rachel Bilson, Rachelle Goulding
e Rebecca Rittenhouse. Ma c’è un nome che circola
ormai da un più di un paio d’anni, ed è quello di Nina
Dobrev. Sembra che i due abbiano cominciato a frequentarsi
sul serio da marzo 2016, ma nessuno dei due ha mai confermato o
smentito la notizia. Anche se esistono molte foto che li ritraggono
insieme, dalle quali si capisce che i due sono molto amici, non è
mai stato chiaro se esista molto di più di un’amicizia.
3. Per Chace Crawford la
fiducia deve essere alla base di ogni relazione. L’attore
americano ha ammesso che per lui una relazione ideale si basa sul
concetto della fiducia e senza di quella non si va davvero da
nessuna parte. Nelle sue storie c’è sempre stato amore e sicurezza,
mai un tradimento: tuttavia, per lui è difficile avere una
relazione stabile che non venga influenzata dai diversi impegni
lavorativi.
Chace Crawford: i suoi film e le serie TV
4. Chace Crawford ha
debuttato come attore nel 2006. I primi ruoli di Chace
Crawford sono rintracciabili nel film The
Covenant (2006), The Haunting of Molly Hartley
(2008) e Twelve (2010), film in cui si trova a recitare al
fianco di Emma Roberts.
In seguito ha reictato in titoli come Peace, Love &
Misunderstanding (2011), Che cosa aspettarsi quando si
aspetta (2012), Mountain Men (2014) e
Undrafter (2016). Tra gli ultimi film in cui ha recitato
si annoverano L’eccezione alla regola (2016), Mistero aEloise (2016), Charlie Says (2018) e
Inheritance (2020).
5. È noto anche per i suoi
lavori televisivi. Ancor più che per i ruoli
cinematografici, Crawford è noto per quelli televisivi. In
particolare, egli ha guadagnato grandissima popolarità grazie alla
sua interpretazione di Nate Archibald nella serie Gossip
Girl, dove ha recitato dal 2007 al 2012. In seguito è apparso
anche in un episodio di Glee (2014) e nelle serie
Blood & Oil (2015) e Casual (2017). Dal 2019
interpreta Abisso nella popolare serie Amazon The Boys,
con protagonisti Karl Urban e Antony
Starr.
6. Chace Crawford poteva
essere Captain America. Prima che venisse scelto
Chris Evans nel ruolo di Captain America, la
Marvel aveva fatto un lista di
possibili attori adatti al ruolo e Chace Crawford era uno di
questi. Il suo nome continuava a rimanere nella lista selezione
dopo selezione, ma alla fine fu Evans ad ottenere il ruolo e il
resto è storia. A conti fatti, esteticamente Crawford avrebbe
potuto concorrere con Evans per diventare il capitano, eppure è
stato scelto quest’ultimo per interpretarlo. Ha comunque avuto modo
di interpretare un supereroe nella serie TheBoys.
Chace Crawford e Blake Lively
7. Sono grandi
amici. Grazie alla serie Gossip Girl, dove hanno
recitato insieme per l’intera durata di questa, Crawford e
l’attrice Blake Lively
hanno stretto una profonda amicizia. Questa è poi continuata anche
ben oltre la fine della serie e i due sono soliti incontrarsi
ancora per ricordare i tempi di quel set. Ogni loro incontro,
puntalmente fotografato dai fan presenti lì sul momento, è sempre
fonte di grande gioia per quanti seguivano la serie e che ancora
sperano in un revival.
Chace Crawford in Gossip
Girl
8. Chace Crawford è
favorevole per un revival della serie. Da un paio di anni
si rincorrono le voci di un possibile revival di Gossip
Girl ma anche della realizzazione di un film. Se Ed
Westwick non si sente pronto a tornare nel ruolo di Chuck
Bass, al contrario Blake Lively e Leighton
Mester potrebbero ritornare a New York nell’eventualità in
cui il revival avesse senso. Chace Crawford, invece, è quello che
più di ogni altro membro del cast si è dichiarato favorevole ad un
ritorno della serie.
Chace Crawford in Glee
9. È stato guest star di un
episodio. Nel 2014, già celebre per la serie Gossip
Girl, Crawford è comparso anche in un episodio di
Glee nel ruolo di Biff McIntosh. L’episodio, più
precisamente, è il dodicesimo della quinta stagione, intitolato
100. In questo i membri del Glee Club si dicono addio
convinti che il loro gruppo sta per essere sciolto, finché due
vecchi membri non tornato per aiutarli ad impedire che ciò
avvenga.
Chace Crawford: età e altezza dell’attore
10. Chace Crawford è nato il
18 luglio del 1985 a Lubbock, in Texas, Stati Uniti.
L’attore è alto complessivamente 1.78 metri.
L’iconico Liam Neeson torna ad essere protagonista
accanto a Laurence Fishburne di un action thriller
ambientato nell’estremo nord del Canada. L’uomo dei Ghiacci
– The Ice Road uscirà in sala con BIM distribuzione il 2
dicembre.
Dopo il crollo di una remota
miniera di diamanti nell’estremo nord del Canada, un autista di
camion esperto di guida su ghiaccio (Liam Neeson) deve condurre
un’impossibile missione di salvataggio. Lottando contro lo
scongelamento delle acque e una violenta tempesta, il protagonista
e la sua squadra dovranno salvare dei minatori intrappolati per poi
scoprire una minaccia insospettabile che poco ha a che fare con il
freddo e il ghiaccio…
Bella Thorne è una
di quelle ragazze che hanno visto la popolarità arrivare con
uno show televisivo di Disney Channel. Come tante Disney
girls, crescendo sotto i riflettori si è trasformata da idoli
per adolescenti a cantante e attrice di fama mondiale, suscitando
curiosità, pettegolezzi, e molto altro, senza mai nascondere una
certa attrazione per gli eccessi.
Ecco 10 cose che non sai di Bella Thorne.
Bella Thorne: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in diversi
noti film. Tra i primi film in cui la Thorne ha recitato
si annoverano The Seer (2007), Blind Ambition
(2008) e Forget Me Not (2009). Inizia poi ad ottenere
maggiore notorietà grazie a titoli come Insieme per forza
(2014), L’A.S.S.O. nella manica
(2015), Alvin Superstar – Nessuno ci può fermare (2015),
Boo! A Madea Halloween (2016), Amityville – Il
risveglio (2017), La babysitter (2017),
Assassination Nation (2018), Il sole a mezzanottte – Midnight
Sun (2018), Sei ancora qui – I Still See You
(2018), Infamous – Belli e dannati (2020), La
babysitter – Killer Queen (2020) e Time Is Up (2021).
2. È nota per diverse serie
TV. Nel corso della sua carriera l’attrice ha avuto modo
di partecipare anche a diverse celebri serie, che hanno contribuito
al suo successo. Tra i titoli dove ha svolto ruoli di rilievo si
annoverano Dirty Sexy Mone (2007-2008), My Own
Worst Enemy (2008) e Little Monk (2009). Il grande
successo arriva però grazie a A tutto
ritmo (2010-2013), dove è protagonista insieme
a Zendaya.
Successivamente recita in alcuni episodi di Scream: la
serie (2015), Famous in Love (2017-2018) e
Paradise City (2021).
3. Ha diretto diversi
videclip. Oltre ad essere attrice, la Thorne si è
cimentata anche in più occasioni come regista, in particolare per i
videoclip di suoi brani musicali. Tra quelli da lei diretti si
ritrovano Bitch I’m Bella Thorne, Pussy Mine, GOAT, Lonely,
Stupid Fucking Bitch, Phantom e Shake It. Nel 2019 è
divenuto particolarmente noto il cortometraggio pornografico da lei
diretto, dal titolo Her & Him. Attualmente, invece, sembra
aver completato le riprese di una miniserie televisiva dal titolo
Ben and Bella’s Musical Affair.
Bella Thorne è hot
4. È anche una
modella. L’ex star adolescente Disney è famosa per
tante cose, tra cui le numerose fotografie provocanti postate su
Instagram, ma non solo. Per il suo ventesimo compleanno, infatti,
ha deciso di posare nuda per GQ magazine. Per i più curiosi: la
foto non è stata ritoccata perché, come afferma lei stessa, non è
perfetta, e va bene così. Nel corso degli anni si è confermata un
icona hot grazie ai suoi tanti servizi da modella, ma anche per il
controverso canale OnlyFans da lei aperto nell’agosto del 2020.
Bella Thorne: i suoi fidanzati
5. Ha avuto diversi noti
fidanzati. Prima del suo attuale fidanzato, la Thorne ha
avuto diverse note relazioni. La prima di cui si è a conoscenza è
quella con l’attore britannico Gregg Sulkin, noto
in particolare per la serie I maghi di Waverly, durata dal
2015 all’agosto del 2016. In seguito alla sua rivelazione di essere
bisessuale, la Thorne ha intrapreso una relazione poliamorosa con
il musicista Mod Sun e la celebrità di internet Tana Mongeau,
frequentando quest’ultima dal settembre 2017 a febbraio 2019.
Bella Thorne e Benji
6. È fidanzata con il noto
cantante italiano. Nell’aprile del 2019 la Thorne ha
rivelato di aver intrapreso una relazione con il cantante italiano
Benjamin Mascolo, meglio noto come il
Benji del duo musicale Benji & Fede, in
attività fino al 2021. Formatisi tramite internet, i due sono
diventati estremamente popolari, raggiungendo una buona notorietà
anche a livello internazionale. Con lui, la Thorn condivide delle
origini italiane da parte di madre e come si può notare dai
rispettivi social sono oggi inseparabili.
7. Hanno recitato insieme in
un film. Uscito al cinema nell’ottobre 2021, il film
Time Is Up, diretto da Elisa Amoruso, ha
visto per la prima volta i due fidanzati condividere la scena. Nel
film, infatti, la Thorne e Benji interpretano Vivien e Roy, le cui
vite così diverse finiranno per incrociarsi in modi inaspettati.
Lei è un’ottima studentessa che non vive però a pieno la sua vita,
mentre lui è un giovane problematico che si porta dietro il peso di
un trauma vissuto durante l’infanzia. I modi in cui si
influenzeranno e aiuteranno a vicenda gli permetteranno di scoprire
nuove sfumature della vita.
Bella Thorne è su Instagram
8. Ha un account molto
seguito. Il profilo Instagram di Bella Thorne vanta 25
milioni di follower. In questo, con oltre cinquemila post,
l’attrice è solita condividere numerosi momenti della sua
quotidianità, da giornate di svago con amici a vacanze fatte e fino
ai momenti trascorsi insieme al suo attuale fidanzato. Non mancano
però anche post relativi al suo lavoro, come dietro le quinte,
curiosità o foto tratte dai red carpet a cui ha partecipato.
Seguendo il suo profilo si può dunque rimanere aggiornati su tutte
le sue attività.
9. Ha rilasciato una
dichiarazione molto drammatica. Nel gennaio del 2018,
includendo l’hashtag del movimento Time’s Up, l’attrice ha
scelto il social Instagram per rivelare in un post molto intenso di
essere stata abusata all’età di quattordici anni, senza però
rivelare il nome del colpevole. L’attrice ha spesso parlato in
pubblico e soprattutto sui social di tematiche legate alle donne:
da video nei quali incita altre vittime di abusi a “Stay
strong“, alla difesa del non radersi, come si vede in alcune
foto su Instagram.
Bella Thorne: età e altezza dell’attrice
10. Bella Thorne è nata l’8
ottobre del 1997 a Pembroke Pines, in Florida, Stati
Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.73 metri.
Maanaadu è un film
thriller d’azione di fantascienza in
lingua tamil indiana del 2021 scritto e diretto da Venkat
Prabhu e prodotto da Suresh Kamatchi di
V House Productions. Il film è interpretato da
Silambarasan, S.J. Suryah e
Kalyani Priyadarshan insieme a S.A.
Chandrasekhar, Y.G.
La trama di Vecchio Logan
(Old Man Logan in italiano) ci ha condotti in una realtà
in cui i supercriminali del mondo si sono uniti per porre fine una
volta per tutte agli eroi più potenti della Terra. Alcuni sono
sopravvissuti, tra cui Clint Barton e – come suggerisce il titolo –
Wolverine.
Sarebbe piuttosto sorprendente
vedere una sorta di adattamento cinematografico di questa storia a
fumetti in futuro, ma Jeremy Renner sarebbe interessato a diventare
Vecchio Occhio di Falco? Durante una recente
intervista con
Jake’s Takes in occasione della promozione della serie Hawkeye,
l’attore ha commentato la possibilità di portare al cinema quella
versione dell’iconico arciere.
“Sì, adoro il Vecchio Occhio di
Falco, anche se spero che la mia versione di quel personaggio possa
essere più gioiosa”, ha ammesso con una risata l’attore.
“Se dovessi interpretare quella versione, spero che avrà la
possibilità di dimenticare tutte le cose brutte che gli sono
accadute nella vita e che sia solo felice”, ha continuato con
ironia. “Un Occhio di Falco felice. Ha 80 anni, non può
muoversi, zoppica terribilmente… però è comunque felice!”
Per chi non ha familiarità con la
realtà alternativa raccontata nella serie a fumetti, Clint è cieco
quando Logan lo incontra di nuovo. Tuttavia, quel personaggio è
stato anche protagonista di un’avventura da solista prima di quella
che ha esplorato la sua perdita della vista.
C’è sicuramente del potenziale per
un film o una serie tv dedicate a Vecchio Occhio di Falco, ma solo
il tempo ci dirà cosa i Marvel Studios hanno in serbo per
il futuro del personaggio. Per ora, tutti gli occhi sono puntati –
a ragione – sulla serie che ha debuttato ieri su Disney+, in cui abbiamo visto per la
prima volta Hailee Steinfeld nei panni di Kate Bishop.
Che piaccia oppure no, lo Spider-Man del Marvel Cinematic Universe è
strettamente legato al personaggio di Tony Stark/Iron Man. Il
Vendicatore Corazzato ha reclutato Peter Parker in Captain
America: Civil War, donandogli il suo primo costume; in
seguito, Tony sarebbe diventato il mentore di Peter, e gran parte
di Spider-Man:
Far From Home avrebbe affrontato l’impatto della morte di
Tony in Avengers:
Endgame sulla vita del giovane eroe.
Con l’arrivo nelle sale di
Spider-Man:
No Way Home, è molto probabile che la presenza di Iron
Man si farà ancora sentire all’interno della storia. Andrew Garfield ha interpretato un Peter molto
diverso nel franchise The Amazing Spider-Man, e durante una recente
intervista con GQ
l’attore ha rivelato che non pensa che la sua versione
dell’arrampicamuri sarebbe “impazzita” per Iron Man.
“Penso che, quasi sicuramente,
il mio Spider-Man sarebbe stato piuttosto sospettoso dell’Iron Man
del MCU”, ha detto Garfield. “Penso che sarebbe stato un
po’ scoraggiato da tutto quell’eccesso, dallo status di miliardario
di Iron Man. Penso che avrebbe fatto intraprendere al mio
Spider-Man la strada sbagliata.”
“Forse, però, il mio Peter
avrebbe potuto influenzarlo in qualche modo”, ha riflettuto
poi l’attore. “Forse il mio Spider-Man avrebbe potuto dare una
svegliata a Tony Stark, magari rendendolo un po’ più consapevole
del suo egoismo.”
Se lo Spider-Man di Garfield
apparirà davvero in No Way
Home, potrebbe essere divertente scoprire cosa ne pensa
della tuta tecnologicamente avanzata del Peter del MCU… Ad oggi non
sappiamo ancora se quella versione dell’eroe (insieme all’altra di
Tobey Maguire) sarà effettivamente nel film. Tuttavia, proprio
di recente, Garfield in persona ha ammesso di essere
“stanco” di commentare le voci circa il suo coinvolgimento.
Soltanto pochi giorni fa, il
presidente di Lucasfilm Kathleen Kennedy ha lasciato intendere che i
personaggi di Star Wars introdotti nella trilogia sequel,
vale a dire Rey (Daisy
Ridley), Finn (John
Boyega), Poe Dameron (Oscar
Isaac) e Kylo Ren (Adam
Driver), potrebbero tornare in futuro.
Ora, in una recente intervista con
UNILAND, è stato proprio
Adam Driver a toccare l’argomento e a parlare di
un possibile ritorno nei panni di Kylo Ren. L’attore ha detto di
non essere “totalmente contrario” ad un eventuale ritorno.
Tuttavia, non tiene conto della portata o della visibilità di un
dato progetto quando accetta di prendervi parte; ciò che per lui
conta davvero, rispetto a qualsiasi altro aspetto, è “lavorare con
grandi registi”.
“No, non sono totalmente
contrario”, ha dichiarato. “Per me, ogni film è un mezzo
per arrivare ai registi. La cosa che mi interessa davvero è
lavorare con grandi registi. Qualunque sia la portata o la
dimensione… è un aspetto che per me non è mai stato davvero
importante. Ci sono aspetti interessanti nel lavorare con grandi
registi e prendere parte a grandi blockbuster. Per quanto mi
riguarda, seguo sempre le persone con cui sarei interessato a
lavorare, se mi ritengo giusto per la parte, cose di questo tipo.
Quindi, no… Decisamente non sono contrario.”
Quale futuro per il franchise di Star Wars al cinema?
La trilogia sequel di Star
Wars non è stata accolta dai fan come forse Disney e
Lucasfilm si aspettavano, e ad oggi i tre episodi che compongono il
trittico finale della Saga degli Skywalker rimangono i più divisivi
di tutti, forse anche più dei film della trilogia prequel.
Al momento il futuro della saga
di Star
Wars è certo unicamente sul versante televisivo,
ma per quanto riguarda il grande schermo, invece, i piani sembrano
essere parecchio incerti (proprio di recente è stata confermata la
sospensione di Rogue
Squadron, il nuovo film del franchise affidato alla
regista Patty Jenkins).
A cinque anni dall’ultimo
capitolo di una delle saghe più prolifiche tratte da videogiochi,
ecco che il regista Johannes Roberts
scrive e dirigeResident Evil: Welcome to Raccoon
City, riproducendo in maniera pressoché totalmente
fedele l’origine della storia che nell’ormai lontano 1996 diede
vita ad uno dei videogame di genere survival più famosi di
sempre.
Johannes
Roberts si appassiona al gioco, alle sue atmosfere e ai
suoi personaggi e decide di farne una trasposizione mai realizzata
fino a quel momento, riportando in vita – è proprio il caso di
dirlo – la morente città di Raccoon alle prese con una strana e
raccapricciante epidemia che ha fatto fuggire gran parte dei
cittadini, al di fuori delle forze di polizia e di chi non può
permetterselo.
Resident Evil: Welcome to Raccoon City si allontana
dall’estetica di Paul W.S. Anderson
Non c’è nulla di
paragonabile, quindi, alla serie di film scritta e diretta da
Paul W.S. Anderson a partire dal 2002 – che
peraltro è tra i produttori della pellicola di Roberts, insieme
alla Capcom – a partire dai colori e dalle suggestioni che
infondono le luci e la fotografia. Resident Evil:
Welcome to Raccoon City è a tutti gli effetti un
horror movie: cupo, piovoso e con scarsa visibilità nelle scene più
tese.
I protagonisti sono
ovviamente gli stessi: il giovane Leon Kennedy (Avan
Jogia) al suo primo sfortunatissimo giorno di lavoro,
Claire Redfield (Kaya
Scodelario) ritornata in città a distanza di decenni,
dopo essere fuggita dall’orfanotrofio di Raccoon, nel quale viveva
col fratello Chris (Robbie
Amell), oggi poliziotto insieme a Jill Valentine
(Hannah John-Kamen) e Albert Wesker (Tom
Hopper) e, naturalmente, il dottor William Birkin
(Neal McDonough).
E riescono mediamente
tutti a eseguire il compito della configurazione del proprio ruolo,
nonostante il piattume, che con ottime probabilità non lascerà
indenni gli spettatori affezionati, e non solo per quello.
Il film si colloca nel
genere zombie-movie
Il punto di forza di
Resident Evil: Welcome to Raccoon City è
sicuramente il suo essere un
discreto film di zombi, con i giusti spaventi posti qua e là,
un’estetica azzeccata e la rievocazione dell’aspetto grafico e
visivo dell’originale da cui sorge, che sono veramente
suggestive.
Il vero rischio quando ci
si inerpica per le strade dei remake è sempre inesorabilmente
quello di ferire il cuore e deludere in modo irrimediabile chi con
quel tale prodotto ci è cresciuto. Ora, a onor del vero, il
tentativo Johannes Roberts è comunque lodevole. Il
racconto riassume i due primi capitoli del videogioco compattandone
gli eventi e, nella bella cornice livida della seconda metà degli
anni ’90, il montaggio si alterna a ritmo serrato e costante,
seguendo i protagonisti divisi a gruppetti che tentano di salvare
il salvabile e di capire cosa diavolo stia accadendo, mentre sulla
via abbattono non morti.
Ci sono anche degli
attimi d’ilarità, sempre accompagnati da quelle chicche musicali
pop che mescolano braccia che si staccano su note nostalgiche e
irresistibili.
Una nuova vita per un franchise esausto?
È dunque piacevolmente
godibile Resident Evil: Welcome to Raccoon
City. Scollandosi completamente dai lavori passati e
mostrando ciò che davvero accadde in quella città fantasma
infestata da mostri di varia natura, regala un’ora e quaranta tutto
sommato appagante. Sarà quel clima del 1998, o il modo in cui
Johannes Roberts mette in scena il punto di vista
del giocatore in più di un momento, facendo calare lo spettatore
proprio lì, dove evidentemente lui stesso è stato rapito
dall’avventura di Resident Evil.
In tutti i casi è
evidente che non sia l’opera che il fan purista vorrebbe fruire, ma
è l’ideale per quelle serate sulle poltroncine di un cinema dove,
di fronte a un bidone di popcorn, si narrano le gesta di un
videogame che ha fatto la storia di milioni di (quasi) quarantenni
di oggi.
Alla fine di Spider-Man:
Far From Home, abbiamo visto J.K. Simmons tornare nei panni di J. Jonah
Jameson, il quale ha mostrato un video registrato e manipolato da
Quentin Beck, che incrimina Spider-Man per gli attacchi a Londra e
per la morte di Mysterio, rivelando infine pubblicamente la vera
identità del supereroe.
L’attore premio Oscar tornerà anche
in Spider-Man:
No Way Home, come confermato dal trailer ufficiale del
film, ma al momento non sappiamo ancora quale sarà il suo ruolo
all’interno della storia. In una recente ospitata all’interno del
podcast
Happy Sad Confused di Josh Horowitz, Simmons ha fatto luce sul
suo approccio al personaggio e su come percepisce questa “variante”
di Jameson.
“Sai una cosa, penso che quella
di Far From Home sia un versione leggermente diversa del
personaggio”, ha spiegato l’attore. “Certamente, dal punto
di vista dei creatori dell’attuale iterazione della storia, è un
personaggio molto diverso. Per me, è un personaggio solo
leggermente diverso. È lo stesso sbruffone… Lo stesso ragazzo, ma
con meno capelli. Onestamente, volevo che avesse gli stessi capelli
della precedente versione.”
Dopo aver spiegato che la sua scena
in Far
From Home è stato girata a pochissimi giorni di distanza
dal suo incontro con Marvel e Sony per discutere del suo
ritorno, Simmons ha poi aggiunto: “La cosa più importante è
che, almeno, è sempre lo stesso sbruffone, ha gli stessi maledetti
baffi e lo stesso maledetto sigaro”. Per quanto riguarda il
suo ruolo in No
Way Home, ha poi dichiarato: “Lo definirei una
piccola, leggera spruzzata di comicità all’interno del
film.”
Tuttavia, nonostante la popolarità
di questo J. Jonah Jameson, una cosa che Simmons ha voluto chiarito
è che pensa che il personaggio funzioni meglio in un ruolo di
supporto. “Dopo i primi due con Sam Raimi, tutti continuavano a
dirmi: ‘Dovrebbero fare un film su J. Jonah Jameson’. Per me era
una pessima idea.”
Perché un uomo ordinario diventa
supereroe? Una delle storie più note sulla genesi dell’eroe è
quella di Batman:
Bruce
Wayne, ancora ragazzino, è costretto ad assistere
all’omicidio dei propri genitori, Thomas e
Martha, e a vedere il carnefice fuggire via.
Bruce, sconvolto dalla brutalità della città, trae dal
trauma la forza per portare avanti le proprie missioni.
Il momento è stato raccontato in
molteplici versioni, ma chi è davvero l’assassino dei coniugi
Wayne e cosa ha mosso la sua azione?
1In Joker, il Clown Principe del Crimine
è la causa indiretta
Tim Burton non è l’unico ad
aver legato Joker all’assassinio dei Wayne.Nel Joker
di Todd Philips, il clown Arthur Fleck
uccide un rispettato cittadino di Gotham in diretta televisiva,
scatenando una serie di rivolte in tutta la città. Un ribelle vede
la famiglia Wayne sgattaiolare in un vicolo per sfuggire
al caos. Ispirato dall’atto di violenza di Fleck, l’uomo
spara a Thomas e Martha di fronte al loro giovane
figlio. Non li deruba, e nemmeno chiede loro qualcosa,
semplicemente cita Joker e colpisce.
Questa è senza dubbio la versione
più tragica del duplice omicidio. Mostrato per intero sullo
schermo, l’atto sembra la causa diretta della trasformazione di
Bruce nella brutale versione del Cavaliere
Oscuro.
Dopo un paio di logline piuttosto
vaghe e una prima sinossi ufficiale, la Warner Bros. ha finalmente
diffuso la sinossi ufficiale completa dell’attesissimo
The
Batman di Matt Reeves, che
rivela nuovi interessantissimi dettagli a proposito della
trama.
La sinossi estesa anticipa un
viaggio sempre più oscuro del Cavaliere Oscuro di Robert Pattinson nella criminalità di Gotham,
dopo un periodo di due anni trascorso a cercare di liberare la
città dalla corruzione. Nella sinossi vengono menzionati quasi
tutti i personaggi di supporto che appariranno nel film, incluso
l’Enigmista
di Paul
Dano, che fino ad oggi pensavamo tutti sarebbe stato
l’assassino a cui Batman avrebbe dato la caccia nel corso del
film.
E se ci fosse un altro grande male
con cui Bruce Wayne deve fare i conti? La seconda parte della
sinossi, infatti, menziona che le varie prove condurranno il
Cavaliere Oscuro “più vicino a casa”, il che potrebbe suggerire che
la vera mente dietro questi brutali omicidi deve essere ancora
rivelata. Inoltre, anche il riferimento a “nuove alleanze”
sembrerebbe indicare che Batman sarà in qualche modo costretto a
collaborare con uno o più dei suoi nemici. Potete leggere la nuova
sinossi di seguito:
“Due anni trascorsi per
le strade nei panni di Batman, incutendo la paura nel cuore dei
criminali, hanno portato Bruce Wayne (Robert Pattinson) nel
profondo delle ombre di Gotham City. Con solo pochi alleati fidati
– Alfred Pennyworth (Andy Serkis), il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – all’interno della rete corrotta di funzionari e
personaggi di alto profilo della città, il vigilante solitario si è
affermato come l’unica incarnazione della vendetta tra i suoi
concittadini…
…Quando un killer prende
di mira l’élite di Gotham con una serie di macchinazioni sadiche,
una scia di indizi criptici manda il più grande detective del mondo
a indagare negli inferi, dove incontra personaggi come Selina
Kyle/Catwoman (Zoë Kravitz), Oswald Cobblepot/Pinguino (Colin
Farrell), Carmine Falcone (John Turturro) e Edward
Nashton/Enigmista (Paul Dano). Quando le prove iniziano a condurlo
più vicino casa e la portata dei piani del killer diventa chiara,
Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il colpevole e
rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione che da
tempo affligge Gotham City.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Mary Jane Watson è
stata uno dei personaggi più significativi nel mondo di
Spider-Man fin dal suo debutto ed è andata ben
oltre la figura standard di fidanzata o damigella in pericolo che
era comune nei fumetti al momento della sua nascita negli anni ’60.
Le sue migliori storyline nei fumetti hanno dimostrato che è uno
dei personaggi più indipendenti e coraggiosi del MCU,
come mette in mostra Screenrant.
Michelle Jones (MJ)
non è esattamente Mary Jane Watson in Spider-Man: No Way Home o nei precedenti film
di Spider-Man del MCU,
ma con così tanto del passato e del futuro di MJ
inesplorato sullo schermo, è probabile che le storie dei fumetti
più essenziali di Mary Jane degli ultimi cinque
decenni influenzeranno parte di ciò che i fan vedranno nel nuovo
film e oltre.
1Confessioni
“Confessioni“, da
Ultimate Spider-Man #13, è una delle migliori
storie di Mary Jane di qualsiasi universo.
Peter Parker le rivela la verità sulla sua
identità, un enorme segno di fiducia che non era evidente per gran
parte della relazione tra i due sulla Terra 616. La natura solidale
di Mary Jane è in piena mostra qui, così come la
sua fede e la fiducia nell’eroismo del suo amico.
La
Mary Jane dell’universo Ultimate
Comics è sostanzialmente diversa dalla sua controparte di
Terra-616, essendo una studentessa altrettanto brillante quanto
Peter Parker e sua cara amica fin dall’inizio.
Questa storia essenziale li avvicina ancora di più.
Si tratta di un evento
cinematografico senza precedenti, nonostante si sia scelto di
distribuirlo direttamente su Disney+. Stiamo
parlando diThe Beatles – Get Back, il
documentario in tre puntate che Peter Jackson ha
realizzato a partire da ore e ore di filmati inediti che ci portano
nel backstage delle sessioni di registrazione della band nel
gennaio del 1969, in un momento cruciale della storia della
musica.
Nella migliore delle sue abitudini
cinematografiche, Peter Jackson ha fatto del
lavoro di scelta e montaggio dei momenti una trilogia, tre
appuntamenti su
Disney+, il 25, 26 e 27 novembre. In occasione della
conferenza stampa del film, abbiamo avuto il piacere e il
privilegio di sentire dalle parole stesse di Jackson com’è stato
lavorare a questo documentario, quali sono state le sfide, quali i
momenti migliori e soprattutto come mai si è cimentato in questo
progetto tanto difficile quanto divertente.
“Solo un fan poteva realizzare The Beatles – Get
Back”
“Sono certamente un fan dei
Beatles, in termini di nascita – ha esordito
Jackson – Sono nato nel 1961, ero vivo quando
i Beatles effettivamente pubblicando i loro album, ma non riesco a
ricordarli negli anni’60. I miei genitori non hanno mai comprato un
singolo album dei Beatles. Avremmo avuto circa 30 dischi quando ero
piccolo e nessuno di questi era dei Beatles. Ma con la mia prima
paghetta ho comprato la compilation dei Beatles, Red and Blue, nel
1972. In questo modo sono diventato un fan dei Beatles, e penso che
chiunque avesse fatto questo lavoro, doveva essere un fan, perché
il materiale era tanto, erano circa 140 ore di audio continuo e si
trattava di capire le piccole sfumature delle loro
conversazioni.”
Conversazioni, prove,
dettagli, registrazioni, come rintracciare una storia da raccontare
in questo groviglio di materiale?
Peter Jackson:“Bisogna tenere conto del fatto che Michael Lindsay-Hogg,
quello che effettivamente ha girato questo materiale 52 anni fa,
era un regista e lui aveva sicuramente scelto un modo per
raccontare quello che stava riprendendo. Ma cosa? Ho cercato di
trasformarlo in un altro personaggio, nel film. Fa parte di una
delle trame, come John e Yoko, oppure come il viaggio di
Paul.”
Un periodo particolare nella carriera del gruppo
Come mai esiste tutto questo
materiale non utilizzato e soprattutto apparentemente non
organizzato?
“Al momento della registrazione,
l’ultima volta in cui i Beatles si erano esibiti dal vivo c’era
Brian Epstein a organizzare tutto per loro, dagli alberghi ai
viaggi ai tour fino al 1966, e quella era stata l’ultima volta che
ebbero qualcuno che si occupava di loro. E quando andavano in
studio per incidere un album c’era George Martin in sala di
registrazione. In questo caso sono a Twickenham perché Denis
O’Dell che produce sia The Magic Christian che Get
Back, ha prenotato lo studio per le riprese e loro possono
utilizzarlo gratuitamente mentre i set vengono costruiti. Non si
tratta della registrazione di un album, ma delle prove per un disco
e uno show. Quindi si trovano ad affrontare questa cosa senza il
solito supporto, e anche oggi guardando il film non si capisce bene
chi era responsabile del progetto. Loro sembrano pensare che ci sia
qualcuno a occuparsene dietro le quinte e si tratta probabilmente
di Denis O’Dell, il produttore, che però sta per iniziare le
riprese e si occupa del resto solo part-time. I
Beatles ingaggiano una battaglia continua col
regista Michael Lindsay-Hogg, che cerca di catturare quanto
più materiale autentico possibile.”
I tentativi di sfuggire alle registrazioni
“Ovviamente se hai una cinepresa
addosso te ne rendi conto e non sei spontaneo, Michael era
consapevole di questo e aveva deciso di fare in modo di riprenderli
e registrarli il più possibile senza che se ne accorgessero, con
dei trucchi. Ad esempio la macchina da presa stava su un cavalletto
e veniva accesa prima che l’operatore si allontanasse, così che si
continuava a girare senza che loro se ne accorgessero, o coprendo
con lo scotch la luce rossa. Inoltre Michael nascondeva i microfoni
per cercare di catturare delle conversazioni reali e ad esempio
John e George non si rendevano conto di quando venivano registrati
i loro discorsi privati, ma invece di dire a Michael “dicci quando
state riprendendo perché non vogliamo che tu lo faccia in certi
momenti”, alzavano il volume degli amplificatori e strimpellavano
la chitarra, facendo rumore, quindi i microfoni di Michael
registravano questo suono, mentre le loro bocche parlavano. Grazie
alla tecnologia computerizzata di cui disponiamo siamo riusciti a
togliere le chitarre e far sentire le conversazioni che loro hanno
cercato di coprire o di camuffare. In realtà erano proprio i
Beatles a pagare la pellicola a Michael, quindi volevano essere
ripresi ma al tempo stesso non volevano essere invasi nel loro
privato. In 150 ore di materiale c’è solo un momento in
cui Paul McCartney dice “adesso spegniamo le cineprese” e
tutti lo fanno, ma anche in quel causo l’audio continua a
registrare quindi ci resta quella conversazione.”
Rileggere il mito dei
Beatles
Il film ci ripropone una
specie di rilettura di quello che erano i Beatles. In che modo il
racconto del loro mito è cambiato in questo
lavoro?
“Quando pensiamo ai Beatles,
pensiamo a come li abbiamo visti in A Hard
Day’s Night e Help!, nelle interviste e conferenze
stampa degli anni Sessanta, ma sono tutte situazioni in cui si
esibiscono. Qui, come dicevamo, quando non sanno che sono ripresi e
registrati li vediamo come sono al cento per cento. In altre
circostanze li abbiamo visti affascinanti, e divertenti, ma ora
sono qui per fare un progetto molto ambizioso, e cosa potrebbe
rivelare di più del carattere e della personalità di qualcuno del
vederlo alle prese con dei problemi? Vedendo come affrontano le
crisi mi sono detto che sono dei ragazzi normali, delle brave
persone, diverse tra loro, come è normale che siano quattro
individui. Noi siamo abituati a pensare a loro come ad un’unità,
col loro aspetto e la caratterizzazione che avevano negli anni
Sessanta: quello affascinante, il silenzioso, il buffone eccetera.
Avevano delle etichette ma li pensavamo come un tutt’uno e qui
vediamo invece quattro persone distinte che affrontano le cose a
modo loro. Alla fine li ho rispettati anche di più perché quando
togli il velo al mito e vedi la verità nuda e cruda devi essere
pronto a restare deluso. Io penso ai Beatles in modo molto diverso
ora, non penso alle loro acconciature, ai personaggi e al loro modo
di vestire, come facevo da fan, ma penso a loro come a persone ed
esseri umani. Credo che dopo aver visto The Beatles – Get
Back si capisca che sono ragazzi bravi e sensibili, non ci
sono primedonne, hanno i loro disaccordi e le loro ambizioni,
perché sono persone diverse ma sono quattro bravi
ragazzi.”
Carta bianca da parte degli eredi
Qual è stata la reazione
alla visione del film? Ha avuto paletti o divieti?
“Mi hanno dato carta bianca,
come fecero con Michael, anche se poi fecero sparire questo
materiale […] Mi aspettavo che mi dicessero che qualcosa non andava
o che avrebbero preferito togliere una conversazione, o altro, e
questo non mi avrebbe sorpreso né mi sarei arrabbiato, e invece non
mi hanno dato una singola nota, non hanno fatto nessuna richiesta
in proposito. Lo hanno visto e sicuramente è stata una delle
esperienze più stressanti della loro vita e ci vuole coraggio da
parte loro per esporre in pubblico quello che è successo dietro le
quinte per la prima volta in assoluto, a parte nel film Let It Be
che hanno fatto sparire, quindi sono un po’ nervosi perché sono
consapevoli del fatto che si mostrano per la prima volta come
realmente erano. La reazione più importante l’ha avuta Paul, quando
l’ha visto e mi ha detto “è un ritratto molto accurato di come
eravamo allora” e io sono stato molto felice perché è proprio
quello che cercavo di fare. Ho visto 150 ore di materiale e poi ho
dovuto ridurlo e condensarlo e nel processo di riduzione ero
preoccupato che l’insieme risultasse sbilanciato. Per me la cosa
più importante – e credo anche per loro – è sempre stata che fosse
fedele alla verità, che loro non vogliono edulcorare. La Disney ad
esempio voleva togliere le parolacce, ma Ringo, Paul e Olivia hanno
detto “così eravamo e così parlavamo, per favore, non
fatelo”.”
Per scoprire se alla fine la Disney
sia riuscita o meno a togliere le parolacce, non resta che
aspettare il 25, 26 e 27 novembre, quando le tra puntate di
The Beatles – Get Back verranno messe on line su
Disney+.
Il musicista che si reinventa attore
non è un concetto nuovo: Will Smith era un rapper prima di diventare
una star del cinema. Madonna ha iniziato a recitare non molto tempo
dopo l’uscita del suo primo album. Jennifer Hudson ha vinto un Oscar dopo essere
stata cacciata da American Idol. Tuttavia, questo
non significa che non sia eccitante quando i nostri cantanti
preferiti compaiono per la decima volta in un cast o fanno il loro
debutto sullo schermo.
I prossimi due anni promettono
biopic stellari, blockbuster e film indie con i musicisti preferiti
dai fan. Non importa se ti piace il rap, il pop o una via di mezzo:
ci sono film con artisti per tutti.
1Wicked – Ariana Grande & Cynthia
Erivo
Dato che Wicked è
originariamente un musical di Broadway, avrebbe
senso porre l’accento sulla capacità canora, scegliendo le attrici
ideali per interpretare le due protagoniste. Quando è stato
annunciato che Ariana Grande avrebbe interpretato
Glenda accanto a Elphaba di
Cynthia Erivo, per i fan si è trattato di un
casting che calzava a pennello.
Grande ha una voce di prima classe, una
carriera musicale di grande successo e un background nei musical di
Broadway, che la rende adatta a questo ruolo. Inoltre, ha
precedenti esperienze di recitazione, tra cui un ruolo in
Victorious, uno show di Nickelodeon su una
scuola di arti dello spettacolo. Allo stesso modo, Erivo ha vinto
un Tony per The Color Purple, ed
è stata candidata all’Oscar per il film Harriet.
Non si sa molto altro sull’adattamento di Jon M.
Chu del pluripremiato musical, ma con le due cantanti
davanti alla macchina da presa, sarà sicuramente uno spettacolo
memorabile.
DC League of Super-Pets, disponibili il trailer
italiano e il poster del nuovo lungometraggio di animazione di
Warner Bros. Pictures. Il film, diretto da Jared Stern, anche
autore della sceneggiatura insieme a John Whittington, presenta
nella sua versione originale un cast di voci eccezionale guidato da
Dwayne Johnson nel ruolo del protagonista Krypto il Super Cane. Il
film sarà nelle sale italiane a partire da maggio 2022 distribuito
da Warner Bros. Pictures.
Nella versione originale del film
fanno parte del cast di doppiatori anche Kevin Hart (i film “Jumanji” e “Pets: Vita da
animali”),
Kate McKinnon (“Saturday Night Live”, “Il magico
scuolabus riparte”, “Ferdinand”),
John Krasinski (i film “A Quiet Place – Un posto
tranquillo”, “Free Guy – Eroe per gioco”), Vanessa
Bayer (“Saturday Night Live,” “La festa prima delle
feste,” “Un disastro di ragazza”), Natasha Lyonne
(“Show Dogs – Entriamo in scena”, “Ballmastrz: 9009”),
Diego Luna (“Rogue One: A Star
Wars Story,” “Maya e i tre guerrieri”), Marc
Maron (“Joker,” “GLOW”), Thomas
Middleditch (“Godzilla II: King of the Monsters,” “Capitan
Mutanda – Il film ”), Ben Schwartz (“Sonic the
Hedgehog,” “Duck Tales – Avventure di paperi”), e Keanu
Reeves (la saga “Matrix” e i film “John Wick”).
In
DC League of Super-Pets, gli insperabili migliori
amici Krypto il Super Cane e Superman condividono gli stessi
superpoteri e combattono fianco a fianco il crimine nella città di
Metropolis. Quando Superman e il resto della Justice League vengono
rapiti, Krypto deve convincere un improvvisato gruppo di animali
domestici composto da Asso il segugio, MP la panciuta maialina,
Merton la tartaruga e Chip lo scoiattolo, a gestire i loro poteri
appena scoperti ed aiutarlo a salvare i supereroi.
Del team creativo di Stern fanno
parte anche lo scenografo Kim Taylor (“LEGO® Ninjago –
Il film”) e i montatori David Egan (“Game Night – Indovina chi
muore stasera?”, “Come ti rovino le vacanze”) e Jhoanne Reyes
(“Teen Titans GO!”, “Young Justice”). Le musiche sono di
Steve Jablonsky (I film “Transformers”).
Warner Bros. Pictures presenta
DC League of Super-Pets, una produzione Seven Bucks
Production. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures in
tutto il mondo dal 18 maggio 2022 ed in Nord America dal 20 maggio
2022.
Dal 24 novembre con i
primi due episodi e con un episodio nuovo ogni settimana, arriva su
Disney+Hawkeye, la nuova serie della Casa di Topolino in
collaborazione con i Marvel Studios che ci terrà
compagnia, a giudicare dall’atmosfera che si respira nei primi due
episodi visti in anteprima, per tutte le vacanze di Natale,
proponendoci una New York imbiancata e illuminata a
festa.
Clint Barton: dove eravamo rimasti e dove lo troviamo?
Come da titolo, la serie
v vede protagonista Clint Barton, il nostro amato Occhio
di Falco che ritroviamo dopo gli eventi di
Avengers: Endgame. Quella storia lo aveva senza dubbio
provato, dal punto di vista emotivo, perché la sconfitta di Thanos
e il ritorno della sua famiglia dopo lo Snap sono passati
attraverso la morte della sua più cara amica, Natasha, ma anche dal
punto di vista fisico, visto che troviamo Clint in vacanza nella
Grande Mela insieme ai figli, alle prese con una serie di acciacchi
fisici, eredità dei suoi giorni da Vendicatore. Dopotutto lui non è
dotato di super poteri o di armature tecnologiche come i suoi
colleghi!
Tuttavia, come ogni vita
avventurosa che si rispetti, nemmeno una settimana a New York prima
di Natale, in compagnia dei propri figli, è quello che sembra.
Vediamo così che nella vita di Clint irrompere Kate, una ragazza
indipendente, sicura di sé e decisamente avventata, molto versata
nelle arti marziali e nel tiro con l’arco, ma con l’adolescenziale
propensione a finire nei guai. L’incontro tra Kate e Clint metterà
il vendicatore nella posizione di dover fare i conti con il passato
e di doversi mettere di nuovo in gioco per tutelare la sua nuova
protetta e insegnarle a gestire le sue doti.
Hawkeye è la commedia di Natale che non sapevamo di volere
Ispirata liberamente
alla run di Aja e Fraction, Hawkeye ne riprende lo stile e la
palette per riproporre la storia di Kate Bishop e Clint Barton in
un linguaggio che sia adeguato alla serialità ma anche che si
inserisca bene all’interno del lungo discorso del Marvel Cinematic
Universe che nell’ultimo anno si è arricchito di linguaggi,
personaggi e punti di vista come mai prima. Le serie
Disney+ e i film
visti negli ultimi 12 mesi hanno regalato all’Universo Marvel una
pluralità di linguaggi, generi, personaggi e rappresentazioni e
Hawkeye si inserisce in questa sorta di apertura e rinnovamento
portando a bordo del carrozzone Marvel una commedia natalizia che
abbraccia l’action e il superhero genre, ma che alla fine sembra
doversi tradurre in un semplice: “Riuscirà Clint a tornare a casa
per Natale?”.
Ecco a voi Clint e Kate!
Se nel corso di questi
10 anni di Marvel Universe (e nel corso di una carriera con picchi
artistici notevoli), Jeremy Renner aveva sondato luoghi molto
oscuri dell’animo umano, con i suoi personaggi, in questo caso si
butta anima e (soprattutto) corpo in una rilettura leggera del suo
personaggio, un mentore, sì, ma anche un padre e un marito che
cerca di fare tutte le cose giuste e che deve sbrigare delle
faccende in sospeso, tutto mentre ha a che fare con un’adolescente
irrequieta, Kate Bishop, interpretata da Hailee Steinfeld. Kevin Feige
ha dichiarato che l’attrice
non ha dovuto sostenere il provino per il ruolo, che lui glielo
ha offerto a scatola chiusa, e come al solito ha dimostrato grande
intuito. Steinfeld è tutto ciò che Kate Bishop dovrebbe essere: in
gamba, sicura, sarcastica e con una buona dose di faccia tosta e
sconsideratezza, ma anche con una profonda venerazione per i
Vendicatori e in particolare proprio per quel Occhio di Falco che
una sera, poco prima di Natale, la salverà da una banda della Mafia
in Tuta (Tracksuit Mafia).
Le ramificazioni di Hawkeye
nel MCU e i volti nuovi
Il rapporto
maestro/allievo che si crea trai due personaggi è istantaneo, la
chimica tangibile e il divertimento assicurato. Anche perché, dopo
la scena post credits di Black Widow, possiamo sperare che
Hawkeye sia legato a doppio filo alla
storyline principale del MCU che raccontano i lungometraggi, ma
anche a quella delle altre serie che presto vedremo, come la neo
annunciata Echo, con
protagonista Alaqua Cox / Maya Lopez.
Nel cast di
Hawkeye vediamo anche Florence Pugh
(appunto, Yelena Belova di Black Widow), Vera Farmiga (Eleanor Bishop) che dopo
una carriera di successo nell’horror, si affaccia ad un altro
grande franchise, Alaqua Cox (Maya Lopez, aka
Echo, che vedremo
protagonista della sua serie) e Tony
Dalton (Jack Duquesne, aka Lo Spadaccino) che già nei
primi due episodi mostra di saperci fare e di offrirci un
personaggio davvero interessante per il futuro.
Un supereroe senza super poteri
Questa recensione dei
primi due episodi di Hawkeye
non vi dirà molto su cosa succede effettivamente nelle due puntate
di apertura, dal momento che si preferisce sempre conservare i
dettagli della trama intonsi per la gioia dello spettatore, ma può
affermare che ancora una volta nella diversificazione dei toni e
dei contenuti, la Marvel continua ad ampliare il suo spettro
d’interesse, irretendo un pubblico sempre più vasto e offrendo
nuovi spunti e nuovi punti di vista, senza mai rinunciare alla sua
estetica ricca di effetti visivi, sempre eccellenti, scene
d’azione, momenti di ironia che si alternano a momenti di
riflessione, che toccheranno i cuori di tutti.
Hawkeye
è un eroe davvero umano, lo testimoniano le sue cicatrici e i suoi
traumi, e forse proprio per questo i suoi dolori e le sue gioie
troveranno grande corrispondenza nel pubblico.
La scena a metà dei titoli di coda
di Eternals
ha introdotto nel MCU il personaggio di Eros/Starfox, interpretato da Harry Styles. In attesa di scoprire quale sarà
il suo futuro nell’universo cinematografico, ecco 10 cose che
bisognerebbe sapere per conoscere meglio questo personaggio
intrigante e avvincente, con una storia ricca e complessa nei
fumetti, che coinvolge gli Avengers, i Guardiani della Galassia e
persino Thanos.
1Muore per mano di Gamora
Dopo aver rintracciato di nuovo Nova, i Guardiani Oscuri
trovano Gamora. Tuttavia, prima che possano giustiziarla, Hela, la
dea della morte, arriva e rivela che il nuovo corpo di Thanos non è
Gamora, ma Starfox stesso. Lei e l’Ordine Nero portano Starfox su
Ovunque, dove si trova il cadavere di Thanos.
Sentendosi come se non avessero scelta, Gamora
e gli altri Guardiani accettano di uccidere Starfox, con Gamora che
gli trafigge il petto con la spada. Tuttavia, l’atto non impedisce
a Thanos di tornare in vita nel corpo di Starfox, anche se con una
mente ormai compromessa.
A quanto pare, Clint Barton e Kate
Bishop potrebbero apparire nell’attesissimo Doctor
Strange in the Multiverse of Madness. Come riportato
da
CBR, alcune nuove indiscrezioni sulla produzione del film – che
proprio in queste settimane andrà incontro ad una massiccia
sessione di riprese aggiuntive – suggeriscono che anche Clint
Barton e Kate Bishop potrebbero essere parte della nuova avventure
cinematografica di Stephen Strange.
La fonte riporta che uno degli
scenografi del film sarebbe stato incaricato di modellare e
impennare diverse tipologie di frecce per il film, da utilizzare
sia come normali oggetti di scena che durante la realizzazione di
alcuni stunt. Inoltre, secondo uno degli ordini del giorno (i
cosiddetti call-sheet), pare che al cast si siano aggiunti
due misteriosi personaggi indicati come “Arciere” e “Arciere
novizio”. Entrambe le informazioni, dunque, sembrano indicare che
Clint Barton (Jeremy
Renner) e Kate Bishop (Hailee
Steinfeld) potrebbero apparire nel film di Sam
Raimi.
Sarà davvero così? Probabilmente non
lo sapremo mai fino a quando il film non arriverà nelle sale, ma la
speranza, ovviamente, è quella di avere eventuali dettagli più
concreti in futuro. Ricordiamo che Clint Barton e Kate Bishop sono
i protagonisti di Hawkeye, la
nuova serie dei Marvel Studios che debutta proprio
oggi, con i primi due episodi, su Disney+.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Nelle regioni settentrionali del
Canada, una miniera di diamanti esplode, intrappolando 26 minatori
al suo interno. Per i superstiti bloccati nel sottosuolo, restano a
disposizione solo 30 ore di ossigeno prima di morire per asfissia.
L’unica speranza di salvezza risiede nella squadra di camionisti
ingaggiata per attraversare la ”strada di ghiaccio” e portare nella
miniera le teste di pozzo, strumenti necessari a recuperare i
minatori. Nel team ci sono Mike McCann (Liam
Neeson) con suo fratello Gurty
(Marcus Thomas), veterano affetto da afasia,
l’esperto di camion Jim Goldenrod (Laurence
Fishburne), la sua ex dipendente Tantoo
(Amber Midthunder) e l’assicuratore dei
proprietari della miniera Varnay (Benjamin
Walker). La squadra parte su tre camion, pronta ad
affrontare 300 miglia di strada sull’acqua ghiacciata. Nel
percorso, le difficoltà non saranno date solo dalle condizioni
atmosferiche: non tutti i membri della missione hanno lo stesso
obiettivo. Per Mike il viaggio sarà una tripla lotta:
contro il tempo, la natura e il nemico.
I fragili equilibri de L’uomo dei
Ghiacci
I protagonisti de L’uomo dei
Ghiacci partono per la loro missione con tre enormi
camion. I loro carichi, le teste di pozzo, pesano tonnellate. La
strada da percorrere è invece sottilissima: una lastra di ghiaccio
di pochi centimetri che si sta sciogliendo perché è primavera.
L’impresa richiede un’estrema attenzione al bilanciamento di
velocità a forza. Un equilibrio nella guida, ma non solo: infatti,
non appena l’iniziale armonia del team comincia a scricchiolare,
anche il ghiaccio dà i primi segni di cedimento.
Tutto potrebbe scorrere liscio se
tutti i partecipanti della missione si muovessero con lo stesso
scopo, ma così non accade ne L’uomo dei Ghiacci:
Mike pensa alla ricompensa in denaro, Gurty è
spaesato e comprende poco l’obiettivo del viaggio, Tantoo
e Jim vogliono tentare il salvataggio dei minatori,
persone a loro care, mentre Varnay mente sulla propria
identità per depistare la spedizione. Tra diffidenze e trame
segrete, le discussioni dei personaggi mettono quasi subito in
crisi la missione.
Tutti a corto d’aria
In un contesto in cui basta
veramente poco per rimetterci la vita, lo scenario catastrofico si
crea rapidamente. Il film risulta per forza di cose avvincente: il
tempo e l’ossigeno per i minatori che scarseggiano, il ghiaccio
scricchiolante, gli inseguimenti tra mezzi maestosi. Il senso di
concitazione e angoscia è ben percepibile ed è alimentato dai
continui scontri tra i personaggi. Come i loro guidatori,
i camion si aiutano, si trainano e poi si tamponano, si
ribaltano e si risollevano.
Inseguimenti non ordinari
Più che i dialoghi, ne
L’uomo dei Ghiacci ciò che conquista sono gli
scenari dell’azione: lande desolate, imbiancate dalla neve, spazi
ampissimi percorsi da tir che si muovono acrobaticamente come
fossero giocattoli. E il gioco del regista riesce ad essere
estremamente realistico.
Non siamo di fronte al solito
inseguimento su strada. L’uomo dei Ghiacci
inserisce al suo interno l’azione deiFast &
Furious ma con le variazioni necessarie a rendere il film
originale. Non ci sono macchine, ma camion enormi, mastodontici.
Per certi versi, la pellicola ricorda Duel di Spielberg:
le strade desolate, il camion rumoroso, la sfida tra mezzi e
persone. Non siamo però tra i canyon, ma nel gelo totale: scenario
che fa pensare al thriller del 2010
Frozen.
I volti protagonisti de L’uomo dei
Ghiacci
Anche i protagonisti de
L’uomo dei Ghiacci sono interessanti nella loro
varietà. Non sono stereotipati. Non c’è l’eroe muscoloso che ruba
la scena agli altri personaggi, né la donna sempre impeccabilmente
elegante anche negli scontri all’ultimo sangue. Mike è un
uomo non giovanissimo, abile nel suo mestiere ma realistico nei
panni che indossa. C’è la ragazza forte e coraggiosa, ma è pur
sempre una camionista e come tale viene rappresentata. Inoltre,
l’attenzione a temi come il rapporto fraterno e il razzismo nei
confronti delle popolazioni indigene danno profondità al film,
senza però appesantirlo o apparire moralmente banali.
In conclusione, L’uomo dei
Ghiacci – The Ice Road è un
film action innovativo in cui lo scheletro della storia è stato
ben rafforzato da dettagli originali e interessanti che spaziano
dall’ambientazione ai protagonisti. Il film uscirà nelle sale
italiane giovedì2 dicembre
2021.
Il network americano
NBC ha diffuso il promo e la trama di La
Brea 1×10, il decimo episodio della nuova serie tv
La
Brea.
In La Brea 1×10 che si intitolerà
“Topanga” Con la notizia dell’apertura di un’ultima dolina, Gavin,
Izzy e il Dr. Nathan corrono a Seattle per lanciare un ultimo
sforzo di salvataggio prima è troppo tardi; Eve intraprende un
pericoloso viaggio per inviare un ragazzo attraverso un portale per
salvare la sua famiglia.
La Brea 1×10
La
Brea è la nuova serie tv drammatica americana
creata da David Appelbaum per il network americano NBC. Nella serie
Quando un’enorme voragine si apre nel mezzo di Los Angeles e attira
centinaia di persone ed edifici nelle sue profondità, coloro che vi
cadono si ritrovano in una terra primordiale misteriosa e
pericolosa, dove non hanno altra scelta che unirsi per
sopravvivere. Lo spettacolo segue una famiglia, distrutta dagli
eventi, che cerca di tornare insieme.
Protagonisti di La
Brea sono Natalie Zea come Eve
Harris, Eoin Macken come Gavin Harris,
Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina
Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki
come Izzy Harris e Jack Martin come Josh
Harris. Nel cast anche Natalie Zea come Eve
Harris, Eoin Macken come Gavin Harris,
Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina
Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki
come Izzy Harris, Jack Martin come Josh Harris,
Veronica St. Clair come Riley Velez, Rohan
Mirchandaney come Scott, Lily Santiago
come Veronica, Chloe De Los Santos come Lily,
Jon Seda come Dr. Sam Velez e Angel
Parker.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli ha presentato
ai fan della Marvel una delle armi più
incredibili del MCU, ossia i Dieci Anelli del titolo. Impugnati da
Wenwu e in seguito anche dall’eroe eponimo, gli anelli sono in
grado di garantire l’immortalità e un immenso potere, e hanno anche
permesso a Wenwu di costruire l’omonima organizzazione criminale
nell’arco di mille anni.
Il design degli anelli nel film è
diverso rispetto alla loro controparte fumettistica (sono dei
bracciali, e non dei veri anelli), ma le scene di combattimento
risultano comunque incredibili, nonostante abbiano causato alcuni
problemi agli stuntmen durante le riprese. Di recente, intervistati
da
Corridor Crew su YouTube, gli stuntmen Chris
Cowan e Yung Lee hanno parlato proprio
della progettazione delle scene d’azione per il film di Destin
Daniel Cretton.
Il team degli stuntman ha utilizzato
vignette di pre-visualizzazione per organizzare come dovessero
essere girate le sequenze d’azione, prima di incontrare il regista
e ricevere da lui un feedback. Cowan ha però aggiunto che i Dieci
Anelli hanno reso, di fatto, Shang-Chi il Vendicatore più
“fastidioso” per cui progettare scene di combattimento,
specialmente se paragonato a Thor e Capitan America. Lee ha poi
spiegato che a volte si sono lasciati vincere dalla pigrizia,
chiedendo ai realizzatori di immaginare al loro posto cosa
avrebbero dovuto vedere quando gli anelli erano in azione.
È comprensibile perché la squadra di
stuntmen dietro
Shang-Chi abbia trovato difficile creare l’azione per i
Dieci Anelli. Il design a catena degli anelli, collegati
all’energia attorno alle braccia di chi li possiede, ha dato vita a
scene di combattimento davvero uniche, ma sarebbe stato difficile
per chiunque da visualizzare in anticipo rispetto ad armi meno
complesse, in cui sarebbe stato possibile utilizzare un supporto di
certo più gestibile.
Si è pensato molto alla
progettazione degli Anelli, e dato che sono una componente chiave
per il futuro del MCU, si spera che l’esperienza degli stuntmen con
quel tipo di scene diventi più semplice in futuro, soprattutto ora
che hanno avuto la possibilità di capire come portare gli Anelli in
vita.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe
interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il
villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime
possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti
saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Anche Sandra Bullock rientra nella lista di attori a
cui è stato offerto un ruolo in un film di supereroi. A rivelarlo è
stata la diretta interessata durante una recente ospitata nello
show di Jimmy Kimmel (via
EW).
L’attrice non ha rivelato di quale
progetto si trattasse, ma a quanto pare non aveva nulla a che fare
con l’Universo Marvel. “Sono stata contattata
per qualcosa che non era Marvel, ma mio figlio mi ha detto di non
farlo”, ha spiegato Bullock. “Louis sentiva che non avrei
dovuto prendere parte a quel film, e aveva ragione. L’ho visto
quando è uscito e ho pensato: ‘Ooo! È un vero peccato.'”
Ovviamente, c’è ancora un sacco di
tempo per Sandra Bullock per salire a bordo di uno dei
grandi franchise di supereroi. Tuttavia, non sembra che l’attrice
sia particolarmente interessata alla cosa: “Non penso di essere
materiale da Marvel”, ha dichiarato. “Non sono mai stata
contattata da loro.”
A questo punto, ha avuto anche la
possibilità di negare i rumor che la vorrebbero nei panni di
Madame
Web nell’annunciato film Sony ambientato nello
Spider-Verse: “Se mio figlio avesse sentito
quell’indiscrezione, non hai idea di quante cose avrei potuto
fargli fare in casa”, ha ironizzato l’attrice. “Avrei
potuto chiedergli di tutto. Chi dicono che avrei dovuto
interpretare? La nonna di Spider-Man? Chi?”
Così, Kimmel le ha spiegato i
dettagli sul personaggio, e allora l’attrice ha risposto:
“Perché non mi hanno ingaggiata per questo ruolo? Cosa è
accaduto durante le trattative? Devo saperlo! Penso che sarei stata
fantastica nei panni di un personaggio con poteri
psichici.”
Prossimamente vedremo Sandra Bullock in The Unforgivable diretto da Nora Fingscheidt,
che arriverà in cinema selezionati dal 24 novembre e su Netflix a
partire dal 10 dicembre. Nel film, l’attrice interpreta Ruth
Slater, una donna che esce di prigione dopo una condanna per un
crimine violento e si reinserisce in una società che si rifiuta di
perdonare il suo passato.
È stata una corsa incredibile per
Clint Barton da quando è apparso per la prima
volta in Thor come agente dello S.H.I.E.L.D., e
con Yelena Belova pronta a prenderlo di mira e
Kate Bishop alla ricerca di un mentore, il
meglio potrebbe ancora venire.
Un padre di famiglia
Dopo
essere stato l’ultima ruota del carro inThe Avengers,
passando la maggior parte del film sotto il controllo di
Loki,
Clint Barton
è stato redento in
Avengers: Age of Ultron
e gli è stata anche data una famiglia.
Questo ha immediatamente separato
l’arciere dal resto degli Eroi più forti della Terra; inizialmente,
era difficile non sospettare che potesse essere un buono a nulla
mentre continuava a sgattaiolare via per fare telefonate, ma la
rivelazione che aveva una moglie e dei figli ha consentito un
cambio di gioco. Questo è stato un allontanamento dai fumetti (dove
spesso aveva flirt con Vedova Nera o
Mockingbird) e ci ha fatto venire voglia di tifare
per Clint ancora di più.
La famiglia di
Hawkeye è rimasta una parte fondamentale della sua
storia nel Marvel Cinematic
Universe, e venire a conoscenza del fatto che il
nucleo familiare fosse stato nascosto per tutto il tempo per
tenerlo al sicuro, dimostra quanto in là Occhio di falco può
spingersi per proteggere i suoi cari.
Immediatamente schierato con
Steve Rogers nel tentativo di proteggere la
sua famiglia, Clint Barton non ha esitato a
entrare in azione per il Super Soldato (anche
quando ciò significava essere costretto a confrontarsi con la sua
migliore amica, Natasha Romanoff). Ha anche combattuto contro
Black Panther, Iron Man e
Visione e, se questa non fosse una prova
sufficiente che Occhio di Falco è una forza da
tenere in considerazione, niente vi farà cambiare idea.
Il legame di Clint con Wanda Maximoff è stato forgiato in
Avengers: Age of Ultron. Dopo averla salvata dagli
arresti domiciliari, Occhio di Falco ancora una
volta le ha indicato la giusta direzione riservandole parole forti
e ispiratrici.
Prendere di mira Thor
Il debutto di
Jeremy Renner nel MCU
è avvenuto in Thor
del 2011 e la sua scena è stata aggiunta durante le riprese
aggiuntive. Tra quelli incaricati di sorvegliare il luogo dove
Mjolnir si è schiantato sulla Terra dal direttore
dello S.H.I.E.L.D.
Nick Fury, Occhio di Falco era fin troppo disposto ad
abbattere il Dio del Tuono se il suo capo glielo avesse
chiesto.
Questa era al 100% la versione
“Ultimate” del personaggio, ma Clint fece comunque
delle battute memorabili e fece emozionare i fan per il suo debutto
vero e proprio in The Avengers l’anno successivo.
Un debutto innegabilmente memorabile
di cui non si parla abbastanza, questo è un momento divertente da
rivisitare. Certo, potrebbe non essere eccitante come la scena di
combattimento in Avengers: Endgame quando era vestito da
Ronin, ma è stato un modo solido per dare vita al
personaggio in live-action per la prima volta.
Un sacrificio esplosivo
Ci stiamo dirigendo verso
una realtà alternativa per questa voce, ma è stato comunque un
momento importante per Occhio di Falco. In un
mondo in cui Ultron aveva vinto e abitava il corpo che
abbiamo imparato a conoscere come Visione, quasi tutta l’umanità era stata
spazzata via dall’androide dopo aver ottenuto il controllo delle
Gemme dell’Infinito.
Occhio di Falco e
Vedova Nera stavano ancora combattendo la giusta
battaglia, però, e questo penultimo episodio di
What If…? li ha seguiti nel tentativo di porre fine a
Ultron una volta per tutte.
Sapendo che Natasha aveva bisogno di tempo per scappare
con il drone Ultron che era stato preso dall’I.A.
di Arnim Zola, Clint si è sacrificato in un
momento di vero eroismo. Aveva perso tutto a questo punto, ma è
riuscito ancora a trovare la spinta dentro di sé per essere un vero
eroe…anche per salvare un mondo devastato da
Ultron.
Schivare un proiettile
Joss
Whedon ha stabilito che Occhio di Falco
era un uomo di famiglia in
Avengers: Age of Ultron, e mentre ci dirigevamo verso
l’atto finale, sembrava che una fine tragica fosse in serbo per
l’arguto arciere.
Dopo aver battuto la strada tra
innumerevoli droni Ultron, Occhio di
Falco – che il film aveva chiarito che era solo un ragazzo
normale all’inizio – ha individuato un bambino che si era trovato
nella linea di tiro del cattivo titolare. Senza esitare,
Clint entrò in azione e si mise in pericolo,
disposto a farsi sparare per proteggere la vita di un
innocente.
Fortunatamente per
Clint, Quicksilver è corso dentro e ha preso quei
proiettili per lui. È stato un momento potente e d’impatto, ed è un
peccato che non siamo mai stati in grado di esplorare veramente le
conseguenze di ciò che è successo. Dopo tutto, bisogna credere che
Hawkeye si senta almeno un po’ in colpa per quello
che Pietro ha fatto per lui.
Battaglia contro i Chitauri
Nonostante abbia trascorso
gran parte di The Avengers lavorando per Loki, Hakweye ha avuto la
possibilità di brillare nella battaglia finale del film. In diverse
occasioni, in effetti!
Che si tratti del modo in cui ha
improvvisato quando i Chituari si sono stretti su
di lui e ha terminato le frecce, il divertente scambio con Vedova Nera su Budapest, o il salto dal
palazzo… c’era molto da amare qui. Un momento particolare,
tuttavia, ha visto Occhio di Falco superare in astuzia
Loki quando ha scagliato una freccia contro il Dio
dell’Inganno che è prontamente esplosa nella mano del cattivo
compiaciuto.
Dopo essere stato messo in disparte
per gran parte del film, è stato bello vedere Clint sotto i
riflettori. Questo film è il motivo per cui Occhio di
Falco è diventato rapidamente un favorito dei fan, ed ha
dimostrato davvero chi è.
Ha ispirato Scarlet Witch
Torniamo a
Avengers: Age of Ultron un’ultima volta per un momento
di cui i fan parlano ancora dopo più di mezzo decennio. Nonostante
le azioni sbagliate di Scarlet Witch all’inizio del film,
Clint ha chiaramente visto del potenziale in lei e
l’ha aiutata a guidarla nella frenetica battaglia finale con
Ultron.
Con l’esercito dell’androide che si
avvicinava, Occhio di Falco ha portato
Wanda da un lato e ha chiarito che “Se esci da
quella porta, sei un Vendicatore“.
Questo è stato un momento cruciale
per entrambi i personaggi, e con le parole di
Clint che le risuonavano nelle orecchie, la Strega
Scarlatta è diventata un’eroina. Questo assicurò la svolta contro
Ultron e fece in modo che Wanda fosse lì per
aiutare il resto dei Mightiest Heroes della Terra
contro la minaccia che Thanos poneva alla realtà. Naturalmente,
qualcuno potrebbe chiedersi se Hawkeye vivrà per
rimpiangere questo dopo gli eventi di WandaVision!
Il sacrificio su Vormir
Ci sono un sacco di grandi
momenti che avremmo potuto includere da Avengers: Endgame qui. Come notato, il breve
periodo di Clint come Ronin ha
portato a una scena di combattimento impressionante a metà del
film, mentre non si può negare che le sue azioni nella battaglia
finale (compreso il tentativo di scappare con il Guanto
dell’Infinito) sono state davvero impressionanti.
Tuttavia, è quello che è successo su
Vormir che ci colpisce davvero. Sapendo che
raccogliere le Gemme dell’Infinito avrebbe potenzialmente
riportato tutti indietro dalla morte, Clint era
fin troppo disposto a non vedere mai più la sua famiglia se questo
significava dare loro una seconda possibilità e mantenere in vita
Vedova Nera.
L’arciere sentiva chiaramente di
dover essere punito in qualche modo per i molti criminali che aveva
ucciso come Ronin, ma questo era ancora un atto
altruista da parte sua. Alla fine, è stata Natasha a fare quel salto, e Clint è rimasto
col cuore spezzato. In Hawkeye, questo porterà ad
un interessante scontro con Yelena Belova…
Ghostbusters:
Legacy è finalmente arrivato nelle sale di tutto il
mondo. Il film, diretto da Jason Reitman, figlio
di Ivan Reitman, regista dei primi due capitoli
della saga usciti negli anni ’80, è un sequel diretto di quei due
film, pur concentrandosi su una nuova generazione di eroi armati di
zaini protonici.
I nuovi personaggi introdotti nel
film sono tutti legati a Egon Spengler, l’originale Ghostbuster
interpretato dal compianto Harold Ramis nei primi
due film. Inoltre, il film vede il ritorno degli altri membri della
squadra originale, ossia
Bill Murray, Dan Aykroyd e
Ernie Hudson. L’eredità del personaggio di Egon è
presente durante tutto l’arco narrativo del film, e proprio di
recente una persona molto vicina a Ramis ha avuto modo di dire la
sua in merito al lavoro di Reitman e a come sia stata gestito il
ricordo dell’attore.
Parlando con
The HollywoodReporter, Violet Ramis Stiel, la
figlia di Harold Ramis, ha elogiato Ghostbusters:
Legacy. “È una commedia, ma parla anche di dolore
e perdita. Tutti noi abbiamo dovuto fare i conti con queste cose. È
incredibile: ci sono tanti parallelismi con la vita reale, eppure è
soltanto un film”, ha detto Stiel, che ha avuto modo di vedere
il film in occasione di una proiezione privata, alcuni mesi fa.
“In definitiva, ci lascia con quella sensazione: le persone che
amiamo sono sempre con noi. Non se ne vanno.”
Parlando, invece, dell’approccio di
Reitman all’amata saga, Violet ha aggiunto: “Jason voleva
davvero realizzare un buon film. È stato molto attento a onorare i
primi due capitoli e tutti i personaggi che erano in quei film, ma
anche a fare qualcosa per il presente e che al tempo stesso
gettasse le basi per il futuro. Forse è l’unica persona che avrebbe
potuto farlo. È un vero e proprio ponte fisico.”
Tutto quello che sappiamo su
Ghostbusters: Legacy
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan
Reitman, è il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola
città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la
loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters:
Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill
Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weavere Annie Potts di
nuovo insieme per ridar vita a una delle saghe cinematografiche più
amate della storia. Diretto da Jason Reitman, il film è uscito
nelle sale italiane il 18 novembre, prodotto da Sony Pictures e
distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia. Tra i
protagonisti anche Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie
Coon ePaul
Rudd.