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The Batman: e se il trailer ci avesse mostrato la fine del film?

the batman

Il trailer di The Batman visto al DC FanDome ha profondamente emozionato i fan che hanno potuto dare uno sguardo migliore al tanto anticipato Uomo Pipistrello di Robert Pattinson, ma anche a Catwoman, al Pinguino e a Alfred, in questa nuova veste.

Tuttavia, c’è qualcos’altro che forse non abbiamo ancora notato, ed è il fatto che forse il trailer ci ha offerto uno sguardo al finale del film. Ovviamente si tratta di speculazioni, che però potrebbero trovare un fondo di verità.

1La trama di The Batman

The Batman

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

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The King’s Man – Le Origini: nuovi poster e uno spot, in attesa dell’arrivo il sala

The King's Man - Le Origini 

I primi due film, Kingsman: The Secret Service e Kingsman: The Golden Circle, hanno generato un forte seguito per le storie a fumetti di Matthew Vaughn, tanto che adesso siamo pronti a conoscere il passato di questa organizzazione. Si tratta proprio di quello che si prefigge di raccontare The King’s Man – Le Origini.

Con un cast completamente nuovo di attori e personaggi, sembra che questa sarà un’esperienza molto diversa ambientata nel passato. Pur sapendo che Eggsy e Harry torneranno, ora è il momento di conoscere i luoghi e i volti che hanno dato origine a tutto:

The King’s Man – Le Origini, i character poster

The King’s Man – Le Origini è diretto da Matthew Vaughn ed è interpretato da  Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, con Djimon Hounsou e Charles Dance. 

Il film è prodotto da Matthew Vaughn, David Reid e Adam Bohling, mentre Mark Millar, Dave Gibbons, Stephen Marks, Claudia Vaughn e Ralph Fiennes sono i produttori esecutivi. The King’s Man – Le Origini  è basato sul fumetto “The Secret Service” di Mark Millar e Dave Gibbons, il soggetto è di Matthew Vaughn e la sceneggiatura è firmata dallo stesso Vaughn & Karl Gajdusek.

 
 

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ecco il nuovo bizzarro logo del film

Ant-Man and the Wasp: Quantummania

È trapelata dal set di Ant-Man and the Wasp: Quantumania una foto di una sedia di produzione su cui campeggia il nuovo logo del film con Paul Rudd e Evangeline Lilly. Il look di questo logo è decisamente particolare e ricercato e potrebbe richiamare il personaggio di Kang il Conquistatore, che comparirà nel film.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania sarà diretto ancora una volta da Peyton Reed, che già aveva diretto i primi due film. Nel cast tornano Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer. In più Kathryn Newton sarà Cassie Lang e Jonathan Majors sarà Kang il Conquistatore. 

 
 

Edgar Wright ha un’idea per la saga di Bond dopo No Time to Die

edgar wright

Il regista Edgar Wright ha espresso interesse nei confronti del franchise di James Bond, rivelando di avere addirittura un’idea per la storia dell’eventuale prossimo capitolo del franchise.

Ospite del podcast Happy Sad Confused, Wright ha rivelato di essere assolutamente disponibile per il prossimo capitolo della saga di Bond. A tal proposito, il regista di Ultima notte a Soho (che arriverà nelle sale italiane dal 4 novembre) ha detto di avere già un’idea su come dovrebbe essere il prossimo film del franchise.

Secondo Wright, i film di Bond tendono ad essere “o cioccolato fondente o cioccolato al latte”. Dal momento che il ciclo di film con protagonista Daniel Craig sono etichettabili come “cioccolato fondente” secondo il regista, è arrivato il momento di rilanciare il franchise attraverso nuove avventure classificabili come “cioccolato al latte”.

“Non credo che continuare nella stessa direzione dei film con Daniel possa davvero portare a qualcosa. Sono convinto che sarebbe molto più interessante provare a fare qualcosa di nuovo”, ha spiegato il regista.

“Ho una mia visione per il futuro di Bond al cinema, e se mai dovessero contattarmi per discutere della saga, cogliere l’occasione per proporla allo studio. Non voglio parlarne pubblicamente, ma quando leggo dei possibili nuovi attori per il ruolo, mi sembrano tutti la versione 2.0 di Daniel Craig. Penso che sia molto meglio cambiare direzione.”

Tutto quello che sappiamo su No Time to Die

No Time to Die, atteso nelle sale italiane il 30 settembre 2021, vede nel cast Daniel Craig (James Bond), Léa Seydoux (Madeleine Swann), Ralph Fiennes (M), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Ben Whishaw (Q), Rory Kinnear (Bill Tanner) e Jeffrey Wrigh (Felix Leiter). Le new entry del cast sono invece Rami Malek, Billy Magnussen, Lashana Lynch Ana de Armas.

In No Time to Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.

 
 

Eternals: la Marvel ha iniziato a lavorare al film prima del 2013

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Creati dal leggendario fumettista Jack Kirby alla fine degli anni ’70, gli Eterni sono sempre stati tra gli eroi meno conosciuti del vasto catalogo di personaggi della Marvel, fino a quando il film Eternals non è stato annunciato come parte integrante della Fase 4 del MCU. Nonostante all’inizio il MCU fosse estremamente coinvolto nella pianificazione di film riguardanti personaggi come Iron Man, Thor, Capitan America e i Guardiani della Galassia, pare che in realtà stesse già pianificando di introdurre, prima o poi, la razza di immortali superpotenti al cinema.

La conclusione della Saga dell’Infinito con Avengers: Endgame ha aperto la strada al decollo di nuovissimi franchise come Shang-Chi e, appunto, Eternals. L’uscita di scena di Iron Man e Captain America ha lasciato spazio all’introduzione di nuovi personaggi che potessero affiancare le presenze relativamente più giovani della saga, come Doctor Strange e Captain Marvel. Come Shang-Chi, anche Eternals ha il potenziale necessario per rappresentare l’inizio di un nuovo franchise del MCU.

Un nuovo libro di recente pubblicazione, dal titolo: “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe”, fa luce sul fatto che, in realtà, la Marvel aveva messo gli occhi su Ikaris, Thena e gli altri Eterni da molto tempo prima che il film venisse ufficialmente confermato. Secondo Screen Rant, Joe Robert Cole (sceneggiatore di Black Panther e Black Panther: Wakanda Forever), era stato inserito nel programma di scrittura

della Marvel nel 2011, per aiutare a creare storie per alcuni dei nuovi progetti dello studio. Durante i suoi due anni trascorsi all’interno del programma, Cole ha scritto le prime sceneggiature per Deathlok, Eternals e Blade. Alla fine Deathlok è stato accantonato, mentre le sceneggiature realizzate per Eternals e Blade non sono più state utilizzate dalla Marvel, quando anni dopo “ricominciò da zero” con entrambi i progetti.

Ciò dimostra che la Marvel ha sempre visto un grandissimo potenziale nei personaggi degli Eterni, nonostante si tratti di personaggi che non sono universalmente conosciuti, soprattutto a chi non ha mai letto i fumetti. Eppure, l’idea che una squadra di essere immortali potesse condividere la Terra con gli umani da migliaia di anni ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella progettazione a lungo termine dei Marvel Studios.

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Chloè Zhao presenta Eternals a Roma, con lei i suoi protagonisti #RFF16

Eternals conferenza

Chloè Zhao, regista premio Oscar per Nomadland, ha chiuso la Festa del Cinema di Roma 2021 con l’evento più atteso di questa edizione, organizzato insieme ad Alice nella Città, la prima europea di Eternals, il film Marvel Studios, che ha portato nella cavea dell’Auditorium i suoi protagonisti: Angelina Jolie, Richard Madden, Gemma Chan e Kit Harington.

Zhao è stata scelta per dirigere il film a lavori già cominciati, come ha raccontato in conferenza: “Quando sono arrivata nel processo di creazione di questo film, esisteva già un trattamento molto ricco. Quando Jack Kirby ha creato questi personaggi, ha scelto di porli all’esterno delle dinamiche del mondo condiviso, sono esterni, ci sono da sempre. Si tratta di un gruppo di eroi che, proprio perché esterni, gli ha permesso di aggiungere una prospettiva differente alle sue storie.” 

Secondo Zhao, si tratta di un’esperienza interessante dopo l’enorme successo e l’incredibile lavoro che è stato fatto con la Infinity Saga, che ha davvero cambiato la storia del cinema contemporaneo in termini di produzione e mercato.

Il film segna l’esordio nel MCU di molti volti noti e amati dello spettacolo, su tutti Angelina Jolie, che interpreta la guerriera Thena, ma nel cast ci sono anche Richard Madden e Kit Harington, che avevano già lavorato insieme in Game of Thrones e che ora si ritrovano a condividere, seppur brevemente, un nuovo set molto importante. Gemma Chan, che interpreta Sersi, si trova invece nella singolare posizione di “tornare” nel MCU con un ruolo completamente differente, visto che era già stata Minerva in Captain Marvel.

“Mi sento così fortunata per essere tornata una seconda volta, oltretutto con un personaggio così diverso da quello che ho interpretato in precedenza, ero sorpresa quando sono stata richiamata, mi sento molto fortunata.” Ha commentato Gemma Chan.

Per Kit Harington è stato come tornare in un progetto molto lungo, come già gli era capitato con Game Of Thrones: “Questa è la mia prima volta nel MCU e devo dire che ricevere una telefonata da loro è proprio una bella chiamata. Non me lo aspettavo, sono già stato in una lunga serie e questo progetto mi piace tanto.”

Angelina Jolie aveva già espresso il suo gradimento per questo franchise e ha confermato che per lei è stato molto bello arrivare in questo universo proprio con il personaggio di Thena. “Volevo farne parte e mi sento fortunata a essere arrivata in questo momento con questo personaggio, amo la famiglia che è protagonista del film, amo la diversità e l’inclusione di questo cast. Spero diventi una nuova normalità per ogni tipo di produzione e sono contenta che in questo modo la gente si veda finalmente rappresentata al cinema.”

Richard Madden ha invece confessato di essere un vero e proprio fan del MCU, ed essere dentro a uno dei film più particolari e complessi di questo universo è stato incredibile: “Sono sempre stato un grande fan di questi film, e mi ritrovarmi adesso in una scena a citare Thor o Thanos è stato davvero strano”.

Da regista premio Oscar che ha diretto un cinecomic, Zhao sembra rappresentare il perfetto equilibrio tra il cinema d’autore e quel cinema più rumoroso e ad alto budget. Secondo la regista però non c’è contrasto tra i due modi di fare cinema, dal momento che “stiamo danzando sul bordo di un revisionismo artistico, ed è importante vedere come i Marvel Studios desiderano sfidare il loro stesso genere. I concetti di eroismo, di trovare un posto nel mondo, di dividere il bene dal male, sono argomenti che il cinema sta cercando di raccontare da sempre eppure nei fumetti c’è già tutto. Tutto quello che definisce un personaggio moderno è già presente nelle storie a fumetti Marvel.”

Il cast è d’accordo sugli elementi fondamentale di Eternals: la famiglia, la diversità, l’amore e la connessione con il pianeta Terra. Secondo la regista, il pubblico entrerà subito in sintonia con il personaggio di Sersi, in particolare, perché è il primo che si affeziona ai terrestri, e li guarda con affetto e compassione, ama vivere tra loro e desidera proteggerli più di ogni altra cosa.

Non solo, Sersi è anche coinvolta nella storia d’amore che, alla fine dei giochi, deciderà se sorti della Terra. “L’amicizia che lega Gemma e Richard – ha commentato Chloè Zhao – è stata un dono prezioso per tutto il film. Loro ci hanno fatto dono del loro legame e della loro complicità, così che tutto il film ne risultasse impreziosito.”

Il cast di Eternals

Eternals arriva in sala a partire dal 3 novembre, è diretto da Chloè Zhao e vede protagonisti Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Spider-Man: No Way Home, secondo il regista sarà l’Endgame del franchise

Spider-Man: No Way Home film 2021

C’è ancora molto che non sappiamo su Spider-Man: No Way Home, ma secondo il regista Jon Watts, la portata del threequel sarà più grande di qualsiasi cosa abbiamo visto fino ad ora. “Di certo, stiamo cercando di essere particolarmente ambiziosi”, ha anticipato il regista a Emprie Magazine. “Sarà l’Endgame del franchise di Spider-Man”.

Tom Holland, nel frattempo, ha rivelato che all’inizio era piuttosto scettico in merito all’idea del film: “Quando mi è stata lanciata l’idea la prima volta, ho pensato che fosse semplicemente fantastica”, ha spiegato l’attore. “Tuttavia, non pensavo che potesse davvero funzionare. Invece alla fine è successo. Il risultato finale sarà pazzesco.”

Insieme a queste nuove dichiarazioni, la celebre rivista ha anche svelato due nuove immagini ufficiali tratte dal film. In una delle due, vediamo il Doctor Octopus di Alfred Molina che insegue Iron Spider, mentre nell’altro sembra che Peter Parker, colto nella sua tradizionale posa di atterraggio, stia affrontando una minaccia sconosciuta.

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

 
 

MCU: all’inizio non c’erano piani per Nick Fury dopo il primo Iron Man

La scena post-credit del primo Iron Man ha stabilito non solo l’esistenza dell’Iniziativa Avengers, ma anche il ruolo chiave che Nick Fury avrebbe giocato nel futuro del MCU in quanto direttore dello SHIELD. Il personaggio interpretato da Samuel L. Jackson è stato un vero e proprio collante all’interno della Fase 1, ma oggi scopriamo che, all’inizio, non c’erano dei piani per eventuali sue apparizione in altri film.

A quanto pare, infatti, l’apparizione di Nick Fury nella scena post-credit di Iron man del 2008 è stata concepita all’inizio come qualcosa di isolato: i Marvel Studios non avevano alcun piano per il futuro del personaggio sul grande schermo. Come raccontato nel libro di recente pubblicazione: “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe“, Jackson aveva accettato il ruolo di Fury dopo aver appreso della somiglianza con il personaggio dei fumetti, ma all’epoca non esisteva nessun accordo per il suo coinvolgimento in altri film. La Marvel non aveva pianificato ancora nulla perché non sapeva se il pubblico si sarebbe realmente interessato a ciò che quella scena post-credit avrebbe anticipato.

Come riportato da Screen Rant: “Jeremy Latchman dice che avevano chiamato Samuel L. Jackson per chiedergli se fosse ancora interessato alla parte. In tal caso, si sarebbe trattato di un breve cameo. ‘Non avevamo alcun accordo con lui per eventuali film futuri'”, chiarisce Latchman, vicepresidente del settore produzione e sviluppo dei Marvel Studios. “Forse al pubblico non sarebbe fregato nulla di quella scena, e se Jackson fosse stato d’accordo, alla fine l’avremmo tenuta. Nonostante durasse poco e all’epoca non rappresentava ancora nulla, decidemmo comunque che doveva rimanere un segreto, in modo da evitare ai fan dei fumetti di rovinarsi la sorpresa.”

La scena post-credit del primo Iron Man del 2008 si è rivelata poi l’inizio di un vero percorso per il personaggio di Nick Fury all’interno del MCU. In seguito, Samuel L. Jackson ha firmato un contratto per apparire in ben 9 film dei Marvel Studios, a cominciare da Iron Man 2, uscito soltanto due anni dopo. Ad oggi sono state persino raccontate le origini del personaggio in Captain Marvel, mentre lo stesso si appresta a tornare nella Fase 4 grazie all’attesissima serie in arrivo su Disney+ Secret Invasion.

 
 

Avengers: Endgame, Robert Downey Jr. non voleva girare l’iconico finale di Iron Man

avengers: endgame

L’arco narrativo di Tony Stark/Iron Man nel MCU si è concluso in maniera tragica, nonostante il sacrificio compiuto dall’eroe alla fine di Avengers: Endgame abbia assunto un significato davvero speciale, soprattutto in riferimento a tutta la storia pregressa del supereroe.

Tuttavia, pare che inizialmente Robert Downey Jr. non fosse molto d’accordo a girare l’iconica scena in cui il suo personaggio, poco prima di schioccare le dita, pronuncia in maniera audace le parole: “Sono Iron Man”, in risposta a Thanos che, in precedenza, aveva esclamato di essere “ineluttabile”.

Nel taglio originale di Endgame, Iron Man non avrebbe dovuto pronunciare alcuna battuta in quel momento. Tuttavia, mentre i Russo stavano lavorando al montaggio, hanno ritenuto giusto che l’eroe pronunciasse di nuovo una delle sue frasi più iconiche (che si ricollega direttamente al primo film del 2008, quando Tony Stark rivelò la sua identità di supereroe al mondo intero).

All’epoca, era trascorso già un po’ di tempo dalla conclusione delle riprese principali. Per quanto, quando Downey Jr. è stato informato delle riprese aggiuntive e della “nuova” battuta, inizialmente non era intenzionato a pronunciarla. Il motivo è stato spiegato dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige e dal co-regista di Endgame Anthony Russo nel libro di recente pubblicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe” (via ComicBook).

Kevin Feige: “All’inizio, quando ha scoperto che volevamo tornare sul set e girare una nuova versione di quello che è probabilmente il momento più emozionante dell’interno film, Robert era contrario.”

Anthony Russo: “Non è una cosa sulla quale è facile raggiungere un compromesso. È stato difficile far orientare di nuovo Robert all’interno della scena. È stato difficile per lui capire, nello specifico, a che punto della narrazione eravamo. Quando ti chiudi in sala di montaggio e lavori giorno e notte al suo film, arriva un momento in cui il materiale lo conosci a memoria. L’hai davvero esplorato da ogni punto di vista possibile. Tuttavia, non significa che non si possano avere nuove idee. A quel punto, eravamo davvero sicuri di ciò che cui quella scena aveva bisogno.”

Avengers: Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile 2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel cast del film – tra gli altri – figurano Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris Hemsworth e Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

 
 

Kevin Feige non ha mai avuto dubbi sul ritorno di Alfred Molina nel MCU

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Il leggendario regista Sam Raimi farà il suo ritorno nell’Universo Marvel il prossimo anno grazie a Doctor Strange in the Multiverse of Madness, con alcuni dei personaggi che aveva già portato sul grande schermo nella sua trilogia di Spider-Man che faranno il loro ingresso nel MCU grazie all’attesissimo Spider-Man: No Way Home.

Il Doctor Octopus di Alfred Molina e il Green Goblin di Willem Dafoe sono già stati confermati, e siamo sicuri al 99,9% che rivedremo anche il Peter Parker di Tobey Maguire. Tuttavia, chi abbiamo effettivamente visto in azione nel primo trailer di No Way Home è stato proprio il Doc Ock di Molina, personaggio che l’attore aveva già interpretato in Spider-Man 2 del 2004, diretto appunto da Raimi.

In una recente intervista con Empire, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha parlato di come sono stati scelti i cattivi che dovevano apparire nei film del MCU dedicati alle avventure dell’Uomo Ragno. Feige ha specificato che l’intento è sempre stato quello di far debuttare personaggi che non erano mai apparsi prima sul grande schermo, come Avvoltoio o Mysterio.

Tuttavia, quando si è parlato del ritorno di Octopus, il produttore ha confermato che non avrebbe mai sostituito Alfred Molina, anche se la sceneggiatura avesse richiesto una rivisitazione del personaggio, dal momento che considera la sua iterazione di Doc Ock assolutamente perfetta.

“Volevamo davvero rivisitare cattivi che erano già apparsi in precedenza? No, volevamo portare Avvoltoio, Mysterio e altri personaggi che non avevamo mai visto al cinema prima d’ora”, ha spiegato Feige. “Ricordo però di aver pensato: ‘Come potremmo riproporre Doc Ock con un altro attore?’. Alfred Molina era perfetto. Quindi alla fine decisi che, semmai l’avessimo riportato indietro, sarebbe stato comunque lui, in un modo o nell’altro.”

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

 
 

Indiana Jones 5, foto dal set: ecco Phoebe Waller-Bridge e Harrison Ford

Indiana Jones 5 film 2022

Dal set siciliano di Indiana Jones 5, arrivano nuove foto della produzione che vede coinvolto Harrison Ford, ancora nei panni del professor Jones. Questa volta, al suo fianco, c’è Phoebe Waller-Bridge, attrice e autrice molto premiata che sta continuando la sua scalata di Hollywood, dopo il successo di Fleabag, per Amazon Prime Video.

Ecco di seguito gli scatti:

ECCO INVECE UN VIDEO

Cosa sappiamo di Indiana Jones 5

James Mangold (Logan – The Wolverine) sarà il regista di Indiana Jones 5 al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni. Nel cast, oltre a Harrison Ford, ci sarà anche Phoebe Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in primavera.

Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

 
 

Planet Hulk: perché la Marvel non ha mai pensato a un film?

La trama di Planet Hulk ha attraversato i fumetti dedicati all’iconico Gigante di Giada tra l’aprile del 2006 e il giugno del 2007, ideata dallo scrittore Greg Pak e dagli artisti Carlo Pagulayan e Aaron Lopresti. Quella storyline si concentra sull’atterraggio di Hulk sul pianeta alieno di Skaar, con l’alter ego di Bruce Banner che si ritrova poi a guidare una rivoluzione di gladiatori.

Fin dall’uscita del fumetto, Planet Hulk è sempre stata considerata una delle migliori trame legate ad Hulk, con la maggior parte dei fan che ha sempre chiesto a gran voce che quella storyline venisse adattata in un lungometraggio. Tuttavia, a causa dei complicati diritti sul personaggio, ancora non è stato possibile realizzare un nuovo film da solista interamente dedicato al Gigante Verde (cosa che probabilmente non accadrà mai). Tuttavia, alcuni elementi della trama di Planet Hulk sono stati combinati all’interno di Thor: Ragnarok di Taika Waititi, come i personaggi di Korg e Miek, ma anche la versione gladiatore di Hulk.

All’interno del libro di recente pubblicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe“, scritto da Tara Bennett e Paul Terry, viene rivelato che uno dei maggiori ostacoli nell’adattare la trama di Planet Hulk è stato, in realtà, il piccolo ruolo che ha Bruce Banner all’interno della storia. Nel libro, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha affermato: “Non abbiamo mai nemmeno preso in considerazione l’idea di adattare Planet Hulk, perché, per quanto il fumetto sia fantastico, Bruce Banner non fa parte di Planet Hulk.”

A quanto pare, a Joss Whedon venne addirittura chiesto di cambiare il finale di Avengers: Age of Ultron in modo che i fan non avessero la sensazione che nel futuro del MCU ci potesse essere proprio un film basato su Planet Hulk. ComicBook riporta la dichiarazione completa di Feige contenuta nel libro: “Ho detto: ‘Joss, non possiamo farlo. La gente penserà che stiamo cercando di adattare Planet Hulk. Così hanno chiesto a Whedon di cambiare parte dei dialoghi e dire che l’avevano perso mentre era ancora sulla Terra, e hanno poi sostituito il cielo stellato realizzato attraverso i VFX con il blu dell’atmosfera terrestre.”

 
 

Roma FF 16: Open Arms – La legge del mare vince il Premio del Pubblico FS

Open Arms – La legge del mare

Open Arms – La legge del mare edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il film vincitore del “Premio del Pubblico FS”, in collaborazione con il Gruppo FS Italiane, Official Sponsor della Festa, è stato votato dagli spettatori della prima replica dei film della Selezione Ufficiale attraverso l’APP ufficiale e il sito www.romacinemafest.it.

Luca Torchia, Chief Communication Officer di FS Italiane, ha consegnato il “Premio del Pubblico FS” ad Aldo Lemme, Head of Theatrical Distribution di Adler Entertainment che distribuirà il film in Italia.

Mediterráneo (Open Arms – La legge del mare) è una produzione spagnola di Lastor Media, Fasten Films, Arcadia Motion Pictures, Cados Producciones con la casa di produzione greca Heretic.

MEDITERRÁNEO | MEDITERRANEO: THE LAW OF THE SEA | OPEN ARMS – LA LEGGE DEL MARE

di Marcel Barrena, Spagna, Grecia, 2021, 111’

Cast: Eduard Fernández, Dani Rovira, Anna Castillo, Sergi López, Àlex Monner, Melika Foroutan

Autunno 2015. Due bagnini spagnoli, Òscar e Gerard, colpiti dalla straziante fotografia di un bambino annegato nel Mediterraneo, vanno nell’isola di Lesbo, dove scoprono una realtà sconvolgente: ogni giorno migliaia di persone rischiano la vita cercando di solcare il mare con imbarcazioni precarie, per fuggire dalla miseria e dalle guerre che affliggono i loro Paesi d’origine. Ma la cosa più sconcertante è che nessuno sta svolgendo attività di salvataggio. Insieme a Esther, Nico e agli altri membri della loro squadra, Òscar e Gerard lotteranno per compiere il lavoro disatteso dalle autorità e per portare a migliaia di persone l’aiuto di cui hanno estremo bisogno. Dalla storia vera di Òscar Camps, il fondatore di Open Arms.

NOTE DI REGIA per Open Arms – La legge del mare

Nel settembre del 2015 il mondo tremò davanti alla foto di Aylán Kurdi, un bambino senza vita su una spiaggia del Mediterraneo. A Òscar Camps, bagnino di Badalona, quell’immagine ha cambiato la vita. Convinse il suo amico Gerard Canals ad andare a Lesbo per vedere cosa stava accadendo. Quello che era iniziato come un viaggio di due giorni divenne una missione che si protrasse per mesi e che, a oggi, ha salvato la vita a più di 60.000 persone. Dopo aver visto quella foto, Òscar lasciò tutto per salvare molta gente da morte certa e denunciare quanto stava avvenendo. Io che cosa potevo fare? Non sono un bagnino, ma potevo fare un film che desse visibilità a ciò che stava succedendo a sole due ore di aereo da casa nostra. Per quattro anni abbiamo lavorato a Lesbo per conoscere in prima persona la situazione e dare forma a un progetto in cui abbiamo affrontato l’inimmaginabile. Abbiamo girato nei veri uffici dei soccorritori di Open Arms. Abbiamo ricostruito il campo profughi di Moria e assunto come comparse centinaia di rifugiati. Né il film né io abbiamo le risposte per porre fine a ciò che accade nel Mediterraneo, ma possiamo fare da megafono perché nessuno dimentichi quel che avviene sulle nostre coste.

 
 

Niccolò Ammaniti al Linea d’Ombra Festival: “Il mio primo film sarà un horror siciliano”

Niccolò Ammaniti

Il XXVI Linea d’Ombra Festival a Salerno si è aperto con il primo grande ospite di questa edizione, in presenza finalmente, e che già nel primo giorno di proiezioni e incontri ha segnato il tutto esaurito per tutti gli appuntamenti. 

Niccolò Ammaniti, scrittore, sceneggiatore, regista, si è aperto con il pubblico che ha gremito la Sala Pasolini di Salerno al 100% della capienza, durante la conversazione condotta dal direttore artistico Boris Sollazzo, introdotta dal presidente e fondatore del festival Peppe D’Antonio.

Niccolò Ammaniti ha ripercorso gran parte della sua carriera, quella letteraria che molto presto si è intrecciata con il cinema e poi quella da regista, legata a due serie televisive di grande successo internazionale, Il miracolo e Anna. E proprio dal romanzo da cui poi ha tratto la serie parte Ammaniti per raccontarsi.

Dopo avere finito di scrivere Anna mi sono accorto che avevo perso interesse nello scrivere, mi sono chiuso, non vedevo e non sentivo nessuno, e così per la prima volta in vita mia ho deciso di rivolgermi a uno psichiatra che semplicemente mi ha detto che dovevo vedere gente, fare cose nuove, solo che avevo allontanato tutti. Allora mi è venuta in mente una cosa che mi disse una volta Marco Risi, che stare sul set è bello perché hai un sacco di amici che paghi per stare con te. Ed è quello che ho fatto con Il miracolo, ho detto subito a tutta la troupe che dovevano essere miei amici, la mia famiglia, decidere di fare il regista è stata una necessità umana mediata da una sceneggiatura di cui tu racconti a ognuna delle persone che lavorano con te una verità parziale”.

Parlando di Marco Risi, Ammaniti ha ricordato l’esperienza de L’ultimo capodanno, primo film tratto da un suo racconto. “Fu un’esperienza bellissima, Marco mi permise di stare sempre sul set e li ho capito l’importanza che nel cinema hanno i luoghi. Una notte stavamo girando a Corso Francia, una grande strada di Roma trafficatissima, una strada che non può chiudere e che invece era stata chiusa per un film. Lì ho capito la potenza del cinema”.

Purtroppo il film fu un disastro al box office, “non ci andò veramente nessuno, tanto che con Marco andammo da una maga, perché eravamo convinti che qualcuno avesse fatto il malocchio al film. Allora andammo da questa maga della Maglianella, di cui avevano parlato a Marco dicendogli che era fenomenale. Ma non funzionò neanche quello”.

Un altro incontro molto importante per Niccolò Ammaniti fu quello con Bernardo Bertolucci. “Io e te è stato il primo romanzo che ho pensato avrei potuto anche dirigere. Ma quando Bernardo manifestò il suo interesse ho immediatamente rinunciato”.

Cosa che non fece con Il miracolo, “la prima volta che non ho avuto il desiderio di scrivere il romanzo prima di far diventare questa storia qualcos’altro, perché non sarei stato in grado di rendere il sangue che sgorga da questa madonna sulla pagina, servivano le immagini”. Una serie che gli ha insegnato il mestiere della regia “sbagliando tanto, sin dal primo giorno, quando ho fatto delle inquadrature bruttissime e poi ho voluto fare una scena alla Michael Cimino che era una schifezza”.

Tutte cose però che hanno fatto cresce l’Ammaniti regista, come dimostrato nella serie successiva, Anna, tratta dal suo romanzo che si è dimostrato in qualche modo profetico e da cui lo stesso regista è stato travolto.

Quando ci hanno detto che avremmo dovuto interrompere le riprese per il Covid non volevo accettare la cosa, sulla nave che da Palermo mi riportava a Roma ero da solo, ho pensato che sarebbe stata una scena clamorosa. Durante il lockdown la mia preoccupazione era che i bambini crescessero troppo, quando ci vedevamo su Zoom glielo dicevo ‘non crescete’”.

Niccolò Ammaniti è ripartito, e dal pubblico di Linea d’Ombra e da Boris Sollazzo si è congedato con due grandi notizie. La prima, di cui già si sapeva qualcosa, è che dopo sette anni è tornato a scrivere un romanzo.

Scrivere libri è una cosa fantastica, ti permette ti stare nella mente dei tuoi personaggi a lungo, cosa che in una serie e al cinema non puoi fare, perché devi dare spazio all’azione. Quindi mi sto divertendo, e dopo il gran culo che mi sono fatto sul set mi sono anche detto adesso me ne sto a casa, comodo, con i miei cani, a scrivere. Il titolo del romanzo sarà La vita intima”.

La seconda è che dopo due serie, è arrivato il momento di fare un film. “Non subito, voglio prima finire la prima stesura del romanzo, ma il film è già scritto. Non posso dire niente, se non che si tratterà di un horror, siciliano, che ruoterà attorno alla mitologia di quella terra”.

La prima giornata di Linea d’Ombra ha anche tenuto a battesimo il lungometraggio italiano inserito nel concorso Passaggi d’Europa, The Grand Bolero, di Gabriele Fabbro, con protagoniste Lidia Vitale e Ludovica Mancini, un piccolo grande film che racconta una passione tra due donne durante il lockdown attraverso una storia ricca di suggestioni visive e sonore che è stata molto apprezzata dal pubblico che si è poi intrattenuto con il regista, le protagoniste, il produttore e la scenografa in un appassionato Q&A dopo la proiezione.

Linea d’Ombra continua domenica 24 ottobre con Roberto Andò, che racconterà al pubblico il suo cinema e le sue storie, a partire da Il bambino nascosto, il film con Silvio Orlando, tratto dal romanzo omonimo dello stesso regista, che è stato presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che arriverà nei cinema il 4 novembre.

E poi lunedì 25 ottobre grande attesa per l’arrivo di Valeria Golino, per parlare con l’attrice e regista di un anno per lei ricco di soddisfazioni, con tanti film e il ritorno negli Stati Uniti al fianco di due star come Reese Witherspoon e Jennifer Aniston, nella serie prodotta da Apple Tv+ The Morning Show, un’interpretazione che potrebbe darle molte soddisfazioni nella award season.

 
 

Petite Maman vince il premio di Alice nella Città 2021 #RFF16

Petite Maman recensione film

Petite Maman di Céline Sciamma vince il Premio come miglior film Alice nella Città 2021. La giovane giuria, composta da 30 ragazzi provenienti da tutta Italia, ha scelto di attribuire il riconoscimento al “delicato, elegante, profondo e poetico” film della regista francese per la sua “capacità di coinvolgere emotivamente e di trasportare lo spettatore, all’interno di un viaggio immersivo e nostalgico, in un mondo che fa della purezza e della semplicità i suoi punti di forza”.

“Voglio ringraziare la giuria del festival – dichiara Céline Sciammaper aver realizzato il sogno del film: una sala cinematografica piena di ragazze e ragazzi. A loro voglio dire grazie. Grazie per l’emozione, per la sensibilità, per la curiosità. Come dicono le parole della canzone del film: il mio cuore è nei vostri cuori, i vostri cuori sono nel mio cuore”.

Da sempre attenta al mondo dei giovanissimi e al tema dell’identità femminile, Sciamma è tornata con Petite Maman alle atmosfere di Tomboy, uno dei suoi film più amati, dimostrando ancora una volta una sensibilità fuori dal comune. Il film ha per protagonista Nelly, una bambina di otto anni che dopo la morte della nonna passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco, si imbatte per caso in un’altra bambina che sta costruendo una capanna di legno e con cui nasce un rapporto speciale: la nuova amica si chiama proprio Marion…

Grazie a una storia che molti critici hanno accostato alla fantasia di Miyazaki, Petite Maman ha saputo gli spettatori con la sua riflessione commossa sulla memoria, l’amicizia e la famiglia. Il film, che rappresenta la prima collaborazione tra Teodora e MUBI, è uscito al cinema il 21 ottobre e sarà in streaming in esclusiva su MUBI nel 2022.

 
 

American Rust: recensione della serie creata da Dan Futterman

American Rust recensione serie tv

Dopo aver visto le prime tre puntate della miniserie creata da Dan Futterman (candidato all’Oscar per gli script di A sangue freddo – Capote e Foxcatcher, entrambi di Bennett Miller) appare chiaro che lo scopo principale di American Rust sia quello di mettere in scena le condizioni tutt’altro che agiate in cui versa oggi una buona parte del Nord Est degli Stati Uniti. Tale intenzione si sovrappone alla trama principale dello show, cercando un equilibrio tra melodramma e thriller che pende fin troppo in favore del primo genere.

American Rust, la trama

Dal momento che l’ambientazione dello show trasmesso in America da Showtime è dunque fondamentale, un contesto storico-sociale è del tutto necessario. Il set principale della storia adattata dal romanzo di Philipp Meyer è Buell, cittadina del sud della Pennsylvania. Ovvero nel mezzo della cosiddetta “Rust Belt” (Cintura di Ruggine), territorio che in particolar modo dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva sviluppato una fiorente economia basata sull’industria pesante, salvo poi essere stata “abbandonato” a se stesso a partire dalla fine degli anni ‘70. Il decennio successivo ha costretto larga parte dei cittadini alla disoccupazione, causando di conseguenza povertà, abuso di droghe, criminalità. È in questo clima di desolazione che si muovono i personaggi di American Rust: protagonista della serie è Del Harris, uomo di legge che deve catturare l’assassino di un suo ex-collega dal passato tutt’altro che integerrimo. Il principale indiziato è il giovane Billy Poe, figlio della donna con cui proprio Harris vorrebbe costruire il proprio futuro. Il dilemma è quindi semplice: fare il proprio dovere diretto verso la ricerca incondizionata del colpevole oppure “pilotare” le indagini in modo da deviare l’attenzione lontano dal ragazzo?

American Rust - Ruggine Americana

Il giallo è un pretesto

Fin dall’episodio pilota si può chiaramente intuire che in American Rust l’ossatura del giallo è poco più di un pretesto: il solo fatto che l’episodio venga costruito come un lungo flashback rivela quanto Futterman e il regista John Dahl – anni fa diresse il notevole ma sfortunato Il giocatore con Matt Damon ed Edward Norton – siano maggiormente interessati alla rappresentazione del contesto rispetto allo sviluppo della trama. L’interesse che American Rust suscita nello spettatore sta principalmente nella rappresentazione dell’umanità lasciata indietro in cittadine come Buell: la desolazione economica e soprattutto umana che lo show mette in scena possiede un realismo malinconico capace di non scivolare mai in atteggiamento pietistico.

Personaggi e figure in chiaroscuro, sconfitte dal tempo o dalle vicissitudini di una vita fatta di stenti, si alternano a momenti in cui la vitalità e la voglia di affermare il proprio valore colpiscono nel profondo, come in una bella sequenza di matrimonio nel secondo episodio. La rappresentazione sentita e partecipe di tale umanità non riesce però a distogliere l’attenzione dal fatto che il meccanismo di detection riguardante l’omicidio, ovvero il catalizzatore della trama, in realtà funziona a stento: le indagini si sviluppano con un meccanismo narrativo estremamente lento e tutto sommato poco interessante. I potenziali indiziati del crimine vengono sviluppati come personaggi stranamente inconsistenti, che nel corso degli episodi diventano sempre più stereotipati sia nelle azioni che nei meccanismi psicologici. E tale mancanza di presa emotiva sulla vicenda della soluzione del puzzle alla lunga mina l’efficacia degli episodi stessi.

American Rust - Ruggine Americana Jeff Daniels

Jeff Daniels merita la visione

Se American Rust merita comunque uno sguardo è senza dubbio per le interpretazioni corpose di alcuni attori del cast principale: prima di tutto il protagonista Jeff Daniels, capace di tratteggiare un Del Harris piegato dalla stanchezza e da un passato doloroso che tenta comunque di svolgere il proprio lavoro con la dignità rimasta. L’attore amato qualche anno fa nella serie The Newsroom creata da Aaron Sorkin lavora in questo caso con i mezzitoni e le sfumature del ruolo in maniera magistrale. Accanto a lui un altro “veterano” come Bill Camp – il quale ha ottenuto la consacrazione sul piccolo schermo con una miniserie poderosa quale The Night Of – contribuisce a impreziosire American Rust insieme alla sempre efficace Maura Tierney. Insomma, se scoprire il colpevole in questo show non sembra poi così avvincente o anche necessario, rimane comunque la soddisfazione di vedere all’opera attori di bravura consumata. 

 
 

Manhunter – Frammenti di un omicidio: trama, cast e curiosità sul film

Manhunter - Frammenti di un omicidio film

Con Il silenzio degli innocenti Hannibal Lecter è diventato uno dei personaggi più iconici del cinema, merito anche dell’interpretazione da Oscar di Anthony Hopkins. Protagonista poi anche di diverse opere successive al film del 1991, Lecter era in realtà già apparso sul grande schermo nel 1986 con il celebre film Manhunter – Frammenti di un omicidio (dove il cognome viene però modificato in Lektor), diretto dal maestro del cinema d’azione Michael Mann (suoi sono acclamati film come Heat – La sfida, Insider – Dietro la verità e Collateral). Questo film ha così gettato le basi per una vera e propria mitologia, riadattando i canoni del genere per dar vita a nuove forme di paura e tensione.

Oltre ciò, Manhunter si presenta però come un’opera più complessa di quanto potrebbe sembrare in apparenza. Non si tratta della classica storia di sfida tra detective e serial killer, poiché questo rapporto è arricchito da una serie di elementi che rendono i due personaggi a loro modo speculari, entrambi figli di una società malsana che li circonda. Caratterizzati dai colori blu e verde, ricorrenti in tutto il film, i due personaggi anticipano quella sfida tra bene e male riscontrabile anche in Heat, dove però i confini tra questi due valori vengono spesso ad essere poco definiti.

Con Manhunter, Mann suggerisce dunque di come per poter catturare un serial killer, occorra esserlo a propria volta. Poco apprezzato al momento della sua uscita, quest’opera è oggi un cult imperdibile e da riscoprire in ogni suo aspetto, tanto narrativo quanto tecnico e visivo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al libro, alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il libro da cui è tratto il film

Il film di Mann, di cui egli è anche sceneggiatore oltre che regista, è tratto dal romanzo del 1981 Red Dragon, scritto da Thomas Harris. Si tratta del primo libro a contenere il personaggio di Hannibal Lecter e gli altri divenuti poi popolari con i film. Harris, da sempre appassionato delle storie dedicate a serial killer, si documentò molto prima di scrivere la propria, incontrando agenti dell’FBI e apprendendo da loro tutto ciò che c’èra da sapere su queste personalità. Scritto in quasi totale isolamento in un monolocale di circa 3.5 metri quadrati, il libro divenne poi un successo straordinario, incontrando da subito l’interesse di Hollywood.

Per il primo adattamento, quello di Manhunter, si decise tuttavia di modificare il titolo poiché Red Dragon poteva far pensare ad un film di arti marziali. Nel 2002, tuttavia, è stato realizzato un nuovo adattamento del romanzo, stavolta con il titolo di Red Dragon. Nel tempo trascorso tra i due film, però, Harris aveva pubblicato anche due sequel del suo romanzo, rispettivamente Il silenzio degli innocenti e Hannibal. Entrambi furono poi adattati negli omonimi film, usciti nel 1991 e nel 2001. Con questa trilogia Harris si concentrò sempre di più sulla figura di Hannibal Lecter, rendendolo il personaggio iconico che oggi tutti conosciamo.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: la trama del film

Protagonista del film è l’ex agente Will Graham, ora andato in pensione anticipata dopo aver subito gravi ferite fisiche e psichiche in seguito ad uno scontro con il serial killer cannibale Hannibal Lektor. Sapendo ora il criminale dietro le sbarre di una prigione di massima sicurezza, Graham può godersi il suo meritato riposo insieme alla moglie Molly e al figlio Kevin, cercando di dimenticare quanto accadutogli. La comparsa di un nuovo assassino, che si fa chiamare Dente di Fata, scuote profondamente la sua tranquillità. Il killer si è infatti affermato per il suo commettere spaventose stragi durante le notti di plenilunio, dove giovani coppie con bambini sono sterminate secondo macabri rituali.

Gli ex datori di lavoro di Graham non tardano a chiedergli di tornare in azione per dedicarsi al caso, in quanto solo lui conosce talmente bene la mente criminale da poterla anticipare. Non sapendo resistere all’offerta, Graham decide infine di dedicarsi a questo nuovo caso. Il suo metodo investigativo, però, richiede di immedesimarsi nella parte dell’assassino, il che è ora per lui estremamente gravoso sul piano emotivo. Per poter riuscire a portare a termine quel caso, l’agente si vedrà dunque costretto a rivolgersi alla persona di cui più ha terrore al mondo: Hannibal Lektor. Così facendo, Graham entra però in una spirale di perdizione, nella quale finirà per essere coinvolta anche la sua famiglia.

Manhunter - Frammenti di un omicidio cast

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il cast del film

Ad interpretare il protagonista, Will Graham, vi è l’attore William Petersen, noto in particolare per il ruolo di Gil Grissom in CSI – Scena del crimine. Per prepararsi al ruolo l’attore ha lavorato insieme al dipartimento di polizia di Chicago per apprendere quanto necessario sul mesterie. Ha poi anche avuto modo di approfondire l’impatto che i casi più disturbanti hanno sulla psiche degli agenti. Grazie a queste informazioni ha potuto dare un’interpretazione credibile del personaggio. Per il ruolo di Hannibal Lektor è invece stato scelto l’attore Brian Cox. Egli ha poi dichiarato di essersi ispirato per la propria interpretazione al serial killer Peter Manuel, evidenziando come per questo tipo di personaggi non esistano i concetti di giusto e sbagliato.

L’attrice Kim Greist è Molly, la moglie del protagonista, mentre Stephen Lang è Freddy Lounds. La candidata all’Oscar Joan Allen interpreta Reba McClane, una donna cieca particolarmente centrale nella storia. Per il suo ruolo l’attrice si è preparata camminando bendata per le strade di New York. Infine, nei panni del serial killer Dente di Fata vi è l’attore Tom Noonan. Per tutto il tempo delle riprese egli rimase nei panni del personaggio, chiedendo che nessuno degli attori che interpretavano le sue vittime avesse contatti con lui e che il resto dei presenti gli si rivolgesse con il nome del personaggio. Secondo molte testimonianze questo suo comportamento ha generato una forte tensione sul set, accentuando la paura nei suoi confronti.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente Manhunter – Frammenti di un omicidio non è presente su nessuna delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è però presente nel palinsesto televisivo di sabato 23 ottobre alle ore 23:30 sul canale Iris. Parallelamente, si potrà vederlo sulla piattaforma Mediaset Play, in modo del tutto gratuito.

Fonte: IMDb

 
 

Lamb – recensione del film con Noomi Rapace #RFF16

lamb recensione

Al suo esordio da regista, lo sceneggiatore e curatore di effetti speciali Valdimar Jóhannsson sceglie la svedese Noomi Rapace come protagonista di Lamb. È lei a traghettare lo spettatore in un universo quasi primordiale nella sua semplicità, a veicolare una riflessione sulla volontà umana di sottomettere la natura alle proprie esigenze e l’illusione di poterne uscire indenni. Premio per l’originalità al Festival di Cannes 2021.

Lamb, la trama 

In mezzo alla natura islandese vive una coppia di allevatori di ovini, Maria, Noomi Rapace, e Ingvar, Hilmir Snær Guđnason. Un giorno accade un fatto inaspettato, che ha del soprannaturale: una delle loro pecore partorisce un agnellino per metà umano. Che fare col piccolo, anzi, con la piccola? Maria non ha dubbi: alleverà la creatura come la figlia che non ha potuto crescere. Lei e Ingvar, infatti, hanno perso la loro figlia Ada in tenera età e non si sono più ripresi da quel lutto. Per Maria l’arrivo di questa creatura è un segno del destino, un’opportunità di ritrovare la felicità, a cui non è disposta a rinunciare. Ma quanto durerà e quale sarà il suo prezzo? 

Lamb, un racconto oscuro sulla volontà dell’uomo di piegare la natura ai propri scopi

Mai come in questo ultimo anno e mezzo si è avuta l’occasione di riflettere sul rapporto che ci lega alla natura di cui siamo parte. Con la pandemia ci si è resi più che mai conto di quanto l’uomo sia fragile e impotente di fronte alla natura, nonostante si sforzi continuamente di governarla e indirizzarla secondo i propri scopi. Si è riflettuto sui danni che questa manipolazione arreca alla natura stessa e sulla necessità di tornare a vivere in equilibrio con essa. È proprio questo il punto nodale di Lamb.  Cosa accade quando l’uomo forza la natura a proprio piacimento, anziché rispettarla? Come è opportuno guardare ad essa? È una nemica da sconfiggere, o piuttosto un’alleata da salvaguardare? Verrebbe spontaneo propendere per la seconda opzione, ma, come dimostra il film, nella realtà non è così facile come si potrebbe pensare. Le due spinte opposte sono ancora più evidenti proprio per il tipo di vita che la coppia di protagonisti conduce.

In quanto allevatori, infatti, sono tra coloro che più conoscono la natura, gli animali e i loro ritmi. Vivono a stretto contatto con loro ogni giorno e sembrano attenti e scrupolosi nel prendersi cura del gregge. Ma quando Maria intravede la possibilità di soddisfare un suo bisogno e riparare così, in un certo senso, a un torto subito dalla natura stessa con la perdita della figlia, non esita a stravolgerne l’equilibrio. Il tema del lutto è infatti l’altro cardine del film. la perdita, e in particolare di quella che appare più innaturale tra tutte: la perdita di un figlio. Così difficile da elaborare che può essere devastante. Nel caso dei protagonisti, sembra averli svuotati completamente. Maria è la più battagliera e cerca con tutte le sue forze qualcosa per aggrapparsi ancora alla vita, lo trova nella piccola agnellina-umana. Ingvar sembra più rassegnato, ma la segue.

Maria e Ingvar sono quasi simbolo dell’umanità intera. Il regista li mostra immersi in un mondo di cui sembrano i soli abitanti. Colpisce, infatti, l’assenza di scambi, di relazioni umane, fatta salva l’incursione del fratello di Ingvar, Petur, interpretato da Björn Hlynur Haraldsson. Un’assenza che l’ambientazione nella campagna islandese, tra montagne innevate e ampie distese erbose, non basta a giustificare, inducendo a pensare a una precisa scelta stilistica. I protagonisti paiono esemplificare, nella visione di Jóhannsson, l’atteggiamento umano di fronte al mondo.

Tra thriller, favola e fumetto, una fusione non riuscita

Volendo parlare di generi, si potrebbe dire che Lamb sia un thriller che si mescola con la favola e il fumetto. Il regista afferma di essersi ispirato ai racconti popolari islandesi e di  aver attinto al folklore del suo paese. L’espediente della creatura metà uomo e metà animale, però, rimanda più a un fumetto o a una favola, sia concettualmente, che fisicamente. Anche se il regista ha cercato di usare il più possibile il vero agnello per rendere realistico il personaggio, infatti, la bambina-pecorella ha spesso l’aspetto artefatto di un oggetto animato, specie se deve muoversi. D’altro canto, è il regista stesso a dire che il film ha iniziato a prendere forma da una graphic novel.

L’inserimento di questo elemento in un contesto che vuole essere realistico e anche crudo per certi versi, stride, non solo per la discrepanza tra gli stili, ma anche perchè risulta un espediente un po’ troppo semplice per lo spettatore adulto. Rimanda infatti al mondo infantile, pur trattandosi di un film duro, drammatico ed evidentemente non destinato ai più piccoli. Esso allontana chi guarda, non lo coinvolge, dandogli una sensazione di messinscena, provocando straniamento. L’idea della creatura soprannaturale avrebbe reso forse meglio se questa, ad esempio, non fosse stata mostrata, ma soltanto evocata, lasciando la possibilità di immaginare. 

L’elemento soprannaturale e il modo in cui viene accolto portano una nota inquietante. Nella seconda parte del film ci sono diversi indizi che creano suspense, alimentata anche dall’atmosfera visivamente cupa: nebbie, tempo grigio, vento, pioggia. Questo però non basta a rendere il lavoro avvincente. 

Delle molte strade possibili per parlare del complesso rapporto uomo-natura, ivi compresa quella documentaristica, che negli ultimi anni ha dato più di una soddisfazione – basti pensare, ad esempio a un lavoro come Genesis 2.0 di Christian Frei e Maxim ArbugaevJóhannsson sceglie forse la meno adatta, creando un crossover tra generi troppo azzardato, che non convince, nonostante il  premio per l’originalità ricevuto a Cannes. 

Distribuito da Wanted Cinema, Lamb arriverà nelle sale a marzo 2022.

 
 

Mothering Sunday, recensione del film con Josh O’Connor #RFF16

Mothering Sunday recensione Secret Love

Mothering Sunday è l’ultima opera di Eva Husson. La regista francese è al suo terzo lungometraggio: passata dal Toronto International Film Festival con Bang Gang A Modern Love Story del 2015 e da Cannes nel 2018 con Girls of the Sun e con il film in questione, in questi giorni approda anche a Roma alla 16esima Festa del Cinema, facendoci immergere in atmosfere sospese e fluttuanti direttamente nelle campagne inglesi del 1924.

Mothering Sunday, la trama

Mothering Sunday racconta infatti della giovane domestica Jane Fairchild (Odessa Young) che presta servizio in casa dei ricchi coniugi Niven: gentili, specialmente il marito (Colin Firth), ma anche malinconici e silenziosi, specialmente la moglie – una Olivia Colman ammusonita quasi come in La Favorita – i quali hanno un rapporto d’amicizia molto stretto con altre due coppie, gli Sheringhan e gli Hobday.

Uno dei figli degli Sheringham, Paul (Josh O’Connor), ha una relazione intima ma clandestina con Jane. E sarà parzialmente attorno a questi attimi, sguardi, tocchi, che tutto il film di Eva Husson incentrerà i suoi primissimi piani e i suoi sospiri.

Come in un flusso di coscienza, che prende il via da una memoria emotiva vivida e ancora pulsante, traspare da ogni sequenza che l’origine della storia sia un romanzo (omonimo, scritto nel 2016 da Graham Swift), e sono molto ricche le impressioni che suscita, la facile capacità con cui attraverso ogni inquadratura è immediata la sensazione di trovarsi nella dimensione intima dei ricordi di qualcuno.

Senz’altro, quel che si può chiaramente ammettere, è che Eva Husson sappia regalare la soggettività di Jane, anche se non sempre con la dovuta continuità. A catturare delle immagini che la regista costruisce, è la fotografia tinta di luci delicate e sognanti, unitamente al volto ninfeo di Jane, sul quale i piani stringono sempre tantissimo, così come su quello del suo amante Paul, nei suoi sorrisi tirati e quasi plastici, proprio come se fossero estratti da vecchie foto.

È interessante lo sviluppo narrativo che va avvolgendosi attorno al personaggio di lei, sempre di più, chiarificando quale sia davvero l’obiettivo della regista e su chi voglia veramente puntare il riflettore.

Husson ha a cuore la fisicità della giovinezza, e si compiace nel ritrarre i corpi, nelle loro linee acerbe ma che si gettano nella vita, con incoscienza e spudoratezza. Quasi ad invidiarne l’inconsapevole potenziale, ne racconta l’incontinenza dei desideri, a qualunque costo.

Mothering Sunday va alternandosi in tre fasi distinte della vita di Jane e, da una all’altra, la maturazione della sua femminilità cambia in maniera evidente, anche se in modo solo accennato.

Probabilmente ciò che manca di fronte ad un’estetica così curata, è la parte più semplicemente narrativa, nella quale conoscere ciò che ha davvero abitato i sentimenti e i pensieri della protagonista.

È sicuramente affascinante la vaghezza continua del tratto stilistico che, appunto, scivola anche sul piano della storia e che riesce ad essere comunque esaustiva nel dire, dopotutto, quale sia il senso di un cuore più volte spezzato ma che non smette di battere. Ma l’effetto, d’altra parte, è quello di passare senza lasciare veramente una traccia, se non un sospiro, il soffio di un vento di ricordi che scompigliano un po’ i capelli e nulla di più. Nelle intenzioni sarebbe stata molto più incisiva l’immagine che Husson avrebbe voluto veicolare sulla crescita di una donna nell’arco della sua vita, iniziata, tra l’altro, in un orfanotrofio.

Poco male. Mothering Sunday riesce a salvarsi egregiamente in tutti i casi per merito della grazia attraverso la quale descrive le cose. E l’arguzia – consapevole o no – sta nel fatto che l’arte maneggiata in modo superficiale può, sì, durare il tempo che trova, ma non per questo ammaliare di meno.

 
 

Zlatan: recensione del film su Zlatan Ibrahimović #RFF16

Zlatan recensione film

Nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma arriva il momento del film Zlatan, il biopic in cui il regista svedese Jens Sjögren disegna il suo ritratto di uno dei giocatori più amati del calcio moderno: Zlatan Ibrahimović. Se lo scorso anno con  Mi chiamo Francesco Totti, documentario di Alex Infascelli, la Festa ha reso omaggio al talento del capitano giallorosso, oggi lo fa con Ibrahimovic, portando sul grande schermo un racconto di formazione e di riscatto.

Zlatan, la trama 

Zlatan, Dominic Andersson Bajraktati, è un bambino la cui famiglia è immigrata in Svezia dai Balcani. Vive in periferia con la madre, Merima Dizdarević, e i due fratelli. È un bambino irrequieto e problematico, soprattutto a scuola, dove la madre è spesso convocata dalla preside. È allergico alla disciplina e si mette spesso nei guai. Quando però i suoi piedi incontrano un pallone, non lo lasciano più. Inizia a giocare sui campetti vicino casa e poi entra nelle squadre locali, fino ad arrivare, anni dopo, nelle giovanili della squadra svedese Malmö FF. Ma il suo problema è ancora la disciplina, il rigore, il rispetto delle regole. Zlatan, Granit Rushiti, vuole solo giocare e fare gol e mostra scarso spirito di squadra. Perciò viene ripreso spesso dall’allenatore. Ormai è un adolescente ed è andato a vivere col padre, Cedomir Glisović, un uomo senza mezzi, che si lascia andare e non si occupa di lui, lo lascia a sé stesso. Nonostante la sfiducia altrui e un ambiente familiare problematico, Zlatan continua il suo percorso, che lo porta sempre più in alto, fino ad approdare all’Ajax. La sua carriera, però, decollerà davvero solo quando riuscirà a mettere tutto il suo desiderio di rivalsa al servizio del gioco e della squadra.

Zlatan, la strada del calciatore fino al successo senza troppo coinvolgimento

zlatan granit rushitiIl regista Jens Sjögren – con un passato da chef, conduttore tv, attore – racconta Ibrahimović senza fare un’agiografia e senza dare alcun giudizio sul giocatore. Compone un classico racconto di formazione e di riscatto, articolato in un susseguirsi di flashback e flashforward. Disegna la parabola ascensionale del giocatore tenendo sempre al centro sia il talento, che il non essere accettato, il sentirsi sempre additato per il suo comportamento. Un problema caratteriale che gli viene dalla sua formazione umana, dalla famiglia, dalle privazioni, dallo spirito di rivalsa che cova e trasforma in aggressività. Sjogren sceglie la forma filmica piuttosto che la documentaristica, dà il suo taglio al lavoro, concentrandosi sui momenti che lo interessano, ovvero le fasi che precedono il grande successo, poiché, come si dice nei titoli di coda: “il resto è storia del calcio”.

I due ragazzi che interpretano Ibrahimović nelle varie fasi della sua formazione, prima Dominic Andersson Bajraktati e poi Granit Rushiti, offrono buone interpretazioni e nel cast è presente anche l’italiano Emmanuele Aita, nel ruolo del procuratore sportivo Mino Raiola. Ciò che manca in Zlatan non è tanto la tecnica registica, quanto la capacità di creare empatia, coinvolgimento, di emozionare davvero il pubblico. Forse perché Sjögren si mantiene troppo a distanza, preoccupato di mantenere un equilibrio, anzichè andare più a fondo nel personaggio.

Il racconto procede lineare, come una classica storia di formazione e riscatto, che parte da una famiglia disagiata come ce ne sono tante. Una storia in cui la voglia di riuscire e di essere accettati è più forte delle difficoltà. Ciò che manca è qualcosa che emozioni davvero, che vada al di là dell’interesse per il personaggio in sé, della curiosità di sapere chi è Ibrahimović e da dove viene. Qualcosa che faccia sentire vicino lo spettatore. Così il film avrebbe potuto coinvolgere anche i non tifosi, i non appassionati di calcio e coloro che non amano o non conoscono Zlatan Ibrahimović. Zlatan sarà nelle sale dall’11 novembre, distribuito da Lucky Red e Universal Pictures.

 
 

Marvel Universe: le conseguenze dei posticipi della Fase 4

marvel

I posticipi nelle uscite dei prossimi film Marvel Studios (e Disney) annunciati nei giorni passati hanno dato un profilo nuovo alla Fase 4 del MCU, oltre ad avere delle conseguenze per l’universo condiviso e per i fan che non sono mai sazi di storie Marvel sul grande schermo. Ecco di seguito le principali conseguenze dei posticipi delle uscite dei film Marvel Studios della Fase 4:

1Guardiani della Galassia Vol. 3 non è stato rimandato

Guardiani della Galassia Vol. 3 non è stato menzionato nel mega annuncio dei posticipi di Marvel e Disney, ma James Gunn ha confermato che arriverà come previsto il 5 maggio 2023.

Le riprese iniziano molto presto e Gunn ha rivelato di aver iniziato a scegliere attori (incluso il già annunciato Will Poulter nei panni di Adam Warlock) per almeno una dozzina di ruoli diversi. Chris Pratt ha recentemente condiviso il suo look da Star-Lord sui social media, anche se in seguito abbiamo appreso che si tratta del look per la giostra del parco a tema Disney World, “Cosmic Rewind”. Le riprese per questo Vol. 3 e per lo speciale di Natale verranno girate contemporaneamente. Avremmo dovuto già vedere il trequel ormai, ma il breve litigio di Gunn con la Disney, il suo periodo nel DCEU alla guida di The Suicide Squad e il COVID hanno rallentato le cose.

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9 problemi che interesseranno sia il DCEU che l’MCU

MCU vs DCEU foto 1

Come sappiamo, spesso e volentieri i fan si divertono a confrontare il DCEU e il MCU elogiandone i pregi; eppure ci sono alcune aree in cui entrambi gli universi di fumetti vanno incontro ad alcuni problemi: vediamo assieme quali.

Essendo le due colonne portanti dei contenuti a fumetti, non è una sorpresa che il Marvel Cinematic Universe e il DC Extended Universe siano abitualmente messi a confronto – e che la Marvel sembri uscirne vincitrice. Ad Iron Man, e al conseguente lancio del MCU, è spesso riconosciuto il merito di aver portato il genere supereroistico al livello attuale (anche se la serie di film originali degli X-Men ha sicuramente parte del merito), i suoi film sono indubbiamente i più lodati, e il suo universo sembra spesso più coeso e attentamente pianificato.

1Ritardi COVID

Sicuramente non limitata ai film di supereroi, la pandemia di COVID-19 ha portato scompiglio nelle uscite cinematografiche e, di conseguenza, nelle cifre del box office. The Suicide Squad, nonostante sia stato il film DC più visto sulla HBO, è stato un flop al botteghino, non riuscendo a recuperare il budget di produzione. Black Widow, nonostante fosse un film che i fan aspettavano da anni, è stato rilasciato su Disney+, violando il contratto e portando a una causa legale e a numeri deludenti al botteghino. Mentre Shang-Chi ha dato risultati leggermente migliori, è chiaro che i ritardi e le interruzioni nelle riprese e nel rilascio avranno avuto un impatto significativo su entrambi gli universi, e che il vere conseguenze durature saranno chiaramente percepibili solo negli anni a venire.

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Una notte da dottore: recensione del film con Frank Matano #RFF16

una notte da dottore recensione film

Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella Città, Una notte da dottore porta sulla scena un’inedita coppia comica: Diego Abatantuono e Frank Matano. Dottore della guardia medica il primo e fattorino il secondo, in una commistione di ruoli, i due sono i protagonisti di avventure e disavventure notturne per le strade di Roma, tra pazienti problematici e clienti arroganti. Con apparente leggerezza, il regista Guido Chiesa (Cambio tutto, Ti presento Sofia) esplora a fondo la vita dei lavoratori notturni.

Una notte da dottore: la trama

Nel film Una notte da dottore, Pierfrancesco Mai (Diego Abatantuono) è una guardia medica di 65 anni che, con mille acciacchi e poco entusiasmo, si muove in macchina di notte per visitare i pazienti. Mario (Frank Matano) è un fattorino di Deliveroo spiritoso e affezionatissimo alla bici che gli permette di fare consegne tra le strade di Roma. La vite dei due collidono, letteralmente: Pierfrancesco investe con la sua auto Mario. Il rider fortunatamente ne esce illeso, ma con la bici inutilizzabile. Dal canto suo, dopo l’urto, il medico si ritrova bloccato con la schiena. Dopo l’incontro-scontro, nessuno dei due è più in grado di fare il proprio lavoro autonomamente. L’unica soluzione sembra essere quella di unire le forze. Pierfrancesco propone un accordo: Matano potrà usare l’auto di Abatantuono per le sue consegne, ma in cambio dovrà fingersi dottore. Visitando guidato dalle sue dritte, guadagnerebbe dai salatissimi prezzi della guardia medica. Mario, inizialmente dubbioso, accetta e i due partono all’avventura nella notte romana. Affrontano così pazienti ipocondriaci, clienti di Deliveroo arroganti, donne partorienti, in un viaggio non solo fisico che a poco a poco esplora le storie di due personaggi a prima vista inconciliabili. Tra scambi di identità e mansioni illegali, riuscirà la coppia a concludere il turno notturno senza fare danni?

I personaggi di Una notte da dottore

Una notte da dottore mostra la vicinanza degli opposti. Pierfrancesco è anziano, insofferente per il dolore alla schiena ma anche infastidito dalle persone. Scorbutico e chiuso in sè stesso, riesce ad essere acidamente ironico parlando senza peli sulla lingua. Per le sue visite frettolose, colleziona critiche dai pazienti, ma comunque guadagna banconote su banconote. Mario invece è giovane, entusiasta e vivace, malgrado l’arroganza con cui è trattato dai ristoratori e dai clienti. Nonostante la sua gentilezza, fatica a ricevere anche qualche moneta di mancia.

Unendosi, i due personaggi riescono a migliorarsi, ritrovando uno un figlio, l’altro un padre.  La coppia funziona e riesce a strappare continue risate. Abatantuono, nei panni del medico di origini milanesi, scocciato e cinico, non risparmia freddure e battute taglienti. Matano, nel ruolo di fattorino di Caserta dall’animo solare ma poco ambizioso, porta sulla scena un’ironia più ingombrante e focosa, quasi da giullare di corte.

Gli altri personaggi danno ancora più colore a Una notte da dottore: non manca l’oste della taverna romana un po’ rude, il paziente anziano in vestaglia, il cliente bruttino ma ricco e arrogante. Caratteri forse un po’ troppo stereotipati, ma comunque necessari ad animare le situazioni tragicomiche vissute dai protagonisti.

Tra le strade romane

La Roma che vediamo in Una notte da dottore non è quella dei luoghi turistici. Il film si svolge quasi interamente di notte: originale la scelta di ambientazioni buie e poco illuminate per la maggior parte del film. In un collage variegato, si passa dal minuscolo set nell’abitacolo dell’auto, alle eccentriche abitazioni dei pazienti: case popolari e affollate si mescolano a loft e palazzi nobiliari dalle enormi stanze. Non mancano le immagini di Roma inquadrata dall’alto, come le riprese con i droni dei vicoli e delle piazze deserte nelle ore più buie. Il lavoro sulla fotografia di Emanuele Pasquet (Sul più bello) è indubbiamente approfondito, anche se tratti un po’ esasperato.

Una comicità che lascia spazio alla critica sociale e ai momenti drammatici

Una notte da dottore porta in primo piano non poche tematiche sociali. Guido Chiesa esplora approfonditamente il mestiere del medico. In Una notte da dottore c’è la critica al mondo delle guardie mediche, preso in giro ed estremizzato nei suoi difetti: prezzi altissimi e medici poco attenti che affrontano pazienti di ogni tipo, da quelli ipocondriaci a quelli realmente in condizione di emergenza. Anche il settore delle consegne a domicilio viene messo in primo piano: fattorini non assicurati, maltrattati e presi in giro. Non mancano nel film i momenti commoventi: le riflessioni sui rapporti di Pierfrancesco e di Mario con le rispettive famiglie potrebbero far scendere qualche lacrima.

Una notte da dottore è la ricetta della tipica commedia italiana di oggi: c’è l’ironia, il discorso sulla famiglia, gli stereotipi nazionali e regionali, la critica sociale al ”sistema Italia”, senza escludere l’attimo strappalacrime. Un film che si lascia piacevolmente guardare, leggero ma non troppo superficiale, perfetto da vedere in famiglia. Una notte da dottore è prodotto da Colorado Film in collaborazione con Medusa film. Qui il link del trailer ufficiale. Il film uscirà nelle sale italiane giovedì 28 ottobre 2021.

 
 

Per Salma Hayek Gli Eterni “Sono quelli giusti al momento giusto”

eternals

Dopo le rivelazioni di Angelina Jolie  che ha ammesso il vero motivo del perché ha scelto Eternals per entrare a pieno titolo in un cinecomics anche Salma Hayek ha rivelato il perché della scelta di interpretare un ruolo di supereroi. Molti di voi non sapranno che a differenza della Jolie a Salma Hayek non era mai stato offerto un ruolo da supereroina prima di Eternals e proprio per questo ha definito  il suo personaggio di Ajak e Gli Eterni “quelli giusti” e “al momento giusto”.

La Hayek ha continuato a lodare la regista Chloé Zhao e ha messo in evidenza la famiglia “eclettica” che ha creato con il film, dicendo: Adoro il regista. Penso che sia molto significativo che sia avvenuto in questo momento, che posso essere nei miei 50 anni ed essere un supereroe, ed essere arabo-messicano ed essere un supereroe, ed essere parte di questa famiglia eclettica. Quando la Hayek si è unito al film, c’era solo la Jolie che aveva firmato in quel momento, il che ha reso l’attrice eccitata. Perché le mie più grandi aspettative su Angie, sul regista, sulla nostra piccola famiglia che abbiamo creato, sul film stesso – è una di quelle rare occasioni in cui continui a essere sorpreso in modo positivo, e continua a crescere“.

Eternals, il film

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Gal Gadot non vede l’ora di vedere la Catwoman di Zoe Kravitz

Gal Gadot Zoe Kravitz Catwoman

Dopo Jason Momoa anche un’altra protagonista dell’universo DC esprime la sua ammirazione per la Catwoman di Zoë Kravitz che ha infiammato tutti nel primo trailer ufficiale di The Batman rilasciato settimana scorsa. Infatti Gal Gadot ha espresso la sua eccitazione per la performance di Zoë Kravitz nei panni di Catwoman nell’attesissimo The Batman. La modella divenuta A-lister di Hollywood ha recitato nel DCEU come Diana Prince/Wonder Woman in 5 film, incluso il recente remix di Zack Snyder’s Justice League. I film di Wonder Woman di Gadot sono stati elogiati come impressionanti film di supereroi guidati da donne, non come i film del passato dove appare invece Catwoman,che invece sono stati estremamente deludenti come la Catwoman di Halle Berry nei primi anni 2000.

La nuova attrice che veste i panni felini di Selina Kyle è Zoë Kravitz. La star di Rough Night apparirà come il gatto ladro antieroina in The Batman di Matt Reeves ; il prossimo reboot della DC, con il nuovo Bruce Wayne interpretato Robert Pattinson. Kravitz fa seguito alle iconiche Catwomen precedenti tra cui Eartha Kitt, Michelle Pfeiffer e Anne Hathaway. La nuova Selina Kyle sembra essere una ladra gatto più semplice e low-tech, che si ritroverà ancora una volta coinvolta in una faida romantica con il crociato incappucciato.

In un’intervista con Variety, Gal Gadot ha commentato l’arrivo della Catwoman di Kravitz all’universo DC. Dopo aver visto il secondo trailer l’attrice ha rivelato” Lei [Kravitz] sembra incredibile“. Gal Gadot ha poi elogia l’attrice come una donna di talento  prima di affermare che è “ così felice di avere un’altra donna come compagna. Ha poi continuato: “Io amo Zoe. Sembra incredibile. È una dolce a metà. È una donna di talento e sono così felice di avere un’altra donna come compagna”.

The Batman, il film

The Batman uscirà nei cinema il 4 marzo 2022, in Italia sarà disponibile dal 3 marzo. Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

La trama di The Batman

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

 
 

Eternals, Angelina Jolie su Thena “È quello che volevo essere”

Eternals Angelina Jolie

Mentre cresce l’attesa per la premiere italiani dell’attesissimo Eternals, il nuovo film Marvel Studios che sarà il film di chiusura della Festa del Cinema di Roma, oggi una delle protagoniste, Angelina Jolie ha rivelato nel corso di un’intervista il vero motivo del perché ha accetto il ruolo, e perché proprio il personaggio di Thena. Angelina Jolie ha già affrontato personaggi noti di universi prima, specialmente nell’adattamento videoludico di Lara Croft: Tomb Raider e ha detto che è stato “bello combattere di nuovo” per Eternals. Come molti di voi già sapranno lei ha rifiutato molto ruoli di cinecomics in passato!L’attrice ha continuato dicendo che era stata contattata per ruoli di supereroi in passato, ma è stato solo quando è stato offerto a Thena che l’ha considerata davvero, dicendo che la parte le ha fatto desiderare di far parte di qualcosa di più grande: 

Thena… rappresentava davvero questa famiglia di cui volevo far parte. Quando ho capito cosa sarebbe stato questo film e chi era questo gruppo, cosa avrebbe rappresentato questo gruppo e quanto fosse inclusivo e diversificato, ho sentito che sarebbe dovuto essere sempre così. È quello che volevo essere, e capire la mia parte era secondario; capire chi sarei stato. Volevo solo far parte di questa famiglia. E mi fido di questa regista.”

Eternals, il film

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Star Wars: Ahsoka, Hayden Christensen nel cast

Star Wars: Ahsoka

Il sito americano THR ha annunciato che l’attore Hayden Christensen è entrato a far parte del cast di di Star Wars: Ahsoka, l’annunciata serie basata sull’universo di Star Wars.

Hayden Christensen riprenderà il suo ruolo di Anakin Skywalker, alias Darth Vader, in Ahsoka, l’ultima serie live-action di Star Wars di Lucasfilm e Disney+. Rosario Dawson interpreta il personaggio preferito dai fan di Ahsoka Tano, un sopravvissuto Jedi Knight popolare nel lato dell’animazione di Star Wars che ha fatto il suo debutto live-action nella seconda stagione di The Mandalorian. I dettagli della trama vengono mantenuti ai confini dell’Orlo Esterno, ma è noto che Dave Filoni, il detentore della spada laser di lunga data di Star Wars, sta scrivendo la serie e producendo esecutivamente con Jon Favreau. La produzione dovrebbe iniziare all’inizio del 2022.

Star Wars: Ahsoka

Star Wars: Ahsoka è l’annunciata serie tv dell’universo di Star Wars e spin-off di The Mandalorian per Lucasfilm per Disney+ La serie è incentrata sulle avventure di Ahsoka Tano personaggio interpretato da Rosario Dawson. Uno spin-off di “The Mandalorian”.

 
 

Barbie ha trovato il suo Ken: Ryan Gosling nel film con Margot Robbie

Barbie film 2022

Ryan Gosling sarà Ken nel film su Barbie con Margot Robbie. L’attore è nella fase finale delle trattative con Warner Bros e Mattel per interpretare il ruolo del personaggio nel film diretto da Greta Gerwig, e co-sceneggiato da Noah Baumbach.

Robbie seguirà il film anche come produttrice, con la sua LuckyChap Entertainment, che è reduce dal grande successo agli Oscar dello scorso anno per Una donna promettente. I produttori di Barbie includono anche Tom Ackerley e Josey McNamara di LuckyChap; Robbie Brenner e Ynon Kreiz di Mattel; e David Heyman.

I piani per adattare la storia di Barbie per il grande schermo hanno subìto alcune battute d’arresto negli ultimi anni, ma quando Robbie, Gerwig e Baumbach si sono imbarcati nel progetto rispettivamente nel 2018 e nel 2019, le cose sono andate a gonfie vele. Secondo quanto riportato da Variety, Barbie avrebbe dovuto iniziare la produzione all’inizio del 2022 presso i Leavesden Studios di WB a Londra, con un’uscita nelle sale prevista per il 2023.

 
 

Marvel rivela finalmente i piani originali per il Mandarino in Iron Man

Mandarino

Il piano originale dei Marvel Studios per il Mandarino in Iron Man del 2008 è stato finalmente rivelato. Il primo film del MCU ha messo lo studio in condizioni di realizzare il miglior film possibile con Tony Stark come unico protagonista, il che significava cambiare i piani in corso d’opera. Quando Iron Man è stato originariamente concepito, il piano era che il principale antagonista dei fumetti di Stark, il Mandarino appunto, fosse il cattivo principale. Questa decisione ha fatto sì che il personaggio di Obadiah Stane fosse poi un cattivo secondario, che sarebbe potuto eventualmente diventare un problema nel corso della storia, ma alla fine la Marvel ha deciso che era meglio lasciare il Mandarino fuori dal film di Jon Favreau.

L’MCU può anche aver cancellato i piani per inserire il personaggio in Iron Man, ma il desiderio che fosse nell’universo non è mai stato abbandonato. Questo alla fine ha portato i Marvel Studios a utilizzare il personaggio come parte di una complessa mistificazione in Iron Man 3. Il film ha proposto Ben Kingsley come mandarino solo per rivelare che era un attore fallito e ubriaco assunto da Aldrich Killian per interpretare la parte di un terrorista globale. La Marvel alla fine ha rivelato in All Hail the King One-Shot che il “vero mandarino” esisteva nel mondo Marvel, da qualche parte. Abbiamo dovuto aspettare Shang-Chi e La leggenda dei dieci anelli per vedere che questo vero Mandarino era in realtà il personaggio interpretato egregiamente da Tony Leung, che ha dato giustizia a questo grande villain dei fumetti nel film con Simu Liu.

I piani originali per il Mandarino

L’interpretazione Leung ha fatto valere l’attesa, ma sappiamo che il vero Mandarino poteva comparire già molto prima nel Marvel Cinematic Universe. Come parte di The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe, il produttore Jeremy Latcham ha rivelato il ruolo originale cancellato del Mandarino nel MCU. Il personaggio cinematografico è stato concepito per essere il principale cattivo di Iron Man e un rivale di Tony Stark. Mandarino aveva un edificio proprio accanto a quello delle Stark Industries e voleva ottenere le invenzioni di Stark per sé. La storia “pazza terribile” e “deludente” di Latchman vedeva il Mandarino praticare un foro sotto l’edificio delle Stark Industries che gli avrebbe permesso di rubare la tecnologia di Tony.

L’incapacità iniziale della Marvel di dare spazio e dignità a questo personaggio al cinema ha poi funzionato per il meglio. Se si fosse seguito lo spunto di Latchman, la storia del Mandarino sarebbe stata completamente diversa da quella mostrata in Shang-Chi, poiché probabilmente non sarebbe stato il padre di Shang-Chi né un conquistatore di secoli.

 
 

Linea d’Ombra Festival: Niccolò Ammaniti primo ospite

Linea d’Ombra Festival 2021

Salerno. Sarà Niccolò Ammaniti il primo ospite della 26esima edizione di Linea d’Ombra. Con Boris Sollazzo, direttore artistico con Peppe D’Antonio del festival, lo scrittore e regista romano, ripercorrerà la parabola ascendente della sua carriera raccontandosi in prima persona. L’incontro, in programma alle ore 20 alla Sala Pasolini, potrà essere seguito anche in diretta streaming a questo link.

L’arrivo dei giurati che seguiranno in presenza il festival è attesto per le ore 16. La prima sezione, CortoEuropa, accenderà il grande schermo della Sala Pasolini alle ore 18; alle 18.30 negli spazi della Sala Menna ci saranno le prime proiezioni di VedoAnimato; alle 19 al Piccolo Teatro di Portacatena ci saranno i documentari in concorso per LineaDoc mentre alle 20 nella sala Menna si ritornerà al futuro con la proiezione di Blade Runner di Ridley Scott (Usa, Hong Kong / 1982 / 124’), il film sarà introdotto da Michelle Grillo, dottoranda, specializzata in Social Media. Il progetto realizzato in collaborazione con il DISPS UNISA. Alle 21 il Piccolo Teatro di Porta Catena ospiterà la sezione CortoEuropa con film che arrivano dall’Inghilterra, dalla Germania, dall’Ungheria, dalla Francia e dalla Finlandia. A chiudere la prima giornata di proiezioni alle 21.30 nella Sala Pasolini per la sezione Passaggi d’Europa sarà “The Grand Bolero”. Sarà presente l’attrice Ludovica Mancini. Interverranno da remoto il regista Gabriele Fabbro e l’attrice Lidia Vitale.

Sono più di 100 i film in concorso per questa edizione 2021 di Linea d’Ombra Festival, selezionati tra i circa 1500 iscritti giunti da 77 paesi.  Tra i film in concorso, 34 sono diretti da registe donne. Il festival è dedicato a Patrick Zaki.

LINEA D’OMBRA 2021, IL FESTIVAL È ANCHE ON LINE. Quest’anno sarà possibile seguire il festival sia in presenza che online, attraverso la piattaforma streaming www.netfest.org/ldo che consentirà di visionare i film delle sezioni CortoEuropa, VedoAnimato e VedoVerticale, disponibili gratuitamente per 48 ore a partire dall’orario indicato in programma, nel limite dei posti virtuali disponibili. I film delle sezioni Passaggi d’Europa e LineaDoc saranno disponibili gratuitamente ed in modalità streaming, nel limite dei posti disponibili. Ciascun titolo sarà trasmesso solo all’orario indicato in programma. Tutte le opere sono presentate in versione originale con sottotitoli in italiano. Gli incontri con gli autori delle opere in concorso e con gli ospiti saranno trasmessi in streaming sulla piattaforma web e sulla pagina Fb ufficiale del festival. Registrandosi alla piattaforma si potrà entrare a far parte della Giuria Open del festival.

Linea d’Ombra Festival XXVI edizione è un’iniziativa promossa dall’Associazione SalernoInFestival e realizzata con il contributo e il patrocinio della Direzione generale Cinema e audiovisivo – Ministero della Cultura, della Regione Campania con la Film Commission Regione Campania, del Comune di Salerno. Main Sponsor: Fondazione Cassa Rurale Battipaglia – Banca Campania Centro, Nexsoft S.p.A. Altro ente sostenitore: Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana. Altri sponsor: Allianz Salerno Mare – Mario Parrilli srl, Rotary Salerno Rotary Salerno 1949 a.f.