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Villaggio dei dannati: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film di John Carpenter

Considerato uno dei più grandi maestri dei generi thriller ed horror, John Carpenter ha nel corso della sua carriera realizzato alcuni grandi capolavori del cinema. Tra questi si annoverano Halloween, La cosa, 1997: Fuga da New York, Essi vivono e Il seme della follia. A partire dalla metà degli anni Novanta egli ha però sempre più diradato la sua attività come regista, deluso e contrariato dalle nuove politiche intraprese dalle major cinematografiche. Uno dei suoi ultimi film, risalente al 1995, è Villaggio dei dannati, un nuovo adattamento del celebre romanzo del 1957 I figli dell’invasione, di John Wyndham.

Tale opera era già stata portata al cinema nel 1960 con un film intitolato Il Villaggio dei dannati, ma nelle mani di Carpenter ha naturalmente assunto forme diverse. Il regista ha infatti colto l’occasione per poter essere più fedele al romanzo, calcando la mano su alcuni temi e sulla violenza esplicita, omessi invece dal primo adattamento cinematografico. Fan di quel film, Carpenter decise però di non ignorarlo nell’ideare il suo Villaggio dei dannati, riprendendo una serie di scenari e idee narrative secondo lui particolarmente funzionali. Con un budget di 22 milioni di dollari, il film si configurò dunque da subito come un nuovo progetto molto atteso del maestro dell’horror.

Sfortunatamente, Villaggio dei dannati fu un cocente flop al box office, venendo accolto in modo negativo dalla critica e dal pubblico. Con il tempo è tuttavia stato rivalutato e indicato come uno dei film che, pur non raggiungendo le vette del cinema di Carpenter, ne racchiude tutte le caratteristiche principali. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Villaggio dei dannati cast
Kirstie Alley and Christopher Reeve in Villaggio dei dannati © MCA/ Universal Pictures. All right reserved.

La trama di Villaggio dei dannati

Nella tranquilla cittadina di Midwich, in California, un collasso collettivo colpisce l’intera popolazione. Al risveglio simultaneo dei cittadini, tutto sembra essere però nella norma e il misterioso evento rimane senza spiegazione. Ben presto, però, un ulteriore elemento insolito emerge. Dieci donne, tra cui alcune vergini, si rivelano essere rimaste incinta in modo inspiegabile. Il dottore locale, Alan Chaffee si interessa al caso, cercando di trovare una correlazione tra questa scoperta e il collasso generale. Per fare ciò, invita nella cittadina la dottoressa Susan Verner e con lei inizia ad indagare sul caso.

Nel frattempo, nove delle dieci donne partoriscono i figli portati in grembo, tutte nello stesso momento. La cosa più sconvolgente, però, sarà notare come crescendo i nove bambini si assomiglino sempre più tra loro. Essi hanno infatti tutti i capelli bianchi e gli occhi color ghiaccio. Inoltre, formano tra loro di loro delle coppie fisse, tranne David, rimasto privo della compagna, la bambina morta al momento del parto. Le stranezze non finiscono però qui. Questi nove ragazzi rivelano di possedere degli oscuri poteri, capaci di influenzare le azioni degli abitanti di Midwich. Il caos non tarderà a scatenarsi.

Il cast del film

Protagonista del film, nei panni del dottor Alan Chaffee è l’attore Christopher Reeve. L’attore, celebre per aver interpretato Superman nell’omonimo film del 1978, dà qui vita alla sua penultima interpretazione per il cinema. Nello stesso 1995, infatti, una brutta caduta da cavallo lo rese permanentemente paralizzato. Accanto a lui, si ritrovano gli attori Kirstie Alley nel ruolo della dottoressa Susan Verner e Linda Kozlowski in quelli di Jill McGowan, preside della scuola locale e madre di David. Nel film compare anche Mark Hamill, celebre Luke Skywalker della saga di Star Wars, qui impegnato ad interpretare il reverendo George. Peter Jason, frequente collaboratore di Carpenter, è invece Ben Blum.

Ad interpretare i nove bambini vi sono invece Cody Dorkin nel ruolo di Robert, Trishalee Hardy in quello di Julie, Jessye Quarry in quello di Dorothy e Adam Robbins come Isaac, figlio del reverendo George. Gli altri sono John Falk nei panni di Matt, Renee Rene Simms in quelli di Casey e Danielle Keaton in quelli di Lily. Thomas Dekker, interpreta invece David, mentre Lindsey Haun è Mara, la più crudele del gruppo. Per dar vita ai loro personaggi, alcuni indossarono una parrucca, mentre ad altri furono tinti i capelli di biondo platino. Come raccontato in seguito, Reeve cercò di non familiarizzare con i giovani interpreti, così da rendere più realistico il rapporto di sfida tra il suo personaggio e i nove bambini.

Mark Hamill in Villaggio dei dannati
Mark Hamill in Villaggio dei dannati © MCA/ Universal Pictures. All right reserved.

Il finale del film

Verso il finale del film, gli abitanti sono esasperati e una folla si raduna in piazza per discutere animatamente coi bambini, nel tentativo di placare l’ondata di uccisioni e violenza che sta affliggendo la cittadina. Quando il capo della folla muore però sotto l’influenza psichica dei bambini, la gente inizia a fuggire impaurita riversandosi per le strade, in nascondigli di fortuna. Nel frattempo, il governo invia diversi poliziotti sul posto aiutati anche da un’unità della Guardia Nazionale incaricata di uccidere tutti i bambini. Ma le cose non vanno come previsto, e i bambini manipolano facilmente anche le menti delle forze dell’ordine.

Si genera così uno spettacolare quanto sanguinoso scontro a fuoco che termina con la morte di tutti i tutori della legge. Alan, a questo punto, inizia a escogitare un piano estremo e rischioso, che sembra essere l’ultima cosa possibile da fare per sopravvivere ai bambini. Si è reso infatti conto di poter schermare i propri pensieri pensando in maniera intensa a qualcosa. Proteggendo dunque la propria mente in questo modo, piazza all’interno della classe dei bambini una valigetta carica d’esplosivo con cui far saltare l’intero edificio. Alan, capendo la natura diversa di David, gli chiede però di lasciare un attimo l’aula per andare a prendere i libri dalla sua auto.

Mara intuisce però tutto, impedisce a David di uscire e cerca di leggere i pensieri di Alan. Nel frattempo arriva Jill, madre di David che lo porta in salvo. I bambini si concentrano tutti insieme per leggere la mente di Alan e, mentre sono sul punto di riuscirci, il timer attiva l’esplosivo, facendo saltare in aria l’edificio e uccidendoli tutti. Jill e David sopravvivono all’esplosione, e la donna assicura al giovane che si rifugeranno in un posto dove nessuno potrà riconoscerli. Mettendosi in viaggio in auto, David pone il suo sguardo sull’orizzonte, come a voler lasciare intendere un nuovo inizio o, forse, la possibilità che qualcosa di maligno in lui sia ancora vivo.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Villaggio dei dannati grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 1 marzo alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

The Order: la spiegazione del finale del film

The Order: la spiegazione del finale del film

Grazie alle sue interpretazioni in numerosi film d’azione che sono diventati dei veri e propri cult, l’attore Jean-Claude Van Damme si è dimostrato uno dei più grandi esponenti di questo genere, accanto a nomi come Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Steven Seagal e Bruce Willis. Tra i suoi film più noti si citano Lionheart – Scommessa vincente, The Replicant, Kickboxer – Vendetta personale e Senza esclusione di colpi. Un altro suo titolo molto noto, realizzato nel 2001, è The Order.

Il film è diretto da Sheldon Lettich, regista anche di Rambo III e di Lionheart – Scommessa vincente, che ha dichiarato: “Dal punto di vista del tono volevamo fare un film che fosse nella vena dei film d’azione e d’avventura “divertenti” come i film di Indiana Jones e i film di Hitchcock come Intrigo internazionale. Per me il momento clou del film è l’inseguimento nella Città Vecchia di Gerusalemme, con Van Damme travestito da ebreo chassidico che scappa e combatte con la polizia israeliana. Era assolutamente stravagante e oltraggioso e ancora oggi mi stupisco di aver convinto Jean-Claude a farlo”.

Come affermato dal regista, è questo un film che unisce avventura esotica ad intrighi di livello mondiale, offrendo dunque una commistione di generi che ancora oggi entusiasma gli appassionati. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Order. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Order cast

La trama e il cast di The Order

Protagonista del film è Rudy (Jean-Claude Van Damme), un abile ladro che traffica oggetti antichi molto rari. Un giorno suo padre, l’archeologo Oscar Cafmeyer (Vernon Dobtcheff), lo invita a fargli visita per mostrargli un papiro molto importante. Si tratta del Fazar, un testo sacro che appartiene all’Ordine dell’Unità Divina, una famosa setta. Il mattino dopo riceve una strana telefonata dal padre che gli dice di trovarsi a Tel Aviv in serio pericolo. Rudy sale sul primo volo disponibile e lo raggiunge. Trovare l’archeologo, tuttavia, non è così semplice.

Tra pericoli, malintesi e false identità, Rudy scopre che dietro il rapimento di Oscar ci sono in realtà alcuni membri dell’Ordine, che sta tramando segretamente per attaccare un tempio della Città Santa. Per riuscire a sventare il colpo e per salvare la vita a suo padre, l’uomo si ritrova a percorrere gli insidiosi sotterranei del Re Salomone, dove incontra il capo della setta, Cyrus. Tra i due si scatena una lotta all’ultimo sangue dove tutto è concesso. Riuscirà Rudy a sconfiggere la setta e mettere in salvo il destino del mondo?

L’attrice Sofia Milos ricopre il ruolo della Ten. Dalia Barr, mentre Brian Thompson è Cyrus Jacob e Ben Cross è il Magg. Ben Ner. Partecipa al film con un cameo anche il celebre attore Charlton Heston, che appare in due brevi scene. Nella prima, all’inizio del film, parla al telefono con il protagonista e lo informa del rapimento del padre, mentre nella seconda, dopo un lungo inseguimento in macchina, viene ucciso da un colpo di pistola. Inizialmente, invece, era stato considerato nel cast anche Steven Seagal, ma poi ha abbandonato il progetto.

The Order trama

La spiegazione del finale del film

Nel finale del film, con l’aiuto di Avram Rudy e il tenente Barr, Rudy si pone come membro straniero dell’Ordine in visita in pellegrinaggio per ottenere l’accesso al monastero durante una massiccia assemblea dei membri, ora guidata da Ciro. Nelle catacombe Rudy trova i manoscritti rimanenti, il padre imprigionato e una grande bomba. Arriva poi Ben Ner e spiega a Rudy e al tenente Barr che si è unito all’Ordine quando ha scoperto il tesoro. Cyrus arriva e costringe Ozzie a guidarlo attraverso i tunnel per far esplodere la bomba sotto il Monte del Tempio durante il Ramadan e scatenare la terza guerra mondiale.

Rudy salva però Avram dal cadere in una trappola prima che raggiungano una stanza carica di tesori vicino alla camera sotto il Pozzo delle Anime. Ben Ner tenta di ritardare la detonazione per raccogliere più tesori, portando a uno stallo con i seguaci di Cyrus. Rudy e il tenente Barr sfruttano l’occasione per fuggire, ma Ozzy viene ferito e Avram viene ucciso. Il tenente Barr spara a Ben Ner e aiuta Ozzie a uscire dalle catacombe. Rudy cattura Cyrus nella stanza del tesoro e lo uccide con una delle spade trovate lì. Rudy sposta la bomba da sotto il Pozzo delle Anime e la fa cadere nella trappola.

Ben Ner salta su Rudy ma prende solo la sua maglietta e la strappa mentre cade nella buca. Rudy corre via dalla buca mentre la bomba esplode. I fedeli sopra sentono l’esplosione ma continuano a pregare. Rudy viene successivamente mostrato in visita all’ufficio di suo padre, che ha pubblicato un nuovo libro. Nell’ufficio Rudy trova un’antica mappa che secondo Ozzie mostra la posizione delle sette città d’oro. Rudy prende la mappa e corre fuori dall’ufficio con Dalia. Il film termina poi con una raccolta di rapidi tagli d’azione.

Il trailer di The Order e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di sabato 1 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Mio padre è un sicario: la spiegazione del finale del film con Nicolas Cage

Mio padre è un sicario, diretto da Tim Brown e uscito nel 2023, è un film d’azione e criminale con un cast stellare che include Ashley Greene, Ron Perlman e Nicolas Cage, quest’ultimo nei panni di Matt, un ex sicario che viene costretto a tornare in azione per proteggere sua figlia Ashley e sua nipote Sarah, diventate bersagli del pericoloso boss della droga Donnie. La chiave di tutto è un hard disk in possesso di Ashley, che contiene informazioni compromettenti. Si tratta di un divertente e adrenalinico titolo, recuperabile ora grazie a Netflix, dove è da poco arrivato affermandsoi da subito come uno dei film più visti del momento.

La trama di Mio padre è un sicario

Il film si apre con Ashley che fa da autista per la fuga del marito Jimmy e del suo amico Mitch. Dopo la cattura del marito, Ashley e la sua giovane figlia, Sarah, devono chiedere aiuto a Matt, il padre vedovo e allontanato dalla famiglia di Ashley. Non potendo comprare un biglietto per entrambe, Ashley manda quindi Sarah da sola dal nonno, che vive la vita di piacere in pensione alle Isole Cayman. Ben presto Ashley viene però catturato e il boss del crimine, Donnie (Jackie Earle Haley), si rende conto che le prove che cerca si trovano alle Isole Cayman. Il suo luogotenente, Bobo, e il Generale vengono quindi inviati a rintracciarli e a recuperare l’hard disk di cui sta cercando di entrare in possesso.

Ashley sbarca quindi alle Isole Cayman con Bobo (Ron Perlman) e il Generale (Ronnie James Hughes), pronti a recuperare l’hard disk. Tuttavia, la fortuna non sembra essere dalla sua parte: Matt e Sarah sono introvabili. Il rapporto teso tra Matt e Ashley viene poi alla luce. Nel corso degli anni si sono persi di vista e la dedizione di Matt al suo contratto governativo ha lasciato poco spazio al legame padre-figlia. In effetti, Ashley si era spinta fino a dire a Sarah che suo nonno non era più in vita, a dimostrazione dell’entità del distacco. Questa mancanza di legame e di sostegno emotivo ha portato Ashley a tagliare i ponti e a trasferirsi a Miami, in cerca di un nuovo inizio.

Nicolas Cage in Mio padre è un sicario
Nicolas Cage in Mio padre è un sicario

Ad ogni modo, i due scagnozzi riescono a trovare Matt e lo attaccano per costringerlo a consegnare l’oggetto. Lui, però, nonostante l’età, dimostra di essere ancora letale. Elimina il Generale e mette in fuga Bobo, che scappa con il furgone di Matt senza sapere che Sarah si è nascosta al suo interno. Ashley resta scioccata nel vedere la spietatezza di suo padre e capisce che la sua vita passata era ben diversa da come l’aveva immaginata. Matt si rivolge a un suo vecchio contatto, Drisdale (Lynn Whitfield), per ottenere informazioni su Donnie, che continua a mandare uomini per eliminare Ashley e recuperare l’hard disk. Matt li uccide però uno dopo l’altro senza esitazione, scioccando ulteriormente Ashley.

Ashley scopre così finalmente la verità sul vero lavoro del padre. Matt non ha mai avuto un lavoro ordinario. Al contrario, ha viaggiato in tutto il mondo come sicario per eliminare le minacce al suo governo. Nel frattempo, Donnie si agita sempre di più dopo aver scoperto che Matt continua a uccidere gli uomini che manda alle Cayman Island per ottenere l’hard disk. Proprio per quest’ultimo, per decriptarlo, Matt chiede aiuto all’amico Joseph (Ernie Hudson). Scopre così che Donnie è solo una pedina di un’organizzazione più grande guidata da Hector Garcia (Grace Byer), una criminale spietata che controlla un impero di traffici illeciti. Hector non si fida nemmeno dei suoi collaboratori e ha già punito con la morte chiunque l’abbia tradita.

In quel momento, Donnie e i suoi uomini rintracciano Matt e Ashley sulla barca di Joseph e li circondano, pretendendo l’hard disk. Scoppia un violento scontro, e una granata esplode vicino alla barca, mettendo Ashley in grave pericolo. Nel frattempo, Sarah inganna Bobo e riesce a localizzare Matt. Alla fine, Donnie cattura Ashley e Sarah e fugge con loro. Hector, attraverso il suo contatto governativo Fitzsimmons (Joel David Moore), organizza una fuga per Donnie e la sua squadra, temendo le conseguenze se il contenuto dell’hard disk venisse reso pubblico. Fitzsimmons organizza quindi un aereo cargo per trasportare Donnie a Miami, mentre Drisdale informa Matt del piano di fuga.

Jackie Earl Haley in Mio padre è un sicario
Jackie Earl Haley in Mio padre è un sicario

La spiegazione del finale del film

All’insaputa degli altri, Drisdale ha infatti un suo piano. Ha inseguito Hector per anni, frustrata dal fatto che la criminale sembri essere sempre un passo avanti. Tuttavia, ora Drisdale ha una carta vincente che potrebbe eliminarla e smantellare il suo impero criminale. Matt si infiltra dunque nel complesso di Hector e inizia a eliminare i suoi uomini come mosche. D’altra parte, Ashley e Sarah riescono a fuggire dai loro rapitori. Donnie, però, le cattura ancora una volta e pensa di usarle come merce di scambio. L’uomo si dimostra efficace anche catturando Matt e riuscendo a recuperare l’hard disk. A questo punto, in un colpo di scena scioccante, Donnie spara e uccide Hector.

Tuttavia, l’unità consegnata da Matt a Donnie è falsa e lui è ancora in possesso di quella vera. Credendo il contrario, Donnie punta la pistola contro Matt, pronto ad ucciderlo, ma Drisdale arriva e uccide infine Donnie. La donna spara anche al suo socio Fitzsimmons, che lavorava per Hector. Con i cattivi sotto controllo e Ashey e Sarah al sicuro, Matt requisisce la barca di Hector e se ne va per continuare a vivere il suo piano di pensionamento. È a questo punto di Mio padre è un sicario che apprendiamo cosa contiene l’hard disk a cui tutti nel film danno la caccia. Si scopre così che, in realtà, il governo stava perseguendo senza sosta l’organizzazione criminale di Hector da anni, ma lei era sempre riuscita a sfuggire alla giustizia.

La donna si era infiltrata in ogni angolo del governo, assicurandosi di avere sempre il sopravvento quando si trattava di applicare la legge. Uno di questi traditori che lavoravano per Hector era proprio Fitzsimmons, che le aveva fornito informazioni cruciali sulle operazioni dell’agenzia. Alla luce di ciò, durante una conversazione tra Christopher e Matt, quest’ultimo rivela che il disco contiene informazioni potenzialmente in grado di infangare la carriera di numerosi politici. È plausibile che l’unità contenga i nomi e le prove dei politici che hanno accettato tangenti da Hector in cambio della chiusura di un occhio sulle sue attività criminali. Con queste informazioni, Matt e Drisdale hanno dunque finalmente smantellato l’impero criminale di Hector, assicurando un futuro più sicuro per Ashley e Sarah.

Ago, gratis al cinema con Cinefilos.it: scopri come avere il tuo biglietto!

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Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori di guardare al cinema, in anteprima assoluta, Ago, il documentario presentato alla Festa di Roma sul motociclista Giacomo Agostini che uscirà al cinema come evento il 10, 11 e 12 marzo.

La proiezione si svolgerà a Milano, al cinema Notorious Merlata, il 7 marzo prossimo alle 20.30. 

In sala sarà presente Giacomo Agostini per un saluto al pubblico.

Per avere il vostro biglietto basta inviare una email a [email protected] indicando  NOME, COGNOME, NUMERO BIGLIETTI, CITTA’, specificando che siete lettori di CINEFILOS.IT

N.B. La disponibilità dei biglietti è nel limite dei posti disponibili. I biglietti sono validi e ritirabili fino a 30’ minuti prima,  dopo non possiamo garantire il posto.

Quello che sappiamo su Ago

Arriva al cinema con un’uscita evento il 10, 11 e 12 marzo Ago, il documentario dedicato al leggendario pilota motociclistico Giacomo Agostini. Presentato alla 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Proiezioni Speciali, e distribuito da Adler Entertainment, il film è diretto da Giangiacomo De Stefano (Zucchero – Sugar Fornaciari, 2023) e offre uno sguardo intimo e profondo su un uomo che ha rivoluzionato la storia delle due ruote, diventando simbolo di libertà e coraggio.

Giacomo Agostini, soprannominato “Ago”, è un mito indiscusso del motociclismo: 15 titoli mondiali, 123 vittorie nel Motomondiale, 10 successi al Tourist Trophy e innumerevoli record mai eguagliati. Ma la sua storia non si limita ai numeri. Agostini è stato l’incarnazione di un’epoca, un simbolo di audacia e determinazione che ha superato i confini dello sport per diventare un’icona senza tempo.

Ago non è solo la celebrazione delle sue vittorie: il documentario è anche un viaggio che svela il percorso di un uomo che ha continuato a spingersi oltre i propri limiti, rendendo eterna la sua leggenda. È il racconto delle imprese di un eroe moderno, capace di affrontare le sfide più grandi e di trasformarle in un percorso di crescita e consapevolezza.

Yellowjackets – stagione 3, episodio 4, la spiegazione del finale: cosa è successo a Lottie?

La terza stagione, episodio 4, di Yellowjackets porta la storia dell’adulta Lottie Matthews (Simone Kessell) in una direzione scioccante. Nel finale della seconda stagione di Yellowjackets, Lottie viene internata e perde la comunità spirituale che aveva costruito. Nella terza stagione, Lottie rientra nella società e cerca di crearsi un nuovo percorso. Anche se Callie Sadecki (Sarah Desjardins) le ha sparato la prima volta che si sono incontrate, Lottie è stata attratta da Callie, e Callie è altrettanto affascinata da lei.

La relazione tra Lottie e Callie non va bene a Shauna Sadecki (Melanie Lynskey). Il fatto che Lottie abbia dato a Callie la collana d’oro con il cuore di Jackie è il punto di rottura per Shauna, che la convince a cacciare Lottie da casa sua. Senza Callie al suo fianco nella linea temporale attuale di Yellowjackets, le motivazioni e le azioni di Lottie sono ancora più ambigue. Il mistero si intensifica quando l’episodio 4 termina con Misty Quigley (Christina Ricci) e il pubblico che scopre che Lottie è stata assassinata.

Chi ha ucciso Lottie nel finale della terza stagione, episodio 4?

Il sospettato più probabile della morte di Lottie è la persona che ha perseguitato Shauna. Il finale della terza stagione, episodio 2, di Yellowjackets lascia intendere che la stalker sia Melissa (Jenna Burgess). Nell’episodio 4 Lottie recita delle scuse mentre parla da sola allo specchio. Potrebbe essere andata a trovare Melissa per scusarsi di quello che è successo nella natura selvaggia, o forse per qualcosa che le è successo dopo che sono state salvate. Se è così, Melissa non ha risposto bene alle scuse di Lottie e invece l’ha uccisa.

Un’altra possibilità è che sia stata Taissa Turner (Tawny Cypress) ad uccidere Lottie. Taissa crede che il cancro di Van Palmer (Lauren Ambrose) sia andato in remissione grazie ai sacrifici fatti alla natura selvaggia. Van l’ha dissuasa dall’uccidere un uomo come sacrificio nell’episodio 4, ma dopo aver visto la mano di Van tremare mentre comprava dei soft pretzel, Taissa potrebbe aver preso in mano la situazione e ucciso Lottie. Taissa potrebbe non aver voluto che Lottie morisse, ma la sua altra metà, quella più spietata che mangia la terra e prende il sopravvento quando è sonnambula, non avrebbe avuto scrupoli ad uccidere Lottie.

Cosa significa il disegno di Travis dopo il processo per Yellowjackets Stagione 3

Dopo il processo che ha dichiarato l’allenatore Ben Scott (Steven Krueger) colpevole dei suoi crimini, l’adolescente Lottie (Courtney Eaton) si avvicina a Travis Martinez (Kevin Alves). Lei vede che lui ha un disegno che sembra raffigurare un uomo sdraiato a terra mentre è circondato da tre donne. Lottie chiede a Travis cosa sia il disegno, e lui risponde: “È il risultato”. Questo sembra prefigurare come l’allenatore Ben sarà punito all’indomani del suo processo. La terza stagione ha mostrato che Travis ha un legame con la natura, che ora si traduce nel suo disegno.

Il disegno di Travis preannuncia il destino dell’allenatore Ben e il ruolo violento che gli altri avranno in esso.

Il disegno potrebbe confermare la oscura teoria dell’allenatore Ben che ruota attorno al fatto che venga mangiato vivo dai sopravvissuti adolescenti. Il gruppo ha abbastanza cibo e non deve più ricorrere al cannibalismo per sopravvivere. Tuttavia, con l’adolescente arrabbiata e pericolosa Shauna (Sophie Nélisse) che diventa gradualmente più potente, potrebbe guidare l’attacco per mangiare Coach Ben. Lei lo incolpa per aver bruciato la capanna e per averla abbandonata quando stava partorendo. Il disegno di Travis predice il destino di Coach Ben e il ruolo violento che gli altri avranno in esso.

Perché Lottie, Akilah e Travis cambiano davvero idea sul coach Ben Per Shauna

Il cambiamento di voto di Lottie, Travis e Akilah (Nia Sondaya) è fondamentale per ottenere la maggioranza dei due terzi per il verdetto sul Coach Ben. La prima a cambiare il proprio voto è Lottie, perché vede la rabbia palpabile di Shauna e l’influenza che esercita sul gruppo. Ora che la natura selvaggia non parla più attraverso Lottie, quest’ultima è alla ricerca del suo successore spirituale. Durante la votazione, Lottie sembra ricevere un’intuizione dalla natura e pensa che ora stia parlando attraverso Shauna, quindi decide di cambiare il suo voto.

Travis e Akilah sono gli altri individui che Lottie ora crede abbiano uno stretto legame con la natura e entrambi si fidano di lei. Una volta visto che Lottie cambia il suo voto, seguono il suo esempio. Lottie, Travis e Akilah sono diventati un trio affiatato che si rivela utile a Shauna per ottenere ciò che vuole. Shauna non crede nel potere della natura selvaggia come loro. Tuttavia, avere il sostegno del trio può aiutare Shauna ad acquisire ulteriore potere, permettendole potenzialmente di detronizzare Natalie Scatorccio (Sophie Thatcher) nella terza stagione di Yellowjackets.

S.W.A.T. 8, episodio 13, il finale spiegato da Anna Enger Ritch e Annie Ilonzeh: “Ciò che sigilla l’accordo è…”.

L’ottava stagione di S.W.A.T., episodio 13, ha finalmente dato a Zoe Powell e Devin Gamble un episodio tutto per loro. Le uniche due donne della Squadra 20 sono partite per un’escursione nell’episodio, solo per imbattersi in un’operazione di droga illegale gestita da un pericoloso cartello. L’episodio è servito a creare un legame tra i due personaggi e ha segnato una svolta nel rapporto di Gamble con la Squadra 20 nel suo complesso.

Era uno sviluppo che l’attrice Anna Enger Ritch, nel ruolo di Anna, e l’attrice Annie Ilonzeh, nel ruolo di Lola, stavano aspettando da tempo. S.W.A.T. ha sempre trovato il modo di dare nuove opportunità ai suoi personaggi (come si vede in questa clip dell’episodio 12 dell’ottava stagione di S.W.A.T.), ma questo particolare sviluppo era atteso da tempo. Anche se la squadra più grande è intervenuta per sostenere Gamble e Powell, l’episodio era incentrato soprattutto sulle due donne.

ScreenRant ha intervistato Anna Enger Ritch e Annie Ilonzeh sul loro lavoro nella stagione 8, episodio 13 di S.W.A.T. Ritch e Ilonzeh hanno parlato del fatto di poter finalmente dedicare un episodio alla relazione tra i loro due personaggi e di quali sviluppi della storia hanno cambiato di più le carte in tavola. Le due hanno anche scherzato sulle loro speranze per la stagione 9 di S.W.A.T..

Anna Enger Ritch e Annie Ilonzeh parlano della prima trama incentrata sulle donne dell’ottava stagione di S.W.A.T.

Anna Enger Ritch: L’apertura, quando vediamo Powell e Gamble che fanno un’escursione insieme.

Annie Ilonzeh. Sì. Eravamo tipo: “Finalmente”. Non ci sono molte donne nella S.W.A.T. nel mondo reale, e poi ci capita di avere due donne nella stessa squadra che non sono mai state in coppia in questo universo S.W.A.T. Continuavamo a dire agli sceneggiatori e ai produttori, a chiunque volesse ascoltarci: “Gamble e Powell devono parlare. [Devono] davvero essere in contatto. È quello che farebbero due donne se si trovassero in una squadra, soprattutto in un mondo dominato dagli uomini”.

Anna Enger Ritch: [Sarebbero] uscite insieme, cose del genere.

Annie Ilonzeh: E loro hanno ascoltato. Hanno detto: ‘C’è qualcosa in arrivo’. E non hanno rovinato nulla, quindi quando finalmente abbiamo aperto la pagina e l’abbiamo vista subito, abbiamo pensato: “Oh mio Dio, sì”. E poi ha continuato a crescere in modo esponenziale man mano che leggevamo.

Questo episodio è una storia incentrata sulle donne davvero eccezionale. I vostri personaggi sono in minoranza, ma affrontano il cartello per salvare questo gruppo di donne. Come vi siete sentite a farne parte, in questo senso?

Anna Enger Ritch: È stato stimolante. Mette in mostra donne forti, capaci e strategiche in ambienti e situazioni ad alta pressione in cui non avevamo le risorse che normalmente avremmo quando siamo al lavoro con la nostra squadra 20. Mostra davvero quanto possono essere capaci le donne.

Annie Ilonzeh: Abbiamo davvero fatto girare la testa a qualcuno, e tutto è iniziato dall’alto. Il nostro regista era Gary Brown. È un regista fantastico e ci ha davvero lasciato prendere il comando. È super collaborativo, [e] ha davvero rispettato il nostro approccio, la nostra voce e il modo in cui vedevamo le cose. Da lì ho iniziato a vedere la troupe far davvero girare la testa alla gente e dire: “Oh, questo è davvero diverso”.

Di solito vedi Hondo prendere il comando ed è lui a fare da punta di diamante, “Come supereremo questo caso? Come gestiremo questa missione?” e [questa volta] sono stati Gamble e Powell. Anche Annie e Anna hanno visto che ci siamo assunti questa responsabilità [quando] non avevamo mai ricoperto quelle posizioni prima. Ho davvero visto la gente girare la testa, ed è stato davvero bello.

Anna Enger Ritch: Speriamo che questo si rifletta sullo schermo e ispiri le giovani donne interessate alle forze dell’ordine o a qualsiasi altra professione dominata dagli uomini, che normalmente sarebbero scoraggiate perché non si sentono forti, capaci o emancipate. Idealmente, questo è ciò che i nostri personaggi stanno facendo nello show, perché l’arte imita la vita e ha un impatto enorme se glielo permettiamo.

“La famiglia è davvero reale”: Ilonzeh e Ritch raccontano come l’episodio ha cambiato la percezione dei loro personaggi

Gran parte dell’episodio è incentrato sul rifiuto di Gamble di accettare le cure

Entrando nella trama, Annie, Gamble è in una situazione difficile a seguito di queste accuse. Sono curioso di sapere se puoi fornire qualche ulteriore informazione sul motivo per cui inizialmente è disposta a lasciare la squadra piuttosto che difendersi.

Annie Ilonzeh: Penso che alla fine sia scoppiato il vaso e lei ne abbia avuto abbastanza e c’è quell’approccio pessimistico [in cui] la famiglia non può davvero essere una famiglia, [tipo] “Non ci credo”. Non essendo cresciuta con un certo livello di lealtà e sostegno e forse con una famiglia funzionante… per lei è diverso. È molto strano. Quindi, quando la Squadra 20 ripete più volte: “Ti copriamo le spalle. Siamo qui per te”, è quasi come se parlassero una lingua diversa ed è davvero difficile da credere.

Direi che il volo la colpisce un po’ e lei si mette le scarpe e corre. Poi, verso la fine di questo episodio, viene messa alla prova da uno dei suoi migliori amici e colleghi, e capisce. Capisce quando Powell le dice senza mezzi termini: “Ci siamo noi, ragazza, dai, torna qui”.

Anna Enger Ritch: Ero nella stessa posizione quando [Powell] ha iniziato nella Squadra 20. Street era il suo mentore e le ha letteralmente sbattuto in testa che la famiglia non è solo sangue, che quando si entra a far parte di questa squadra e di questa Squadra 20, è una cosa seria. È una benedizione far parte di una squadra che ti sostiene in un modo che, molto spesso, la famiglia non farebbe.

Quella discussione che hanno nel bel mezzo dell’episodio è stata davvero una grande svolta per loro. Anna, pensi che Powell sia stata influenzata da qualcosa che Gamble ha detto sul fatto che lei fosse codipendente, o [ha] semplicemente lasciato che le scivolasse addosso?

Anna Enger Ritch: Ci sono stati momenti, anche solo come Anna, un’attrice, e Annie, un’attrice, che recitavano in quella scena, in cui non ho potuto fare a meno di essere personalmente colpita dalle parole che stava dicendo. C’era del vero in questo, per molti versi era un po’ codipendente. C’è stato un momento in cima alla collina in cui Powell ha detto: “Dobbiamo scendere dalla collina, dobbiamo chiamare i rinforzi e dobbiamo fare questo…” e Gamble ha risposto: “Powell, noi siamo l’aiuto”.

Quindi sì, l’ha presa sul personale, ma anche il fatto che siamo parte di una squadra è molto più forte dell’aspetto individuale, e Powell lo ha capito durante la sua esperienza con la 20-Squad. Questo l’ha colpita in un modo che sta cercando di trasmettere anche a Gamble.

Fortunatamente, dopo la chiamata radio, la squadra ce l’ha fatta. Che impatto pensi che abbia avuto su ciascuno dei vostri personaggi? Ho avuto l’impressione che la reazione di entrambi fosse leggermente diversa.

Annie Ilonzeh: Beh, Powell aveva ragione. Gamble aveva un’idea precisa di come avrebbero affrontato la situazione, e questo dimostra che sì, la 20-Squadra è la tua squadra, ma è anche la tua famiglia, e loro ce la faranno. È davvero sconvolgente per Gamble. È come se tutto ciò che tutti loro hanno predicato a Gamble fosse vero.

Anna Enger Ritch: So esattamente di cosa stai parlando. Ora che ci penso, Gamble aveva ancora quell’esitazione, e per Powell era come dire: “Certo”. Continuerai a vedere il viaggio di Gamble nel corso della serie con quella situazione di tira e molla.

Annie, pensi che sia stato proprio quel momento a far capire a Gamble: “Voglio fare tutto il possibile per essere reintegrata e far parte di questa famiglia”?

Annie Ilonzeh: Penso che quando Powell e Gamble erano da sole nel bosco e dovevano non solo salvarsi, ma anche salvare le altre dodici donne che erano in pericolo, inizia a farsi strada la consapevolezza che la Squadra 20 è il posto giusto, ma è davvero in quel momento in cui si fanno vedere e l’elicottero si avvicina vorticosamente che lei alza lo sguardo e dice: “Oh mio Dio, sono loro”. Ciò che suggella l’accordo è Powell che va dritto alla giugulare quando torniamo al quartier generale e non si scusa.

C’è anche una scena davvero bella tra Gamble e Hondo in cui lui le dice che la sostiene, e lei risponde: “Significa più di quanto immagini”. Puoi condividere i suoi pensieri in quel momento?

Annie Ilonzeh: La famiglia è davvero importante e può essere affidabile e sicura. Lei non ha avuto questa esperienza [perché] suo padre l’ha delusa più di quanto abbia fatto lui, e anche suo fratello, [che] l’ha delusa e si è schierato con il padre qua e là. E anche i cugini. Sanno che è una S.W.A.T. Anche se non era ancora nella 20-Squad, è stata una S.W.A.T. per 10 anni a Oakland, e per [loro] essere ancora coinvolti in attività criminali e continuare a rovinare il suo rapporto… la famiglia non è affidabile.

[Per lei] la famiglia non è sinonimo di funzionalità o lealtà. È sinonimo di disfunzionalità, lacerazione e frantumazione. E quando [Hondo] dice: “Ti abbiamo presa”, dopo che Powell l’aveva già colpita duramente con questo, significa molto per lei. Chiude il cerchio. È come quella coperta calda che ti avvolge quando hai freddo. Le dà così tanto conforto.

Heretic: chi è il Dio Uccello? La spiegazione del retroscena religioso e il parallelo con Gesù

Heretic (qui la nostra recensione) suggerisce che molte figure religiose, tra cui Gesù Cristo, condividono una storia di origine comune. I registi Scott Beck e Bryan Woods esplorano, attraverso le motivazioni e le teorie del signor Reed, l’idea che queste figure siano iterazioni di un antico archetipo, spesso associato a corpi celesti e cicli naturali.

Una di queste figure è il dio egizio Horus, spesso raffigurato con una testa di falco. La sua storia di nascita, che coinvolge una concezione divina e una connessione con il solstizio d’inverno, presenta sorprendenti somiglianze con altre figure mitologiche. Il signor Reed, a cui Hugh Grant ha dato una “backstory molto importante” per Heretic, è affascinato dai paragoni teologici. Esaminando questi parallelismi, il film invita il pubblico a mettere in discussione le origini delle credenze religiose e il potere dei miti antichi.

Il dio uccello in Heretic è Horus dell’antica religione egizia

Il culto di Horus era un esempio di “culto del falco”

Hugh Grant in Heretic (2024)Prima che le missionarie mormone si imbarchino nella loro prova di fede nella scena delle porte della fede, Barnes sottolinea che nonostante le numerose somiglianze tra gli dei nel corso della storia umana, ci sono molte differenze evidenti. Usa l’esempio della “testa di uccello” come commento superficiale. Nell’antica religione politeistica egizia, la testa di uccello appartiene a Horus, dio della regalità, della guarigione, della protezione, del sole e del cielo. Il culto di Horus era un esempio di “culto del falco” che era diffuso nell’antico Egitto. I genitori di Horus sono Iside, la dea della guarigione, e Osiride, il dio dell’aldilà.

Gli dei egizi erano spesso raffigurati in diverse forme, tra cui animali e ibridi uomo-animale. Il dio del sole, con i suoi numerosi nomi e aspetti tra cui Horus e Osiride, era tra le divinità più importanti. Durante il I millennio a.C., mentre il culto del sole calava, Osiride e la sua consorte Iside acquisirono importanza. Horus come dio del sole fa parte dell’argomentazione del signor Reed perché è una delle numerose divinità solari nate nel solstizio d’inverno, a simboleggiare l’oscurità che cede il passo alla luce.

In che modo Horus è simile a Gesù Cristo

Ci sono diversi parallelismi nelle loro mitologie

Dopo che Osiride fu assassinato da suo fratello Seth, Iside concepì Horus attraverso la magia mentre si nascondeva nel delta del Nilo. Sebbene non si tratti di una nascita verginale come quella di Gesù, il concepimento magico può essere paragonato all’Immacolata Concezione di Cristo. Anche la mitologia del Solstizio d’inverno è significativa (che comprende alcuni giorni, anziché il giorno singolo, il 25 dicembre, come afferma il signor Reed). Horus si unisce ad Apollo della mitologia greca, al dio persiano Mithra e al Sol Invictus, il “sole invincibile” di Roma. Tutte queste sono divinità del sole e della luce.

Dove le religioni politeiste differiscono dal cristianesimo è che, nonostante i parallelismi di Gesù Cristo con i suoi predecessori solari, la Bibbia non predica l’adorazione del sole o di altri oggetti celesti: “E guardati dal sollevare gli occhi al cielo e quando vedi il sole, la luna e le stelle, tutto l’esercito del cielo, non essere attratto a prostrarti davanti a loro e servirli, cose che il Signore tuo Dio ha assegnato a tutti i popoli sotto l’intero cielo”. — Deuteronomio 4:19

Questo è simile alla scrittura che proibisce l’idolatria, più evidente nel primo dei Dieci Comandamenti: “Non avrai altri dei all’infuori di me”. Il monoteismo del cristianesimo è parte di ciò che lo ha reso così di successo come religione in termini di potere e influenza. Sebbene abbia assorbito elementi del paganesimo e di altre religioni politeiste nel suo simbolismo, l’idea di “unica vera religione” di Heretic, come dice il signor Reed, ha una serie di vantaggi sociopolitici ed economici.

Come Horus si collega alla fede di Mr. Reed in Heretic

La testa di uccello di Horus si collega a iterazioni con distinzioni

Chloe East e Sophie Thatcher in Heretic (2024)
© A24 Films

Barnes che sottolinea la “testa di uccello” di Horus, sebbene scherzosamente, richiede l’attenzione del pubblico. Attira l’attenzione sulle differenze nelle “iterazioni” a cui si riferisce Mr. Reed. Se la teoria del signor Reed regge, è perché queste differenze sono superficiali rispetto ai parallelismi più ampi che non possono essere ignorati. È la familiarità di fondo, che può essere paragonata alla progressione degli accordi di una canzone, che è un motivo ricorrente in Heretic. Ciò indica la “verità antica” che il signor Reed ha cercato per tutta la vita.

Richard Carrier, uno storico dell’antichità, affronta questo argomento in uno dei suoi libri sulla mitologia di Cristo, Jesus from Outer Space: “Erano sincretisti, il che significa che modificavano questo comune pacchetto di idee con concetti distintivi della cultura adottante. Quindi ogni culto del salvatore era diverso da ogni altro…”

Le differenze consentono a ogni religione di affermarsi come l’unica vera fede. Il cristianesimo lo fa affermando con forza la storicità di Gesù Cristo, inclusi artefatti come la Sindone di Torino, e affermando che i credenti di altre religioni precedenti sono colpevoli di “eresia”, da cui il titolo del film. Il commento di Barnes non fa che rafforzare la teoria delle iterazioni.

Avengers: Secret Wars, il rumor su un reboot del MCU riceve una cauta risposta da un dirigente Marvel

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Mentre il franchise continua a fiorire sia sul grande che sul piccolo schermo, Brad Winderbaum, dirigente della Marvel, non pensa che Avengers: Secret Wars darà il via a un reboot del Marvel Cinematic Universe. Il film del 2027 sarà ancora una volta una storia in due parti che attraverserà vari personaggi e archi di tutto il MCU, con Joe e Anthony Russo che torneranno a dirigere sia questo film che il precedente Avengers: Doomsday, mentre Michael Waldron e Stephen McFeely firmeranno la sceneggiatura. Alla fine del 2023 è però emerso un rapporto in cui si affermava che Kevin Feige stava cercando di riavviare in modo soft il MCU dopo Secret Wars, ma da allora lo studio è rimasto in silenzio.

Durante un’intervista con Screen Off Script per discutere dell’imminente uscita di Daredevil: Rinascita, è stato chiesto a Winderbaum se Avengers: Secret Wars funga da reboot soft del MCU, alludendo alle voci che hanno iniziato a circolare alla fine del 2023. Anche se il dirigente della Marvel fa notare che il suo coinvolgimento nel lato televisivo delle cose gli impedisce in qualche modo di conoscere tutte le risposte, non immagina che una cosa del genere possa accadere per il franchise, soprattutto perché i tentativi di farlo nei fumetti hanno avuto risultati contrastanti.

Quindi, dovrete chiedere a Kevin delle caratteristiche. Io sono sul versante televisivo, ma navighiamo nelle stesse acque e viviamo nello stesso universo. Sono un fan dei fumetti, li leggo da quando avevo 12 anni, e ho visto cosa succede nelle case editrici di fumetti quando le cose vengono completamente riavviate. E la verità è che ogni volta che c’è stato un reboot completo alla Marvel o alla DC – alla DC, in particolare – si ha sempre l’impressione che non si possa rebootare completamente nulla. I classici tornano sempre in auge, è una cosa molto difficile da fare a un universo narrativo vivo e pulsante ricominciare da zero, a causa di tutti gli investimenti dei fan e dell’amore per le storie che sono arrivate fino a qui”.

Cosa significano queste parole per Avengers: Secret Wars e il reboot del MCU

Da quando si è parlato per la prima volta di un potenziale reboot del MCU dopo l’uscita di Avengers: Secret Wars, si è scatenato il dibattito tra i fan se fosse o meno la decisione giusta. Mentre alcuni non sono pronti a vedere i loro personaggi preferiti sostituiti, altri hanno sostenuto che l’uscita sempre più problematica dello studio è un segno che è giunto il momento di ripartire da zero. Per ogni Deadpool & Wolverine o Agatha All Along, c’è Captain America: Brave New World, che ha fatto registrare incassi mediocri, e Secret Invasion, che è stato stroncato dalla critica.

Sebbene i commenti di Winderbaum non offrano alcuna indicazione sulla possibilità che Feige e lo studio stiano prendendo in considerazione l’idea di farlo, è comprensibile che il reboot del MCU non sarà un’impresa facile. A differenza di James Gunn e dei DC Studios, che hanno portato avanti per un decennio 15 film e una serie televisiva, il MCU è attualmente composto da 34 film usciti, altri quattro in produzione o in post-produzione e 18 serie televisive, 12 delle quali sono uscite e sei sono in produzione o in procinto di uscire.

Tuttavia, se ci fosse un momento per un reboot del MCU, sarebbe quando si tratta di chiudere la saga del Multiverso, perché Feige e co. potrebbero spostare l’attenzione su un nuovo universo piuttosto che continuare con i vari altri che hanno esplorato finora. Questo darebbe anche alla Marvel l’opportunità di ingaggiare una nuova rosa di attori che potrebbero portare avanti i loro ruoli per gli anni a venire, proprio come Robert Downey Jr. ha interpretato Tony Stark/Iron Man per poco più di un decennio prima del suo ritiro iniziale in Avengers: Endgame.

César Awards 2025: Emilia Perez è il miglior film!

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César Awards 2025: Emilia Perez è il miglior film!

Il musical poliziesco Emilia Perez di Jacques Audiard ha vinto i premi più importanti de César Awards 2025 (l’equivalente francese degli Oscar), tra cui quello per il miglior film e la miglior regia, insieme anche a miglior sceneggiatura non originale, suono, musica originale, effetti speciali e fotografia. Per un totale di 7 premi su 12 nomination. Zoe Saldana e Karla Sofía Gascón erano presenti e hanno ricevuto la nomination per la migliore attrice, ma hanno perso a favore di Hafsia Herzi, che ha interpretato il ruolo di un supervisore carcerario in Borgo di Stéphane Demoustier.

La Gascón ha fatto la sua prima apparizione alla cerimonia di premiazione dei Cesar dopo essersi nascosta in seguito alle polemiche nate sui suoi post offensivi. Sebbene abbia saltato la fila della stampa sul tappeto rosso, la Gascón si è seduta nella stessa fila di Audiard e Saldana all’interno del teatro Olympia, ma non si è seduta accanto a loro e non sembra averci parlato. Il conduttore della cerimonia, Jean-Pascal Zadi, ha anche fatto una battuta sulla situazione nel suo monologo di apertura dicendo in modo ironico che il film era nominato anche come “Miglior Tweet”.

Tra gli altri premiati ci sono anche La storia di Souleymane, che ha conquistato quattro premi tra cui quello assegnato ad Abou Sangare, che ha spiegato come il lungometraggio abbia cambiato la sua vita, come attore emergente. Flow, il film d’animazione lituano, ha invece vinto il premio come miglior film d’animazione, mentre La zona d’interesse è stato premiato come miglior film straniero. Il premio alla carriera è stato invece assegnato a Julia Roberts.

Ecco la lista di tutti i vincitori dell’edizione 2025 dei premi César

  • Miglior Film: Emilia Perez
  • Miglior Regista: Jacques Audiard per Emilia Perez
  • Miglior Sceneggiatura Originale: Boris Lojkine e Delphine Agut per La storia di Souleymane
  • Miglior Sceneggiatura Non Originale: Jacques Audiard per Emilia Perez
  • Miglior Attrice Protagonista: Hafsia Herzi per Borgo
  • Miglior Attore Protagonista: Karim Leklou per Jim’s Story
  • Miglior Rivelazione Femminile: Maiwene Barthelemy per Holy Cow
  • Miglior Rivelazione Maschile: Abou Sangare per La storia di Souleymane
  • Miglior Attrice Non Protagonista: Nina Meurisse per La storia di Souleymane
  • Miglior Attore Non Protagonista: Alain Chabat per Beating Hearts
  • Migliore Opera Prima: Holy Cow di Louise Courvoisier
  • Miglior Film Straniero: La zona d’interesse di Jonathan Glazer
  • Miglior Film d’Animazione: Flow di Gint Zilbalodis
  • Miglior Sonoro: Erwan Kerzanet, Aymeric Devoldère, Cyril Holtz e Niels Barletta per Emilia Perez
  • Miglior Fotografia: Paul Guilhaume per Emilia Perez
  • Miglior Montaggio: Xavier Sirvern per La storia di Souleymane
  • Migliori Costumi: Thierry Delettre per Il Conte di Monte Cristo
  • Migliori Scenografie: Stephane Tailasson per Il Conte di Monte Cristo
  • Miglior Documentario: The Bertrand’s Farm di Gilles Perret

Mark Ruffalo paragona il suo personaggio in Mickey 17 a Donald Trump

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Sebbene il personaggio di Mark Ruffalo in Mickey 17 possa suscitare qualche deja vu, l’attore ha recentemente sottolineato che qualsiasi somiglianza con i leader politici reali è puramente casuale. Mentre parlava del suo ruolo nella prossima satira fantascientifica del regista e scrittore Bong Joon-ho, il quattro volte candidato all’Oscar ha accennato a dei parallelismi tra il suo Kenneth Marshall e l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Interpreto un dittatore meschino”, ha detto al Tonight Show Starring Jimmy Fallon prima di fare una pausa riflessiva. “All’epoca, l’abbiamo girato tre anni fa e ho pensato che fosse esagerato. E ora mi rendo conto che è anche troppo sottotono. Voglio dire, ho fatto un documentario”. Mark Ruffalo si sorprende dunque di quanto quei toni così esagerati del suo personaggio nella finzione siano poca roba in confronto a quanto avviene attualmente a livello politico, evidenziando dunque anche la pericolosità della situazione attuale in base a quanto poi avviene nel film.

Di cosa parla Mickey 17, con Robert Pattinson e Mark Ruffalo 

Il nuovo film di Bong Joon-ho, premio Oscar per Parasite, ha come protagonista Robert Pattinson nei panni del protagonista Mickey Barnes, che si arruola come lavoratore clone usa e getta nella colonia umana di Nilfheim, andando a compiere missioni mortali senza aspettarsi di tornare vivo, dato che una nuova copia sarà fatta del suo corpo. Dopo che Mickey 17 viene prematuramente dato per morto, viene creata un’altra copia. Poiché la colonia impone che possa esistere solo una copia vivente alla volta, entrambe rischiano di essere distrutte.

Descritto nella recensione di Deadline come un “surrogato di Donald Trump”, l’antagonista di Mark Ruffalo è un politico egocentrico con piani nefasti per la colonia. Al Festival di Berlino del mese scorso, Bong ha spiegato che Mickey 17 è più di un “semplice” film di fantascienza. “Parla di umanità. La storia di Mickey ruota attorno a un normale giovane impotente e vulnerabile”, ha detto. Il film arriverà al cinema a partire dal 6 marzo, a quel punto sarà possibile scoprire di più del personaggio interpretato da Ruffalo e dei suoi parallelismi con la realtà.

Clayface: James Gunn smentisce le voci sul casting di Daniel Radcliffe

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Con l’ingresso ufficiale di Clayface nel nuovo DCU, sono ora sempre di più i rumor legati a questo questo atteso progetto. Al momento, sappiamo solo che la sceneggiatura sarà scritta da Mike Flanagan, mentre la regia è affidata a James Watkins. Non si hanno invece ad ora notizie sul casting dei protagonisti. Sono però emersi anche su questo aspetto dei rumor, ma James Gunn è prontamente intervenuto per smentirli. Giovedì, il capo dei DC Studios ha infatti scritto su Threads per negare le voci secondo le quali Daniel Radcliffe (il celebre interprete di Harry Potter) avrebbe assunto il ruolo di supercriminale nel film, la cui prima è prevista per l’11 settembre 2026.

Come abbiamo confermato l’altro giorno, stiamo chiudendo un accordo con James per la regia”, ha scritto Gunn nel post. “Poiché non abbiamo ancora un regista, non abbiamo nemmeno iniziato il processo di casting. Daniel è fantastico, ma di certo non abbiamo parlato con lui né lo abbiamo preso in considerazione. Quindi questo è falso al 100%”, conclude Gunn. Certo, non è escluso che l’attore possa in futuro essere effettivamente preso in considerazione, ma al momento la sua partecipazione al film non è stata presa in considerazione.

Dopo che Deadline aveva riportato la notizia che Watkins avrebbe dovuto dirigere il film, Gunn e il co-CEO Peter Safran avevano annunciato che le riprese sarebbero iniziate quest’estate. “Clayface non è molto conosciuto come Pinguino o Joker, ma pensiamo che la sua storia sia altrettanto profonda, emozionante e ancora più terrificante”, ha dichiarato Safran. Con le riprese previste da qui a pochi mesi, ci si aspetta che conferme ufficiali sul casting dei protagonisti arriveranno a stretto giro, permettendo così di scoprire chi interpreterà sul grande schermo questo intrigante personaggio.

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Cosa sappiamo di Clayface

Si dice che Clayface sia un horror-thriller-tragedia, con il protagonista che non dovrebbe essere ritratto come il noto cattivo che è conosciuto nel canone di Batman. Il personaggio è stato introdotto dalla DC in Detective Comics #40 nel giugno 1940. In origine, era raffigurato come un attore di discreto successo che, dopo essersi dato al crimine, aveva adottato l’identità di un personaggio che aveva interpretato in un film horror. Ha un corpo apparentemente fatto di argilla ed è apparso nel corso degli anni in vari film, serie, opere d’animazione, videogiochi e altre forme di media.

In base ai commenti di James Gunn, il film sarà ambientato nel DCU, al contrario del “BatVerse” del regista di The Batman Matt Reeves. “Notizie entusiasmanti da [DC] Studios oggi, poiché [Clayface], una storia del DCU da una sceneggiatura di Mike Flanagan, ha ricevuto UFFICIALMENTE il via libera. Clayface debutterà nel 2026″, ha scritto Gunn. Flanagan aveva espresso il suo interesse per la realizzazione di un film autonomo su Clayface già nel 2021, quando scrisse su Twitter di voler affrontare il film come un “horror/thriller/tragedia”.

Il co-CEO di DC Studios Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, osservando che Clayface sarà effettivamente un film horror sullo stesso filone di La Mosca di David Cronenberg. THR ha recentemente fornito alcuni aggiornamenti interessanti e sembra che il film trarrà anche più di un po’ di ispirazione dal successo di body horror di Coralie Fargeat, The Substance.

“Clayface, vedi, è una storia horror di Hollywood, secondo le nostre fonti, che usa l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per mantenersi giovane e rilevante solo per scoprire che può rimodellare il suo viso e la sua forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”.

Clayface ha un budget dichiarato di 40 milioni di dollari e dovrebbe essere girato in una varietà di località, tra cui Vancouver, Toronto e New Jersey o Atlanta. Alan Tudyk ha recentemente prestato la voce a Clayface nella serie animata Creature Commandos di James Gunn, il che significa che c’è la possibilità che possa anche interpretare il personaggio in un live-action a un certo punto.

Clayface arriverà nelle sale l’11 settembre 2026.

Razzie Awards 2025: i vincitori. Francis Ford Coppola “ringrazia” per il premio al peggior regista

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Gli Academy Awards si terranno domenica sera e, come ormai da tradizione, è appena stata svelata la lista completa dei “vincitori” dei Razzie Awards 2025. Madame Web ha ottenuto tre vittorie per “Peggior film”, “Peggior sceneggiatura” e un meritatissimo “Peggior attrice” per la protagonista Dakota Johnson. Non è stato l’unico adattamento di fumetti a vincere un premio, però, dato che Joker: Folie à Deux ha ottenuto il “Peggior sequel” e il “Peggior cast” per Joaquin Phoenix e Lady Gaga.

La stragrande maggioranza delle celebrità e dei registi ignora i Razzie, e pochi giornalisti hanno il coraggio, comprensibilmente, di chiedere alle celebrità delle loro “vittorie”. Tuttavia, Francis Ford Coppola, che si è aggiudicato il premio “Peggior regista” per il suo Megalopolis stroncato dalla critica, ha rilasciato oggi una feroce replica sui social media.

“Sono emozionato di accettare il premio Razzie in così tante categorie importanti per Megalopolis e per l’onore distintivo di essere stato nominato peggior regista, peggior sceneggiatura e peggior film”, ha scritto, “in un momento in cui così pochi hanno il coraggio di andare contro le tendenze prevalenti del cinema contemporaneo!”

“In questo relitto del mondo odierno, in cui l’ARTE riceve punteggi come se fosse wrestling professionistico, ho scelto di NON seguire le regole senza coraggio stabilite da un’industria così terrorizzata dal rischio che, nonostante l’enorme bacino di giovani talenti a sua disposizione, potrebbe non creare film che saranno rilevanti e vivi tra 50 anni”, ha concluso Coppola.

Madame Web e Joker: Folie à Deux sono stati entrambi dei flop di critica e di pubblico, con molti fan che li hanno classificati tra i peggiori film tratti da fumetti mai realizzati. Non è stata una sorpresa con il primo film Marvel della Sony del 2024, ma Joker aveva vinto gli Oscar e ha incassato oltre 1 miliardo di dollari nel 2019, quindi è stato uno shock.

Di seguito puoi trovare l’elenco completo dei vincitori dei Razzie Awards 2025

Peggior Film
Borderlands
Joker: Folie à Deux
Madame Web (WINNER)
Megalopolis
Reagan

Peggior Attore
Jack Black / Dear Santa
Zachary Levi / Harold and the Purple Crayon
Joaquin Phoenix / Joker: Folie à Deux
Dennis Quaid / Reagan
Jerry Seinfeld / Unfrosted (WINNER)

Peggiore Attrice 
Cate Blanchett / Borderlands
Lady Gaga / Joker: Folie à Deux
Bryce Dallas Howard / Argylle
Dakota Johnson / Madame Web (WINNER)
Jennifer Lopez / Atlas

Peggior Attore non protagonista
Jack Black (Voice Only) Borderlands
Kevin Hart / Borderlands
Shia LaBeouf (in drag) / Megalopolis
Tahar Rahim / Madame Web
Jon Voight / Megalopolis, Reagan, Shadow Land & Strangers (WINNER)

Peggior Attrice non protagonista
Ariana DeBose / Argylle & Kraven the Hunter
Leslie Anne Down (as Margaret Thatcher) / Reagan
Emma Roberts / Madame Web
Amy Schumer / Unfrosted (WINNER)
FKA twigs / The Crow

Peggior regista
S.J. Clarkson / Madame Web
Francis Ford Coppola / Megalopolis (WINNER)
Todd Phillips / Joker: Folie à Deux
Eli Roth / Borderlands
Jerry Seinfeld / Unfrosted

Peggiore coppia sullo schermo
Any Two Obnoxious Characters (But Especially Jack Black) / Borderlands
Any Two Unfunny “Comedic Actors” / Unfrosted
The Entire Cast of Megalopolis / Megalopolis
Joaquin Phoenix & Lady Gaga / Joker: Folie à Deux (WINNER)
Dennis Quaid & Penelope Ann Miller (as “Ronnie and Nancy”) / Reagan

Peggior Prequel, Remake, Rip-Off o Sequel
The Crow
Joker: Folie à Deux (WINNER)
Kraven the Hunter
Mufasa: The Lion King
Rebel Moon 2: The Scargiver

Peggiore Sceneggiatura 
Joker: Folie à Deux
Kraven the Hunter
Madame Web (WINNER)
Megalopolis
Reagan

Hugh Grant: 10 cose che forse non sai sull’attore

Hugh Grant: 10 cose che forse non sai sull’attore

Celebre interprete britannico, Hugh Grant si è fatto amare grazie ai suoi ruoli da protagonista in diverse celebri commedie romantiche. Negli anni Grant ha saputo però rinnovarsi anche attraverso ruoli di ben diverso genere, affermandosi presso un pubblico sempre più ampio, e ottenendo in più occasioni importanti riconoscimenti da parte della critica.

Ecco 10 cose che forse non sai su Hugh Grant.

I film di Hugh Grant

I film da giovane di Hugh Grant

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore diventa celebre sin dal suo debutto con il film Maurice (1987), e ottiene poi ulteriore fama grazie a film come Luna di miele (1992), Quel che resta del giorno (1993), Quattro matrimoni e un funerale (1994), Ragione e sentimento (1995), Mickey occhi blu (1999) e Notting Hill (1999), con cui si consacra al grande pubblico. Negli anni successivi recita in celebri commedie come Criminali da strapazzo (2000), Il diario di Bridget Jones (2001), About a Boy – Un ragazzo (2002), Love Actually – L’amore davvero (2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (2004), Che fine hanno fatto i Morgan? (2009), e poi in film di vario genere come Cloud Atlas (2012), Professore per amore (2014), Operazione U.N.C.L.E. (2015), Florence (2016), Paddington 2 (2017) e The Gentlemen (2019).

I film oggi di Hugh Grant

A partire dal 2020 Grant ha recitato nei film Glass Onion (2022), Operation Fortune (2023), Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri (2023) e Wonka (2023). Nel 2024 escono ben quattro film con l’attore: Unfrosted – Storia di uno snack americano, Paddington in Perù, Bridget Jones – Un amore di ragazzo e il thriller Heretic.

LEGGI ANCHE: Heretic conferma che Hugh Grant ha avuto fino ad ora un talento inespresso

Hugh Grant e Charlie Hunnam in The Gentlemen
Hugh Grant e Charlie Hunnam in The Gentlemen. Foto di Christopher Raphael

2. Ha preso parte a produzioni televisive. All’inizio della propria carriera Grant ha preso parte ad episodi di diversi film televisivi come La bella e il bandito (1989), Fino al prossimo incontro (1989) e Our Sons (1991). Ha inoltre preso parte a serie come Performance (1991-1993), La tata (1996), A Very English Scandal (2018) e The Undoing (2020), dove è tra i protagonisti, nel ruolo di Jonathan Sachs, accanto a Nicole Kidman. Nel 2024 recita invece in The Regime – Il palazzo del potere, con protagonista Kate Winslet.

 

Hugh Grant in Notting Hill

3. Era la prima scelta per il ruolo. Il regista del film Notting Hill ha dichiarato che Grant era la prima scelta per il ruolo di William Thacker, poiché questi era divenuto esperto nel recitare le sceneggiature di Richard Curtis, che aveva scritto anche questo film. Il personaggio è diventato tra i più celebri nella carriera dell’attore, che vi sarà sempre grato e ricorderà il momento in cui gli fu offerta la parte come uno dei punti di svolta della sua vita.

4. È stato la prima scelta per il ruolo. La decisione di ingaggiare Hugh Grant per Notting Hill è stata unanime, in quanto tra lui e lo sceneggiatore Richard Curtis si è creato un “matrimonio scrittore/attore fatto in cielo”. Roger Michell, regista del film, ha dichiarato che “Hugh fa Richard meglio di chiunque altro e Richard scrive Hugh meglio di chiunque altro” e che Grant è “uno dei pochi attori in grado di pronunciare perfettamente le battute di Richard”.

Hugh Grant in Heretic (2024)
Hugh Grant in Heretic. Cortesia di A24

Hugh Grant in Heretic

5. Il ruolo di Mr. Reed è stato scritto appositamente per lui. Una volta Hugh Grant ha dichiarato in un’intervista: “Mi sto annoiando sempre di più ad interpretare personaggi scontati e di essere etichettato solo con un certo tipo di ruolo”. Gli sceneggiatori e registi di Heretic (qui la nostra recensione), Scott Beck e Bryan Woods, hanno visto questa intervista e hanno scritto il ruolo di Mr. Reed proprio con Grant come scelta principale per il personaggio. L’attore, ritenendolo molto affascinante, ha poi accettato di prendere parte al progetto e cimentarsi con qualcosa di nuovo.

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6. Nel film imita un controverso personaggio. Ad un certo punto di Heretic, Hugh Grant fa una breve ma buffa imitazione di Jar Jar Binks, uno dei personaggi più controversi dell’universo di Star Wars. Nonostante ciò, l’attore ha dichiarato: Uno dei miei segreti più inconfessabili è che non ho ancora visto un film di Star Wars. Nella mia infinita meticolosità, ho fatto delle ricerche e ne ho guardato un po’. Penso di averlo visto [Jar Jar Binks] su YouTube”. Ad ogni modo, l’imitazione di questo personaggio è un momento che ben dimostra il macabro umorismo del personaggio.

Hugh Grant in Il diario di Bridget Jones

7. Ha difeso la protagonista del film. I fan del libro hanno reagito negativamente al casting della texana Renée Zellweger per il ruolo di Bridget Jones. La Zellweger ha dichiarato: “Le critiche sono state offensive. Non per il fatto che una ragazza americana interpreti questa parte. Posso capirlo. Ma è l’estremo a cui è stata portata. Ci infilano dentro qualcos’altro come: “Nessuno l’ha mai sentita nominare”; “Che cosa ha mai fatto?”; “La sconosciuta comica texana”. Questo fa male, sapete?”. Hugh Grant è poi intervenuto in difesa della collega: “È molto divertente e ha vissuto a lungo in Inghilterra, padroneggiando l’accento. Sarà un trionfo. So che sarà così”. E così è poi effettivamente stato.

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Julia Roberts e Hugh Grant in Notting Hill

Hugh Grant e Julia Roberts

8. Era restìo all’idea di baciare Julia Roberts. L’attore dichiarò di essere stato piuttosto scontento di dover baciare l’attrice Julia Roberts, sua co-protagonista nel film Notting Hill. Grant disse che il motivo era la bocca di lei, particolarmente grande, che lo rendeva nervoso. Quella battuta generò un po’ di attrito tra i due attori, ma  fortunatamente in seguito l’attrice ha perdonato Grant per il commento, dichiarandosi disponibile a lavorare nuovamente con lui, anche se ciò non si è mai verificato.

 

La moglie e i figli di Hugh Grant

9. Ha avuto cinque figli da due donne diverse. Prima della sua attuale relazione, Grant è stato legato sentimentalmente all’attrice Elizabeth Hurley per tredici anni, dal 1987 al 2000. Dal 2004 al 2007 ha avuto una relazione con l’ereditiera Jemima Khan. È poi diventato padre per la prima volta nel 2011, quando dà alla luce una bambina avuta durante una breve relazione con Tinglan Hong, receptionist in un ristorante cinese. I due danno alla luce un secondo figlio nel dicembre del 2012. Con Anna Eberstein, produttrice televisiva e attuale moglie di Grant, l’attore ha invece avuto gli altri suoi tre figli, nati rispettivamente nel 2012, 2015 e nel 2018.

L’età e l’altezza di Hugh Grant

10. Hugh Grant è nato a Londra, Inghilterra, il 9 settembre 1960. L’attore è alto complessivamente 1,80 metri.

Fonte: IMDb

Superman: gli iconici stivali in una nuova foto!

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Superman: gli iconici stivali in una nuova foto!

James Gunn ha condiviso una nuova foto da Superman, una immagine che mostra gli stivali rossi dell’Uomo del Domani, mentre affondano nella neve in quella che sembrerebbe essere la stessa location artica che abbiamo visto nel trailer.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

I ragazzi della Nickel: la storia vera dietro il film

I ragazzi della Nickel: la storia vera dietro il film

Uno dei capitoli più bui e vergognosi nella storia del razzismo istituzionalizzato in Florida riguarda decine di bambini, perlopiù afroamericani, sottoposti a violenze, abusi sessuali e perfino uccisi in un riformatorio segreto, teatro di un regime del terrore durato decenni. Questa triste vicenda ha ora trovato nuova voce grazie al film I ragazzi della Nickel (Nickel Boys), diretto da RaMell Ross e candidato come Miglior film e Miglior sceneggiatura non originale ai premi Oscar. Si tratta di un’opera profondamente commovente e inquietante, che attraverso la scelta di proporre il racconto in totale soggettiva dei protagonisti, porta a confrontarsi con questa drammatica storia vera.

La trama di I ragazzi della Nickel 

Il racconto del film si svolge nel 1962 a Tallahassee, in Florida e vede protagonista il giovane afroamericano Elwood Curtis (Ethan Herisse). Studente ambizioso, Elwood è vittima di un episodio di discriminazione razziale quando è ingiustamente accusato del furto di una macchina. Viene dunque mandato in un riformatorio maschile, il terribile Nickel Academy, del tutto simile a un carcere di massima sicurezza. Un luogo regolamentato dalla corruzione e dalla violenza. Lì fa amicizia con Jack Turner (Brandon Wilson), un adolescente che lo aiuta a sopravvivere alla segregazione, agli abusi e ai maltrattamenti.

La storia vera dietro il film

In realtà i due giovani protagonisti e l’istituto in cui vengono rinchiusi sono frutto della finzione, ma il contesto storico in cui la storia è ambientata – l’epoca delle leggi di segregazione razziale Jim Crow e della supremazia bianca – è tristemente autentico. L’adattamento del romanzo di Colson Whitehead, vincitore del Pulitzer nel 2019, porta infatti alla luce verità scioccanti sugli orrori subiti dai ragazzi della Arthur G. Dozier School for Boys, evidenziando le torture inflitte dallo staff e dalle guardie e il sistematico insabbiamento della verità da parte delle autorità bianche.

Brandon Wilson e Ethan Herisse in I ragazzi della Nickel
Brandon Wilson e Ethan Herisse in I ragazzi della Nickel

Quei ragazzi sono stati letteralmente sepolti, così come si è cercato di occultare la loro storia,” ha dichiarato Ross. “Ora la vicenda di Dozier è diventata parte della storia accademica, della letteratura e del cinema.” Più che un’interpretazione artistica, la Nickel Academy di Ross è una ricostruzione essenziale e fedele della Dozier School – nota in origine come Florida Reform School for Boys – attiva dal 1900 fino alla sua chiusura nel 2011 nella cittadina di Marianna, nel Panhandle della Florida.

Uno degli edifici più inquietanti della scuola, la Casa Bianca, era il luogo in cui bambini di appena sei anni venivano incatenati ai tavoli e frustati fino a perdere i sensi per piccole infrazioni. Molti sopravvissuti a quel luogo, oggi però deceduti, hanno descritto la scuola come una “prigione dello stupro”, mentre altri ricordano le sevizie inflitte con la fibbia metallica di una cintura in pelle, soprannominata “bellezza nera”. In numerosi casi, alcuni ragazzi sparivano misteriosamente durante la notte e non venivano mai più ritrovati vivi.

Nel 2013, un team di antropologi della University of South Florida (USF) ha avviato uno scavo durato tre anni, portando alla luce i resti di molte delle vittime e ispirando sia il romanzo di Whitehead che il film di Ross. Guidata dalla dottoressa Erin Kimmerle, la squadra di ricerca ha scoperto ben 55 tombe, alcune situate nel cimitero improvvisato Boot Hill, riprodotto nel film con realismo crudo e marcato da semplici croci di metallo. Altri corpi sono stati ritrovati sparsi nel sito, molti con evidenti ferite da arma da fuoco o segni di percosse, oltre a tracce di malnutrizione e infezioni.

Brandon Wilson in I ragazzi della Nickel
Brandon Wilson in I ragazzi della Nickel

Otto persone, tra cui due insegnanti, perirono invece in un incendio nel 1914, mentre altre undici morirono durante l’epidemia di influenza del 1918. I registri della scuola, spesso incompleti, riportavano solo 31 sepolture tra il 1914 e il 1973, ma le ricerche dell’USF hanno stimato almeno 98 decessi. Non tutti i corpi sono però stati recuperati e nel 2019 sono state individuate altre 27 possibili tombe. Grazie a un’accurata analisi del DNA, Kimmerle – che ha contribuito come consulente antropologica per il film – è riuscita a identificare alcune delle vittime, offrendo una parvenza di giustizia alle loro famiglie.

Uno dei casi più emblematici è quello di George Owen Smith, che finì nel riformatorio dopo essere stato trovato su un’auto rubata. Nel 1940, a soli 14 anni, scomparve. I responsabili della scuola comunicarono ai genitori che il ragazzo era fuggito, per poi riferire in seguito che era morto di polmonite. Un testimone, però, vide il personale portarlo alla Casa Bianca e poi trascinarlo fuori privo di sensi. Nel 2014, sua sorella Ovell Krell ha raccontato al Guardian che l’identificazione del corpo e la sua restituzione hanno segnato la fine di un lungo e doloroso percorso. Kimmerle ha apprezzato l’accuratezza con cui I ragazzi della Nickel ha portato sullo schermo le scoperte del suo team.

Ha inoltre sottolineato come il film abbia catturato la brutalità di un’epoca in cui giovani afroamericani potevano essere internati per motivi futili, come fumare, saltare la scuola o essere giudicati “incorreggibili”. “La quantità di storie, di morti e abusi, e l’ingiustizia stessa della loro detenzione è sconcertante,” ha affermato. “Tutti quei ragazzi che sono morti sono la prova di un sistema che ha privato i bambini di ogni tutela legale, permettendo il loro arresto senza il coinvolgimento dei genitori e la loro detenzione in campi di lavoro per anni.”

I ragazzi della Nickel film
Una scena di I ragazzi della Nickel

Raccontare questa vicenda è complesso e spesso lascia il pubblico oppresso dalla tristezza, ha ammesso la ricercatrice, ma è anche una storia di ricerca di giustizia e speranza per le famiglie delle vittime. Ross, dal canto suo, auspica che il film venga percepito come un’opera urgente e necessaria, soprattutto in un’epoca in cui le battaglie per l’equità e l’inclusione sono minacciate. Sebbene nel 2017 la Florida abbia riconosciuto ufficialmente gli abusi perpetrati a Dozier e istituito un fondo di risarcimento da 20 milioni di dollari per le vittime, il governatore Ron DeSantis è stato accusato di ostilità nei confronti della comunità afroamericana e di voler cancellare la memoria storica del razzismo istituzionale.

Pensare a come la storia venga continuamente cancellata e, allo stesso tempo, possa trasformarsi in un monumento esperienziale mi ha molto colpito,” ha detto Ross. “Fare un film come questo significa rendere giustizia, almeno visivamente. È sempre il momento giusto per raccontare queste storie, ma diventa ancora più necessario quando certe dinamiche sembrano non avere fine.” Il regista ha poi concluso affermando: “Mi auguro di sbagliarmi, ma temo che anche tra dieci anni questo sarà ancora un film attuale.”

Matthew Lillard entra nel cast di Daredevil: Rinascita Stagione 2

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Matthew Lillard (Five Nights at Freddy’s) si unirà al cast di Daredevil: Rinascita Stagione 2, la cui produzione inizierà la prossima settimana. I dettagli sui personaggi sono tenuti sotto chiave. La notizia arriva poco prima della première della Stagione 1 della serie Marvel Television, i cui primi due episodi debutteranno su Disney+ il 5 marzo.

Una continuazione dell’acclamata serie Daredevil trasmessa su Netflix dal 2015 al 2018, Rinascita riprende con il nostro eroe Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità straordinarie, impegnato in una continua lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale. Allo stesso tempo, l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi impegni politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

Daredevil: Rinascita ha subito una revisione creativa nell’autunno del 2023, dopo una pausa di produzione dovuta allo sciopero degli sceneggiatori, e apparentemente ha funzionato, poiché le recensioni per il nuovo spettacolo sono entusiastiche.

Lillard è stato in grande forma ultimamente, ottenendo ruoli in un franchise di alto profilo dopo l’altro. Di recente pronto a tornare al franchise di Scream con Scream 7, sarà anche nella seconda stagione della serie di successo di Amazon Cross e riprenderà nel sequel di Uni e Blumhouse dell’adattamento del videogioco horror di successo Five Nights at Freddy’s.

Prossimamente, Lillard apparirà in The Life of Chuck, l’ultimo adattamento di Stephen King di Mike Flanagan, che ha vinto l’ambito People’s Choice Award al TIFF 2024 e la cui uscita è prevista per Neon il 6 giugno. L’attore è rappresentato da Verve, Strand Entertainment e Heller Law.

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 5 marzo 2025.

Crazy Rich Asians: in lavorazione una serie Max con Adele Lim e Jon M. Chu

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Un adattamento in serie di “Crazy Rich Asians” è in fase di sviluppo presso Max. Adele Lim, che ha co-scritto il film del 2018, è stata scelta come showrunner e produttrice esecutiva, mentre il regista Jon M. Chu tornerà anche come produttore esecutivo.

Come il film, il progetto televisivo è basato sulla serie di libri omonima di Kevin Kwan. “Crazy Rich Asians” è stato pubblicato nel 2013, seguito da “China Rich Girlfriend” nel 2015 e “Rich People Problems” nel 2017. Kwan è stato produttore esecutivo del film del 2018 di Lim e Chu e sarà anche produttore esecutivo della serie Max.

Oltre a “Crazy Rich Asians“, Lim è nota soprattutto per “Joy Ride” del 2023, il suo film d’esordio alla regia tramite Lionsgate. Ha anche scritto il film Disney del 2021 “Raya and the Last Dragon“. Attualmente, sta dirigendo e producendo “The Princess Diaries 3” con Anne Hathaway e i suoi crediti precedenti includono serie TV come “One Tree Hill” e “Private Practice”. È rappresentata da Paradigm e Ginsburg, Daniels, Kallis.

Chu è il regista dell’adattamento cinematografico del 2024 di “Wicked” e del suo imminente sequel “Wicked: For Good“. In precedenza, ha diretto “In the Heights“, due film di “Step Up” e “G.I. Joe: Retaliation“. È rappresentato da Artists First, UTA, Goodman, Genow, Schenkman, Smelkinson & Christopher e ID PR.

La serie “Crazy Rich Asians” è prodotta esecutivamente da Lim tramite la sua società di produzione 100 Tigers insieme a Naia Cucukov; Chu tramite la sua società di produzione Electric Somewhere; Kwan; e Nina Jacobson e Brad Simpson tramite il loro banner Color Force, che ha sviluppato e prodotto il film. La produzione sarà curata anche da SK Global Entertainment, mentre Chloe Dan supervisionerà il progetto per conto della società.

Al Pacino si unisce al cast del nuovo film di Gus Van Sant, Dead Man’s Wire

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Il vincitore dell’Oscar Al Pacino è pronto a unirsi al prossimo thriller Dead Man’s Wire, che sarà diretto dal candidato all’Oscar Gus Van Sant. La sceneggiatura è stata scritta da Austin Kolodney. Si unisce ai già annunciati Bill Skarsgard, Dacre Montgomery, Myha’la, Cary Elwes e Colman Domingo.

Ecco la sinossi di Dead Man’s Wire: La mattina dell’8 febbraio 1977, Anthony G. “Tony” Kiritsis, 44 anni, entrò nell’ufficio di Richard O. Hall, presidente della Meridian Mortgage Company, e lo prese in ostaggio con un fucile a canne mozze calibro 12 collegato con un “filo di ferro” dal grilletto al collo di Tony. Questa è la vera storia dello stallo che ha preso d’assalto il mondo quando Tony ha chiesto 5 milioni di dollari, nessuna accusa o processo e delle scuse personali dagli Hall per averlo imbrogliato su ciò che gli era “dovuto”.

Al Pacino ha recitato di recente in Knox Goes Away. Questo è il suo primo film con Van Sant.

L’uomo di Toronto: la spiegazione del finale del film

L’uomo di Toronto: la spiegazione del finale del film

Inizialmente sviluppato dalla Sony Pictures come film d’azione/commedia per Jason Statham – poi sostituito da Woody Harrelson – e con anche Kevin Hart come protagonista, L’uomo di Toronto (qui la recensione) è il film diretto da Patrick Hughes, che in precedenza aveva lavorato a entrambi i capitoli della serie Come ti ammazzo il bodyguard, ed è scritto da Robbie Fox e Chris Bremner. Netflix ha poi acquistato il progetto dalla Sony dopo che il COVID-19 ne aveva ritardato l’uscita. Particolarmente interessante, di esso, è il finale, che vede il personaggio di Kevin Hart tentare di fermare un assassinio politico e rimanere vivo, dando vita a una conclusione tanto caotica quanto esplosiva.

La trama di L’uomo di Toronto

Il film segue il personaggio di Kevin Hart, Teddy Jackson, un uomo che non ne azzecca una nella vita e tenta di concretizzare idee di allenamento ridicole (come la boxe senza contatto). La sua ultima gaffe arriva durante quello che avrebbe dovuto essere il weekend perfetto per il compleanno della moglie Lori, quando si reca nella baita sbagliata e viene scambiato per il letale assassino Randy, alias L’uomo di Toronto. Questo porta il vero assassino, interpretato da Woody Harrelson, a rintracciare Teddy e a tentare di riscuotere i 2 milioni di dollari che ha messo a rischio. Una volta incontratisi, i due continueranno la loro missione per ottenere informazioni per un colonnello venezuelano.

Questo, infatti, spera di uccidere il presidente appena eletto della nazione. La cosa porta l’improbabile coppia a Porto Rico per interrogare un certo Mr. Green, dove Teddy deve continuare a fingersi l’Uomo di Toronto a causa della foto inviata al colonnello che lo identifica come l’assassino. A questo punto, però, il Gestore perde la fiducia in lui, e assolda così L’uomo di Miami. I due assassini rivali partecipano dunque alla stessa missione e vengono incaricati di uccidere l’improbabile nuovo duo. Tutto ciò porta al finale di L’uomo di Toronto, che mostra il tentativo di Teddy e Randy di impedire al colonnello e al suo supervisore di uccidere il presidente del Venezuela.

Woody Harrelson e Kevin Hart in L'uomo di Toronto
Woody Harrelson e Kevin Hart in L’uomo di Toronto

Come Teddy e Randy fermano il piano del colonnello

In L’uomo di Toronto, il piano del colonnello per uccidere il neoeletto presidente venezuelano ruota attorno a due informazioni necessarie per far esplodere un esplosivo sismico non rintracciabile. Egli è venuto a conoscenza dell’arma anni fa e ha orchestrato un piano per utilizzare la bomba presso la nuova ambasciata venezuelana a Washington. Tuttavia, i membri della Defense Advanced Research Projects Agency hanno costruito due dispositivi di sicurezza per evitare un assassinio politico. Si trattava di un codice di accesso speciale per il signor Coughlin e di un’impronta del pollice per il signor Green.

Teddy riesce accidentalmente a convincere il signor Coughlin a consegnare il codice di accesso a Onancock, in Virginia, il che significa che il conduttore deve solo consegnare l’impronta del signor Green per il successo della missione. Teddy e Randy trovano il vero Mr. Green a Porto Rico e mettono il suo pollice mozzato in un sacchetto per conservarlo fino all’incontro con il Colonnello. Mentre l’altro assassino, l’Uomo di Miami, sembra avere un vantaggio su Randy e Teddy dopo aver rubato il pollice, questi ultimi hanno un altro asso nella manica per impedire l’esplosione della bomba. Teddy si reca nel luogo dell’incontro tra il colonnello e il Gestore e promette di essere il vero Uomo di Toronto.

Poiché il colonnello ha una foto di Teddy con qualcuno che lo identifica come l’assassino, questo genera un grande senso di confusione tra il Colonnello e il Gestore. Teddy crea un falso retroscena in cui Randy è il suo autista, con cui il Gestore ha parlato per tutti questi anni, dando vita a una situazione di stallo tra tutte le persone coinvolte. Si trattava però di una tattica di temporeggiamento da parte di Teddy, che aspettava che l’FBI piombasse dalle finestre e arrestasse il Colonnello, i suoi uomini, il Gestore e l’Uomo di Miami. L’FBI riesce così a catturare il Colonnello e i suoi uomini, ma il finale de L’uomo di Toronto permette al Gestore e all’Uomo di Miami di fuggire, mentre Randy prende i soldi e scappa anche lui.

Kaley Cuoco and Jasmine Mathews in L'uomo di Toronto
Kaley Cuoco and Jasmine Mathews in L’uomo di Toronto

La spiegazione del finale del film

C’è anche un altro elemento nel finale di L’uomo di Toronto: Randy impedisce l’assassinio del presidente venezuelano. Poiché Teddy e Randy interrompono l’incontro iniziale prima che il Colonnello possa usare la sua bomba irrintracciabile all’ambasciata venezuelana di Washington, non c’è mai stata la possibilità per il Colonnello di usare tutte le informazioni che voleva. Ha inserito il codice corretto per armare la bomba, ma il pollice del signor Green non è stato usato in tempo. Questo ha permesso all’FBI di recuperare il dito dopo l’accaduto. Dopo averlo analizzato, hanno confermato che il dito in questione per tutto il tempo non era quello del signor Green. L’uomo di Toronto rivela che Randy ha tagliato il pollice di qualcun altro a Porto Rico, il che significa che la sua buona natura avrebbe impedito l’assassinio.

Ad ogni modo, dopo aver sconfitto il Colonnello, Teddy e Randy prendono strade diverse, ma il finale del film prosegue posizionando il Gestore come una minaccia vendicativa. Manda diversi assassini a cercare Randy e Teddy, che torna a casa per scoprire che Lori sta per salire su un treno e lasciare la città. La cura di Randy per Teddy fa sì che l’assassino si rechi a Yorktown per salvare il suo nuovo amico e che i due si alleino per eliminare tutti coloro che si oppongono a loro. Questo include un incontro con il Gestore, che li insegue attraverso un edificio e sembra averli intrappolati. Il finale de L’uomo di Toronto permette a Teddy di infrangere la regola di Randy di non tirare mai le leve, in modo che il Gestore cada in un pozzo bollente.

Kevin Hart in L'uomo di Toronto
Kevin Hart in L’uomo di Toronto

Le conseguenze di questa vittoria sono piuttosto positive per Teddy e Randy. A questo punto, il film fa poi un salto in avanti di un anno per mostrare quanto siano diverse le loro vite. Teddy e Lori hanno sistemato le cose e sono in attesa del loro primo figlio, mentre la boxe senza contatto di Teddy inizia miracolosamente e inspiegabilmente ad avere successo. Randy mantiene invece la promessa di lasciarsi alle spalle il mondo degli assassini per inseguire il suo sogno di diventare chef e aprire un ristorante. Questo include l’inizio di una relazione con l’amica di Lori, interpretata da Kaley Cuoco, che ha incontrato brevemente all’inizio del film. Tuttavia, il finale di L’uomo di Toronto ricorda agli spettatori che Randy non ha ancora superato la distruzione della sua amata auto, Debora, da parte di Teddy.

Il finale di L’uomo di Toronto prepara un sequel?

In apparenza, L’uomo di Toronto sembra l’inizio di un potenziale franchise. Kevin Hart e Woody Harrelson sono attori popolari che possono portare avanti un nuovo franchise. Tuttavia, il finale non prevede direttamente un sequel. Randy che si ritira dallo stile di vita da assassino e Teddy che trova il successo lasciano le loro storie in un buon punto. Sebbene il video dei titoli di coda della boxe senza contatto di Teddy Jackson includa una telefonata di Randy per ricordargli che non si è dimenticato di Debora, sarebbe strano che Randy si accanisse su Teddy in un sequel. Gli sceneggiatori hanno certamente la possibilità di essere creativi e di farli tornare insieme in futuro, ma il finale di L’uomo di Toronto non indica la direzione da dare a questa storia.

Lara Croft: Tomb Raider, tutte le curiosità sul film con Angelina Jolie

Da sempre considerata una delle principali icone videoludiche, nonché l’eroina dei videogiochi più famosa al mondo, l’esploratrice Lara Croft è ancora oggi protagonista di una saga a lei dedicata, ideata nel 1996 da Toby Gard. Questa è inoltre arrivata per la prima volta al cinema nel 2001 con il film Lara Croft: Tomb Raider, diretto da Simon West, già celebre per il thriller d’azione Con Air, e con protagonista la premio Oscar Angelina Jolie. Tale pellicola è ancora oggi definita come il primo blockbuster di successo tratto da un videogame.

Grazie al successo internazionale ottenuto dalla saga videoludica, era solo questione di tempo prima che le storie con protagonista Lara Croft divenissero fonte d’ispirazione per un film. Lara Croft: Tomb Raider presenta però un racconto originale, mantenendosi però fedele alla natura del personaggio e delle sue avventure tipo. Il film presenta dunque territori esotici straordinari, tra cui la Cambogia e l’Islanda, accostando elementi tipici dell’antichità a componenti ultramoderni, con sequenze d’azione spericolate e grandi effetti speciali.

Lara Croft: Tomb Raider rappresentava dunque una vera e propria novità per quanto riguarda il cinema che incontra i videogiochi. Stroncato dalla critica, il film è stato però un enorme successo di pubblico e ancora oggi è un titolo molto ricercato da tutti i film del genere. In questo articolo approfondiamo alcune curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lara Croft Tomb Raider sequel
Angelina Jolie e Daniel Craig in Lara Croft: Tomb Raider © 2001 – Paramount Pictures – All Rights Reserved

La trama del film Lara Croft: Tomb Raider

Protagonista del film è Lara Croft, un’affascinante ereditiera, fotogiornalista di professione ma in realtà esperta archeologa e predatrice di tombe. Nella sua vita privata, Lara sta ancora cercando di metabolizzare la misteriosa scomparsa del padre, ma l’avvicinarsi dell’anniversario di tale triste evento non fa che renderla nervosa e distratta e niente sembra poter dare serenità alla giovane, neanche la vicinanza del maggiordomo Hillary o del suo assistente tecnico Bryce. Nel frattempo, a Venezia si sono riuniti i capi membri della società segreta degli Illuminati, i quali temono di non riuscire a recuperare in tempo una preziosa chiave perduta.

Questa permette l’accesso alle due metà di un antico manufatto, il triangolo della luce, il cui potere può essere sprigionato solo se assemblato nel corso dell’ultima fase dell’eccezionale evento cosmologico: un’eclissi solare totale. Il compito di ritrovare tale antico manufatto viene affidato a Manfred Powell, un uomo senza scrupoli, e al suo complice Alex West. Venuta a conoscenza della cosa, Lara intraprende a sua volta la ricerca del triangolo della luce, per impedire che finisca in mani sbagliate. Nel corso della sua avventura, però, avrà modo di scoprire molte cose su sé stessa e suo padre.

Il cast e le location del film

Alla ricerca di un’attrice fascinosa ma allo stesso tempo valente, Simon West assegnò il ruolo da protagonista alla premio Oscar Angelina Jolie. La scelta fu però vista in modo negativo sia dai produttori che dai fan del personaggio. I primi sostenevano che la Jolie non fosse abbastanza conosciuta, suggerendo invece attrici come Jennifer Lopez, Famke Janssen o Sandra Bullock. I fan sostenevano invece che la Jolie non possedeva un fisico appropriato al personaggio, in particolare per via del seno notoriamente promimente di Lara Croft. L’attrice si preparò però molto per poter interpretare al meglio il personaggio, praticando arti marziali, uso di armi da fuoco, guida estrema e altro ancora.

Ciò le permise di poter recitare in quasi tutte le scene del film, senza necessità di ricorrere a controfigure. La sua interpretazione finì poi con il convincere tutti, mettendo a tacere ogni dubbio. Accanto a lei, nel film, si può ritrovare l’attore Jon Voight, vero padre della Jolie, nei panni di Lord Richard Croft, il padre di Lara. L’attore Iain Glen, noto per essere stato Jorah Mormont in Il Trono di Spade, interpreta invece lo spietato Manfred Powell. Daniel Craig interpreta invece Alex West, recitando qui con accento americano. Completano il cast Noah Taylor nei panni di Bryce, Chris Barrie in quelli di Hillary e Richard Johnson per il ruolo delcapo degli Illuminati.

Angelina Jolie in Lara Croft Tomb Raider
Angelina Jolie in Lara Croft: Tomb Raider © 2001 – Paramount Pictures – All Rights Reserved

Per quanto riguarda le location, come anticipato queste si sono realmente svolte in luoghi esotici come la Cambogia e l’Islanda. In particolare, nello stato asiatico, le riprese si svolsero nel sito archeologico di Angkor, dove non venivano effettuate riprese sin dal 1960. Le riprese svoltesi in Islanda, che nel film rappresenta però la Siberia, si sono svolte in prevalenza sul ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa. Tale location comportò la necessità di stabilire numerose misure di sicurezza, in quanto il ghiacciaio è notoriamente ricco da profonde voragini.

Il sequel del film

Dato il grande successo del film, nel 2003 è stato realizzato un sequel intitolato Tomb Raider – La culla della vita, diretto stavolta da Jan de Bont e interpretato nuovamente dalla Jolie. In questo sequel Lara Croft si trova a doversi scontrare con il bioterrorista Jonathan Reiss nel corso della ricerca dell’antico Vaso di Pandora. Tale sequel ottenne un successo minore rispetto al precedente, ma sufficiente a garantire un terzo film. Questo venne però cancellato nel momento in cui la Jolie si dichiarò non disponibile a riprendere il ruolo. Nel 2018, infine, è stato realizzatoun reboot intitolato Tomb Raider, dove ad interpretare la protagonista vi è l’attrice Alicia Vikander.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Lara Croft: Tomb Raider grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision, Infinity+ e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 28 febbraio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Io sono vendetta: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film con John Travolta

Sono molti i film che affrontano il tema della giustizia e della vendetta personale. Titoli come Vendetta finale, Il giustiziere della notte o Giustizia privata sono solo alcuni dei titoli più recenti a riguardo, che esplorano ciò che può accadere nel momento in cui lo Stato e la legge fallisce nel proprio dovere di garantire l’ordine e la sicurezza. Un altro film di questo filone è Io sono vendetta, diretto nel 2016 da Chuck Russell, regista noto per diversi film horror. Anche in questo, come nei succitati, vi è un uomo solo costretto ad ottenere da sé la propria vendetta dinanzi alle ingiustizie subite.

Il titolo del film fa riferimento ad un verso del Libro di Geremia, facente parte del Vecchio Testamento della Bibbia. Nel sesto capitolo viene infatti riportata la frase “Sono pieno dell’ira del Signore e non posso trattenerla“, la quale diventa particolarmente simbolica nel descrivere il personaggio protagonista. Ha così luogo una vicenda certamente già vista sul grande schermo, ma qui carica di elementi e risvolti tali da renderla a suo modo originale. Oltre al revenge movie, si possono infatti ritrovare anche elementi relativi alla crisi spirituale e al cosiddetto buddy movie, incarnato dall’unione tra il protagonista e un suo complice.

Io sono vendetta non ricevette una buona accoglienza di critica al momento della sua uscita, ma non mancò di trovare un proprio pubblico di riferimento. Gli appassionati di tale genere possono infatti qui ritrovare una storia perfettamente aderente al suo genere principale. In questo articolo approfondiremo alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Io sono vendetta cast
John Travolta e Christopher Meloni in Io sono vendetta

La trama di Io sono vendetta

Protagonista del film è l’ex membro delle forze speciali Stanley Hill, il quale vede la sua vita distruggersi davanti ai suoi occhi nel momento in cui l’amata moglie viene uccisa durante un tentativo di rapina in un parcheggio. Riponendo speranza nella giustizia, Stanley vede infrangere anche quell’ultima speranza in seguito al rilascio del colpevole, poiché giudicato in tribunale da un testimone inaffidabile. Pieno di rabbia e di rancore, Stanley decide allora che l’unica cosa rimastagli da fare è farsi giustizia da sé. Nel pieno di una crisi esistenziale, la vendetta sembra infatti l’unica cosa che può aiutarlo in quel momento.

Contattato il suo ex socio Dennis, Stanley inizia così ad indagare sull’omicidio e sui colpevoli, arrivando a scoprire verità spaventose. Si trova così a dover guardare da una prospettiva diversa e più ampia quanto accaduto, comprendendo di essere finito al centro di un complotto più grande di quanto immaginava. Trovandosi dunque a lottare contro nemici più potenti del previsto, Stanley dovrà necessariamente agire nell’ombra e nell’illegalità. Vendicare sua moglie non gli permetterà di riaverla tra le sue braccia, ma gli permetterà senza dubbio di estirpare dal mondo personalità che non meritano di farvi parte. La sua vendetta, dunque, sarà inarrestabile.

Il cast del film

Ad interpretare Stanley Hill, il vendicativo protagonista del film, vi è l’attore John Travolta. Celebre negli anni Settanta e Ottanta per tutt’altro genere di film, questi si è negli ultimi tempi dedicatosi più volte al thriller, recitando in titoli come Pelham 123 – Ostaggi in metropolitana, Le belve e Killing Season. Originariamente, però, ad interpretare il protagonista avrebbe dovuto esserci l’attore Nicolas Cage, il quale però si tirò fuori dal progetto in seguito al dilungarsi dei tempi di produzione di questo. Per assumere i panni del problematico Stanley, Travolta ha raccontato di aver guardato molti film su temi simili, come anche l’aver cercato di esaltare i sentimenti più profondi e complessi del personaggio.

Accanto a lui, nei panni del collega Dennis, vi è l’attore Christopher Meloni. Questi è particolarmente noto per aver interpretato il sociopatico Chris Keller nella serie televisiva Oz. L’attrice Amanda Schull è invece presente nei panni di Abbie Hill, la figlia del protagonista. L’interprete è stata scelta dopo essersi fatta notare grazie a serie come Pretty Little Liars e Suits. Rebecca De Mornay è invece la moglie di Stanley, Vivian. Patrick St. Esprit interpreta il Governatore dello Stato, mentre Sam Trammell è il detective Gibson. Nel film è inoltre presente uno dei due sceneggiatori, Paul Sloan, che ricopre il ruolo di Lamuel “Lemi K”, boss criminale. Luis Da Silva, infine, è Charley “Fly” Lawes.

John Travolta in Io sono vendetta
John Travolta in Io sono vendetta

Il finale del film

Nel finale del film, Lemi prende in ostaggio Abbie, la figlia di Stanley, e anche suo figlio. Alla luce di ciò, Stanley e Dennis intervengono, eliminano gli uomini di Lemi e interrogano il criminale, che rivela di lavorare per Meserve. In quel momento, Gibson e Walker arrivano e uccidono Lemi, con il primo dei due che spiega che Meserve era ricattato con un video compromettente del figlio e in cambio proteggeva Lemi e i suoi uomini dalla prigione. Stanley costringe allora Gibson a portarlo alla villa di Meserve, dove poi lo uccide facendo esplodere la sua auto. Si infiltra poi nella villa, affronta Meserve e, dopo una lotta, Stanley riesce ad ucciderlo.

La polizia, arrivata sul posto, ordina però a Stanley di deporre l’arma, ma lui alza il fucile di Meserve e viene colpito dai cecchini. Protetto da un giubbotto antiproiettile, Stanley sopravvive ma viene trasferito subito in tribunale segreto. Abbie, convinta che non lo rivedrà più, lo saluta in ospedale e gli passa di nascosto una pistola. Quando Walker, ora degradato, tenta di ucciderlo, Stanley lo elimina con l’arma e Dennis lo aiuta poi a fuggire. Più tardi, Abbie riceve una cartolina da Stanley, ora nascosto a San Paolo, che la rassicura sul suo stato, concedendo così al racconto un lieto fine.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Io sono vendetta è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision, Infinity+, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 28 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Gene Hackman: 10 cose che forse non sai sull’attore

Gene Hackman: 10 cose che forse non sai sull’attore

Nel corso della sua carriera l’attore Gene Hackman si è reso celebre per il ritratto di uomini corrotti, spietati, e privi di morale. Con i suoi ruoli da cattivo è così divenuto uno degli attori più celebri e richiesti della sua generazione, vincendo alcuni tra i più prestigiosi premi dell’industria. Hackman può oggi essere annoverato tra i più grandi attori della storia del cinema, con una carriera e un carisma ancora oggi insuperati.

Ecco 10 cose che forse non sai di Gene Hackman.

I film di Gene Hackman

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore ha esordito al cinema nel 1964 con il film Lilith – La dea dell’amore, per poi ottenere particolare notorietà grazie a Gangster Story (1967). Negli anni successivi continua ad affermarsi con titoli come Gli spericolati (1969), Abbandonati nello spazio (1969), Anello di sangue (1970), e Il braccio violento della legge (1971), con cui si consacra. Successivamente, recita in titoli come La conversazione (1974), Frankenstein Junior (1974), Superman (1978), con Marlon Brando, Superman II (1980), Reds (1981), Superman IV (1987), Mississippi Burning (1988), Gli spietati (1992), di Clint EastwoodWyatt Earp (1994), Potere assoluto (1997), Nemico pubblico (1998), con Will Smith, Il colpo (2001) e I Tenenbaum (2001), con Ben Stiller. Il suo ultimo film è Due candidati per una poltrona (2004).

2. Ha vinto due Oscar. Nel corso della sua carriera Hackman ha collezionato un totale di cinque candidature al premio Oscar, tre come miglior attore non protagonista e due per il miglior attore protagonista, vincendo poi il premio in due di queste occasioni. La prima fu nel 1972 come protagonista per Il braccio violento della legge, mentre la seconda nel 1993 come non protagonista per Gli spietati.

3. Ha partecipato al doppiaggio di alcuni film. Oltre ad aver recitato nei film di Superman nel ruolo di Lex Luthor, per il quarto titolo della serie l’attore si cimentò anche con il doppiaggio del personaggio Uomo Nucleare, villain del film. Nel 1998 dà invece voce al Generale Mandibola, cattivo principale del film d’animazione Z la formica (1998), a cui partecipano anche Jennifer Lopez e Sylvester Stallone.

Gene Hackman Superman

Gene Hackman è stato Lex Luthor in Superman

4. Non voleva tagliarsi i baffi. Tratto caratteristico dell’attore sono i suoi baffi. Particolarmente legato a questi, Hackman non voleva saperne di tagliarli per il ruolo di Lex Luthor in Superman. Il regista Richard Donner riuscì però a convincerlo affermando che se l’attore si fosse tagliato i baffi, anche lui si sarebbe rasato i suoi. A quel punto Hackman acconsentì, per poi scoprire che Donner in realtà non portava i baffi, e quelli sfoggiati al loro incontro erano finti.

5. Inizialmente aveva timore a ricoprire tale ruolo. Quando ad Hackman fu proposto il ruolo del villain del film, egli si dimostrò riluttante ad accettare. Temeva infatti che tale personaggio e tale film avrebbero compromesso la sua carriera di attore serie. Dopo che ebbe saputo che anche il grande Marlon Brando aveva firmato per un ruolo, però, si decise a prendervi parte.

Gene Hackman e Will Smith

6. Hanno lavorato insieme in un film. Nel 1998 Hackman viene convinto dopo diversi rifiuti a recitare nel film thriller Nemico pubblico. Venuto a sapere del suo coinvolgimento, l’attore Will Smith accettò una paga ridotta pur di poter prendere parte al progetto e recitare insieme ad Hackman.

Gene Hackman in Colpo vincente, un film sul basket

7. Ha avuto numerosi litigi con il regista. Nel 1986 l’attore interpreta l’allenatore Norman Dale nel film Colpo vincente. Questo è incentrato sulla figura di Dale, ex allenatore di basket in rovina che in seguito ad un violento litigio finisce con l’essere licenziato e allontanato dall’ambiente. Hackman possiede un carattere notoriamente difficile. Il regista del film, David Anspaugh, ha a tal proposito raccontato di aver vissuto in modo piuttosto conflittuale il periodo del set. Tra lui e Hackman si svolgevano infatti continui litigi, che fecero temere al regista per il proprio posto e la propria salute mentale.

Gene Hackman basket

La moglie di Gene Hackman

8. Si è sposato due volte. Ben prima di diventare celebre, l’attore si sposò nel 1956 con una donna di nome Fay Maltese. Da lei ebbe tre figli: Christopher Allen, Elizabeth Jean e Leslie Anne. Divorziarono nel 1986 dopo trent’anni di matrimonio. Nel 1991 si risposò con la musicista Betsy Arakawa, con cui era fidanzato da sette anni e alla quale è stato legato fino alla morte.

Le cause della morte di Gene Hackman

9. C’è un mistero sulla sua morte. Il 27 febbraio 2025 Hackman e la moglie Arakawa sono stati trovati morti nella loro casa di Santa Fe, nel New Mexico. Non ci sono indicazioni immediate di un atto criminale, secondo le autorità, anche se l’ufficio dello sceriffo non ha immediatamente fornito una causa del decesso. Sui corpi dei due non sembrano esserci segni di violenza, né sono stati trovati biglietti di addio. Al momento permane dunque il mistero su cosa sia effettivamente capitato alla coppia.

L’età e l’altezza di Gene Hackman

10. Gene Hackman è nato a San Bernardino, in California, Stati Uniti, il 30 gennaio 1930. È scomparso in un giorno imprecisato di febbraio 2025 all’età di 95 anni. L’attore era alto complessivamente 1,87 metri.

Fonte: IMDb

Scissione stagione 2, la spiegazione dell’episodio 7: cosa significa il flashback?

L’episodio 7 della seconda stagione di Scissione è una delle puntate più stimolanti della serie, con tutto, dai flashback dettagliati sul passato di Mark e Gemma alle sconvolgenti rivelazioni sul piano di prova. Ogni nuovo episodio della seconda stagione di Scissione sembra superare i suoi predecessori. L’episodio 7 continua questa tendenza accompagnando gli spettatori attraverso alcune delle migliori immagini della serie, svelando al contempo dettagli sorprendenti su cosa sta realmente accadendo nella storia principale. Come tutte le puntate di Scissione, anche l’episodio 7 lascia gli spettatori con più domande che risposte.

Tuttavia, lascia abbastanza spazio al pubblico per elaborare molte solide teorie sullo scopo di Lumon, il piano di prova, il destino di Gemma e il futuro di Mark. Succedono molte cose nel nuovo episodio dello show fantascientifico di Apple TV+, rendendo difficile tenere il passo con ogni sviluppo della trama e rivelazione che presenta. Per questo motivo, sembra necessaria una ripartizione dettagliata di tutte le principali progressioni narrative nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione.

Cosa rivela il flashback finale nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione sulla “morte” di Gemma

La verità sul destino di Gemma rimane un mistero

Nell’ultimo flashback nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione, Gemma chiede a Mark se sarebbe interessato a partecipare a una festa con lei. Mark, tuttavia, sembra troppo preso dal suo lavoro e chiede a Gemma di andare senza di lui. Prima di andarsene, Gemma gli assicura che tornerà entro le 22:00. Pochi istanti dopo, le auto della polizia arrivano davanti alla casa di Mark, suggerendo che sono lì per informarlo dell’incidente e della morte di Gemma. L’espressione preoccupata di Mark e lo sguardo di diniego quasi confermano che gli hanno dato la notizia della morte della moglie.

L’episodio 2 della stagione 2 di Scissione presentava una scena in cui Mark diceva esplicitamente a Devon di aver visto il corpo di Gemma e di aver confermato che era lei dopo la sua morte. In un altro episodio recente, Reghabi ha lasciato intendere che Lumon potrebbe aver rubato i corpi di individui morti dall’obitorio della città per fare esperimenti su di loro. Questi dettagli suggeriscono che Gemma potrebbe essere effettivamente morta nell’incidente d’auto e Lumon ha trovato un modo per rianimarla. Tuttavia, ciò che rimane poco chiaro è come l’abbiano riportata in vita. La versione di Gemma sul pavimento del test ricorda Mark e vuole tornare da lui.

Il fatto che abbia ricordi della sua vita prima di Lumon suggerisce che è ancora la Gemma che Mark conosceva nel mondo esterno. Il flashback finale dell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione solleva anche domande su cosa abbia causato l’incidente. Lumon lo ha orchestrato intenzionalmente? Oppure Gemma era coinvolta nel piano di Lumon di fingere la sua morte? Molte di queste domande rimangono senza risposta, ma gli altri flashback dell’episodio 7 apparentemente lasciano spazio a qualche speculazione.

La storia passata di Mark e Gemma in Scissione spiegata

Mark è stato associato a Lumon molto più a lungo di quanto non creda

Il flashback rivela che Mark e Gemma stavano cercando di avere un figlio. Tuttavia, le cose hanno preso una piega inaspettata per la coppia quando Gemma ha avuto un aborto spontaneo. Hanno provato a seguire la strada della fecondazione in vitro chiedendo aiuto a una clinica per la fertilità locale, ma anche questo non ha funzionato. È allora che Gemma apparentemente si è coinvolta con Lumon. In un flashback, ha un set di carte Chikai Bardo, una delle quali è stata rubata da Dylan dal reparto O&D nella stagione 1 di Scissione. “Penso di essere entrata nella mailing list della clinica”, dice, suggerendo che la clinica le ha inviato le carte per aiutarla a riprendersi.

La clinica a cui Gemma fa riferimento sembra essere gestita da Lumon. Promettendole che avrebbero potuto aiutarla a gestire il dolore della sua gravidanza fallita, la clinica Lumon deve aver convinto Gemma ad accettare di iscriversi ai loro esperimenti. “E allora cosa succederà una volta che sarò stata in tutte le stanze?” chiede in una scena, lasciando intendere che spera chiaramente di ottenere qualcosa dal suo incarico con Lumon.

Nel flashback in cui Gemma e Mark entrano nella clinica, anche il Dottore del piano di collaudo appare brevemente sullo sfondo. Ciò apparentemente conferma che Lumon aveva messo gli occhi su Mark e Gemma molto tempo fa.

Il modo in cui Gemma collabora con i lavoratori di Lumon nel piano di collaudo suggerisce che, in una certa misura, è disposta a sopportare qualsiasi cosa stiano cercando di ottenere dai loro esperimenti su di lei. Tuttavia, alla fine dell’episodio, anche lei diventa sospettosa e attacca il Dottor Mauer prima di correre fuori dall’edificio Lumon. Sfortunatamente, per lei, si trasforma nella Sig. ra Casey pochi istanti prima di arrivare alla “Exports Hall” e dimentica tutto della sua vita come Gemma.

Spiegazione dello scopo delle stanze nel piano di collaudo

Ogni stanza innesca un nuovo Innie per Gemma

Il Dottor Mauer rivela che Gemma ha visitato sei stanze nel piano di collaudo durante il giorno: “La stanza Billings, la stanza Lucknow, St. Pierre, Cairns, Zurigo e la stanza Wellington”. Quando le chiede se ricorda qualcosa delle stanze, lei gli assicura di non ricordare nulla. Per ogni stanza, a Gemma viene assegnato un vestito specifico, che le consente di associare ogni stanza a un capo di abbigliamento. Grazie a questo, anche prima di entrare nella stanza Wellington, la associa a qualcosa di brutto e lo riconosce dicendo “Oh m**da!” non appena posa gli occhi sul suo vestito per la stanza.

I nomi delle seguenti stanze sono stati rivelati finora:

Allentown
Dranesville
Siena
Lucknow
Loveland
Wellington
St. Pierre
Zurigo
Cold Harbor

Quando entra nella stanza Wellington, si trasforma in un’innie che sembra aver paura del Dottore. Scissione ha stabilito che le innie sono “create” da Lumon per esistere “eternamente” in uno spazio specifico. Ciò suggerisce che l’innie della stanza Wellington ha trascorso tutta la sua vita a ricevere cure dentistiche, il che spiega perché teme il Dottor Mauer e gli chiede una pausa. In un’altra stanza, Gemma apparentemente si trasforma in un’innie completamente diversa e sperimenta una simulazione che coinvolge un aereo turbolento.

Lumon apparentemente cerca di verificare se qualcuno dei ricordi traumatici innie trapelano nella coscienza di Gemma.

Nella stanza di Allentown, si ritrova a vivere un Natale eterno, dove un uomo, che finge di essere il suo partner, le chiede di scrivere biglietti di ringraziamento di Natale con la sua mano non dominante. Sembra che tutte le stanze sottopongano i suoi specifici innie a traumi e torture. Facendo questo, Lumon apparentemente cerca di verificare se qualcuno dei ricordi traumatici innie trapelano nella coscienza di Gemma. Poiché Gemma sperimenta solo dolore fisico dalle stanze senza ricordi della causa, Drummond riconosce che le barriere di separazione stanno tenendo.

La stanza di Cold Harbor spiegata: cosa c’è dentro?

È l’unica stanza in cui Gemma non è mai stata

Gemma dice che la stanza di Cold Harbor, che in precedenza non aveva nemmeno un nome, è l’unica stanza in cui non è mai stata. Quando chiede al Dottore cosa succederà dopo aver visitato quella stanza, lui dice: “Vedrai di nuovo il mondo e il mondo vedrà te”. In risposta, chiede se potrà tornare da Mark dopo la stanza di Cold Harbor. Con suo sgomento, il dottor Mauer dà una risposta criptica, dicendo: “Mark trarrà beneficio dal mondo che stai creando”. Mentre solo il tempo ci dirà cosa contiene la stanza di Cold Harbor, apparentemente completerà il test che Lumon ha condotto su Gemma.

Poiché il nome di ogni stanza corrisponde a un file su cui l’innie di Mark ha lavorato nel dipartimento MDR, è difficile non credere che Mark abbia inconsapevolmente “progettato” gli innie di Gemma. Ciò significa che anche Cold Harbor avrà un’altra innie distinta Gemma, che sarà sottoposta a un test finale. La stanza di Cold Harbor apparentemente determinerà l’efficacia della procedura di separazione, aiutando Lumon a capire se le barriere di separazione reggono anche quando gli innie sono esposti ad alcune delle situazioni più traumatiche.

Perché il Dottore mente a Gemma su Mark

Sembra che stia conducendo un test su di lei

Quasi a metà dell’episodio 7 della seconda stagione di Scissione, il Dottore apparentemente gioca con la mente di Gemma, sostenendo che Mark è andato avanti. Cerca anche di convincerla che anche lei si è innamorata di qualcun altro da una delle stanze del piano di test. Gemma non gli crede e gli fracassa la testa con una sedia prima di tentare di lasciare Lumon. Il Dottor Mauer apparentemente fa questo per rendere Gemma più accondiscendente, temendo che il suo desiderio di riunirsi a Mark possa renderla ribelle.

Potrebbe averlo fatto anche per verificare se ricordava qualcosa delle stanze. Chiedendole se si sente più incline a una delle stanze, spera di capire se i suoi ricordi intimi di una di esse sono trapelati nella sua coscienza. La rabbia di Gemma verso le affermazioni del Dottore conferma che non ricorda nulla delle stanze.

Il significato di “Chikai Bardo” spiegato

La morte dell’ego è un tema ricorrente nell’episodio 7 della seconda stagione di Scissione

Dopo la gravidanza fallita, Gemma riceve lettere dalla clinica per la fertilità che stava aiutando lei e Mark con il trattamento di fecondazione in vitro. Il flashback richiama l’attenzione su una delle carte che Gemma riceve per posta, che è simile a quella che Dylan aveva rubato dall’O&D nella prima stagione di Scissione. Quando Mark vede la carta e dice che mostra un uomo che colpisce qualcuno, Gemma spiega che rappresenta “Chikai Bardo”, la morte dell’ego. Gli dice che la carta rappresenta la lotta di una persona con i propri demoni.

Secondo il buddismo, il bardo si riferisce a uno stato liminale tra la vita e la morte. Esistono sei stati di bardo, che rappresentano il viaggio di una persona dalla nascita alla rinascita. “Chikai Bardo” è il quarto, che segna l’inizio del processo di morte. È un passaggio fondamentale che implica la dissoluzione del sé o dell’ego. Perfino la posa dell’uomo sulla carta “Chikai Bardo” è chiamata Virabhadrasana Warrior Pose II, che è una delle tre pose che servono come metafore per la morte dell’ego.

Poiché la morte dell’ego è un tema così ricorrente nell’episodio di Scissione, è difficile non credere che sia qualcosa che Lumon vuole che Gemma raggiunga.

Prima che Gemma colpisca il dottor Mauer con una sedia, tira fuori dallo scaffale La morte di Ivan Il’ič di Lev Tolstoj, che parla anche di un uomo che comprende il vero scopo della sua vita durante i suoi ultimi giorni lasciando andare il suo ego e la vita artificiale. Poiché la morte dell’ego è un tema così ricorrente nell’episodio di Scissione, è difficile non credere che sia qualcosa che Lumon vuole che Gemma raggiunga. Potrebbero cercare di creare esseri umani più evoluti attraverso questi esperimenti. Oppure, potrebbero essere spinti da qualcosa di ancora più sinistro.

Cosa intende Drummond quando dice che dovranno dire addio a Gemma

Potrebbero non aver bisogno di Gemma una volta completato il progetto

Mentre osserva i progressi di Gemma attraverso uno schermo, Drummond dice che alla fine dovranno dirle addio. I cenni a “Chikai Bardo”, alla Virabhadrasana Warrior Pose II e al libro di Leo Tolstoy suggeriscono anche che Gemma sperimenterà un certo tipo di morte una volta completato il progetto Cold Harbor. Tuttavia, solo il tempo dirà se questa sarà una morte letterale o metaforica e come avrà un impatto sulla narrazione di Mark.

Perché Devon vuole chiamare Harmony Cobel per aiutare Mark e la reazione di Reghabi spiegata

Si rende conto che Cobel sa molto di più su Lumon di chiunque altro

Nella stagione 1 di Scissione, Devon ha incontrato Gabby Arteta al Demora Birthing Retreat. Con sua sorpresa, Gabby non è riuscita a riconoscerla quando l’ha incontrata fuori dal ritiro. Devon collega i puntini nella stagione 2 di Scissione e si rende conto che Gabby è stata probabilmente amputata, consentendo al suo innie di sopportare il dolore della gravidanza mentre il suo outie è libero dal trauma del parto. Rendendosi conto che questo potrebbe aiutarli a entrare in contatto con l’innie di Mark, suggerisce di andare alle cabine del ritiro.

Pensa anche di chiamare Cobel, ma Reghabi si infuria all’idea. L’ex chirurgo di Lumon afferma che Cobel è stato cresciuto da Lumon, suggerendo che Cobel è stato coinvolto nell’azienda fin da un’età molto giovane. Reghabi alla fine se ne va quando Devon cerca di chiamare Cobel, ma Devon sembra convinto che l’ex caposala troncato potrebbe essere in grado di aiutarli. Nell’episodio 7 della stagione 2 di Scissione, Devon considera di chiamare Cobel perché capisce che lei ne saprebbe molto di più su Lumon di loro e che potrebbero trarre beneficio dalla sua conoscenza.

La Conversazione con Gene Hackman torna al cinema dal 10 al 16 marzo

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Per celebrare la memoria del grande Gene Hackman, Lucky Red riporta al cinema, per la prima volta in versione restaurata in 4k, La Conversazione di Francis Ford Coppola.

Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1974, tre nomination agli Oscar e quattro ai Golden Globe, un thriller psicologico diventato nel tempo un film di vero culto.

Sulle note della suggestiva colonna sonora composta da David Shire e con lo straordinario montaggio sonoro di Walter Murch, un indimenticabile Gene Hackman – volto alienato, baffi, impermeabile e sassofono – veste i panni del paranoico Harry Caul, esperto di sorveglianza elettronica alle prese con un caso che potrebbe avere conseguenze drammatiche e che lo fa sprofondare in una profonda crisi di coscienza.

Scritto, prodotto e diretto da Francis Ford Coppola, dichiaratamente in parte ispirato a Blow-Up di Michelangelo Antonioni e girato nell’intervallo tra il primo e il secondo capitolo de Il Padrino, La Conversazione fu considerato un film profetico, avendo preceduto il Watergate, lo scandalo delle intercettazioni che fece cadere l’amministrazione Nixon. Di fatto, uno dei suoi film più personali e sperimentali. Accanto a Gene Hackman, un cast di vere stelle, tra cui John Cazale, Robert Duvall e un giovanissimo Harrison Ford

Ricco di colpi di scena, immerso in un’atmosfera noir in un crescendo di tensione tra senso di segretezza e senso di colpa, La conversazione è una riflessione profonda sulla solitudine e sull’invadenza della tecnologia, ancora attualissima a cinquant’anni dalla prima uscita del film in sala.

A Real Pain, la spiegazione del finale: a che punto è la relazione tra Benji e David?

A Real Pain (qui la nostra recensione) ha un finale ambiguo dopo una storia tanto esilarante quanto seria. Jesse Eisenberg dirige, scrive e recita nel film commedia-drammatico. Interpreta il riservato e ansioso David Kaplan, che viaggia in Polonia con il suo carismatico e tormentato cugino Benji Kaplan (Kieran Culkin). Si uniscono a un gruppo di turisti che hanno intenzione di visitare i luoghi dell’Olocausto e intendono anche visitare la casa in cui la loro nonna ha vissuto in Polonia. Le recensioni di A Real Pain sono state estremamente positive da quando il film ha debuttato al Sundance Film Festival del 2024. Eisenberg ha ricevuto consensi per la sua regia, la sua sceneggiatura e per la sua interpretazione di David, e il film si è rivelato uno dei migliori film di Kieran Culkin, il che lo ha portato a vincere tutti i premi della categoria da non protagonista di questa stagione dei premi e si avvia a vincere molto probabilmente anche il premio Oscar. La relazione tra David e Benji, già tesa, viene messa alla prova durante i loro viaggi e si sviluppa verso una conclusione in gran parte aperta.

Perché Benji è ancora all’aeroporto nel finale di A Real Pain

Ci sono diverse interpretazioni

Jesse Eisenberg dirige A Real Pain

Dopo essere tornato dalla Polonia, David suggerisce a Benji di tornare a casa con lui o almeno di condividere un taxi insieme. Benji rifiuta queste offerte e dice a David che per ora rimarrà all’aeroporto. L’ultima inquadratura di A Real Pain vede Benji ancora seduto all’aeroporto che guarda vari sconosciuti. Mentre il finale è intenzionalmente ambiguo, il fatto che Benji sia ancora all’aeroporto indica che si sente ancora fuori posto, insicuro su come andare avanti con la sua vita e ha bisogno di più tempo per elaborare le sue emozioni prima di fare il passo successivo.

È possibile che Benji sia ancora all’aeroporto perché è senza casa. All’inizio del film, è già all’aeroporto molto prima che arrivi David e ogni volta che David prova a chiamare il telefono di Benji, è sempre irraggiungibile. Culkin ha un’altra interpretazione del finale che ha condiviso allo SCAD Film Festival del 2024 (tramite Blavity), ovvero che l’inquadratura finale è ciò che David immagina accada a Benji dopo averlo lasciato, poiché ha paura di immaginare cosa potrebbe fare Benji dopo aver lasciato l’aeroporto.

Cosa trovano David e Benji a casa della nonna in Polonia

Non va come previsto

Dopo aver trascorso la maggior parte del film con il loro gruppo di turisti, David e Benji si separano da loro per visitare la casa in cui è cresciuta la nonna. Nessuno dei due cugini è sicuro di cosa si aspettassero di trovare, ma la casa si rivela insignificante. Tuttavia, suscita in Benji un ricordo di quando la nonna gli ha dato uno schiaffo, che lui sostiene essere la cosa migliore che gli sia mai capitata. David suggerisce di mettere una pietra sul portico di casa per commemorare il fatto che erano lì. Prende questa idea dalla tradizione ebraica di mettere pietre sulle tombe. La nonna di David e Benji viveva nella città polacca di Krasnystaw.

Mettere delle pietre davanti alla casa cattura l’attenzione di un vicino che non parla inglese, costringendo il figlio a tradurre. I cugini chiariscono che hanno messo le pietre lì come gesto sentimentale, mentre il figlio spiega che, indipendentemente da ciò, devono spostarle perché sono un pericolo e l’anziana donna che vive nella casa ora potrebbe inciamparci. Come gran parte del film, il viaggio a casa della nonna non va come previsto e non fornisce la conclusione che ci si aspetta.

Perché David ha smesso di andare a trovare Benji in A Real Pain

Responsabilità e tragedia li hanno allontanati

A Real Pain recensione film
A Real Pain recensione film – Cortesia di Searchlight

Quando David e Benji erano più piccoli, erano molto uniti e facevano tutto insieme, un fatto che Benji menziona agli altri membri del gruppo turistico all’inizio. Crescendo, il loro rapporto cambiò, mentre David si concentrava sulla moglie, sul figlio e sulla carriera, e Benji faceva fatica a trovare la sua strada. David smise di andare a trovare Benji e iniziarono ad allontanarsi sempre di più sei mesi prima del loro viaggio in Polonia, quando Benji cercò di togliersi la vita con dei sonniferi.

David non riusciva a smettere di immaginare la vista di Benji svenuto sul divano dopo la sua overdose. È ossessionato da questa immagine, è consumato dalla paura di ciò che Benji farà e non riesce a stare con suo cugino per mesi. Dall’esprimere questi sentimenti all’offrire a Benji di tornare a casa con lui, David cerca di fare ammenda. I cugini si abbracciano emozionalmente nella loro ultima scena insieme e il viaggio li ha riavvicinati, ma c’è ancora molto su cui entrambi devono lavorare.

Come Benji cambia i futuri tour dell’Olocausto

James applica il feedback di Benji

Durante il loro tour in Polonia, la guida turistica, James (Will Sharpe) e il compagno di tour Eloge (Kurt Egyiawan), trascorrono molto tempo a condividere i numerosi fatti che conoscono sull’Olocausto, la Polonia e la storia del popolo ebraico. La frustrazione di Benji per questo raggiunge il punto di rottura quando il gruppo si trova in un cimitero ebraico. Critica James per aver fatto in modo che il tour trattasse la devastazione dell’Olocausto come se fosse poco più di un elenco di fatti e statistiche, e che ci dovrebbe essere più enfasi sulla connessione autentica e l’emozione con la storia.

Quando il gruppo in seguito si reca al campo di concentramento nazista di Majdanek, James prende a cuore le parole di Benji scegliendo di offrire solo informazioni minime e di consentire al gruppo di camminare in modo più silenzioso e autentico attraverso il campo dove un tempo si verificarono innumerevoli orrori. Prima che David e Benji lascino il gruppo per visitare la casa della nonna, James esprime a Benji che è grato per il feedback onesto che ha cambiato la sua prospettiva e per come guiderà i tour dell’Olocausto in futuro.

Il vero significato del finale di A Real Pain

La condizione umana è complessa

Jesse Eisenberg e Kieran Culkin in A Real Pain – Cortesia di Searchlight Pictures

I personaggi di A Real Pain affrontano una storia che pone domande difficili senza fornire risposte facili. Alcune di queste domande sono specifiche dell’Olocausto, con le critiche di Benji che evidenziano i pericoli del turismo dell’Olocausto che ha il pericoloso potenziale di disumanizzare la vera sofferenza e la storia di ciò che è realmente accaduto. Studiare e rivisitare questa storia è intrecciato con un dolore personale e collettivo, che è ulteriormente amplificato dal dolore che David e Benji stanno vivendo per la scomparsa della nonna e che stanno cercando di elaborare a modo loro.

Oltre a porre domande difficili sull’Olocausto, il film pone domande sull’identità e sul dolore. David cerca di seppellire il suo dolore e concentrarsi sulle sue responsabilità perché crede che il suo dolore sia insignificante, mentre Benji affronta il suo dolore in modi spesso autodistruttivi. Cercano di connettersi con le loro radici mentre si riconciliano con le loro identità, ma come si vede dalla scena a casa della nonna, non è così semplice come pensavano che sarebbe stato. A Real Pain pone domande difficili sulla condizione umana a cui non si può mai rispondere completamente.

High Potential, spiegazione del finale: è in arrivo una seconda stagione?

High Potential di Disney+ si conclude con l’episodio 13, offrendo un finale ricco di sviluppi futuri piuttosto che di soluzioni definitive. Il rinnovo della serie per una seconda stagione influenza il finale dell’episodio 13, Let’s Play, che lascia volutamente irrisolti sia il caso della settimana sia le trame più ampie che coinvolgono Roman. Ed è una scelta vincente. La serie di ABC si è rivelata un grande successo e ha meritato gli elogi, nonostante alcune imperfezioni.

Il finale evita gran parte di questi problemi, in quanto è talmente ricco di eventi da non lasciare spazio a pause. La trama principale ruota attorno a un rapimento che ricorda Squid Game, mentre la storia di Roman subisce un’accelerazione mai vista prima nella stagione. Potremmo iniziare proprio da qui.

Roman era un informatore dell’FBI

Domenick Lombardozzi torna in Let’s Play con un cameo nei panni del losco “concierge” Gio, che fornisce a Morgan nuove informazioni sul suo ex marito. Viene alla luce un collegamento con una donna di nome Lila Flynn: l’agente speciale Oliver, ex partner di Karadec, rivela infatti che Lila era un’agente dell’FBI sotto copertura, assassinata 15 anni prima.

Come di consueto, questa rivelazione occupa poco tempo sullo schermo ed è gestita in poche scene, ma appare molto più significativa del solito. Inoltre, coinvolge più personaggi, tra cui Oliver, che avevamo già incontrato in circostanze diverse, aggiungendo maggiore profondità alla narrazione.

Alla fine dell’episodio, Karadec decide di agire in prima persona, apparentemente per proteggere Morgan, che si era spinta a collaborare pericolosamente con Gio al di fuori del LAPD. Così scopre che Roman è ancora vivo e che ha un legame con l’FBI, un dettaglio che apre scenari inaspettati sul suo passato e sulle ragioni della sua scomparsa.

Riunire la squadra

Gran parte del finale segue questa direzione. Un imminente gala della polizia funge da cornice per diverse sottotrame personali: tra queste, il ritorno temporaneo di Tom nel gruppo e la rivelazione di dettagli inediti su Oz e i suoi inconsapevoli legami con un rapitore seriale.

L’episodio 13 di High Potential brilla nel costruire sulle dinamiche già esistenti tra i personaggi, facendo sorgere spontanea la domanda sul perché la serie non abbia utilizzato più spesso questa strategia, anziché riservarla solo al finale. Ma poco importa.

Oz, si scopre, frequentava in segreto un gruppo di supporto per affrontare la morte del padre, con la sola Daphne a conoscenza di ciò. Il principale sospettato del rapimento è un uomo di nome David, che sembra prendere di mira proprio i membri di quel gruppo. Tuttavia, uno dei colpi di scena del finale è che David non è affatto il colpevole, sebbene tutto lasci intendere il contrario per gran parte dell’episodio. Il tema del lutto – vissuto da David, Oz e le vittime – diventa quindi un filo conduttore della vicenda.

Tutto ciò porta a un momento estremamente teso: Oz viene rapito, e per un attimo sembra davvero che possa morire, una scelta che sarebbe stata decisamente audace. Alla fine si salva, ma l’esperienza lascia il segno. High Potential dovrebbe osare di più nel mettere a rischio i suoi protagonisti.

Morgan ha trovato il suo Moriarty

Mi sono spesso lamentato del fatto che per Morgan tutto fosse fin troppo semplice in questa serie. Devo ammettere, però, di non aver considerato la possibilità che potesse affrontare qualcuno alla sua stessa altezza. Let’s Play introduce per lei una sorta di Moriarty, un rapitore dotato di un’intelligenza straordinaria, forse persino superiore alla sua.

L’elemento dei giochi ricorda Squid Game, mentre le situazioni di corsa contro il tempo rimandano a Saw e ad altre opere simili. Tuttavia, ciò che vediamo davvero è una battaglia di ingegno: un villain in stile Enigmista che lascia indizi sempre più criptici da decifrare. Questo aspetto conferisce al finale un’energia particolare.

Ma la scelta davvero coraggiosa è stata chiudere la prima stagione con Morgan dalla parte perdente. Ha appena incontrato e persino flirtato con il vero rapitore, senza nemmeno rendersene conto. È un ottimo punto di partenza per la seconda stagione e, al tempo stesso, risolve la mia vecchia critica sul fatto che tutto vada sempre liscio per Morgan. Oltre alla minaccia per lei e la sua famiglia, dovrà ora affrontare la prospettiva di aver trovato la sua vera nemesi intellettuale.

Spazio per la crescita

Se non altro, il finale di High Potential dà l’impressione di una serie che sta trovando la sua vera identità. È strutturato in modo tale che la seconda stagione appaia una prospettiva entusiasmante, non solo grazie all’introduzione di un antagonista formidabile per Morgan, ma anche per le opportunità di crescita di tutto il cast.

Come potrebbe cambiare la dinamica familiare di Morgan con il possibile ritorno di Roman? Quali saranno le conseguenze sulla sua relazione con Tom? E la scintilla romantica con Karadec potrebbe complicare ulteriormente la situazione?

C’è molto a cui pensare, ma avere così tante possibilità aperte è un punto di forza. Questo attenua la frustrazione per il finale irrisolto. In genere, quando una serie sceglie questa strada, può essere rischioso, ma nel caso di High Potential, il rinnovo già confermato permette di giocare con sicurezza. Speriamo che la seconda stagione sappia sfruttare al meglio quanto costruito finora e riesca a soddisfare il pubblico, che senza dubbio aspetterà con impazienza il suo ritorno.

Running Point, spiegazione del finale: cosa succederà alla squadra di basket di Kate Hudson?

Running Point, la nuova serie comica sul basket con Kate Hudson, è finalmente arrivata su Netflix, e il finale della prima stagione lascia spazio a interessanti sviluppi per una potenziale seconda. La serie, composta da dieci episodi, ha ricevuto un’accoglienza mista su Rotten Tomatoes, ma ciò non ne ha impedito la popolarità. Con una premessa originale, Running Point esplora diverse direzioni narrative, intrecciando le storie dei membri della famiglia Gordon, che si scontrano nel finale della prima stagione.

La trama di Running Point

La serie segue Isla Gordon (Kate Hudson), figlia dell’ex presidente dei Los Angeles Waves, Jack Gordon. Dopo che suo fratello Cam viene coinvolto in uno scandalo e mandato in riabilitazione, Isla viene inaspettatamente nominata presidente della squadra. Nel suo nuovo ruolo, deve affrontare il sessismo dell’industria del basket e guidare i Waves verso il successo, con l’aiuto dei suoi fratelli e del resto del cast. Running Point è stata paragonata a Ted Lasso, ma il finale della prima stagione dimostra quanto le due serie siano diverse.

Il finale della prima stagione di Running Point

Le Waves perdono ai playoff

Dopo aver superato molte difficoltà, Isla riesce a portare i Waves fino alla settima partita dei playoff. Tuttavia, con grande sorpresa, la squadra perde e la stagione si conclude prima del previsto. Questo colpo è particolarmente duro per Isla, che è ancora scossa dall’abbandono del suo fidanzato avvenuto un mese prima. Dopo la partita, nello stadio ormai vuoto, Isla ha una conversazione con l’allenatore Jay Brown, e i due si baciano.

Poco dopo, Isla torna nel suo ufficio e trova una sorpresa: Cam Gordon è lì. Dopo essere stato ricoverato in riabilitazione nell’episodio 1, Cam sembra essere uscito durante gli eventi dell’episodio 10 e ha apparentemente ripreso il suo vecchio ruolo, forse come reazione alla sconfitta dei Waves. Nel frattempo, Travis rimane in cura, Jackie viene accolto ufficialmente nella famiglia Gordon, Sandy e il suo ex fidanzato tornano insieme, e la squadra inizia a prepararsi per la prossima stagione.

Il ritorno di Cam Gordon: è di nuovo presidente?

Il finale si chiude con un colpo di scena: Cam è seduto sulla sedia di Isla nel suo ufficio, suggerendo di aver ripreso il suo vecchio incarico ai Waves. Questo è sorprendente, dato che era stato lui stesso a nominare Isla come sua sostituta. Nessuno si aspettava un ritorno così rapido, e se inizialmente Sandy e Ness volevano estromettere Isla, ora nessuno sembra contento del ritorno di Cam.

Cam potrebbe voler rimediare ai fallimenti dell’amministrazione di Isla, che pur avendo ottenuto risultati migliori rispetto agli anni precedenti, ha dovuto affrontare ostacoli come il sessismo e la sconfitta nei playoff. Potrebbe anche aver sempre pianificato di tornare, indipendentemente dai risultati di Isla. La sua presenza creerà sicuramente tensioni nella squadra e nella famiglia, ponendo le basi per una seconda stagione carica di conflitti.

Il triangolo amoroso: Isla, Lev e Coach Brown

Nel penultimo episodio, Lev lascia Isla e rompe il fidanzamento a causa della sua dedizione al lavoro. Quando inizia l’episodio 10, è passato un mese e Lev non è più tornato. Tuttavia, il finale prende una svolta inaspettata: dopo la sconfitta, Isla bacia Coach Brown. Questo potrebbe dare vita a un triangolo amoroso nella seconda stagione, con Isla divisa tra il suo ex fidanzato e il suo nuovo interesse sentimentale.

Il significato del finale: le sconfitte contano più delle vittorie

Prima di baciarsi, Isla e Coach Brown discutono della dolorosa sconfitta. Isla si sente una fallita nonostante i successi ottenuti, e Brown le spiega che, nello sport e nella vita, si ricordano più le sconfitte che le vittorie. Questa riflessione aiuta Isla a comprendere meglio i suoi sentimenti.

Questo tema è centrale in Running Point e riguarda molti personaggi: Sandy, Ness e Isla affrontano delusioni sentimentali, Travis combatte la dipendenza e Dyson si scontra con le sue insicurezze sul campo. I personaggi tendono a punirsi per i fallimenti piuttosto che celebrare i loro successi, un aspetto su cui dovranno lavorare in futuro.

Come il finale prepara la seconda stagione di Running Point

Il finale lascia molte trame aperte, pronte per essere esplorate in una possibile seconda stagione:

  • Il ritorno di Cam come presidente e il conflitto con Isla.
  • La relazione tra Isla e Coach Brown, e il possibile ritorno di Lev.
  • Il percorso di riabilitazione di Travis e il suo futuro.
  • L’evoluzione della squadra e le sfide della prossima stagione.

Con questi elementi, Running Point ha tutte le carte in regola per una seconda stagione ricca di colpi di scena.

Sarah Michelle Gellar rende omaggio a Michelle Trachtenberg, sua sorella in Buffy l’Ammazzavampiri

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Sarah Michelle Gellar ha reso omaggio alla sua sorella in Buffy l’Ammazzavampiri, Michelle Trachtenberg, morta il 26 febbraio a 39 anni. Secondo la polizia, la Trachtenberg, che recitava dall’età di tre anni, è stata trovata priva di sensi nel suo appartamento di New York. Naturalmente, tra i tanti tributi che le sono stati rivolti, quello della Gellar era il più atteso, dato il legame che ha unito le due nel corso della serie che le ha rese celebri.

Sarah Michelle Gellar saluta Michelle Trachtenberg

Michelle, ascoltami. Ascolta. Io ti amo. Ti amerò sempre. La cosa più difficile in questo mondo, è viverci. Sarò coraggiosa. Vivrò… per te”, ha scritto Sarah Michelle Gellar su Instagram accompagnata da una galleria di foto delle due attrici insieme nella serie. La frase è una citazione ripresa proprio dalla quinta stagione di Buffy l’Ammazzavampiri, dove però in quel caso era il personaggio della Gellar (Buffy) a chiedere a quello della Trachtenberg (Dawn) di vivere per lei.

Sappiamo che la causa del decesso di Michelle Trachtenberg rimarrà indeterminata poiché la sua famiglia ha rifiutato l’autopsia, come ha confermato Variety. Le famiglie possono rifiutare l’autopsia quando non ci sono prove di omicidio o per motivi religiosi. La scomparsa dell’attrice ha rappresentato un duro colpo per i suoi fan, che hanno imparato ad apprezzarla si da quando è entrata a far parte di Buffy l’ammazzavampiri nella quinta stagione, interpretando Dawn Summers, la sorella minore della Buffy di Sarah Michelle Gellar.

Il ruolo, estremamente importante nella serie e confermato poi anche per le stagioni sei e sette, ha reso la Trachtenberg un’icona, nonché una delle attrici più amate dai giovani spettatori di quegli anni. Con il reboot di Buffy l’Ammazzavampiri in programma, era possibile che riprendesse il ruolo di Dawn, ma la sua improvvisa scomparsa spegne ogni speranza a riguardo e getta un’ombra di tristezza sul cuore dei suoi fan.

Heretic: cosa c’è di vero nella disputa su “Creep” dei Radiohead?

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler su Heretic

Il principale antagonista di Heretic (qui la nostra recensione) è il diabolicamente affascinante signor Reed (Hugh Grant). Ossessionato dalla teologia e desideroso di scoprire qual è la verità dietro tutte le religioni, mette alla prova le donne principali di Heretic, Sister Paxton (Chloe East) e Sister Barnes (Sophie Thatcher). Dopo aver invitato le donne mormoni a casa sua, le due non possono andarsene a meno che non si divertano con le lezioni e i test religiosi del signor Reed.

Una teoria proposta dal signor Reed è che tutte le religioni sono una ripetizioni l’una dell’altra, il che significa che sono alla radice uguali. Per dimostrare il suo punto, il signor Reed fa alcuni paragoni con altri esempi di media o giochi popolari che remixano i loro predecessori. Un esempio è la canzone “Creep” della band Radiohead, che il signor Reed canta dopo aver rivelato alle sorelle che è stata copiata da una canzone del 1972 dei The Hollies. Rivela inoltre che le battaglie legali su “Creep” continuano oltre a quella con Lana Del Rey, e queste discussioni su cosa sia originale e cosa sia un remix possono essere applicate alla religione. Il signor Reed non è lontano dalla verità quando si tratta delle sue affermazioni su “Creep”, anche quando le sue argomentazioni sulla religione sono soggette a dibattito.

Creep dei Radiohead ha fatto citare in giudizio la band

“Creep” copia “The Air That I Breathe” degli Hollies?

Come riportato da Digital Music News, negli anni ’90, i Radiohead sono stati minacciati di una causa da Albert Hammond e Mike Hazlewood. Questi due sono gli autori degli Hollies e sostenevano che la loro canzone, “The Air That I Breathe“, fosse stata copiata dai Radiohead, e che il risultato di questa copia fosse proprio “Creep”.

Tuttavia, la causa è stata risolta fuori dal tribunale, quindi i Radiohead sono tecnicamente esenti da colpa. Detto questo, Hammond e Hazlewood hanno ricevuto i crediti di scrittura per la canzone dei Radiohead e continuano a guadagnare una percentuale da “Creep”, di conseguenza. Il fatto che ci fosse la minaccia di una causa legale tra i Radiohead e gli Hollies legittima il Signor Reed all’uso di questo esempio per sostenere la sua teoria in Heretic, poiché c’è una traccia cartacea che conferma le somiglianze tra le canzoni. Ciò che legittima ulteriormente il suo esempio è il modo in cui la storia si ripete quando i Radiohead hanno accusato Lana Del Rey di aver fatto ciò di cui sono stati accusati negli anni ’90.

Lana Del Rey è finita nei guai per aver copiato “Creep”

I Radiohead ripetono la storia con una controversia sul copyright su “Get Free”

Facendo un salto al 2018, i Radiohead notano che la loro canzone “Creep” condivide delle somiglianze con la canzone “Get Free” dall’album di Lana Del Rey Lust for Life. Come riporta Vulture, in base al racconto di Del Rey, la rock band le ha fatto causa per queste somiglianze e Del Rey li ha accusati di essersi impossessati del 100 percento dei diritti di pubblicazione della canzone dopo che lei ha cercato di porgergli un ramoscello d’ulivo, offrendo loro il 40 percento. Gli avvocati dei Radiohead, secondo Vulture, hanno contestato le affermazioni di Del Rey e hanno confermato che c’erano state delle trattative sul copyright tra i musicisti ma non una causa ufficiale.

Le somiglianze alla base di questo problema sono ambigue, e l’editore dei Radiohead conferma che “Get Free” utilizza elementi musicali di “Creep”. Insieme a questa ambiguità, Vulture sottolinea che la questione potrebbe risalire a accordi comuni pregressi, e a quel punto non c’è copyright che tenga. Per questo motivo, le canzoni che condividono alcuni elementi musicali con altre canzoni non sono sempre un remix intenzionale, e questi sostiene invece la contro-argomentazione di Sister Barnes contro l’unica vera teoria religiosa del signor Reed in Heretic.

In che modo Heretic usa la storia vera di “Creep” per sottolineare i suoi temi

Il signor Reed crede che tutte le religioni condividano la stessa origine, proprio come “Creep” e “Get Free”

Il malvagio personaggio di Heretic interpretato da Hugh Grant, il signor Reed, tira fuori il caso del copyright di “The Air That I Breathe”, “Creep” e “Get Free” perché crede che, come queste canzoni, le religioni si remixino a vicenda e siano le stesse nel profondo. Usa anche il gioco da tavolo Monopoly per dimostrare questa affermazione. C’è il gioco originale, The Landlord’s Game, che non ha avuto lo stesso successo del remake, Monopoly. Questo porta poi a una serie di remix di Monopoly con confezioni diverse. Afferma che è anche così che l’ebraismo ha portato al cristianesimo, che si è ramificato in un’ampia varietà di religioni, come il mormonismo.

Heretic
© A24 Films

Nonostante tutti i suoi esempi, allegorie e metafore, Sister Barnes, che ha scelto una fede diversa rispetto a Sister Paxton, trova molte lacune nella sua argomentazione. Il signor Reed sceglie e seleziona ciò che meglio serve alla sua narrazione, ignorando altre prove che potrebbero far sembrare la sua affermazione più debole. Anche il suo paragone con queste canzoni non è così forte come vorrebbe che fosse perché, come nel caso di “Get Free” e “Creep”, le somiglianze presenti non significano che una stia intenzionalmente copiando l’altra.

The Beekeeper 2: Jason Statham confermato come protagonista

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The Beekeeper 2: Jason Statham confermato come protagonista

Continua il fermento per The Beekeeper 2, con la conferma che Jason Statham tornerà a vestire i panni del protagonista. La produzione del film della Miramax inizierà in autunno e il regista di Io sono nessuno 2, Timo Tjahjanto, prenderà le redini da David Ayer, che ha diretto il primo bizzarro thriller cospirativo (qui la recensione), che ha debuttato lo scorso gennaio e ha incassato 152 milioni di dollari in tutto il mondo.

Statham aveva ventilato la possibilità di un sequel in un’intervista rilasciata prima dell’uscita del primo film, dicendo a Variety: “L’intero film si intensifica in termini di azione. E va incontro a un incredibile, grande crescendo. L’intero mondo [del film] ha una mitologia del mondo dell’apicoltura. Se avessimo la fortuna di fare un sequel, avremmo un intero mondo in cui immergerci”.

Tjahjanto, che attualmente sta lavorando a Io sono nessuno 2 per la Universal, dopo una serie di grandi successi indonesiani (“The Shadow Strays”, “The Night Comes for Us” e “The Big Four”) su Netflix – dirige da una sceneggiatura di Kurt Wimmer, autore del primo film. Oltre a recitare nel film, Statham produrrà il progetto attraverso la sua Punch Palace Productions, insieme a Chris Long che produce per la sua Long Shot Productions. Al momento, però, non sono state fornite maggiori informazioni sulla trama del film né su altri membri del cast.

Di cosa parla The Beekeeper

Nel film, Statham interpreta Adam Clay, un assassino governativo in pensione (un ex agente “Beekeeper” trasformato in un vero e proprio guardiano del nido d’ape) che torna in gioco dopo che un attacco di phishing ha preso di mira la gentile vecchietta (Phylicia Rashad) da cui affitta un fienile, rubando milioni di dollari da un’associazione benefica da lei gestita. Quando Clay entra in modalità assassino nella sua ricerca di vendetta, il film si trasforma nel tipo di action che il pubblico si aspetta da Statham, con il suo burbero giustiziere che si lascia dietro una scia di sangue.

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