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GEN: l’ARF Festival! a Genova, dal 13 al 15 settembre ai Giardini Luzzati

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A Genova, il 13, 14 e 15 settembre 2024 arriva GEN, il nuovo evento interamente dedicato al Fumetto, una full immersion di 3 giorni di mostre esclusive, grandi ospiti dall’Italia e dall’estero, live performance e laboratori KIDS, una SELF Area dedicata all’autoproduzione e alla microeditoria indipendente, un bookshop con i firmacopie non-stop di tutte le autrici e gli autori presenti al Festival, tutto interamente a ingresso gratuito!

La prima edizione di GEN, con la direzione artistica di ARF Festival! è prodotta da CDM Lab insieme a Giardini Luzzati (il Ce.Sto) e si terrà durante lo svolgimento dell’ottava edizione di M.U.R.A. (Movimento Urbano Reti Artisti) che quest’anno prende il sottotitolo “Comics Edition”.

Camminando per i caruggi del Sestiere del Molo, da Porta Soprana alla Chiesa medievale di San Donato, nello spazio multifunzionale e archeologico dei Giardini Luzzati, straordinario punto di riferimento della partecipazione pubblica e della creatività della città, troveremo autrici e autori, protagonisti assoluti della kermesse, insieme alle loro storie, ai personaggi, ai libri e soprattutto a lettori e appassionati che – sin da questa prima edizione – potranno vivere un’esperienza immersiva di incontro e confronto «dalla parte del Fumetto» in ogni suo genere, formato, in ogni sua possibile declinazione.

L’apertura è affidata alla spettacolare performance dell’artista croato Danijel Žežel– illustratore, fumettista e graphic designer pubblicato in tutto il mondo da editori come DC Comics, Marvel, Image, Dark Horse, DSTLRY, Dargaud e Mosquito e da testate internazionali come il The New York Times, il San Francsico Guardian o il The Washington Chronicle – che salirà sul palco esterno dei Giardini Luzzati per realizzare un gigantesco live painting, accompagnato dalle musiche dal vivo del trombettista Ramon Moro (a cui Žeželj realizzò la copertina dell’album Offering nel 2020), per una serata di suggestioni sonore e visive di rara intensità.

Il manifesto della prima edizione, così come la prima delle due mostre che verranno allestite all’interno dell’area archeologicica dei Giardini Luzzati, è firmato dalla fumettista e illustratrice Agnese Innocente, già vincitrice del prestigioso Premio Andersen 2021 come “Miglior libro a fumetti dell’anno” con Girotondo, scritto da Sergio Rossi. La giovane autrice toscana (classe 1994), amatissima da pubblico e critica, vanta già numerose pubblicazioni con Piemme, Mondadori, Einaudi Ragazzi, Erickson, Rizzoli, Disney, Papercutz, Space Between Entertainment, Il Castoro, Il Battello a Vapore, De Agostini, Giunti e Glénat Editions. Dell’autrice nel corso del 2024 sono usciti due nuovi graphic novel: Heartbreak Hotel (il Castoro) sui testi di Micol Arianna Beltramini e, per il mercato francese, Audrey Hepburn – Un ange aux yeux de faon (Glénat) sui testi di Jean-Luc Cornette, le cui tavole ancora inedite stanno esposte, grazie a GEN, per la prima volta.

GEN: il poster di Agnese Innocenti

Gen Arf festivalA giungere da Oltralpe saranno anche lo sceneggiatore Martin Quenehen e il disegnatore Bastien Vivès, che hanno reinterpretato un’icona mondiale come Corto Maltese grazie a una loro versione “aggiornata e ringiovanita” del celebre marinaio, traghettandolo nel XXI Secolo con i due libri Oceano Nero e La Regina di Babilonia (pubblicati in Italia da Cong Edizioni) senza tradirne la sua natura romantica, scanzonata e disincantata, anarchicamente leale. I due autori saranno ospiti di GEN e la mostra Il Corto di Martin e Bastien, a Genova in anteprima assoluta, – realizzata in collaborazione con la Cong stessa – esporrà sia alcune tra le migliori tavole digitali tratte dai due libri che alcuni bellissimi disegni originali realizzati in china e acquerello da Vivès in occasione di due esposizioni alla Galleria Manjari & Partners di Parigi.

La terza esposizione in programma, la mostra “diffusa” The Genoeser Unleashedè un’antologica che ha l’obiettivo di accendere un riflettore sull’illustrazione e le arti visive attraverso le copertine di una rivista immaginaria, per raccontare bellezze e contraddizioni di Genova. The Genoeser – omaggio alla storica rivista The New Yorker a alle sue celebri copertine – è «un progetto artistico collettivo, una finestra sulle storie di chi vive il capoluogo ligure ogni giorno, di chi l’ha lasciata e mai dimenticata, di chi – seppur di passaggio – ha potuto viverla in tutte le sue sfaccettature».

Ricchissimo il programma della Sala Talk, luogo di incontro e confronto tra autrici, autori e pubblico, che, nell’arco del weekend, vedrà la presenza di tantissimi protagonisti del fumetto e dell’illustrazione ma anche della cultura e dello sport, come l’attuale Vicepresidente vicario del CONI Silvia Salis e il giornalista e scrittore Federico Traversa. Con loro un roster da grandi occasioni: da Ivo Milazzo – con un’attesissima Lectio Magistralis moderata da Lu Vieira – a Paolo Bacilieri, che condividerà il palco con Danijel Zezelj sul tema delle “geometrie cittadine”; da Claudio Calia e il suo graphic novel dedicato alla vita di Don Andrea Gallo agli autori Disney (ma non solo) Davide Aicardi, Sergio Badino, Francesco DIppolito, Andrea Ferraris e Giorgio Salati; dalla scrittrice Micol Arianna Beltramini con Agnese Innocente a Simona Binni (dove si parlerà anche di Resistenza e antifascismo); dal bestseller Davide Costa a Manfredi Toraldo (attuale Direttore della Scuola Internazionale di Comics di Genova), a Matteo Penna, Andrea Tridico, Alessandro Ripane, Enrico Macchiavello, Giulia Masia, Ste Tirasso, Francesca Sperti e Corinna Trucco di The Genoeser, fino ai super ospiti francesi Quenehen e Vivés che verranno moderati dal giornalista, critico e storico dell’immagine, Ferruccio Giromini.

Importante: l’accesso alla Sala Talk è gratuito e prevede un numero massimo di persone (circa 70). Per parteciparvi farà fede la formula «fino ad esaurimento posti» con una precedenza ai possessori della tessera dei Giardini Luzzati – il cui costo è di 10 euro e che, pur non essendo obbligatoria, garantisce suddetta priorità.

Ogni autrice e autore che si avvicenderà nella Sala Talk di GEN, non appena terminato il proprio panel, si sposterà al bookshop del Festival – gestito dalla Libreria Sulla Strada di Genova – per session di dediche e firmacopie.

In questa prima edizione di GEN non poteva mancare la coloratissima Area KIDS, lo spazio con i laboratori creativi (a iscrizione gratuita tramite Eventbrite) che conterà sulle docenze di alcune tra le migliori firme italiane dell’editoria per bambini e ragazzi che verranno condotti lungo i percorsi della creatività e dell’immaginazione, tra pastelli, pennarelli, personaggi e storie da inventare. Laboratori per tutti i gusti e per tutte le fasce di età, con Ste Tirasso, Enrico Macchiavello, Giorgio Salati e Christian Cornia, Simona Binni, Chiaretta della Lucca Manga School, Sergio Olivotti, Sualzo, Vinci Cardona e Gud.

Ultima ma non ultima, l’esuberante e «festosamente chiassosa» SELF Area di GEN – un vero e proprio Festival nel Festival – che proporrà una ricca selezione tra le migliori realtà italiane dell’autoproduzione e della microeditoria indipendente, rappresentate nel 2024 da Amianto Comics, Attaccapanni Press, Bangarang Comics!, BMR Production, Bonny Zed, Frankenstein Magazine, Emanuele Giacopetti, Inuit, Lök Zine, MalEdizioni, Mammaiuto, Nalsco, Renape, Tofu & Teppismo. La SELF Area sarà inoltre arricchita da «uno stravagante percorso visivo», tre grandi illustrazioni inedite – Ponente, Centro e Levante – dedicate alla città di Genova realizzate dall’artista Alessandro Ripane.

GEN è una produzione CDM Lab insieme a il Ce.Sto, con la direzione artistica di ARF! Festival e le partnership di M.U.R.A., Sestiere del Molo, Scuola Internazionale di Comics di Genova, la Libreria Sulla Strada, Cong Edizioni Srl, The Genoeser e Koh-I-Noor. Media partner: StayNerd + Gli Audaci + Good Morning Genova.

Orari: Venerdì 13 settembre dalle 17:00 alle 23:00
Sabato 14 settembre dalle 10:00 alle 20:00 (con GEN Party serale).
Domenica 15 settembre dalle 10:00 alle 20:00.

L’accesso a tutte le aree di GEN è gratuito.

The Perfect Couple: recensione della serie thriller di Netflix

The Perfect Couple: recensione della serie thriller di Netflix

Lei è alta, bella, elegante e di grande talento: una celebre scrittrice, una madre premurosa e una moglie profondamente amata. Lui, invece, è affascinante, misterioso e schifosamente ricco. Agli occhi di tutti, formano la coppia perfetta, quella che sembra uscita da un romanzo rosa di Nicholas Sparks… se non fosse per un piccolo scheletro nell’armadio, o meglio, un cadavere riaffiorato dal mare, che trasforma la storia in un intricato giallo alla Agatha Christie.

The Perfect Couple è la nuova miniserie thriller con protagonista la star hollywoodiana Nicole Kidman, fresca vincitrice della Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Femminile in Babygirl (qui la recensione). Disponibile su Netflix dal 5 settembre, la serie – tratta dall’omonimo bestseller di Elin Hilderbrand e diretta dal premio Oscar Susanne Bier (In un mondo migliore, Bird Box) – ha rapidamente raggiunto la vetta della Top 10 delle serie TV più viste in Italia.

Composta da sei episodi di circa un’ora ciascuno, The Perfect Couple vanta un cast stellare, che include Liev Schreiber (Ray Donovan, Salt, X-Men), la modella e attrice Dakota Fanning, Eve Hewson (Dietro i suoi occhi), Isabelle Adjani e Jack Reynor (Midsommar, Inverso). A questi volti noti si aggiunge anche Meghann Fahy (The Bold Type, The White Lotus), che interpreta l’influencer Merritt Monaco, il personaggio che innescherà una tragica serie di eventi, destinati a far cadere le maschere di una famiglia solo apparentemente perfetta.

Il cast di The Perfect Couple durante il ballo della colonna sonora sulle note del brano “Criminals” di Meghan Trainor. Cr. Hilary Bronwyn Gayle/Netflix © 2024

The Perfect Couple è un “murder party” di lusso

Nell’intro, ballano tutti felici e spensierati sulle note di “Criminals” della pop star Meghan Trainor, ma la storia dei Winbury cela in realtà una serie di oscuri segreti che lascia poco spazio a un lieto fine. Partiamo dal principio: nella loro esclusiva e splendida villa sull’isola di Nantucket, nel Massachusetts, la ricca e popolare famiglia Winbury si riunisce per il weekend del 4 luglio in occasione del matrimonio dell’anno. La dolce e modesta Amelia Sacks (Eve Hewson) sta per sposare lo scapolo ereditiero Benji (Billy Howle). I preparativi sono orchestrati dalla futura suocera, l’elegante ed esigente Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman), una famosa scrittrice di romanzi gialli, sposata da 29 anni con l’affascinante Tag (Liev Schreiber). Insieme, agli occhi di tutti, formano la “coppia perfetta,” l’emblema dell’amore e… i “Beckham” del mondo dell’editoria.

Greer e Tag Winbury hanno tre figli: oltre al secondogenito Benji, ci sono il ribelle e sfrontato Thomas (Jack Reynor), sempre accompagnato dalla moglie Abby (Dakota Fanning), e il timido adolescente Will (Sam Nivola). Quando alla villa arrivano anche i migliori amici degli sposi, Shooter (Ishaan Khatter) e Merritt (Meghann Fahy), l’amica francese di famiglia Isabel (Isabelle Adjani), e i genitori della sposa, tutto sembra pronto per il grande giorno. Tuttavia, la tranquillità viene brutalmente infranta quando, all’alba del matrimonio, un corpo senza vita affiora dalle acque che circondano la villa. Da quel momento, si scatena una turbinosa e assillante indagine – seguita dalla detective Nikki Henry (Donna Lynne Champlin) e dal capitano Dan Carter (Michael Beach) – che trasforma la paradisiaca residenza estiva dei Winbury in un campo di battaglia psicologico, dove ogni membro della famiglia e ogni ospite diventa un potenziale sospettato. Chi è l’assassino e perché ha ucciso?

The Perfect Couple | In foto le attrici Eve Hewson (Amelia Sacks) e Meghann Fahy (Merritt Monaco). Cr. Hilary Bronwyn Gayle Netflix © 2024

A poco a poco si scoprono gli altarini

Solo cinque minuti di festeggiamenti, poi l’omicidio sconvolgente. Il primo episodio di The Perfect Couple immerge immediatamente il pubblico nei preparativi di uno sfarzoso matrimonio, per poi catapultarlo in una misteriosa indagine solo pochi minuti dopo l’inizio. La serie sfrutta sin dalle prime battute tutti gli artifici e i cliché del classico giallo poliziesco, costruendo un’atmosfera di crescente suspense e mistero. Episodio dopo episodio, gli spettatori vengono dunque coinvolti sempre più profondamente nel caso, partecipando insieme alla polizia alla ricostruzione di quella notte fatidica, degli alibi e dei segreti dei vari personaggi, per quanto oscuri e compromettenti possano essere.

In questo contesto, i ruoli della detective Nikki Henry e del capitano Dan Carter diventano cruciali, non solo per la risoluzione del caso, ma anche perché finiscono per divenire lo specchio dello sguardo e del pensiero critico dello spettatore. In particolare, la detective Henry si distingue come l’unico personaggio che, fin dall’inizio, non si lascia intimidire dalla fama e dall’oro dei Winbury, esprimendo liberamente commenti pungenti e privi di deferenza.

Proprio come il celebre quadro di Dorian Gray, che nasconde sotto la sua superficie le nefandezze del protagonista, anche l’immagine idilliaca della famiglia viene progressivamente macchiata dai loro peccati, rivelazione dopo rivelazione. C’è chi abusa di alcol e fumo, chi ruba pasticche per puro divertimento, chi tradisce la propria moglie e chi cela un passato da escort. Sebbene la vicenda ruoti attorno a un solo assassino e a una sola vittima, alla fine della storia emerge che tutti sono complici di una grande menzogna, partecipi di una finzione collettiva che ha tenuto insieme la fragile facciata di perfezione della famiglia.

The Perfect Couple | In foto le attrici Eve Hewson, Nicole Kidman e Dakota Fanning, e gli attori Samuel Nivola, Billy Howle, Liev Schreiber e Jack Reynor. Cr. Hilary Bronwyn Gayle/Netflix © 2024

Il crime adatto a un binge watching

Tra satira sociale, famiglie disfunzionali, giochi di potere, suspense e un sottile dark humor, The Perfect Couple si presenta su Netflix come il crime poliziesco ideale da guardare in un pomeriggio di pioggia, senza però troppe aspettative. Con un ritmo sostenuto e una struttura ben calibrata in sei episodi (sei ore risultano più che sufficienti), la serie utilizza flashback e ricordi per ricostruire quella tragica notte, mantenendo alta l’attenzione del pubblico e spingendolo a scoprire chi si cela dietro il misfatto di questo bizzarro racconto corale.

Il talentuoso cast contribuisce senza dubbio al coinvolgimento degli spettatori, anche se la maggior parte dei personaggi finisce per risultare poco caratterizzata e incompleta (come, per esempio, lo stesso personaggio di Billy Howle che risulta pressoché inutile allo sviluppo della vicenda). Nonostante queste pecche e qualche momento di noia che potrebbe assalire di tanto in tanto il pubblico, il thriller diretto da Susanne Bier riesce a farsi apprezzare per la sua semplicità e leggerezza. Inoltre, a tutto ciò si aggiunge la garanzia di poter contare sulla presenza della grande regina della drammaticità, Nicole Kidman, che porta sicuramente la serie a un livello maggiore.

Peacemaker 2 arriverà nel 2025, ma dopo Superman!

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Peacemaker 2 arriverà nel 2025, ma dopo Superman!

Lo sceneggiatore/regista di Peacemaker, James Gunn, ha confermato che la serie spin-off di The Suicide Squad tornerà sui nostri schermi l’anno prossimo. Quando gli è stato chiesto un aggiornamento sulla seconda stagione su Threads, Gunn ha detto che John Cena e la banda torneranno per altre oltraggiose avventure nel 2025, “dopo Superman“.

Il reboot DCU uscirà nei cinema a luglio, il che significa che possiamo aspettarci la seconda stagione di Peacemaker verso la fine dell’anno. Gunn si è recentemente rivolto ai social media per rivelare un primo sguardo ufficiale al nuovo casco che Christopher Smith, interpretato da John Cena, indosserà quando farà il suo ritorno. La foto mostrava solo il casco visto da dietro, ma è chiaramente un nuovo design, forse ispirato alla versione “Future State” del personaggio.

Sebbene la foto sia stata rimossa, di recente è stato avvistato sul set un murale raffigurante Peacemaker, interpretato da John Cena (che indossa un costume leggermente diverso), suo padre con il suo costume da Drago Bianco e un misterioso terzo personaggio che molti credono si rivelerà essere il fratello di Christopher Smith, Keith.

Peacemaker, cosa sappiamo sulla seconda stagione

Peacemaker esplora la storia del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del 2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”. I dettagli sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker di suo figlio Rick Jr. (Joel Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.

Gunn, Peter Safran e Matt Miller sono i produttori esecutivi di Peacemaker. Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury e David Denman in un ruolo misterioso. La serie arriverà nella seconda metà del 2025.

Orlando Bloom afferma che Andy Serkis ha in programma di usare l’AI per ringiovanire gli attori in The Hunt of Gollum

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Sir Ian McKellen ha confermato di recente di essere stato contattato per tornare a interpretare Gandalf in Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum, e ora anche Orlando Bloom, che nella trilogia originale ha interpretato Legolas, ha detto di aver già parlato con Andy Serkis di un’eventuale ripresa del ruolo.

Bloom ha interpretato l’arciere elfico nella trilogia originale di Peter Jackson e nei film Lo Hobbit, dove un po’ di tecnologia digitale è stata utilizzata per togliere qualche anno all’attore, dopotutto gli elfi sono sempre giovani e immortali.

Alla star di Pirati dei Caraibi è stato chiesto per la prima volta se fosse interessato a far parte dei nuovi film del LOTR durante un’intervista con Variety. “Oh, amico, quelle cose sono incredibili. Sì. Non so come ci riuscirebbero. Immagino che con l’intelligenza artificiale si possa fare qualsiasi cosa al giorno d’oggi. Ma se Pete [Peter Jackson] dice salta, io dico, ‘quanto in alto?’ Voglio dire, ha iniziato tutta la mia carriera.”

Orlando BloomOrlando Bloom ha continuato dicendo che ha parlato con Serkis del prossimo progetto, e il regista gli ha detto che l’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata, presumibilmente per far sembrare più giovani i personaggi che tornano. “Non so davvero cosa [stanno pianificando]. Ho parlato con Andy [Serkis] e ha detto che stavano pensando a come fare le cose. Ho pensato, ‘Come potrebbe funzionare?’ E lui ha risposto, ‘Beh, l’intelligenza artificiale!’ e io ho risposto, ‘Oh, OK!’ È stato un periodo piuttosto magico della mia vita, ed è una di quelle cose in cui non c’è un lato negativo.”

La pratica del de-aging è stata già usata diverse volte, tuttavia non è che l’effetto sia sempre ideale. Questa pratica è altamente disapprovata e sempre più persone ne parlano mentre certi alti vertici del settore tentano di influenzare l’opinione pubblica. Non siamo sicuri di quanto Serkis fosse serio, ma sembra proprio che usare l’IA per The Hunt for Gollum sia qualcosa che sta prendendo in considerazione.

Quando si svolgerà Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum?

Il mondo costruito da Tolkien ne Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo. “Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che vogliamo coinvolgere“.

Dato che Gollum incontra la sua fine tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi iconici come Aragorn, Boromir, Gandalf e Legolas potrebbero tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn nella trilogia originale, si è detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.

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IF – Gli amici immaginari, il film di John Krasinski in home video

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Paramount Home Entertainment e Plaion Pictures annunciano che IF – Gli amici immaginari  è da ora disponibile in DVD, Blu-Ray e 4K UHD + Blu-Ray. Dopo il successo al cinema, questa magica avventura per tutta la famiglia diretta e interpretata da John Krasinski (A Quiet Place) arriva in tre imperdibili edizioni Home Video che includono anche un fantastico activity kit. Grazie a quest’ultimo i più piccini potranno divertirsi con tanti giochi e disegni da colorare a tema IF!

IF – Gli amici immaginari è interpretato da Cailey Fleming (Star Wars: L’ ascesa di Skywalker), Ryan Reynolds (Deadpool), Krasinski e Fiona Shaw (Harry Potter saga) insieme a una miriade di doppiatori di alto livello, tra cui Phoebe Waller-Bridge (Fleabag), Louis Gossett Jr. (Il colore viola) e Steve Carell (The Office, Cattivissimo Me), che danno vita a una bizzarra serie di amici immaginari.

Grazie alle edizioni Home Video DVD e 4K UHD + Blu-Ray, gli spettatori avranno accesso a oltre 40 minuti di contenuti bonus dietro le quinte per esplorare lo stravagante mondo degli amici immaginari. Potranno scoprire come ogni IF ha preso vita, ascoltare come i registi hanno reso reale l’immaginario, andare in giro per New York, da Brooklyn Heights a Coney Island, e molto altro!

Scritto e diretto da John Krasinski, IF – Gli amici immaginari è l’incredibile e magica storia di una bambina e della sua capacità di vedere gli IF, cioè gli amici immaginari di tutte le persone. Grazie a questo suo insolito superpotere, si imbarcherà in una magica avventura per ricongiungere gli IF dimenticati con i loro bambini.

I dischi DVD e 4K contengono i seguenti extra e contenuti bonus*:

  • La realizzazione di IF – Gli Amici Immaginari
  • Creare gli amici immaginari
  • Dare voce agli IF
  • Un mix di realtà e immaginazione
  • Tina Turner Forever!
  • Il mondo immaginario di IF
  • Papere
  • Come disegnare Blue (solo sul disco 4K)

IF – GLI AMICI IMMAGINARI arriva oggi in DVD, Blu-Ray e 4K UHD + Blu-Ray.

Andrew Garfield sul suo ritorno come Spider-Man: “Ci sono tante storie da raccontare!”

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Andrew Garfield ha interpretato per la prima volta Peter Parker in The Amazing Spider-Man del 2012. L’attore britannico si è dimostrato un degno successore di Tobey Maguire e, nonostante il film non sia stato proprio amato dal pubblico, il suo personaggio era davvero un’ottima iterazione del Peter Parker a fumetti.

L’hacking della Sony ha mostrato delle comunicazioni private tra Kevin Feige e Amy Pascal trapelate online, che hanno confermato che c’erano state discussioni per portare l’arrampicamuri nell’MCU. I fan hanno espresso questa volontà e alla fine è stata presa la decisione di riavviare l’eroe in Captain America: Civil War del 2016 (una decisione aiutata dal fatto che il sequel di The Amazing Spider-Man non aveva prodotto profitti significativi). Sfortunatamente per Garfield, ciò ha significato dire addio al ruolo e ai piani per The Amazing Spider-Man 3 e Sinister Six.

Tuttavia, dopo aver condiviso lo schermo con Tobey Maguire e Tom Holland in Spider-Man: No Way Home del 2021, Garfield non chiude la porta alla possibilità di riprendere il ruolo… anche se non promette che accadrà o che dovrebbe accadere. “Penso che le possibilità siano infinite, riguardo a quello che si può fare con quel personaggio”, ammette durante un’intervista a Screen Rant. “Non sto dicendo che dovremmo; né che lo faremo, ma puoi sempre trovare un’altra storia da raccontare, sì”.

Questo dopo che gli è stato chiesto delle voci secondo cui apparirà in Spider-Man 4 dei Marvel Studios. Alla domanda, ha detto: “Voglio dire, tipo Internet è un posto grande. Penso che ci siano molte persone che direbbero qualsiasi cosa per ottenere clic. Quindi potresti essere stato ingannato, temo”. Ma dopotutto Andrew Garfield è stato più che bravo a mantenere i segreti di Spider-Man: No Way Home!

Viola come il mare 2: recensione delle ultime puntate della fiction con Can Yaman e Francesca Chillemi

La strategia di Mediaset di introdurre Viola come il mare 2 facendola passare prima in streaming su Infinity e poi in prime time, è stata vincente. Lo hanno dimostrato i numeri: quasi 3 milioni di telespettatori hanno visionato il prodotto per la prima puntata su Canale 5 (nonostante la concorrenza dei David di Donatello su Rai 1), arrivando al 16,70% di share, mentre sulla piattaforma è stato il contenuto on demand più fruito. Un successo ripetutosi con i medesimi numeri la settimana successiva con la seconda puntata, e che sono andati a dimostrare quanto non solo ci sia un pubblico affezzionato e fedele, ma che le fiction targate Lux Vide funzionano sempre. Merito, lo abbiamo già detto, di essere trasversali quanto interessanti.

Sanno a chi rivolgersi, sanno come farlo. Divertono, intrattengono, fanno riflettere. E c’è una morale. Non è una sorpresa, perciò, se Viola come il mare abbia ottenuto un certo tipo di fama, merito anche dei suoi protagonisti, Viola e Francesco, indubbiamente ben scritti per essere un serial televisivo, ma anche ben interpretati da Francesca Chillemi e Can Yaman, e che nella seconda season sono più approfonditi. E così, da qui, Mediaset ha deciso di compiere un ulteriore passo: ha offerto ai propri utenti le ultime tre puntate della stagione sulla piattaforma. Ma non c’è da temere: la messa in onda settimanale resta. La seconda tranche di episodi (ricordiamo che sono 6 per 3 puntate) è andata a chiudere alcune storyline, risolvendo parte dei misteri che ci avevano accompagnati sin dalla prima stagione. E come vedremo nella recensione, dobbiamo ammettere che c’è stato un ultieriore miglioramento molto apprezzato.

La trama delle ultime puntate di Viola come il mare 2

Mentre Francesco sta cercando di capire chi ha provato a uccidere la madre, deve fare i conti con un nuovo cambiamento nella propria vita. Farah, la ragazza coinvolta nel traffico di esseri umani che nella precedente stagione aveva aiutato, si è presentata a casa sua incinta. Il padre della futura nascitura è però scomparso, lasciandole un messaggio in cui dice di non voler più avere a che fare con loro. A quel punto, Francesco decide di riconoscere la bambina, per permettere a Farah di rimanere in Italia. Ciò che però non si aspetta è di dover prendersene cura da solo. Viola, che ha sempre desiderato una famiglia, comincia ad aiutarlo, rendendosi conto di quanto quel sogno sia per lei importante da realizzare. Deve però fare i conti con la sua malattia, che non sa dove potrà portarla. Nel frattempo, scopre chi è il padre. Appurata la sua condizione, la donna cade nello sconforto più totale, e quando è ad un passo dall’ iniziare la sua storia d’amore con Francesco, decide di tirarsi indietro.

Viola come il mare 2

Lo sviluppo coerente dei personaggi di Viola e Francesco

Viola come il mare 2 è senza dubbio partito con il piede giusto. Lo avevamo già scritto nella nostra recensione delle prime tre puntate (le trovate qui), e lo possiamo ribadire. In tal caso, però, è da notare che gli ultimi sei episodi hanno una marcia in più, sotto tanti punti di vista. Alcuni dei casi crime della fiction sono più avvincenti, e si legano direttamente ai loro main characters. Insieme ad alcune sub-trame, come l’arrivo di Farah e la nascita di Johanna, spingono Francesco e Viola a confrontarsi con le loro paure e a riflettere su se stessi. La loro evoluzione è coerente e funzionale al percorso fin qui affrontato, con la seconda parte che ne conferma la loro ben studiata e solida caratterizzazione. Si imbattono in nuove sfide, esplorano nuovi lati caratteriali, affrontano insicurezze e fragilità, e si calano in nuovi panni senza però snaturarsi o distaccarsi mai veramente dal loro baricentro etico e morale, per quanto a volte tentanti. Il glow up, che va di pari passo con la scoperta di nuovi indizi riguardanti le loro famiglie, è graduale, non avventato, rendendo Viola e Francesco credibili e onesti nei confronti del pubblico.

Individui in cui può essere facile riconoscersi, proprio perché imperfetti, al di là della loro bellezza estetica. Francesca Chillemi e Can Yaman incarnano bene i loro personaggi, dimostrando di essere fortemente legati a essi tanto da riuscire a esprimere i loro turbamenti principalmente con gli occhi, poiché ne hanno asorbito stati d’animo e sentimenti. È infatti nei loro sguardi che si misura l’intensità delle emozioni che stanno provando, e proprio per questo risultano essere bravi tanto nelle sequenze comiche quanto in quelle drammatiche. Inoltre, sono i canali preferenziali attraverso cui vengono esplicitate delicate tematiche quali la famiglia e l’importanza di non arrendersi seppur sia disfunzionale, o il concetto di malattia, spesso legato all’incapacità di poter sognare un futuro. I due attori avevano perciò un compito, dimostrarsi sinceri in quello che si stava raccontando e mai caricaturali o fuori posto, per non rischiare di perderne il valore. E ci sono riusciti.

Una nota di merito per la regia

Arrivati alla fine, è doveroso concludere con una considerazione tecnica. Anche in questa seconda parte, ma in generale in tutta la stagione, a colpire di più – confrontandola con altre fiction e la stessa prima stagione di Viola come il mare – è la regia. Se a livello di sceneggiatura è facile cadere in alcuni didascalismi e luoghi comuni, caratteristica riscontrata in particolare nei dialoghi, l’operazione dietro la macchina da presa è decisamente superiore.

Palermo, teatro naturale delle vicende della serie, è catturata da suggestive inquadrature, che siano panoramiche o campi lunghi, in cui uno dei protagonisti principali è il mare con le sue acque cristalline; le scene di inseguimento sono ancor più adrenaliniche ed efficaci, segno che c’è stato un maggiore impegno nella loro preparazione, al fine di ottenere più coinvolgimento; c’è più energia e ritmo nei cambi di scena, e di conseguenza si elevano tensione, trasporto e attenzione. La regia è dunque valida, e contribusice a non far essere Viola come il mare 2 monotono, cosa che invece accade spesso nelle opere destinate alla televisione, e da cui bisognerebbe smarcarsi.

Viola come il mare 2 è disponibile su Netflix

James Spader potrebbe interpretare un Ultron UMANO nella serie Vision?

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Il mese scorso, abbiamo appreso che la star di Avengers: Age of Ultron James Spader riprenderà il suo ruolo di Ultron nella prossima serie Vision di Marvel Studios e Disney+.

All’epoca, Deadline aveva detto che “il ruolo di [Spader] in Vision potrebbe non essere la voce narrante, a quanto abbiamo sentito”. Come risultato di questa affermazione, presto hanno iniziato a diffondersi le speculazioni sul fatto che Spader avrebbe potuto interpretare Ultron nella sua forma “umana”, simile a quanto accaduto nei fumetti quando si è fuso con Hank Pym.

James Spader è stato Ultron nel 2015

Nel sequel di The Avengers, James Spader ha unterpretato Ultron con motion capture, quindi ci siamo chiesti se il report di Deadline potesse fare riferimento a quello. Ora, però, The Hollywood Reporter ha gettato ulteriore benzina sul fuoco. “Spader riprenderà il suo ruolo di Ultron, un essere senziente creato da Tony Stark, alias Iron Man, per agire come un programma di difesa ma che invece si è rivoltato contro l’umanità, come si è visto nel film Avengers: Age of Ultron”, nota il rapporto del sito sull’ingresso di Todd Stashwick nel cast. “Ultron ha poi avuto un ruolo nella creazione di Vision, suo ‘figlio’, per così dire. Non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana”.

Questo tipo di incertezza da parte degli operatori di Hollywood suggerisce che hanno sentito informazioni contrastanti, soprattutto perché si poteva dare per scontato che Spader avrebbe interpretato l’androide malvagio nello stesso modo in cui ha fatto nel 2015.

Non abbiamo mai visto Ultron morire per mano di suo figlio e Spider-Man: Homecoming ha fortemente lasciato intendere che potrebbe essere ancora attivo quando Peter Parker si è imbattuto nella testa luminosa di uno dei suoi droni.

Cosa sappiamo su Vision?

Vision, la cui produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo nuovo show live-action della Marvel in quasi due anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato secondo un modello a caratteristiche.

All’inizio di quest’anno abbiamo scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore esecutivo di Star Trek: Picard, Terry Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di tragico sintetizzatore del MCU e la storia dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il suo nuovo scopo nella vita”.

Il finale di WandaVision ha rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero “Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera Visione”.

Viola come il mare 2: recensione delle prime 3 puntate con Can Yaman

Acqua cristallina, sole caldo e una Sicilia vivace ma macchiata da alcuni omicidi. A più di un anno e mezzo di distanza, nel corso del quale altri prodotti sono sbarcati su Mediaset, arriva Viola come il mare 2, molto attesa e reclamata a gran voce dal pubblico dopo il successo della prima stagione. Prodotta da Luca Bernabei e Lux Vide, la nuova season ha al timone di regia Alexis Sweet, un passaggio del testimone avvenuto con Francesco Vicario, direttore precedente. Siamo di nuovo a Palermo, terra, cuore e sfondo delle vicende poliziesche e amorose che vedono coinvolti Violata Vitale (Francesca Chillemi), giornalista di cronaca nera dalla spiccata sensibilità e intuizione grazie alla sinestesia, e Francesco Demir (Can Yaman), Ispettore Capo tutto istinto e indecifrabilità.

Le prime tre puntate (quindi i primi 6 episodi) sono state lanciate in anteprima su Mediaset Infinity, strategia commerciale seguita anche dalla concorrente Rai, e avranno la loro trasmissione ufficiale in prima serata su Canale 5 dal 3 maggio. Le atmosfere in cui Viola come il mare 2 fa tuffare i suoi spettatori sono quest’anno molto più intricate e scottanti, merito in particolare del cliffhanger con cui il finale della prima stagione ci aveva salutati, il quale va immediatamente aggacciandosi ai nuovi episodi disponibili sulla piattaforma che fremono di raccontarci come sono proseguite le vite di quei personaggi a cui si è iniziato a voler bene. E come alcune scoperte potrebbero scombussolare loro la esistenza, mettendoli in crisi.

La trama dei 3 episodi di Viola come il mare 2

Riallacciamoci quindi al finale della prima stagione, che ci aveva lasciati innestando un dubbio: Viola e Francesco sono fratelli? Entrambi, da quanto si era fatto intendere, sembrerebbero condividere lo stesso padre, ma nessuno dei due lo sa. Si ricomincia da qui. Sonia, la madre di Francesco, che aveva avvisato precedentemente Viola del fatto che suo padre è un altro uomo, è arrivata a Palermo per parlare con il figlio. Un incidente, però, la imprigiona in un coma da cui non riesce a svegliarsi. Intanto a Sicilia Web News c’è una nuova caporedattrice di Milano, Vita Stabili, una donna tutta d’un pezzo che cerca di essere il più affabile possibile con i suoi giornalisti nonostante in lei si annidino alcuni pregiudizi, specie nei confronti di Viola, che ritiene raccomandata in quanto di bella presenza.

Nel frattempo alla giornalista di cronaca nera viene affidato un nuovo compito: un podcast in cui lei, a modo suo, possa raccontare le sue indagini e le storie dietro gli omicidi perpetrati in città. Una soluzione che ben si adatta alla struttura narrativa, trasformando il voice over di Viola, a cui eravamo abituati, in un vero e proprio elemento della diegesi, poiché le sue parole, che introducevano e accompagnavano tutta la puntata, si traducono nel podcast radio, diventandone parte integrante. Ogni episodio, al netto della trama verticale inerente il rapporto complicato fra Viola e Francesco e la ricerca della verità dei loro rispettivi genitori, cerca poi di affrontare diverse tematiche: dal significato dell’amore, al rapporto fra fratelli, a cosa voglia dire essere malati, fino all’essere se stessi facendo cadere le maschere.

Viola come il mare 2

La seconda stagione si conferma una coccola confortevole

Il format di Viola come il mare, che ritroviamo nella nuova stagione, resta simile – in termini di pattern narrativo – alle altre serie televisive poliziesco-romantiche prodotte da Lux Vide, come Che Dio Ci Aiuti, Un passo dal cielo, Don Matteo, Blanca, per citarne alcuni. È una sorta di tratto distintivo, che ne fa riconoscere subito l’identità produttiva, efficace e immediata, come un serial televisivo in fondo richiede. Anche la cifra stilistica è comune agli altri prodotti fondati su questo genere: c’è la fotografia dai colori vispi e accesi che esalta la regia e le immagini, ci sono le riprese panoramiche della città in cui si svolgono gli eventi e c’è la promozione del territorio-cartolina in cui si sviscera la storia.

Un approccio classico e preciso, che comunque non sottrae alla fiction la sua identità: come avviene negli altri casi, per differenziare le fiction, si sceglie di far particolare leva sui protagonisti più che sulla storyline, che sono il vero cuore della narrazione, dando loro definite sfaccettature e una buona caratterizzazione. Can Yaman e Francesca Chillemi si confermano in tal senso capaci, attenti a garantire più gallerie d’espressioni del viso per essere a servizio della scena girata e permettere una maggiore portata emotiva, ed è evidente la loro alchimia rodata, la quale permette naturalezza nelle loro interazioni, anche in quelle più “piccanti”. Soprattutto, però, i due attori risultano ancor più integrati negli incastri del racconto, di natura trasversale, il quale funziona bene per il target della rete generalista e si premura di essere in primis confortevole.

A volte ingenuo nella scelta di alcune situazioni-cliché e dialogi in cui si palesa un po’ di forzatura che non sempre lo fa essere fluido, ma che in ogni caso sa racchiudere sia momenti di divertimento, in cui riesce a strappare una risata, sia frangenti più seri, che stimolano e invogliano a una riflessione più approfondita. La fiction, dunque, ribadisce il suo essere una coccola da gustarsi sul divano di casa, e fa in modo che lo spettatore si lasci trasportare da una parte dalla curiosità legata alle indagini, che mantengono il tono poliziesco/crime regalando momenti action in cui l’attore turco fa sfoggio della sua fisicità, dall’altra dal piacere visivo messo in moto dal lato romantico, con simpatiche gag, equivoci d’amore e sguardi smaliziati che Francesco e Viola non smettono di scambiarsi.

Can Yaman e Francesca Chillemi si impegnano a superare i pregiudizi

Arrivati a questo punto è inutile negarlo: carta vincente di Viola come il mare 2 restano i suoi main characters, Viola e Francesco, dietro ai quali Francesca Chillemi e Can Yaman mostrano di saper capire e cogliere le esigenze e le particolarità dei loro rispettivi personaggi. Chillemi è oramai un’attrice matura, pronta sempre a nuove sfide. Si diverte sul set e questo si nota. Riesce a trovare la chiave e il canale giusto per comunicare prima lei con il suo personaggio e poi quest’ultimo con il pubblico, risultando autentica. Nel panorama televisivo italiano è uno dei volti più apprezzati e non stupisce. Esattamente come la sua Viola, Francesca Chillemi ha saputo poi abbattere il preconcetto e luogo comune del “bella ma non balla”, dimostrando capacità, bravura e impegno con ottimi risultati. Un chiaro segno che si diventa davvero qualcuno non perché aiutato dal proprio aspetto fisico (che sì contribuisce, ma è solo una minima parte), ma per lo studio e la dedizione verso quello che si fa, che sono i primi ingredienti che permettono al proprio percorso lavorativo di essere costellato di successi. E soprattutto di proseguire con dignità.

Un discorso che si applica al suo partner su schermo, Can Yaman, che, grazie alla fama ottenuta con le dizi turche acquistate da Mediaset in cui era protagonista, parliamo di Bitter Sweet, Mr. Wrong, Daydreamer, ha saputo guadagnarsi un posto in prima fila nelle produzioni nostrane. Lo dimostra la sua presenza in Viola come il mare, ma anche l’essere diventato protagonista di Sandokan, serie evento internazionale della Lux Vide le cui riprese sono attualmente in corso nei teatri di posa di Formello. Eppure, anche Yaman – pur corazzato dall’amore dei suoi fan – si è trascinato dietro l’etichetta del “fortunato” e “privilegiato” per l’aspetto fisico, per la sua bellezza vista quasi come una colpa, come se al di là della componente estetica non ci fosse altro. Invece, in barba a chi non credeva nella sua preparazione, l’attore ha dimostrato di valere, di poter accogliere e vincere le sfide che gli si presentavano lungo il cammino. Ricordiamo, per esempio, che Yaman ha preso lezioni di italiano per migliorare la sua pronuncia e non sbagliare i termini della nostra lingua italiana, nel rispetto sia del prodotto che del suo pubblico d’appartenenza. In questa stagione si notano i suoi miglioramenti e la sua maggiore scioltezza e dimistichezza rispetto alla prima stagione, anche se poi in realtà è proprio il suo Francesco Demir ad acquisire più verità, proprio perché diverso anche nel timbro di voce e negli accenti.

In conclusione, chiunque cerchi un momento di leggerezza, per staccare la spina dai propri impegni e magari sognare l’estate, non può perdersi la seconda stagione di Viola come il mare. Un serial che non vuole costruirsi su chissà quali pretese, ma che si pone come un comfort show con l’intenzione di chiudere in una bolla di relax, per un paio d’ore, il suo pubblico. E va benissimo così.

Supergirl: Woman of Tomorrow, Sasha Calle dà un consiglio a Milly Alcock

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Supergirl: Woman of Tomorrow dovrebbe essere il secondo titolo DCU distribuito dai DC Studios e il regista di Crudelia, Craig Gillespie, è stato scelto per dirigere il film.

Ana Nogueira (The Vampire Diaries) ha scritto la sceneggiatura, dopo aver collaborato al film mai realizzato che doveva vedere protagonista Sasha Calle (vista in The Flash), mentre Milly Alcock, che abbiamo imparato a conoscere e amare nella prima stagione di House of the Dragon è ufficialmente il volto della nuova “donna del domani”.

Tuttavia, è difficile non provare un pizzico di rammarico per Calle, poiché il ruolo sembrava essere quello che avrebbe definito la sua carriera. Non ci sono rancori da parte dell’attrice, tuttavia, poiché ha condiviso alcuni consigli entusiasti per Alcock in una nuova intervista. “Oh mio Dio, divertiti tanto. E poi sembrerai così tosta. Mi piace. Divertiti.” Ha dichiarato ai microfoni di Indiewire.

milly alcock supergirlQuando Calle è stata scelta per il ruolo di Supergirl in The Flash, ha assunto quello che nella storia a fumetti Flashpoint era il ruolo di Superman. Tuttavia, prima che i DC Studios venissero fondati, il viaggio nel tempo di Barry Allen avrebbe creato un nuovo DCEU in cui Michael Keaton era Batman (spiegando il suo ruolo nel film dedicato a Batgirl) e Calle sarebbe stata una Supergirl che sostituiva il Superman di Henry Cavill.

LEGGI ANCHE – Milly Alcock debutta con il suo look da SUPERGIRL mentre Woman of Tomorrow si prepara per le riprese di gennaio

I piani sono stati però continuamente modificati mentre la Warner Bros. subiva cambiamenti di regime apparentemente infiniti, con tanto di ritorno provvisorio di Cavill in Black Adam che ha portato a un finale rigirato per The Flash in cui si vedeva Superman unirsi a Supergirl e al Batman di Keaton per affrontare il Velocista Scarlatto.

I DC Studios hanno scartato anche questa soluzione, preferendo il cameo di George Clooney, il che ha significato che non siamo riusciti a vedere Cavill e Calle condividere lo schermo come gli iconici cugini. E James Gunn, che ha definito The Flash uno dei più grandi film di supereroi mai realizzati, ha poi deciso che Calle non era adatta per la sua versione di Kara della DCU.

Supergirl: Woman of Tomorrow, la trama

Secondo una breve sinossi, questa storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per intraprendere una ricerca omicida di vendetta”. L’attrice e drammaturga Ana Nogueira sta attualmente lavorando alla sceneggiatura di Supergirl: Woman of Tomorrow.

Spider-Man: Across the Spider-Verse, parla “l’altro” Miles, Jharrel Jerome

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L’atto finale di Spider-Man: Across the Spider-Verse ci ha lasciati senza fiato: Miles Morales torna a casa sua per affrontare il fato e salvare suo padre dalla morte, cosa che dovrebbe rappresentare il suo “evento canone”.

Durante una conversazione con sua madre, sia il ragazzo che il pubblico capiscono che qualcosa non è proprio andata nel verso giusto. L’arrampicamuri è finito in un universo sbagliato e questo viene confermato quando suo zio Aaron, che ricordiamo è morto in Into the Spider-Verse, entra in casa. Le cose si complicano quando scopriamo che il Miles G. Morlaes di questa Terra è in realtà Prowler.

Il film si chiude su un cliffhanger e mentre in molti hanno immaginato che Shameik Moore potesse interpretare entrambe le versioni di Miles, in realtà è Jharrel Jerome a prestare la voce a Miles/ Prowler di Terra-42 (l’Universo che non ha mai avuto uno Spider-Man).

Jharrel Jerome è il doppiatore di Miles Morales su Terra-42

Parlando con Collider, l’attore ha rotto il silenzio sul ruolo quando ha detto, “È stato un sogno fin da quando ero bambino, far parte di quel mondo in qualsiasi modo. Miles Morales è un personaggio specifico, in quanto dominicano di New York, che ho sempre sognato di incarnare e interpretare.”

Jerome ha aggiunto, “Quindi, anche solo interpretarne la voce nel mondo che stanno creando è incredibile perché ciò che il personaggio sta facendo per la mia gente e per la nostra gente a New York (dominicani, portoricani) sta davvero cambiando la nostra percezione nella cultura mainstream in termini di animazione e genere dei supereroi. Per me farne parte è un onore.”

L’attore, che potreste aver visto in Moonlight e When They See Us, ha anche condiviso elogi e entusiasmo per il franchise e sembra non veda l’ora di ampliare il suo ruolo quando Spider-Man: Beyond the Spider-Verse uscirà (purtroppo, non siamo ancora in grado di sapere quando ciò accadrà e il 2025 sembra sempre più improbabile).

“Sì, sono anche film fantastici. Inoltre, alcune persone dicono, ‘Mio figlio ti ama’, o, ‘Mia figlia ti ama’. La maggior parte delle cose che ho fatto sono state molto tristi e per adulti, quindi è bello espandere un po’ la base di fan e avere bambini che dicono, ‘Oh mio dio, ti amo!’ Anche se mentono perché non hanno visto la mia faccia.”

Spider-Man: Across the Spider-VerseIn Spider-Man: Across the Spider-Verse, dopo essersi riunito a Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere a tempo pieno di Brooklyn viene catapultato attraverso il Multiverso, dove incontra una squadra di Spider-People incaricata di proteggerne l’esistenza.

Ma quando gli eroi si scontrano su come gestire una nuova minaccia, Miles si ritrova a dover affrontare gli altri Spider e deve ridefinire cosa significa essere un eroe in modo da poter salvare le persone che ama di più.

Spider-Man: Accross the Spider-verse è su Prime Video

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.

La storia vera di Braveheart e tutto ciò che il film di Mel Gibson ha di giusto e di sbagliato

Braveheart è un film emozionante, ma è uno dei film meno accurati dal punto di vista storico mai realizzati. “Potranno toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!“. Il discorso di William Wallace è uno dei più famosi della storia del cinema. Per una generazione di spettatori, il film Braveheart di Mel Gibson ha cementato il posto di William Wallace come uno dei più grandi leader militari di tutti i tempi. Il film di Gibson ritrae William Wallace come un eroe riluttante che sfodera la spada per vendicarsi dopo l’assassinio dell’amata moglie. Il film racconta la storia della sua vita, esplorando alcune delle sue battaglie più importanti, e alla fine si conclude con una nota tragica: Wallace viene tradito e messo a morte dagli inglesi. La conclusione di Braveheart è tuttavia ottimista, in quanto presenta il protagonista come l’ispiratore di Robert the Bruce, che alla fine avrebbe condotto la Scozia alla libertà.

Purtroppo, per quanto il film possa essere emozionante, in realtà è generalmente considerato uno dei film meno accurati dal punto di vista storico. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che il regista e protagonista di Braveheart, Mel Gibson, si è basato sul racconto di un bardo di nome Blind Harry, un narratore che sosteneva di aver utilizzato fonti primarie per scrivere il suo resoconto su Wallace, ma probabilmente non lo fece. Blind Harry scrisse di William Wallace circa 100 anni dopo che gli eventi della sua vita si erano verificati, e non si sa quanto dei suoi resoconti fosse reale. Tutto ciò significa che Braveheart deve essere visto come un film basato su un racconto di fantasia liberamente ispirato a eventi storici, e non sorprende che il film sia storicamente inaccurato.

William Wallace non era affatto “Braveheart

Mel Gibson come William Wallace in Bravehearth
© 1995 Paramount Pictures

Braveheart si rallegra delle sue imprecisioni, e le possiede fin dall’inizio, perché persino il titolo è sbagliato. La maggior parte degli spettatori penserà naturalmente che “Braveheart” si riferisca a William Wallace, ma in realtà il nome è associato a Robert the Bruce. Secondo lo scrittore del XIV secolo John Barbour, Robert the Bruce si pentì sempre di non aver partecipato a una crociata. Fece giurare a uno dei suoi cavalieri di portare il suo cuore in Spagna in un astuccio d’argento dopo la sua morte, in modo da trovare un modo per partecipare a una crociata. Nella foga della battaglia, questo cavaliere lanciò l’urna contenente il cuore contro l’esercito avversario, gridando: “Avanti cuore coraggioso, ti seguirò!”. Il titolo di Braveheart non ha nulla a che fare con William Wallace, né il motivo del nome viene mai mostrato nel film (per fortuna).

È interessante notare che anche altre scene che coinvolgono Robert the Bruce nel film sono storicamente inaccurate. Robert the Bruce viene ritratto come un nobile che tradisce William Wallace più di una volta nelle sue battaglie contro gli inglesi, ma ciò non accadde. Questo è dovuto soprattutto al fatto che Robert the Bruce inizialmente non era affatto coinvolto nella ribellione scozzese contro gli inglesi. Il clan Bruce aveva una legittima pretesa al trono scozzese, ma il Paese era talmente in subbuglio che non fece pressioni per rivendicare il trono, ma attese fino a quando non ci fu un sufficiente sostegno scozzese per la ribellione. Per questo si dice che Robert the Bruce sia stato “ispirato” da Wallace e che abbia sposato la causa dopo la morte di quest’ultimo.

La storia di William Wallace in Braveheart è completamente inventata

Mel Gibson interpreta bene il ruolo di William Wallace, aprendo con un racconto degli anni formativi di Wallace pensato per renderlo simpatico. Purtroppo, si tratta di un racconto in gran parte astorico, perché in realtà Wallace era un nobile minore; suo padre e suo fratello non sono certo morti in battaglia contro gli inglesi. Infatti, quando il conflitto con gli inglesi giunse al culmine, William Wallace era già adulto, non un bambino che guardava i suoi familiari più anziani andare in battaglia.

Sebbene Blind Harry racconti della morte della moglie di Wallace in circostanze simili a quelle del film, la sua versione di Wallace è già un leader sanguinario. È interessante notare che Blind Harry non sembra aver mai nominato la moglie di Wallace: il nome “Miranda” è stato aggiunto da studiosi successivi che hanno copiato i suoi manoscritti e “Marion” è stato usato da altri, ma non viene utilizzato nel film per non sembrare simile alla leggenda di Robin Hood. Braveheart sceglie un nome più tradizionale: Murron.

Braveheart inventa il motivo della guerra di William Wallace contro gli inglesi

Mel Gibson e Catherine McCormack in Braveheart - Cuore impavido (1995)
© 1995 Paramount Pictures

La guerra di William Wallace contro gli inglesi non aveva nulla a che fare con la vendetta nel mondo reale e di certo non aveva a che fare con il “diritto nobiliare” dello Jus Primae Noctis, il diritto di un nobile di andare a letto con una sposa locale durante la prima notte di nozze. Sebbene le testimonianze sullo Jus Primae Noctis risalgano all’Epopea di Gilgamesh di circa 4.000 anni fa, in realtà non ci sono prove storiche che sia mai stato praticato in nessuna parte del mondo, compresa la Scozia medievale. Il motivo di Wallace era infatti politico: si opponeva all’invasione della Scozia da parte di Edoardo I dopo la morte del re scozzese Alessandro III. Il primo atto di ribellione noto di Wallace fu l’assassinio di un alto sceriffo inglese nel 1297, ben prima della leggendaria morte della moglie.

Braveheart ignora l’abbigliamento e le armi dell’epoca di William Wallace

Braveheart non è più storicamente accurato quando si tratta di rappresentare l’abbigliamento e le armi degli scozzesi o degli inglesi. I soldati inglesi non avrebbero indossato per secoli il tipo di uniformi standardizzate che si vedono in Braveheart di Mel Gibson, mentre i kilt degli scozzesi sono altrettanto antistorici. I tartan di famiglia sarebbero stati stabiliti, ma i kilt con cintura non sarebbero stati usati in battaglia per altre centinaia di anni. Wallace non avrebbe mai indossato una vernice blu per il viso; è associata ai Picti. “Picti” è il nome che i soldati romani davano ai soldati tribali scozzesi con cui si scontravano quando cercavano di invadere la Scozia. La pittura facciale blu sarebbe passata di moda circa 1.000 anni prima del suo tempo.

Anche la leggendaria lama di William Wallace è sbagliata, sebbene ispirata alla Wallace Sword esposta nel National Wallace Monument di Stirling. Come ha dichiarato lo storico David Caldwell alla BBC:

La cosiddetta Spada di Wallace è in realtà un tipo di spada scozzese che risale alla fine del XVI secolo. Questa spada fu vista al Castello di Dumbarton dal famoso poeta William Wordsworth e da sua sorella Dorothy quando visitarono la Scozia nel 1803. Uno dei soldati della guarnigione disse loro che era quella di Wallace. È la prima volta che la spada viene associata all’eroe scozzese: il soldato stava deliberatamente raccontando una storia ai visitatori inglesi?

In realtà, però, questo particolare elemento di imprecisione storica è del tutto comprensibile. La Spada di Wallace può anche non essere autentica, ma ha un’enorme importanza simbolica.

Il film Braveheart di Mel Gibson sbaglia persino le sue battaglie

Braveheart sbaglia persino le battaglie. La più eclatante è la battaglia di Stirling Bridge; per prima cosa, nel film non c’è traccia di un ponte. Nel mondo reale, la genialità delle tattiche di William Wallace non risiedeva nell’uso di lunghe lance – una tattica comune – ma piuttosto nella scelta del campo di battaglia. L’esercito di Wallace era posizionato su un lato di un ponte e gli inglesi erano costretti ad attraversarlo. Il ponte fungeva da imbuto, neutralizzando la superiorità numerica. Ironia della sorte, questa non fu la strategia di Wallace, ma è accreditata ad Andrew de Moray, un altro capo militare scozzese che morì poco dopo la battaglia di Stirling Bridge a causa delle ferite riportate sul posto. Questa figura non compare mai in Braveheart, ma il suo contributo alla ribellione scozzese contro gli inglesi fu altrettanto importante di quello di Wallace.

La battaglia di Falkirk è invece più interessante, con alcuni dettagli che corrispondono a quelli di Braveheart. La cavalleria scozzese ha effettivamente disertato durante questo conflitto inaspettato, ma non ci sono prove che i nobili siano stati corrotti; piuttosto, è probabile che siano stati demoralizzati e abbiano semplicemente abbandonato la battaglia piuttosto che affrontare l’inevitabile sconfitta.

La morte di William Wallace

mel gibson Braveheart

La morte di William Wallace è una delle parti più storicamente accurate di Braveheart, anche se resa molto meno macabra. Gibson sceglie di accennare soltanto agli orrori che Wallace subisce: viene impiccato, poi sventrato fuori campo, prima di essere decapitato. Alcuni aspetti più raccapriccianti della tortura, come l’intestino di Wallace che viene bruciato davanti a lui, sono comprensibilmente tagliati. Tuttavia, è strano che un film come Braveheart, che non è particolarmente apprezzato per la sua accuratezza storica, gestisca le scene di morte in modo abbastanza accurato.

The Batman – Parte 2, Barry Keoghan sul possibile ritorno di Joker: “Vedremo come andrà a finire”.

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A Barry Keoghan è stato chiesto ancora una volta del suo potenziale ritorno nel ruolo del Joker in The Batman – Parte 2 di Matt Reeves e, non troppo sorprendentemente, l’attore irlandese ha ancora giurato di mantenere il segreto.

Il candidato all’Oscar è stato interrogato sulla possibilità di riprendere il ruolo della nemesi del Cavaliere Oscuro mentre parlava del suo ultimo film, Bring Them Down, con Variety al Toronto International Film Festival, e la sua risposta dovrebbe dirvi tutto quello che c’è da sapere.

Inizialmente si era detto che Keoghan avrebbe interpretato l’agente Stanley Merkel in The Batman, ma presto sono emerse voci che si trattava di un semplice depistaggio. In effetti, l’attore di Eternals appare verso la fine del film come un “Prigioniero di Arkham senza nome” che parla con l’Enigmista (Paul Dano), ma presto diventa chiaro che dovrebbe essere il Joker, o almeno l’uomo che diventerà il Joker.

Reeves ha poi condiviso una scena eliminata in cui il cattivo di Keoghan parla con il Crociato con il Cappello (Robert Pattinson), ma il regista ha detto che questo non deve essere preso come un’indicazione del fatto che Joker è stato schierato come antagonista principale del suo sequel, anche se questo non significa che non sarà coinvolto in qualche modo.

Cosa ha detto recentemente Matt Reeves su The Batman – Parte 2?

The Batman
CREDIT: MATT REEVES / WARNER BRO

Matt Reeves ha recentemente condiviso i primi dettagli ufficiali sulla trama di The Batman – Parte 2 durante una nuova intervista con SFX Magazine, confermando che il film vedrà ancora una volta Batman indagare su un mistero.

Abbiamo condiviso [la sceneggiatura] con la DC e loro sono super eccitati”, ha detto alla rivista. “Andrà a scavare nella storia epica della corruzione più profonda e si addentrerà in luoghi che [Bruce Wayne] non poteva nemmeno prevedere nel primo film.

I semi di ciò che sta accadendo sono tutti nel primo film e si espande in un modo che vi mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto. Batman è costantemente in lotta con queste forze. Ma queste forze non possono essere completamente esorcizzate. Quindi il prossimo film approfondirà questo aspetto.

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte 2

Come già sottolineato, The Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, Jame Gunn è dovuto intervenire per smentire le voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA del 2023, The Batman – Parte 2 è stato rinviato all’ottobre 2026. Le riprese del sequel inizieranno alla fine di quest’anno.

Reeves spera che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar. Nel frattempo, Reeves è intenzionato a espandere la serie DC Elseworlds, dato che la serie spin-off di Batman, Il Pinguino, con Colin Farrell nei panni del boss della mafia, è prossima all’uscita. Con Farrell che ha annunciato una serie molto violenta, The Penguin debutterà su Max a settembre.

L’uscita di The Batman – Parte 2 è prevista per il 2 ottobre 2026. Nel cast Robert PattinsonZoë KravitzJeffrey WrightAndy SerkisColin Farrell.

Milly Alcock debutta con il suo look da SUPERGIRL mentre Woman of Tomorrow si prepara per le riprese di gennaio

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Sono state condivise online alcune foto di Milly Alcock tra la folla degli US Open e l’ex star di House of the Dragon sfoggia una pettinatura molto da Supergirl. La Alcock è naturalmente bionda (o comunque biondo fragola), ma in questo caso la sua pettinatura è più chiara del solito e, nelle foto che seguono, sembra decisamente pronta a solcare i cieli come Donna del Domani nel film Woman of Tomorrow del DCU.

Si ritiene che la Alcock abbia girato delle scene per il film Superman di James Gunn e dovrebbe iniziare a girare il suo film da solista all’inizio del prossimo anno. Woman of Tomorrow sarà il prossimo film del DCU a uscire nelle sale dopo Superman. La Warner Bros. ha recentemente annunciato che la nostra nuova Ragazza d’Acciaio prenderà il volo il 26 giugno 2026.

Si dice che questa versione di Kara Zor-El sia “meno seria e più tagliente dell’iconica supereroina”, in quanto Gunn cerca di allontanarsi dalle “precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in particolare la lunga serie della CBS/CW interpretata da Melissa Benoist”.

Cosa ha detto James Gunn su Woman of Tomorrow

James Gunn 2023
Il regista statunitense James Gunn arriva alla premiere di Los Angeles della Warner Bros. ‘The Flash’ tenutasi al TCL Chinese Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti. — Foto di imagepressagency – DepositPhotos

James Gunn ha recentemente rivelato che aveva già in mente la Alcock per interpretare Supergirl dopo aver visto la sua interpretazione nella serie prequel di Game of Thrones della HBO.

“Milly è stata la PRIMA persona che ho proposto a Peter per questo ruolo, ben più di un anno fa, quando avevo letto solo i fumetti”, ha scritto il regista su Threads. “Stavo guardando La casa del dragone e ho pensato che potesse avere il taglio, la grazia e l’autenticità di cui avevamo bisogno”.

Secondo una breve sinossi, la storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e si ritrova in una ricerca omicida di vendetta”.

Cosa sappiamo sul film Woman of Tomorrow? 

Supergirl: Woman of Tomorrow

L’attrice e drammaturga Ana Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura di Woman of Tomorrow.

Gunn e Peter Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando è stato rivelato lo slate del DCU “Gods and Monsters”. Il progetto sarà basato almeno in parte sull’omonima serie di fumetti di King del 2022.

All’epoca James Gunn aveva dichiarato: “Nella nostra serie vediamo la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra e cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia, una scheggia di Krypton, e ha visto tutti quelli che la circondavano morire ed essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita, per poi arrivare sulla Terra quando era una ragazzina. È molto più dura, non è esattamente la Supergirl che siamo abituati a vedere”.

The Fantastic Four: First Steps, Vanessa Kirby dice di essere “molto fiduciosa per il film… Mi mancano!”

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Sembra che The Fantastic Four: First Steps si sia preso una pausa dalle riprese: la star Vanessa Kirby ha partecipato al Toronto International Film Festival per promuovere il suo nuovo film, Eden di Ron Howard, interpretato anche da Ana de Armas e Sydney Sweeney.

L’attrice di Mission: Impossible – che interpreterà Sue Storm/Invisible Woman nel reboot dei Marvel Studios – è stata interpellata per un aggiornamento sulla produzione sul red carpet della prima mondiale di Eden e, sebbene non abbia condiviso nulla di particolarmente eccitante, sembra che le cose stiano andando molto bene e che la “prima famiglia Marvel” stia andando d’accordo come si spera.

“Ci amiamo così tanto. Sono stato lontano da loro per due giorni e mi mancano”, ha detto Kirby. “Ci stiamo divertendo molto insieme. Sono davvero fiducioso per il film e Matt Shakman è fantastico e Pedro [Pascal] è celestiale”.

Sebbene siano trapelate diverse foto e video sul set, la Marvel ha fatto un ottimo lavoro per tenere i membri principali del cast lontani dalle telecamere, e non abbiamo ancora visto nessuno degli eroi vestito (anche se abbiamo intravisto una controfigura che indossa una pratica tuta della Cosa). Forse, alla ripresa della lavorazione, si troveranno online alcuni scatti più rivelatori.

The Fantastic Four: First Steps – quello che c’è da sapere sul film

Il film è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà The Fantastic Four: First Steps, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter Hauser, John MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel film.

Venezia 81: il Leone a Pedro, le star, i giovani e gli spritz

Venezia 81: il Leone a Pedro, le star, i giovani e gli spritz

Pedro Almodovar torna a casa con il Leone d’Oro assegnatogli dalla giuria dell’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia presieduta da Isabelle Huppert. Un riconoscimento che arriva a coronamento di una lunga storia d’amore con Venezia, cominciata nel 1988, quando con il suo film d’esordio, Donne sull’Orlo di una Crisi di Nervi, vinse il Premio Osella alla sceneggiatura, e proseguita nel 2019 con il Leone d’Oro alla Carriera, fino al riconoscimento sul campo per il migliore film della selezione ufficiale in Concorso del 2024.

The Room Next Door è il Leone d’Oro

Un premio, quello ad Almodovar, sacrosanto: il suo The Room Next Door è un piccolo gioiello, sigla la prima produzione americana del regista che porta dall’altro lato dell’Oceano la sua estetica distintiva e definita, avvalendosi della collaborazione di Julianne Moore e Tilda Swinton, sue protagoniste. Il Leone arriva però a sorpresa, al Lido, dove i titoli più quotati per la vittoria finale erano altri, e tra questi c’era il film fiume The Brutalist, di Brady Corbet, che invece ha portato a casa il Leone d’Argento alla migliore regia. Trai premi più belli del concorso, spicca quello a Maura Delpero, unica italiana premiata su cinque film in concorso, che con il sorprendente, delicato e bellissimo Vermiglio, si vede assegnato il Gran Premio della Giuria.

Maura Delpero a Venezia 81 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

E se il Premio Speciale della Giuria lascia tutti di sorpresa (April di Dea Kulumbegashvili non era piaciuto molto alla stampa), applausi scroscianti hanno accompagnato il premio alla sceneggiatura di Ainda estou aqui, di Walter Salles, che si è avvalso delle penne di Murilo Hauser e Heitor Lorega. Il film era trai favoriti per la Coppa Volpi alla migliore interpretazione femminile, a Fernanda Torres, che però ha dovuto retrocedere di fronte alla coraggiosa performance di Nicole Kidman, vincitrice, in Babygirl. L’attrice però non era presente al Lido per ritirare il premio. Al posto suo, la regista Halina Reijn ha letto un messaggio dell’attrice in cui annunciava la sua assenza a causa dell’improvvisa dipartita della madre. La dolorosa notizia non è stata gestita al meglio da Sveva Alviti, madrina di Venezia 81, che era incaricata di condurre la serata di premiazione e che non è riuscita, forse non ha avuto la prontezza, a intervenire dando il giusto peso al momento. Ha invece elencato i regali che accompagnano il premio, lasciando la platea interdetta.

Vincent Lindon ha vinto la Coppa Volpi: anche in questo caso ci si aspettava un premio diverso, a Adrien Brody per The Brutalist o a Daniel Craig per Queer. Invece è arrivato all’attore francese, amico di Huppert e interprete del tenero e difficile ruolo di un padre in The Quiet Son, film che verrà ricordato solo per la performance di Lindon, appunto. Chi invece promette di farsi ricordare è il giovane Paul Kircher, che da Cannes 2023, dove ha partecipato con The Animal Kingdom, a Venezia 2024, dove invece ha vinto il premio Martroianni per Leurs enfants après eux, ha disegnato una parabola perfetta che promette di durare a lungo.

Paul Kircher
Paul Kircher a Venezia 81 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Tante star, poco cinema a Venezia 81

Al netto dei premi che tutto sommato sono stati apprezzabili, senza particolari scandali o rivendicazioni, i titoli del concorso di Venezia 81 si sono rivelati buoni ma non eccellenti. C’è stata molta attenzione alla selezione dei protagonisti dei film, più che ai film, dal momento che il tappeto rosso del palazzo del Cinema era affamato di star, dopo lo sciopero del 2023, e forse questo ha reso più pigro un comitato di selezione che era stato capace di incuriosire e interessare molto di più, negli anni precedenti. Tanto che la selezione principale è stata forse la meno commentata e chiacchierata rispetto alle altre collaterali, su tutte quella di Giornate degli Autori e soprattutto della Settimana della Critica.

Al netto di questo aspetto impossibile da trascurare, Venezia 81 è stata davvero un’edizione per il pubblico, con tantissimi avventori e appassionati, le sale sempre piene e tanti giovani cinefili pronti ad affrontarsi a colpi di citazioni. Un ambiente vivace e divertente, reso vivo dalle discussioni relative ai film e da fiumi di spritz.

Venezia 81: tutti i vincitori, trionfa Pedro Almodovar

Festival di Venezia 2024, le foto dei premiati della Mostra

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Festival di Venezia 2024, le foto dei premiati della Mostra

Tutte le foto dal red carpet dei vincitori dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Per il concorso vincono Leone d’Oro al miglior film: “The Room Next DoorPedro Almodovar, Gran Premio della Giuria: “Vermiglio“, Maura Delpero, Leone d’Argento alla Migliore Regia: Brady Corbet, “The Brutalist“, Premio Speciale della Giuria: “April“, Dea Kulumbegashvili, Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor Lorega, “Ainda estou aqui”, Coppa Volpi Miglior Attrice: Nicole Kidman, “Babygirl“, Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon, “The Quiet Son” e Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente: Paul Kircher, “Leurs enfants après eux“.

Il sindaco del rione Sanità: dal cast alla storia vera, le curiosità su film di Mario Martone

Affermatosi come uno dei grandi nomi del teatro italiano, il regista Mario Martone ha in diverse occasioni compiuto anche il passaggio dietro la macchina da presa, realizzando alcuni tra i film più apprezzati e premiati del panorama cinematografico italiano. Tra i più recenti si annoverano Il giovane favoloso e Capri-Revolution, mentre del 2019 è il suo Il sindaco del rione Sanità (qui la recensione) da lui scritto e diretto e basato sull’omonimo testo teatrale, che Martone aveva già portato sul palcoscenico nel 2018.

Il film è dunque la trasposizione cinematografica della commedia in tre atti scritta dal grande Eduardo De Filippo nel 1960. Presentato in concorso alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il lungometraggio si è affermato come uno dei maggiori titoli italiani del suo anno, all’interno del quale veniva riadatta in chiave contemporanea una storia in realtà da sempre attuale. Per realizzare il film, Martone si è avvalso di splendide location come Massa di Somma, il più piccolo dei Comuni del Parco Nazionale del Vesuvio.

Dopo essere stato accolto con grande successo al Lido, Il sindaco del rione Sanità è poi in seguito arrivato in sala per soli tre giorni come evento speciale. Grazie al successo di pubblico ottenuto, però, la sua permanenza si è prolungata ben oltre, confermando il fascino esercitato dal film. Prima di intraprendere una visione del titolo, sarà certamente utile approfondire ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò, come anche le piattaforme dove è possibile ritrovare il film in streaming per una comoda visione casalinga.

Il sindaco del rione Sanità cast

La trama di Il sindaco del rione Sanità

Ambientato nei pressi di Napoli, nella campagna vesuviana, il film ha per protagonista Antonio Barracano, una figura temuta e rispettata proveniente dal rione Sanità. Qui egli è noto come “il Sindaco”, e si occupa di dirimere le liti e amministrare la giustizia secondo i propri criteri, talvolta ricorrendo a metodi anche particolarmente brutali. In tali attività egli è aiutato anche dal suo braccio destro, noto come “il Dottore“. Nel corso delle sue giornate, sono molte le persone che si recano presso di lui, che assume il ruolo di giudice di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Un giorno, però, si presenta al suo cospetto un giovane di nome Rafiluccio Santaniello.

Questi rivela a Barracano la sua volontà di uccidere suo padre Arturo, ricco panettiere napoletano. L’uomo è colpevole di aver diseredato e cacciato di casa il figlio in seguito alla morte della madre. Rafiluccio chiede dunque il benestare del Sindaco per tale criminosa azione, ma Barracano vuole prima andare a fondo a quella storia. Egli rivede infatti nel giovane lo stesso sentimento di vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e cambiato per sempre. Spinto dal desiderio di salvare l’animo del ragazzo, egli tenta di farlo riappacificare con il genitore. Andando a fondo a quella triste vicenda, però, emergeranno segreti inconfessabili del passato.

Il cast del film

Per dar volto ai personaggi principali della storia, Martone ha ricercato interpreti particolarmente carismatici, che potessero apportare ulteriore fascino al racconto. A interpretare Antonio Barracano è l’attore Francesco Di Leva, già popolare per il film Una vita tranquilla. Egli ha poi raccontato di essersi trovato davanti ad una grande sfida nell’interpretare Antionio Barracano, protagonista del film. In quanto attore, un ruolo del genere fu per lui un’occasione magnifica, ma come uomo lo ha disprezzato fortemente. Per lui è stato dunque complesso non giudicare il personaggio, ma limitarsi a dargli vita in modo oggettivo. Per la sua interpretazione, Di Leva è poi stato candidato come miglior attore ai principali premi del cinema italiano, tra cui il David di Donatello.

Accanto a lui, nel film, si ritrovano attori più o meno noti ma tutti in grado di rendere memorabili i rispettivi personaggi. Ad interpretare Il Dottore, braccio destro di Barracano, vi è Roberto De Francesco, visto in numerose opere tra cinema e televisione e che aveva già lavorato con Martone in precedenti film di questi. Massimiliano Gallo, il quale vanta anch’egli una lunga carriera al cinema, è invece presente nei panni di Arturo Santaniello, il ricco panettiere odiato dal figlio. Ad interpretare Rafiluccio Santaniello è Salvatore Presutto, qui al suo primo ruolo cinematografico dopo essere comparso in un episodio della serie Gomorra. Sono poi presenti gli attori Adriano Pantaleo nei panni di Catiello, e Gennaro Di Colandrea in quelli di Pascale ‘o Nasone.

Il sindaco del rione Sanità storia vera

La storia vera dietro il film

Come racconta lo stesso Eduardo, il personaggio centrale del dramma è stato da lui ripreso dalla vita reale: “Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d’uomo bruno. Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava. Una volta ebbe una lite con Martino ‘u Camparo, e questo gli mangiò il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in camerino. “Disturbo?” chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la mano sul bastone. “Volete ‘na tazza ‘e cafè?”. Lui rispondeva “Volentieri”. Poi se ne andava“. (tratto da M.Giammusso, Vita di Eduardo, Mondadori, Milano 1993).

Il trailer di Il sindaco del rione Sanità e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere tale film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.Il sindaco del rione Sanità è infatti disponibile nel catalogo di Rai Play. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 7 settembre alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Minions: dalle canzoni ai sequel, tutte le curiosità sul film d’animazione

Divenuti un vero e proprio fenomeno culturale, i Minions (qui la recensione), personaggi ideati da Sergio Pablos, hanno guadagnato popolarità e seguito sin dalla loro prima comparsa nel film d’animazione del 2010 Cattivissimo me, riconfermando la loro attrattiva anche per i successivi due sequel del franchise. Dato il clamore suscitato, era prevedibile che venisse dedicato loro un intero lungometraggio, distribuito nei cinema di tutto il mondo nel 2015. Spin-off e allo stesso tempo prequel della trilogia originale, il film dei minions ha raccontato le origini dei simpatici ometti gialli, approfondendo la loro stravagante natura.

Gli incassi del film hanno superato ogni aspettativa, dimostrando come i minions siano ormai parte dell’immaginario comune, nonché oggetti di un vero e proprio franchise dalle uova d’oro. In Italia, infatti, il film ha incassato circa 22,3 milioni di euro, diventando uno dei film più visti del 2015. A livello globale, invece, ha superato il traguardo del miliardo, posizionandosi al 17° posto nella classifica dei film con il maggior incasso nella storia del cinema.

Amati dai bambini di tutto il mondo, i minions hanno senza dubbio dominato il decennio appena trascorso, con numerose opere e prodotti ad espandere la loro influenza. E la strada sembra ancora lunga per loro. In seguito al successo del primo film, infatti, è stato annunciato un sequel intitolato Minions – Come Gru diventa cattivissimo, che porterà in scena l’incontro tra i piccoli esseri gialli e il futuro protagonista della trilogia originale. Inizialmente previsto per il luglio del 2020, il film è stato tuttavia rimandato di un anno, con uscita fissata al 2 luglio 2021, per via della pandemia attualmente in corso.

Minions film

 

La trama e i personaggi di Minions

Sin dalle origini della vita sulla Terra, i minions hanno dimostrato di possedere un solo scopo, ovvero quello di servire il più cattivo tra i cattivi presenti in circolazione. Nel corso del film li si vede infatti alle prese con diversi padroni di diverse epoche, dal T-Rex a Napoleone, da Dracula allo Yeti. Avventura dopo avventura, tuttavia, si rendono conto di non essere realmente utili ai loro comandanti, in quanto finiscono sempre per dar vita a colossali pasticci. Compreso ciò, i minions decidono di ritirarsi in Artide, lontani dal mondo civilizzato. Tre di loro, però, di nome Kevin, Bob e Stuart, non riescono ad accettare la nuova condizione, e decidono dunque di partire per una nuova missione: trovare un nuovo supercattivo da servire.

Giunti ad un importante meeting di cattivi, qui fanno la conoscenza di Scarlett Sterminator, la quale dopo averli assunti assegna loro una rischiosissima missione: rubare la corona della Regina d’Inghilterra. Ciò, infatti, permetterà alla donna di reclamare il suo posto sul trono. Aiutati anche dal marito di lei, Herbert, i piccoli minions vengono dotati di tutte le migliori tecnologie possibili. Per loro sarà ora fondamentale dimostrare di poter portare a termine la missione senza combinare guai, al fine di riuscire ad accontentare il desiderio del loro nuovo padrone.

Come si evince dalla trama, i protagonisti assoluti sono i tre minions Bob, Stuart e Kevin. Bob è il più piccolo e ingenuo dei tre, non ha capelli e possiede un occhio verde e l’altro marrone. Stuart, invece, possiede un solo occhio ed è l’adolescente del gruppo, aspirante rock star con una personalità ribelle e solitaria. Infine, c’è Kevin, il più maturo dei tre nonché leader del gruppo. È lui a spingere gli altri due ad abbandonare l’Artide, desideroso di poter diventare un eroe agli occhi dell’intera loro tribù. Nel film è poi particolarmente importante anche il personaggio di Scarlett Sterminator, donna estremamente alta, magra ed elegante. È diventata una criminale in seguito ad un’infanzia difficile.

Minions personaggi

I doppiatori del film

Da sempre fonte di curiosità per il loro particolarissimo linguaggio, i minions sono tutti doppiati da Pierre Coffin, anche regista del film. Questi, infatti, oltre ad essersi concentrato su Bob, Stuart e Kevin, ha registrato le voci e i suoi per tutti gli 899 minions comparsi nel film. Il loro è un linguaggio molto particolare, studiato a lungo dai realizzatori del film. Anche se sembra che dicano sempre le stesse parole, in realtà esso vanta numerosi termini provenienti dal vocabolario, inglese, francese, italiano e indonesiano.

Data la popolarità dei minions, non sorprende che numerosi celebri attori abbiano accettato di ricoprire il ruolo di doppiatori per gli altri personaggi del film. Scarlett Sterminator è infatti doppiata dalla premio Oscar Sandra Bullock, che ha così dato vita al primo ruolo da villain della sua carriera. Nella versione italiana, invece, il personaggio ha la voce di Luciana Litizzetto, mentre in francese quella di Marion Cotillard. Anche il personaggio di Herbert Sterminator vanta note voci. In originale, infatti, è l’attore Jon Hamm a doppiarlo. In Italia è invece Fabio Fazio, e in Francia Guillaume Canet.

Vi è poi la presenza di Michael Keaton e Allison Janney, rispettivamente nei ruoli di Walter e Madge Nelson, coniugi specializzati in furti e rapine, i quali aiuteranno i tre minions protagonisti a raggiungere la fiera dei supercattivi. Appare, anche se soltanto nel finale, anche il personaggio del giovane Gru, che anche in questo caso ha la voce dell’attore Steve Carell. La voce narrante che si può sentire nel corso del film è invece quella del premio Oscar Geoffrey Rush, mentre in italiano è quella del noto Alberto Angela.

Minions sequel

Le canzoni presenti in Minions e i sequel del film

Come consuetudine per i titoli appartenenti al franchise di Cattivissimo me, anche il film dei minions vanta al suo interno la presenza di celebri brani musicali. Tra questi si annoverano Happy Together, del gruppo The Turtles, You Really Got Me, dei The Kinks, My Generation, dei The Who e Mellow Yellow, della band Donovan. Nel finale del film, inoltre, si può udire il brano Revolution, appartenente ai The Beatles ma cantato per l’occasione proprio dai piccoli minions. La colonna sonora originale del film è invece stata composta da Heitor Pereira.

Nel 2020 viene poi distribuito il sequel Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo, dove si racconta del dodicenne Gru che cresce nei sobborghi della città nutrendo una grande passione per i Vicious 6, ovvero i Malefici 6, un gruppo di supercattivi. Deciso a diventare un vero supercattivo come loro, Gru mette in atto un malvagio piano per rubare una pietra ai Malefici 6. Ma per farlo, avrà bisogno dei Minions, che troveranno così in lui un nuovo supercattivo da servire. Nel luglio 2024, insieme alla distribuzione di Cattivissimo me 4, è stato annunciato anche un Minions 3.

Il trailer di Minions e dove vedere il film in streaming

Per gli appassionati dei celebri personaggi gialli, o per chi non avesse ancora visto il loro film, è possibile recuperare il titolo grazie alla sua presenza in alcune tra le principali piattaforme streaming oggi presenti in rete. Minions è infatti disponibile su Rakuten TV, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma prescelta, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così poi modo di riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7 settembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Festival di Venezia 2024, le foto dal red carpet di chiusura

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Festival di Venezia 2024, le foto dal red carpet di chiusura

Si è tenuto poco fa il red carpet di chiusura dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Di seguito le foto di tutti i protagonisti che sono passati sul red carpet. La madrina Sveva Alviti, Pedro Almodovar, Kevin Costner, Luke Wilson, Sienna Miller, Isabelle Huppert e molti altri.

Nei primi sei giorni di svolgimento (da mercoledì 28 agosto a lunedì 2 settembre) dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, i numeri dei titoli d’ingresso venduti e degli abbonamenti confermano che il pubblico della Mostra è in costante crescita.

A questo pubblico appassionato, che sta affollando in questi giorni tutte le sale del Lido, va il ringraziamento della Biennale di Venezia.

Al termine della giornata di lunedì 2 settembrel’81. Mostra ha registrato i seguenti numeri:

  • titoli d’ingresso venduti al pubblico 59.729 (+11% sul 2023)
    di cui 1.747 abbonamenti (+25% sul 2023)
  • accrediti distribuiti al Lido 12.953 (+2% sul 2023)

Venice Immersive: +23% di prenotazioni
Le prenotazioni della sezione Venice Immersive all’isola del Lazzaretto Vecchio sono state 5.515 (+23% sul 2023).

Skylight: la spiegazione del finale del film

Skylight: la spiegazione del finale del film

Diretto da Chris Cullari e Jennifer Raite, il film del 2022 Skylight porta lo spettatore a confrontarsi con le conseguenze della manipolazione psicologica, che può persistere anche in persone che stanno attivamente cercando di liberarsene. Nel film, infatti, il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è decade, gettanto tanto le protagoniste quanto il pubblico in un caos nel quale non sembrano poterci essere punti di riferimento certi. Manipolazione psicologica che avviene in questo caso a partire dall’incontro con una setta.

I due registi, anche sceneggiatori del film, hanno infatti raccontato di essersi ispirati a NXIVM, un’organizzazione fondata nel 1998 da Keith Ranier che si presentava come un gruppo di auto-aiuto e crescita personale, ma che si è rivelata essere una setta manipolativa e abusiva. Con Skylight si affrontano così non solo i modi in cui la propria mente può diventare un nemico, ma anche come tali modi possano essere scatenati dal potere che qualcun altro riesce ad esercitare sulle persone.

Per gli appassionati di questo genere di film, dove niente è come sembra e il nemico è potenzialmente ovunque, ecco un titolo da non perdere assolutamente. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Skylight. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Skylight trama

La trama e il cast di Skylight

Il racconto si svolge nel deserto del New Mexico, dove una setta chiamata Skylight ha la sua base in un campus di nome The Aviary diretto dall’affascinante Seth (Chris Messina). Capo carismatico della setta, l’uomo è un perfido e astuto manipolatore. Tra i partecipanti al campus ci sono anche Jillian (Malin Akerman) e Blair (Lorenza Izzo), due giovani donne in cerca di libertà. Quello che trovano, tuttavia, è una vera e propria prigione.

Decidono dunque di scappare ma si rendono ben presto conto che le loro menti sono ormai controllate da Seth. Riescono comunque ad addentrarsi nel deserto, dove dovranno però lottare contro le insidie e le allucinazioni che le perseguitano. Man mano che le energie diminuiscono e il cibo finisce, Jillian e Blair temono di non farcela, ma sanno che il nemico da combattere è nelle loro teste.

La spiegazione del finale

Il programma Seth, chiamato Sintesi, consisteva in associazioni di parole ripetute e strane maschere vuote. Era stato creato per togliere l’identità alle donne e permettergli di ricostruire tutto, dai ricordi degli eventi passati alla percezione di quelli attuali. Di conseguenza, la maggior parte di ciò che abbiamo visto nel deserto potrebbe non essere accaduto affatto. Di certo, Jillian che si butta dalla scogliera, l’apparizione di Delilah e il costante viaggio circolare delle donne non erano reali.

Più le donne si allontanano dal culto e più diventano disperate, più le loro allucinazioni si rafforzano. La piccola quantità di cibo e acqua sparisce e Blair viene indotta a mangiare bacche velenose, mentre Jillian si aggrappa a un computer portatile rubato che ha mentito sul averlo abbandonato a Calvario. Entrambe le donne sembrano lavorare l’una contro l’altra e contro sé stesse. I cellulari appaiono e scompaiono senza alcuna spiegazione e vengono lasciati misteriosi biglietti senza che si ricordi di averli scritti.

Skylight cast

Alla fine, quasi allo stremo delle forze, le donne trovano un camper con cibo e acqua e decidono di riposare per un po’. Jillian carica il portatile e guarda le “sessioni di barriera” di Delilah e Blair. Ciò che vede la convince che Blair ha ucciso Delilah su suggerimento di Seth. Jillian vuole perdonarla perché insiste che Seth l’ha costretta a farlo. I suggerimenti sono però troppo forti e Jillian pugnala Blair, pensando così di uccidere Seth. Quando si rende conto di ciò che ha fatto, ci viene mostrata una diversa “sessione di barriera”.

In essa, sembra che sia stata Jillian stessa a uccidere Delilah e non Blair. Tuttavia, tutto ciò che Seth dice è una bugia, quindi è possibile che abbia ucciso Delilah e abbia fatto credere a Jillian di averlo fatto. Mentre si allontana con Jillian nel suo furgone, lei chiede come l’abbia trovata e lui risponde che non se n’è mai andata. Questa potrebbe essere una delle poche affermazioni vere che fa. Tutto ciò che è accaduto tra Blair e lei nel deserto potrebbe essere stato nella sua mente.

Vediamo Seth scavare qualcosa e dare fuoco al camper mentre si allontanano, ma le fiamme hanno la stessa colorazione psichedelica di ogni allucinazione. È possibile che nulla di tutto ciò fosse reale, ma più probabilmente, in base al comportamento di trance alla fine, è stata di nuovo drogata da Seth e sarà condizionata a una verità più appetibile che non include il fatto che abbia ucciso qualcuno. Jillian sarà probabilmente convinta che Blair abbia lasciato Skylight da sola.

Alla fine, dunque, ciò che ha ostacolato la gioia delle donne è stato Seth e il modo in cui ha messo le loro stesse menti contro di loro. Nella loro disperata ricerca di un gruppo a cui appartenere, hanno perso sé stesse. Le donne di Skylight vivevano dunque in una gabbia, una prigione per i membri che non hanno bisogno di essere imprigionati, visto che le loro ali sono già state tarpate.

Il trailer di Skylight e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Skylight grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Venezia 81: tutti i vincitori, trionfa Pedro Almodovar

Venezia 81: tutti i vincitori, trionfa Pedro Almodovar

La giuria dell’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, presieduta da Isabelle Huppert e composta da James Gray, Andrew Haigh, Agnieszka Holland, Kleber Mendonça Filho, Abderrahmane Sissako, Giuseppe Tornatore, Julia von Heinz, Zhang Ziyi, ha assegnato i suoi premi.

Pedro Almodovar ha portato a casa il suo Leone d’Oro con The Room Next Door, mentre il podio è anche un po’ italiano grazie a Maura Delpero e al suo splendido Vermiglio, che conquista il Gran Premio della Giuria. Il film fiume di Brady Corbet vince per la migliore regia e Nicole Kidman e Vincent Lindon portano a casa la Coppa Volpi.

Venezia 81: tutti i vincitori

CONCORSO

Leone d’Oro al miglior film: “The Room Next DoorPedro Almodovar
Gran Premio della Giuria: “Vermiglio“, Maura Delpero
Leone d’Argento alla Migliore Regia: Brady Corbet, “The Brutalist
Premio Speciale della Giuria: “April“, Dea Kulumbegashvili
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor Lorega, “Ainda estou aqui
Coppa Volpi Miglior Attrice: Nicole Kidman, “Babygirl
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon, “The Quiet Son
Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente: Paul Kircher, “Leurs enfants après eux

ORIZZONTI

Miglior Film: “The New Year That Never Came,” Bogdan Mureşanu
Migliore Regia: Sarah Friedland “Familiar Touch”
Premio Speciale della Giuria: “One of Those Days When Hemme Dies,” Murat Firatoglu
Miglior Attrice: Kathleen Chalfant, “Familiar Touch”
Miglior Attore: Francesco Gheghi “Familia”
Migliore Sceneggiatura:  Scandar Copti, “Happy Holidays”
Miglior Cortometraggio: “Who Loves the Sun,” Arshia Shakiba

LEONE DEL FUTURO

Luigi de Laurentiis Award miglior Opera Prima: “Familiar Touch,” Sarah Friedland

ORIZZONTI EXTRA

Premio del pubblico: “The Witness” Nader Saeivar

VENEZIA CLASSICI

Miglior Documentario sul cinema: “Chain Reactions” di Alexandre O. Philippe
Miglior Film Restaurato: “Ecco Bombo” di Nanni Moretti

VENICE IMMERSIVE

Gran Premio della Giuria: “Ito Meikyu,” di Boris Labbé
Premio Speciale della Giuria: “Oto’s Planet,” di Gwenael François
Achievement Prize: “Impulse: Playing With Reality,” di Barry Gene Murphy, May Abdalla

GIORNATE DEGLI AUTORI

GdA Director’s Award: “Manas,” Marianna Brennand
Audience Award: “Taxi Monamour,” Ciro De Caro
Europa Cinemas Label Award: “Alpha,” Jan-Willem van Ewijk

SETTIMANA DELLA CRITICA

Gran Premio: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Menzione Speciale: “No Sleep Till,” Alexandra Simpson
Premio del Pubblico: “Paul & Paulette Take a Bath” Jethro Massey
Verona Film Club Award for Most Innovative Film: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Mario Serandrei – Hotel Saturnia Award for Best Technical Contribution: “Homegrown,” Michael Premo
Miglior Corto: “Things That My Best Friend Lost,” Marta Innocenti
Migliore Regia (Corto): “Nero Argento,” Francesco Manzato
Miglior Contributo Tecnico (Corto): “At Least I Will Be 8 294 400 Pixel,” Marco Talarico

Kjærlighet (Love): recensione del film di Dag Johan Haugerud – Venezia 81

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Chiude il Concorso della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia Kjærlighet (Love) di Dag Johan Haugerud. Il film, parte della trilogia Sex Drømmer Kjærlighet (Sex Dreams Love) del regista scandinavo, si presenta come una sfida alla stanchezza, all’ultimo giorno di festival, eppure supera la prova senza fare troppa fatica. Merito dei suoi protagonisti splendidi, della bellezza di Oslo, della profondità e del realismo delle sue storie.

Marianne, una dottoressa pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.

Dag Johan Haugerud dimostra di conoscere molto bene l’umanità che racconta, riuscendo a parlare di relazioni sentimentali e interpersonali da punti di vista inediti, realistici e concreti. Riflette sul desiderio, sull’appagamento e sulle connessioni personali, nella cornice di una città splendida e romantica ma alienante.

La ricerca personale e diversa per ognuno di Kjærlighet (Love)

Kjærlighet (Love) condivide con lo spettatore una visione della vita molto moderna, lontana dallo schema tradizionale in cui la vita di una persona si compie solo attraverso il matrimonio e i figli, ma prende questo messaggio ormai condiviso e consolidato, lo sviscera e lo declina per tanti punti di vista: c’è la dottoressa che cerca una connessione, ma non è certa di volerla attraverso l’amore; c’è l’infermiere che prende a cuore la situazione di un paziente speciale, anche se non dovrebbe; c’è chi crede così tanto nel matrimonio che vuole sposarsi per la terza volta; c’è chi si rassegna al suo destino tragico. Le vite si intrecciano in un non luogo, il traghetto, che ogni mattina accompagna i protagonisti al lavoro e li riporta a casa la sera. Un posto sospeso sull’acqua in cui si cerca una connessione con gli altri per farci sentire meno soli o più definiti, in qualche modo per creare un legame che ci faccia sopravvivere a noi stessi e alla mortalità della condizione umana.

Kjærlighet (Love) è uno studio tenero e delicato sulle relazioni che dà tanto valore al sesso occasionale quanto alla ricerca dell’anima gemella, a dimostrazione che viviamo in un’epoca di transizione per quanto riguarda la politica relazionale, in cui sempre più persone si ritagliano una vita sentimentale e sessuale al di fuori del percorso prestabilito dell’amore, del matrimonio, della procreazione e della famiglia nucleare.

Uno sguardo lucido e disincantato, ma mai cinico.

Kevin Costner e il cast di Horizon: An American Saga – Capitolo 2 a Venezia 81 – photocall

Isabelle Fuhrman, Georgia MacPhail e Kevin Costner hanno partecipato al photocall di Horizon: An American Saga – Capitolo 2 , presentato fuori concorso all’all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di e con Kevin Costner, e con Sienna Miller, Sam Worthington, Jena Malone e Danny Huston, è stato presentato in prima mondiale fuori concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Horizon: An American Saga, Capitoli 1 e 2 (New Line Cinema), è una cronaca articolata della Guerra civile e della colonizzazione dell’Ovest americano. È una storia dell’America troppo vasta per un solo film, che Kevin Costner ha anche scritto insieme a Jon Baird (The Explorers Guild) e prodotto con la sua Territory Pictures.

Venezia 81 – Premio del Pubblico Giornate degli Autori a Taxi Monamour di Ciro De Caro

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Taxi Monamour di Ciro De Caro (qui la recensione) si aggiudica il “Premio del Pubblico Giornate degli Autori” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Accolto da una standing ovation e dieci minuti di applausi alla sua premiére veneziana, il film è ora nelle sale italiane distribuito da Adler Entertainment.

Essere l’unico italiano in concorso alle Giornate degli Autori era già un premio, vincere anche il premio del pubblico, per me che sono stato negli anni un assiduo frequentatore delle Giornate degli Autori come spettatore, è una gioia enorme”, dichiara De Caro. “Mi auguro che anche il pubblico che sta andando a vedere il film nei cinema in questi giorni lo possa apprezzare così come lo ha apprezzato il pubblico della Mostra di Venezia”.

Siamo grati al pubblico delle Giornate degli Autori per aver assegnato a Taxi Monamour un premio così importante e significativo”, affermano invece i produttori di KimeraFilm, MFF e Adler Entertainment. “Ci auguriamo sia di buon auspicio per il percorso del film nelle sale italiane dove è appena uscito e sul mercato internazionale. Ringraziamo le Giornate degli Autori per aver accolto il nostro lavoro e per il rispetto che nutrono verso il cinema d’autore. Un ringraziamento ulteriore a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del film e a chi sosterrà il film in sala”.

Taxi Monamour, prodotto da Simone Isola e Giuseppe Lepore per Kimerafilm, in associazione con Michael Fantauzzi per MFF, in collaborazione con Rai Cinema, con Adler Entertainment e con il contributo del Ministero della Cultura, è un film che celebra l’universo femminile, seguendo le vicende di due protagoniste alle prese con importanti sfide personali e sociali.

Scritto dal regista insieme a Rosa Palasciano, racconta la storia di Anna (interpretata dalla stessa Palasciano) e Nadiya (che ha il volto di Yeva Sai, attrice ucraina tra le protagoniste di Mare fuori), due donne all’apparenza diverse, ma che in fondo si assomigliano molto. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in solitudine la sua malattia; Nadiya fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in Italia. L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.

Nel cast anche Valerio Di BenedettoIvan CastiglioneMatteo QuinziTaras SynyshynHalyna Havryliv e Laurentina Guidotti.

Spider-Man 4: Andrew Garfield risponde alle voci sul suo ritorno nel sequel

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Continuano a circolare voci sui piani dei Marvel Studios e della Sony Pictures per Spider-Man 4. Inizialmente avevamo sentito che l’idea era quella di raccontare una storia di strada che ruotasse intorno a Peter Parker e Daredevil che si alleano per combattere il sindaco Wilson Fisk mentre cerca di reprimere i vigilanti di New York. Sfortunatamente, i ritardi causati dagli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA dello scorso anno fanno sì che il sequel di Spider-Man: No Way Home verrà distribuito tra Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.

Perché è un problema? Beh, se il primo termina con la creazione del Battleworld, la storia che ruota attorno al Kingpin del crimine non funziona più in un’ambientazione multiversale. Di conseguenza, la Sony potrebbe aver ottenuto il suo desiderio di riunire Tom Holland con Tobey Maguire e Andrew Garfield per un altro epico team-up in Spider-Man 4. A dire il vero, non sarebbe nemmeno una cattiva cosa! IndieWire ha recentemente incontrato quest’ultimo e ha chiesto alla star di The Amazing Spider-Man se ci sia del vero nelle voci.

“Voglio dire, internet è un posto grande”, ha risposto Garfield. “Penso che ci siano molte persone che direbbero qualsiasi cosa per ottenere click. Quindi, temo che tu sia stato ingannato”. Già in passato, come noto, Garfield aveva ingannato tutti continuando ad affermare di non essere Spider-Man: No Way Home solo per poi comparire effettivamente in scena. Possibile che stia facendo di nuovo questo stesso gioco? Sembra ora meno probabile, ma tutto dipenderà dalla forma che Spider-Man 4 assumerà.

Tobey Maguire Andrew Garfield Spider-Man No Way Home MCU
Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man No Way Home

Cosa sappiamo su Spider-Man 4?

Oltre a Tom Holland, Zendaya dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ in Spider-Man 4. Si dice che Sydney Sweeney interpreterà Black Cat, mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato – che Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Paul Rudd appariranno come Daredevil, The Kingpin e Ant-Man.

Per quanto riguarda chi potrebbe dirigere Spider-Man 4, sono molti i nomi che circolano in rete. Tra questi, Justin Lin (Fast & Furious), Drew Goddard (The Cabin in the Woods) e, più recentemente, Adil El Arbi e Bilall Fallah di Ms. Marvel e Adam Wingard, regista di Godzilla x Kong: The New Empire.

Per quanto riguarda i dettagli sulla trama, questi sono pochi; l’ultima indiscrezione emersa suggerisce che il piano prevede di mettere Spidey contro gli scagnozzi di Kingpin, tra cui Shocker e lo Scorpione. Sembra che quest’ultimo acquisirà il simbionte Venom introdotto in Spider-Man: No Way Home, per poi far indossare a Peter Parker la tuta aliena nei prossimi film degli Avengers.

Spider-Man 4 non ha ancora una data di uscita confermata.

Vision: Todd Stashwick si unisce alla serie Marvel per un misterioso villain

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Sembra che Ultron non sarà l’unico cattivo con cui Vision dovrà confrontarsi nella prossima serie spin-off di Disney+ WandaVision. THR riporta infatti che Todd Stashwick (Star Trek: Picard) si è unito al cast della serie dei MArvel Studios dedicata a Visione in un ruolo non rivelato. Anche se il suo personaggio non è stato nominato, viene suggerito che Stashwick interpreterà “un assassino che è sulle tracce dell’androide e della tecnologia che possiede”.

Potrebbe trattarsi di un cattivo consolidato della Marvel Comics? Ci sono numerosi personaggi che si adattano all’identik di assassino, quindi lasciamo che le speculazioni abbiano inizio. Ad oggi, sappiamo unicamente che il progetto viene descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e proseguita con Agatha All Along”. Ad ogni modo, i lavori sembrano proseguire, per cui è lecito attendersi di poter scoprire qualcosa in più prossimamente.

Cosa sappiamo su Vision?

Vision, la cui produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo nuovo show live-action della Marvel in quasi due anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato secondo un modello a caratteristiche.

All’inizio di quest’anno abbiamo scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore esecutivo di Star Trek: Picard, Terry Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di tragico sintetizzatore del MCU e la storia dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il suo nuovo scopo nella vita”.

Il finale di WandaVision ha rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero “Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera Visione”.

Batman – Il ritorno: Michelle Pfeiffer condivide alcune pagine del copione originale

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L’attrice Michelle Pfeiffer, tra i tanti ruoli iconici interpretati, è ricordata in particolare per quello di Selina Kyle alias Catwoman in Batman – Il ritorno, il film del 1992 di Tim Burton. È stata quella l’unica occasione per lei per interpretare questo iconico personaggio e ancora oggi la sua versione continua ad essere la più apprezzata. Ora, ricordando quei giorni, la Pfeiffer ha pubblicato su Instagram uno scorcio della sua sceneggiatura originale per Batman – Il ritorno… quando era conosciuto semplicemente come Batman II.

Nelle pagine postate dall’attrice sono presenti alcuni divertenti easter egg, tra cui il fatto che il sindaco di Gotham City si riferiva a Batman come “The Caped Crusader” in questa prima stesura. Come noto, l’eroe non sia mai stato chiamato con questo appellativo in un film dal vivo dal 1966, quando era interpretato dal leggendario Adam West. La scena è scarabocchiata e ovviamente non è stata inserita nel montaggio finale.

Nella foto si legge anche la celebre battuta “tesono, sono a casa… ah già, dimenticavo, non sono sposata”, che Selina pronuncia dopo essere stata uccisa da Max Shreck e resuscitata dal potere felino. “Adoro quando trovo questi tesori che erano stati messi da parte e dimenticati. Il mio raccoglitore di sceneggiature per Cat Woman nel 1991. Oh, e buon compleanno, Michael Keaton! MEOW“, scrive l’attrice nella didascalia del post.

 

La Catwoman di Batman – Il ritorno doveva avere un film tutto suo

Lo sceneggiatore di Batman – Il ritorno Daniel Waters ha partecipato a una recente discussione sulle discussioni sul sequel diretto da Tim Burton (via IndieWire) e ha rivelato le visioni contrastanti dei collaboratori per un progetto spinoff incentrato sulla Catwoman di Michelle Pfeiffer. Waters aveva in mente una rivisitazione in chiave satirica del genere dei film a fumetti, a suo dire più simile a “The Boys” di Prime Video, ma Tim Burton aveva in mente qualcosa di molto più rischioso.

Voleva fare un film in bianco e nero da 18 milioni di dollari, come l’originale ‘Cat People’, con Selina che vive in una piccola città“, ha detto Waters. “E io volevo fare un film su ‘Batman’ in cui la metafora fosse su ‘Batman’. Così l’ho fatta trasferire in una versione di Los Angeles di Gotham City, gestita da tre supereroi stronzi. Era “The Boys” prima di “The Boys”. Ma si è stancato di leggere la mia sceneggiatura“.

Selina era la definizione di “quella che è sfuggita” al Bruce Wayne di Michael Keaton, e i fan hanno a lungo sperato che potessero avere un lieto fine, come accennato in Crisis on Infinite Earths di The CW. Nel 2022, la Pfeiffer ha ammesso che sarebbe disposta a riprendere il ruolo quando ha detto: “Dipenderebbe dal contesto, ma sì, lo prenderei in considerazione”.

Per me, la sua versione di Catwoman è stata una delle mie interpretazioni preferite in tutti i film a cui ho lavorato”, ha detto Tim Burton della Pfeiffer in un’intervista del 2012. “Ricordo che mi ha impressionato facendo volare un uccello vivo dalla bocca, imparando a usare la frusta e ballando sui tetti con le scarpe con il tacco alto. Faceva tutte quelle cose per davvero”.

Superman: David Corenswet parla degli “ostacoli” incontrati durante le riprese

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Da quando il reboot del DCU di James Gunn ha ufficialmente terminato le riprese principali a luglio, gli aggiornamenti su Superman sono stati pochi, ma la star David Corenswet ha recentemente partecipato a un Q&A per il podcast Manly Things e ha condiviso alcuni dettagli sulla sua preparazione per interpretare l’Uomo d’Acciaio. L’attore non ha rivelato nulla di particolarmente entusiasmante (tutte le domande relative alla trama sono state ignorate), ma ha rivelato quante calorie ha assunto per aumentare la massa muscolare per interpretare l’Uomo d’Acciaio: “Tra le 4500 e le 5000 al giorno, se tengo il conto”.

A Corenswet è stato anche chiesto che tipo di ostacoli ha affrontato durante le riprese di Superman, domanda a cui ha risposto con: “quando sento una domanda del genere mi viene da prenderla in senso letterale e quindi dare una risposta letterale. Ad esempio ad un certo punto mi sono scontrato con un muro”. L’attore aggiunge poi di essersi scontrato anche con una parete di vetro e una porta, offrendo dunque una risposta decisamente letterale. Probabilmente non quello che i fan si aspetterebbero di sentire, ma di certo contribuisce a mantenere vivo il mistero sul progetto.

Tutto quello che sappiamo sul Superman di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.

Nel cast anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas Hoult Nathan Fillion. Sean Gunn, María Gabriela de Faría, Terence Rosemore, Wendell Pierce, Sara Sampaio, Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince completano il cast.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

39° Settimana internazionale della critica (SIC): Don’t Cry, Butterfly è il miglior film, ecco tutti i vincitori

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La Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (28 agosto – 07 settembre 2024), ha assegnato oggi, venerdì 6 settembre, i premi della 39esima edizione.

Don’t Cry Butterfly è il miglior film SIC 2024, ecco tutti i vincitori

La giuria internazionale composta da Kerem Ayan, Yasmine Benkiran Ariane Labed ha assegnato il Gran Premio IWONDERFULL a “DON’T CRY, BUTTERFLY” di Dương Diệu Linh. Questa la motivazione: “Per la sua singolarità e creatività, perché sperimenta nuove idee, mescolando commedia, dramma sociale e fantasia, per il modo in cui rappresenta la complessità del rapporto madre-figlia”

La stessa giuria ha assegnato una menzione speciale a “NO SLEEP TILL” di Alexandra Simpson, con la motivazione: “Per la contemporaneità del tema e la splendida fotografia, per lo sguardo tenero sui suoi bellissimi personaggi, per la sua potente atmosfera malinconica e vibrante.”

A “PAUL & PAULETTE TAKE A BATH” del regista Jethro Massey va il Premio del Pubblico The Film Club con una percentuale di gradimento di 4.5/5.00.

Il Premio Luciano Sovena alla Miglior Produzione Indipendente va ad “ANYWHERE ANYTIME” di Milad Tangshir, con la seguente motivazione: “Nel panorama del cinema italiano di oggi, il film di Milad Tangshir rappresenta un esempio virtuoso di unione tra l’urgenza di raccontare una storia contemporanea e l’esigenza di utilizzare le risorse produttive senza sprechi e con le capacità di unire creatività, messaggio sociale e sostenibilità produttiva. Vivo Film e Young Film restituiscono un risultato ottimo e un vero esempio di intelligenza produttiva.”

“HOMEGROWN” di Michael Premo si aggiudica il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, assegnato da un’apposita commissione di esperti composta da Paola Casella, Andrea Curcione, Marco Romagna, con la motivazione: “Per la coraggiosa capacità mimetica di insinuarsi fino al cuore più invasato dell’abisso democratico senza mai smarrire la giusta distanza da cui guardare all’inquietante precipitare degli eventi, attraverso una regia che lavora sull’etica e sul senso stesso del cinema documentario come fondamentale mezzo per tentare di comprendere e mai di giudicare. Un film la cui indiscutibile importanza politica, antropologica e sociale è indissolubilmente legata tanto alla gestione, in primo luogo umana, delle complesse fasi di ripresa, quanto al rigore di uno sguardo che rifiuta ogni facile spettacolarizzazione degli effetti scegliendo invece di analizzare e approfondire le cause.”

 “DON’T CRY, BUTTERFLY” si aggiudica, infine, anche il Premio Circolo del Cinema di Verona come film più innovativo, assegnato dalla giuria under 35 composta da Irene Benciolini, Giada Valery Garcia Cedano, Giulia Mancassola, Carolina Ramos, Federico Schinardi, con la motivazione: “Il film che abbiamo deciso di premiare ci ha svelato la complessa lotta delle protagoniste nel mantenere un’individualità minacciata dai demoni nascosti del quotidiano femminile.”

Nell’ambito della nona edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) la giuria, composta da tre professionisti dell’industria cinematografica – Giulia Achilli, Simone Bozzelli ed Elena Ciofalo  -, ha selezionato i seguenti vincitori tra i sette cortometraggi in concorso:

Premio Miglior Cortometraggio “THINGS THAT MY BEST FRIEND LOST” di Marta Innocenti con la motivazione: “Per la costruzione dell’empatia con personaggi forti affidato al suono, in un rave raccontato da chi non c’è ma da chi lo conosce estremamente bene.” 

Premio Migliore Regia “NERO ARGENTO” di Francesco Manzato con la motivazione: “Per un lavoro che lascia la profonda curiosità di vedere cosa seguirà.” 

Premio Miglior Contributo Tecnico “AT LEAST I WILL BE 8 294 400 PIXEL” di Marco Talarico con la motivazione “Per l’immagine autogenerata che si fa archivio nella ricerca della memoria.”

Alla Settimana Internazionale della Critica, infine, fra i premi collaterali del Festival, la Giuria del Cortometraggio Premio FEDIC, presieduta da Carlo Griseri, assegna la menzione speciale Miglior Cortometraggio a “Playing God” di Matteo Burani.

“Ha vinto un’idea di cinema libero. L’estrema varietà del palmarès rispecchia non solo la vivacità di sguardo delle giurie, ma anche la diversità del programma della SIC che anche quest’anno ha avanzato proposte fresche, innovative, dinamiche e soprattutto attualissime e radicate nel presente. Lo dimostra anche la presenza costante in sala di un pubblico giovane e giovanissimo, sempre curioso e attento, segnale incoraggiante per il futuro dei festival e del cinema e indice della necessità di osare. Un cinema nuovo è ancora possibile.”, commenta così questa edizione il Delegato Generale Beatrice Fiorentino.

“Un’edizione, questa 39ma, accolta con entusiasmo da un pubblico soprattutto di giovani e seguita con attenzione dai media italiani e internazionali. Ringrazio la delegata generale Beatrice Fiorentino, i selezionatori e tutta la squadra della SIC per il grande lavoro fatto. Confermato il successo della Casa della Critica che per il terzo anno consecutivo ha rappresentato un luogo ideale per il confronto culturale e uno scambio tra addetti ai lavori. Siamo grati ai nostri partner che rendono tutto questo possibile.” dichiara Cristiana PaternòPresidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).

Domani, sabato 7 settembre alle ore 14:00, si terranno, per tutti gli accreditati, le proiezioni del cortometraggio e del lungometraggio vincitori del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica.