Diversi membri del cast originale di
Harry Potter sono ufficialmente pronti a riunirsi
in un nuovo speciale di HBO Max in onore del 20°
anniversario del franchise. Ben prima che Animali
fantastici si trasformasse in un franchise cinematografico
e La maledizione dell’erede dominasse il
palcoscenico, il mondo magico era composto esclusivamente dalla
storia di un mago ragazzino.
La serie di Harry
Potter creata da J.K. Rowling è stata portata per la
prima volta sul grande schermo nel 2001 ed è diventata il gold
standard per quello che dovrebbe essere un adattamento da libro a
film. Il franchise di successo ha portato alla realizzazione di
otto film in totale, prima di concludersi nel 2011.
Il 2021 segna il 20° anniversario
del primo film, Harry Potter e la pietra filosofale. Diretto
da Chris Columbus, il film ha presentato al mondo
tre bambini allora sconosciuti
Daniel Radcliffe,
Emma Watson e Rupert Grint. Dopo aver ottenuto recensioni
positive, il primo Harry Potter è arrivato a quasi 1 miliardo di
dollari di incasso in tutto il mondo.
Martedì, il giorno del compleanno
ufficiale di Harry Potter e la pietra filosofale, la Warner
Bros. ha annunciato che distribuirà un nuovo speciale intitolato
Harry Potter 20th Anniversary: Return to Hogwarts su HBO
Max il prossimo anno. Riunirà diversi membri del cast di
Harry Potter, tra cui il trio protagonista. Secondo WB, lo speciale
racconterà una storia di creazione attraverso nuove interviste e
conversazioni del cast. Uscirà su HBO Max a mezzanotte del 1°
gennaio 2022, mentre in Italia potremo sperare in una messa in onda
da parte di Sky e NOW.
Dopo aver realizzato gli acclamati
The Hurt Locker e Zero Dark
Thirty, la regista premio Oscar Kathryn
Bigelow porta al cinema nel 2017 il film Detroit,
incentrato sui violenti scontri verificatisi nella città dal 23 al
27 luglio del 1967. Durante questi, scatenatisi in seguito
all’aggressione di alcuni poliziotti ai danni di afroamericani, si
contarono un totale di 43 morte e oltre mille feriti. Furono
giornate difficilissime per gli Stati Uniti, sempre più divisi
dagli scontri razziali. In particolare, il film si concentra sugli
eventi accaduti all’interno dell’Algiers Motel, e da cui si arrivò
al processo contro tre poliziotti accusati di omicidio.
La sceneggiatura è scritta ancora
una volta da Mark Boal, collaboratore con la
regista anche per i precedenti due titoli già citati. Questi iniziò
a lavorare al film in seguito ad una lunga ricerca, condotta
attraverso fonti e versioni differenti dell’episodio. Come sempre,
la regia della Bigelow si rivelò poi decisiva per conferire
all’opera la sua grandezza. Per la quasi intera durata del film,
lungo due ore e venti, si è infatti letteralmente rapiti dal ritmo
e dall’intensità della situazione. Attraverso una costruzione quasi
claustrofobica, lo spettatore è infatti costretto a stare a stretto
contatto con i personaggi, partecipando alle loro vicende.
Al momento della sua uscita il film
viene accolto in maniera particolarmente positiva dalla critica,
che elogia in particolare la sceneggiatura, la regia e le
interpretazioni dei protagonisti. Nonostante tali premesse, il film
non riuscì ad ottenere un buon risultato al box office. A fronte di
un budget di circa 40 milioni, arrivò infatti ad incassarne solo 26
in tutto il mondo. Detroit è però un film da recuperare
assolutamente, capace di narrare con un coinvolgimento non comune
le vicende al centro della trama. Diverse sono poi le curiosità
legate al film, e le principali tra queste si potranno scoprire
proseguendo nella lettura.
Detroit: la trama del film
Come in parte anticipato, il film si
concentra sui brutali scontri razziali che nel luglio del 1967
sconvolsero la città di Detroit. I sobborghi della città, abitati
da molti africani, divengono infatti scenario di un’accesa rivolta
che porta a numerosi morti, feriti e edifici distrutti. Tutto ha
inizio nel momento in cui un gruppo di agenti, tra cui spicca il
razzista Krauss, irrompono in un club eseguendo
una retata. Ha così inizio il primo dei quattro giorni di rivolta,
tra cui celebre è quanto avvenuto all’interno di un hotel locale.
In esso si trovano a pernottare alcuni afroamericani, tra cui il
musicista Larry Reed. Il loro riparo sicuro
finisce però con il non essere più tale nel momento in cui la
polizia farà irruzione, tra cui il poliziotto Krauss. Per chi si
trova all’interno dell’edificio ha così inizio una notte
lunghissima, dettata dalla terrore e dal desiderio di restare
vivi.
Detroit: il cast del film
Con un cast di giovani ma già
affermati interpreti, Detroit vanta interpretazioni di
grande intensità, con gli interpreti perfettamente calati e
credibili nei loro ruoli. Tra i principali protagonisti si ritrova
John
Boyega (Star
Wars VII – Il risveglio della forza), che interpreta la
guardia giurata Melvin Dismukes. Il suo è uno dei punti di vista
più importanti all’interno del film, poiché si pone a metà tra gli
uomini di legge e il popolo afroamericano. Accanto a lui,
particolarmente memorabile è Will Poulter
(The Revenant), che dà invece vita al
crudele poliziotto Philip Krauss. L’interpretazione dell’attore è
stata lodata come una delle più intense e migliori del film.
L’attore e cantante Algee Smith (The Hate U
Give) interpreta invece il musicista Larry Reed. Per il film
egli ha anche inciso il brano Grow, presente nella colonna
sonora.
Tra gli altri attori presenti in
ruoli di rilievo vi sono Jacob Latimore
(Collateral Beauty), che interpreta Fred Temple,
Jason Mitchell (Straight Outta Compton),
nei panni di Carl Cooper, e Hannah
Murray (Il Trono di
Spade), in quelli di Julie Ann. Kaitlyn
Dever (Justified – L’uomo della legge) è
Karen, mentre il rapper Peyton Alex
Smith ricopre il ruolo di Lee. Vi sono poi nomi
particolarmente noti come Jack Reynor
(Il segreto),
che dà vita al personaggio di Demens. Anthony
Mackie, celebre per il ruolo di Falcon nel Marvel Cinematic Universe è invece
Greene, uno dei coinvolti negli eventi nell’hotel. L’attore e
regista John
Krasinski(A Quiet Place, invece, partecipa
al film nel ruolo dell’avvocato Auerbach.
Detroit: la vera storia dietro al
film
Nel raccontare la storia degli
scontri di Detroit, la Bigelow e lo sceneggiatore Boal hanno
dichiarato di essere rimasti fedeli il più possibili a quanto
realmente accaduto. La loro volontà di accuratezza è poi stata
lodata dai sopravvissuti alla notte nel hotel Algiers, i quali
hanno affermato che quanto viene mostrato è estremamente simile a
ciò che successe realmente. Nonostante ciò, regista e sceneggiatore
decisero comunque di prendersi alcune libertà, così da poter dar
vita anche ad alcune soluzioni più cinematografiche. I nomi
utilizzati nel film non sono quelli veri dei coinvolti, e tale
differenza ha permesso di poter romanzare alcune delle situazioni
mostrate, senza discostarsi però dal reale.
Come riportato anche dal film,
l’evento che diede origine agli scontri si verificò nel momento in
cui un raid della polizia portò le forze dell’ordine al bar
notturno Blind Pig, il quale si rivelò privo di licenza. Gli agenti
presenti iniziarono così a far sgomberare il posto, dando vita ad
accesi conflitti con i clienti e i passanti lì presenti. I toni
divennero poi sempre più violenti, fino a degenerare in scontri di
aperto stampo razzista. Durante gli scontri, diversi afroamericani
si rifugiarono nel hotel Algiers, dove vennero però raggiunti da
alcuni poliziotti, tra cui David Senak (nel film chiamato Philip
Krauss). Qui gli agenti iniziano a dar vita ad una vera e propria
notte di torture, finendo poi con l’uccidere a sangue freddo tre
dei presenti.
Ciò portò in seguito ad un processo
nei confronti dei poliziotti coinvolti, i quali vennero accusati di
omicidio. Come si può ritrovare anche nel film, la giuria
incaricata di giudicare il caso era realmente composta da sole
persone bianche. In modo tutt’altro che sorprendente il verdetto
scagionò dunque i poliziotti, affermando che quanto da loro
commesso era in realtà riconducibile a legittima difesa. Con il
tempo, tale giudizio è stato ampiamente criticato e ritenuto non
veritiero. Ciò è avvalorato da una serie di prove presentate in
tribunale ma mai realmente considerate ai fini del giudizio. Gli
scontri terminarono così senza che i responsabili degli omicidi
subissero particolari condanne.
Detroit: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Detroit è infatti
presente su Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes,
Netflix e Amazon Prime Video. Per poter usufruire
del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o
noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile
vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video,
senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in
televisione per martedì 16novembre alle ore 21:10 sul
canale Rai Movie.
La laureanda in astronomia Kate
Dibiasky (Jennifer Lawrence) e il professor Randall Mindy (Leonardo
DiCaprio) fanno una straordinaria scoperta: una cometa in orbita
all’interno del sistema solare. Il primo problema è che si trova in
rotta di collisione con la Terra. E l’altro? La cosa non sembra
interessare a nessuno. A quanto pare, avvisare l’umanità di una
minaccia delle dimensioni del monte Everest rappresenta un evento
scomodo da affrontare. Con l’aiuto del dottor Oglethorpe (Rob
Morgan), Kate e Randall partono per un tour mediatico che li porta
dall’ufficio dell’indifferente presidente Orlean (Meryl Streep) e
del suo servile figlio nonché capo di gabinetto Jason (Jonah Hill),
fino alla stazione di The Daily Rip, un vivace programma del
mattino condotto da Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry). A
sei mesi dall’impatto della cometa, gestire continuamente le
cronache e catturare l’attenzione del pubblico ossessionato dai
social media prima che sia troppo tardi risulta essere un’impresa
incredibilmente comica. Cosa spingerà il mondo intero a guardare in
alto?
Don’t
Look Up è scritto e diretto dal premio Oscar Adam
McKay (La grande scommessa) ed è anche interpretato da Mark
Rylance, Ron Perlman, Timothée Chalamet, Ariana Grande, Scott
Mescudi (alias Kid Cudi), Himesh Patel, Melanie Lynskey, Michael
Chiklis e Tomer Sisley.
West
Side Story, l’adattamento cinematografico del
musical diretto dal vincitore dell’Academy Award® Steven Spielberg, e The King’s Man – Le Origini, il
lungometraggio 20th Century Studios diretto da Matthew
Vaughn, arriveranno rispettivamente il 23 dicembre
2021 e il 5 gennaio 2022 nelle sale
italiane, distribuiti da The Walt Disney Company Italia.
West Side
Story
Diretto dal vincitore dell’Academy Award® Steven Spielberg, da una
sceneggiatura del vincitore del Premio Pulitzer e del Tony Award®
Tony Kushner, West Side Story racconta la classica storia
delle feroci rivalità e dei giovani amori nella New York del 1957.
La rivisitazione dell’amato musical è interpretata da Ansel Elgort
(Tony), Rachel Zegler (María), Ariana DeBose (Anita), David Alvarez
(Bernardo), Mike Faist (Riff), Josh Andrés Rivera (Chino), Ana
Isabelle (Rosalía), Corey Stoll (Tenente Schrank), Brian d’Arcy
James (Agente Krupke) e Rita Moreno (nel ruolo di Valentina,
proprietaria del negozio in cui lavora Tony). Moreno, una degli
unici tre artisti ad aver vinto i premi Oscar®, Emmy®, GRAMMY®,
Tony® e Peabody, è anche una dei produttori esecutivi del film.
La squadra creativa del film, che unisce il meglio di Broadway e
Hollywood, include Tony Kushner, che è anche il produttore
esecutivo; il vincitore del Tony Award® Justin Peck, che ha ideato
le coreografie del film; il celebre direttore d’orchestra della Los
Angeles Philharmonic e vincitore del GRAMMY Award® Gustavo Dudamel,
che ha curato le registrazioni dell’iconica colonna sonora; il
compositore e direttore d’orchestra candidato all’Academy Award®
David Newman (Anastasia), che ha composto la colonna
sonora; la compositrice vincitrice del Tony Award® Jeanine Tesori
(Fun Home, Thoroughly Modern Millie), che ha
supervisionato il cast per le parti cantate; e il music supervisor
candidato al Grammy® Matt Sullivan (La Bella e la Bestia,
Chicago), produttore esecutivo delle musiche del film. Il
film è prodotto da Spielberg, dalla produttrice candidata
all’Academy Award® Kristie Macosko Krieger e dal produttore
vincitore del Tony Award® Kevin McCollum. West Side Story
è l’adattamento cinematografico dello spettacolo di Broadway
originale del 1957, con libretto di Arthur Laurents, musiche di
Leonard Bernstein, testi di Stephen Sondheim, e ideato, diretto e
coreografato da Jerome Robbins.
The King’s Man – Le
Origini
Quando i peggiori tiranni e menti criminali della storia si
riuniscono per organizzare una guerra per spazzare via milioni di
vite, un uomo dovrà correre contro il tempo per fermarli. The
King’s Man – Le Origini rivela la nascita della prima agenzia
di intelligence indipendente.
The King’s Man – Le Origini è diretto da Matthew Vaughn
ed è interpretato da Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans,
Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, con
Djimon Hounsou e Charles Dance.
Il film è prodotto da Matthew Vaughn, David Reid e Adam Bohling,
mentre Mark Millar, Dave Gibbons, Stephen Marks, Claudia Vaughn e
Ralph Fiennes sono i produttori esecutivi. The King’s Man – Le
Origini è basato sul fumetto “The Secret Service” di Mark
Millar e Dave Gibbons, il soggetto è di Matthew Vaughn e la
sceneggiatura è firmata dallo stesso Vaughn & Karl Gajdusek.
Daniel Craig porta in scena “il miglior Bond che
abbiamo mai avuto” (IGN) ed un “finale epico e sorprendente”
(Empire) in No Time To Die, lo straordinario 25° capitolo
della saga di James
Bond, disponibile dal 15 dicembre in Dvd, Blu-ray e 4k Ultra
HD.
Con oltre 700 milioni di dollari al
botteghino mondiale, i fan possono ora godersi a casa No Time To Die, giusto in tempo per le Feste
con oltre un’ora di contenuti speciali esclusivi alla scoperta
dell’azione, dello spettacolo e degli stunt. Con focus speciali tra
cui Essere James Bond, una retrospettiva di 45 minuti in 4K UHD, e
quattro esclusive ed emozionanti featurette, potremo finalmente
immergerci dietro le quinte del film ed esplorare a fondo il
retaggio “emozionante e commovente” (Deadline) dello 007 di
Daniel Craig.
No Time To Die vede il ritorno di
Daniel Craig nei panni del James Bond di Ian Fleming,
al fianco del vincitore del Premio Oscar Rami Malek. Dopo aver
lasciato i servizi segreti, Bond si gode una vita tranquilla in
Giamaica. Tuttavia, la pace conquistata si rivela di breve durata
quando il suo vecchio amico Felix Leiter gli chiede aiuto. La
missione di salvare uno scienziato rapito si rivela molto più
difficile del previsto, portando Bond sul sentiero di un misterioso
antagonista armato di una nuova pericolosa tecnologia.
No Time To Die ha nel suo cast
Daniel Craig (Spectre, Skyfall), Rami Malek (Bohemian
Rhapsody, Mr. Robot), Léa Seydoux (The French Dispatch, Spectre,
Blue is the Warmest Color), Lashana Lynch (Captain Marvel), Ben Whishaw (Spectre, Cloud
Atlas), Naomie Harris (Spectre, Venom), con Jeffrey Wright
(Spectre, Broken Flowers), Christoph Waltz (Spectre, Bastardi senza
Gloria), e Ralph Fiennes (Spectre, Grand Budapest Hotel).
CONTENUTI SPECIALI NEI FORMATI 4K ULTRA HD, BLU-RAY E DVD:
ANATOMIA DI UNA SCENA: MATERA –
Nel completo stile Bond, c’è un’incredibile sequenza pre-credit
all’interno di No Time To Die. Un inseguimento a perdifiato girato
a Matera che comincia a piedi, prosegue in moto ed infine in auto.
Non un’auto qualunque, peraltro – l’iconica Aston Martin DB5!
Attraverso interviste con Daniel Craig ed il regista Cary Joji
Fukunaga, oltre ad altre interviste sul set con membri chiave della
troupe, scopriamo come è stata realizzata questa incredibile
sequenza.
SIAMO REALISTI: L’AZIONE IN NO
TIME TO DIE – In un mondo pieno di film d’azione pieni di CGI, il
franchise di Bond spicca orgogliosamente tra la folla per girare
sempre i propri stunt dal vivo, senza l’utilizzo di effetti
speciali. In questa featurette, vediamo come No Time To Die
continua questa tradizione con alcune splendide sequenze
d’azione.
UN VIAGGIO GLOBALE – Location
esotiche sono ormai sinonimo dei film di Bond e No Time To Die non
fa eccezione. Oltre a tornare nella patria spirituale di Bond, la
Giamaica, per l’ultimo film di Daniel Craig percorriamo anche un
viaggio attraverso l’Italia, la Norvegia e la Scozia. Ascolteremo
le opinioni di Daniel Craig, Cary Fukunaga, altri membri del cast e
della troupe, su come è stato girare in queste location
spettacolari.
COSTRUIRE IL MONDO DI BOND – Lo
scenografo Mark Tildesley e la costumista Suttirat Anne Larlarb,
insieme al cast e alcuni membri della troupe, discutono
l’ispirazione, le sfide e i vari tentativi di ideazione e creazione
di set e costumi tanto importanti per l’iconico franchise di
Bond.
ESSERE JAMES BOND* – In questa
speciale retrospettiva di 45 minuti, Daniel Craig riflette molto
intimamente sulla sua avventura durata 15 anni nei panni di James
Bond. Con un archivio fotografico inedito proveniente da Casino
Royale, fino al 25° film No Time To Die, Craif condivide i suoi
ricordi personali in una chiacchierata con i produttori di 007,
Michael G Wilson e Barbara Broccoli, fino ad arrivare alla sua
ultima performance nei panni di James Bond.
Sulla scia di Red Notice, Netflix vede trai suoi titoli più visti un
altro film con protagonista Dwayne
Johnson: Jumanji – The Next Level. Uscito nelle sale
nel 2019, il terzo capitolo della serie di film racconta il ritorno
nel gioco dei quattro protagonisti, ma in vesti nuove. Chi
indosserà questa volta i panni del Dottor Bravestome
(Dwayne
Johnson), del professor Shelly (Jack
Black), di Topo (Kevin Hart)
e della coraggiosa Ruby (Karen
Gillan)?
La trama di Jumanji: The Next
Level
Spencer, Anthony,Martha e Bethany, protagonisti già di Jumanji – Benvenuti nella giungla, dopo aver
partecipato a Jumanji, entrando letteralmente nel
videogioco, ora conducono le loro vite da teenagers. Si ritrovano
per un brunch, ma all’appello manca Spencer che,
insoddisfatto della sua vita tra delusione amorose e ansie
universitarie, decide di tornare nel videogioco. I tre amici,
ritrovano la console e tentano di raggiungerlo, ma nel gioco
vengono risucchiati anche due nuovi giocatori:
Eddie, il nonno acciaccato di Spencer, e il
suo ex socio Milo. Una volta arrivati a Jumanji,
i personaggi si trovano catapultati in una nuova avventura. Insieme
al Dottor Bravestome (Dwayne
Johnson), il professor Shelly (Jack
Black), il Topo (Kevin
Hart) e la coraggiosa Ruby (Karen
Gillan) ci sono nuovi aiutanti. Con l’intento di
ritrovare l’avatar in cui è finito l’amico Spencer e di
risolvere la missione per poter uscire dal gioco, i personaggi
devono affrontare nuove sfide in una corsa continua tra struzzi,
ponti volanti e cime innevate.
Scambi di identità
In Jumanji: The Next
Level ogni personaggi ha almeno un doppio. I ragazzi delle
prime scene, ambientate nell’America del presente, sono già stati
nel gioco, come si vede in Jumanji – Benvenuti nella
giungla. Lì ognuno di loro era finito nel corpo del
personaggio scelto prima di iniziare a giocare. Questa volta però,
la console è rotta e non è possibile scegliere il proprio avatar.
Arrivati in Jumanji, iniziano subito le incomprensioni,
non solo tra chi vi aveva già partecipato, ma anche e soprattutto
per i nuovi arrivati: il nonno di Spencer si ritrova nel
corpo del forzuto Dottor Bravestone alias The Rock,
mentre l’amico Milo è Franklin ”Topo’ Finbar,
esperto zoologo. Le identità però, cambiano continuamente durante
il film, includendo anche una ladra, Ming Piedelesto e
Ciclone, un cavallo alato. I continui scambi creano una
confusione divertente, che genera situazioni così assurde da far
sorridere. A tratti il caos diventa eccessivo, ma cӏ da
aspettarselo: siamo pur sempre dentro Jumanji.
Giocare con il nonno a Jumanji
I due ultra-settantenni che
improvvisamente si trovano catapultati nel videogioco,
contribuiscono a creare buona parte del divertimento del film. Sono
due anziani poco tecnologici, che non riescono a comprendere le
regole di un videogioco. Per il nonno Eddie (Danny De
Vito) e l’ex-socio Milo (Danny
Glover) le difficoltà sono ancora di più. Si sono
immersi in un mondo virtuale che non capiscono e in corpi
completamente diversi dai propri. Eddie ad esempio, basso
e zoppo diventa il muscoloso e prestante Bravestone. Lo
scontro tra fisici atletici e anime anziane dà originalità al terzo
film della serie, oltre a generare sketch esilaranti. Il discorso
sulla vecchiaia in Jumanji – The Next Level è
relativamente approfondito. In ogni caso, tra tante silly
jokes, nel film c’è lo spazio anche per parentesi
toccanti.
Jumanji – The Next Level: action
parodico
L’umorismo ormai sembra un
ingrediente molto attraente per i realizzatori di film action. In
questo, come nel precedente Jumanji – Benvenuti nella
giungla, si nota la tendenza odierna per il genere
d’avventura: i dialoghi sono densi di battute demenziali, le scene
create per forzare la risata, gli effetti speciali d’alto livello e
le ambientazioni paradisiache. Come se fosse una ricetta
standardizzata, troviamo più volte film focalizzati troppo sul
divertimento superficiale e sulla iper-stimolazione visiva, che
tentano arrogantemente di catturare l’attenzione dello
spettatore.
Il risultato è che Jumanji –
The Next Level si aggiunge alla lista di film guardabili,
ben fatti e divertenti, ma non emozionanti.
Ci sono molte storyline degli
X-Men che la Fox ha adattato, e alcune che il MCU
potrebbe addirittura rivisitare, oltre a certe che andrebbero
assolutamente evitate. Con l’annuncio del revival della serie
animata degli X-Men, la speculazione intorno alla storia
cinematografica di The Merry Mutants ha iniziato a
rendere ancora più pensierosi i fan.
Essendo passati di mano dalla
Fox ai Marvel
Studios, i fan si sono chiesti quali saranno i
prossimi X-Men ad apparire nel MCU,
così come chi li interpreterà. Ma un’altra domanda a cui bisogna
rispondere è quali storie iconiche degli X-Men il MCU
porterà sia al cinema che su Disney+,
con la Fox che ha già estratto alcune delle
migliori della squadra. Vediamo quali storyline degli
X-Men potrebbe riadattare il MCU e quali sarebbe meglio
evitare.
Da riadattare: I Nuovi Mutanti
Anche se molti vedono
Dark
Phoenix come l’ultimo chiodo per completare franchise
Fox X-Men, è stato in realtà New
Mutants ad occuparsi di ciò. Illustrandoci i
primi cinque Nuovi Mutanti, il film presenta
versioni solide di personaggi come Wolfsbane e
Mirage, ma vacilla in ogni altro aspetto quando si
tratta di adattare le prime storie di Chris Claremont-Bill
Sienkiewicz.
I
Nuovi Mutanti sono comunque un gruppo convincente
nella famiglia degli X-Men e la squadra che ha una dinamica
speciale che il film non è riuscito a catturare. I Marvel
Studios probabilmente adatteranno I
Nuovi Mutanti prima o poi, la domanda è se il cast
originale tornerà o se un nuovo cast subentrerà.
Da riadattare: Gifted
Probabilmente, la storyline
della cura dei mutanti ha confuso un po’ le acque di X-Men: The Last Stand, specialmente se
mescolata alla storia di Dark Phoenix. Detto
questo, è difficile biasimare la troupe dietro il terzo film degli
X-Men per aver voluto prendere spunti da
quella che era, all’epoca, la storia degli X-Men più eccitante sul mercato.
Joss Whedon non è
un individuo popolare in questo momento, ma la storyline a lui
dedicata in Astonishing X-Men con l’artista
John Cassady presentava alcune forti trame, con
Gifted tra queste. La storia ha introdotto il
concetto di una cura per il gene mutante, una nuova audace
incarnazione degli X-Men, e potrebbe facilmente essere la base
per la storia che introduce la squadra del MCU.
Da riadattare: Wolverine di
Claremont e Miller
Chris
Claremont è un nome che è sinonimo di X-Men, in quanto lo scrittore ha più o meno
trasformato la squadra in quello che è oggi, con il suo lavoro sul
personaggio Wolverine che si è rivelato un vero successo.
La run solista di Claremont sul personaggio con
Frank Miller è stata adattata in The
Wolverine, che, a differenza del precedente film
incentrato su Wolverine, è stato ben accolto.
Raccontando la storia del viaggio di
Logan in Giappone e la sua storia d’amore con
Mariko Yoshida, il film ha colpito tutti i battiti
i punti focali della serie di fumetti senza essere un vero
adattamento. Il MCU non dovrebbe
tradurre completamente la storia ma, dato che il Giappone è legato
a tutto l’essere di Wolverine, ha senso per Kevin
Feige e compagnia onorare questo aspetto del
personaggio.
Da adattare: La caduta dei
mutanti
X-Men:
Apocalypse è visto come un punto basso per i film
degli X-Men, dato che il tanto atteso debutto del
cattivo titolare sul grande schermo ha lasciato molto a desiderare
per alcuni fan. Anche se non è così male come alcuni pensano, è
certamente considerato un cattivo adattamento della storia
Fall of The Mutants, una storia di Chris
Claremont e Louise Simonson.
La storia introduceva
Apocalisse e lo vedeva scatenare i suoi
Quattro Cavalieri sul mondo e aveva tutto il
dramma e la portata che X-Men: Apocalypse ha
cercato di avere, solo che il fumetto ha raggiunto risultati
nettamente migliori. Detto questo, non dovrebbe essere la prima
storia che i Marvel Studios adattano, perché
richiede che il pubblico si affezioni ad alcuni personaggi
specifici, in particolare Angel.
Da adattare: Dio ama, l’uomo
uccide
Una storia potenzialmente
controversa, ma che incarna il messaggio degli X-Men, God Loves, Man Kills è
la graphic novel di Chris Claremont e
Brent Anderson e vede gli X-Men contrapposti ad una setta religiosa
conosciuta come I Purificatori, che sono guidati
dal potente televangelista William Stryker. È una
storia che può suonare familiare a chiunque abbia visto X2: X-Men United.
Il miglior film sugli X-Men finora, X2 adatta alcuni aspetti della storia, ma si
concentra soprattutto su Wolverine ed esclude
alcune delle questioni più scottanti affrontate nel fumetto.
God Loves, Man Kills potrebbe fare innervosire
alcuni fan, ma è una storia che deve essere mostrata, in quanto la
battaglia degli X-Men contro il pregiudizio di
Stryker è una decostruzione convincente dei valori
della squadra.
Da non riadattare: La saga di
Fenice Nera
Questo è un gioco da
ragazzi, dato che la Saga della Fenice Oscura di
Chris Claremont e John Byrne ha
ispirato sia X-Men: The Last Stand che Dark Phoenix, e nessuno dei due rappresenta il
momento migliore del franchise. Basti
dire che i fan sono piuttosto stanchi che questa storia venga
adattata, soprattutto perché quelli che stanno dietro agli
adattamenti sembrano non avere idea di cosa faccia funzionare la
storia.
Dato l’amaro in bocca che ancora
permane per alcuni fan, non sarebbe una grande sorpresa se i
Marvel Studios non si
avvicinassero da nessuna parte a “The Dark Phoenix
Saga“. JeanGrey
dovrebbe certamente diventare La Fenice nel
MCU,
ma per il resto, la troupe dietro prossimo franchise dovrebbe
andare in una direzione diversa che si spera dia a
Jean del materiale davvero buono.
Da non riadattare: Weapon X
Anche se ha generato un
grande videogioco, X-Men Origins: Wolverine è
stato considerato, da molti, un assoluto disastro da ogni punto di
vista. Sebbene tragga ispirazione da molte storie, il suo nucleo
narrativo è ispirato dal sottovalutato arco narrativo
“Weapon X“, una storia ampiamente sottostimata di
Barry Windsor Smith che è stata la prima a
raccontare le origini di Wolverine.
Per quanto valido sia il fumetto,
c’è un elemento misterioso sul passato di Wolverine che “Weapon X”
compromette in qualche modo, con la backstory del personaggio che è
un mistero anche per lui stesso. Il Wolverine del MCU
ha bisogno di differenziarsi il più possibile dal ritratto di
Hugh Jackman, e mantenere il mistero del suo
passato è un primo passo solido.
Da non riadattare: X-Men –
L’inizio
A parte il titolo, X-Men: L’inizio ha poca o nessuna somiglianza
con l’omonima storia a fumetti. Scritta da JeffParker e disegnata da RogerCruz, la miniserie a fumetti raccontava le prime
avventure di Ciclope, Jean Grey,
Bestia, Uomo Ghiaccio e
Angel, ma aggiornate per un pubblico moderno.
Anche se ci sono alcuni grandi film
prequel, con X-Men: l’inizio probabilmente tra questi,
l’ultima cosa di cui questa nuova versione degli X-Men ha bisogno è reiterare la trama del
film. Non solo l’idea di un prequel che spiega l’origine della
squadra non è così interessante, ma un altro adattamento di
L’inizio potrebbe anche causare
confusione.
Da non riadattare: X-Men: Giorni di
un futuro passato
X-Men:
Giorni di un futuro passato è uno dei film
Fox più sottovalutati, che ha effettuato molti
cambiamenti rispetto alla storia omonima. Un altro racconto degli
X-Men di Claremont e
Byrne, “Days of Future Past” ha
la stessa storia centrale del film, ma con Kitty
Pryde al centro dell’attenzione al posto di Wolverine.
Mentre “The Dark Phoenix
Saga” non ha bisogno di essere adattato di nuovo, dato che
i due precedenti tentativi sono falliti, “Days of Future
Past” non ha bisogno di essere adattato perché è troppo
semplice come storia, a detta dei fan. Ci sono un sacco di grandi
storie degli X-Men che non ricevono lo stesso livello di
affetto che caratterizza “Days of Future Past” e
che dovrebbero essere più prioritarie rispetto al rimaneggiamento
di una delle più popolari.
Da non riadattare: Il vecchio
Logan
I
film di fumetti oscuramente realistici sono comuni, maLogan
era qualcosa di speciale, in quanto il neo-western di supereroi non
solo è servito come canto del cigno diHugh Jackman
comeWolverine,
ma ha guadagnato parecchia attenzione da parte dei non-fumettisti.
Anche se era la base del film,
Old Man Logan
di
Mark Millar
e
Steve McNiven
è molto diversa dal film.
Non solo è troppo violento per il
MCU,
ma molti disapproverebbero sia le inquietanti rappresentazioni
degli amati personaggi Marvel che il tentativo di
riconquistare la magia di Logan. Ci sono alcuni film che non dovrebbero
essere rifatti e Logan è uno di questi.
Tom
Holland, Zendaya
e Jacob Batalon compaiono in un video pubblicato
sull’account Instagram di
Holland in cui sembrano offrire la loro genuina
reazione al trailer nuovo di Spider-Man:
No Way Home, che arriverà nelle prossime ore.
Un Red Notice
emesso dall’Interpol è un avviso globale per dare la caccia e
catturare i criminali più ricercati al mondo. Ma quando un’audace
rapina riunisce il miglior profiler dell’FBI
(Johnson) e due criminali rivali (Gadot, Reynolds), non si può dire
cosa accadrà.
La trama di Red
Notice
In Red
Notice John Hartley (Dwayne Johnson) è il più grande
profiler dell’FBI ed è alle prese con un nuovo red notice, il
mandato dell’Interpol per la cattura dei maggiori latitanti. Le sue
ricerche in tutto il pianeta lo catapultano in una rocambolesca
rapina, durante la quale è costretto ad allearsi con il più grande
responsabile di furti d’arte, Nolan Booth (Ryan Reynolds), per
poter catturare la ladra di opere artistiche più ricercata al
mondo, soprannominata “L’Alfiere” (Gal Gadot). Ne segue una grande
avventura che trascina i tre protagonisti, sempre insieme loro
malgrado, in giro per il globo tra piste da ballo, prigioni isolate
e giungle selvagge. Ritu Arya e Chris Diamantopolous completano un
cast stellare. Con la sceneggiatura e la regia di Rawson Marshall
Thurber (Una spia e mezzo, Skyscraper), la produzione di Hiram
Garcia, Dwayne Johnson e Dany Garcia di Seven Bucks Productions,
Flynn Picture Co. di Beau Flynn e Bad Version, Inc. di Thurber, Red
Notice è un elegante gioco giramondo del gatto col topo… dove i
gatti però sono due.
Arriva in prima
visione il 17 novembre alle 22.15 su Sky Atlantic e in streaming su
NOW, in contemporanea con gli Stati Uniti, Yellowjackets,
survival drama dalle sfumature horror sull’incredibile storia di
una squadra di calcio femminile di una scuola superiore che negli
anni ‘90 sopravvive a un incidente aereo rimanendo isolata nelle
remote terre dell’Ontario in attesa dei soccorsi. Adolescenti, le
protagoniste si dovranno adattare, riunendosi in clan e arrivando a
compiere azioni crudeli e spietate pur di sopravvivere. 25 anni
dopo, nonostante abbiano tentato di ricostruirsi una vita, le poche
sopravvissute all’incidente dovranno confrontarsi con il loro
tormentato passato.
Creata da Ashley
Lyle e Bart Nickerson, creatori anche di Narcos: Mexico, la serie – costruita su due diversi
piani temporali – vanta un ampio cast quasi tutto al femminile: tra
le star della serie
Christina Ricci (Paura e Delirio a Las Vegas, La
Famiglia Addams, Monster) e Juliette Lewis (Cape Fear – Il promontorio
della paura, Assassini nati – Natural Born Killers, I Know
This Much Is True), oltre a Melanie Lynskey (Le Ragazze del Coyote
Ugly), Sophie Thatcher (When The
Streetlights Go On),Tawny Cypress (The
Blacklist: Redemption), Ella Purnell
(Belgravia, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali),
Sammi Hanratty (Salem),Steven
Krueger (The Originals), Keeya
King (Saw: Legacy), Warren Kole (Common
Law).
Anni ’90. Le giovani
e talentuose giocatrici di una squadra di calcio femminile di un
liceo nordamericano sopravvivono per miracolo a un terribile
incidente aereo e si ritrovano da sole nella natura selvaggia
dell’Ontario per svariati mesi. La speranza di essere salvate dai
soccorsi cede presto il posto alla disperazione, alla rabbia e alla
paura, e le ragazze, ormai divise in veri e propri clan, si
ritrovano a lottare senza pietà per la sopravvivenza, arrivando
anche a praticare il cannibalismo. Nel presente, 25 anni
dopo, alcune delle sopravvissute, Shauna, Taissa, Misty
e Natalie, sono andate avanti con le loro vite, ma il ricordo di
quei giorni è impossibile da cancellare: ciò che è successo un
quarto di secolo prima non ha mai smesso e non smetterà mai di
tormentarle.
Tra i numerosi nemici dell’Uomo
Ragno che ritroveremo in
Spider-Man: No Way Home, figura anche
Electro, apparso per la prima e unica volta sul
grande schermo in The Amazing Spider-Man 2, interpretato da Jamie Foxx. In effetti, nel film con Tom Holland ritroveremo proprio la versione
interpretata dall’attore premio Oscar, anche se il modo in cui
verrà inserito all’interno della storia resta, chiaramente, un
mistero. In attesa dell’arrivo del nuovo trailer (che sarà online a
breve), ecco 10 curiosità sulla rivalità tra Spider-Man e Electro
che forse non conoscete.
Jameson pensava che Spider-Man
fosse Electro
Electro ha fatto la sua prima apparizione in “Amazing
Spider-Man #9”. Il cattivo ha avuto diverse origin story
nei film e nei fumetti di Spider-Man, con una storyline congeniale
sia nella serie animata Spectacular Spider-Man che nei
film. Tuttavia, nei fumetti, dopo aver ottenuto i suoi poteri, è
diventato un vero criminale.
È
stato uno dei primi nemici di Spider-Man e J. Jonah Jameson credeva
addirittura che Electro e Spider-Man fossero la stessa persona,
dimostrando così che Spidey era, in realtà, un cattivo. Spider-Man
ha dimostrato che Jameson si sbagliava quando ha battuto Electro:
da quel momento in poi, il cattivo non è mai più stato una vera
minaccia per Spider-Man.
Electro faceva parte dei Sinistri Sei originali
In “Amazing Spider-Man
Annual #1”, sei dei cattivi di Spider-Man hanno unito le forze per
dare vita ai Sinistri Sei. È stata, per loro, un’opportunità per
lavorare insieme e cercare di sconfiggere Spider-Man.
All’inizio, anche Electro faceva
parte di questo gruppo reclutato da Doctor Octopus. Tuttavia, anche
insieme, non sono stati in grado di battere Spider-Man. Electro è
stato un membro del team in molte versioni del gruppo, ossessionato
dal desiderio di battere Peter Parker ancora e ancora.
Electro ha attaccato Spider-Man durante un talk show
Electro è andato in
prigione e quando è stato rilasciato ha deciso di rigare dritto. Ha
ottenuto un lavoro come elettricista per una rete televisiva e ha
lavorato per un talk show a tarda notte. Tuttavia, neanche questa
volta gli è stato concesso di vivere in pace.
Spider-Man stava cercando di
raccogliere fondi per un intervento chirurgico di cui aveva bisogno
zia May: per questo, si è presentato come ospite nello show. Quando
lo vide, in Electro si riaccese subito il suo desiderio di
vendetta. Tuttavia, alla fine è stato sempre Spider-Man ad avere la
meglio.
Rose ha potenziato Electro
Kingpin aveva un figlio
che si faceva chiamare Rose. Quando Rose ha cercato di impadronirsi
di New York City e usurpare suo padre come nuovo supercriminale, ha
cercato dei cattivi che lavorassero per lui. Così, ha spinto
Electro a entrare di nuovo in azione, promettendogli un
potenziamento.
Electro ha ottenuto il potenziamento
ed è diventato un sicario di Rose, ma poi ha commesso un altro
errore. Con i suoi nuovi poteri, ha preso di nuovo di mira
Spider-Man, perdendo di nuovo. Per questo motivo, Electro si gettò
nel fiume Hudson, cercando di porre fine alla sua vita.
Electro è il motivo per cui
Spider-Man si è unito ai nuovi Vendicatori
Electro è sopravvissuto e ha continuato a lavorare per un
altro cattivo più grande, questa volta Brainchild. La sua missione
era quella di invadere il Raft. Il piano ha funzionato ed Electro
ha fatto uscire di prigione innumerevoli cattivi, il che ha fatto
sì che diversi eroi, tra cui Spider-Man, unissero le forze per
fermare i fuggitivi.
La
conseguenza di ciò è stato qualcosa che nessuno avrebbe potuto
immaginare. Il gruppo di eroi che si è presentato per fermare gli
evasi includeva Capitan America, Spider-Woman, Luke Cage, Sentry,
Daredevil e Spider-Man. Mentre erano impegnati per cercar di
fermare Electro, Cap ha avuto l’idea di mettere insieme i Nuovi
Vendicatori.
Superior Spider-Man ha controllato Electro
C’è stato un momento in
cui Spider-Man è apparentemente morto e Doctor Octopus ha preso il
suo corpo. Doc Ock divenne così “Superior Spider-Man” e decise di
restare un eroe. Aveva anche un grande vantaggio sui cattivi come
Electro.
Doc Ock sapeva tutto dei suoi ex
compagni di squadra. Ha quindi usato il suo genio scientifico per
trovare il modo di catturarli. Ha persino convertito Electro in un
flusso di protoni, intrappolandolo. Ha poi catturato più
supercriminali e ha usato il controllo del cervello per
trasformarli nei Superior Sei.
Spider-Man è il motivo per cui
Electro ha poco controllo dei suoi poteri
Mentre Doctor Octopus aveva il controllo su
Electro come Superior Spider-Man, ha anche condotto molti
esperimenti su di lui. Peter Parker è finalmente tornato come
Spider-Man e ha dovuto affrontare le conseguenze di ciò che ha
fatto Superior Spider-Man, e questo includeva anche la “questione”
Electro.
Fin dall’inizio, Electro ha sempre
rischiato di andare in corto circuito. Tuttavia, dopo gli
esperimenti di Superior Spider-Man, le cose sono andate ancora
peggio, con Electro che perdeva spesso il controllo della sua
elettricità, esaurendosi rapidamente e crollando.
Le Parker Industries hanno depotenziato Electro
Spider-Man stava cercando di trovare un modo
per usare le Parker Industries per affrontare i suoi numerosi
cattivi. Durante questo periodo, si è fatto nemico anche Black Cat,
che lo voleva morto. Quest’ultima si è poi unita a Electro, con
entrambi che hanno messo gli occhi su Spider-Man.
Tuttavia, Peter aveva lavorato a un
dispositivo che potesse finalmente depotenziare Electro. Black Cat
ha messo le mani sulla macchina e l’ha usata per potenziare
Electro, ma alla fine lo ha sovraccaricato, finendo per privarlo
dei suoi poteri.
Electro è morto quando Sciacallo ha cercato di potenziarlo
Electro è andato in prigione, ma c’erano
ancora molti supercriminali che volevano la morte di Spider-Man.
Uno di questi, Sciacallo, aiutò Max Dillon a evadere di prigione e
si offrì di potenziarlo per aiutarlo a uccidere
Spider-Man.
Max non voleva davvero farlo, ma Sciacallo
riportò in vita una donna di nome Francine, che piaceva a Electro
ma che aveva ucciso accidentalmente, quindi alla fine accettò.
Tuttavia, il piano fallì: Francine divenne il nuovo Electro, mentre
sembrava che Max Dillon fosse morto, cosa che diede a Spider-Man un
nuovo nemico elettrizzato.
Kindred riportà in vita Electro per
combattere Spider-Man
Electro è tornato in
vita di recente, e l’unica ragione per la sua resurrezione era
uccidere Spider-Man. Anche Kindred voleva Spider-Man morto e ha
offerto ad ognuno dei suoi nemici la possibilità di realizzare i
loro desideri se lo avessero ucciso.
Ha chiesto a Doctor Octopus di
riportare Electro e di ripotenziarlo, così l’originale membro dei
Sinistri Sei è tornato in vita. Tuttavia, le cose sono andate
storte quando tutte le altre varie squadre dei Sinistri si sono
presentate e i cattivi si sono tutti scontrati, fino a quando Doc
Ock, alla fine, li ha traditi tutti, salvando Spider-Man.
Nikki Reed è una
sceneggiatrice e attrice americana, diventata famosa agli occhi del
mondo grazie al ruolo di Rosalie Hale nella saga di Twilight.
Felicemente sposata con Ian
Somerhalder e mamma di una bambina, il passato di Nikki
non è stato facile, dal divorzio dei genitori fino al periodo
post-adolescenza. Eppure si è impegnata molto per diventare
l’attrice di successo che è oggi.
Ecco dieci cose che, forse, non sapevate di Nikki
Reed.
Nikki Redd: i suoi film e la
carriera
1. Un’infanzia
difficile. Nicole Houston Reed è nata il 17 maggio del
1988 a Los Angeles da Cheryl Houston, una
parrucchiera, e da Seth Redd, un designer. Ha due
fratelli e lei non ha avuto un’educazione religiosa, crescendo in
ambienti ebraici. Quando aveva due anni i suoi genitori hanno
divorziato ed è andata a vivere con la madre. Ha frequentato la
Alexander Hamilton High School ma l’ha poi abbandonata, iniziando a
studiare da casa. Con il periodo dell’adolescenza la Reed entrò in
un periodo difficile, fatto di ribellione, come l’aver lasciato
casa a soli 14 anni ed essere diventata schiava, per un periodo, di
alcool e droghe.
2. Il debutto con
Thirteen. In passato la Reed aveva incontrato
Catherine Hardwicke quando lei era la fidanzata
del padre. In seguito le due hanno mantenuto dei buoni rapporti,
tanto che la Hardwicke chiese alla Reed di scrivere insieme la
sceneggiatura di Thirteen – 13 anni. Il film era stato
concepito come una commedia leggera ma mano a mano è andata ad
approfondirsi, basandosi sulla storia della stessa Catherine. Per
poter realizzare il film era necessario trovare gli attori
adeguati: tuttavia non si trovata l’attrice giusta per il
personaggio di Evie e così Catherine propose ad una riluttante
Nikki di interpretarla.
3. È apparsa in molti film e
serie tv. A partire da quel momento recita in film
come Lords of Dogtwon (2005) e La prima
volta di Nicky (2006). Nel 2008 raggiunge la popolarità
internazionale grazie al ruolo di Rosalie Hale in
Twilight. Nikki riprenderà il ruolo in New Moon (2009),
Eclipse (2010), e
Breaking Dawn – Parte 1 (2011) e Parte 2 (2012). In
seguito recita in Empire State (2013), In Your
Eyes (2014) e Il mistero del gatto trafitto (2014).
Ha poi preso parte anche alle serie The O.C. (2006),
Sleepy Hollow (2015-2016) e Dollface (2019).
Nikki Reed è su Instagram
4. Il suo profilo trasmette
amore. L’attrice ha un profilo ufficiale su Instagram
seguito da 3,6 milioni di persone. Su questo social, Nikki posta
tantissime foto che vedono protagonista lei, la natura e il suo
compagno Ian Somerhadler. Le sue foto trasmettono
un amore assoluto verso ciò che dona la natura, per non parlare
dell’amore rivolto a suo marito e padre della sua unica figlia.
5. Le pillole di
placenta. Nikki ha scelto di condividere su Instagram uno
scatto che ha a che fare con la propria placenta. L’attrice,
infatti, ha scelto di prendere delle pillole fatte della propria
placenta. Una pratica molto diffusa in quel di Hollywood e non sono
che, sembra, aiuti a produrre il latte materno e sarebbe una certa
forte di energia. Quella che ultimamente è quasi più una moda,
sembra non piacere molto ai medici, che definiscono la pratica
pericolosa.
Nikki Reed, Ian Somerhalder e la
figlia Bodhi Soleil
6. È sposata con Ian Somerhalder.
Nell’aprile del 2015 i due attori sono convolati a nozze dopo soli
due mesi di fidanzamento, sposandosi in California. Il matrimonio,
avvenuto all’aperto, è stato a sorpresa: sì, perché gli invitati
pensava di essere invitati ad una semplice festa per inaugurare la
loro nuova casa. I due sono il ritratto dell’amore, cose che si
nota anche dai loro post su Instagram.
7. È al secondo
matrimonio. Nell’ottobre del 2011 si era sposata con il
cantante Paul McDonald: i due si sono separati nel 2014 e hanno
ottenuto il divorzio l’anno dopo. Nel 2015 l’attrice ha conosciuto
Ian Somerhalder: anche lui arrivava da una relazione, quella con
Nina Dobrev. I due si sono sposati quasi subito ed anno avuto una
bambina nel luglio del 2017 di nome Bodhi Soleil Reed
Somerhalder.
Nikki Reed in
Twilight
8. Un successo
vampiresco. Uno dei personaggi che l’ha resa famosa a
livello mondiale è stato quello di Rosalie Hale nela saga di
Twilight. I cinque film, tratti dagli altrettanto famosi
romanzi di Stephanie Meyer, le hanno dato una
decisa notorietà internazionale. Pare anche che, per interpretare
il suo ruolo, abbia dovuto imparare a giocare a baseball da
mancina.
9. La saga ha cambiato i
rapporti tra gli attori. Stando a quello che la Reed ha
dichiarato, sembra che all’interno della famiglia di
Twilight i componenti siamo rimasti amici ma i rapporti
siano mutati. Inevitabilmente, l’attenzione maggiore veniva
riservata a Kristen
Stewart, Robert
Pattinson e Taylor Lautner. Il
successo della saga ha accresciuto la popolarità dei tre
protagonisti ma anche la sicurezza. Ciò ha comportato al mutare dei
rapporti tra loro: per salutare Pattinson, come la Reed faceva
sempre, doveva passare oltre a tre guardie del corpo.
Nikki Reed in The
O.C.
10. Ha recitato in alcuni
episodi della celebre serie. Ancora agli inizi della sua
carriera, l’attrice ha avuto modo di recitare nel ruolo di Sadie
Campbell in sei episodi della terza stagione, rispettivamente dal
quindicesimo al ventesimo. Questa arriva a Orange County per
aiutare la zia Gwen e presenziare al funerale del cugino Johnny.
Nel corso degli episodi intreccerà una breve relazione con
Ryan.
Figlio del celebre Bruce Lee,
Brandon Lee era una stella nascente del panorama
cinematografico hollywoodiano. Un attore ricco di talento
distintosi inizialmente in alcuni film di arti marziali ma pronto a
compiere il passaggio verso ruoli e storie diverse. Proprio nel
momento in cui stava per consacrarsi come una star, tuttavia, un
terribile incidente ha per sempre spezzato il suo percorso, dando
vita a miti e leggende che infestano ancora oggi il mondo del
cinema.
Ecco 10 cose che non sai di Brandon Lee.
Brandon Lee: i suoi film e la carriera
1. Ha recitato in diversi
film. La carriera da attore di Lee è iniziata nel 1985 con
il film Crime Killer, dove però non risulta accreditato.
Nel 1986 ottiene però la sua prima grande occasione con il film
Legacy of Rage. Negli anni seguenti recita poi nel
fantascientifico Laser Mission (1989), in Resa dei
conti a Little Tokyo (1991) e Drago d’acciaio (1992),
di cui è protagonista. La consacrazione arriva grazie a Il corvo (1994), basato
sull’omonimo fumetto, dove Lee recita nel ruolo di Eric Draven.
Sfortunatamente questo film esce solo in seguito alla morte
dell’attore.
2. Ha recitato anche per la
televisione. Oltre ad una carriera cinematografica, Lee ne
stava portando avanti anche una televisiva. Nel 1986 ha infatti
recitato nel film La legge del kung fu, dove sfoggiava le
sue abilità con le arti marziali. Recita poi nell’episodio Kung
Fu: The Next Generation della serie CBS Summer
Playhouse (1987). L’anno seguente è invece Kenji nell’episodio
What’s in a Name, dodicesimo della seconda stagione della
serie Ohara.
Brandon Lee in Il corvo
3. Non era ben visto
dall’autore del fumetto. Non tutti erano entusiasti della
scelta di Lee come protagonista di Il corvo. L’autore del
fumetto, infatti, temeva che egli non fosse idoneo alla parte, e
che il film avrebbe finito per rivelarsi un insuccesso. Quando
incontrò l’attore con il trucco applicato in volto, tuttavia,
dovette ricredersi, trovandolo perfetto. Il segreto del successo di
tale trucco fu che ad applicarlo sul suo volto fu lo stesso Lee.
Tale operazione gli fu suggerita dal regista, affermando che in tal
modo avrebbe acquisito un aspetto più realistico e meno
preciso.
4. Andava a dormire con il
trucco in viso. Come noto, sempre in relazione al trucco
del personaggio, Brandon Lee non era soddisfatto dell’aspetto del
suo viso dipinto quando il reparto trucco glielo ha applicato prima
delle riprese. Lee e Proyas hanno poi concordato che sarebbe stato
meglio se Lee avesse continuato a truccarsi da solo, facendolo ogni
sera prima di andare a letto. In questo modo, quando si fosse
svegliato la sua pittura per il viso sarebbe apparsa naturalmente
più consumata.
5. Si è preparato a lungo
per il personaggio. L’attore era particolarmente
affascinato dal ruolo e dalle sue caratteristiche. Per prepararsi
al giusto mood, decise di visitare numerosi cimiteri e ascoltò
molte canzoni del gruppo The Doors facenti riferimento alla morte.
Inoltre, per ottenere un aspetto trascurato ed emaciato si
sottopose ad una dura dieta. Con questa arrivò a perdere ben 18
chili, risultando così ancor più vicino alla natura del
personaggio.
Brandon Lee: com’è morto l’attore
6. Ci sono ancora molti
misteri a riguardo. Sono ancora molti i nodi non sciolti
intorno alla tragica morte di Lee. Tutto ebbe inizio quando, il 31
marzo del 1993, l’attore venne ferito erroneamente da un colpo di
pistola. Questa era tenuta dall’attore
Michael Massee. Secondo le
ricostruzioni successive, l’incidente avvenne per via di una
concatenazione di sfortunati eventi, come anche della negligenza
dei membri della troupe addetti al controllo e alla preparazione
delle armi da fuoco. La pistola usata per la scena doveva essere
caricata a salve, ma purtroppo non lo era, o non esattamente: in
canna c’era ancora un frammento di un’altra cartuccia, usata nelle
riprese precedenti. L’attore fu colpito allo stomaco, e morì
qualche ora dopo.
7. L’attore fu sottoposto ad
una lunga operazione. Per tentare di salvarlo, l’attore fu
anche sottoposto ad una lunga e vana operazione di salvataggio. A
Lee mancavano soltanto tre giorni al termine delle riprese del
film. La pellicola, dopo un periodo di stop, fu infine completata
grazie all’utilizzo di controfigure e di un parziale riutilizzo
delle riprese svolte sino a quel momento. L’utilizzo della computer
grafica, infine, aiutò nel rendere tutto il più naturale possibile,
evitando di evidenziare la sostituzione dell’attore.
8. Ci sono strane
somiglianze tra Lee e il suo personaggio. Eventi come
questi, si sa, al cinema diventano leggende o addirittura
maledizioni. E non ci volle molto prima che la morte di Brandon Lee
rendesse Il corvo uno di quei film che, nella memoria
colletiva, sono maledetti: in pochi realizzarono che Lee fu ucciso
proprio nel momento della storia in cui il suo personaggio viene
assassinato. In pochi si accorsero poi anche di altri strani
parallelisimi tra arte e vita. Ad esempio il fatto che, proprio
come il suo personaggio Eric, Lee era in procinto di sposarsi con
la propria fidanzata Eliza. La cerimonia doveva prendere luogo in
Messico, il 17 di Aprile dello stesso anno.
9. La sua morte ha spinto
verso alcuni cambiamenti sulla sicurezza dei set. Alcuni
credono che a causa della tragica morte di Brandon Lee, questo film
sia responsabile del cambiamento degli standard di sicurezza delle
armi nel film (cioè, nelle scene d’azione, la pistola è tenuta di
lato e vengono utilizzate angolazioni difficili della telecamera
quando l’arma è puntata contro un personaggio per evitare errori di
accensione o altri orribili incidenti). Ciononostante, episodi di
questo tipo hanno continuato di tanto in tanto a verificarsi, come
la recente tragedia sul set di Rust ha dimostrato.
Brandon Lee: età e altezza dell’attore
10. Brandon Lee è nato il 1
febbraio del 1965 a Oakland, in California, Stati Uniti.
L’attore è poi deceduto all’età di 28 anni il 31 marzo del 1993 a
Wilmington, nella Carolina del Nord, Stati Uniti. Lee era alto
complessivamente 1.83 metri.
Il sequel del film del 2019 Downton
Abbey. Il primo film seguiva una visita, alla famiglia Crawley e
allo staff di Downton, da parte del re e della regina
d’Inghilterra. Non è chiaro se un altro illustre personaggio
visiterà la tenuta, o se sarà un altro lo spirito di questo secondo
film.
“Dopo un anno molto impegnativo
con così tanti di noi separati dalla famiglia e dagli amici, è un
enorme conforto pensare che ci aspettano tempi migliori e che il
prossimo Natale ci ritroveremo con i tanto amati personaggi di
Downton Abbey”, ha detto il produttore Neame.
Anche il presidente di Focus
Features Peter Kujawski si è concentrato sui
piaceri ristoratori di un ritorno a Downton: “Non c’è
posto come casa per le vacanze e non possiamo immaginare un regalo
migliore che riunirsi con Julian, Gareth e l’intera famiglia
Downton nel 2021 per riportare a casa i Crawley per i loro
fan”.
Dopo aver partecipato, più di 30 anni fa, al primo film di
Arma Letale, Mel Gibson è ora in trattative per dirigere il
quinto capitolo della saga. Lo annuncia
Variety.
La quinta volta del classico
franchise d’azione è in sviluppo da diversi anni, con
Richard Wenk (The Equalizer) che
ha scritto la bozza più recente della sceneggiatura.
Richard Donner, che ha diretto e prodotto tutti e
quattro i precedenti film di Arma Letale, aveva
lavorato per sviluppare un quinto capitolo, ma è morto il 5 luglio
2021, a 91 anni, lasciando il progetto in un limbo.
La moglie di Donner, Lauren
Schuler Donner, produrrà il film, insieme a Dan
Lin di Rideback. Jonathan Eirich di
Rideback e Derek Hoffman di The Donners’ Company
saranno i produttori esecutivi.
Parlando a un evento a Londra,
Gibson si è lasciato sfuggire che avrebbe assunto la regia del
film, soddisfacendo i desideri del defunto regista.
“Stava sviluppando la
sceneggiatura ed il lavoro era abbastanza avanzato. E un giorno mi
ha detto: “Ascolta ragazzo, se ‘prendo a calci il secchio’, lo
farai tu”. E io ho detto: “Sta’ zitto”, ha detto Gibson
secondo The Sun. “In effetti è morto, ma mi ha chiesto di farlo
e, al momento, non ho detto nulla. L’ha detto a sua moglie, allo
studio e al produttore. Quindi, dirigerò il quinto.”
Il primo Arma
letale ha debuttato nel 1987, lanciando le carriere
hollywoodiane di Mel Gibson, dello scrittore Shane
Black e del formato poliziesco comico e ricco di azione.
Gibson ha recitato nel ruolo del detective della polizia di Los
Angeles Martin Riggs al fianco di Danny Glover nel
ruolo di Roger Murtaugh. Sono seguiti altri tre sequel, oltre a una
serie TV prequel trasmessa dal 2016 al 2019 con Clayne
Crawford e Damon Wayans nei panni di un giovane Gibson e
Glover.
L’ultima volta che Kirsten Dunst ha interpretato Mary Jane Watson
è stato in Spider-Man 3 del 2007. Da allora, altre due
attrici hanno interpretato l’iconico ruolo (Shailene
Woodley in The Amazing Spider-Man 2 – anche
se alla fine quelle scene sono state tagliate dal film – e Zendaya nel MCU, al fianco di Tom Holland).
Tuttavia, molti fan vorrebbero
scoprire cosa ha combinato l’originale iterazione del personaggio
di MJ in tutti questi anni. Se anche questa versione del grande
amore di Peter Parker tornerà o meno in Spider-Man:
No Way Home, è ancora un grandissimo mistero.
Tuttavia, è stata la stessa Dunst ad esprimere rinnovato entusiasmo
in merito alla possibilità di tornare a vestire i panni di Mary
Jane.
Parlando con
Variety, infatti, ha dichiarato: “Lo farei. Perché no?
Sarebbe divertente. Non direi mai di no a una cosa del
genere”. Ironizzando su dove potrebbe trovare la sua Mary Jane
a questo punto, l’attrice ha aggiunto: “Sarei un vecchia Mary
Jane con tanti piccoli Spidey.”
In realtà, queste parole sono
leggermente in contrasto con quanto l’attrice aveva dichiarato di
recente in merito alla possibilità di tornare ad interpretare il
personaggio. Soltanto pochi giorni fa, infatti,
parlando con Total Film, Kirsten Dunst aveva detto di non amare
particolarmente i cinecomics, lasciando intendere di non essere
disposta a recitare nuovamente in uno di essi. Tuttavia, è bello
sapere che ora l’attrice rivisiterebbe con piacere uno dei suoi
ruoli più iconici.
Durante una recente ospitata al
Graham
Norton Show in occasione della promozione di
House of Gucci,Adam Driver ha ammesso candidamente di non
voler più partecipare al Comic-Con di San Diego,
l’annuale convention dedicata all’intrattenimento multi-genere più
grande degli Stati Uniti.
Nel corso dell’intervista, l’attore
ha raccontato della sua prima e unica esperienza al Comic-Con in
occasione del lancio di Star Wars: Il risveglio della Forza,
descrivendo nel dettaglio gli svantaggi e le restrizioni che
derivano dalla partecipazione ad una convention così importante in
qualità di membro del cast di una delle saghe più amate dal
pubblico.
“Non conoscevo le regole del
Comi-Con. Sono entrato in hotel alle 2 del mattino e ho pensato:
‘Forse domani vado a prendere un caffè’. E invece mi hanno detto:
‘No, non puoi prendere un caffè’. Allora ho detto: ‘Beh, forse
prenderò un caffè in hotel’. E loro, ancora: ‘No, non puoi prendere
un caffè in hotel. Se vuoi uscire, metti una maschera, in modo che
nessuno ti riconosca.'”, ha spiegato l’attore.
“A quel punto ho aperto la
finestra della mia stanza, perché ero lì praticamente da 24 ore, e
sento una banda in lontananza che suonava il tema di Star
Wars in loop, perché tutto il cast del film alloggiava nello
stesso albergo. È stato spaventoso”, ha aggiunto Driver.
“Ho visto cos’è. È bello, per carità. Ma non sono ansioso di
tornarci.”
Adam Driver tra Star Wars, il musical e Lady Gaga
Adam Driver ha interpretato il personaggio di
Kylo Ren in tutti e tre gli episodi della trilogia sequel di
Star Wars. Di recente lo abbiamo visto al
cinema in The Last Duel di Ridley Scott, mentre dal
prossimo 18 novembre tornerà nelle nostre sale con il musical
Annette di Leos Carax. A dicembre, invece, lo
rivedremo nel sopracitato House of Gucci al fianco di Lady Gaga, diretto
sempre da Scott.
A interpretare l’erede di
Kevin McAllister è stato chiamato Archie Yates,
l’esilarante e tenerissimo co-protagonista di Jojo Rabbit che ora si cimenta in un ruolo che
lo vede in primo piano e che porta con sé anche tanta
responsabilità. Come è meglio di un attore consumato, Archie non si
è fatto intimidire dal ruolo: “Ho preso molta ispirazione dai
film originali. Voglio dire, li ho osservati religiosamente ogni
anno a Natale, quindi è stato abbastanza facile per me
relazionarmi. Ma il mio personaggio, Max Mercer, dovrebbe essere un
personaggio completamente diverso da Kevin
McAllister. Quindi, mentre volevo che ricordasse il
classico, ho cercato anche più originalità perché pur trovandoci
nello stesso universo e nelle stesse dinamiche, si tratta di una
storia completamente diversa.”
Non sarebbe un
Home Alone se non ci fossero due malintenzionati
che vogliono fare irruzione in una casa sorvegliata solo da un
bambino ingegnoso, e questo ruolo è stato affidato, in questo
revival, a Rob Delaney e Ellie
Kemper, che interpretano una coppia insolita ma di certo
non cattiva come quella dei due ladruncoli interpretati
nell’originale da Joe Pesci e Daniel
Stern.
Come afferma Kemper
stessa: “La nostra missione, nel film, è mossa da un intento
positivo, è stata ispirata, credo, dalla bontà. Penso che le nostre
motivazioni fossero buone, siamo stati spinti a fare quello che
facciamo perché volevamo di più per la nostra
famiglia.”
“Detto questo –
interviene Delaney – c’è un cattivo nel film ed è interpretato
da Archie Yates e il suo personaggio si chiama Max Mercer. Noi
stiamo cercando di riprenderci le cose di cui abbiamo bisogno per
salvare la nostra famiglia, quindi durante le riprese ho pensato
per tutto il tempo “Oh, Max è il nemico”. Quindi, quando ho visto
il film finale e il pubblico si è sentito in sintonia con Max, ho
pensato: “Questo deve essere un film diverso da quello che ho
girato”. Quindi sicuramente nel guardarlo, penso che non ci siano
antagonisti, ma nel filmarlo, ero tipo, “Max è il mio
nemico”.”
Home Sweet Home Alone, ecco l’erede di Mamma, ho perso
l’aereo!
E forse in parte ha
ragione, dal momento che Max, come Kevin, ha un modo abbastanza
sadico di difendere la propria casa, un modo che ha messo Delaney e
Kemper a dura prova.
“Abbiamo iniziato ad
allenarci per gli stunt molto prima di iniziare a girare, per
fortuna – ha raccontato Rob Delaney– E
ci è stato davvero richiesto di fare la maggior parte delle
acrobazie nel film. Gli stuntman professionisti ci hanno aiutati e
se abbiamo fatto male delle cose, loro le hanno modificate, ma ci
hanno davvero messo alla prova”.
Ellie
Kemper: “Sì. Si è rivelato molto divertente. Non avevo
mai fatto niente del genere prima. È stato impegnativo ma anche
divertente e atletico in un modo che non mi aspettavo.”
Archie Yates, dal canto suo, ha aggiunto un
nuovo personaggio alla sua galleria di caratteri che, nonostante la
giovane età, è già molto nutrita, tra Jojo Rabbit
e Wolfboy and the Everything Factory. Cosa
vorrebbe fare dopo?
Archie Yates: “Tutte le cose in cui sono
stato sono state commedie e la commedia è uno dei miei generi
preferiti. È quello che di solito guardi. Ma per quanto ami la
commedia e far parte di esilaranti film per famiglie, mi rendo
conto ora che maturando, posso fare molte più cose nella mia
carriera di attore ed è per questo che vorrei iniziare a esplorare
generi diversi come il dramma, forse un po’ di horror. Voglio anche
diventare un regista un giorno e di recente ho appena iniziato a
scrivere la mia sceneggiatura!”
Oltre ai ladri Harry e
Marv e a Kevin, il film originale vede protagonista anche una
esilarante e meravigliosa Catherine O’Hara nei panni di mamma
McAllister. In questa circostanza, la madre smemorata p stata
interpretata da Aisling Bea che ha una opinione
molto personale su quale sia il tipo di personaggio materno che
vorrebbe interpretare di più, al cinema: “Mi piacerebbe essere
il volto della cattiva maternità. E probabilmente inizierò la mia
attività sull’essere una cattiva madre lasciando i miei figli da
soli e sperando che se la cavino. Possono badare a se stessi, è
quello che stiamo dicendo, ed è un grande messaggio nel film. Non
puoi sempre essere lì a sorvegliarli, giusto?”.
Home Sweet Home Alone è disponibile su
Disney+ per accompagnarci verso un
periodo natalizio spensierato in famiglia.
Piaccia o no, è diventato ormai
evidente, soprattutto negli ultimi anni, che gli show della
Marvel Television non sono
considerati “canonici” in riferimento al Marvel Cinematic Universe.
Tuttavia, sembra che i Marvel Studios siano intenzionati a
utilizzare alcuni dei personaggi di quei progetti nelle loro
storie.
Il Darkhold è stato “riavviato” per
WandaVision,
mentre sembra che il Matt Murdock di Charlie Cox farà parte di
Spider-Man:
No Way Home. Inoltre, si è parlato a lungo anche di una
possibile apparizione del Wilson Fisk/Kingpin interpretato da
Vincent D’Onofrio nell’attesissima serie
Hawkeye, ma
oggi non esiste ancora una conferma ufficiale.
Durante una recente intervista con
Jake’s Takes, la star di Daredevil non ha voluto commentare le voci in merito
alla sua presenza nello show con
Jeremy Renner, ma ha espresso ancora una volta il suo interesse
nei confronti di un ipotetico scontro con lo Spider-Man di Tom Holland.
“Uno scontro con Spider-Man
dovrebbe sicuramente accadere un giorno. O almeno, lo spero”,
ha detto D’Onofrio. “Vedremo se mi chiederanno di farlo.
Kingpin viveva in un mondo di Punisher, Daredevil e Spider-Man,
quindi sarebbe quello.”
Kingpin era uno dei cattivi di
Spider-Man prima di diventare uno dei nemici di Daredevil, quindi
questo ipotetico scontro avrebbe senso. Mancano poche settimane e
finalmente sapremo se quelle voci su Hawkeye eSpider-Man:
No Way Home erano fondate oppure no. Se lo fossero, ci
troveremo di fronte ad un importante punto di svolta per il
MCU.
Nonostante sia apparso in più film
del DCEU, il Superman di Henry Cavill sembra non sia mai riuscito a
fare davvero breccia nel cuore del pubblico. Di conseguenza, il
personaggio è lentamente scomparso dai film dell’universo
cinematografico negli ultimi anni, fatta eccezione per quell’unica
apparizione nel finale di Shazam!
(dove, tra l’altro, il personaggio non è stato interpretato neanche
da Cavill, di fatto inquadrato dal collo in giù).
È dal 2018 che si parla ormai del
fatto che Cavill e Warner Bros. abbiano preso le distanze l’uno
dall’altra, nonostante l’attore continui a sostenere di voler
ancora interpretare l’eroe kryptoniano sul grande schermo (proprio
di recente, Cavill ha ribadito nuovamente di avere ancora
“il mantello nell’armadio”). Tra coloro che sperano in un
ritorno della star di The Witcher nei panni dell’iconico personaggio DC c’è
ovviamente anche Zack Snyder, da sempre grande sostenitore
dell’incarnazione del supereroe da parte dell’attore
britannico.
In una recente conversazione con
THR (via
Screen Rant), il regista di
Justice League ha condiviso i suoi ricordi in merito alla
prima volta volta che ha visto Henry Cavill con il costume di Superman. È
stato durante lo sviluppo de L’uomo d’acciaio nel 2010 e Cavill era stato chiamato
per un provino. All’attore era stato dato uno degli abiti originali
di Christopher Reeve degli anni ’80 da provare e, nonostante lo
spandex ormai invecchiato, pare fosse ancora spettacolare.
“Quando vedi il costume per
terra, ti sembra solo un pezzo lasciato lì ad ammuffire… Pensi che
non riuscirà mai ad essere di nuovo cool”, ha spiegato Snyder.
“Poi un giorno Henry lo indossò per la prima volta.
Probabilmente, se lo avesse indossato qualcun altro e avesse detto:
‘Sono Superman’, avrei pensato: ‘Ok. È Halloween’. Ma quando l’ha
fatto Henry, non potevamo credere ai nostri occhi. Tutti erano in
preda a un attacco di cuore, davvero. Era semplicemente perfetto.
L’energia era semplicemente quella giusta. Abbiamo tutti pensato:
‘È Superman. Ecco come sarebbe Superman se esistesse
davvero.'”
Sono iniziate in
Puglia, nella città di Bari, le
riprese del film La
prima regola di Massimiliano
D’Epiro, adattamento del testo
teatrale La classe scritto
da Vincenzo Manna, con cui il regista firma
la versione per il cinema.
Una produzione Dinamo
Film, Goldenart
Production con Rai
Cinema in associazione con Notorious
Pictures, con il contributo di Apulia Film Fund
di Apulia Film
Commission e Regione Puglia a
valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. Il film,
inoltre, è stato sviluppato con il contributo di Apulia Film
Commission attraverso l’Apulia Development Film Fund e con l’Apulia
Film Forum per la fase di produzione. La
prima regola uscirà nelle sale italiane nel 2022
con Notorious Pictures.
La prima regola, la trama
Il film racconta uno spaccato del
periodo storico che stiamo vivendo: una scuola superiore di
periferia, strutture, studenti e corpo docente sono lo specchio
esemplare di una depressione sociale ed economica che sembra
irreversibile. A peggiorare la situazione, a pochi metri dalla
scuola, tra le case del quartiere, lo “Zoo”, uno centro di
assistenza ai migranti diventato con gli anni un campo profughi
permanente. Un professore viene chiamato a tenere un corso di
recupero per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Si
incontrano ogni pomeriggio, quando fuori è già buio, all’interno di
un’aula di periferia dove, dopo l’ostilità e la diffidenza
iniziali, il professore riesce a conquistare la fiducia dei ragazzi
e ad ottenere risultati sorprendenti. Ma quando scoppiano gli
scontri tra popolazione e migranti, la situazione gli sfugge
rapidamente di mano. La città viene invasa dai militari, dai
giornalisti, dai manifestanti. La tensione cresce. Vengono fuori
tutte le contraddizioni di una società abbandonata a sé
stessa. In questo quadro desolante i conflitti che covano
nella scuola e negli animi degli studenti esplodono
tragicamente.
La prima
regola è una sorta
di kammerspiel scolastico, quasi interamente
ambientato tra le mura di un istituto nel cuore di Bari, un
“non-luogo” che potrebbe benissimo trovarsi in qualsiasi altra
cittadina del mondo dove i costanti flussi migratori aggravano la
situazione di crisi economica e sociale già in atto. Un dramma a
sfondo sociale che riflette sul ruolo dei ragazzi, sull’importanza
della Storia e dell’integrazione.
Un cast di giovani attori, volti di
quella nuova generazione sempre più protagonista in film e serie tv
di recente produzione, dà vita ai personaggi: Andrea
Fuorto, Antonia
Fotaras, Haroun
Fall, Ileana
D’Ambra, Luca
Chikovani e Cecilia Montaruli.
Accanto a loro, nei panni del professore Marius
Bizau,insieme
a Fabrizio Ferracane, il preside,
e Darko Peric (‘Helsinki’ nella serie
NetflixLa casa di carta), il custode
della scuola. Un gruppo molto assortito di attori italiani, o
più precisamente italiani ‘di seconda generazione’, perché tra loro
ci sono un’italo-greca, un italo-georgiano, un italo-senegalese e
alcuni altri rumeni, serbi e nigeriani perfettamente integrati e
con cittadinanza italiana. Una scelta non casuale che sembra quasi
voler suggerire, come nel film, che un’altra integrazione è
possibile.
“Della scuola sappiamo più o
meno tutto, dai giornali, dal web, dalle chat dei genitori, ma non
dalla voce dei ragazzi che la frequentano, che la vivono ogni
giorno, in tutte le sue contraddizioni ed i suoi conflitti, anche
razziali – spiega il regista Massimiliano
D’Epiro. La dicotomia fra il bianco e nero, il
giusto e lo sbagliato, nel film viene continuamente rotta dalle
contraddizioni di una società compressa e dura come il cemento che
la circonda. Volermi appropriare di queste tematiche
non è un atto d’accusa nei confronti di una parte politica o di una
categoria, o più in generale di quella società, è solo voler
restituire ad un pubblico, il più ampio possibile, una
testimonianza sullo stato delle cose. La prima
regola racconta proprio questo, un mondo vicino al nostro,
ma non uguale,perché è il mondo stesso a cambiare
continuamente”.
La fotografia del film è
di Matteo Calore, la scenografia
di Francesco Scandale, i costumi
di Sabrina Beretta, il montaggio
di Karolina Maciejewska mentre il
casting è curato da Armando Pizzuti.
La morte di Chadwick Boseman ha scosso profondamente
l’industria cinematografica di Hollywood e, naturalmente, anche
tutti i fan del MCU, che non vedevano l’ora di
rivedere l’attore nei panni di T’Challa nell’annunciato sequel di
Black
Panther. Purtroppo, come ben sappiamo, il progetto sta
andando avanti senza il coinvolgimento dell’amato personaggio
interpretato da Boseman.
Al momento non sappiamo in che modo
il sequel affronterà la tragica scomparsa dell’attore, ma è stato
più volte ribadito dai creativi dei Marvel Studios, in prima istanza proprio dal
presidente Kevin Feige, che non solo il personaggio di
T’Challa non verrà ricreato attraverso la CGI, ma anche che nessun
altro attore prenderà il posto di Boseman. Quest’ultimo concetto,
nello specifico, è stato rimarcato di recente anche dal produttore
Nate Moore, il quale ha confermato in una recente
intervista (via
CBM) che non vedremo più T’Challa nel MCU.
“La verità è che non vedremo più
T’Challa nel MCU”, ha spiegato Moore.
“Non possiamo farlo. Non possiamo sostituire Chadwick. Quando è
morto, abbiamo parlato con Ryan Coogler. In realtà, non sono state
conversazioni infinite. Sapevamo già quello che dovevamo fare. Sono
bastati pochi minuti per capire come portare avanti il franchise
senza quel personaggio.”
“In nessun momento abbiamo preso
in considerazione la possibilità del recasting”, ha aggiunto
Moore. “La sfida di Black Panther: Wakanda Forever
è proprio questa: raccontare una storia senza T’Challa.”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative
con i Marvel
Studios per interpretare il villain principale del
sequel.
È stato un incontro
emozionato ed emozionante quello che ha presentato alla stampa di
settore Gomorra – Stagione Finale. Presenti
produttori, protagonisti, sceneggiatori, ma le vere star
dell’incontro sono state Marco D’Amore e Salvatore
Esposito, Ciro e Genny, i due protagonisti che dall’inizio
di questa saga shakespeariana disgraziata hanno tenuto in gioco,
più o meno consapevolmente le sorti di Scampia e della malavita
organizzata in Campania (senza fermarsi troppo ai confini
geografici).
La cornice che ha
ospitato l’incontro, il Teatro Brancaccio di Roma, ha offerto a
Marco D’Amore un gancio molto efficace per il suo
intervento d’apertura: “Siamo in un teatro, e mi è venuto in
mente Goethe che, parlando proprio del teatro, dice che vorrebbe
che fosse pericoloso come lo è il filo di un funambolo affinché
nessuno vi si arrischiasse. Allo stesso modo, per me, la
pericolosità del racconto di Gomorra – La Serie è
stata costante, ma per fortuna non ero solo a camminare sul quel
filo. Devo dire che, nel tempo, chi non ha sentito la
responsabilità di quel racconto è caduto. Questa è una serie che
non ha nulla a che vedere con la semplicità e la facilità. È stato
difficile tutto, girare, stare nelle location, convivere con questo
materiale che ci siamo portati dentro e che ci ha cambiato la vita.
Soltanto a bilancio di una carriera potrò dire cosa è stato per me
professionalmente Gomorra – La Serie, ma come uomo posso dire di
esserne uscito migliorato, mi ha reso più comprensivo nel confronti
di chi ha fatto scelte differenti dalla mia.”
Salvatore
Esposito, che interpreta Genny Savastano, l’altra faccia
di Gomorra – La Serie, l’altro grande perno
intorno al quale ruota tutta la storia, dal 2014 a oggi, ha
esordito con una battuta, facendo eco ai famosi video di
The Jackal che raccontano in maniera comica
“gli effetti di Gomorra sulla gente”. “Alla fine di
questa avventura, bisogna valutare gli effetti di Gomorra su di
noi. Come il mio incontro con Maradona, in cui è stato lui a dire a
me che era un onore incontrarmi, che era fan della serie. Una
cosa assurda.” Commenta ridendo, per poi continuare “È
stato un viaggio incredibile, sono cresciuto come uomo e come
artista, ho incontrato dei grandi professionisti, e tutto quello
che ho ricevuto è stato frutto del lavoro non solo nostro ma di
tutti quelli che hanno collaborato con noi. Tutti quelli che hanno
fatto sì che Gomorra fosse quello che è oggi. Ho definito la fine
di questa serie come la fine di una relazione d’amore, all’inizio
sei euforico ma arriva il momento in cui guardi indietro, c’è
tristezza e malinconia, ma c’è la consapevolezza di aver dato più
del tuo massimo.”
Dalla seconda stagione,
Ivana Lotito è al fianco di Esposito, nei panni di
Azzurra, donna che vive un profondo conflitto tra il suo desiderio
di liberarsi della condizione di essere “moglie di” e l’amore che,
nonostante tutto, prova per questo ragazzo con cui condivide tante
cose. Per Lotito: “Gomorra è un’esperienza totalizzante, da
tutti i punti di vista, il piano professionale si intreccia con
quello personale. Tutti abbiamo speso ogni risorsa che avevamo. Io
conoscevo già il successo della serie ed
ero terrorizzata di non essere all’altezza, ma mi sentivo
privilegiata a far parte di questo progetto. Ho cercato di
apprendere il più possibile e il più in fretta possibile e poi mi
sono affidata a dei professionisti. Loro mi hanno dato degli
strumenti che mi hanno accompagnata in tutto il mio percorso. Ho
avuto colleghi e registi che si sono spesi con grande cura e amore.
Hanno trovato nel tempo parole e modalità comunicative che mi hanno
fatto imparare molto, mi hanno fatta diventare adulta. Insieme a
loro abbiamo dato vita ad un personaggio per il quale si rinuncia
all’idea che la fragilità sia una debolezza. Non c’è mai il rischio
di superficialità e io non mi sono mai sentita sola, anche quando
mi si chiedeva di ricercare il dolore più profondo dentro di me.
Azzurra vive una specie di asfissia, ora, da una parte causata
dalla guerra in corso, dall’altra dalla sua esperienza personale.
Lei odia il nome che ha acquisito ma non riesce ad affrancarsi
dall’amore che vibra per quella persona che hai scelto e che ti
assomiglia, come si somigliano Genny e Azzurra.”
A coronare il piccolo
gruppo di attori che traghetteranno lo spettatore dalla quarta alla
quinta e ultima stagione di Gomorra – La
Serie c’era anche Arturo Muselli,
interprete di Enzo Sangueblù e a bordo del progetto dalla terza
stagione. “Alla conferenza stampa di presentazione della mia
prima stagione ero così agitato di dire troppo sulla trama che ho
cominciato a parlare del trono di spade. Ora credo di essere
diventato molto più bravo a gestire i segreti. Il mio è un
personaggio che ha bisogno di credere in qualcosa, ha dei valori e
un credo, vuole riportare quei valori nel mondo in cui vive e andrà
avanti per ottenere quello che vuole. In lui c’è una
contrapposizione tra passato e futuro, lui viene dal passato, ma è
destinato alla violenza che spinge dal futuro. Lo ritroviamo
anestetizzato, mentre mette in dubbio il suo ritorno all’azione, o
la possibilità di lasciarsi morire. Ma è un personaggio che vive
nell’azione.”
Ospite d’onore della
conferenza stampa, Roberto Saviano, ideatore della
serie e mente dalla quale è partito come ben sappiamo tutto il
fenomeno di Gomorra, con l’omonimo libro del 2006, che ha
inquadrato l’esperienza di Gomorra – La
Serie nella sua interezza.
“È difficilissimo
trovare le parole per sintetizzare come è iniziato tutto. La
necessità era quella di raccontare una storia dandosi spazio, non
esaurire il racconto in poco tempo. Avere la possibilità, nel
tempo, di poter raccontare il più complesso dei poteri, spesso
schiacciato da una sintesi superficiale. La serialità per questo
progetto nasce dall’esigenza di darsi questo spazio e raccontare il
potere. Gomorra è il racconto della famiglia, del potere, ciò che
ha reso la serie così di successo è il fatto che Scampia diventa la
periferia di tutte le metropoli, che tutte le periferie del mondo
si riconoscono in questo racconto, e questo vuol dire che
nonostante siamo in un posto specifico, raccontiamo una dinamica
universale. Le immagini, le persone, le vicende diventano
internazionali. Solo la serialità poteva permettere una cosa del
genere, con la scelta del dialetto, per dare autenticità,
permetterle di esistere. Il coraggio iniziale di riconoscere nella
possibilità di costruzione di questo mondo, una sua vocazione
universale. Nel nostro racconto però non c’è l’eroe positivo in cui
rifugiarsi, si racconta il punto di vista del potere.
Non avere l’eroe
positivo è determinante per il suo successo. I protagonisti di cui
parliamo sono già sconfitti, ma la loro potenza è il loro sapere e
conoscere il mondo in cui agiscono. Gli attori si sono dovuti
trasformare in qualcuno che non pensa mai di farcela, in nessun
momento, aspetta solo di morire, quando, come, per mano di chi non
lo sa. È un mondo che ha già perso.”
Il team di registi di
questa quinta e ultima stagione della serie si assottiglia, sono
solo Marco D’Amore e Claudio
Cupellini a sedersi dietro al macchina da presa, ed
entrambi, in diverse vesti, sono nel progetto dall’inizio. Per
Cupellini “non è quantificabile quanto mi ha dato Gomorra, e
nemmeno lo è quello che ho vissuto come esperienza nello stare a
Napoli per 5 stagioni, in cui sono entrato in punta di piedi. Era
un mondo che non conoscevo, né la realtà in cui andavo ad inserirmi
né il mondo della serialità. Mi sono trovato a dover maneggiare un
lavoro impostato in maniera eccellente da Sollima e dagli
sceneggiatori. La materia era bollente, difficile e complicata, ma
anche dolorosa. Arrivando da fuori cominciavo a toccare con mano un
mondo che non corrispondeva a quello che sapevo, che era diverso. I
sentimenti che ho provato durante questo percorso sono stati duri,
ho avuto la fortuna di potermene affrancare nel momento in cui
tornavo a casa, però è stato uno dei colpi di fortuna della mia
carriera.”
Gomorra –
Stagione Finale, l’atto conclusivo del cult Sky
Original prodotto da Cattleya in collaborazione con Beta Film, è
in prima TV mondiale il 19 novembre in Italia su Sky e in
streaming su NOW.
La Famiglia di Fast fa ritorno in
questo capitolo carico di adrenalina con una versione inedita
del film nel Director’s Cut diFast
and Furious 9. Il film ha guadagnato al botteghino
oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo, ed ora i fan
potranno finalmente godersi il fenomeno globale a casa propria;
Fast
and Furious 9 uscirà il prossimo 17
novembre nei formati Dvd, Blu-ray e 4k Ultra HD.
La versione home-video, oltre al
film in versione cinematografica originale, contiene il Director’s
cut – 7 minuti più lungo – ed oltre un’ora
di contenuti speciali mai visti – tra cui un dietro le
quinte delle scene senza gravità, delle auto cariche di NOS e le
papere. I fan della saga potranno aggiungere questo capitolo alla
loro collezione e guardarlo ancora ed ancora. Inoltre per la prima
volta la versione 4K Ultra HD avrà gran parte dei contenuti
speciali realizzati in alta definizione!
Fast and Furious 9, il film
Dom Toretto (Vin Diesel) pensava di
essersi lasciato la sua vita da criminale nello specchietto
retrovisore, ma nemmeno lui può pensare di sfuggire al passato.
Quando Jakob (John Cena), il fratello abbandonato, riemerge
inaspettatamente nei panni di una spia internazionale, la famiglia
si riunisce per aiutare Dom ad affrontare i peccati del suo passato
e a fermare una minaccia di scala globale. Il veterano del
franchise Justin Lin torna a fare il pilota di questo film,
realizzando una versione sovralimentata di Fast & Furious 9. Da
scene di azione estese a spettacolari sequenze eliminate, il
Director’s cut di Fast & Furious 9 esplode di contenuti inediti che
saranno disponibili esclusivamente nella versione home video!
Fast
and Furious 9 include nel cast Michelle Rodriguez,
Tyrese Gibson, Chris “Ludacris” Bridges, Nathalie Emmanuel, Jordana
Brewster e Sung Kang, e vede anche la partecipazione di Helen
Mirren e Charlize Theron. Il film è diretto da Justin Lin, già
regista del terzo, quarto, quinto e sesto capitolo della saga.
Basato sui personaggi creati da
Gary Scott Thompson, la storia è scritta da Justin Lin & Alfredo
Botello e Daniel Casey. La sceneggiatura è di Daniel Casey & Justin
Lin. Il film è prodotto da Neal H. Moritz, Vin Diesel, Justin Lin,
Jeffrey Kirschenbaum, Joe Roth, Clayton Townsend e Samantha
Vincent.
Fast and Furious 9, CONTENUTI
SPECIALI NEI FORMATI 4K ULTRA HD E BLU-RAY:
Papere
Fast & Furious 9: Rischiare tutto: La Famiglia Fast ti
invita a far parte della banda, mentre ti mostrano come Fast &
Furious 9 spinge a tutto gas questo franchise epico a vette persino
più alte. Questo contenuto speciale, di oltre 46 minuti, include il
ritorno di alcuni personaggi, nuovi membri del cast, stunt
pazzeschi, grandi sorprese e molto di più;
Praticamente Fast: Quando si tratta di stunt, sembra che
ogni film di Fast & Furious superi il precedente. In questo
speciale, esaminiamo come Justin Lin ed il suo team si adoperino
per girare quante più scene di azione reali possibile, dando così
al film l’autenticità che non può essere raggiunta solamente con
l’uso degli effetti speciali o di CGI.
Cambiare priorità: Abbiamo conosciuto molti di questi
personaggi 20 anni fa, quando il primo Fast & Furious uscì nel
2001. In questi 20 anni, non solo i personaggi sono cresciuti e
cambiati, ma anche gli attori che li interpretano. Spesso l’arte
imita la vita, e abbiamo l’occasione di vedere quanto è vero in
Fast & Furious 9.
Giustizia per Han: Han è vivo! Sung Kang e Justin Lin
discutono la genesi del ritorno di questo amato personaggio, mentre
il cast rivela quanto è importante riavere Kang con sé.
Un giorno sul set con Justin Lin: Il lavoro del regista
in qualunque produzione è enorme. Il lavoro di un regista di una
produzione come Fast & Furious 9 è incommensurabile. Passiamo una
giornata insieme a Justin Lin e vediamo quanto è impegnativo
affrontare una produzione così, quando sei tu quello a cui tutti si
rivolgono per risolvere i problemi.
John Cena: Grande fan di grandi macchine: John Cena è un
vero esperto di auto, e nessun franchise tratta le auto come Fast &
Furious. Guarda John saltare da un’auto all’altra come in negozio
di caramelle, con lo sguardo di un vero fan davanti ad alcune delle
auto più costose e rare del mondo.
Commento al film con il produttore/co-sceneggiatore/regista
Justin Lin
CONTENUTI SPECIALI DVD:
Papere
Commento al film con il produttore/co-sceneggiatore/regista
Justin Lin
Il film sarà disponibile in 4K
Ultra HD in una confezione doppia che include il 4K Ultra HD
Blu-ray e il Blu-ray. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli
stessi contenuti extra della versione Blu-ray, molti dei quali
nella straordinaria risoluzione 4K.
4K Ultra HD è la migliore
esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD
presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte
superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High
Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per
un’esperienza sonora multidimensionale.
Blu-rayTM
sfodera il potere della tua TV HD e si dimostra il modo migliore
per vedere i film a casa, con la risoluzione di 6 volte superiore
rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità surround,
come al cinema.
Dopo l’uscita de L’ascesa di Skywalker nel 2019, l’universo di Star Wars sarebbe dovuto tornare sul grande
schermo con il film
Rogue Squadron. Diretto da
Patty Jenkins, regista di Wonder
Woman, il film dovrebbe esplorare il lato più “radicato”
della galassia lontana, lontana, concentrandosi su una nuova
generazione di piloti di Starfighter.
Rogue
Squadron era stato annunciato ufficialmente in occasione
dell’Investor Day di Disney del 2020: all’epoca venne anche
confermato che sarebbe arrivato nelle sale il 22 dicembre 2023.
Tuttavia, qualche settimana fa è arrivata la notizia che il film è
stato messo in stand-by dalla Lucasfilm. Inizialmente,
The Hollywood Reporter aveva parlato di un’impossibilità da
parte di Jenkins di avviare la produzione entro il 2022 a causa di
altri impegni di lavoro. Ora, un articolo di
Puck sembra invece indicare che potrebbe esserci un’altra
ragione dietro la sospensione “temporanea” del progetto.
Nell’articolo in questione (scritto,
tra l’altro, da Matthew Belloni, ex redattore di THR) si parla,
infatti, di alcune divergenze creative tra Patty Jenkins e i dirigenti della
Lucasfilm. A quanto pare, le parti non sarebbero
d’accordo in merito alla sceneggiatura del film. Inoltre, la fonte
sottolinea le pesanti restrizioni che lo studio metterebbe in atto
per i registi che lavorano all’universo di
Star Wars, cosa che probabilmente Jenkins non era disposta
ad accettare. Secondo Puck, alla regista sarebbe stata concessa
molto più libertà con il franchise di Wonder
Woman.
Ad oggi la data di uscita di
Rogue Squadron nelle sale resta fissata per Natale del
2023, ma è chiaro che questa battuta d’arresto comporterà uno
slittamento necessario. A questo punto, non sappiamo se Jenkins
resterà a bordo del progetto oppure no, nonostante
Deadline affermi che la regista sia ancora intenzionata ad
occuparsi della regia. Non ci resta che attendere ulteriori
sviluppi.
Quello che sappiamo su Star Wars:
Rogue Squadron
Star Wars: Rogue Squadron, che doveva arrivare nelle
sale americane a dicembre 2023, sarà basato sul videogioco
originale sviluppato da Factor 5 e LucasArts e pubblicato per
Nintendo 64 e per PC il 7 dicembre 1998. Fu uno dei primi giochi
per Nintendo a far uso dell’Expansion Pak, che permette la
visualizzazione di grafica maggiormente dettagliata durante la
sessione di gioco. Due seguiti sono stati in seguito sviluppati per
il Nintendo Gamecube: Star
Wars: Rogue Squadron II: Rogue Leader e Star
Wars: Rogue Squadron III: Rebel Strike.
Alla fine della scorsa settimana è
arrivata la notizia che i Marvel Studios stanno pianificando ben sei
settimane di riprese aggiuntive per Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, che dovrebbero
partire a breve e proseguire anche durante il mese di dicembre.
Nonostante i reshoot siano ormai
diventati una tradizione quando si tratta di grandi blockbuster
come i film del MCU, la durata delle riprese
aggiuntive del sequel di Doctor
Strange (oltre un mese) ha sollevato – giustamente –
qualche perplessità. Se a questo si aggiunge il fatto che proprio
di recente la data di uscita del film è stata posticipata, è
normale che la preoccupazione dei fan abbia cominciato a farsi
sentire attraverso il web.
Tuttavia, KC
Walsh di GWW ha di recente confermato attraverso il suo
account Twitter (via
CBM) che esiste una buona ragione se i reshoot di Doctor Strange
2 occuperanno un lasso di tempo così lungo. A quanto pare,
Kevin Feige sarebbe molto soddisfatto del lavoro di Raimi e della
direzione intrapresa dal film. Tuttavia, l’obiettivo delle riprese
aggiuntive sarebbe quello di aggiungere ‘attori’ che non avevano
potuto partecipare alle riprese principali perché impegnate
altrove, insieme ad una serie di nuovi importanti cameo.
In precedenza, era stato lo stesso
Walsh a ipotizzare che le riprese aggiuntive potessero essere il
risultato di un bisogno, da parte dei Marvel Studios, di dover spiegare
meglio il concetto del Multiverso e delle realtà alternative per
tutti coloro che non avessero seguito la serie Loki su Disney+. Inoltre, per diverso tempo si
è parlato della possibilità che i personaggi di Tom Hiddleston,
Sophia Di Martino e Owen Wilson potessero apparire nel sequel.
La speranza è che un first look di
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness possa arrivare online
in concomitanza con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo di
Spider-Man: No Way Home a dicembre, cose che avrebbe
senso considerato quanto hanno in comune i due progetti. Dopotutto,
i fan non vedono l’ora di iniziare a esplorare il Multiverso.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, il
film Marvel Studios diretto da Destin Daniel
Cretton e interpretato da Simu Liu che introduce il nuovo supereroe
dell’Universo Cinematografico Marvel, sarà disponibile dal 16
novembre in formato Blu-Ray, DVD e 4K UHD. La versione Home Video
include tanti contenuti extra da scoprire, tra cui gli esclusivi
approfondimenti con i filmmaker e 11 scene eliminate.
Shang-Chi è un giovane supereroe che intraprende un inedito
viaggio alla scoperta di sé stesso. In Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli,
Shang-Chi (Simu Liu) deve confrontarsi con il passato che pensava
di essersi lasciato alle spalle quando viene trascinato nella rete
della misteriosa organizzazione dei Dieci Anelli. Il film vede nel
cast anche la presenza di Tony Leung nel ruolo di Wenwu, Awkwafina
nel ruolo dell’amica di Shang-Chi, Katy, e Michelle Yeoh nel ruolo
di Jiang Nan. Il cast comprende anche Fala Chen, Meng’er Zhang,
Florian Munteanu e Ronny Chieng.
ATTENZIONE: L’articolo
contiene spoiler del film
Red Notice – A pochi giorni dall’uscita sulla
piattaforma Netflix, Red Notice ha già
conquistato il pubblico. Complici il cast stellato e le battute ben
architettate tra i protagonisti, molte frasi del film hanno ottime
possibilità di diventare citazioni divertenti. Red
Notice racconta la storia dell’agente John
Hartley (The
Rock/
Dwayne Johnson) e del ladro Nolan Booth
(Ryan
Reynolds) che diventano un team contro un nemico
comune: il più abile rapinatore al mondo, LìAlfiere
(Gal
Gadot).
Le tre Uova di Cleopatra,
reliquie d’oro di altissimo valore, sono al centro delle vicende:
donate da Marco Antonio all’amata, sono oggi ambiti oggetti di
lusso di cui sia Nolan che l’Alfiere vogliono
impossessarsi. In un’avvincente ricerca che spazia dall’Italia alla
Russia, fino all’Argentina e all’Egitto, la caccia alle uova mette
a dura prova l’agente e i due rapitori. L’ironia pungente di
Red Notice è condensata in alcune frasi
particolarmente d’affetto. Ecco le 10 migliori citazioni dal
film!
La cronologia del browser
L’Alfiere, impersonata
dall’affascinante Gal Gadot, ha una marcia in più. È lei che
tiene le fila del gioco per buona parte del film. In Red
Notice, se Hartley è il braccio
e Booth è la mente,
l’Alfiere riesce da sola a essere entrambe le cose:
astuta, esperta hacker dei sistemi informatici, anche se non ha i
muscoli di The Rock stende a terra tutti gli
uomini che ostacolano il suo cammino.
Tra questi, c’è anche l’innocuo
analista londinese che Gal Gadot lega ad una sedia (per mandare
dal computer dell’uomo un messaggio all’Interpol ed eliminarne le
tracce). Finito il suo lavoro, l’Alfiere saluta così
l’uomo ammanettato: ”Voglio che tu tenga presente una
cosa di fondamentale importanza importanza: conosco tutti i tuoi
collaboratori e tutti i membri della tua famiglia. E conosco la
cronologia del tuo browser.”
Il bradipo pelato
Il gioco tra Booth e
Hartley, coppia protagonista del film, inizia subito.
Durante l’inseguimento nel museo di Roma, dopo una fuga tra
impalcature e opere d’arte, l’agente riesce a bloccare il ladro.
Con la sua prima battuta, è già possibile inquadrare il personaggio
di Reynolds, che dice a The
Rock:
”Io ti conosco, sei il
bradipo pelato che mi dà la caccia”.
Hartley amante del gelato
Hartley sta al gioco
dell’astuto rapinatore. Non è cosi ”bradipo” nel
rispondere alle battute, anzi. Dal primo incontro in poi, si
comprende che il dialogo tra i due sarà come quello di due
cabarettisti. Ecco un esempio.
Booth: ”Sei americano,
cosa ti porta a Roma?”
Hartley: ”Il gelato, il
Colosseo…”
La cuffietta
Il
duo
Johnson
e
Reynolds,
agente e ladro, è quello che sfoggia le battute migliori. Tra
l’omone tutto muscoli e il rapinatore tutto cervello volano
frecciatine continue. Nolan
cerca sempre di provocare e infastidire il poliziotto: non potendo
competere in termini di forza fisica, usa come arma la
parola.
Come accennato sopra, il tallone
d’Achille di The Rock alias Hartley è
soltanto uno: la calvizie. Nolan non perde occasione di
evidenziarla, già sul nascere dell’alleanza tra i due. Mentre
nel carcere in Russia sono costretti a lavare i piatti fianco a
fianco, indossano, come di prassi in una cucina, grembiule e
cuffietta per capelli. Ecco allora che Reynolds
attacca Johnson con la sua battutina:
”Perché hai messo la cuffietta? Sei
calvo.”
Un muro con lo smoking
Nolan Booth non molla,
continua ad attaccare l’agente Hartley. Scherza sul fatto
che sia un poliziotto, uno sbirro. Come il Grillo
Parlante, ha sempre un commento e un giudizio pronto per
l’agente. Qualche volta però, è Hartley stesso a servire
su un piatto d’argento il motivo per scherzare. Quando nella
concitazione dell’attacco a Valencia,
Dwayne Johnson urta e manda in frantumi la teca
contenente una preziosa impronta digitale,
Reynolds ribatte: ”Mio Dio, sei un
muro con lo smoking!”
Al liceo
In
Red Notice,
come in ogni film action che si rispetti, si gioca molto con il
fascino e la provocazione, arme essenziali per la missione. Come
quando
Hartley,
durante il gala a Valencia, flirta con
l’Alfiere e
fa ingelosire
Sottovoce,
il ricco proprietario del secondo uovo. In questo modo riesce a
rubare il suo telefono, necessario per completare il piano. Ecco
che subito il compagno lo provoca, ma l’agente ribatte a
dovere.
Nolan Booth: ”Sei
subdolo come una faina. L’hai imparato alla scuola di
profiler?”
John Hartley: ”No, al
liceo”
Un matrimonio di convenienza
Hartley e
Booth sono un team, ma faticano ad accettarlo.
Apparentemente opposti in tutto, dall’aspetto al modo di agire,
faticano a vedersi fianco a fianco. Anche quando funzionano
insieme, non vogliono ammettere la loro alleanza. Spesso giocano
sul fatto di essere una coppia sposata. Hartley dice:
‘‘Noi non siamo partner. Questo è un matrimonio di
convenienza”. E Booth: ”Voglio
il divorzio. E mi tengo i bambini”.
Le allegre comari
Insomma, molteplici
versioni e nomi la solita coppia. I due non sanno come definirsi
insieme. Il ladro è imbarazzato a essere partner di uno sbirro, e
viceversa. Anche quando l’agente Das chiede a
Hartley di arrestare ”l’amico”, parte un buffo
dialogo.
Hartley: ”Non siamo
amici”
Booth: ”Siamo allegre
comari”
Harley: ”Non siamo
allegre comari!”
Booth: ”Allora solo
comari?”
Alfieri e pedine
Il
colpo di scena finale di
Red Notice,
in cui viene svelata la vera identità di
Hartley
spiazza tutti,
Booth
per primo. Quello che credeva il suo compagno, l’agente che per
tutto il tempo della missione aveva credeva di poter muovere a suo
piacimento, ha mentito più del ladro.
Hartley
è il partner, in crime e in amore, dell’Alfiere.
Lei e lui sono il vero team, la coppia di
Alfieri.
E, rimanendo in tema scacchi, dicono a
Booth:
È online la lista dei 20 romanzi
noir da votare per determinare la cinquina dei finalisti
concorrenti all’edizione 2021 del Premio Giorgio
Scerbanenco. Sono romanzi noir italiani editi nell’anno e
scelti, tra gli oltre 100 iscritti, dal comitato selezionatore del
festival.
A partire dal 15 novembre fino alle
ore 23.55 di sabato 27 novembre 2021, ogni lettore potrà votare i
suoi cinque titoli preferiti sul sito del
festival (www.noirfest.com). La cinquina
dei finalisti sarà determinata dalla somma ponderata dei voti dei
lettori e della Giuria Letteraria, presieduta da Cecilia
Scerbanenco e composta da Alessandra Calanchi, Valerio
Calzolaio, Luca Crovi, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi e John
Vignola.
I cinque finalisti saranno
presentati il 10 dicembre al Teatro Filodrammatici
di Milano; tra questi, la Giuria Letteraria (a cui si aggiungeranno
Cecilia Lavopa e Alessandra Tedesco) sceglierà il vincitore del
Premio Giorgio Scerbanenco 2021 che sarà annunciato e premiato il
10 dicembre stesso al Cinema Gloria di Milano.
I semi-finalisti del premio
Giorgio Scerbanenco 2021:
Il
liceo, Alessandro Berselli, Elliot L’uomo del porto, Cristina Cassar
Scalia, Einaudi Nient’altro che nebbia, Patrizia
Emilitri, Tea La regola di Santa Croce, Gabriella
Genisi, Nero Rizzoli Bunny Boy, Lorenza Ghinelli,
Marsilio La lunga notte, Leonardo Gori,
Tea Questo giorno che incombe, Antonella
Lattanzi, Harper Collins Tutti si muore, Diego Lama,
Mondadori Una rabbia semplice, Davide Longo,
Einaudi Il segreto di Mr Willer, Chicca
Maralfa, Les Flaneurs Lontano da casa, Enrico Pandiani,
Salani Il codice della vendetta, Pasquale
Ruju, E/O Come delfini tra pescecani, François
Morlupi, Salani Caramelle dai conosciuti, Aldo
Pagano, Piemme Il pregiudizio della sopravvivenza, Paolo
Roversi, Marsilio Via libera, Lorenzo Scano, Nero
Rizzoli Tre madri, Francesca Serafini, La
nave di Teseo Il sesto comandamento, Anna Vera
Sullam, SEM Reo confesso, Valerio Varesi,
Mondadori Nero inchiostro, Sara Vallefuoco,
Mondadori