La redazione di Cinefilos.it si è
espressa e, partendo dalle dieci preferenze di ogni redattore, è
stata stabilita una classifica che rispecchia per buona parte le
scelte, i gusti e le preferenze di redattori.
Come per ogni classifica, restano
esclusi alcuni titoli importanti, che però sono stati scelti almeno
da un redattore. Tra questi ci sono Ricordi? di
Valerio Mieli, Midsommar –
Il Villaggio dei Dannati di Ari
Aster, ma anche Martin
Eden, Se la strada
potesse parlare,
Booksmart e tanti altri titoli che per
una mera questione di calcolo non sono stati inseriti.
In un anno estremamente ricco di
film che hanno imposto al pubblico la loro presenza e la loro
bellezza, ecco la Top 10 dei migliori dieci film del
2019 secondo la redazione di
Cinefilos.it:
Dolore e Gloria
Ha conquistato il cuore
della stampa (e del pubblico, visto che è in sala in Italia dal 17
maggio) Dolor y Gloria, il nuovo film di
Pedro Almodovar che torna a lavorare con
Antonio Banderas e Penelope Cruz
e realizza uno dei migliori film della sua carriera.
Dalla trasgressione dei primi film,
fino al tono meditabondo delle pellicole della sua produzione più
recente, il regista non ha mai rinunciato a raccontare la grande
vitalità dell’essere umano, anche di quello più sofferente,
derelitto e solitario.
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Noi
Il travolgente successo
della sua opera prima, con tanto di Oscar alla sceneggiatura
originale, ha proiettato Jordan Peele nel cono
di interesse dei cinefili e di coloro che hanno apprezzato Scappa – Get
Out, ma anche di quelli che, scettici, lo stanno
aspettando “al varco”. Con Noi, in sala dal 4
aprile, il regista, sceneggiatore e produttore si mette di nuovo
alla prova, allargando i suoi orizzonti e quelli della sua storia,
uscendo dai confini che aveva dimostrato di padroneggiare e
allungando il getto della sua ambizione.
Noi racconta la storia di una giovane donna,
Adelaide, che, tornata nella casa delle vacanze della sua infanzia,
con il marito e i suoi due bambini, si trova a fronteggiare una
circostanza spaventosa: delle persone li prendono in ostaggio e li
minacciano, persone che sono le loro copie, un po’ più rozze,
feroci e selvagge, ma esattamente come loro… come noi.
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Dopo il delizioso esordio
con Un amore
sopra le righe, Nicolas Bedos
torna a dirigere (e scrivere) per il cinema e realizza
La belle
époque, una commedia nostalgica e tanto romantica,
interpretata da Daniel Auteuil, Fanny Ardant, Guillaume
Canet e Doria Tillier.
La storia è quella di Victor, un
uomo all’antica che odia la tecnologia, il digitale, il presente,
l’innovazione. Sua moglie, Marianne, non potrebbe essere più
diversa: ancora molto affascinante, è curiosa di ogni novità, e
questo suo atteggiamento la allontana dal marito. Quando un
eccentrico imprenditore propone a Victor di rivivere un giorno del
passato, l’uomo non ha dubbi, sceglia di rivivere il giorno in cui
ha conosciuto la donna della sua vita: proprio Marianne.
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Il traditore
Marco
Bellocchio torna a raccontare la storia dell’Italia, e
lo fa presentando in concorso al Festival di Cannes 2019
il film Il
Traditore, basato sulla figura di Tommaso Buscetta,
l’uomo che ha permesso di sferrare uno dei più duri colpi alla
mafia che si ricordi. Il film, costruito sulle forti spalle di
Pierfrancesco Favino, presenta
un ritratto fedele e non indulgente sugli eventi che si snodano tra
gli anni ottanta e i primi 2000, sulla figura di una personalità
ambigua e di un paese diviso internamente.
Ha inizio nei primi anni ’80 il
racconto, nel bel mezzo di una vera e propria guerra tra i boss
della mafia siciliana. Tommaso Buscetta (Pierfrancesco
Favino), conosciuto come il “boss dei due mondi”,
fugge per nascondersi in Brasile. Qui viene però arrestato ed
estradato in Italia dalla polizia. Buscetta si trova a questo punto
davanti ad un scelta, e deciderà di incontrare il giudice Giovanni
Falcone e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra.
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La Favorita
Approda a Venezia un
affresco barocco intrigante, che occhieggia alla pittura del tardo
seicento con uno sguardo totalmente personale, moderno e
dissacrante. Si tratta del nuovo film di Yorgos
Lanthimos: La Favorita.
La storia è ambientata
nell’Inghilterra del XVIII secolo, dove la triste Regina Anna
decide le sorti del suo popolo protetta dalla sua reggia isolata
nel cuore della campagna inglese. La sua corte, popolata di nobili,
servi e consiglieri, sembra giocare freddamente con la vita e la
morte della povera gente, in maniera distaccata e annoiata, dando
più importanza ai banchetti, alle corse di anatre, alle tresche e
al tiro a volo, piuttosto che alle inevitabili conseguenze belliche
di quel conflitto sanguinoso con la Francia, che si protrae
ormai da lungo tempo.
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C’era una volta a Hollywood
C’è un momento ben preciso
in C’era una volta
a… Hollywood, dove Quentin Tarantino
sembra racchiudere il cuore del suo film. Avviene quando la
Sharon Tate interpretata con grande grazia da
Margot Robbie, si
reca al cinema per guardare The Wrecking
Crew, film del 1969 con la stessa Tate tra i
protagonisti. Nel buio della sala, osserviamo la copia ammirare
l’originale, in un gioco di doppi che ha un che di straniante e
ammaliante allo stesso tempo. In questa breve scena il regista fa
esplodere, silenziosamente, la differenza tra ciò che è e ciò che
appare, la quale connota non solo il film ma l’intera arte
cinematografica e che una volta compresa apre una scissione che
evidenzia ancor di più il momento di passaggio, storico e
cinematografico, che la pellicola va a ritrarre.
Siamo nel 1969, un periodo di
grandi cambiamenti ad Hollywood. L’attore Rick
Dalton, interpretato da Leonardo DiCaprio,
sta attraversando una fase discendente della sua carriera, dopo
numerosi ruoli da protagonista tra western e gangster movie. Come
lui, la sua fidata controfigura Cliff Booth,
interpretato da Brad
Pitt, cerca di non cadere nell’anonimato. Circondati
da un’industria a loro sempre più estranea, i due si troveranno a
fare i conti con novità impreviste, come la nuova vicina di casa di
Dalton, l’attrice Sharon Tate.
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The Irishman
È l’evento
cinematografico dell’anno, il nuovo film di Martin
Scorsese, vecchio maestro della settima arte, che però si
rivolge a Netflix, simbolo della modernità del cinema, per
realizzare la sua visione: The Irishman è
attesissimo, e a buon diritto!
La storia tocca il mondo della
mafia italo-americana, ambiente caro allo Scorsese cinematografico,
e si concentra sulla vita di Frank Sheeran (a sua volta raccontata
nel libro I Heard You Paint Houses scritto da
Charles Brandt). Frank è un veterano di guerra,
che ha imparato ad uccidere nella campagna in Italia e che riesce
ad entrare nelle grazie dei vertici della mafia, diventando “l’uomo
che imbianca case”, ovvero il killer deputato a fare pulizia.
Efficace, preciso, servizievole, Frank è l’impiegato modello, che
esegue gli ordini e non fa domande, un vero soldato.
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Storia di un Matrimonio
Andare a vedere un film
di Noah Baumbach presuppone una certa dose di
certezze, come con tutti gli autori che mostrano sempre con grande
chiarezza quali sono i loro punti di forza e il loro modo di
affrontare le storie. Il regista di Brooklyn, presentando
Storia di un Matrimonio a Venezia
76, in Concorso, conferma questo assunto, offrendo al
pubblico un quadro realistico, attento e prepotentemente
emozionante di una storia d’amore che viene fotografata sul suo
concludersi.
Nicole e Charlie sono una giovane
coppia che dopo anni di matrimonio, un figlio, e progetti comuni
importanti (sono regista e attrice principale di una compagnia di
teatro di New York), si separano, affrontando così il dolore, ma
anche le dinamiche pratiche, i compromessi, le assurdità, che la
separazione e il divorzio comportano.
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Joker
È stato proiettato in
concorso uno dei film più attesi della 76° Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia, Joker di
Todd Phillip, interpretato da un superlativo
Joaquin Phoenix, nei panni del noto, quanto
ilare, acerrimo nemico di Batman.
Nei film di supereroi, ma anche nei
fumetti o nella letteratura, i nemici e i cattivi destano da sempre
empatia e fascino, tanto da surclassare spesso le meste figure, che
bardandosi con la bandiera del bene e dell’ordine pubblico, si
prodigano per combatterli. Joker è di certo uno dei più
popolari di questi antieroi e il ritratto che ne costruisce
Todd Phillips contribuisce a donargli spessore,
umanità e motivazioni. Il suo oscuro affresco metropolitano fa
comprendere che il male non è sempre dalla stessa parte e che molte
volte i paladini della giustizia combattono contro chi ha invece
ragione da vendere. Joker è intriso di tanta disperazione
e forse avrebbe anche più diritti rispetto a chi lo combatte e deve
mantenere il controllo della legalità.
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Parasite
La recensione di
Parasite non può non partire dalla
riflessione generale sul lavoro del suo regista, quel Bong
Joon-Ho che, dopo aver lavorato in USA, producendo
Snowpiercer e
Okja, torna nella sua Corea del Sud, per
affrontare di nuovo il conflitto di classe. Lo fa con un film dalla
precisione geometrica e dall’animo tumultuoso, una storia che nel
suo schema perfetto incasella ambizioni, appetiti, brutture,
bassezze umane.
La storia ruota intorno al rapporto
in parte inconsapevole tra due famiglie. Da una parte, in un
seminterrato umido, c’è la famiglia Ki-taek, dall’altro invece, in
cima a una collina, nella zona residenziale della città, in una
villa luminosa ed elegante, c’è la famiglia Park, che possiede ed
ottiene tutto ciò che i soldi possono comprare. Due famiglie a loro
modo felici, ma complementari l’una all’altra.
Continua…