La recente
quarta stagione di The
Boys ha visto Patriota reclutare due
nuovi membri dei Sette, uno dei quali si è rivelato essere il
conduttore televisivo di alt-right Firecracker: un cliente
apertamente razzista, omofobo e in tutto e per tutto sgradevole che
ce l’ha con Annie January, alias Starlight (Erin
Moriarty).
Nel corso della stagione,
Firecracker trova il modo di farsi perdonare da
Patriota assumendo una serie di farmaci che le permettono
di avere la lattazione. Se conoscete il leader dei Sette,
gravemente disturbato, capirete senza dubbio perché questo sia di
grande interesse per lui.
L’attrice di Firecracker
Valorie Curry ha recentemente partecipato al Comic-Con
dell’Irlanda del Nord e, pur sottolineando di aver avuto
un’esperienza per lo più molto piacevole, ha condiviso un video su
Instagram in cui affronta un incontro particolarmente “scomodo” con
un fan che ha oltrepassato il limite mentre era in fila per
incontrarla.
“So che le persone hanno
visto un personaggio che ho interpretato fare cose davvero estreme
in The
Boys, e non mi interessa se sei in costume, non mi interessa se
sei nel personaggio… non va bene e non è divertente pretendere
queste cose da me di persona al mio stand”, ha detto Curry
nel video. “Francamente, alla persona che l’ha fatto
ripetutamente oggi, ho detto chiaramente che non andava bene, e
questo sembrava solo far arrabbiare questa persona e il suo
amico.Non pensavo ci fosse bisogno di spiegarlo,
ma ero profondamente a disagio.Era abbastanza
chiaro che non mi sentivo a mio agio.Ancora una
volta, non so quale sia la reazione che stavate cercando: nessuno
stava ridendo”.
Valorie Curry kindly asks fans to not cross
boundaries when meeting her and to stop demanding her to do certain
acts related to her popular character ‘FireCracker’ in
#TheBoyspic.twitter.com/WzlGCkGdIC
Curry non è entrato nel dettaglio
di ciò che è successo esattamente, ma in base allo scenario che
abbiamo delineato sopra, si può probabilmente indovinare! Durante
una recente intervista con THR, la Curry ha detto chiaramente che non
vuole che il suo personaggio sopravviva agli eventi della quinta e
ultima stagione.
“Spero che muoia.Se l’è cercata da molte persone.È
terribile.È orribile.Spero che
muoia.Spero che non sia a causa dei farmaci,
perché mi sembra troppo facile”, ha detto.“Dovrebbe essere Sage (Susan Heyward), giusto?Dovrebbe essere Sage, e poi dovrebbe sopravvivere e avere
uno spinoff.Spero che muoia”.
La trama della quarta stagione di
The Boys
Nella quarta
stagione, il mondo è sull’orlo del baratro. Victoria
Neuman è più vicina che mai allo Studio Ovale e sotto il controllo
di Patriota, che sta consolidando il suo potere. Billy Butcher, a
cui restano solo pochi mesi di vita, ha perso sia il figlio di
Becca sia il suo ruolo di leader dei The
Boys. Il resto della squadra è stanco delle sue bugie.
La posta in gioco sarà più alta del solito e loro dovranno trovare
un modo per collaborare e salvare il mondo, prima che sia troppo
tardi.
The
Boys è basata sul fumetto certificato bestseller dal
New York Times, creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in
veste anche di executive producer, e sviluppato dall’executive
producer e showrunner Eric Kripke. The
Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures
Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises,
Original Film e Point Grey Pictures. E’ disponibile su Prime Video.
È ufficiale,
Brendan Gleeson è pronto per un ruolo importante nella
prossima serie live-action Spider-Noir di
Prime
Video. Variety aveva già riferito in esclusiva a luglio che
Gleeson avrebbe preso parte allo show, ma il suo ruolo è stato ora
confermato. I dettagli esatti sul personaggio di Gleeson sono
tenuti segreti, ma si ritiene che interpreterà il cattivo
principale.
Brendan Gleeson reciterà insieme al protagonista della
serie
Nicolas Cage nello show, che al momento è
intitolato Spider-Noir. Altri membri del cast
includono Lamorne Morris, Abraham
Popoola e Li Jun Li.
Secondo la sinossi ufficiale, lo
show “racconta la storia di un investigatore privato anziano e
sfortunato (Cage) nella New York degli anni ’30, che è costretto a
confrontarsi con la sua vita passata come unico supereroe della
città”.
Tutto quello che sappiamo sulla
serie Spider-Noir
Spider-Noir è
prodotto da Oren Uziel e Steve
Lightfoot, che fungeranno anche da co-showrunner e
produttori esecutivi. Hanno sviluppato la serie con il team di
Spider-Man:
Un nuovo universo composto da Phil Lord,
Christopher Miller e Amy Pascal, che
saranno anche produttori esecutivi. Harry Bradbeer
sarà il produttore esecutivo e dirigerà i primi due episodi. Pascal
è produttore esecutivo tramite Pascal Pictures. La serie è prodotta
da Sony Pictures Television e Amazon MGM Studios, con Lord e Miller
attualmente sotto un accordo generale con Sony.
Confermati nel cast
Nicolas Cage,
Brendan Gleeson e Lamorne Morris.
Spider-Noir è stato il secondo spettacolo annunciato
nell’ambito di una partnership tra Amazon e Sony per sviluppare
progetti sui personaggi Marvel associati a Spider-Man
controllati da Sony. Il primo è stato “Silk: Spider
Society”, a cui è stato originariamente dato il via libera
nel 2022, ma è stato riferito a maggio che il progetto non sarebbe
andato avanti.
Guarda il primo trailer e il poster
in italiano del nuovo film di James Mangold A
Complete Unknown che arriverà il 23 gennaio 2025
nelle sale italiane. Il film è interpretato da
Timothée Chalamet nel ruolo di ‘Bob Dylan’,
insieme a
Elle Fanning,
Edward Norton e Monica Barbaro.
La trama del film A Complete
Unknown
New York, primi anni
’60. Sullo sfondo di una vibrante scena musicale e di
tumultuosi sconvolgimenti culturali, un enigmatico diciannovenne
del Minnesota arriva nel West Village con la sua chitarra e un
talento rivoluzionario, destinato a cambiare il corso della musica
americana. Mentre stringe i suoi legami più profondi durante
l’ascesa verso la fama, cresce la sua irrequietezza nei confronti
del movimento folk e, rifiutando di essere etichettato, compie una
scelta controversa che risuona culturalmente in tutto il mondo.
Timothée Chalamet interpreta e dà voce a Bob Dylan in A
Complete Unknown di James Mangold, l’elettrizzante storia
vera dietro l’ascesa di uno dei cantautori più iconici della
storia.
Searchlight Pictures
presenta A
Complete Unknown, diretto dal candidato all’Oscar
James Mangold (Quando l’amore brucia l’anima –
Walk the Line, Le Mans ’66 – La grande sfida).
Il film è interpretato dal candidato all’Oscar® e al BAFTA Timothée
Chalamet insieme al candidato all’Oscar e al BAFTA Edward Norton
(Fight Club, Birdman), Elle Fanning (The
Great, Maleficent), Monica Barbaro (Top Gun:
Maverick), Boyd Holbrook (Logan – The
Wolverine, The Bikeriders), Dan Fogler
(Animali fantastici e dove
trovarli, The Walking Dead), Norbert Leo
Buzt (L’amore secondo Dan) e Scoot McNairy
(Argo, 12 anni schiavo).
Attenzione! Questo articolo contiene
importanti spoiler su Rebel Ridge di Netflix
Sebbene Terry Richmond
faccia fatica a trovare giustizia per tutta la durata di
Rebel Ridge, il film di Netflix si conclude con una nota di speranza in cui
il protagonista vince contro il sistema legale corrotto. Diretto da
Jeremy Saulnier, Rebel Ridge
inizia con l’ex marine Terry Richmond che arriva nella piccola
città di Shelby Springs per pagare la cauzione per suo cugino,
Mike. Tuttavia, pochi istanti dopo essere entrato in città, un
veicolo della polizia sperona la sua bici e due poliziotti
sequestrano ingiustamente i soldi della sua cauzione in nome della
confisca dei beni civili.
Nonostante sappia come la polizia
gli abbia ingiustamente sottratto i soldi, Richmond tiene la testa
bassa e cerca di stare lontano dai guai. Con suo sgomento, non
importa cosa faccia, non ottiene indietro i soldi della cauzione,
il che gli impedisce di salvare suo cugino. Verso gli ultimi
momenti del film d’azione di Netflix, Richmond raggiunge lo stremo
delle forze dell’ordine quando muore suo cugino e la polizia cerca
di fare del male a Summer, l’unica persona in città che osa
aiutarlo. Di conseguenza, scatena la sua furia contro le forze
dell’ordine di Shelby Springs e si propone di denunciare le loro
attività criminali.
Perché Terry, Evan e Summer
ottengono una scorta della polizia nel finale di Rebel Ridge
La polizia si rende conto che il
capo Sandy Burnne si sbagliava
Nell’arco finale di Rebel
Ridge, Richmond (Aaron Pierre) si ritrova
circondato da agenti di polizia fuori dalla stazione di polizia di
Shelby Springs mentre cerca di eseguire il suo piano finale per
denunciarli. Tuttavia, le cose prendono una piega cupa quando
l’agente Steve Lann (Emory Cohen) droga Summer
(AnnaSophia
Robb) e decide di uccidere Richmond in quel momento
per impedirgli di causare ulteriori danni. Fortunatamente per
Richmond, l’agente Evan Marston (David Denman) si
schiera dalla sua parte, il che porta a un conflitto tra Marston e
Lann.
Sebbene il capo Sandy (Don
Johnson) spari alla gamba di Marston, Richmond porta in
salvo l’agente di polizia ferito e si mette in viaggio per
annientare da solo la polizia usando le armi non letali dal
deposito di Sandy. Riesce persino a scappare in un’auto della
polizia con Marston e Summer. Tuttavia, uno pneumatico esploso
rallenta il suo veicolo, consentendo agli agenti di polizia di
raggiungerlo. Con sua sorpresa, invece di seguire gli ordini del
capo Sandy, l’agente Jessica Sims (Zsane Jhe) fa
deragliare il capo Sandy e va al suo veicolo per arrestarlo.
Nel frattempo, gli altri agenti di
polizia gli hanno dato una scorta invece di aggredirlo. Ciò
dimostra che, nonostante la polizia cittadina fosse a conoscenza
delle pratiche criminali di Sandy Burnne, era sempre più frustrata
dal dover pagare le conseguenze delle sue azioni. Pertanto, quando
Sandy ha sparato a un agente di polizia leale come Evan Marston, la
polizia ha capito che non meritava il loro supporto. Hanno anche
notato che Terry stava mettendo a rischio la sua vita solo per
portare Evan Marston in ospedale. Di conseguenza, hanno sfidato gli
ordini del capo Sandy e hanno dato una scorta alla macchina di
Terry.
Il vero motivo per cui la polizia
ha sequestrato i soldi della cauzione di Terry
Stavano usando i soldi per
finanziare la città e il loro dipartimento
Sebbene Summer e Terry
inizialmente facciano fatica a comprendere i veri motivi della
polizia locale, sospettano che stiano tramando qualcosa di poco
buono sulla base di alcuni indizi. Ad esempio, Summer nota che
tutte le condanne per reati minori durano 90 giorni, nonostante la
città sia troppo povera per tenere i criminali in prigione per così
tanto tempo. Le cose hanno molto più senso quando Terry Richmond
nota montagne di denaro e fasci di armi non letali nella stazione
di polizia del capo Sandy.
Quando Sandy tenta di “de-escalare”
la situazione con Terry, gli dice persino che tutto il denaro nella
stazione è stato sequestrato legalmente per finanziare il
dipartimento di polizia e rispedito alla comunità. Terry, tuttavia,
non crede alle sue affermazioni. Il capo aggiunge inoltre che le
armi che ha visto alla stazione li aiutano a sostenersi perché lo
stato non li finanzia. Dice che esternalizzano le armi non letali
ad altri dipartimenti di polizia, il che li aiuta a ricavare
profitti. Tuttavia, questo non rivela ancora perché il dipartimento
di polizia e la città stanno andando in bancarotta.
Verso l’arco finale di Rebel
Ridge, Summer e Terry fanno visita al giudice della città,
che finalmente racconta loro la verità su ciò che sta accadendo. Il
giudice rivela che una perquisizione illegale orchestrata dal capo
Sandy ha avuto un’enorme portata e ha portato a una morte ingiusta.
Dopo che il capo è stato personalmente accusato del crimine,
l’accordo ha portato alla bancarotta della città.
Rebel Ridge non è
così cruento come gli altri film di Jeremy Saulnier, ma il
potenziale per la violenza incombe su ogni scena, il che
contribuisce ad aumentare la tensione del suo dramma.
Senza un imputato pubblico in città
per contestare la cauzione, gli individui arrestati rimangono nel
limbo per 90 giorni, che è il periodo di detenzione per possesso di
reato minore. Ciò offre al dipartimento di polizia una situazione
vantaggiosa per tutti in cui riducono al minimo il rischio di
intervento esterno ed esercitano il controllo sullo stato
finanziario della città. Purtroppo per Richmond, lui e suo cugino
sono rimasti invischiati nella complicata rete legale e politica
che circonda Shelby Springs.
La spiegazione del piano di Terry e
Summer per smascherare Sandy Burnne
Trovano il filmato dell’arresto di
Mike
Nella scena in cui l’agente Steve
ritrova Terry in città nonostante lo abbia avvertito di stare
lontano, Steve rivela che evitano di accendere le luci dell’auto
perché accendono automaticamente le loro dashcam. Questo impedisce
loro di registrare i loro atti illeciti. Quando il duo incontra il
giudice, questi rivela che l’arresto di Mike è stato registrato da
una delle telecamere ed è stato abbastanza
problematico da mettere nei guai gli agenti di polizia. Pertanto,
Terry e Summer si dirigono alle catacombe della città, dove è
archiviato il drive contenente il filmato.
Mentre il destino del capo Sandy
rimane sconosciuto dopo che l’agente Jessica lo ha arrestato, è
probabile che gli sia stata data una lunga pena detentiva dopo che
il filmato della dashcam dimostra che ha aggredito un collega
agente di polizia.
Sebbene gli agenti di polizia
cerchino di anticiparli bruciando le catacombe, Terry e Summer
ottengono il drive di archiviazione appena in tempo.
Sfortunatamente, verso la fine del film, Steve prende l’auto da
Terry e la rompe prima di poter denunciare i crimini del
dipartimento di polizia. Negli ultimi momenti di Rebel
Ridge, l’agente Evan chiede a Terry di accendere la
dashcam del suo veicolo della polizia, rivelando che ha una
funzione di registrazione che consente di registrare due minuti
prima di essere attivata. Gli chiede di farlo per assicurarsi che
la dashcam contenga filmati del capo Sandy che gli spara alla
gamba.
Mentre il destino del capo Sandy
rimane sconosciuto dopo che l’agente Jessica lo arresta, è
probabile che gli sia stata data una lunga pena detentiva dopo che
il filmato della dashcam dimostra che ha aggredito un collega
poliziotto. Anche gli altri membri del dipartimento di polizia
probabilmente confesseranno contro di lui, dato il modo in cui
supportano Terry negli ultimi momenti del film. Questo,
sfortunatamente, non riporta in vita il cugino di Terry, ma gli dà
una parvenza di giustizia.
Perché Terry inizialmente accetta
di “de-escalate” le cose con il capo Sandy
Crede nella retrogradazione
tattica
Nonostante abbia perso il
cugino, Terry accetta di fare un passo indietro dal suo conflitto
con il capo quando gli offre 26.000 $ e gli assicura persino che
riavrà indietro il suo camion. Quando Summer cerca di chiedergli
perché si sta tirando indietro, spiega che ciò che sta facendo si
chiama retrogradazione tattica, un ritiro deliberato nel contesto
militare in cui una parte si muove lentamente all’indietro per
evitare una minaccia più significativa. Si rende conto che agire
d’impulso dopo la morte del cugino lo porterà solo in guai più
seri. Tuttavia, poco dopo, è costretto a cambiare idea.
Chi ha ucciso il cugino di Terry,
Mike, a Rebel Ridge?
Il capo Sandy Burnne era
responsabile dell’omicidio di Mike
Durante la sua prima
interazione con Summer, Terry rivela che molto prima che suo cugino
venisse arrestato per possesso di droga, era stato un testimone
collaboratore di un’accusa di omicidio capitale. Poiché l’uomo che
ha aiutato a mettere in prigione era uno dei membri principali di
una gang, andare nella struttura statale avrebbe immediatamente
messo un bersaglio sulla sua schiena. Ecco perché Terry voleva
tirarlo fuori dalla cauzione prima che venisse trasferito nella
prigione di stato. Sfortunatamente, dopo che i suoi soldi sono
stati ingiustamente sequestrati, Terry non è riuscito a tirarlo
fuori dalla cauzione, portando Mike ad essere attaccato dai membri
della gang che aveva aiutato a mettere in prigione.
Perché Marston fa squadra con Terry
nel finale di Rebel Ridge
Marston capisce che l’agente Steve
sta esagerando
In Rebel
Ridge, Summer lascia intendere di avere una pista segreta
nella polizia che l’ha aiutata a capire cosa stava succedendo in
città. Dal momento che non rivela il suo nome, Terry lo chiama in
codice “Serpico”. Quando l’agente Evan Marston fa di tutto per
proteggere Summer e Terry nell’arco finale del film, Terry capisce
che lui è “Serpico”. La rivelazione è sorprendente perché Marston
ha speronato la bicicletta di Terry nei momenti iniziali di
Rebel Ridge prima di sequestrare i suoi soldi.
Il fatto che lo protegga verso la
fine suggerisce che è sempre stato diviso tra il fare ciò che è
eticamente giusto e seguire i metodi illegali del capo Sandy.
Sebbene volesse proteggere cittadini innocenti come Summer, anche
lui era leggermente attratto dall’idea di acquisire maggiori
profitti mantenendo la sua posizione in un sistema corrotto.
Tuttavia, quando l’agente Steve ha esagerato drogando Summer e
quasi uccidendo Terry, ha deciso di prendere posizione.
In che modo il finale di Rebel
Ridge prepara la storia per un sequel
Rebel Ridge 2 può realizzarsi
Rebel Ridge ha un
finale conclusivo, che lascia poco o nessun spazio per un sequel.
Tuttavia, il sequel del film potrebbe prendere la strada di
Jack Reacher, ovvero una storia in cui Terry
Richmond si ritrova in una città completamente nuova e si mette in
viaggio per affrontare una nuova serie di ingiustizie e attività
criminali. Con la sua impressionante presenza sullo schermo in
Rebel Ridge, Aaron Pierre
dimostra di poter guidare un franchise d’azione a tutti gli
effetti.
Arriva al cinema dal 12 settembre
con I Wonder PicturesLa Scommessa – Una
notte in corsia, il nuovo film di Giovanni
Dota con
Carlo Buccirosso e Lino Musella.
Grazie a Cinefilos.it avete la possibilità di partecipare
gratuitamente a una proiezione del film con il cast presente in
sala.
E’ possibile
richiedere un ingresso gratuito per due persone scrivendo una
e-mail all’indirizzo cerimoniale@theculturebusiness.it
inserendo in oggetto “CINEFILOS – LA SCOMMESSA –
CITTA’”.
Nel corpo
dell’e-mail inserite CINEFILOS + LA SCOMMESSA + NOME +
COGNOME + CITTÀ di riferimento e il numero di biglietti.
Le e-mail mancanti di una di queste componenti non saranno prese in
considerazione.
I biglietti
omaggio saranno ritirabili, nel limite dei posti disponibili,
segnalando il proprio nominativo alle casse del cinema il giorno
stesso della proiezione. I biglietti omaggio sono ritirabili e
garantiti fino a 30 minuti prima l’inizio della proiezione.
Di seguito trovate l’elenco dei cinema che partecipano
all’iniziativa:
GIORNO
DATA CINEMA
ORARIO OSPITI
GIOVEDI
12/09/24
ROMA ADRIANO
21:00
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
GIOVEDI
12/09/24
ROMA ANDROMEDA
20:30
SOLO INTRO
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
VENERDI
13/09/24
NAPOLI THE SPACE
20:30
SOLO INTRO
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
VENERDI
13/09/24
NAPOLI MODERNISSIMO
21:15
solo Q&A
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
VENERDI
13/09/24
METROPOLITAN
21:30
solo INTRO
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
SABATO
14/09/24
UCI CINEPOLIS MARCIANISE
20:00
SOLO INTRO
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
SABATO
14/09/24
UCI CASORIA
21:00
SOLO INTRO
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
SABATO
14/09/24
AFRAGOLA HAPPY
21:30
SOLO INTRO
DOTA + LINO MUSELLA + BUCCIROSSO + il cast
In aggiunta a
queste date, sono disponibili anche le seguenti proiezioni con
ospiti CARLO BUCCIROSSO e ELVIRA
ZINGONE:
Kara sevda tradotto
significa amore nero. Ma, andando oltre la traduzione letterale,
questo termine ingloba l’essenza di un amore lacerante,
impossibile, pericoloso, tragico. Un amore di questa
intensità lega Nihan e Kemal, protagonisti della nuova dizi
turca Endless Love (titolo originale Kara
Sevda, per l’appunto), in onda su Canale 5 e disponibile su
Mediaset Infinity. Lo show mette in scena una love story tormentata
e ostacolata, in cui la felicità è solo un orizzonte
irragiungibile, e a questo aggancia altri fili tematici di grande
rilevanza attuale quali la manipolazione psicologica e l’abuso di
potere, sia sociale che relazionale.
A interpretare i personaggi
principali i bravissimi Burak Özçivit e
Neslihan Atagül, qui alla loro prova
attoriale migliore, affiancati da comprimari di tutto rispetto
quali Kaan Urgancıoğlu (attualmente
protagonista di Segreti di Famiglia, sempre in onda su
Canale 5), Hazal Filiz Kucukkose, Melissa Asli Pamuk, Zerrin
Tekindor, Ruzgar Aksoy, Baris Alpaykut e Nese Baykent. La prima
stagione si è da poco conclusa, lasciando dietro di sé una scia di
interrogativi e cliffhanger che hanno fatto da trampolino per la
seconda stagione, caratterizzata da un salto temporale di circa un
anno. Dopo una serie di plot twist, che hanno visto l’uscita di
scena di alcuni personaggi chiave, e sviluppi narrativi
determinanti, la domanda è inevitabile: cosa ci riserverà
la final season?
Dove eravamo rimasti alla fine
della prima stagione di Endless Love?
Le ultime sequenze della prima
stagione hanno sollevato diversi dubbi e aperto la strada a ipotesi
e congetture sul destino dei personaggi principali. Ozan è stato
incastrato da Emir per l’omicidio commesso nei primi episodi,
venendo arrestato mentre tenta la fuga con Zeynep. Una volta in
carcere, qualcuno gli ha mandato delle foto che ritraggono Zeynep
ed Emir sulla barca a scambiarsi dei baci. In preda alla collera ha
avuto un malore, ma una volta ricoverato in ospedale è morto
inaspettatamente. Il caso viene archiviato come suicidio. Nel
frattempo, Nihan ha scoperto di essere incinta di Kemal, ma lo ha
accusato della morte del fratello, ritenendolo responsabile per
averlo denunciato in passato. Come se non bastasse, lo ha incolpato
anche della morte del padre, Onder, il quale ha avuto un infarto
dopo aver appreso del suicidio del figlio. Sconvolta, Nihan decide
di fuggire e, un anno dopo, la ritroviamo a Londra, dove ha dato
alla luce una bambina di nome Deniz.
Cosa succederà nella seconda
stagione?
Dopo aver scoperto il nascondiglio
della moglie, Emir riesce a rapire Deniz, riportandola a Istanbul e
ricattando Nihan: se non tornerà da lui, non rivedrà più sua
figlia. Determinato a ricostruire la famiglia, pur sapendo che
Nihan non lo amerà mai, Emir insiste affinché ricomincino da capo.
Nihan, devastata dal lutto e dal dolore, alla fine cerca
disperatamente l’aiuto di Kemal, ma quest’ultimo, convinto che
Deniz sia davvero figlia di Emir, la respinge, mosso dalla
delusione. Come ultima risorsa, Nihan si rivolge al poliziotto
Hakan, ma anche i suoi tentativi falliscono, portandola ad
arrendersi a Emir con l’obiettivo segreto di vendicarsi, sia del
marito che di Kemal.
Kemal, che ha trascorso un anno in
carcere per aver sparato a Emir alla fine della prima stagione, è
deciso a vendicarsi di tutti coloro che lo hanno ferito, inclusa la
donna che ama. La seconda stagione si preannuncia perciò come
quella in cui finalmente tutti i nodi verranno al pettine e nella
quale la maggior parte dei personaggi subisce drastici cambiamenti.
Kemal, ancora ignaro della sua paternità, sembra davvero pronto a
sposare Asu, con la quale si è fidanzato alla fine della prima
stagione. Rivela questo a Nihan quando lei gli chiede aiuto, pur
non sapendo ancora che Asu è in realtà la sorella segreta
di Emir, il suo nemico giurato, “dettaglio” che ci
aspettiamo scopra nelle prossime puntate e che potrebbe impedire
che convolino a nozze.
Le anticipazioni nel frattempo
suggeriscono che Kemal inizierà a sospettare sulla vera
paternità di Deniz, e un test del DNA dovrebbe confermare
la verità, portandolo a un confronto diretto con Nihan. Intanto,
quest’ultima sta preparando la sua vendetta contro Emir,
manipolandolo con un contratto matrimoniale con l’obiettivo di
liberarsi da oppressione e ricatti e vivere finalmente libera con
la figlia. La seconda stagione svelerà se la donna riuscirà davvero
a portare a termine il suo piano, o se, più verosimilmente, verrà
ostacolata da nuovi e subdoli ricatti. Sul fronte delle indagini,
invece, Hakan continua a scavare nella morte di Ozan, cercando di
capire se si tratti davvero di suicidio o di un omicidio
orchestrato per farlo tacere. Nonostante il mistero non sia ancora
stato svelato, tutti gli indizi sembrano puntare a un omicidio
mascherato, poiché Ozan non mostrava segni di squilibrio al momento
del decesso, ma anzi era più che determinato a fargliela pagare sia
alla moglie adultera che ad Emir.
Il destino di Zeynep,
intanto, resta in bilico. Determinata a conquistare Emir,
è la principale sospettata per la morte di Ozan, e nessuno, tranne
Asu, Nihan e Kemal, è a conoscenza della sua relazione clandestina
con Emir. Questo segreto rischia di travolgerla, e ci si aspetta
che innescherà una catena di eventi che la metteranno ancora una
volta in pericolo. Da un lato, infatti, deve fare i conti con una
famiglia già provata dalle scelte compiute nella prima stagione,
come il matrimonio segreto con Ozan, che non perdonerebbe mai un
simile tradimento; dall’altro c’è Emir, che continua a minacciarla
di rovinarle la vita se dovesse insistere nel cercare il suo amore.
Il suo destino si compirà in questa stagione finale, e la scelta di
Zeynep su come affrontare la sua situazione – se continuare a
correre rischi esponendosi pubblicamente o cercare di ricominciare
da zero – sarà cruciale per la sua sopravvivenza.
Con complotti, inganni e vendette
che si intrecciano in questa stagione carica di tensione, la
domanda finale è inevitabile: chi avrà la meglio tra Emir e Kemal?
La resa dei conti è vicina.
Endless Love: cosa faresti per
salvare chi ami?
Tra le soap turche degli ultimi
anni, Endless Love si impone come una delle più
intense e crude, sia per le tematiche trattate che per la
messa in scena. La regia di Hilal Saral, sostenuta da una
sceneggiatura densa e straziante firmata da Ozlem Yilmaz e Burcu
Gorgun, trascina il pubblico negli abissi della fragilità umana,
della perdizione, del trauma e degli abusi psicologici. Al centro
della narrazione vi è un amore condannato, da cui si dipanano trame
universali che interrogano i valori di un individuo, la moralità e
la tolleranza di fronte a ingiustizie e prevaricazioni. Fino a che
punto si può arrivare per proteggere chi si ama? E quanto si è
disposti a rischiare per conquistare la propria libertà?
Il tema del “Maschio
Dominante” è sempre stato il cuore pulsante di Endless
Love, e va ad aprire uno squarcio su una realtà terribilmente
concreta: quella dell’ossessione amorosa, della possessività e dei
sentimenti tossici che inevitabilmente sfociano in violenza e
soprusi. La lotta per liberarsi da queste catene, anche a costo
della propria vita, diventa una metafora potente della battaglia
delle donne contro ogni tipo di violenza, che non è solo di natura
fisica, ma anzi ha molte sfumature. La dinamica tra Emir e Nihan è
emblematica di questo percorso: dalle iniziali sensazioni di colpa
e disagio (in questo caso provate verso il fratello Ozan, vittima
strumentalizzata dell’abuso), si passa alla rassegnazione e,
infine, a quel punto di svolta decisivo ed essenziale che infuoca
la lotta per la propria dignità, che vediamo concretizzarsi proprio
nella seconda stagione.
L’amore tormentato tra Kemal e
Nihan, pur essendo il fulcro narrativo, si trasforma quasi in un
pretesto per esplorare temi più ampi, come l’oscurità e la
corruzione che permeano la nostra società. Endless Love denuncia
l’amore malsano, in cui il potere e il controllo dominano, e
l’unica arma per trattenere chi si ama sembra essere la
manipolazione, ma anche quanto possa essere pericoloso il potere
nelle mani sbagliate e quanto il denaro non solo compri il silenzio
delle persone, ma sia capace di eludere la legge stessa. La storia,
inoltre, ci dimostra quanto sia ancora drammatica l’assenza di
un’educazione emotiva e la mancata cura dei traumi, che spesso
generano comportamenti distruttivi e patologici, i quali corrodono
non solo la propria esistenza ma anche quella degli altri.
Questo perciò non è solo uno show
che parla dell’impossibilità di viversi l’amore desiderato, ma è
un invito a riflettere bene sulle proprie scelte,
perché non sempre ciò che crediamo giusto lo è davvero e può essere
realmente salvifico per le persone a cui teniamo. Ma soprattutto è
un monito a non lasciarsi piegare e soggiogare,
perché niente vale più della giustizia e di se stessi. Nessun
ricatto, nessuna somma di denaro, nessun sentimento plateale può
giustificare un abuso e una violenza. Bisogna sempre essere pronti
a scendere sul campo per affermare i propri diritti e la propria
libertà.
Durante una recente intervista al
Toronto International Film Festival, durante la promozione del suo
ultimo film Unstoppable, Don
Cheadle ha parlato con Steve Weintraub di
Collider e ha fatto un po’ di
luce sul ritorno di Robert Downey Jr.
nell’MCU. Nella conversazione, a Cheadle
è stato chiesto della recente notizia che Downey è stato scelto per
il ruolo di Dottor Doom, una mossa che ha causato un bel po’ di
scalpore tra i fan della Marvel. Downey, che ha interpretato
Tony Stark/Iron Man in nove film dell’MCU, ora interpreterà il ruolo del
cattivo Victor von Doom nei prossimi film di Avengers, a partire da
Avengers: Doomsday e continuando
con Avengers:
Secret Wars.
L’annuncio è stato fatto durante il
panel della Hall H della Marvel al San Diego Comic-Con 2024,
sorprendendo i fan con il casting di Downey per il ruolo
dell’iconico avversario dei Fantastici Quattro, Victor Von Doom.
Downey stesso si è rivolto alla folla con la battuta giocosa:
“Nuova maschera, stesso compito. Cosa vi avevo detto, mi piace
interpretare personaggi complicati”, come ha detto al suo
adorante pubblico in uno degli annunci di casting più scioccanti
della storia recente.
Quando Weintraub ha chiesto se ci
fossero impegni futuri per Secret Wars, Cheadle ha
scherzato, “Non so di cosa stai parlando”. Ha continuato a
giocare con la segretezza della Marvel, aggiungendo, “Ho
sentito parlare di un fratello Russo. Ce ne sono due?” Con una
risata, ha sottolineato, “Sai che non posso parlare di queste
cose”.
Don Cheadle mantiene il silenzio in merito a Secret
Wars
Tuttavia, quando è stato incalzato
sulla sua reazione al casting di Robert Downey Jr.
per il ruolo dell’iconico cattivo dei Fantastici Quattro,
Don Cheadle ha rivelato i suoi pensieri iniziali,
esclamando, “Ero tipo, ‘Che cazzo?'” Ha elaborato,
affermando che tutto nell’MCU è ancora fluido: “Stanno
riscrivendo, stanno rielaborando, e quindi onestamente non posso
nemmeno anticipare nulla”.
Cheadle ha anche accennato al fatto
che la produzione di Secret
Wars è ancora in divenire, con sceneggiature riscritte
e programmi in movimento. Nel suo scherzoso scambio di battute con
Weintraub, Don Cheadle ha osservato, “Tu sai
più di me. Mi stai dando informazioni”, quando Weintraub ha
sottolineato che Joe Russo è impegnato a lavorare sulla seconda
stagione di Citadel.
Sebbene Cheadle non abbia potuto
confermare nulla sul suo coinvolgimento in Secret
Wars, la sua reazione al casting di Downey per il ruolo di
Dottor Destino riflette la stessa sorpresa ed eccitazione che
provano molti fan. I piani della Marvel per Secret
Wars sono ancora segreti, ma è chiaro che sia i fan che i
membri del cast attendono con ansia cosa succederà nell’MCU.
A
Genova, il 13, 14 e 15 settembre 2024 arriva GEN,
il nuovo evento interamente dedicato al Fumetto, una full
immersion di 3 giorni di mostre esclusive, grandi ospiti
dall’Italia e dall’estero, live performance e
laboratori KIDS, una SELF Area dedicata all’autoproduzione e alla
microeditoria indipendente, un bookshop con i firmacopie
non-stop di tutte le autrici e gli autori presenti al
Festival, tutto interamente a ingresso gratuito!
La prima edizione di
GEN, con la direzione artistica di
ARF Festival!è prodotta da CDM
Lab insieme a Giardini Luzzati (il
Ce.Sto) e si terrà durante lo svolgimento dell’ottava edizione di
M.U.R.A. (Movimento Urbano Reti Artisti) che
quest’anno prende il sottotitolo “Comics Edition”.
Camminando per i
caruggi del Sestiere del Molo, da Porta Soprana alla Chiesa
medievale di San Donato, nello spazio multifunzionale e
archeologico dei Giardini Luzzati, straordinario punto di
riferimento della partecipazione pubblica e della creatività della
città, troveremo autrici e autori, protagonisti assoluti della
kermesse, insieme alle loro storie, ai personaggi, ai
libri e soprattutto a lettori e appassionati che – sin da questa
prima edizione – potranno vivere un’esperienza immersiva di
incontro e confronto «dalla parte del Fumetto» in ogni suo genere,
formato, in ogni sua possibile declinazione.
L’apertura è affidata
alla spettacolare performance dell’artista croato
Danijel Žeželj –
illustratore, fumettista e graphic designer pubblicato in tutto il
mondo da editori come DC Comics, Marvel, Image, Dark Horse, DSTLRY,
Dargaud e Mosquito e da testate internazionali come il The New
York Times, il San Francsico Guardian o il
The Washington Chronicle – che salirà sul palco esterno
dei Giardini Luzzati per realizzare un gigantesco live
painting, accompagnato dalle musiche dal vivo del
trombettista Ramon Moro (a cui Žeželj
realizzò la copertina dell’album Offering nel 2020), per
una serata di suggestioni sonore e visive di rara intensità.
Il manifesto della
prima edizione, così come la prima delle due mostre che verranno
allestite all’interno dell’area archeologicica dei Giardini
Luzzati, è firmato dalla fumettista e illustratrice Agnese
Innocente, già vincitrice del prestigioso Premio Andersen
2021 come “Miglior libro a fumetti dell’anno” con
Girotondo, scritto da Sergio Rossi. La
giovane autrice toscana (classe 1994), amatissima da pubblico e
critica, vanta già numerose pubblicazioni con Piemme, Mondadori,
Einaudi Ragazzi, Erickson, Rizzoli, Disney, Papercutz, Space
Between Entertainment, Il Castoro, Il Battello a Vapore, De
Agostini, Giunti e Glénat Editions. Dell’autrice nel corso del 2024
sono usciti due nuovi graphic novel: Heartbreak
Hotel (il Castoro) sui testi di Micol Arianna
Beltramini e, per il mercato francese,
Audrey Hepburn – Un ange
aux yeux de faon(Glénat) sui testi di
Jean-Luc Cornette, le cui tavole ancora inedite
stanno esposte, grazie a GEN, per la prima volta.
GEN: il poster di Agnese Innocenti
A giungere da Oltralpe
saranno anche lo sceneggiatore Martin Quenehen e
il disegnatore Bastien Vivès, che hanno
reinterpretato un’icona mondiale come Corto Maltese grazie a
una loro versione “aggiornata e ringiovanita” del celebre marinaio,
traghettandolo nel XXI Secolo con i due libri Oceano Nero
e La Regina di Babilonia (pubblicati in Italia da
Cong Edizioni) senza tradirne la sua natura romantica, scanzonata e
disincantata, anarchicamente leale. I due autori saranno ospiti di
GEN e la mostra Il Corto di Martin e
Bastien, a Genova in anteprima assoluta, –
realizzata in collaborazione con la Cong stessa – esporrà sia
alcune tra le migliori tavole digitali tratte dai due libri che
alcuni bellissimi disegni originali realizzati in china e
acquerello da Vivès in occasione di due esposizioni alla Galleria
Manjari & Partners di Parigi.
La terza esposizione
in programma, la mostra “diffusa” The Genoeser
Unleashed, è un’antologica che ha
l’obiettivo di accendere un riflettore sull’illustrazione e le arti
visive attraverso le copertine di una rivista immaginaria,
per raccontare bellezze e contraddizioni di Genova. The
Genoeser – omaggio alla storica rivista The New
Yorker a alle sue celebri copertine – è «un progetto artistico
collettivo, una finestra sulle storie di chi vive il capoluogo
ligure ogni giorno, di chi l’ha lasciata e mai dimenticata, di chi
– seppur di passaggio – ha potuto viverla in tutte le sue
sfaccettature».
Ricchissimo il
programma della Sala Talk, luogo di incontro e
confronto tra autrici, autori e pubblico, che, nell’arco del
weekend, vedrà la presenza di tantissimi protagonisti del fumetto e
dell’illustrazione ma anche della cultura e dello sport, come
l’attuale Vicepresidente vicario del CONI Silvia
Salis e il giornalista e scrittore Federico
Traversa. Con loro un roster da grandi
occasioni: da Ivo Milazzo – con un’attesissima
Lectio Magistralis moderata da Lu Vieira
– a Paolo Bacilieri, che condividerà il palco
con Danijel Zezelj sul tema delle “geometrie cittadine”; da
Claudio Calia e il suo graphic novel dedicato
alla vita di Don Andrea Gallo agli autori
Disney (ma non solo) Davide Aicardi,
Sergio Badino, Francesco
D’Ippolito,
Andrea Ferraris e Giorgio
Salati; dalla scrittrice
Micol Arianna Beltramini con
Agnese Innocente a Simona
Binni (dove si parlerà anche di Resistenza e
antifascismo); dal bestsellerDavide
Costa a Manfredi Toraldo
(attuale Direttore della Scuola Internazionale di Comics di
Genova), a Matteo Penna, Andrea
Tridico, Alessandro Ripane,
Enrico Macchiavello, Giulia
Masia, Ste Tirasso, Francesca
Sperti e Corinna Trucco di The
Genoeser, fino ai super ospiti francesi
Quenehen e Vivés
che verranno moderati dal giornalista, critico e storico
dell’immagine, Ferruccio Giromini.
Importante: l’accesso alla Sala Talk è
gratuito e prevede un numero massimo di persone (circa
70). Per parteciparvi farà fede la formula «fino ad esaurimento
posti» con una precedenza ai possessori della
tessera dei Giardini Luzzati – il cui costo è di 10 euro e che, pur
non essendo obbligatoria, garantisce suddetta
priorità.
Ogni autrice e autore
che si avvicenderà nella Sala Talk di GEN, non appena terminato il
proprio panel, si sposterà al bookshop del Festival – gestito dalla
Libreria Sulla Strada di Genova – per session di
dediche e firmacopie.
In questa prima
edizione di GEN non poteva mancare la coloratissima Area
KIDS, lo spazio con i laboratori creativi (a iscrizione
gratuita tramite Eventbrite) che conterà sulle docenze di
alcune tra le migliori firme italiane dell’editoria per bambini e
ragazzi che verranno condotti lungo i percorsi della creatività e
dell’immaginazione, tra pastelli, pennarelli, personaggi e storie
da inventare. Laboratori per tutti i gusti e per tutte le fasce di
età, con Ste Tirasso, EnricoMacchiavello, Giorgio Salati e
Christian Cornia, Simona Binni,
Chiaretta della Lucca Manga School, Sergio
Olivotti, Sualzo, Vinci
Cardona e Gud.
Ultima ma non ultima,
l’esuberante e «festosamente chiassosa» SELF Area
di GEN – un vero e proprio Festival nel Festival – che proporrà una
ricca selezione tra le migliori realtà italiane dell’autoproduzione
e della microeditoria indipendente, rappresentate nel 2024 da
Amianto Comics, Attaccapanni Press, Bangarang Comics!, BMR
Production, Bonny Zed, Frankenstein Magazine, Emanuele Giacopetti,
Inuit, Lök Zine, MalEdizioni, Mammaiuto, Nalsco, Renape, Tofu &
Teppismo. La SELF Area sarà inoltre arricchita da «uno stravagante
percorso visivo», tre grandi illustrazioni inedite –
Ponente, Centro e Levante – dedicate
alla città di Genova realizzate dall’artista Alessandro Ripane.
GEN è
una produzione CDM Lab insieme a il
Ce.Sto, con la direzione artistica di ARF!
Festival e le partnership di
M.U.R.A., Sestiere del Molo,
Scuola Internazionale di Comics di Genova, la
Libreria Sulla Strada, Cong Edizioni
Srl, The Genoesere
Koh-I-Noor. Media partner:
StayNerd + Gli Audaci +
Good Morning Genova.
Orari: Venerdì 13 settembre dalle 17:00 alle
23:00
Sabato 14 settembre dalle 10:00 alle 20:00 (con GEN
Party serale).
Domenica 15 settembre dalle 10:00 alle 20:00.
Lei è alta, bella, elegante e di
grande talento: una celebre scrittrice, una madre premurosa e una
moglie profondamente amata. Lui, invece, è affascinante, misterioso
e schifosamente ricco. Agli occhi di tutti, formano la
coppia perfetta, quella che sembra uscita da un romanzo
rosa di Nicholas Sparks… se non fosse per un
piccolo scheletro nell’armadio, o meglio, un cadavere
riaffiorato dal mare, che trasforma la storia in
un intricato giallo alla Agatha Christie.
The Perfect Couple
è la nuova miniserie thriller con protagonista la
star hollywoodiana Nicole Kidman, fresca vincitrice della Coppa Volpi per
la Miglior Interpretazione Femminile in Babygirl (qui la recensione). Disponibile
su Netflix dal 5 settembre, la serie –
tratta dall’omonimo bestseller di Elin Hilderbrand
e diretta dal premio Oscar Susanne Bier (In un mondo migliore,
Bird
Box) – ha rapidamente raggiunto la vetta della Top
10 delle serie TV più viste in Italia.
Composta da sei episodi di
circa un’ora ciascuno, The Perfect Couple
vanta un cast stellare, che include Liev Schreiber (Ray Donovan,
Salt, X-Men), la modella e attrice Dakota Fanning,
Eve Hewson (Dietro i suoi occhi), Isabelle Adjani e Jack
Reynor (Midsommar, Inverso). A questi volti noti
si aggiunge anche Meghann Fahy (The Bold
Type, The White Lotus), che interpreta
l’influencer Merritt Monaco, il personaggio che innescherà
una tragica serie di eventi, destinati a far cadere le
maschere di una famiglia solo apparentemente perfetta.
Nell’intro, ballano tutti felici e
spensierati sulle note di “Criminals” della pop star Meghan
Trainor, ma la storia dei Winbury cela in realtà una serie
di oscuri segreti che lascia poco spazio a un lieto fine. Partiamo
dal principio: nella loro esclusiva e splendida villa sull’isola di
Nantucket, nel Massachusetts, la ricca e popolare famiglia
Winbury si riunisce per il weekend del 4 luglio in
occasione del matrimonio dell’anno. La dolce e modesta Amelia Sacks
(Eve Hewson) sta per sposare lo scapolo ereditiero
Benji (Billy Howle). I preparativi sono
orchestrati dalla futura suocera, l’elegante ed esigente
Greer Garrison Winbury (Nicole
Kidman), una famosa scrittrice di romanzi
gialli, sposata da 29 anni con l’affascinante Tag
(Liev
Schreiber). Insieme, agli occhi di tutti, formano la
“coppia perfetta,” l’emblema dell’amore e… i “Beckham” del mondo
dell’editoria.
Greer e Tag Winbury hanno
tre figli: oltre al secondogenito Benji, ci sono
il ribelle e sfrontato Thomas (Jack
Reynor), sempre accompagnato dalla moglie Abby
(Dakota
Fanning), e il timido adolescente Will (Sam
Nivola). Quando alla villa arrivano anche i migliori amici
degli sposi, Shooter (Ishaan Khatter) e Merritt
(Meghann Fahy), l’amica francese di famiglia
Isabel (Isabelle Adjani), e i genitori della
sposa, tutto sembra pronto per il grande giorno. Tuttavia, la
tranquillità viene brutalmente infranta quando, all’alba del
matrimonio, un corpo senza vita affiora dalle
acque che circondano la villa. Da quel momento, si scatena
una turbinosa e assillante indagine – seguita
dalla detective Nikki Henry (Donna Lynne Champlin)
e dal capitano Dan Carter (Michael Beach) – che
trasforma la paradisiaca residenza estiva dei Winbury in un
campo di battaglia psicologico, dove ogni membro
della famiglia e ogni ospite diventa un potenziale sospettato.
Chi è l’assassino e perché ha ucciso?
Solo cinque minuti di
festeggiamenti, poi l’omicidio sconvolgente. Il primo episodio di
The Perfect Couple immerge immediatamente il
pubblico nei preparativi di uno sfarzoso matrimonio, per poi
catapultarlo in una misteriosa indagine solo pochi
minuti dopo l’inizio. La serie sfrutta sin dalle prime battute
tutti gli artifici e i cliché del classico giallo
poliziesco, costruendo un’atmosfera di crescente suspense
e mistero. Episodio dopo episodio, gli spettatori vengono dunque
coinvolti sempre più profondamente nel caso, partecipando insieme
alla polizia alla ricostruzione di quella notte
fatidica, degli alibi e dei segreti dei vari personaggi,
per quanto oscuri e compromettenti possano essere.
In questo contesto, i ruoli
della detective Nikki Henry e del capitano Dan Carter diventano
cruciali, non solo per la risoluzione del caso, ma anche
perché finiscono per divenire lo specchio dello sguardo e del
pensiero critico dello spettatore. In particolare, la detective
Henry si distingue come l’unico personaggio che, fin dall’inizio,
non si lascia intimidire dalla fama e dall’oro dei Winbury,
esprimendo liberamente commenti pungenti e privi di deferenza.
Proprio come il celebre quadro di
Dorian Gray, che nasconde sotto la sua superficie le nefandezze del
protagonista, anche l’immagine idilliaca della famiglia
viene progressivamente macchiata dai loro peccati,
rivelazione dopo rivelazione. C’è chi abusa di alcol e fumo, chi
ruba pasticche per puro divertimento, chi tradisce la propria
moglie e chi cela un passato da escort. Sebbene la vicenda ruoti
attorno a un solo assassino e a una sola vittima, alla fine della
storia emerge che tutti sono complici di una grande
menzogna, partecipi di una finzione collettiva che ha
tenuto insieme la fragile facciata di perfezione della
famiglia.
Tra satira sociale,
famiglie disfunzionali, giochi di potere, suspense e un sottile
dark humor, The Perfect Couple si
presenta su Netflix come il crime poliziesco ideale da guardare in
un pomeriggio di pioggia, senza però troppe aspettative. Con un
ritmo sostenuto e una struttura ben calibrata in
sei episodi (sei ore risultano più che sufficienti), la serie
utilizza flashback e ricordi per ricostruire quella tragica notte,
mantenendo alta l’attenzione del pubblico e spingendolo a
scoprire chi si cela dietro il misfatto di questo bizzarro
racconto corale.
Il talentuoso cast contribuisce
senza dubbio al coinvolgimento degli spettatori, anche se
la maggior parte dei personaggi finisce per risultare poco
caratterizzata e incompleta (come, per esempio, lo stesso
personaggio di Billy Howle che risulta pressoché inutile allo
sviluppo della vicenda). Nonostante queste pecche e qualche momento
di noia che potrebbe assalire di tanto in tanto il pubblico, il
thriller diretto da Susanne Bier riesce a farsi apprezzare
per la sua semplicità e leggerezza. Inoltre, a tutto ciò
si aggiunge la garanzia di poter contare sulla presenza della
grande regina della drammaticità, Nicole Kidman, che porta sicuramente la serie
a un livello maggiore.
Lo sceneggiatore/regista di Peacemaker,
James
Gunn, ha confermato che la serie spin-off di
The Suicide Squad tornerà sui nostri
schermi l’anno prossimo. Quando gli è stato chiesto un
aggiornamento sulla seconda stagione su Threads, Gunn ha detto che
John Cena e la banda torneranno per altre oltraggiose avventure nel
2025, “dopo Superman“.
Il reboot DCU uscirà nei cinema a luglio, il che significa
che possiamo aspettarci la seconda stagione di Peacemaker
verso la fine dell’anno. Gunn si è recentemente rivolto ai social
media per rivelare un primo sguardo ufficiale al nuovo casco che
Christopher Smith, interpretato da John Cena, indosserà quando farà il suo
ritorno. La foto mostrava solo il casco visto da dietro, ma è
chiaramente un
nuovo design, forse ispirato alla versione “Future State” del
personaggio.
Sebbene la foto sia stata rimossa, di recente è stato avvistato
sul set un murale raffigurante Peacemaker, interpretato da John
Cena (che indossa un costume leggermente diverso), suo
padre con il suo costume da Drago Bianco e un misterioso terzo
personaggio che molti credono si rivelerà essere il fratello di
Christopher Smith, Keith.
Peacemaker, cosa
sappiamo sulla seconda stagione
“Peacemaker esplora la storia
del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del
2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo
irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo,
non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”. I
dettagli sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag
Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker
di suo figlio Rick Jr. (Joel
Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Gunn, Peter Safran
e Matt Miller sono i produttori esecutivi di
Peacemaker.
Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy
Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si
ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha
Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury
e David Denman in un ruolo misterioso. La serie
arriverà nella seconda metà del 2025.
Bloom ha interpretato l’arciere
elfico nella trilogia originale di Peter Jackson e
nei film Lo Hobbit, dove un po’ di tecnologia
digitale è stata utilizzata per togliere qualche anno all’attore,
dopotutto gli elfi sono sempre giovani e immortali.
Alla star di Pirati dei
Caraibi è stato chiesto per la prima volta se fosse
interessato a far parte dei nuovi film del LOTR durante
un’intervista con Variety. “Oh, amico, quelle cose sono
incredibili. Sì. Non so come ci riuscirebbero. Immagino che con
l’intelligenza artificiale si possa fare qualsiasi cosa al giorno
d’oggi. Ma se Pete [Peter Jackson] dice salta, io dico, ‘quanto in
alto?’ Voglio dire, ha iniziato tutta la mia carriera.”
Orlando
Bloom ha continuato dicendo che ha parlato con Serkis
del prossimo progetto, e il regista gli ha detto che l’intelligenza
artificiale potrebbe essere utilizzata, presumibilmente per far
sembrare più giovani i personaggi che tornano. “Non so davvero
cosa [stanno pianificando]. Ho parlato con Andy [Serkis] e ha detto
che stavano pensando a come fare le cose. Ho pensato, ‘Come
potrebbe funzionare?’ E lui ha risposto, ‘Beh, l’intelligenza
artificiale!’ e io ho risposto, ‘Oh, OK!’ È stato un periodo
piuttosto magico della mia vita, ed è una di quelle cose in cui non
c’è un lato negativo.”
La pratica del de-aging è stata già
usata diverse volte, tuttavia non è che l’effetto sia sempre
ideale. Questa pratica è altamente disapprovata e sempre più
persone ne parlano mentre certi alti vertici del settore tentano di
influenzare l’opinione pubblica. Non siamo sicuri di quanto Serkis
fosse serio, ma sembra proprio che usare l’IA per The Hunt for
Gollum sia qualcosa che sta prendendo in considerazione.
Il mondo costruito da Tolkien ne
Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con
molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e
la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un
sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è
quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo.
“Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha
ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero
rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che
vogliamo coinvolgere“.
Dato che Gollum incontra la sua fine
tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si
svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo
intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi
iconici come Aragorn, Boromir,
Gandalf e Legolas potrebbero
tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn
nella trilogia originale, si è
detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto
pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.
Paramount
Home Entertainment e Plaion Pictures
annunciano che IF – Gli amici
immaginari è da ora disponibile in DVD, Blu-Ray
e 4K UHD + Blu-Ray. Dopo il successo al cinema, questa magica
avventura per tutta la famiglia diretta e interpretata da John Krasinski (A Quiet Place) arriva
in tre imperdibili edizioni Home Video che includono anche un
fantastico activity kit. Grazie a quest’ultimo i più piccini
potranno divertirsi con tanti giochi e disegni da colorare a tema
IF!
IF – Gli amici immaginari è
interpretato da Cailey Fleming (Star
Wars: L’ ascesa di Skywalker),
Ryan Reynolds (Deadpool), Krasinski e Fiona Shaw
(Harry Potter saga) insieme a una miriade di doppiatori di
alto livello, tra cui Phoebe Waller-Bridge (Fleabag),
Louis Gossett Jr. (Il colore viola) e Steve Carell
(The Office, Cattivissimo Me), che danno vita a
una bizzarra serie di amici immaginari.
Grazie alle
edizioni Home Video DVD e 4K UHD + Blu-Ray, gli spettatori avranno
accesso a oltre 40 minuti di contenuti bonus dietro le quinte per
esplorare lo stravagante mondo degli amici immaginari. Potranno
scoprire come ogni IF ha preso vita, ascoltare come i registi hanno
reso reale l’immaginario, andare in giro per New York, da Brooklyn
Heights a Coney Island, e molto altro!
Scritto e diretto
da John Krasinski, IF – Gli amici
immaginari è l’incredibile e magica storia di
una bambina e della sua capacità di vedere gli IF, cioè gli amici
immaginari di tutte le persone. Grazie a questo suo insolito
superpotere, si imbarcherà in una magica avventura per
ricongiungere gli IF dimenticati con i loro bambini.
I dischi DVD e 4K
contengono i seguenti extra e contenuti bonus*:
La realizzazione di IF – Gli Amici Immaginari
Creare gli amici immaginari
Dare voce agli IF
Un mix di realtà e immaginazione
Tina Turner Forever!
Il mondo immaginario di IF
Papere
Come disegnare Blue (solo sul disco 4K)
IF –
GLI AMICI IMMAGINARI arriva oggi in DVD, Blu-Ray e 4K
UHD + Blu-Ray.
Andrew Garfield ha interpretato per la prima
volta Peter Parker in The Amazing Spider-Man del
2012. L’attore britannico si è dimostrato un degno successore di
Tobey Maguire e, nonostante il film non
sia stato proprio amato dal pubblico, il suo personaggio era
davvero un’ottima iterazione del Peter Parker a fumetti.
L’hacking della Sony ha mostrato
delle comunicazioni private tra Kevin Feige e Amy Pascal trapelate
online, che hanno confermato che c’erano state discussioni per
portare l’arrampicamuri nell’MCU. I fan hanno espresso questa
volontà e alla fine è stata presa la decisione di riavviare l’eroe
in Captain America: Civil
War del 2016 (una decisione aiutata dal fatto che il
sequel di The Amazing Spider-Man non aveva
prodotto profitti significativi). Sfortunatamente per Garfield, ciò
ha significato dire addio al ruolo e ai piani per The
Amazing Spider-Man 3 e Sinister Six.
Tuttavia, dopo aver condiviso lo
schermo con Tobey Maguire e Tom Holland in Spider-Man:
No Way Home del 2021, Garfield non chiude la
porta alla possibilità di riprendere il ruolo… anche se non
promette che accadrà o che dovrebbe accadere. “Penso che le
possibilità siano infinite, riguardo a quello che si può fare con
quel personaggio”, ammette durante un’intervista a Screen Rant. “Non sto
dicendo che dovremmo; né che lo faremo, ma puoi sempre trovare
un’altra storia da raccontare, sì”.
Questo dopo che gli è stato chiesto
delle
voci secondo cui apparirà in Spider-Man 4 dei
Marvel Studios. Alla domanda, ha detto: “Voglio dire, tipo
Internet è un posto grande. Penso che ci siano molte persone che
direbbero qualsiasi cosa per ottenere clic. Quindi potresti essere
stato ingannato, temo”. Ma dopotutto Andrew
Garfield è stato più che bravo a mantenere i segreti
di Spider-Man: No Way Home!
La strategia di
Mediaset di introdurre Viola come il
mare 2 facendola passare prima in streaming su
Infinity e poi in prime time, è stata vincente. Lo hanno dimostrato
i numeri: quasi 3 milioni di telespettatori hanno visionato
il prodotto per la prima puntata su Canale 5 (nonostante
la concorrenza dei David di Donatello su Rai 1), arrivando al
16,70% di share, mentre sulla piattaforma è stato il contenuto on
demand più fruito. Un successo ripetutosi con i medesimi numeri la
settimana successiva con la seconda puntata, e che sono andati a
dimostrare quanto non solo ci sia un pubblico affezzionato e
fedele, ma che le fiction targate Lux Vide
funzionano sempre. Merito, lo abbiamo già detto, di essere
trasversali quanto interessanti.
Sanno a chi rivolgersi, sanno come
farlo. Divertono, intrattengono, fanno riflettere. E c’è una
morale. Non è una sorpresa, perciò, se Viola come il mare
abbia ottenuto un certo tipo di fama, merito anche dei suoi
protagonisti, Viola e Francesco, indubbiamente ben scritti per
essere un serial televisivo, ma anche ben interpretati da Francesca Chillemi e Can Yaman, e che nella seconda season sono più
approfonditi. E così, da qui, Mediaset ha deciso di compiere un
ulteriore passo: ha offerto ai propri utenti le ultime tre
puntate della stagione sulla piattaforma. Ma non c’è da
temere: la messa in onda settimanale resta. La seconda tranche di
episodi (ricordiamo che sono 6 per 3 puntate) è andata a chiudere
alcune storyline, risolvendo parte dei misteri che ci avevano
accompagnati sin dalla prima stagione. E come vedremo nella
recensione, dobbiamo ammettere che c’è stato un ultieriore
miglioramento molto apprezzato.
La trama delle ultime puntate di
Viola come il mare 2
Mentre Francesco sta cercando di
capire chi ha provato a uccidere la madre, deve fare i conti con un
nuovo cambiamento nella propria vita. Farah, la ragazza coinvolta
nel traffico di esseri umani che nella precedente stagione aveva
aiutato, si è presentata a casa sua incinta. Il padre della futura
nascitura è però scomparso, lasciandole un messaggio in cui dice di
non voler più avere a che fare con loro. A quel punto, Francesco
decide di riconoscere la bambina, per permettere a Farah di
rimanere in Italia. Ciò che però non si aspetta è di dover
prendersene cura da solo. Viola, che ha sempre desiderato una
famiglia, comincia ad aiutarlo, rendendosi conto di quanto quel
sogno sia per lei importante da realizzare. Deve però fare i conti
con la sua malattia, che non sa dove potrà portarla. Nel frattempo,
scopre chi è il padre. Appurata la sua condizione, la donna cade
nello sconforto più totale, e quando è ad un passo dall’ iniziare
la sua storia d’amore con Francesco, decide di tirarsi
indietro.
Lo sviluppo coerente dei
personaggi di Viola e Francesco
Viola come il mare
2 è senza dubbio partito con il piede giusto. Lo
avevamo già scritto nella nostra recensione delle prime tre puntate
(le
trovate qui), e lo possiamo ribadire. In tal caso, però, è da
notare che gli ultimi sei episodi hanno una marcia in più, sotto
tanti punti di vista. Alcuni dei casi crime della fiction sono più
avvincenti, e si legano direttamente ai loro main characters.
Insieme ad alcune sub-trame, come l’arrivo di Farah e la nascita di
Johanna, spingono Francesco e Viola a confrontarsi
con le loro paure e a riflettere su se stessi. La loro
evoluzione è coerente e funzionale al percorso fin qui
affrontato, con la seconda parte che ne conferma la loro
ben studiata e solida caratterizzazione. Si imbattono in nuove
sfide, esplorano nuovi lati caratteriali, affrontano insicurezze e
fragilità, e si calano in nuovi panni senza però snaturarsi o
distaccarsi mai veramente dal loro baricentro etico e morale, per
quanto a volte tentanti. Il glow up, che va di
pari passo con la scoperta di nuovi indizi riguardanti le loro
famiglie, è graduale, non avventato, rendendo
Viola e Francesco credibili e onesti nei confronti del
pubblico.
Individui in cui può essere facile
riconoscersi, proprio perché imperfetti, al di là della loro
bellezza estetica. Francesca Chillemi e Can Yaman incarnano
bene i loro personaggi, dimostrando di essere
fortemente legati a essi tanto da riuscire a
esprimere i loro turbamenti principalmente con gli occhi, poiché ne
hanno asorbito stati d’animo e sentimenti. È infatti nei loro
sguardi che si misura l’intensità delle emozioni che stanno
provando, e proprio per questo risultano essere bravi tanto nelle
sequenze comiche quanto in quelle drammatiche. Inoltre, sono i
canali preferenziali attraverso cui vengono esplicitate delicate
tematiche quali la famiglia e l’importanza di non arrendersi seppur
sia disfunzionale, o il concetto di malattia, spesso legato
all’incapacità di poter sognare un futuro. I due attori avevano
perciò un compito, dimostrarsi sinceri in quello che si stava
raccontando e mai caricaturali o fuori posto, per non rischiare di
perderne il valore. E ci sono riusciti.
Una nota di merito per la
regia
Arrivati alla fine, è doveroso
concludere con una considerazione tecnica. Anche in questa seconda
parte, ma in generale in tutta la stagione, a colpire di
più – confrontandola con altre fiction e la stessa prima
stagione di Viola come il mare – è la
regia. Se a livello di sceneggiatura è facile
cadere in alcuni didascalismi e luoghi comuni, caratteristica
riscontrata in particolare nei dialoghi, l’operazione dietro la
macchina da presa è decisamente superiore.
Palermo, teatro naturale delle
vicende della serie, è catturata da suggestive inquadrature, che
siano panoramiche o campi lunghi, in cui uno dei protagonisti
principali è il mare con le sue acque cristalline; le scene di
inseguimento sono ancor più adrenaliniche ed efficaci, segno che
c’è stato un maggiore impegno nella loro preparazione, al fine di
ottenere più coinvolgimento; c’è più energia e ritmo nei cambi di
scena, e di conseguenza si elevano tensione, trasporto e
attenzione. La regia è dunque valida, e contribusice a non far
essere Viola come il mare 2 monotono,
cosa che invece accade spesso nelle opere destinate alla
televisione, e da cui bisognerebbe smarcarsi.
All’epoca, Deadline aveva detto che
“il ruolo di [Spader] in Vision potrebbe non essere la voce
narrante, a quanto abbiamo sentito”. Come risultato di questa
affermazione, presto hanno iniziato a diffondersi le speculazioni
sul fatto che Spader avrebbe potuto interpretare Ultron nella sua
forma “umana”, simile a quanto accaduto nei fumetti quando si è
fuso con Hank Pym.
James Spader è stato Ultron nel 2015
Nel sequel di The
Avengers, James Spader ha unterpretato
Ultron con motion capture, quindi ci siamo chiesti se il report di
Deadline potesse fare riferimento a quello. Ora, però, The
Hollywood Reporter ha gettato ulteriore benzina sul fuoco.
“Spader riprenderà il suo ruolo di Ultron, un essere senziente
creato da Tony Stark, alias Iron Man, per agire come un programma
di difesa ma che invece si è rivoltato contro l’umanità, come si è
visto nel film Avengers: Age of Ultron”, nota
il rapporto del sito
sull’ingresso di Todd Stashwick nel cast.
“Ultron ha poi avuto un ruolo nella creazione di Vision, suo
‘figlio’, per così dire. Non è chiaro se Ultron tornerà come robot
o in forma umana”.
Questo tipo di incertezza da parte
degli operatori di Hollywood suggerisce che hanno sentito
informazioni contrastanti, soprattutto perché si poteva dare per
scontato che Spader avrebbe interpretato l’androide malvagio nello
stesso modo in cui ha fatto nel 2015.
Non abbiamo mai visto Ultron morire
per mano di suo figlio e Spider-Man: Homecoming ha
fortemente lasciato intendere che potrebbe essere ancora attivo
quando Peter Parker si è imbattuto nella testa luminosa di uno dei
suoi droni.
Cosa sappiamo su Vision?
Vision, la cui
produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo
nuovo show live-action della Marvel in quasi due
anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo
streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a
maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più
tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale
dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato
secondo un modello a caratteristiche.
All’inizio di quest’anno abbiamo
scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore
esecutivo di Star Trek: Picard, Terry
Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è
attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di
tragico sintetizzatore del MCU e la storia
dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il
suo nuovo scopo nella vita”.
Il finale di WandaVision ha rivelato che il Visione con
cui abbiamo passato il tempo nel corso della stagione era in realtà
uno dei costrutti di Wanda, ma il vero “Visione Bianco” era stato
ricostruito dallo S.W.O.R.D. e programmato per rintracciare e
uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si
allontana verso parti sconosciute verso la fine dell’episodio dopo
aver dichiarato di essere la “vera Visione”.
Acqua cristallina, sole caldo e una
Sicilia vivace ma macchiata da alcuni omicidi. A più di un anno e
mezzo di distanza, nel corso del quale altri prodotti sono sbarcati
su Mediaset, arriva Viola come il mare 2,
molto attesa e reclamata a gran voce dal pubblico dopo il successo
della prima stagione. Prodotta da Luca Bernabei e
Lux Vide, la nuova season ha al timone di regia
Alexis Sweet, un passaggio del testimone avvenuto
con Francesco Vicario, direttore precedente. Siamo di nuovo a
Palermo, terra, cuore e sfondo delle vicende poliziesche e amorose
che vedono coinvolti Violata Vitale (Francesca
Chillemi), giornalista di cronaca nera dalla spiccata
sensibilità e intuizione grazie alla sinestesia, e Francesco Demir
(Can
Yaman), Ispettore Capo tutto istinto e
indecifrabilità.
Le prime tre
puntate (quindi i primi 6 episodi) sono state
lanciate in anteprima su Mediaset Infinity,
strategia commerciale seguita anche dalla concorrente Rai, e
avranno la loro trasmissione ufficiale in prima serata su Canale 5
dal 3 maggio. Le atmosfere in cui Viola come il mare
2 fa tuffare i suoi spettatori sono quest’anno molto
più intricate e scottanti, merito in particolare del cliffhanger
con cui il finale della prima stagione ci aveva salutati, il quale
va immediatamente aggacciandosi ai nuovi episodi disponibili sulla
piattaforma che fremono di raccontarci come sono proseguite le vite
di quei personaggi a cui si è iniziato a voler bene. E come alcune
scoperte potrebbero scombussolare loro la esistenza, mettendoli in
crisi.
La trama dei 3 episodi di Viola
come il mare 2
Riallacciamoci quindi al finale
della prima stagione, che ci aveva lasciati innestando un dubbio:
Viola e Francesco sono fratelli? Entrambi, da quanto si era fatto
intendere, sembrerebbero condividere lo stesso padre, ma nessuno
dei due lo sa. Si ricomincia da qui. Sonia, la madre di Francesco,
che aveva avvisato precedentemente Viola del fatto che suo padre è
un altro uomo, è arrivata a Palermo per parlare con il figlio. Un
incidente, però, la imprigiona in un coma da cui non riesce a
svegliarsi. Intanto a Sicilia Web News c’è una nuova caporedattrice
di Milano, Vita Stabili, una donna tutta d’un pezzo che cerca di
essere il più affabile possibile con i suoi giornalisti nonostante
in lei si annidino alcuni pregiudizi, specie nei confronti di
Viola, che ritiene raccomandata in quanto di bella presenza.
Nel frattempo alla giornalista di
cronaca nera viene affidato un nuovo compito: un podcast in cui
lei, a modo suo, possa raccontare le sue indagini e le storie
dietro gli omicidi perpetrati in città. Una soluzione che ben si
adatta alla struttura narrativa, trasformando il voice over di
Viola, a cui eravamo abituati, in un vero e proprio elemento della
diegesi, poiché le sue parole, che introducevano e accompagnavano
tutta la puntata, si traducono nel podcast radio, diventandone
parte integrante. Ogni episodio, al netto della trama verticale
inerente il rapporto complicato fra Viola e Francesco e la ricerca
della verità dei loro rispettivi genitori, cerca poi di affrontare
diverse tematiche: dal significato dell’amore, al rapporto fra
fratelli, a cosa voglia dire essere malati, fino all’essere se
stessi facendo cadere le maschere.
La seconda stagione si conferma
una coccola confortevole
Il format di Viola come
il mare, che ritroviamo nella nuova stagione, resta
simile – in termini di pattern narrativo – alle altre serie
televisive poliziesco-romantiche prodotte da Lux Vide, come Che
Dio Ci Aiuti, Un passo dal cielo, Don Matteo,
Blanca, per citarne alcuni. È una sorta di tratto
distintivo, che ne fa riconoscere subito l’identità produttiva,
efficace e immediata, come un serial televisivo in fondo richiede.
Anche la cifra stilistica è comune agli altri prodotti
fondati su questo genere: c’è la fotografia dai colori
vispi e accesi che esalta la regia e le immagini, ci sono le
riprese panoramiche della città in cui si svolgono gli eventi e c’è
la promozione del territorio-cartolina in cui si sviscera la
storia.
Un approccio classico e preciso,
che comunque non sottrae alla fiction la sua identità: come avviene
negli altri casi, per differenziare le fiction, si sceglie di far
particolare leva sui protagonisti più che sulla
storyline, che sono il vero cuore della
narrazione, dando loro definite sfaccettature e una buona
caratterizzazione.
Can Yaman e Francesca Chillemi si confermano in tal senso
capaci, attenti a garantire più gallerie d’espressioni del
viso per essere a servizio della scena girata e permettere una
maggiore portata emotiva, ed è evidente la loro alchimia rodata, la
quale permette naturalezza nelle loro interazioni, anche in quelle
più “piccanti”. Soprattutto, però, i due attori risultano ancor più
integrati negli incastri del racconto, di natura trasversale, il
quale funziona bene per il target della rete generalista e si
premura di essere in primis confortevole.
A volte ingenuo nella scelta di
alcune situazioni-cliché e dialogi in cui si palesa un po’ di
forzatura che non sempre lo fa essere fluido, ma che in ogni caso
sa racchiudere sia momenti di divertimento, in cui riesce a
strappare una risata, sia frangenti più seri, che stimolano e
invogliano a una riflessione più approfondita. La fiction, dunque,
ribadisce il suo essere una coccola da gustarsi sul divano di casa,
e fa in modo che lo spettatore si lasci trasportare da una parte
dalla curiosità legata alle indagini, che mantengono il tono
poliziesco/crime regalando momenti action in cui l’attore turco fa
sfoggio della sua fisicità, dall’altra dal piacere visivo messo in
moto dal lato romantico, con simpatiche gag, equivoci d’amore e
sguardi smaliziati che Francesco e Viola non smettono di
scambiarsi.
Can Yaman e Francesca Chillemi si
impegnano a superare i pregiudizi
Arrivati a questo punto è inutile
negarlo: carta vincente di Viola come il mare
2 restano i suoi main characters, Viola e Francesco,
dietro ai quali Francesca Chillemi e Can Yaman mostrano di
saper capire e cogliere le esigenze e le particolarità dei loro
rispettivi personaggi. Chillemi è oramai un’attrice
matura, pronta sempre a nuove sfide. Si diverte sul set e questo si
nota. Riesce a trovare la chiave e il canale giusto per comunicare
prima lei con il suo personaggio e poi quest’ultimo con il
pubblico, risultando autentica. Nel panorama televisivo italiano è
uno dei volti più apprezzati e non stupisce. Esattamente come la
sua Viola, Francesca Chillemi ha saputo poi abbattere il
preconcetto e luogo comune del “bella ma non balla”, dimostrando
capacità, bravura e impegno con ottimi risultati. Un chiaro segno
che si diventa davvero qualcuno non perché aiutato dal proprio
aspetto fisico (che sì contribuisce, ma è solo una minima parte),
ma per lo studio e la dedizione verso quello che si fa, che sono i
primi ingredienti che permettono al proprio percorso lavorativo di
essere costellato di successi. E soprattutto di proseguire con
dignità.
Un discorso che si applica al suo
partner su schermo, Can Yaman, che, grazie alla fama ottenuta con
le dizi turche acquistate da Mediaset in cui era protagonista,
parliamo di Bitter Sweet, Mr. Wrong,
Daydreamer, ha saputo guadagnarsi un posto in
prima fila nelle produzioni nostrane. Lo dimostra la sua
presenza in Viola come il mare, ma anche l’essere diventato
protagonista di Sandokan, serie evento internazionale della Lux Vide
le cui riprese sono attualmente in corso nei teatri di posa di
Formello. Eppure, anche Yaman – pur corazzato dall’amore dei suoi
fan – si è trascinato dietro l’etichetta del “fortunato” e
“privilegiato” per l’aspetto fisico, per la sua bellezza vista
quasi come una colpa, come se al di là della componente estetica
non ci fosse altro. Invece, in barba a chi non credeva nella sua
preparazione, l’attore ha dimostrato di valere, di poter accogliere
e vincere le sfide che gli si presentavano lungo il cammino.
Ricordiamo, per esempio, che Yaman ha preso lezioni di italiano per
migliorare la sua pronuncia e non sbagliare i termini della nostra
lingua italiana, nel rispetto sia del prodotto che del suo pubblico
d’appartenenza. In questa stagione si notano i suoi miglioramenti e
la sua maggiore scioltezza e dimistichezza rispetto alla prima
stagione, anche se poi in realtà è proprio il suo Francesco Demir
ad acquisire più verità, proprio perché diverso anche nel timbro di
voce e negli accenti.
In conclusione, chiunque cerchi un
momento di leggerezza, per staccare la spina dai propri impegni e
magari sognare l’estate, non può perdersi la seconda stagione di
Viola come il mare. Un serial che non
vuole costruirsi su chissà quali pretese, ma che si pone come un
comfort show con l’intenzione di chiudere in una bolla di relax,
per un paio d’ore, il suo pubblico. E va benissimo così.
Supergirl:
Woman of Tomorrow dovrebbe essere il secondo
titolo DCU distribuito dai DC Studios e il regista di
Crudelia, Craig Gillespie, è
stato scelto per dirigere il film.
Ana Nogueira
(The Vampire Diaries) ha scritto la sceneggiatura,
dopo aver collaborato al film mai realizzato che doveva vedere
protagonista Sasha Calle (vista in The
Flash), mentre Milly Alcock, che abbiamo imparato a
conoscere e amare nella prima stagione di House of the Dragon è ufficialmente il
volto della nuova “donna del domani”.
Tuttavia, è difficile non provare un
pizzico di rammarico per Calle, poiché il ruolo sembrava essere
quello che avrebbe definito la sua carriera. Non ci sono rancori da
parte dell’attrice, tuttavia, poiché ha condiviso alcuni consigli
entusiasti per Alcock in una nuova intervista. “Oh mio Dio,
divertiti tanto.E poi sembrerai così tosta. Mi piace.
Divertiti.” Ha dichiarato ai microfoni di Indiewire.
Quando Calle è stata scelta
per il ruolo di Supergirl in The Flash, ha assunto
quello che nella storia a fumetti Flashpoint era il ruolo di
Superman. Tuttavia, prima che i DC Studios venissero fondati, il
viaggio nel tempo di Barry Allen avrebbe creato un nuovo DCEU in
cui Michael Keaton era Batman
(spiegando il suo ruolo nel film dedicato a
Batgirl) e Calle sarebbe stata una Supergirl che
sostituiva il Superman di Henry Cavill.
I piani sono stati però
continuamente modificati mentre la Warner Bros. subiva cambiamenti
di regime apparentemente infiniti, con tanto di ritorno provvisorio
di Cavill in Black Adam che ha portato a un finale rigirato per
The Flash in cui si vedeva Superman unirsi a
Supergirl e al Batman di Keaton per affrontare il Velocista
Scarlatto.
I DC Studios hanno scartato anche
questa soluzione, preferendo il cameo di George
Clooney, il che ha significato che non siamo riusciti a
vedere Cavill e Calle condividere lo schermo come gli iconici
cugini. E James
Gunn, che ha definito The Flash uno
dei più grandi film di supereroi mai realizzati, ha poi deciso che
Calle non era adatta per la sua versione di Kara della DCU.
Supergirl: Woman of Tomorrow, la trama
Secondo una breve sinossi, questa
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per
festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la
strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per
intraprendere una ricerca omicida di vendetta”. L’attrice e
drammaturga Ana Nogueira sta attualmente lavorando
alla sceneggiatura di Supergirl:
Woman of Tomorrow.
L’atto finale di Spider-Man: Across the Spider-Verse ci ha
lasciati senza fiato: Miles Morales torna a casa sua per affrontare
il fato e salvare suo padre dalla morte, cosa che dovrebbe
rappresentare il suo “evento canone”.
Durante una conversazione con sua
madre, sia il ragazzo che il pubblico capiscono che qualcosa non è
proprio andata nel verso giusto. L’arrampicamuri è finito in un
universo sbagliato e questo viene confermato quando suo zio Aaron,
che ricordiamo è morto in Into the Spider-Verse, entra in casa. Le
cose si complicano quando scopriamo che il Miles G. Morlaes di
questa Terra è in realtà Prowler.
Il film si chiude su un cliffhanger
e mentre in molti hanno immaginato che Shameik Moore potesse
interpretare entrambe le versioni di Miles, in realtà è
Jharrel Jerome a prestare la voce a Miles/ Prowler
di Terra-42 (l’Universo che non ha mai avuto uno Spider-Man).
Jharrel Jerome è il doppiatore di
Miles Morales su Terra-42
Parlando con Collider, l’attore ha
rotto il silenzio sul ruolo quando ha detto, “È stato un sogno
fin da quando ero bambino, far parte di quel mondo in qualsiasi
modo. Miles Morales è un personaggio specifico, in quanto
dominicano di New York, che ho sempre sognato di incarnare e
interpretare.”
Jerome ha aggiunto, “Quindi,
anche solo interpretarne la voce nel mondo che stanno creando è
incredibile perché ciò che il personaggio sta facendo per la mia
gente e per la nostra gente a New York (dominicani, portoricani)
sta davvero cambiando la nostra percezione nella cultura mainstream
in termini di animazione e genere dei supereroi. Per me farne parte
è un onore.”
L’attore, che potreste aver visto in
Moonlight e When They See Us, ha
anche condiviso elogi e entusiasmo per il franchise e sembra non
veda l’ora di ampliare il suo ruolo quando Spider-Man: Beyond the Spider-Verse uscirà
(purtroppo, non siamo ancora in grado di sapere quando ciò accadrà
e il 2025 sembra sempre più improbabile).
“Sì, sono anche film fantastici.
Inoltre, alcune persone dicono, ‘Mio figlio ti ama’, o, ‘Mia figlia
ti ama’. La maggior parte delle cose che ho fatto sono state molto
tristi e per adulti, quindi è bello espandere un po’ la base di fan
e avere bambini che dicono, ‘Oh mio dio, ti amo!’ Anche se mentono
perché non hanno visto la mia faccia.”
In Spider-Man:
Across the Spider-Verse, dopo essersi riunito a Gwen
Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere a tempo pieno di
Brooklyn viene catapultato attraverso il Multiverso, dove incontra
una squadra di Spider-People incaricata di proteggerne
l’esistenza.
Ma quando gli eroi si scontrano su
come gestire una nuova minaccia, Miles si ritrova a dover
affrontare gli altri Spider e deve ridefinire cosa significa essere
un eroe in modo da poter salvare le persone che ama di più.
Sony Pictures Animation ha
ingaggiato Joaquim Dos
Santos(Voltron: Legendary Defender, La leggenda
di Korra), il candidato all’Oscar Kemp
Powers(Soul) e Justin
K. Thompson(Piovono polpette) per
dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta
da Phil Lord e Chris
Miller (che tornano anche come produttori insieme a
Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione
con David Callaham(Shang-Chi
e La Leggenda dei Dieci Anelli, Wonder Woman
1984).
Non è stato ancora confermato, ma
sia Shameik Moore che la candidata
all’Oscar Hailee
Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare
rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero
ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro
voci nel primo film, tra cui Jake
Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez,
Zoë Kravitz, John Mulaney,
Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La
voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason
Schwartzman.
Braveheart è un
film emozionante, ma è uno dei film meno accurati dal punto di
vista storico mai realizzati. “Potranno toglierci la vita, ma
non ci toglieranno mai la libertà!“. Il discorso di William
Wallace è uno dei più famosi della storia del cinema. Per una
generazione di spettatori, il film Braveheart di
Mel Gibson ha cementato il posto di William Wallace come uno
dei più grandi leader militari di tutti i tempi. Il film
di Gibson ritrae William Wallace come un eroe riluttante che
sfodera la spada per vendicarsi dopo l’assassinio dell’amata
moglie. Il film racconta la storia della sua vita, esplorando
alcune delle sue battaglie più importanti, e alla fine si conclude
con una nota tragica: Wallace viene tradito e messo a morte dagli
inglesi. La conclusione di Braveheart è tuttavia ottimista, in
quanto presenta il protagonista come l’ispiratore di Robert the
Bruce, che alla fine avrebbe condotto la Scozia alla libertà.
Purtroppo, per quanto il
film possa essere emozionante, in realtà è generalmente
considerato uno dei film meno accurati dal punto di vista storico.
Ciò è dovuto in gran parte al fatto che il regista e protagonista
di Braveheart, Mel Gibson, si è basato sul racconto di un
bardo di nome Blind Harry, un narratore che sosteneva di aver
utilizzato fonti primarie per scrivere il suo resoconto su Wallace,
ma probabilmente non lo fece. Blind Harry scrisse di William
Wallace circa 100 anni dopo che gli eventi della sua vita si erano
verificati, e non si sa quanto dei suoi resoconti fosse reale.
Tutto ciò significa che Braveheartdeve essere visto come un film basato su un racconto di
fantasia liberamente ispirato a eventi storici, e non
sorprende che il film sia storicamente inaccurato.
Braveheart si rallegra
delle sue imprecisioni, e le possiede fin dall’inizio, perché
persino il titolo è sbagliato. La maggior parte degli
spettatori penserà naturalmente che
“Braveheart” si
riferisca a William Wallace, ma in realtà il nome è associato a
Robert the Bruce. Secondo lo scrittore del XIV secolo John
Barbour, Robert the Bruce si pentì sempre di non aver partecipato a
una crociata. Fece giurare a uno dei suoi cavalieri di portare il
suo cuore in Spagna in un astuccio d’argento dopo la sua morte, in
modo da trovare un modo per partecipare a una crociata. Nella foga
della battaglia, questo cavaliere lanciò l’urna contenente il cuore
contro l’esercito avversario, gridando: “Avanti cuore
coraggioso, ti seguirò!”. Il titolo di Braveheart non
ha nulla a che fare con William Wallace, né il motivo del nome
viene mai mostrato nel film (per fortuna).
È interessante notare che anche
altre scene che coinvolgono Robert the Bruce nel film sono
storicamente inaccurate. Robert the Bruce viene ritratto come un
nobile che tradisce William Wallace più di una volta nelle sue
battaglie contro gli inglesi, ma ciò non accadde. Questo è dovuto
soprattutto al fatto che Robert the Bruce inizialmente non era
affatto coinvolto nella ribellione scozzese contro gli inglesi. Il
clan Bruce aveva una legittima pretesa al trono scozzese, ma il
Paese era talmente in subbuglio che non fece pressioni per
rivendicare il trono, ma attese fino a quando non ci fu un
sufficiente sostegno scozzese per la ribellione. Per questo si dice
che Robert the Bruce sia stato “ispirato” da Wallace e che abbia
sposato la causa dopo la morte di quest’ultimo.
La storia di William Wallace in
Braveheart è completamente inventata
Mel Gibson interpreta bene il ruolo
di William Wallace, aprendo con un racconto degli anni formativi di
Wallace pensato per renderlo simpatico. Purtroppo, si tratta di un
racconto in gran parte astorico, perché in realtà Wallace
era un nobile minore; suo padre e suo fratello non sono
certo morti in battaglia contro gli inglesi. Infatti, quando il
conflitto con gli inglesi giunse al culmine, William Wallace era
già adulto, non un bambino che guardava i suoi familiari più
anziani andare in battaglia.
Sebbene Blind Harry racconti della
morte della moglie di Wallace in circostanze simili a quelle del
film, la sua versione di Wallace è già un leader sanguinario. È
interessante notare che Blind Harry non sembra aver mai nominato la
moglie di Wallace: il nome “Miranda” è stato aggiunto da
studiosi successivi che hanno copiato i suoi manoscritti e
“Marion” è stato usato da altri, ma non viene utilizzato
nel film per non sembrare simile alla leggenda di Robin Hood.
Braveheart sceglie un nome più tradizionale: Murron.
Braveheart inventa il motivo
della guerra di William Wallace contro gli inglesi
La guerra di William Wallace contro
gli inglesi non aveva nulla a che fare con la vendetta nel mondo
reale e di certo non aveva a che fare con il “diritto
nobiliare” dello Jus Primae Noctis, il diritto di un
nobile di andare a letto con una sposa locale durante la prima
notte di nozze. Sebbene le testimonianze sullo Jus Primae Noctis
risalgano all’Epopea di Gilgamesh di circa 4.000 anni fa,
in realtà non ci sono prove storiche che sia mai stato praticato in
nessuna parte del mondo, compresa la Scozia medievale. Il motivo di
Wallace era infatti politico: si opponeva all’invasione della
Scozia da parte di Edoardo I dopo la morte del re scozzese
Alessandro III. Il primo atto di ribellione noto di Wallace
fu l’assassinio di un alto sceriffo inglese nel 1297, ben
prima della leggendaria morte della moglie.
Braveheart ignora
l’abbigliamento e le armi dell’epoca di William Wallace
Braveheart non è più
storicamente accurato quando si tratta di rappresentare
l’abbigliamento e le armi degli scozzesi o degli inglesi. I soldati
inglesi non avrebbero indossato per secoli il tipo di uniformi
standardizzate che si vedono in Braveheart di Mel Gibson,
mentre i kilt degli scozzesi sono altrettanto antistorici. I tartan
di famiglia sarebbero stati stabiliti, ma i kilt con cintura non
sarebbero stati usati in battaglia per altre centinaia di anni.
Wallace non avrebbe mai indossato una vernice blu per il viso; è
associata ai Picti. “Picti” è il nome che i soldati romani davano
ai soldati tribali scozzesi con cui si scontravano quando cercavano
di invadere la Scozia. La pittura facciale blu sarebbe passata di
moda circa 1.000 anni prima del suo tempo.
Anche la leggendaria lama di
William Wallace è sbagliata, sebbene ispirata alla Wallace Sword
esposta nel National Wallace Monument di Stirling. Come ha
dichiarato lo storico David Caldwell alla
BBC:
La cosiddetta Spada di Wallace è
in realtà un tipo di spada scozzese che risale alla fine del XVI
secolo.Questa spada fu vista al Castello di Dumbarton dal
famoso poeta William Wordsworth e da sua sorella Dorothy quando
visitarono la Scozia nel 1803.Uno dei soldati della
guarnigione disse loro che era quella di Wallace.È la prima
volta che la spada viene associata all’eroe scozzese: il soldato
stava deliberatamente raccontando una storia ai visitatori
inglesi?
In realtà, però, questo particolare
elemento di imprecisione storica è del tutto comprensibile. La
Spada di Wallace può anche non essere autentica, ma ha un’enorme
importanza simbolica.
Il film Braveheart di Mel
Gibson sbaglia persino le sue battaglie
Braveheartsbaglia persino le
battaglie. La più eclatante è la battaglia di Stirling
Bridge; per prima cosa, nel film non c’è traccia di un ponte. Nel
mondo reale, la genialità delle tattiche di William Wallace non
risiedeva nell’uso di lunghe lance – una tattica comune – ma
piuttosto nella scelta del campo di battaglia. L’esercito di
Wallace era posizionato su un lato di un ponte e gli inglesi erano
costretti ad attraversarlo. Il ponte fungeva da imbuto,
neutralizzando la superiorità numerica. Ironia della sorte, questa
non fu la strategia di Wallace, ma è accreditata ad Andrew de
Moray, un altro capo militare scozzese che morì poco dopo la
battaglia di Stirling Bridge a causa delle ferite riportate sul
posto. Questa figura non compare mai in Braveheart, ma il
suo contributo alla ribellione scozzese contro gli inglesi fu
altrettanto importante di quello di Wallace.
La battaglia di Falkirk è invece
più interessante, con alcuni dettagli che corrispondono a quelli di
Braveheart. La cavalleria scozzese ha effettivamente
disertato durante questo conflitto inaspettato, ma non ci sono
prove che i nobili siano stati corrotti; piuttosto, è probabile che
siano stati demoralizzati e abbiano semplicemente abbandonato la
battaglia piuttosto che affrontare l’inevitabile sconfitta.
La morte di William
Wallace
La morte di William Wallace è una
delle parti più storicamente accurate di Braveheart, anche
se resa molto meno macabra. Gibson sceglie di accennare soltanto
agli orrori che Wallace subisce: viene impiccato, poi sventrato
fuori campo, prima di essere decapitato. Alcuni aspetti più
raccapriccianti della tortura, come l’intestino di Wallace che
viene bruciato davanti a lui, sono comprensibilmente tagliati.
Tuttavia, è strano che un film come
Braveheart, che non è particolarmente
apprezzato per la sua accuratezza storica, gestisca le scene di
morte in modo abbastanza accurato.
A Barry Keoghan è stato chiesto ancora una volta
del suo potenziale ritorno nel ruolo del Joker in The
Batman – Parte 2 di Matt Reeves e, non troppo
sorprendentemente, l’attore irlandese ha ancora giurato di
mantenere il segreto.
Il candidato all’Oscar è stato
interrogato sulla possibilità di riprendere il ruolo della nemesi
del Cavaliere Oscuro mentre parlava del suo ultimo film,
Bring Them Down, con Variety al Toronto
International Film Festival, e la sua risposta dovrebbe dirvi tutto
quello che c’è da sapere.
Inizialmente si era detto che
Keoghan avrebbe interpretato l’agente Stanley Merkel in The Batman, ma presto sono emerse voci che si
trattava di un semplice depistaggio. In effetti, l’attore di
Eternals
appare verso la fine del film come un “Prigioniero di Arkham
senza nome” che parla con l’Enigmista (Paul
Dano), ma presto diventa chiaro che dovrebbe essere il
Joker, o almeno l’uomo che diventerà il Joker.
Reeves ha poi condiviso una scena
eliminata in cui il cattivo di Keoghan parla con il Crociato con il
Cappello (Robert Pattinson), ma il regista ha
detto che questo non deve essere preso come un’indicazione del
fatto che Joker è stato schierato come antagonista principale del
suo sequel, anche se questo non significa che non sarà coinvolto in
qualche modo.
Cosa ha detto recentemente Matt
Reeves su The Batman – Parte 2?
CREDIT: MATT REEVES / WARNER BRO
Matt Reeves ha
recentemente condiviso i primi dettagli ufficiali sulla trama di
The Batman – Parte 2 durante
una
nuova intervista con SFX Magazine, confermando
che il film vedrà ancora una volta Batman indagare su un
mistero.
“Abbiamo condiviso [la
sceneggiatura] con la DC e loro sono super eccitati”, ha
detto alla rivista. “Andrà a scavare nella storia epica
della corruzione più profonda e si addentrerà in luoghi che [Bruce
Wayne] non poteva nemmeno prevedere nel primo film.
I semi di ciò che sta
accadendo sono tutti nel primo film e si espande in un modo che vi
mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto.Batman è costantemente in lotta con queste forze.Ma queste forze non possono essere completamente
esorcizzate.Quindi il prossimo film approfondirà
questo aspetto.“
Tutto quello che sappiamo su
The Batman – Parte 2
Come già sottolineato, The
Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie
di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, Jame Gunn è dovuto intervenire per smentire le
voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per
interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del
sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista
per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e
della SAG-AFTRA del 2023, The
Batman – Parte 2 è stato rinviato all’ottobre 2026. Le
riprese del sequel inizieranno alla fine di quest’anno.
Reeves spera che il suo prossimo
film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The
Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al
botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il
mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste
recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione
dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli
Oscar. Nel frattempo, Reeves è intenzionato a espandere la serie
DC Elseworlds, dato che la serie spin-off di
Batman, Il Pinguino, con Colin Farrell nei panni del boss della mafia,
è prossima all’uscita. Con Farrell che ha annunciato una serie
molto violenta, The
Penguin debutterà su Max a settembre.
Sono state condivise online alcune
foto di
Milly Alcock tra la folla degli US Open e l’ex star di
House of the Dragon sfoggia una pettinatura molto
da Supergirl. La Alcock è naturalmente bionda (o
comunque biondo fragola), ma in questo caso la sua pettinatura è
più chiara del solito e, nelle foto che seguono, sembra decisamente
pronta a solcare i cieli come Donna del
Domani nel film
Woman of Tomorrow del DCU.
Si dice che questa versione di Kara
Zor-El sia “meno seria e più tagliente dell’iconica
supereroina”, in quanto Gunn cerca di allontanarsi dalle
“precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in
particolare la lunga serie della CBS/CW interpretata da Melissa
Benoist”.
Il regista statunitense James
Gunn arriva alla premiere di Los Angeles della Warner Bros.
‘The
Flash’ tenutasi al TCL Chinese Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a
Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti. — Foto di
imagepressagency – DepositPhotos
James Gunn ha recentemente rivelato che aveva
già in mente la Alcock per interpretare Supergirl dopo aver visto
la sua interpretazione nella serie prequel di
Game of Thrones della HBO.
“Milly è stata la PRIMA
persona che ho proposto a Peter per questo ruolo, ben più di un
anno fa, quando avevo letto solo i fumetti”, ha scritto il
regista su Threads. “Stavo guardando La casa del dragone e
ho pensato che potesse avere il taglio, la grazia e l’autenticità
di cui avevamo bisogno”.
Secondo una breve sinossi, la
storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia
per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il
Supercane.Lungo la strada, incontra una giovane
donna di nome Ruthye e si ritrova in una ricerca omicida di
vendetta”.
Cosa sappiamo sul film Woman
of Tomorrow?
L’attrice e drammaturga Ana
Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura di Woman of
Tomorrow.
Gunn e Peter
Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la
giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando
è stato rivelato lo slate del DCU “Gods and Monsters”. Il
progetto sarà basato almeno in parte sull’omonima serie di fumetti
di King del 2022.
All’epoca James
Gunn aveva dichiarato: “Nella nostra serie vediamo
la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra e
cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e
Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia, una scheggia di
Krypton, e ha visto tutti quelli che la circondavano morire ed
essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita,
per poi arrivare sulla Terra quando era una ragazzina.È molto più dura, non è esattamente la Supergirl che siamo
abituati a vedere”.
L’attrice di Mission:Impossible – che interpreterà Sue
Storm/Invisible Woman nel reboot dei Marvel Studios – è stata interpellata per un
aggiornamento sulla produzione sul red carpet della prima mondiale
di Eden e, sebbene non abbia condiviso nulla di particolarmente
eccitante, sembra che le cose stiano andando molto bene e che la
“prima famiglia Marvel” stia andando d’accordo come
si spera.
“Ci amiamo così
tanto.Sono stato lontano da loro per due giorni e
mi mancano”, ha detto Kirby. “Ci stiamo divertendo
molto insieme.Sono davvero fiducioso per il film
e Matt Shakman è fantastico e Pedro [Pascal] è
celestiale”.
Sebbene siano trapelate diverse
foto e video sul set, la Marvel ha fatto un ottimo lavoro
per tenere i membri principali del cast lontani dalle telecamere, e
non abbiamo ancora visto nessuno degli eroi vestito (anche se
abbiamo intravisto una controfigura che indossa una pratica tuta
della Cosa). Forse, alla ripresa della lavorazione, si troveranno
online alcuni scatti più rivelatori.
“We love each other so much. I miss them! I’ve been away for two
days and I miss them. We’re having such great time. I’m really
hopeful for the movie. Matt is amazing and Pedro is
heavenly.”pic.twitter.com/FW5u7uGSMb
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Pedro
Almodovar torna a casa con il Leone d’Oro assegnatogli
dalla giuria dell’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia presieduta da
Isabelle Huppert. Un riconoscimento che arriva
a coronamento di una lunga storia d’amore con Venezia, cominciata
nel 1988, quando con il suo film d’esordio, Donne sull’Orlo
di una Crisi di Nervi, vinse il Premio Osella alla
sceneggiatura, e proseguita nel 2019 con il Leone d’Oro
alla Carriera, fino al riconoscimento sul campo per il
migliore film della selezione ufficiale in Concorso del 2024.
Un premio, quello ad
Almodovar, sacrosanto: il suo The Room Next Door è un piccolo gioiello,
sigla la prima produzione americana del regista che porta
dall’altro lato dell’Oceano la sua estetica distintiva e definita,
avvalendosi della collaborazione di Julianne Moore e Tilda Swinton,
sue protagoniste. Il Leone arriva però a sorpresa, al Lido, dove i
titoli più quotati per la vittoria finale erano altri, e tra questi
c’era il film fiume
The Brutalist, di Brady Corbet, che invece ha portato
a casa il Leone d’Argento alla migliore regia. Trai premi più belli
del concorso, spicca quello a Maura Delpero, unica italiana
premiata su cinque film in concorso, che con il sorprendente,
delicato e bellissimo Vermiglio, si vede assegnato il Gran Premio
della Giuria.
E se il Premio Speciale
della Giuria lascia tutti di sorpresa (April di
Dea Kulumbegashvili non era piaciuto molto alla
stampa), applausi scroscianti hanno accompagnato il premio alla
sceneggiatura di Ainda estou aqui, di
Walter Salles, che si è avvalso delle penne di
Murilo Hauser e Heitor Lorega. Il
film era trai favoriti per la Coppa Volpi alla migliore
interpretazione femminile, a Fernanda Torres, che
però ha dovuto retrocedere di fronte alla coraggiosa performance di
Nicole Kidman, vincitrice, in
Babygirl. L’attrice però non era presente al Lido per
ritirare il premio. Al posto suo, la regista Halina
Reijn ha letto un messaggio dell’attrice in cui annunciava
la sua assenza a causa dell’improvvisa dipartita della madre. La
dolorosa notizia non è stata gestita al meglio da Sveva
Alviti, madrina di Venezia 81, che era incaricata di
condurre la serata di premiazione e che non è riuscita, forse non
ha avuto la prontezza, a intervenire dando il giusto peso al
momento. Ha invece elencato i regali che accompagnano il premio,
lasciando la platea interdetta.
Vincent Lindon ha
vinto la Coppa Volpi: anche in questo caso ci si aspettava
un premio diverso, a Adrien Brody per
The Brutalist o a Daniel Craig per
Queer. Invece è arrivato all’attore francese,
amico di Huppert e interprete del tenero e difficile ruolo di un
padre in The Quiet Son, film che verrà ricordato
solo per la performance di Lindon, appunto. Chi invece promette di
farsi ricordare è il giovane Paul
Kircher, che da Cannes 2023, dove ha partecipato
con The Animal Kingdom, a Venezia 2024, dove
invece ha vinto il premio Martroianni per Leurs enfants après eux, ha disegnato una
parabola perfetta che promette di durare a lungo.
Al netto dei premi che
tutto sommato sono stati apprezzabili, senza particolari scandali o
rivendicazioni, i titoli del concorso di Venezia 81 si sono
rivelati buoni ma non eccellenti. C’è stata molta attenzione alla
selezione dei protagonisti dei film, più che ai film, dal momento
che il tappeto rosso del palazzo del Cinema era affamato di star,
dopo lo sciopero del 2023, e forse questo ha reso più pigro un
comitato di selezione che era stato capace di incuriosire e
interessare molto di più, negli anni precedenti. Tanto che la
selezione principale è stata forse la meno commentata e
chiacchierata rispetto alle altre collaterali, su tutte quella di
Giornate degli Autori e soprattutto della Settimana della
Critica.
Al netto di questo
aspetto impossibile da trascurare, Venezia 81 è
stata davvero un’edizione per il pubblico, con tantissimi avventori
e appassionati, le sale sempre piene e tanti giovani cinefili
pronti ad affrontarsi a colpi di citazioni. Un ambiente vivace e
divertente, reso vivo dalle discussioni relative ai film e da fiumi
di spritz.
Per il concorso vincono Leone d’Oro
al miglior film: “The
Room Next Door” Pedro Almodovar, Gran
Premio della Giuria: “Vermiglio“,
Maura Delpero, Leone d’Argento alla Migliore
Regia: Brady Corbet, “The
Brutalist“, Premio Speciale della Giuria:
“April“, Dea Kulumbegashvili,
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor
Lorega, “Ainda
estou aqui”, Coppa Volpi Miglior Attrice:
Nicole Kidman, “Babygirl“,
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon,
“The
Quiet Son” e Premio Marcello Mastroianni per il
migliore attore emergente: Paul Kircher, “Leurs
enfants après eux“.
Affermatosi come uno dei grandi nomi
del teatro italiano, il regista Mario Martone ha
in diverse occasioni compiuto anche il passaggio dietro la macchina
da presa, realizzando alcuni tra i film più apprezzati e premiati
del panorama cinematografico italiano. Tra i più recenti si
annoverano Il giovane
favoloso e Capri-Revolution, mentre del
2019 è il suo Il sindaco del
rione Sanità (qui
la recensione) da lui scritto e diretto e basato sull’omonimo
testo teatrale, che Martone aveva già portato sul palcoscenico nel
2018.
Il film è dunque la trasposizione
cinematografica della commedia in tre atti scritta dal grande
Eduardo De Filippo nel 1960. Presentato in
concorso alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, il lungometraggio si è affermato come uno dei
maggiori titoli italiani del suo anno, all’interno del quale veniva
riadatta in chiave contemporanea una storia in realtà da sempre
attuale. Per realizzare il film, Martone si è avvalso di splendide
location come Massa di Somma, il più piccolo dei Comuni del Parco
Nazionale del Vesuvio.
Dopo essere stato accolto con grande
successo al Lido, Il sindaco del
rione Sanità è poi in seguito arrivato in sala per
soli tre giorni come evento speciale. Grazie al successo di
pubblico ottenuto, però, la sua permanenza si è prolungata ben
oltre, confermando il fascino esercitato dal film. Prima di
intraprendere una visione del titolo, sarà certamente utile
approfondire ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò, come anche le
piattaforme dove è possibile ritrovare il film in streaming per una
comoda visione casalinga.
Ambientato nei pressi di Napoli,
nella campagna vesuviana, il film ha per protagonista
Antonio Barracano, una figura temuta e rispettata
proveniente dal rione Sanità. Qui egli è noto come “il Sindaco”, e
si occupa di dirimere le liti e amministrare la giustizia secondo i
propri criteri, talvolta ricorrendo a metodi anche particolarmente
brutali. In tali attività egli è aiutato anche dal suo braccio
destro, noto come “il Dottore“. Nel corso delle
sue giornate, sono molte le persone che si recano presso di lui,
che assume il ruolo di giudice di ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato. Un giorno, però, si presenta al suo cospetto un giovane
di nome Rafiluccio Santaniello.
Questi rivela a Barracano la sua
volontà di uccidere suo padre Arturo, ricco
panettiere napoletano. L’uomo è colpevole di aver diseredato e
cacciato di casa il figlio in seguito alla morte della madre.
Rafiluccio chiede dunque il benestare del Sindaco per tale
criminosa azione, ma Barracano vuole prima andare a fondo a quella
storia. Egli rivede infatti nel giovane lo stesso sentimento di
vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e cambiato per
sempre. Spinto dal desiderio di salvare l’animo del ragazzo, egli
tenta di farlo riappacificare con il genitore. Andando a fondo a
quella triste vicenda, però, emergeranno segreti inconfessabili del
passato.
Il cast del film
Per dar volto ai personaggi
principali della storia, Martone ha ricercato interpreti
particolarmente carismatici, che potessero apportare ulteriore
fascino al racconto. A interpretare Antonio Barracano è l’attore
Francesco Di
Leva, già popolare per il film Una vita
tranquilla. Egli ha poi raccontato di essersi trovato davanti ad una grande sfida
nell’interpretare Antionio Barracano, protagonista del film. In
quanto attore, un ruolo del genere fu per lui un’occasione
magnifica, ma come uomo lo ha disprezzato fortemente. Per lui è
stato dunque complesso non giudicare il personaggio, ma limitarsi a
dargli vita in modo oggettivo. Per la sua interpretazione, Di Leva
è poi stato candidato come miglior attore ai principali premi del
cinema italiano, tra cui il David di Donatello.
Accanto a lui, nel film, si
ritrovano attori più o meno noti ma tutti in grado di rendere
memorabili i rispettivi personaggi. Ad interpretare Il
Dottore, braccio destro di Barracano, vi è Roberto De
Francesco, visto in numerose opere tra cinema e
televisione e che aveva già lavorato con Martone in precedenti film
di questi. Massimiliano Gallo, il quale vanta
anch’egli una lunga carriera al cinema, è invece presente nei panni
di Arturo Santaniello, il ricco panettiere odiato dal figlio. Ad
interpretare Rafiluccio Santaniello è Salvatore
Presutto, qui al suo primo ruolo cinematografico dopo
essere comparso in un episodio della serie Gomorra. Sono
poi presenti gli attori Adriano Pantaleo nei panni
di Catiello, e Gennaro Di Colandrea in quelli di
Pascale ‘o Nasone.
La storia vera dietro il film
Come racconta lo stesso Eduardo, il
personaggio centrale del dramma è stato da lui ripreso dalla vita
reale: “Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d’uomo bruno.
Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su
come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava.
Una volta ebbe una lite con Martino ‘u Camparo, e questo gli mangiò
il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del
loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in
camerino. “Disturbo?” chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la
mano sul bastone. “Volete ‘na tazza ‘e cafè?”. Lui rispondeva
“Volentieri”. Poi se ne andava“. (tratto da M.Giammusso, Vita
di Eduardo, Mondadori, Milano 1993).
Il trailer di Il sindaco
del rione Sanità e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete.Il sindaco del
rione Sanità è infatti disponibile nel catalogo di
Rai Play. Per vederlo, basterà semplicemente
iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà
così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio
della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione
il giorno sabato 7 settembre alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Divenuti un vero e proprio fenomeno
culturale, i Minions
(qui la recensione),
personaggi ideati da Sergio Pablos, hanno
guadagnato popolarità e seguito sin dalla loro prima comparsa nel
film d’animazione del 2010 Cattivissimo
me, riconfermando la loro attrattiva anche per i
successivi due
sequel del franchise. Dato il clamore suscitato, era
prevedibile che venisse dedicato loro un intero lungometraggio,
distribuito nei cinema di tutto il mondo nel 2015. Spin-off e allo
stesso tempo prequel della trilogia originale, il film dei minions
ha raccontato le origini dei simpatici ometti gialli, approfondendo
la loro stravagante natura.
Gli incassi del film hanno superato
ogni aspettativa, dimostrando come i minions siano ormai parte
dell’immaginario comune, nonché oggetti di un vero e proprio
franchise dalle uova d’oro. In Italia, infatti, il
film ha incassato circa 22,3 milioni di euro, diventando uno
dei film più visti del 2015. A livello globale, invece, ha superato
il traguardo del miliardo, posizionandosi al 17° posto nella
classifica dei film con il maggior incasso nella storia del
cinema.
Amati dai bambini di tutto il mondo,
i minions hanno senza dubbio dominato il decennio appena trascorso,
con numerose opere e prodotti ad espandere la loro influenza. E la
strada sembra ancora lunga per loro. In seguito al successo del
primo film, infatti, è stato annunciato un sequel intitolato
Minions – Come Gru
diventa cattivissimo, che porterà in scena l’incontro tra
i piccoli esseri gialli e il futuro protagonista della trilogia
originale. Inizialmente previsto per il luglio del 2020, il film è
stato tuttavia rimandato di un anno, con uscita fissata al 2 luglio
2021, per via della pandemia attualmente in corso.
La trama e i personaggi di
Minions
Sin dalle origini della vita sulla
Terra, i minions hanno dimostrato di possedere un solo scopo,
ovvero quello di servire il più cattivo tra i cattivi presenti in
circolazione. Nel corso del film li si vede infatti alle prese con
diversi padroni di diverse epoche, dal T-Rex a Napoleone, da
Dracula allo Yeti. Avventura dopo avventura, tuttavia, si rendono
conto di non essere realmente utili ai loro comandanti, in quanto
finiscono sempre per dar vita a colossali pasticci. Compreso ciò, i
minions decidono di ritirarsi in Artide, lontani dal mondo
civilizzato. Tre di loro, però, di nome Kevin,
Bob e Stuart, non riescono ad
accettare la nuova condizione, e decidono dunque di partire per una
nuova missione: trovare un nuovo supercattivo da servire.
Giunti ad un importante meeting di
cattivi, qui fanno la conoscenza di Scarlett
Sterminator, la quale dopo averli assunti assegna loro una
rischiosissima missione: rubare la corona della Regina
d’Inghilterra. Ciò, infatti, permetterà alla donna di reclamare il
suo posto sul trono. Aiutati anche dal marito di lei,
Herbert, i piccoli minions vengono dotati di tutte
le migliori tecnologie possibili. Per loro sarà ora fondamentale
dimostrare di poter portare a termine la missione senza combinare
guai, al fine di riuscire ad accontentare il desiderio del loro
nuovo padrone.
Come si evince dalla trama, i
protagonisti assoluti sono i tre minions Bob, Stuart e Kevin.
Bob è il più piccolo e ingenuo dei tre, non ha
capelli e possiede un occhio verde e l’altro marrone.
Stuart, invece, possiede un solo occhio ed è
l’adolescente del gruppo, aspirante rock star con una personalità
ribelle e solitaria. Infine, c’è Kevin, il più
maturo dei tre nonché leader del gruppo. È lui a spingere gli altri
due ad abbandonare l’Artide, desideroso di poter diventare un eroe
agli occhi dell’intera loro tribù. Nel film è poi particolarmente
importante anche il personaggio di Scarlett
Sterminator, donna estremamente alta, magra ed elegante. È
diventata una criminale in seguito ad un’infanzia difficile.
I doppiatori del film
Da sempre fonte di curiosità per il
loro particolarissimo linguaggio, i minions sono tutti doppiati da
Pierre Coffin, anche regista del film. Questi,
infatti, oltre ad essersi concentrato su Bob, Stuart e Kevin, ha
registrato le voci e i suoi per tutti gli 899 minions comparsi nel
film. Il loro è un linguaggio molto particolare, studiato a lungo
dai realizzatori del film. Anche se sembra che dicano sempre le
stesse parole, in realtà esso vanta numerosi termini provenienti
dal vocabolario, inglese, francese, italiano e indonesiano.
Data la popolarità dei minions, non
sorprende che numerosi celebri attori abbiano accettato di
ricoprire il ruolo di doppiatori per gli altri personaggi del film.
Scarlett Sterminator è infatti doppiata dalla premio Oscar Sandra
Bullock, che ha così dato vita al primo ruolo da
villain della sua carriera. Nella versione italiana, invece,
il personaggio ha la voce
di Luciana Litizzetto, mentre in francese
quella di Marion
Cotillard. Anche il personaggio di Herbert Sterminator
vanta note voci. In originale, infatti, è l’attore Jon
Hamm a doppiarlo. In Italia è invece Fabio
Fazio, e in Francia Guillaume
Canet.
Vi è poi la presenza di
Michael
Keaton e Allison Janney,
rispettivamente nei ruoli di Walter e Madge Nelson, coniugi
specializzati in furti e rapine, i quali aiuteranno i tre minions
protagonisti a raggiungere la fiera dei supercattivi. Appare, anche
se soltanto nel finale, anche il personaggio del giovane Gru, che
anche in questo caso ha la voce dell’attore Steve
Carell. La voce narrante che si può sentire nel corso
del film è invece quella del premio Oscar Geoffrey
Rush, mentre in italiano è quella del noto Alberto
Angela.
Le canzoni presenti in
Minions e i sequel del film
Come consuetudine per i titoli
appartenenti al franchise di Cattivissimo me, anche il
film dei minions vanta al suo interno la presenza di celebri brani
musicali. Tra questi si annoverano Happy
Together, del gruppo The Turtles, You
Really Got Me, dei The Kinks, My
Generation, dei The Who e Mellow
Yellow, della band Donovan. Nel finale del film,
inoltre, si può udire il brano
Revolution, appartenente ai The Beatles
ma cantato per l’occasione proprio dai piccoli minions. La colonna
sonora originale del film è invece stata composta da Heitor
Pereira.
Nel 2020 viene poi distribuito il
sequel Minions
2 – Come Gru diventa cattivissimo, dove si racconta del
dodicenne Gru che cresce nei sobborghi della città nutrendo una
grande passione per i Vicious 6, ovvero i Malefici 6, un gruppo di
supercattivi. Deciso a diventare un vero supercattivo come loro,
Gru mette in atto un malvagio piano per rubare una pietra ai
Malefici 6. Ma per farlo, avrà bisogno dei Minions, che troveranno
così in lui un nuovo supercattivo da servire. Nel luglio 2024,
insieme alla distribuzione di
Cattivissimo me 4,
è stato annunciato anche un Minions 3.
Il trailer di
Minions e dove vedere il film in streaming
Per gli appassionati dei celebri
personaggi gialli, o per chi non avesse ancora visto il loro film,
è possibile recuperare il titolo grazie alla sua presenza in alcune
tra le principali piattaforme streaming oggi presenti in
rete. Minions è infatti disponibile su
Rakuten TV, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma prescelta, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così poi modo di
riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7
settembre alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Nei primi sei
giorni di svolgimento (da mercoledì 28 agosto
a lunedì 2 settembre) dell’81. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica,
i numeri dei titoli
d’ingresso venduti e
degli abbonamenti confermano che
il pubblico della Mostra è in costante
crescita.
A questo pubblico appassionato, che sta
affollando in questi giorni tutte le sale del Lido, va il
ringraziamento della Biennale di Venezia.
Al termine della giornata
di lunedì 2 settembre, l’81.
Mostra ha registrato i
seguenti numeri:
titoli d’ingresso vendutial
pubblico59.729 (+11% sul
2023)
di cui 1.747 abbonamenti (+25% sul
2023)
accrediti distribuiti al Lido
12.953(+2% sul 2023)
Venice Immersive: +23% di
prenotazioni
Le prenotazioni della
sezione Venice Immersive all’isola del
Lazzaretto Vecchio sono
state 5.515 (+23% sul
2023).
Diretto da Chris
Cullari e Jennifer Raite, il film del
2022 Skylight porta lo spettatore a confrontarsi
con le conseguenze della manipolazione psicologica, che può
persistere anche in persone che stanno attivamente cercando di
liberarsene. Nel film, infatti, il confine tra ciò che è reale e
ciò che non lo è decade, gettanto tanto le protagoniste quanto il
pubblico in un caos nel quale non sembrano poterci essere punti di
riferimento certi. Manipolazione psicologica che avviene in questo
caso a partire dall’incontro con una setta.
I due registi, anche sceneggiatori
del film, hanno infatti raccontato di essersi ispirati a NXIVM,
un’organizzazione fondata nel 1998 da Keith Ranier che si
presentava come un gruppo di auto-aiuto e crescita personale, ma
che si è rivelata essere una setta manipolativa e abusiva. Con
Skylight si affrontano così non solo i modi in cui
la propria mente può diventare un nemico, ma anche come tali modi
possano essere scatenati dal potere che qualcun altro riesce ad
esercitare sulle persone.
Per gli appassionati di questo
genere di film, dove niente è come sembra e il nemico è
potenzialmente ovunque, ecco un titolo da non perdere
assolutamente. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune
delle principali curiosità relative a Skylight.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di
Skylight
Il racconto si svolge nel deserto
del New Mexico, dove una setta chiamata Skylight ha la sua base in
un campus di nome The Aviary diretto dall’affascinante
Seth (Chris Messina). Capo
carismatico della setta, l’uomo è un perfido e astuto manipolatore.
Tra i partecipanti al campus ci sono anche Jillian
(Malin
Akerman) e Blair (Lorenza Izzo), due
giovani donne in cerca di libertà. Quello che trovano, tuttavia, è
una vera e propria prigione.
Decidono dunque di scappare ma si
rendono ben presto conto che le loro menti sono ormai controllate
da Seth. Riescono comunque ad addentrarsi nel deserto, dove
dovranno però lottare contro le insidie e le allucinazioni che le
perseguitano. Man mano che le energie diminuiscono e il cibo
finisce, Jillian e Blair temono di non farcela, ma sanno che il
nemico da combattere è nelle loro teste.
La spiegazione del finale
Il programma Seth, chiamato Sintesi,
consisteva in associazioni di parole ripetute e strane maschere
vuote. Era stato creato per togliere l’identità alle donne e
permettergli di ricostruire tutto, dai ricordi degli eventi passati
alla percezione di quelli attuali. Di conseguenza, la maggior parte
di ciò che abbiamo visto nel deserto potrebbe non essere accaduto
affatto. Di certo, Jillian che si butta dalla scogliera,
l’apparizione di Delilah e il costante viaggio circolare delle
donne non erano reali.
Più le donne si allontanano dal
culto e più diventano disperate, più le loro allucinazioni si
rafforzano. La piccola quantità di cibo e acqua sparisce e Blair
viene indotta a mangiare bacche velenose, mentre Jillian si
aggrappa a un computer portatile rubato che ha mentito sul averlo
abbandonato a Calvario. Entrambe le donne sembrano lavorare l’una
contro l’altra e contro sé stesse. I cellulari appaiono e
scompaiono senza alcuna spiegazione e vengono lasciati misteriosi
biglietti senza che si ricordi di averli scritti.
Alla fine, quasi allo stremo delle
forze, le donne trovano un camper con cibo e acqua e decidono di
riposare per un po’. Jillian carica il portatile e guarda le
“sessioni di barriera” di Delilah e Blair. Ciò che vede la convince
che Blair ha ucciso Delilah su suggerimento di Seth. Jillian vuole
perdonarla perché insiste che Seth l’ha costretta a farlo. I
suggerimenti sono però troppo forti e Jillian pugnala Blair,
pensando così di uccidere Seth. Quando si rende conto di ciò che ha
fatto, ci viene mostrata una diversa “sessione di barriera”.
In essa, sembra che sia stata
Jillian stessa a uccidere Delilah e non Blair. Tuttavia, tutto ciò
che Seth dice è una bugia, quindi è possibile che abbia ucciso
Delilah e abbia fatto credere a Jillian di averlo fatto. Mentre si
allontana con Jillian nel suo furgone, lei chiede come l’abbia
trovata e lui risponde che non se n’è mai andata. Questa potrebbe
essere una delle poche affermazioni vere che fa. Tutto ciò che è
accaduto tra Blair e lei nel deserto potrebbe essere stato nella
sua mente.
Vediamo Seth scavare qualcosa e dare
fuoco al camper mentre si allontanano, ma le fiamme hanno la stessa
colorazione psichedelica di ogni allucinazione. È possibile che
nulla di tutto ciò fosse reale, ma più probabilmente, in base al
comportamento di trance alla fine, è stata di nuovo drogata da Seth
e sarà condizionata a una verità più appetibile che non include il
fatto che abbia ucciso qualcuno. Jillian sarà probabilmente
convinta che Blair abbia lasciato Skylight da sola.
Alla fine, dunque, ciò che ha
ostacolato la gioia delle donne è stato Seth e il modo in cui ha
messo le loro stesse menti contro di loro. Nella loro disperata
ricerca di un gruppo a cui appartenere, hanno perso sé stesse. Le
donne di Skylight vivevano dunque in una gabbia,
una prigione per i membri che non hanno bisogno di essere
imprigionati, visto che le loro ali sono già state tarpate.
Il trailer di
Skylight e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Skylight grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
La giuria dell’81esima edizione
della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia, presieduta da
Isabelle Huppert e composta da
James Gray, Andrew Haigh,
Agnieszka Holland, Kleber Mendonça
Filho,Abderrahmane Sissako,
Giuseppe Tornatore, Julia von
Heinz, Zhang Ziyi, ha assegnato i
suoi premi.
Pedro Almodovar ha
portato a casa il suo Leone d’Oro con The Room Next Door, mentre il podio è anche un
po’ italiano grazie a Maura Delpero e al suo splendido Vermiglio, che conquista il Gran Premio della
Giuria. Il film fiume di Brady Corbet vince
per la migliore regia e
Nicole Kidman e Vincent Lindon
portano a casa la Coppa Volpi.
Venezia 81: tutti i vincitori
CONCORSO
Leone d’Oro al miglior film: “The
Room Next Door” Pedro Almodovar
Gran Premio della Giuria: “Vermiglio“,
Maura Delpero
Leone d’Argento alla Migliore Regia: Brady Corbet,
“The
Brutalist”
Premio Speciale della Giuria: “April“, Dea
Kulumbegashvili
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor
Lorega, “Ainda
estou aqui”
Coppa Volpi Miglior Attrice:
Nicole Kidman, “Babygirl”
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon,
“The
Quiet Son”
Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente:
Paul Kircher, “Leurs
enfants après eux”
ORIZZONTI
Miglior Film: “The New Year That Never Came,” Bogdan
Mureşanu
Migliore Regia:
Sarah Friedland “Familiar Touch”
Premio Speciale della Giuria: “One of Those Days When Hemme Dies,”
Murat Firatoglu
Miglior Attrice: Kathleen Chalfant, “Familiar Touch”
Miglior Attore: Francesco Gheghi “Familia”
Migliore Sceneggiatura: Scandar Copti,
“Happy Holidays”
Miglior Cortometraggio: “Who Loves the Sun,” Arshia Shakiba
LEONE DEL FUTURO
Luigi de Laurentiis Award miglior Opera Prima: “Familiar Touch,”
Sarah Friedland
ORIZZONTI EXTRA
Premio del pubblico: “The Witness” Nader Saeivar
VENEZIA CLASSICI
Miglior Documentario sul cinema: “Chain Reactions” di Alexandre
O. Philippe
Miglior Film Restaurato: “Ecco Bombo” di Nanni Moretti
VENICE IMMERSIVE
Gran Premio della Giuria: “Ito Meikyu,” di Boris Labbé
Premio Speciale della Giuria: “Oto’s Planet,” di Gwenael
François
Achievement Prize: “Impulse: Playing With Reality,” di Barry Gene
Murphy, May Abdalla
Gran Premio: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Menzione Speciale: “No Sleep Till,” Alexandra Simpson
Premio del Pubblico: “Paul & Paulette Take a Bath” Jethro
Massey
Verona Film Club Award for Most Innovative Film: “Don’t Cry,
Butterfly,” Dương Diệu Linh
Mario Serandrei – Hotel Saturnia Award for Best Technical
Contribution: “Homegrown,” Michael Premo
Miglior Corto: “Things That My Best Friend Lost,” Marta
Innocenti
Migliore Regia (Corto): “Nero Argento,” Francesco Manzato
Miglior Contributo Tecnico (Corto): “At Least I Will Be 8 294 400
Pixel,” Marco Talarico
Chiude il Concorso della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia Kjærlighet (Love) di Dag Johan
Haugerud. Il film, parte della trilogia Sex
Drømmer Kjærlighet (Sex Dreams Love) del
regista scandinavo, si presenta come una sfida alla stanchezza,
all’ultimo giorno di festival, eppure supera la prova senza fare
troppa fatica. Merito dei suoi protagonisti splendidi, della
bellezza di Oslo, della profondità e del realismo delle sue
storie.
Marianne, una dottoressa
pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi
evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento
al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa
lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le
racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti
conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a
mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale
intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
Dag Johan
Haugerud dimostra di conoscere molto bene l’umanità che
racconta, riuscendo a parlare di relazioni sentimentali e
interpersonali da punti di vista inediti, realistici e concreti.
Riflette sul desiderio, sull’appagamento e sulle connessioni
personali, nella cornice di una città splendida e romantica ma
alienante.
La ricerca personale e diversa per ognuno di Kjærlighet
(Love)
Kjærlighet (Love)
condivide con lo spettatore una visione della vita molto moderna,
lontana dallo schema tradizionale in cui la vita di una persona si
compie solo attraverso il matrimonio e i figli, ma prende questo
messaggio ormai condiviso e consolidato, lo sviscera e lo declina
per tanti punti di vista: c’è la dottoressa che cerca una
connessione, ma non è certa di volerla attraverso l’amore; c’è
l’infermiere che prende a cuore la situazione di un paziente
speciale, anche se non dovrebbe; c’è chi crede così tanto nel
matrimonio che vuole sposarsi per la terza volta; c’è chi si
rassegna al suo destino tragico. Le vite si intrecciano in un non
luogo, il traghetto, che ogni mattina accompagna i protagonisti al
lavoro e li riporta a casa la sera. Un posto sospeso sull’acqua in
cui si cerca una connessione con gli altri per farci sentire meno
soli o più definiti, in qualche modo per creare un legame che ci
faccia sopravvivere a noi stessi e alla mortalità della condizione
umana.
Kjærlighet
(Love) è uno studio tenero e delicato sulle relazioni che
dà tanto valore al sesso occasionale quanto alla ricerca dell’anima
gemella, a dimostrazione che viviamo in un’epoca di transizione per
quanto riguarda la politica relazionale, in cui sempre più persone
si ritagliano una vita sentimentale e sessuale al di fuori del
percorso prestabilito dell’amore, del matrimonio, della
procreazione e della famiglia nucleare.