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Mefisto: svelati i possibili piani futuri per il personaggio nel MCU

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Nel finale di stagione di Ironheart (qui la recensione), i Marvel Studios hanno finalmente introdotto la versione MCU di Mefisto (scopri di più sul personaggio). Interpretato da Sacha Baron Cohen, è stato rivelato come colui che ha dato a Parker Robbins il suo Cappuccio e che alla fine ha acquisito l’anima di Riri Williams in cambio della resurrezione della sua migliore amica, Natalie, morta da tempo. La serie si è conclusa con una scena post-credits che suggerisce che Parker avesse intenzione di chiedere aiuto a Wong per riottenere ciò che aveva perso, e The Cosmic Circus ha ora condiviso alcune anticipazioni su ciò a cui tutto questo potrebbe portare.

I progetti dove potrebbe riapparire Mefisto

Secondo le loro fonti, l’idea è quella di adattare “Damnation”, una trama del 2018 incentrata sui Midnight Sons. Quella versione della squadra era composta da Blade, Ghost Rider, Elsa Bloodstone, Man-Thing, Moon Knight e Doctor Voodoo. Durante l’evento in 4 numeri, Mefisto ha conquistato Las Vegas, creando l’inferno sulla Terra. Così facendo, ha trasformato gli Avengers nei suoi schiavi demoniaci, simili a Ghost Rider, costringendo Wong a riunire un nuovo gruppo di Midnight Sons per fermare il cattivo prima che conquistasse il mondo.

Mefisto viene infine sconfitto quando Johnny Blaze/Ghost Rider si sacrifica, ma solo dopo aver chiesto l’aiuto di un esercito di Ghost Rider multiversali. Sembra che la Marvel Studios possa dunque avere intenzione di gettare le basi per questa storia in diversi progetti imminenti, tra cui Blade. La cattiva prevista per il film, a lungo rimandato, Lilith interpretata da Mia Goth, è descritta come “una delle potenziali rivali di Mefisto quando gli eventi di Damnation avranno luogo”.

Il sito aggiunge: “Altri progetti attualmente in fase di sviluppo all’interno della trama di Midnight Sons includono un seguito di Werewolf by Night, con l’obiettivo di riportare Jack Russell, Elsa Bloodstone e Man-Thing nell’MCU; un sequel di Moon Knight in cui Marc Spector e Steven Grant sarebbero costretti a risolvere un mistero che alla fine li porterebbe faccia a faccia con la terza personalità, Jake Lockley”.

E una trama di Strange Academy con Wong e America Chavez”, continua l’articolo, “insieme ad altri personaggi mistici ancora da svelare, alcuni dei quali abbiamo già incontrato in Ironheart, come Zelma Stanton e The Hood”. Come ci si potrebbe aspettare, l’idea è che questa trama culmini in un film sui Midnight Sons di cui si parla da tempo. Prima di allora, però, se Strange Academy vedrà la luce, secondo quanto riferito introdurrà i personaggi di Runaways e Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, Nico Minoru.

È stato invece già stato ampiamente riportato che Ghost Rider farà il suo debutto nell’MCU in Avengers: Doomsday (anche se la cosa non è ufficialmente confermata), e il sito afferma di aver appreso che lo studio “si sta attualmente concentrando sulla versione Johnny Blaze del personaggio, così come su altri demoni degni di nota come il figlio di Mefisto, Blackheart e Chthon”. Per quel che vale, lo scooper @MyTimeToShineH riferisce anche che “Mefisto tornerà in 3 prossimi progetti MCU”.

Quindi, se tutto andrà come previsto, si prospettano tempi entusiasmanti per l’angolo soprannaturale dell’MCU. La Marvel Studios lo ha anticipato nella Saga del Multiverso con Moon Knight, Werewolf by Night, Agatha All Along e ora Ironheart, ma abbracciare pienamente il concetto in futuro sembra una mossa intelligente. D’altronde, Mefisto è un personaggio troppo affascinante, pericoloso e potente per non sfruttarlo al massimo del suo potenziale.

Braven – Il coraggioso: la spiegazione del finale del film

Braven – Il coraggioso: la spiegazione del finale del film

Non importa quanto i film d’azione diventino surreali e cerebrali, ci sarà sempre un pubblico fedele per i drammi d’azione viscerali, crudi e realistici, che preferisce spendere i propri soldi per personaggi con cui identificarsi piuttosto che per un’esperienza grandiosa. Il veterano coordinatore degli stunt e regista esordiente Lin Oeding corteggia dunque quella particolare fascia di spettatori con Braven – Il coraggioso, un film che non solo è molto consapevole dei propri limiti, ma li sfrutta anche a modo suo per diventare un intrattenimento sano. Nel film, Jason Momoa interpreta dunque Joe Braven, un padre di famiglia che deve affrontare di petto circostanze straordinarie per proteggere tutto ciò che gli è caro.

La trama di Braven – Il coraggioso

Ambientato da qualche parte al confine con il Canada, il film descrive Joe come un figlio affettuoso nei confronti del padre Linden (Stephen Lang), un marito premuroso nei confronti della moglie Stephanie (Jill Wagner) e un padre adorante nei confronti della figlia Charlotte (Sasha Rossof). La famiglia, molto unita, è stata costretta ad affrontare il deterioramento della memoria di Linden da quando ha subito un grave trauma cranico. Dopo l’ennesima rissa in un bar, scoppiata quando Linden ha scambiato una donna per la sua defunta moglie, Joe e Stephanie non hanno altra scelta che ammettere che devono prendere in considerazione altre opzioni oltre a quella di tenerlo a casa.

Su suggerimento della moglie, Joe porta quindi Linden nella baita di famiglia nel bosco per avere una conversazione sincera con lui sulla sua condizione. All’insaputa di entrambi, però, uno dei dipendenti di Joe, il camionista Weston (Brendan Fletcher), ha iniziato a trafficare cocaina mentre trasportava tronchi per l’azienda. Durante uno di questi viaggi, lui e il suo contatto Hallett (Zahn McClarnon) hanno un incidente e sono costretti a nascondere la droga nella baita di Joe. Quando il capo di Hallett, Kassen (Garret Dillahunt), viene a sapere dell’incidente, si reca sul posto con alcuni dei suoi uomini per recuperare la droga.

Braven - Il coraggioso cast

Ma a quel punto Joe e Linden sono già arrivati e scoprono che Charlotte si è nascosta sul sedile posteriore della loro auto per poterli accompagnare. Quando Joe e Linden trovano poi la droga, capiscono che se la restituiscono verranno uccisi all’istante. Senza alcun modo per contattare il mondo esterno dalla loro remota posizione nella landa innevata, il duo padre-figlio deve collaborare affinché loro e Charlotte possano sopravvivere a questa terribile prova. Per sua fortuna, Joe conosce bene quei luoghi e saprà sfruttarli a proprio vantaggio contro gli aggressori.

La spiegazione del finale di Braven – Il coraggioso

Nel corso del film, Charlotte riesce a raggiungere la cima della montagna e contatta sua madre, che a sua volta chiama la polizia. Ridley, uno degli scagnozzi di Kassen, riesce però a raggiungere la ragazza, ma Stephanie arriva proprio in quel momento e lo colpisce con una freccia. Lei distrae la sua attenzione abbastanza a lungo da permettere a Charlotte di fuggire. La ragazza viene poi raccolta dallo sceriffo della città (Steve O’Connell) e dal suo vice (Tye Alexander). Con Linden gravemente ferito e incapace di muoversi, Joe non ha altra scelta che continuare a combattere da solo.

Usa la baita come una gigantesca trappola per attirarli e sbarazzarsi rapidamente del resto degli scagnozzi di Kassen. Ma Kassen lo richiama fuori dopo aver preso Linden in ostaggio. La giornata chiaramente non è andata come Kassen voleva. Quella che pensava sarebbe stata un’operazione breve e pulita si è trasformata in un vero e proprio disastro. Ha perso quasi tutti i suoi uomini e non ha ancora recuperato tutta la droga.

Le sue azioni successive sono guidate dall’odio e dalla frustrazione. Il film stabilisce abbastanza presto che si tratta di un uomo molto pericoloso, capace di tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Ma lo fa sempre con una freddezza caratteristica. Quella maschera si incrina quando si trova di fronte Joe, che non cede di un millimetro senza combattere. Quindi, quando mette le mani su Linden e Joe lo supplica di lasciar andare suo padre, si gode quel trionfo momentaneo prima di pugnalarlo.

Stephen Lang in Braven - Il coraggioso

Joe e suo padre

Come dice Joe all’inizio del film, suo padre è stato l’uomo più forte che abbia mai conosciuto. Ma il trauma cerebrale causato dalla ferita alla testa gli fa spesso dimenticare cose su se stesso. Dopo la rissa al bar, dimentica per un attimo chi è Charlotte. Le condizioni di suo padre terrorizzano Joe, che non sa davvero come affrontarle. Non ha alcun desiderio di mandare Linden in una casa di riposo, ma è consapevole che nemmeno quello che stanno facendo attualmente funziona. Per Joe, il piano iniziale era quello di andare alla baita con suo padre e avere una conversazione onesta con lui.

Ma poi arrivano Kassen e i suoi uomini, e Joe deve mettere tutto da parte e concentrarsi sul pericolo immediato. La ferita da taglio inflitta da Kassen a Linden si rivela fatale. Linden muore quindi tra le braccia di suo figlio. E Joe non ha abbastanza tempo per piangere la morte di suo padre perché arriva Ridley. Con l’aiuto di Stephanie, Joe riesce però ad ucciderlo, prima di inseguire Kassen, che ha recuperato il resto della droga e ha sparato allo sceriffo al collo prima di fuggire.

La resa dei conti sulla scogliera innevata

La famiglia di Joe vive in città da generazioni. Probabilmente ha trascorso gran parte della sua infanzia e della sua vita adulta nella baita e nei dintorni, cacciando con suo padre. Al contrario, Kassen è un ragazzo di città, come lui stesso si definisce. Mentre lo insegue, Joe lo trova facilmente e lo precede per preparare una trappola elaborata. Prende la borsa piena di cocaina dall’altro uomo e lo attira su una scogliera, dove ha appena sistemato una trappola per orsi e l’ha coperta di neve. Nella lotta che ne segue, Kassen sconfigge Joe e, quando trova la trappola, è sia irritato che divertito, credendo che fosse destinata a intrappolare i suoi piedi. Quello che non sa è che Joe intendeva intrappolarvi il proprio piede mentre lo spingeva giù dalla scogliera.

Mentre Kassen cade verso la morte, Joe viene salvato dalla corda che tiene la trappola fissata a un ceppo d’albero. Successivamente risale e si ricongiunge con sua moglie e sua figlia. La cosa più notevole di Braven – Il coraggioso è quanto sia normale e vulnerabile il suo protagonista, nonostante sia interpretato da qualcuno come Momoa. Joe Braven non è il classico protagonista di un film d’azione. Ogni volta che affronta uno degli scagnozzi di Kassen, c’è un senso di pericolo reale. È solo grazie alla sua acuta consapevolezza dell’ambiente circostante e al suo disperato bisogno di proteggere i restanti membri della sua famiglia che Joe riesce alla fine a sorprendere e uccidere Kassen e a riportare la tranquillità.

Hailee Steinfeld al fianco di Miles Teller in Winter Games

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Hailee Steinfeld al fianco di Miles Teller in Winter Games

Chief of War: trailer della serie con Jason Momoa

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Chief of War: trailer della serie con Jason Momoa

Apple TV+ ha presentato il trailer di “Chief of War”, il nuovo epic drama interpretato, scritto e prodotto da Jason Momoa. Ambientata tra i paesaggi mozzafiato delle isole Hawaii e ispirata a fatti realmente accaduti, la serie segue le gesta del guerriero Ka’iana, interpretato da Momoa, nel suo tentativo di unificare le isole prima dell’arrivo dei colonizzatori occidentali alla fine del XVIII secolo. “Chief of War” farà il suo debutto su Apple TV+ il 1° agosto con i primi due episodi dei nove totali, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 19 settembre.

Raccontata dal punto di vista indigeno, “Chief of War” è un progetto profondamente personale per i creatori Momoa e Thomas Pa‘a Sibbett, entrambi di origine hawaiana. La serie presenta un cast prevalentemente polinesiano, guidato da Momoa insieme a Luciane Buchanan, Temuera Morrison, Te Ao o Hinepehinga, Cliff Curtis, la nuova promessa Kaina Makua, Moses Goods, Siua Ikale‘o, Brandon Finn, James Udom, Mainei Kinimaka, Te Kohe Tuhaka e Benjamin Hoetjes.

“Chief of War” è prodotta per Apple TV+ da FIFTH SEASON e Chernin Entertainment. Momoa dirige l’episodio finale della stagione e figura anche tra i produttori esecutivi. Doug Jung è showrunner e produttore esecutivo, insieme a Sibbett, Peter Chernin, Jenno Topping, Tracey Cook e Brian Andrew Mendoza. Justin Chon dirige i primi due episodi ed è anch’egli produttore esecutivo. Anders Engström, Jim Rowe, Molly Allen, Francis Lawrence e Tim Van Patten completano il team dei produttori esecutivi. Il vincitore di Grammy e Oscar® Hans Zimmer ha composto la sigla della serie e co-prodotto la colonna sonora dei nove episodi con il compositore James Everingham, durante la sua collaborazione con Bleeding Fingers Music, il collettivo musicale fondato da Zimmer nel 2013, vincitore di numerosi Emmy e candidato ai BAFTA.

“Chief of War” segue il successo della serie Apple Original “See”, con Jason Momoa, di cui tutti e tre i capitoli sono disponibili in streaming su Apple TV+.

Te Kohe Tuhaka, Jason Momoa and Siua Ikale‘o in “Chief of War,” premiering August 1, 2025 on Apple TV+

Operazione Vendetta, dal 17 luglio su Disney+

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Operazione Vendetta, dal 17 luglio su Disney+

Il film targato 20th Century Studios Operazione Vendetta arriverà il 17 luglio in streaming su Disney+, dando ai fan dei thriller ad alta tensione la possibilità di vivere l’adrenalina dello spionaggio e gli straordinari effetti visivi su scala globale, quando e dove vogliono.

Operazione Vendetta mostra l’avvincente viaggio del decodificatore della CIA Charlie Heller (Rami Malek), che usa la sua intelligenza in una sfrenata ricerca di giustizia dopo che sua moglie viene uccisa in un attacco terroristico. Sotto la guida tattica del veterano agente della CIA Henderson (Laurence Fishburne), Heller si trasforma da analista in vendicatore in una storia appassionante di amore, perdita e vendetta. Sullo sfondo di uno scenario internazionale visivamente mozzafiato, Operazione Vendetta è diretto dall’acclamato regista James Hawes ed è stato definito “un avvincente thriller di spionaggio globale” da Pete Hammond di Deadline.

Operazione Vendetta arriverà il 17 luglio in streaming su Disney+.

Greta Lee prepara il debutto alla regia con l’adattamento di The Eyes Are the Best Part

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Greta Lee, star di “Past Lives” e “The Morning Show“, è pronta a mettersi per la prima volta dietro la macchina da presa. Al suo debutto alla regia, dirigerà e scriverà un adattamento di “The Eyes Are the Best Part“, il romanzo horror psicologico dell’autrice Monika Kim sulla nascita di una serial killer, per Searchlight Pictures.

Descritta come una “storia terrificante di misoginia, feticizzazione asiatica e cannibalismo“, la storia segue una matricola universitaria in difficoltà di nome Ji-won che sviluppa un’ossessione per mangiare occhi umani. La recensione del New York Times ha elogiato “The Eyes Are the Best Part” definendolo un “racconto deliziosamente cruento“, “emozionante quanto brutale“. Il cast non è ancora stato annunciato.

Tra i produttori figurano Matt Jackson e Joanne Lee per Jackson Pictures, Lulu Wang per Local Time e Dani Melia. Kim sarà la produttrice esecutiva. Il vicepresidente senior della produzione di Searchlight, Taylor Friedman, e il direttore creativo Daniel Yu supervisioneranno il progetto per conto dello studio, riferendo ai co-responsabili di produzione e sviluppo DanTram Nguyen e Katie Goodson-Thomas. UTA ha negoziato l’accordo per conto di Kim e Lee con Searchlight Pictures.

Prima di iniziare a lavorare a “The Eyes Are the Best Part“, Greta Lee apparirà sullo schermo nel prossimo “Tron: Ares“, in “A House of Dynamite” della regista Kathryn Bigelow, nel dramma di Kent Jones “Late Fame” al fianco di Willem Dafoe e nella quarta stagione di “The Morning Show”.

Yura Borisov per Artificial di Luca Guadagnino

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Yura Borisov per Artificial di Luca Guadagnino

Yura Borisov, che ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista per la sua acclamata interpretazione al fianco di Mikey Madison in Anora di Sean Baker, è stato ufficialmente scelto per il prossimo film di Luca Guadagnino Artificial.

Il film, la cui produzione è affidata ad Amazon MGM, è descritto come una “commedia drammatica ambientata nel mondo dell’intelligenza artificiale“. Simon Rich ha scritto la sceneggiatura e produrrà il film insieme a David Heyman e Jeffrey Clifford di Heyday Films, oltre a Jennifer Fox.

In Russia, Yura Borisov è considerato una vera e propria star, con oltre 50 film al suo attivo, tra cui “Il capitano Volkonogov è fuggito” e “L’influenza di Petrov” di Kirill Serebrennikov. Si è imposto alla ribalta del pubblico occidentale come uno dei protagonisti di “Compartimento numero 6“, vincitore del Gran Premio di Cannes, che gli è valso una nomination come miglior attore agli European Film Awards.

Ma è stata la sua interpretazione pacata (e il suo primo ruolo in lingua inglese) nei panni di Igor, uno scagnozzo riluttante dal cuore d’oro, nella commedia di Baker, vincitrice di una Palma d’Oro e di numerosi premi Oscar, che lo ha catapultato nei circoli di Hollywood, ottenendo nomination agli Oscar, ai SAG, ai BAFTA, ai Golden Globe, ai Critic’s Choice e agli Independent Spirit Award.

I prossimi progetti di Yura Borisov includono il debutto alla regia di Emily Mortimer “The Poet” per A24 e l’adattamento in lingua russa di Anna Karenina di NetflixAnna K.”

Artificial riunisce Guadagnino e Amazon MGM Studios. Ha recentemente diretto “After the Hunt“, con Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri, che lo studio distribuirà nelle sale il 10 ottobre, e “Challengers” dello scorso anno, con Zendaya. Secondo le prime indiscrezioni, oltre a Borisov, anche Garfield e Monica Barbaro sarebbero in lizza per i ruoli principali in Artificial.

Prime Video svela i nuovi titoli in arrivo al Presents Italia 2025

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Al Prime Video Presents Italia 2025, tenutosi a Roma, Prime Video ha svelato nuovi titoli, mostrando in esclusiva le prime immagini di film, serie e show Original ed esclusivi italiani in arrivo, tra cui i film Il Ministero dell’Amore e Ancora più Sexy, la serie Italian Postcards, gli show Holiday Crush, Roast in Peace, oltre ai rinnovi di stagione di Red Carpet – Vip al tappeto S2 e LOL: Chi ride è fuori S6, che quest’anno regalerà anche lo speciale Halloween. Il Prime Video Presents è stato inoltre l’occasione per svelare tante novità, mostrare le prime immagini esclusive del nuovo e attesissimo reality show The Traitors Italia, la serie Gigolò per caso – La sex guru e i film Non è un paese per single, Love Me, Love Me – Cuori Magnetici e Natale senza Babbo.

“La selezione di titoli presentata oggi incarna l’essenza della nostra ambiziosa visione per Prime Video in Italia”, ha affermato Viktoria Wasilewski, Country Manager di Prime Video Italia. “Il nostro impegno si concretizza attraverso un’offerta che spazia dalle produzioni originali ai contenuti esclusivi, dagli eventi sportivi in diretta ai canali aggiuntivi ed uno store ricco di novità, creando un intrattenimento dinamico. Prime Video ridefinisce il concetto stesso di servizio streaming, proponendosi come un’esperienza di visione integrata dove lo spettatore è al centro di un universo di contenuti curato per stimolare, emozionare e sorprendere. La nostra missione è quella di innovare costantemente per creare un intrattenimento personalizzabile, dove le eccellenze narrative locali dialogano con le più prestigiose produzioni internazionali”.

Nel corso dell’evento sono state inoltre annunciate importanti novità riguardanti il live sport su Prime Video: oltre alla UEFA Champions League, arriva l’NBA, al via questo autunno.

Ancora una volta, Prime Video continua ad arricchire la propria offerta attraverso produzioni originali che uniscono narrazioni innovative a un fascino globale. Collaborare con talenti emergenti e professionisti affermati, sia davanti che dietro la macchina da presa, contribuisce a creare contenuti che risuonano a livello locale pur raggiungendo un pubblico internazionale. Un modello che si fonda su solide collaborazioni con partner di primo piano, nazionali e internazionali, e su una costante sperimentazione di nuovi approcci produttivi.

Il risultato è un ricco catalogo di film, serie e show italiani e internazionali a cui si aggiunge anche lo sport in diretta, che oltre alla miglior partita del mercoledì sera di UEFA Champions League, fino alla stagione 2026/27, vedrà dal prossimo autunno l’arrivo dell’NBA, grazie all’accordo globale sui diritti media della durata di 11 anni. Accanto a questa offerta si aggiungono anche il Prime Video Store, che offre i film più recenti per acquisto o noleggio, fra cui, in arrivo nel 2025, Wicked: For Good, Scream 7, Cime Tempestose (Wuthering Heights), Spider-Man: Brand New Day. Inoltre, gli iscritti a Prime possono arricchire la già ampia selezione, inclusa nell’abbonamento Prime, con i loro canali preferiti, come Infinity Selection, Paramount+, MGM+, Apple TV+, Discovery+ e LaB Channel, per un’esperienza di intrattenimento completa e sempre più innovativa.

Hanno partecipato all’evento moltissimi volti familiari e new entries della home for talent di Prime Video come Michela Andreozzi, Pepe Barroso Silva, Fabio Balsamo, Amanda Campana, Giacomo Ciarrapico, Stefano Cipani, Christian De Sica, Diana Del Bufalo, Mario Ermito, Gianluca Fru, Matilde Gioli, Corrado Guzzanti, Felicia Kingsley, Roger Kumble, Aurora Leone, Alessia Marcuzzi, Luca Melucci, Sebastiano Pigazzi, Pif, Ciro Priello, Eros Puglielli, Pietro Sermonti, Stefania S., Luca Vendruscolo e Jessica Yu.

Daredevil: Rinascita – Stagione 2: le riprese sono terminate!

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Daredevil: Rinascita – Stagione 2: le riprese sono terminate!

Lo showrunner di Daredevil: Rinascita (qui la recensione della Stagione 1), Dario Scardapane, ha confermato su Instagram che le riprese della seconda stagione sono terminate. Sono sempre possibili delle riprese aggiuntive, ma ora si passerà alla post-produzione. Quando la serie è stata annunciata per la prima volta dalla Marvel Studios, era composta da 18 episodi. Ben presto è stata però suddivisa in due stagioni, anche se in seguito abbiamo appreso che la seconda stagione sarà composta da 8 episodi invece che da 9.

Per quanto riguarda una potenziale terza stagione, al momento non se ne è parlato, ma è probabile che non verrà confermata fino a quando Disney+ non vedrà come andrà la seconda serie di episodi. Nel mentre, ecco cosa ha detto Scardapane sulla conclusione delle riprese della seconda stagione di Daredevil: Born Again:

E questo è tutto per la seconda stagione di Daredevil Born Again. Grazie a tutti coloro che hanno reso questo progetto davvero speciale. Charlie Cox, Vincent D’Onofrio, Deborah Ann Woll, Wilson Bethel, Matt Lillard, Lili Taylor, Krysten Ritter, Michael Gandolfini, Margarita Levieva, Ayelet Zurer, Nikki M. James, Arty Froushan, Clark Johnson, Gennaya Walton, Zabryna Guevara, Sana Amanat, Brad Winderbaum, Eleena Khamedoost e, naturalmente, Phil Silvera!

Un ringraziamento speciale a Michael Shaw e all’intero reparto artistico per il lusinghiero (?) bobblehead, Iain Macdonald, Justin Benson, Aaron Moorehead, Hilary Spera, Jeff Waldron, Kevin Feige, Lou D’Esposito, Slick Naim, Angela Barnes, Cedric Nairn-Smith, Melissa Lawson-Cheung, Stephanie Filo, David Chambers, Derek Wimble, Dylan Hopkins, Vincent Casciani, Chantelle Wells, Jesse Wigutow, Heather Bellson, Omar Najam, Gene e John O’Neil e l’uomo al volante. Pete Leith. Il miglior cast di sempre. La migliore troupe di sempre.

Non resta a questo punto che attendere novità sui prossimi step in attesa di poter vedere la seconda stagione di Daredevil: Rinascita.

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La trama e il cast di Daredevil: Rinascita

In Daredevil: Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie, lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione. Entrambi torneranno nella Stagione 2.

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

La prima stagione è disponibile su Disney+.

Brick: la spiegazione del finale del film Netflix

Brick: la spiegazione del finale del film Netflix

Il finale di Brick, nuoto thriller di Netflix, ruota attorno a Tim e Liv, i quali sono nel pieno di un matrimonio tumultuoso. Liv, addirittura, sta pianificando di lasciare il marito nel cuore della notte e ricominciare la sua vita altrove. Quando però i due si svegliano, scoprono che le porte e le finestre del condominio in cui si trovano sono barricate da un muro impenetrabile. Poiché le pareti e i pavimenti tra gli appartamenti possono essere tagliati o sfondati con un martello, la coppia contatta i vicini Marvin, Ana, YuriAnton, Lea e Oswalt.

E mentre tutti cercavano di trovare un modo per decifrare il codice di questa strana trappola in cui si trovano, Yuri sembra contrario all’idea di uscire, poiché crede che quelle pareti li proteggano da qualcosa di catastrofico che accaduto all’esterno. Così, uccide Anton per aver cercato di abbattere quelle pareti, facendo poi altrettanto con Lea per aver tentato di fare lo stesso. È inoltre pronto a uccidere anche gli altri se necessario. Così, i membri sopravvissuti legano Yuri e cominciano a lavorare alla loro fuga.

Qual è lo scopo del muro?

Brick non si è concentrato molto sulla costruzione del mondo narrativo, poiché si è dedicato più su ciò che il muro sta facendo alle persone che sono intrappolate, evitando dunque di spiegare perché esista in primo luogo. Nel corso del film, ad ogni modo, apprendiamo che Anton era un programmatore senior presso una società chiamata Epsilon Nanodefense. Questa società aveva sede a HafenCity, ad Amburgo, in Germania. Sappiamo poi che ad HafenCity è scoppiato un incendio e, secondo le notizie riportate nei momenti conclusivi del film, si ipotizza che quell’incidente sia stato la causa dell’attivazione della nanotecnologia e dell’avvolgimento di ogni singolo edificio di Amburgo.

Le autorità non hanno rivelato se l’incendio fosse il risultato di un incidente o se fosse stato causato intenzionalmente, ma c’era una buona probabilità che l’incendio avesse causato il malfunzionamento e l’attivazione dei server che gestivano la nanotecnologia, anche se non era quello che i suoi creatori volevano che facesse. Yuri, un teorico della cospirazione, era dell’opinione che la Germania fosse stata attaccata da qualcosa o qualcuno e che la nanotecnologia stesse proteggendo la sua popolazione da qualunque cosa stesse accadendo all’esterno. Pertanto, era contrario all’idea di fuggire dall’edificio.

Matthias Schweighöfer e Ruby O Fee nel film Brick
Matthias Schweighöfer e Ruby O Fee nel film Brick. Cr. Cortesia di Netflix © 2025

Il muro aveva privato gli abitanti della possibilità di connettersi a Internet o guardare le notizie sulla TV via cavo. Ecco perché nessuno sapeva se la Germania fosse davvero in guerra. Tuttavia, persone come Yuri accettavano questa forma aggressiva di tecnofascismo, che aveva trasformato ogni casa in una prigione. La costante guerra dell’informazione e la paranoia causate dai media mainstream e dagli esperti del “deep state” sui social media avevano corrotto la mente di Yuri a tal punto che non era in grado di chiedersi perché a un’azienda privata, probabilmente con l’aiuto del governo, fosse stato permesso di installare una tale tecnologia senza il consenso della popolazione.

Yuri aveva semplicemente accettato che quella fosse la loro vita ora. Gli abitanti dell’edificio non avevano accesso all’acqua, al cibo o a qualsiasi forma di comunicazione. Ma l’idea che persone più intelligenti della gente comune stessero agendo per il bene dell’umanità, e non per secondi fini, impediva a Yuri di capire che questo “sistema di difesa avanzato” li avrebbe uccisi per disidratazione e fame se non fosse stato violato. Per fortuna Tim e Liv non sono idioti come Yuri e hanno osato usare gli strumenti a loro disposizione per scoprire la verità.

Come i protagonisti infrangono il muro

Per via di telecamere nascoste installate nelle case di tutti dal pervertito Friedman, l’amministratore del condominio, gli inquilini dell’edificio scoprono che Yuri ha ucciso Anton per aver cercato di rompere il muro. Oswalt è poi morto quando Marvin ha sparato al muro e i proiettili sono rimbalzati. Lea è stata invece uccisa da Yuri dopo aver capito che lui aveva ucciso Anton. A quel punto, Tim, Liv, Marvin e Ana hanno capito che il muro può essere aperto perché Anton lo aveva fatto. Legano Yuri perché è una minaccia e analizzarono le riprese delle telecamere a circuito chiuso di Anton che creava un’app che trattava i mattoni del muro come una serratura a combinazione i cui “pulsanti” potevano essere premuti tramite il flash sul retro del telefono.

Dato che Tim era un giocatore e sapeva programmare, riesce a ricreare l’app di Anton. Tuttavia, il loro primo tentativo è un fallimento colossale, poiché uccide Ana. Dato che Yuri ride in modo beffardo, Marvin gli spara al petto e poi si suicida perché non riesce a sopportare la perdita della sua ragazza. Questo lascia Tim e Liv a lottare per la sopravvivenza da soli. Ora, la coppia quasi separata aveva già attraversato molte difficoltà anche prima che il muro venisse costruito. Liv aveva avuto un aborto spontaneo e, invece di elaborarlo insieme, Tim aveva costruito un muro metaforico intorno a sé stesso.

Ruby O. Fee, Frederick Lau e Salber Lee Williams in Brick
Cr. Cortesia di Netflix © 2025

Pensava che, così facendo, non solo avrebbe protetto Liv dalla miriade di emozioni che provava, ma avrebbe anche protetto se stesso dal dolore per la morte del loro primo figlio. Nonostante ciò, Liv aveva cercato di riaccendere la loro relazione, ma Tim non le aveva mai permesso di riuscirci, ed era per questo che Liv aveva deciso di lasciarlo e iniziare una nuova vita. Se il muro non fosse stato costruito, è quello che avrebbe fatto. La reclusione forzata in un certo senso è una benedizione sotto mentite spoglie, perché permette a Tim di vedere i propri errori e motiva Liv a dare a Tim un’altra possibilità.

Quindi, abbattere il muro nanotecnologico è servito in qualche modo come metafora per la coppia che ha infranto la barriera che aveva creato tra loro a causa di un incidente che era al di fuori del loro controllo. Detto questo, mentre cercavano di abbattere il muro nanotecnologico, Yuri torna dal mondo dei morti, forse perché il proiettile aveva mancato tutti gli organi vitali, e cerca di uccidere Tim e Liv. Per fortuna, le lo mette fuori combattimento e la coppia finalmente riusce a fuggire dall’appartamento. Prima che tutto questo accada, Liv aveva proposto l’idea di usare la loro vecchia roulotte per andare fino a Parigi e recuperare il rapporto.

Poiché tutta questa esperienza ha insegnato loro, specialmente a Tim, a dare la priorità alla famiglia rispetto al lavoro, alla fine di Brick hanno apparentemente scelto di portare avanti il loro piano originale invece di cercare di capire perché Amburgo fosse ricoperta di mattoni nanotecnologici e come fosse possibile invertire il processo, perché non avrebbero ottenuto nulla da ciò. Recuperare il tempo perso sarebbe stato più fruttuoso per loro.

Il vero significato del film Brick

Nel finale di Brick, un notiziario di emergenza conferma poi che l’incendio menzionato all’inizio del film è avvenuto all’interno della struttura Epsilon Nanodefense. L’incendio avrebbe attivato il sistema di difesa basato sulla nanotecnologia, causandone la diffusione in tutta Amburgo durante la notte e intrappolando tutti all’interno dei propri edifici. Non è chiaro se l’incendio sia stato causato da un incidente o se qualcuno abbia cercato di sabotare il progetto segreto. Oltre a questo, non abbiamo appreso nulla su Epsilon Nanodefense o su cosa intendessero fare con quel “sistema di difesa segreto”.

Matthias Schweighöfer e Ruby O Fee nel film Brick
Matthias Schweighöfer e Ruby O Fee nel film Brick. Cr. Cortesia di Netflix © 2025

Anche se il regista Philip Koch ha concluso la vicenda di questo film in modo piuttosto definitivo, non è azzardato affermare che abbia lasciato la porta aperta per futuri sequel. Per cominciare, Epsilon è un enorme punto interrogativo. Perché stavano realizzando questo sistema di difesa nanotecnologico? Come hanno sviluppato questo tipo di tecnologia? Era una metafora della pandemia di COVID-19? È stata creata con l’intenzione di proteggere le persone? Proteggerle da cosa? Oppure il CEO di Epsilon e il governo stavano semplicemente usando la scusa di una potenziale guerra per trasformare ogni edificio in una prigione?

Nel film Brick, emerge dunque una riflessione potente sul desiderio di controllo da parte delle autorità: chi detiene il potere tende a usarlo per soggiogare, reprimere le opinioni e mantenere la popolazione in uno stato di passività. Un simbolo ricorrente è la mosca intrappolata da Tim: inizialmente imprigionata, torna indietro quando viene liberata, finché — solo al momento giusto — riesce davvero a volare via. Questa scena rappresenta metaforicamente la condizione degli esseri umani, costretti in un sistema oppressivo ma comunque spinti da un impulso innato verso la libertà.

Tim diventa così una figura speculare agli oppressori, mentre la mosca simboleggia chi lotta per autodeterminarsi. In questo contesto, il sistema di difesa nanotecnologico creato da Epsilon appare come un mezzo per instaurare un nuovo regime di controllo, che unisce tecnologia e autoritarismo, annullando i valori conquistati dal dopoguerra in avanti. Il viaggio di Tim e Liv simboleggia la resistenza individuale contro un sistema disumano. È probabile che l’attivazione del muro nanotecnologico sia stata causata da un dipendente dissidente, deciso a rivelare la vera natura del progetto.

In alternativa, potrebbe trattarsi di un test deliberato, un’operazione pianificata per valutare il funzionamento del sistema, con totale disprezzo per le vite umane. Il film suggerisce che, per Epsilon e il governo, poche vittime non contano di fronte all’obiettivo finale: costruire un “muro” che non possa essere abbattuto, a differenza di quello del 1989. Una volta spenti clamore e dissenso, il progetto riprenderà indisturbato. Tuttavia, il percorso dei protagonisti mostra che finché c’è volontà di vivere e di ribellarsi, nessun sistema di sorveglianza può davvero spegnere lo spirito umano. La libertà resta fragile, ma possibile, se c’è chi è disposto a rischiare per essa.

La città proibita: la spiegazione del finale del film di Gabriele Mainetti

La città proibita (qui la recensione), nuovo film di Gabriele Mainetti, si inserisce come ulteriore tassello nella filmografia visionaria e stilisticamente ibrida del regista romano, già autore di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Dopo aver rielaborato il cinecomic urbano e lo spettacolo circense in chiave umana e politica, Mainetti firma con questo suo terzo lungomatraggio un’opera che affonda ancora una volta le radici nel linguaggio del genere, ma lo rimescola con audacia, spingendosi verso nuovi territori narrativi e visivi.

Ambientato in una metropoli distopica che richiama tanto le atmosfere cyberpunk quanto il noir orientale, il film è una favola nera sul potere, la memoria e l’identità. Come nei suoi lavori precedenti, anche qui Mainetti gioca con la commistione di generi: mescola azione, melodramma, arti marziali e richiami al cinema orientale anni ’90, omaggiando registi come Wong Kar-wai e Tsui Hark. Il film rappresenta quindi un passo avanti nella ricerca autoriale di Mainetti, più ambizioso sul piano tematico e più sperimentale sul piano formale.

I personaggi sono tratteggiati con maggiore ambiguità morale, e il cuore emotivo del racconto si costruisce gradualmente, fino a esplodere in un finale denso di simboli, colpi di scena e significati nascosti.  Proprio il finale – ricco di spunti interpretativi – sarà oggetto di questo approfondimento, in cui cercheremo di spiegarne il senso e i possibili livelli di lettura. Prima però, qualche dettaglio in più sulla trama e gli attori che compongono il cast del film.

Yaxi Liu ed Enrico Borriello in La città proibita
Yaxi Liu ed Enrico Borriello in La città proibita

La trama e il cast di La città proibita

Il film segue la storia di Marcello (Enrico Borriello), giovane cuoco romano che lotta per tenere in piedi il ristorante di famiglia, sommerso dai debiti dopo la misteriosa scomparsa del padre Alfredo (Luca Zingaretti). Accanto a lui ci sono sua madre Lorena (Sabrina Ferilli) e Annibale (Marco Giallini), un uomo dai metodi discutibili che non nasconde il suo disprezzo per la comunità cinese del quartiere romano dell’Esquilino. L’equilibrio precario della vita di Marcello viene sconvolto dall’arrivo di Mei (Yaxi Liu), una ragazza cinese esperta di arti marziali, giunta a Roma per cercare la sorella Yun, finita nel giro della prostituzione e scomparsa misteriosamente.

Determinata a scoprire la verità, Mei non si ferma davanti a nulla, mettendo sottosopra il ristorante La Città Proibita, gestito dall’enigmatico Wang, l’uomo che ha portato Yun in Italia. Il destino di Mei e Marcello si intreccia quando scoprono che Yun e Alfredo sono stati uccisi e sepolti nella periferia romana. Ma chi c’è dietro il delitto? La mafia cinese o qualcuno di ancora più vicino? Mentre affrontano insieme la pericolosa criminalità capitolina, tra loro cresce la tensione, alimentata dalle differenze culturali e dai pregiudizi. Ma in un mondo spietato, l’unico modo per sopravvivere è imparare a fidarsi l’uno dell’altra.

La spiegazione del finale

Nel corso della vicenda, Mei riesce a catturare uno degli uomini di fiducia del boss Wang e, attraverso di lui, viene dunque a sapere dell’assassinio di Alfredo e della propria sorella Yun. Sconvolta dalla notizia e determinata a vendicarsi, Mei si reca al locale di Wang con l’intento di affrontarlo direttamente. Tuttavia, sopraffatta dai suoi scagnozzi, è costretta alla fuga e trova riparo nella trattoria di Marcello. Dopo un iniziale muro di diffidenza, tra i due nasce una complicità: attraversano Roma in Vespa, si conoscono meglio e, infine, si scambiano un bacio.

Durante questo avvicinamento, Mei confida a Marcello la propria storia: essendo nata sotto la rigida politica del figlio unico in Cina, la sua esistenza era stata tenuta nascosta. Yun, sua sorella maggiore, era emigrata in Italia per raccogliere il denaro necessario a legalizzare l’identità di Mei e permetterle così di avere una vita pienamente riconosciuta. Ma ora tutto ciò è crollato. Mei ha un solo scopo: vendicare la morte di Yun. Questo la conduce a uno scontro diretto con Wang, in un combattimento visivamente intenso che si conclude con la vittoria della giovane donna sul boss della malavita.

Yaxi Liu in La città proibita
Yaxi Liu in La città proibita

Una volta sconfitto, Wang rivela a Mei l’intera verità: Yun avrebbe dovuto scappare con Alfredo, che era pronto a vendere la trattoria a Wang pur di liberarla dal suo dominio. Ma Annibale, il vecchio titolare del ristorante e figura paterna per Marcello, non poteva accettare che il locale passasse al nemico e, accecato dall’orgoglio, sparò ad Alfredo. Vedendo fallire il piano e considerando Yun compromessa, Wang la uccise senza esitazione. Questo porta al confronto finale tra Marcello e Annibale, in un momento carico di dolore e resa dei conti: sopraffatto dal rimorso, Annibale sceglie di togliersi la vita.

Nel commiato del film, uno sguardo al futuro ci mostra un’epilogo di pace: Marcello e Mei vivono ora in Cina, circondati dai loro figli, tra profumi di cucina e allenamenti di arti marziali. La violenza e il passato traumatico sono alle spalle, e ciò che resta è un equilibrio fatto di amore, identità ritrovata e fusione tra due culture un tempo lontanissime. Il finale de La città proibita assume così un significato simbolico e riconciliante: la fuga in Cina e la vita condivisa tra cucina e arti marziali rappresentano non solo un lieto fine sentimentale, ma soprattutto l’integrazione tra mondi opposti, tra Oriente e Occidente, tra tradizione e riscatto personale.

Marcello e Mei, reduci da un passato segnato da violenza e perdita, trovano nell’unione e nella quotidianità un nuovo equilibrio. La scelta di lasciare Roma non è fuga, ma rinascita: la loro famiglia mista incarna un futuro possibile, in cui identità, amore e memoria possono convivere senza più conflitto. Il gesto quotidiano della cucina e la disciplina delle arti marziali diventano allora pratiche di cura e resistenza. In questo nuovo orizzonte, il trauma si trasforma in radice per una vita condivisa e finalmente libera.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, le reazioni alla preview acclamano il film come il migliore dopo Avengers: Endgame

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Il cast di I Fantastici Quattro: Gli Inizi sta facendo il giro del mondo per promuovere l’arrivo del film in sala e recentemente i fan e i critici brasiliani hanno potuto assistere a un’anteprima di 30 minuti. Composto da scene del primo e del secondo atto, l’anteprima aveva lo scopo di dare agli spettatori un assaggio di ciò che li aspetta nel prossimo film dell’MCU.

Quindi, per essere chiari, non si tratta del film completo. Tuttavia, alcune prime reazioni hanno iniziato a circolare sui social media e sono state estremamente positive. @mpmorales ha definito “incredibile” la costruzione del mondo del regista Matt Shakman e ha dichiarato che ciò che è stato mostrato è stata “una bella introduzione al quartetto, ai loro poteri e alla minaccia incombente di Silver Surfer”.

Un altro utente di X, @GoodNerd23, ha detto che I Fantastici Quattro: Gli Inizipotrebbe essere il miglior film Marvel dopo Endgame”. Ha aggiunto: “Assomiglia molto a Gli Incredibili, è super divertente, colorato e diverso dagli altri film Marvel. Silver Surfer ruba la scena!”.

L’account @4FantasticoBRA ha invece pubblicato un lungo resoconto di ciò che ha visto: “Ciò che è stato mostrato non solo mi ha sorpreso… ma mi ha davvero commosso. L’intera ambientazione di questo universo è unica. È un grande regalo per i fan. Tutto inizia con un’intimità che non siamo abituati a vedere in questo tipo di film. È come incontrare una vera famiglia, con le sue vulnerabilità, il suo umorismo, il suo affetto e i suoi obiettivi“.

Si continua poi affermando che “La dinamica tra Reed e Sue è uno dei punti salienti. Abbiamo visto molte scene dei due insieme, e Vanessa e Pedro sono in perfetta sintonia, trasmettendo davvero la sensazione di una coppia che sta insieme da molto tempo. La loro relazione dimostra, fin dall’inizio, che questo film va ben oltre la semplice esibizione di superpoteri”.

Infine: “Anche Ben e Johnny brillano. Ognuno di loro ha una personalità ben definita e l’alchimia tra loro funziona fin dal primo momento. Le battute arrivano al momento giusto, e si sa com’è: Johnny è Johnny! La trama ha un tono orientato alla famiglia, e questo diventa chiaro con l’arrivo del piccolo Franklin. Questo è puro Fantastici Quattro! Non stanno solo affrontando una grave minaccia: i legami familiari sono al centro della storia.

La sequenza finale dell’anteprima che ho visto è di quelle che fanno trattenere il fiato a tutta la sala. La CGI? Impeccabile. E l’accumularsi del pericolo sembra reale: si percepisce il peso della posta in gioco.”, conclude l’utente. Ripetiamo però che si tratta di pareri espressi sulla base di alcuni frammenti del film e non del lungometraggio nella sua totalità. Per avere indicazioni più precise in merito, non resta che attendere le anteprime ufficiali del film.

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La trama e il cast di I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film Marvel StudiosI Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic (Pedro Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus (Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver Surfer (Julia Garner).

E se il piano di Galactus di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una questione molto personale. Il film è interpretato anche da Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne e Sarah Niles. I Fantastici Quattro: Gli Inizi è diretto da Matt Shakman e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Grant Curtis e Tim Lewis sono gli executive producer. Il film sarà al cinema dal 23 luglio.

Red Sonja: il primo trailer del film!

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Red Sonja: il primo trailer del film!

Era passato così tanto tempo dall’ultimo aggiornamento sul reboot di Red Sonja che molti fan avevano perso le speranze di vedere il film, ma a marzo abbiamo saputo che il progetto aveva trovato un distributore statunitense nella Samuel Goldwyn Films e ora è stato finalmente pubblicato il primo trailer ufficiale. Il teaser mostra la She-Devil with a Sword (la star di Revenge, Matilda Lutz) catturata dallo spietato Dragan (Robert Sheehan) e costretta a combattere in un’arena in stile gladiatorio.

Sonja riesce a fuggire e si unisce a un gruppo di compagni guerrieri per vendicarsi di Dragan e di sua moglie, Dark Annisia (Wallis Day). Il film sembra ricco di scene d’azione sanguinose, creature fantastiche (realizzate con effetti speciali sorprendentemente ben fatti) e persino il famigerato bikini di maglia metallica di Sonja fa la sua comparsa, anche se non indossato da lei.

La sinossi ufficiale recita: “Catturata. Incatenata. Costretta a lottare per sopravvivere. Red Sonja deve farsi strada combattendo attraverso le fosse insanguinate dell’impero di un tiranno e radunare un esercito di emarginati per riconquistare la sua libertà e sconfiggere Dragan e la sua spietata sposa, Dark Annisia”. Il film ha inoltre ricevuto una classificazione R per “violenza forte e sanguinosa”.

È stato inoltre rilasciato anche un primo poster ufficiale, che si può vedere nel post qui sotto:

Quando vedremo Red Sonja?

Dopo oltre un decennio di tentativi di portare avanti il progetto con diversi scrittori e registi in varie fasi, Millennium è finalmente riuscita a mettere in produzione il suo reboot di Red Sonja nel 2022, con il regista di Solomon Kane, M.J. Bassett al timone e Lutz che prende il posto dell’attrice di Ant-Man and the Wasp e Thunderbolts* Hannah John Kamen nel ruolo della temibile guerriera del titolo.

Il primo trailer è stato proiettato per i presenti al San Diego Comic-Con lo scorso anno, ma ad oggi non abbiamo ancora visto alcun filmato ufficiale. Speriamo che questa nuova foto BTS sia il segnale che a breve potranno esserci aggiornamenti sul film, come un primo teaser. Parlando del film a Collider lo scorso anno, il produttore Les Weldon ha promesso che “i fan potranno vederlo presto”.

Abbiamo appena finito il montaggio. Il film è molto radicato e molto reale, se vogliamo, ma ci sono un paio di sequenze in cui dobbiamo mettere a punto la CGI in modo che non si guardi e si dica: ‘Oh, quella creatura non c’era proprio’”. Abbiamo quindi terminato il film e siamo pronti a passare alla fase successiva di post-produzione”.

Nel corso di un’intervista del 2022, invece, Bassett ha rivelato di aver deciso di modificare un aspetto chiave della storia di Sonja: il suo brutale stupro da parte dei nemici predoni. “Non mi interessano le donne di fantasia che usano [lo stupro] come motore di motivazione”, ha detto. “Non è una motivazione forte. È solo un essere umano nel mondo della femminilità”.

Insieme a Lutz nel cast troviamo anche Robert Sheehan (The Umbrella Academy), Wallis Day (Krypton), Michael Bisping (xXx: Return of Xander Cage), Martyn Ford (F9: The Fast Saga), Eliza Matengu (Thor: Love and Thunder), Manal El-Feitury (Code Red) e Katrina Durden (Doctor Strange).

Arctic: la storia vera dietro il film

Arctic: la storia vera dietro il film

Arctic, del 2018, è un intenso film di sopravvivenza diretto da Joe Penna e interpretato da un magistrale Mads Mikkelsen, unico protagonista in scena per gran parte della pellicola. Il film racconta la storia di un uomo disperso nell’Artico dopo un incidente aereo, costretto a sfidare le condizioni estreme del gelo polare per tentare di salvarsi e salvare una giovane donna ferita. In un’ambientazione spoglia e inospitale, il film costruisce la sua tensione attraverso il silenzio, la fatica, e la lotta quotidiana per la sopravvivenza. È un racconto asciutto, essenziale, quasi privo di dialoghi, che lascia spazio solo all’istinto e all’umanità.

Il film si inserisce a pieno titolo nel genere del “survival movie”, accanto a titoli come The Revenant con Leonardo DiCaprio, All Is Lost con Robert Redford, o 127 ore con James Franco. A differenza di molti di questi film, però, Arctic rinuncia al flashback e al melodramma, scegliendo una narrazione lineare, cruda e quasi documentaristica. La regia, fredda e rigorosa, accompagna lo spettatore nell’isolamento assoluto del protagonista, sottolineando quanto ogni piccola scelta possa fare la differenza tra la vita e la morte. Il minimalismo della messa in scena è controbilanciato dalla performance fisica e carismatica di Mikkelsen, vero cuore del film.

Proprio per il suo stile asciutto e realistico, Arctic ha spinto molti spettatori a chiedersi se la storia raccontata sia ispirata a eventi realmente accaduti. Il film, infatti, evita ogni concessione all’eroismo spettacolare, privilegiando la verosimiglianza e la tensione drammatica quotidiana. Nel prosieguo dell’articolo, risponderemo proprio a questa domanda: quella di Overgård è una storia vera? E se no, a quali fatti o immaginari collettivi si ispira? E, in generale, quanto è plausibile ciò che vediamo nel film?

Arctic cast

La trama di Arctic

Protagonista della vicenda è l’uomo noto come Overgård, del quale non vengono forniti dettagli su chi sia o come sia arrivato dove si trovi. Egli è infatti bloccato nel circolo polare artico, in attesa di soccorsi che potrebbero non arrivare mai. Nel frattempo, la sua routine quotidiana consiste nel controllare le lenze da pesca, mappare l’ambiente circostante e far funzionare un segnale di soccorso alimentato da una dinamo a manovella. Il più delle volte è inoltre costretto a doversi confrontare con la durezza dell’ambiente circostante, in particolare proteggendosi dagli attacchi di orsi polari in cerca di cibo.

La sua sorte sembra cambiare nel momento in cui un elicottero riceve la sua richiesta di soccorso. Nell’atterraggio, però, il velivolo si schianta uccidendo il pilota e ferendo gravemente l’altra passeggera. Overgård si prende cura di questa portandola nel suo rifugio, cercando di medicarle la ferita. Il fatto di parlare lingue diverse, inoltre, non aiuta a risolvere la situazione. Entrato in possesso di una mappa, questa rivela all’uomo la presenza di un altro rifugio non molto distante. Arrivare lì e cercare ulteriore soccorso sarà dunque la sola possibilità per entrambi di avere salva la vita. Per riuscirci, però, dovranno affrontare numerosi pericoli lungo il percorso.

La storia vera dietro il film

Nonostante il suo stile realistico e il tono asciutto, la storia raccontata in Arctic non è tratta da eventi realmente accaduti. Il film, scritto da Joe Penna e Ryan Morrison, è una sceneggiatura originale che nasce dall’intento di raccontare una vicenda di sopravvivenza essenziale, quasi archetipica, in un contesto estremo. L’ambientazione glaciale, l’assenza quasi totale di dialoghi e la lotta contro la natura riportano immediatamente a una dimensione universale, in cui l’eroe non ha nome né passato esplicito: è un simbolo della resilienza umana, più che un ritratto biografico.

Arctic film

Detto questo, esistono numerose storie vere che richiamano per intensità e contesto quella narrata in Arctic. Una delle più celebri è la vicenda di Leonid Rogozov, medico sovietico che nel 1961, durante una spedizione in Antartide, fu costretto ad auto-operarsi per un’appendicite in condizioni estreme. Oppure il caso del pilota di aerei Art Scholl, scomparso durante un volo di addestramento in condizioni proibitive, anche se meno noto. Più in linea con il film è la tragica spedizione di Franklin nel XIX secolo, in cui due navi inglesi scomparvero tra i ghiacci canadesi e i superstiti tentarono disperatamente di salvarsi a piedi.

Infine, la vera fonte d’ispirazione di Arctic sembra essere l’immaginario collettivo del “sopravvivere all’inospitale”, alimentato da cronache di naufragi, incidenti aerei in territori remoti e racconti di isolamento estremo. L’Artico, come luogo reale e mitico, incarna perfettamente questa idea: è una soglia tra il mondo e il nulla, tra la vita e la sua assenza. Arctic si inserisce dunque in questa tradizione, non per documentare un fatto preciso, ma per evocare una condizione umana senza tempo: quella di chi, da solo, deve scegliere ogni giorno di resistere.

Il nucleo della storia che volevamo raccontare è rimasto lo stesso nel corso delle riscritture, e può essere ambientato ovunque, nell’Artico o in un deserto. Basta cambiare le meccaniche delle sue sfide, tutto qui”, ha detto Penna nel corso di un’intervista. Penna ha quindi spiegato che il film approfondisce la natura della psiche umana. La narrazione non fornisce alcun retroscena ai suoi personaggi, aggiungendo valore al tema universale della storia e consentendo un’esplorazione approfondita dell’umanità.

Mads Mikkelsen in Arctic

Nonostante sia un’opera di finzione, Arctic è però sorprendentemente realistico nella rappresentazione delle tecniche di sopravvivenza in condizioni di questo genere. Secondo esperti del settore, il protagonista compie infatti scelte credibili e fondate: si ripara all’interno del relitto dell’aereo, raziona con attenzione le scorte di cibo, stabilisce segnali visibili per eventuali soccorritori e tenta la traversata solo quando le condizioni lo impongono. Anche l’uso del rampino per la pesca, la costruzione di una slitta e la gestione della ferita della donna ferita sono azioni coerenti con le conoscenze basilari di sopravvivenza polare.

Naturalmente, sono presenti alcune “concessioni cinematografiche”. La resistenza fisica del protagonista è leggermente idealizzata, soprattutto nel mantenere lucidità e forze per giorni interi sotto temperature estreme. A parte questo, Arctic evita gli eccessi spettacolari tipici di molti survival movie, scegliendo una rappresentazione sobria, priva di eroismi forzati. Questo approccio ha reso il film credibile anche per esperti di spedizioni e ambienti estremi, che lo hanno elogiato come uno dei film più accurati del genere. La coerenza con la realtà non è totale, ma altamente plausibile.

Match Point: la spiegazione del finale del film di Woody Allen

Match Point: la spiegazione del finale del film di Woody Allen

Match Point rappresenta una delle svolte più significative nella carriera di Woody Allen, segnando un momentaneo allontanamento dalle ambientazioni newyorkesi che da sempre caratterizzavano il suo cinema. Ambientato nella Londra dell’alta borghesia, il film adotta un tono cupo e drammatico, esplorando temi come il caso, la fortuna, la colpa, l’ambizione e la morale con una freddezza inedita rispetto alla vena più ironica e intellettuale dei suoi lavori precedenti. Allen abbandona la narrazione autobiografica e il personaggio nevrotico che lo ha spesso rappresentato, per concentrarsi su una storia tragica e crudele in cui la sorte si sostituisce alla giustizia.

Dal punto di vista stilistico e tematico, Match Point si configura dunque come un thriller esistenziale che guarda esplicitamente alla narrativa di Fedor Dostoevskij, in particolare a Delitto e castigo, ma anche al cinema di Ingmar Bergman e all’estetica del noir. Gli elementi di novità sono molteplici: la regia più sobria e controllata, l’assenza di umorismo, una fotografia elegante ma priva di calore, e un protagonista — interpretato da Jonathan Rhys Meyers — cinico e calcolatore, lontanissimo dagli antieroi romantici alleniani. Il successo fu immediato: questo divenno uno dei film più apprezzati di Allen dai tempi di Crimini e Misfatti (1989), ricevendo anche una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Proprio la freddezza della narrazione e l’ambiguità morale dei personaggi hanno spinto molti spettatori a interrogarsi sul senso profondo del film, e in particolare sul suo finale scioccante. Nel prosieguo dell’articolo, analizzeremo gli ultimi snodi della trama, i simboli ricorrenti e il significato della “punto decisivo” evocato nel titolo, cercando di comprendere cosa Match Point abbia davvero da dire sul ruolo del caso nella vita umana e sull’illusione della giustizia.

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Match Point trama

La trama di Match Point

Protagonista della vicenda è il giovane e affascinante Chris Wilton, insegnante di tennis convinto che la fortuna sia il vero valore da perseguire. Sul campo da gioco fa la conoscenza di Tom, appartenente alla nobile famiglia degli Hewett. Data la loro comune passione per la lirica, Tom decide di introdurre Chris ai suoi genitori e alla sorella Chloe. È proprio con quest’ultima che il giovane intreccia una relazione sentimentale, benvista dai parenti. Sotto la loro protezione, Chris intraprende quindi una vita borghese fatta di lussi e successi lavorativi.

L’equilibrio si spezza però nel momento in cui egli fa la conoscenza di Nola Rice, giovane ed attraente attrice americana. Sfortunatamente per lui, la donna è la fidanzata di Tom. Egli cercherà allora di allontanare ogni desiderio per lei, ma il destino non lo aiuterà. Tempo dopo, ormai sposato con Chloe, per la quale tuttavia non prova veri sentimenti, Chris rincontra Nola. Questa gli confessa di non essere più legata a Tom, e tra i due inizia una torbida e segreta relazione. La vita di Chris comincia però a sgretolarsi, diviso tra la paura di essere scoperto e la necessità di mantenere il suo status.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Match Point, la tensione accumulata esplode con lucida crudeltà. Chris si trova ad un punto di non ritorno: Nola è rimasta incinta e minaccia di rivelare tutto a sua moglie, scombinando l’equilibrio sociale e materiale che Chris ha faticosamente conquistato. Incapace di affrontare le conseguenze delle sue azioni e deciso a non rinunciare alla sicurezza offerta dal matrimonio, Chris architetta un piano brutale: uccide la vicina di casa di Nola per simulare una rapina, e poi uccide la stessa Nola, facendo sembrare il tutto un caso collaterale.

Il crimine sembra perfetto: Chris elimina ogni traccia, gestisce con sangue freddo le indagini e riesce a mantenere una facciata di normalità. Chris tenta poi di disfarsi dei gioielli della signora Eastby gettandoli nel Tamigi, ma un anello rimbalza sulla balaustra e, senza che lui se ne accorga, come in uno sfortunato colpo del tennis che sbatte sul nastro e torna indietro, ricade sul marciapiede. Nonostante il presentimento del detective Mike Banner, che ricostruisce alla perfezione l’accaduto, le accuse dell’omicidio ricadono su uno spacciatore, trovato morto per strada con l’anello della signora Eastby in tasca.

Jonathan Rhys Meyers in Match Point

Il rimbalzo dell’anello sulla balaustra, apparentemente sfavorevole a Chris, ne ha invece favorito di fatto l’impunità. Il film si chiude così con una scena apparentemente tranquilla: Chris è con la moglie e la sua famiglia, il loro figlio è nato, e tutto sembra tornato alla normalità. Ma lo spettatore sa che la serenità è stata costruita sul sangue e sull’inganno. Il film si chiude poi con un’inquadratura sullo sguardo di Chris, perso nel vuoto e senza espressione, conscio del fatto che la sua vita non sarà mai più come prima.

Il finale di Match Point è volutamente disturbante perché sovverte le attese morali dello spettatore: il colpevole non solo non viene punito, ma viene “premiato” con la stabilità familiare e sociale che desiderava. Allen costruisce un universo narrativo in cui la fortuna ha più peso della giustizia, e il crimine può restare impunito se sorretto da circostanze favorevoli. Il titolo stesso, “Match Point”, richiama non solo il tennis ma il momento in cui una decisione può far pendere l’esito in un senso o nell’altro: il caso, non la morale, è l’arbitro finale.

Allen riprende qui una delle sue ossessioni centrali, già presente nel già citato Crimini e Misfatti: l’idea che l’universo sia amorale, privo di un ordine superiore che premi i giusti e punisca i colpevoli. In un mondo retto dal caso, l’etica diventa una costruzione fragile e soggettiva. Chris non è semplicemente un villain, ma un uomo che ha scelto la via della sopravvivenza sociale e del successo personale, sacrificando tutto ciò che era fragile, vero o scomodo. L’assassinio, per quanto orrendo, viene reso possibile e accettabile dal contesto che lo protegge.

Il film, dunque, non racconta solo un delitto, ma un’intera visione del mondo: un universo in cui contano le opportunità, la dissimulazione e la fortuna. Chris è il vincitore non perché è intelligente o meritevole, ma perché l’anello — simbolo del caso — cade dalla parte “giusta”. Allen ci lascia con una domanda amara e inquietante: quante volte nella vita reale i colpevoli escono impuniti solo perché il destino, o la casualità, hanno fatto loro un favore? La sua risposta è implicita e spietata: spesso. E non c’è lezione morale da trarre, se non quella che il caso governa più di quanto vorremmo ammettere.

Una ragazza e il suo sogno: dal cast alle canzoni, tutte le curiosità sul film

Una ragazza e il suo sogno (il cui titolo originale è What a Girl Wants), uscito nel 2003 e diretto da Dennie Gordon, è una commedia romantica per famiglie che mescola il tono brillante del teen movie con l’eleganza del racconto fiabesco moderno. Protagonista è la giovane Amanda Bynes nei panni di Daphne, un’adolescente americana che decide di volare a Londra per incontrare il padre che non ha mai conosciuto, scoprendo che si tratta di un aristocratico britannico. Il film sviluppa il classico tema dello scontro culturale tra mondi opposti — la spontaneità americana e il rigore inglese — dando vita a una narrazione leggera, romantica e piena di momenti divertenti.

Il film si inserisce perfettamente nel solco delle commedie per ragazzi dei primi anni 2000, rivolgendosi a un pubblico giovane ma capace di coinvolgere anche spettatori adulti grazie al tono scanzonato e alla presenza di attori noti. A contribuire al successo del film furono soprattutto la performance brillante di Amanda Bynes, già allora un volto molto amato dal pubblico teen, e quella ironicamente misurata di Colin Firth, reduce da ruoli iconici in film come Il diario di Bridget Jones. La somiglianza con apprezzati titoli come Il diario di una principessa Un principe tutto mio ha contribuito al successo del film.

La pellicola ha poi ottenuto un buon riscontro al botteghino ed è tuttora ricordata con affetto dai fan del genere. Nel prosieguo dell’articolo, scopriremo alcune delle principali curiosità legate al film, dagli attori che compongono il cast, passando per le canzoni della colonna sonora e fino alle differenze tra il film e l’opera teatrale da cui è tratto. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Colin Firth e Amanda Bynes in Una ragazza e il suo sogno
Colin Firth e Amanda Bynes in Una ragazza e il suo sogno. Foto di © 2003 Warner Bros. All Rights Reserved

La trama di Una ragazza e il suo sogno

Il film racconta la storia di Daphne, una diciassettenne di New York, che non ha mai conosciuto suo padre. Un giorno decide però di salire su un aereo, decisa a coronare il uso sogno: andare a Londra così da incontrarlo e a conoscerlo. Durante il volo la ragazza conosce un giovane musicista, Ian, dal quale apprende che suo padre è candidato come Primo Ministro ed è prossimo alle nozze. Henry, infatti, è il rampollo di una nobile famiglia, che aveva conosciuto Libbie, la madre di Daphne, in un viaggio in Marocco. I due si erano innamorati, ma a causa della loro diversa condizione socio-economca, vengono costretti a separarsi.

Quando Daphne giunge a Londra irrompe quindi nella vita del padre, sconvolgendola con il suo energico modo di fare e le sue abitudini, così lontane da quelle dell’aristocrazia inglese. L’unica che sembra accoglierla bene è sua nonna Jocely, la madre di Henry, al contrario di Glynnis, la promessa sposa del padre, e sua figlia Clarissa. Nonostante la sua grande capacità nel mettersi nei guai, Henry non è irritato dal comportamento di Daphne, fino a quando non si rende conto che la sua presenza potrebbe andare a ledere le prossime elezioni.

Il cast del film

Il cast di Una ragazza e il suo sogno è guidato da Amanda Bynes, che interpreta la protagonista Daphne Reynolds, un’adolescente americana piena di energia e spontaneità. Già star della TV per ragazzi grazie a The Amanda Show, Bynes ha dovuto imparare rapidamente alcune espressioni britanniche per rendere più credibile il contrasto culturale. Accanto a lei troviamo Colin Firth nel ruolo di Henry Dashwood, il padre aristocratico che scopre tardi di avere una figlia. Il ruolo, insieme ad altri simili in quel periodo, fu una parentesi più leggera nella sua carriera, e l’attore ha raccontato in interviste di essersi divertito particolarmente durante le riprese.

Tra i protagonisti troviamo poi Kelly Preston (compianta moglie di John Travolta) nel ruolo di Libby, la madre di Daphne, e Anna Chancellor nei panni della fredda e ambiziosa Glynnis, che tenta di ostacolare il ricongiungimento familiare. Completano il cast Oliver James nel ruolo di Ian Wallace, interesse amoroso di Daphne, Anna Chancellor in quello di Glynnis Payne, madre di Henry, Christina Cole in quello di Clarissa e Jonathan Pryce nel ruolo di Alistair Payne, subdolo consigliere di Henry. Il mix tra attori britannici di scuola classica e talenti americani giovani contribuisce all’efficacia del tono ironico e sentimentale del film.

Kelly Preston, Amanda Bynes e Anna Chancellor in Una ragazza e il suo sogno
Kelly Preston, Amanda Bynes e Anna Chancellor in Una ragazza e il suo sogno. Foto di © 2003 Warner Bros. All Rights Reserved

Le canzoni della colonna sonora del film

La colonna sonora di Una ragazza e il suo sogno accompagna perfettamente il tono vivace, romantico e giovanile del film, con brani pop-rock che riflettono l’animo libero e ribelle della protagonista. Accanto alle musiche originali di Rupert Gregson-Williams, troviamo dunque una selezione di canzoni che copre diversi stili e atmosfere. Il film si apre con brani pop-rock brillanti come “Who Invited You” delle Donnas e “London Calling” dei The Clash, che segnano il tono ribelle della protagonista e il suo arrivo nella rigida società inglese.

Non mancano sonorità più sensuali ed energiche, come “What’s Your Flava?” di Craig David e “Kiss Kiss” di Holly Valance, né il pop-rock acceso di “Hey Baby” dei No Doubt. Le emozioni più intime sono affidate a canzoni come “Half-Life” di Duncan Sheik, “Ride of Your Life” di John Gregory e “Out of Place” di Gavin Thorpe, insieme ai brani interpretati da Kelly Preston e Oliver James. Tutte le scelte musicali risultano così coerenti e ben inserite nel racconto, sostenendo efficacemente sia i momenti comici che quelli più riflessivi.

Le differenze tra il film e l’opera teatrale da cui è tratto

Come anticipato, Una ragazza e il suo sogno è una rivisitazione moderna e americana della commedia teatrale The Reluctant Debutante di William Douglas-Home, già portata al cinema nel 1958 con il titolo Come sposare una figlia. Rispetto all’originale, il film del 2003 ribalta però il punto di vista, concentrandosi sulla figura della figlia adolescente anziché sui genitori, e sposta l’ambientazione nella contemporaneità, inserendo elementi giovanili e romantici più marcati. Se l’opera teatrale e il film classico puntavano sulla satira sociale dell’alta borghesia inglese, la versione moderna privilegia invece il confronto culturale tra spontaneità americana e rigidezza aristocratica, accentuando il tono da favola moderna.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Una ragazza e il suo sogno grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 9 luglio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Dune – Parte Tre: al via le riprese del film!

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Dune – Parte Tre: al via le riprese del film!

Denis Villeneuve ha svelato una prima immagine relativa a Dune – Parte Tre per annunciare ufficialmente l’inizio delle riprese. Dopo il successo di critica e pubblico ottenuto con il suo adattamento in due parti del romanzo di Frank Herbert del 1965, Dune, il visionario regista sta ora adattando Messia di Dune, il secondo romanzo della serie, che continua la storia di Paul Atreides (Timothée Chalamet).

Il cast di Dune – Parte Tre vede anche il ritorno di Zendaya nel ruolo di Chani, Florence Pugh nel ruolo della principessa Irulan e Jason Momoa nel ruolo di Duncan Idaho. Sono stati ufficialmente aggiunti due nuovi membri al cast: Nakoa-Wolf Momoa nel ruolo di Leto II Atreides e Ida Brooke nel ruolo di Ghanima Atreides. Secondo alcune indiscrezioni, Robert Pattinson sarebbe in trattative per il ruolo del cattivo Scytale.

Tornando alla post condivisa, sui social l’account ufficiale di Dune ha dunque condiviso un post in cui si annuncia l’inizio della produzione, riportando una foto del deserto di Arrakis, scattata dallo stesso Villeneuve, e una citazione da Messia di Dune: “… in un viaggio in quella terra dove camminiamo senza lasciare impronte”. Qui di seguito, il post condiviso:

L’inizio della produzione di Dune: Parte Tre significa che tutto sta procedendo secondo i piani, dato che le riprese eranno annunciate per l’estate del 2025. Se dureranno circa cinque mesi, come è successo per Dune – Parte Due, dovrebbero terminare intorno a novembre e non dovrebbero esserci problemi a rispettare la data di uscita prevista un anno dopo, nel dicembre 2026.

La citazione “un viaggio in quella terra dove camminiamo senza lasciare impronte” è tratta dal libro Messia di Dune ed è usata per descrivere la trasformazione spirituale di Paul Atreides e la sua ascesa a uno stato quasi profetico. Significa uno stato al di là della presenza fisica, dove le azioni e l’influenza di una persona trascendono i limiti del mondo materiale e non lasciano tracce fisiche riconoscibili.

La foto di Arrakis è stata probabilmente scattata da Villeneuve nel deserto del Wadi Rum in Giordania o nell’oasi di Liwa ad Abu Dhabi, dove sono state girate le scene desertiche di Dune – Parte Due. Secondo alcune fonti, le riprese di Dune – Parte Tre sarebbero in realtà iniziate pochi giorni fa presso gli Origo Film Studios di Budapest.

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Cosa aspettarsi da Dune – Parte Tre

In precedenza, parlando con la rivista Time, Villeneuve ha confermato che Dune 3 sarà basato sul secondo romanzo della serie di Frank Herbert, “Messia di Dune“. Il regista ha diviso il primo romanzo in due metà per adattarlo in due film. Ma il terzo film coprirà Messia di Dune nella sua interezza.

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

In Dune – Parte Tre, tratto dal romanzo Messia di Dune di Frank Herbert, possiamo aspettarci una narrazione molto più intima e politica rispetto all’epica espansiva di Parte Due. Dopo aver conquistato Arrakis e assunto il ruolo di Imperatore, Paul Atreides dovrà affrontare le conseguenze del jihad scatenato in suo nome e il peso del potere assoluto. Il film esplorerà la disillusione di Paul, i suoi dubbi morali e le macchinazioni di chi vuole distruggerlo dall’interno. La storia si muoverà dunque tra intrighi religiosi, crisi identitarie e visioni profetiche, aprendo un nuovo capitolo più cupo e riflessivo nell’universo di Dune.

Leggi anche tutti gli approfondimenti sul secondo capitolo:

Una notte al museo: in arrivo un reboot!

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Una notte al museo: in arrivo un reboot!

La 20th Century Studios sta ufficialmente lavorando a un reboot di Una notte al museo, con la 21 Laps Entertainment che ha ingaggiato Tripper Clancy per scrivere la sceneggiatura. Tra i precedenti lavori di Clancy come sceneggiatore figurano “Stuber – Autista d’assalto”, la serie “I Am Not Okay With This”, “Die Hart” e “Die Hart 2: Die Harter”. Al momento, come riportato da Variety, i dettagli della trama sono ancora segreti, ma si dice che il film racconterà una nuova storia ambientata nel museo con nuovi personaggi.

Nessuna notizia, per ora, su chi dirigerà il film, né sugli attori che potrebbero far parte del progetto. Tuttavia, se la 20th Century Studios deciderà di procedere spedita con il progetto, è possibile che il processo di casting non si farà attendere troppo. Al momento, oltre a quello di Clancy, gli unici altri nomi legati al reboot sono quelli di Shawn Levy (già regista dei primi tre film) e Dan Levine sono i produttori per la 21 Laps, mentre Emily Morris supervisiona il progetto per conto della società.

Di cosa parla Una notte al museo?

La serie Una notte al museo, iniziata nel 2006 con il film omonimo, ha dato vita a tre sequel: “Una notte al museo 2 – La fuga” (2009), “Una notte al museo 3 – Il segreto del faraone” (2014) e il film d’animazione “Una notte al museo 4: La vendetta di Kahmunrah” (2022). Ben Stiller ha recitato nei primi tre film nel ruolo di Larry Daley, guardia notturna del museo, che scopre che i reperti storici del suo posto di lavoro prendono vita durante la notte. Nel corso della trilogia hanno recitato anche Robin Williams, Owen Wilson, Ricky Gervais, Mickey Rooney, Brad Garrett, Dick Van Dyke e Rami Malek.

La trilogia di Una notte al museo ha conquistato un’enorme popolarità fin dal primo capitolo, uscito nel 2006, grazie al suo mix di comicità, avventura e magia. La saga ha saputo intrattenere sia adulti che bambini, trasformando l’ambiente museale in un luogo di meraviglia e azione. Il successo al botteghino e l’affetto del pubblico hanno reso i tre film dei veri e propri classici del cinema family degli anni 2000. Non sorprende dunque che si voglia ora in qualche modo rilanciare quella storia, aggiornandola per una nuova generazione di spettatori.

The Gringo Hunters: la storia vera dietro la serie Netflix

The Gringo Hunters: la storia vera dietro la serie Netflix

Da oltre vent’anni, una squadra speciale di agenti di polizia messicani opera in silenzio lungo il confine settentrionale per rintracciare e deportare i fuggitivi stranieri che attraversano il Messico per sfuggire alle accuse penali nei loro paesi d’origine. Conosciuta ufficiosamente come The Gringo Hunters, la squadra opera da Tijuana ed è specializzata nel localizzare e rimuovere questi fuggitivi, per lo più americani, che entrano in Messico nella speranza di sfuggire al sistema giudiziario statunitense. Ufficialmente, si chiama Unità di collegamento internazionale della polizia dello Stato della Bassa California.

Le loro operazioni reali hanno ora ispirato la nuova serie Netflix, The Gringo Hunters (Los Gringo Hunters), sulla piattaforma dal 9 luglio. Il dramma è basato su un articolo del Washington Post del 2022 che offriva uno sguardo più articolato su come l’unità rintraccia, arresta e espelle i fuggitivi con rapidità e discrezione. Si tratta dunque di una storia che merita indubbiamente un maggior approfondimento, al fine di comprendere meglio il contesto in cui tali dinamiche avvengono e le dinamiche con cui si svolgono.

Un’unità di cui pochi al di fuori del Messico avevano mai sentito parlare

Sin dalla sua fondazione nel 2002, l’unità ha espulso ad oggi più di 1.600 fuggitivi, per lo più uomini americani ricercati per reati gravi come omicidio, rapimento, reati sessuali e traffico di droga. In media effettuano circa 13 arresti al mese e tra i catturati ci sono fuggitivi presenti nella lista dei dieci ricercati dall’FBI, serial killer e miliardari accusati di frode finanziaria. Per portare avanti le loro operazioni, i cacciatori di gringos lavorano in borghese, guidano veicoli senza contrassegni e si affidano alle informazioni fornite da agenzie statunitensi come l’FBI, il Dipartimento della Sicurezza Interna e gli U.S. Marshals.

The Gringo Hunters serie Netflix
Foto cortesia di Netflix

Sono addestrati sia sul sistema legale messicano che su quello statunitense e si concentrano esclusivamente su casi di grande impatto. Parte della loro formazione consiste inoltre nell’osservare le persone che si distinguono nelle comunità messicane, un’abilità essenziale quando si cercano sospetti che spesso cercano di mimetizzarsi. Ad esempio, i fuggitivi indossano spesso pantaloncini e infradito più dei locali e parlano poco spagnolo. Gli agenti prestano attenzione anche a comportamenti irregolari e caratteristiche fisiche come tatuaggi o cicatrici documentati nelle banche dati criminali statunitensi.

Invece di seguire lunghe procedure di estradizione, l’unità utilizza le violazioni delle leggi sull’immigrazione per espellere rapidamente i sospetti. La maggior parte degli arresti viene completata in poche ore. Poiché gli agenti statunitensi non possono operare in modo indipendente in Messico, si affidano dunque alla polizia messicana per effettuare gli arresti. Non si tratta quindi di un’estradizione formale, che richiede un processo giudiziario. Tecnicamente, i fuggitivi vengono espulsi per aver violato la legge messicana sull’immigrazione.

Il caso che ha rivelato l’unità al mondo

Fino al 2022, l’unità era in gran parte sconosciuta al di fuori degli ambienti delle forze dell’ordine. La situazione è però cambiata quando Kevin Sieff, corrispondente investigativo internazionale del Washington Post, si è unito alla squadra mentre si preparava ad arrestare Damion Salinas, un americano di 21 anni accusato di omicidio in California. L’articolo di Sieff descrive in dettaglio come gli agenti hanno rintracciato Salinas a Ensenada, confermato la sua identità e coordinato l’operazione con i Marshals statunitensi.

Harold Torres in The Gringo Hunters
Harold Torres in The Gringo Hunters. Foto cortesia di Netflix

L’arresto è avvenuto sul ciglio della strada ed è durato in tutto pochi secondi. Salinas è poi stato espulso quasi immediatamente. L’articolo ha dunque offerto una rara panoramica sulle tattiche quotidiane dell’unità e sul suo approccio discreto. Con l’articolo di Sieff, l’unità The Gringo Hunters ha dunque guadagnato maggiore popolarità, cosa che non necessariamente è un bene per loro, intenzionati ad operare senza destare sospetti. Ad ogni modo, la notorietà di cui sono stati investiti li ha portati ad essere oggi oggetto della serie TV disponibile su Netflix.

La silenziosa riscrittura di una narrazione di confine

Il soprannome dell’unità, The Gringo Hunters, è emerso informalmente tra la popolazione locale come abbreviazione della loro missione: trovare e arrestare i fuggitivi stranieri che credono che attraversare il confine con il Messico li metta al riparo dalla giustizia. Anche se la squadra non ha adottato ufficialmente questo nome, esso riflette un ribaltamento della tradizionale narrazione di confine. Invece dei messicani che fuggono verso nord, sono gli americani a nascondersi a sud del confine e ad essere rintracciati dalle forze dell’ordine messicane.

L serie Netflix The Gringo Hunters drammatizza ovviamente molto la loro storia e non si basi direttamente su precisi eventi. Piuttosto, si è voluto ricostruire il contesto in cui operano e le sfide con cui si trovano a confrontarsi quotidianamente. Ancora oggi,  i veri agenti operano in modo silenzioso ed efficiente. Arrestano i fuggitivi e li riportano rapidamente davanti alla giustizia, spesso senza l’attenzione del pubblico o clamore. Il loro lavoro richiede dunque grande pazienza, precisione e stretta collaborazione con le forze dell’ordine statunitensi.

Perché in The Sandman Delizia si è trasformata Delirio? Ecco la spiegazione

La seconda stagione della serie Netflix The Sandman amplia la famiglia degli Eterni introducendo gli altri fratelli. Il più importante di loro è Delirio, la più giovane, che svolge un ruolo fondamentale nel destino di Sogno. In una delle conversazioni, viene rivelato che Delirio era Delizia, ma alcune circostanze l’hanno portata a cambiare. La serie non rivela mai com’era quando era Delizia, ma solleva la questione della sua trasformazione. SPOILER IN ARRIVO.

La trasformazione di Delizia rimane un grande mistero nell’universo di Sandman

La vastità dell’universo di “The Sandman” significa che ci sono molte informazioni su molti personaggi, ma alcune cose non vengono mai realmente risolte. Il cambiamento di Delizia in Delirio è una di queste. Per cominciare, è chiaro che questo cambiamento è avvenuto molto tempo fa. Una delle scene flashback dei fumetti suggerisce che sia avvenuto in epoca preistorica. Ciò significa che, mentre gli eventi di “The Sandman” si svolgono, Delizia è Delirio da molto tempo. Anche nella serie, l’unica volta che la vediamo come Delizia è nel ritratto che Destino usa per convocarla alla riunione di famiglia.

Le prove suggeriscono anche che i suoi fratelli potrebbero non essere realmente consapevoli del motivo di questo cambiamento. Lei lo usa per far notare a Destiny che, anche se lui dovrebbe sapere tutto ciò che accadrà nella storia dell’universo, ci sono percorsi al di fuori del suo giardino di cui non è a conoscenza e ci sono cose che non sono scritte nel suo libro. Ciò significa che, sebbene i suoi fratelli abbiano assistito alla sua trasformazione, potrebbero non essere realmente consapevoli della sua causa.

Sebbene né i fumetti né la serie rivelino cosa sia successo a Delizia per trasformarla in Delirio, i fan hanno raccolto alcuni indizi disseminati finora. Ad esempio, a un certo punto, Delirio rivela che stava per sposarsi, ma che il matrimonio non è mai stato celebrato. Potrebbe essere stato questo l’evento che ha causato il suo cambiamento, o forse la rottura è stata una conseguenza del suo cambiamento piuttosto che la causa? Ci sono anche teorie secondo cui sarebbe sopravvissuta a una violenza sessuale, ma non c’è nulla che provi che abbia subito un trauma del genere. Esiste invece una teoria molto diversa, secondo cui la trasformazione di Delirium non è ancora completa.

Delirio è destinata a trasformarsi in qualcos’altro

Parlando del cambiamento di Delizia in Delirio, il creatore di “The SandmanNeil Gaiman ha detto una volta che il personaggio doveva essere sempre in uno stato di cambiamento. Questo significa che il suo cambiamento da Delizia a Delirio non è permanente, ma una fase che alla fine lascerà spazio a qualcosa di diverso. Non viene rivelato in cosa si trasformerà esattamente, ma l’autore ha lasciato alcuni indizi su questo imminente stato di cose nei fumetti. In “Brief Lives”, quando Delirio e Sogno finalmente trovano Distruzione, che si è autoesiliato, lui fa una chiacchierata con i suoi fratelli prima di ripartire.

Mentre saluta, dice a Delirio che spera che il suo prossimo cambiamento sia più facile per lei. Questo suggerisce che lei sta ancora cambiando e che potrebbe trasformarsi in qualcos’altro tra un po’. Ma questo non risponde ancora alla domanda su cosa la stia facendo cambiare. Un modo per interpretare questo cambiamento è non vederlo come un degrado, ma come un’evoluzione. Si potrebbe dire che, rispetto alla natura pacifica e ordinata di Delizia, il caos e la turbolenza di Delirio sembrano un passo indietro. Ma non è necessariamente così.

Gli Eterni sono stati creati all’alba dell’universo e ognuno di loro è nato nel momento in cui le cose hanno iniziato a formarsi. Ad esempio, prima che nascesse la prima cosa, Morte era lì ad accoglierla; e prima che il primo essere si svegliasse, Sogno era lì ad accoglierlo nel Reame dei Sogni. Delizia, sebbene sia nato per ultimo, è comunque arrivato più o meno nello stesso momento. Se si confronta questo con la nascita dell’universo, allora bisogna notare che le cose sono passate dall’ordine al caos nel corso del tempo. Una regola generale suggerisce che l’entropia (e in un certo senso il caos) dell’universo è in costante aumento e continuerà ad aumentare fino al punto in cui arriverà un altro cambiamento.

Forse Delizia/Delirio rappresenta questo cambiamento. Lei è destinata a cambiare con l’universo, motivo per cui questa trasformazione è fuori dal suo controllo. Diventa ogni giorno più caotica e ogni volta che cerca di imporsi un po’ di ordine (come costringere i suoi occhi ad avere lo stesso colore), prova un dolore fisico. È destinata a questo caos e quando arriverà il momento in cui l’universo farà il passo successivo, anche lei si evolverà in qualcos’altro.

Dexter: Resurrection – Guida al cast – Tutti i personaggi nuovi e quelli che ritornano

La prossima serie sequel di Dexter, Dexter: Resurrection, vedrà il ritorno di diversi personaggi della serie originale e di New Blood, oltre all’aggiunta di un nuovo personaggio di prim’ordine. Annunciata durante il panel dedicato a Dexter: Original Sin al San Diego Comic-Con 2024, Dexter: Resurrection è la seconda serie sequel del franchise, dopo la controversa conclusione di Dexter (2006-2013) dopo otto stagioni. La serie sarà creata da Clyde Phillips, showrunner di New Blood e Original Sin, e dovrebbe essere distribuita su Paramount+ con Showtime nell’estate del 2025.

La notizia che Uma Thurman si unirà al cast di Dexter: Resurrection è stata diffusa per la prima volta il 21 gennaio 2025 (tramite Deadline). Il personaggio di Charley interpretato dalla Thurman è il primo personaggio completamente nuovo ad essere aggiunto al sequel della serie Dexter del 2025.

Per ora, tuttavia, sono stati confermati solo pochi potenziali personaggi di Dexter: Resurrection. Michael C. Hall è tornato come voce narrante in Dexter: Original Sin, con un cast completamente nuovo che interpreterà molti personaggi familiari. Resurrection riprenderà da dove New Blood era terminato, dopo che Original Sin ha rivelato che Dexter è sopravvissuto al colpo di pistola di Harrison.

Michael C. Hall nei panni di Dexter Morgan

Michael C Hall in Dexter- Resurrection

Attore: Michael C. Hall, 53 anni, è un attore cinematografico e televisivo statunitense originario di Raleigh, nella Carolina del Nord. Famoso soprattutto per la sua acclamata interpretazione del simpatico serial killer Dexter Morgan, che gli è valsa una nomination agli Emmy, Hall ha debuttato in televisione nel 1999 in un episodio della soap opera As the World Turns. È diventato famoso interpretando David Fisher nella serie drammatica della HBO Six Feet Under, acclamata dalla critica e vincitrice di nove Emmy durante le cinque stagioni in cui è andata in onda, dal 2001 al 2005.

Al di fuori dell’universo di Dexter, Hall ha recitato in diversi film come Gamer (2009), Kill Your Darlings (2013), Christine (2016), Game Night (2018) e Lazarus (2018). Tra le sue altre opere televisive degne di nota figurano The Crown (2017), Safe (2018) e The Defeated (2020).

Uma Thurman nel ruolo di Charley

Uma Thurman
Uma Thurman al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Attrice: Uma Thurman, 54 anni, è un’attrice di fama mondiale candidata all’Oscar, originaria di Boston, Massachusetts. Nota soprattutto per i suoi ruoli nei classici film di Quentin Tarantino come Kill Bill: Vol. 1 (2003), Kill Bill: Vol. 2 (2004) e Pulp Fiction (1994), Thurman ha iniziato la sua carriera di attrice nel 1984 come voce di Kushana nel celebre film d’animazione dello Studio Ghibli Nausicaä della Valle del Vento.

Thurman è diventata famosa come attrice di Hollywood grazie alle sue interpretazioni in film come Le relazioni pericolose (1988) e Pulp Fiction (1994), dove ha interpretato l’iconica Mia Wallace. Tra i lavori più recenti di Thurman figurano Red, White & Royal Blue (2023) di Prime Video, Super Pumped (2022) di Showtime e Imposters (2017-2018) di Bravo.

Personaggio: Thurman entrerà a far parte dell’universo di Dexter nei panni di Charley, un ex ufficiale delle forze speciali e capo della sicurezza del miliardario Leon Prater.

James Remar nel ruolo di Harry Morgan

James Remar nel ruolo di Harry Morgan

Attore: James Remar, 71 anni, è un celebre attore di Boston, Massachusetts. Con oltre 180 film e serie televisive al suo attivo, Remar ha debuttato sul grande schermo nel 1978 con On the Yard. Ha recitato in numerosi film di successo negli anni ’80 e ’90, tra cui Cruising (1980) al fianco di Al Pacino, The Cotton Club (1984) con Richard Gere, White Fang (1991) con Ethan Hawke e Miracle on 34th Street (1994).

Remar è apparso anche in diversi film d’azione dei primi anni 2000, come 2 Fast 2 Furious (2003) e Blade: Trinity (2004). Tra i suoi lavori più recenti figurano Transformers One (2024), Megalopolis (2024), Oppenheimer (2023) e City on a Hill (2019).Opere degne di nota:Film/Serie TVPersonaggioDexter (2006-2013)Harry MorganOppenheimer (2023)Henry StimsonCity on a Hill

Personaggio: Remar riprenderà il ruolo che aveva nella serie originale Dexter, quello del fantasma di Harry Morgan, il padre adottivo di Dexter Morgan morto prima degli eventi della serie.

David Zayas nel ruolo di Angel Batista

Attore: David Zayas, 62 anni, è nato a Ponce, in Porto Rico. Con oltre 100 film e serie TV al suo attivo, Zayas ha debuttato nel 1996 in un episodio della serie poliziesca New York Undercover. Zayas è salito alla ribalta a Hollywood dopo aver recitato in due film di successo del 1998, Return to Paradise e Rounders.

Zayas ha continuato a recitare in diversi film dei primi anni 2000, come Washington Heights (2002) e A Gentleman’s Game (2002), prima di ottenere il successo nella celebre serie HBO Oz, interpretando Enrique Morales dal 2000 al 2003. Zayas ha continuato a recitare nei film Michael Clayton (2007), The Expendables (2010) e Annie (2014) e nelle serie TV Gotham (2014-2015), Bloodline (2016-2017), Blue Bloods (2017-2024) e The Bear stagione 3 (2024).

Personaggio: Zayas riprenderà il suo ruolo iconico di Angel Batista in Dexter e Dexter: New Blood.

Jack Alcott nel ruolo di Harrison Morgan

Jack Alcott nel ruolo di Harrison Morgan

Attore: Jack Alcott, 25 anni, è un attore americano di Franklin, Tennessee. Giovane attore emergente, Alcott ha attualmente all’attivo solo pochi film e serie televisive. Dopo aver recitato in una serie di cortometraggi durante gli anni 2010, Alcott ha debuttato in televisione in un episodio di When the Streetlights Go On nel 2017, prima di diventare famoso in un episodio del 2020 di The Blacklist.

Questo ha portato Alcott ad apparire nella miniserie western della Showtime The Good Lord Bird nel 2020 e ad ottenere il ruolo di Harrison Morgan in Dexter: New Blood l’anno successivo. Recentemente ha recitato in un episodio della serie Peacock di Rian Johnson Poker Face (2023) e apparirà nei prossimi progetti Lone Rider e Killing Faith.

Personaggio: Alcott riprenderà il ruolo di Harrison Morgan, figlio di Dexter, in Dexter: Resurrection.

Dove è stato girato Ziam di Netflix?

Dove è stato girato Ziam di Netflix?

Ziam di Netflix è un film horror thailandese che ruota attorno a un’inaspettata epidemia di zombie all’interno di un ospedale, che porta al caos totale tra il personale e i pazienti. La narrazione segue un ex combattente professionista di Muay Thai di nome Singh, che ha deciso di appendere i guantoni al chiodo dopo una carriera di successo. Fino ad ora, la sua vita era piena di combattimenti e competizioni, ma ora vuole condurre una vita tranquilla e serena con l’amore della sua vita, Rin, una dottoressa. I suoi piani per un futuro sereno vengono distrutti quando scoppia un’epidemia di zombie nell’ospedale dove lavora Rin.

Con zombie assetati di sangue che invadono la struttura sanitaria, Singh si assume la responsabilità di salvare la sua ragazza utilizzando la sua esperienza e le sue abilità di combattente. Nel caos, incontra anche un ragazzino di nome Buddy, che protegge dagli attacchi degli zombie. L’istinto di combattimento di Singh, unito al suo coraggio e alla sua grinta, gli permettono di respingere l’orda di zombie, ma per quanto tempo? Diretto da Kulp Kaljareuk, il thriller vede un cast di talento composto da Mark Prin, Nychaa Nuttanicha e Vayla Wanvayla. La tensione atmosferica e la claustrofobia sono mantenute per tutta la narrazione, soprattutto grazie all’ambientazione tetra dell’ospedale dove si svolge la maggior parte della storia.

Le location dove è stato girato Ziam

Secondo quanto riferito, “Ziam” è stato girato in Thailandia, in diversi luoghi che sono stati trasformati per rappresentare in modo realistico l’apocalisse zombie. Sebbene non ci siano informazioni sulle date delle riprese, l’attore protagonista, Mark-Prin Suparat, ha parlato del processo che ha seguito per rendere giustizia al personaggio di Singh. Ha dichiarato: “Ho dovuto mettermi in forma fisicamente.

Mi sono iscritto a un corso di Muay Thai e ci ho trascorso circa quattro o cinque ore al giorno. L’allenamento iniziava con il riscaldamento, il salto con la corda, il pugilato ombra, la pratica delle tecniche con il mio allenatore, l’apprendimento dei contrattacchi e le prove delle coreografie dei combattimenti per il film”.

Thailandia

 

 

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Secondo quanto riportato, l’intero film di arti marziali e zombie è stato girato in Thailandia, dove la troupe ha allestito un campo in uno studio cinematografico dotato di numerosi servizi moderni e di un ampio spazio all’aperto. L’ospedale in cui scoppia l’epidemia di zombie in “Ziam” è un ospedale reale o è stato costruito appositamente in uno studio cinematografico per poter riprendere tutte le complessità legate alle riprese in spazi ristretti. È molto probabile che sia stato utilizzato uno studio cinematografico nella città di Bangkok per dare vita a questo thriller ricco di azione.

Per creare un senso di tensione e orrore, i membri della troupe hanno costruito corridoi e interni angusti, replicando gli ospedali moderni. Questa configurazione ha permesso ai realizzatori di riprendere gli attacchi degli zombie da vicino e di offrire al pubblico un’esperienza coinvolgente. Grazie agli studi e alle strutture all’avanguardia di Bangkok, la città è stata scelta come location per diversi progetti, tra cui “Jurassic World: Rebirth”, “Home Sweet Home: Rebirth”, “Operation Blood Hunt” e “School Tales the Series”.

Perché il nuovo film zombie Netflix si chiama Ziam? la spiegazione del significato del titolo

In Ziam di Netflix, l’umanità è spinta al limite a causa degli effetti del riscaldamento globale. Lo scioglimento delle calotte polari ha liberato nuovi tipi di virus che si sono diffusi tra le creature marine, trasformando le persone che le mangiano in zombie. Il film inizia nel Giorno Zero, quando il virus contagia le persone all’interno di un grande ospedale di Bangkok, in Thailandia. Quando un ex lottatore di Muay Thai si rende conto che sua moglie si trova nello stesso ospedale, combatte contro l’orda di mostri mangia-carne per salvarla. Nel corso di circa novanta minuti, il film offre un’esperienza ricca di azione con situazioni estremamente emozionanti e spaventose, e alla fine il titolo rivela il suo grave significato per la trama. SPOILER IN ARRIVO.

Ziam combina due temi principali del film

Il paese che oggi conosciamo come Thailandia un tempo si chiamava Siam. Questo era il suo nome ufficiale fino al 24 giugno 1939, quando, in un consapevole sforzo di unire il popolo del paese, il nome fu ufficialmente cambiato. Tuttavia, “Siam” è rimasto nel linguaggio locale, come si evince anche dalla premessa del film Netflix. Al posto di Thailandia, per indicare il Paese viene usato Siam, suggerendo che l’impatto devastante del riscaldamento globale ha riportato il Paese e la sua popolazione a un’epoca in cui le cose non erano così stabili come lo sono oggi nel mondo reale.

Il titolo “Ziam” presenta una variazione del nome precedente, in cui la S è sostituita dalla Z, a simboleggiare lo scoppio del virus zombie nel Paese. È stato un modo intelligente per comunicare al pubblico cosa aspettarsi dal film, ma allo stesso tempo allude anche a una svolta più oscura per il Paese e la sua popolazione. Nella scena iniziale del film, ci viene detto che le creature marine sono state le prime ad essere colpite da un misterioso virus rilasciato dopo milioni di anni di scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai a causa del riscaldamento globale. A causa di questo virus, le creature marine muoiono e quelle che sopravvivono diventano immangiabili per gli esseri umani.

Il titolo preannuncia un destino oscuro per il Paese

Ziam movie 2025

Quando la storia si sposta in Thailandia, scopriamo che nel Paese c’è una grave carenza di cibo e che il pesce è praticamente vietato, cosa che presumibilmente è avvenuta anche in altre parti del mondo. Questa è la situazione da alcuni anni, ma un uomo d’affari di nome Vasu presenta un’alternativa che consentirebbe di reintrodurre il pesce sul mercato e servirlo alla popolazione, risolvendo così la crisi alimentare.

Purtroppo, questo pesce si rivela contaminato e provoca l’epidemia del virus, che si diffonde rapidamente nell’ospedale, causando la morte di quasi tutte le persone all’interno dell’edificio. L’esercito cerca di contenerlo distruggendo l’edificio. Tuttavia, la scena finale rivela che l’operazione non ha avuto successo. Gli zombie sono sopravvissuti e continueranno il loro regno di terrore diffondendosi in tutta la città, e questa volta le vittime saranno molte di più rispetto alla tragedia dell’ospedale.

Poiché Bangkok è la città più grande della Thailandia, la sua caduta sarebbe devastante per il Paese e significherebbe anche che il virus continuerebbe a diffondersi in tutta la nazione, se non lo ha già fatto. Con questo, il Siam si trasforma tecnicamente in Ziam, un paese con più zombie che persone. Il finale del film è all’altezza del titolo, aggiungendo un altro livello alla storia e prefigurando un destino più oscuro per i personaggi e i loro cari.

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Ziam, la spiegazione del finale: Singh sopravviverà?

Ziam, la spiegazione del finale: Singh sopravviverà?

Ziam, film thriller thailandese di Netflix, è ambientato in un mondo apocalittico devastato dal riscaldamento globale e da infezioni batteriche. Segue Singh, un lottatore di Muay Thai diventato camionista, che combatte la battaglia della sua vita in un ospedale di Bangkok per salvare la sua ragazza Rin, una dottoressa intrappolata all’interno con zombie furiosi. Il film, diretto da Kulp Kaljareuk, oltre ad essere un dramma ricco di azione, esplora anche temi profondi come la sopravvivenza, l’amore, la lealtà e la disperazione degli esseri umani di fronte al pericolo. Man mano che la narrazione si avvicina al culmine, il caos al Prachamit Hospital diventa sempre più letale e Singh si trova ad affrontare ostacoli insormontabili e una situazione in cui deve compiere una scelta difficile nel pieno della battaglia contro gli zombie e la sua stessa anima. SPOILER IN ARRIVO.

La trama di Ziam

Il film inizia con la morte di milioni di pesci a causa di un’infezione batterica originata dallo scioglimento delle calotte polari. L’umanità sta affrontando una grave crisi alimentare, che ha dato origine a rivolte civili e a una crisi globale di proporzioni inimmaginabili. La Thailandia rimane isolata dal resto del mondo grazie a una politica decennale, grazie alla quale sembra essere riuscita a mantenere una scorta di cibo e risorse. A Bangkok, Singh, un lottatore di Muay Thai diventato autista di camion, combatte contro una banda di ladri che cercano di rubare le casse del carico. Racconta al suo socio che la sua ragazza Rin vuole tornare a Chiang Dao, nel nord della Thailandia.

Purich, l’assistente del signor Vasu, proprietario della VS Corporation, si rivolge a un tavolo circondato da uomini ricchi e dice loro che il suo capo ha reso il pesce nuovamente sicuro da mangiare. Tuttavia, non appena mangia il pesce, Purich inizia a vomitare sangue in modo piuttosto cruento. Singh torna a casa dalla sua ragazza Rin e ha una conversazione con lei. Lei esprime le sue ansie per il lavoro pericoloso che lui fa e parte per andare al lavoro al Prachamit Hospital, e lungo la strada incontra la sua collega Mink e il suo bambino Buddy, che sembra molto affezionato a Rin.

Quando Rin arriva all’ospedale, il direttore le chiede di accompagnarlo al decimo piano, dove Purich giace sul tavolo operatorio, tossendo violentemente sangue. Anche il signor Vasu è in ospedale, a prendersi cura della moglie malata, mentre il suo assistente muore in modo orribile per la perdita di sangue. In un colpo di scena terrificante, il defunto Purich si trasforma in uno zombie furioso e diventa il punto di partenza dell’epidemia nell’ospedale. A casa, Singh vede un flash di notizie che annuncia lo stato di emergenza al Prachamit Hospital e parte per mettere in salvo Rin. Dopo che uno zombie viene avvistato dalla popolazione, Singh si rende conto della gravità della situazione ed entra nell’ospedale nel caos più totale. Diverse persone iniziano a trasformarsi in zombie all’interno dell’edificio, ma Rin riesce a nascondersi.

Singh inizia a combattere gli infetti e salva anche Buddy da una raffica di attacchi. Il protagonista si assume la responsabilità di trovare sia Rin che Mink e di aiutare Buddy. Nel frattempo, alti ufficiali militari decidono che l’unica soluzione alla crisi è bombardare l’ospedale prima che l’infezione si diffonda al resto di Bangkok. Sfortunatamente per Buddy, sua madre è stata infettata e, prima che si trasformi, Singh le promette che si prenderà cura del bambino. Rin vede che il signor Vasu e sua moglie sono al sicuro in una stanza chiusa a chiave. Si reca nella stanza e prega il capo dell’azienda di farla entrare. Quando Vasu si accorge che non è infetta, la fa entrare. Nel frattempo, i militari ricevono l’ordine di far saltare in aria l’ospedale solo dopo aver salvato Vasu e sua moglie.

Vasu chiede a Rin delle sacche di sangue per sua moglie e le promette di farla uscire dall’edificio in cambio del suo aiuto. Un elicottero con a bordo dei militari atterra sul tetto per scortare Vasu e sua moglie. La squadra militare installa una bomba con un conto alla rovescia di trenta minuti, entro il quale devono raggiungere il loro obiettivo. Diversi zombie attaccano Rin, mentre Singh vede la sua catena con l’anello sul pavimento e si precipita a salvarla combattendo contro gli zombie. I militari entrano nell’edificio e iniziano a salvare Vasu e sua moglie. Rin e Singh si riuniscono mentre gli zombie continuano ad attaccare. Il medico militare muore e Vasu ordina loro di salvare Rin. Un soldato spara a Singh vicino alle spalle mentre porta via Rin con la forza, ma il protagonista si rialza e combatte brutalmente contro gli uomini armati.

Cosa succede nel finale di Ziam: Singh è vivo o morto?

Singh combatte coraggiosamente contro i militari dopo essere stato colpito da uno di loro. Viene trascinato in salvo da Rin, che gli cura la ferita vicino alla spalla. Dopo che si è svegliato, il gruppo affronta nuovamente un attacco di zombie, con persino i militari che si trasformano. La bomba piazzata dai militari per far saltare in aria l’ospedale continua a ticchettare e raggiunge i 15 minuti. Singh combatte contro uno degli zombie-militari e lo brucia. Questo fa scattare il sistema antincendio dell’ospedale, che attiva gli sprinkler, facendo risvegliare diversi zombie neutralizzati. Mentre Vasu e sua moglie vengono brutalmente uccisi dagli infetti, Singh continua a combattere e dice a Rin e Buddy di correre al sicuro. Il protagonista combatte contro diversi zombie nel parcheggio, chiudendosi in un’auto. Riesce a sopravvivere all’attacco, mentre Buddy e Rin si dirigono verso il tetto.

Il soldato sul tetto che sorveglia l’elicottero destinato a salvare Vasu e sua moglie chiede informazioni sullo stato della missione, e Rin risponde che la squadra e il capo dell’azienda sono stati eliminati. Rin chiede al soldato di aspettare Singh prima di decollare, e il soldato accetta con riluttanza. Il protagonista continua a combattere mentre il conto alla rovescia raggiunge i 3 minuti. Rin e Buddy supplicano disperatamente il soldato di aspettare il decollo e improvvisamente vedono Singh avvicinarsi al tetto. Tuttavia, il pilota chiude la porta dell’elicottero. In un atto di profonda altruismo, il lottatore di Muay Thai tiene la porta del tetto per impedire agli zombie di entrare. Rin lo vede e inizia a piangere, e mentre l’elicottero decolla, il protagonista inizia lentamente a camminare verso la sua ragazza.

Il veicolo di soccorso decolla senza Singh e tutti gli zombie sul tetto convergono su di lui. Singh continua a combattere e procede all’eliminazione di diversi nemici. Mentre la coraggiosa lotta continua, il timer della bomba finalmente raggiunge lo zero, provocando l’esplosione della bomba. L’edificio dell’ospedale salta in aria con Singh ancora sul tetto, mentre Buddy e Rin si abbracciano in lacrime, volando via. Sembra che questa sia la fine del protagonista. Tuttavia, in un colpo di scena piuttosto scioccante, nella scena a metà dei titoli di coda del film si scopre che Singh è ancora vivo. Quando uno zombie apre un contenitore metallico a forma di tombino, Singh calcia il violento infetto dall’interno e lo schiaccia a morte con il piede. Guarda di lato e mostra l’intenzione di continuare a combattere.

Singh ha presumibilmente usato le sue abilità di lottatore di Muay Thai per sopravvivere al crollo dell’edificio dell’ospedale. Possiamo supporre che sia riuscito a intrufolarsi abilmente nel contenitore protettivo poco prima che l’edificio crollasse, riuscendo non solo a salvarsi dalla caduta, ma anche ad aggiungere uno strato di sicurezza quasi impenetrabile tra lui e gli zombie. Il suo impegno nei confronti di Rin e il suo istinto di sopravvivenza hanno funzionato insieme nel momento della resa dei conti e lo hanno aiutato a sopravvivere al calvario. Nonostante tutta la violenza e il pericolo che lo circondano, riesce eroicamente a rimanere in vita.

Rin si trasferisce a Chiang Dao? Cosa vede?

Rin nel film Ziam

Uno dei dettagli principali della trama del film ruota attorno al desiderio di Rin di tornare a Chiang Dao, nel nord della Thailandia, con Singh e ricominciare una nuova vita, lontano dal caos di Bangkok. Singh continua a vedere visioni di Rin con un vestito bianco, che si sveglia accanto a lui e lo guarda da lontano in un luogo idilliaco. Questa è la sua percezione o immagine di Rin e di se stesso che vivono serenamente a Chiang Dao. Durante la violenza in ospedale, in una scena cruciale in cui Rin sta curando le sue ferite, lui le chiede scusa per averla sempre fatta preoccupare troppo. Rin dice al suo ragazzo che non sa come vivere senza di lui. Al risveglio dopo le cure, lui le restituisce la catena che lei aveva lasciato cadere sul pavimento e le infila l’anello al dito. Promette alla sua amata che, una volta usciti dall’ospedale, torneranno a Chiang Dao e vivranno la loro vita in pace.

I due amanti si abbracciano in un momento commovente. Dopo essere usciti vivi dall’ospedale volando via in elicottero, Rin presume che Singh sia morto. In una scena cruciale alla fine, vediamo Rin in quello che sembra un luogo tranquillo a Chiang Dao, con indosso l’abito bianco delle visioni di Singh e stringendo l’anello al dito. Questo dimostra che spera disperatamente di rivedere il suo amante. Si è trasferita a Chiang Dao per trovare un po’ di pace nella sua vita. L’amante in lutto guarda l’orizzonte e sembra aver raggiunto un certo equilibrio nella sua vita. Buddy è visibile sullo sfondo, il che indica che Rin non ha abbandonato il bambino dopo gli eventi sul tetto e che continua a volergli bene.

In un colpo di scena emozionante, mentre si volta indietro e sembra vedere Buddy avvicinarsi, la sua espressione cambia leggermente. Questo potrebbe indicare che Singh è riuscito ad arrivare a Chiang Dao dopo aver combattuto contro gli zombie. Anche se non è una conclusione certa, possiamo sicuramente supporre che il cambiamento di espressione di Rin, da serena a sorpresa, indichi che il protagonista si è riunito con la sua amata. La narrazione suggerisce costantemente, attraverso la visione di Singh di Rin in abito bianco, che lui è destinato a vivere una vita con la sua fidanzata d’infanzia. In una scena precedente del film, vediamo Singh guardare una vecchia fotografia di lui e Rin da bambini e scrivere “Il nostro sogno si è finalmente avverato”, indicando che il suo destino non lo lascerà morire e che è destinato a stare con Rin. Questo è probabilmente il motivo per cui Rin vede il suo amato tornare da lei.

L’epidemia di zombie sarà contenuta?

Ziam movie 2025

Un tema importante in tutta la narrazione è l’epidemia di zombie. Sembra che né i medici né i militari abbiano una risposta all’infezione che si sta diffondendo rapidamente. Tuttavia, c’è qualche speranza che l’epidemia possa essere contenuta. Un indizio importante è quando Buddy dice a Singh durante un combattimento che dovrebbe mirare alla testa degli infetti, perché il cervello controlla tutto. Quindi è dimostrato che anche gli zombie hanno dei punti deboli che possono essere sfruttati. Il governo si dimostra determinato a riportare il Siam al suo antico splendore, quindi si può presumere che i funzionari faranno tutto il possibile per trovare una soluzione o una cura.

Singh riesce a combattere da solo diversi zombie, il che indica che anche altri possono contenere l’infezione combattendo e non trasformandosi. Nella scena finale, vediamo che Chiang Dao sembra molto normale e senza alcun segno di una presenza apocalittica di zombie, il che significa che potrebbero esserci stati degli sforzi da parte del governo e del popolo thailandese per non lasciare che l’infezione si diffondesse oltre Bangkok, motivo per cui le zone rurali come Chiang Dao sono tranquille. Anche se non è facile concludere che l’epidemia sia stata contenuta, gli indizi nella narrazione indicano una fine pacifica del caos. Una possibilità meno rosea è che l’epidemia abbia devastato gran parte di Bangkok.

È evidente che gli zombie hanno raggiunto le strade e che probabilmente troveranno il modo di scatenarsi e infettare migliaia di persone, che poi diventeranno milioni. La capitale sarebbe la città più colpita dall’epidemia, ma non è facile dire se riuscirà a contenerla all’interno dei propri confini. L’esempio del COVID-19 può spiegare meglio questo scenario. L’epidemia è diventata una pandemia perché non è stato possibile contenerla in determinate aree geografiche, nonostante gli sforzi dei governi di tutto il mondo. Un’epidemia di zombie è molto più pericolosa del COVID, quindi c’è la possibilità concreta che si sia diffusa oltre Bangkok. Tuttavia, come si vede in film come “World War Z”, non è fantasioso pensare che il governo e le forze armate troveranno il modo di reagire.

The Morning Show Stagione 4: Apple Tv+ diffonde il teaser

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The Morning Show Stagione 4: Apple Tv+ diffonde il teaser

Apple TV+ ha presentato in anteprima il teaser della quarta attesissima stagione di “The Morning Show”, la serie pluripremiata e di grande successo con protagoniste e produttrici esecutive Reese Witherspoon e Jennifer Aniston, insieme alla showrunner e produttrice esecutiva Charlotte Stoudt e alla regista e produttrice esecutiva Mimi Leder. La quarta stagione sarà composta da 10 episodi e farà il suo debutto il 17 settembre con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio ogni settimana fino al 19 novembre.

La quarta stagione di “The Morning Show” è ambientata nella primavera del 2024, quasi due anni dopo gli eventi della terza stagione. Con la fusione tra UBA e NBN ormai completata, la redazione si trova a dover affrontare nuove responsabilità, motivazioni nascoste e l’elusiva natura della verità in un’America sempre più polarizzata. In un mondo pieno di deepfake, teorie del complotto e insabbiamenti aziendali, di chi ci si può fidare? E come si può sapere cosa sia davvero reale? Oltre ad Aniston e Witherspoon, il cast stellare della quarta stagione include Billy Crudup, Karen Pittman, Nicole Beharie, Nestor Carbonell, Mark Duplass, Greta Lee, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Aaron Pierre, William Jackson Harper, Boyd Holbrook e il ritorno di Jon Hamm.

La serie è guidata dalla showrunner e produttrice esecutiva Charlotte Stoudt e diretta e co-prodotta da Mimi Leder. Prodotta dallo studio Media Res, è inoltre co-prodotta da Michael Ellenberg e Lindsey Springer per Media Res, insieme a Stoudt e Leder; Jennifer Aniston e Kristin Hahn sono produttrici esecutive tramite Echo Films, mentre Reese Witherspoon produce accanto a Lauren Neustadter per Hello Sunshine. Anche Zander Lehmann e Micah Schraft figurano tra i produttori esecutivi.

Attualmente in streaming su Apple TV+, la terza stagione di “The Morning Show” ha ricevuto 16 nomination agli Emmy, vincendo il premio per Miglior attore non protagonista in una serie drammatica grazie alla performance di Billy Crudup nel ruolo di Cory Ellison. Crudup ha inoltre vinto un Critics Choice Award per lo stesso ruolo nella terza stagione. La stagione è stata anche inserita dall’American Film Institute (AFI) nella prestigiosa lista dei dieci migliori programmi televisivi del 2023.

Nella seconda stagione, “The Morning Show” ha ricevuto nomination agli Emmy per Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Reese Witherspoon), Miglior attore non protagonista (Billy Crudup, che aveva già vinto nella prima stagione) e Miglior guest star in una serie drammatica (Marcia Gay Harden). Nella prima stagione, Crudup ha vinto l’Emmy come Miglior attore non protagonista in una serie drammatica, oltre a un Critics Choice Award. La performance intensa di Jennifer Aniston nei panni di Alex Levy le è valsa il SAG Award come Miglior attrice in una serie drammatica. Mimi Leder ha ottenuto due nomination agli Emmy per la Miglior regia in una serie drammatica per aver diretto il finale della prima e della terza stagione, entrambe da lei anche prodotte.

Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie, la spiegazione del finale

Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie, la spiegazione del finale

Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie vede Adrian risolvere uno dei casi più importanti della sua carriera, mentre si occupa anche della salute mentale del personaggio. Pur essendo un film, Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie presenta molti degli elementi tipici della serie televisiva Monk. Tra questi, Adrian, dopo aver faticato a trovare prove che potessero confermare l’omicidio del fidanzato di Molly, giunge a una deduzione geniale che non lascia scampo a Rick Eden.

Il film su Monk si conclude con l’arresto del responsabile dell’omicidio di Griffin, dopo che Monk ha dimostrato come è avvenuto. Dopotutto, la morte di Griffin non è stata un incidente, e Molly ha avuto la stessa immediata conclusione che Adrian non ha mai avuto. Oltre al caso, il finale del film su Monk affronta una trama molto seria riguardante la salute mentale di Monk, con il personaggio che abbandona i suoi pensieri di autolesionismo e decide di tornare al lavoro. Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie si conclude con una nota positiva, con Adrian che ricorda tutte le vite che ha influenzato.

Chi ha ucciso il fidanzato di Molly in Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie (e perché)

Come Molly sospettava fin dall’inizio, è Rick Eden a far uccidere il suo fidanzato. In pieno stile Monk, Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie si concentrava più sul come Rick Eden avesse agito che sulla sua colpevolezza. Alcuni dei migliori episodi di Monk non hanno mai cercato di nascondere l’identità dell’assassino, con alcuni degli assassini che addirittura confessavano ad Adrian, credendo che non ci sarebbero mai state prove sufficienti per catturarli. Il film usa un trucco simile, con Rick Eden chiaramente colpevole fin dall’inizio. Come rivela la sequenza di flashback, Rick Eden ha ucciso il suo socio in affari qualche anno prima.

Il caso del compagno di Eden fu archiviato come un incidente, eppure il fidanzato di Molly continuò a indagare. Griffin stava lavorando a un articolo che avrebbe smascherato Rick Eden, e avrebbe incluso una foto che dimostrasse la presenza di Eden quando il suo compagno annegò “accidentalmente”. Il fidanzato di Molly affronta Rick Eden all’inizio del film e, mentre il miliardario cerca di corrompere Griffin, il giornalista non accetta la sua offerta. Questo è il motivo per cui Rick Eden ha ucciso il fidanzato di Molly: il miliardario sperava di insabbiare la storia per sempre, inviando al contempo un messaggio a chiunque cercasse di smascherarlo.

In che modo Rick Eden ha ucciso il fidanzato di Molly nell’ultimo caso del signor Monk

Non ci volle molto perché il signor Monk si convincesse che Rick Eden fosse l’uomo giusto. Tuttavia, uno degli spunti più affascinanti di Monk è che le capacità deduttive di Adrian a volte sono fin troppo spiccate, al punto che non riesce a provare le cose che dice. Adrian passa la maggior parte del film a cercare di capire come Rick Eden abbia ucciso il fidanzato di Molly. Era chiaro che Rick avesse pagato uno dei suoi dipendenti, qualcuno con precedenti penali, per manomettere l’attrezzatura da bungee jumping di Griffin. Tuttavia, non c’era nulla di sbagliato nella corda usata da Griffin. Sebbene qualcuno fosse effettivamente entrato nel garage di Griffin, la lunghezza della corda era stata confermata due volte.

Il finale di Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie rivisita un altro classico della serie TV, con Adrian che ha un’illuminazione che lo aiuta a risolvere il caso proprio quando lui e Molly stanno per arrendersi. Mentre misurava le dimensioni delle teste di due gemelli identici in un negozio di bare, Monk si rese conto di cosa fosse successo alla corda. L’attrezzatura non era mai stata manomessa, ma il metro a nastro sì. Il fattorino di Rick sostituì il metro a nastro di Griffin con uno leggermente impreciso in cui ogni centimetro era “una frazione di millimetro” più lungo. Griffin non misurava mai 92 metri, ma in realtà 94 metri.

Spiegazione della scena della panchina di Monk

Il fatto che Monk veda Trudy ogni volta che si sente vulnerabile è qualcosa che accade sempre nella serie TV. È un aspetto che L’ultimo caso di Monk: un film di Monk incorpora in tutta la storia, anche facendolo riconoscere al terapeuta di Monk. Detto questo, il film di Monk esplora la salute mentale di Adrian a un livello che nemmeno la serie aveva affrontato e include una trama in cui Monk ha pensieri di autolesionismo e suicidio. Adrian stava per togliersi la vita alla fine del film assumendo tutti i farmaci prescritti, ma pensare al fidanzato di Trudy e Molly lo ha fatto riconsiderare.

Più specificamente, ricordare tutte le vite che Monk ha toccato, ovvero le persone le cui famiglie hanno trovato una conclusione solo dopo che Adrian ha risolto i loro casi, ha rinvigorito il detective. Il signor Monk sentiva di non avere più un posto nel mondo, soprattutto dopo che il suo contratto editoriale era stato annullato. Tuttavia, vedere le innumerevoli persone che avevano avuto la possibilità di riposare in pace solo dopo che Monk aveva consegnato i loro assassini alla giustizia ricordò ad Adrian tutto il bene che aveva portato al mondo e che ci sarebbe sempre stato un posto per Adrian Monk. È una scena intensa che conclude l’arco narrativo di Monk nel film.

Il significato della scena finale di Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie

Sebbene Adrian Monk abbia amici, familiari e persone che si prendono cura di lui, la verità è che il personaggio si vede sempre solo. Alla fine del film, dopo aver salutato tutti i suoi amici, i ricordi di Trudy sono tutto ciò che Monk ha lasciato. La scena finale del film, prima del piccolo stinger finale, tuttavia, vede Monk sostenuto dai ricordi di tutti i casi che ha risolto – e che doveva ancora risolvere. Monk che cammina accanto a quelle persone sottolinea l’impatto della sua carriera, dimostrando ad Adrian stesso di essere necessario e che non sarebbe mai stato solo.

Una pallottola spuntata: il film sarà “pura gioia”

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Una pallottola spuntata: il film sarà “pura gioia”

Andy Samberg ha appoggiato pienamente l’imminente film con Liam Neeson, Una pallottola spuntata, elogiando la nuova commedia prima della sua uscita. Una pallottola spuntata è uno dei franchise comici più famosi di tutti i tempi e, ora che sta per essere ripreso con Liam Neeson nel ruolo, molti fan non vedono l’ora di vederlo in uscita il 1° agosto.

Parlando con Owen Danoff di Screen Rant durante la promozione della loro serie TV animata Digman!, ad Andy Samberg e Neil Campbell è stato chiesto di Una pallottola spuntata. Il regista di Una pallottola spuntata, Akiva Schaffer, è un collaboratore frequente di Andy Samberg, essendo entrambi membri del gruppo musicale comico The Lonely Island.

Samberg ha descritto Una pallottola spuntata come “pura gioia“, affermando che Schaffer “ha fatto faville“. Samberg spiega che tutti quelli con cui ha visto il film lo adorano e che è “tutto scherzi, da cima a fondo“. Samberg dice anche che “Liam è così divertente, e lo stesso vale per Pamela Anderson“. Ecco il suo commento completo:

“Non siamo in Una Pallottola Spuntata, ma Una Pallottola Spuntata è fantastico. È pura gioia. Voglio dire, sono di parte, ovviamente; Akiva è il mio uomo. Ma tutti quelli con cui l’ho visto sono usciti dicendo la stessa cosa, ovvero: ‘Non mi ero reso conto di quanto mi mancasse quella sensazione di una commedia pura e spensierata, tutta scherzi, da cima a fondo, al cinema’. E sono andato a un sacco di proiezioni e proiezioni di prova con amici e parenti, cose del genere. Io e Akiva siamo sempre coinvolti nelle cose l’uno dell’altro, e penso che lui abbia semplicemente fatto scintille. Liam è così divertente; è così bravo. Pam è così brava. Sono davvero emozionato per loro. Spero che tutti vadano a vederlo perché è super divertente. Album? Spero.”

La trama di Una pallottola spuntata

Solo un uomo ha le pall….ottole giuste per guidare la squadra di polizia e salvare il mondo.
Il tenente Frank Drebin Jr. (Liam Neeson) è pronto a raccogliere l’eredità del padre in Una Pallottola Spuntata.

Il film vede nel ruolo di Produttori esecutivi Daniel M. Stillman, Akiva Schaffer, Pete Chiappetta, Anthony Tittanegro, Andrew Lary, è prodotto da Seth MacFarlane, p.g.a. , Erica Huggins, p.g.a. Scritto da Dan Gregor & Doug Mand & Akiva Schaffer è diretto da Akiva Schaffer.

SpongeBob – Un’avventura da pirati: trailer del film evento, prossimamente al cinema!

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Eagle Pictures ha rilasciato il trailer ufficiale di SpongeBob – Un’avventura da pirati, il nuovo film d’animazione che porterà la celebre spugna di Bikini Bottom sul grande schermo per un’epica e divertentissima avventura in mare aperto. Il film è atteso prossimamente al cinema.

In questa nuova storia, SpongeBob è deciso a dimostrare di avere il cuore di un vero eroe, soprattutto agli occhi del severo Mr. Krabs. Per farlo, si lancia in una missione per rintracciare nientemeno che l’Olandese Volante, un leggendario pirata fantasma che terrorizza gli abissi oceanici.

Ad accompagnarlo in questa impresa ci saranno i suoi inseparabili amici: Patrick, Squiddy, Sandy e tutto il folle gruppo di Bikini Bottom. Tra mostri marini, mappe misteriose, battaglie tra pirati e risate assicurate, SpongeBob si spingerà dove nessuna spugna ha mai osato mettere piede… o meglio, poro!

Il film è basato sulla storica serie animata SpongeBob SquarePants, creata da Stephen Hillenburg, ed è diretto da Derek Drymon. La storia è firmata da Marc Ceccarelli, Kaz e Pam Brady, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Matt Lieberman.

Il cast vocale originale include le voci storiche di Tom Kenny (SpongeBob), Clancy Brown (Mr. Krabs), Rodger Bumpass (Squiddy), Bill Fagerbakke (Patrick), Carolyn Lawrence (Sandy) e Mr. Lawrence (Plankton), affiancati da ospiti speciali come George Lopez, la star musicale Ice Spice (Isis Gaston), Arturo Castro, Sherry Cola, Regina Hall e persino Mark Hamill.

SpongeBob – Un’avventura da pirati si preannuncia come il film imperdibile del 2025 per grandi e piccini, con un mix esplosivo di azione, comicità e spirito d’avventura. Preparatevi a salpare!

Peter Jackson aggiorna sul suo futuro a 11 anni dalla sua ultima regia

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Peter Jackson ha fornito un interessante aggiornamento sul suo futuro, mentre i fan attendono il primo film del regista dal 2014. Jackson è famoso soprattutto per il suo lavoro nella saga de Il Signore degli Anelli, avendo diretto la trilogia originale e tutti e tre i film de Lo Hobbit negli anni 2010. Il prossimo capitolo della sua filmografia è del tutto inaspettato.

In un’intervista con Screen Rant, Jackson ha rivelato di stare attualmente lavorando a tre diverse sceneggiature per progetti futuri, sebbene non sia entrato troppo nei dettagli su quali potrebbero essere questi progetti. A parte The Hunt of Gollum, un sequel della saga de Il Signore degli Anelli diretto da Andy Serkis, le sceneggiature di Jackson sono tenute segrete.

Peter Jackson stava parlando con il CEO di Colossal Biosciences, Ben Lamm, e con l’archeologo di Ngāi Tahu, Kyle Davis, degli sforzi in corso dell’azienda per salvare il Moa gigante dall’estinzione. Jackson è un importante investitore di Colossal, ma è stato coinvolto solo a condizione che l’azienda biotecnologica spostasse l’attenzione sul Moa.

ScreenRant: Peter, sarei negligente se non ti chiedessi del tuo futuro nel cinema. Non ti vediamo dirigere un lungometraggio dal 2014. Colossal è ora una tua prerogativa? Sei in pensione?

Peter Jackson: No, no. Di certo non sono in pensione. Attualmente stiamo lavorando a tre sceneggiature diverse. Al momento sto scrivendo tre sceneggiature diverse.

Stiamo producendo e scrivendo The Hunt for Gollum, che Andy Serkis dirigerà il prossimo anno. Mi è piaciuto lavorare ai documentari, che mostrino la mia vecchiaia o meno, e ovviamente al progetto Get Back – The Beatles. Mi sono divertito a fare diverse cose con i Beatles, il che è fantastico, e probabilmente continuerò a farlo.

Ma per me, de-estinguere il Moa sarebbe altrettanto emozionante, se non di più, di qualsiasi film potrei mai fare. Ho fatto molti film, ma vedere il gigantesco Moa tornare sarebbe un’emozione che credo supererebbe qualsiasi altra cosa in questo momento.

Cosa significa, dunque? Peter Jackson non è in pensione, il che non può che essere una buona notizia. Anche se Jackson non dirige un film da Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate del 2014, sarebbe sbagliato dire che non si sia tenuto impegnato. Naturalmente, il suo documentario sui Beatles è il suo più recente successo di alto profilo, che utilizza tecniche simili a quelle del suo documentario sulla Prima Guerra Mondiale, acclamato dalla critica, They Shall Not Grow Old.

Jackson ha anche scritto e prodotto l’adattamento del romanzo young adult del 2018, Macchine Mortali, ma tornare alla regia è comunque un progetto entusiasmante. Dopo una pausa così lunga, è difficile prevedere come sarà un nuovo film di Peter Jackson. Ha sicuramente la libertà di scegliere i suoi progetti, che decida o meno di tornare nella Terra di Mezzo.

Mercoledì Stagione 2: il trailer e le nuove immagini

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Mercoledì Stagione 2: il trailer e le nuove immagini

Con il trailer e le nuove immagini dell’attesissima Mercoledì Stagione 2, il mondo si prepara al ritorno della giovane Addams: i nuovi episodi saranno disponibili dal 6 agosto (Parte 1) e dal 3 settembre (Parte 2) solo su Netflix.

L’estate però non porterà solo caos e omicidi alla Nevermore Academy: questo mese comincia il Doom Tour, il tour promozionale che coinvolgerà il cast e gli autori della serie, conducendoli tra luglio e agosto in Europa (Inghilterra, Polonia, Italia e Francia), Nord America (Stati Uniti e Canada), Asia (Corea del Sud) e Australia.

Nella seconda stagione, Mercoledì Addams (Jenna Ortega) torna ad aggirarsi per i corridoi gotici della Nevermore Academy, dove l’attende una nuova serie di nemici e problemi. In questa stagione Mercoledì deve destreggiarsi tra famiglia, amici e vecchi avversari, per affrontare un altro anno di caos splendidamente oscuro e bizzarro.

Armata della sua caratteristica arguzia tagliente e del suo fascino imperturbabile, Mercoledì si ritrova al centro di un nuovo agghiacciante mistero soprannaturale.

Come già annunciato, l’iconico regista Tim Burton sbarcherà il 25 luglio al Giffoni Film Festival 2025 per incontrare i giurati della 55esima edizione.

Tim Burton, che in carriera ha appassionato il pubblico mondiale con pellicole iconiche come “Beetlejuice – Spiritello Porcello”, “Batman”, “Edward mani di forbice”, “Nightmare before Christmas”, “Ed Wood”, “Il mistero di Sleepy Hollow”, “Big Fish – Le storie di una vita incredibile”, “La sposa cadavere”, “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street”, “La
Fabbrica di Cioccolato”, “Frankenweenie”, firma la regia di 4 episodi della seconda stagione di “Mercoledì”.

MERCOLEDÌ – STAGIONE 2

  • Showrunner / Produttori Esecutivi / Sceneggiatori: Alfred Gough, Miles Millar
  • Regista / Produttore Esecutivo: Tim Burton
  • Produttori Esecutivi: Steve Stark, Andrew Mittman, Meredith Averill, Karen Richards, Gail Berman, Jonathan Glickman, Tommy Harper, Kayla Alpert, Kevin Miserocchi
  • Registi: Tim Burton (ep. 201, 204, 207, 208), Paco Cabezas (ep. 202, 203), Angela Robinson (205, 206)
  • Cast principale: Jenna Ortega, Emma Myers, Steve Buscemi, Catherine Zeta-Jones, Luis Guzman, Isaac Ordonez, Joy Sunday, Billie Piper, Luyanda Unati Lewis-Nyawo, Moosa Mostafa, Georgie Farmer, Victor Dorobantu, Evie Templeton, Owen Painter, Noah B. Taylor, Hunter Doohan
  • Guest Stars: Jamie McShane, Joanna Lumley, Joonas Suatamo, Fred Armisen, Christopher Lloyd, Thandiwe Newton, Heather Matarazzo, Haley Joel Osment, Frances O’Connor, Lady Gaga
  • Studio: MGM Television