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Loki Stagione 2 episodio 2: Easter Egg e riferimenti

Loki Stagione 2 episodio 2: Easter Egg e riferimenti

Loki Stagione 2 episodio 2 presenta una ricca carrellata di Easter Egg e riferimenti al mondo Marvel e a quello del suo protagonista. Nell’episodio, il Dio dell’Inganno (Tom Hiddleston) e l’agente Mobius (Owen Wilson) stanno cercando di impedire la fine della TVA. Questo perché Loki in particolare crede che la TVA diventerà la difesa principale contro le varianti di Colui che Rimane, scatenate con l’espansione del multiverso. Nella sua disperata corsa per salvare il mondo, ecco quali sono gli Easter Eggs e i riferimenti al MCU che incontra per strada in Loki Stagione 2 episodio 2.

Loki Stagione 2 episodio 2 si intitola Breaking Brad

Breaking BadIl titolo dell’episodio 2 Breaking Brad, un riferimento dell’acclamata serie AMC Breaking Bad che funziona su più livelli. Non solo l’Hunter X-5 (Rafael Casal) della TVA si ribella e abbandona la sua vita precedente, ma sfida l’ordine e infrange il protocollo vivendo sulla Sacra Linea Temporale, prendendo il nome di “Brad Wolfe” (da cui “breaking Brad” ovvero più o meno letteralmente “Brad che evade”). Allo stesso modo, Loki finisce per interrogare X-5 per sapere dove si trova Sylvie più avanti nell’episodio, minacciando di spezzarlo entro i confini sempre più ristretti di un cubo di energia, e quindi “breaking” utilizzato anche con il significato di “rompere”.

Loki e Mobius nel 1977 (lo stesso anno di Star Wars)

Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranzaLoki Stagione 2 episodio 2 si apre con Loki e Mobius alla caccia di Sylvie sulla Sacra Timeline. I due arrivano alla première di un film a Londra nel 1977 per trovare Hunter X-5 a cui era stato assegnato il compito di rintracciarla ma che invece si è ribellato. Il 1977 è lo stesso anno in cui è stato presentato in anteprima Guerre Stellari, il primo film della serie Star Wars di Lucasfilm, che da allora è diventata proprietà Disney proprio come i Marvel Studios e l’MCU.

Una rara apparizione degli Eterni

Mentre Loki e Mobius attraversano il West End di Londra per affrontare X-5/Brad Wolfe, passano davanti ad alcuni poster di film, incluso uno di un film di Bollywood con protagonista uno dei “membri della famiglia”, Kingo. L’eroe degli Eterni interpretato da Kumail Nanjiani è stato visto per l’ultima volta mentre abbandonava la sua famiglia e cercava successo a Bollywood, nascondendo la sua immortalità dietro alla folgorante carriera di attore. sostenendo di provenire da una lunga stirpe di attori identici che si sono sostituiti a vicenda ogni generazione. Essendo il 1977, il Kingo nel poster è probabilmente il “padre” di Kingo.

Loki Stagione 2 fa riferimento a un eroe Marvel molto oscuro: Phone Ranger

Subito dopo il poster di Kingo, c’è un altro poster di un film intitolato Phone Ranger. Nei fumetti Marvel, Phone Ranger è un eroe incredibilmente oscuro. Vero nome A.G. Bell (un riferimento all’inventore del telefono), Bell era un riparatore di telefoni che scoprì la tecnologia aliena, concedendogli accesso a tutti i dispositivi di comunicazione in tutto il mondo. Sebbene abbia combattuto brevemente il crimine nei panni di Phone Ranger, Bell è apparso solo tre volte nell’intera continuità della Marvel Comics (1985, 2006 e 2019).

Zaniac (Brad Wolfe)

Loki e Mobius scoprono che Hunter X-5 è effettivamente diventato un ribelle nel 1977. Dopo aver sfidato gli ordini del generale Dox (Kate Dickie), X-5 ha scelto di avere una vita sulla Sacra Linea Temporale. E così X-5 è diventato l’attore Brad Wolfe e recita in Zaniac!, un film su un serial killer.

Nei fumetti originali, Wolfe era una star del cinema trasformata dalle radiazioni del Progetto Manhattan. Ottenendo una forza sovrumana e la capacità di creare coltelli con la sua pura energia, Wolfe è diventato Zaniac, personalità che ha sfidato anche Thor stesso. Pertanto, forse Brad Wolfe/X-5 del MCU subirà una trasformazione in Zaniac negli episodi a venire.

La spiegazione di Bridgette Bardot

Durante la premiere di Zaniac!, un giornalista chiede a X-5/Wolfe informazioni sulle voci secondo cui esce con una donna di nome Bridgette Bardot. Nella storia reale, Bardot è stata una delle principali modelle, cantanti e attrici francesi degli anni ’50 -’70. Tuttavia, Wolfe si rifiuta di commentare la validità delle voci mentre celebra la sua “ascesa fulminea come star del cinema”.

Loki mostra i suoi poteri (classici e nuovi)

Quando X-5 tenta di scappare dopo aver affrontato Loki e Mobius, il Dio dell’Inganno mostra una collezione dei poteri classici usati da Loki in passato. Ciò include la duplicazione, esplosioni di energia magica verde e diverse illusioni utilizzate per rallentare “Brad Wolfe”. Tuttavia, Loki usa anche le proprie ombre per tenere fermo X-5 in un vicolo, una nuova abilità che si adatta abbastanza bene al Dio dell’Inganno.

Il riferimento a Frigga

Frigga ThorDurante l’interrogatorio di X-5 alla TVA, l’ex cacciatore tenta di entrare nella testa di Loki e agitare il Dio dell’Inganno, sostenendo che Loki stesso è il vero problema della TVA. Inoltre definisce Loki un perdente e che dovrebbe tornare a essere un cattivo piuttosto che cercare di essere un eroe. Tuttavia, dice anche che Loki non fa altro che peggiorare le cose per Mobius, per B-15 e per la madre di Loki, Frigga.

Dopo aver letto il file di Loki, Brad sa tutto di quello che è successo durante Thor: The Dark World e del ruolo involontario di Loki nell’uccisione di sua madre. Sebbene ciò sia accaduto al Loki originale del MCU, a questo nuovo Loki è stato mostrato come avrebbe dovuto essere la sua vita. Ciò includeva quale sarebbe stato il suo ruolo nella morte di Frigga se non fosse stato una variante e non avesse deviato dalla linea temporale sacra.

Loki fa riferimento a The Avengers e Tony Stark

Loki-Tony-Stark-The-AvengersDopo che X-5 ha scatenato la rabbia di Mobius, Loki e Mobius si prendono una pausa e mangiano un po’ di torta. È qui che Loki richiama il passato in cui la sua stessa rabbia aveva avuto la meglio su di lui. In particolare, fa notare quanto fosse arrabbiato con suo fratello e suo padre, al punto da guidare un’invasione aliena per conquistare la Terra, come visto nel primo film degli Avengers.

Loki rivela anche che dopo che il suo scettro e la Gemma della Mente non erano riusciti a corrompere la mente di Iron Man in Avengers, la sua rabbia è ciò che lo ha motivato a lanciare Tony Stark dalla finestra: “Non era tattico”. È certamente una spiegazione piuttosto divertente per la scena in cui Loki ripensa al suo passato, essendo stato molto più oscuro e arrabbiato di quanto lo sia ora nell’attuale MCU.

Loki trova Sylvie a Broxton, Oklahoma

loki stagione 2 broxton copiaDopo aver finalmente convinto Hunter X-5 a rivelare la posizione di Sylvie, Loki e Sylvie si riuniscono sulla linea temporale ramificata in cui Sylvie lavora da McDonald’s (vista per la prima volta nella scena post-crediti della puntata della settimana scorsa), godendosi la libertà dopo aver passato anni a nascondersi dalla TVA all’interno di varie apocalissi. Tuttavia, questo McDonald’s in particolare si trova a Broxton, in Oklahoma. Nei fumetti Marvel, Broxton è il luogo in cui Thor ricostruisce Asgard dopo gli eventi di Ragnarok. Mentre l’MCU lo descriveva in modo diverso, con New Asgard situata in Norvegia, la sequenza dei titoli di coda che include Broxton, è un bel Easter Egg per la Marvel Comics.

Sylvie ha ucciso 400 Minutemen della TVA

Loki 2 Sylvie scena post creditEra risaputo che Sylvie avesse ucciso diversi Minutemen della TVA durante gli eventi della stagione 1 di Loki. Tuttavia, Hunter X-5 fornisce un numero esatto delle vittime della variante. Apparentemente Sylvie ha ucciso circa 400 agenti della TVA nel corso della sua vita sfuggendo alla loro custodia, mentre questi tentavano di eliminarla dall’esistenza. Pertanto, un numero così elevato mette sicuramente in prospettiva i poteri e le abilità di Sylvie.

Sylvie ha il talismano di Colui che Rimane

Alla fine di Loki Stagione 2 episodio 2, viene rivelato che Sylvie ha tenuto il talismano di Colui che Rimane dopo averlo ucciso nel finale della prima stagione. Sembra essere una versione altamente avanzata dei TemPad standard della TVA, e pare gli offra una varietà di strumenti e abilità legati alla manipolazione del tempo. Pertanto, è ovvio che Sylvie lo utilizzerà nei futuri episodi della seconda stagione di Loki, nonostante il suo rifiuto iniziale di unirsi al protagonista e alla TVA in questo episodio.

La caduta della casa degli Usher: recensione della nuova serie Netflix

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Ispirata all’omonimo racconto del noto scrittore americano Edgar Allan Poe, La caduta della casa degli Usher è una miniserie Netflix, formata da otto episodi ognuno da circa un’ora. L’atmosfera delle vicende presentate sullo schermo rispecchia l’orrore e la suspense di cui sono pervasi tutti i racconti di Poe. Nel cast ritroviamo figure già note nel panorama cinematografico internazionale: Carla Gugino (Una notte al museo) interpreta Verna, mentre l’attore Bruce Greenwood (Come un tuono, The post) è nel ruolo del protagonista Rodrick Usher, capostipite della famiglia. A questi si affiancano Carl Lumbly (Fuga da Alcatraz, La cura dal benessere) e Samantha Sloyan (Grey’s anatomy) rispettivamente nei panni di Auguste Dupin e di Tamerlane Usher.

La caduta della casa degli Usher: l’inizio della fine

Gli Usher sono una delle famiglie più influenti e conosciute, sia in positivo che in negativo, in tutto il mondo: il loro impero miliardario ha le sue radici nella Fortunato pharmaceutics, società di farmaci che distribuisce il ligodone in tutto il mondo. Il farmaco ha causato negli anni milioni e milioni di morti.

Ormai malato, è arrivato il momento per Rodrick, capostipite della famiglia, di fare i conti con il passato e di pagare il caro prezzo della sua ricchezza. Dopo la morte di tutti i suoi sei figli, Rodrick confessa al procuratore Dupin i suoi crimini e racconta la sua storia: come è avvenuta la sua ascesa sociale e come sono morti i suoi figli.

La narrazione di Rodrick parte dalle origini, dalla casa d’infanzia sua e di Madeline: la loro madre, segretaria del CEO della Fortunato, perse il senno quando i figli erano ancora molto giovani. L’ultimo atto che fece prima di morire fu uccidere proprio il suo capo: padre biologico di Rodrick e Madeline. Da allora i due cercano di riconquistare la società loro di diritto, riuscendoci poi con un piccolo aiuto; ma tutto ha un prezzo, e arriva il momento in cui bisogna saldare i debiti con la vita, o con la morte.

La caduta della casa degli Usher Carla Cugino
Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Un racconto coinvolgente e orripilante

La caduta della casa degli Usher è caratterizzata da una narrazione che mantiene salda l’attenzione dello spettatore. La struttura stessa dell’intreccio è peculiare: la serie si apre nel presente, Rodrick Usher ha già visto morire tutti i suoi figli, la fine è ormai vicina. Le vicende vengono quindi presentate in un lungo flashback. Le linee temporali sono però in realtà più di due. Oltre al presente e ai flashback riguardanti la morte degli Usher, si uniscono gli avvenimenti del 1979 che culminano nel Capodanno del 1980: il momento in cui la sorte degli Usher cambiò irrimediabilmente. Questo continuo avanti e indietro nel tempo rende le vicende più intrigate e intriganti.

Alcuni elementi amplificano l’atmosfera di orrore e suspense: tra questi uno dei più inquietanti è la comparsa, talvolta in maniera improvvisa, dei figli morti durante il racconto di Rodrick. Si tratta di visioni che perseguitano il vecchio Usher.

Altra scena epocale che infonde inquietudine nel pubblico è la pioggia di corpi rappresentata nell’ultimo episodio: senza fare alcuno spoiler, Rodrick viene messo di fronte alla verità del numero di morti che ha causato con la sua avidità di denaro e di potere.

Gli Usher: la sete di potere ereditata

Tutti gli Usher sembrano avere qualcosa in comune: l’ambizione e l’avidità. Ognuno dei figli di Rodrick esplicita queste proprie caratteristiche in maniera diversa: Frederick manifesta il proprio dominio di potenza sulla moglie, Victorine desidera così tanto il successo del proprio progetto da falsarne i risultati, Tamerlane mette tutte le sue energie per il successo del suo progetto.

Ognuno di loro ambisce a distinguersi, a ergere le proprie idee come elementi indispensabili per cambiare il mondo. Ognuno di loro è disposto a tutto per raggiungere i propri obiettivi, e sarà proprio questo che li porterà alla morte.

Gli Usher sarebbero potuti morire in modi meno cruenti, meno dolorosi, ma le loro scelte, la loro cupidigia hanno finito per guidarli tutti verso una morte terrificante.

Verna e la critica all’umanità

Il personaggio che maggiormente si distingue in La caduta della casa degli Usher è Verna, la misteriosa donna incontrata da Madeline e Rodrick il Capodanno del 1980. Questa è una creatura extra terrena, non propriamente identificata: si tratta di una sorta di angelo della morte, che riesce a vedere l’umanità dall’esterno, per ciò che veramente è. Attraverso questa figura vengono presentati allo spettatore tanti spunti di riflessione sull’uomo e sul male che è capace di fare.

Le critiche mosse all’umanità sono diverse: la prima riguarda le torture inflitte agli animali per testare nuove cure, dispositivi medici e perfino cosmetici. Il riferimento in questo caso riguarda Victorine e i suoi raccapriccianti esperimenti sugli scimpanzè.

Altro momento di riflessione importante è presente verso la fine delle vicende: Arthur Pym, noto braccio destro della famiglia Usher, riesce a trovare la misteriosa donna che si cela dietro la morte dei giovani Usher. Questa, dopo avergli offerto la salvezza, riflette sui paradossi umani: sarebbe semplice risolvere i problemi globali con il denaro, che si tratti di inquinamento o di fame del mondo.  Eppure, l’umanità preferisce mandare razzi nello spazio e finanziare costose spedizioni a circumnavigare il mondo.

L’ultimo grande discorso di denuncia sociale viene affidato non a Verna, bensì a Madeline. Questa riflette sulla realtà del mondo, sul consumismo e capitalismo sfrenato che vige ovunque: “nemmeno i soldi sono più d’oro, sono solo uno e zero. Sono una bugia che abbiamo accettato”. Queste sono le parole con cui Madeline inizia la sua personale riflessione: mette in mostra i paradossi della nostra realtà, i controsensi delle persone che vivono e lavorano solo per comprare delle cose e che accusano loro di essere i mostri della società.

Michael Fassbender non batteva le palpebre sul set di The Killer

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Michael Fassbender non batteva le palpebre sul set di The Killer

In una recente intervista con Empire Magazine, il regista di The Killer (recensione) David Fincher ha condiviso alcune curiosità dal dietro le quinte del lavoro con il protagonista Michael Fassbender e quello che ha fatto per prepararsi al suo intenso ruolo nel prossimo thriller d’azione neo-noir di Netflix.

Il regista candidato all’Oscar ha elogiato Michael Fassbender per la sua dedizione al suo mestiere, rivelando che non ha nemmeno battuto ciglio davanti alla telecamera per rimanere fedele al suo personaggio sul set di The Killer.

Gli occhi di Michael tradiscono molto“, ha detto David Fincher. “Può contenere molte cose contrastanti nella sua mente e i suoi occhi ti permettono di accedervi. È come Daniel Craig in quel modo, dice: “Posso farlo meglio”, digli di fermarsi 1/3 di pollice più corto e potrà mettere a punto quelle cose tecniche, mentre per di più ha davvero buone idee sul comportamento. Ha questo dono come attore, ma oltre ad esso c’è questa incredibile disciplina su come lavorare con la prossima mossa”.

Quando esce The Killer?

in streaming debutterà su Netflix il 10 novembre 2023 “Solitario, freddo, metodico e libero da scrupoli o rimpianti, un assassino attende nell’ombra, in attesa del suo prossimo obiettivo. Eppure, più aspetta, più pensa che sta perdendo la testa, se non addirittura la calma”, si legge nella sinossi.

The Killer è diretto da Fincher da una sceneggiatura scritta da Andrew Kevin Walker, basata sulla serie di graphic novel francesi di Alexis Nolent e Luc Jacamon. Insieme a Fassbender ci sono Charles Parnell, Tilda Swinton, Sophie Charlotte, Sala Baker, Kerry O’Malley e Arliss Howard.

JFK: Eric Roth sta sviluppando una serie limitata per Netflix

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JFK: Eric Roth sta sviluppando una serie limitata per Netflix

Netflix sta sviluppando una serie limitata basata sulla vita del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy , ha darne notizia è stato il noto sito americano Variety . La serie sarà basata sul libro acclamato dalla critica “JFK: Coming Of Age In The American Century, 1917-1956” di Fredrik Logevall. Il libro, originariamente pubblicato nel 2020, è la prima parte di una biografia in due volumi pianificata di Kennedy. La prima parte esamina la sua vita dalla nascita fino al periodo in cui era il giovane senatore degli Stati Uniti del Massachusetts.

Eric Roth si occuperà della scrittura e della produzione esecutiva del progetto. Anche Peter Chernin e Jenno Topping della Chernin Entertainment saranno i produttori esecutivi. Attualmente è in corso la ricerca di uno showrunner. Secondo le fonti, Netflix vede la serie come qualcosa di simile a una versione americana di “The Crown”, il loro programma di grande successo sulla regina Elisabetta II e la famiglia reale britannica, data la storia molto influente della famiglia Kennedy in America. Al momento non è chiaro se ciò significhi che lo show seguirà lo stesso schema di “The Crown” – in cui attori diversi arrivano ogni due stagioni per interpretare i personaggi principali mentre invecchiano.

Roth è uno scrittore cinematografico di grande successo. Ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura adattata per “Forrest Gump” nel 1995. Da allora è stato nominato per altri sei Academy Awards, incluso per il suo lavoro in film come “Munich”, “A Star Is Born” di Bradley Cooper e molti altri. Recentemente ha lavorato a “Dune – parte uno e Dune – Parte due”. È anche uno degli sceneggiatori accreditati del prossimo film di Martin ScorseseKillers of the Flower Moon”. I suoi altri crediti come sceneggiatore includono “Ali”, “The Good Shepherd” e “Il curioso caso di Benjamin Button”, l’ultimo dei quali gli è valso anche una nomination all’Oscar.

La produzione italiana di contenuti vale 1,9 miliardi di dollari

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La produzione italiana di contenuti vale 1,9 miliardi di dollari

Gli investimenti nella produzione di contenuti originali continuano a crescere in Italia, dove le risorse di tutti i generi hanno raggiunto un totale di 1,8 miliardi di euro (1,9 miliardi di dollari) grazie ai maggiori investimenti da parte degli streamer statunitensi. Ma la TV lineare resta il principale driver dell’industria italiana.

È quanto emerge dal rapporto annuale sulla produzione locale presentato venerdì dall‘APA, l’associazione dei produttori televisivi italiani, al MIA di Roma. Secondo i dati del rapporto APA, la liquidità di 1,9 miliardi di dollari riversata nelle produzioni italiane di tutti i tipi nel 2022 ha rappresentato solo un piccolo aumento rispetto al 2021, quando i prodotto locali hanno compiuto uno scatto di crescita post-pandemia del 55%.

I prodotti cinematografici e televisivi rappresentano attualmente il 55% di questi investimenti, con un aumento delle risorse ora destinate ai documentari e ai prodotti di animazione destinati principalmente alla riproduzione in streaming. L’investimento in costante crescita da parte degli streamer vale attualmente quasi un terzo del mercato televisivo totale”, ha illustrato il direttore dell’APA Chiara Sbarigia. Ma ha osservato che “anche se stiamo vedendo che a partire dal 2018 gli operatori globali [soprattutto streamer] hanno aumentato gli investimenti, la TV lineare rimane il principale attore di mercato nel nostro Paese”.

Sbarigia ha inoltre sottolineato che l’APA sta cercando di “evitare il rischio di una polarizzazione del mercato [italiano] con uno scenario che vedrebbe produzioni globali [di fascia alta] da parte degli streamer contro [solo] produzioni nazionali provenienti da operatori locali“. Eleonora Andreatta, vicepresidente Netflix per gli originali italiani, presente al panel, ha sottolineato che l’Italia è un territorio importante per Netflix. “Da quando abbiamo aperto un ufficio italiano un anno e mezzo fa con un management italiano a bordo, abbiamo svolto un lavoro sistematico per costruire una lista di prodotti per il futuro“. I prossimi prodotti originali Netflix Italia includono “Il Gattopardo”, una serie di sei episodi basata sul classico romanzo ambientato in Sicilia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che costituisce l’originale italiano più ambizioso fino ad oggi del colosso dello streaming e ha un budget di oltre 40 milioni di euro.

Antonella d’Errico, vicepresidente esecutivo dei contenuti di Sky Italia, ha citato un recente rapporto della business school Bocconi di Milano, secondo cui la piattaforma di pay-TV di proprietà di Comcast negli ultimi 10 anni ha investito più di 11 miliardi di euro in contenuti italiani, sia attraverso la produzione e acquisizione. Per quanto riguarda gli originali Sky Italia di fascia alta, ha citato la prossima sontuosa serie drammatica “M”, sull’ascesa al potere di Benito Mussolini, diretta da Joe Wright, che “dovrebbe fare il giro del mondo”, ha detto.

Loki 2: il regista del secondo episodio spiega la visione del MCU su Zaniac e Sylvie

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Il secondo episodio della seconda stagione di Loki, di ieri sera ha introdotto la versione dell’MCU di Zaniac, anche se non era esattamente il Brad Wolfe che molti di voi ricorderanno dai fumetti.  Nella pagina, era un attore che ha sofferto di un’infanzia traumatica prima di ottenere il ruolo della sua vita come serial killer di nome Zaniac. Una notte sul set, Wolfe fu coinvolto in un’esplosione che lo espose alle radiazioni (ovviamente) e, per qualche bizzarro colpo di fortuna, un’entità demoniaca lo possedette e lo scacciò allo stesso tempo. Con ciò divenne un mostruoso assassino, anche se il Dio dell’inganno Loki prese in prestito solo alcuni elementi di quel personaggio. 

La versione di Brad che abbiamo visto è l’agente della TVA Hunter X-5 che, dopo aver abbandonato la missione dell’agente Dox per salvare la Sacra Linea Temporale, sceglie invece di diventare un attore famoso.  Parlando con Games Radar, il regista di Loki Dan Deleeuw ha spiegato l’approccio dei Marvel Studios nel portare Zaniac sullo schermo. 

“Penso che, all’interno del multiverso, in termini di Brad Wolfe, si trovi su una linea temporale che non è proprio andata verso la versione malvagia”, ride il regista. “Ripercorri qualche sequenza temporale e probabilmente troverai qualcuno che somiglia di più al personaggio cattivo.” “Volevamo giocare con quell’Easter egg e introdurre un personaggio che fosse abbastanza oscuro nei fumetti. Ma non potevamo resistere all’idea di esplorare qualcuno che non credeva veramente nella realtà della TVA, e l’artificio dei Timekeepers e tutto il resto, essendo un attore. Ora è qualcuno che, sai, mette in scena una percezione della realtà per vivere. Quindi, ha funzionato per entrambi i lati.”

Nella stessa intervista, a Deleeuw è stato anche chiesto di approfondire cosa Sylvie stesse tenendo in mano nella scena finale dell’ultimo episodio. Abbiamo visto la variante di Loki nella sua linea temporale ramificata rimuginare sul suo futuro e, come sospettato, quello è davvero il Tempad incredibilmente potente di He Who Remains.  “Lei è ancora una Loki. Se ha le chiavi dell’universo, le chiavi del multiverso, non rinuncerà a tutto ciò”, anticipa Deleeuw.

“Penso che fosse davvero felice sulla linea temporale; non so quanta manipolazione sia avvenuta dietro le quinte…Penso che lei abbia sempre sospettato che questo potesse ripresentarsi, e penso che questo si ricolleghi anche a molte delle reazioni a Loki al McDonald’s. Sapeva di avere un tempo in prestito, credo, e lo mantenne perché sapeva che, alla fine, Loki si sarebbe fatto vivo o qualche altro Loki sarebbe apparso, qualche altra variante di Colui che Rimane o qualcosa del genere, che avrebbe dovuto farlo.. alla fine avrebbe dovuto affrontare tutto questo.

Tom Hiddleston è tornato nel ruolo del dio del male nella seconda stagione di Loki, insieme alle star della prima stagione come Owen Wilson, Gugu Mbatha-Raw, Sophia Di Martino, Tara Strong e la nuova aggiunta Ke Huy Quan.

Eric Martin è il capo sceneggiatore e produttore esecutivo della seconda stagione. Hiddleston è anche produttore esecutivo insieme al capo dei Marvel Studios Kevin Feige e Stephen Broussard, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad Winderbaum, Kevin R. Wright, Justin Benson e Aaron Moorhead e Michael Waldron. Trevor Waterson è co-produttore esecutivo. Benson & Moorhead, Dan Deleeuw e Kasra Farahani sono stati i registi della stagione. I nuovi episodi di Loki debuttano giovedì alle 21:00 ET/18:00 PT su Disney+.

The Walking Dead: The Ones Who Live, Rick Grimes nel nuovo teaser dal New York Comic Con

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Il Comic-Con di New York è ora in corso e AMC ha presentato un nuovo teaser per il suo prossimo spin-off di The Walking Dead incentrato su Rick e Michonne, che è ufficialmente intitolato The Walking Dead: The Ones Who Live. È un breve promo, ma ci dà un’idea degli come Rick e Michonne affrontano la vita e alcuni vaganti, mentre la voce fuori campo di Rick spiega che “ha cercato di scappare”.

Oltre al teaser, la rete AMC ha annunciato che lo spettacolo arriverà sui nostri schermi nel febbraio 2024, anche se non è stata rivelata la data esatta della prima. I membri del cast nuovi e di ritorno includono Pollyanna McIntosh nei panni del duplice Jadis, Terry O’Quinn nei panni di Beale e Matt Jeffries nei panni di Nat. In precedenza era stato annunciato che Lesley-Ann Brandt avrebbe interpretato il ruolo di Pearl. È stato inoltre confermato che Melissa McBride riprenderà il ruolo di Carol Peletier per la seconda stagione dell’attuale spin-off, The Walking Dead: Daryl Dixon, intitolato The Walking Dead: Daryl Dixon – The Book of Carol.

“Sapevo che c’era molto altro da raccontare sulla storia di Carol perché l’ho sentita così turbata l’ultima volta che l’abbiamo vista, mentre guardava il suo migliore amico, Daryl, allontanarsi”, ha detto McBride in una nota . “Separati o (si spera!) insieme, le loro storie sono profonde e sono così entusiasta di continuare il viaggio di Carol qui. Questo team di narratori ha fatto un lavoro straordinario per portare questi due personaggi affermati in un mondo completamente nuovo per loro, e adoro le scoperte!”

Basato sull’omonima serie a fumetti di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard, The Walking Dead: The Ones Who Live è prodotto da Kirkman, Scott M. Gimple, Greg Nicotero, David Alpert, Joseph Incaprera, Gale Anne Hurd, Denise Huth e Angela Kang.

Attualmente The Walking Dead: The Ones Who Live è programmato per un debutto nel 2024, il dramma di Rick e Michonne doveva inizialmente essere presentato in anteprima quest’anno insieme ad altri due spin-off,  The Walking Dead: Dead City  e  The Walking Dead: Daryl Dixon. Entrambe le serie sono incentrate sui principali sopravvissuti della serie originale. La serie guidata da Jeffrey Dean Morgan e Lauren Cohan sarà presentata in anteprima a giugno, seguita dalla premiere dello spettacolo guidato da Norman Reedus entro la fine dell’anno.

Green Lantern: ecco chi è il preferito di WB per il ruolo di Hal Jordan

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Sappiamo che Nathan Fillion interpreterà Green Lantern/Guy Gardner in Superman: Legacy, ma che dire dell’originale Hal Jordan, eroe cosmico portatore originale dell’anello del potere?  Hal Jordan non apparirà nel prossimo riavvio di James Gunn (per quanto ne sappiamo), ma il personaggio debutterà nella serie Green Lantern già annunciata che è programmata per debuttare su Max insieme a John Stewart, e ora abbiamo un aggiornamento minore sull’attore di alto profilo che la Warner Bros desiderebbe (secondo la voce) ingaggiare.

A luglio, circolava una voce secondo cui Channing Tatum potrebbe essere il protagonista di un prossimo progetto DCU, e Jeff Sneider ha ipotizzato che potrebbe essere proprio la serie LanternsNell’episodio di questa settimana del podcast Hot Mic, il co-conduttore di Sneider, John Rocha, ha detto di aver sentito che alla Warner Bros. “piaceva l’idea” di Tatum nel ruolo di Hal Jordan. Questo è ovviamente lontano da qualsiasi tipo di conferma che l’attore di Free Guy sia in trattative per questo particolare personaggio, ma, se è davvero pronto per un ruolo in DC, sembra una forte possibilità.

La serie Max Green Lantern  ha subito numerosi cambiamenti da quando è stata annunciata per la prima volta. Lo spettacolo originariamente doveva svolgersi in più periodi di tempo, con Finn Wittrock nel ruolo di Guy Gardner per l’ambientazione degli anni ’80 e Jeremy Irvine nel ruolo di Alan Scott negli anni ’40. Saranno presenti anche Simon Baz, Jessica Cruz e una nuova Lanterna aliena chiamata Bree Jarta. Si diceva che l’ex attore de Il trono di Spade (Game of Thrones) Tobias Menzies fosse in trattative per interpretare Thaal Sinestro, ma questo non è mai stato confermato. Tuttavia, questa premessa è stata successivamente modificata, con l’attenzione spostata su Jordan e John Stewart (*Wittrock e Irvine non sono legati al progetto). Per quanto ne sappiamo, Lee Toland Krieger, che ha diretto il pilot di Superman e Lois per The CW, è ancora a bordo per dirigere i primi due episodi.

Kevin Feige dei Marvel Studios rivela: “Anche dopo 32 film, sembra che abbiamo appena scalfito la superficie”

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Il 16 ottobre segna il centenario della Walt Disney Co. e Variety ha incontrato l’uomo che è stato in prima linea nell’acquisizione più redditizia della Casa di Topolino sin dall’inizio, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige. L’acquisto della Marvel da parte della Disney ha aperto le porte a blockbuster live-action tra cui “Avengers: Endgame” del 2019, il secondo film con il maggior incasso di sempre. E mentre alcuni potrebbero lamentarsi della saturazione dei supereroi, è importante ricordare quale rischio fosse costruire un universo cinematografico attorno ai personaggi dei fumetti quando “Iron Man“, il primo film dei Marvel Studios, venne presentato in anteprima.

Il Marvel Cinematic Universe è senza dubbio il franchise cinematografico (e ora televisivo) di maggior successo della storia e, e dopo 15 anni, 31 film, 25 programmi TV e quasi 30 miliardi di dollari, l’universo cinematografico Marvel è stato spesso imitato, ma nessuno si è rivelato altrettanto efficace. Fin dall’inizio, è stato guidato da Kevin Feige, CCO della Marvel Entertainment e presidente dei Marvel Studios, il cui primo credito come produttore è stato come produttore associato di “X-Men” del 2000 – e che ora sta chiudendo il cerchio portando Wolverine di Hugh Jackman di nuovo all’ovile con “Deadpool 3” del prossimo anno.

Anche dopo tutto questo tempo, Kevin Feige dice di essere rimasto entusiasta come il giorno in cui ha iniziato. Mi sento così fortunato di poter fare questo lavoro“, ha rivelato Feige a Variety . “Ad ogni prova dei costumi, quando vediamo gli attori trasformarsi per la prima volta, c’è sempre questo momento di stupore. È davvero incredibile prendere questi personaggi e portarli in vita sullo schermo”.

Il franchise ha riavviato le carriere di Robert Downey Jr. e Chris Evans, ha creato star del calibro di Chris Hemsworth e Tom Hiddleston e ha persino dato ad attori premi Oscar come Ben Kingsley, Brie Larson e Lupita Nyong’o un posto dove liberarsi.  Nonostante siano successe così tante cose sullo schermo, Feige nota che ci sono alcune cose che non cambiano mai.

Abbiamo una tradizione ai Marvel Studios che è iniziata con il primo ‘Iron Man’. Per ogni nuova uscita, il cast, i produttori, il regista e io verremo a vedere il film con i fan durante la serata di apertura. Sentire l’eccitazione in sala, sentire gli applausi o i sussulti del pubblico, ricorda sempre cosa significano questi film e personaggi per i fan. Essere lì alla serata di apertura di ‘Avengers: Endgame’, ascoltando il pubblico, è qualcosa che non dimenticherò mai. Inoltre, il feedback che abbiamo ricevuto dopo l’uscita di ‘Black Panther‘. Mai nei miei sogni più sfrenati avrei pensato che avrebbe avuto il tipo di impatto che ha avuto.

Con The Marvels presto nei cinema e la seconda stagione di “Loki” su Disney+, non sembrano esserci segni di rallentamento. “La cosa grandiosa della Marvel è davvero quanti personaggi meravigliosi e interessanti abbiamo nei fumetti: lavorano lì da 85 anni. Anche dopo 32 film, sembra che abbiamo appena scalfito la superficie”, ha ammesso Feige.

Jason Momoa è stato già scelto per il ruolo di Lobo

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Jason Momoa è stato già scelto per il ruolo di Lobo

Dopo molte voci e speculazioni, sembra che la star di Aquaman e del Regno Perduto Jason Momoa sia intenzionata a interpretare il personaggio DC Lobo. Nell’episodio di ieri del podcast The Hot Mic , l’insider del settore Jeff Sneider ha rivelato che Jason Momoa è stato scelto per interpretare Lobo e che un annuncio ufficiale sul casting sarà fatto verso l’inizio del 2024. Oltre ad aver rivelato quante scene sono state tagliate da Aquaman 2 e il Regno Perduto, l’insider ha affrontato il tema del recasting dell’attore all’interno del nuovo DCU.

È vero: Jason Momoa è Lobo. Fatto”, ha confermato Sneider. “Jason Momoa è stato scelto per il ruolo di Lobo, e molto probabilmente verrà annunciato ufficialmente… direi intorno a febbraio. Non ha nulla a che fare con lo sciopero: ha a che fare con Aquaman. Quindi Aquaman dovrà andare nei cinema, e poi sarà su Max… dopo che sarà su Max e sarà stato proiettato per una settimana o due su Max o qualsiasi altra cosa, penso che a febbraio – forse marzo al più tardi – lo vedrete. Un annuncio su Momoa nei panni di Lobo, soprattutto se fa parte del cast di Superman. Puoi dare un’occhiata al nuovo episodio di The Hot Mic su YouTube qui sotto:

Già lo scorso dicembre si vociferava che Jason Momoa avrebbe assunto il ruolo del selvaggio cacciatore di taglie interstellare della DC. Poiché l’Universo DC verrà riavviato dopo il film The Flash di quest’anno, le voci suggerivano che Jason Momoa avrebbe abbandonato il ruolo Arthur Curry/Aquaman per passare invece al ruolo di Lobo.

Invincible: il poster della seconda stagione anticipa l’arrivo del trailer

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È stato rivelato un nuovo poster della seconda stagione di Invincible, che offre ai fan una nuova grafica in vista dell’uscita del prossimo trailer dello spettacolo di supereroi Prime Video. Un tweet dall’account Twitter ufficiale di Invincible ha rivelato il nuovo poster per la seconda stagione della serie. L’immagine mostra il protagonista, Markus Grayson, danneggiato da una battaglia con un’espressione arrabbiata sul viso. Nel riflesso del sangue sotto di lui, puoi vedere il padre antagonista di Mark, Omni-Man, in una posa identica.

Su cosa si basa Invincible?

Basato sulla serie di fumetti di Robert Kirkman , Cory Walker e Ryan Ottley, Invincible è descritta come una serie ricca di suspense, azione ed emozioni. L’adattamento presenta nella versione originale le voci di Steven Yeun, Sandra Oh, JK SimmonsGillian Jacobs, Andrew Rannells, Walton Goggins, Zazie Beetz, Mark Hamill, Chris Diamantopoulos e altri.

La prima stagione di Invincible è incentrata su Mark Grayson, un ragazzo di 17 anni che inizia a sviluppare superpoteri come la super forza, il volo e la super velocità. Inizia quindi ad allenarsi per usare le sue abilità sotto la guida di suo padre, Nolan Grayson, che è uno dei supereroi più potenti della Terra, Omni-Man.

Yaratilan – La creatura: trailer della serie adattamento turco Netflix di Frankenstein

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Netflix ha pubblicato il trailer ufficiale di Yaratilan – La creatura per la sua prossima serie di adattamento in lingua turca del classico romanzo Frankenstein del 1818 di Mary Shelley. Sarà disponibile in streaming a partire dal 20 ottobre.

Yaratilan – La creatura è una storia epica che si svolge nell’era finale dell’impero ottomano e si incentra su una delle domande fondamentali dell’umanità: “Cosa c’è dopo la morte?”. Ziya, uno studente di medicina avventuroso, ribelle, vivace e brillante, ha il desiderio irrefrenabile di diventare uno straordinario medico e riuscire a curare le malattie infettive. Il destino di Ziya si incrocia con quello di Ihsan, un collega al limite tra genio e follia. Ihsan è l’unico che capisce veramente le ambizioni di Ziya, tuttavia queste due anime ferite e ostracizzate pagheranno il prezzo dell’esperimento proibito che hanno avuto il coraggio di condurre: l’antica iscrizione che hanno tentato di decifrare potrebbe scatenare il caos… Dai un’occhiata al trailer di Creature qui sotto ( guarda altri trailer):

Yaratilan – La creatura è creata e diretta da Çağan Irmak. La serie avrà come protagonisti Taner Ölmez, Erkan Kolçak Köstendil, Sifanur Gül, Bülent Sakrak, Devrim Yakut, Durul Bazan, Aram Dildar, Macit Koper, Engin Benli e Sennur NogaylarI produttori esecutivi sono Saner Ayar, Ayse Durmaz, Mine Yilmaz e Cengiz Çagatay.

Five Nights At Freddy’s: Jason Blum spiega perché ha richiesto così tanto tempo per essere realizzato

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Il produttore di Five Nights At Freddy’s, Jason Blum, ha rivelato che il film in uscita ha richiesto così tanto tempo per essere realizzato perché volevano assicurarsi che fosse adatto ai fan del franchise. Parlando con ComicBook, Blum ha parlato delle sfide legate all’adattamento del videogioco Five Nights At Freddy’s (uscito nel 2014) in un film e di come volevano assicurarsi che fosse un adattamento di cui i fan del franchise sarebbero rimasti soddisfatti.

Uno dei motivi che sarà interessante per voi ragazzi, per cui la realizzazione del film è durato così tanto tempo è che Hollywood [è che] a volte, non sempre, commette l’errore quando si adattano un libro super popolare o un gioco super popolare di iniziare fin dall’inizio a realizzare un film che non solo soddisfi i fan del libro o del gioco, ma attiri un pubblico più vasto”, ha affermato Blum. “C’è sempre quella pressione per attirare un pubblico più vasto.”

Jason Blum: “Dovremmo fare un film che funzioni per i fan”

Ha continuato: “Uno dei motivi per cui ci è voluto così tanto tempo per realizzare questo film è [perché è così] che abbiamo iniziato a [svilupparlo], e ciò che è diventato chiaro durante il processo di sviluppo che l’unico modo per farcela era creare il film per i fan di Five Nights at Freddy’s e se è il titolo attierà qualcun altro, bene. Ciò che Emma [Tammi] ha fatto così bene e ciò che finalmente abbiamo capito è che dovremmo realizzare un film che funzioni per i fan. Se arriva qualcun altro, è fantastico, ma [cerchiamo] di non accontentare anche loro.

Five Nights At Freddy’s, il film

Il terrificante fenomeno dei videogiochi horror diventa un evento cinematografico da brivido: Blumhouse – la casa produttrice di M3GAN, The Black Phone e The Invisible Man – porta Five Nights At Freddy’s sul grande schermo. Il film segue una guardia giurata tormentata che inizia a lavorare al Freddy Fazbear’s Pizza. Mentre trascorre la sua prima notte di lavoro, si rende conto che il turno di notte da Freddy’s non sarà così facile da superare.

Il film è interpretato da Josh Hutcherson (Ultraman, The Hunger Games franchise), Elizabeth Lail (You, Mack & Rita), Piper Rubio (Holly & Ivy, Unstable), Kat Conner Sterling (Un fantasma in casa, 9-1-1), con Mary Stuart Masterson (Blindspot, Pomodori Verdi Fritti) e Matthew Lillard (Good Girls, Scream). Five Nights At Freddy’s è diretto da Emma Tammi (The Wind, Blood Moon) ed è scritto da Scott Cawthon, Emma Tammi e Seth Cuddeback. Gli iconici personaggi animatronici del film saranno creati dal Creature Shop di Jim Henson. Five Nights At Freddy’s è prodotto da Jason Blum e Scott Cawthon. I produttori esecutivi del film sono Bea Sequeira, Russell Binder e Christopher H. Warner. Universal Pictures presenta una produzione Blumhouse, in associazione con Striker Entertainment.

Werewolf by Night in Color: trailer della versione colorata dello speciale horror Marvel Studios

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I Marvel Studios hanno rilasciato un nuovo trailer di Werewolf by Night in Color per la versione colorata dello speciale horror del Marvel Cinematic Universe dello scorso anno. “In una notte buia e cupa, una cabala segreta di cacciatori di mostri emerge dall’ombra e si riunisce nell’inquietante Tempio di Bloodstone dopo la morte del loro leader“, si legge nella sinossi dello speciale. “In uno strano e macabro memoriale della vita del leader, i partecipanti vengono coinvolti in una competizione misteriosa e mortale per una potente reliquia, una caccia che alla fine li porterà faccia a faccia con un mostro pericoloso.

“Ispirato ai film horror degli anni ’30 e ’40, questo speciale agghiacciante mira a evocare un senso di terrore e macabro, con molta suspense e paura lungo il percorso mentre esploriamo un nuovo angolo dell’universo cinematografico Marvel”. Dai un’occhiata al trailer di Werewolf by Night in Color.

Werewolf by Night in Color arriva su Disney+ venerdì 20 ottobre. L’originale Werewolf by Night, attualmente disponibile sulla piattaforma di streaming, è stato originariamente pubblicato nell’ottobre 2022 e rappresentava una versione diversa e più spettrale dell’MCU ispirata ai film horror degli anni ’30 e ’40.

Aquaman 2: rivelato il numero di scene tagliate dal film

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Aquaman 2: rivelato il numero di scene tagliate dal film

Sembra che da Aquaman 2 e il Regno Perduto siano state tagliate parecchie scene durante la sua produzione, e molto di più di quanto prima ipotizzato. A rivelarlo è stato il podcast The Hot Mic, una fonte che nel tempo ha acquisti una credibilità pressoché totale.  Nell’episodio più recente del podcast The Hot Mic, l’insider del settore Jeff Sneider ha parlato delle recenti notizie su Aquaman 2 e il Regno Perduto e sulla travagliata  produzione del film. Durante il podcast è stato confermato che due scene con Amber Heard sono state tagliate, e l’insider a fatto notare che secondo le sue fonti circa 20 scene in totale sono state tagliate dal sequel dei DC Studios.

Mi è stato detto che sono state tagliate circa 20 scene“, ha dichiarato Sneider. “Fondamentalmente sono 20 le scene tagliate da Aquaman 2 e il Regno Perduto, e due di queste la vedevano protagonista. Non è nemmeno così tanto nel film, da quello che ho capito.” Dunque da un lato anche Jeff Sneider conferma le chiacchiere dietro ai tagli, ma dall’altra ammette, confermando le smentite dello studios che non riguardano un minutaggio considerevole né per Amber Heard né per il film nel complesso. Inoltre, non è la prima volta, queste grandi produzioni spesso tagliano molte sequenze per poter permettere al film di arrivare ad un minutaggio tale da poter permettere una programmazione nelle sale giornaliera più ampia. Più spettacoli, più incasso al debutto.  Puoi controllare l’episodio di riferimento di The Hot Mic su YouTube di seguito:

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman 2 e il Regno Perduto

Non essendo riuscito a sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e malvagia. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm, l’ex re di Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo seguito, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film. David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema il 20 dicembre.

Monarch: Legacy of Monsters: trailer della serie basata sul Monsterverse

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Oggi, al New York Comic Con, Apple TV+ e il team creativo di Monarch: Legacy of Monsters hanno presentato il trailer dell’attesissima serie basata sul Monsterverse della Legendary. Interpretata da Kurt Russell, Wyatt Russell, Anna Sawai, Kiersey Clemons, Ren Watabe, Mari Yamamoto, Anders Holm, Joe Tippett ed Elisa Lasowski, Monarch: Legacy of Monsters farà il suo debutto il 17 novembre con i primi due episodi dei dieci in totale, seguiti da un episodio ogni venerdì fino al 12 gennaio 2024.

A presentare il trailer è stato il team creativo della serie, composto dai produttori esecutivi Chris Black, Matt Fraction, Tory Tunnell, il produttore esecutivo e regista Andy Goddard, la direttrice del casting Ronna Kress e il supervisore dei VFX Sean Konrad, i quali, al termine dell’anteprima, hanno partecipato a un incontro moderato dal giornalista d’intrattenimento Scott Mantz.

https://youtu.be/No7WEuqpMBc

Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, Monarch: Legacy of Monsters segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

Prodotto dalla Legendary Television, Monarch: Legacy of Monsters è co-sviluppata e prodotta esecutivamente da Chris Black e Matt Fraction. Matt Shakman dirige i primi due episodi e funge da produttore esecutivo insieme a Joby Harold e Tory Tunnell, per conto di Safehouse Pictures, Andy Goddard, Brad Van Arragon e Andrew Colville. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita producono esecutivamente per conto della Toho Co., Ltd., proprietaria del personaggio di Godzilla. La Toho ha concesso i diritti alla Legendary per Monarch: Legacy of Monster come naturale conseguenza del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

Il Monsterverse di Legendary Entertainment è un epico universo di intrattenimento con storie interconnesse che riuniscono le più titaniche forze della natura della cultura popolare. Il pubblico assiste alla più grande battaglia per la sopravvivenza dell’umanità, in lotta per salvare il nostro mondo da una nuova realtà catastrofica: i mostri dei nostri miti e delle nostre leggende sono reali. Iniziato nel 2014 con “Godzilla” e proseguito con “Kong: Skull Island” del 2017, “Godzilla: King of the Monsters” del 2019 e “Godzilla vs. Kong” del 2021, il Monsterverse ha accumulato quasi due miliardi di dollari ai botteghini di tutto il mondo ed è in continua espansione, con l’attesissimo sequel “Godzilla x Kong: The New Empire”.

La serie si aggiunge all’offerta in espansione di Apple TV+ di dramedy sulla costruzione del mondo, tra cui la serie di successo globale “Silo“; “Foundation“, basata sui pluripremiati romanzi di Isaac Asimov e creata da David S. Goyer; “Invasion“, la serie fantascientifica dei produttori Simon Kinberg e David Weil, nominati agli Oscar e due volte agli Emmy, e altri ancora.

Caleb Landry Jones: 10 cose che non sai sull’attore

Caleb Landry Jones: 10 cose che non sai sull’attore

Non ha ancora – forse volutamente – preso parte da protagonista a prodotti mainstream che potrebbero conferirgli una popolarità mondiale, ma Caleb Landry Jones si è, nel giro di qualche anno, distinto come uno dei più sensibili e devoti interpreti della sua generazione. Ad oggi ha infatti regalato di continuo interpretazioni memorabili, attraverso le quali cerca di dare voce agli ultimi raccontando tutto il loro dolore. La sua filmografia, a dir poco invidiabile, è quella di un attore che tutta Hollywood riconosce ormai come dotato di un talento raro.

Ecco 10 cose che non sai su Caleb Landry Jones.

Caleb Landry Jones: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. Jones debutta al cinema con un cameo nel film del 2007 Non è un paese per vecchi (è il ragazzo che nel finale si rivolge a Javier Bardem). In seguito ha partecipato a L’ultimo esorcismo (2010), The Social Network (2010), X-Men – L’inizio (2011), Contraband (2012), Antiviral (2012) e Stonewall (2015). Ottiene poi grande popolarità recitando in Scappa – Get Out (2017), Barry Seal – Una storia americana (2017), Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017) e Un sogno chiamato Florida (2017). Ha poi recitato in I morti non muoiono (2019), The Outpost (2020), Nitram (2021), The Forgiven (2021), Finch (2021) e Dogman (2023).

2. Ha partecipato ad alcune serie TV. Non solo cinema nella carriera di Jones, ma anche alcune significative partecipazioni a celebri serie Tv. Ha infatti recitato in alcuni episodi di Friday Night Lights (2008-2010), per poi partecipare a due episodi di Breaking Bad (2009-2010) e Victorious (2010). Si è poi concentrato a lungo solo sul cinema, tornando a recitare per un prodotto televisivo solo nel 2017, quando appare in alcuni episodi della terza attesa stagione di Twin Peaks.

3. È anche musicista. Oltre ad essere un talentuoso attore, Jones porta avanti anche un’interessante carriera come musicista. Egli è infatti il discendente da parte di madre di una lunga serie di suonatori di violino e da adolescente aveva formato con l’amico Robert Hudson il gruppo rock alternativo Robert Jones. Jones è poi tornato a cantare e comporre musica a partire dal 2020, anno in cui ha pubblicato l’album The Mother Stone. Il suo album d’esordio da solista, classificato a come rock psichedelico, ha seguìto anni di brani mai pubblicati.

Caleb Landry Jones in Nitram
Caleb Landry Jones in Nitram

Caleb Landry Jones in Dogman

4. Ha ottenuto numerose lodi per la sua interpretazione. Il nuovo film di cui Jones è protagonista è Dogman, presentato in concorso a Venezia e per il quale era dato come favorito alla Coppia Volpi al Miglior attore. Nel film Jones interpreta Doug, un emarginato che cresce circondato dall’amore dei suoi cani e con i quali mettera a segno una serie di vendette. Doug, inoltre, è un uomo costretto sulla sedia a rotelle per via di un incidente del passato. Jones ha raccontato di essersi preparato a tale condizione sperimentando attivamente cosa vuol dire vivere tutto il proprio tempo con una condizione del genere.

Caleb Landry Jones in Scappa – Get Out

5. Ha avuto un piccolo ruolo nel film premiato agli Oscar. Non compare da subito in scena, ma Jones ha ruolo piuttosto significativo anche nel film Scappa – Get Out. Qui interpreta infatti Jeremy, il fratello di Rose, colei che attira Chris dalla sua famiglia per portare a termine i loro raccapriccianti piani. Questo è stato uno dei quattro film in cui Jones ha recitato nel 2017, anno che lo ha definitivamente consacrato come uno degli attori più talentuosi della sua generazione.

Caleb Landry Jones in Twin Peaks

6. Ha recitato nella terza stagione dell’iconica serie. Come riportato, ad oggi il ruolo più importante svolto da Jones per un prodotto televisivo è quello di Steven Burnett nella terza stagione della serie Twin Peaks, di David Lynch. Steven è il marito miscredente, drogato e instabile, di Becky Burnett, interpretata da Amanda Seyfried, con la quale viveva al New Fat Trout Trailer Park a Twin Peaks, Washington. Egli è presente negli episodi 5, 10, 11 e 15.

Caleb Landry Jones
Caleb Landry Jones e Katya Zvereva sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Caleb Landry Jones in Breaking Bad

7. Ha recitato in due episodi della celebre serie. Forse non tutti se lo ricordano, catturati principalmente dalla bravura di Bryan Cranston e degli altri protagonisti, ma anche Jones ha avuto modo di recitare in Breaking Bad. Ciò è avvenuto per il quarto episodio della seconda stagione e il terzo della terza stagione. In essi Jones interpreta Louis Corbet, il miglior amico di Walter White Jr., che frequenta la sua stessa scuola.

Caleb Landry Jones in Nitram

8. Ha vinto un importante riconoscimento per la sua interpretazione. Nel 2021 Jones ha recitato in Nitram, ispirato alla vita di Martin Bryant, autore del massacro di Port Arthur. Il film in realtà ma non mostra l’avvenimento né si riferisce a lui per nome, usando invece l’anagramma Nitram, per evitare qualsiasi estetizzazione della violenza reale. Per la sua interpretazione del protagonista che dà il titolo al film, Jones ha vinto il prestigioso riconoscimento come Miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes, dove il film era in concorso.

Caleb Landry Jones e la fidanzata Katya Zvereva

9. È molto riservato. Jones è fidanzato con l’artista russa Katya Zvereva, la cui biografia recita “artista multidisciplinare, il cui lavoro attraversa molti mezzi come pittura, incisione, disegno e scultura, fino alle esplorazioni con oggetti d’arte e mobili“. La si può ritrovare su Instagram, dove è solita condividere immagini relative alle proprie opere. Non è noto quando e come i due si siano conosciuti, ma lei è solita accompagnare Jones in occasione delle premiere dei suoi film, come avvenuto ad esempio allo scorso Festival di Venezia.

Caleb Landry Jones: età e altezza

10. Caleb Landry Jones  è nato il 7 dicembre del 1989 a Garland, Texas, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1,81 metri.

Fonte: IMDb

MIA: si è chiusa la nona edizione con numeri positivi

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MIA: si è chiusa la nona edizione con numeri positivi

Si è conclusa oggi la nona edizione del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo, diretto da Gaia Tridente, che si è svolto a Roma dal 9 al 13 ottobre a Palazzo Barberini e al Cinema Barberini e sulla piattaforma MIA Digital, che ha consentito agli accreditati di accedere anche da remoto a tutte le sessioni (in diretta e on demand).

Presenze in crescita rispetto all’edizione 2022 con 2600 partecipanti provenienti da 66 paesi del mondo (+10% di paesi in più rispetto al 2022). Il MIA cresce anche sui social con un incremento del +14%  dei follower su Facebook e del quasi 30% su Linkedin.In crescita anche i numeri della stampa accreditata:  190  giornalisti (+19% rispetto al 2022) di cui  27  appartenenti alla stampa internazionale con oltre 800 articoli usciti sulle più importanti testate internazionali e italiane (+37% rispetto al 2022).  Sempre piene le 7 sale del Cinema Barberini e quelle di Palazzo Barberini dove si sono tenuti oltre 80 panel ed eventi, 5 content showcase, 4 pitching forum, oltre 60 tra market screening e presentazioni di film.

Tutti esauriti i 2 piani di Palazzo Barberini, dove i principali player partecipanti al MIA hanno preso parte agli incontri del mercato di co-produzione internazionale e dove i distributori internazionali hanno incontrato i buyer theatrical. Sempre a Palazzo Barberini, uno spazio dedicato all’innovazione tecnologica con incontri giornalieri e presentazioni di Virtual Production presso il Tech Pavilion in cui si sono svolte anche conferenze del programma MIA XR, in si sono potute vivere esperienze immersive e di Virtual Reality

Il MIA è, oggi, uno dei principali appuntamenti di mercato internazionali dedicati all’industria audiovisiva. Nato nel 2015 e cresciuto grazie alla consolidata joint venture tra ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) presieduta da Francesco Rutelli e APA (Associazione Produttori Audiovisivi) presieduta da Chiara Sbarigia, gode del supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e del contributo di Creative Europe MEDIA. Riceve inoltre il sostegno del Ministero della Cultura, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e della Regione Lazio

“Il MIA rappresenta oggi per tutti gli operatori internazionali il luogo d’eccellenza per l’industria audiovisiva, un hub fondamentale per lo sviluppo del business e per una crescita del network delle aziende e dei professionisti, capace di attrarre player di tutto il mondo, provenienti dai 5 continenti. Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti e dell’ambizioso programma offerto, costruito nella direzione di consolidare il settore audiovisivo nazionale, europeo e globale, di favorire la circolazione dei talenti, di incoraggiare la partecipazione di mercati emergenti. Quello che ha reso unica questa edizione, così ricca e ampia in termini di contenuti e di ricerca curatoriale, sono stati i nuovi e interessanti progetti che hanno rappresentato il complesso ecosistema audiovisivo, valorizzando le istanze di tutti gli interlocutori della filiera e anticipando i temi e gli spazi del futuro” ha dichiarato Gaia Tridente, Direttrice del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo. 

“Continua la storia di successo del MIA che, grazie alla collaborazione tra l’Anica e l’Apa e all’impegno di Gaia Tridente e della sua squadra è ormai un appuntamento imprescindibile per la crescita delle nostre industrie, della qualità dei prodotti, dell’occupazione, come dimostra la grande partecipazione italiana ed internazionale”, ha dichiarato Francesco Rutelli, Presidente di ANICA.

“Il MIA è sempre più importante per il nostro settore, in particolare per i produttori indipendenti” – ha dichiarato Chiara Sbarigia, Presidente APA – “Abbiamo potuto far conoscere le nostre imprese, la qualità dei nostri prodotti, i talent, raccontare dell’occupazione e dei trend del settore. Con Anica siamo già al lavoro per la prossima edizione che conterrà delle sorprese”.  Sponsor ufficiale della manifestazione è Unicredit

Il MIA 2023 ha ricevuto anche per questa edizione il patrocinio di Eurimages, il fondo del Consiglio d’Europa per la co-produzione, la distribuzione, esposizione e la digitalizzazione delle opere cinematografiche europee. 

Nel corso della giornata conclusiva sono stati assegnati i MIA AWARDS 2023

EDI MIA VISIONARY AWARD ALESSANDRO D’ALATRI: premio con cui EDI-Effetti Digitali Italiani intende valorizzare un progetto in sviluppo, di film o serie, in cui potenzialmente l’uso degli effetti visivi si delinei come strumento creativo fondamentale di espressione e narrazione è stato assegnato ex aequo alla serie COSTA ARMONIA, in cui Parasite incontra Dark Star sul set di The White Lotus, prodotta da Amanda Livanou per Neda Film; e al film ANTHOLOGY, di Nicolas Saada, un viaggio nel tempo e nello spazio, che intreccia 6 narrazioni uniche da Parigi a Seattle, dalla Seconda Guerra Mondiale a Londra alla Vienna del dopoguerra. Queste le motivazioni dei premi: la serie COSTA ARMONIA è un progetto in cui le nuove tecnologie e le questioni filosofiche inerenti più che un tema diventano un vero e proprio “personaggio”. Trovare la forma per rappresentare sullo schermo in modo originale l’Intelligenza Artificiale, i suoi vantaggi e le sue minacce, ci sembra una sfida per veri visionari. Il film ANTHOLOGY spazia tra l’onirico e l’orrorifico prospettandosi come una vera e propria antologia di “visioni”. Una menzione speciale viene conferita a KANUN la storia di Arion che scopre di essere l’erede della più famigerata famiglia albanese di coltivatori di marijuana – con la seguente motivazione: una storia di feroce conflitto tra tradizione e progresso che ci piacerebbe veder realizzata in Italia con la qualità visiva che promette e che merita.

PARAMOUNT+ AWARD: assegnato da una giuria globale di esperti nominati da Paramount al miglior progetto presentato al Drama Pitching Forum 2023. Il Premio è stato assegnato a NON ISSUE, dramedy, creata da Gal Rosenbluth e Nayef Hammoud, e prodotta da United Studios of Israel, che racconta le vicende di una coppia israelo-palestinese prodotta da Efrat Dror per Herzelia Studios. Questa la motivazione: è stato un vero piacere incontrare tutti questi incredibili produttori e autori, e aver trovato una gamma così eclettica e stimolante di progetti. La qualità di quest’anno è stata eccezionalmente alta, il che ha reso la nostra decisione ancora più difficile. Vorremmo consegnare il premio Paramount+ a una storia che si è contraddistinta per originalità, appeal internazionale e forti temi universali di amore e identità. È una serie dramedy che bilancia umorismo ed emozione in modo convincente, con un mix diversificato di personaggi, che esplora con impatto il contesto politico sotteso al conflitto dei protagonisti e il catalizzatore che guida la loro storia. Questa toccante serie mescola il classico racconto di Romeo e Giulietta con avvincenti show contemporanei, come per esempio Unorthodox, e sentiamo che sarà una storia che toccherà un vasto pubblico. 

TUSCANY FILM STUDIOS AWARDS: 2 premi a sostegno dello sviluppo di progetti del Film Co-Production Market & Pitching Forum. Il Film Co-Production Market & Pitching Forum Tuscany Film Studios Award è un premio in-kind al miglior progetto del Film Co-Production Market & Pitching Forum; mentre  il Wanna Taste IT? Tuscany Film Studios Award è  un premio in-kind assegnato al miglior progetto della sezione Wanna Taste IT?, dedicata a progetti cinematografici italiani in sviluppo e piattaforma di lancio e crescita per l’industria e il talento italiani. 

Il premio per i progetti del pitching forum è andato a A STORY OF THREE GIRLS, di Nursen Çetin Köreken, in cui il mondo del sollevamento pesi fa da sfondo alle storie di 3 ragazze, che tra abusi e costrizioni sociali lottano per affermare la propria identità nella complessa realtà della Turchia contemporanea. Questa la motivazione del premio: a volte essere sottovalutati è un superpotere. Questo progetto ci porta all’intersezione tra la fragilità della gioventù e il potere della speranza.  Una nuova interpretazione di un tema spesso esplorato, quello della grinta in mezzo alle avversità, che ci fa capire che vulnerabilità e forza d’animo non si escludono a vicenda. Le 3 protagoniste sono una lezione di coraggio. In un’esplorazione delle proprietà trasformative dello scopo, queste giovani ragazze costruiscono un potere sul loro futuro, anche quando il passato viene ferito da conseguenze che non dovrebbero appartenere a loro. In un’epoca in cui è facile perdere di vista il significato del successo, il realismo e l’approccio di questo progetto celebrano come i piccoli trionfi possano alimentare una forza e trasformare un destino. 

Il Wanna Taste IT? Tuscany Film Studios Award  è stato assegnato a JAZZ SUITE FOR A DYSFUNCTIONAL FAMILY di Tommaso Pitta, che racconta di una settimana disastrosa e sorprendente nella vita di 3 fratellastri. Questa la motivazione del premio: un progetto notevole che si addentra nelle complessità delle relazioni familiari e della salute mentale. Ritrae efficacemente le battaglie interne di 3 fratellastri, evidenziando le loro lotte personali e i loro sforzi per superare paure e ansie. Il film si distingue per la sua interessante narrazione, che permette di esplorare a fondo le vulnerabilità di ogni personaggio e il suo viaggio verso la scoperta di sé. Il premio riconosce la capacità del progetto di intrecciare le lotte della vita reale con messaggi di speranza, mostrando una miscela unica di agitazione personale e resilienza, che speriamo possa dare un contributo significativo al cinema.

GEDI VISUAL AWARD: GEDI Digital ha assegnato il premio GEDI Visual Award ad uno dei titoli selezionati in Italians Doc It Better, lo showcase della sezione Doc & Factual del MIA che nel corso degli anni si è imposto come la principale vetrina internazionale del migliore prodotto documentario italiano. Il titolo vincitore del GEDI Visual Award sarà supportato nelle attività di promozione e distribuzione, potendo accedere ad una piattaforma di visibilità senza pari grazie ai mezzi del Gruppo GEDI. GEDI Digital, infatti, sarà media partner del film e lo accompagnerà durante tutto il suo percorso distributivo e festivaliero. Il premio è stato assegnato a  BROKEN DREAM (Feature Doc) produzione italo-francese con la regia di Jacopo De Bertoldi e prodotto da NANOF sulla drammatica vicenda dell’uccisione dell’Ambasciatore italiano Luca Attanasio in Congo. Questa la motivazione del premio: Broken Dream racconta la dolorosa vicenda di Luca Attanasio – giovane ambasciatore italiano ucciso nella Repubblica Democratica del Congo nel 2021 – che anche le testate del gruppo  Gedi hanno seguito con particolare intensità. Il documentario mostra il lato più intimo di Attanasio grazie all’utilizzo di filmati privati e alla preziosa narrazione della moglie, ma anche il suo modo di interpretare il ruolo di ambasciatore, pienamente calato nella realtà dei Paesi dove lavorava per capirne il più possibile le problematiche. Il tutto con interviste e riprese sul campo: un approccio giornalistico che abbiamo particolarmente apprezzato.

SCREEN INTERNATIONAL AWARD: a un film selezionato per C EU Soon – il programma di work in progress dedicato ai film europei in post-produzione in cerca di venditori internazionali. Il premio  consiste  in una speciale copertura stampa dedicata da Screen International al titolo vincitore. Il vincitore di quest’anno è BLUISH di Lilith Kraxner e Milena Czernovsky, che getta uno sguardo tenero su due personaggi disorientati alle prese con la loro vita quotidiana. Questa la motivazione del premio: Il film è il ritratto di una generazione che si trova ad affrontare gli alti e bassi della vita. Questo promettente duo di giovani registe porta sullo schermo le sensazioni della Generazione Z attraverso immagini elettrizzanti.

TOON BOOM AWARDS: a opere di 3 categorie di animazione, il premio consiste in una licenza annuale di Harmony o Storyboard Pro, per lo storyboarding o la produzione di animazione. A conquistare il riconoscimento sono stati MOTHERHOOD, un viaggio poetico nel corpo e nel desiderio femminile che affida la sua rappresentazione al surreale mondo visivo dell’artista italiana Virginia Mori, coprodotto da Miyu (Romania-Francia), premiato per la prospettiva visionaria e l’approccio intimo. RO di Magdalena Osińska,  lungometraggio intimo in stop-motion, uno sforzo di produzione congiunta tra la polacca ANIMOON e la francese Les Film du Cygne, premiato per l’aspetto poetico e delicato. TASTE BUDDIES di Veronica Lassenius, prodotto da Pikkukala, Spagna-Irlanda-Finlandia e con il cibo al centro della storia, premiato per le grafiche accattivanti, la tecnica mista e i grandi personaggi.

WIFTMI AWARD: assegnato da Women in Film, Television and Media Italia-WIFTMI, al progetto scripted italiano selezionato nell’ambito del Co-Production Market & Pitching Forum delle divisioni Animazione, Drama e Film con il maggior potenziale di realizzazione sulla base di criteri legati all’eliminazione della disuguaglianza di genere, alla rappresentazione positiva ed equilibrata, alla diversità e all’inclusione. Il WIFTMI  Award 2023 è andato a HALLYU-KOREAN WAVE, co-produzione italo-francese sulla storia immaginaria della prima band K-pop occidentale. La serie è prodotta da Stefano Centini (Volos Films Italia), Farid Rezkallah (24images Production) e Paolo Maria Spina (Revolver). Questa la motivazione: la Giuria di Women in Film, Television and Media, Italia ha deciso di premiare il progetto HALLYU – KOREAN WAVE per la sua freschezza e originalità, per aver messo le donne al centro della storia e per aver affrontato temi a loro vicini, ovvero l’ossessione della nostra società per l’immagine corporea e la performance, celebrando al contempo valori come l’inclusione, la solidarietà e l’empatia. Apprezziamo il fatto che la co-creatrice e scrittrice dello show sia una donna, sperando che più donne assumano ruoli creativi chiave nella produzione della serie, e plaudiamo all’inclusività, alla multiculturalità e alla multietnicità del progetto, sia sullo schermo che fuori. A nostro avviso, il progetto ha un potenziale commerciale, soprattutto grazie al target giovane, al genere comico e all’aspetto musicale/performativo dello show, considerando anche la crescente popolarità del K-Pop nel mondo. Il modello di coproduzione europeo-asiatico presenta un approccio innovativo al finanziamento e alla produzione, e apre la porta alla possibilità di una distribuzione internazionale. Pur sostenendo il progetto, riteniamo che esso beneficerà della consulenza di Women in Film, Television and Media, Italia, nel suo ulteriore sviluppo, e pertanto desideriamo offrire questo premio al team.

Tra i premi hosted, torna al MIA il PREMIO CARLO BIXIO, giunto alla sua undicesima edizione. Il concorso, promosso da RAI, APA e RTI, è rivolto ai giovani autori (under 30) ai quali viene chiesto di presentare un progetto di serialità senza limiti di genere, che rispetti i valori di novità, originalità, creatività e internazionalizzazione di cui da sempre il Premio si fa promotore.

Nel rispetto dell’alternanza – edizione dopo edizione – tra i due broadcaster promotori sarà RAI a mettere in palio i premi di quest’anno. Il concorso si divide in due categorie: concept di serie e sceneggiatura. Ai vincitori andranno rispettivamente 5mila euro e 10mila euro a fronte di un contratto di licenza di 12 mesi con RAI che valuterà le possibilità di realizzazione dei progetti vincitori.

Al Premio Carlo Bixio è stata riconosciuta anche per questa edizione la Medaglia del Presidente della Repubblica e, a ulteriore conferma del pregio e del successo dell’iniziativa, la SIAE torna ad assegnare il “Premio Idea d’autore”, riconoscimento alla sceneggiatura originale che più si è distinta per le sue caratteristiche di innovazione e creatività.

Il Premio Carlo Bixio per la Migliore Sceneggiatura è stato vinto da OBBLIGO O VERITA’? di Chiara Milana, con la seguente motivazione: “Attraverso le vicissitudini di personaggi sfaccettati e realistici, “Obbligo o verità?” riesce a reinventare il topos della challenge social mortale adattandolo, in modo sofisticato e originale, a un contesto glocal quanto autentico. A partire da questa intuizione, l’autore affronta temi cruciali per il pubblico teen, in particolar modo il rapporto con la tecnologia e l’inquietudine legata all’affermazione della propria identità, sviluppando un racconto avvincente e tensivo e utilizzando un linguaggio contemporaneo che intercetta perfettamente la voce dei giovanissimi”.

Il Premio Carlo Bixio per il Miglior Concept di serie è stato vinto da LASCIAMI di Rebecca Gatti, Diletta Dan e Enrica Polemio. “Cinque storie d’amore e di disamore che si incrociano una con l’altra in uno stesso tempo e in uno stesso luogo: una Torino contemporanea fredda e oscura. Una scrittura efficace, poetica e che con poche pennellate ci restituisce i ritratti di protagonisti veri e sfaccettati. Una storia che convince non solo per la sua originalità, per la sua struttura non usuale, ma anche per la voglia e il coraggio di raccontare qualcosa di così indefinito ma pure potentissimo, come il sentimento dell’Amore”.

 Il Premio “SIAE Idea d’autore” è stato assegnato in ex aequo a: IL MASSO DEGLI ORCHI di Diego Pelizza, con la seguente motivazione: “Il masso degli orchi ha il coraggio e la sfrontatezza di affrontare un genere poco praticato in Italia, quello di un seriale teen con venature mistery e forse horror. Il gruppo di uomini e donne che si ritrova oggi a fare i conti con un mistero del passato legato alla loro adolescenza tiene le fila di un segreto che prende il lettore per tutta la sceneggiatura. La giuria premia questo progetto per il coraggio e la solidità di scrittura, e augura ai creatori di continuare a sganciarsi in maniera originale e personale dai modelli di genere a cui si ispira.”

BARRIERA di Raffael Fiano e Antonio Dal Mas: “Per la qualità della scrittura che sorregge con stile partecipe questa storia dura e potente: in un quartiere periferico di Milano, la “Barriera” del titolo, una giovane promessa dello sport, divenuta disabile a causa di un incidente, si ritrova imprigionata in una famiglia disfunzionale: un padre delinquente e amorale, un fratello incapace di ribellarsi. Le scelte sciagurate del padre sembrano trascinare tutti in una spirale incontrollabile di violenza, ma la protagonista lotterà per realizzare il suo insopprimibile bisogno di libertà e di vita.”

John Carpenter’s Suburban Screams: recensione della serie Peacock

Alla notizia del ritorno del grande John Carpenter dietro la macchina da presa con la serie John Carpenter’s Suburban Screams il cuore ha saltato un battito. Anzi, piú di uno. A tredici anni dal suo ultimo film The Ward e a venticinque dall’ultimo vero capolavoro Vampires, il grande autore è tornato a cimentarsi col brivido in una serie che ripropone in maniera quasi calligrafica la formula portata al successo da Unsolved Mysteries, show che vedeva conduttore elegante Robert Stack (e Dennis Farina nella versione successiva).

John Carpenter’s Suburban Screams, di cosa si tratta?

L’idea consolidata consiste nel mescolare il racconto di storie del mistero realmente accadute e farle raccontare dai protagonisti ancora in vita, drammatizzando invece attraverso ricostruzioni di fiction gli eventi del passato. Un modo di fare spettacolo che ha decretato la fortuna di tantissimi programmi televisivi, tanto da spingere la piattaforma di streaming Peacock a tentare di riproporlo sfruttando appunto il nome del leggendario regista di horror.

John Carpenter’s Suburban Screams possedeva certamente le carte in regola per calzare a pennello alla poetica dell’autore: ambientazioni di provincia, personaggi alle prese con eventi piû o meno inspiegabili se non esplicitamente soprannaturali, la possibilità di creare tensione sfruttando il genere nei momenti di ricostruzione drammatizzata. Il risultato però è quanto meno alterno.

Un risultato altalenante

Il primo episodio dedicato al mistero di una ragazza scomparsa e a un fantasma che perseguita un giovane troppo curioso rivela purtroppo la poca consistenza del progetto, sia a livello di narrazione che di produzione, in particolar modo. Carpenter adopera tutti i vecchi trucchi del mestiere per tentare di spaventare lo spettatore, ma ha a disposizione pochissimo altro.

Per fortuna la seconda puntata si dimostra maggiormente nelle corde di Carpenter, che ripropone al pubblico  la storia di un serial killer che, una volta scappato di prigione, torna a terrorizzare una piccola cittadina di provincia. Insomma, un qualcosa di molto vicino ad Halloween, che viene sfruttato dal cineasta per mettere in scena i momenti più densi e violenti della vicenda con un gusto del gore e dello slasher ancora capaci di lasciar intravedere il suo talento innato. Un netto passo avanti rispetto alla prima puntata che però non si conferma nelle successive, anch’esse mancanti di quella forza narrativa necessaria per fare da collante alle interviste da docuserie e ricostruzioni confezionate.

Suburban Screams procede storia dopo storia in maniera fin troppo piatta, addirittura prevedibile, garantendo qualche discreto momento di effettacci e succo di pomodoro in mezzo a uno spettacolo già ampiamente visto e digerito. L’idea di costruire uno show dal gusto retrò sfruttando un grande nome del passato si rivela decisamente troppo esile.

Tempo fa aveva dichiarato che dirigere non gli interessava piú preferiva continuare a incassare gli assegni provenienti dalle royalty e starsene a casa a guardare i suoi amati Los Angeles Lakers in TV. Accettando di realizzare Suburban Screams, John Carpenter ha probabilmente voluto sgranchirsi le gambe, e a noi non può che far piacere vederlo tornare a lavoro. Se questo progetto gli restituirà definitivamente la voglia di tornare a dirigere, saremo i primi ad essere felici. In modo da poter magari mettere da parte Suburban Screams come una parentesi necessaria per rimettersi in gioco su progetti maggiormente consoni allo status di uno dei grandi cineasti della storia del cinema contemporaneo.

Loki Stagione 2: la spiegazione del finale del secondo episodio

Loki Stagione 2: la spiegazione del finale del secondo episodio

Il finale della seconda puntata di Loki stagione 2, ha riservato una riunione fondamentale e alcuni colpi di scena a sorpresa per lo show del MCU. Loki (Tom Hiddleston torna nei panni del Dio dell’Inganno) sta cercando di impedire la distruzione della Time Variance Authority, la prima linea di difesa contro il pericolo imminente delle varianti di Colui che Rimane (nella forma di Kang il Conquistatore). A tal fine, Loki Stagione 2 episodio 2 presenta alcune nuove sfide per i protagonisti, mentre la TVA si avvicina sempre più alla propria fine.

In Loki Stagione 2 episodio 2, Loki e l’agente Mobius (Owen Wilson) riescono a rintracciare Hunter X-5 (Rafael Casal) che ha sfidato gli ordini del generale Dox (Kate Dickie), scegliendo di diventare una star del cinema sulla Sacra Timeline. Loki e Mobius sono in grado di localizzare Sylvie (Sophia Di Martino) che X-5 ha trovato su una linea temporale ramificata prima che diventasse un ladro. Pertanto, della seconda puntata di Loki stagione 2 presenta una reunion ma anche un drammatico cambiamento nello status quo del multiverso e di tutte le sue linee temporali recentemente ramificate.

Perché Sylvie è arrabbiata con Loki

Come visto alla fine della seconda puntata di Loki stagione 2, Loki è l’ultima persona che Sylvie vuole vedere o con cui vuole parlare. Questo perché non si è schierato con lei nel finale della prima stagione di Loki. Piuttosto che accettare di uccidere Colui che Rimane come voleva Sylvie, Loki è stato molto più cauto nella sua preoccupazione per l’imminente minaccia delle varianti di Colui che Rimane. Tuttavia, Sylvie non condivide la convinzione di Loki che la TVA sia necessaria per la sicurezza del multiverso (e per una buona ragione).

Dopotutto, Sylvie ha trascorso tutta la sua vita scappando dalla TVA e nascondendosi nelle apocalissi, sempre in pericolo di essere eliminata. Ora ha finalmente la libertà e una vita in cui può fare ciò che vuole. Pertanto, la frattura tra Loki e Sylvie è diventata abbastanza evidente dopo questo nuovo episodio.

La spiegazione del piano del generale Dox

Alla fine, X-5 rivela il piano segreto del generale Dox e dei cacciatori rimasti fedeli al suo comando in atto. Dopo aver fatto irruzione negli arsenali della TVA, il generale Dox si rifiuta di credere che qualcosa sia cambiato nella missione principale della TVA. Secondo Dox, i rami della Sacra Linea Temporale devono ancora essere potati. Pertanto, il generale della TVA ha escogitato un piano devastante per far saltare in aria tutte le filiali in un’unica campagna, dando a chi volesse astacolarne il piano pochissimo tempo per fermarla.

Utilizzando diverse cariche temporali provenienti dalle armerie della TVA, i Cacciatori vengono inviati su più linee temporali per far esplodere e sfoltire quante più realtà possibili emerse dalla linea temporale sacra dopo che Sylvie aveva ucciso Colui che Rimane. Anche se la potatura di una linea temporale ramificata era un protocollo standard ed è stata presentata nella prima stagione di Loki, la potatura di diverse linee temporali contemporaneamente probabilmente non è mai stata eseguita prima e probabilmente avrà conseguenze devastanti.

Mentre Hunter B-15 guarda con orrore i monitor TVA, conferma che Dox e i suoi soldati stavano decimando miliardi di vite con ogni linea temporale che distruggevano. Ciò è particolarmente devastante per il nuovo multiverso che si è formato sulla scia della prima stagione di Loki. Anche se ne consegue che probabilmente nuovi rami si formeranno nel tempo, non si può sopravvalutare il fatto che tutte quelle vite e realtà sono state tragicamente perse e cancellate per sempre.

Dove sono Ravonna Renslayer e Miss Minutes?

La seconda puntata di Loki stagione 2 conferma che Ravonna Renslayer (Gugu Mbatha-Raw) è ancora scomparsa e la TVA la sta ora cercando attivamente. Essendo probabilmente diventata partner di Colui che Rimane dopo che Loki ha scoperto una registrazione passata di loro due insieme, trovare Ravonna probabilmente aiuterà a spiegare cosa sta succedendo nel multiverso e cosa dovrebbe aspettarsi la TVA di fronte a questo minaccioso personaggio. Inoltre, l’episodio conferma anche che l’IA avanzata Miss Minutes della TVA sta lavorando con Ravonna, avendo lasciato molte postazioni della TVA senza personale durante la sua assenza.

La spiegazione del problema di O.B. con il telaio temporale della TVA

Sebbene O.B. aveva un piano per aggiornare il Telaio Temporale della TVA e per gestire tutte le nuove linee temporali ramificate che erano emerse, nella seconda puntata di Loki stagione 2 scopre che le porte blindate sigillate possono essere aperte solo dall’uomo che le ha create: Colui che Rimane. Allo stesso modo, Miss Minutes non si trova da nessuna parte per scavalcare i sistemi. Pertanto, questo è probabilmente il modo in cui Victor Timely entra nella narrativa di Loki stagione 2, una variante confermata di Colui che Rimane che è stata vista nei trailer dello show ed è stata anche anticipata nella scena post-crediti di Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

Nei fumetti originali, Victor Timely è una variante di Kang che torna indietro nel tempo per creare un’intera città nel 1900, costruendosi così nel passato un regno e un’influenza che ha ripercussioni nel presente. In quanto tale, sembra che il Victor Timely del MCU farà qualcosa di simile, e sembra che stia tenendo conferenze sui viaggi nel tempo nel 20° secolo. In quanto tale, è probabile che Timely avrà la stessa aura temporale necessaria per aprire le porte anti-esplosione di Colui che Rimane, visto che quest’ultimo è stato ucciso da Sylvie nel finale della prima stagione.

Cosa succede a Sylvie alla fine della seconda puntata di Loki stagione 2

Alla fine della seconda puntata di Loki stagione 2, Sylvie rifiuta di unirsi a Loki e torna alla sua vita e alla linea temporale ramificata. Tuttavia, sembra che abbia rubato il talismano di Colui che Rimane dopo averlo ucciso, in effetti una versione super avanzata del TempPad standard utilizzato dagli agenti della TVA. Pertanto, è chiaro che Sylvie avrà un ruolo molto più importante da svolgere man mano che la seconda stagione di Loki si svilupperà. Per quanto le piacerebbe continuare a lavorare da McDonald’s e continuare a godersi la sua ritrovata libertà, sappiamo che ritroveremo Sylvie nella TVA, dal momento che Loki l’ha vista lì, quando è scivolato nel futuro.

For All Mankind: trailer della quarta stagione

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For All Mankind: trailer della quarta stagione

Svelato al New York Comic Con il trailer della quarta stagione di “For All Mankind“, lo space drama di successo e acclamato dalla critica, creato dal candidato ai Golden Globe e vincitore di un Emmy Ronald D. Moore e dai candidati agli Emmy Ben Nedivi e Matt Wolpert. La quarta stagione, composta da 10 episodi, farà il suo debutto il 10 novembre su Apple TV+, con un nuovo episodio ogni venerdì fino al 12 gennaio 2024.

Negli otto anni trascorsi dalla terza stagione, Happy Valley è entrata nel nuovo millennio e ha rapidamente ampliato la sua presenza su Marte trasformando gli ex nemici in partner. Nel 2003 il programma spaziale si è concentrato sulla cattura e l’estrazione di asteroidi estremamente preziosi e ricchi di minerali in grado di cambiare il futuro della Terra e di Marte. Ma le tensioni tra i residenti dell’ormai estesa base internazionale minacciano di annullare tutto ciò per cui si sta lavorando. Il cast di ritorno per la quarta stagione comprende Joel Kinnaman, Wrenn Schmidt, Krys Marshall, Edi Gathegi, Cynthy Wu e Coral Peña insieme ai nuovi series regular Toby Kebbell, Tyner Rushing, Daniel Stern e Svetlana Efremova.

For All Mankind è creata da Moore, Nedivi e Wolpert che sono anche showrunner e produttori esecutivi insieme allo stesso Moore e Maril Davis per conto di Tall Ship Productions, oltre a David Weddle, Bradley Thompson e Seth Edelstein. For All Mankind è prodotta da Sony Pictures Television. Le prime tre stagioni di For All Mankind sono disponibili in streaming su Apple TV+.

Monterossi – La serie: trailer della serie in arrivo su Prime Video

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Prime Video ha svelato oggi il trailer ufficiale della seconda stagione di Monterossi – La serie con protagonista Fabrizio Bentivoglio e la regia di Roan Johnson, prodotta da Palomar in collaborazione con Prime Video e tratta dal romanzo “Torto marcio” di Alessandro Robecchi edito da Sellerio Editore, disponibile in esclusiva su Prime Video in Italia dal 10 novembre 2023.

La seconda stagione di Monterossi – La serie è l’ultima novità per i clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.

Una scia di omicidi inspiegabili, collegati da uno strano rituale, che gettano Milano nel panico. Tre ragazzi che incrociano i loro destini in quella kasbah proletaria e multietnica che è piazza Selinunte. Due killer che per sbarcare il lunario sono costretti ad andare a Reggio Calabria in cerca di un assassino che non si trova. E al centro di tutto Carlo Monterossi, in fuga da Crazy Love e in cerca di un po’ di giustizia.

Diretta da Roan Johnson e tratta dal romanzo “Torto marcio” di Alessandro Robecchi, la seconda stagione di Monterossi – La serie è scritta da Roan Johnson, Davide Lantieri e Alessandro Robecchi e ha per protagonisti Fabrizio Bentivoglio, Diego Ribon, Donatella Finocchiaro, Martina Sammarco, Luca Nucera, con Tommaso Ragno, Francesca Inaudi, Alessandro Fella, Giordana Faggiano, Beatrice Schiros, Marina Occhionero, Maurizio Lombardi, Gabriele Falsetta, Keta, Jenny De Nucci, Silvia Briozzo, Giuseppe Ippoliti, con la partecipazione di Maria Paiato, con la partecipazione straordinaria di Carla Signoris.

La seconda stagione di Monterossi – La Serie si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel catalogo di Prime Video, tra cui le produzioni italiane Original, Everybody Loves Diamonds, The Bad Guy, Prisma, Bang Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di conoscerti, The Ferragnez – La serie S1 e S2, The Ferragnez: Sanremo special, All or Nothing: Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e S2, Vita da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia all’uomo S1, S2 e S3, e LOL: Chi ride è fuori S1, S2 e S3; le serie pluripremiate The Marvelous Mrs. Maisel e Lizzo’s Watch Out for the Big Girls, la serie satirica sui supereroi The Boys e grandi successi come Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack Ryan di Tom Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici Vite, The Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani, Reacher e Il principe cerca figlio, oltre a contenuti in licenza disponibili in più di 240 paesi e territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia delle migliori partite del mercoledì sera della UEFA Champions League, oltre che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altri titoli Original italiani già annunciati sono le serie AMAZING – FABIO DE LUIGIGigolò per caso, Antonia, No Activity – Niente da segnalare, Sul più bello – La serie, gli show Karaoke Night – Talenti Senza Vergogna, LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro, i film Elf Me, Il migliore dei mondi, Pensati Sexy, Prisma S2, Sono Lillo S2, Prova Prova Sa Sa S2 e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo S4. È stata inoltre annunciata la serie Citadel: Diana, il capitolo italiano dell’universo Citadel.

The Curse: trailer italiano della serie con Emma Stone

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The Curse: trailer italiano della serie con Emma Stone

In vista dell’attesissima première di The Curse, Paramount+ ha rilasciato il trailer ufficiale della serie che sarà disponibile da sabato 11 novembre in Italia su Paramount+, oltre che nel Regno Unito, in Australia, America Latina, Corea del Sud, Germania, Svizzera e Austria. La serie, inoltre, sarà presentata in anteprima mondiale al 2023 New York Film Festival, giovedì 12 ottobre, con la proiezione dei primi tre episodi.

Co-creata e prodotta da Benny Safdie e Nathan Fielder, The Curse è una serie innovativa che esplora il modo in cui una presunta maledizione disturba la relazione di una coppia appena sposata che cerca di concepire un figlio, mentre lavora insieme a un nuovo programma dedicato alla ristrutturazione di case. La serie è interpretata da Emma Stone (La LaLand, The Favourite), Fielder (The Rehearsal) e Safdie (Oppenheimer). Tra le guest star figurano il candidato all’Oscar Barkhad Abdi, il candidato all’Emmy Corbin Bernsen e Constance Shulman.

THE CURSE è una coproduzione di SHOWTIME e A24. Fielder è anche regista. Emma Stone è produttrice esecutiva insieme a Dave McCary e Ali Herting con la loro casa di produzione Fruit Tree. Anche Josh Safdie è produttore esecutivo con la sua casa di produzione Elara.

Sonia Rovai nuovo direttore generale di Wildside

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Sonia Rovai nuovo direttore generale di Wildside

Wildside annuncia oggi un nuovo assetto aziendale con l’arrivo di Sonia Rovai come nuovo direttore generale della società del gruppo Fremantle. Senior Director delle Serie Originali del dipartimento Sky Studios Italia, Sonia Rovai riporterà direttamente a Mario Gianani, CEO di Wildside.

Mario Gianani, CEO di Wildside dichiara: “Siamo molto felici di accogliere oggi Sonia Rovai in Wildside. Una delle più stimate professioniste del settore audiovisivo, che, dopo tanti anni di successi in Sky, ricoprirà il ruolo di COO e lavorerà al fianco mio e di Lorenzo Gangarossa per rafforzare ulteriormente la struttura della società”.

Sonia Rovai, Direttore Generale Wildside ha dichiarato: “Entrare a far parte di Wildside, e del gruppo Fremantle, è per me un grande onore e una grande responsabilità. Mettere a disposizione le mie competenze ed il mio background professionale, con la prospettiva di ampliarlo ulteriormente, per contribuire alla creazione di nuovi contenuti esclusivi e originali, capaci di parlare ad un pubblico internazionale e consolidare l’eccellenza della nostra industria, è una sfida ed una opportunità che colgo con grande entusiasmo”. 

Sonia Rovai nasce a Milano nel 1975 e da oltre 25 anni lavora nel settore audiovisivo.
Inizia il suo percorso collaborando alla realizzazione di produzioni entertainment per R.T.I. e partecipando al lancio in Italia di alcuni dei Format internazionali di maggior richiamo di inizio 2000 quali “Chi vuol essere Miliardario” e “Grande Fratello”.

Nel 2004 approda a La7 dove lavora nella squadra de “L’infedele” di Gad Lerner. Entra in Sky nel 2006 al coordinamento del nascente dipartimento creativo dei canali Cinema, assumendo poi il ruolo di Head of Production Services, con il compito di supervisionare produttivamente e contrattualmente tutte le produzioni originali Sky.

Dal 2016 alla guida del dipartimento delle serie originali di Sky Italia, parte del recente polo Sky Studios, supportato e sostenuto da Comcast NBC Universal, ha al suo attivo oltre 80 Sky Originals. 

WILDSIDE

Fondata nel 2009, Wildside ha prodotto film pluripremiati con talenti quali Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio e Saverio Costanzo, competendo nei maggiori festival Europei (Cannes, Venezia, Berlino) oltre a una lunga serie di grandi successi commerciali. Per la televisione, Wildside ha prodotto 3 stagioni di IN TREATMENT; le serie 1992, 1993 e 1994; THE YOUNG POPE e THE NEW POPE, dirette dal premio Oscar Paolo Sorrentino e interpretate da Jude Law per HBO/SKY/CANAL +; IL MIRACOLO, il debutto televisivo dello scrittore Niccolò Ammaniti per SKY/ARTE; L’AMICA GENIALE, diretta da Saverio Costanzo e tratta dalla quadrilogia Best Seller di Elena Ferrante per HBO/RAI; WE ARE WHO WE ARE di Luca Guadagnino per HBO/SKY; ANNA  di Niccolò Ammaniti per SKY/ARTE; THE GOOD MOTHERS di Julian Jarrold ed Elisa Amoruso per Disney + ed EVERYBODY LOVES DIAMONDS di Gianluca Maria Tavarelli per Prime Video. Tra i tanti film, Wildside ha prodotto IO E TE di Bernardo Bertolucci, LE OTTO MONTAGNE diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersh (Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022 e Miglior Film ai David di Donatello 2023), L’IMMENSITÀ di Emanuele Crialese con protagonista il premio Oscar Penélope Cruz, FINALMENTE L’ALBA di Saverio Costanzo, ed è stata il partner italiano nella produzione del documentario PAVAROTTI del premio Oscar Ron Howard.

Wildside è parte di Fremantle, uno dei più grandi creatori, distributori e produttori televisivi al mondo.

David di Donatello: dal 2025 arriva il premio al Miglior Casting

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David di Donatello: dal 2025 arriva il premio al Miglior Casting

Il 13 ottobre è stata annunciata un’importante novità per il mondo cinematografico italiano: l’introduzione, a partire dal 2025, del Premio David di Donatello al Miglior Casting. Questo riconoscimento segna un momento epocale per la categoria, realizzando un obiettivo ambizioso che risale al lontano 2004. L’intera U.I.C.D. (Unione Italiana Casting Directors) desidera esprimere la propria gratitudine al Presidente e Direttrice Artistica Piera Detassis, così come a tutto il Consiglio Direttivo, per aver reso possibile questa conquista.

La soddisfazione è grande poiché l’Accademia del Cinema Italiano, impegnata da sempre a celebrare l’eccellenza cinematografica attraverso i prestigiosi premi David di Donatello, ha compiuto un passo significativo. L’aggiunta di una categoria dedicata al Miglior Casting riconosce l’importanza fondamentale di questo ruolo nell’industria cinematografica. Il premio, in particolare, mette in luce il lavoro di professionisti esperti nel comprendere e interpretare la visione dei registi, individuare le persone giuste per i vari ruoli, scoprire talenti emergenti e creare un cast coeso, promuovendo al contempo la diversità e l’uguaglianza di genere attraverso il criterio dell’autenticità.

Questo riconoscimento fa dell’Italia uno dei primi Paesi al mondo ad assegnare due premi distinti per la categoria, i David di Donatello e i Nastri d’Argento, collocandosi in linea con altre importanti premiazioni internazionali come i BAFTA, conosciuti anche come l’Oscar britannico, conferito dalla British Academy of Film and Television Arts e gli Emmy Awards per le serie TV negli Stati Uniti.

Ci auguriamo che questa dichiarazione di stima alla categoria possa ispirare altri Paesi a seguire la stessa direzione, promuovendo ulteriormente il riconoscimento del fondamentale ruolo del Casting nella creazione di opere cinematografiche di qualità.  “More than 90% of directing the picture is the right casting!”  Martin Scorsese

Matrix: i 10 maggiori buchi di trama di tutta la saga

Matrix: i 10 maggiori buchi di trama di tutta la saga

Matrix ha dato il via a un franchise di film di fantascienza che ha sofferto di un’accoglienza contrastante e di buchi di trama di cui il pubblico si è reso progressivamente conto. Attraversando oltre 20 anni di media, la saga di Matrix è stata integrata anche da videogiochi e cortometraggi che ne hanno completato l’universo. Grazie alla sua direzione artistica unica, alle scene d’azione stellari e alle importanti riflessioni che incorpora, è diventato un fenomeno della cultura pop che ha cambiato in modo permanente il panorama dei film di fantascienza e d’azione.

Nonostante il grande successo acquisito nel tempo, come dicevamo i film di Matrix hanno i loro difetti, l’ultimo dei quali è rappresentato da alcuni buchi di trama impossibili da ignorare. La premessa di Matrix, un futuro distopico in cui le macchine guidate dall’intelligenza artificiale sono arrivate a governare la Terra, intrappolando gli esseri umani in una realtà simulata, è promettente sulla carta, ma i dettagli chiave sulla costruzione del mondo e gli eventi cruciali nel corso dei film non reggono a un esame più attento.

Come Cypher è in grado di entrare in Matrix da solo

Matrix introduce i membri della resistenza umana, che cerca di liberare l’umanità dalla simulazione una disconnessione alla volta e di reclamare il proprio mondo. Vengono stabilite le regole per cui la resistenza è in grado di rientrare in Matrix a piacimento hackerandola, anche se viene chiarito che un operatore umano deve rimanere nel mondo reale per facilitare questo processo. Uno di questi operatori è il traditore Cypher, che organizza un incontro con il programma di sicurezza noto come Agente Smith per vendere i suoi amici in cambio del ritorno a Matrix per vivere una vita ricca di comfort.

Il tradimento di Cypher solleva alcune interessanti domande sulla natura della realtà e se sia importante che la propria vita sia simulata, purché sia piacevole. L’atto solleva anche una questione tecnica che il film non spiega mai esplicitamente: come fa Cypher a organizzare da solo un incontro all’interno di Matrix senza ricorrere a un operatore? Il buco nella trama di Cypher in Matrix è stato spiegato dalle Wachowski, che hanno segnalato il punto del film in cui il personaggio scrive il codice che permette il suo hacking in solitaria, ma questo non fa molto per alleviare la confusione dello spettatore medio.

Perché le macchine non uccidono gli umani quando si svegliano

Matrix mostra l’orribile processo di risveglio di una persona dalla simulazione, raffigurando l’esperienza di Thomas Anderson, alias Neo. Svegliandosi in una bolla di solvente rosa e trovando il suo corpo collegato a insidiose macchine di supporto vitale attraverso una serie di tubi metallici, Neo impara a conoscere la vera natura della realtà. Il trambusto attira brevemente l’attenzione di un robot dagli arti di ragno, che sembra considerare Neo una causa persa, gettandolo insieme al fluido della sua capsula in quello che si può solo supporre essere un sistema di smaltimento simile a una fogna.

Fortunatamente, Neo viene recuperato dalla Resistenza dopo essere stato scaricato, ma la volontà delle macchine di dare loro questa possibilità sembra assurda. Le macchine erano certamente a conoscenza della rivoluzione umana molto prima che si svolgessero gli eventi del primo film, quindi il motivo per cui avrebbero dovuto dare alla Resistenza la possibilità di ottenere un altro membro è un mistero. Il fatto che le macchine di Matrix non uccidano gli umani che camminano prima di eliminarli sembra una conclusione illogica dal loro punto di vista, anche se alcuni fan spiegano questo fatto con il fatto che le macchine volevano che alcuni umani fuggissero, come previsto dai cicli di Matrix.

Il corpo di Neo in grado di muoversi subito dopo il risveglio

La maggior parte degli esseri umani nel mondo di Matrix sono essenzialmente tenuti in uno stato di animazione sospesa, tranquillizzati per tutta la vita con le loro menti che rimangono all’interno di Matrix e i loro corpi conservati in baccelli. Quando Neo si sveglia per la prima volta, è comprensibilmente in preda al panico e si agita nella sua capsula mentre scopre la sua vera esistenza. Ma il fatto che Neo, o qualsiasi altro essere umano, sia in grado di muovere il proprio corpo dopo una vita passata essenzialmente in stato comatoso, porta la sospensione dell’incredulità al punto di rottura.

Poco dopo essere stato raccolto da Morpheus e dalla sua squadra, il primo film richiama addirittura l’attenzione su questo aspetto: Neo chiede a Morpheus perché gli fanno male gli occhi, e la spiegazione è che non li ha mai usati prima. Tuttavia, poco dopo, Neo viene visto camminare sul ponte della Nabucodonosor senza problemi. In realtà, Neo e tutti gli altri esseri umani nati in Matrix dovrebbero soffrire di una grave distrofia muscolare, come quella che colpisce i pazienti in coma nel mondo reale. Sarebbe un miracolo se Neo fosse in grado di muoversi, figuriamoci di camminare o di partecipare a una guerra rivoluzionaria.

Il corpo umano è fisicamente influenzato dal disagio mentale

Un aspetto chiave di Matrix, che mantiene alta la posta in gioco attraverso gli eventi simulati del franchise, è la relazione tra il corpo reale degli esseri umani e le ferite subite sul loro corpo simulato. Matrix è una simulazione così convincente che, se ci si ferisce al suo interno, le ferite si ripercuotono nella realtà. Soprattutto, se si muore all’interno di Matrix, si muore anche nella vita reale.

Sebbene questa regola abbia una sorprendente base nella realtà, la sua incoerenza all’interno del franchise crea un piccolo buco nella trama. La mente umana nel mondo reale è una cosa potente, certamente in grado di manifestare sintomi fisici e dolore attraverso la sola convinzione (via Healthline). Tuttavia, scene come quella di Neo che tossisce sangue nel mondo reale dopo essere stato colpito da un pugno in Matrix fanno sì che questo fenomeno superi il limite della credibilità, poiché il corpo umano non è in grado di generare spontaneamente lesioni reali dal nulla.

La resurrezione di Trinity

Fedele al suo nome, Matrix: Resurrections introduce in Matrix un nuovo aspetto delle regole del danno corporale: la capacità di riportare in vita gli esseri umani. Dopo gli eventi di Matrix: Revolutions, Neo e Trinity sono entrambi morti, anche se non prima che Neo sia in grado di mediare un trattato di pace tra gli esseri umani e le macchine per coesistere con una versione di Matrix meno autoritaria e opt-in. Riportati indietro con le capsule di resurrezione appena create, Neo e Trinity vengono nuovamente caricati in una nuova Matrix, dando inizio a un nuovo ciclo.

Le capsule di resurrezione, progettate dal programma Rama Kandra, funzionano riattivando il DNA digitale all’interno di un corpo umano, riavviando il suo cervello senza vita e rispedendolo in Matrix. Questo ha abbastanza senso per Neo, che viene ucciso per sovraccarico virale da un codice di cancellazione per gentile concessione dell’Agente Smith, ma la rinascita di Trinity in Matrix: Resurrections è un buco nella trama perché la sua morte è stata molto più fisica, rendendo il suo ritorno difficile da credere. Riportare in vita un corpo umano intatto la cui mente è stata devastata da un codice va bene, ma nessuna programmazione può far dimenticare di essere stata impalata.

Il gatto nero dell’Analista

Il gatto nero dell'Analista di MatrixDopo essere stato resuscitato, Neo si trova all’interno di una nuova Matrix in Matrix: Resurrections, supervisionato dal misterioso programma The Analyst. La mente di Neo viene resettata in modo soft e l’Analista, spacciandosi per il suo terapeuta, gli rivela che è un progettista di videogiochi sull’orlo di una crisi psicotica. Si suppone che gli eventi dei primi tre film siano stati semplicemente la trama della sua serie di giochi e che abbia lavorato su molti dettagli chiave della sua vita, compresa l’antipatia per il gatto nero dell’Analista. L’Analista dice a Neo di averlo fatto nel tentativo di creare un gioco indistinguibile dalla realtà.

Per stessa ammissione dell’Analista, tuttavia, Neo avrebbe potuto capire molto prima che qualcosa non andava. Nella narrazione della nuova vita di Neo, ancora una volta nei panni di Thomas Anderson, egli ha iniziato a vedere l’Analista dopo essersi quasi buttato da un edificio durante una festa sul tetto che celebrava il successo del suo franchise di giochi. Tuttavia, all’interno di questa falsa linea temporale, ha anche incluso in qualche modo il Gatto Nero dell’Analista nei suoi giochi prima di averlo incontrato. Forse, se questa versione di Thomas Anderson avesse prestato maggiore attenzione, avrebbe potuto rendersi conto di ciò che stava accadendo molto prima di incontrare nuovamente Trinity.

La resistenza non è riuscita a trovare Thomas Anderson

Matrix, resistenzaDopo che Neo viene riavviato e inserito in una nuova versione di Matrix in Matrix: Resurrections, trascorre 20 anni vivendo all’interno di essa, avendo ancora una volta creduto alla menzogna della sua vita come Thomas Anderson. Durante questo periodo, nel mondo reale sono passati 60 anni e la resistenza umana è ancora più attiva che mai, alla ricerca instancabile dell’Eletto dopo aver saputo della sua rinascita. Come mai non siano riusciti a trovarlo in quel periodo, tuttavia, è un argomento spinoso.

Quando reinserirono Neo in Matrix, le Macchine non si preoccuparono nemmeno di dargli un nuovo nome, battezzandolo ancora una volta come Thomas Anderson. La resistenza sapeva che questo era il vecchio nome di Neo all’interno di Matrix e ha persino fatto riferimento alla ricerca di tutti coloro che si trovavano all’interno di Matrix con quel nome. Come abbiano fatto a non imbattersi in un Thomas Anderson con il volto di Neo, che aveva realizzato una serie di videogiochi di successo basata sugli eventi dei film precedenti, è del tutto sconcertante.

La mancanza di luce solare

Matrix sole bloccatoQuando Neo viene completamente risvegliato e introdotto nel cupo mondo reale da Morpheus, uno dei cambiamenti ambientali più stridenti che deve affrontare è l’assoluta mancanza di luce solare. Morpheus spiega che gli umani hanno intenzionalmente oscurato il sole per impedire alle Macchine di utilizzare la loro fonte di energia primaria, la luce solare. Questa bizzarra tattica sembra essersi ritorta contro la razza umana, facendo sì che le macchine si rivolgessero all’uomo come fonte primaria di energia, rendendo necessaria la creazione di Matrix.

Ignorando l’energia solare come fonte primaria di energia per le macchine, quando probabilmente avevano accesso a una miriade di altre opzioni, l’importanza del sole per ogni specie vivente sulla Terra significa che gli umani dell’era della guerra avrebbero dovuto sapere che avrebbero condannato solo se stessi. Avvolgere il mondo in un’oscurità perpetua avrebbe dovuto anche causare un’intensa era glaciale sul pianeta. Come se non bastasse, sembra che le macchine avrebbero potuto semplicemente costruire una sorta di pannelli solari ad alta quota, visto che Neo e Trinity si librano tra le nuvole e superano chiaramente la barriera della luce solare.

Come le macchine sono sopravvissute alla bomba atomica

Uno degli eventi più importanti della storia di Matrix è la guerra iniziale tra umani e macchine. Le prime due parti della serie antologica Matrix The Animatrix lo mostrano per la prima volta, mostrando come gli umani abbiano colpito la pacifica città delle macchine di 01 con un attacco nucleare. L’Animatrix spiega poi come questo attacco non abbia fatto altro che provocare le macchine nel lungo periodo, essendo i loro corpi inorganici immuni agli effetti del calore estremo e del fallout radioattivo.

Anche senza considerare la potenza esplosiva delle armi nucleari, che hanno raso al suolo gran parte dello 01, le armi nucleari avrebbero dovuto essere molto più efficaci sulle macchine. Nella vita reale, le bombe nucleari generano impulsi elettromagnetici che distruggono l’elettronica in un’ampia area intorno al bersaglio (via Insider). Gli EMP si sono rivelati armi efficaci anche contro le macchine nel mondo di Matrix: le navi della resistenza ne sono state dotate per usarle come ultima arma contro i letali robot sentinella. In sostanza, le macchine non avrebbero avuto alcuna possibilità di sopravvivere più o meno indenni a un bombardamento nucleare.

Perché le macchine avrebbero avuto bisogno di Matrix

Matrix: ResurrectionsLa premessa stessa di Matrix come fonte di energia per le macchine è di natura dubbia. Coltivare gli esseri umani per ottenere energia si è rivelato complicato per le IA che popolano il mondo desolato, rendendo necessaria la creazione e l’attenta calibrazione di Matrix per tenerle in riga. Al di là della questione del perché la vita organica sarebbe la forma più efficiente di energia che le macchine potrebbero generare, l’uso degli esseri umani si è rivelato pericoloso per le macchine, quando qualcosa come mucche o maiali potrebbe funzionare altrettanto bene senza la necessità di una complessa programmazione per intrappolare la mente umana.

Purtroppo, Matrix aveva quasi una spiegazione migliore per la dipendenza delle macchine dall’umanità. La bozza originale delle Wachowski spiegava che le macchine avevano creato una rete neurale di menti umane attraverso Matrix per sfruttare l’incredibile potenza di elaborazione del cervello, rubandola per sé. I dirigenti dello studio rifiutarono questa spiegazione perché troppo complicata, e alle Wachowski fu chiesto di ridurla per evitare che il pubblico si confondesse: un’occasione persa per dare a Matrix un senso maggiore sia dal punto di vista tematico che logistico.

Doppio passo: recensione del film di Lorenzo Borghini

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Doppio passo: recensione del film di Lorenzo Borghini

Una favola moderna contemporanea quella che Lorenzo Borghini racconta in Doppio passo, la sua opera prima. L’eroe di questa favola è Claudio Russo (interpretato da Giulio Beranek) capitano della Carrerese calcio, neo promossa in serie B. Claudio è un trascinatore è come capitano non si perde mai d’animo. Vive la vita con spensieratezza, come un bambino con quella voglia di tirare ancora calci a un pallone. La sua vita prende una piega inaspettata quando, con l’aiuto della moglie Gloria (interpreta da Valeria Bilello) dovrà cercare di uscire da una situazione di impasse della sua vita. Il film sarà in sala da 12 ottobre distribuito da Garden Film.

Doppio passo, la trama

Claudio è lo storico capitano della Carrarese Calcio, un trascinatore, sia nella vita calcistica che in quella familiare. Tutto sembra andare per il meglio: la squadra raggiunge la promozione in serie B e, insieme alla moglie, apre finalmente il ristorante che ha sempre desiderato per stabilizzare il futuro economico della famiglia. La tanto agognata serie B però si rivela una condanna: a Claudio non viene rinnovato il contratto per la sua età. Sarà l’inizio della caduta, come atleta e come uomo. Claudio sarà trascinato in un vortice di eventi che metterà in crisi le sue certezze e il suo stesso rigore morale.

Quello che vive Claudio è una favola al contrario, una sorta di crescita che passa purtroppo da un evento catastrofico destinato a cambiargli la vita. Come un eroe di una favola moderna Claudio vive l’impatto con l’età adulta in malo modo. Come se non accettasse di crescere e volesse restare l’eterno bambino con il pallone attaccato ai piedi, il personaggio di Giulio Beranek a 36 anni viene fatto fuori dalla sua stessa squadra e da quelle persone che lo hanno portato sempre in alto, persone che considerava amici fidati. Ma Doppio passo ci insegna a non fidarci di nessuno e che nel mondo del calcio, una bolla per chi guarda dall’esterno, essere considerati un “disutile” da un giorno all’altro è il rischio che ciascun giocatore corre.

Doppio passo film

Sei un “disutile”

Un uomo e un pallone per una vita intera. Poi però la favola finisce, e Claudio con il suo investimento nel ristorante e parallelamente senza un lavoro si ritrova senza più un reddito fisso. Cosa fare quando a 36 anni il mondo del calcio ti chiude la porte in faccia perché sei un disutile? Non sei più utile, non servi allo scopo, non sei più parte del progetto. Claudio vede così sfumare il suo investimento pian piano. Lui non può più fare nulla è solo al centro di un altro progetto che non ha calcolato lo avrebbero travolto. Il Doppio passo, per definizione, è un dribbling calcistico, una finta che il calciatore esegue simulando il contatto con il pallone. Questa finta nel film avviene: Claudio stesso ne è vittima e “carnefice”.

Ne è vittima in campo, ma ancora di più nella vita nella vita quando decide sì di fare l’investimento ma anche di combattere il suo ormai nemico Sandro Costa (interpretato da Giordano De Plano). Lo stesso che è vittima di un padre troppo severo che ha sempre chiesto di più da un figlio i cui limiti superavano sicuramente i pregi e che si vede vinto allo stesso tempo dalla vita e dai contatti che ha stretto per portarlo in alto, ad essere qualcuno di cui il padre può dirsi fiero, a non sentirsi un disutile. La stessa moglie Gloria è a sua volta vinta e impaurita da un gioco di strategia e da una bolla più grande di lei, nella quale non riesce proprio a entrare. Vittima di una chiusura da parte di questo mondo così maschile ma anche dello stesso marito che non vuole farle pesare i problemi.

Il finale

Alla fine il gioco del Doppio passo rende disutili quasi tutti i protagonisti del film, vittime della vita che si fa troppo dura. Lo stesso Claudio agirà in modo imprevedibile a sé stesso e a quell’uomo così spensierato all’inizio del film che ormai non c’è più. La stessa fotografia cambia come cambia lui: all’inizio è aperta e vivace, calda, poi fredda e distaccata. La favola di Claudio si trasforma in un incubo dal quale lui stesso non sa come fuggire, o forse lo sa fin troppo bene che quando si compie l’atto finale, il combattimento tra eroe e cattivo, sa cosa fare. Il finale rimane però aperto, a libera interpretazione dello spettatore che cerca nelle ultime sequenze del film quel bambino e quella spensieratezza che Claudio manifestava all’inizio del film.

Nuovi film in uscita al cinema: cosa vedere questa settimana

Nuovi film in uscita al cinema: cosa vedere questa settimana

Ottobre continua con nuovi film in uscita al cinema tra cui anche il gran ritorno, dopo il passaggio a Venezia, di Luc Besson con il suo toccante Dogman. Ma per questa settimana c’è spazio anche per le risate quelle del terzo capitolo Il mio grosso grasso matrimonio greco e al debutto alla regia dell’attore italiano Claudio Bisio che emozionerà grande e piccoli con una storia tratta da un romanzo ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Per finire venerdì 13, sfidando ogni superstizione, uscirà in contemporanea in tutto il mondo, il film-concerto sull’ Eras Tour della popstar americana dei record Taylor Swift che quest’anno ha conquistato tutti aspettando sempre il suo unico live italiano a Milano nel luglio del 2024.

Vediamo insieme i nuovi film in uscita in questa seconda settimana di Ottobre. 

Dogman

Dogman (2023)

Presentato in anteprima e in concorso alla 80esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia finalmente esce nelle nostre sale Dogman. Questo film francese del regista Luc Besson è la storia Doug, un giovane con un infanzia segnata dalle molestie del patrigno e cresciuto con la sola amicizia dei suoi amati cani. Crescendo diventa una drag queen e inizia a frequentare anche giri loschi e poco raccomandabili. Il protagonista di questo revenge movie è interpretato da uno straordinario Caleb Landry Jones porta sul grande schermo una delle sue interpretazioni migliori, per ora, della sua carriera.

Doppio Passo 

Doppio passo film recensione

Doppio Passo è l’ esordio alla regia con un lungometraggio del regista fiorentino Lorenzo Borghini è ambientato nel mondo del calcio d’oggi. Dopo che la Carrarese Calcio è stata promossa in serie B, con cinque giornate di anticipo, il suo storico capitano Claudio Russo decide di esaudire uno dei più grandi sogni della sua vita e apre un ristorante con sua moglie Gloria grazie anche al prestito del suo amico Sandro Costa. Gli attori protagonisti sono Valeria Bilello, Giulio Beranek e Giordano De Plano.

Gli Ospiti

Gli Ospiti è l’opera prima dello YouTuber Svevo Moltrasio e mette al centro un giallo molto tragicomico. Una black comedy ambientata in un casale fuori Roma con dieci personaggi, si come nel classico della letturatura Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, doveuno dei presenti, Marco, pare non sia stato invitato però da nessuno. Nessuno conosce questo misterioso uomo che però afferma convinto di essere lui il padrone di casa. il regista Moltrasio è affiancato dai giovani attori Leonardo Bocci, Giulia Bolatti, Chiara Tomei, Paolo Moscelli, Giorgia Narcisi, Simona Di Bella e Federico Lima Roque. 

Il mio grosso grasso matrimonio greco 3

Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco 3

La trama di questo terzo capitolo della saga familiare greco-americana dei Portokalos si concentra sul viaggio in Grecia alla ricerca delle proprie radici in omaggio del patriarca Gus appena morto. L’attrice protagonista Nia Vardalos oltre a tornare nei panni di Toula dirige questa nuova commedia ovviamente il marito cinematografico è interpretato anche stavolta dall’attore John Corbett. Il mio grosso grasso matrimonio greco 3 è un film sulla memoria e sulla necessità di lasciare andare il passato per guardare al futuro.

L’ultima volta che siamo stati bambini

L'ultima volta che siamo stati bambini Film 2023

Presentato in anteprima in estate al Giffoni Film Festival L’ultima volta che siamo stati bambini finalmente esce anche nellle nostre sale. Questo film di Claudio Bisio nasce dalla folgorazione dell’attore per il libro omonimo scritto da Fabio Bartolomei. La trama segue Cosimo, Italo e Vanda, dei bambini di dieci anni con i sogni, la voglia di scoprire il mondo e la spensieratezza dell’infanzia intrappolate però dal secondo conflitto mondiale. Mentre l’intera nazione vacilla, i tre, di fronte alla scomparsa di un amico ebreo, non hanno dubbi e partono per una missione di liberazione e salvataggio. La loro fuga darà il via aanche ad una seconda, disperata missione di soccorso, quella di una suora e di un militare in convalescenza che subito si mettono sulle loro tracce dei piccoli salvatori.

Everybody loves diamonds: recensione della serie heist di Prime Video con Kim Rossi Stuart

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Ispirata alla storia vera del colpo al Diamond Center, Everybody loves diamonds segue Leonardo Notarbartolo (Kim Rossi Stuart) e la sua improbabile banda di ladri mentre tentano di mettere a segno la rapina del secolo. Mesi di preparazione, intrighi e sospetti reciproci, alternati a momenti esilaranti, per orchestrare l’impresa più epica di sempre. Leonardo è un ladro diverso rispetto alle narrazioni che film e serie ci hanno riservato in questi anni. Non è un ladro alla “Lupin”, per esempio, ma si avvicina più a una mente criminale come il Professore de La casa di carta. La serie originale Prime Video è composta da otto episodi è disponibile sulla piattaforma.

Everybody loves diamonds, la trama

Il Diamond Center di Anversa – una struttura invalicabile che per la serie è stata generata interamente in digitale grazie all’aiuto di esperti del settore – l’invalicabile e luccicante mecca del diamante, è stata svaligiata. Un colpo da maestri, apparentemente perfetto, quello che Albert Mertens (Johan Heldenbergh) dovrà smascherare. Belga e con la puzza sotto il naso, una interpretazione macchiettistica che si allontana per carisma da un altro investigatore belga: Hercule Poirot. È caos in città nella fredda mattina del 15 febbraio 2003, il furto ha colpito i risparmi di una intera nazione. L’indagine ha da subito qualche intoppo ma nel corso degli episodi lo stesso Mertens – prossimo alla pensione – cercherà di trovare i colpevoli. Nel frattempo, tra i lavoratori del Diamonds Center c’è Leonardo Notarbartolo, un modesto gioielliere italiano dallo stile impeccabile e l’aria innocente.

Uno stile internazionale, quello della regia di Gianluca Maria Tavarelli che cerca di portare su Prime Video una storia misteriosa dove non esiste il confine tra i buoni e cattivi, ma non sempre sembra riuscirci. L’espediente alla Fleabag – rottura della quarta parete con sguardo in macchina e parlare direttamente allo spettatore – risultano davvero macchinosi e artificiosi per il contesto del genere in cui ci troviamo. In particolare, è il personaggio di Kim Rossi Stuart – al debutto in una serie – a fare suo questo espediente nei primi due episodi di Everybody loves diamonds mostrati in anteprima, ma non sempre questo arriva allo spettatore. Così come non arriva la sua caratterizzazione da “ladro gentiluomo” alla Lupin, una maschera per un uomo che in realtà vuole solo dimostrare la sua essenza mascolina attuando la rapina del secolo.

Everybody Loves diamonds serie Kim Rossi Stuart

Il colpo (im)perfetto

Leonardo Notarbartolo, un mix tra il Professore e un eterno bambino destinato costantemente a voler a tutti i costi non solo attirare l’attenzione su di lui ma a rendere orgogliose le persone che gli stanno attorno. Lo vediamo in quasi tutte le scene mentre parla con il suocero, il Generale dei Carabinieri (interpretato da Remo Girone) quando cerca di fargli ammettere che i ladri hanno compiuto un’operazione perfetta, almeno così era convinto che fosse. Complici della rapina al Diamond Center: l’esperto di allarmi, Ghiro (interpretato da Gian Marco Tognazzi), Sandra, una giovane ladra che segue le orme del padre (interpretata da Carlotta Antonelli) e Alberto (interpretato da Leonardo Lidi). Remo Girone e Anna Foglietta sono il Generale (suocero di Leonardo e padre di Anna) e la moglie di Leonardo.

Tutti personaggi ancora da scoprire che ruotano attorno a Leonardo – chi ingenuamente e superficialmente come la moglie – chi per concretizzare il sogno di realizzare il colpo del secolo. Everybody loves diamonds non segue sempre l’ordine degli eventi ma questo stratagemma serve solo a mescolare continuamente le carte in tavola e prepara il plot twist finale del primo episodio che pone al centro di questo gioco di guardie e ladri una prospettiva nuova.

Shawn Levy, regista di Deadpool 3, paragona l’istinto creativo di Taylor Swift a quello di Steven Spielberg

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La cantautrice e musicista Taylor Swift si è affermata come una forza incontrastabile nel mondo della musica, che ora sta estendendo i propri interessi e le proprie attività anche ad altri settori, compreso il cinema. Swift si era già avventurata in tale territorio quando ha diretto il cortometraggio All Too Well: The Short Film, basato sulla quinta traccia del suo album Red. In seguito, ha annunciato che debutterà alla regia di un lungometraggio, una notizia accolta con entusiasmo da diversi grandi nomi del settore, tra cui nientemeno che Guillermo del Toro, che l’ha definita una “regista molto esperta“.

Mentre Swift si prepara dunque a dirigere il suo film d’esordio ancora senza titolo, un altro regista si aggiunge all’elenco di chi la elogia. Si tratta di Shawn Levy, regista di Deadpool 3, apparso brevemente anche in All Too Well, il quale ha confermato le abilità di Swift dietro la macchina da presa, paragonando anche il suo istinto creativo a quello del leggendario regista premio Oscar Steven Spielberg. In un’intervista con Entertainment Weekly, Levi ha infatti affermato che “la profondità della sua visione, di come vuole che sia un prodotto creativo, che si tratti di un testo, una melodia, un tour di concerti, un video, è davvero profonda“.

Una volta Spielberg era sul set di un film da lui prodotto e da me diretto, intitolato Real Steel, e in quell’occasione gli ho chiesto: “Come fai a sapere qual è l’inquadratura giusta?”. La sua risposta fu: “Il modo in cui la vedi, questo la rende giusto”. Penso che sia qualcosa che Taylor Swift ha capito molto bene, perché si tratta di fidarsi del proprio istinto.“, ha concluso Levi. Ad oggi, tuttavia, non sappiamo ancora nulla del film che Taylor Swift dirigerà e che sarà basato su una sceneggiatura da lei scritta. Nell’attesa, è però possibile ritrovare la cantante sul grande schermo con il documentario The Eras Tour, in sala dal 12 ottobre.

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