Disney+ ha diffuso un nuovo
intenso trailer “The Way” che anticipa i prossimi episodi
dell’attesa terza stagione di The
Mandalorian, di cui abbiamo
recensito il primo episodio! Nel frattempo Dave
Filoni ha valutato come la serie si collegherà
probabilmente alla trilogia del sequel. The
Mandalorian si svolge poco dopo gli eventi
de Il
ritorno dello Jedi. Il produttore esecutivo Dave Filoni ha
affermato che è possibile che questi spettacoli eviteranno del
tutto di legarsi direttamente alla trilogia iniziata da JJ Abrams.
“Questa è un’ottima
domanda, e parliamo di molte cose diverse”, ha
risposto quando gli è stato chiesto se avevano capito cosa stava
facendo Grogu in quel periodo. “A proposito, questa è
una domanda per un gruppo di personaggi, non solo per Grogu. Dove
si trovano durante questi eventi?”“Semmai, avendo
realizzato The Clone Wars e intrecciando una storia così intricata
tra due film che erano molto più vicini tra loro, ho imparato che
c’è un ampio spazio in questa galassia per noi per raccontare
storie e avere personaggi che fanno cose”.
“Da bambino, quando Yoda
disse a Luke: ‘Quando me ne sarò andato, sarai l’ultimo dei Jedi’,
l’ho preso alla lettera. Bene, ora sappiamo che è tutt’altro che
vero”, continua Filoni . “Ci sono molte
persone diverse che potrebbero esercitare la forza, e forse Luke è
l’ultimo Jedi per quanto riguarda quello che Yoda considererebbe un
Jedi.”“Quindi dovremo solo aspettare e vedere
come si evolve la storia e cosa ha un senso. Ma nella mia
esperienza, c’è sicuramente un modo per intrecciare tutto insieme e
renderlo eccitante. È possibile che non debba mai incrociarsi con
quello che abbiamo visto [nella trilogia del sequel] se la storia
ci porta da qualche altra parte”.
Nella terza stagione continuano i
viaggi del Mandaloriano nella galassia di Star
Wars. Un tempo cacciatore di taglie solitario, Din Djarin si è
riunito a Grogu. Nel frattempo, la Nuova Repubblica lotta per
allontanare la galassia dal suo passato oscuro. Il Mandaloriano
incontrerà vecchi alleati e si farà nuovi nemici mentre lui e Grogu
continuano il loro viaggio insieme.
The
Mandalorian torna su Disney+ il 1° marzo. La serie è
interpretata da
Pedro Pascal, Katee Sackhoff, Carl Weathers, Amy Sedaris, Emily
Swallow e Giancarlo Esposito. Tra i registi degli otto
episodi della terza stagione ci sono Rick Famuyiwa, Rachel
Morrison, Lee Isaac Chung, Carl Weathers, Peter Ramsey e
Bryce Dallas Howard. Jon Favreau è showrunner/capo sceneggiatore ed
executive producer insieme a Dave Filoni, Rick Famuyiwa, Kathleen
Kennedy e Colin Wilson. Karen Gilchrist e Carrie Beck sono i
co-executive producer.
Siamo ormai quasi agli sgoccioli di
questa stagione dei premi cinematografici, che si concluderà nella
notte tra il 12 e il 13 marzo
con la cerimonia dei Premi Oscar
2023. Giunti alla loro 95esima edizione, i più
prestigiosi tra i premi dedicati al cinema hanno anche quest’anno
indicato nuove tendenze, scoperto nuove sensibilità artistiche,
celebrato grandi nomi e battezzato con la loro prima nomination
numerose personalità del cinema, più o meno veterane del settore.
La categoria al Miglior attore nonprotagonista, ad esempio, vanta su cinque nominati
ben quattro interpreti qui alla loro prima nomination in
assoluto.
Si tratta del celebre BrendanGleeson, del giovane Barry Keoghan,
del camaleontico Brian Tyree Henry e del rinato
Ke Huy Quan. Fa
loro compagnia Judd Hirsch, popolare caratterista
qui alla sua seconda candidatura al premio. Cinque attori
profondamente diversi tra loro per cinque interpretazioni
altrettanto variegate per toni e generi. In attesa di scoprire chi
di loro salirà sul palco del Dolby Theatre per ricevere l’ambita
statuetta, scopriamo tutto quello che c’è da sapere su di loro,
sull’interpretazione per cui sono candidati, sul percorso da loro
compiuto durante questa stagione dei premi e su chi concretamente
potrebbe trionfare in questa categoria.
Brendan Gleeson, Gli spiriti dell’isola
L’irlandese Brendan Gleeson
è con buone probabilità il più celebre tra i cinque candidati come
miglior attore non protagonista. Diventato
popolare presso il grande pubblico per la sua interpretazione di
Alastor “Malocchio” Moody nella saga di Harry Potter, Gleeson è ricordato anche per
i suoi ruoli in film di particolare rilievo come, per citarne solo
alcuni, Braveheart – Cuore impavido,
Michael Collins, 28 giorni dopo,
Gangs of New York, Troy, In Bruges – La coscienza
dell’assassino,Calvario e
Paddington 2. Una carriera di tutto rispetto, che gli ha
nel tempo fatto ricevere svariati riconoscimenti ma mai presso gli
Oscar.
Con Gli spiriti dell’isola,
però, egli approda finalmente anche presso questi ultimi. Nel film
diretto da Martin McDonagh, Gleeson interpreta
Colm Doherty, il quale improvvisamente decide di
non voler più essere amico di Pádraic Súilleabháin, interpretato da
Colin Farrell.
Il motivo sembra essere la presa di consapevolezza da parte di Colm
della brevità della vita, la quale va dunque vissuta nel modo più
significativo possibile, rifuggendo da ogni sciocchezza. Gleeson dà
dunque volto ad un personaggio a suo modo burbero, schivo, capace
anche di gesti estremi, con una rinnovata idea di cosa è meritevole
della sua attenzione e cosa no.
Un personaggio con cui dunque non è
facile empatizzare, ma le cui motivazioni sono quantomeno
comprensibili. Gleeson riesce poi a renderlo ricco di fragilità e
umanità, con una prova attoriale tanto contenuta quanto
emotivamente potente. Ad oggi, per questa sua interpretazione,
Gleeson è stato nominato ai Satellite Award, agli
Screen Actors Guild
Award, ai Critics Choice
Awards, ai Bafta Awards e
ai Golden Globe,
ma in nessuna di queste occasioni ha però riportato una vittoria.
Restano dunque in ballo gli Oscar 2023, che
potrebbero decidere di premiare un vero e proprio veterano del
cinema.
Come noto, la storia personale del
giovane attore è piuttosto travagliata, essendo cresciuto presso
ben tredici famiglie affidatarie diverse, in quanto figlio di una
donna dipendente dalle droghe. Nonostante ciò, Keoghan non ha
permesso che le difficoltà della vita lo abbattessero e ha
perseguito con determinazione la propria passione per la
recitazione, fino ad ottenere la sua consacrazione grazie a
Gli spiriti dell’isola.
Nel film, dove recita proprio accanto a BrendanGleeson, egli interpreta Dominic
Kearney, un ragazzo estremamente sensibile caratterizzato
da un ritardo mentale che lo fa passare per lo sciocco del
villaggio.
È molto facile, con personaggi
affetti da simili patologie, scadere nella macchietta. Una cosa che
Keoghan invece riesce brillantemente ad evitare, dando vita ad un
personaggio ingenuo ma dotato di un grande cuore, a cui è
impossibile non volere bene. Grazie a questa sua delicata
interpretazione, l’attore ha ricevuto nomination presso gli
Screen Actors Guild
Award, i Critics Choice
Awards, i Golden Globe e
i Bafta Award,
trionfando proprio presso questi ultimi. Per questo giovane e
talentuoso attore non resta ora che presentarsi agli Oscar 2023,
dove chissà che non possa vedersi chiamato sul palco.
Brian Tyree Henry, Causeway
L’annuncio di Brian
Tyree Henry come candidato al Miglior attore
non protagonista è stata decisamente una sorpresa. Ci
si aspettava che, invece di lui, ad occupare un posto nella
cinquina ci potessero essere attori come Brad Pitt per
Babylon,Eddie Redmayne
per The Good Nurse o
Paul Dano per
The Fabelmans. Henry ha
invece battuto la forte concorrenza grazie alla sua interpretazione
nel film Causeway, un piccolo
film indipendente prodotto dalla A24, diretto dall’esordiente Lila
Neugebauer e interpretato da Jennifer
Lawrence.
Prima di arrivare a questo, Henry
non era però certo uno sconosciuto, avendo recitato in film come
Hotel Artemis, Widows – Eredità criminale,
Joker, La donna alla finestra, Godzilla vs. Kong, Eternals e Bullet Train. In
particolare, però, è noto per la sua interpretazione di
Alfred “Paper Boi” Miles nella serie
Atlanta, grazie alla quale ha ricevuto numerosi
riconoscimenti. In Causeway, invece, è James Aucoin, un
meccanico segnato da un trauma del passato. Proprio sul tema del
trauma ruota il film, esplorando l’argomento attraverso i due
personaggi principali, i quali si trovano a stringere
un’inaspettata e fragile amicizia.
Quella di Henry in questo film è
un’interpretazione molto silenziosa, che lascia parlare la fisicità
del personaggio, i suoi sguardi smarriti e il modo in cui parla,
più che ciò che effettivamente dice. Candidato per questo ruolo ai
Gotham Independent Film
Awards, agli Independent Spirit
Awards e ai Critics Choice Movie
Award, Henry è un po’ l’outsider di turno nella
categoria per il Miglior attore non protagonista
degli Oscar 2023, ma basta guardare con attenzione la sua
interpretazione per comprendere quanto la sua nomination sia
meritata.
Ke Huy Quan, Everything Everywhere All at Once
Quello di Brendan Fraser,
candidato per The Whale, non è l’unico ritorno in auge a
caratterizzare questa stagione dei premi. Anche l’attore di origine
vietnamita Ke Huy Quan è
infatti tornato sotto i riflettori dopo una lunga assenza. All’età
di tredici anni, egli era divenuto popolarissimo grazie alla sua
interpretazione di Short Round nel film
Indiana Jones e il tempio
maledetto, a cui segue quella di Richard “Data”
Wang in I Goonies. Dopo questi due film, però, la
sua carriera subisce una forte battuta d’arresto. Quan viene
relegato a ruoli minori e il più delle volte viene ingaggiato
unicamente come controfigura o coreografo, essendo lui un grande
esperto di arti marziali.
Grazie al film Everything Everywhere All at
Once, però, egli ha ora messo fine ad un’assenza dalle
scene durata quasi vent’anni, ottenendo grazie a questo film un
successo strepitoso. In questo, diretto da Daniel
Kwan e Daniel Scheinert, Quan interpreta
Waymond Wang, il marito della Evelyn interpretata
da Michelle Yeoh,
che in base alla variante di sé che si manifesta acquista
personalità e caratteristiche diverse. Una prova attoriale che ha
dunque portato l’attore a dover dar vita a più registri, passando
dal dramma alla commedia, non risparmiandosi neanche nel mostrare
le sue grandi competenze con le arti marziali.
Per la sua interpretazione di questo
folle personaggio, Quan si è ad oggi aggiudicato due Screen Actors Guild
Awards, un Gotham Independent Film
Awards, un Critics Choice
Award e un Golden Globe,
sempre come migliore attore non protagonista. È poi stato candidato
per la medesima categoria anche al Premio BAFTA,
unico premio dove ad oggi non ha riportato la vittoria, andata a
Barry Keoghan. A Quan non resta ora che attendere
il verdetto degli Oscar 2023, presso i quali si
presenta da indiscusso favorito.
Judd Hirsch, The Fabelmans
Come anticipato, l’attore
Judd Hirsch è l’unico dei cinque candidati della
categoria Miglior attore non protagonista a
vantare già una precedente nomination al premio. Questa risale però
al lontano 1981, quando venne candidato proprio come attore non
protagonista per il film Gente comune. Da quel momento
Hirsch si è poi fatto notare in film come Vivere in fuga,
Independence Day, Man on the
Moon, A Beautiful Mind, This Must Be the Place e
Diamanti grezzi. Nel 2022,
invece, interpreta Boris Schildkraut nel film
The Fabelmans, diretto
da Steven
Spielberg.
Nel film liberamente ispirato alla
giovinezza del regista, Boris è il temuto zio di Mitzi Fabelman,
interpretata da Michelle
Williams. Tale personaggio, un ex domatore di leoni e
cineasta che ha sempre dato la precedenza all’arte invece che alla
famiglia, compare in realtà in una sola scena del film. Hirsch è
dunque in scena per poco meno di dieci minuti, ma tanto gli è
bastato per catalizzare le attenzioni tutte su di sé con un
personaggio sopra le righe, larger than life, che mette in
guardia il protagonista sul pericoloso contrasto tra arte e
famiglia.
Anche la sua candidatura è arrivata
un po’ a sorpresa, non essendo stato candidato a nessuno degli
altri grandi premi cinematografici ma solo presso alcune
associazioni di critici. Hirsch potrà dunque non arrivare da
favorito agli Oscar 2023, ma la sua nomination gli ha comunque
fatto stabilire due importanti traguardi: da una parte quello per
il divario più lungo tra la prima e la seconda
nomination, pari a 42 anni, e dall’altra quello come
secondo attore più anziano nominato come Miglior attore non
protagonista agli Oscar all’età di 87 anni e 315 (al primo
posto si trova Christopher
Plummer, nominato nel 2018 all’età di 88 anni e 41
giorni).
Miglior attore non protagonista… chi vincerà?
Mancano ormai meno di due settimane
ai Premi Oscar 2023, la 95esima edizione del premio, durante la
quale verranno svelati tutti i vincitori delle 24 categorie. Per
quanto riguarda quella al Miglior attore non
protagonista, i cui candidati sono stati qui approfonditi,
a trionfare dovrebbe essere, con probabilità molto alte, Ke
Huy Quan per il film Everything Everywhere All at
Once. L’attore si presenta infatti agli Oscar avendo dalla
sua la vittoria a tutti gli altri più importanti premi a cui era
candidato. Sul suo trionfo anche agli Oscar sembrano dunque esserci
pochi dubbi, ma se c’è qualcuno tra i suoi “sfidanti” che potrebbe
rubargli tale onore, quello sembra poter essere Barry
Keoghan.
L’attore candidato per Gli spiriti dell’isola
ha infatti vinto il Bafta Award, unica occasione dove è riuscito a
strappare il premio a Quan. Le statistiche restano certamente a
favore di quest’ultimo, ma la vittoria di Keoghan è segno che il
giovane attore non è passato inosservato e anzi gode di ampi
consensi per la sua struggente interpretazione. Gli altri tre
candidati, Brendan Gleeson, Brian Tyree
Henry e Judd Hirsch sembrano invece avere
poche possibilità di vedersi chiamati sul palco, ma gli Oscar, si
sa, possono essere imprevedibili, quindi mai dire mai e solo
l’apertura della busta con il nome del vincitore potrà svelare
l’arcano.
Acclamato primo capitolo di una
trilogia d’animazione della DreamWorks
Animation, Dragon Trainer ha
negli anni conquistato generazioni di spettatori da tutto il mondo
con le sua storia ricca di magia ed emozioni. Questo è poi
diventato un vero e proprio franchise grazie a cortometraggi, serie
televisive, fumetti, videogiochi e molto altro. Ciò a conferma di
quanto, dal 2010 ad oggi, Dragon Trainer sia ormai entrato
a far parte dell’immaginario comune, affermandosi come uno dei
migliori prodotti d’animazione degli ultimi anni. Dopo un primo
sequel del 2014, nel 2019 è arrivato il capitolo conclusivo,
intitolato Dragon Trainer – Il mondonascosto (qui la recensione), nuovamente
diretto dal regista Dean DeBlois.
Il primo film venne tratto dal
romanzo Come addestrare un drago, pubblicato nel 2003 da
Cressida Cowell. Tuttavia, nell’approcciarsi alla
sceneggiatura, i registi Chris Sanders e Dean
DeBlois decisero di distaccarsi dalla trama originale per dare al
film un tono più maturo. Molto apprezzato, infatti, è stato il
processo di crescita che porta il protagonista dall’essere un
recalcitrante guerriero ad un valoroso esperto di draghi. Ciò trova
compimento proprio con questo terzo capitolo, giudicato altrettanto
bene dei predecessori. Merito di ciò è anche l’ingresso di nuovi
personaggi, tra cui anche di nuovi affascinanti tipologie di
draghi.
A fronte di un budget di 129 milioni
di dollari, il film arrivò a guadagnare oltre 522 in tutto il
mondo. Un successo stellare che ha così dato prova una volta di più
del grande successo che la saga ha presso il grande pubblico.
Questo terzo capitolo, inoltre, è anche stato nominato al premio
Oscar come miglior film d’animazione. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama di Dragon Trainer – Il
mondo nascosto
Con Dragon Trainer – Il mondo
nascosto, il processo di crescita di Hiccup
giunge ad un punto decisivo. Egli è ormai capo di Berk, e organizza
regolarmente spedizioni con i suoi amici per salvare gli ultimi
draghi ancora esistenti. In una di queste missioni, il gruppo si
imbatte in una Furia Chiara, di cui
Sdentato si innamora perdutamente. Questa si
ritrova tuttavia catturata e consegnata al più temibile dei
cacciatori, Grimmel il Grifaio. L’uomo aspira ad
usare l’esemplare per attirare presso di sé Sdentato e tutti gli
altri draghi, con l’intenzione di sterminarli una volta per
tutte.
Nel disperato tentativo di ricercare
un luogo più sicuro per i draghi e il suo popolo, Hiccup conduce
entrambi verso il mondo nascosto da cui provengono di cui suo padre
Stoick gli aveva spesso raccontato. Sdentato,
tuttavia, avverte la mancanza di Furia Chiara, e Hiccup comprende
che è arrivato il momento di lasciar libero l’amico, in modo che
possa seguire la compagna e vivere felice con lei. Nel momento in
cui verrà però a sapere che l’amico alato è finito a sua volta
nelle grinfie dei cacciatori, organizza un esercito per scatenare
una battaglia contro di essi, al fine di liberare una volta per
tutte i draghi.
Dragon Trainer – Il mondo
nascosto: il cast, i personaggi e i draghi del film
Per dar voce ai personaggi presenti
nella trilogia, la DreamWorks si è affidata negli anni ad alcuni
tra gli attori più noti di Hollywood. A dar voce al personaggio di
Hiccup, protagonista dei film, è l’attore
Jay Baruchel, noto per aver recitato in
Million Dollar Baby e Tropic Thunder. Grazie a
tale trilogia, egli ha avuto modo di acquisire ulteriore
popolarità. Accanto a lui, si ritrovano poi attori come
America Ferrera che dà voce ad Astrid Hofferson,
Jonah Hill nei panni di Moccioso
Jorgenson, Justin Ripple per
Testaditufo Thorston,
Gerard Butler nel ruolo di Stoick
L’Immenso, e
Kristen Wiig per Testabruta Thorston. Vi sono poi
Craig Ferguson a dar voce a Skaracchio Ruttans e
Christopher Mintz-Plasse per Gambedipesce
Igergman.
Vi sono poi attori del calibro di
Kit Harington nel ruolo di Eret, e
Cate Blanchett nei panni di Valka.
Quest’ultimo personaggio era stato scritto proprio pensando alla
Blanchett, la quale si dichiarò poi entusiasta di poter
partecipare, avendo amato il primo film. Nel terzo conclusivo
capitolo vi è anche la presenza del premio Oscar F. Murray
Abraham, che presta la propria voce al personaggio di
Grimmel il Grifaio. Per quanto riguarda il mondo
dei draghi invece, oltre a quelli visti nei film precedenti, si
aggiunge qui una Furia Chiara, la cui capacità
principale è quella di mimetizzarsi in cielo, e i Grondaia
Incoronata Magenta, specie dotata di impressionanti corna
ma dal carattere gentile.
Dragon Trainer – Il mondo
nascosto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati del film, o per
chi deve ancora vederlo e desidera farlo, è possibile trovare
Dragon Trainer – Il mondo nascosto su
alcune delle principali piattaforme streaming presenti sul Web. Tra
queste si annoverano Amazon Prime Video, Rakuten TV, Tim Vision,
Google Play, Chili Cinema e Apple iTunes. Per usufruirne,
in base alla piattaforma prescelta, basterà sottoscrivere un
abbonamento generale o noleggiare semplicemente il singolo film. A
questo punto sarà possibile vedere i film in tutta comodità e al
meglio della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in
televisione sabato 4 marzo alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Con l’arrivo al cinema nel 2002 di
The Bourne Identity un
nuovo agente segreto si impose nei cuori degli spettatori. Si
tratta di Jason Bourne, ex membro della CIA che si risveglia
improvvisamente senza ricordare nulla del proprio passato. Tutto
ciò che sa è che qualcuno gli sta dando la caccia, e prima di
scoprire cosa gli è accaduto dovrà prima riuscire a salvarsi la
pelle. Dopo The Bourne Ultimatum,
uscito nel 2007, la storia del personaggio sembrava conclusa. Dopo
lo spin-off The Bourne
Legacy, nel 2016 è però arrivato un diretto
sequel del terzo film, intitolato semplicemente Jason
Bourne (qui la recensione),
scritto e diretto da Paul Greengrass,
regista già dei precedenti capitoli.
La storia qui narrata è del tutto
originale, benché riprenda i personaggi ideati dallo scrittore
Robert Ludlum. Greengrass e l’attore protagonista,
Matt Damon, avevano infatti dichiarato che la
storia del protagonista si era conclusa, e che per realizzare un
nuovo film sarebbe servita un’idea originale e forte tanto quelle
fino ad ora raccontate. In seguito all’uscita del film spin-off, il
desiderio di rivedere al cinema Jason Bourne è cresciuto
notevolmente, portando infine alla realizzazione di questo nuovo
titolo. Con questo torna anche il personale stile registico di
Greengrass, fatto di inquadrature, sporche, concitate, realizzate
con camera a mano e unite da un montaggio frenetico.
Un film particolarmente adrenalinico
dunque, che non ha mancato di suscitare l’entusiasmo degli
appassionati. A fronte di un budget di circa 120 milioni di
dollari, Jason Bourne è infatti arrivato a guadagnarne ben
415 a livello globale, divenendo uno dei più redditizi della saga.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e al suo potenziale
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Jason Bourne: la trama del
film
La storia si apre a dieci anni di
distanza dagli eventi del precedente film. L’ex sicario della CIA
Jason Bourne si trova ora in Grecia, dove vive
un’anonima esistenza tra incontri clandestini di pugilato e la
solitudine più totale. In Islanda, invece, l’hacker Nicky
Parsons riesce a recuperare alcuni file segreti
riguardanti l’Agenzia e le operazioni della Treadstone, tra cui
anche informazioni relative al nuovo progetto Ironhand. Questa è
una piattaforma digitale dalla tecnologia particolarmente
all’avanguardia, il cui scopo è quello di spiare tutti gli utenti
americani. La scoperta di ciò mette in moto le operazioni
dell’agente Heather Lee, che cercherà quanto prima
di bloccare il programma.
Allo stesso tempo, la Parsons
raggiunge Bourne in Grecia per rivelargli lo stretto legame che
sembra esserci tra la Treadstone e suo padre, rimasto vittima tempo
prima di un attentato terroristico. Desideroso di scoprire di più
sul proprio passato, l’ex agente decide pertanto di uscire allo
scoperto e riprendere le proprie operazioni di spionaggio. Ad
ostacolare il suo percorso vi sarà però un misterioso sicario,
inviato dal diretto Robert Dewey, il quale vuole
impedire a tutti i costi che ulteriori informazioni sulla sua
agenzia vengano rivelate. Ha così nuovamente inizio la caccia nei
confronti di Bourne, che dovrà nuovamente risolvere tanto i suoi
conflitti personali quanto quelli internazionali.
Jason Bourne: il cast del
film
Da sempre desideroso di riprendere i
panni di Jason Bourne, l’attore Matt Damon si
sottopose nuovamente ad un addestramento intensivo al fine di
raggiungere la forma fisica idonea. Si è infatti esercitato
nell’uso delle armi, nel pugilato e nelle arti marziali,
intraprendendo anche una ferrea dieta. Un duro allenamento fisico
che gli ha infine permesso di eseguire in prima persona una
notevole quantità di scene d’azione, come i combattimenti a mani
nude, senza il bisogno di ricorrere a controfigure. Damon ha in
seguito affermato di aver trovato molto più complesso allenarsi ora
rispetto a quando lo fece per il primo film. Accanto a lui, l’unico
personaggio dei primi tre film a ricomparire è quello di Nicky
Parsons, interpretato nuovamente da Julia
Styles.
Ad interpretare l’agente Heather Lee
è invece la premio Oscar Alicia
Vikander. Questa si trovò a dover scegliere tra il
recitare in questo film o in Assassin’s Creed, preferendo
infine Jason Bourne poiché grande fan della saga. Tommy Lee
Jones, premio Oscar per Il fuggitivo, è invece
Robert Dewey, il nuovo direttore della CIA e leader del programma
Ironhand. Il francese Vincent Cassel
è presente nei panni del sicario noto come The Asset, il quale
presenta un passato strettamente legato alla figura di Bourne. Per
Cassel si è trattato del secondo film con Matt Damon dopo
Ocean’s Thirteen, ed entrambi sono girati a Las Vegas.
Riz Ahmed,
attualmente noto per Sound of Metal, è Aaron
Kalloor, CEO dell’agenzia Deep Dream.
Jason Bourne: il sequel,
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Questo nuovo film, diretto sequel
del terzo, ha dimostrato il grande interesse che il pubblico ancora
nutre nei confronti del personaggio. Dato il suo successo al box
office, i produttori della Universal Pictures si sono dichiarati
interessati a realizzare almeno un altro capitolo, portando così la
saga ad un totale di sei film. Ancora una volta, però, Damon si è
dichiarato scettico all’idea di rivedere Bourne sul grande schermo,
sostenendo che la sua storia è ormai definitivamente conclusa. Ha
però come sempre lasciato aperta tale possibilità qualora si
presentasse una buona storia per espandere l’universo narrativo.
Nel 2019 era stato brevemente confermata la realizzazione di un
nuovo film, ma da quel momento non si hanno più avuto notizie in
merito.
In attesa di un possibile futuro
sequel, è intanto possibile fruire di Jason
Bourne grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv,Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
domenica 5 marzo alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
La vita nella colonia Monitoba in
Bolivia descritta da Miriam Toews nel romanzo
Women Talking del 2018 prende vita nel grande
schermo grazie a un adattamento di Sarah Polley. Il romanzo, prima, e il film poi
mettono in scena fatti realmente accaduto in un tempo non molto
distante da quello di oggi. Il romanzo, a eccezione del film, è
raccontato dal punto di vista di August (interpretato da Ben
Whishaw), l’uomo redige il verbale dell’assemblea. Invece, nel
film, tutto viene raccontato dal punto di vista di
Autje, interpretata da Kate
Hallett.
Jessie Buckley, Rooney Mara, Claire Foy fanno parte di un cast stellare che
compone Women Talking – Il diritto di scegliere.
Ambientato nel 2010, il racconto della regista su questa colonia
senza nome rivela una scioccante verità sugli uomini che gestiscono
questa comunità, isolata e senza nome. Ogni protagonista porta con
sé un bagaglio emotivo ricco di traumi, paure ma anche speranze per
il futuro. Il film, come un’opera teatrale
racconta allo spettatore in prima persona i dubbi e le incertezze
di questa bolla dove vivono delle giovani donne e i loro bambini,
vittime della violenza dei mariti e dei padri.
Al cinema dall’8 marzo.
Women Talking – Il diritto di
scegliere, la trama
Una giovane donna si risveglia a
letto, da sola, piena di lividi e macchie di sangue. Un’altra
l’abbraccia. Se Women Talking – Il diritto di
scegliere potesse trasmettere un’emozione sarebbe proprio
un abbraccio, caldo e avvolgente nel quale ci rifugiamo per
sentirci al sicuro. Sarebbe l’abbraccio di una madre che abbraccia
la figlia, di due sorelle, di due amiche che cercano in
quell’abbraccio la speranza di andare avanti. Il film ha una durata
di 104 minuti che servono a Sarah Polley per raccontare un tempo diegetico
della durata di un giorno. In questa colonia isolata e senza nome
si svolgono i fatti del film che, come un’opera teatrale, ci mostra
un fienile come “unica ambientazione”.
Ambientazione e abiti di scena
sembrano portare allo spettatore in un tempo lontano, nel 900 ma ci
troviamo nel 2010 in un contesto avulso dalla quotidianità.
Salomè (Claire
Foy), Ona (Rooney
Mara), Mariche (Jessie
Buckley), Agata (Judith
Ivery), Greta (Sheila
McCarthy), Mejal (Michelle
McLeod), Autje (Kate
Hallett) e Scarface Janz (Frances
McDormand) sono le protagoniste di questa opera come
donni, madri e sorelle vittime di uomini violenti.
Le protagoniste del film hanno scelto questa vita perché non ne
conoscono i confini al di fuori di essa, al di fuori di quella
proprietà dove sono nate e cresciute subendo abusi fin da
piccolissime.
Il compito della generazione di
Ona, Salomé e
Mariche è quello di sovvertire questo sistema ed
entrambe hanno delle motivazioni valide e una rabbia in corpo che
le porta a compiere delle scelte difficili durante il loro cammino.
La tradizione della colonia di Women Talking – Il diritto
di scegliere, che vive in solitudine, vede le donne
analfabete e impossibilitate ad avere una istruzione, a prendere
decisioni. Una rivelazione importantissima, con cui la regista apre
il film, è proprio lo sconvolgimento di quest’ordine. Gli uomini
hanno usato anestetici per drogare e violentare le
donne e le ragazze di notte, causando talvolta gravidanze
indesiderate. Dopo un feroce attacco, tutti gli uomini della
colonia vengono arrestati e per la prima volta le donne rimangono
da sole: la decisione da prendere, per loro, non è facile.
Non fare niente. Restare e
lottare. Partire.
“Come potremo essere perdonate,
se non dagli anziani a cui abbiamo disobbedito?“
Mariche nel lungo
dibattito che dà vita al film: Non fare niente. Restare e
lottare. Partire. è quella che incarna la prima scelta.
Non fare niente. Mariche è
sposata con Klauss con cui ha diversi figli. Il personaggio di
Jessie Buckley in Women Talking – Il
diritto di scegliere difende la sua posizione con le
unghie e con i denti davanti anche all’evidenza più atroce. La
decisione messa ai voti, con un sistema davvero
obsoleto – ma l’unico che le donne conoscono – consta in queste tre
scelte. Il pensiero della donna è netto e consapevole: non vuole
abbandonare la colonia. Non vuole farlo perché significherebbe
abbandonare la sua famiglia, la quotidianità. Non vuole farlo per
paura di ritrovarsi da sola del mondo, ignoto. Spaventata
dall’illusione di libertà.
Restare e lottare.
Ona, il personaggio di Rooney
Mara, è quella che appare stranamente più serena nelle sue
convinzioni. La donna è incinta, porta dentro di sé non il frutto
dell’amore, ma di un abuso. La storia, infatti, è raccontata da una
voce fuori campo (Autje di Kate Halle) che parla a
questo futuro bambino proprio sui fatti della colonia, di quelle 24
ore che accompagnano la pellicola. Ona in
Women Talking – Il diritto di scegliere è ben
consapevole a cosa va in contro restando, ma proprio in nome di
quel bambino la sua posizione appare inizialmente ambigua. Prima
decide di restare e lottare, ma pian piano Salomé riesce a farle
cambiare opinione.
Partire.
Salomé, personaggio interpretato da Claire
Foy in Women Talking – Il diritto di
scegliere, preferirebbe partire, andare via da quella
colonia così stretta, così brutale. La sua posizione è quella più
schierata perché Salomé è il personaggio più
schietto e aperto. Vorrebbe partire perché restare significherebbe
compromettere sé stessa, i suoi figli e la sua integrità. Partire
per Salomé è l’unica scelta: se non lo farà sarà
costretta a uccidere tutti gli uomini, un passo che non si sarebbe
mai perdonato perché significherebbe scendere al loro stesso
livello. Brucerebbe all’inferno anziché permettere a un altro uomo
di toccare lei e le sue figlie.
L’Amore genera Amore
Ci troviamo in aperta campagna,
eppure l’atmosfera è chiusa. Ce lo dicono anche i toni e i colori
della pellicola totalmente desaturati che si aprono solo alla fine
del film, quando la scelta di partire si concretizza. Nonostante
questa cupezza realistica, le conversazioni tra le protagoniste
sono brillanti e scorrevoli aiutate da un dark humor che le lega. I
dialoghi scritti magnificamente dalla Polley in
Women Talking – Il diritto di scegliere cercano di
essere un inno all’amore. Più volte nel film il tema viene toccato
su radici differenti.
L’amore dei genitori per i propri
figli: tale al punto da mettere in discussione una vita conosciuta
per l’ignoto. L’amore verso Dio: un sacrificio che
le sette donne protagoniste di Women Talking – Il diritto
di scegliere sono pronte a mettere in gioco pur di
reclamare questo legame profondo con la fede. L’amore verso sé
stesse: il film è un inno a questo amore che cerca di generare a
sua volta la fiducia in questa scelta così difficile: partire per
non perdersi, partire per amore verso sé stesse.
Tra i nuovi interpreti che si
affacciano sulla scena cinematografica e televisiva, la giovane
Sydney Sweeney è senza ombra di dubbio una dei più
promettenti. Attiva già da diversi anni, ma divenuta nota solo in
tempi più recenti, la Sweeney ha conquistato tutti non solo grazie
alla sua incredibile bellezza, ma anche per via di doti drammatiche
particolarmente importanti, che la rendono un’attrice di grande
intensità e levatura. Ci si può aspettare molto da lei e il mondo
di Hollywood inizia finalmente ad esserne consapevole.
Ecco 10 cose che non sai di
Sydney Sweeney.
Sydney Sweeney: i suoi film e le
serie TV
1. È nota per alcune serie
TV. Tra i primi ruoli televisivi dell’attrice si
annoverano quelli svolti per alcuni ruoli di serie come
Heroes (2009), Criminal Minds (2009),
90210 (2010), Grey’s Anatomy (2014) e Pretty Little
Liars (2017). Ha ottenuto una maggiore popolarità dopo aver
recitato nella serie NetflixEverything Sucks! (2018). In seguito
ha recitato anche in alcuni episodi di The Handmaid’s Tale
(2018), con ElisabethMoss, e di Sharp Object (2018),
con Amy Adams. Ad
averla resa particolarmente celebre è però la serie Euphoria (2019-in
corso), dove recita accanto a Zendaya. Nel
2021 recita poi nella prima stagione di The White Lotus, con Jennifer
Coolidge.
2. Ha recitato in celebri
film. Oltre alle serie TV per cui è nota, la Sweeney ha
negli anni recitato anche in noti film come The Ward – Il
reparto (2010), Spiders 3D (2013), Mai
fidarsi di uno sconosciuto (2015), Vikes (2017),
Non è mia figlia (2018), Under the Silver Lake
(2018), con Andrew
Garfield, C’era una volta… Hollywood
(2019), di Quentin
Tarantino, Nocturne (2021), The Voyeurs (2021),
Night Teeth (2021) e Reality (2023).
Sydney Sweeney in
Euphoria
3. Non la credevano pronta
per il ruolo. In Euphoria, la serie HBO incentrata sulle vicende
di un gruppo di adolescenti al liceo alla ricerca di se stessi e
della propria identità, la Sweeney interpreta uno dei ruoli di
maggior rilievo, ovvero quello di Cassie Howard, una ragazza
particolarmente bella ma talvolta ingenua, che tende ad innamorarsi
facilmente pur di non rimare sola. Inizialmente, i produttori non
credevano che la Sweeney fosse pronta per il ruolo, ma dopo aver
visto la sua audizione per intero decisero di ingaggiarla e di
credere in lei. Critica e spettatori non hanno poi avuto dubbi: la
sua è una delle interpretazioni migliori della serie.
Sydney Sweeney in Euphoria
4. Era nervosa ma anche
fiera all’idea di dover girare alcune scene di nudo. Nel
corso della serie, Cassie è protagonista di diverse scene di nudo,
attraverso cui emerge la sua vulnerabilità. Nel doverle
interpretare, la Sweeney era particolarmente nervosa ma in seguito
ha anche affermato di essersi sentita fiera di far parte di una
serie che mostra la nudità in modo tutt’altro che glamour, ma anzi
semplicemente per come è nella realtà. Girare tali scene non è ora
più un problema, in quanto proprio attraverso queste ha acquisito
maggiore confidenza con il proprio corpo.
Sydney Sweeney in C’era una
volta a… Hollywood
5. Ha avuto un ruolo nel
film. Tra i tanti attori che hanno preso parte a C’era una volta a…
Hollywood, c’è anche la Sweeney, che ha interpretato però
un piccolo ruolo e non tutti i suoi fan sono riusciti ad
individuarla. Il suo personaggio è indicato come “Snake” è una dei
membri della famiglia Manson. La si può ritrovare sia nella scena
in cui Margaret Qualley chiede un passaggio a
Brad Pitt, sia
in quella in cui quest’ultimo si reca presso il ranch dove la
famiglia Manson soggiorna. In quest’occasione, la Sweeney pronuncia
anche alcune battute.
Sydney Sweeney in Night Teeth
6. Ha interpretato una
vampira. Nel film horror targato Netflix Night
Teeth, l’attrice interpreta il ruolo della vampira Eva, che
agisce in combutta con Grace, interpretata da Megan Fox. Le
due, tuttavia, compaiono solamente in una scena, per la quale è
bastato loro un solo giorno di riprese. Una comparsata dunque molto
breve all’interno del film, ma che è bastata a rendere questo un
titolo di grande richiamo tra gli appassionati del genere, i quali
vorrebbero però ora rivedere la Sweeney nei panni di una vampira
con un film tutto incentrato su di lei.
Sydney Sweeeny in un film
Marvel
7. Reciterà in un atteso
film Marvel. Da ormai qualche
tempo è noto che l’attrice reciterà in prossimo film della Sony
basato su un noto personaggio della Marvel. La pellicola in questione è
Madame Web,
sesto film del Sony’s Spider-Man Universe (SSU), la cui
protagonista è appunto Madame Web, una mutante chiaroveggente. Tale
personaggio sarà interpretato da Dakota Johnson,
mentre la Sweeney avrà un ruolo
secondario ma di grande importanza. L’arrivo in sala per tale
lungometraggio è fissato al 16 febbraio 2024.
Sydney Sweeney in Night Teeth
Sydney Sweeney ha un
fidanzato?
8. È molto
riservata. In più occasioni l’attrice ha raccontato di non
essere interessata a frequentare colleghi o personalità dello
spettacolo, preferendo invece avere un compagno che sia estraneo a
tale ambiente e con cui poter dunque vivere una normale vita
lontano dai riflettori della celebrità. Tenendo fede a questa
dichiarazione, dal 2018 la Sweeney è impegnata in una relazione con
Jonathan Davino, appartenente all’ambito della
ristorazione. Non si sa come i due si siano conosciuti, ma è certo
che tenere privata la loro storia sentimentale, con solo poche
apparizioni pubbliche in coppia, stia facendo loro bene. Stando ad
alcune fonti, inoltre, dal febbraio del 2022 i due sarebbero
ufficialmente fidanzati.
Sydney Sweeney è su
Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice è presente sul
social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito
da ben 14,5 milioni di persone e dove attualmente si possono
ritrovare oltre 300 post. Questi sono principalmente immagini
relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro
le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma
non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha
preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue novità
Sydney Sweeney: età e altezza
dell’attrice
10. Sydney Sweeney è nata il
12 settembre del 1997 a Spokane, Washington, Stati
Uniti.L’attrice è alta complessivamente 1,61
metri.
La notte degli Oscar
2023 chiuderà la stagione dei premi più ambiti di
Hollywood. Sarà una lunga notte condotta da Jimmy Kimmel, giunto alla quinta conduzione
della serata. Si scontreranno tutte le eccellenze del cinema
americano e non e mai come quest’anno la competizione è davvero
serrata.
Dopo il successo al botteghino per i
Marvel Studios, Angela
Bassett e il franchise di Black
Panther sono pronti a conquistare anche gli
Oscar 2023: la Bassett diventa
infatti la prima attrice in un film del MCU a ricevere una nomination agli
Oscar per la sua interpretazione da non
protagonista in Black Panther: Wakanda
Forever.
In questa stagione dei premi la
Bassett ha ricevuto il Golden Globe per la migliore attrice non
protagonista e più recentemente ha trionfato ai Critics’ Choice Awards sempre nella stessa
categoria. Nell’accettare il premio ai Golden
Globe, l’attrice ha ricordato Chadwick Boseman sul palco e ha detto:
“Siamo stati circondati ogni giorno dalla luce e dallo spirito
di Chadwick Boseman“.
Kerry Condon (Gli spiriti
dell’Isola)
Per Kerry Condon e
Colin Farrell, calarsi nel ruolo di fratelli
in Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh è stato un gioco da ragazzi.
Dopo tutto, i due attori irlandesi si conoscono da quando erano
adolescenti. “È stato piuttosto facile“, ha dichiarato
l’attrice che si prepara per la notte degli Oscar
2023.
In questa stagione dei premi,
Kerry Condon ha portato a casa il BAFTA come migliore attrice non protagonista,
durante una cerimonia in cui Gli spiriti
dell’isola ha trionfato anche nella categoria di miglior
attore non protagonista, miglior sceneggiatura e miglior film
britannico. Il successo del film inizia dal Festival del cinema di Venezia dove è stato
proiettato in anteprima.
Jamie Lee Curtis (Everything
Everywhere All at Once)
Jamie Lee Curtis si è proprio lasciata andare
in Everything Everywhere All at Once. Per
interpretare il suo personaggio nel film, Curtis ha scelto di non
indossare alcuna protesi per interpretare la “strana” ispettrice
del fisco Deirdre Beaubeirdra:
“Occultatori. Modellatori del
corpo. Riempitivi. Procedure. Abbigliamento. Accessori per capelli.
Prodotti per capelli. Tutto per nascondere la realtà di ciò che
siamo. E le mie istruzioni per tutti sono state: Non voglio che si
nasconda nulla”, ha dichiarato l’attrice. Quella di
Jamie Lee Curtis è la prima nomination agli
Oscar, anche se il successo la precede.
Recentemente, invece, ha vinto il SAG Award come
migliore attrice non protagonista.
Stephanie Hsu (Everything Everwhere
All at Once)
Stephanie Hsu è la
seconda attrice non protagonista nominata per Everything
Everwhere All at Once. Il suo lavoro nel film è stato
davvero enorme: ha dovuto gestire le infinite versioni del suo
personaggio da Joy, la figlia diseredata di
Evelyn (Michelle Yeoh), fino a
Jobu Tupaki, supercattiva onniveggente e
onnisciente, decisa a distruggere il mondo.
“Ho detto a mia madre: ‘Oh, sto
lavorando a questo film’, e lei mi ha risposto: ‘Certo, certo,
figo, figo’, in modo un po’ sprezzante, e poi le ho detto:
‘Michelle Yeoh interpreta mia madre’“, ha raccontato Hsu.
“E lei ha detto: “Cosa? Oh, mio Dio, adoro Michelle. Michelle è
fantastica“. Ricordiamo anche che Stephanie
Hsu fa parte del cast di The Marvelous Mrs. Maisel dove ha ricevuto il
riconoscimento come miglior cast.
Hong Chau (The Whale)
Hong Chau è
candidata agli Oscar 2023 per la sua
interpretazione in The Whale. L’attrice ha
rivelato di essere stata “molto esitante” nell’accettare
il ruolo, spiegando: “Ero appena diventata madre ed ero molto
felice di stare a casa, e non avevo voglia di tornare al lavoro. Ma
è stato proprio pensando alla storia e alla lotta di Charlie per
riallacciare i rapporti con la figlia [interpretata da Sadie Sink]
che ho trovato così straziante“.
Il suo nome in questa stagione dei
premi è passato un po’ in sordina, oscurato dalla storia di Charlie
e parallelamente a quella del ritorno di Brandan
Fraser.
Oscar 2023, chi sarà la migliore attrice non protagonista?
C’è un grande entusiasmo per questa
cerimonia degli Oscar 2023. Reduci dalla scorsa
edizione eclissata dallo schiaffo di Will Smith,
la serata più glamour di Hollywood vedrà una
competizione davvero forte. Angela Bassett è la
favorita per il premio come miglior attrice non protagonista.
Nonostante ciò, i recenti SAG Awards hanno confermato un forte
interessamento per Jamie Lee Curtis e
Everything Everywhere All at Once. Kerry
Condon, anche lei tra le favorite per la statuetta, ha
visto risalire le sue possibilità dopo i BAFTA. C’è da dire che in
questa stagione dei premi più ambiti di Hollywood
nella categoria come migliori attrici non protagoniste, tutte le
partecipanti sono state omaggiate di un premio per la loro
interpretazione. La Condon potrebbe non vincere questi
Oscar 2023 a favore invece di altri premi che
potrebbe vincere la pellicola di McDonagh.
Jamie Lee Curtis, come abbiamo detto, è la
seconda favorita a questa edizione degli Oscar
2023. Giunta alla prima nomination in carriera, sarebbe
una bella storia da raccontare, come quelle che piacciono a
Hollywood, e che farebbe sicuramente commuovere la platea. Tra le
meno favorite di questi Oscar 2023 ma non per i
suoi meriti c’è Stephanie Hsu. L’attrice
ha dato prova del suo talento e si porta a casa la prima
nomination nella cerimonia più attesa di
Hollywood. Un volto giovane e dal futuro
promettente. Anche Hong Chau arriva alla sua prima
nomination agli Oscar 2023 ma non l’ultima.
L’attrice non vincerà la statuetta però forse potrà gioire per il
protagonista di The Whale, Brandan Fraser.
Il rifacimento di Nosferatuper mano di
Robert Eggers ha ufficialmente iniziato la produzione mentre
un altro importante volto noto si aggiunge al cast. Nel weekend la
Focus Features ha annunciato l’inizio della produzione
dell’attesissimo film, oltre a dare la notizia che Aaron Taylor-Johnson (Bullet
Train, Kick-Ass, Godzilla) si è unito al
cast.Taylor-Johnson si unirà dunque al già nutrito
cast di talenti di alto profilo, tra cui Bill
Skarsgård (Barbarian), Nicholas Hoult (The Menu), Lily-Rose Depp (Wolf), Emma Corrin
( Lady Chatterley’s Lover), Willem Dafoe (Inside), Simon McBurney
(Carnival Row) e Ralph Ineson (Il
cavaliere verde).
Annunciato originariamente nel
2015, Nosferatu di Eggers sarà un
remake dell’iconico film muto tedesco del 1922 Nosferatu: A
Symphony of Horror. Quel film non è solo considerato una
delle opere d’arte più influenti nel mondo del cinema e del genere
horror, ma ha anche introdotto alcuni stilemi sui vampiri che sono
ancora oggi in uso, incluso un vampiro che muore per l’esposizione
alla luce
solare. “Nosferatu di Robert
Eggers è una storia gotica di ossessione tra una giovane donna
perseguitata nella Germania del 19° secolo e l’antico vampiro della
Transilvania che la perseguita, portando con sé un orrore
indicibile“, recita la sinossi ufficiale del film in uscita.
La pellicola è prodotta della Focus Features sarà scritto e diretto
da Robert Eggers.
Una nuovissima
clip di John Wick:
Capitolo 4 dell’attesissimo sequel d’azione
di Lionsgate è stata rivelata con
Keanu Reeves e Bill
Skarsgård. Il film dovrebbe uscire nelle sale il 24
marzo.Il video ci offre uno sguardo dell’incontro tra
l’assassino protagonista e il suo antagonista a Parigi. John Wick
di Reeves cerca di negoziare la sua libertà sfidando il personaggio
di Bill Skarsgård in un duello mortale.
Nel film John Wick (Keanu
Reeves) trova una via per sconfiggere la Grand Tavola.
Ma prima di guadagnare la libertà, Wick deve affrontare un nuovo
nemico che ha potenti alleanze in tutto il mondo e ha mezzi tali da
tramutare vecchi amici in nuovi nemici. Dai un’occhiata alla clip
di John Wick: Capitolo 4:
John Wick: Capitolo 4
Insieme a Keanu Reeves, Lance Reddick e Ian
McShane ci sono le nuove arrivate in franchising, la
superstar pop giapponese-britannica Rina Sawayama
al suo debutto cinematografico, Shamier Anderson, Bill
Skarsgard, Clancy Brown, Hiroyuki Sanada e Donnie
Yen, che a quanto si dice interpreterà un vecchio amico di
John Stoppino.
John
Wick: Chapter 4 è diretto da
Chad Stahelski da una sceneggiatura co-scritta da Shay Hatten e
Michael Finch, che subentra al creatore del franchise Derek
Kolstad. È prodotto da Basil Iwanyk, Erica Lee e Stahelski con
Reeves e Louise Rosner come produttori esecutivi.
John Wick
4 è stato annunciato per la prima volta subito dopo il
weekend di apertura da record di John Wick:
Capitolo 3 – Parabellum, che ha incassato
oltre 300 milioni di dollari in tutto il mondo. La quarta
puntata vedrà il ritorno di Keanu Reeves nei panni
dell’omonimo assassino, che è stato visto per l’ultima volta
soffrire di ferite multiple dopo essere caduto dall’alto del
Continental Hotel.
Dopo aver annunciato i nuovi piani
per il nuovo DC Studios, James Gunn ha avuto il suo bel da fare.
L’universo della DC non ha sempre brillato per la qualità
soprattutto se paragonato alla sua controparte, la Marvel. Proprio dal MCU, Gunn e Peter Safran che prendono le rediti degli
studios creano le loro nuove fasi di ripartenze che serviranno a
gestire i supereori DC. Il primo capitolo, già
annunciato, si intitolerà “Dei e Mostri” e prenderà il via nel
2025. I fan hanno motivo di credere che sarà difficile fare bene
dato che il mercato dei supereroi è ormai saturo. Questi sono i
10 motivi per essere scettici su i nuovi progetti
che arriveranno.
Eliminare alcuni dei vecchi attori
del DCEU
Partendo dalla questione più ovvia,
l’eliminazione di tutti gli attori che siamo abituati ad associare
a questi personaggi ha già fatto sì che la gente si inacidisse
sulla nuova direzione di questo franchise. Ben Affleck, Jason Momoa e Gal Gadot hanno dato buone interpretazioni di
questi famosi personaggi dei fumetti, che la gente era entusiasta
di vedere ancora. Il colpo più grande, tuttavia, è la partenza di
Henry Cavill nel ruolo di Superman. Dopo che il suo ruolo è stato sempre
in bilico per molti anni, era stato finalmente confermato il suo
ritorno come personaggio in Black Adam. Poi, solo poche settimane dopo, è
stato confermato che Cavill non sarebbe tornato nel nuovo universo
DC.
La reazione dei fan non è stata a
dir poco positiva. Hanno chiesto il licenziamento di
Gunn, con l’hashtag #FireJamesGunn in voga su
Twitter. È comprensibile il desiderio di Gunn e
Safran di liberarsi di tutto il bagaglio del precedente
DCEU, ma si tratta comunque di una perdita
dolorosa per i fan, che difficilmente riusciranno ad accettare il
nuovo reboot.
Tenere altri attori “meno”
favoriti
Al contrario, ci sono già alcuni
attori del DCEU che passeranno al DCU. È già stato confermato che Amanda Waller e i
personaggi di Peacemaker rimarranno nel film, mentre Zachary Levi ha lasciato intendere che rimarrà
nel ruolo di Shazam. Comprensibilmente, questo ha indignato
i fan perché sembra che Gunn stia mostrando “favoritismi” nei
confronti di alcuni attori, dato che ha diretto Suicide Squad ed è amico di Levi. Questo
sarebbe ovviamente frustrante per i fan, ma confonderebbe anche gli
spettatori occasionali.
Per non parlare del fatto che
questi vecchi attori potrebbero entrare nel DCU come personaggi completamente nuovi. Ad
esempio, si vocifera che Jason Momoa potrebbe interpretare Lobo nel
DCU, il che confonderà ulteriormente il pubblico.
È un modo molto strano per James Gunn e Safran di iniziare le cose. Se
volevano davvero fare tabula rasa, avrebbero dovuto optare per un
reboot completo con nuovi attori. Non c’è alcun vantaggio nel
tenere alcuni attori e sbarazzarsi di altri, perché questo farà
arrabbiare i fan e confonderà gli spettatori occasionali.
Cancellare completamente lo
Snyderverse
Come l’eliminazione degli attori,
anche l’aver cancellato completamente tutto ciò che riguarda lo
Snyderverse è un errore da parte della Warner Bros. La Snyder Cut di Justice League non era perfetta, ma era un
miglioramento rispetto a quella uscita nelle sale. Anche i puristi
più contrari a Snyder devono ammettere che la sua
narrazione è qualcosa che interessa alla gente. Le anticipazioni su
Robin e altri easter egg hanno dimostrato che
Snyder sa almeno costruire un mondo eccellente. Per non parlare del
fatto che la versione di Snyder di Justice League ha preparato i futuri film che
la gente voleva vedere.
Ancora una volta, è comprensibile
che Gunn e Safran vogliano
evitare il bagaglio che deriva dallo Snyderverse. Dopotutto, alcuni
“fan” dello Snyderverse sono stati molto
tossici e ora avanzano richieste irragionevoli, come quella di
continuare il DCEU di Snyder su Netflix. Tuttavia, le idee del regista erano
eccitanti e mostravano rispetto per i fumetti. Per lo meno, i nuovi
capi dei DC Studios potranno incorporare alcune idee di
storia che Snyder aveva pianificato nei film futuri.
Siamo stanchi dei supereroi?
Da anni si parla di stanchezza da
supereroi, ma negli ultimi anni questa teoria è diventata realtà. E
questo non riguarda solo la DC. La Fase Quattro del MCU è stata facilmente la peggiore finora e ha
smorzato l’entusiasmo dei fan per il futuro della “Saga del
Multiverso”. Certo, nessuno dei film recenti della Marvel è stato brutto, ma c’è stata una
notevole incoerenza nella qualità dei film. Con la DC, purtroppo,
ci sono state più cose negative che positive. E ora l’intero
universo sta ricominciando da capo in un momento in cui la
popolarità dei film di supereroi sta cominciando a diminuire.
Questi film continuano a fare
soldi, anche con la pandemia che sta devastando i cinema. The Batman ha guadagnato 800 milioni di
dollari, e anche film minori del MCU come Doctor Strange e Thor hanno guadagnato rispettivamente 950 e
750 milioni di dollari. Ma a questo si sono aggiunte recensioni
peggiori e la sensazione tra i fan che la quantità venga
privilegiata rispetto alla qualità. La DC è sempre stata indietro
rispetto alla concorrenza quando si trattava di realizzare film di
qualità sui suoi personaggi. Ora si trova a partire da zero in un
mercato che diventa sempre più saturo. Certo, una buona narrazione
può sempre riconquistare l’interesse della gente. Ma con tanti
nuovi film tratti da fumetti che non riescono a distinguersi, non
sembra che ricominciare da capo porti automaticamente al
successo.
Puntare su alcuni personaggi è un
rischio
Se c’è una persona di cui fidarsi
quando si tratta di adattare con successo personaggi relativamente
sconosciuti, quella è James Gunn. Dopo tutto, ha fatto innamorare il
pubblico di un albero e di un procione parlanti. Ma anche i suoi
fan più affezionati saranno probabilmente d’accordo sul fatto che
sta andando fuori dal seminato con alcune scelte per il cinema e la
TV. Paradise
Lost, The Authority, Creature Commandos, Swamp-Thing e
Booster Gold sono personaggi minori che costituiscono circa la metà
dello slate dei DC Studios. I primi tre saranno composti da
personaggi che nemmeno i fan più accaniti hanno mai sentito
nominare. Anche gli ultimi due, che sono benvoluti dai fan, saranno
difficili da vendere al pubblico più occasionale.
Inoltre, sebbene Viola Davis sia un’attrice fantastica,
dedicare un’intera serie al suo personaggio è una mossa strana.
Paradise Lost è particolarmente bizzarra, se si
considera che la maggior parte dei fan della DC vorrebbe solo
vedere Wonder Woman in persona, non i suoi personaggi
secondari. Certo, Gunn e Safran stanno mescolando personaggi
minori con personaggi di spicco come Batman e Superman, ma nemmeno
loro sono una garanzia di successo. Batman Vs. Superman e Justice League hanno avuto un rendimento molto
basso al botteghino, pur avendo alcuni dei personaggi più
riconoscibili della storia dei fumetti. Se questi grandi nomi non
riescono a fare breccia nei botteghini, allora che speranze hanno
questi sconosciuti?
Un passo dietro la Marvel
Sebbene la DC abbia avuto alcuni
successi rispetto alla controparte Marvel, è generalmente accettato che
quest’ultima sia stata più costante in termini di quantità e
qualità. Certo, la Fase Quattro è stata di gran lunga la più
incoerente, ma ci sono stati comunque abbastanza film validi da
mantenere vivo l’interesse dei fan. I fan della DC, invece,
attendono da tempo una coerenza sia nella narrazione che nella
qualità. È bello che James Gunn e la DC vogliano prendersi il tempo
necessario per costruire un universo coeso a differenza del suo
predecessore, ma sembra che sia troppo tardi.
I fan della DC hanno vissuto così
tanti alti e bassi nel corso degli anni che hanno il diritto di
essere scettici sul fatto che questo possa accadere di nuovo.
Peggio ancora, hanno dovuto guardare i loro rivali dei fumetti
passare da un successo all’altro, sia dal punto di vista
finanziario che da quello della critica. Per come stanno andando le
cose, la Marvel avrà completato SEI
fasi coesive prima che la DC ne abbia realizzata una. Questo è
incredibilmente imbarazzante e dimostra quanto la Marvel sia lontana dalla
sua illustre concorrenza. I due universi saranno sempre paragonati
l’uno all’altro, ma è una questione irrilevante quando uno è così
avanti rispetto all’altro.
La Warner Bros è troppo
invadente
Sembra che la Warner Bros. abbia un
problema con l’intromissione nei film. La manipolazione di Justice League da parte degli studios ha
tristemente portato i fan a chiedere alla Warner Bros. di
pubblicare la versione di Snyder. La Snyder Cut era ancora un
pasticcio, ma indiscutibilmente superiore alla versione teatrale. I
fan hanno chiesto a gran voce (anche se non come Snyder) che Ayer
realizzasse la sua versione di Suicide Squad. Anche Cathy Yan e Patty Jenkins
hanno ammesso che lo studio si è intromesso nei loro rispettivi
film. Ad onor del vero, questo non è il caso di tutti quelli con
cui hanno lavorato. James
Gunn ha diretto Suicide Squad e ha chiaramente apprezzato la
sua esperienza.
Lo stesso vale per James Wan e
David Sandberg, il che spiega perché i loro personaggi iniziano a
sembrare destinati a confluire nei DC Studios. Ma ci sono state
abbastanza intromissioni da parte dello studio che sarà difficile
per il nuovo regime convincere nuovi registi a partecipare. I
Marvel Studios non sono stati perfetti per
quanto riguarda i loro registi, ma hanno un curriculum migliore.
Gunn dirigerà quasi certamente alcuni di questi film e potrebbero
persino riutilizzare alcuni registi del DCEU. Ma convincere nuovi
registi a salire a bordo sarà una battaglia in salita quando il
marchio è stato così offuscato.
Safran e Gunn: il passo più lungo
della gamba?
Anche se entrambi gli
uomini ai vertici sembrano avere a cuore i personaggi, ciò non
toglie che nessuno dei due abbia mai accettato un lavoro di questa
portata. Safran è stato coinvolto nel franchise di Shazam, ma si tratta di un piccolo puzzle di
una storia molto più grande. Gunn può aver ricevuto qualche
consiglio dai Marvel Studios, ma non ha mai avuto una
responsabilità così grande da gestire. Kevin Feige è unico nel suo genere perché,
nonostante i tanti studios che hanno cercato di copiare la formula
Marvel, non hanno ancora avuto
qualcuno come
Feige a guidare la nave.
Certo, la Fase Quattro è stata la
più incoerente finora, ma ciò è stato dovuto principalmente al
fatto che il regista è stato sottoposto a un’eccessiva mole di
lavoro a causa del passaggio della Marvel agli show di
Disney+. Ma ciò che ha reso
Feige speciale è che non aveva un modello da seguire e si è preso
il suo tempo quando ha creato questo mondo tentacolare. Per Gunn e
Safran lanciarsi in un piano decennale nella formazione dei DC
Studios senza esperienza è un grosso rischio. Rispetto al passato
hanno chiaramente il desiderio di concentrarsi sulla qualità
piuttosto che sulla quantità (hanno dichiarato che andranno avanti
con un film solo se la sceneggiatura sarà approvata). Tuttavia, si
ha la sensazione che per questo mondo condiviso abbiano fatto il
passo più lungo della gamba.
Mancano i fondi
Inizialmente, i fan erano
entusiasti del cambiamento di rotta della Warner Bros. dopo la
fusione con AT&T e Discovery. Avevano persino la speranza che lo
Snyderverse potesse essere rivisitato. Queste speranze, tuttavia,
sono state presto deluse e sono state seguite dalla rivelazione
shock che il film di Batgirl sarebbe stato cancellato. Non era il
film più atteso dei DC Studios, ma è stato comunque surreale vedere
un film in fase di produzione essere cancellato. I fan sono
preoccupati che Zaslav possa cancellare altre proprietà amate, come
il “Tomorrowverse” o la serie Young Justice, solo
per tagliare i costi.
Non è mai stato confermato al 100%
se Batgirl sia stata cancellata dai DC Studios a causa della sua
qualità o per motivi fiscali, ma in ogni caso dimostra che Zaslav
non ha paura di sbarazzarsi completamente di qualcosa in cui non ha
piena fiducia. In tutta onestà, questo studio ha un solo obiettivo:
fare più soldi. Certo, Marvel e Disney hanno la stessa idea in mente, ma c’è
una devozione nel cercare di portare contenuti di qualità.
Warner Bros ha le idee poco
chiare
Nel complesso, l’effettiva
rivelazione dello slate è andata bene, nonostante le reazioni dei
fan al casting di Superman. Ha mescolato i grandi nomi con
personaggi oscuri che hanno suscitato grande interesse nei fan. C’è
comunque una certa riserva tra il pubblico a causa dello studio che
lo ha ideato.
I film di Batman e Superman sono
probabilmente delle scommesse sicure a causa della loro popolarità,
ma la Warner Bros. Per confondere ancora di più il pubblico, ci
saranno storie “Elseworlds” al di fuori dei DC Studios che
includeranno il Batman di Matt Reeves e il Joker di Todd Phillips. Ciò significa che potremmo
vedere lo stesso personaggio interpretato da due attori diversi
molto vicini tra loro, rendendo difficile per il pubblico
distinguere i due.
Creed 3 di Michael B. Jordan è ora nelle sale
cinematografiche, e molti spettatori di fronte al film potrebbero
trovarsi a porsi la stessa domanda: dove è Rocky
Balboa di Sylvester Stallone? Stallone ha recitato al
fianco di B. Jordan in
Creed e in Creed
2, guadagnandosi anche una nomination all’Oscar come attore non
protagonista grazie al suo ruolo nel primo film del 2015. Ma
Sylvester Stallone è del tutto assente da
Creed 3, salvo un credit da produttore
associato.
Creed
3 segna la prima volta in nove film e 47 anni che un
film della serie “Rocky”
non presenta il suo iconico personaggio Rocky Balboa. Il motivo
dietro l’abbandono di Stallone è duplice: non era il più grande fan
della direzione creativa di Creed
3, e il suo scontro con il produttore di franchising
di lunga data Irwin Winkler continua da anni.
Creed
3, sceneggiato da Keenan Coogler e Zach Baylin e si
basa su una storia che hanno inventato con il regista originale del
primo film Ryan Coogler, è una versione molto più
cupa dell’edificante franchise di “Rocky“. Come ha
osservato il critico cinematografico di
Variety Owen Gleiberman nella sua recensione, “Creed
3” è un dramma sportivo che sembra più un thriller ispirato a
“Cape Fear” che un film tradizionale di
“Rocky“.
“È una situazione che mi rattrista perché so
cosa avrebbe potuto essere”, ha detto Sylvester Stallone a THR in merito al disaccordo
con il tono del sequel. “È stata presa in una direzione
molto diversa da come l’avrei presa io. È una filosofia diversa:
quella di Irwin Winkler e Michael B. Jordan. Gli auguro ogni bene,
ma sono molto più sentimentale. Mi piace che i miei eroi vengano
picchiati, ma non voglio che vadano in quello spazio oscuro. Sento
solo che le persone hanno già abbastanza oscurità.”
Michael B. Jordan era anche interessato a
realizzare un film di Adonis Creed che parlasse di
Adone. Il primo film di “Creed” si è concentrato
sulla relazione tra Adonis e Rocky, mentre “Creed 2” ha spinto
Adonis sulla sua strada. Per Michael B. Jordan, aveva senso solo che “Creed
3” mostrasse Adonis senza la protezione di Rocky.
“Prima di tutto, il DNA di Sly e Rocky è
attraverso l’intero franchise“, ha detto Michael B. Jordan a HOT97 prima dell’apertura
del terzo film. “Non puoi avere questi film [senza
quello]. Quello spirito perdente, penso, collega il perdente in
tutti noi… voglio che Adonis si regga sulle sue gambe. Per farlo,
dovevamo andare nel passato. Quali sono stati quegli anni di
trasformazione, quei traumi infantili che hanno plasmato [Adonis]
oggi? Penso che lo spazio di questa storia riguardasse davvero
Adonis Creed che andava avanti con la sua famiglia e lo faceva
andare avanti. È così che abbiamo sviluppato la storia per questo
film.”
Lo scontro di Stallone con Winkler è una
ragione ancora più grande rispetto alla sua assenza in “Creed 3″.
Lo scontro è diventato così agguerrito che potrebbe significare che
Stallone non interpreterà mai più come Rocky. I
due hanno litigato a lungo per i diritti del franchise
“Rocky“, che Winkler possiede sin dall’originale
del 1976, vincitore dell’Oscar. Sylvester Stallone quando ra un attore in
difficoltà e sconosciuto ha ingenuamente venduto a Winkler i
diritti sul personaggio, chiaramente ignaro del potenziale di
franchising per il personaggio.
Parlando con la conduttrice di SiriusXM
Jessica Shaw lo scorso novembre, Stallone ha affermato che è
stata “una dura corsa emotiva” tagliare i legami con il
franchise di “Rocky” per “Creed 3”. L’attore ha
aggiunto che doveva farlo perché “non puoi fare pace con
qualcuno che è stato così, così nefasto, secondo
me“. Stallone si riferiva a Winkler, ovviamente.
Sylvester Stallone ha parlato per
la prima volta del suo risentimento per i diritti di “Rocky” in
un’intervista del 2019 con Variety. Sebbene abbia
guadagnato sul film originale – che è costato poco più di $ 1
milione per la produzione e ha incassato $ 225 milioni a livello
globale – e ha ricevuto il primo dollaro lordo sui primi sequel,
Stallone non mantiene i diritti sui personaggi. “Non ho
alcuna proprietà di ‘Rocky‘”, ha detto Stallone
a Variety all’epoca. “Ogni parola, ogni
sillaba, ogni errore grammaticale è stata tutta colpa mia. È
stato scioccante che non sia mai successo, ma mi è stato detto:
“Ehi, sei stato pagato, quindi di cosa ti lamenti?” Ero
furioso.
Lo scontro tra Stallone e Winkler sui
diritti di “Rocky” è stato riacceso nel 2022, quando Stallone ha
pubblicato un post su Instagram a luglio con un ritratto di
Winkler come un serpente dalla lingua di coltello. “Un ritratto
molto lusinghiero del grande produttore di ‘Rocky’/’Creed’, Irwin
Winkler, da uno dei più grandi del paese“, ha scritto Stallone
nella didascalia. “Dopo che Irwin ha controllato ‘Rocky’
per oltre 47 anni, e ora ‘Creed’, mi piacerebbe davvero riavere
indietro almeno un po’ [di] WHAT’S LEFT dei miei diritti, prima di
passarlo a ONLY YOUR CHILDREN — credo che sarebbe un gesto giusto
da parte di questo signore di 93 anni?“
Poche settimane dopo, MGM ha annunciato che
stava sviluppando un nuovo film spin-off “Rocky” incentrato sulla
famiglia Drago. Dolph Lundgren ha
interpretato il ruolo del rivale russo di Rocky, Ivan Drago, in
“Rocky IV”, mentre Florian Munteanu ha debuttato nel ruolo del
figlio di Ivan in “Creed II”. Robert Lawton è stato assunto
per scrivere la sceneggiatura. Stallonesi
è espresso pubblicamente contro lo spin-off e ha affermato di
non essere mai stato informato del suo sviluppo. Rispetto al
progetto ha così commentato: “Un altro colpo al cuore… L’ho
appena scoperto… ANCORA UNA VOLTA, questo PATETICO PRODUTTORE di 94
anni e I SUOI BAMBINI AVVOLTOI MORONICHE E INUTILI, Charles e
David, stanno ancora una volta ripulendo LE OSSA di un altro
meraviglioso personaggio che ho creato senza nemmeno dirmelo“,
ha scritto Stallone. su Instagram. “CHIEDO SCUSA ai FAN,
non ho mai voluto che i personaggi ROCKY venissero sfruttati da
questi parassiti”. “A proposito, non ho altro che rispetto
per Dolph, ma vorrei che mi avesse detto cosa stava succedendo alle
mie spalle“, ha aggiunto Stallone all’epoca. “Tieni
vicini i tuoi VERI amici.“
Ant-Man and the Wasp: Quantumania (leggi la recensione)ha introdotto Jonathan
Majors nell’universo
cinematografico Marvel nei panni di Kang il Conquistatore, il nuovo cattivo del
franchise che eredita il ruolo chiave avuto nella precedente saga
da Thanos. Mentre l’attore ha ricevuto recensioni
entusiastiche per il suo Kang silenziosamente
minaccioso, lo stesso non si può dire del film “Quantumania” che è
stato ampiamente stroncato. Il film è uno dei
film Marvelpeggio
recensiti della storia con un 48% su Rotten Tomatoes, che quasi
corrisponde al punteggio record di “Eternals” arrivato al 47% di gradimento.
Anche il punteggio di Metacritic del film si attesta a un misero 48
%. Questa settimana Jonathan
Majorsha
partecipatoal podcast “Screen Talk” di
IndieWiree ha affrontato il tema e i bassi
punteggi collezionati da Ant-Man and the Wasp: Quantumania.
“Non cambia il modo in cui mi
vedo, punto. Sono tutti dati“, ha detto Majors a
proposito delle recensioni negative. “Sono una performance
all’interno di una storia. Una cosa che dirò alla mia squadra
mentre stiamo lasciando una premiere se stanno leggendo le
recensioni, dirò: “Come va il film?” Cerco di pulire il mio
piatto e di prendermi cura della mia parte. Mi do una risposta:
‘Sei puro. Sei bravo. A loro piaci.’ E mi parlano del
film. A volte anche il film è a quel livello, a volte [non lo
è]”.
“Sono solo persone“, ha
aggiunto Majors a proposito dei critici
cinematografici. “Hanno un’opinione. Hai sempre
un’opinione. Non sono uno sciocco. So che queste sono
persone che lo scrivono. Questi non sono i miei professori di
Yale oi miei insegnanti di recitazione. Queste sono persone
che hanno figli e hanno una prospettiva, hanno un’educazione
religiosa o non ce l’hanno. Vivono in questa città, o vogliono
essere visti in questo modo o non vogliono essere visti in questo
modo. Guardo l’aggregato e, ok, 47. Ma cosa significa quel 47
quando hai anche ottenuto quel risultato al botteghino? Cosa
significano queste cose? Sono informazioni. Sono al
corrente. Non cambierò me stesso. Se sei un critico di
livello, probabilmente ti conosco e capisco la tua
politica.”
Lo sceneggiatore di “Ant-Man and the Wasp:
Quantumania” Jeff Loveness ha detto
a The Daily
Beast dopo l’inizio del film che i
critici che odiavano il film lo hanno colto di sorpresa,
aggiungendo: “Ero in una posizione piuttosto bassa… Quelle non
erano buone recensioni, e io era come, ‘Ma che…?‘” –“Sono davvero orgoglioso di quello che ho scritto per
Jonathan [Majors] e Michelle Pfeiffer [la scienziata Janet
Pym]“, ha detto Loveness. “Pensavo fosse roba buona,
sai? E quindi ero solo scoraggiato, ed ero davvero triste per
questo.
Il suo umore è cambiato dopo che ha
deciso di partecipare a una proiezione pubblica di “Quantumania” e
ha avuto modo di ascoltare i membri del pubblico ridere delle sue
battute. Ha detto: “Sono tipo, ‘Dannazione! No, [le
recensioni] sono sbagliate! Ho ragione! MODOK è
fantastico!’ Nel complesso sono abbastanza contento e penso di
aver imparato a prendere un pugno questa settimana. E ora che
ho imparato che non è poi così male, posso semplicemente continuare
a fare cose.”
L’arco narrativo di Jonathan
Majors nell’MCU continuerà attraverso la
stagione 2 di “Loki” e oltre fino al crescendo con
“Avenger: The Kang Dynasty” in arrivo nel
2025.
Nel film, che dà ufficialmente il
via alla
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, i Super
Eroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure
come
Ant-Man and The Wasp. Insieme ai genitori di Hope,
Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova a esplorare
il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e a
intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò
che pensavano fosse possibile. Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a., Ant-Man and the Wasp: Quantumania è
interpretato anche da Jonathan Majors nel ruolo di Kang,
David Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
20th Century Studios ha
annunciato nuovi dettagli sulla trama, aggiunte al cast e stato di
produzione per l’ultimo film di “Alien“.
Mentre la premessa per il film ancora da intitolare è stata tenuta
nascosta, lo studio ha rivelato che il film seguirà “un gruppo
di giovani in un mondo lontano, che si trovano a confrontarsi con
la forma di vita più terrificante nell’universo”. Ieri
vi abbiamo anticipato una delle prime interpreti
annunciate, Isabela Merced.
Gli attori che dovranno affrontare le forme
terrificanti sono David Jonsson (“Industry”),
Archie Renaux (“Shadow and Bone”), Isabela
Merced (“Rosaline”), Spike Fearn
(“The
Batman”) e Aileen Wu (“Away from Home”), che
si uniranno tutti alla protagonista precedentemente annunciata,
Cailee Spaeny (“Mare of Easttown”). Oltre
all’annuncio del cast, 20th Century Studios ha annunciato che il
nono film della serie inizierà la produzione il 9 marzo a
Budapest.
Fede Alvarez, è regista,
sceneggiatore e produttore, proseguendo la sua carrier in film
horror, dopo aver lavorato a “Millennium
– Quello che non uccide”, “Don’t Breathe” e il
remake di “Evil
Dead”. A produrre il film c’è anche la Scott Free, la
società del regista originale di “Alien”, Ridley Scott che è produttore esecutivo con
Michael Pruss (“Our Friend”). Scott e
Pruss sono affiancati dai produttori Brent
O’Connor (“Bullet Train”), Elizabeth
Cantillon (“Persuasion”) e Tom Moran
(“The Donut King”).
Il progetto senza
titolo si unisce alla serie prequel, presentata per la prima
volta nel 2012, con “Prometheus“,
seguito da “Alien:
Covenant“. La serie prequel è l’ultima iterazione e segue
la serie
originale iniziata nel 1979, con “Alien“,
seguita da “Aliens“,
“Alien
3“, “Alien
Resurrection” e poi la serie crossover iniziata nel 2004, con
“Alien vs. Predator” e “Aliens vs. Predator: Requiem”. Mentre la
data di produzione è stata annunciata per la prossima settimana, il
progetto senza titolo deve ancora fissare una data di uscita al
cinema!
Morto Tom
Sizemore. L’attore 61enne si è spento dopo che il team
medico ha scollegato il supporto vitale che lo teneva in vita a cui
l’attore era sottoposto dopo aver subito un aneurisma
cerebrale il 18 febbraio. A darne notizia a
Variety è stato il suo manager Charles Lago. “È con
grande tristezza e dispiacere che devo annunciare che l’attore
Thomas Edward Sizemore (‘Tom Sizemore’) di 61 anni è morto
serenamente nel sonno oggi al St Joseph’s Hospital di
Burbank“, ha dichiarato Lago in una nota. “Suo
fratello Paul e i gemelli Jayden e Jagger (17) erano al suo
fianco.” Lago aveva precedentemente affermato il 27 febbraio
che “i medici hanno informato la sua famiglia che non ci sono più
speranze e hanno raccomandato la decisione di porre fine alla
vita”.
Il 18 febbraio, Tom
Sizemore è stato colpito da un malore nella sua casa di
Los Angeles ed è stato trasportato in ospedale dai paramedici. Lì,
i medici hanno stabilito che aveva subito un aneurisma cerebrale a
seguito di un ictus. Da allora Sizemore era rimasto in
condizioni critiche ed era stato in coma in terapia intensiva.
“Sono profondamente rattristato dalla perdita del mio fratello
maggiore Tom“, ha detto suo fratello Paul Sizemore in una
dichiarazione. “Era più grande della vita. Ha
influenzato la mia vita più di chiunque altro io conosca. Era
talentuoso, amorevole, generoso e poteva farti divertire
all’infinito con la sua arguzia e capacità di narrazione. Sono
devastato che se ne sia andato e mi mancherà sempre.
Nato a Detroit il 29 novembre 1961,
Tom Sizemore si è trasferito a New York City per
dedicarsi alla recitazione negli anni ’80. Uno dei suoi primi
crediti è arrivato nel 1989 con un’apparizione nel candidato al
miglior film di Oliver Stone “Nato il 04 Luglio”.
Conosciuto per aver interpretato il
duro, è diventato famoso negli anni ’90 con film come “Harley
Davidson and the Marlboro Man”, “Passenger 57”, “True Romance” e
“Natural
Born Killers“. Ha avuto la sua grande occasione nel
film di guerra di Steven Spielberg del 1998 “Salvate
il soldato Ryan”, in cui interpretava il sergente tecnico Mike
Horvath. “Salvate il soldato Ryan” ha ottenuto una nomination
come miglior film agli Academy Awards. Insieme ai suoi
co-protagonisti, tra cui
Tom Hanks e Matt Damon, Sizemore ha ricevuto una nomination
allo Screen Actors Guild per l’eccezionale interpretazione di un
cast in un film. Nel corso della sua carriera, Sizemore ha
lavorato con registi come Michael Mann, Martin Scorsese,
Peter Hyams, Carl Franklin, Oliver Stone, Ridley Scott e Michael
Bay.
Non sappiamo ancora con
certezza se Steve sia vivo o morto dopo Avengers: Endgame, ma non c’è motivo di
pensare che non possa rimanere nel MCU da vecchio.
Quanto Evans sia interessato a ricoprire un ruolo del
genere è un altro discorso, ma nei fumetti abbiamo visto che è un
concetto che può funzionare.
Come mentore di Sam
Wilson, Steve potrebbe fungere da cassa
di risonanza per il nuovo Capitan America, indirizzandolo nella giusta
direzione e cerca di essere all’altezza dell’eredità del suo amico.
Non è solo l’ex Falcon che potrebbe essere aiutato
dal vecchio Steve: con Bucky che si sta preparando
a guidare i Thunderbolts,
anche lui potrebbe chiedere l’aiuto di Cap per prendere il comando della sua
squadra.
Direttore dello S.W.O.R.D.
Anche se non può essere in
grado di fare il fisico, uno Steve più anziano può ancora contribuire in
modo significativo all’MCU.
Nei fumetti, quando il siero del
Super Soldato è stato rimosso dal suo corpo, è invecchiato, ma ha
preso il comando dello S.H.I.E.L.D. È del tutto
possibile che voglia godersi la pensione, naturalmente, ma se ora è
vedovo, forse l’ex
Capitan America sarebbe disposto a guidare lo
S.W.O.R.D.? Ci rattrista pensare che Cap appenda
lo scudo al chiodo e vada in pensione, ma dopo aver viaggiato nel
passato, è possibile che abbia addirittura creato lo
S.W.O.R.D. con Peggy per
assicurarsi che ci fosse un sostituto dello
S.H.I.E.L.D. in attesa di proteggere il mondo.
Capitan America: Reborn
Non vediamo l’ora di vedere
Sam Wilson nei panni di Capitan America, ma è ancora difficile non
sperare che Steve Rogers torni un giorno a brandire lo
scudo. Il fatto che l’eroe venga in qualche modo svecchiato dopo
che Sam è stato messo in disparte sarebbe un
momento epico, soprattutto se la minaccia per il MCU è abbastanza
grande (Kang il Conquistatore e le sue numerose
varianti, per esempio).
Arriveremo a questo punto forse
troppo in avanti, ma potrebbe essere il modo più gradito ai fan per
riportare in vita l’eroe. Nei fumetti, sia Bucky
che Falcon hanno preso il posto di
Steve come Capitan America, ma alla fine lo scudo torna
sempre a lui. Dopo che Sam avrà avuto una buon
arco nei fumetti, questo potrebbe accadere anche nel MCU.
Weapon X
Wolverine e gli
X-Men stanno per arrivare nel MCU e, anche se non
sappiamo ancora esattamente come funzionerà, l’esplorazione della
storia di Logan potrebbe portare Evans a vestire nuovamente i panni del
protagonista.
Nei fumetti, il Siero del Super
Soldato e il programma Weapon X sono strettamente collegati e
Steve ha effettivamente combattuto al fianco
di James Howlett durante la Seconda Guerra
Mondiale. Un flashback che mostri l’incrocio dei due eroi darebbe a
Wolverine una storia consolidata nel MCU e sarebbe
un’altra occasione per vedere cosa significava per Cap combattere per il suo Paese durante la
guerra. Hugh Jackman ha recentemente lasciato
intendere che interpreterà più di un Wolverine in Deadpool 3, quindi un po’ di follia
multiversale in quel threequel potrebbe rendere questo incontro di
fantasia una realtà.
Viaggio nel tempo
Quando
ComicBookMovie ha incontrato i fratelli Russo
un paio di anni fa, abbiamo chiesto se il viaggio nel tempo di
Capitan America – che lo ha visto riportare
ciascuna delle Gemme dell’Infinito al suo posto –
fosse una storia che avrebbero voluto raccontare. “Sarebbe una
grande storia da raccontare, senza dubbio”, ci ha detto
Joe.
“Non so se debba essere
raccontata, ma sarebbe una grande storia da raccontare e ci
piacerebbe molto farlo, ma credo che ora ci siano altre storie da
portare avanti“, ha concluso il regista. Quindi è un “forse”,
ma a prescindere dal fatto che i registi tornino nel MCU per esplorare
questo periodo, ha tutte le carte in regola per essere una grande
serie Disney+. Ci auguriamo che questo
diventi realtà, soprattutto perché tutto, dall’incrocio di Cap con Red Skull a ciò che è
successo dopo il ricongiungimento con Peggy,
sembra una storia degna di essere raccontata.
Secret Empire
Una delle storie più
controverse della Marvel ci ha fatto scoprire che
Capitan America era segretamente fedele
all’HYDRA. Con il passare dei mesi, il suo status
di malvagio è stato consolidato da una serie di azioni violente e
scioccanti che hanno visto Steve Rogers fare tutto il necessario per far
sì che il mondo “Salutasse l’HYDRA!”.
Secret Empire
avrebbe rivelato che il Cubo Cosmico aveva creato questo secondo
Cap malvagio, e il vero personaggio sarebbe poi
tornato per sconfiggere il suo doppelgänger malvagio. Sarebbe
sicuramente necessario apportare alcune modifiche alla trama, ma è
innegabile che abbia un certo potenziale per il grande schermo se
gestita nel modo giusto. Ad esempio, agli Eroi più potenti della
Terra potrebbe sembrare che Cap sia tornato, per poi scoprire che questa
versione malvagia è un impostore. I Marvel Studios potrebbero
anche seguire la strada della variante con questo concetto.
Secret War
Se Avengers: The Kang Dynasty sarà incentrato
sull’esplorazione di ciò che accade quando le numerose varianti di
Kang entrano in guerra, allora Secret Wars dovrà essere l’occasione per
assistere alla creazione di un nuovo mondo.
Al momento, il film basato sulla
serie di successo di Jonathan Hickman sembra una
direzione più probabile per i Marvel Studios, anche se
la possibilità di mettere tutti questi personaggi l’uno contro
l’altro sarebbe uno spasso da vedere. È in questo mondo che
Captain America potrebbe tornare dalla morte,
anche se non necessariamente nel modo in cui molti di noi si
aspettano. Tutto dipende dalla portata di questo film sui
Vendicatori, ma anche il fatto che Steve sia il
Presidente degli Stati Uniti sarebbe uno sviluppo affascinante,
soprattutto se è effettivamente allineato con l’HYDRA. Un’altra
possibilità è che gli eroi sopravvissuti di tutto il Multiverso si
riuniscano per fermare il Beyonder, con una
variante di Captain America nascosta tra loro!
Il cinema ha più volte tratto
ispirazione dalle storie di possessioni ed esorcismi per i film
horror. Sono numerosi i celebri titoli a riguardo, da L’esorcista a The Prodigy – Il figlio del
male. Un altro titolo tanto affascinante quanto
controverso appartenente a questa tipologia di opere è
Il rito (qui la recensione), diretto nel
2011 dallo svedese Mikael Håfström, regista ricordato in
particolare per gli horror Drowning Ghost – Oscure
presenze e 1408. Rispetto a questi, con Il
rito Håfström affronta però un tema particolarmente più
spaventoso in quanto legato a vicende e testimonianze reali.
Il film è infatti ispirato al saggio
semibiografico Il rito. Storia vera di un esorcista di
oggi, del giornalista italoamericano Matt
Baglio. Divenuto un vero e proprio caso editoriale, il
libro ha rapidamente suscitato l’interesse degli studios
hollywoodiani, con la New Line Cinema e la
Warner Bros. che ne hanno poi acquistato i diritti
per realizzare un film su di esso basato. Questo venne dunque
realizzato a partire da fatti concreti e non dalla pura
immaginazione. La partecipazione di Baglio e di veri esorcisti in
qualità di consulenti, ha poi permesso di rendere il tutto più
realistico e spaventoso.
La stessa Chiesa Cattolica ha poi
elogiato il film, ritenendolo fedele alla realtà degli esorcismi e
alla forza della fede. A distanza di oltre un decennio rimane
dunque uno dei grandi film da vedere sull’argomento, un’opera che
non manca di suscitare paure e fascino. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori, al libro e alla vera
storia oltre il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
titolo nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Il rito
Il film segue le vicende di
Michael Kovak, che decide di mollare tutto ed
entrare in seminario. Il giovane, più che per vocazione, ha scelto
questa strada per poter studiare. Sarà il suo padre spirituale a
suggerirgli, prima di lasciare definitivamente la vita clericale a
studi conclusi, di frequentare un corso per esorcisti a Roma. Non
poco riluttante, Michael accetta però la proposta e, una volta
arrivato nel capoluogo italiano, entra in contatto con Padre
Lucas, un prete alquanto particolare che usa
metodi affatto ortodossi. L’uomo gli farà vedere il lato più oscuro
della sua fede, portandolo a confronti con veri casi di possessione
demoniaca.
Ad interpretare padre Lucas, vi è
l’attore premio Oscar Anthony
Hopkins, dichiaratosi affascinato dall’argomento e dal
ruolo. Accanto a lui, nel ruolo dell’effettivo protagonista del
film, ovvero Michael Kovak, vi è l’attore Colin
O’Donoghue, principalmente noto per il ruolo di
Capitano Uncino nella serie C’era una volta. Si ritrovano
poi nel cast gli attori Alice Braga nei
panni della giornalista Angelina, Toby Jones in
quelli di padre Matthew e Ciarán Hinds in quelli
di padre Xavier. Infine, fa parte del cast anche l’attore
Rutger Hauer, noto per essere stato Roy Batty in
BladeRunner,
e qui interprete di Istvan Kovak.
Il rito, il libro e la vera storia dietro il film
Per la scrittura del suo libro,
Baglio si è documentato intervistando quasi 20 esorcisti e
assistendo a più di 30 esorcismi ufficiali cattolici. Partendo dal
presupposto che il Diavolo esista esclusivamente come male teorico,
lo scrittore ha in particolare collaborato insieme a padre
Gary Thomas per dar vita ad una storia dell’esorcismo, sia
da un punto di vista investigativo sia per quanto riguarda le varie
tipologie esistenti di tale pratica. Baglio conobbe padre Thomas
durante le sue ricerche sull’argomento a Roma, dove egli seguiva un
corso per poter diventare un esorcista abilitato a tale
professione.
Il libro raccoglie dunque varie
testimonianze, ma è poi fortemente incentrato sulla figura dello
stesso Thomas e su alcune sue effettive esperienze come esorcista.
Questi apprese la materia presso il Pontificio Ateneo Regina
Apostolorum, dove eseguì le pratiche esorcizzanti aiutato dal più
esperto padre Carmine. In generale Padre Thomas
assistette a più di ottanta casi di possessione che egli ritiene
veri o presunti tali. L’iniziale scetticismo e riluttanza di padre
Gary viene dunque ben presto sostituita dalla fredda realtà del
male e dai modi in cui a volte questo assume la forma della
possessione demoniaca.
Dopo aver completato il proprio
percorso, Thomas decise di lasciare Roma per tornare negli Stati
Uniti, dove è oggi riconosciuto come uno dei 14 esorcisti
statunitensi certificati dal Vaticano e abilitati a tale pratica.
Il film, dunque, non ripropone in maniera diretta un preciso caso
di esorcismo praticato da padre Thomas, bensì una sorta di
compendio di tutte le testimonianze riportate nel libro.
L’esorcista ha infatti raccontato di essersi trovato di fronte ad
ogni tipo di possessione conosciuta e con tale esperienza ha potuto
fornire una consulenza particolarmente accurata ai fini
dell’ottenimento di un maggior realismo.
Il trailer di Il rito e
dove vedere il flm in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
rito grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 3 marzo alle ore 21:00
sul canale Warner TV.
Arriva, o meglio,
dovremmo dire irrompe
su Prime Video dal 3 marzoDaisy Jones &
The Six, la nuova serie musicale ambientata negli anni ’70 del
rock’n’roll e basata sul romanzo best-seller di Taylor
Jenkins Reid. In cabina di regia Scott Neustadter e
Michael H. Weber che mettono in piedi una storia appassionante, in
un contesto storico ben preciso, mettendo insieme tutta una serie
di elementi infiammabili e posizionandoli molto molto vicini al
fuoco: cinque giovani musicisti aspiranti rockstar, la giovanissima
innamorata di uno di loro, una ragazza piena di talento e di paure,
la musica degli anni ’70, la fame di fama, la droga, l’alcol, la
dipendenza, l’amore, la famiglia.
In pochissime parole sono
questi gli elementi che caratterizzano lo show che trai vari nomi
della sua crew vanta anche quello di Blake Mills, che insieme agli
autori ha composto 24 canzoni originali appositamente per le
esibizioni messe in scena dal talentuosissimo cast della serie. Ma
qual è la storia di Daisy Jones & The Six?
Cosa è successo ai Daisy Jones & The Six?
Il gruppo, formato dai
Six, una band rock di grande successo, e Daisy Jones, una
cantautrice molto talentosa e turbolenta, vive un momento di
successo travolgente, ma dopo un concerto sold-out al Soldier Field
di Chicago nel 1977 si scioglie per sempre, senza mai più tornare a
esibirsi. A distanza di anni, un misteriosi documentarista
intervista tutti gli ex protagonisti di quell’avventura per cercare
di capire cosa è davvero successo ai Daisy Jones & The
Six.
La forma del finto
documentario, detto mockumentary, con i protagonisti che vengono
intervistati e guardano in macchina sembra stata scelta perché pare
dare una patina di verità a una Soria che già di per sé potrebbe
essere la storia vera di un gruppo realmente esistito. E invece no,
Daisy Jones & The Six è semplicemente un omaggio a quella
musica, a quei gruppi, a quegli artisti / eroi che hanno fatto
sognare tanta gente e che in qualche modo sono stati anche una
fuga, un’aspirazione impossibile, un miraggio e una fuga dalla
quotidianità per moltissimi.
Un cast in stato di grazia
guidato da Riley Keough e
Sam Claflin
Riley Keough,
Sam Claflin, Camila Morrone, Suki Waterhouse, Will Harrison,
Josh Whitehouse, Sebastian Chacon, Nabiyah Be, Tom Wright e
Timothy Olyphant formano lo straordinario cast di una serie
che si fonda su meccanismi classici, su triangoli amorosi, sulla
definizione di famiglia, sulla necessità di essere protagonisti
della propria vita, sull’imparare a condividere, a stare insieme, a
coltivare un sogno e a saper stare al mondo. Non c’è niente di
nuovo sotto al sole di Daisy Jones & The Six e
questa sensazione viene attenuata soltanto dalla scatola da
mockumentary che entra nella narrazione e ci fa credere che ci sia
una grande rivelazione alla fine della strada, una giustificazione
per lo scioglimento del gruppo.
Non stiamo qui a svelarvi
il segreto del finale di serie, perché un segreto c’è anche se è
quello che non ci si aspetta. Quello che però rimane impresso di
questa serie è la bellezza dei momenti musicali in cui Riley
Keough e Sam Claflin fanno squadra, in cui davvero, come due veri
amanti, come due vere rockstar, si prendono il palco e la musica e
ne fanno magia, ma anche l’inaspettata e spiazzante intensità con
cui Camila Morrone dà vita al suo personaggio, la
madre dei Six, l’ago della bussola, colei senza la quale la band e
questa storia non sarebbero mai esistiti.
Daisy Jones & The
Six è una serie molto classica, ma che nasconde nei
dettagli la sua anima rock, lo fa con i costumi, con la fotografia,
con la scelta stessa di casting, e mette in piedi un racconto per
certi versi epico: l’ascesa e la caduta di giovani artisti che
rincorrendo la musica hanno perso se stessi.
Dopo la versione originale oggi Prime Video ha svelato il teaser
trailer dell’attesissimo thriller psicologico Dead
Ringers. Rivisitazione in chiave contemporanea del
thriller di David Cronenberg del 1988 con Jeremy
Irons, Dead Ringers vede Rachel Weisz nel doppio ruolo di Elliot e
Beverly Mantle, due gemelle che condividono tutto: droghe, amanti e
un desiderio sfacciato di fare tutto il necessario – anche
spingersi oltre i confini dell’etica medica – nel tentativo di
sfidare pratiche antiquate e portare in primo piano l’assistenza
sanitaria alle donne. Tutti i sei episodi saranno disponibili dal
21 aprile in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e
territori nel mondo.
Rachel Weisz è anche executive producer della
limited-series creata e scritta dalla scrittrice e sceneggiatrice
candidata agli Emmy Alice Birch (Normal
People, Succession,
Il prodigio), che ne è anche executive producer. Nel cast
della serie anche Britne Oldford (The Umbrella Academy, American Horror
Story: Asylum) nel ruolo di Genevieve, Poppy Liu (Hacks,
Better Call Saul) nel ruolo di Greta,
Michael Chernus (Scissione, Orange is the New Black) nel ruolo
di Tom, Jennifer Ehle (Zero Dark Thirty, Saint Maud) nel
ruolo di Rebecca ed Emily Meade (The Deuce: La via del porno,
The Leftovers – Svaniti nel nulla) nel ruolo di Susan.
Il regista Sean Durkin (La fuga
di Martha, The Nest – Il Nido, The Iron Claw) ha diretto
i primi due episodi e ha co-diretto l’ultimo episodio della serie.
Il team di regia include anche Karyn Kusama (Jennifer’s Body,
Girlfight), Karena Evans (P-Valley, Snowfall) e
Lauren Wolkstein (A Friend of the Family, Y: L’ultimo
uomo).
Dead Ringers è co-prodotta
da Amazon Studios e Annapurna Television. Alice Birch, che è la
showrunner della serie, ed è executive producer insieme a Rachel
Weisz per Astral Projection, Stacy O’Neil, Sue Naegle e Sean
Durkin. Ali Krug è executive producer per Annapurna Television.
Erica Kay, Anne Carey e Polly Stokes sono executive producers.
James G. Robinson, David Robinson e Barbara Wall sono executive
producer per Morgan Creek.
La
sceneggiatura è una scrittura di servizio, non è
mai un’opera conclusa ma aspetta sempre l’intervento di qualcun
altro per entrare nel regno dell’essere. La
sceneggiatura però racconta una storia, spesso
setta i tempi e il tono di un film (nel nostra cosa parliamo di
sceneggiature cinematografiche, ovviamente) ed è giusto che, come
tutti i mestieri del cinema, abbia un posto anche nell’ambito dei
riconoscimenti assegnati dall’Academy Awards.
Anche per gli Oscar 2023, le categorie di eccellenza
dedicate alla sceneggiatura sono due, la prima per la migliore
sceneggiatura originale, ovvero la storia che è frutto
dell’invenzione dell’autore della stessa, e la seconda è per la
migliore sceneggiatura adattata, che parte quindi da un’opera
pre-esistente, che più spesso è un libro, ma può essere anche un
articolo di giornale, un’inchiesta, un fumetto, insomma un’altra
storia pre-esistente che viene declinata nel linguaggio
cinematografico. Scopriamo insieme quali sono i candidati di
quest’anno per le migliori sceneggiature e cerchiamo di capire a
chi andrà l’Oscar
2023 per la migliore sceneggiatura originale e
adattata.
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Crediti - Reiner Bajo
Sceneggiatura
adattata
La cinquina in categoria
è estremamente varia, quest’anno, sia per genere che per ambizione
che i film in oggetto hanno. Si parte dal tedesco
Niente di nuovo sul fronte occidentale, riadattamento
(il terzo) del romanzo omonimo diErich Maria
Remarque. Pur non trattandosi di
‘un’operazione particolarmente ispirata o efficace, la scrittura
del film è comunque molto solida, partendo da un romanzo che ha
fatto la storia del genere, eppure desta perplessità la sua
presenza in cinquina. D’altronde però il film stesso, che ha
guadagnato 9 nomination, è un piccolo caso di stagione, dal momento
che ha sto-vinto ai BAFTA e che conta di portare a casa qualche
riconoscimento anche presso l’Academy. Edward
Berger, che firma anche la regia, non brilla certo per
originalità, ma è probabile che il momento storico abbia fatto
sentire la necessità di valorizzare il suo lavoro.
Secondo titolo in
nomination è Glass Onion: A
Knives Out Mystery, firmata da Rian
Johnson. Anche in questo caso, il mistero è più nella
nomination che nel film, dal momento che, a differenza della
perfezione strutturale con il quale era stato scritto il film di
cui questo è un sequel diretto (Cena con delitto, 2019), in questo
casi i meccanismi non sembrano bene oliati e il dramma prende
presto il posto del whodunit, che dovrebbe essere invece il cuore
del progetto. Questo posto in nomination sembra però in qualche
modo dovuto a un film che, battente bandiera Netflix, gode della fortuna del suo predecessore.
Uno dei
titoli più interessanti degli ultimi mesi e che con sorpresa è
arrivato fino agli Oscar con due nomination (l’altra è per la
splendida performance di
Bill Nighy da protagonista) è Living,
diretto da Oliver
Hermanus e remake dello splendido
Vivere di Akira Kurosawa. Lo
stile giapponese, dilatato e delicato trasuda da ogni frame del
film e apparentemente anche dalla scrittura, discreta, precisa,
sempre elegante, forse anche troppo formale, come il protagonista
di cui racconta. Firmato dallo scrittore giapponese Nobel per la
letteratura Kazuo Ishiguro, lo script di
Living
merita a tutti gli effetti di essere riconosciuto come uno dei
migliori testi dell’anno, anche se forse ha davvero poche
possibilità di vittoria.
Steven Spielberg lo ha definito il
film che ha salvato il cinema, e per molti versi è così:
Top Gun:
Maverick arriva alla Notte degli Oscar
2023 con diverse nomination, qualcuna in meno (quella a
Tom Cruise come migliore protagonista, molto
attesa) e qualcuna in più, come questa alla sceneggiatura, che più
che omaggiare il testo in sé, omaggia la perfezione del lavoro
cinematografico svolto nel dare anima a un sequel a 36 anni
dall’originale. Ehren
Kruger, Christopher
McQuarrie eEric
WarrenSinger hanno
svolto un lavoro che più che ispirato o “bello”, oseremmo definire
solido; il film funziona in ogni sua parte, è un ottimo
blockbuster, tocca le corde giuste, riesce a coinvolgere e
emozionare il suo pubblico, è tutto ciò che un film dovrebbe
essere, ma forse premiarlo per la sceneggiatura sembra forse fuori
luogo, se non fosse, ed è importante dirlo, che l’hanno
cinematografico è stato abbastanza sotto tono e quindi spazio anche
ai sequel (è il secondo nominato in categoria) e spazio anche
all’ego di Cruise che si propaga in ogni aspetto del film.
Come dicevamo in apertura
di questo articolo, la sceneggiatura adattata è una sceneggiatura
che parte da qualcosa di già esistente, e nel caso di Women
Talking – Il diritto di Scegliere, quinto titolo di
categoria, la sceneggiatura è stata tratta da fatti avvenuti nella
colonia Manitoba in Bolivia nel 2011.
Scritto e diretto da Sarah Polley, il film avrebbe
dovuto avere, nelle speranze di chi lo ha realizzato, molto più
spazio in questa stagione dei premi, ma si è ridotto ad ottenere
soltanto questa nomination unitamente a quella di Miglior Film, che
però sembra esclusivamente un riconoscimento dell’Academy, visto
che il film ha davvero pochissime possibilità di portare a casa il
premio. Tuttavia il lavoro di sceneggiatura di Polley vale la pena
di essere preso in considerazione, perché si fa portatore di una
sensibilità contemporanea che è importante raccontare e soprattutto
si avvale di un gruppo di interpreti che lo portano in vita davvero
eccellenti. È davvero improbabile che vincerà, ma è molto bello che
sia qui.
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(from background to
foreground, left to right) Bennie Loewy (Seth Rogen), Burt Fabelman
(Paul Dano), Mitzi Fabelman (Michelle Williams), Natalie Fabelman
(Keeley Karsten, back to camera), Lisa Fabelman (Sophia Kopera,
back to camera) and Reggie Fabelman (Julia Butters, back to camera)
in The Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven
Spielberg.
I contendenti in questa
categoria sono senza dubbio interessanti e, come per la categoria
gemella, spaziano tra generi e toni. Guida la cinquina
Gli
Spiriti dell’Isola di Martin
McDonagh. Il film, reduce da una stagione dei premi
davvero soddisfacente, con grandi successi ai Golden Globes e ai
BAFTA, è trai favoriti di categoria, dal momento che McDonagh è
molto ben voluto dall’Academy soprattutto per quanto riguarda il
suo lavoro di sceneggiatore. Il film è la testimonianza di come un
bravo scrittore, quale lui è, riesce a declinare i dilemmi
dell’esistenza umana in toni e inflessioni differenti in base alla
storia che scegli di raccontare. In questa spietata eppure
brillante fotografia della nostra realtà, McDonagh dà davvero il
meglio della sua arte che difficilmente lascerà indifferenti i
membri dell’Academy, se non fosse per un fortissimo
contendente…
Parliamo ovviamente
dell’Asso Piglia Tutto Everything Everywhere All at
Once che sta facendo piazza pulita in questa
season awards e che, ricordiamolo, ha già vinto il premio del
sindacato degli Sceneggiatori, il WGA, assegnato a
Daniel Kwan e Daniel Scheinert,
che firmano anche la regia. Questa maniera disorganica, sbilenca
eppure perfettamente controllata di raccontare la storia di una
“donna normale” (per quanto può essere normale un personaggio
interpretato dalla divina Michelle Yeoh) è senza
dubbio il punto forte di uno script che, mai come in questo caso, è
al servizio della realizzazione di un film assolutamente sui
generis, che ha entusiasmato tanto il pubblico e la critica.
The
Fabelmans è la grandezza di Steven
Spielberg allo stato puro dell’arte. Non esiste un altro
cineasta che, dopo aver raccontato, sempre ad altissimi livelli,
tutte le storie e i mondi raccontabili, riesce a conservare una
tale freschezza, una tale concentrazione e una tale fiducia nella
parola scritta per il cinema quanto questo regista che nel suo 70
anni confeziona un’opera così densa e dolorosa eppure piena di
speranza e fiducia nel sogno che ha vissuto tutta la vita. Il
segreto del film è proprio nella sua scrittura, con buona pace
degli ottimi interpreti, e se The
Fabelmans dovesse davvero essere premiato in questa
categoria, si potrebbe trattare davvero di uno di quei rari casi in
cui a vincere è davvero il migliore.
Come Gli
Spiriti dell’Isola, arriva dal Festival di Venezia anche il quarto
titolo di questa piccola compagnia di nominati. Parliamo di
Tár, scritto e diretto da Todd
Field. Il film si poggia completamente sulle spalle della
sua grande interprete,
Cate Blanchett, che non a caso gareggia per la
statuetta di migliore protagonista, ma a nulla sarebbe servito il
suo talento se non fosse stato sorretto da una scrittura così
affilata e originale. Il film racconta di come il potere piega le
coscienze, tutte le coscienze, e lo fa attraverso il personaggio di
Lidia Tár, direttore d’orchestra di fama
internazionale che lentamente scivola nella pazzia proprio a causa
di quel potere che con fatica e dedizione si è guadagnata. Questo
punto di vista, così insolito nella contemporaneità, si dimostra
fondamentale per rientrare il discorso sul potere che troppo spesso
si riduce semplicemente a una conversazione contro il patriarcato.
Il film di Field ci mostra proprio attraverso la sua scrittura che
il più grande nemico della parità è appunto il potere e l’abuso di
esso nelle mani di chi lo detiene.
Chiude questa cinquina di
altissimo profilo Triangle
of Sadness. Nel 2017, Ruben Ostlund
aveva vinto la Palma d’Oro a Cannes con The
Square, e questo lo aveva messo sotto i riflettori del
cinema internazionale e di Hollywood in particolare. Con la replica
di una vittoria così prestigiosa nel 2022 con Triangle
of Sadness, il regista svedese che piace così tanto
alla Hollywood brillante e riuscito a trovare il suo spazio anche
trai nominati agli Oscar 2023, dove concorre in tre delle categorie
più prestigiose del premio: Miglior Film, Miglior Regia e, appunto,
Migliore Sceneggiatura Originale. Il regista e sceneggiatore
svedese non ha niente da invidiare agli altri candidati, che al
massimo conosco meglio le regole del gioco, ma sicuramente è un
segnale molto importante per l’industria del cinema, il fatto che
film in lingua non inglese finiscano con questa frequenza nelle
categorie della scrittura. Ha pochissime possibilità di vittoria,
ma la satira contro la ricchezza e il lusso che fa Ostlund è
sicuramente una via intelligente e efficace di entrare nei
meccanismi dell’industria di Hollywood.
Chi vincerà gli Oscar
2023 alle sceneggiature?
Il panorama di candidati
alle migliori sceneggiature per gli Oscar 2023 è senza dubbio
vasto, ma soprattutto vario. È davvero interessante la differenza
di toni e generi che questi dieci film rappresentano e quanto siano
inclusivi dal punto di vista dei temi e della provenienza. È chiaro
che non c’è una rappresentazione 1:1 di quello che è il mercato di
Hollywood, ma sicuramente mostra una interessante pluralità di voci
che rappresentano a tutti gli effetti il vero e proprio senso degli
Academy Awards e dei premi in generale. Queste competizioni
raramente vedono trionfare il film migliore, ma da moltissimi anni
ormai si concentrano di più su quello che è il lavoro che invece
parla di più alla contemporaneità.
Alla luce di questa
osservazione tutt’altro che marginale, sembrano quasi scontate le
vittorie nelle rispettive categorie, di
Niente di nuovo sul fronte occidentale e di
Everything Everywhere All at
Once che in un modo o nell’altro sono
effettivamente opere che raccontano il nostro tempo, nel caso del
primo titolo suo malgrado. E se nella categoria Migliore
sceneggiatura Adattata i giochi sembrano fatti, resta comunque
forte la speranza di Gli
Spiriti dell’Isola di portare a casa questo
riconoscimento, dal momento che per le altre categoria in cui è
nominata è davvero difficile che riesca a spuntarla. Il giudizio è
rimesso al gusto dell’Academy, che la notte del 12
marzo, dal Dolby Theatre, incoronerà il
meglio dell’industria cinematografica degli ultimi dodici mesi.
Nel 1963, quando gli americani non
potevano ancora esporsi in prima persona in azioni dirette contro
il territorio del Nord Vietnam, per comandare le motovedette veloci
destinate alle missioni di sbarco di commandos, si rivolsero ai
loro contatti in Norvegia, che trovarono tre giovani marinai per
svolgere questo rischioso compito. Ragnar Andersen, Erik Karlsen e
Mads Berg, si dimostrarono eccezionali, rischiando anche la vita
per trarre in salvo gli incursori sudvietnamiti che rientravano
dalle missioni. Erano i primi momenti della guerra del Vietnam e i
“Vichinghi”, così i tre erano soprannominati dalla CIA, non
potevano certo immaginare che cosa questo conflitto sarebbe
diventato di lì a pochi anni. Ispirato a un’incredibile storia
vera,”Vichinghi in Vietnam” (soggetto di
Alessandro Giorgi, storico e esperto di storia militare, editore
Emmetre Edizioni), è un graphic novel che racconta
le avventure di questi giovani norvegesi, bilanciando sapientemente
azione e introspezione nelle evocative e potenti tavole sceneggiate
e disegnate da Fabrizio De Fabritiis.
Una storia di coraggio, sacrificio
e amicizia che, grazie a una narrazione in stile cinematografico,
su più livelli, sia temporali che di soggetti narranti, fin dalle
prime pagine coinvolge il lettore in quello che è uno scenario di
guerra tattica, tra missioni segrete e pericolose, a volte al
limite della legalità. Questa narrazione trova il suo culmine
emotivo nelle lettere che il protagonista principale, Ragnar, invia
alla compagna Linn, dense di calore e affetto, ma soprattutto delle
sue riflessioni e pensieri sulle intense esperienze vissute durante
il conflitto che lo porteranno, insieme ai suoi due compagni, a
evolvere e cambiare.
Nella parte finale del volume
troviamo diverse pagine di approfondimento, a cura dell’autore
Alessandro Giorgi, che racconta, con dovizia di particolari e
interessantissimi aneddoti, la vera storia e i veri
protagonisti che hanno ispirato “Vichinghi in Vietnam” e perché la
scelta del fumetto come media per fare conoscere questa incredibile
vicenda.
Il volume sarà disponibile dal
13 marzo e verrà presentato in
anteprima alla manifestazione Cerea Comics and
Games (VR) i giorni 11 e 12 marzo
allo stand Emmetre Edizioni. Domenica 12 alle ore 11 sul
palco ci sarà l’incontro ufficiale di presentazione
insieme all’autore Alessandro Giorgi e lo
sceneggiatore e disegnatore Fabrizio De Fabritiis.
Per l’occasione sarà possibile acquistare anche una
stampa speciale a tiratura
limitata (solo 100 copie) numerata e
firmata dagli autori.
E’ possibile preordinare “Vichinghi
in Vietnam” sullo store online di Emmetre Edizioni, approfittando
dei convenientissimi pacchetti preordine al seguente
link. Il volume è anche preordinabile anche in
fumetteria e libreria.
E’ stato diffuso il trailer
italiano di Operation Fortune, film targato
Sky Original attesissimo film di Guy Ritchie con protagonista Jason Statham, che in Italia dal 17 aprile
sarà in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su
NOW.
Venticinque anni dopo l’uscita di
Lock & Stock – Pazzi scatenati, che vide il debutto alla
regia di Ritchie e l’ascesa di Statham come superstar del cinema e
che è stata la prima di una lunga serie di pellicole che ha visto
la coppia lavorare assieme, Ritchie e Statham tornano a collaborare
in questa adrenalinica e divertentissima spy action comedy, assieme
ad un cast di superstar come Aubrey Plaza, Cary Elwes,
Hugh Grant, Josh Hartnett e Bugzy Malone.
La trama di Operation
Fortune
La superspia Orson Fortune (Jason
Statham) viene reclutata da un’associazione mondiale di
controspionaggio per cercare di sventare la vendita di una
potentissima e oscura arma tecnologica, detta “la maniglia”, che
minaccia di sovvertire l’ordine del pianeta, in possesso del
ricchissimo trafficante d’armi Greg Simmonds (Hugh Grant). Insieme
ad alcuni dei migliori agenti del mondo (Aubrey Plaza, Cary Elwes,
Bugzy Malone), Fortune e la sua banda reclutano la più grande star
del cinema di Hollywood Danny Francesco (Josh Hartnett) perché li
aiuti in una missione sotto copertura che li porterà in giro per il
pianeta e che ha lo scopo di salvare il mondo.
Guarda il trailer del nuovo film
originale Disney+Chang a
Canestro, che debutterà in esclusiva su Disney+ il 10 marzo. Scritta e diretta
da Jingyi Shao, al suo debutto in un lungometraggio, la commedia
sportiva di formazione ha come protagonisti Bloom Li, Dexter Darden, Ben Wang, Zoe Renee, Chase Liefeld e
Mardy Ma. I produttori del film sono Rishi Rajani, Lena Waithe e
Brad Weston, mentre Pamela Thur è l’executive producer.
Shao ha dichiarato: “Questo
film è la mia lettera d’amore alla pallacanestro e a come mi ha
aiutato a capire meglio la famiglia, l’amicizia e l’esperienza
degli asiatico-americani/immigrati, a crescere e ad assumersi le
proprie responsabilità anche quando le probabilità sono contro di
te, e a imparare a credere in te stesso e a superare non solo le
barriere poste dagli altri, ma soprattutto quelle imposte da te
stesso“.
Rajani e Waithe hanno dichiarato:
“Siamo molto orgogliosi di questo film. Jingyi, l’intero cast e
la troupe hanno messo il loro cuore nel raccontare una storia
brillante e ricca di sfumature, che crediamo possa essere
raccontata da tutti. Crescendo, tutti noi abbiamo avuto la nostra
versione di una “schiacciata a canestro” – un sogno, un obiettivo
ambizioso – che pensavamo avrebbe cambiato la nostra vita in
meglio. Chang a Canestro parla dell’inseguimento di quel
sogno, del desiderio di essere visti e delle lezioni che impariamo
lungo il cammino. È stimolante e pieno di umorismo e di cuore. Non
vediamo l’ora che il pubblico lo veda!“.
Chang a Canestro segue
Chang, un liceale asiatico-americano di 16 anni che fa parte della
banda musicale e scommette con la stella del basket della scuola
che riuscirà a fare una schiacciata entro la fine dell’anno
scolastico. La scommessa porta Chang, alto 1 metro e 80, a cercare
di trovare lo slancio necessario per una schiacciata perfetta che
possa fare colpo sulla sua cotta, Kristy, e fargli guadagnare
finalmente l’attenzione e il rispetto dei suoi compagni di scuola.
Ma prima di potersi elevare e fare davvero canestro, dovrà
riesaminare tutto ciò che sa di se stesso, delle sue amicizie e
della sua famiglia.
In occasione dell’uscita al cinema
di L’ultima
Notte di Amore, il nuovo film con
Pierfrancesco Favino, Cinefilos.it
offre la possibilità ai suoi lettori di assistere gratuitamente al film. Il film
di Andrea Di Stefano vede protagonisti
Linda Caridi, Antonio Gerardi e
Francesco Di Leva.
Le proiezioni del film sono previste
il 9 e 10
marzo in diverse sale italiane. Ecco l’elenco
completo delle sale che aderiscono all’iniziativa:
Di Franco Amore si dice che è Amore
di nome e di fatto. Di sé stesso lui racconta che per tutta la
vita ha sempre cercato di essere una persona onesta, un poliziotto
che in 35 anni di onorata carriera non ha mai sparato a un uomo.
Queste sono infatti le parole che Franco ha scritto nel discorso
che terrà all’indomani della sua ultima di notte in servizio. Ma
quella notte sarà più lunga e difficile di quanto lui avrebbe mai
potuto immaginare. E metterà in pericolo tutto ciò che conta per
lui: il lavoro da servitore dello Stato, il grande amore per la
moglie Viviana, l’amicizia con il collega Dino, la sua stessa vita.
In quella notte, tutto si annoda freneticamente fra le strade di
una Milano in cui sembra non arrivare mai la luce.
L’annunciata serie Wonder
Man diDisney+ prodotta dai
Marvel Studios sta attualmente
finalizzando il suo cast in vista di un inizio provvisorio della
produzione alla fine di questo mese, e un nuovo logline per lo
spettacolo dovrebbe dare ai fan un’idea migliore di cosa aspettarsi
da questa prima versione live-action dei fumetti Marvel Comics.
La sinossi (tramite Daniel RPK )
recita: “[La] storia di due attori che lottano per
farcela nell’Hollywood del MCU, portandoli alla grande
domanda: che aspetto ha Hollywood in un mondo in cui i supereroi
sono reali?” Il progetto è anche descritto come “una
lettera d’amore a Los Angeles e all’industria” e si dice che i
produttori Destin Daniel Cretton e Andrew Guest
stiano cercando un tono simile a spettacoli come Silicon
Valley, Dave e Barry .
I due attori sono (presumibilmente)
i fratelli Simon ed Eric Williams. Yahya
Abdul-Mateen II interpreterà il primo, mentre una
recente voce ha suggerito che Demetrius Grosse
(Fear the Walking Dead, The
Rookie, Lovecraft Country) era in trattative per
interpretare l’uomo che alla fine diventerà il malvagio
Grim Reaper. Sappiamo anche che Trevor
Slattery di Ben Kingsley apparirà nella serie e la star di
Mindhunters Lauren Glazier si è
recentemente unita al cast in un ruolo non ancora rivelato. Stella
Meghie (The Photograph) è stata scelta
per dirigere diversi episodi della serie tv Wonder
Man.
Doctor Strange è un grande eroe, ma
se una cosa è diventata chiara negli ultimi anni, è che le sue
decisioni il più delle volte mettono a rischio la realtà cosi come
la conosciamo.Mentre Peter Parker aveva un ruolo
chiave in alcune scelte, quel pericoloso incantesimo inSpider-Man: No Way
Home ha quasi portato
innumerevoli varianti nell’MCU. Doctor
Strange nel multiverso della follia,
nel frattempo, ha mostrato a tutti il pericolo che Stephen
Strange rappresenta per il Multiverso.
Alla fine del suo sequel, l’ex Stregone Supremo è saltato su
un portale insieme a Clea per fermare un’incursione, e oggiThe Cosmic
Circusha ora condiviso un intrigante rumor sui
piani futuri per Strange in
The Multiverse Saga. Da quel che sembra l’idea di Avengers: The Kang
Dynasty e Avengers:
Secret Wars è quella di mettere
Strange contro Kang, in modo simile a Iron Man e Thanos. Tuttavia, “la prospettiva di
Kang (e l’angolazione che i Marvel Studios vorranno presentare al
pubblico) è che è l’eroe che cerca di salvare il Multiverso dalla
sua più grande minaccia mai vista … il Doctor Stephen
Strange”.
Sì, sembra che Strange
potrebbe essere un antagonista inaspettato nell’MCU che va avanti, con Strange
probabilmente accusato delle numerose incursioni che si stanno
verificando nel Multiverso. Ricorda, Kang sta
tentando di fermarli cancellando linee temporali divergenti,
presumibilmente per proteggere colui che chiama casa.Questo spiega perché Sinister Strange sperava di spazzare via
le sue varianti e, secondo le fonti del
sito, “ha terminato le sue varianti per
evitare l’inevitabile futuro di un’incursione tra due
universi”.
Siamo certamente incuriositi
dal significato di tutto ciò, soprattutto perché è solo una piccola
parte di un quadro molto più ampio. Anche se fa strano credere che
quello che sembra il cattivo principale in realtà sta facendo ciò
che è necessario per salvare la realtà, solo per causare ulteriori
problemi, il ché non è certamente al di fuori del regno delle
possibilità, considerato come si muovono le storie in questa
moltitudine di reatà.
Dopotutto, la sua controparte
a fumetti e Gli Illuminati hanno permesso
volentieri che si verificassero incursioni se ciò significava
proteggere il proprio mondo, e il tempo di Benedict Cumberbatch come eroe potrebbe
terminare e una nota oscura e tragica sembra stranamente
appropriato, considerato il personaggio.
La puntata della scorsa notte di
The
Flash9 ha svelato la Morte
Rossa mentre Barry (Grant
Gustin) e Iris (Candice
Patton) hanno imparato molto di più sul suo piano
generale e sul destino che potrebbe significare per Central City e
il multiverso in generale. Mentre Barry viene catturato dalla
Morte Rossa, Iris riceve una visita inaspettata dal presunto
scomparso Ryan Wilder (Javicia Leslie), che spiega prontamente la
sua scomparsa. Quando Iris si insospettisce e la chiama,
questo Ryan finalmente viene a sapere di essere un doppelgänger
malvagio che è attualmente intrappolato nella loro linea
temporale.
Viene rivelato che nessuno indossa l’armatura della Morte Rossa e
che Ryan controlla tutto a distanza. La sua velocità è
tecnicamente falsa e quindi ha bisogno che Barry alimenti il
tapis roulant cosmico per riportarla a casa, ma ucciderebbe anche
Barry nel processo, il che non va bene. Dai un’occhiata al
nuovo promo per l’episodio cinque, intitolato “La maschera
della morte rossa, seconda parte“, di seguito:
Il cast principale della nona
stagione di The
Flash comprende
Grant Gustin (“Barry Allen/The Flash”), Candice Patton (“Iris West-Allen”),
Danielle Panabaker (“Dr. Caitlin Snow”),
Danielle Nicolet (“Cecile Horton” ), Kayla
Compton (“Allegra Garcia”), Brandon
McKnight (“Chester P. Runk”) e Jon Cor
(“Mark Blaine/Chillblaine”).
La trama del quinto episodio:
Mentre la Morte Rossa semina il
caos a Central City, Barry (Grant Gustin) e Iris (Candice Patton)
escogitano un piano e chiedono aiuto a Cecile (Danielle
Nicolet). Barry deve affrontare quello che pensa sia stato il
suo più grande errore e il più grande successo della Morte
Rossa. Khione (Danielle Panabaker) vuole aiutare il Team
Flash, ma Barry non può rischiare di perderla. Joe (Jesse L.
Martin) fa a Barry un discorso di incoraggiamento davvero
necessario. Rachel Talalay ha diretto l’episodio con la storia
di Jonathan Butler e la sceneggiatura di Dan Fisk (# 905).
C’è ancora molta segretezza
attorno al film Madame
Webdi Sony Pictures, e anche se
alcune foto dal set e presunte fughe di notizie sulla trama hanno
fatto il giro del mondo, non è stato fatto alcun annuncio ufficiale
sui personaggi Marvel Comics che saranno introdotti nel
prossimoSpin-off di Spider-Man.
Sappiamo che Dakota Johnson interpreterà una versione del
personaggio del titolo e il ruolo della co-protagonista
Sydney Sweeney è stato ora confermato.Secondo Jeff Sneider
sull’ultimo podcast di Hot
Mic, l’attrice di
Euphoriasta al “100%”
interpretando Spider-Woman. Quale
incarnazione dell’eroe vedremo non è stato ancora chiarito ma voci
precedenti suggerivano che l’attrice potrebbe interpretare Julia
Carpenter.
Nei fumetti, Carpenter è
diventata la seconda Madame Web dopo che l’originale,
Cassandra Webb, è stata uccisa da Sarah e Ana
Kravinoff. Ha anche assunto il ruolo di
Spider-Woman, e sembra che il film prenda
spunto da quest’ultima variante. Dunque la
domanda che sorge spontanea è Sweeney potrebbe continuare a
recitare nel film solista annunciatoSpider-Woman di
Olivia Wilde? È passato un po’ di tempo
dall’ultima volta che abbiamo avuto aggiornamenti su quel progetto,
ma Sneider crede che sia ancora in fase di sviluppo e ipotizza che
Sweeney potrebbe benissimo essere il protagonista.
Nel cast di Madame
Web ci sono Dakota Johnson e Sydney
Sweeney. Lo studio si trova in una posizione di forza dopo
l’uscita di
Spider-Man: No Way Home, che ha incassato 1,74
miliardi di dollari a livello globale, l’incasso più alto nella
storia della Sony. Nel cast di Madame
Web sono stati confermati Dakota Johnson,
Sydney Sweeney, Isabela Merced,
Emma Roberts, Celeste O’Connor, Tahar Rahim, Mike Epps, Zosia
Mamet e Adam Scott.
The CW ha finalmente
rilasciato il trailer ufficiale di Riverdale 7, la settima stagione
della serie tv Riverdale,
l’imminente ritorno del dramma adolescenziale. La premiere della
stagione finale è prevista per mercoledì 29 marzo 2023 negli
USA.
Il video riporta Archie e la banda
negli anni ’50, dove le cose diventano molto più strane, più
selvagge e più confuse per i personaggi. Essendo l’unica persona
che ricorda cosa è successo loro, Jughead cerca di convincere
Archie, Betty e gli altri che vengono tutti dal futuro nella
speranza di trovare un modo per tornare alla loro linea
temporale. Dai un’occhiata al trailer di Riverdale
7 qui sotto:
https://youtu.be/Qbtjz0lly20
La settima stagione di
Riverdale attualmente
è interpretato da KJ Apa nei panni di Archie Andrews, Lili Reinhart nei panni di Betty Cooper,
Camila Mendes nei panni di Veronica Lodge,
Cole Sprouse nei panni di Jughead Jones,
Madelaine Petsch nei panni di Cheryl Blossom,
Vanessa Morgan nei panni di Toni Topaz,
Casey Cott nei panni di Kevin Keller, Charles Melton nei panni di Reggie Mantle e
Drew Ray Tanner nei panni di Fangs Fogarty.
“La settima e ultima stagione
va dove nessuna stagione di Riverdaleha
osato andare prima – gli anni ’50! Riprendendo da dove si è
conclusa la scorsa stagione, Jughead Jones si ritrova intrappolato
negli anni ’50. Non ha idea di come ci sia arrivato, né di
come tornare al presente. I suoi amici non sono d’aiuto,
poiché vivono vite apparentemente autentiche, simili alle loro
controparti classiche di Archie Comics, ignari di essere mai stati
da nessuna parte tranne che negli anni ’50. Archie Andrews è
il classico adolescente tutto americano, che diventa maggiorenne,
si mette nei guai e impara lezioni di vita; Betty Cooper è la
ragazza della porta accanto, che inizia a mettere in discussione
tutto sulla sua vita perfetta, inclusa la madre
Alice; Veronica Lodge è una stellina di Hollywood che si è
trasferita a Riverdale in circostanze misteriose; Cheryl
Blossom è l’ape regina con uno spirito appassionante e un desiderio
segreto; Toni Topaz è un attivista che combatte per gli
studenti neri della Riverdale High recentemente
integrata; Kevin Keller è un crooner “quadrato” alle prese con
la sua identità sessuale; Reggie Mantle è una stella del
basket della campagna; e Fangs Fogarty è un ingrassatore
destinato a diventare una star tipo Elvis”, si legge nella
sinossi.
“È solo quando Jughead riceve
la visita di Tabitha Tate – l’angelo custode di Riverdale – che
scopre la verità cosmica sulla loro difficile
situazione. Riusciranno Jughead e la banda a tornare nel
presente? O i nostri personaggi rimarranno intrappolati per
sempre negli anni ’50? E, se è così… è una cosa così
brutta?“
Basato sui personaggi di Archie
Comics, Riverdale è
prodotta da Warner Bros.
Television e CBS Television Studios, in
associazione con Berlanti Productions, con i produttori esecutivi
Roberto Aguirre-Sacasa, Greg
Berlanti , Sarah Schechter e Jon Goldwater.
Che piaccia o meno, la galassia di Star Wars
si è espansa ad una velocità impressionante negli ultimi anni.
Oltre alla nuova trilogia cinematografica e agli spin-off sono
arrivate serie come The Book of Boba Fett, Obi-Wan Kenobi, Andor e le
animate The Bad Batch, The Clone Wars,
Rebels e altre ancora. Se non tutti i prodotti realizzati
da quando la Disney ha acquisito la
Lucasfilm sono stati apprezzati dai fan della
saga, c’è però un titolo che rimane sostanzialmente un punto fermo,
capace di mettere d’accordo tanto gli appassionati di vecchia data
quanto le giovani generazioni di spettatori. Stiamo parlando
di The Mandalorian.
Giunta alla sua terza stagione, dopo
una pausa di due anni, la serie dedicata al Mandaloriano
Din Djarin e al suo tenero compagno di viaggio
Grogu, ha infatti saputo trovare quell’equilibrio
tra le atmosfere e la spettacolarità dei primi film e i moderni
linguaggi narrativi, riuscendo così ad affermarsi come il prodotto
simbolo di questa nuova fase della storia di Star
Wars. Gli otto nuovi episodi, distribuiti a cadenza
settimanale su Disney+, sono dunque da accogliere con
grande gioia, dietro la quale si nasconde come sempre anche una
certa preoccupazione. Avendo Din Djarin concluso la propria
missione al termine della seconda stagione, cos’altro può esserci
ora da raccontare che abbia lo stesso impatto?
Forse non tutti gli spettatori di
The Mandalorian hanno visto The Book of Boba, ma
è lì, in un paio di episodi interamente dedicati al Mandaloriano,
che si nascondono i semi narrativi per questa terza stagione. In
quell’occasione, poiché si è tolto il casco di propria volontà, a
Din Djarin viene comunicato che non può più essere considerato un
Mandaloriano. È ora un apostata (e L’apostata è proprio il
titolo del primo episodio), che può redimersi solo bagnandosi nelle
Acque Viventi nel cuore delle miniere di Mandalore, pianeta
considerato però distrutto e avvelenato. Convinto del contrario, il
Mandaloriano farà dunque di questa la sua nuova missione, con
l’obiettivo di redimersi e poter far di nuovo parte del sacro
credo.
Bentornati nella galassia lontana lontana…
Perché The Mandalorian è
tanto importante nel panorama dei prodotti audiovisivi dedicati a
Star Wars? Oltre a quanto fin accennato sulla sua capacità
di essere un punto di incontro tra tradizione e novità, la serie
porta avanti sin dalla prima stagione due aspetti fondamentali dei
primi film della saga: l’esplorazione e la costruzione di una
mitologia. Il primo episodio di questa terza stagione continua a
portare avanti tutto ciò, ad esempio con la missione primaria del
Mandaloriano che si interseca con altre piccole missioni da
compiere. Questo stratagemma narrativo, alla base anche delle
precedenti due stagioni, non manca di infastidire alcuni spettatori
che vorrebbero si andasse dritti al sodo.
Ma è proprio da questo continuo
dover mettere in pausa la missione principale per poter prima
risolvere altre questioni che emerge la possibilità di esplorare in
lungo e in largo la galassia. Ciò che il Mandaloriano deve compiere
in ogni episodio risulta dunque essere poco più che un pretesto per
offrire la visione di mondi nuovi, popolazioni sino ad ora
sconosciute, ambienti ostili e ad altri seducenti. Questo primo
episodio non fa eccezione, portando lo spettatore a confrontarsi
con una serie di ambienti molto variegati tra loro, che si offrono
in tutta la loro magnificenza, saziando gli occhi ed offrendo un
intrattenimento puro e intelligente.
The Mandalorian, questa è la via per una serie
vincente
Se dunque anche questa terza
stagione promette una profonda esplorazione della galassia di
riferimento, con questo episodio d’apertura che ne è un gustoso
antipasto, la serie ideata da Jon Favreau
continua poi ad esaltare anche per altri importanti aspetti. Oltre
alla dimensione mitologica, rappresentata qui non solo dal credo
Mandaloriano e dalle sue regole ma anche dalle tante altre
dinamiche vigenti all’interno dell’universo narrativo proposto, è
l’attenzione verso un certo senso di meraviglia e di spettacolo che
continua ad essere vincente. Anche quando ci si trova ad assistere
a scene di cui si potrebbero prevedere i risvolti, ecco che spunta
fuori qualche sorpresa che arricchisce la visione.
Di questo primo episodio, tanto gli
avvincenti inseguimenti tra asteroidi nello spazio quanto le scene
più comiche (il più delle volte per merito di Grogu), per non
parlare della brillante citazione a Terminator, regalano
più di un motivo per gioire dell’esistenza di questa serie, il
gusto per la messa in scena è dunque molto forte. La presenza di
Pedro Pascal
nei panni del duro e paterno Mandaloriano, del tenero Grogu o
dell’epica colonna sonora firmata da Ludwig
Göransson non sono poi che valore aggiunto. L’inizio di
questa nuova stagione è dunque molto promettente, sia per la
promessa di condurre lo spettatore verso nuovi ambienti e avventure
sia per il riproporre (non però facendone un sterile copia) gli
elementi delle precedenti stagioni che hanno fatto da subito amare
questa serie.
Prime Video ha diffuso il teaser trailer
di The Marvelous Mrs. Maisel 5, l’attesa quinta e
ultima stagione della serie tv The Marvelous Mrs.
Maisel con protagonista Rachel Brosnahan. Il trailer ci dà
un’idea del prossimo passo di Midge verso la realizzazione dei suoi
sogni come cabarettista. La serie dovrebbe tornare il 14
aprile con i primi tre episodi.Puoi dare un’occhiata
al teaser trailer ufficiale di The
Marvelous Mrs. Maisel Stagione 5 di seguito:
“Dopo aver bruciato i ponti
ed essere stata tagliata dal tour, Midge Maisel ha resistito per
tutta la quarta stagione, ricostruendo la sua carriera e la sua
reputazione”, recita la sinossi. “Gli ultimi momenti della
stagione sono culminati con Midge che ha lasciato la Carnegie Hall
rinvigorita e pronta a resistere a qualsiasi bufera di
neve. Dopo un’illuminazione davanti al cartellone
innevato del The Gordon Ford Show, Midge è pronta per “Andare
avanti” e combattere per la sua ascesa alla celebrità, dotata della
sua arguzia e della sua lingua tagliente, e nient’altro da
perdere . Nella
quinta e ultima stagione, Midge si ritrova più vicina che mai al
successo che ha sognato, solo per scoprire che più vicino che mai è
ancora così lontano.
The Marvelous
Mrs. Maisel è interpretato da Rachel Brosnahan nei panni di Miriam “Midge”
Maisel, Tony Shalhoub nei panni del padre di
Midge, Abe Weissman, Alex Borstein nei panni di
Susie Myerson, Michael Zegen nei panni del marito
di Midge, Joel Maisel, e Marin Hinkle nei panni
della madre di Midge, Rose Weissman. L’ultima stagione vedrà
anche protagonisti Kevin Pollak, Caroline Aaron, Reid
Scott, Alfie Fuller e Jason Ralph.
The Marvelous Mrs. Maisel è scritto e diretto dalla famosa creatrice Amy
Sherman-Palladino (Una
mamma per amica) e dal produttore
esecutivo Daniel Palladino (I
Griffin). La serie ha già vinto 20 Emmy
Awards e tre Golden Globe, tra cui Miglior serie comica.Le prime quattro stagioni sono già disponibili per lo
streaming su Amazon Prime.