Will Ferrell
diventa testimonial per General Motors in occasione del
Super Bowl LVII e invade un sacco di show Netflix per l’occasione. Da Squid
Game a Stranger
Things, l’attore è pronto persino a fare una
passeggiata nella Londra ucronica di Bridgerton o con gli zombie di
Zack Snyder. Ecco di seguito lo spot:
Harrison Ford
torna a prendere a pugni i nazisti nello spot del Super Bowl LVII
di Indiana
Jones e la Ruota del Destino, andato in onda
questa notte durante gli stacchi pubblicitari dell’evento sportivo.
Nel trailer vediamo in azione anche Phoebe
Waller-Bridge, John Rhys-Davies e
Mads Mikkelsen, che sarà il nuovo villain.
Indiana
Jones e la Ruota del Destinoè in gestazione
da diversi anni, con il progetto inizialmente sviluppato da
Steven Spielberg, prima che egli si
ritirasse dal progetto. Il regista di Le Mans ‘66 e LoganJames
Mangold è poi stato chiamato a dirigere il film, con
Harrison Ford
confermatissimo nei panni dell’iconico avventuriero.
Con lui ci sono Phoebe
Waller-Bridge (Fleabag), Antonio
Banderas (Pain and Glory), John
Rhys-Davies (Raiders of the Lost Ark),
Shaunette Renee Wilson (Black Panther),
Thomas Kretschmann (Das Boot),
Toby Jones (Jurassic World: Fallen
Kingdom),
Boyd Holbrook (Logan), Oliver
Richters (Black Widow), Ethann
Isidore (Mortel) e Mads
Mikkelsen (Animali Fantastici: I Segreti di
Silente). Il
film ha una data d’uscita attualmente
fissata al 30 giugno 2023.
Oltre ai trailer di
The
Flash, Creed 3 e Guardiani della Galassia Vol. 3,
dall’attesa notte del super bowl americano arriva anche il big spot
game di Transformers: Il Risveglio.
Il nuovo film del franchise di
Transformers inaugurato nel 2008 da
Michael Bay e ora pronto a una nuova sfida al box office.
I Transformers tornato all’azione e alle spettacolari battaglie che
hanno conquistato gli spettatori di tutto il mondo.
Transformers: Il risveglio ci porterà negli
anni 90, in un epica avventura in giro per il mondo, dove
ritroveremo gli Autobot e una nuova generazione di Transformer, i
Maximal, che prenderanno parte all’eterna battaglia sulla terra tra
Autobot e Decepticon. Diretto da Steven Caple Jr.e
interpretato da Anthony Ramos e Dominique
Fishback, il film arriverà nelle sale italiane a
giugno 202
Oltre al sorprendente
trailer di The Flash, la Warner Bros Discovery ha diffuso
un lungo “big spot game” di Creed 3, l’atteso terzo capitolo della
saga spin-off di Rocky con
Michael B. Jordan.
CREED
3 ci mostrerà Adonis Creed in azione contro
Jonathan Majors nei panni del misterioso nuovo
antagonista del film, Damian Anderson. Il primo
trailer del film vede Adonis (Michael
B. Jordan) alle prese con il suo successo, ma il suo
passato lo raggiunge in grande stile quando un vecchio amico
(supponiamo che Adonis avesse qualcosa a che fare con il suo
arresto) esce di prigione dopo un periodo di 18 anni dietro le
sbarre e si posiziona come il prossimo sfidante di Creed.
I film di Creed non hanno mai deciso di
reinventare la storia di Rocky Balboa, ma i primi due sono stati
molto efficaci nella posta in gioco di azione/dramma, e
quest’ultima puntata sembra essere altrettanto incisiva. CREED
3 è diretto da
Michael B. Jordan con
Michael B. Jordan,
Tessa Thompson, Jonathan Majors e Phylicia
Rashad.
Creed 3 – la trama ufficiale
Dopo aver dominato il mondo della boxe, Adonis Creed
(Michael
B. Jordan) ha prosperato sia nella sua carriera che
nella vita familiare. Quando un amico d’infanzia ed ex prodigio
della boxe, Damian (Jonathan Majors), riemerge dopo aver scontato
una lunga pena in prigione, è ansioso di dimostrare di meritare il
suo posto sul ring. Il confronto tra ex amici è più di una semplice
rissa. Per regolare i conti, Adonis deve mettere in gioco il
suo futuro per combattere Damian, un combattente che non ha nulla
da perdere.
In Guardiani
della Galassia Vol. 3, la nostra amata banda di
disadattati ha un aspetto un po’ diverso rispetto a quanto visto
fino a questo momento. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita
di Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere
l’universo e proteggere uno di loro. Una missione che, se non
completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani
come li conosciamo.
In occasione del
Super Bowl LVII, Warner Bros ha distribuito il primo trailer di
The
Flash, in cui vediamo Ezra Miller nei panni di Barry Allen fare
squadra con il Bruce Wayne di Ben Affleck e il
Batman di Michael Keaton!
“I mondi si scontrano in “The
Flash” quando Barry usa i suoi superpoteri per viaggiare
indietro nel tempo per cambiare gli eventi del passato. Ma
quando il suo tentativo di salvare la sua famiglia altera
inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà
in cui il Generale Zod è tornato, minacciando l’annientamento, e
non ci sono supereroi a cui rivolgersi. Cioè, a meno che Barry
non riesca a convincere un Batman molto diverso a uscire dalla
pensione e salvare un kryptoniano imprigionato… anche se non quello
che sta cercando. Alla fine, per salvare il mondo in cui si
trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza di Barry è
correre per salvarsi la vita. Ma fare l’ultimo sacrificio sarà
sufficiente per resettare l’universo?”
Il 16 ottobre 2023 The Walt
Disney Company festeggerà il suo 100° anniversario e, nel
corso dell’anno, celebrerà i fan e gli artisti che hanno dato vita
alla gioia e alla magia Disney nel corso di questi 100 anni. Oggi,
Disney rende omaggio a tutti i suoi fan e artisti con uno speciale
video celebrativo, trasmesso durante il Super Bowl LVII, e che
mette in risalto 100 anni di storie intramontabili e innovazione
senza pari.
“Mentre celebriamo il nostro
storico 100° anniversario, è importante ricordare l’eredità di Walt
Disney e la sua continua ricerca dell’eccellenza che ancora oggi
continua a essere il motore della Company. Siamo immensamente grati
alle generazioni di fan di tutto il mondo per essere una parte
fondamentale della nostra storia, e per aver accolto nelle proprie
vite le nostre storie e i nostri personaggi nel corso di questo
ultimo secolo,” ha dichiarato il CEO Disney Bob
Iger. “Disney100 rappresenta un omaggio a tutti i nostri
fan e famiglie, nonché ai nostri artisti e visionari creativi che,
con talento e immaginazione, hanno dato vita ai magici momenti che
rendono Disney una parte integrante della cultura
globale.”
Il video
celebrativo Disney100 mostra scene tratte da
iconici film, serie, spettacoli teatrali, parchi tematici e fan
Disney, oltre a una raccolta di citazioni di Walt Disney che
richiamano alla memoria quei ricordi e quella nostalgia che hanno
permesso a Disney di avere un posto speciale nel cuore del pubblico
di tutto il mondo.
Il debutto del
video Disney100, durante il grande match del Super
Bowl, rappresenta un’emozionante pietra miliare di un anno ricco di
opportunità per le famiglie e i fan di tutte le età, al fine di
rivivere i ricordi più amati e di divertirsi con nuove ed
emozionanti storie ed esperienze. Il prossimo 15 febbraio arriverà
nelle sale italiane il nuovo film Marvel StudiosAnt-Man and The Wasp:
Quantumania. Il 18 febbraio, invece, segnerà il debutto
mondiale della mostra Disney100:
The Exhibition presso il The Franklin Institute di
Filadelfia, dove gli ospiti saranno trasportati attraverso quasi
1.400 metri quadri e 10 gallerie che daranno vita alle storie
Disney grazie a tecnologie innovative e immersive.
The Walt Disney Archives aprirà lo
scrigno dei tesori per mostrare al pubblico oltre 250 dei propri
“gioielli”, tra cui disegni originali raramente esposti in altre
occasioni, manufatti, costumi, oggetti di scena, veicoli dei parchi
tematici e molto altro ancora. La mostra proseguirà in seguito con
altre tappe negli Stati Uniti e in Europa.
Il pubblico mondiale potrà contare
su un incredibile elenco di uscite nelle sale di produzioni
cinematografiche dei celebri Studios della Company, inclusi Disney,
Pixar, Marvel Studios, Lucasfilm e altri,
in arrivo nel corso dell’anno. Da La
Sirenetta a Guardiani della Galassia: Volume
3 a maggio, fino a Elemental, l’ultimo
capitolo della saga di Indiana Jones, The
Marvels e Haunted Mansion in
estate, il grande schermo vedrà l’arrivo dei personaggi più amati e
di tante nuove storie. Inoltre, il 22 novembre 2023 Walt Disney
Animation Studios presenterà Wish, un nuovo
lungometraggio animato originale disponibile in esclusiva nei
cinema.
I Parchi Disney hanno già iniziato a
sorprendere gli ospiti con speciali celebrazioni a
tema Disney100. Lo scorso 27 gennaio Disneyland
Resort (California) ha inaugurato la nuova
attrazione Mickey & Minnie’s Runaway Railway, due
nuovi spettacoli serali – “World of Color – One” presso il Disney
California Adventure Park e “Wondrous Journeys” al Disneyland Park
– oltre a tante novità di intrattenimento, food&beverage e
merchandise a tema Disney100 disponibili per un
tempo limitato. I Parchi Disney di tutto il mondo celebreranno
questo importantissimo traguardo con tante sorprese durante
l’anno.
Disney, inoltre, celebrerà i suoi
più grandi fan con eventi esclusivi, anteprime e, a settembre, la
speciale Destination D23 a tema Disney100 riservata ai membri del
D23: The Official Disney Fan Club.
Disney è entusiasta di celebrare il
suo 100° anniversario insieme ai suoi fan, artisti e dipendenti per
tutto il 2023. Per saperne di più è possibile visitare la
pagina disney100.com.
Inoltre la Company invita tutti a condividere i propri ricordi
Disney preferiti sui social utilizzando l’hashtag #Disney100.
Le
iniziative Disney100 nell’area EMEA
includeranno:
Disney100: The Concert – Una
serie di concerti multimediali che ripercorrono le musiche più
iconiche della storia Disney, incluse le canzoni tratte da film
come La Bella e la Bestia, Mary
Poppins ed Encanto, insieme ai brani tratti
dai mondi Pixar, Star
Wars e Marvel. Oltre alle date già
annunciate in Italia, Regno Unito, Germania, Svizzera, Austria,
Norvegia, Svezia e Francia, sono in arrivo nel 2023 ulteriori
concerti anche in Sud Africa, Svezia, Polonia e Repubblica Ceca. In
Italia, Disney100: The Concert farà tappa il 13
maggio all’Arena di Verona con una performance dal vivo di artisti
solisti e dell’Hollywood Sound Orchestra arricchita da scene tratte
da leggendari film Disney.
Disney100: The Exhibition –
Disney accoglierà i fan in una mostra composta da 10 gallerie che
porterà in vita le storie Disney attraverso tecnologie innovative e
immersive. La premiere europea sarà il 18 aprile a Monaco
(Germania). Nella mostra Disney100: The
Exhibition The Walt Disney Archives aprirà lo scrigno dei
tesori per mostrare al pubblico oltre 250 dei propri “gioielli”,
tra cui disegni originali raramente esposti in altre occasioni,
manufatti, costumi, oggetti di scena, veicoli dei parchi tematici e
molto altro ancora. La data di Monaco seguirà l’anteprima mondiale
della mostra in programma per il 18 febbraio a
Filadelfia. Disney100: The Exhibition farà tappa
anche all’ExCel di Londra in autunno.
Wonder of Friendship: The
Experience – Prevista tra maggio e settembre in
Francia, Germania e Regno Unito (con ulteriori date annunciate
prossimamente), questa incredibile esperienza pop-up celebra 100
anni di meravigliosi duetti, improbabili amicizie e compagni
inseparabili. Gli ospiti potranno avventurarsi in oltre 1000 metri
quadri di esperienze e installazioni, divise in 4 diverse aree
tematiche: Alice nel Paese delle Meraviglie, Il Re Leone,
Topolino e i suoi amici e Lilo &
Stitch.
Oltre ai festeggiamenti per il trentesimo anniversario
di Disneyland Paris, presso l’iconico resort
non mancheranno le celebrazioni per il centenario Disney. In
occasione del giorno dell’anniversario, il 16 ottobre 2023, gli
ospiti potranno assistere a un programma di intrattenimento unico
nel suo genere, con performance dei personaggi e attività esclusive
durante tutto l’arco della giornata. Dopo il 16 ottobre, inoltre, i
festeggiamenti per Disney100 continueranno a
Disneyland Paris con altre esclusive attività mai viste prima.
Il video
celebrativo Disney100 – Special Look sarà
disponibile anche sui canali social Disney EMEA e su Disney+.
Il co-CEO dei DC Studios James Gunn ha rivelato su Twitter di aver
parlato con Zack Snyder, che ha diretto diversi
film nell’ex DCEU, tra cuiMan
of Steel del 2013 e Justice
League di Zack Snyder del 2021 . Rispondendo a un
tweet che conteneva un hashtag che suggeriva di vendere il
“Synderverse” a Netflix, Gunn ha chiarito che
Netflix non ha espresso alcun interesse per un’idea
del genere e che lui e Snyder hanno parlato da quando Gunn è stato
incaricato del DCU.
fff
I have to say, this has got to be the
wackiest hashtag ever since 1) Netflix hasn’t expressed any such
interest (although we’ve discussed other stuff) & 2) Zack hasn’t
expressed any interest & seems to be happy doing what he’s doing
(and, yes, we too have talked).
In un’altra risposta a un fan che
chiedeva di cosa parlavano i due, Gunn ha
dichiarato che Snyder lo ha contattato per esprimere il suo
sostegno alle scelte che Gunn ha fatto. Ha anche notato che
Snyder sembra molto contento del mondo che sta
costruendo, presumibilmente riferendosi a Rebel
Moon di Netflix, che è diretto da Snyder
He contacted me to express his support about
my choices. He’s a great guy. Again, he seems really happy with the
massive world building he’s doing now.
“Non lo so. Non
riesco a spiegarmi da solo, lavoro solo qui”, ha detto Ford
con una risata quando gli è stato chiesto perché ha deciso di
accettare il ruolo. “Ho pensato: ‘Sembra che tutti gli
altri si stiano divertendo molto.’ Guardo tutti questi
fantastici attori che si divertono [nei film Marvel]. Mi piace fare
qualcosa di diverso da quello che ho sempre fatto e accontentare le
persone. Quindi proverò un pezzo di quel
mondo.”
Durante il recente panel dei
Marvel Studios al D23, il presidente dei
Marvel Studios Kevin Feige ha finalmente svelato il cast del
prossimo film di Thunderbolts,
che sarà una squadra composta principalmente da supercriminali e
antieroi. Include Contessa Valentina Allegra de Fontaine
(Julia Louis-Dreyfus), Red Guardian
(David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kame), US Agent (Wyatt Russell),
Taskmaster (Olga
Kurylenko), Yelena Belova/Black Widow (Florence
Pugh) e Il soldato d’inverno (Sebastian
Stan).
Thunderbolts
sarà diretto da Jake Schreier, la cui storia come regista non è
estremamente ampia, avendo lavorato solo a Robot & Frank
del 2012, aPaper Towns del
2015 e alla versione girata del 2021 di Chance the
Rapper’s Magnificent Coloring World Tour.Vi
ricordiamo che Thunderbolts
uscirà nelle sale il 26 luglio 2024. Il film sarà diretto da
Jake Schreier, e vedrà protagonisti
Florence Pugh,
Hannah John-Kamen,
Sebastian Stan,
David Harbour,
Olga Kurylenko, Wyatt Russell, Julia Louis-Dreyfus
l’ultimo grande annuncio Harrison Ford.
L’imminente adattamento in
serie limitata dei romanzi di Tom Ripley di
Patricia Highsmith è stato rivelata da Netflix oltre tre anni dopo l’annuncio del
progetto.Prima di passare a
Netflix, Ripley è
stato originariamente creato a
Showtime. Secondo Deadline, i produttori
hanno deciso di acquistare la miniserie su altre reti e streamer a
causa delle recenti cancellazioni causate dall’imminente
integrazione della rete premium in Paramount+.
Ripley è scritto e diretto
dal regista candidato all’Oscar Steven
Zaillian. La miniserie sarà guidata dal candidato al
Golden Globe
Andrew Scott, noto soprattutto per le sue
interpretazioni
in Sherlock e Fleabag Stagione
2. Insieme a Scott ci sono
Dakota Fanning, John Flynn ed Eliot
Sumner. Secondo la fonte del sito, il progetto è ancora
nelle prime fasi di post-produzione. La serie tv è stata girata in
Italia.
“La serie è incentrata
sulle vicende di Tom Ripley (Scott), un truffatore che si aggira
nella New York dei primi anni ’60, che viene assunto da un uomo
ricco per cercare di convincere il figlio vagabondo, Dickie
Greenleaf (Flynn), che vive in un ambiente confortevole e
fiducioso. -finanziato la vita da espatriati in Italia, per tornare
a casa. L’accettazione del lavoro da parte di Tom è il primo
passo in una vita complessa fatta di inganni, frodi e
omicidi”, si legge nella sinossi.
Ripley è
prodotto da Scott e Endemol Shine North America in associazione con
Entertainment 360 e Filmrights. I produttori esecutivi sono
Zaillian, Garrett Basch, Guymon Casady, Ben Forkner, Sharon Levy,
Philipp Keel e Charlie Corwin.Nel
1999, Il
talento di Mr. Ripley di Highsmith è
stato adattato in un film dallo sceneggiatore e regista
Anthony Minghella. Il film è interpretato da
Matt Damon,
Gwyneth Paltrow e
Jude Law.
L’attore Vin Diesel e il regista David
Twohy si riuniranno per lavorare insieme a Riddick 4,
l’annunciato quarto capitolo della sagaRiddickpreferita dai fan. La
nuova puntata si intitolatoRiddick:
Furya. Il nuovo film sarà scritto e
diretto da Twohy, con Diesel che reciterà e
produrrà il film con la sua One Race Films.
Riddick:
Furya continuerà la storia di Richard B.
Riddick di Diesel, mentre “finalmente ritorna al suo pianeta
natale, un luogo che ricorda a malapena e che teme possa essere
lasciato in rovina dai Necromonger. Ma lì trova altri Furyan
che combattono per la loro esistenza contro un nuovo nemico. E
alcuni di questi Furyan sono più simili a Riddick di quanto avrebbe
mai potuto immaginare.“
“I nostri fan della
legione lo hanno richiesto per anni, e ora siamo finalmente pronti
a onorare il loro invito all’azione con Riddick: Furya“, ha
dichiarato Twohy in una nota. “La mia collaborazione con
Vin e One Race è durata 20 anni fruttuosi, poiché insieme abbiamo
creato tre film, due videogiochi, una produzione anime e fumetti
animati per Internet. Questo nuovo evento sul grande schermo
vedrà un ritorno al pianeta natale di Riddick, dove finalmente
potremo esplorare la genesi di Riddick.”
Pubblicato originariamente
con il nome di Pitch
Black nel 2000, il primo film della
serie Riddick raccontava
la storia del criminale Richard B. Riddick, un criminale con occhi
modificati chirurgicamente che lo rendevano molto sensibile alla
luce. Il primo film non è stato un grande
successo, ma ha rapidamente guadagnato un seguito di culto che ha
portato a due sequel,
The Chronicles of Riddick del
2004 e Riddickdel 2013.
“Stavamo scegliendo quel
ruolo di “Colui che Rimane” sia perLoki sia per
Quantumania . E ovviamente, ha girato prima
“Colui che Rimane” e poi [Ant-Man]. Ma puoi
già vedere, se gli spettatori che lo hanno visto
in Loki, lo hanno visto nel trailer di
Quantumania, è un attore così
versatile“, ha detto Feige. “Sta riscuotendo grandi
consensi in numerosi film in uscita in questo periodo. E
abbiamo già … ti ho quasi dato un grande spoiler, ma abbiamo molti
piani per lui, in un modo fantastico.”
Il quasi errore di Feige è
probabilmente un riferimento a come Jonathan Majors apparirà quasi certamente
nei futuri progetti MCU. Con
Ant-Man and the Wasp:
Quantumania pronto a dare il via
alla Fase 5 dell’MCU e Kang il
Conquistatore di Majors che funge da nuovo cattivo “grande
cattivo”, resta da vedere in quanti progetti apparirà. Tuttavia, se
Thanos è indicativo, Kang
potrebbe apparire in uno o due altri film in futuro.
Il nuovo film Marvel Studios Ant-Man and the Wasp: Quantumania, che dà il
via alla Fase 5 del Marvel Cinematic Universe,
arriverà il 15 febbraio nelle sale italiane, distribuito da The
Walt Disney Company Italia. L’epica avventura presenta
l’antagonista più potente del MCU fino ad ora: Kang il
Conquistatore.
Nel film, che dà ufficialmente il
via alla
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, i Super
Eroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure
come
Ant-Man and The Wasp. Insieme ai genitori di Hope,
Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova a esplorare
il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e a
intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò
che pensavano fosse possibile. Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a.,Ant-Man
and the Wasp: Quantumania è interpretato anche da
Jonathan Majors nel ruolo di Kang,
David Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
La Blue SkyStudios, fondata nel 1987, e specializzata nella
realizzazione di film d’animazione, ha negli anni regalato al suo
pubblico celebri pellicole come la saga di L’era glaciale,
Rio e Ferdinand. Purtroppo
chiusa nel 2021, l’ultimo lungometraggio prodotto da questa è stato
Spie sotto copertura, diretto da
Troy Quane e Nick Bruno. Si
tratta di un divertente racconto che mescola toni da spy
movie con la commedia e la fantascienza, dando vita a
situazioni bizzarre e a loro modo divenute subito iconiche. È un
titolo ancora oggi troppo sottovalutato, che merita invece di
essere riscoperto.
Questo, scritto da Lloyd
Taylor e Brad Copeland, è vagamente
basato sul cortometraggio del 2009 di Lucas
Martell, intitolato Pigeon: Impossible.
Riprendendo quella vicenda, rendendola più complessa e
approfondendo diversi aspetti in più, Spie sotto copertura
è stato lodato per la sua animazione, le musiche, lo humor e le
performance vocali dei doppiatori. La presenza di note star del
cinema nel dar voce ai protagonisti è infatti la ciliegina sulla
torta di un film che ha tutte le carte in regola per divertire
grandi e piccini. Con un budget di 100 milioni di dollari, questo
prodotto non si risparmia infatti in sorprese e colpi di scena.
Come già detto, si possono ritrovare
in questo generi molto diversi tra loro, che con le possibilità
dell’animazione trovano da subito ampio sfogo. Divertente e
coinvolgente, Spie sotto copertura è senza dubbio uno dei
film d’animazione recenti da riscoprire. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo ipotetico sequel. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Spie sotto copertura: la
trama del film
Protagonista del film è l’agente
segreto Lance Sterling, il migliore nel suo
lavoro, impeccabile e pieno di fascino nel suo elegante vestito
blu. Per lui, però, tutto cambia quando un giorno Walter
Beckett, giovane scienziato incaricato di creare potenti
armi e gadget assurdi ed eccezionali per l’intelligence, propone
all’agente Sterling una tecnologia, nota come “travestimento
biodinamico”, che potrebbe rivoluzionare lo spionaggio permettendo
alle spie di non farsi notare tramite dei travestimenti “molto
particolari”. Inavvertitamente, Lance beve il filtro che permette
agli agenti di mutare forma e si ritrova trasformato in un
piccione.
Questo evento improvviso e fuori
dall’ordinario farà sì che l’agente e il genio imparino a fare
affidamento l’uno sull’altro per portare a termine la più
importante di tutte le missioni: salvare il mondo da un pericoloso
criminale di nome Killian, dotato di avanzate
tecnologie e un braccio robotico che lo rende estremamente forte.
Trovandosi innanzitutto a dover imparare a padroneggiare il suo
nuovo corpo, Lance inizierà passo dopo passo a risalire alle vere
operazioni di Killian, il quale nel mentre è riuscito a far
ricadere su di lui le colpe di alcuni crimini. Per la spia migliore
del mondo, si presenta dunque il caso più complesso di sempre, da
risolvere in condizioni improbabili.
Spie sotto copertura: i
personaggi e il cast di doppiatori del film
A dar voce in lingua originale a
Lance Sterling, la spia più affascinante del mondo, vi è l’attore
Will Smith. Si
tratta della seconda occasione in cui Smith dà voce al protagonista
di un film d’animazione, dopo averlo già fatto per Shark
Tale, del 2004. Accanto a lui, nel dar voce allo
scienziato Walter Beckett, vi è invece Tom Holland,
l’attuale interprete di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe. Anche se
i loro personaggi lavorano insieme per il film, Holland e Smith non
si sono mai incontrati durante la registrazione delle loro battute,
conoscendosi per la prima volta durante la premiere del film.
L’attrice Rashida Jonesdà
invece voce a Marcy Kappel, agente segreto convinta della
colpevolezza di Lance.
L’attrice Karen Gillan,
nota per il ruolo di Nebula nel Marvel Cinematic Universe, dà qui
voce a Occhio, specialista in analisi spettrale e termografia
ottica quantistica, mentre Orecchio, a cui dà voce DJ
Khaled, è uno specialista delle comunicazioni. Spie
sotto copertura rappresente invece il debutto nel mondo del
doppiaggio per l’attrice Rachel Brosnahan,
celebre per la serie La fantastica signora Maisel. Il
personaggio a cui dà voce è quello di Wendy Beckett, agente di
polizia e madre di Walter. Infine, l’attore Ben Mendelsohn,
anche lui nel Marvel Cinematic Universe con il
ruolo dello Skrull Talos, dà voce al villain Killian, terrorista
con un braccio bionico sinistro con cui controlla una serie di
droni armati che minacciano il mondo.
Spie sotto copertura 2: il sequel ci sarà?
Pur se la vicenda raccontata in
Spie sotto copertura si conclude con questo film, era
lecito immaginare che come per altri titoli della Blue Sky Studios
anche questo titolo ottenesse un sequel. I produttori hanno poi
affermato che della possibilità di realizzare un Spie sotto
copertura 2 si era parlato sin da subito. Tuttavia, a causa
degli scarsi incassi ottenuti dal film (appena 171 milioni a fronte
di un budget di 100) e dell’acquisizione della Blue Sky Studio da
parte della Disney, il sequel venne accantonato. Con la chiusura
poi dello studio di produzione, le speranze di vedere un sequel di
questo film sono da considerarsi ormai pressocché nulle.
Spie sotto copertura: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Spie sotto copertura grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes,
Disney+ e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato 11 febbraio alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Divenuto noto come il film che ha
riunito sul grande schermo gli attori Sylvester
Stallone e Arnold
Schwarzenegger, Escape Plan – Fuga
dall’inferno fu anche un grande successo al box office,
spingendo i produttori a dar vita ad un sequel. Nel 2018 arriva
così sul grande schermo Escape Plan 2 – Ritorno
all’inferno (qui la recensione),
nuovamente interpretato da Stallone con nuovi attori al suo fianco.
Alla regia subentra Steven C. Miller, già
affermatosi con diversi film d’azione e pronto qui a confermare il
suo potenziale come regista di genere.
Torna così in scena Ray Breslin,
coinvolto in nuove dinamiche vicende che lo vedono alle prese con
un nuovo complesso carcerario. Azione e violenza tornano ad essere
elementi centrali della storia, dopo aver già caratterizzato e reso
appetibile il precedente film. Chi non torna in questo sequel è
invece Schwarzenegger, il quale non si è dichiarato interessato al
progetto. Questi viene allora sostituito dalla presenza di nuovi
personaggi, che saranno un altrettanto degno contorno al
protagonista.
Costato circa 20 milioni di dollari,
il film ebbe tuttavia un successo limitato a causa della mancata
uscita in sala in molti paesi chiave, tra cui gli Stati Uniti. Qui
è infatti stato distribuito direttamente in home video e on demand.
Ciò non ha però impedito al film di affermarsi grazie a buoni
incassi, che hanno giustificato la realizzazione di un terzo film.
Prima di procedere nella visione, però, proseguendo qui nella
lettura si potranno approfondire ulteriori dettagli circa la trama
e il cast. Si vedrà infine dove è possibile ritrovare il titolo in
televisione o per una comoda visione in streaming.
Escape Plan 2: la trama
del film
Protagonista del film è Ray
Breslin, ingegnere esperto nel collaudare le prigioni di
massima sicurezza e capace di evadere e trovare delle falle anche
nei sistemi di sicurezza più complessi e all’apparenza
invalicabili. Dopo essere riuscito a fuggire dalla Tomba, egli si
trova ora a doversi misurare con un nuovo complesso carcerario. Per
portare a termine la missione decide ora di formare un team
composto da veri e propri esperti del settore. Qualcosa però va
storto e uno dei suoi uomini, l’esperto di arti marziali
Shu, viene improvvisamente catturato e rinchiuso
nella pericolosissima prigione denominata Ade. Un luogo ai confini
del mondo, da cui sembra assolutamente impossibile fuggire.
Il luogo in questione ha infatti
delle coordinate geografiche che mutano nel tempo, e prevede
inoltre che i prigionieri siano regolarmente chiamati in un’arena a
combattere tra loro. Per salvare il suo uomo, Breslin è pronto a
tutto, ma per riuscire avrà bisogno di un aiuto speciale. Si
rivolge così al suo amico di vecchia data Trent
DeRosa, con il quale dovrà prima di tutto riuscire ad
introdursi nell’Ade. Come il nome della prigione lascia presagire,
però, questo si rivela essere un vero e proprio inferno in terra.
Una volta entrati, prima di poter tentare di riuscirne, i
protagonisti dovranno prima di tutto riuscire a sopravvivere.
Escape Plan 2: il cast del
film
A distanza di cinque anni dal
precedente film della serie, Sylvester
Stallone riprende i panni di Ray Breslin. Per
l’occasione l’attore si è sottoposto al suo classico periodo di
allenamento intensivo, grazie al quale ha potuto riconfermare la
sua forma fisica, prendendo così personalmente parte a molte delle
più complesse sequenze del film. Pur essendo indicato come il
protagonista del film, Stallone compare in scena per un totale di
soli 15 minuti, a fronte di una durata complessiva del film di
circa 94. L’attore si è infatti dichiarato particolarmente
insoddisfatto della realizzazione del film, limitando il più
possibile la sua partecipazione in questo. Oltre a lui, l’unico
altro attore che riprende il proprio personaggio dal primo film è
50 Cent.
Noto prevalentemente come rapper,
egli torna qui ad interpretare il personaggio di Hush, uno degli
uomini più fidati del gruppo formato da Breslin. L’attrice Jaime
King, nota per diversi film d’azione, assume qui i
panni di Abigail Ross, altro membro del gruppo di Breslin. Nel
primo film tale personaggio era stato interpretato dall’attrice
Amy Ryan, la quale viene però qui sostituita. Il
principale nuovo entrato nel cast è però l’attore DaveBautista, l’ex wrestler oggi noto come Drax in
Guardiani della Galassia, è
Trent DeRosa, l’uomo a cui Breslin si rivolge in cerca di aiuto.
Grazie ad Escape Plan 2 l’attore ha potuto ulteriormente
mettere in mostra il suo carisma di attore di film d’azione.
Huang Xiaoming è invece l’interprete dell’esperto
di arti marziali Shu.
Escape Plan 2: il sequel,
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dopo il buon successo del secondo
film, i produttori decisero di dar vita ad un capitolo conclusivo
di quella che è così diventata a tutti gli effetti una trilogia.
Allo stesso tempo, però, si è cercato di evitare i problemi
produttivi avuti dal film del 2018. Uscito nel 2019, Escape Plan 3 – L’ultima
sfida si avvalse pertanto di un budget ridotto ma
di una sceneggiatura meglio realizzata. Ciò portò il terzo film ad
affermarsi come un maggior successo di critica e pubblico. In
questo riprendono nuovamente i loro ruoli Stallone, Bautista, 50
Cent e la King. Anche in questo caso il film uscì direttamente in
home video negli Stati Uniti, mentre in Italia ottenne una
distribuzione in alcune sale cinematografiche.
Per chi desidera recuperare tale
titolo, è possibile farlo alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Escape Plan 2 – Ritorno
all’inferno è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim
Vision e Rai Play. Per vederlo, basterà sottoscrivere un
abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un
determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 11
febbraio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Ci sono serie televisive
caratterizzate da strutture narrative talmente solide ma rigide
che, una volta arrivate a compimento, rendono evidente anche la
difficoltà (o in certi casi addirittura l’impossibilità) a dir vita
ad un seguito che riproponga la formula del successo senza però
risultare una mera copia di quanto già visto (qualcuno ha detto
Tredici?). Ci sono però
anche serie che riescono a cambiare identità senza necessariamente
rinunciare ai propri tratti somatici di fondo. È ciò che è avvenuto
con You, la serie distribuita dal 2018 su
Netflix e divenuta nel tempo uno dei
titoli più popolari della suddetta piattaforma streaming. Giunta
ora alla sua quarta stagione (indicata anche come You 4),
questa si svela ulteriormente rinnovata tanto nell’ambientazione
quanto nel suo genere di riferimento.
Protagonista è ancora una volta il
brillante e ossessivo Joe Goldberg (Penn Badgley),
il quale ha però assunto ora l’identità di Jonathan
Moore. Reduce dal trambusto della precedente stagione, dove ha
quasi rischiato di soccombere alla follia della moglie Love
(Victoria
Pedretti), egli si trova ora a Londra, in quella che
definisce una “vacanza europea“. Nella città inglese egli
cerca di tenersi lontano dalle vecchie abitudini, lavorando come
professore di letteratura e conducendo una vita il più tranquilla e
solitaria possibile. Ma se non è lui ad andare a caccia di guai,
saranno questi ultimi a raggiungerlo Ben presto, infatti, egli si
troverà catapultato all’interno di un gruppo di amici ricchi e
potenti, tra i quali si nasconde uno spietato assassino, il quale
sembra anche a conoscenza del passato di Joe.
“Sono in uno whodunit, la forma più bassa di
letteratura”
Nuova ambientazione, nuove regole.
Sembra essere questo il principio alla base della nuova stagione di
You, o almeno dei suoi primi cinque episodi già
disponibili su Netflix (gli altri cinque arriveranno sulla
piattaforma il 9 marzo). Trasferitosi a Londra,
Joe/Jonathan deve infatti fare i conti con il genere britannico per
eccellenza in ambito narrativo, ovvero il whodunit,
codificato e reso celebre dalla scrittrice Agatha
Christie, non a caso più volte citata nel corso degli
episodi. You 4, come anticipato in apertura, cambia
dunque nuovamente identità proprio come la cambia il suo
protagonista, passando dal thriller psicologico con elementi
splatter ad un giallo da risolvere prima che sia troppo tardi. Un
cambiamento che non deve però spaventare i fan della serie: la
formula alla base delle precedenti stagioni viene camuffata ma non
eliminata.
Se è vero che il protagonista passa
dall’essere stalker all’essere vittima di uno stalker, ciò non
significa che smetterà di usare il proprio “superpotere”, il saper
osservare, a proprio vantaggio per la risoluzione del caso. Il
cambiamento di formula e tono è dunque concepito in modo
intelligente e non dovrebbe far storcere il naso, perché in fondo,
come afferma una delle studentesse di Joe/Jonathan, “i gialli
sono divertenti, ti coinvolgono e nascondono una critica sociale
dietro il rompicapo”. Questa quarta stagione si rivela infatti
una piacevole “svecchiata” nei confronti di una narrazione che in
alcuni momenti sembrava prendersi un po’ troppo sul serio. Le nuove
avventure di Joe/Jonathan appassionano e intrigano, non mancando
anche di offrire una propria critica nei confronti di una certa
classe sociale sempre più ricca, viziata ed estranea ai problemi
del mondo.
You 4 e quei piaceri inconfessabili
Se dunque è questo il nuovo genere
all’interno del quale le vicende di You 4 prendono vita,
ciò, come si diceva, non comporta la perdita di alcuni degli
elementi che hanno fatto il successo della serie. Il tutto viene
raccontato ancora una volta a partire dalla soggettività di
Joe/Jonathan, che ci accompagna lungo gli episodi con la sua voce
narrante composta da una forte acutezza di pensiero e quel tono
seducente che lo ha reso ormai un’icona. Penn Badgley porta con successo
alla luce nuove sfumature di questo suo complesso personaggio, il
quale regala anche momenti di forte comicità quando, dialogando con
sé stesso, si trova a dover tentare di frenare i propri istinti e
desideri inconfessabili. Intorno a lui, invece, si muovono una
serie di personaggi che, chi caratterizzato meglio chi meno,
contribuiscono a tenere vivo il mistero.
In ultimo, You 4 si
conferma un vero e proprio piacere da guardare, stimolando la
partecipazione dello spettatore attraverso le teorie e le deduzioni
del protagonista e spingendolo a fare attenzione ad ogni dettagli o
dialogo, in quanto non si può mai sapere quali oggetti o battute si
riveleranno indizi fondamentali per la risoluzione del caso. Ancor
di più, questa quarta stagione regala colpi di scena ben congeniati
e dal forte impatto, che soddisfano l’appetito dello spettatore e
rendono difficile il non riprodurre subito l’episodio successivo.
Certamente c’è chi potrebbe non gradire la nuova direzione
intrapresa dalla serie, ma piuttosto che ripetere quando fatto con
le precedenti stagioni, rischiando dunque di sfociare
nell’inverosimile, questa risulta un’evoluzione non scontata ma
anzi gradita.
HBO MAX ha diffuso dopo la premiere
di ieri notte del quinti episodio il promo del sesto episodio di
The Last of
Us che debutterà domenica prossima su HBO.
L’episodio arriverà lunedì anche su SKY e NOW.
The Last of
Us racconta una storia che si svolge vent’anni
dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, un sopravvissuto,
viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazzina di 14 anni, da
una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito
all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale
e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli
Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per
sopravvivere.
Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. Gabriel Luna è Tommy, Anna Torv interpreta Tess, l’attrice
britannica Nico Parker è Sarah. Murray
Bartlett veste i panni di Frank, Nick
Offerman quelli di Bill, Storm Reid è
Riley, Merle Dandridge è Marlene. Il cast include
anche Jeffrey Pierce nel ruolo di Perry,
Lamar Johnson in quello di Henry, Keivonn
Woodard nel ruolo di Sam, Graham Greene
nel ruolo di Marlon, Elaine Miles nel ruolo di
Florence. E con Ashley Johnson e Troy Baker.
The Last of
Us è scritta da Craig Mazin (Chernobyl) e
Neil Druckmann (il videogioco The Last Of Us) che ne sono anche i
produttori esecutivi. The Last Of Us è una co-produzione
Sony Pictures Television con Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad
Qizilbash, Carter Swan, e Rose Lam come produttori esecutivi. La
serie è prodotta da PlayStation Productions, Word Games, The Mighty
Mint, e Naughty Dog.
Protagonista del weekend
della 23° edizione del Sudestival, attualmente in corso in Puglia, il
regista Ciro D’Emilio presenta in concorso
Per niente al mondo, il suo secondo lungometraggio
che segue il successo di Un giorno all’improvviso, che già aveva
stregato pubblico e critica in occasione della 75° Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia, dove era stato presentato
nella sezione Orizzonti.
D’Emilio torna dunque a
raccontare per il cinema, e sebbene, come ci tiene a sottolineare
lui stesso, è difficile parlare di stile e linguaggio in merito a
un autore al suo secondo film, ci sono sicuramente dei temi e dei
punti di interesse che accomunano le sue due opere. La storia di
Per niente al mondo ruota intorno a Bernardo (Guido
Caprino), un uomo affascinante, di
successo, circondato da amici e sempre alla ricerca della sua
libertà. Ma nella sua vita tutto cambia quando un giorno viene
arrestato con l’accusa di associazione a delinquere.
“Tutto, per me, nasce
dalla storia – esordisce D’Emilio – è sempre il primo
gigante con cui confrontarmi ed è stata quella che mi ha detto in
che forma voleva essere raccontata. Per niente al mondo ha molti
punti in comune con Un giorno all’improvviso, ma sono due film
molto diversi da un punto di vista strutturale, perché è stata la
storia a chiedermelo.”
Come mai hai definito
questa storia “semplice ma necessaria”?
“Ci tengo prima a
specificare che quando parlo di semplicità, intendo qualcosa che è
molto diversa dalla facilità, perché quest’ultima sfugge da ogni
tipo di profondità. Invece la semplicità è il risultato di una
serie molto complessa di analisi. Quindi è una storia semplice
perché si palesava tale, in cui un uomo subisce un’ingiustizia e
comincia a combattere con se stesso. Credo ci fosse bisogno di
raccontare una storia così, in cui il tema, che è quello della
fiducia (e di mancanza di fiducia), è una delle cose che più mi
spaventano della società contemporanea. Venir meno alla fiducia,
alla deontologia, giornalistica, medica. E ho cercato di mettere
sotto una lente di ingrandimento questo concetto.”
Il protagonista del film
si auto-determina in base alle conferme che ottiene dall’esterno,
vive in una condizione di finzione che gli viene strappata via nel
momento in cui il suo status cambia. Come si può tornare a un grado
di realtà che ci metta in comunicazione concreta?
“Gli ultimi anni, il
COVID-19 hanno soltanto accelerato un percorso che era già avviato.
C’è un grado di allontanamento aggregativo altissimo, un grado di
disillusione anche in merito a quanto la diversità, se l’uomo
riuscirà a riconquistare l’importanza dell’incontro, allora c’è una
possibilità di ritrovarci, di salvarci e rinascere. Ma finché
penseremo di essere imprescindibili da noi stessi e fare a meno
dell’incontro, servendo a noi stessi senza aver bisogno di nessun
altro, saremo destinati all’estinzione. Dobbiamo riappropriarci del
bisogno del confronto.”
Come hai lavorato con Salvatore Landi, direttore
della fotografia di Per niente al
mondo?
“Salvatore è stato il compagno d’avventura di Un giorno
all’improvviso. Fa parte di quella squadra con cui ho portato quel
film a Venezia e che ha lavorato anche in questo viaggio. Con lui
abbiamo lavorato su tre linee temporali, in cui da una parte
avevamo immagini patinate e riprese morbide ispirandoci a Il
Sospetto di
Thomas Vinterberg;
dopo l’arresto nella prima parte del film abbiamo optato per un
cambio di paradigma, abbiamo sporcato l’immagine e usato la
macchina a spalla; e poi ancora abbiamo usato le lenti anamorfiche
nelle scene ambientate in cella, perché volevamo cambiare il
paradigma dell’immagine all’interno dello spazio angusto.
Ovviamente volevamo dare alla location del carcere la dimensione di
un luogo alternativo. Abbiamo cercato di raccontare un viaggio
emotivo di tre linee temporali che potessero raccontare al meglio
sia la caduta che il ritorno alla vita.”
La serie spin-off di The Walking Dead
The Walking Dead: Daryl Dixon con Norman Reedus ha aggiunto cinque nuovi membri
al cast. Anne Charrier (“The Last Deadly Mission”), Eriq Ebanouey
(“Fox Hunt”), Laika Blanc Francard (“My Night”), l’esordiente Louis
Puech Scigliuzzi e Romain Levi (“The Tunnel”) sono stati tutti
scelti come attori regular al fianco del protagonista Reedus e alla
già annunciata co protagonista
Clémence Poésy.
Il logline ufficiale della serie,
attualmente intitolata “The Walking Dead: Daryl
Dixon“, afferma che “Daryl (Reedus)
arriva sulle sponde della Francia e fatica tenta di ricostruire
come ci sia arrivato e perché. La serie segue il suo viaggio
attraverso una Francia spezzata ma resiliente mentre spera di
trovare un modo per tornare a casa. Mentre fa il viaggio,
però, le connessioni che crea lungo la strada complicano il suo
piano finale.”
Charrier interpreterà Genet, mentre Ebanouey
interpreterà il personaggio di Fallou. Blanc Francard
interpreterà Sylvie e Levi sarà Codron. Puech Scigliuzzi
interpreterà Laurent. La serie è stata originariamente
annunciata a settembre 2020. Attualmente è in fase di riprese
in Francia e dovrebbe debuttare
su AMCe AMC+ più
avanti nel 2023. David Zabel è produttore esecutivo e showrunner,
con Scott M. Gimple, Angela Kang, Reedus, Greg Nicotero,
Brian Bockrath e Daniel Percival sono anche produttori
esecutivi per conto di AMC Studios.
“The
Walking Dead: Daryl Dixon” doveva originariamente
essere interpretata sia da Norman Reedus che da Melissa
McBride, che ha interpretato Carol nello show di punta sin
dalla prima stagione. Tuttavia, è stato rivelato nell’aprile 2022
che McBride aveva abbandonato il progetto. Tuttavia, Norman Reedus ha recentemente lasciato
intendere che McBride potrebbe ancora essere coinvolto.
Questo è uno dei numerosi spin-off di
“Walking Dead” attualmente in lavorazione. Oltre a questo show si
attende anche lo spin-off di Maggie-Negan “The
Walking Dead: Daryl Dixon” e uno
spin-off incentrato su Rick e Michonne. Inoltre, la
serie gemella “Fear the Walking
Dead” terminerà con la sua ottava stagione. AMC
ha anche recentemente mandato in onda l’antologia a episodi
“Tales of the Walking Dead” e la serie di due
stagioni “The Walking Dead: World Beyond“.
Con appena quattro lungometraggi in
tredici anni, il regista inglese Steve McQueen si
è affermato come uno dei più interessanti cineasti del panorama
internazionale. I suoi primi tre film Hunger,Shame e 12 anni schiavo si
concentrano sul raccontare le ferite del corpo, dell’anima e la
ricerca di libertà, per la quale è molto spesso necessario opporsi
ai soprusi della legge. Con il suo quarto film, un heist
movie puro, McQueen sembra solo apparentemente allontanarsi da
queste tematiche, raccontandole invece sotto un punto di vista
nuovo. Intitolato Widows – Eredità
criminale e uscito nel 2018, anche questo si è
affermato come un altro gioiello del regista premio Oscar.
Scritto dallo stesso McQueen insieme
a Gillian Flynn, scrittrice nota per aver
sceneggiato anche Gone Girl – L’amore bugiardo, il film è
basato sull’omonima serie televisiva degli anni Ottanta, in Italia
conosciuta come Le vedove. Nel proporre una propria
versione di quella storia, McQueen vi inserisce però anche numerose
tematiche sociali come la condizione femminile, la corruzione
politica e il valore della diversità. Questo suo nuovo film,
coerentemente con i precedenti realizzati, si rivela dunque essere
un’opera fortemente politica, capace tanto di intrattenere con i
canoni del genere quanto di spingere a riflessioni particolarmente
profonde.
Widows – Eredità criminale
(qui la recensione) conferma
dunque il talento di McQueen, il quale trova ancora una volta lo
stile giusto per raccontare una storia tematicamente complessa in
un modo particolarmente godibile per gli occhi. Per gli amanti del
suo cinema e non, si tratta di un film imperdibile. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Widows – Eredità
criminale
Protagonista del film è
Veronica Rawlins, felicemente sposata con
Harry. La sua tranquillità, tuttavia, viene
tragicamente spezzata quando il marito rimane ucciso durante un
tentativo di rapina nei confronti del gangster Jamal
Manning. Quest’ultimo si è da poco candidato per il
distretto di Chicago contro Jack Mulligan, figlio
del politico corrotto Tom, e non è intenzionato a
lasciarsi mettere i bastoni tra le ruote. Poiché, oltre alla morte
della banda composta da Harry e i suoi uomini, i soldi di Jamal
finiscono bruciati in un incendio, egli decide di chiedere un
risarcimento proprio a Veronica.
Non potendosi permettere di perdere
più di quanto abbia già perso con la morte del marito, Veronica
decide di mettere a segno un nuovo colpo, uno che Harry stava
preparando e di cui aveva lasciato solo alcuni appunti. Per farlo,
deciderà di coinvolgere anche Alice e
Linda, anche loro rimaste vedove per lo stesso
motivo di Veronica. A loro si unisce poi anche Belle
O’Reilly e insieme iniziano ad organizzare il furto.
Mettendo da parte le differenze e le tensioni tra di loro, le
quattro si troveranno a dover dar prova della loro forza e
indipendenza, sconfiggendo quel mondo maschile che sembra volerle
tagliare fuori.
Widows – Eredità
criminale: il cast del film
Ad interpretare Veronica Rawlins vi
è la premio Oscar Viola Davis,
qui in uno dei suoi ruoli da protagonista più memorabili. Al
momento di prepararsi per il ruolo, l’attrice ha ricordato con
grande sollievo il momento in cui McQueen le comunicò che avrebbe
recitato senza utilizzare parrucche o simili, potendo dunque
sfoggiare finalmente i suoi veri capelli. Accanto a lei, nel ruolo
di Linda vi è invece l’attrice Michelle
Rodriguez. Inizialmente, tuttavia, la Rodriguez non
era interessata alla parte, credendo che Widows sarebbe
stato un classo film di vendetta. Dopo aver incontrato McQueen,
però, cambiò idea e assunse il ruolo. Per prepararsi al ruolo,
l’attrice è stata seguita da un insegnante di recitazione, che l’ha
aiutata a gestire le scene più emotivamente forti. Cynthia
Erivo, attrice e cantante candidata all’Oscar è è Belle
O’Reilly.
Ad interpretare il personaggio di
Alice vi è invece Elizabeth
Debicki, la quale fu fortemente voluta da McQueen dopo
che questi la vide recitare a teatro. Poiché l’attrice è alta un
metro e novanta, in molte scene la si vede seduta o inquadrata in
modo tale da non risultare troppo più alta delle colleghe. Nel film
recitano poi Liam Neeson nei
panni di Harry Rawlins, mentre Manuel Garcia-Rulfo
è Carlos, marito di Linda. Jon Bernthal è
Florek Gunner, marito di Alice, mentre Jacki
Weaver è la madre di lei, Agnieska. Nel ruolo di Jamal
Manning si ritrova Brian Tyree Henry, mentre
Daniel Kaluuya
è suo fratello Jatemme. In ulimo, Colin Farrel e
Robert Duvall recitano nei panni di Jack e Tom
Mulligan, entrambi politici di Chicago.
Widows – Eredità
criminale: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Widows – Eredità
criminale è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play e Rai Play. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 10febbraio alle ore
21:20 sul canale Rai 2.
Musica, Maestro. Le mani di
Lydia Tàr si preparano a orchestrare una storia
sospesa tra il reale e l’immaginifico fin dal principio di
Tár. Dopo anni di assenza, Todd
Field affida a Cate Blanchett e al suo Tár,
presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, il compito
di imbastire una partitura musicale in cui si confonderanno i fatti
con le insinuazioni, la seduzione e l’oltraggio, e che renderà
chiaro che neanche la precisione di un metronomo può scandire
perfettamente il tempo di esistenze incerte. Il cast di
Tàr comprende anche Noémie
Merlant, Nina Hoss, Sophie
Kauer, Julian Glover, Allan
Corduner e Mark Strong.
Tár sarà distribuito negli Stati Uniti il 7
ottobre 2022 da Focus
Features.
Lydia Tàr: femminilità
musicale
Lydia Tár
ha fatto di tutto: rinomata e stimata direttrice d’orchestra e
compositrice nel mondo internazionale della musica classica, si
presenta come una figura femminile impavida, che protegge il valore
dell’ascolto e del sapere che ha faticato a guadagnarsi in gioventù
e si trova a rimproverare i giovani per la poca curiosità che
dimostrano nel sondare in profondità la materia musicale.
Integerrima, esigente, estremamente seducente nella gestualità e
grazie al lavoro – fuori dalla scena – del reparto costumi,
Lydia è la prima direttrice di un’orchestra a
tutti gli effetti, che non figura semplicemente come ospite.
Lydia è anche una donna amica delle donne. Ha una
collaboratrice fidata, Francesca
(Merlant) una compagna con cui condivide anche una
figlia (Hoss) e ha fondato un programma di borse
di studio per giovani ragazze che studiano in conservatorio.
Lydia Tár deve
concludere e registrare la sinfonia che porterà la sua formidabile
carriera a nuove vette. La ricerca della melodia perfetta, con i
primi accordi e le prime intuizioni che rincorrono
Lydia nei modi più disparati durante le giornate,
è però ostacolata dall’unico suono persistente nel corso del film:
il toc-toc che risuona sulle porte di diverse case berlinesi – non
vi diremo quali Lydia abita effettivamente – ma
sono tante e diversificate. Il tempo – che Lydia
non sa occupare, ma delega, lascia gestire ad altri – è scandito
dalle porte che la nostra protagonista decide di aprire o tenere
chiuse: sono porte su esistenze femminili, porte che aprono ai
fantasmi del passato, a variazioni sul tema della femminilità e con
cui Lydia non ha fatto i conti del tutto.
Un’orchestra di prospettive
controverse
Una Cate
Blanchett in stato di grazia prende a carico con
Tár un ruolo per certi versi pionieristico nel
“cinema del #metoo”, in cui le caratteristiche del villain cozzano
con le responsabilità e l’importanza culturale di un’eroina tanto
inquietante quanto coinvolgente. Il punto di vista di
Lydia è fermo, rigoroso tanto quanto la sua
impostazione professionale, ma inizia a vacillare quando deve
scontrarsi con l’Altro, una variabile narrativa che assume
molteplici forme: un’esibizione importante, le conseguenze di un
rapporto bruscamente interrotto, le prospettive che vengono scritte
e cancellate sul pentagramma in un battibaleno.
Per Lydia, la fama
e il successo sono assiomi inviolabili, parte fondamentale del suo
hic et nunc, che ne sanciscono le velleità autoriali. Ma
Lydia non sa che oggi sei icona, domani potresti
diventare lo zimbello di Twitter. Le sinfonie classiche che ne
incorniciano il ritratto sono vestigia di un passato di tradizioni
illustri e frutto di sacrifici e talenti, ascrivibili alla scena
musicale europea, totalmente avulse dal sistema di comunicazione
social, in cui qualsiasi contenuto può venire modificato prima di
essere divulgato, scardinando le prospettive e manipolando la
verità dei fatti. Lydia abita luoghi fisici, non
virtuali. Conosce il movimento della musica, ma non quello degli
utenti social. Ma Lydia è Tár,
icona inconoscibile e dalla bussola morale incorrotta e, come tale,
deve mantenerne la reputazione. Non c’é tempo per ripensare agli
errori del passato, rifuggire dal presente o cercare una soluzione
a qualcosa che ormai si reputa irrecuperabile. L’icona va avanti,
vive tra e negli strumenti, estensione di un corpo che, realmente,
nasconde molte pieghe.
Nell’epoca dell’informazione
liquida, il personaggio regredisce a persona, se viene a galla
qualcosa che era stato – consapevolmente o meno – nascosto. Cosa
rimane di Lydia, se Tàr non c’é
più? Qual è l’orchestra di cui ci vogliamo circondare e quali sono
gli strumenti che abbiamo deciso di respingere? La risposta di
Lydia Tàr vi confonderà, ma Cate
Blanchett vi incanterà.
Il prossimo ruolo diKristen Stewartsarà ancora una volta un
ritrarre di una donna influenti nella vita reale.Infatti l’attrice interpreterà SusanSontag in “Sontag“,
che sarà diretto da Kirsten
Johnson. Screen Daily ha riportato per
primonotizie sul progetto. Il lungometraggio è
basato sulla biografia “Sontag: Her Life” di Ben Moser, e sarà
scritto per il grande schermo da Johnson e Lisa Kron. Brouhaha
Entertainment, con sede nel Regno Unito e in Australia, produrrà il
progetto, le cui riprese inizieranno dopo che la Stewart avrà
finito i suoi impegni come presidente di Giuria al Festival di
Berlino.
“Stiamo usando Berlino come momento per dare il via al
progetto e fare riprese documentarie di
Kristen come capo della giuria e parlarle di come diventerà
Sontag“, ha detto Gabrielle Tana, che ha co-fondato Brouhaha
Entertainment e è produttore del progetto. “Sarà un
dramma, ma con un aspetto documentaristico. Kirsten ha un
approccio meraviglioso alla narrazione, e questo ne è il riflesso,
quindi userà il documentario in esso.”
Sontag è stata una scrittrice e
intellettuale influente che spesso promuoveva idee complesse sui
diritti umani e la giustizia sociale in saggi chiari. Il suo lavoro
di saggistica, che ha portato alla luce questioni sociali come
l’epidemia di AIDS e le critiche alla guerra del Vietnam, è stato
spesso oggetto di polemiche.
Kristen Stewart ha recitato in due film
biografici di alto profilo negli ultimi anni, tra cui “Seberg”
del 2019, in cui interpretava l’attrice Jean Seberg, e
“Spencer”
del 2021, in cui interpretava la principessa Diana per la quale ha
ricevuto una nomination all’Oscar. Oltre a questi ruoli, la
Stewart ha anche recitato in una serie recente
di film audaci, tra cui il surreale fantascientifico del 2022
“Crimes
of the Future” e due progetti molto diversi per il
2020: la commovente commedia romantica lesbica “Happiest
Season” e il film sulle creature “Underwater“.
Questa sarebbe la prima volta che Johnson dirige un dramma dopo due
documentari acclamati dalla critica, “Cameraperson” del 2016 e
“Dick Johnson Is Dead” del 2020.
Paramount+
presenta in esclusiva 1923,
la nuova attesissima serie ideata dal candidato all’Oscar
Taylor Sheridan con protagonisti il candidato
all’Oscar Harrison Ford e la vincitrice dell’Oscar
Helen Mirren, in arrivo in Italia su Paramount+
da domenica 12 febbraio. Nei giorni scorsi, inoltre, Paramount+ ha
confermato ufficialmente che la serie è stata
rinnovata per una seconda stagione.
1923 introduce una nuova generazione di Dutton
guidata dal patriarca Jacob (Ford) e dalla matriarca Cara (Mirren).
La serie esplora i primi anni del XX secolo, quando pandemie,
siccità storiche e la fine del proibizionismo affliggono le
montagne dell’Ovest e i Dutton che le chiamano casa. La prima
stagione di 1923 è interpretata anche da Brandon Sklenar,
Darren Mann, Michelle Randolph, James Badge Dale, Marley Shelton,
Brian Geraghty, Aminah Nieves, Jerome Flynn e Julia
Schlaepfer.
Prodotta da MTV Entertainment
Studios, 101 Studios e Bosque Ranch Productions, la serie è
prodotta dal co-creatore di “Yellowstone”
Taylor Sheridan, David C. Glasser, John Linson, Art Linson, Ron
Burkle, David Hutkin, Bob Yari e Ben Richardson. 1923 è l’ultima
aggiunta al crescente programma di Sheridan su Paramount+,
che comprende 1883, MAYOR OF KINGSTOWN, TULSA KING e le
prossime serie BASS REEVES, LIONESS e LAND MAN.
About Paramount+
Paramount+
è un servizio globale di streaming video digitale su abbonamento di
Paramount che offre una montagna di intrattenimento premium per il
pubblico di tutte le età. A livello internazionale, il servizio di
streaming offre una vasta libreria di serie originali, spettacoli
di successo e film popolari di ogni genere provenienti da marchi e
studi di produzione di fama mondiale, tra cui SHOWTIME®, CBS,
Comedy Central, MTV, Nickelodeon, Paramount Pictures e Smithsonian
Channel™, oltre a una robusta offerta di contenuti locali di prima
qualità. Il servizio è attualmente attivo negli Stati Uniti,
Canada, Regno Unito, Australia, America Latina, Caraibi, Austria,
Francia, Germania, Irlanda, Italia, Svizzera e Corea del Sud.
Instagram presenta il primo teaser poster di
The
Flash, il film con Ezra Miller che arriverà al cinema il 23
giugno 2023. Il film, a cui è stato affidato un reset parziale del
DCEU per far confluire le storie nel nascente DCU, vedrà il Velocista Scarlatto confrontarsi
con il Cavaliere Oscuro di Gotham, come si vede bene
dall’immagine:
Presentato al Festival
di Venezia 2022, arriva in prima tv su Sky
Il Signore delle formiche, pellicola di Gianni
Amelio che ricostruisce il caso Braibanti e il bigottismo
dell’Italia degli anni ’60, lunedì 13 febbraio alle 21.15
su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in
streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità
4K.
Nel cast Luigi Lo Cascio ed Elio Germano, affiancati dal giovane
Leonardo Maltese, al suo debutto al cinema, e da
Sara Serraiocco e Anna Caterina
Antonacci. La sceneggiatura è di Gianni Amelio,
Edoardo Petti e Federico Fava
Alla fine degli anni 60 si celebrò
a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo
Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di
plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e
psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il
ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale
psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock,
perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo,
il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà
era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i
fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente
accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto
all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli
accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più
distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a
ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Lunedì 13 febbraio in prima
tv alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21,45 anche su Sky Cinema
Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in
qualità 4K.
Arriva da Deadline la notizia
che Carlos Saura, celebre regista spagnolo, è
scomparso all’età di 91 anni. Saura è uno dei nomi più noti e
prestigiosi della cinematografia iberica, al livello
di Luis Buñuel e Pedro
Almodóvar.
Ad annunciare la morte è stata l’Accademia
del cinema spagnolo, che ha riferito che il regista è morto nella
sua casa, circondato dall’affetto dei suoi cari. L’istituzione lo
ha descritto come “uno dei più importanti filmmaker nella storia
del cinema spagnolo”.
Trai suoi titoli più importanti,
ricordiamo Cría cuervos… (1976),La
caccia(1966), Frappè alla
menta (1967),¡Ay,
Carmela!(1990),La
cugina Angelica(1974),In
fretta, in fretta (1981) e molti altri che hanno
contribuito a formare l’immaginario del suo Paese e a dare
all’Europa e al mondo una lettura personale e distintiva della
Spagna.
È disponibile il trailer di
Ritrovarsi in Rye Lane, film di
successo del Sundance targato Searchlight Pictures che debutterà il
31 marzo in esclusiva su Disney+ in Italia.
Dalla regista Raine
Allen-Miller, Ritrovarsi in Rye Lane è una commedia
romantica che vede protagonisti David Jonsson (Industry,
Deep State) e Vivian Oparah (Class, The
Rebel), nei panni di Dom e Yas, due ventenni entrambi reduci
da brutte rotture, che entrano in sintonia nel corso di una
giornata movimentata nel sud di Londra, aiutandosi a vicenda ad
affrontare i loro ex da incubo e, potenzialmente, a ritrovare la
fiducia nel romanticismo.
Searchlight Pictures, BBC Film e
BFI presentano Ritrovarsi in Rye Lane, una produzione DJ
Films e Turnover Films. Scritto da Nathan Bryon e Tom Melia e
diretto da Raine Allen-Miller, il film è prodotto da Yvonne Isimeme
Ibazebo e Damian Jones. Kharmel Cochrane è la direttrice del
casting, Olan Collardy è il direttore della fotografia, Victoria
Boydell è la montatrice, Anna Rhodes è la scenografa, con i costumi
di Cynthia Lawrence-John, le acconciature e il trucco di Bianca
Simone Scott e la colonna sonora originale di Kwes. Il film è stato
sviluppato con l’assistenza di BBC Film e finanziato da Searchlight
Pictures, BBC Film e BFI (che ha concesso i fondi della National
Lottery). Gli executive producer sono Eva Yates e Rose Garnett per
BBC Film, Kristin Irving per BFI oltre a Sophie Meyer, Paul Grindey
e Charles Moore.
Fast
X
(Fast
and Furious 10) è diretto dal regista di
Transporter Louis Leterrier, che ha assunto
il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato
il progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto
da Lin e Dan Mazeau, con Lin ancora impegnato come produttore.
“Per non dimenticare”. Una frase che
si sente spesso quando si parla dell’Olocausto e che prendiamo in
prestito per introdurre Till, il nuovo film di Chinonye
Chckwu. La regista sceglie di tornare in sala con una
storia vera che scosse l’America degli anni ’50. Nel 1955 un
bambino afroamericano, Emmett Till, fu linciato, torturato e ucciso
per motivi razziali nel Mississippi, e poi gettato in un fiume dove
fu ritrovato qualche giorno dopo completamente sfigurato.
Till, lo diciamo subito, è una storia dolorosa,
pesante e purtroppo ancora attuale.
Eppure, nonostante l’impatto emotivo
forte, questa pellicola diventa necessaria in una società ancora
non del tutto guarita dal razzismo. L’omicidio di Emmett Till è un
fardello di cui l’America si dovrà per sempre fare carico, ma
grazie al quale ad oggi gli afroamericani possono vantare diritti e
libertà che quel periodo storico aveva loro negato. L’attivismo di
Mamie Till e la sua lotta per la giustizia hanno fatto nascere un
movimento che portò all’approvazione di quello che si conosce come
Civil Rights Act del 1957. Till è
in sala dal 16 febbraio.
Till, la trama
1955. Mamie (Danielle
Deadwyler) e suo figlio Emmett (Jalyn
Hall) vivono una vita tranquilla a Chicago, dove il colore
della loro pelle sembra essere quasi tollerato. La situazione però
è molto più grave a Sud, in particolare nel Mississippi, dove il
quattordicenne è mandato per un periodo da zii e cugini. Seppur
Mamie sia dubbiosa su questo viaggio, viene convinta da sua madre
Alma (Whoopi
Goldberg) e così Emmett arriva nella cittadina di
Money per trascorrere una bella vacanza in famiglia.
I problemi arrivano quando, dopo una
giornata nei campi di cotone, il ragazzo si reca con i cugini in un
negozio di alimentari e incontra una donna bianca, alla quale fa un
fischio di apprezzamento. Tre giorni dopo, il marito di lei si reca
a casa dei Mobley e rapisce Emmett, il quale verrà ritrovato morto
nel fiume Tallahtchie. La violenza usata dai suprematisti bianchi
contro il quattordicenne sfigurato e linciato, porterà Mamie a
diventare attivista nel Movimento per i diritti civili degli
afroamericani.
Una forte rappresentazione del
dolore
Non si può iniziare a parlare di
Till senza fare questa premessa: il titolo
confonde. Chukwu ha ben chiaro ciò che vuole portare sullo schermo
e non è il coraggio di una madre, come si legge all’inizio, bensì
il dolore e la disamina del lutto. Questi gli
elementi da cui si parte e che costituiscono la cifra dominante di
tutto il film. Till, sin dalla prima inquadratura,
sceglie come mostrare al suo spettatore la sofferenza di cui si fa
consapevole portatore, e che lo accompagnerà fino ai titoli di
coda. Lo fa costruendo un doppio rapporto con la protagonista
Mamie: intimo e, quando necessario, distaccato. Per permettere una
completa identificazione e, al tempo stesso, un riguardo verso la
storia che sta raccontando, la regista si focalizza totalmente sul
filmico, al quale affida il compito di condurci nel tormento di
Mamie.
Essa comincia il racconto dosando da
subito i movimenti di macchina, con una cura al dettaglio che non
lascia spazio a interpretazioni. Ogni frame è
calibrato, ogni angolatura ponderata, in un’operazione
attenta e quanto più meticolosa possibile. Conosciamo il cinema
come universo sfaccettato in grado di essere sia abile affabulatore
che impeccabile trasposizione del reale, e Till è
proprio su quest’ultimo aspetto che gioca il suo discorso
narrativo. Il focus, in questo caso, è sulla donna in quanto madre.
Mamie è seguita con cautela per tutta la durata del film; la
macchina da presa considera i suoi tempi e i suoi spazi per non
restituire la spettacolarizzazione del dolore ma il totale rispetto
per esso.
Degna di nota la sequenza in cui
Mamie scopre la morte del figlio Emmett. Una carrellata lentissima
in avanti ne mostra il viso sconvolto, soffermandosi sul suo
sguardo per pochi secondi. La drammaticità della scena ha già
raggiunto il suo picco massimo senza che il dialogo o un musica di
commento arrivino per corroborarlo. Dopo aver catturato quel
sentimento, con una Deadwyler magistrale, una
carrellata all’indietro riprende Mamie di spalle, per lasciarle la
privacy di cui necessita. La regista decide così di
fotografare solo l’accaduto, anche quando si
tratta di momenti di maggior pathos: non conta quanto ci si
soffermi su quello strazio, ma come questo riesca a scuotere
nell’immediato grazie alla potenza di poche ma giuste immagini.
Il mea culpa di Hollywood
Till, dietro la
tragica vicenda che colpì la famiglia Bradley, si impregna di
tematiche ancora purtroppo contemporanee. Quella dalla risonanza
più forte è il razzismo: nel contesto storico in
cui il film si svolge, gli afroamericani non avevano alcun diritto,
i bianchi si imponevano politicamente e socialmente. È il tema su
cui Chuckwu si sofferma di più, proprio perché fa da cornice e da
motore scatenante alla storia. La regista non si fa scrupoli ad
esporre la condizione limitante e remissiva delle persone
di colore, insistendo su quell’odio che si diffondeva in
maniera insensata, proprio come un virus, tra la popolazione
americana.
L’omicidio di Emmett, per volere di
Chuckwu, ci ricorda quanto in realtà gli americani non siano stati
poi così tanto diversi dai nazisti all’epoca della Seconda Guerra
Mondiale. La domanda che sorge, mentre si osserva il corpo linciato
e il viso malridotto del quattordicenne, è questa: qual era la
differenza con i tedeschi? Un ennesimo bagno di vergogna di
Hollywood per quel che è stato e per quel che, seppur in
forma più lieve, ancora è. La storia non si può cambiare, ma
insistere su alcuni temi è necessario per cercare di spingere
sempre più al margine un’ideologia cieca.
Till, perciò, vuole
essere ennesima testimonianza di un odio basato sull’ego degli
uomini, sulla loro credenza di essere superiori ad altri solo
perché in una posizione di vantaggio, e sulla loro brama continua
di potere. Till è un film che non cambia mai tono,
se non nelle ultime battute in tribunale, in cui il dramma si
sostituisce alla lotta per la giustizia e per i propri diritti. Un
mea culpa fra i tanti che il cinema sente di dover ancora fare,
nonostante non basti questo a cancellare quel che è stato.
To Leslie, il
piccolo film indipendente di Michael Morris, che
ha incassato solo 27.000 dollari al botteghino, ha fatto notizia
nelle ultime settimane per la sua campagna inusuale per arrivare
agli
Oscar.
Cate Blanchett ha elogiato la grandiosa
interpretazione della protagonista Andrea Riseborough mentre è stata premiata per
il suo film Tár ai Critics’ Choice Awards
2022. Edward Norton ha scritto un intero
threadsu
Twitter sulla sua interpretazione “fisicamente
straziante” e Kate
Winslet ha definito la performance della Riseborough “la più grande interpretazione
femminile sullo schermo che abbia mai visto in vita mia“.
Forte di questo consenso da parte di
illustri colleghi, Andrea Riseborough si è assicurata una
nomination come miglior attrice protagonista agli
Oscar 2023, notizia inaspettata che ha fatto parecchio
discutere e ha portato l’Academy ha effettuare un’analisi circa le
tattiche adottate per la campagna del film, che hanno
“suscitato preoccupazioni“, ma senza ritirare la
candidatura alla Riseborough, come inizialmente si temeva.
To Leslie, la trama: una vittoria
sfortunata
Quando si è resa conta di aver vinto
190.000 dollari alla lotteria, Leslie (Andrea
Riseborough) sapeva che la sua vita stava per cambiare
per sempre. E così è stato, ma non nel modo in cui si aspettava. La
storia di To Leslie di Michael
Morris comincia esattamente sette anni dopo la grande
vincita di Leslie quando, dopo aver dilapidato tutti i soldi, la
donna è sola, trasandandata, sprofondata nell’alcool e sta per
essere cacciata dalla sua nuova casa: uno squallido motel sul
ciglio dell’autostrada del Texas occidentale.
Non sapendo a chi rivolgersi,
Leslie chiede un appoggio al figlio che aveva
abbandonato anni prima, il diciannovenne James
(Owen Teague), che sembra subito a disagio per la
sua presenza. Sa bene che, quando la mamma viene a trovarlo,
significa che qualcosa è andato storto. Per la prima volta
riusciamo a capire cosa è successo ai soldi di
Leslie quando James stabilisce le
regole di base per il suo soggiorno. Non puoi restare qui per
sempre, dice, e soprattutto non devi bere. Quest’ultima richiesta
si rivela un po’ eccessiva per Leslie, che finisce rapidamente per
tornare in strada. Non avendo più alternative, torna a malincuore
nella sua squallida città natale. Lì si imbarca in un’odissea cupa
e straziante che la costringe a confrontarsi con le realtà
opprimenti dell’alcolismo, del senso di colpa e del rimpianto.
La complessità caratteriale di Leslie
Il viaggio di
Leslie è allo stesso tempo intimo, doloroso e
malinconico, caratteristiche accentuate dalla fotografia di
Larkin Seiple, che assume la forma di un cupo
diario di viaggio. Quando si realizza un ritratto ravvicinato di
due ore delle sofferenze raccapriccianti di un tossicodipendente, è
difficile non risultare condiscendenti o fin troppo sentimentali,
Ma To Leslie non cade in questa trappola. Non si
tratta infatti della solita storia di disagio di una classe
inferiore. Per la maggior parte del film, Leslie non si comporta
come ci aspettiamo. Usa costantemente la sua arguzia e la sua
sagacia per togliersi dalla strada, ma si rifiuta di agire in modo
da rimanerne fuori. Che cosa vuole esattamente
Leslie? È difficile dirlo ma, qualunque cosa sia,
la desidera con tutto il cuore.
La rinfrescante complessità della
protagonista di To Leslie è sostenuta dalla
notevole interpretazione della Riseborough, che può essere ritenuta a pieno
titolo una delle migliori dell’anno. In ogni assordante primo
piano, l’attrice trasmette una complessa sequenza di emozioni. La
cinepresa si concentra sulle sue reazioni quando
James è coinvolto in una rissa nel corridoio del
suo appartamento; il volto di Leslie comunica
paura, scongiuro e senso di colpa, il tutto in pochi secondi. Più
tardi, quando chiede all’affascinante sconosciuto al bar di dirle
che è una brava persona, la sua espressione è contemporaneamente di
vergogna, frustrazione e speranza.
Leslie è “l’evento”
Invece di costruire la sceneggiatura
attorno a un grande evento catartico (scoprire cosa ha fatto
Leslie per sperperare i suoi guadagni al lotto,
per esempio, o magari un alterco epico), il film di Michael
Morris ci assicura in ogni frangente che è
Leslie – con tutti i suoi difetti e le sue
incoerenze – ad essere l’evento. Questo non significa che la storia
funzioni sempre. Un gran numero di drammi sulla povertà della
classe operaia e dell’America centrale ha già fatto questo lavoro.
A volte si ha l’impressione che si tratti di un film ripetitivo:
c’è la caduta in disgrazia; c’è il momento in cui si tocca il
fondo; c’è il monologo in cui la protagonista si rende conto che
deve rimettersi in sesto; c’è il salvatore che ha pietà dell’eroe
sfortunato e gli offre una piattaforma per risorgere. I punti fermi
sono tutti presenti e ben definiti.
Ma To Leslie fa
qualcosa di leggermente diverso: non c’è nessuna sdolcinatezza.
Leslie è un disastro, sì, ma lo è anche il mondo
che la circonda. Dutch (Stephen
Root) e Nancy (Allison
Janney) sono persone sinceramente arrabbiate e
amareggiate, prive di qualsiasi empatia, che creano un ambiente
ostile in cui Leslie non può avere alcuna speranza di guarire. Gli
amici di James, lungi dal cercare di aiutare la
madre, ne favoriscono il comportamento. Un gran numero di uomini
moralmente falliti si avvicinano a Leslie nei bar,
individuando una preda facile, e tentano di rimorchiarla con
battute da far accapponare la pelle, come “io, tra
un’ora“, quando lei chiede loro cosa ci trovino in lei. Non
c’è un mondo da favola, non ci sono valori americani di provincia
in mostra. Piuttosto che un semplice arco di redenzione,
Leslie deve rialzarsi e cadere in diverse
occasioni prima che le cose inizino ad andare anche solo
leggermente nella sua direzione.
Un’interpretazione da Oscar?
Al centro del realismo di To
Leslie c’è il personaggio stesso. Il modo in cui la
Riseborough affronta il personaggio è
assolutamente privo di vanità e il regista Michael
Morris non si tira indietro nel mostrare quanto Leslie
possa essere crudele e rapace, ma prova anche una profonda empatia
nei suoi confronti. La riprende attraverso la grana dello skyline
texano, la spinge nelle viscere della società in cui vive –
attraverso motel e lavanderie a gettoni, bettole e binari
ferroviari – ma per tutto il tempo è determinato a mantenere la sua
umanità. La cinepresa riesce sempre a individuare i momenti in cui
Leslie si sente di nuovo umana, e questo basta a mantenere alto il
livello di coinvolgimento dello spettatore. Raccontare la storia di
una protagonista innegabilmente imperfetta senza offrire molti
commenti al riguardo è di per sé un’impresa eroica: forse è proprio
Morris ad aver vinto la lotteria assicurandosi
Andrea Riseborough come
Leslie.
Lorenzo Monaco, Alessandro
Siani, fa l’amico a noleggio presso la sua agenzia,
Tramite amicizia, appunto. Interviene a pagamento ogni volta che
qualcuno ha bisogno di un amico e non sa a chi rivolgersi. Un
giorno sua cugina Filomena, Maria Di Biase, e il
marito Ernesto, Yari Gugliucci, coi quali vive,
gli comunicano che Ernesto sta per essere licenziato, poiché
l’azienda dolciaria per cui lavora sarà presto ceduta in mani
straniere. Il titolare dell’azienda, l’industriale Alberto Dessè,
Max Tortora, è infatti un uomo solo, stanco e
disilluso. Ecco allora che il mestiere di Monaco torna utile.
Fingerà di diventare amico di Dessè per convincerlo a non vendere.
Ad aiutarlo nel portare avanti il piano, Filomena e Maya,
Matilde Gioli, una ragazza conosciuta per caso, che
vive alla giornata ed è in cerca di un’opportunità.
Una commedia sull’amicizia, per San
Valentino
Iniziamo col dire che chi si aspetta
una commedia romantica, vista l’uscita il 14 febbraio, giorno di
San Valentino, rimarrà deluso. Tramite
Amicizia, infatti, è piuttosto un film sulla
solitudine ai tempi dei social e delle connessioni. Un film
sull’amicizia, come suggerisce il titolo, non esattamente
accattivante. Vi è qualche cenno all’amore qua e là, ma il tema non
è mai al centro. L’inevitabile innamoramento tra il protagonista e
la bella e stravagante Myriam cala dall’alto a un certo punto della
narrazione, viene risolto con una o due scene, un paio di battute,
risultando così giustapposto. C’è anche un vecchio amore
vagheggiato e la tenera vicenda parallela dell’anziano signore
interpretato da Pippo Santonastaso. Si tratta
però, solo di cenni.
Oltre la quarta parete
Con Tramite
Amicizia Siani vuole proporre una riflessione
sociologica allo spettatore. L’obiettivo appare forse troppo
ambizioso per un attore e regista a spiccata vocazione comica e
rischia di sviarlo dall’intento principale di intrattenere e
divertire il pubblico. Siani tenta comunque l’impresa, rivolgendosi
direttamente in camera, guardando lo spettatore dritto negli occhi,
con un espediente difficile da utilizzare, che non aggiunge nulla
al film, se non un carattere eccessivamente didascalico. Abbattere
la quarta parete è rischioso, e Siani dimostra di non possedere la
maestria necessaria per farlo con eleganza ed efficacia.
Una scrittura sciatta e
meccanica
Il problema principale di
Tramite Amicizia è però la scrittura. La
sceneggiatura, curata dallo stesso Alessandro
Siani con Gianluca Ansanelli, procede in
maniera meccanica, con presupposti e risvolti spesso scarsamente
plausibili, ma Siani sembra non preoccuparsene, convinto che la sua
verve comica possa sostenere il film, affiancata di volta in volta
da quella di Max Tortora o di Maria Di
Biase – già nota con il duo Nuzzo e Di Biase. La cosa
importante è far procedere la trama. L’attore e regista, poi, non
rinuncia a richiami al mondo della favola, come mostra la parabola
dell’imprenditore Dessè, inaridito e chiuso ai rapporti umani, che
dopo alcuni incontri avrà un’evoluzione largamente prevedibile.
Siani però, punta soprattutto sulle gag, sul dialetto napoletano,
anche esasperato in una chiave che vorrebbe essere autoironica, ma
finisce per essere autoreferenziale. Purtoppo, le gag che possono
funzionare a teatro, spesso non funzionano altrettanto al cinema, o
non sono sufficienti a determinare la riuscita di un film, che ha
ben altre esigenze.
Poche risate inTramite
Amicizia
Infine, per un attore e regista che
punta tutto sulla comicità, il film lascia con l’amaro in bocca,
perché le battute, come la comicità di situazione, risultano
scontate e ripetitive, non riescono davvero a divertire. Così, il
film non avvince. Novanta minuti sembrano lenti a trascorrere,
nonostante discrete caratterizzazioni offerte da
Tortora e Gioli. Nel cast anche
Cecilia Dazzi, Debora Villa,
Pippo Santonastaso e Teresa Del
Vecchio. È la scrittura dei personaggi, come detto, a non
consentire agli attori di esprimersi al meglio. Siani si
autocelebra ma non cattura il pubblico. Gioverebbe certo un team di
sceneggiatura più solido e creativo, che sapesse costruire storie
verosimili e coinvolgenti, non solo contenitori di gag comiche, a
volte anche forzate. Tramite Amicizia
delude, essendo un lavoro che lascia assai poco allo spettatore e
neppure lo diverte come ci si aspetterebbe.
Dove e quando vedere Tramite
Amicizia
Prodotto da Fulvio e
Federica Lucisano, Tramite
Amicizia arriva al cinema dal 14 febbraio.