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MCU: in che modo la Fase 4 ci preparerà all’arrivo di Namor?

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MCU: in che modo la Fase 4 ci preparerà all’arrivo di Namor?

È da tempo ormai che si parla della possibilità che Namor il Sub-Mariner possa fare il suo debutto nel MCU grazie a Black Panther 2: se così fosse, alla Fase 4 del MCU spetterebbe il compito di “impostare” ufficialmente il personaggio. Namor è uno dei personaggi più affascinanti dei fumetti e, tecnicamente, è uno dei primi mutanti ad aver fatto la sua apparizione. Il suo atteggiamento feroce e il suo comportamento severo lo rendono sia un degno sovrano del regno sottomarino di Atlantide, sia un personaggio molto difficile con cui andare d’accordo, dal momento che ha causato buona parte dei conflitti tra i suoi compagni eroi e il mondo in superficie.

Una delle rivalità più famose di Namor nei fumetti è con un altro re: il T’Challa di Wakanda. Per anni avevano prestato servizio insieme come membri degli Avengers, ma durante gli eventi di Avengers vs X-Men, Namor (che era stato imbevuto dei poteri della Fenice), tentò di distruggere la nazione di Wakanda. Ciò ha provocato una sorta di “guerra fredda” tra i due personaggi, con ripetuti attacchi contro le rispettive nazioni; alla fine, la regina Shuri ha ordinato un feroce attacco alla nazione di Atlantide, lascinadola in rovina. L’astio reciproco tra i due personaggi ha continuato a crescere negli ultimi anni, dando vita ad una delle rivalità dei fumetti più apprezzate di sempre.

A causa della loro storia, i fan del MCU hanno ipotizzato (e sperato) che Namor potesse apparire in Black Panther 2 come villain principale. Anche se il rapporto di Namor e T’Challa con il potere e la regalità sarebbe un ostacolo interessante l’uno per l’altro, c’è un’enorme possibilità che Namor possa effettivamente fare la sua prima apparizione o essere menzionato molto prima nel MCU. A causa della narrativa altalenante della Fase 4, Namor potrebbe fare il suo debutto ne Gli Eterni.

Un punto importante della trama del film e dei personaggi, in generale, è che gli Eterni sono immortali: una propaggine evolutiva creata dai Celestiali per difendere la Terra dalle loro controparte malvagia, i Devianti. A causa della loro longevità, gli Eterni hanno interagito con i membri dell’antico pantheon divino della Marvel e hanno persino interagito con gli antichi greci per conto di divinità come Zeus e Atena. Essenzialmente, sono stati testimoni di quasi tutta la storia umana, cosa che gli ha resi dei veri e propri esperti di antiche conoscenze umane, oltre che supereroi.

Il MCU saprà sfruttare il potenziale narrativo di un personaggio come Namor?

Con il film in uscita il prossimo anno, non c’è dubbio che lo stesso mostrerà alcuni degli eventi che gli Eterni hanno vissuto, solo per dare al pubblico un assaggio di chi sono. Uno di questi eventi importanti potrebbe benissimo essere la distruzione originale di Atlantide, l’evento cataclismico che la fece collassare in mare e prosperare come società sottomarina. Questo sarebbe il modo perfetto per impiantare l’idea di un regno sottomarino nella mente degli spettatori in modo che, se Namor il Sub-Mariner dovesse davvero fare un’apparizione in Black Panther 2, la civiltà atlantidea non sembrerebbe uscire dal nulla.

Tuttavia, c’è anche la possibilità che lo stesso sovrano di Atlantide possa apparire nel film. Con Kit Harington destinato ad interpretare il Black Knight del MCU, i fan non hanno ancora idea del tipo di storia che il film racconterà, mentre è già stato confermato che altri titoli della Fase 4 avranno toni e atmosfere tipiche di un ensemble movie in stile Avengers. Se il MCU vuole davvero capitalizzare il potenziale narrativo del personaggio all’inizio, Gli Eterni è il film perfetto dove farlo apparire e perpettergli di lasciare un segno sul grande schermo prima del suo arrivo in Black Panther 2.

The Mandalorian 2: la LucasFilm promette scintille nei prossimi episodi

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Cresce l’attesa per i prossimi episodi di The Mandalorian 2 e dopo le rivelazioni del quinto episodio, oggi  Hal Hickel, dirigente della LucasFilm ha postato una suggestiva dichiarazione che lascia intendere quanto dovremo aspettarci dai prossimi episodi.

 

Nel Tweet Hickel asserisce che dovremmo essere pronti  alle “montagne russe degli ultimi tre episodi”. Che dire, è un’affermazione che lancia aspettative enormi per il prosieguo della stagione.

Iscriviti a Disney+ e inizia a guardare The Mandalorian e altre produzioni originali

The Mandalorian 2

The Mandalorian 2 è la seconda stagione della serie tv The Mandalorian live action basata sull’universo di Star Wars prodotta dalla LucasFilm per la piattaforma streaming Disney+.

Ambientata nell’universo di Guerre stellari dopo le vicende de Il ritorno dello Jedi e prima di Star Wars: Il risveglio della Forza, racconta le avventure di un pistolero mandaloriano oltre i confini della Nuova Repubblica. Dopo la caduta dell’Impero, nella galassia si è diffusa l’illegalità. Un guerriero solitario vaga per i lontani confini dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. Ambientata dopo la caduta dell’Impero e prima della comparsa del Primo Ordine, The Mandalorian racconta le difficoltà di un pistolero solitario che opera nell’orlo esterno della galassia, lontano dall’autorità della Nuova Repubblica. La serie ha come protagonista Pedro Pascal nei panni del Mandaloriano.

La serie The Mandalorian è prodotta e scritta da Jon Favreau (già produttore de Il Re Leone e delle saghe di Avengers e Iron Man). Nel cast anche Gina Carano (DeadpoolFast and Furious); Carl Weathers (Apollo Creed nella saga di Rocky), Nick Nolte (Cape FearIl Principe delle maree), Emily Swallow (SupernaturalLe regole del delitto perfetto), Taika Waititi (premio Oscar 2019 per JoJo Rabbit), Giancarlo Esposito (Fa’ la cosa giustaBreaking Bad) e Omid Abtahi (24HomelandStar Wars: The Clone Wars).

The Mandalorian, prodotta in esclusiva per Disney+ da Lucasfilm, è la prima serie live-action di Star Wars e, nei suoi 8 episodi, racconta vicende ambientate dopo la caduta dell’Impero, quando nella galassia si è diffusa l’illegalità. Protagonista è un guerriero solitario che vaga per i lontani confini dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. A interpretarlo Pedro Pascal (Game of ThronesNarcos).

George Lucas e il ricordo di David Prowse: “Ha contribuito al successo di Darth Vader”

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George Lucas si è unito alle legioni di fan, attori e creativi legati all’universo di Star Wars che stanno rendendo omaggio al compianto David Prowse, scomparso questo fine settimana. Prowse è stato l’attore che ha indossato la memorabile armatura di Darth Vader in tutti i film della trilogia originale, dando così vita al celeberrimo villain (doppiato nei film da James Earl Jones). Prowse è morto all’età di 85 anni.

In seguito alla notizia della scomparsa dell’attore, i tributi a David Prowse sono arrivati da ogni parte del mondo. Senza il preziosissimo contribuito di Prowse, Darth Vader non sarebbe certamente diventato l’iconico cattivo che rimane ancora oggi, a circa quattro decenni dal debutto di Una Nuova Speranza. Mark Hamill, che ha recitato al fianco di Prowse nei panni di Luke Skywalker, ha spiegato come la loro rivalità sul grande schermo abbia ceduto il passo a rispetto e ammirazione profondi nella vita reale. Altre star che hanno reso omaggio a Prowse attraverso i social media sono state William Shatner, Warwick Davis, Joonas Suotamo (che ha interpretato Chewbacca nella trilogia sequel) e Rosario Dawson, che proprio di recente ha debuttato nei panni di Ahsoka Tano nell’acclamata serie The Mandalorian

George Lucas, il creatore del franchise, si ora espresso in merito alla morte di David Prowse. Nei commenti fatti a StarWars.com, Lucas ha parlato di come la presenza fisica di Prowse si prestasse perfettamente al tipo di personaggio che Darth Vader doveva essere. “David ha portato una fisicità a Darth Vader che era essenziale per il personaggio”, ha spiegato Lucas. “Ha fatto saltare Vader fuori dalle pagine e sul grande schermo, con una statura imponente e prestazioni di movimento per abbinare l’intensità e la sottocorrente della presenza di Vader. David era pronto a tutto e ha contribuito al successo di quella che sarebbe diventata una figura tragica e memorabile. Che riposi in pace.”

Prima di interpretare il personaggio di Darth Vader, David Prowse era un sollevatore di pesi e bodybuilder, il che lo ha aiutato a creare quella fisicità che sarebbe poi diventata il marchio del personaggio. Prowse ha anche fatto un’audizione per un altro ruolo nel franchise che richiedeva altrettanta forza e una statura a dir poco impressionante: Chewbacca. Alla fine la parte è stata affidata a Peter Mayhew, purtroppo anche lui scomparso di recente, nell’aprile del 2019.

Black Panther: un nuovo intro su Disney+ per omaggiare Chadwick Boseman

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La versione di Black Panther disponibile su Disney+ contiene ora uno speciale tributo al suo protagonista, il compianto Chadwick Boseman. Sono passati solo pochi mesi dalla sconvolgente notizia della morte dell’attore, che ha combattutto in silenzio, per quattro lunghi anni, contro un cancro al colon. In quello stesso lasso di tempo, Boseman è diventato uno dei volti più riconoscibili del MCU grazie alla sua interpretazione di T’Challa in ben quattro film dell’universo condiviso.

Ieri 29 novembre, Chadwick Boseman avrebbe compiuto 44 anni. Per l’occasione, la Disney ha voluto commemorare ancora una volta la memoria dell’attore attraverso uno speciale tributo: una nuova opening prima dell’inizio di Black Panther. Ad anticipare l’omaggio era già stato l’ex CEO della Disney, Bob Iger, via Twitter, nella giornata del 28 novembre: “A tutti i fan di Black Panther: guardate il film su Disney+ stanotte. Ci sarà un tributo speciale nei confronti di qualcuno che è stato e sarà sempre vicino ai nostri cuori”, aveva scritto.

La nuova opening consiste sostanzialmente in una nuova animazione del classico logo dei Marvel Studios, che è stata modificata includendo soltanto immagini di Chadwick Boseman nei panni di T’Challa. Potete ammirare il nuovo intro di seguito:

Tutto quello che sappiamo su Black Panther 2

Di recente è stato annunciato che le riprese di Black Panther 2 partiranno ufficialmente a luglio 2021 e si terranno ad Atlanta, in Georgia. La produzione del film durerà sei mesi. La data di uscita nelle sale americane resta confermata per il 6 maggio 2022. Per quanto riguarda il cast del film, Letitia Wright (Shuri), Angela Bassett (Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.

È da tempo che si parla della possibilità che il personaggio di Suri interpretato da Wright possa avere un ruolo di maggior rilievo nel nuovo film: in passato, la stessa attrice aveva dichiarato che accetterebbe volentieri la sfida qualora la sorella di T’Challa dovesse mai assumere il ruolo di Pantera Nera. Nel frattempo, è stato anche confermato che l’attore Tenoch Huerta (Narcos: Messico) è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain principale nel sequel, che sarà scritto e diretto ancora una volta da Ryan Coogler.

Al momento non sappiamo ancora in che modo la storia di Black Panther 2 farà fronte alla tragica scomparsa di Chadwick Boseman; quel che è certo è che l’attore non sarà ricreato digitalmente. A confermarlo è stata, di recente, Victoria Alonso, Executive dei Marvel Studios“No. C’è un solo Chadwick e non è con noi”, aveva dichiarato via The Wrap“Il nostro re, purtroppo, è morto nella vita reale, non solo nella finzione, e ci stiamo prendendo un po’ di tempo per vedere in che modo tornare alla storia e cosa faremo per onorare questo capitolo di ciò che ci è accaduto, inaspettato, doloroso, e terribile.”

Thor: Love and Thunder, rivedremo anche Heimdall?

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Thor: Love and Thunder, rivedremo anche Heimdall?

L’ultimo post di Taika Waititi sul suo account Instagram sta alimentando le voci secondo cui il personaggio di Heimdall, interpretato da Idris Elba nel MCU, apparirà in Thor: Love and Thunder. Introdotto nel primo Thor di Kenneth Branagh del 2011, Elba ha ripreso il ruolo di Heimdall più volte fino alla morte del personaggio all’inizio di Avengers: Infinity War. Prima di allora, tuttavia, ha avuto la possibilità di lavorare con Waititi in Thor: Ragnarok

Nonostante, quindi, la morte del personaggio, forse la storia di Heimdall nel MCU potrebbe non essersi del tutto conclusa. L’ultimo post condiviso su Instagram da Taika Waititi potrebbe essere un’indicazione del fatto che il personaggio di Idris Elba farà un’apparizione nell’attesissimo Thor: Love and Thunder. Il regista, infatti, ha condiviso uno scatto che lo ritrae proprio insieme all’attore britannico: lo scorso fine settimana, infatti, i due hanno visitato la All Blacks, la squadra di rugby della Nuova Zelanda. Considerando che le riprese di Thor 4 sono ormai prossime a partire, alcuni hanno visto questa reunion tra i due come un segnale che Elba sarà presente cinecomic di Waititi.

Tuttavia, vale la pena notare che Taika Waititi e Idris Elba hanno lavorato anche al di fuori del MCU. Più di recente, i due hanno recitato nell’attesissimo The Suicide Squad di James Gunn, in cui Elba interpreterà Bloodsport, mentre il ruolo di Waititi non è stato ancora svelato; forse, hanno avuto la possibilità di consolidare ancora di più il loro rapporto proprio durante la lavorazione del cinecomic di Gunn…

Considerato che, di recente, Thor: Love and Thunder è stato descritto come una sorta di film in stile Avengers proprio a causa dell’alto numero di personaggi che la storia coinvolgerà, non è così assurdo ipotizzare un ritorno di Heimdall. È possibile che in qualche modo sia sopravvissuto alla distruzione della nave asgardiana in Infinity War; altrimenti, il suo eventuale cameo potrebbe avvenire attraverso un flashback. Non ci resta che attendere eventuali nuovi aggiornamenti.

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Dave Prowse, morto l’interprete di Darth Vader

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Dave Prowse, morto l’interprete di Darth Vader

Dave Prowse, l’ex bodybuilder di Bristol noto per aver interpretato Darth Vader nella trilogia originale di Star Wars, è morto all’età di 85 anni. Prowse è stato scelto come Vader per il suo fisico imponente, anche se il ruolo è stato doppiato da James Earl Jones.

“Che la forza sia con lui, sempre!” ha detto il suo agente Thomas Bowington. “Anche se famoso per aver interpretato molti mostri – per me e per tutti coloro che conoscevano Dave e lavoravano con lui, era un eroe nelle nostre vite.” Il signor Bowington ha definito la morte dell’attore, dopo una breve malattia, “una perdita veramente e profondamente straziante per noi e per milioni di fan in tutto il mondo”.

La carriera di Prowse come attore è durata 50 anni, ma è stato il suo ruolo di Signore dei Sith in Star Wars a portarlo alla fama internazionale. Sfortunatamente, il suo accento del West Country non è stato ritenuto adatto per la parte di un minaccioso cattivo di Hollywood e le sue battute sono state doppiate.

Tuttavia, Prowse è stato una presenza definitiva in tutti e tre i primi film, grazie al suo imponente fisico, era alto 198 cm, affinato dalle abilità di sollevamento pesi che lo hanno visto rappresentare l’Inghilterra ai Giochi del Commonwealth nei primi anni ’60.

Durante questo periodo, avrebbe stretto amicizia con i concorrenti rivali di bodybuilding Arnold Schwarzenegger e Lou Ferrigno (in seguito meglio conosciuto come L’incredibile Hulk della TV), molto prima della loro fama sullo schermo.

Ma fu anche personal trainer di Christopher Reeves, preparandolo al ruolo di Superman, ed ha debuttato al cinema nel 1967, interpretando la Creatura di Frankenstein in una parodia di James Bond, una parte che gli è stato chiesto di interpretare di nuovo in due film dell’iconica serie Hammer, Horror of Frankenstein degli anni ’70 e Frankenstein and the Monster From Hell del 1974.

Ha anche partecipato regolarmente a serie cult come The Saint, Space 1999 e Doctor Who, in cui è stato scelto come minotauro nell’episodio del 1972 The Time Monster, al fianco di Jon Pertwee.

Avvistato dal regista George Lucas nel film Arancia Meccanica del 1971, in cui interpretava una guardia del corpo, Prowse è stato invitato a un’audizione per i ruoli di Darth Vader e Chewbacca in Star Wars: Episode IV – Una Nuova Speranza. In seguito ha detto a Tanya Beckett della BBC che scelse di interpretare Vader invece che Chewbacca, perché i cattivi restano più impressi nella memoria.

Con il successo di Star Wars, Prowse è diventato un personaggio fisso nel circuito dei fan e ha partecipato a convention in tutto il mondo per quasi 40 anni, ma si dice che in seguito abbia litigato con il regista Lucas ed è stato bandito dagli eventi ufficiali nel 2010.

COLLECT PICTURE – David Prowse as The Green cross Code Man

Nonostante il continuo successo per Star Wars, l’attore ha sempre sostenuto che il Green Cross Code Man, che ha interpretato per la prima volta nel 1975, è stato il “miglior lavoro che abbia mai avuto”. Vestito con un caratteristico costume da supereroe verde e bianco, è diventato il volto della sicurezza stradale britannica per oltre un decennio, noto per il suo slogan “Fermati, guarda e ascolta”.

Cresciuto a Bristol, ha trascorso i suoi ultimi anni vivendo a Croydon come “amorevole marito, padre e nonno”. La sua autobiografia Straight from the Force’s Mouth è stata pubblicata nel 2011.

Fonte

38 Torino Film Festival: tutti i vincitori

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38 Torino Film Festival: tutti i vincitori

Si chiude oggi, sabato 28 novembre, il 38 Torino Film Festival, la prima edizione diretta da Stefano Francia di Celle e completamente online. I film vincitori saranno annunciati nel corso della premiazione che avrà luogo, in diretta dalla Mole Antonelliana, a partire dalle ore 18:00 sul canale YouTube e sull’account Facebook del Torino Film Festival.

9 giorni di programmazione, 133 film – di cui 64 lungometraggi, 15 mediometraggi, 54 cortometraggi, 29 lungometraggi opere prime, 52 anteprime mondiali, 16 anteprime internazionali, 4 anteprime europee, 40 anteprime italiane su un totale di oltre 4.000 opere visionate – e un fitto calendario di eventi collaterali, conferenze stampa, presentazione di libri, incontri con gli autori e masterclass.

“Siamo riusciti nell’impresa per nulla scontata di dare una soluzione di continuità al festival, nonostante la situazione di estrema difficoltà nella quale ci troviamo, preservandone l’identità – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. I miei complimenti vanno a Stefano Francia, per il risultato particolarmente significativo ed eclatante che abbiamo raggiunto. I consensi raccolti ci confermano che abbiamo fatto la scelta giusta, non solo proponendo i film su piattaforma ma creando un vero e proprio
programma con eventi, incontri, masterclass. Un patrimonio che resta online, i cui contenuti diventano un arricchimento del bagaglio complessivo del festival. L’appuntamento è per l’edizione del 2021 che faremo sia online che in presenza”.

“Questa edizione del Torino Film Festival è stata straordinaria e innovativa, come d’altronde è il cinema – afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Per la prima volta abbiamo gestito un evento completamente online, trovando nuove vie di comunicazione e di fruizione per quello che è uno degli appuntamenti culturali più importanti della città. Il cinema nasce in sala, è lì che si compie la magia, e nulla la potrà sostituire, ma in questa particolare avventura il pubblico ci ha dato ragione. Si aprono così prospettive nuove, non soltanto per i festival che il museo gestisce ma anche per tutti i
numerosi eventi culturali che propone”.

“Ho sempre amato il cinema per la possibilità di viaggiare nel mondo e conoscere persone diverse da me, e per la capacità di condensare, nell’arco di un cortometraggio o un lungometraggio, le emozioni, i colori, i suoni, i volti, i sorrisi di tutto il mondo – racconta Stefano Francia di Celle, direttore del Torino Film Festival. In questa edizione online tutto ciò è avvenuto in maniera ancora più forte, perché i 133 produttori e registi si sono prestati magnificamente al gioco serio di promuovere bellissimi film attraverso una proposta innovativa. Il cinema ha sempre avuto per me un ruolo fondamentale: i film e l’opera dei grandi registi – ma anche dei giovani autori – che ho visto proprio al Torino Film Festival mi hanno formato sia dal punto vista professionale che umano. Ringrazio con tutto il cuore la meravigliosa squadra del TFF, per aver saputo gestire il passaggio da festival ibrido a solo online e per aver fatto propri i temi sociali e di inclusione, solida base dalla quale è nato tutto il 38° Torino Film Festival”.

I film vincitori dei premi ufficiali del 38 TFF saranno proposti in replica su MYmovies a partire dalle ore 19:00 di sabato 28 novembre fino alle ore 24:00 di domenica 29. Biglietti 3,50 euro; gli abbonati potranno accedere alla sala virtuale, compatibilmente con i posti disponibili, senza maggiorazioni di costo.

Ma il Torino Film Festival non si ferma qui, e propone una maratona di Capodanno, sempre su MYmovies, dalle 12 del 31 dicembre e per 24 ore. Per info www.torinofilmfest.org.

TORINO 38 | Concorso Internazionale Lungometraggi
Giuria composta da Waad Al-Kateab (Siria), Jun Ichikawa (Giappone), Paola Randi (Italia), Martina Scarpelli (Italia), Homayra Sellier (Iran).

Miglior Film (€18.000) BOTOX di Kaveh Mazaheri (Iran-Canada, 2020)

Premio Speciale della Giuria SIN SEÑAS PARTICULARES di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020)

Miglior Attrice MERCEDES HERNANDEZ (Sin señas particulares, Messico-Spagna, 2020)

Miglior Attore CONRAD MERICOFFER (Camp de Maci, Romania, 2020)

Miglior Sceneggiatura BOTOX di Kaveh Mazaheri e Sepinood Najian (Iran-Canada, 2020)

Menzione speciale EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie & Chuko Esiri (Nigeria, 2020)

TORINO 38 CORTI | Concorso Internazionale Cortometraggi

Giuria composta da Waad Al-Kateab (Siria), Jun Ichikawa (Giappone), Paola Randi (Italia), Martina Scarpelli (Italia), Homayra Sellier (Iran).

Miglior Film (€ 2.000)
A BETTER YOU di Eamonn Murphy (Irlanda, 2019)

Premio Speciale della Giuria
JUST A GUY di Shoko Hara (Germania, 2020)

Menzione speciale
THE LAST MERMAID di Fi Kelly (Scozia/Regno Unito, 2019)
L’ESCALE di Pieter De Cnudde (Belgio, 2020)

TFFdoc – INTERNAZIONALE.DOC |Concorso Internazionale Documentari

Giuria composta da Stefano Cravero (Italia), Gaia Furrer (Italia), Paola Piacenza (Italia).
Miglior film per Internazionale.doc (€ 6.000)
THE LAST HILLBILLY di Diane Sara Bouzgarrou e Thomas Jenkoe (Francia, 2020)
MOTIVAZIONE: “Per lo struggente racconto di un mondo in dissoluzione abitato da uomini e donne dimenticati costretti a fare i conti con l’illusione di un falso progresso. Per il rispetto e l’affetto dimostrato nei confronti dei personaggi, svelati poeticamente e senza retorica.”

Premio Speciale della giuria per Internazionale.doc
OUVERTURES di The Living and the Dead Ensemble (Francia, 2020)
MOTIVAZIONE: “Con questo film che dimostra il valore del lavoro collettivo, la Storia e il presente dialogano in un processo creativo colto nel suo farsi, in cui la ricerca procede liberamente e per divagazioni. Un viaggio profondo e affascinante nel concetto di rivoluzione e nell’identità di un Paese.”

TFFdoc – ITALIANA.DOC | Concorso Documentari Italiani
Giuria composta da Stefano Cravero (Italia), Gaia Furrer (Italia), Paola Piacenza (Italia).
Miglior film per Italiana.doc (€ 6.000)
PINO di Walter Fasano (Italia, 2020)
MOTIVAZIONE: “Per la capacità di tradurre un lavoro su commissione in un’esplorazione creativa libera e personale. Coniugando il ritorno al luogo d’origine con il paradosso, l’anticonformismo, il gesto vulcanico di Pascali, il film trasporta lo spettatore in una dimensione in cui materiali d’archivio, parole e suoni sono presenze vive che aprono un dialogo tra artista e cineasta.”

Premio Speciale della giuria per Italiana.doc
AL LARGO di Anna Marziano (Italia, 2020)
MOTIVAZIONE: “Attraverso il flusso immersivo delle immagini e delle parole la regista ci avvicina alla realtà del dolore e alle sue conseguenze sullo spirito dell’uomo: la solidarietà, la cura, il senso della sofferenza. In una conversazione a più voci in cui saggio, esperienza sensoriale e poesia si intrecciano.”

ITALIANA.CORTI | Concorso Cortometraggi Italiani
Giuria composta da Martina Angelotti (Italia), Francesco Dongiovanni (Italia), Elisa Talentino (Italia).
Miglior film per Italiana.corti (€ 2.000)
OLD CHILD di Elettra Bisogno (Belgio, 2020)
MOTIVAZIONE: “L’abbandono della propria terra, evocato da un viaggio filmico vitale, fatto di suoni e memorie, privo di stereotipi linguistici e narrativi”.

Premio Speciale della giuria per Italiana.corti
MALUMORE di Loris Giuseppe Nese (Italia, 2020)
MOTIVAZIONE: “Per la capacità con cui affronta il disagio della precarietà quotidiana, adottando un linguaggio estetico, essenziale e al contempo visionario”.

PREMIO FIPRESCI – Premio della Federazione Internazionale della Stampa
Giuria composta da Hala El Mawy (Egitto), Ariel Schweitzer (Israele), Silvana Silvestri (Italia).
Miglior Film Torino 38
MOVING ON di Dan-bi Yoon (Corea del Sud, 2019)
MOTIVAZIONE: “Per la sua visione sottile della famiglia, della crudeltà ma anche della tenerezza e dell’umanità che caratterizzano i rapporti familiari, per l’eleganza e la maturità del suo stile, la giuria Fipresci ha deciso di assegnare il suo premio al film sudcoreano Moving on del regista Dan-bi Yoon”.

I PREMI COLLATERALI
PREMIO RAI CINEMA CHANNEL | Miglior film scelto nelle sezioni Torino 38 Corti e Italiana.corti
€ 3.000 e acquisizione diritti web e free tv per l’Italia
A BETTER YOU di Eamonn Murphy (Irlanda, 2020)
MOTIVAZIONE: “Opera cinematografica di assoluta originalità, che scava con ironia nell’insicurezza e nella timidezza dell’animo umano in relazione con gli altri. A tratti distopico e anacronistico, fa riflettere sull’eccessivo utilizzo dei social network, sempre guidato da un’eccellente mano registica e da una magistrale interpretazione”.

PREMIO ACHILLE VALDATA| Miglior film scelto nelle sezioni Torino 38
Giuria dei lettori di TorinoSette – La Stampa
EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie & Chuko Esiri (Nigeria, 2020)
MOTIVAZIONE: “Per aver interpretato il tema dell’emigrazione con un taglio alternativo, dal punto di vista del migrante prima che lo diventi. In una sorta di neorealismo gli autori rappresentano con dignità la difficile vita quotidiana di Lagos senza cadere nel melodramma e nella compassione”.

Odile Vuillemin, chi è? Curiosità sull’attrice di Profiling

Odile Vuillemin, chi è? Curiosità sull’attrice di Profiling

Il genere crime è uno dei più diffusi sia al cinema che in televisione, amatissimo dalla maggior parte degli spettatori. Può sembrare strano ma c’è chi ama passare le serate alle prese con omicidi e indagini, un po’ come dei moderni Hercule Poirot e Miss Murple. Tra le tantissime serie tv crime classiche come Law & Order e La Signora in Giallo, ce n’è una francese in particolare, Profiling, che sta facendo impazzire il pubblico del mondo intero. Oggi vi parliamo proprio della protagonista di questa intrigante serie crime europea, interpretata da Odile Vuillemin.

Scopriamo insieme quindi tutto quello che c’è da sapere su Odile Vuillemin, sulla sua vita privata e la sua brillante carriera divisa tra cinema e televisione.

Odile Vuillemin biografia: gli inizi della sua carriera

Nata da Marna l’8 luglio del 1976, Odile Vuillemin è figlia di un ingegnere e una casalinga ed ha quattro sorelle tra cui una gemella, Sophie. Quando Odile compie quattro anni, la famiglia decide di trasferirsi da Marna a Metz, dove lei e le sue sorelle trascorrono tutta l’infanzia e l’adolescenza.

Dopo il diploma, decide di prepararsi per entrare allo HEC (École des Hautes Etudes Commerciales de Paris), conosciuta semplicemente come Paris School of Business Studies. Tuttavia, la Vuillemin cambia idea in corso d’opera e finisce con il prendere un percorso di studio completamente diverso.

Odile decide di restare a Parigi e studia sociologia, psicologia e lingue straniere (in particolare cinese e tahitiano), con l’idea di diventare un’etnologa. L’etnologia è una branca dell’antropologia e si occupa dello studio e del confronto delle popolazioni mondiali, analizzandone tutte le differenze socio-culturali.

Nonostante la sua strada si sia già ben delineata, Odile sorprende tutti e fa un ulteriore cambio di rotta. Appassionatasi un po’ per caso al teatro, decide quindi di approfondire i suoi studi e comincia a prendere lezioni di recitazione seguendo i Cours d’art dramatique René-Simon, conosciuti semplicemente come Cours Simon. Situata a Parigi, la scuola è una delle più antiche di Francia, destinate alla formazioni professionale di nuovi attori.

Grazie alla sua dedizione e alle lezioni della scuola d’arte drammatica, nel 2001 Odile intraprende finalmente la sua carriera d’attrice.

Odile Vuillemin film e serie tv

Il suo debutto al cinema come attrice risale al 2001 quando Odile viene scelta per interpretare un ruolo minore nel nuovo film di Jean-Paul Civeyrac, dal titolo Le Doux Amour des Hommes. A quel primo esperimento cinematografico ne seguiranno poi molti altri. In quegli anni infatti la vediamo nei film Podium (2004), À tout de suite (2004) – diretto da Benoît Jacquot -, Syprien (2009), J’aime Regarder Les Filles (2011), Furax (2012) e Love Is In The Air – Turbolenze D’Amore (2013).

Contemporaneamente, Odile comincia però a lavorare anche in televisione. Dal 2007 in poi la vediamo infatti partecipare a numerosi progetti televisivi come film, serie e miniserie. Tra i suoi progetti più importanti ricordiamo le serie tv C’est Vostre Histoire (2007) – suo debutto ufficiale sul piccolo schermo -, Profiling (2009-2016), Xanadu – Una Famiglia a Luci Rosse (2011), Les Innocents (2018) e La Dernière Vague (2019).

Odile inoltre è stata tra i protagonisti di diversi film per la televisione. Tra i più importanti ricordiamo L’amore Sbagliato (L’Emprise, 2015), Entre Deux Mères (2016), Delitto a Courrières (Les Crimes Silencieux, 2017), Né sous silence (2018), Piégés (2018) e Un Homme Parfait (2019).

Nonostante il suo debutto come attrice risalga al 2001, Odile Vuillemin raggiunge però la notorietà soltanto otto anni più tardi. Il 2009 è un anno importante per l’attrice francese che finalmente ottiene un ruolo da protagonista in quella che poi diventerà una delle serie crime europee più amate, Profilage.

Odile Vuillemin in Profiling

Ideata da Fanny Robert e Sophie Lebarbier, Profilage – conosciuta con il titolo inglese di Profiling – è una serie crime che racconta dei casi affrontati dalla Polizia parigina e dalla sua criminologa più promettente, Chloé Saint-Laurent.

Ci troviamo nella bellissima e trafficatissima Parigi quando la criminologa Chloé Saint-Laurent (Odile Vuillemin) viene assegnata alla nuova squadra investigativa della polizia criminale, guidata da Matthieu Pérac (Guillaume Cramoisan). A questa divisione sono affidati i casi d’omicidio più cruenti e complessi e Chloé si trova a dover fare i conti con un capo a cui è estremamente difficile rapportarsi.

Mentre Matthieu è assi schematico e metodico nelle sue investigazioni, Chloè tende ad approcciarsi alle indagini in maniera differente. La criminologa riesce, estraniandosi dal gruppo, ad entrare nella testa dell’assassino, riuscendo a interpretare le sue scelte criminali e a volte ad anticipare le sue mosse. Inutile dire che non tutti i suoi colleghi siano proprio entusiasti di questo metodo così poco ortodosso.

Ma se Matthieu non sembra condividere la sua passione per l’attività di profiling, Chloé ha il sostegno di tanti nella squadra. Tra questi c’è il Comandante Thomas Rocher (Philippe Bas), il classico poliziotto pragmatico che odia le chiacchiere e predilige l’azione. Nonostante sia parecchio irascibili e brontolone, l’ispettore è uno dei sostenitori dell’attività di Chloè, rintenuta fondamentale per la risoluzione del casi.

La serie, in onda dal 2009 al 2018, è andata avanti per ben 10 stagioni e 102 episodi, non senza stravolgimenti di cast. Durante la settima stagione, Chloè viene trasferita e la nuova protagonista diventa Adèle Delettre, interpretata da Juliette Roudet, che a sua volta resta fino alla nona stagione.

Odile Vuillemin, perché lascia Profiling?

Per ben sei stagioni, Odile Vuillemin è stata la protagonista indiscussa di Profiling, nonché uno dei personaggi televisivi francesi più amati dal pubblico. Tuttavia, nel 2016, a sorpresa, l’attrice annuncia il suo ritiro dalla serie, notizia che lascia i suoi fan senza parole. Ma come mai Odile è arrivata a voler abbandonare la serie che l’ha sera così famosa? In molti si sono posti la stessa domanda e nei mesi successivi all’annuncio sono state formulate varie ipotesi.

Nel dicembre del 2016, in un’intervista rilasciata al giornale Le Parisien, Odile fa un commento a proposito della sua decisione di abbandonare lo show che però non convince molto il pubblico.

“Lascio Profiling perché ho bisogno di nuove sfide, di vivere altre esperienze. Chloé mi ha aiutato ad aprirmi. Questo ruolo è stato in un certo senso terapeutico”. [fonte: TéléStar]

Le parole di Odile, molto vaghe e in un certo senso distaccate, per alcuni dei suoi fan, sembrano voler celare un problema assai più grandi. Gli attenti telespettatori della serie, infatti, durante il corso della terza stagione avevano notato un cambiamento fisico importante nella protagonista. Odile davanti alle telecamere appariva assai dimagrita, quasi pelle o ossa e in molti pensavano che il suo stato fosse attribuibile al forte stress.

Girare una serie per così tante stagioni è un impegno assai gravoso e che spesso finisce con il logorare i suoi protagonisti. Per molti quindi la decisione di Odile di abbandonare la serie è una diretta conseguenza degli anni di duro lavoro sul set, in aggiunta ovviamente alla volontà di mettersi alla prova con nuovi progetti.

Odile Vuillemin 2020

L’ultimo dei progetti televisivi a cui Odile Vuillemin partecipa è un film, un biopic diretto da Laurent Tuel, dal titolo Pourquoi Je Vis. Adattamento dei libri Sous Ton Regard di Laurence Lemarchal e Mon frère, l’artiste di Leslie Lemarchal, il film ripercorre tutta la vita del famoso cantante Grégory Lemarchal.

Pourquoi Je Vis, è ambientato nel 2004, anno in cui Grégory Lemarchal vince la quarta edizione di Star Acadamy, un talent musicale televisivo francese in onda su TF1 dal 2001 al 2013 per ben 9 stagioni. Grégory sceglie proprio quel momento, per annunciare a più di dieci milioni di telespettatori di essere affetto da una malattia incurabile.

Grégory è affetto da fibrosi cistica, una malattia genetica letale che coinvolge diversi organi interni ma che colpisce maggiormente l’apparato respiratorio e digerente. A causa di una mutazione genetica, il corpo non riesce a espellere il muco che, accumulandosi in brochi e polmoni rende difficile la respirazione.

“Questo muco chiude i bronchi e porta a infezioni respiratorie ripetute, ostruisce il pancreas e impedisce che gli enzimi pancreatici raggiungano l’intestino, di conseguenza i cibi non possono essere digeriti e assimilati. “

Pourquoi Je Vis, ripercorre gli ultimi anni di vita di Grégory Lemarchal, nato il 13 maggio del 1983 e morto il 30 aprile del 2007, all’età di soli 23 anni. Nel film, Odile Vuillemin interpreta Laurence Lemarchal, madre del famoso cantante scomparso.

Odile Vuillemin su Instagram

Se volete essere sempre aggiornati sulla vita privata e professionale di Odile Vuillemin, vi consigliamo di seguire il suo account ufficiale Instagram.

Fonte: Wiki, IMDB, TéléStar,

Beatrice Fiorentino è il nuovo Delegato Generale della Settimana Internazionale della Critica

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Beatrice Fiorentino è il nuovo Delegato Generale della Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Nominata all’unanimità dal Consiglio Nazionale del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), sostituirà Giona A. Nazzaro, chiamato, dopo cinque anni alla guida della SIC, a dirigere il Festival di Locarno. A Nazzaro, il SNCCI esprime gratitudine e augura buon lavoro per il nuovo prestigioso incarico.

Laureata in Filmologia all’Università di Trieste, Beatrice Fiorentino è giornalista freelance e critico cinematografico. Ha insegnato linguaggio cinematografico e audiovisivo all’Università del Litorale di Capodistria e oggi scrive per Il manifesto, Il Piccolo, Cinecittà News, 8 e ½. Nel 2014 ha ricevuto il Premio Akai come “Miglior critico cinematografico” alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia e dal 2015 è parte della commissione “Film della Critica” del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Dal 2016 è selezionatore per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia e dal 2018 è membro della European Film Academy.

Raccolgo questa sfida con entusiasmo e orgoglio, ben consapevole della grande responsabilità che mi è stata affidata. Assieme alla commissione di selezione e alla nuova squadra di programmatori lavoreremo in continuità con la consolidata tradizione della Sic, sulla scia di chi molto autorevolmente ci ha preceduti. Non dobbiamo inventare nulla. Resteremo con gli occhi ben puntati al presente del mondo e al futuro del cinema” – afferma Beatrice Fiorentino, nuovo Delegato Generale della Settimana Internazionale della Critica.

Il Sindacato Critici ritiene molto positivo il lavoro svolto in questi anni da Giona Nazzaro e la nomina di Beatrice Fiorentino, la più stretta collaboratrice del delegato uscente, intende proprio dare continuità al progetto, che ha fatto della SIC l’appuntamento principe per intercettare e segnalare le novità e le trasformazioni del linguaggio cinematografico ed individuare i più interessanti autori emergenti. Particolarmente negli ultimi anni, la SIC ha dimostrato grande capacità di indagare anche fra le cinematografie meno note e meno condizionate da logiche di mercato, che spesso penalizzano la libertà creativa” – dichiara Franco Montini, Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani.

La commissione di selezione della SIC, composta oltre che da Beatrice Fiorentino, Paola CasellaSimone Emiliani e Roberto Manassero, è stata integrata con la nomina di Enrico Azzano.

Per ciò che riguarda la struttura organizzativa della SIC, a sostituire Eddie Bertozzi, cui ugualmente il SNCCI esprime vivo ringraziamento per il prezioso lavoro svolto nel corso di dodici anni, saranno Alessandro Gropplero e Suomi Sponton alla guida dell’ufficio programmazione insieme ad Anette Dujisin-Muharay.

MCU: ogni volta che gli eroi hanno combattuto contro… altri eroi!

Nella carriera decennale degli eroi Marvel nel MCU, è capitato diverse volte che questi avessero delle discussioni tra loro. Da alterchi passeggeri a vere e proprie Guerre Civili (appunto!), molti sono i casi in cui gli eroi si sono combattuti tra loro prima di trovare un fronte comune che li ha portati a sconfiggere Thanos alla fine di Avengers: Endgame. Ecco un elenco di tutti i momenti di Heroes vs Heroes nel MCU, cosa li ha fatti emergere e chi li ha vinti.

Iron Man Vs War Machine in Iron Man 2

James “Rhodey” Rhodes (Don Cheadle) era uno degli amici più stretti di Tony Stark (Robert Downey Jr.) nel MCU. I due hanno una lunga storia e sono rimasti fedeli l’uno all’altro fino all’eroica morte di Iron Man in Avengers: Endgame. Detto questo, non erano immuni ai disaccordi – in effetti, la capacità di Rhodey di richiamare al dovere Tony, ogni volte che lui supera il limite era probabilmente ciò che ha reso la loro dinamica così forte.

Rhodey ha fatto esattamente questo quando Tony era fuori controllo in Iron Man 2. Sempre più stanco e spaventato dallo stile di vita sempre più autodistruttivo di Stark, Rhodey avrebbe rubato una tuta della sua armatura avanzata per cercare di arginare l’esaurimento nervoso in corso dell’amico. I due si impegnano nello scontro, probabilmente vinto da Rhodey, che finisce con lui che vola via con la tuta.

Iron Man Vs Thor in The Avengers

Dopo aver catturato Loki (Tom Hiddleston) in Germania all’inizio di The Avengers, Iron Man, Captain America (Chris Evans) e Black Widow (Scarlett Johansson) erano partiti per consegnare il Dio dell’Inganno a Nick Fury (Samuel L. Jackson) quando Thor (Chris Hemsworth) entra in scena, dirotta il loro aereo e prende suo fratello.

Ignaro chi fosse il principe asgardiano in quel momento, Tony Stark lo ha combattuto, in un duello in mezzo al bosco. Ogni eroe ha mostrato le proprie abilità, ma prima di poter determinare chi era il più forte, Capitan America si è intromesso e ha impedito loro di attaccarsi l’un l’altro, lasciando il risultato un pareggio.

Hulk Vs Thor in The Avengers

Iron Man non è stato l’unico eroe che ha combattuto Thor in The Avengers, poiché il Dio del Tuono è stato incaricato di affrontare il furioso Hulk (Mark Ruffalo) sul Quinjet – esattamente quello che Loki voleva che facesse. Durante la loro intensa battaglia, Thor ha tenuto la sua posizione abbastanza bene contro il rabbioso mostro verde, usando in modo creativo Mjölnir per neutralizzarlo.

L’alter-ego di Bruce Banner, tuttavia, è stato distratto da un pilota dello S.H.I.E.L.D che gli ha sparato durante la colluttazione. Sebbene non ci sia un chiaro vincitore durante il loro primo scontro, ci sarà modo di vedere, più avanti, chi dei due è il vincitore, visto che questa non è la prima volta che i due si affrontano.

Vedova Nera Vs Occhio di Falco in The Avengers

Sempre in The Avengers, Black Widow si scontra con un Occhio di Falco (Jeremy Renner) che è sotto il controllo mentale di Loki, non solo nella speranza di impedirgli di causare ulteriori danni, ma anche per scuoterlo fuori dall’allucinazione indotta dall’asgardiano.

Nonostante non avessero abilità metaumane, la loro battaglia si è rivelata altrettanto divertente in quanto i due si sono impegnati in complicati combattimenti corpo a corpo, evidenziando i rispettivi stili di combattimento. Alla fine, Natasha Romanoff ha vinto il combattimento, poiché è riuscita a mettere fuori combattimento Clint Barton, portandolo efficacemente fuori dalla foschia che gli annebbiava la mente.

Guardiani della Galassia Vs se stessi in Guardiani della Galassia

Come gli Avengers, il primo vero incontro dei Guardiani della Galassia tra Star-Lord (Chris Pratt), Gamora (Zoe Saldana), Rocket Raccoon (Bradley Cooper) e Groot (Vin Diesel) non è stato esattamente amichevole. Ovviamente, il fatto che tutti loro stessero inseguendo l’Orb non aiutava, con il risultato naturale che le loro interazioni iniziali sono state piene di conflitti.

Dal momento che questo contesto introduttivo nei Guardiani della Galassia di James Gunn aveva tre fazioni che si scontravano tra loro, è un po’ più complesso stabilire qui chi ha vinto, rispetto ai precedenti scontri tra eroi. Ogni partecipante è stato in grado di mettere in mostra le proprie abilità, ma prima che uno potesse emergere vittoriosamente, i Nova Corps entrano in scena e li neutralizzano tutti.

Iron Man Vs Hulk in Avengers: Age Of Ultron

La lotta di Hulk e Iron Man in Avengers: Age of Ultron è unica in natura perché anche Bruce Banner partecipa allo scontro. Dopo essersi unito ufficialmente agli Eroi più potenti della Terra dopo la Battaglia di New York in The Avengers, Bruce ha collaborato con Tony Stark per creare un piano di emergenza nel caso in cui il suo alter ego verde avesse preso il controllo ancora una volta.

I due hanno inventato il programma di armatura Hulkbuster, che è tornato utile quando Wanda (Elizabeth Olsen) ha manipolato la mente di Banner a Johannesburg, in Sud Africa, provocando la furia di Hulk. Pilotato dallo stesso Tony, Hulkbuster ha fatto un buon lavoro contro la creatura, anche se non senza che lui abbia ricambiato con colpi seri il suo compagno Avenger. Alla fine, Tony nell’Hulkbuster è stato in grado di sconfiggere Hulk.

Ant-Man vs Falcon in Ant-Man

Nel 2015, i Marvel Studios hanno introdotto un nuovo eroe che ha la capacità di ridursi di dimensioni: Ant-Man (Paul Rudd). Sebbene Ant-Man avesse principalmente una storia indipendente, la produzione si è assicurata di inserirlo dentro al MCU in maniera coerente. Così, nel film, Scott Lang è stato inviato in una vecchia struttura della Stark Industries da Hank Pym (Michael Douglas) per rubare il Signal Decoy di cui avevano bisogno per fermare Darren Cross (Corey Stoll), che è stato in grado di riprodurre la tecnologia Pym e creare la Yellowjacket Suit.

Quello che non sapevano, tuttavia, era che il complesso era stato trasformato per essere il nuovo quartier generale degli Avengers. Ed è qui che Ant-Man incontra Falcon (Anthony Mackie) che sta facendo la sua ronda di sicurezza. Mentre Scott sembra avere la peggio contro Falcon, la sua capacità di cambiare taglia ha disorientato l’avversario. Ha anche ottenuto il Signal Decoy che stava cercando, quindi è il chiaro vincitore di questo scontro.

Scarlet Witch Vs Vision in Captain America: Civil War

Mentre si stava già seminando quella che sarebbe diventata la love story tra Wanda e Vision (Paul Bettany) a questo punto del MCU, la coppia si è ritrovata a scontrarsi in una battaglia uno contro uno una volta scoppiato il conflitto tra Steve Rogers e Tony Stark in Captain America: Civil War.

Secondo gli ordini di Capitan America, Occhio di Falco viene incaricato di portare Wanda fuori dal quartier generale degli Avengers, dove era tenuta. Prendendo le parti di Iron Man nella discussione sugli accordi di Sokovia, Vision credeva che fosse meglio per Scarlet Witch rimanere in casa, per la protezione di lei e degli altri. Sfortunatamente, lei e il resto del Team Cap percepivano questa soluzione come una prigionia per la giovane. Vision ha neutralizzato facilmente Clint Barton mettendolo a dormire, ma Scarlet Witch non ci ha pensato due volte ad attaccare l’Androide. Ha usato i suoi poteri contro Vision, spedendolo diversi piani in basso, nell’edificio.

Team Iron Man vs Team Cap in Captain America: Civil War

La tensione tra Iron Man e Captain America sugli accordi di Sokovia in Captain America: Civil War è culminata nella battaglia dell’aeroporto in Germania, dove loro e i loro rispettivi alleati si affrontano in una battaglia epica. Sebbene si abbia la sensazione che gli eroi si stiano ancora trattenendo, è ancora una delle sequenze di combattimento più memorabili di tutto il MCU.

Nonostante sia stato sopraffatto dal Team Iron Man, il Team Cap è emerso come il vincitore, ma non perché hanno sconfitto, ma perché Bucky Barnes e Steve Rogers sono stati in grado di fuggire dal conflitto grazie a Black Widow che hanno cambiato squadra all’ultimo minuto. Invece di catturarli e riportarli a Thunderbolt Ross (William Hurt), Natasha li ha lasciati andare, dimostrando di vederci molto più lungo di tutti i suoi colleghi Vendicatori.

Iron Man Vs Capitan America in Captain America: Civil War

La promozione di Captain America: Civil War ha lasciato passare l’idea che la sua migliore sequenza d’azione fosse la lotta all’aeroporto in Germania, ma la più importante del film è stata la battaglia finale tra Tony Stark e Steve Rogers nella camera dei Super Soldati in Siberia. Ammettendo che Bucky Barnes (Sebastian Stan) è stato effettivamente incastrato in occasione dell’attacco all’Assemblea delle Nazioni Unite, Tony ha cercato Steve nella speranza di lavorare insieme per arrivare al fondo della cospirazione.

Ma proprio in Siberia ha scoperto che Bucky aveva ucciso i suoi genitori e Steve glielo aveva nascosto intenzionalmente, e così scoppia l’inferno. Iron Man insegue Bucky, ma Captain America si mette in mezzo. I due Super Soldati si sono uniti contro Tony; alla fine Steve è stato in grado di tenere a freno il suo compagno Avenger. Nonostante ciò, non sembra una vittoria poiché lo scontro fisico ha creato una frattura nel loro rapporto ancora più profonda.

Thor Vs Hulk in Thor: Ragnarok

L’incontro tra Hulk e Thor in The Avengers non ha avuto un chiaro vincitore; sfortunatamente, la loro rivincita anni dopo in Thor: Ragnarok non dà un’idea migliore di chi sia davvero più forte tra i due eroi. Costretto a partecipare alla Gara dei Campioni di Sakaar, il Dio del Tuono è stato piacevolmente sorpreso quando ha trovato Hulk dall’altra parte dell’arena.

Nonostante il loro passato, tuttavia, il Gigante di Giada non è stato clemente con lui. La coppia ingaggia un’intensa battaglia, ma mentre Hulk sembrava essere il vincitore, vale la pena notare che il Gran Maestro (Jeff Goldblum) si è immischiato mentre la lotta si avvicinava al suo culmine; ha elettrificato Thor, dando un vantaggio all’alter-ego di Bruce Banner.

Avengers Vs Guardiani della Galassia in Avengers: Infinity War

La lotta contro Thanos in Avengers: Infinity War ha riunito tutte le squadre del MCU e il primo incontro in assoluto di alcuni dei Vendicatori con i Guardiani della Galassia su Titano non è stato certo pacifico. Ignari delle reciproche motivazioni, le rispettive squadre di Star-Lord e Iron Man si scontrano.

Mentre sappiamo che alla fine trovano un modo per andare appianare le loro differenze e decidono di lavorare insieme dopo aver realizzato che avevano nel Titano Pazzo un nemico comune, i Vendicatori potrebbero aver avuto il vantaggio nello scontro, avendo sia Iron Man che Doctor Strange dalla loro parte.

Captain America vs Captain America in Avengers: Endgame

Il viaggio nel tempo in Avengers: Endgame ha permesso agli eroi di rivisitare alcuni dei momenti più memorabili della storia del MCU, tra cui la Battaglia di New York in The Avengers. Capitan America è stato incaricato di proteggere la Gemma della Mente, ma un incontro inaspettato con il suo vecchio se ha portato a una battaglia tra i due.

Lo Steve Rogers del 2012 pensava che stesse combattendo contro un Loki travestito, sfuggito dopo aver fatto le valigie nell’appartamento di Stark, ignaro che in realtà stava combattendo una versione di se stesso dal futuro. Grazie alla sua esperienza, però, il Captain America del 2023, ha abilmente sconfitto il suo vecchio io, dopo averlo distratto dicendogli che Bucky è ancora vivo.

Black Widow vs Hawkeye in Avengers: Endgame

Come Thor e Hulk, Vedova Nera e Occhio di Falco hanno replicato il loro scontro, anche se per una ragione molto diversa. In Avengers: Endgame, la coppia è stata inviata per recuperare la Gemma dell’Anima a Vormir, quello che non sapevano era che, poiché la Pietra dell’Anima richiede un sacrificio per essere acquisita.

Su Vormir, entrambi gli eroi si offrono volontari, desiderosi di dare la vita per ottenere la Gemma dell’Anima e salvare il mondo, mentre contemporaneamente cercano di impedire all’altro di farlo. Clint Barton e Natasha Romanoff si sono impegnati in una lotta snervante per determinare chi poteva saltare per primo dal dirupo, con Black Widow che alla fine ha “vinto” la battaglia sacrificandosi per il bene della missione.

Nebula Vs Nebula in Avengers: Endgame

Gli scherzi del viaggio nel tempo dei Vendicatori in Avengers: Endgame potrebbero avere conseguenze a lungo termine nell’universo cinematografico Marvel, ma hanno anche avuto ripercussioni immediate. Oltre a Capitan America, anche Nebula ha incontrato la sua vecchia sé, che era ancora un fedele servitore di Thanos.

Ciò ha provocato un breve confronto tra la vecchia e la nuova Nebula, poiché la prima ha minacciato di sparare alla Gamora del 2014, come segno della sua lealtà al padre adottivo. Nonostante i tentativi di redimere la Nebula ancora cattiva, alla fine non è stato possibile e così la Nebula del 2023 ha deciso di uccidere la sua sé alternativa più giovane per salvare sua sorella.

Il Signore degli Anelli: la scena che lascia sempre in lacrime Saen Astin

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Sean Astin, che ha interpretato Samwise Gamgee nella trilogia de Il Signore degli Anelli, ha dichiarato che non può fare a meno di piangere ogni volta che guarda una scena iconica della trilogia.

Astin, che da bambino ha esordito ne I Goonies, ha lavorato costantemente da quando è apparso nella trilogia, recitando in due film di Adam Sandler (50 Volte il Primo Bacio e Cambia la tua vita con un Click), apparendo nei panni di Bob nella stagione 2 di Stranger Things e doppiando Shazam in un diversi film d’animazione e programmi TV. Ma sarà sempre ricordato per il suo ruolo ne Il Signore degli Anelli, dato lo status iconico che il franchise detiene nella cultura popolare. L’attore sembra contento di questo status e dice che quando guarda i film si emoziona ancora, piangendo regolarmente in una scena in particolare.

Parlando con CinemaBlend, Astin dice che ogni volta che arriva alla fine de Il Signore degli Anelli: Il ritorno del re, la scena in cui Aragorn saluta i quattro hobbit lo fa piangere. Nella scena, gli Hobbit si inchinano al re appena incoronato, ma lui li ferma rapidamente, dicendo: “Non inchinatevi a nessuno”. La folla riunita, incluso Aragorn, si inchina quindi a loro. È una scena emozionante, e molti spettatori si sono ritrovati a piangere su quella battuta, e Astin è uno di loro. Ecco cosa ha detto Sean Astin:

“L’ultima [scena] che abbiamo girato è stata una scena che mi fa sempre piangere nel film, quando Aragorn si volta e ci guarda e dice “Oh, amici miei, non inchinatevi a nessuno”. Quella fu l’ultima inquadratura dei quattro Hobbit insieme. Il mio ultimo ciak. Il film aveva tante altre scene ancora da girare ma quella era l’ultima con i quattro hobbit insieme, eravamo davanti ad uno schermo verde e uno blu, con lo sguardo imbarazzato e ci siamo detti: “Oh, immagino che si stiano tutti inchinando per noi?” Tutti facevano il conto alla rovescia negli ultimi tre mesi. E penso che abbiano scelto di conservare quel momento come ultima cosa. Era all’interno del magazzino di Stone Street, che era lo studio, laggiù. È una fabbrica di vernici abbandonata, e ogni volta che soffia il vento, le finestre sbattono e cose del genere. Ma sai, c’era lo champagne. Non penso che sia stata la fine delle riprese principali, ma è stato sicuramente un riassunto per gli Hobbit. Andavamo in giro come una squadra, gli Hobbit. Quindi era come, “Oh, gli Hobbit sono sul set!” Oppure, “Gli Hobbit stanno passando sul set. Dove sono gli Hobbit? Gli Hobbit stanno mangiando di nuovo?””

Senza dubbio si tratta di una scena commovente per la maggior parte del pubblico, anche a distanza di anni, e sicuramente, per chi come Sean Astin è stato coinvolto nelle riprese e nell’incredibile avventura della produzione de Il Signore degli Anelli, lo è anche di più. Ecco di seguito le scena:

Lily Collins: intervista ai protagonisti di Mank di David Fincher

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Lily Collins interpreta Rita Alexander in Mank, il nuovo film di David Fincher che ricostruisce le vicende dietro alla produzione di Quarto Potere di Orson Welles. Questa la nostra intervista all’attrice. Mank arriva il 4 dicembre su Netflix.

Guarda il trailer di Mank

Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista. Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas. Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Amanda Seyfried: intervista ai protagonisti di Mank di David Fincher

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Amanda Seyfried interpreta Marion Davies in Mank, il nuovo film di David Fincher che ricostruisce le vicende dietro alla produzione di Quarto Potere di Orson Welles. Questa la nostra intervista all’attrice. Mank arriva il 4 dicembre su Netflix.

Guarda il trailer di Mank

Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista. Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas. Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Tom Pelphrey: intervista ai protagonisti di Mank di David Fincher

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Tom Pelphrey interpreta Joseph L. Mankiewicz in Mank, il nuovo film di David Fincher che ricostruisce le vicende dietro alla produzione di Quarto Potere di Orson Welles. Questa la nostra intervista all’attore. Mank arriva il 4 dicembre su Netflix.

Guarda il trailer di Mank

Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista. Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas. Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Chef – La ricetta perfetta: trama e cast del film di Jon Favreau

Chef – La ricetta perfetta: trama e cast del film di Jon Favreau

Il regista Jon Favreau è oggi noto per essere particolarmente legato alla Disney, per la quale ha diretto film come Iron Man, Il libro della giungla, Il re leone e ha ideato la serie The Mandalorian. Molto impegnato in progetti dal grande budget, questi decise però, nel 2014, di prendersi una pausa da tutto ciò e tornare a dedicarsi ad un film più piccolo, senza l’utilizzo di grandi effetti speciali ma basato unicamente su una buona sceneggiatura e valide interpretazioni. È così che nasce Chef – La ricetta perfetta, film per il quale Favreau ha ricoperto il ruolo di regista, sceneggiatore, produttore e attore protagonista.

Il suo desiderio era infatti quello di realizzare un film basato sul mondo della cucina, sua altra grande passione. Per tale progetto decise di circondarsi di colleghi fidati ed esperti del settore che potessero guidarlo verso una maggior realisticità. All’interno di questo contesto, però, Favreau decise di inserire anche elementi autobiografici, come la provenienza da una famiglia difficile e l’essere un padre spesso più impegnato nel lavoro che nel dedicare tempo ai propri figli. Lo stesso desiderio di abbandonare film dal grande budget per dedicarsi ad un progetto indipendente è un elemento che si ritrova nel film nella decisione del protagonista di rinunciare al grande ristorante in favore di un più umile food truck.

Dopo un periodo di riprese dislocate tra le città di Miami, Austin, Los Angeles e New Orleans, Chef – La ricetta perfetta arrivò infine in sala. Qui si affermò come un grande successo, incassando ben 46 milioni di dollari a livello globale a fronte di un budget di soli 11. Il film venne inoltre particolarmente apprezzato dalla critica, che ne lodò la regia, le interpretazioni e la storia. Così Favreau ha dato ulteriormente prova della sua poliedricità, dimostrando di essere uno dei nomi del cinema statunitense più importanti del momento. Per scoprire ulteriori curiosità su questo film, basterà proseguire qui nella lettura.

Chef – La ricetta perfetta: la trama del film

Protagonista del film è Carl Casper, chef di grande fama che da anni riscuote ormai soltanto pareri positivi per i suoi ricercati piatti, in grado di soddisfare ogni tipo di palato. Nonostante ciò, egli si trova un giorno a dover fare i conti con la critica negativa del temuto Ramsey Michel, noto esperto di gastronomia. Carl non prenderà però affatto bene le sue affermazioni, e in seguito ad una sfuriata pubblica nei confronti del critico finisce con l’essere licenziato dal ristorante e veder terminare bruscamente la sua gloriosa carriera. Ritrovatosi screditato da tutti e senza un lavoro, questi si trova nella condizione di dover trovare una soluzione.

L’idea che gli permetterà di riscattarsi arriva proprio dalla sua ex moglie Inez, la quale gli consiglia di aprire un chiosco di panini cubani. Aiutato da suo figlio Percy e dall’esperienza di questi con il mondo del Web, Carl intraprende così un lungo viaggio dalla Florida alla California con il suo food truck chiamato “El-Jefe”. Durante tale tour lo chef avrà non solo occasione di incontrare numerosi fan della sua cucina, ma anche di riscoprire l’amore nei confronti di questa. In particolare, però, egli avrà modo di ricostruire il rapporto con suo figlio, con il quale aveva fino a quel momento trascorso troppo poco tempo insieme.

Chef - La ricetta perfetta cast

Chef – La ricetta perfetta: il cast del film

Anche protagonista del film, Jon Favreau contattò per assisterlo il celebre chef di food-truck Roy Choi. Questi acconsentì di partecipare in qualità di consulente a patto che Favreau si impegnasse ad essere il più realistico possibile nella sua interpretazione. Per riuscire in ciò, il regista e attore trascorse diverso tempo in cucina con Choi, imparando ad eseguire correttamente attività come ripulire la propria postazione o ripiegare adeguatamente gli asciugamani. Allo stesso tempo, lo chef insegnò lui a cucinare, e tutti i piatti che si vedono nel film vengono realmente preparati da Favreau. Questo duro periodo di pratica gli permise di entrare nella mentalità dello chef, con tutta la concentrazione che questo ruolo richiede anche per i più piccoli dettagli.

Nel ruolo di Inez, ex moglie di Carl, si ritrova l’attrice Sofia Vergara, oggi nota per il suo ruolo nella serie Modern Family. Il giovane Emjay Anthony, qui ad uno dei suoi primi ruoli cinematografici, interpreta invece il figlio di Carl, Percy. Nel film sono poi presenti attori come John Leguizamo nei panni di Martin, amico di Carl, e il premio Oscar Dustin Hoffman in quelli di Riva, proprietario del ristorante dove Carl lavorava. Compaiono poi in ruoli minori gli attori Robert Downey Jr. nel ruolo di Marvin e Scarlett Johansson in quello di Molly. Questi due avevano già collaborato con Favreau per il film Iron Man 2. L’attore Oliver Platt, invece, è il critico Ramsey Michel. Per prepararsi al ruolo, questi passò diverso tempo insieme a suo fratello, che di professione è proprio un critico gastronomico. Da lui imparò tutto ciò che c’era da sapere sul mestiere.

Chef – La ricetta perfetta: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Chef – La ricetta perfetta è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 27 novembre alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

California, paradiso in fiamme: il documentario di Ron Howard

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California, paradiso in fiamme: il documentario di Ron Howard

La mattina dell’8 novembre 2018, nel nord della California, una scintilla prodotta da una torre di trasmissione, si trasforma rapidamente, grazie anche alla siccità che perdura da tempo,  in una devastante tempesta di fuoco che travolge la cittadina di Paradise. Quando l’incendio viene spento, si contano 85 morti, 50.000 sfollati e il 95% delle strutture distrutte. Si tratta dell’incendio più letale negli Stati Uniti negli ultimi 100 anni e il peggiore nella storia della California.

Senza più un’abitazione e con una città rasa al suolo dalle fiamme, gli abitanti di Paradise decidono di unire le proprie forze dando vita a una comunità capace di risorgere nelle avversità e trovare in se stessa la forza per affrontare i tanti ostacoli della ricostruzione.

Una storia di resilienza e impegno che il regista premio Oscar Ron Howard racconta in California, paradiso in fiamme in onda su National Geographic (Sky, 403) lunedì 30 novembre alle 20:55.  Realizzato dopo un anno di riprese, questo documentario ripercorre i sacrifici di una popolazione che trova la propria strada ridefinendo le priorità sulla salvaguardia dell’ambiente e rafforzando il suo tessuto sociale. Una comunità che decide di rinascere per inseguire il sogno di ricostruire un nuovo “paradiso”.

“Non ci sono dubbi, i cambiamenti climatici hanno contribuito agli incendi che hanno devastato la costa ovest degli Stati Uniti. Dovrebbe suonare per tutti come un campanello d’allarme – Paradise potrebbe essere la nostra città” afferma Ron Howard e aggiunge “Paradise ci ha ricordato come la comunità rappresenti una risorsa e l’unità sia una preziosa rete di sicurezza emotiva.”

 

Onward – Oltre la magia dal 2 dicembre in homevideo

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Onward – Oltre la magia dal 2 dicembre in homevideo

Onward – Oltre la magia quando due fratelli elfi adolescenti, Ian e Barley Lightfoot, hanno l’inaspettata opportunità di trascorrere un giorno in più con il loro defunto padre, si imbarcano in una straordinaria avventura a bordo dell’epico furgone di Barley, Ginevra. Come ogni impresa che si rispetti, la loro avventura è ricca di incantesimi magici, mappe misteriose, ostacoli insormontabili e scoperte incredibili. Ma quando la coraggiosa mamma dei ragazzi, Laurel, si accorge che i suoi figli sono scomparsi, si allea con la Manticora, una ex guerriera in parte leone, in parte pipistrello e in parte scorpione, e inizia a cercarli. Nonostante le pericolose maledizioni, questo singolo magico giorno potrebbe significare molto più di quanto avessero mai immaginato. Diretto da Dan Scanlon e prodotto da Kori Rae, il lungometraggio d’animazione Disney e Pixar sarà disponibile dal 2 dicembre in formato Blu-Ray e DVD.

Nella versione italiana di Onward – Oltre la magia, il cast di voci comprende Sabrina Ferilli nei panni di Laurel Lightfoot, una mamma determinata e devota che lavora duramente e si impegna con tutto il cuore in tutto ciò che fa, e Fabio Volo in quelli di Wilden Lightfoot, intelligente e sicuro di sé, ha scoperto un modo creativo e al tempo stesso fantastico per rivedere i suoi figli molti anni dopo la sua morte. Tra le voci italiane anche Favij, Raul Cremona e David Parenzo che interpretano rispettivamente uno spiritello, un apprendista stregone e un cameriere.

Onward – Oltre la magia CONTENUTI EXTRA:

  • Alla ricerca della StoriaOnward – Oltre la magia è ispirato alle esperienze personali vissute da Dan Scanlon, nonostante il regista non abbia sangue elfico o poteri magici;
  • Cittadini di New Mushroomton – La città di New Mushroomton è popolata da un insieme variegato di creature magiche – dagli elfi agli gnomi, dai centauri ai troll. In questo documentario i filmmaker e i voice talent raccontano in che modo hanno portato in vita le creature fantastiche del mondo di Onward – Oltre la Magia;
  • Ardore del cuore – Questo estratto ripercorre il processo di creazione della magia del mondo di Onward – Oltre la Magia sin dai primi stadi, attraverso le inquadrature, le luci e gli effetti;
  • Gemme Magiche – Approfondimento sull’emozionante scena delle “Gemme Magiche”, dall’idea narrativa alla sua epica realizzazione sullo schermo;
  • Mago Rock – I fratelli e compositori Mychael e Jeff Danna hanno scavato a fondo nella loro storia personale per plasmare la brillante Colonna Sonora del film;
  • Scene eliminate – con l’introduzione del regista Dan Scanlon;
  • Commento Audio – con le voci del regista Dan Scanlon e la produttrice Kori Rae  E tanto altro!

Ciak d’oro 2020: tutti i vincitori

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Ciak d’oro 2020: tutti i vincitori

Il quadro dei Ciak d’oro 2020 si completa con i risultati del voto della giuria di 150 giornalisti e critici di cinema nelle 10 categorie “tecniche” (Miglior Attore e Attrice non protagonisti, Miglior Sceneggiatura, Miglior Colonna sonora, Miglior Produttore, Miglior Fotografia, Miglior Montaggio, Migliori Costumi, Migliori Scenografie e Miglior Sonoro).

Miglior Attore non Protagonista è Roberto Benigni per il suo Geppetto in Pinocchio di Matteo Garrone. Pinocchio vince anche nelle categorie Migliori Costumi (a Massimo Cantini Parrini, anche per Favolacce), Migliori Scenografie (a Dimitri Capuano) e Miglior Sonoro (a Maricetta Lombardo).

Miglior Attrice non Protagonista è Barbara Chichiarelli per la sua interpretazione in Favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo. Favolacce conquista anche i Ciak d’oro per la Miglior Sceneggiatura ai Fratelli D’Innocenzo e per il Miglior Produttore.

Il Traditore di Marco Bellocchio si aggiudica due premi: quello per la Migliore Fotografia (a Vladan Radovic) e quello per il Miglior Montaggio (a Francesca Calvelli).

Miglior Colonna Sonora è quella realizzata da Brunori Sas per Odio l’estate di Massimo Venier, che ha segnato il ritorno al cinema di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Annunciati anche i tre premi speciali assegnati dalla redazione di Ciak: il tradizionale Ciak d’oro Colpo di fulmine, quello per la Rivelazione nelle serie tv e il nuovo Ciak d’oro per il miglior Corto, reso ormai necessario dall’enorme crescita della produzione e del numero di festival dedicati ai cortometraggi. In questo anno segnato dai lockdown, alla redazione è sembrato impossibile assegnare un altro Ciak d’oro tradizionale, il Bello e invisibile, dedicato ai film di qualità che non hanno avuto la fortuna di farsi notare.

Il Ciak d’oro Colpo di fulmine va a Lontano lontano di Gianni Di Gregorio perché “affronta con levità venata d’amarezza, ma senza arrendersi al disincanto, il tema delle aspirazioni e dei bilanci della terza età nella realtà cittadina di oggi. Ed è l’ultima, magistrale interpretazione di Ennio Fantastichini”.

Il Ciak d’oro per la Rivelazione nelle serie tv va a Carlotta Antonelli per la sua interpretazione di Angelica in Suburra La Serie perchè: Sobria, sempre lontana dal rischio dell’interpretazione di genere, la Antonelli a 25 anni coglie l’occasione di Suburra per dimostrare di aver maturato il talento già mostrato in Bangla e Vivi e lascia vivere”.

Il nuovo Ciak d’oro per il Miglior Cortometraggio va a Non io di Claudia Gatti e Benedetta Pontellini con la seguente motivazione: “L’incontro tra un uomo e una donna in una cornice dominata dall’isolamento e dalla difficoltà dei rapporti al tempo del lockdown, è realizzato con il ricorso alle riprese in smartphone, in una cornice formale di grande cura. Conferma il talento delle due giovani autrici-imprenditrici, già intravisto nel corto Generazione 2000, entrato nella shortlist del Tribeca Film Festival.”

A ottobre erano stati resi noti i vincitori dei Ciak d’oro del Pubblico, realizzati quest’anno in collaborazione con Sky Tg24. Partner della 35esima edizione dei Ciak d’oro è l’Università telematica Mercatorum, del gruppo Pegaso. La prima Startup University tutta italiana, caratterizzata da diversi percorsi accademici, tutti all’insegna dell’innovazione. Si tratta della prima partnership pubblico-privata per la governance di un’istituzione universitaria, che nasce con l’obiettivo di assumere la leadership nella formazione delle imprese. L’appuntamento con i prossimi Ciak d’oro è per l’estate 2021.

Questi i vincitori dei Ciak d’oro assegnati dai 150 giornalisti e critici di cinema e i premi speciali della redazione di Ciak:

Ciak d’oro per il Migliore attore non protagonista:
Roberto Benigni (Pinocchio)

Ciak d’oro per la Migliore attrice non protagonista:
Barbara Chichiarelli (Favolacce)

Ciak d’oro per la Migliore sceneggiatura:
Damiano e Fabio D’Innocenzo (Favolacce)

Ciak d’oro per la Migliore colonna sonora:
Brunori Sas (Odio l’estate)

Ciak d’oro per il Miglior Produttore:
Pepito Produzioni, con Amka Films Prod.,
Qmi, Rai Cinema, Vision Distribution (Favolacce)

Ciak d’oro per la Migliore Fotografia:
Vladan Radovic (Il traditore)

Ciak d’oro per il Miglior Montaggio:
Francesca Calvelli (Il traditore)

Ciak d’oro per i Migliori costumi:
Massimo Cantini Parrini (Pinocchio e Favolacce)

Ciak d’oro per le Migliori scenografie:
Dimitri Capuano (Pinocchio)

Ciak d’oro per il Miglior sonoro:
Maricetta Lombardo (Pinocchio)

Ciak d’oro Colpo di fulmine:
Lontano lontano di Gianni Di Gregorio

Ciak d’oro per il Miglior Cortometraggio:
Non io di Claudia Gatti e Benedetta Pontellini

Ciak d’oro per la Rivelazione nelle serie tv:
Carlotta Antonelli (Suburra La Serie)

#iorestoinSala, il 2 dicembre The Specials

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#iorestoinSala, il 2 dicembre The Specials

Con Elio (Elio e le storie tese) e Gianluca Nicoletti (Cervelli Ribelli), continuano gli eventi speciali firmati #iorestoinSALA! La nuova diretta “streaming”  è fissata per mercoledì 2 dicembre alle ore 20.30 con la presentazione di THE SPECIALS – FUORI DAL COMUNE.

Entrambi genitori di figli affetti da autismo e da anni impegnati in prima linea nelle campagne di sensibilizzazione e nella diffusione di informazioni sulla neuro diversità, Elio e Gianluca Nicoletti introdurranno il film assieme a Michele Crocchiola per #iorestoinSALA.

E proprio di questo parla la commedia  agrodolce firmata da Olivier Nakache e Éric Toledano (Quasi Amici) con protagonisti Vincent Cassel e Reda Kateb. Nei panni di Bruno e Malik, amici e colleghi, i due sono entrambi impegnati in organizzazioni non-profit differenti, responsabili dell’educazione di bambini e adolescenti affetti da autismo.

The Specials, la nostra recensione

La storia del film s’ispira a due persone reali, Stéphane Benhamou, fondatore di Le silence des justes, Daoud Tatou, direttore di Le relais IDF, associazioni specializzate nella cura dei giovani autistici, in particolare quelli provenienti da contesti svantaggiati.

«I nostri film raccontano sempre incontri inverosimili. – spiegano i registi  – Questo ha una dimensione particolare: parla di come persone che comunicano poco, o affatto, e che sono considerate anormali, riescano comunque a far sì che delle persone considerate “normali”, che nella nostra società non comunicano più, possano comunicare. In queste associazioni si ritrova un’armonia e una miscela di culture, religioni, identità e passati atipici che dovrebbero essere d’ispirazione per molti…»

L’introduzione sarà come di consueto visibile anche sulle pagine Facebook di ognuna delle oltre 50 sale italiane che aderiscono al circuito www.iorestoinsala.it.

L’incredibile storia de L’Isola delle Rose, il racconto di un’utopia attraverso le parole dei protagonisti

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È stato presentato, nelle ormai consuete modalità a distanza, via conference call, il nuovo film di Sydney Sibilia, una co-produzione Netflix e Groenlandia e ispirata ad una storia incredibilmente vera, L’incredibile storia de L’Isola delle Rose, appunto. Il film racconta infatti la vicenda dell’Isola delle Rose, la piattaforma artificiale creata dall’ingegnere Giorgio Rosa, divenuta micronazione il 1º maggio 1968 e demolita nel febbraio del 1969. Una storia di utopie e libertà, raccontata attraverso i volti di Elio Germano, Matilda De Angelis, Luca Zingaretti, Fabrizio Bentivoglio, Violetta Zironi, Tom Wlaschiha e Leonardo Lidi, scritta dallo stesso Sibilia con Francesca Manieri e prodotto da Matteo Rovere per Groenlandia e da Teresa Meneo per Netflix.

I primi a presentare il progetto sono stati appunto i produttori, che si sono confrontati con un lavoro niente affatto semplice. Meneo in particolare ha specificato che il coinvolgimento della piattaforma è stato deciso proprio dalla natura della storia, che nonostante sia legata ad un fatto accaduto in Italia e legato al territorio, ha uno spirito internazionale: “A Netflix ci piacciono le storie che vengono da tutte le parti, e che possono arrivare ovunque. Questa storia ci ha conquistati, nonostante sia molto ‘locale’, riesce a portare sullo schermo tanti elementi che possono avere un’eco internazionale.”

Il fascino della storia vera dietro L’incredibile storia de L’Isola delle Rose

Rovere aggiunge: “Il film è nato da Sydney, Francesca e anche da me, anni fa. Abbiamo subìto il fascino di Giorgio Rosa e della sua volontà di rendere concreto il suo desiderio di libertà utopistico, un desiderio che in fondo non era poi tanto noto come forse merita. Era una storia un po’ folle, come il cinema di Sydney, ma anche radicata nel territorio. Abbiamo trovato in Netflix un partner che ci ha aiutato a pensarlo con questa dimensione internazionale, con un grande aiuto da parte di Teresa.” “E’ stata una produzione complessa – continua Rovere – ma abbiamo cercato di portarla avanti senza sottovalutarne le difficoltà. La cosa bellissima è vedere il cast così variegato che ha partecipato al film. Sono stati tutti bravissimi a restituirci la forza di questa storia vera che è incredibile.”

Sulle complessità realizzative legate alla protagonista assoluta del film, questa piattaforma in mezzo al mare al largo di Rimini, Rovere ha spiegato: “La realizzazione dell’isola è l’elemento produttivo che ci ha spaventato di più. L’abbiamo realizzata nelle Infinity Pool di Malta, ovvero studios grandissimi, delle piscine all’interno delle quali è stata realizzata la struttura che poi è stata implementata dagli effetti visivi. Sydney voleva percorrere la strada più difficile, che ci potesse permettere di ottenere una location con cui si poteva interagire fisicamente in maniera credibile, per cui abbiamo scartato da subito l’idea di farla interamente con gli effetti, e abbiamo ottenuto questo risultato.”

L'incredibile storia de L'Isola delle RoseLa cosa che maggiormente colpisce è che la storia raccontata ne L’incredibile storia de L’Isola delle Rose è effettivamente vera, accaduta, proprio in Italia, o meglio a largo delle acque territoriali italiane. Una storia è nota, incredibile, ma in qualche modo rimasta sommersa. “L’idea nasce nel periodo in cui stavo a cercare storie, come un rabdomante. Stavamo scrivendo Smetto quando voglio 2 e 3, ed erano sceneggiature piene di tecnicismi, quindi stavamo sempre con Wikipedia aperta – esordisce Sydney Sibilia, raccontando la genesi del progetto – E sulla home page del sito, un giorno, c’era un riquadretto che citava proprio la micronazione dell’Isola delle Rose. Allora ci ho cliccato e ho letto questa storia incredibile, di quella che ti chiedi perché nessuno ci abbia mai fatto un film. Poi mi sono ricordato che io i film li faccio e ne ho parlato con Francesca, con cui ci siamo detti che era come un film già fatto, tant’è che ci abbiamo messo solo un anno e mezzo per scriverlo.”

Francesca Minieri continua: “È andata così, la scaletta l’abbiamo scritta mentre stavamo ultimando Smetto quando voglio 3. Credo che la cinematografia di Sydney sia molto chiara, ha a che fare con l’individuo, con il suo potere in rapporto al potere costituito, ed è un tema che viene raccontato nel film. Si parla di libertà. La storia ci sembrava particolarmente giusta per lui, ed aveva tanti trabocchetti e tanti rischi, perché ci sembrava interessante che gli antagonisti fossero alcuni dei padri della patria, gli eroi della Costituzione italiana. Franco Restivo è stato un padre costituente. Dal mio punto di vista di sceneggiatrice è stato interessante arrivare ad un tono di scrittura che si confronta con la commedia che presenta anche toni drammatici, epici, storici.”

Il film racconta un’epoca folle

Ad interpretare l’ingegnere Giorgio Rosa è stato chiamato Elio Germano che così spiega la sua idea di libertà, in questo momento storico: “Oggi l’idea di libertà è declinata al ribasso. Ci sono persone che non hanno libertà di accedere a cure, istruzione, dimore, per cui si può parlare di libertà quando siamo tutti sullo stesso livello. Quindi credo che oggi bisogna prima pensare al diritto di vita delle persone, al diritto di sopravvivenza. Tutto il resto è qualcosa in più. Soprattutto dopo la pandemia, già l’idea di pensare al futuro mi sembra qualcosa di importante. Un film così ci aiuta ad alleggerire gli animi.” Parlando del suo lavoro di ricerca sul personaggio, Elio Germano ha raccontato: “Una delle cose che mi ha colpito di più andando a parlare con i reduci di quell’epoca, a Bologna, anche per studiare l’accento, è uscito fuori che era un periodo in cui si faceva a gara a chi la faceva più strana. Tutto molto diverso dall’omologazione che oggi la fa da padrone. Non è che la sua fosse un’impresa ideologica, ma era solo l’idea di fare una cosa molto grande da soli.”

Nelle figure storiche di Franco Restivo e Giovanni Leone, il film trova i suoi inediti antagonisti, due padri della nostra Costituzione egregiamente e comicamente interpretati da Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti, che non hanno nascosto un certo gusto nell’offrire un ritratto così irriverente delle due figure storiche quasi sacre. Così Zingaretti: “Per quelli della mia generazione, Leone è stato un personaggio molto importante. Ovviamente è stato divertente andare a rivisitare quei momenti. Come diceva Elio, quegli anni sono ricordati per il boom economico o per le contestazioni, ma la verità, come racconta questo film, è che sono stati anche anni folli. Oltre a raccontare una storia di libertà, questo film è anche divertente, con tanti spunti di riflessione, proprio uno di quelli che piace andare a vedere a me.”

“Di Franco Restivo si sapeva poco – spiega invece Bentivoglio – non posso dire di aver fatto una grande ricerca per interpretarlo, ho trovato una sua frase che suona ‘ogni qualvolta la democrazia viene minacciata, il Paese reagisce subito, d’istinto’. Questa mi sembra la summa del personaggio, lo racconta molto bene. Perché lui ha fatto parte della costituente, ha scritto realmente la nostra costituzione, anche quel benedetto articolo 11, che dice ‘L’Italia ripudia la guerra’, e quindi racconta come si possa scrivere questo e poi disattenderlo, se non addirittura tradirlo.”

Ma il film nasce principalmente da una negazione, come ha raccontato Sydney Sibilia, la contrarietà del vero Giorgio Rosa a fare della sua impresa un film. E così il regista ha raccontato il suo incontro con l’ingegnere bolognese: “Quando entri in contatto con una storia, non sai se dentro c’è già un film. Quindi avevo bisogno di incontrare Giorgio Rosa, di fargli delle domande, prima tra tutte ‘perché?’, cosa c’era dietro quell’isola. È stato un incontro stupendo e molte cose che ci sono nel film vengono proprio dai racconti che ha fatto lui. Dopo avergli fatto tante domande, ancora non ero convinto di farci un film. Solo alla fine del nostro incontro gli ho chiesto se gli avrebbe fatto piacere se avessimo fatto un film su di lui. E lui mi ha guardato e mi ha detto ‘No’. Allora ho pensato che in quella negazione c’era la motivazione più grande per farlo, il film.”

Quel film, L’incredibile storia de l’Isola delle Rose, arriverà su Netflix a partire dal prossimo 9 dicembre.

L'incredibile storia de L'Isola delle Rose poster

Dirty Dancing: il sequel non rimpiazerrà Patrick Swayze

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Dirty Dancing: il sequel non rimpiazerrà Patrick Swayze

Sappiamo ormai da tempo che un sequel di Dirty Dancing è ufficialmente in sviluppo con Jennifer Grey, protagonista del film originale del 1987 al fianco di Patrick Swayze, coinvolta nel progetto. Diretto da Emile Ardolino, il primo Dirty Dancing è stato un grandissimo successo di critica e pubblico, incassando al box office oltre 214 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 5 milioni.

In una recente intervista con People, Jennifer Grey ha voluto rassicurare i fan della pellicola originale e del compianto Swayze, assicurando che l’attore – scomparso nel 2009 all’età di 57 anni – non verrà sostituito. “Tutto quello che posso dire è che nessuno andrà a rimpiazzare chi non c’è più”, ha dichiarato Grey. “Non puoi provare a ripetere qualcosa di magico come quello. Devi cercare di fare qualcosa di differente.”

Ad agosto Jon Feltheimer, CEO di Lionsgate, ha ufficialmente confermato che Dirty Dancing avrà un sequel che sarà diretto da Jonathan Levine e Gillian Bohrer e sceneggiato da Mikki Daughtry e Tobias Iaconis. Inoltre Jennifer Grey, l’originale “Baby” della pellicola del 1987, reciterà nel film e sarà coinvolta anche in qualità di produttore esecutivo.

In una nota ufficiale, lo studio aveva dichiarato: “Sarà esattamente il tipo di film romantico e nostalgico che i fan del franchise stavano aspettando e che lo ha trasformato nel film di maggior successo nella storia della nostra compagnia.”

Il grande successo di Dirty Dancing

Oltre ad essere stato un grandissimo successo, Dirty Dancing ha ricevuto anche diversi riconoscimenti importanti. La canzone portante della colonna sonora, “(I’ve Had) The Time of My Life”, ad esempio, ha ricevuto l’Oscar e il Golden Globes nel 1988 come miglior canzone originale. Sempre ai Golden Globes del 1988, sia Patrick Swayze che Jennifer Grey ricevettero una nomination a testa come migliori attori, mentre il film venne candidato come miglior film musicale o commedia.

Marvel: 10 progetti naufragati che oggi sarebbero irrealizzabili

Marvel: 10 progetti naufragati che oggi sarebbero irrealizzabili

Il successo del MCU ha rivoluzionato l’industria cinematografica hollywoodiana, non soltanto il genere dei cinecomics. Dopo l’enorme successo della strategia senza precedenti di Kevin Feige – avere un franchise i cui titoli fossero collegati gli uni agli atri attraverso una narrazione generale più ampia -, quasi tutti i principali studi hanno provato a ricreare lo stesso modello e ad applicarlo ai loro franchise di successo. Il MCU ha indubbiamente dato vita ad una formula vincente; tuttavia, ci sono stati innumerevoli film Marvel non realizzati nel corso degli anni che oggi, nonostante risultino appetibili sulla carta, probabilmente non potrebbero mai trovare una loro collocazione nell’universo condiviso.

Il sequel de L’incredibile Hulk

Se il Thaddeus Ross di William Hurt non avesse fatto il suo grande ritorno in Captain America: Civil War, allora si potrebbe cancellare completamente L’incredibile Hulk dal canone del MCU senza cambiare una virgola, motivo per cui il film è da sempre considerato l’indesiderato figliastro del franchise.

Il motivo per cui i Marvel Studios non potrebbero più realizzare un sequel è perché legalmente sarebbe impossibile. La Universal detiene ancora i diritti di distribuzione dei film in solitaria di Hulk, motivo per cui Mark Ruffalo è stato un costante attore di supporto nell’universo condiviso. È un vero peccato, perché un’avventura in solitaria che riprenda i fili della trama originale sarebbe qualcosa che i fan vorrebbero sicuramente vedere un giorno. 

I Fantastici Quattro di Peyton Reed

Il MCU aveva già affrontato epoche diverse con Captain America: Il primo Vendicatore, senza contare il viaggio di Captain Marvel nel 1995, ma quando i diritti dei Fantastici Quattro erano ancora nelle mani della Fox, Peyton Reed ha proposto allo studio una storia sulle origini dei personaggi che sarebbe stata molto fedele ai fumetti.

Reed voleva che avesse una struttura narrativa slegata, con lo status di celebrità dei Fantastici Quattro che avrebbe avuto un ruolo importante nella storia. Un dinamico film dal sapore anni ’60 sarebbe stata certamente una svolta unica in merito ai quei personaggi a cui deve ancora essere resa giustizia sul grande schermo, ma al tempo stesso qualcosa di forse un po’ troppo audace per il MCU.

Doctor Doom di Noah Hawley

Sebbene il franchise abbia ampiamente superato lo stigma che ci sia un serio problema relativo alla rappresentazione dei cattivi, non c’è praticamente alcuna possibilità che il MCU metta mai un villain al centro di un film autonomo, non importa di chi si tratti. Un altro dei progetti accantonati in seguito all’acquisizione della Fox da parte della Disney è stato il film su Doctor Doom di Noah Hawley.

La mente creativa dietro Fargo e Legion ha già dimostrato di essere in grado di dare una nuova svolta a generi abbastanza noti che si fondano su degli archetipi, e un film a fumetti incentrato su un cattivo avrebbe dato al regista ampie opportunità di sovvertire e decostruire il genere, come è sua abitudine fare; purtroppo, il MCU ha sempre guardato solo e soltanto gli eroi.

Deathlok

All’inizio degli anni ’90, Randall Frakes, collaboratore di James Cameron, aveva ricevuto il compito di scrivere una sceneggiatura basata su uno dei personaggi meno noto della Marvel Comics, Deathlok. Anche se il personaggio è apparso in Agents of S.H.I.E.L.D. quando lo spettacolo era ancora considerato canonico, è stato trattato più come un “villain della settimana” che altro.

Oggi come oggi, i Marvel Studios non prenderebbero mai in considerazione la possibilità di realizzare un film su Deathlok, nonostante l’indubbio potenziale che ha. Nei fumetti, molti personaggi ne hanno assunto l’eredità nel corso degli anni, ma pensare ad un film che dovrebbe raccontare la storia di un ex soldato che si ribella contro il governo che lo ha trasformato in un cyborg armato contro la sua volontà, forse è un po’ troppo “maturo” per rientrare nei “canoni narrativi ed estetici” stabiliti dal MCU

Elektra: Assassin di Oliver Stone

Oggi potrebbe anche aver perso un po’ di quella fama di cui ha goduto in passato, ma i più grandi film di Oliver Stone rimarranno sempre come monumenti simbolo di una delle personalità più rivoluzionarie e controcorrente dell’era moderna. Eppure, una volta Stone ha considerato l’adattamento di un fumetto.

Nel 1992 il regista confermò, infatti, che stava prendendo in considerazione un film basato sulla graphic novel Elektra: Assassin di Frank Miller, ma non riuscì ad ottenere i diritti, nonostante avesse già pensato all’attrice comica Gabrielle Reece per il ruolo dell’eroina del titolo.

Doctor Strange di Guillermo Del Toro

Nei primissimi giorni del MCU, il dream team composta da Guillermo del Toro e Neil Gaiman aveva proposto alla Marvel, nel 2007, un film su Doctor Strange, ma non rientrava ancora nel mandato del giovane studio, ossia cerca di costruire un universo cinematografico collegato.

Quando lo Stregone Supremo alla fine è arrivato sul grande schermo, è stato al centro di una storia di origine che vantava alcune immagini straordinariamente abbaglianti. Con del Toro e Gaiman al timone, le cose sarebbero state certamente molto più dark, molto più contorte e, molto probabilmente, da incubo.

Spider-Man di James Cameron

L’idea di James Cameron di realizzare un film di Spider-Man a metà degli anni ’90 rimane ancora oggi una prospettiva affascinante, e anche se alcune delle sue idee – come lo spararagnatele organico – sono state usate nel blockbuster di Sam Raimi del 2002, forse è stato meglio che il film non abbia mai visto la luce.

Perché il MCU non dovrebbe trarre ispirazione da una delle menti più creative di Hollywood? Forse perché l’intero trattamento di Cameron era una grande metafora sulla pubertà, con tanto di allucinazioni che invocavano Franz Kafka. Ad un certo punto Peter seduceva Mary Jane con vivide descrizioni dei rituali di accoppiamento dei ragni, per poi fare sesso con lei in cima al ponte di Brooklyn. Riuscite ad immaginare Tom Holland che fa qualcosa del genere?

Luke Cage di Quentin Tarantino

Fatta eccezione per Jackie Brown, tutti i film di Quentin Tarantino sono stati opere originali, anche se piene di omaggi ai suoi titoli preferiti. All’inizio degli anni ’90, prima di raggiungere la fama mondiale, Tarantino voleva realizzare un film su Luke Cage.

Voleva che Laurence Fishburne interpretasse il personaggio del titolo, ma a quel tempo nessuno era interessato a fare film basati sui fumetti. Sulla base di quella che è poi stata la sua carriera, è impossibile immaginare i Marvel Studios che si tuffano in qualcosa di anche lontanamente tarantiniano, dal linguaggio volgare e dalla violenza sanguinosa.

La trilogia di Daredevil di Joe Carnahan

La Fox stava valutando diverse proposte per Daredevil nel tentativo di far decollare un altro film prima che i diritti tornassero ai Marvel Studios, ma anche la trilogia vietata ai minori di Joe Carnahan era troppo per lo studio.

Il regista di Smokin’ Aces voleva realizzare tre film ambientati nel 1973, 1976 e 1985, che sarebbero stati radicati nella realtà socioeconomica della New York dell’epoca, ma che includessero anche un vigilante in costume. Lo show di Netflix è stato piuttosto dark, ma anche quello non sarebbe stato niente in confronto a ciò che i supereroi noir di Carnahan avrebbero riservato al pubblico…

Silver Surfer: The Musical

Silver Surfer ha fatto solo un’apparizione in live action finora, ma è stato soltanto al centro di un sequel di scarso successo, quando avrebbe potuto essere il protagonista di un’opera rock sulla scia di Flash Gordon.

Il produttore Lee Kramer aveva il bodybuilder Frank Zane in lizza per il ruolo del titolo, mentre Stan Lee aveva creato un personaggio appositamente per il film, che sarebbe stato interpretato da Olivia Newton-John. Come se ciò non bastasse, a Paul McCartney era stato chiesto di scrivere la colonna sonora e le canzoni di Silver Surfer: The Musical. Il MCU potrebbe esistere per altri cento anni e siamo certi che arriverebbe mai a toccare certi livelli di insana follia.

John Travolta ricrea l’iconico ballo di Pulp Fiction in un nuovo spot

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In occasione di uno spot pubblicitario a tema natalizio, l’attore John Travolta, che ha interpretato il sicario Vincent Vega in Pulp Fiction di Quentin Tarantino, è apparso nei panni di Babbo Natale e ha ricreato l’iconico ballo del cult del 1994. Da allora, la sequenza è diventata una delle più riconoscibili nella storia del cinema ed è stata molte volte oggetto di parodie.

Il ballo di Pulp Fiction, che coinvolgeva anche Uma Thurman nei panni di Mia Wallace, è stata direttamente influenzata dai film della New Wave europea degli anni ’60. Da allora è diventato un pezzo iconico della cultura pop e il ruolo di Vincent Vega nel film ha rivitalizzato la carriera di John Travolta. Sebbene non sia mai più tornato a lavorare con Tarantino, la sua apparizione nell’ultimo spot di Capital One a tema natalizio mostra quanto l’attore sia ancora irreversibilmente legato al ruolo.

Lo spot, disponibile sull’account YouTube della società bancaria Capital One, vede Travolta nei panni di Babbo Natale, immerso in un’atmosfera tipicamente natalizia. Facendo shopping online, improvvisamente riceve una videochiamata da Samuel L. Jackson, suo co-protagonista in Pulp Fiction. Lo spot si conclude con Mr. & Mrs. Claus che ricreano l’iconica scena del ballo del cult di Tarantino sulle note di “Run Run Rudolph” di Chuck Berry, anche se nel film è stata usata “You Never Can Tell”, sempre di Berry.

https://www.youtube.com/watch?v=7tbx9HN3qk8&feature=emb_title

Il prequel mai realizzato di Pulp Fiction

Pulp Fiction è uno dei film cult di Quentin Tarantino, anzi, dell’intera storia del cinema. Scritto e diretto dal regista americano nel 1994, vinse (nello stesso anno) la Palma d’oro al Festival di Cannes e un Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale del 1994. Di recente Michael Madsen, attore feticcio del regista, ha rivelato che il film avrebbe dovuto avere un prequel (qui per approfondire).

Star Wars: Leia è l’unico Skywalker ad essere un vero Maestro Jedi?

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Il canone di Star Wars ha velatamente lasciato intendere che Leia potrebbe essere l’unico Skywalker ad essere stato realmente un Maestro Jedi. La Lucasfilm ha recentemente pubblicato “The Star Wars Book”, una guida completa alla galassia lontana, lontana, con contributi da parte di Pablo Hidalgo, Dan Zehr e Cole Horton. Il libro ha finalmente fornito una spiegazione in merito a tutti e sei i ranghi dei Jedi, con alcune implicazioni davvero sorprendenti.

La rivelazione più notevole (qui per approfondire) è stata che un Maestro Jedi è un Cavaliere che ha completato con successo l’addestramento di almeno un Padawan. Anche se questa sembra una definizione abbastanza semplice, in realtà ha notevoli implicazioni per la saga di Star Wars. Significa, infatti, che Anakin Skywalker non è mai stato veramente un Maestro, perché il suo Padawan, Ahsoka, non ha mai completato le Prove, ma ha invece lasciato l’Ordine. Inoltre, anche Luke Skywalker non dovrebbe essere considerato un vero Maestro Jedi, perché il suo primo Padawan, Ben Solo, ha ceduto al lato oscuro prima di affrontare le Prove, e nessun altro dei suoi studenti era passato al Cavalierato prima che il suo Tempio Jedi venisse distrutto da Palpatine.

In effetti, c’è solo uno Skywalker che probabilmente ha la pretesa di essere un vero Maestro Jedi: Leia Organa. Mentre Luke ha iniziato l’addestramento di Rey in Star Wars: Gli ultimi Jedi, l’ha guidata in realtà soltanto per pochi giorni; Rey ha successivamente lavorato come apprendista presso Leia per un anno prima degli eventi di Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Rey è letteralmente l’unico studente di uno Skywalker a diventare un Cavaliere Jedi, il che significa che Leia è l’unico Skywalker che può davvero essere considerato un Maestro Jedi.

L’addestramento Jedi di Leia e i Fantasmi di Forza

Anche se l’addestramento di Leia sotto Luke è stato interrotto, il romanzo di Rae Carson basato su L’Ascesa di Skywalker ha rivelato che è stata successivamente addestrata dai Fantasmi della Forza di Obi-Wan Kenobi e persino dal Maestro Yoda. “Aveva imparato dai migliori”, ha spiegato il romanzo. “E non solo da Luke; nel corso degli anni aveva occasionalmente sentito la voce di Obi-Wan Kenobi attraverso la Forza, e ancora più raramente quella di Yoda. Alcuni giorni le era sembrato di aver imparato dalla Forza stessa.”

È implicito che questi Fantasmi di Forza abbiano continuato a fare da mentore a Leia mentre allenava Rey. Nel frattempo, Leia incoraggiò Rey a cercare conoscenze molto più antiche di quelle che poteva donarle lei: spinse, infatti, Rey ad esaminare attentamente gli antichi testi Jedi recuperati da Ahch-To. Evidentemente, l’approccio di Leia si è rivelato efficace, poiché Rey ha superato una Prova Jedi peggiore di qualsiasi cosa i Jedi del passato avrebbero mai potuto immaginare: quando ha combattuto contro suo nonno, Palpatine, nel mondo Sith di Exegol.

Senza dubbio questa rivelazione sorprenderà i fan, poiché Luke è il personaggio più associato ai Jedi, nonché considerato da sempre un leggendario Maestro Jedi. In verità, però, è sua sorella Leia che ha l’onore di essere considerata la prima Maestra Jedi in Star Wars dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi.

Top Gun: Maverick, dall’impiego del green screen al conflitto del protagonista

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Intervistato da Men’s Journal, Miles Teller ha parlato di Top Gun: Maverick, attesissimo sequel della pellicola cult degli anni ’80 che contribuì a lanciare la carriera internazionale di Tom Cruise, attore ancora poco conosciuto all’epoca e che, in breve tempo, sarebbe diventato una delle più grandi star di Hollywood.

Teller, che nel film avrà il ruolo di Bradley “Rooster” Bradshaw, il figlio dell’ex gregario di Maverick, Nick “Goose” Bradshaw (interpretato da Anthony Edwards e morto nel film originale), ha spiegato che nel film “Rooster” sta seguendo le orme di suo padre ed è una delle nuove reclute del programma Top Gun. A proposito del lavoro sul set, la star di Whiplash ha spiegato: “Non è stato impiegato alcun green screen in Top Gun: Maverick. Ogni ripresa, ogni acrobazia… è stato il risultato del duro lavoro, del vero sudore, di tutto le persone che hanno collaborato al film. La produzione è durata circa un anno intero, sicuramente l’esperienza lavorativa più lunga a cui abbia mai preso parte.”

A fornire ulteriori dettagli sulla lavorazione del film è stato lo stesso Tom Cruise, che parlando con Empire Magazine ha rivelato di aver curato personalmente l’addestramento al volo dei suoi colleghi. Cruise, che del sequel è anche produttore, ha spiegato: “Quando hai a che fare con GS pesati, la colonna vertebrale si comprime, incluso il tuo cranio. Alcune persone delirano. Alcune persone riescono a gestirlo. Quindi ho dovuto sostenere i miei colleghi per poter ottenere delle alte GS. Perché dovevano farlo agire sull’aereo. Non posso farli ammalare ogni volta.”

Il conflitto di Pete Mitchell al centro di Top Gun: Maverick

Il vero conflitto nel sequel di Top Gun esiste all’interno dello stesso Maverick, fino a quando non scopre la verità su suo padre e accetta di non essere responsabile della morte di Goose. A 30 anni di distanza, le sue buffonate stanno ancora influenzando negativamente la sua carriera militare. Secondo riportato già in passato, Maverick si troverà in contrasto con il personaggio di Jon Hamm, molto simile a quello di Mike “Viper” Metcalf (interpretato nell’originale da Tom Skerritt), la cui autorità sarà proprio il motivo scatenante dell’attrito.

C’è indubbiamente una dinamica complicata tra Maverick e Rooster, e ci sono state molte speculazioni sulla scena del funerale vista nel trailer e su cosa potrebbe significare per Maverick. Parlando sempre con Empire, il regista John Kosinski ha parlato proprio delle sfide che Maverick dovrà affrontare nel nuovo film: “Adesso è il migliore in quello che fa. Ha dedicato tutta la sua vita all’aviazione. Ma ha dovuto comunque pagarne il prezzo: deve affrontare alcune cose del suo passato e riconciliarsi con esse. È una storia di passaggio, proprio come lo era il primo film. Adesso è un uomo in una fase diversa della sua vita.”

Il personaggio di Maverick farà anche i conti con una Marina tecnologicamente più avanzata di quella che esisteva tre decenni fa. Il Maverick della “vecchia scuola” dovrà ritagliarsi una nicchia per se stesso in questo nuovo e coraggioso mondo o accettare che non ci sia posto per lui. In un’intervista con Collider, il produttore del film David Ellison ha dichiarato: “È proprio lo specchio del mondo in cui viviamo oggi, in cui esiste la tecnologia dei droni e la quinta generazione di aerei da caccia è davvero ciò che la Marina degli Stati Uniti chiama l’ultimo caccia artificiale che stiamo effettivamente per produrre. Quindi, sta davvero esplorando la fine di un’era di combattimenti aerei e piloti di caccia e cosa sia diventata questa cultura oggi.” 

Tutto quello che sappiamo su Top Gun: Maverick

Dopo più di trent’anni di servizio come aviatore della Marina, Pete “Maverick” Mitchell (Tom Cruise) è nel posto che gli appartiene, spingendo l’acceleratore nelle vesti di un coraggioso pilota collaudatore, mentre ha schivato l’avanzamento di grado che lo avrebbe radicato nel corpo. Quando si ritrova ad addestrare un distaccamento dei diplomati di Top Gun per una missione specializzata che nessun pilota vivente ha mai visto, Maverick incontra il tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), segnale di chiamata: “Rooster”, il figlio del defunto amico di Maverick e ufficiale di intercettazione radar Ten. Nick Bradshaw, alias “Goose”. Di fronte a un futuro incerto e confrontandosi con i fantasmi del suo passato, Maverick viene coinvolto in uno scontro con le sue paure più profonde, che culmina in una missione che richiede il massimo sacrificio a coloro che saranno scelti per volarci incontro.

Tom Cruise e Val Kilmer torneranno nei rispettivi ruoli del capitolo originale, ovvero Pete “Maverick” Mitchell e Tom “Iceman” Kazinsky. Insieme a loro anche Jennifer ConnellyJon Hamm Miles Teller. Il film arriverà al cinema il 2 luglio 2021.

Godzilla vs Kong potrebbe arrivare direttamente in streaming

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Godzilla vs Kong potrebbe arrivare direttamente in streaming

Godzilla vs. Kong potrebbe essere il prossimo blockbuster a saltare la sala cinematografica e arrivare direttamente in streaming. Legendary e Warner Bros. ha dato il via al MonsterVerse nel 2014 con il reboot di Godzilla. Il film ha aperto così la strada ad una nuova interpretazione di King Kong attraverso Kong: Skull Island. L’ultimo capitolo del franchise è arrivato lo scorso anno, quando Godzilla: King of the Monsters è uscito al cinema e ha contribuito a gettare le basi per l’atteso grande crossover del MonsterVerse.

In passato, Godzilla vs. Kong sarebbe dovuto arrivare nelle sale a marzo di quest’anno, ma la data di uscita è stata cambiata molto prima che dell’esplosione della pandemia di Covid-19 e della chiusura delle sale cinematografiche. Il film era stato spostato a novembre 2021, ma l’emergenza sanitaria ha poi costretto Legendary e Warner Bros. ad optare per un ulteriore slittamento, che alla fine è conciso con maggio del 2021. Ciononostante, Godzilla vs. Kong potrebbe saltare definitivamente l’uscita in sala.

Secondo THR, è probabile che Godzilla vs. Kong venga rilasciato direttamente in streaming. Secondo quanto riferito, Netflix ha offerto alla Legendary 200 milioni di dollari per ottenere i diritti sul film, ma la WarnerMedia è intervenuta per bloccare l’accordo in modo da poter rispondere con un’offerta ulteriore e cercare di portare il film su HBO Max. Non è ancora stato diramato alcun comunicato ufficiale, sebbene un portavoce della Warner Bros. abbia dichiarato: “Abbiamo in programma di rilasciare Godzilla vs Kong nelle sale il prossimo anno, come previsto.”

Una delle forze trainanti dietro il potenziale passaggio di Godzilla vs. Kong allo streaming è l’elevato budget del film e una lista di film di successo già programmata per il 2021. Legendary ha finanziato il 75% del blockbuster, costato circa 200 milioni di dollari, con la WB che ha pagato il restante 25%, dando loro voce in capitolo su quale servizio di streaming potrebbe acquistare il film. Dal momento che sono dietro HBO Max, il potenziale per Godzilla vs. Kong di attirare ancora più iscritti sulla piattaforma è decisamente alto. D’altronde, nulla esclude che all’atteso blockbuster possa toccare la stessa sorte di Wonder Woman 1984, e quindi un’uscita “congiunta” tanto nelle sale quanto in streaming. Non ci resta che attendere un eventuale comunicato ufficiale…

Tutto quello che sappiamo su Godzilla vs. Kong

Inizialmente previsto per il prossimo 20 Novembre, la data di uscita di Godzilla vs. Kong è stata posticipata al 21 Maggio 2021 a causa della pandemia di Covid-19. Il film ha ricevuto un PG-13, ossia un divieto ai minori di 13 anni. La motivazione consiste nella presenza nel film di “intense scene di violenza e distruzione e di linguaggio volgare”. Nessun divieto ai minori di 17 anni, quindi, lasciando presagire che il film sarà molto meno crudo di quanto i fan probabilmente si aspettano.

Godzilla vs. Kong sarà diretto da Adam Wingard e vedrà nel cast Alexander SkarsgårdMillie Bobby BrownRebecca Hall, Brian Tyree Henry, Shun Oguri, Eiza González, Jessica Henwick, Julian Dennison, Kyle Chandler Demián Bichir. Il film farà parte di un nuovo universo condiviso, denominato MonsterVerse, a cui appartengono anche Godzilla (2014), Kong: Skull Island (2017) e Godzilla II: King of the Monsters (2019).

Hulk vs Iron Man: perché il Gigante Verde ha perso in Age of Ultron?

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Nonostante sia il Vendicatore più potente, Hulk (Mark Ruffalo) non è stato in grado di sconfiggere Iron Man (Robert Downey, Jr.) in Avengers: Age of Ultron. È stata una delle poche sconfitte che il Gigante di Giada ha dovuto sopportare nel MCU. Quel momento ha anche segnato la prima volta che il personaggio ha perso uno scontro 1-1 contro un altro personaggio dell’universo condiviso.

La lotta di Hulk con Iron Man nel secondo film degli Avengers è stata il risultato del suo essere mentalmente influenzato dai poteri di Scarlet Witch. Hulk è andato su tutte le furie fino a quando non è stato contrastato da Iron Man, che ha indossato in battaglia la sua armatura Hulkbuster. Grazie ad un enorme aumento di dimensioni e forza, Iron Man è stato in grado di rappresentare una minaccia fisica per Hulk, in un modo che la sua classica armatura non gli avrebbe mai consentito. Dopo un lungo e brutale scambio di colpi, Iron Man si è rivelato vittorioso ed è riuscito a far perdere i sensi a Hulk. 

In quanto personaggio che nei fumetti Marvel viene comunemente definito “il più forte che ci sia”, la sconfitta di Hulk contro Iron Man è stata una svolta narrativa sorprendente. L’armatura di Hulkbuster è stata progettata specificamente per sconfiggerlo, ma Hulk ha una consolidata reputazione nell’aver sempre sfidato le probabilità e aver vinto tutte le gare di forza bruta. Tuttavia, lo scontro in questione ha rappresentato l’eccezione: Hulk non è riuscito a sconfiggere il suo avversario, e ciò è stato dovuto in gran parte al colpo improvviso di Iron Man alla fine del combattimento.

Il colpo improvviso di Iron Man alla fine del combattimento con Hulk

Hulk stava vincendo quando si schiantarono contro un edificio, facendolo crollare su di loro. Dopo essere emerso dai detriti, un Hulk senza fiato si è seduto, per poi essere bruscamente preso a pugni in faccia da Iron Man. È stato questo attacco a sorpresa che ha permesso a Iron Man di prevalere su di lui. Per quanto riguarda il motivo per cui Hulk è stato messo fuori combattimento proprio da questo colpo, è importante sottolineare che il potere di Hulk è alimentato da un’emozione: la rabbia. Hulk, spinto dalla rabbia, stava prendendo a pugni Iron Man fino a quando l’edificio non è crollato, interrompendo completamente il flusso della battaglia. Hulk stava tornando momentaneamente in sé quando Iron Man l’ha colpito colpì. Ciò significa che in quel preciso momento,  Hulk aveva dimenticato la sua rabbia. Iron Man ha vinto perché ha saputo sfruttare quest’improvvisa svolta degli eventi.

In altre parole, Iron Man avrebbe perso se la rabbia di Hulk non si fosse placata. C’è stato un momento nella lotta in cui Stark stava dominando, ma tutto ciò che ha fatto è stato rendere Hulk ancora più arrabbiato di quanto già non fosse. In seguito, le probabilità sono cambiate a favore di Hulk, con il personaggio che ha scatenato un furioso assalto di potenti colpi che stava quasi distruggendo l’Hulkbuster di Iron Man. Se la lotta fosse continuata senza interruzioni, Hulk avrebbe consegnato a Iron Man quella che probabilmente sarebbe stato la sua più grande sconfitta.

Sfortunatamente, questa non è stata l’unica volta che le cose non sono andate a favore di Hulk in una grande battaglia. Ha dovuto ottenere aiuto dal Gran Maestro contro il Dio del Tuono in Thor: Ragnarok ed è stato sconfitto senza alcuno sforzo da Thanos all’inizio di Avengers: Infinity War. La battaglia con Thanos, in particolare, rende la sconfitta di Hulk in Age of Ultron ancora più schiacciante, in quanto avrebbe potuto dargli un’enorme vittoria che gli è stata negata nei successivi film del MCU.

Euphoria 2: poster e dettagli dei nuovi episodi

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Euphoria 2: poster e dettagli dei nuovi episodi

La serie drammatica della HBO vincitrice di un Emmy Euphoria tornerà con due episodi speciali, con il primo debutto DOMENICA 6 DICEMBRE alle 21:00 ET / PT. L’episodio andrà in onda su HBO e sarà disponibile per lo streaming su HBO Max negli USA. In Italia non ha ancora una collocazione su SKY.

Dopo essere stato lasciato da Jules alla stazione dei treni e ricaduto, il primo episodio speciale segue Rue (interpretata dalla vincitrice dell’Emmy Zendaya) mentre celebra il Natale. Scritto e diretto dal creatore della serie Sam Levinson, l’episodio, intitolato “Trouble Don’t Last Always”, è interpretato anche da Colman Domingo, che è apparso nella prima stagione. Il titolo e la data del secondo episodio sono in arrivo. Entrambi gli episodi speciali sono stati prodotti sotto Linee guida COVID-19.

Euphoria ha ricevuto tre Primetime Emmy quest’anno, tra cui Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Zendaya), Miglior trucco contemporaneo (non protesico) e Musica e testi originali eccezionali.

Euphoria è stato creato e scritto da Sam Levinson, che è anche produttore esecutivo; i produttori esecutivi Ravi Nandan, Kevin Turen, Drake, Future the Prince, Hadas Mozes Lichtenstein, Ron Leshem, Daphna Levin, Tmira Yardeni, Mirit Toovi, Yoram Mokady e Gary Lennon; Will Greenfield è co-produttore esecutivo. Prodotto in collaborazione con A24 e basato sull’omonima serie israeliana, creata da Ron Leshem e Daphna Levin, di HOT.

Black Widow: il ruolo delle Vedove della Stanza Rossa nel film

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Black Widow: il ruolo delle Vedove della Stanza Rossa nel film

Bisognerà attendere ancora un bel po’ prima dell’arrivo di Black Widow nelle sale, anche se la continua evoluzione dell’attuale situazione legata alla pandemia di Covid-19 potrebbe stravolgere ancora una volta i piani dei Marvel Studios. Nel frattempo, sono arrivati online nuovi interessantissimi dettagli sul ruolo che la Stanza Rossa avrà all’interno della storia dell’atteso cinecomic.

Il libro di recente pubblicazione “Black Widow: The Official Movie Special Book” (via CBM) contiene un’intervista a James Young, coordinatore degli stunt che ha lavorato al film con Scarlett Johansson, ha parlato del ruolo che avranno le Vedove della Stanza Rossa nella storia e del mondo in cui si relazioneranno al malvagio Dreykov interpretato da Ray Winstone.

“Le Vedove provengono fondamentalmente dalla Stanza Rossa. Fin da giovani queste donne vengono portate lì e addestrate per diventare delle assassine”, spiega Young. “Quello che ha fatto Dreykov è che ha imparato che per controllare il mondo, non puoi gettarti nella mischia e metterci la faccia. Quindi Dreykov usa le Vedove per farle eseguire i suoi ordini. Usa queste giovani donne, che sono delle assassine, per il programma.”

“Tutto quello che conoscono è la violenza. È dura per Natasha quando si arriva a quella lotta nel film. Ancora una volta, arriviamo al centro di tutto: Natasha ci è già passata, sa di cosa si sta parlando, e questo la mette in una posizione davvero scomoda per quanto riguarda la lotta con le Vedove, perché queste vedove vogliono ucciderla. Nessuno lascia la Stanza finché non è morta. Questo mette Natasha in una posizione estremamente difficile. Queste vedove hanno un obiettivo. Qualunque cosa dica il loro capo, faranno di tutto per raggiungerlo.”

“Penso che sia piuttosto interessante ora che abbiamo finalmente la possibilità di vedere ciò che i fan hanno chiesto per anni”, aggiunge Young. “In questo film, possiamo finalmente vedere la Stanza Rossa e scoprire chi sono queste Vedove, scoprire che ci esistono più Vedove, che Natasha era la migliore di loro e che Dreykov l’ha sempre voluta di nuovo con sé.”

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Mission Impossible 7: Tom Cruise e Hayley Atwell in 500 a Roma

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Mission Impossible 7: Tom Cruise e Hayley Atwell in 500 a Roma

Continuano le riprese di Mission Impossible 7 in Italia, la produzione è ritornata a Roma e questa mattina sul set c’eranoTom Cruise e Hayley Atwell. Ecco i due attori impegnati in alcuni stunt a bordo di una 500 gialla per le vie di Roma, nel quartiere di Monti:

 

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Le date di uscita di Mission Impossible 7 e 8

Nei prossimi due capitoli della saga di Mission ImpossibleTom Cruise e Rebecca Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea Whigham (Kong: Skull Island), Hayley Atwell (Captain America: Il primo vendicatore), Pom Klementieff (Guardiani della Galassia) e Esai Morales (Ozark). Christopher McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il loro debutto nelle sale americane rispettivamente il 19 novembre 2021 e il 4 novembre 2022.