In occasione della premiere romana
di Frozen 2 – Il segreto di Arendelle,
ecco la nostra intervista a Serena Rossi ed
Enrico Brignano, che tornano a prestare la voce ad
Anna e Olaf. Con loro anche Giuliano Sangiorgi che
canta la versione italiana del nuovo brano di punta della colonna
sonora del film, Nell’ignoto.
A tre anni dagli eventi del
primo film, la città di Arendelle ha ritrovato la pace. La
tranquillità viene però turbata da una voce angelica che soltanto
Elsa riesce a sentire e che costantemente, giorno e notte, la
chiama con un canto fino a risvegliare in lei dei poteri legati
alla forza che il padre ha incontrato nella foresta molti anni
prima. Questi nuovi poteri si materializzano con dei cristalli e
diventano sempre più forti fino a quando tutti gli elementi (fuoco,
acqua, vento e terra) si abbattono sulla città di
Arendelle…
Il film uscirà nelle sale il
prossimo 27 novembre, sempre doppiato da
Serena Rossi, Serena Autieri, Enrico Brignano e
Massimo Lopez.
Grande interprete shakespeariano,
l’attore Ian McKellen si è dedicato nella sua
carriera tanto al teatro quanto al cinema, portando avanti entrambe
le forme d’arte. Celebre per il suo ruolo di Magneto nella saga
degli X-Men e ancor più per quello di Gandalf nelle
trilogie di Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit,
McKellen si è continuamente guadagnato l’affetto dei fan e la stima
della critica, che lo ha più volte eletto come uno dei più preziosi
interpreti della scena contemporanea.
Ecco 10 cose che non sai di
Ian McKellen.
Ian McKellen: i suoi film
1. È celebre per i suoi
ruoli in importanti blockbuster. L’attore ha debuttato al
cinema nel 1969 con il film A Touch of Love, per poi
recitare in film come La fortezza (1983), Last Action
Hero (1993), 6 gradi di separazione (1993),
Riccardo III (1995), Lo straniero che venne dal
mare (1997) e Demoni e dei (1998), con cui ottiene
una maggior popolarità. Nel 2000 è tra i protagonisti nel film
X-Men nel
ruolo di Magneto, dove recita accanto a Hugh
Jackman, e nel 2001 in quelli di Gandalf in Il Signore
degli Anelli – La Compagnia dell’Anello. Questi due ruoli
consacrano definitivamente la sua carriera. McKellen recita poi in
Il Signore degli Anelli – Le due torri (2002),
X-Men 2
(2003), Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re
(2003), Il codice da Vinci (2006), X-Men – Conflitto
finale (2006), Lo Hobbit – Un
viaggio inaspettato (2012), Lo Hobbit – La
desolazione di Smaug (2013), X-Men – Giorni di un
futuro passato (2014), Lo Hobbit – La battaglia
delle cinque armate (2014), Mr. Holmes – Il
mistero del caso irrisolto (2015), La bella e la
bestia (2017), Casa Shakespeare (2018),
L’inganno perfetto (2019), dove recita accanto
a Helen
Mirren, e Cats (2019).
2. Ha recitato anche in
televisione. L’attore è stato inoltre protagonista di
alcuni film per la TV come La primula rossa (1982),
Guerra al virus (1993), Rasputin – Il demone nero
(1996), e King Lear (2008). Ha inoltre recitato in serie
TV come Coronation Street (2005), Great
Performances (2008), The Prisoner (2009),
Doctor Who (2012) e Vicious
(2013-2016).
Ian McKellen è su Instagram
3. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 1,9 milioni di
persone. Qui McKellen è solito condividere fotografie scattate in
momenti di svago, ma anche numerose immagini promozionali dei suoi
lavori da interprete.
Ian McKellen ha avuto un
fidanzato
4. Si è dichiarato
omosessuale. L’attore si è pubblicamente dichiarato
omosessuale nel 1988. In quell’anno è anche terminata la sua
relazione con il regista Sean Mathias, iniziata
nel 1978. Nonostante la rottura, i due sono rimasti in rapporti
d’amicizia, e nel 2009 Mathias ha anche diretto McKellen in uno
spettacolo teatrale.
Ian McKellen e Roberto Benigni
5. Benigni vinse l’Oscar
battendo McKellen. In un’intervista l’attore ha dichiarato
di aver mal digerito la sconfitta subita ai premi Oscar nel 1999,
dove a vincere come miglior attore fu Roberto
Benigni per il film La vita è bella.
McKellen, che era nominato per Demoni e dei, ha affermato
che avrebbe preferito veder vincere uno qualunque degli altri
candidati, purché il premio non andasse a Benigni, da lui mal
giudicato. Il premio, tuttavia, andò infine proprio all’attore
italiano.
Ian McKellen On Stage
6. Continua a lavorare in
teatro. L’attore non ha mai dimenticato il suo amore per
il teatro, passione che continua a portare avanti parallelamente al
cinema. Ogni spettacolo dell’attore risulta inoltre essere sempre
un grande successo di pubblico, e sul Web sono molti i siti da cui
è possibile acquistare i biglietti per vedere McKellen calcare il
palcoscenico.
Ian McKellen è Magneto
7. Per interpretare Magneto
stava per rinunciare a Gandalf. Dopo aver accettato il
ruolo di Magneto nel film X-Men, all’attore fu proposto
anche quello di Gandalf nella trilogia de Il Signore degli
Anelli. Inizialmente l’attore dovette rifiutare quest’ultima
parte per via dell’impegno già preso con il film Marvel. In seguito McKellen,
fortemente attratto dal ruolo dello stregone, chiese al regista
Bryan Singer di poter anticipare le riprese delle
sue scene, così da poter essere poi libero di andare sul set in
Nuova Zelanda.
8. Accettò il ruolo dopo
aver visto il costume. McKellen rivelò di essere stato
inizialmente riluttante ad accettare il ruolo di Magneto, ma che si
convinse dopo che gli fu mostrato il suo costume. L’attore trovò
che il ruolo gli avrebbe permesso di esplorare un genere
cinematografico a lui nuovo.
Ian McKellen: il suo 2019
9. Tornerà al cinema da
protagonista. Nel 2019 l’attore è al cinema con due nuovi
film. Il primo è L’inganno perfetto, thriller tratto
dall’omonimo romanzo di NicholasSearle, mentre il secondo è Cats, film
musicale diretto da Tom Hooper basato sull’omonimo
musical.
Ian McKellen età e altezza
10. Ian McKellen è nato a
Burnley, in Inghilterra, il 25 maggio 1939. L’altezza
complessiva dell’attore è di 180 centimetri.
La stagione dei cinecomic
2019 è stata segnata dal successo di Captain
Marvel (primo titolo del MCU con una supereroina
protagonista), del miliardo superato al box office da due film DC
(Aquaman e
Joker) e
ovviamente dalla chiusura in grande stile della Fase 3
dell’universo cinematografico Marvel con Avengers:
Endgame e Spider-Man: Far From
Home.
Ma quali sono i personaggi che, in
tutti queste pellicole citate, hanno deluso maggiormente le
aspettative? Ecco qualche esempio:
Talos
Iniziamo con una parziale delusione,
almeno se confrontata con la controparte originale dei fumetti:
Talos, l’alieno mutaforma Skrull introdotto in
Captain Marvel come villain e poi
rivelato come vittima del sistema in cui sono i Kree a regolare gli
equilibri dell’universo, ha sovvertito le aspettative dei fan e
nonostante la buona prova di Ben
Mendelsohn, non ha mostrato tutte le sue
potenzialità.
Jean Grey
La più cocente delusione dell’anno è
senza dubbio X-Men: Dark
Phoenix, il film annunciato come la degna rappresentazione
della Fenice Nera al cinema risultato invece un’accozzaglia di
scene senza idee né coesione. Flop al botteghino, il cinecomic
scritto e diretto da Simon Kinberg non ha reso onore alla vera Jean
Grey, e la performance di Sophie
Turner di certo non ha aiutato.
Cassie Lang
Prima dell’uscita di Avengers: Endgame diverse teorie
suggerivano che Cassie
Lang, la figlia di Ant-Man, avrebbe potuto avere un
ruolo determinante nella trama. Teoria mai realizzata che si è
invece scontrata con uno screentime davvero limitato dell’attrice
Emma Fuhrmann. I fan volevano vederla al fianco del padre durante
la battaglia finale, omaggiando i fumetti e diventando Stature, ma
niente di ciò è accaduto (purtroppo).
Nick Fury
Spider-Man: Far From Home ha
chiuso la Fase 3 in gran stile, ma c’è qualcosa di decisamente
ridondante nella performance di Samuel L. Jackson
nei panni di Nick Fury, almeno rispetto agli altri
capitoli del MCU. Il sequel infatti non ha mai
davvero esplorato quella che poteva essere una dinamica davvero
affascinante tra Peter e l’ex capo dello SHIELD, soprattutto dopo
la scomparsa di Iron Man.
Sette Peccati Capitali
Shazam! è stato
l’episodio più divertente e coeso dell’ormai ex DCEU, ed è un
peccato che non abbia approfondito o prestato maggiore attenzione
ai Sette Peccati Capitali, resi come mostri
generici in CGI e mai davvero terrificanti come ci si potesse
aspettare. Magari torneranno nello spinoff su Black Adam con più
personalità?
Vuk
Torniamo a Dark Phoenix e
all’altro grande disastro del film: la villain Vuk
interpretata (senza troppo impegno) da Jessica
Chastain. Troppo simile ad un alieno Skrull e
rinominata membro della razza D’Bari, il personaggio non aveva
spessore né motivazioni reali per diventare una svolta nel
franchise.
Suprema Intelligenza
Portare al cinema la Suprema
Intelligenza non era un compito facile e i Marvel Studios hanno fatto del loro meglio per
rendere questa entità quasi astratta un personaggio vero e proprio
da grande schermo. Interpretata da Annette Bening
in Captain Marvel, la villain ha però
deluso le aspettative di chi avrebbe voluto una versione più fedele
ai fumetti, oltre che scene più lunghe.
Si avvicina sempre di più l’uscita
nelle sale di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, terzo e ultimo capitolo della nuova
trilogia del franchise a cui è stato affidato il compito di
chiudere la saga degli Skywalker iniziata nel 1977 da George Lucas
con Una Nuova Speranza. In regia è tornato J.J.
Abrams, sostituendo Colin Trevorrow in seguito a problemi
di natura creativa, che in un’intervista con Uproxx ha risposto ad
alcune domande sul film.
La più richiesta è quella che
riguarda il destino dei personaggi e lo stato reale del Leader
Supremo Snoke, ucciso alla fine di Gli Ultimi
Jedi:
“Senza spoilerare nulla, posso
dirvi che questo film è un effettivo finale e che per me è
infinitamente più impegnativo di un inizio. Sapevamo che dovevamo
fornire risposte. E se da una parte ci possono essere alcune cose
che non verranno completamente demistificate alla fine, volevamo
assicurarci che le persone lasciassero la sala con la sensazione di
essere soddisfatte. Quindi si, spero che, su una serie di
questioni, le persone sentiranno di aver assistito ad un vero atto
finale e non ad uno stratagemma pubblicitario.“
Le domande che stanno facendo
impazzire i fan dal lancio della nuova trilogia sono sempre le
stesse: chi sono i genitori di Rey? Da dove proviene Snoke? Il
villain è ancora vivo o ha qualche legame con il ritorno di
Palpatine? Perché l’imperatore ha bisogno di Kylo Ren? Il film
risponderà a tutti questi misteri?
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Il regista Marco
Bocci e i protagonisti Libero De Rienzo, Andrea
Sartoretti, Antonia Liskova e Giorgio
Colangeli hanno risposto alle domande di
Scilla Santoro di Cinefilos.it, in
occasione della presentazione alla stampa di A tor bella monaca non “piove” mai,
dal 28 novembre al cinema.
Mauro (Libero De
Rienzo) è un quasi quarantenne mite e rispettoso delle
regole. Ama Samantha (Antonia Liskova) e anche se
lei lo ha lasciato per un facoltoso medico, punta a riconquistarla.
Ancora vive di lavoretti e della “paghetta” della nonna, perché se
oggi trovare lavoro è difficile per tutti, a Tor Bella Monaca è
ancora più difficile. Suo fratello Romolo (Andrea
Sartoretti) ha dei precedenti ma, scontata la pena, ha una
nuova vita, una famiglia, un lavoro e nessuna intenzione di tornare
sui suoi passi. Lotta ogni giorno per scrollarsi di dosso
l’immagine del delinquente. Il padre Guglielmo (Giorgio
Colangeli) assieme alla madre Maria (Lorenza
Guerrieri) non si dà pace perché il suo negozio è occupato
da mesi da un inquilino moroso, eppure non c’è modo di cacciarlo.
La situazione precipita quando la nonna muore, lasciando la
numerosa famiglia senza la pensione indispensabile per andare
avanti. È allora che Mauro pensa di dare una svolta alla sua vita
organizzando con due amici una rapina ai danni della mafia
cinese.
Mancava solo il commento di
Taika Waititi al giudizio di
Martin Scorsese sui film Marvel, per l’autore americano
molto più simili a parchi a tema che alla sua idea di cinema, e
stavolta le dichiarazioni del regista di Thor: Ragnarok e Jojo
Rabbit vengono raccolte dall’Hollywood Reporter
durante una roundtable con altre personalità dello show
business.
Waititi, oltre a non essere
d’accordo con le affermazioni di Scorsese, ha approfondito la sua
opinione sull’argomento parlando della sua esperienza lavorativa
con i Marvel Studios e del potere delle storie sui
supereroi:
“Avendo fatto parte della
famiglia Marvel, so quanto lavoro ci sia
dietro gli ultimi film, tra riprese e post-produzione. Tutto parte
da una storia che riesce a colpire emotivamente le persone. Forse è
un mondo troppo colorato per lui [riferendosi a Scorsese]… Fumetti
e graphic novel hanno sempre diviso le persone su fatto che
potessero o meno essere arte reale o storie reali. Semplicemente
non è vero. I supereroi sono la nostra nuova mitologia. Alla fine,
le storie ci insegnano lezioni o ci aiutano a sperimentare la
condizione umana in diversi modi.“
“Ora è troppo tardi per
cambiare il nome del Marvel Cinematic Universe in
qualcosa che ricordi i parchi a tema“, aveva dichiarato
Waititi scherzando sull’idea di rimuovere la parola “cinema” dal
nome. “Certo che è cinema! Quei film escono in sala. Nei cinema
vicino a te“.
Taika Waititi
tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva
dal fumetto The Mighty Thor, descritto da Waititi come
“la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
È stato confermato che quella che
vedremo in Thor: Love
And Thunder non sarà semplicemente una Thor
“femmina” ma Jane Foster nelle vesti di Mighty
Thor, nome della celebre run scritta da Jason
Aaron in cui l’eroina impugna il Mjolnir al posto del Dio
del Tuono.
Vi ricordiamo che la trasformazione
di Jane Foster in Potente Thor coincide con il periodo più buio
della sua vita: suo marito e suo figlio muoiono infatti in un
incidente d’auto e, come se non bastasse, le viene stato
diagnosticato un cancro al seno. Essere Mighty
Thor porta ovviamente dei vantaggi, perché ogni volta che
Jane cambia “pelle” il suo corpo viene ripulito da tutte le
tossine, ma mentre Thor si offre di aiutarla con la magia
asgardiana, l’eroina rifiuta qualsiasi trattamento.
Intervistata da Vanity Fair, che le
dedica la cover del prossimo numero, Scarlett
Johansson ha parlato della sua carriera,
dell’esperienza sul set di Woody Allen, del nuovo film che la vede
protagonista (e che forse le farà guadagnare una nomination agli
Oscar), Marriage
Story, e ovviamente del cinecomic dove ha potuto
indossare per l’ultima volta i panni di Vedova Nera,
standalone che uscirà nelle sale a marzo 2020.
“Non volevo che fosse una
storia di origine“, ha affermato l’attrice, “Non volevo
che fosse una storia di spionaggio o che sembrasse superficiale.
Volevo farlo solo se si adattava esattamente a quello che era il
personaggio. Avevo passato così tanto tempo a grattare sotto la
superficie di Natasha, e pensavo che se non avessimo raggiunto
qualcosa di profondo, non c’era motivo di farlo“.
“Ho svolto il mio lavoro in
Avengers: Endgame, e in realtà mi
sono sentita soddisfatta“, ha spiegato la Johansson motivando
la scelta di tornare dopo la morte del personaggio. “Sarei
stata felice di lasciarla così. Quindi doveva esserci una ragione
per mungere ancora questa mucca.“
“Il film parla di molte cose
difficili. Tratterà di molti traumi e dolori, e spero che riesca ad
affrontare temi come l’insicurezza, la vergogna, la delusione e il
rimpianto insieme a tante cose diverse, perché questa storia non è
solo ciò che sembra. La profondità è ciò che guida tutto
quanto“.
Si sono da poco concluse le riprese
di Vedova
Nera, lo standalone che vedrà protagonista
l’eroina in una timeline “inedita” per il MCU, ovvero la pausa che intercorre
tra la fine di Civil War e l’inizio di Infinity
War. In questa parentesi Natasha Romanoff si troverà in Europa
e dovrà affrontare uno dei nemici più temibili dei fumetti Marvel, Taskmaster, già mostrato
in diversi concept art.
La regia è stata affidata a
Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di
Captain Marvel) a dirigere un titolo
dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson
(The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla
Johansson ci saranno anche David Harbour,
Florence Pugh, e Rachel
Weisz.
Al momento non ci sono ulteriori
aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della
trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima
segretezza intorno al progetto.
Non tutti sanno che prima di
scegliere Chris Hemsworth come
volto di Thor nel MCU, i Marvel Studios avevano preso in considerazione
anche nomi del calibro di Daniel Craig, Alexander Skarsgard,
Charlie Hunnam e, udite udite, anche Tom
Hiddleston. Le cose sono andate diversamente per
l’attore inglese, che ha finito per interpretare suo fratello
Loki, uno dei villain più amati dal pubblico che
tornerà nella serie solista di
Disney +.
Il video del suo provino è stato
mostrato ieri durante il Tonight Show di Jimmy Fallon, dove la star
era ospite per parlare del suo nuovo spettacolo a Broadway.
“Penso che siamo tutti d’accordo
col dire che hanno scelto l’attore giusto“, ha commentato
Hiddleston divertito dopo la clip. “All’epoca cercavano attori
meno affermati, quindi il pubblico non avrebbe avuto
un’associazione diretta. Volevano che le persone vedessero questi
nuovi personaggi interpretati da nuovi attori. I requisiti per
Thor erano: altezza e capelli biondi, se li avevi
potevi venire e sostenere il provino“.
Dopo aver interpretato il villain
nel franchise di Thor, Tom
Hiddleston tornerà nei panni del Dio dell’Inganno
nella serie su Loki che arriverà sulla
piattaforma streaming di Disney +.
A quanto pare gli episodi dello show
televisivo riempiranno quegli spazi lasciati vuoti tra la fine di
Infinity War – dove avevamo visto Loki morire per
mano di Thanos – e Endgame, dove il personaggio è
apparso nel 2012 nel corso dei viaggi nel tempo dei
Vendicatori.
“Negli anni trascorsi da
Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame sono state poste due
domande: Loki è davvero morto? E cosa farà con il cubo cosmico,
ovvero il Tesseract? Ecco, la serie risponderà a entrambe le
domande“, ha dichiarato Hiddleston in un’intervista.
Creato da Stan Lee,
Jack Kirby e Larry
Lieber, Loki
è uno dei personaggi ricorrenti all’interno dell’universo
cinematografico Marvel ed è apparso in ben sei
cinecomic dei Marvel Studios. Noto come
“Il Dio dell’Inganno“, è stato fra i primi villain
davvero apprezzati dai fan grazie soprattutto all’egregia
interpretazione a tinte shakespeariane di
Hiddleston.
La delusione di
Charlie’s Angels non fermerà Elizabeth
Banks, che secondo Deadline ha appena stretto un
accorso con Universal Pictures per dirigere e diventare la
protagonista di Invisible Woman, progetto
nato proprio da un’idea originale dell’attrice. Erin Cressida
Wilson (The Girl on the Train) ha scritto la prima
versione della sceneggiatura, mentre la Banks e Max Handelman
produrranno il film con la loro Brownstone Productions (società
dietro il franchise di Pitch Perfect).
Si tratterà dunque del secondo
“atto” della Universal dedicato all’uomo invisibile, dopo
l’esperimento della Blumhouse con Elisabeth Moss che
arriverà a breve nelle sale.
Prima di Invisible
Woman il pubblico potrà misurarsi con il nuovo
The Invisible Man, reboot della pellicola
uscita nel 1933 e tratta dall’omonimo romanzo di
H.G.Wells diretta stavolta da Leigh
Whannell.
Come riportato nei mesi scorsi,
L’uomo invisibile segna il primo passo di una strategia
“editoriale” che riporterà sul grande schermo i mostri della
Universal affidando le prossime produzioni solo a registi creativi
con visioni uniche nel panorama sui personaggi classici.
“Nel corso della storia del
cinema, i classici mostri della Universal sono stati reinventati
attraverso lo sguardo di tanti registi“, ha dichiarato il
presidente degli studios Peter Cramer, “E siamo entusiasti di
adottare un approccio più personale per il loro ritorno sullo
schermo, guidato da creatori che hanno storie appassionanti da
raccontare”.
Questa affidata
a Whannell sarà la sesta versione
cinematografica dell’Uomo Invisibile dopo il classico del 1933,
Il ritorno dell’uomo invisibile del
1940 con Vincent Price, La donna
invisibile del 1940, L’agente
invisibile del 1942 e La
rivincita dell’uomo invisibile del 1943.
Secondo film di Paolo
Sorrentino girato in lingua inglese, Youth –
La giovinezza è stato presentato in concorso al
Festival
di Cannes nel 2015, dove ha ricevuto lodi per le
interpretazioni e la regia di Sorrentino. Rivelatosi un discreto
successo al botteghino, il film ha nel tempo guadagnato sempre più
ammiratori, che vedono questa nuova pellicola come un nuovo
tassello nel percorso cinematografico intrapreso dal regista di
La grande
bellezza.
Ecco 10 cose che non sai di
Youth – La giovinezza.
Youth – La giovinezza: la trama
del film
1. Ha per protagonista un
anziano compositore. Le vicende del film ruotano intorno
al personaggio di Fred, compositore e direttore d’orchestra ormai
in pensione. L’uomo trascorre le proprie vacanze in un centro
benessere svizzero, in compagnia dell’amico di lunga data Mick,
regista al lavoro sul suo nuovo film. Attraverso l’incontro di
curiosi personaggi e con il ricordo di tempi passati, Fred
ricercherà ciò che sente di aver perso da tempo: la giovinezza.
Youth – La giovinezza: il cast del
film
2. Ha un cast di celebri
attori hollywoodiani. Protagonista nel ruolo di Fred è
l’attore premio Oscar Michael
Caine, mentre l’amico Mick è interpretato dal celebre
Harvey Keitel. Accanto a loro recitano gli attori
Rachel
Weisz, nel ruolo della figlia di Fred, Paul
Dano, nel ruolo di un attore in cerca di ispirazione, e
Jane Fonda, nel ruolo di una celebre diva del
cinema.
3. Il ruolo di Jane Fonda
era stato scritto proprio per lei. Nel film l’attrice
interpreta Brenda Morel, diva del cinema e amica del regista Mick,
che l’ha resa celebre in gioventù. Pur apparendo soltanto per pochi
minuti, l’attrice accettò di ricoprire il ruolo dopo che le fu
detto che era stato scritto proprio pensando a lei.
4. Mãdãlina Ghenea
interpreta Miss Universo. Nel film vi è anche il cameo
della giovane modella e attrice russa, la quale ricopre il ruolo di
Miss Universo. Nel film l’attrice è nota per la sua scena di nudo
nella vasca da bagno, nudo del quale gli attori Caine e Keitel non
erano stati avvertiti. Le espressioni di sorpresa sui loro volti
sono dunque spontanee.
Youth – La giovinezza: la colonna
sonora del film
5. Il film contiene diversi
celebri brani. Per accompagnare le suggestive immagini del
film di Sorrentino, non potevano mancare alcuni brani
particolarmente evocativi e celebri anche ad un ampio pubblico. Tra
questi si annoverano You Got the Love dei The
Retrosettes, She Wolf (Falling to Pieces), di
David Guetta feat. Sia, Can’t
Rely On You di Pharrell Williams, e Dirty
Hair di David Byrne.
6. Un brano è stato
nominato agli Oscar. Le musiche originali del film sono
state composte invece da DavidLang. Il brano ricorrente nel film, Simple
Song #3, è stato in seguito nominato ai premi Oscar come
miglior canzone originale, senza tuttavia riportare la
vittoria.
Youth – La giovinezza: la location
del film
7. L’hotel del film esiste
davvero. Il film è stato girato principalmente a Flims e
Davos, in Svizzera, ma alcune riprese sono state effettuate anche a
Roma, Venezia e Londra. Lo Schatzalp Hotel è una struttura
realmente funzionante, e si trova nel comune di Davos.
Youth – La giovinezza è in
streaming
8. Il film è disponibile in
streaming. Per gli amanti del film sarà possibile
riguardarlo grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune
piattaforme streaming. Nello specifico è possibile trovare la
pellicola su Rakuten TV e Chili, dove basterà noleggiare il singolo
film per poter riprodurre.
Youth – La giovinezza: il trailer
del film
9. Il trailer evoca delle
atmosfere. Per mantenere un’aura di mistero intorno al
nuovo film, il regista ha fatto realizzare un trailer ricco di
immagini suggestive ma che lasciassero intendere poco o nulla circa
la trama. L’intento di generare curiosità si è in seguito rivelato
vincente, con numerosi spettatori accorsi a vedere il film al
momento della sua uscita in sala.
Youth – La giovinezza: le frasi
più belle del film
10. È ricco di frasi
celebri. Come suo solito, Sorrentino ha costellato il film
di celebri frasi e aforismi, divenuti in breve massimi
esistenzialiste e dal profondo valore. Ecco alcune delle frasi più
belle.
– Hai detto che le emozioni
sono sopravvalutate, ma è una stronzata: le emozioni sono tutto
quello che abbiamo! (Harvey Keitel)
– La leggerezza è
un’irresistibile tentazione… perché la leggerezza è anche una
perversione (Michael Caine)
– Le monarchie fanno sempre
tenerezza perché sono vulnerabili: basta eliminare una sola persona
e all’improvviso ecco che il mondo cambia. Come nei matrimoni
(Michael Caine)
– Sto sempre andando a casa.
Sto sempre andando alla casa di mio padre. (Paul Dano)
In un lungo approfondimento Variety
ha analizzato il futuro della DC al cinema
provando a individuare i nuovi progetti che la Warner Bros.
svilupperà nei prossimi anni a seguito del successo degli ultimi
titoli (Aquaman e
Joker su tutti, visto che i due
cinecomic hanno toccato quota 1 miliardo di
dollari di incasso nel mondo). Il flop di Justice League e l’idea di un
universo condiviso ormai naufragata dopo l’addio di Zack
Snyder stanno lasciando spazio a una linea editoriale
completamente diversa, forse merito di Walter Hamada (alla guida
della DC Films dal 2018).
Dunque cosa possiamo aspettarci
nelle stagioni che verranno e quali sono i nomi si cui puntare dopo
l’uscita di Wonder Woman 1984, il sequel
di Patty Jenkins con Gal Gadot, e
Birds of Prey, spin-off di Suicide Squad con protagonista
Margot Robbie nei panni di Harley Quinn?
Le fonti sostengono che lo studio
sta cercando di capire cosa fare con i suoi personaggi più, ovvero
Superman e Batman, ma se per il
secondo sappiamo già che Matt Reeves è al lavoro su
The
Batman insieme a Robert
Pattinson (produzione che a quanto pare dovrebbe
avvicinarsi al taglio noir dei fumetti con riferimenti al ruolo di
detective del crociato di Gotham), per il primo gli aggiornamenti
latitano da tempo alternando voci sul ritorno di Henry
Cavill ad altre sul riavvio del franchise.
Se il film di Reeves dovesse
funzionare a livello critico ed economico, scrive Variety, la
Warner Bros. e la DC potrebbero pensare a degli spin-off da
dedicare ai villain (Enigmista, Catwoman, Pinguino e Carmine
Falcone sono quelli confermati finora), anche perché gli attori del
cast di The Batman e Birds of Prey hanno firmato
un contratto che li obbliga a comparire in eventuali sequel e film
indipendenti.
Cinecomic DC: il futuro tra
Superman, Lanterna Verde e spin-off
Meno chiarezza per quanto riguarda
Superman, personaggio riavviato due volte negli ultimi tredici
anni, vedi Brandon Routh in Superman Returns e
successivamente Henry Cavill in
Man of Steel
senza centrare una strategia davvero vincente. Senza contare che il
supereroe ha avuto una manciata di adattamenti televisivi, da
Lois and Clark a Smallville, cosa che avrebbe
portato lo studio a ragionare sulla saturazione del mercato.
La risposta al momento critico
potrebbe essere il presunto incontro tra la Warner e J.J.
Abrams, in rappresentanza della sua Bad Robot, che a
quanto pare avrebbe recentemente firmato un enorme accordo e
discusso del ruolo con Michael B. Jordan. Le fonti
dicono però che l’attore non è pronto ad impegnarsi in un progetto
a lungo termine poiché le riprese non partiranno nell’immediato e
attualmente ha in ballo troppi progetti. Gli addetti ai lavori
pensano che sia improbabile ottenere un nuovo film di Superman
prima del 2023, e che per ora non c’è né una sceneggiatura, né un
regista.
Passiamo invece ad un’altra
soluzione apparentemente varata da Hamada, ovvero la produzione di
più titoli vietati ai minori sfruttando la scia positiva di
Joker e offrendo così al pubblico un’alternativa al target
family friendly dei Marvel Studios. A febbraio uscirà Birds of
Prey, così come The Suicide Squad di
James
Gunn sarà classificato come r-rated, e lo studio si
aspetta grandi risultati in termini di riscontro economico da
entrambi i film.
Variety conclude menzionando anche
quei progetti riguardanti i personaggi che hanno subito un
trattamento inferiore alle potenzialità nei precedenti adattamenti,
e qui il diretto interessanto è Lanterna Verde, che secondo il
report rimane una priorità per la DC. Il progetto su
Green Lantern Corps è dunque vivo e in
mano a Geoff Johns che consegnerà una sceneggiatura alla fine del
2019. Proprio questo cinecomic potrebbe finire nelle mani di Abrams
oppure in quelle di Greg Berlanti, attualmente al lavoro con Johns
sulla serie tv per HBO Max.
Una considerazione finale riflette
sul futuro di Flash e del cinecomic
affidato a Andy Muschietti, con Ezra Miller nei
panni del protagonista e Christina Hodston (la sceneggiatrice di
Bumblebee) che dovrebbe supervisionare il film prima di passare a
Batgirl. La produzione partirà dopo che
Miller avrà terminato le riprese di Animali fantastici, quindi il
2021 sembra escluso.
Attore di cinema e teatro, volto
televisivo di film e serie di successo, diretto tra gli altri da
Avati, Ronconi e
Sollima, per cui ha interpretato il ruolo di
Nicola Scialoja nella serie tv Romanzo Criminale,
che gli ha dato la prima notorietà, Marco Bocci passa dietro la macchina da presa
con A tor bella monaca non “piove” mai,
in sala dal 28 novembre, per raccontare una storia in parte
ispirata da una vicenda personale, già narrata nel suo esordio da
scrittore con il romanzo omonimo.
Mauro (Libero De
Rienzo) è un quasi quarantenne mite e rispettoso delle
regole. Ama Samantha (Antonia Liskova) e anche se
lei lo ha lasciato per un facoltoso medico, punta a riconquistarla.
Ancora vive di lavoretti e della “paghetta” della nonna, perché se
oggi trovare lavoro è difficile per tutti, a Tor Bella Monaca è
ancora più difficile. Suo fratello Romolo (Andrea
Sartoretti) ha dei precedenti ma, scontata la pena, ha
una nuova vita, una famiglia, un lavoro e nessuna intenzione di
tornare sui suoi passi. Lotta ogni giorno per scrollarsi di dosso
l’immagine del delinquente. Il padre Guglielmo (Giorgio
Colangeli) assieme alla madre Maria (Lorenza
Guerrieri) non si dà pace perché il suo negozio è occupato
da mesi da un inquilino moroso, eppure non c’è modo di cacciarlo.
La situazione precipita quando la nonna muore, lasciando la
numerosa famiglia senza la pensione indispensabile per andare
avanti. È allora che Mauro pensa di dare una svolta alla sua vita
organizzando con due amici una rapina ai danni della mafia
cinese.
A tor bella monaca non “piove”
mai, l’opera prima di Marco Bocci
Con la sua opera prima da regista
Marco Bocci si mette in gioco e fa alcune buone scelte.
Innanzitutto, rinuncia a mettersi anche davanti alla macchina da
presa, se non per una fugace apparizione, dedicandosi in modo più
attento alla regia e andando a cercare un pubblico diverso da
quello che lo segue come attore.
Inoltre, il regista racconta ciò
che conosce: una periferia che ama e che ha vissuto, quella del
quartiere romano di Tor Bella Monaca, su cui sembra pesare un
pregiudizio – come sui protagonisti Mauro e Romolo, ingabbiati in
ruoli che non riescono a scrollarsi di dosso. È al centro delle
cronache ma anche spesso ritratta al cinema nel suo lato oscuro,
criminale e con esso identificata. Il legame tra il regista e
questa realtà si percepisce, dando vita e verità al film.
In periferia certe contraddizioni
emergono in maniera più eclatante, ma essa è anche l’occasione per
affrontare questioni riguardanti ogni latitudine. Il film mostra
ciò che accade quando il tessuto sociale non offre prospettive e le
istituzioni latitano. Ecco il riferimento del titolo, A
tor bella monaca non piove mai: “piove” in gergo
indica l’arrivo della polizia. Mentre qui la polizia, le
istituzioni in genere, non ci sono quando i cittadini ne hanno
bisogno. L’assenza di pioggia è anche assenza d’acqua che nutre la
vita, indispensabile affinché non tutto secchi e inaridisca, dentro
e fuori l’animo umano. Non a caso l’unico personaggio che versa
lacrime è Romolo, anche l’unico ad essere riuscito a ripartire
dalla sua umanità e a rifiutare il determinismo
dell’ambiente. Andrea Sartoretti interpreta con efficacia il
ruolo più complesso del film, con la maggiore evoluzione. Romolo è
forse il più stabile, ma ancora in conflitto con sé stesso e con
l’ambiente esterno.
A tor bella monaca non
“piove” mai – cattivi si nasce o si divente?
In questo contesto, Mauro e
gli altri, non possono che trovare le proprie soluzioni ai
problemi, anche se per farlo tradiscono, per poco, la loro indole
di “buoni” per diventare “cattivi”, subendone le conseguenze.
Sottotitolo del film è, appunto, cattivi si nasce o si
diventa? È chiara la risposta del regista, che attribuisce la
responsabilità di questo incattivirsi proprio al vuoto lasciato
dalle istituzioni. La tesi può non essere condivisa, ma invita a
riflettere.
Da attore, poi, Bocci sceglie un
ottimo cast, creando un gruppo affiatato di interpreti, tutti in
parte, con una grande attenzione anche per i piccoli ruoli – tra
questi spicca Giordano De Plano nei panni di
Ruggero, ex poliziotto, sprofondato in abissi di dolore e disagio,
distrutto da una tragedia che non ha avuto giustizia. Antonia
Liskova si adatta bene a un ruolo per lei inusuale.
Il film ha un buon ritmo ed è
narrativamente coeso. Si illumina con ironia, sarcasmo e momenti
divertenti, perfino grotteschi, un contesto spesso drammatico e
disperante.
Ritratto vivido ed efficace di una
romanità verace
Stilisticamente, A
tor bella monaca non “piove” mai paga però
un evidente tributo, come in parte nei contenuti. Nel lavoro vi
sono soprattutto echi di Sollima – in particolare quello di
ACAB – nell’estrema cura delle inquadrature e
nella ricerca del dettaglio, come nello spazio lasciato ai silenzi
supportati da un commento sonoro espressivo e preponderante. Bocci
mostra però un senso estetico interessante nella resa visiva della
periferia e non solo, coadiuvato dalla fotografia di
Federico Annicchiarico e dal montaggio di
Luigi Mearelli. Anche la colonna sonora, curata da
Emanuele Frusi, ha buone carte da giocare. Ritmi
tecno-elettro accompagnano i momenti d’azione, mentre
Rock’n’roll robot di Alberto Camerini sparata a tutto
volume dal vicino è perfetta per mettere a dura prova i nervi
di Guglielmo, oltre che simbolo di certi atteggiamenti e modi di
vita che finiscono per avere il sopravvento.
Il film è il ritratto vivido ed
efficace di una romanità verace nella sua amara quotidianità, più
che quello di una Roma criminale, mentre la riflessione aperta dal
film travalica i confini della capitale e diventa discorso più
ampio su un contesto sociale ed istituzionale che sembra tirar
fuori il peggio da ognuno, dove vige la legge del più forte e si è
costretti alla guerra tra poveri. Una società in cui è radicato il
pregiudizio, chiusa alla complessità delle cose, che vede tutto
bianco o nero, o grigio come il cemento della torre R11 a Tor Bella
Monaca.
Midway
racconta la storia degli accadimenti militari che si sono svolti
nell’arco temporale dal 1941 al 1942 durante la Seconda Guerra
Mondiale. Dopo l’improvviso bombardamento della base americana a
Pearl Harbor, avvenuto nel ’41 da parte della Marina Imperiale
Giapponese, l’esercito degli Stati Uniti aveva accusato sensibili
perdite in termini di mezzi e uomini, evento che alimentò la
fierezza dell’Impero Giapponese che con tale mossa fece virare
fortemente ogni strategia attuata da quel momento in avanti. La
flotta americana organizza così una controffensiva concretizzata
per gradi ed episodi distinti – che determineranno la cosiddetta
Guerra del Pacifico – sotto il comando dell’ammiraglio Chester
Nimitz (Woody
Harrelson) a cui era stato affidato l’incarico proprio
in conseguenza del disastro di Pearl Harbor.
Ed è con minuziosità di dettagli e
susseguirsi ordinato di passaggi bellici che il regista tedesco
Roland Emmerich racconta quei mesi tesi e
drammatici, che a tratti sembrano quasi essere documentaristici,
non dal punto di vista dello stile, ma dall’occhio che tenta di
offrire nel presentare i fatti.
Midway riporta al cinema la Seconda
Guerra Mondiale
Il tratto di storia narrato getta
forte risalto sulla reattività del governo statunitense, anche e
soprattutto in un contento di grande svantaggio, ma è proprio
questo che più ama mostrare il regista, sequenza dopo sequenza.
Non è certo nuovo sotto la luce del
sole l’incondizionato appoggio viscerale di gran parte della
cultura americana nei confronti della propria storia, in
particolare all’interno della Seconda Guerra Mondiale e, in
assoluto, rispetto alla percezione che in media c’è della Nazione
da parte dei cittadini. Ed è naturalmente inevitabile che
Midway abbia il suo fondante punto di
forza principalmente su questo. Roland Emmerich lo
sa, ed è lì che ruota il perno del suo gusto personale nel
raccontare, con un determinato tipo di cinematografia, l’America
agli americani (e al mondo).
Il regista di Stargate, Independence Day, Il Patriota, The Day After Tomorrow e
2012, non lascia di una virgola la sua
smodata passione per gli effetti speciali montati e fatti esplodere
alla perfezione, senza la men che minima esclusione di colpi, anzi.
Ogni distruzione serve perfettamente la scena raccontata, e persino
gli elementi storici arrivano al momento appropriato per caricare
della giusta potenza gli scoppi successivi.
Un cast di superstar
Il punto per Emmerich è
dunque giocare sì con la macchina da presa, con ogni rotazione e
rivoluzione possibile e immaginabile, quasi a trovarsi in un
videogame, ma al contempo arrivare a dare uno spaccato della storia
USA, decisamente drammatico, nel quale si veda senza ombra di
dubbio e una volta di più, la propulsione innescata dalla volontà a
rialzarsi per affondare il nemico. In questo è ideale il cast, che
vede nomi virili e tutti d’un pezzo come
Dennis Quaid,
Aaron Eckhart, Luke
Evans e Ed Skrein, insieme a Mandy Moore nei panni della moglie ferma ma
comprensiva del pilota Dick (Skrein).
Ciò che dunque risulta essere
davvero inaffondabile alla fine è il desiderio a credere davvero in
se stessi, alla potenza della propria identità patriottica, a
qualunque costo, persino al sacrificio della propria vita per il
bene della propria Nazione. Valori che oggi sembrano quasi fuori
dal tempo, ma che posti sotto forma di immagini, giungono ad
attivare una memoria incredibilmente familiare.
È passato poco più di un anno dalla
prematura scomparsa,
a soli 50 anni, di Max Croci, poliedrico regista
di documentari, corti e lungometraggi. Nato a Busto Arsizio l’11
ottobre 1968, già illustratore e art director, dal 2003 è stato
autore e regista di diverse produzioni per Sky Cinema: Italia
70 – il cinema a mano armata, L’arte dei titoli di
testa, Moana-magnifica ossessione, Una poltrona
per due, L’Italia dei generi sono solo alcuni titoli
della lunga collaborazione con Sky, fino alla regia di
Cinepop, il programma quotidiano di infotainment andato in
onda su Sky Cinema fino alla sua scomparsa
In occasione del primo anniversario,
Sky Cinema ha deciso di ricordare l’amico Max con
una serata dedicata, in onda sabato 30 novembre su Sky
Cinema Uno. In prima serata, alle 21.15,
verrà trasmesso il suo ultimo lungometraggio LA VERITÀ, VI
SPIEGO, SULL’AMORE, con Ambra Angiolini e Carolina
Crescentini, ambientato a Torino e tratto dal romanzo omonimo della
scrittrice torinese Enrica Tesio.
A seguire, alle
22.55, andrà in onda il documentario
inedito A PROPOSITO DI MAX, prodotto da Sky Cinema: un
ritratto intimo e appassionato di un uomo che fin dalla più tenera
età sognava di diventare cineasta, dotato di un talento poliedrico
che gli ha permesso di svolgere innumerevoli ruoli,
dall’illustratore all’art director, l’autore e infine il regista di
lungometraggi. A PROPOSITO DI MAX ripercorre la sua vita,
breve ma intensa, utilizzando il materiale di repertorio
dall’archivio di Sky e attraverso le testimonianze degli amici e di
chi ha lavorato con lui nel corso di questi anni. Tra questi, lo
storico del cinema Steve Della Casa, il critico e
volto di Sky Cinema Gianni Canova, gli amici
attori Luca Argentero, Stefano
Fresi, Lodo Guenzi, senza dimenticare le
figure femminili che hanno avuto un ruolo cruciale nella sua vita
professionale e affettiva: dalla mamma Gabriella
alle attrici Ambra Angiolini, Serena
Rossi, Marina Massironi,
Alessandra Faiella, Nicoletta
Maragno.
OMAGGIO A MAX CROCI –
SABATO 30 NOVEMBRE SU SKY CINEMA UNO: ALLE 21.15 IL
FILMLA VERITÀ, VI SPIEGO,
SULL’AMORE, ALLE 22.55 IL DOCUMENTARIO
INEDITO A PROPOSITO DI MAX, PRODOTTO DA SKY
CINEMA.
Walt Disney Italia
ha diffuso il nuovissimo trailer di Onward – Oltre la Magia, il
nuovo atteso film di Disney Pixar.
Ambientato in un immaginario mondo
fantastico, il nuovo lungometraggio d’animazione Disney e Pixar
Onward – Oltre la Magia diretto da Dan Scanlon e
prodotto da Kori Rae, che hanno già firmato l’acclamato
Monsters University del 2013, arriverà nelle sale italiane
il 5 marzo 2020.
Onward – Oltre la Magia: la trama
Ispirato ad alcune esperienze personali vissute dal regista
insieme a suo fratello,Onward – Oltre la Magia
racconta la storia di due fratelli: Ian e Barkley, elfi
adolescenti, lanciano un incantesimo nel giorno del sedicesimo
compleanno di Ian per fare apparire magicamente il loro padre (o
almeno metà di lui) fino alle sue distintive calze viola. I due si
imbarcheranno poi in una straordinaria avventura per scoprire se
nel mondo esista ancora un po’ di magia.
La grandezza e il successo di una
saga senza tempo come Star
Wars risiedono anche nelle numerose influenze che i
film hanno ricevuto dalla mitologia classica e dalle varie
religioni, pescando dalla tradizione degli archetipi letterari e di
storie che non tramonteranno mai.
Ecco allora di seguito tutti i più
importanti riferimenti scovati nel franchise di George Lucas da
Episodio VII ad oggi:
Il viaggio dell’eroe
Una delle tracce più simboliche che
si intravedono nella saga è ovviamente il classico viaggio
dell’eroe, utilizzata da George Lucas per impostare il
racconto di Luke Skywalker e dell’arco che lo
porterà alla piena realizzazione di se stesso. Questo strumento
utilizzato per centinaia di migliaia di anni, specialmente nella
mitologia greca e romana, rappresenta in tutto e per tutto la
transizione di un individuo da un’identità all’altra, qui in
particolare di ragazzo di Tatooine che diventa un cavaliere
jedi.
Il mito di Re Artù
Esattamente come i Cavalieri
della Tavola Rotonda di Re Artù o i
Templari della Chiesa Cristiana, i Cavalieri Jedi
appartengono ad un ordine ben preciso incaricato di custodire gli
ideali di pace e giustizia. Anche il modo che avevano i cavalieri
di Artù di sedersi intorno alla tavola rotonda viene ripreso dal
franchise tramite il consiglio dei maestri jedi, senza contare i
riferimenti ad Excalibur e alla profezia del re di mago Merlino
omaggiata dalla teoria di Obi-Wan Kenobi sul destino di Luke e sulla
spada laser di Anakin.
Confucianesimo e buddismo
Non tutti sanno che il Codice Jedi
si basa principalmente sugli insegnamenti di
Confucio, filosofo che predicava concetti in grado
di enfatizzare il senso della morale e della responsabilità
personale e governativa, la simbiosi delle relazioni sociali e
l’importanza della giustizia e della sincerità. Un altro
riferimento è quello alla filosofia dei samurai
giapponesi che praticavano il buddismo dove
dovere, disciplina e lealtà sono valori imprenscindibili. Anche la
parola Jedi deriva da “jidaigeki”, film drammatici d’epoca che
ruotavano attorno al samurai.
La Forza
Nell’universo di Star Wars,
l’energia mistica che circonda ogni essere vivente e lega insieme
la galassia si chiama Forza. Essa combina elementi
della fisica (in particolare gli atomi) con varie religioni
presentandosi in forma di spiritualità che dà un significato agli
eventi casuali vissuti dai personaggi.
Cristianesimo
Uno dei più grandi richiami alla
tradizione di Star Wars coincide con la storia del cristianesimo
attraverso il personaggio di Anakin Skywalker, il
prescelto proprio come narra il nuovo testamento grazie alla figura
di Gesù di Nazareth. Entrambi sono uniti da una
nascita quasi mistica, e dall’attitudine a compiere gesta
incredibili ritenute impossibili per un essere umano, oltre al
fatto che secondo la profezia dovrebbero portare Equilibrio alla
Forza.
La mitologia greca
Nella mitologia
greca, diverse storia coinvolgono un eroe che deve
allenarsi diligentemente per affrontare un grande avversario, dal
potente Ercole allenato da Filottete ad altri noti esempi. Come
questi personaggi anche Luke Skywalker è costretto ad affrontare il
malvagio Sith Lord Darth Vader e per farlo attraversa un percorso
di formazione durissimo e spirituale insieme a Yoda e Obi-Wan
Kenobi.
La tentazione del diavolo
Anakin sperimenta
la tentazione del diavolo cedendo al fascino del lato oscuro
esercitato dal senatore Palpatine, e questo passaggio ricorda molto
il mito di Adamo ed Eva tentati dal Serpente, dove ai primi esseri
viventi promesso potere e ricchezza. Il prescelto di Star Wars, al
contrario, non ignora il Lato Oscuro della Forza, ma quanto possa
essere forte la sua seduzione.
Il coro greco e gli altri
riferimenti al teatro ellenico
Nell’antico teatro greco, alcuni
personaggi/archetipi compaiono in ogni opera come l’eroe, il
guerriero, il mentore, la fanciulla e così via, ma altri
ricompaiono a fasi alterne e si riconoscono per i loro tratti
specifici. Nei film di Star Wars, Lucas li ha utilizzati per
formare il cosiddetto coro greco, ovvero quei
personaggi che commentano le azioni dei protagonisti (vedi C-3PO,
R2-D2 o Jar-Jar Binks).
Adattamento dell’omonimo e popolare
romanzo per ragazzi, Colpa delle
stelle è arrivato nelle sale cinematografiche nel
2014 con la regia di Josh Boone. In breve, la
pellicola è diventata un grande successo in tutto il mondo,
ottenendo ottimi riscontri di pubblico anche in Italia, dove è
arrivata a guadagnare oltre 5 milioni di euro. A livello mondiale
l’incasso ammonta ad oltre 300 milioni di dollari, a fronte di un
budget di soli 12. Il merito va anche ai due giovani e apprezzati
protagonisti, che hanno saputo attrarre numerosi spettatori verso
questa storia d’amore e di lotta contro un destino avverso.
Tutto nasce dal romanzo pubblicato
nel 2012 da John Green, divenuto in breve tempo un
vero e proprio best seller, apprezzato tanto da un pubblico giovane
quanto da uno più adulto. In particolare, critica e lettori sono
concordi nell’indicare come elementi di successo del libro il suo
trattare in modo leggero temi delicati come quello della malattia.
Così facendo, Green ha offerto un nuovo punto di vista a riguardo,
narrato attraverso personaggi complessi e intriganti. Per il titolo
del romanzo, l’autore si è ispirato al primo atto, scena 2, del
Giulio Cesare di William Shakespeare, in
cui Cassio dice a Bruto: “la colpa, caro Bruto, non è delle
nostre stelle, ma nostra, se siamo dei subalterni“.
Colpa delle stelle: la trama e il
cast del film
Protagonisti del film sono Hazel e
Gus, due giovani adolescenti, anticonformisti e dallo spiccato
spirito sarcastico. Conosciutisi durante le riunioni in un gruppo
di sostegno per malati di cancro, i due si innamoreranno
irrimediabilmente l’uno dell’altro, decidendo di vivere la loro
storia nonostante le avversità che il destino porrà sul loro
cammino. Nel timore che le rispettive malattie possano separarli, i
due iniziano a condividere tutte le loro passioni, tra cui il libro
preferito di Hazel, intitolato Un’afflizione imperiale,
scritto da Peter Van Houten. Desiderosi di incontrare quest’ultimo,
i due partiranno verso una nuova avventura, coronando la loro
storia d’amore. La malattia di Gus, tuttavia, si ripresenterà
inesorabile, complicando il loro rapporto.
Nel ruolo dei due ragazzi
protagonisti vi sono gli attori Shailene
Woodley e Ansel
Elgort. I due, già piuttosto noti prima del film,
hanno con questo consacrato la loro popolarità. Nello stesso anno
hanno inoltre recitato insieme nel film Divergent,
primo capitolo di una trilogia proseguita con Insurgent
(2015) e Allegiant
(2016). In questa recitavano nel ruolo di due fratelli, passando
invece ad essere amanti in Colpa dellestelle. La
loro amicizia è stata di aiuto a ciò, permettendogli di ottenere
un’ottima chimica di coppia. Per dar vita ai loro personaggi,
l’attrice ha inoltre affinché Elgort leggesse il libro da cui è
tratto il film, e di cui lei è una grande fan. L’attore, che non
sembrava ritenere necessaria la lettura, si convinse infine a farlo
per lei, pur di non deluderla.
Particolarmente desiderosa di far
parte del progetto, la Woodley scrisse numerose e-mail al regista e
allo scrittore del romanzo, affermando di essere pronta a qualunque
cosa pur di far parte del progetto. Green, inizialmente, non
credeva che l’attrice fosse adatta per il ruolo, ma dopo aver
assistito al provino si ricredette immediatamente, affermando di
essere stato profondamente commosso dalla sua dedizione. Per la
parte, inoltre, la Woodley decise di tagliarsi realmente i capelli
per il ruolo di Hazel, rifiutandosi di indossare una parrucca.
L’attrice ha poi donato i propri capelli all’ospedale locale,
permettendo così di realizzare con questi una parrucca per i
bambini malati. Completano il cast anche gli attori Laura
Dern, nel ruolo della madre di Hazel, e Willem
Dafoe, nel ruolo del burbero scrittore Van Houten.
Colpa delle stelle: la vera storia
che ha ispirato il romanzo
Benché riadattata per poter
diventare un romanzo prima e un film poi, la storia di Colpa
delle stelle si basa sulla vera amicizia che legava Green ad
una giovane ragazza malata di cancro. Questa è Esther Earl, nata
nel 1994, a cui all’età di 12 anni venne diagnosticato un cancro
alla tiroide. La ragazza visse il periodo della malattia con grande
coraggio, aprendo un canale YouTube dove parlava della propria
malattia e della propria vita con essa. In breve, divenne una
piccola celebrità sul Web, fino al momento della sua scomparsa. La
ragazza si spense infatti il 25 agosto del 2010, all’età di 16
anni.
Esther e Green si conobbero nel
2009, ad un evento dedicato alla saga di Harry Potter. Lo
scrittore si trovava lì per assistere ad un’esibizione del
fratello, mentre la ragazza era presente in quanto fan della saga
fantasy. L’attenzione di Green fu catturata dalla bombola
d’ossigeno che lei portava dietro con sé, e i due iniziarono così a
parlare stringendo amicizia. I due intrapresero poi una fitta
corrispondenza, scambiandosi novità, curiosità e qualunque altra
cosa accadesse nelle loro vite. In seguito alla scomparsa della
ragazza, per elaborare il lutto Green decise di rimettere mano al
romanzo che stava scrivendo, trasformando radicalmente la storia
affinché prendesse maggiormente spunto dalla vicenda di Esther.
Lo scrittore ha infatti raccontato
che ciò che più lo ha ispirato nello scrivere il libro è stata
l’empatia e la vitalità di Esther, la quale affrontava sempre con
il sorriso la sua difficile situazione. Green non voleva però
appropriarsi della sua storia, decidendo perciò di costruirne una
che avesse solo dei piccoli riferimenti alla giovane. Il
personaggio di Hazel, ad esempio, presenta solo alcune somiglianze
superficiali con Esther. Tra queste vi sono il tipo di cancro e la
necessità di girare con le bombole d’ossigeno. L’autore è inoltre
convinto del fatto che se non avesse incontrato la ragazza, non
avrebbe mai potuto scrivere una storia del genere, dedicando quindi
a lei tutto il suo successo.
Colpa delle stelle: le canzoni, le
frasi, il trailer del film e dove vederlo in streaming
La storia d’amore tra i due
protagonisti è caratterizzata dal alcuni popolari brani, che
caratterizzano il film e la sua malinconica atmosfera. Tra questi
si annoverano Simple As This di Jake
Bugg, All I Want dei Kodaline,
Let Me In dei Grouplove, Wait
degli M83, No One Ever Loved di
Lykke Li e What You Wanted dei
OneRepublic. A firmare il brano portante del film
è poi il celebre cantautore britannico Ed Sheeran.
La sua All of the Stars si afferma come la canzone che
meglio descrive i due protagonisti e il loro struggente amore. Si
tratta di una ballata romantica, ricca del talento popolare
cantante che riconferma con questo brano il proprio successo tra le
giovani generazioni.
Per gli amanti del film, o per chi
volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Colpa delle stelle è
infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google
Play, Apple iTunes e Infinity. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Il film è celebre anche per via di
alcune frasi divenute simbolo del difficile amore tra i due
protagonisti. Grazie a queste, gli spettatori hanno potuto
affezionarsi ancor di più a loro e alle loro emozioni, sentendole
come proprie. Ecco allora alcune delle frasi più belle presenti nel
film:
– Sono innamorato di te, e non
sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere di dire cose
vere. Sono innamorato di te, e so che l’amore non è che un grido
nel vuoto, e che l’oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e
che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in
polvere, e so che il sole inghiottirà l’unica terra che avremo mai,
e sono innamorato di te! (Gus)
– Puoi scegliere di non soffrire
in questo mondo, però puoi scegliere per chi soffrire. E a me piace
la mia scelta, spero che ad Hazel piaccia la propria.
(Gus)
– Mi sono innamorata di te come
quando ci si addormenta: piano piano poi… Profondamente.
(Hazel)
– Se vuoi vedere l’arcobaleno,
devi sopportare la pioggia. (Hazel)
– È questo il problema del
dolore. Esige di essere sentito. (Gus)
Nota principalmente per il ruolo di
Hannah Baker nella serie televisiva Tredici, l’attrice
Katherine Langford ha fatto parlare di sé anche
grazie ad altri ruoli, tanto in televisione quanto al cinema, che
hanno contribuito ad accrescere la sua celebrità. Ad oggi la
Langford è una giovane promessa della recitazione, divisa tra
prodotti più mainstream e altri di natura più indipendente e
autoriale.
Ecco 10 cose che non sai di
Katherine Langford.
Katherine Langford: i suoi
film
1. Ha debuttato al cinema
con una commedia sentimentale. L’attrice appare per la
prima volta sul grande schermo nel 2018 con il film Tuo,
Simon, dove interpreta il ruolo di Leah. Nel 2019 recita
invece nel film Cena con delitto – Knives Out, dove recita
accanto agli attori Jamie Lee Curtis,
Michael Shannon,
Daniel Craig,
Chris Evans
e Ana de
Armas.
2. È celebre per un ruolo
televisivo. L’attrice è divenuta famosa grazie al ruolo di
Hannah Baker, la protagonista della serie NetflixTredici, dove la Langford ha
recitato nelle prime due stagioni.
Katherine Langford è su
Instagram
3. Ha un proprio account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 14,5 milioni.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie
scattate in momenti di svago, ma anche immagini promozionali dei
suoi progetti da attrice e anche foto tratte dalle premiere a cui
prende parte.
Katherine Langford e Josephine
Langford
4. Ha una sorella
minore. L’attrice ha una sorella più piccola,
Josephine Langford, la quale è anche lei
un’attrice, nota per aver recitato nel film After (2019) e
nella serie TV Into the Dark (2019).
Katherine Langford: il suo
fisico
5. È un’amante dello
sport. Nel tempo libero dalla recitazione, l’attrice ama
nuotare, tanto da aver frequentato nuoto agonistico ai tempi del
liceo. Proprio per la sua costante attività fisica, l’attrice ha
sempre sfoggiato un fisico che ha destato le attenzioni dei fan,
attratti dalla sua grande sensualità.
Katherine Langford in Avengers:
Endgame
6. Era presente in una scena
del film. L’attrice aveva ottenuto un piccolo cameo nel
film Avengers:
Endgame, dove appariva come la figlia cresciuta di Tony
Stark, la quale rifletteva con il padre circa il suo sacrificio. La
scena tuttavia è stata eliminata dal montaggio finale del film.
7. Sarà possibile vederla
nel film grazie a Disney+. Sulla piattaforma
Disney+, in arrivo in Italia il 31
marzo 2020, sarà possibile trovare la scena in cui compare anche
l’attrice, e che aggiunge un’ulteriore nota drammatica al
sacrificio di Tony Stark, alias Iron Man.
Katherine Langford in Tredici
8. Non ha letto il libro da
cui è tratta la serie. L’attrice ha ammesso di non aver
letto il libro di cui la serie Tredici è la trasposizione
prima di ottenere la parte di Hannah Baker. La Langford ha poi
recuperato la mancanza nel tempo trascorso tra il conferimento del
ruolo e l’inizio delle riprese.
9. Ha dovuto recitare con un
accento diverso dal suo. Nata in Australia, l’attrice
nell’interpretare il ruolo di Hannah Baker ha dovuto fingere un
accento americano, ben differente da quello usato da lei
normalmente.
Katherine Langford età e
altezza
10. Katherine Langford è
nata a Perth, in Australia, il 29 aprile 1996. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 166 centimetri.
Attrice divenuta celebre solo negli
ultimi anni, grazie ad alcuni ruoli in film di successo,
Toni Collette si è affermata per la sua grande
versatilità, che l’ha portata a recitare tanto in film di genere
horror quanto in commedie e blockbuster. Particolarmente apprezzata
dalla critica, la Collette ha ora occasione di farsi conoscere
anche da un pubblico più vasto, grazie a numerosi progetti in
programma per il futuro.
Ecco 10 cose che non sai
sull’attrice.
Toni Collette: i suoi film e le
serie TV
1.È
diventata celebre grazie ad un ruolo horror. Il debutto
cinematografico dell’attrice arriva nel 1994, con il film Le
nozze di Muriel. Successivamente partecipa a film come Tre
amici, un matrimonio e un funerale (1996), Velvet
Goldmine (1998), Il sesto senso (1999), About a
Boy – Un ragazzo (2002), The Hours (2002), Little
Miss Sunshine (2006), Fight Night – Il vampiro della porta
accanto (2011), Hitchcock
(2012), Non buttiamoci giù (2014), Krampus – Natale
non è sempre Natale (2015) e in Hereditary – Le radici
del male (2018), con cui diventa celebre ad un più ampio
pubblico. Recita poi in Velvet Buzzasaw (2019) e Cena
con delitto – Knives Out (2019), dove recita accanto agli
attori Jamie Lee Curtis,
Chris Evans, Michael Shannon,
Daniel Craig
e Ana de
Armas.
2. Ha recitato anche in
televisione. Dopo aver recitato in alcuni episodi di
diverse serie TV, l’attrice appare anche tra i protagonisti di
United States of Tara (2009-2011), Hostages
(2013-2014), Wanderlust (2018) e Unbelievable
(2019).
3. Ha ricoperto il ruolo di
produttrice. Nel corso degli all’anni l’attrice si è
distinta anche come produttrice di alcuni dei suoi progetti da
interprete. Tra questi si annoverano United States of Tara,
Wanderlust e il film Hereditary – Le radici del
male.
Toni Collette è su Instagram
4. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram, dove ha un profilo seguito da 102 mila persone.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie
scattate in momenti di svago, ma anche immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete.
Toni Collette e Dave Galafassi
5. È sposata con un
musicista. L’attrice è sposata dal 2003 con il musicista
Dave Galafassi, batterista della band “Toni
Collette & the Finish”, di cui l’attrice è cantante. Con il marito,
la Collette ha avuto due figli, nati rispettivamente nel 2008 e nel
2011.
Toni Collette in Il sesto
senso
6. Interpreta la madre del
protagonista. Nel film Il sesto senso, diretto da
M. Night Shyamalan e con protagonista
Bruce Willis, l’attrice ricopre il ruolo di Lynn
Sear, la madre del piccolo Cole Sear, la quale è ignara del segreto
del figlio, che scoprirà soltanto a fine film.
7. Non si era resa conto che
il film fosse un horror. L’attrice ha dichiarato di
essersi sentita talmente tanto coinvolta emotivamente dal film e
dalla sua storia, da non essersi praticamente resa conto che si
trattasse di un film horror.
Toni Collette e gli Oscar
8. Ha ricevuto una
nomination ai premi Oscar. Nel 2000 la Collette riceve una
nomination come miglior attrice non protagonista ai premi Oscar per
il suo ruolo nel film Il sesto senso.
Toni Collette in Hereditary – Le
radici del male
9. Non voleva fare il
film. L’attrice aveva detto al suo agente di non voler più
prendere parte a film cupi e dai toni horror, ma dopo aver letto la
sceneggiatura di Hereditary – Le radici del male ha
affermato di averla amata così tanto da non poter rinunciare al
ruolo.
Toni Collette età e altezza
10. Toni Collette è nata a
Sydney, in Australia, il 1 novembre 1972. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 173 centimetri.
Senza scendere nel particolare, è
arrivata almeno la conferma sulla data di inizio riprese, a quanto
pare fissata intorno alla metà del 2020, periodo in cui il pubblico
tornerà in sala per lo standalone prequel di Vedova
Nera con Scarlett Johansson.
Durante il panel dell’evento
Hemsworth ha inoltre spiegato di non aver letto la sceneggiatura di
Waititi ma che il team del regista, con i Marvel Studios, “ci stanno lavorando
duramente e sono piuttosto entusiasti all’idea di offrire ai fan
qualcosa di fresco e nuovo.“
“Avendo lasciato Thor alla fine
di Endgame, ci si sono aperte una serie di opportunità e percorsi
da affrontare che cambieranno drasticamente il personaggio, e
questa cosa è davvero entusiasmante“, continua la star
australiana.
È stato confermato che quella che
vedremo in Thor: Love
And Thunder non sarà semplicemente una Thor
“femmina” ma Jane Foster nelle vesti di Mighty
Thor, nome della celebre run scritta da Jason
Aaron in cui l’eroina impugna il Mjolnir al posto del Dio
del Tuono.
Vi ricordiamo che la trasformazione
di Jane Foster in Potente Thor coincide con il periodo più buio
della sua vita: suo marito e suo figlio muoiono infatti in un
incidente d’auto e, come se non bastasse, le viene stato
diagnosticato un cancro al seno. Essere Mighty
Thor porta ovviamente dei vantaggi, perché ogni volta che
Jane cambia “pelle” il suo corpo viene ripulito da tutte le
tossine, ma mentre Thor si offre di aiutarla con la magia
asgardiana, l’eroina rifiuta qualsiasi trattamento.
Taika Waititi
tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto The Mighty Thor, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Attore dalla lunga carriera,
Richard E. Grant ha lavorato tanto al cinema
quanto in televisione, ottenendo più volte numerosi riconoscimenti
da parte di critica e pubblico. Estremamente versatile, l’attore si
è distinto nel corso degli anni attraverso generi e ruoli sempre
diversi, sino ad ottenere in tarda età la consacrazione con il
ruolo nel film Copia originale, che gli ha fatto
guadagnare la sua prima nomination agli Oscar.
Ecco 10 cose che non sai di
Richard E. Grant.
Richard E. Grant: i suoi film
1. Ha recitato in numerosi
lungometraggi. La carriera cinematografica dell’attore ha
inizio nel 1987, con il film Shakespeare a colazione.
Successivamente recita in film di rilievo come Henry e
June (1990), I protagonisti (1992), Dracula di
Bram Stoker (1992), L’età dell’innocenza (1993),
Ritratto di signora (1996), Spice Girls – Il film
(1997) Gosford Park (2001), Sacro e profano
(2008), Lo schiaccianoci in 3D (2009), The Iron
Lady (2011), Jackie
(2016), Logan – The
Wolverine (2017), Come ti ammazzo il
bodyguard (2017), Lo schiaccianoci e i
quattro regni (2018), Copia
originale (2018) e Star Wars: L’ascesa di
Skywalker (2019).
2. Ha recitato anche in
televisione. Nel corso della sua carriera l’attore è
apparso anche in numerosi episodi di diverse serie TV, e tra le più
celebri si annoverano Miss Marple (2007), Doctor Who (2012-2013), Downton
Abbey (2014), Il Trono di
Spade (2016) e Una serie di sfortunati
eventi (2019).
Richard E. Grant è su
Instagram
3. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 77,2 mila persone.
All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie
scattate in momenti di svago, con colleghi o amici, ma sono
particolarmente presenti anche immagini promozionali dei suoi
progetti da interprete.
Richard E. Grant in Downton
Abbey
4. Ha recitato nella celebre
serie britannica. L’attore è comparso nella quinta
stagione della serie Downton Abbey nell ruolo di Simon
Bricker, storico dell’arte che si reca ad Abbey per osservare un
dipinto appartenente alla famiglia Grantham.
Richard E. Grant in Il Trono di
Spade
5. Ha ricoperto un ruolo
nella sesta stagione. Nel corso della sua carriera
l’attore è anche entrato a far parte del cast di Il Trono di
Spade, ricoprendo il ruolo di Izembaro nella sesta stagione
della serie. Il personaggio è l’attore principale di una compagnia
teatrale, protagonista dell’opera The Gate, da lui anche
scritta.
Richard E. Gran in Doctor Who
6. Ha doppiato il
protagonista nella versione animata. Nel 2003 l’attore
presta la sua voce al personaggio del Dottore nella serie animata
Doctor Who: Scream of the Shalka. Nel 2012 Grant sarebbe
poi apparso nello speciale natalizio della serie live-action.
Richard E. Grant in Una serie di
sfortunati eventi
7. Ha recitato nella serie
Netflix. L’attore ha preso parte alla terza
e ultima stagione della serie Una serie di sfortunati
eventi, nel ruolo nominato come “Uomo con la barba ma senza
capelli”, recitando in tre episodi accanto all’attore protagonista
Neil Patrick Harris.
Richard E. Grant in Copia
originale
8. Per il suo ruolo nel film
ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar. Nel 2018
l’attore riceve il plauso universale della critica per la sua
interpretazione di Jack Hock nel film biografico Copia
originale, nel quale affianca l’attrice Melissa
McCarthy. Per il ruolo l’attore viene nominato a numerosi
premi, tra cui figura la nomination come miglior attore non
protagonista ai premi Oscar, la prima nella carriera
dell’attore.
Richard E. Grant in Star Wars
9. Interpreterà uno dei
villain del film. L’attore si è rifiutato di rivelare
dettagli circa il suo ruolo nel film Star Wars: L’ascesa di
Skywalker. Grant ricoprirà ad ogni modo il personaggio del
Generale Pryde, facente parte del gruppo di villain principali del
film.
Richard E. Grant età e altezza
10. Richard E. Grant è nato
a Mbabane, nell’allora Swaziland britannico, il 5 maggio
1957. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.
Grazie al volume
Avengers: Endgame– The
Art of The Movie (imprenscindibile per qualsiasi fan
dell’universo cinematografico Marvel) siamo in grado di dare uno
sguardo ravvicinato a tutte quelle scene e personaggi scartati
dalla versione finale del film, riprodotti sotto forma di concept
dagli artisti che hanno lavorato all’epico capitolo campione di
incassi.
Di seguito trovate le immagini e le relative descrizioni:
Il finale alternativo con Iron Man vivo
Tra le pagine del libro è contenuto
anche il finale alternativo del cinecomic, che contrariamente alla
versione uscita in sala vedeva insieme Steve
Rogers e Tony Stark dopo la battaglia.
Cap avrebbe comunque affrontato i viaggi nel tempo per restituire
le gemme dell’infinito alle loro timeline, mentre ad aspettarlo nel
presente ci sarebbe stato Tony monitorando la piattaforma al posto
di Bruce Banner. Piccola nota a margine: chi è quella sagoma in
lontananza seduta sulla panchina? Forse Bucky?
L’esercito di Thanos e i look alternativi
L’esercito degli
Outriders, fedeli servitori di Thanos, si presenta
nel corso di Avengers: Infinity War e
torna nei concept di The Art of the Movie raccontando le varie fasi
di una sfida senza precedenti per i disegnatori della Marvel. “Dopo aver esaminato il
materiale di base, volevo che avessero una qualità
biomeccanica”, ha spiegato uno degli addetti ai lavori nel
libro. “Eravamo preoccupati perché potevano sembrare troppo
simili a Venom, quindi dovevamo garantirgli un aspetto
unico.“
Tony Stark incontra Shuri
Ecco un momento che tutti abbiamo
sognato e che, sfortunatamente, non è finito nel film: l’incontro
tra le due menti più brillanti del MCU, Tony
Stark e Shuri, mostrata da questi
concept. L’illustratore Jackson Sze ha quindi immaginato
un’interazione in cui i personaggi avrebbero dichiarato il loro
apprezzamento reciproco. “Sono entrambi scienziati geniali, e
ho pensato che Tony Star avrebbe apprezzato la tecnologia che Shuri
poteva apportare al team. Speravo di ottenere quel
momento“.
Nakia nella battaglia finale con le altre eroine
Un altro concept art ci rivela la
presenza di un personaggio alla fine scartato dalla sequenza con le
supereroina Marvel riunite durante la battaglia
finale: stiamo parlano di Nakia, spia e guerriera
del Wakanda interpretata da Lupita Nyong’o in
Black Panther, che come vedete appare dietro Gamora e al
fianco di Captain Marvel, The Wasp e Valchiria.
L’epica entrata in scena di Captain Marvel
Concludiamo con l’ultimo artwork
tratto da Avengers: Endgame – The Art of the Movie che ci
rivela un ingresso in scena molto più epico ed entusiasmante di
Captain Marvel durante il terzo
atto del film. L’eroina scende a terra una volta distrutta la nave
di Thanos e viene successivamente protetta da Pepper Potts e altri
eroi.
“Sapevamo dal fotogramma chiave
disegnato da Andy Park che ci sarebbe stato un momento in cui tutte
le donne avrebbero lavorato insieme, quindi stavo cercando di
pensare a una sequenza in cui l’arrivo di Carol potesse
funzionare“, ha raccontato l’illustratore Jackson Sze.
“Essendo intergalatticamente potente, Captain Marvel doveva aiutare i Vendicatori
distruggendo la nave di Thanos“.
Dopo i due trailer e qualche spot,
ecco arrivare online la prima clip ufficiale tratta da
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, il capitolo conclusivo della nuova
trilogia che sbarcherà nelle nostre sale tra meno di un mese.
La scena ci mostra gli scagnozzi del
Primo Ordine che inseguono Rey, Poe Dameron, Finn, C-3PO e
Chewbacca e l’aspetto più interessante sembrerebbe la tecnologia
dei mezzi di trasporto degli stormtrooper probabilmente sviluppata
negli anni che trascorrono dagli eventi di Gli Ultimi Jedi
ad Episodio IX.
A quanto pare le guardie potranno
volare, lanciate dai loro mezzi di trasporto su due ruote. Piccoli
frammenti di questa sequenza erano stati già inseriti nel trailer,
e ora capiamo finalmente da chi stavano scappando i nostri
eroi.
Potete dare uno sguardo alla clip qui sotto.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker,
un toccante video festeggia i 40 anni della saga
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Dopo l’annuncio ufficiale della
data di uscita e le prime indiscrezioni su Black
Adam, è già tempo di pensare a quale direzione di
trama prenderà il film con Dwayne Johnson nei
panni del supereroe DC e, soprattutto, in che modo si legherà
all’universo cinematografico di Man of Steel, Aquaman e Wonder Woman.
Quali personaggi potrebbe
incontrare il guerriero egiziano potenziato dal mago Shazam?Con chi
si scontrerà sul grande schermo? Una risposta, seppur parziale e
aleatoria prova a darla il produttore Hiram Garcia (che di recente
ha lavorato con Johnson in Jumanji: The Next Level)
alimentando le voci su un eventuale ritorno di Henry
Cavill:
“Penso che l’universo DC sia
meraviglioso e siamo aperti a tutto. Abbiamo grandi aspirazioni a
riguardo, e siamo amici di Henry, come Dwayne. E stiamo parlando di
un grande marchio di fumetti…Ho sempre adorato l’idea di un futuro
incontro tra Black Adam e Superman, quindi chi può
dirlo? Insomma, Black
Adam contro Superman è davvero un’idea figa. Sarebbe
davvero potente“.
“Il mantello è nell’armadio. È
ancora mio. […] Non me ne starò qui silenziosamente al buio mentre
arrivano tutte queste voci. Non ho rinunciato al ruolo.” ha
dichiarato in una
recente intervista Cavill. “Devo ancora dare tanto a Superman.
Ci sono tante storie da raccontare. Tanti approfondimenti del
personaggio in cui voglio tuffarmi. Voglio rappresentare i fumetti.
È importante per me. C’è tanta giustizia che Superman si merita. Lo
status è: vedrete”.
Black Adam: il film introdurrà la
Justice Society nel DCEU
Black
Adam, affidato alla regia di Jaume
Collet-Serra (Run all night, The Shallows),
arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021, con le
riprese che partiranno a Luglio 2020, come confermato nei mesi
scorsi dallo stesso Johnson.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il
supereroe e la sua nemesi, Black
Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua
origin story. E come annunciato nei mesi scorsi, i piani
per portare al cinema uno standalone con Johnson sono ancora
vivi, e a quanto pare il film dovrebbe ispirarsi ai lavori
di Geoff Johns dei primi anni Duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato a Black
Adam.” aveva raccontato l’attore in un video. “Questo
personaggio è un antieroe, o villain, e non vedo l’ora di
interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è nel mio DNA da
oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un anno e non
potrei essere più eccitato all’idea“.
Accantonato (momentaneamente) il
progetto su Gambit, Channing
Tatum è pronto a misurarsi con un altro cinecomic e
lavorerà all’adattamento di The Maxx, il
fumetto cult creato da Sam Kieth, insieme a Roy Lee. La notizia è
stata diffusa nelle ultime ore dall’Hollywood Reporter, menzionando
il coinvolgimento delle rispettive case di produzione dei due, Free
Association e Vertigo Entertainment con i registi Reid Carolin e
Peter Kiernan.
Per quanto riguarda il testo
originale, The Maxx viene pubblicato nei primi anni
Novanta da Image Comics, rivoluzionaria casa editrice che ha
contribuito a lanciare artisti di successo del calibro di Jim Lee,
Todd McFarlane, Rob Liefeld e molti altri.
Diverso da qualsiasi
tradizionale supereroe e lontano da ogni stereotipo di genere, Maxx
vive le sue avventure in due realtà differenti: la prima è quella che lo vede
vagabondare come senza tetto nei quartieri degradati di una
metropoli, mentre la seconda è la terra selvaggia dell’outback
australiano dove combatte strane creature al fianco di
un’affascinante ragazza della giungla (Jungle Queen).
Tra le altre creazioni di Kieth
ricordiamo il fumetto DC The
Sandman, che ha lanciato la carriera di Neil Gaiman ed è
diventato uno dei testi più acclamati di tutti i tempi, e svariate
storie di Wolverine per Marvel Comics Presents .
Da The
Maxx sono stati tratte serie animate di cui una di 13
episodi prodotta da MTV, che ha consolidato il suo status di culto
tra i fan, vincendo addirittura un Annie Award per la migliore
serie animata.
Su Channing Tatum e il futuro di
Gambit, gli ultimi aggiornamenti suggeriscono che potrebbe
esserci ancora una speranza per il personaggio creato da Chris
Claremont e Jim Lee nel 1990 (esordì sulle pagine di Uncanny X-Men
n.226), e a suggerirlo sono state le parole di Simon
Kinberg, produttore e regista di Dark
Phoenix.
Vi ricordiamo che per quanto
riguarda Gambit, già quattro anni fa Rupert
Wyatt (L’alba del pianeta delle scimmie)
venne contattato per dirigere il film, e all’epoca si fece anche il
nome di Lea Seydoux come possibile
protagonista femminile nei panni di Bella Donna Boudreaux; poi, a
settembre 2015, fu lo stesso Wyatt ad abbandonare definitivamente
lo sviluppo e altri registi come lui, tra cui Doug
Liman e Gore Verbinski,
lasciando Gambit nelle mani del destino.
Come riportato dall’Hollywood
Reporter, Legendary Pictures ha ufficialmente rimandato la data di
uscita nelle sale di Godzilla vs Kong, evento crossover che
metterà l’uno contro l’altro due famosi mostri e che arriva dopo i
capitoli Godzilla (2014), Kong: Skull Island
(2017) e Godzilla: King of the Monsters.
Lo studio, di comune accordo con
Warner Bros., distribuirà il film non più il 13 marzo 2020, ma il
20 novembre 2020. Al timone del progetto rimane
Adam Wingard mentre nel cast figureranno Julian Dennison, Brian
Tyree Henry, Alexander Skarsgard e Demian Bichir.
L’ultimo capitolo del franchise,
Godzilla: King of Monsters, è stato diretto da
Michael Dougherty e vede nel
cast Millie Bobby Brown(Stranger Things), Vera
Farmiga. Bradley Whitford, Thomas
Middleditch, O’Shea Jackson Jr., Ken
Watanabe e Sally Hawkins.
Dopo il successo globale di
Godzilla e Kong: Skull
Island è arrivato nei cinema allargando la trama
dell’universo cinematografico nato dalla collaborazione di Warner
Bros. Pictures e Legendary Pictures. Il film racconta infatti
l’epico scontro tra Godzilla e alcuni dei mostri più popolari nella
storia della cultura pop seguendo gli eroici sforzi dell’agenzia
cripto-zoologica Monarch di combattere questa batteria di mostri
giganteschi.
Si apre nel segno della
memoria la 29a edizione del Noir in Festival in
programma a Como e Milano dal 6 al 12 dicembre con la direzione di
Giorgio Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (delegato IULM): il
festival ricorda gli 80 anni di Batman, cavaliere nero nato dalla
graphic novel e diventato icona cinematografica, grazie al tratto
di Lorenzo De Felici che firma l’immagine dell’anno e poi svela i
segreti di un classico anomalo del genere come The Third
Man di Carol Reed con Joseph Cotten, Alida Valli e Orson
Welles che 70 anni fa vinceva il Grand Prix al Festival
di Cannes. Sono due estremi del genere, da un lato il fantasy,
dall’altro la scena storica tra spionaggio, corruzione e guerra
fredda che indicano bene come il campo d’azione del genere debba
essere guardato con occhi diversi, nell’ottica dell’ibridazione e
del rinnovamento.
“A quest’idea – dicono
Marina Fabbri e Giorgio Gosetti – si ispira tutto il programma
dell’anno, costruito sulla doppia suggestione della tradizione e
degli sconfinamenti, con un legame più forte di sempre tra cinema e
letteratura, storia e cronaca, a cominciare dal vincitore del
Raymond Chandler Award, Jonathan Lethem, nuova stella della
letteratura post-moderna americana, premiato a Como la sera del 7
dicembre e poi protagonista di un incontro con i lettori domenica 8
dicembre a Milano”.
I sei film in concorso per il
cinema, giudicati da una giuria tutta al femminile composta
dall’attrice Lucia Mascino, dalla regista
Patricia Mazuy e dalla produttrice/festival
manager Mira Staleva portano in primo piano la
“nuova onda” del cinema sudamericano con il cileno
Araña di Andrés Wood, il brasiliano
Bacurau di Kleber Mendonça Filho e
Juliano Dornelles, l’argentino 4X4 di
Mariano Cohn, film giocati su registri molto diversi – dal pamphlet
civile alla fantascienza distopica alla commedia nera – ma tutti
fortemente collegati da uno sguardo politico che rilancia uno degli
aspetti distintivi dell’idea di narrazione in noir. Insieme a
questi Dear Agnes di Daniel Alfredson,
l’ultimo film della trilogia svedese di “Intrigo” ideata da Håkan
Nesser (ospite d’onore per la letteratura), il coreano
The Beast di Lee Jeong-ho (remake di un
classico del polar come “36 Quai des Orfèvres”), il sorprendente
cinese Il lago delle oche selvatiche di
Diao Yinan, rivelazione all’ultimo festival di Cannes.
Altrettanto compatta la squadra
degli autori letterari che forniscono a quest’edizione la “spina
dorsale” di una rassegna in grande trasformazione: autori affermati
come Giancarlo de Cataldo, Gianrico
Carofiglio, Maurizio De Giovanni,
Donato Carrisi (tutti da tempo strettamente legati
anche al cinema e alla serialità televisiva), talenti emergenti
come Piernicola Silvis o Andrea
Purgatori, incursori di grandissima qualità come
Antonio Moresco e Guido Vitiello,
outsider inattesi come Gino Vignali. E
naturalmente i cinque finalisti del Premio Giorgio Scerbanenco che
si contendono il titolo di autore italiano noir dell’anno.
In parallelo con la letteratura,
anche il cinema italiano mette in gara i suoi finalisti della
stagione con il Premio Caligari promosso da IULM
in accordo con il Noir in Festival: sono sei i film italiani che
saranno visti e giudicati dalla grande giuria popolare presente
all’Auditorium IULM di Milano. Tra questi anche qui domina la
varietà e l’idea di trasformazione del genere tra il labirinto
kafkiano di Donato Carrisi e il road movie di
Guido Lombardi, il realismo di Renato De
Maria e Claudio Giovannesi e la dark
comedy di Vincenzo Alfieri, la graphic novel
diventata cinema di Igort. Fino all’omaggio fuori
concorso che sottolinea il valore de Il Traditore,
l’ultimo lavoro di Marco Bellocchio, insignito da
IULM della Laurea Honoris Causa negli stessi giorni del Festival a
Milano.
Tra gli eventi speciali in
programma: l’anteprima della nuova serie svedese
Stokholm Requiem dai romanzi di Kristina
Ohlsson (in onda su LaF a gennaio), l’edizione completa
della trilogia Intrigo di Daniel
Alfredson da Håkan Nesser, per la prima volta in Italia;
il Premio Svizzeretto assegnato al
produttore-regista Claudio Bonivento, vero
“maverick” del cinema italiano; l’omaggio di Antonietta De
Lillo a un altro grande outsider del genere come Lucio
Fulci; la conversazione con Andrea Purgatori sulla
“nuova guerra fredda” raccontata da un giornalista
(“Atlantide”), scrittore (Quattro piccole ostriche),
sceneggiatore (Il muro di gomma); il doppio incontro con
Adrian Wootton che racconta il rapporto col cinema di Graham Greene
e intervista Angela Allen, unico testimone vivente
del set di The Third Man; la Giornata dedicata a
Giorgio Scerbanenco giornalista, realizzata
insieme al Master in Giornalismo IULM; il premio alla carriera a un
maestro anche del noir come Bertrand Tavernier; le
ormai tradizionali “Pillole in Luce” che quest’anno hanno per tema
le grandi (e piccole) rapine; una mostra organizzata in
collaborazione con Astorina su un altro importante protagonista del
fumetto, questa volta tutto italiano, che si aggirerà per villa
Olmo nei giorni comaschi di festival: Diabolik, il
personaggio nato dalla penna delle sorelle Giussani, di cui vestirà
i panni Luca Marinelli nel nuovo film dei Manetti bros., in uscita
nel 2020.
Infine la collaborazione con AGICI
(Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti) che
per il secondo anno sceglie il nostro festival come partner di
riferimento e quest’anno organizza a Como, dal 6 all’8 dicembre, il
suo evento nazionale MICI19 dedicato alla produzione audiovisiva di
genere e alle prospettive di internazionalizzazione
transfrontaliera con la collaborazione della Ticino Film
Commission.
Reso possibile dal sostegno della
Direzione Generale Cinema del MiBACT, dalla coproduzione con
l’Università IULM di Milano, dall’impegno di Istituto Luce –
Cinecittà, SIAE e Associazione Amici di Como, dalla collaborazione
con il Comune di Como, il Noir in Festival conferma anche questa
volta la vitalità di un genere che è ormai indiscusso punto di
riferimento del nostro tempo.
Come ufficializzato nei mesi scorsi,
Spider-Man rimarrà
nell’Universo Cinematografico Marvel grazie al nuovo accordo
siglato da Sony e Marvel Studios dopo in estate era stata
confermata la rottura del contratto di co-produzione; dunque il
personaggio sarà protagonista di un terzo capitolo standalone
(uscita prevista il 16 luglio 2021) e comparirà in un altro
cinecomic del franchise.
Ma quali sono le previsioni per il
futuro dell’arrampicamuri? Ecco qualche idea:
Peter lascerà gli Avengers
Un’idea interessante per il futuro
dell’eroe potrebbe essere quella di staccarlo dal team dei
Vendicatori e continuare a osservarlo nelle sue
imprese solitarie tra New York e il mondo coerentemente al finale
di Spider-Man: Homecoming dove Peter
sceglieva di rimanere l’eroe di quartiere. Di certo Infinity
War e Endgame l’hanno lanciato in un contesto più
ampio che i fan vorrebbero approfondire, quindi il discorso diventa
complicato…
Sparirà nel Multiverso
Contrariamente alle aspettative,
l’idea dell’introduzione del Multiverso è stata
rimandata dai Marvel Studios al sequel di Doctor
Strange, dove verranno esplorate le varie
possibili realtà grazie ai viaggi interdimensionali del
personaggio. Questa prospettiva aprirebbe la strada per un
eventuale percorso di Peter Parker verso l’incontro con altri eroi
dell’universo Marvel come Venom…
Si ritirerà dopo aver formato i
Giovani Vendicatori
Come confermato da
Kevin Feige tempo fa, i Marvel Studios stanno
“preparando il terreno” per un’eventuale introduzione
degli Young Avengers nel MCU. Gli indizi concreti di
questa prospettiva sono pochi, dall’arrivo di Kate Bishop nella
serie su Occhio di Falco alla possibile presenza di Cassie Lang, la
figlia di Ant-Man già vista in diversi film; ma se fosse proprio
Spider-Man il collante del nuovo team? E se Peter fondasse la
squadra per poi abbandonarla per inseguire i prossimi obiettivi da
solo?
Resterà a New York ispirato dai
Fantastici 4
Sappiamo che i Fantastici
4 arriveranno prima o poi nel MCU, e secondo una teoria molto
intrigante c’è un indizio nel finale di Spider-Man: Far
From Home che sembra suggerirlo con certezza. Ci
troviamo in una delle due scene post credits, quella che rivela
l’attuale posizione del vero Nick Fury nello
spazio, ed è qui che entrerebbero in gioco i membri della prima
famiglia Marvel.
La teoria infatti crede che i
supereroi saranno i protagonisti della nuova forza intergalattica
che garantirà il mantenimento della pace governata da Nick Fury, e
sarà proprio questa situazione a fornire ai quattro i loro
poteri.
Continuerà il suo viaggio
nell’universo Sony
Che ne sarà di Spidey dopo l’uscita
del terzo film solista e del titolo ancora ignoto prodotti dai
Marvel Studios? La domanda è
lecita, come è normale pensare ai progetti della
Sony in merito al proseguimento del franchise nel
proprio universo. E che dire degli altri personaggi, Ned, M.J.,
Flash e Zia May? Forse Peter smetterà di essere un Vendicatore e
troverà la sua strada in un nuovo contesto?
Combatterà contro i Sinistri
Sei
Stando a quanto mostrato finora nel
Marvel Cinematic Universe, i due
capitoli sull’arrampicamuri ci hanno presentato Avvoltoio, Shocker,
Tinkerer, Scorpion, Mysterio e forse Camaleonte (o meglio, Dmitri).
Per completare l’ensemble mancherebbero ancora alcuni dei più
iconici personaggi come Doctor Octopus, Electro, Kraven e Sandman,
ma di fatto l’idea di un film che coinvolga i Sinistri
Sei avrebbe senso a questo punto della
timeline…d’altronde Adrian Tommes (Michael Keaton)
ha incontrato Michael Mando aka Scorpion nella scena post credits
di Homecoming…
Si unirà a Nick Fury nello
spazio
La seconda scena post-credits di
Far From home vede le “copie” di Nick Fury e Maria
Hill in macchina (in realtà si tratta di Talos e sua
moglie, gli Skrull mutaforma) tramite cui apprendiamo che i veri
agenti segreti si trovano nello spazio a bordo di un’astronave. E
se Peter Parker li raggiungesse per svolgere una nuova missione
segreta? Magari diventando parte fondamentale della trama di
Secret Invasion…
Morirà in Avengers 5
Al momento non abbiamo né un
annuncio né una data di uscita ufficiali per l’ipotetico quinto
film degli Avengers, anche se Kevin Feige ha affermato di avere
un’idea ben chiara di quale sarà la line-up di supereroi da
schierare. Alcuni sostengono che la trama del film si baserà sui
fumetti di “Secret Wars“, e questo significherebbe
raccontare la morte di Spider-Man…
Se escludiamo dalla lista Nick Fury,
Iron
Man è il personaggio ad aver ottenuto più presenze
nell’universo cinematografico Marvel (dieci, per l’esattezza),
contanto la sua trilogia solista e il suo ruolo nei film corali
come Avengers:
Endgame. L’ultimo capitolo del franchise a lui dedicato
risale al 2013, anno di uscita di Iron
Man 3, e secondo quanto rivelato da Christopher
Markus e Stephen McFeely (sceneggiatori
di Infinity War e molti altri), c’è una ragione dietro la
scelta dello studio di non realizzare il quarto episodio.
“Che ti piacciano o meno tutti i
24 film, il capitale che la Marvel ha costruito gli ha permesso
di fare cose come mettere un procione e un albero in un cinecomic,
giusto? Con qualsiasi altro studio, il pubblico avrebbe già avuto
il suo Iron Man 4. Ma hanno deciso di non farlo per correre il
rischio e provare cose nuove, come puntare un seme nel terreno e
vedere come sarebbe andata a finire togliendo i personaggi dal
tavolo. Per noi è una scelta audace, ed egoisticamente è stato
davvero fantastico per noi“.
“Ogni storia ha bisogno di una
fine, perché altrimenti perde significato“, hanno continuato
Markus e McFeely nell’intervista con Vanity Fair. “La fine è
ciò che cementa tutto, e questo significa togliere le persone dal
tabellone, finire i loro archi. Se Tony fosse uscito vivo da
Endgame, con Iron Man 4 che lo aspettava, forse sarebbe stato di
troppo…“.
Iron Man è tornato
per l’ultima volta sullo schermo in Avengers:
Endgame, film che Disney e Marvel Studios lanceranno ufficialmente alla
prossima campagna per gli Oscar (proprio come fatto lo scorso anno
con Black Panther).
Vero evento del decennio, il
cinecomic è riuscito in un’impresa che sembrava impossibile:
ricapitolare un discorso narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man
riunendo sul grande schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno
premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Dopo il lungo e sentito endorsement
di Michael Moore e il
complimenti di Martin Scorsese, un
altro grande autore del cinema americano ha espresso il suo
giudizio positivo su Joker,
cinecomic campione di incassi e vincitore del Leone d’oro a
Venezia. Stavolta le lodi arrivano da Michael
Mann, che in una lettera (riportata da Indiewire)
scrive:
“Amo questo film. Penso che sia
brillante e non solo il miglior film di Todd
[Phillips], ma anche entusiasmante perché si trova su una
frontiera. Ed è qui che di solito succedono cose molto buone. La
sceneggiatura di Todd e Scott [Silver] ha quella rilevanza che si
verifica quando il lavoro è autentico e non derivativo. Ho trovato
Arthur Fleck, il clown, allo stesso tempo inquietante e commovente
[…]
[…] È sia un bambino vittima
che un perpetratore adulto. Entrambi sono veri, come nel caso della
maggior parte degli schizofrenici. E il fatto che entrambi siano
veri è qualcosa di scomodo. Ci troviamo in uno stato di fuga. È per
questo che Arthur e l’impatto del film sono così fortemente legati
alla memoria. Costruire tutto questo e avere un impatto così
potente è un risultato difficile. Congratulazioni, Todd!“.
Joker
diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin Phoenix, Zazie
Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais ed è
arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e
racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione
nel criminale che tutti conosciamo.
Da sempre solo in mezzo alla folla,
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda
su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre
che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in
un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in
definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata
dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
“Ho amato il Joker di The Dark
Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide
Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack
Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei
possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del
crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro.
“Negli Stati Uniti, i fumetti
sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni
dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in
futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla
vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha
commentato il regista nell’intervista con Variety.