James Franco è una
delle personalità più eclettiche della sua generazione. Attore,
regista, scrittore e pittore, Franco riesce ad essere anche più di
tutto questo. Vincitore di due Golden Globe, per un film su
James Dean e The
Disaster Artist, Franco ha sempre saputo reinventarsi,
destregiandosi tra ruoli comici e drammatici, attraversando generi
diversi e vivendo ora una sorta di rinascita grazie a progetti che
gli permettono di mettersi nuovamente in gioco dimostrando sempre
qualcosa di nuovo.
Ecco dieci cose che, forse,
non sapevate di James Franco.
I film di James Franco
I film da giovane di James Franco
1. Ha recitato in celebri
film. Franco debutta al cinema nel film Mai stata
baciata (1999), per poi prendere parte a Colpevole
d’omicidio (2002), Sonny (2002) e nel primo film
della trilogia di Spider-Man nei panni di Harry Osborn. Da quel momento
ottiene grande popolarità e appare in film come The
Company (2003), Spider-Man 2(2004),
Annapolis (2006), Tristano e Isotta (2006),
Giovani aquile (2006), Spider-Man 3 (2007),
Nella valle di Elah (2007), Strafumati (2008), e
Milk (2008). Successivamente recita in film come
Urlo (2010), Mangia prega ama (2010), 127 ore (2010),
L’alba del pianeta
delle scimmie (2011), Sua Maestà (2011),
Spring Breakers – Una vacanza da
sballo (2013), Palo Alto (2013),
Il grande e potente Oz
(2013).
Dopo cinque anni di assenza dal
grande schermo, Franco vi torna da protagonista con il film
Hey
Joe, diretto dal regista italiano Claudio
Giovannesi. Sempre nel 2024 recita in Largo Winch – Il
prezzo del denaro. Sono però diversi i progetti attualmente in
programma per lui, come Kill the Czar, Bunny-Man, Squali, The
Razor’s Edge, The Policeman e Castro’s Daughter, dove
interpreta Fidel Castro.
2. Ha recitato in diverse
serie televisive. Negli anni Franco non ha mancato di
recitare anche in diverse opere televisive, tra cui la serie
Freaks and Geeks (1999-2000), che gli ha fatto ottenere
una prima notorietà. In seguito è poi divenuto celebre per aver
interpertato James Dean nel film televisivo James Dean – La
storia vera (2001), grazie a cui ha vinto un Golden Globe. Ha
poi recitato in serie come General Hospital (2009-2012),
Hollywood Heights – Vita da popstar (2012), Angie
Tribeca (2016), e 22.11.63 (2016), basata
sull’omonimo romanzo di Stephen King. Dal 2017 al 2019 ha invece
interpretato Vincent e Frankie Martino in The Deuce – La via
del porno.
3. Ha diretto diversi
film. Nel corso della sua carriera Franco non ha solo
ricoperto l’attività di interprete, bensì si è cimentato in più
occasioni nella scrittura e nella regia di diversi lungometraggi,
in cui ha ovviamente anche recitato. Tra questi si
annoverano The Broken Tower (2011), As I Lay
Dying (2013), Child of God (2013),
The Sound and the Fury (2014), In Dubious Battle – Il coraggio
degli ultimi (2016), The Disaster Artist
(2017), The Long Home (2018), Pretenders
(2018, Future World (2018) e Zeroville (2019). Ha
inoltre diretto quattro episodi della serie The Deuce – La via
del porno.
James Franco in
Spider-Man
4. Non andava d’accordo con
il collega protagonista. Nonostante nel film interpretino
due migliori amici, Franco e Tobey Maguire,
che ricopre il ruolo di Peter Parker, nella vita sono tutt’altro
che in buoni rapporti. Sul set, infatti, Franco fece una battuta
dove paragonava l’espressione del collega a quella di una rana.
Maguire se la prese molto per quel commento e ciò porto ad un forte
attrito tra i due esistente ancora oggi. La rivalità presente tra
di loro è poi stata confermata in più occasioni da entrambi gli
attori.
James Franco e Willem Dafoe in Spider-Man
5. Si era proposto per il
ruolo del protagonista. Oggi è impossibile immaginare un
personaggio come Harry Osborne con un volto diverso da quello di
Franco. Tuttavia, egli si era originariamente proposto per un altro
ruolo, ovvero proprio quello del protagonista Peter Parker, alias
Spider-Man. I produttori, tuttavia, non lo ritennero adatto per
tale parte ma essendo rimasti colpiti dalle sue capacità attoriali
decisero comunque di affidargli il ruolo di Harry. A suggerirlo per
questo, in particolare, fu la moglie del regista Sam Raimi, la
quale lo considerava perfetto per il personaggio.
James Franco ha interpretato James Dean
6. Si è completamente
immedesimato nel personaggio. Per il film televisivo
Jams Dean – La storia vera, che gli ha conferito grande
popolarità, James Franco si è talmente immerso nell’interpretazione
di James Dean da passare da non fumatore a fumare due pacchetti al
giorno (da allora ha smesso), oltre a suonare la chitarra, i bonghi
e imparare ad andare in moto. È stato proprio grazie a questa sua
intensa interpretazione che ha iniziato a farsi notare ancor di più
all’interno del settore.
James Franco recita a Napoli in Hey Joe
7. Ha studiato a lungo per
recitare nel film di Claudio Giovannesi. In Hey Joe,
Franco interpreta un soldato americano che torna a Napoli dopo
trent’anni per conoscere il figlio avuto mentre si trovava lì nel
periodo della Seconda guerra mondiale. Nel film, Franco recita
alcune battute in italiano, lingua con il quale ha dunque dovuto
fare pratica. Ha poi raccontato di essersi documentato su quel
periodo storico attraverso i film del neorealismo italiano e
Napoli ’44, un libro di memorie di un soldato a Napoli
durante gli anni della guerra.
8. Anche suo fratello è un
attore. Il fratello minore di James, Dave
Franco, è a sua volta un attore e i due hanno avuto modo
di recitare insieme in più occasioni, come in The
Disaster Artist e Zeroville, entrambi film
diretto da James. In realtà, c’è anche un terzo fratello,
Tom Franco, anch’egli attore ma molto meno noto.
James ha però voluto anche lui, seppur per un ruolo piuttosto
piccolo, all’interno di The
Disaster Artist.
Chi è la fidanzata di James Franco?
9. È stato fidanzato con
diverse colleghe dello spettacolo. Dal 1999 al 2004
l’attore è stato fidanzato con la collega Marla
Sokoloff, mentre in seguito sembra aver avuto relazioni
con Ashley Hartman, Ahna O’Reilly, Sienna Miller nel 2006,
e Agyness Deyn nel 2011. A Franco vengono poi
attribuiti diversi flirt con Lana Del Rey, Amanda Seyfried e Lindsay
Lohan. Attualmente è fidanzato con Isabel
Pakzad, classe 1993: i due si frequentano dal 2017 e
vivono la relazione con molta riservatezza.
L’età e altezza di James Franco
10. James Franco è nato il
19 aprile del 1978 a Palo Alto, in California, Stati
Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.
Le Gangs
of London torneranno a combattere per il
controllo della malavita della città nel 2025, e Sky e AMC+ hanno
ora diffuso il primo teaser della terza stagione della serie
brutalmente violenta vincitrice del BAFTA.
Il crime drama creato da
Gareth Evans e Matt Flannery ha
visto un picco di popolarità da con le prime due stagioni, e i fan
sono ansiosi di scoprire cosa è successo ai nostri personaggi
principali dopo gli intensi eventi della precedente serie di
episodi.
Nel finale della seconda stagione,
Sean Wallace e il poliziotto diventato criminale
Elliot si sono impegnati in una battaglia selvaggia che è culminata
con il primo vicino alla morte e impiccato a una gru.
Il teaser della terza stagione
conferma che Sean è sopravvissuto (lo fa), ma ora sembra essere
dietro le sbarre. Quanto a Elliot, sembra aver perso ogni scintilla
del suo vecchio sé che gli era rimasta dopo la morte del padre, ed
è ora un gangster a tutti gli effetti che lavora al fianco della
famiglia criminale Dumani.
Ci avevano portato a credere che la
storia di Dexter Morgan avesse raggiunto una
conclusione definitiva quando il serial killer è stato ucciso a
colpi di arma da fuoco dal figlio in Dexter: New
Blood. Tuttavia, un trailer appena rilasciato per la
prossima serie prequel, Dexter:Original
Sin, rivela che almeno riesce ad arrivare in
ospedale.
Con questo, sembra che siamo un
passo più vicini a un’altra serie sequel; i piani originali
prevedevano uno spin-off incentrato su Harrison
Morgan prima che l’attenzione di Showtime si spostasse
sull’esplorazione dei primi anni di Dexter.
Patrick Gibson
assume il ruolo del personaggio principale per esplorare la storia
delle origini di Dexter, anche se Michael C. Hall sarà presente come
narratore e “voce interiore” del suo ruolo più famoso. Questo
trailer ci indica anche che stiamo riprendendo Dexter ai giorni
nostri.
È un po’ strano guardare questo trailer e vedere versioni più
giovani di così tanti volti noti. Tuttavia, Dexter è terminato nel
lontano 2013, quindi è passato abbastanza tempo perché diversi
attori facessero propri questi personaggi.
La trama di Dexter: Original
Sin
Nella Miami del 1991, DEXTER: ORIGINAL SIN
segue Dexter (Gibson) nel suo passaggio da studente a serial killer
vendicatore. Quando i suoi impulsi sanguinari non possono più
essere ignorati, Dexter deve imparare a canalizzare la sua oscurità
interiore. Con la guida del padre Harry (Slater), adotta un codice
che lo aiuta a trovare e uccidere le persone che meritano di essere
eliminate dalla società senza entrare nel radar delle forze
dell’ordine. Una sfida particolare per il giovane Dexter, che
inizia uno stage di medicina legale presso il Dipartimento di
Polizia di Miami.
DEXTER: ORIGINAL SINè prodotto da SHOWTIME Studios e Counterpart
Studios. Tra i produttori esecutivi figurano lo showrunner Clyde
Phillips (DEXTER, Nurse Jackie), Scott Reynolds (Jessica Jones),
Michael C. Hall (DEXTER), Mary Leah Sutton (Resident Evil), Tony
Hernandez (Emily In Paris), Lilly Burns (Russian Doll),
oltre a Michael Lehmann (Heathers), mentre la serie è prodotta da
Robert Lloyd Lewis (The Lincoln Lawyer). è produttore
esecutivo.
Quando i DC Studios sono stati
formati, i fan hanno subito iniziato a chiedersi cosa ciò
significasse per il franchise di The
Batman. James
Gunn si è subito affrettato a rassicurarli che i piani
di Matt Reeves per il Crociato Incappucciato si
sarebbero svolti come previsto, anche se in un momento in cui è
stato annunciato anche The Brave and the Bold.
Ciò significava che alla fine ci
sarebbero state due diverse versioni del Cavaliere Oscuro sullo
schermo, con il Batman di Robert Pattinson in competizione con chi
interpreterà la versione del DCU. Tuttavia, si prevede che quest’ultima
interpretazione di Bruce Wayne sarà molto diversa, con l’attenzione
rivolta a lui mentre allena suo figlio, Damian Wayne, di 10 anni,
come Robin.
Da allora, DC Studios si è occupata
del franchise di Batman, fornendo note su The
Penguin e, a quanto si dice, considerando di
trasformare la serie TV Arkham di Reeves, ora scartata, in un
progetto ambientato nel DCU. Gunn non ha fatto altro che supportare
Reeves sui social media ma, per qualche motivo, continuano a
persistere voci secondo cui ha intenzione di scartare il franchise
di The
Batman.
Ora, James Gunn ha
nuovamente preso in considerazione le voci e ha chiarito la
situazione su dove stanno le cose con The
Batman – Parte 2. “Come mai dovresti credere a uno
sconosciuto sui social network? Ovviamente no. Se venisse
cancellato verrebbe cancellato. Chi ha tempo per le sciarade?”
ha esclamato l’esasperato regista di Superman. “Sono uno dei
più grandi sostenitori di Matt da anni, dai film di Cloverfield e
delle scimmie. Aspettiamo con ansia la sua sceneggiatura”.
Questo arriva dopo che Gunn ha recentemente detto “non c’è una
tempistica stabilita per nulla” quando si tratta del debutto
pianificato di Batman nel DCU.
Cosa c’è in serbo oltre al sequel di The Batman
“L’unica cosa che ho cercato di
chiarire alle persone fin dall’inizio, nel modo in cui spero che
siamo diversi, è che tutto in DC sarà basato sugli sceneggiatori.
Finché non avremo una sceneggiatura di cui sono totalmente
soddisfatto, quel film non verrà realizzato, non importa cosa sia.
Quindi, siamo stati davvero fortunati con alcune
sceneggiature”.
“Sai, è arrivata Supergirl e,
wow, Ana [Nogueria] ha fatto un lavoro così straordinario, è
arrivato il pilot di Lanterns, e ora è arrivata l’intera serie di
“Lanterns”, ed è come “Wow, è un lavoro meraviglioso,
meraviglioso”. E ci sono un paio di altre cose che le persone non
sanno, un paio di film e programmi TV che hanno ricevuto il via
libera o sono quasi stati approvati”.
“Ma sarà sempre basato su
quello, sulla storia, perché alla fine della giornata se siamo
contenti della storia che stiamo raccontando, è quello che conta di
più. E una volta che The Brave and the Bold arriverà a quel punto,
allora faremo il film.”
Agatha All
Along si è conclusa con Agatha Harkness
(Kathryn Hahn) che si è sacrificata per salvare
Billy Maximoff (Joe Locke) piantando un bacio alla
sua ex amante Rio Vidal, alias Morte (Aubrey
Plaza).
Naturalmente, morire nel Marvel Cinematic Universe non
significa necessariamente la fine, soprattutto per una strega
potente. Negli ultimi momenti dell’episodio, Harkness torna in
forma spirituale e accompagna Wiccan nella sua ricerca per trovare
suo fratello Tommy. La showrunner Jac Schaeffer ha
già accennato ai piani futuri per questi personaggi, ma se Hahn non
avesse in futuro la possibilità di riprendere il suo ruolo, sembra
che sarebbe molto felice del suo addio spettrale.
“Anche se ovviamente ora
Billy/Wiccan non è suo figlio, c’è una sorta di speranza per lei di
poter fare per lui ciò che non è riuscita a fare per Nicky. Penso
che siano una grande squadra. Naturalmente, adoro questa parte e
amo follemente Joe Locke, e vedremo cosa ci riserva il
futuro”, ha detto Hahn al LA Times. “Nella mia mente,
questo è stato un modo bello e soddisfacente per dire addio a
questo incredibile personaggio che ho dovuto
interpretare”.
È scontato che Locke tornerà come
Wiccan a un certo punto, e supponiamo che Agatha sarà al suo
fianco, anche se ciò significa che Hahn apparirà solo
occasionalmente in un ruolo ridotto.
Agatha All Along tornerà per una
seconda stagione? Abbiamo appreso di recente che la Disney ha
presentato la serie nelle categorie commedia per la prossima
stagione dei premi, tra cui i Golden Globes, i SAG Awards e la
corsa agli Emmy del prossimo anno. I criteri della Television
Academy per le serie limitate affermano: “Il programma deve
raccontare una storia completa e non ricorrente e non avere una
trama in corso o personaggi principali nelle stagioni
successive”.
Questo potrebbe indicare che sono
previste altre stagioni, anche se la prossima serie
Vision è stata descritta come “la terza parte
di una trilogia iniziata con WandaVision
e che continua in Agatha All Along”.
Scritta da Jody
Houser e illustrata dall’artista Will
Sliney, la serie limitata di cinque numeri annunciata in
precedenza porta finalmente su carta il film Star Wars: l’Ascesa di Skywalker del 2019.
Oltre a raccontare l’ultima, disperata speranza della Resistenza,
lo scioccante ritorno dell’Imperatore Palpatine e
altro ancora, la serie includerà tutte le nuove scene non presenti
nel film finale.
Quest’ultima parte è particolarmente
interessante, soprattutto perché l’Episodio IX ha
lasciato i fan di Star Wars con una lunga lista di
domande senza risposta. Tuttavia, non ci aspetteremmo
necessariamente più di quanto non ci fosse nella trasposizione
letteraria di L’Ascesa di Skywalker.
Questo adattamento a fumetti arriva
giusto in tempo per il lancio di Star Wars: Legacy of
Vader di Charles Soule e Luke
Ross, una nuova serie in corso ambientata tra
Gli
Ultimi Jedi e L’Ascesa di Skywalker.
Mentre Legacy of
Vader rivela l’evoluzione di Kylo Ren come Leader Supremo
del Primo Ordine e la sua audace ricerca nel tragico passato del
nonno, questo adattamento a fumetti offre ai fan la possibilità di
vivere la drammatica fine del viaggio del personaggio in un modo
completamente nuovo.
“C’è una rinascita di interesse
per questi personaggi, in particolare per Kylo Ren, l’erede di
sangue di Darth Vader”, ha condiviso l’editor Mark
Paniccia. “La sceneggiatura di Jody cattura l’impatto
di questi momenti iconici tra gli eroi e i cattivi del film, mentre
l’arte di Will Sliney e i colori abbaglianti di Guru-eFX regalano
un’esperienza visivamente unica di questo finale epico.”
Alien:
Romulus è stato un successo al botteghino e ha anche
riscosso un grande successo tra i critici, e il capo dei 20th
Century Studios Steve Asbell ha recentemente
confermato che i primi piani per un sequel sono in fase di
sviluppo. Il regista Fede Álvarez ha ora indicato
che è in trattative per tornare, mentre spiega perché è titubante
ad andare avanti finché non avranno una storia degna di essere
raccontata.
“Beh, voglio dire, vogliamo
sicuramente farlo”, dice il regista di Don’t
Breathe a
Gizmodo. “Lo studio vuole farlo. Voglio farlo anch’io.
Penso che con i sequel, si tratti sempre di trovare la storia
giusta. Io e Rodo [Sayagues], il mio co-sceneggiatore, abbiamo
qualche idea, ma è solo quando troviamo qualcosa che diciamo ‘Ok,
questo è un film che vale la pena fare’ che ci imbarchiamo davvero.
Quindi questo è il processo in cui ci troviamo adesso, cercando di
trovare una storia che sia degna del tempo di tutti e che sia degna
del titolo. Altrimenti, non vuoi mai cadere nell’errore di fare [un
sequel] solo perché il primo film è stato un grande successo… [fare
un sequel] solo perché puoi farlo, è sempre una ricetta per il
disastro”.
Ci sono ovviamente diversi modi per
continuare la storia, ma un seguito rivisiterà quasi sicuramente i
sopravvissuti del film precedente, Rain Carradine
e il suo fratello androide, Andy.
“I due sopravvissuti, Rain e
Andy, interpretati da
Cailee Spaeny e David Jonsson, sono stati i veri punti
salienti del film”, ha detto Asbell in un’intervista il mese
scorso. “E quindi penso sempre a questo tipo di cose, ‘Wow,
dove vogliono vederli andare le persone la prossima volta?’
Sappiamo che ci saranno gli alieni. Sappiamo che ci saranno
grandiose scene horror. Ma mi sono innamorato di entrambi e voglio
vedere qual è la loro storia.'”
Il cast di Alien:
Romulus
Il film Alien:
Romulus è interpretato da
Cailee Spaeny (Priscilla),
David Jonsson (Agatha Christie’s Murder is
Easy), Archie Renaux (Tenebre e
ossa), Isabela Merced (The Last of Us), Spike Fearn
(Aftersun) e Aileen Wu. Alien:
Romulus è diretto da Fede Alvarez (La
casa, Man in the Dark) da una sceneggiatura scritta dallo
stesso Alvarez insieme al suo frequente collaboratore Rodo Sayagues
(L’uomo nel buio – Man in the Dark), basata sui personaggi
creati da Dan O’Bannon e Ronald Shusett.
Nel film, un gruppo di giovani
coloni spaziali, mentre rovista nelle profondità di una stazione
spaziale abbandonata, si ritrova faccia a faccia con la forma di
vita più terrificante dell’universo. Dovranno allora cercare di
sopravvivere e impedire che quel male possa diffondersi. Il film è
uscito al cinema il 16 agosto.
In occasione dell’uscita al cinema
di Oceania
2 Disney ha svelato oggi il nuovo poster di
Lilo &
Stitch, la rivisitazione in live-action del
classico d’animazione sulla ragazza hawaiana solitaria e il
suo nuovo amico extraterrestre che aiuta a riparare la sua famiglia
distrutta. Il film debutterà nelle sale italiane il 21
maggio 2025. Sono inoltre disponibili un ulteriore poster
e il teaser ufficiale.
Lilo &
Stitch è diretto da Dean Fleischer
Camp e prodotto da Jonathan Eirich e
Dan Lin. Interpretato da Maia Kealoha, Sydney
Elizebeth Agudong, Billy Magnussen, Tia Carrere e Chris Sanders,
con Courtney B. Vance e Zach Galifianakis.
Ha fatto ampiamente parlare di sé il
film del 2022 To Leslie (qui
la recensione), debutto alla regia di Michael Morris, che ha
un’esperienza da produttore esecutivo di serie TV come Better Call Saul (2022),
Bloodline (2016) e Tredici (2018-19). Piccolo
film indipendente incentrato su una donna preda dei suoi demoni
interiori che cerca di ricostruire il rapporto con il figlio,
To Leslie è diventato un vero e proprio caso dopo
che la sua protagonista, Andrea Riseborough, ha ottenuto una nomination
all’Oscar per la sua struggente interpretazione.
Da quel momento tutti hanno iniziato
a parlare del film e a permettergli di ottenere una visibilità più
ampia di quella a cui sembrava destinato. Un successo che
To Leslie avrebbe meritato in ogni caso, dato
l’appassionante ritratto che offre di questa donna imperfetta ma
intenzionata a migliorarsi lottando contro i propri vizi e il suo
difficile passato. Si ha così anche un commento su un periodo degli
Stati Uniti poco rassicurante, che ha generato una generazione allo
sbando priva di solidi punti di riferimento. Morris, insieme allo
sceneggiatore Ryan Binaco, affronta dunque
questioni delicate con grande umanità.
Grazie ora al suo passaggio
televisivo, è ora possibile riscopre anche qui questo piccolo
gioiello del cinema indipendente, affermatosi come uno dei migliori
film del suo anno. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune
delle principali curiosità relative a To Leslie.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Andrea Riseborough in To Leslie. Cortesia di Minerva
Pictures
La trama di To Leslie
Il film racconta la storia di
Leslie Rowlands, una donna texana che vince 190
mila dollari alla lotteria e che riesce nel giro di sei anni a
rimanere senza un soldo. Leslie ha infatti gravi problemi di
dipendenza da droghe e alcol, ha un figlio che ha deciso di
abbandonare da piccolo e ora vive per strada nello squallore più
totale. In questo stato di degrado e solitudine, decide di voler
ricontattare proprio suo figlio James
(Owen Teague) che ora ha vent’anni, nella speranza
che almeno lui possa aiutarla.
James, dopo aver superato la
riluttanza nei confronti della madre, acconsente ad ospitarla a
condizione che lei smetta di bere e di drogarsi. Leslie promette di
farlo, ma non sarà forte abbastanza e finirà presto per ricadere
nella dipendenza. James si vedrà così costretto a subire le
richieste impossibili e le continue crisi di sua madre, nel
tentativo di aiutarla come possibile a rimettersi in sesto e ridare
valore alla sua vita.
Il cast del film
Ad interpretare Leslie Rowlands vi è
l’attrice Andrea Riseborough, celebre per aver recitato
in Oblivion, La battaglia dei sessi e Birdman. Per la sua
interpretazione, l’attrice è poi stata candidata al premio Oscar,
divenendo insieme a Penelope Cruz per
Madres Paralelas (2021) e Laura Linney per La famiglia
Savage (2007), le uniche interpreti candidate nel XXI secolo
all’Oscar come Miglior attrice protagonista senza essere state
precedentemente nominate nei principali premi precursori (Golden
Globe, BAFTA, SAG e Critics Choice Awards).
Accanto a Riseborough, nel ruolo di
suo figlio James vi è l’attore OwenTeague, famoso per aver interpretato il ruolo di
Nolan Rayburn nella serie televisiva Bloodline. Proprio in
questa serie aveva avuto già modo di lavorare con la Riseborough
sempre con un rapporto madre-figlio. Recitano poi in To
Leslie l’attore Marc Maron nel ruolo di
Sweeney, amico di Leslie, l’attrice premio Oscar Allison Janney in quello di Nancy, amica di
Leslie, e Stephen Root nei panni di Dutch,
compagno di Nancy.
Andrea Riseborough in To Leslie. Cortesia di Minerva
Pictures
La storia vera dietro il film e altre curiosità
Poiché la storia di To
Leslie è così emotiva e cruda, è facile capire perché
molti credono che sia basata su eventi reali. Tuttavia, il film è
solo vagamente ispirato a una storia vera. Lo sceneggiatore
Ryan Binaco si è infatti ispirato alla madre per
comporre il racconto del film. Tuttavia, è importante notare che
Leslie non è una vera rappresentazione della madre di Binaco, ma si
tratta di una versione drammatizzata appositamente per il film.
Poiché Binaco non ha commentato pubblicamente l’ispirazione per la
sceneggiatura di To Leslie, non è noto se l’intera
storia del film sia fittizia o se alcune parti siano basate su
eventi reali.
Tuttavia, gli intervistatori hanno
chiesto alla protagonista del film, la Riseborough, quale fosse
l’ispirazione alla base del film. L’attrice ha dichiarato a
Deadline: “È scritto dalla
prospettiva di un bambino che ha visto la propria madre vivere
questa stessa esperienza. È come se Ryan avesse dato a sua madre,
che proveniva da un luogo e da un contesto molto diversi, una
possibilità di redenzione”. È probabile che gli eventi del
film non siano accaduti nella vita reale. Tuttavia, il rapporto tra
Leslie e James e i sentimenti che James prova nei confronti della
madre sono molto basati sulla realtà, dal momento che Binaco ha
vissuto una storia simile a quella di James.
La nomination all’Oscar di Andrea Riseborough
Il film ha ricevuto il plauso della
critica e l’interpretazione di Andrea Riseborough ha ottenuto ampi consensi e
una nomination all’Oscar per la migliore attrice. Tuttavia, questa
candidatura è stata successivamente oggetto di una moderata
controversia, quando si è scoperto che sia il manager della
Riseborough che la moglie del regista Michael
Morris avevano avviato una campagna diretta ai loro amici
nell’industria per portare il film all’attenzione dei votanti agli
Oscar, con effetti: molte star di Hollywood (tra cui Edward Norton,
Gwyneth Paltrow, Amy Adams e persino la futura co-candidata Cate
Blanchett) si sono riversate sui social media per elogiare
l’interpretazione della Riseborough.
Andrea Riseborough in To Leslie. Cortesia di Minerva
Pictures
Questo le avrebbe garantito la
nnhomination grazie al passaparola piuttosto che alle tipiche
campagne mediatiche e alle inserzioni “For Your Consideration” (che
il piccolo studio di produzione del film non poteva permettersi).
Ciò ha attirato le critiche di molti che ritenevano che questo
approccio avesse violato i regolamenti dell’Academy in materia di
campagne elettorali. L’Academy ha poi avviato un’indagine per
verificare “le tattiche di campagna sui social media e di
sensibilizzazione” che hanno destato sospetti, ma confermando
poi come legittima la candidatura della Riseborough.
To Leslie è girato in pellicola
In un’intervista rilasciata a The
Hollywood Reporter nel 2022, Michael Morris ha
parlato delle ragioni che hanno portato a girare il film su
pellicola da 35 mm: “Fin dall’inizio sapevo che volevo che
questo film avesse la consistenza, la grinta e la grana della
pellicola. Non stavo cercando di fare direttamente un film degli
anni ’70, ma sapevo che avrebbe avuto quel tipo di atmosfera. Molti
dei riferimenti visivi provengono da fotografi di strada della metà
del secolo, che ovviamente hanno girato su pellicola.
Abbiamo testato pellicole da 35, 16 millimetri e alcuni filtri
per la grana digitale. Ma dopo il test era chiaro che c’era una
sola scelta: non volevo una grana finta. Volevo che il look fosse
più americano”.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di To
Leslie grazie alla sua presenza su alcune popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti
disponibile nel catalogo di Tim Vision, a noleggio
o per l’acquisto e di Rai Play, disponibile
gratuitamente. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e
ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di mercoledì 27 novembre
alle ore 21:10 sul canale Rai
Movie.
To Leslie è disponibile in streaming su Netflix?
Sebbene il film sia stato acquistato
da Netflix negli Stati Uniti per essere
trasmesso in streaming sulla propria piattaforma, To
Leslie non è al momento presente nel catalogo
italiano.
I paesi scandinavi sono noti per i
loro racconti thriller, che dalla letteratura al cinema e fino alla
televisione appassionano ormai tutto il mondo. Per l’audiovisivo, è
nota la trilogia di Uomini che odiano le donne ma
anche titoli come Hatching – La forma del male, Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata o la
serie
The Investigation, basata su un reale fatto di cronaca. Si
tratta di opere capaci di costruire grandi misteri spesso legati al
passato dei protagonisti o della storia del paese di riferimento.
Anche Midsommar – Il Villaggio dei Dannati, sebbene di
produzione statunitense, ci aveva portato a confrontarci con quelle
realtà. A questi si può aggiungere anche il film The Twin – L’altro volto del male.
Diretto dalla regista finlandese
Taneli
Mustonen, The Twin – L’altro volto del
male è un film horror psicologico del 2022 che racconta la
storia di Rachel e della sua famiglia intenti ad
affrontare il dolore per la perdita del figlio
Nathan in un incidente stradale. La visione del
film è un’esperienza molto contrastante, in quanto suscita un certo
interesse nei primi minuti, per poi prendere direzioni impreviste e
condurre verso un finale piuttosto ambiguo, che se anche risponde
ad alcune domande ne solleva delle altre, lasciando allo spettatore
l’onere di darsi delle risposte. In questo approfondimento,
cerchiamo dunque di fornire una spiegazione del finale del
film.
The Twin – L’altro volto del
male ha per protagonisti Rachel (Teresa
Palmer) e suo marito Anthony
(Steven Cree), i quali hanno un terribile
incidente d’auto mentre vivono negli Stati Uniti. Sebbene i due
adulti ne escano illesi, l’incidente uccide il loro giovane figlio
Nathan (Tristan Ruggeri). Colpiti
da un tremendo dolore, decidono di lasciare il paese con l’altro
figlio gemello, Elliot, e di stabilirsi in una
cittadina pastorale della Finlandia, dove Anthony ha origini.
L’improvvisa morte del fratello gemello ha però ovviamenteavuto un
forte impatto su Elliot, che ancora fatica a capire cosa
significhino la morte e la successiva assenza. L’evento ha però
avuto un forte impatto mentale anche su Rachel.
La famiglia si trasferisce così
nella nuova casa, che prima era una canonica, dove sono ancora
presenti fotografie dell’epoca, tra cui quella di un bambino in una
bara, che sconvolge molto Rachel. La madre in lutto ha ancora
incubi quasi ogni notte, nei quali si vede assalita dagli abitanti
del villaggio mentre Elliot è steso in una bara. Nel mentre, dopo
aver scelto la sua stanza, Elliot aveva poi chiesto ai suoi
genitori di sistemare un letto identico a quello di Nathan accanto
al suo, e aveva anche chiesto di tenere con sé un labirinto di
legno che era appartenuto a Nathan. Dopo essersi sistemati, la
famiglia ha costruito un piccolo santuario in memoria di Nathan nel
loro giardino ed Elliot ora seppellisce il giocattolo davanti ad
esso, in ricordo del suo defunto fratello.
Teresa Palmer e Steven Cree in The Twin – L’altro volto del male.
Cortesia di Notorious Pictures
Passano alcuni giorni e Anthony
porta moglie e figlio in giro per la sua città d’infanzia e mostra
loro un luogo in cui le macchie rosse preistoriche sulle rocce
sembrano impronte di mani. Anthony racconta che la leggenda locale
vuole che chiunque metta la mano su questa roccia e desideri
qualcosa venga esaudito, e il giovane Elliot – naturalmente – lo
fa. Più tardi, si recano a una festa di benvenuto organizzata per
loro dai vicini, che sembrano interessati a Rachel, ma poco inclini
ad aprirsi con lei, poiché non parla la lingua locale. Una strana
donna inglese fa conoscenza con Rachel e cerca di spiegarle il
significato dei sogni e, molto misteriosamente, afferma che suo
figlio ha chiesto qualcosa e che quel qualcosa è arrivato.
Insiste anche sul fatto che non è
pazza o eccentrica come tutti intorno a lei potrebbero affermare,
prima di allontanarsi rapidamente mentre Anthony e alcuni abitanti
del villaggio arrivano sulla scena. Quel giorno, però, durante una
cerimonia organizzata per la coppia, Rachel vede Elliot
allontanarsi da qualche parte. Spaventata, lo segue e sembra infine
salvarlo da qualche pericolo, con il ragazzino che riporta segni e
sporcizia sul viso e sui vestiti. Sembra tutto ok ma ben presto
Elliot inizia a dichiarare di non essere Elliot ma Nathan e che
Elliot non c’è più.
Che cosa si è impadronito di
Elliot?
Rachel riferisce al marito le strane
espressioni del figlio, ma Anthony non presta attenzione alle sue
parole e sembra essere piuttosto distante dalla sua famiglia. Nei
giorni successivi, la donna nota che il comportamento del figlio
sta cambiando verso un’aggressività passiva e lo trova a disegnare
immagini della sua famiglia che viene bruciata. Nel frattempo, i
suoi incubi continuano ad assumere forme più sinistre: ora sogna di
vedere Elliot davanti al cancello della loro proprietà, che si
trasforma in qualcosa di mostruoso quando lei gli si avvicina.
Chiede ad Anthony di portare lei ed Elliot da uno psicologo, ma le
parole del dottore non la aiutano, anzi la fanno infuriare
ulteriormente.
Barbara Marten in The Twin – L’altro volto del male. Cortesia di
Notorious Pictures
Non trovando altro a cui rivolgersi,
Rachel si reca a casa della donna inglese, che le aveva dato il suo
numero e si era presentata come Helen
(Barbara Marten). Helen rivela a Rachel che il
villaggio in cui vivono è abitato da seguaci di un qualche culto
demoniaco, che cercano di condurre le persone verso il diavolo come
sacrificio, forse per compiacerlo e tenersi al sicuro. Le mostra le
immagini di come ogni cosa nel villaggio sia disegnata in modo
circolare e come tutto conduca alla roccia sacrificale. Anche suo
marito era stato sacrificato al diavolo dagli abitanti del
villaggio, e ora suggerisce che lo stesso viene fatto al figlio di
Rachel, e che in realtà è il diavolo che sta cercando di
impossessarsi di Elliot e vuole fare di Rachel la sua madre.
Helen mostra a Rachel una fotografia
con, tra i presenti, anche suo marito in cui tutti appaiono nitidi
tranne lui, il cui volto è innaturalmente sfocato, suggerendo che
il demonio si è ormai impossessato di lui. Rachel, che in passato è
stata una fotografa professionista, decide di fare lo stesso con
Elliot e lo fotografa sull’altalena, con grande disappunto del
ragazzo, e consegna la bobina di pellicola alla vicina città per
farla sviluppare. Al suo ritorno trova Elliot ancora arrabbiato e
scopre che il ragazzo ha dissotterrato il puzzle giocattolo del
fratello defunto. Spaventata e arrabbiata allo stesso modo, Rachel
porta via il giocattolo e lo brucia nel suo camino.
Quella notte viene svegliata dai
sussurri di Elliot, che le chiede di seguirlo perché Nathan vuole
parlarle. Terrorizzata, Rachel cerca di svegliare il marito e di
accendere la luce, ma le viene detto di non farlo entrambe le volte
da Elliot. Il ragazzo porta la madre in salotto e la fa sedere
davanti a una candela accesa e a uno specchio; afferma che Nathan è
ora con loro e le riferisce i suoi messaggi. Rachel chiede di
vedere il figlio defunto e le viene detto di guardare Elliot
attraverso lo specchio. Lo fa e scopre che suo figlio ha in mano il
puzzle che aveva distrutto in precedenza. Una mano nera la
raggiunge, facendole cadere lo specchio e mandandolo in
frantumi.
Tristan Ruggeri in The Twin – L’altro volto del male. Cortesia di
Notorious Pictures
Sorprendentemente, ora il marito
arriva sulla scena insieme ad altri abitanti del villaggio e
afferma che vogliono solo portarle via Elliot. Rachel è spaventata
a morte e cerca di proteggere il figlio, ma scopre che è già
scomparso dalla stanza. Gli abitanti del villaggio si riuniscono
intorno a lei e il medico, visto in precedenza, le inietta del
liquido. Rachel si sveglia la mattina dopo e trova Elliot e Anthony
che giocano tra loro; pensa che gli eventi della notte scorsa siano
stati un altro incubo, ma trova vetri in frantumi nella pattumiera
della cucina e dolori da ago sul suo corpo. Le fotografie arrivano
quel pomeriggio e, con una svolta sconcertante, si vede che tutte
le foto sono dell’altalena vuota, senza alcuna traccia di
Elliot.
Il ragazzo, o qualunque cosa abbia
le sembianze di Elliot, chiede di vedere le foto e Rachel lo nega
con veemenza. Si reca freneticamente da Helen e le chiede aiuto.
L’anziana signora le chiede di accompagnarla da Elliot e, durante
il tragitto, le spiega che non aveva capito il vero punto fin
dall’inizio. Anthony aveva sacrificato il figlio Nathan al diavolo
per il proprio successo e l’incidente d’auto era solo uno
stratagemma del demonio. Anche Anthony era stato ricompensato, dato
che il suo libro pubblicato aveva avuto molto successo, ma il
demone e gli abitanti del villaggio che agivano per suo conto
volevano di più.
Ora voleva il fratello gemello e
stava cercando di adescare il ragazzo, dato che ora controlla la
sua coscienza gemellare. A casa, Rachel porta Helen nella stanza di
Elliot e li presenta l’uno all’altro, ma l’anziana donna
stranamente lascia la stanza, dando a Rachel della pazza e della
malata. Segue Helen nel salotto, dove vengono nuovamente
intercettate da Anthony e dagli abitanti del villaggio. Questi
arrestano Helen mentre cerca di estrarre la pistola e il dottore
inietta nuovamente il misterioso liquido a Rachel.
Una scena di The Twin – L’altro volto del male. Cortesia di
Notorious Pictures
Cosa vogliono gli abitanti del
villaggio da Rachel? Qual è la verità dietro Elliot?
Quando Rachel si sveglia con una
visione sfocata, si trova sulla riva di un lago o di un fiume e
nota la testa decapitata di Helen che giace lì vicino tra un
mucchio di teste di capra. Gli abitanti del villaggio sono tutti
vestiti di nero o di bianco e anche lei è stata vestita con un
abito e una veste bianca e una corona di fiori sul capo. Ben presto
vede Elliot vestito in modo simile e disteso in una bara bianca con
il coperchio aperto, e poi Anthony appare sulla scena e taglia la
gola al ragazzo con un pugnale, ricoprendo l’intera scena di sangue
scuro e zampillante.
Il sangue viene poi dato in pasto a
una Rachel svenuta e un po’ di esso viene strofinato in cerchio sul
suo ventre, che cresce immediatamente come se fosse incinta. Gli
abitanti del villaggio intonano quindi un incantesimo e gettano
Rachel nel lago. La mattina dopo, la donna si sveglia nel suo letto
e si accorge che la sua porta è stata ostruita da una sedia posta
davanti ad essa. Il suo istinto materno la spinge a fuggire e ad
andare in soffitta, dove trova Elliot intrappolato in un baule come
la notte precedente. Ormai convinta che gli abitanti del villaggio
siano contro Elliot e che vogliano trasformare il ragazzo in un
mostro, Rachel fugge dalla casa con il bambino, correndo nel bosco
dietro la loro proprietà.
Anche Anthony se ne accorge e corre
dietro di loro, chiamando Rachel e gli abitanti del villaggio la
seguono. Il marito la raggiunge e la blocca a terra; ne nasce una
lotta, in cui Rachel è finalmente in vantaggio e si appresta a
spaccare una pesante pietra sul volto di Anthony. Ma decide di non
farlo, vedendo Elliot proprio di fronte a loro, e Anthony rivela la
scioccante verità. Rivela che in realtà non c’era nessuno di nome
Elliot, non c’era mai stato, e Rachel aveva solo immaginato il loro
figlio gemello dopo la morte di Nathan. La moglie aveva perso la
sua stabilità mentale dopo la morte del loro unico figlio, poiché
era stata lei a guidare l’auto durante l’incidente, e come parte
del suo metodo contorto per affrontare il dolore, aveva creato
l’intera esistenza di Elliot.
Tristan Ruggeri, Teresa Palmer e Steven Cree in The Twin – L’altro
volto del male. Cortesia di Notorious Pictures
Il marito aveva tenuto la cosa
lontana dagli occhi del pubblico per un po’ di tempo, ma ben presto
i vicini intervennero e chiesero che la donna fosse sottoposta a un
trattamento di salute mentale. Per qualche tempo era stata tenuta
in una struttura dove i medici le avrebbero tolto dalla testa
l’identità creata di Elliot, ma Anthony non voleva che ciò
accadesse per amore di lei, poiché sosteneva che Elliot era l’unica
cosa che rendeva felice Rachel. L’aveva portata via dalla struttura
e si era trasferito in Finlandia, lontano dagli Stati Uniti, per
iniziare una nuova vita. Ma l’ossessione di Rachel per il figlio
immaginario crebbe pericolosamente in questo nuovo paese, dato che
lei stessa disseppellì il giocattolo di Nathan, fotografò le
altalene vuote e si spaccò lo specchio in testa. Incapace di
aiutarla da sola, aveva chiesto l’aiuto degli abitanti del
villaggio, e non era mai esistito un demone o una possessione.
La spiegazione del finale: cosa
significa l’ultima scena?
Rachel si rifiuta di credere a tutto
questo e segue Elliot in un granaio, dove Anthony rilascia dei
grani sul ragazzo per dimostrare che la sua esistenza è solo nella
mente di Rachel. La madre cerca ancora una volta di proteggere il
figlio e, nel farlo, spinge Anthony giù da un’altezza
considerevole. Cercando nel mucchio di grano, si rende conto che
non c’è il corpo di Elliot o di un altro ragazzo e nota che Anthony
è ferito a morte. Tornata negli Stati Uniti, depone dei fiori sulle
tombe di Nathan e Anthony, morto poco dopo, e poi entra da sola
nella sua auto. Vede Anthony e i loro due figli seduti all’interno
dell’auto e conversa animatamente con loro prima di ripartire.
Quest’ultima scena suggerisce
ovviamente il crescente delirio nella mente di Rachel, che ora
immagina non solo il figlio immaginario Elliot, ma anche il figlio
e il marito morti. The Twin – L’altro volto del
male, dunque, si svolge quasi interamente all’interno
della mente della protagonista o comunque proponendoci un racconto
fortemente definito dalla sua instabilità mentale. In sostanza, si
tratta di un film che esplora il tema del lutto e i traumi che esso
può provocare, portando anche a costruirsi realtà differenti da
quella originale per cercare di sopravvivere al dolore.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Twin – L’altro volto del male grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes, Tim Vision e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì
27 novembre alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Film di genere fantasy del 2011
L’ultimo dei Templari (qui
la recensione) è diretto dal regista Dominic Sena, già
autore di film come Fuori in 60 secondi e Codice: Swordfish.
Questa è però per lui la sua prima incursione nel genere
d’avventura fantastica, che non manca di macchiarsi anche di tinte
horror. La storia è tratta dalla sceneggiatura originale di
Bragi F. Schut, scritta nel 2000 ma a lungo
rimasta senza una produzione. Grazie alla Atlas Entertainment,
produttrice anche di titoli come I fratelli Grimm e l’incantevole strega e
Scooby-Doo, il progetto poté infine prendere vita.
La storia è incentrata sulla vicenda
di due cavalieri del XIV secolo, incaricati di condurre al patibolo
una donna accusata di essere una strega. Nonostante il titolo
scelto per l’edizione italiana, i due protagonisti sono semplici
crociati e non hanno alcun legame con i templari. Il titolo
originale del film, Season of the Witch, è dunque
come spesso accade più aderente e indicativo di quanto contenuto
nella trama. Con riprese svoltesi prevalentemente in territorio
austriaco, su vere location, il film puntava ad ottenere una più
realistica atmosfera, a metà tra il fantasy e il film storico.
Distribuito poi in sala dopo una
considerevole campagna pubblicitaria, il film mancò tuttavia di
ottenere il successo sperato. A fronte di un budget di circa 40
milioni di dollari, L’ultimo dei templari riuscì a
guadagnarne soltanto 91 in tutto il mondo. Un risultato nettamente
al di sotto delle aspettative, considerando la popolarità del
genere e il grande pubblico a cui si rivolgeva. Ad ogni modo, con
il tempo film ha finito per l’essere particolarmente ricercato
tanto dai fan degli attori protagonisti quanto dagli amanti del
genere, che ritrovano qui una classica storia di streghe e
demoni.
La vicenda si svolge nel XIV secolo,
nel periodo in cui la Chiesa dà vita ad una guerra per liberare
Gerusalemme e punire gli infedeli. Tra le schiere dei cavalieri al
servizio del Papa vi sono Behman e
Felson. Questi, però, svelano una sempre più
marcata insofferenza per quel conflitto, e provano un profondo
rimorso per aver ucciso numerosi innocenti, tra cui donne e
bambini. Decidendo infine di abbandonare il campo di battaglia, i
due intraprendono un viaggio di ritorno verso il loro paese. Giunti
qui, però, si imbattono in nuovi e inimmaginabili orrori. Il
villaggio è infatti stato colpito dalla peste, che ha straziato e
decimato la popolazione. Ai due non viene inoltre risparmiata una
fredda accoglienza, avendo disertato la guerra e tradito il loro
onore.
Viene però loro offerto un modo per
farsi perdonare. I due cavalieri dovranno condurre una donna al
monastero della zona, dove verrà giustizia. Ella è infatti accusata
di essere la strega che ha dato origine alla terribile pandemia. Al
loro viaggio si uniscono anche il prete Debelzaq,
il guerriero Eckhardt, il truffatore
Hagamar e il giovane chierico
Kay. Il gruppo sembra in realtà scettico circa la
presunta natura della donna, ma quando nel corso del loro viaggio
una serie di macabri eventi accadranno davanti ai loro occhi,
saranno costretti a ricredersi. Giungere al monastero sarà per loro
l’unica possibilità di salvarsi, sconfiggendo la creatura che nel
frattempo si rivelerà essere ben più temibile e invincibile di una
strega.
Il cast del film
Per i produttori del film, il ruolo
di Behman era pensato sin da subito per essere interpretato
dall’attore Nicolas
Cage. Dopo aver letto la sceneggiatura, l’attore si
dichiarò da subito interessato al progetto. Da tempo egli
desiderava recitare in un’opera di quel genere, che ricordasse i
lungometraggi del celebre regista e produttore Roger
Corman, i cui film hanno spesso trame soprannaturali.
Inoltre, Cage era anche affascinato dall’idea di poter recitare con
il leggendario Christopher
Lee, presente nel film nel ruolo del cardinale
D’Ambroise. Per recitare al meglio il suo ruolo, Cage decise anche
di imparare a cavalcare e a combattere con la spada. Per risultare
naturale in entrambe queste attività, dovette sottoporsi a diverse
settimane di addestramento.
Nel ruolo di Felson è invece
presente l’attore Ron Perlman. Meglio noto per
aver interpretato il demone Hellboy, Perlman dichiarò di aver da subito dimostrato
interesse nel film. Grande appassionato del genere, rimase
particolarmente colpito dal carattere strafottente del personaggio,
poco interessato alla spiritualità e più concentrato sulla
materialità delle cose. Il film rappresenta inoltre il debutto
cinematografico per l’attrice Claire
Foy. Oggi nota soprattutto grazie alla serie The Crown,
qui ricopre il ruolo della ragazza accusata di stregoneria.
L’attrice dichiarò di essere stata attratta dalla natura
manipolativa del personaggio, ritenendo che ciò sarebbe stato
interessate da affrontare.
Nel film sono poi presenti anche
attori come Stephen Campbell Moore, noto per
celebri film britannici, e che dà qui volto a Debelzaq. Moore,
inoltre, conobbe proprio su questo set la Foy, alla quale sarebbe
rimasto legato sentimentalmente fino al 2018. Stephen
Graham, anche lui noto interprete di film statunitensi e
britannici, interpreta invece Hagamar. Ulrich
Thomsen è invece l’interprete di Eckhardt. Infine, si
ritrova anche un giovane Robert Sheehan, oggi
celebre per il ruolo di Klaus nella serie The Umbrella
Academy, che dà qui vita a Kay, personaggio
particolarmente importante all’interno della storia.
Il castello dove è stato girato il film
Di particolare fascino, come si
diceva, sono poi le location del film e in particolare il
castello presente. A detta dei registi, è stato il
luogo più difficile da trovare per restituire l’atmosfera
desiderata. Alla fine la scelta è ricaduta sul castello di
Kreuzenstein, vicino Vienna, a nord del villaggio
di Leobendorf, a est della città di
Stockerau nella provincia della Bassa
Austria in Austria. L’edificio risale al 1115 ed è fornito
di ponte levatoio e porte tempestate di ferro. Un luogo dunque
ideale, affermatosi in seguito come una delle cose più apprezzate
del film proprio per il contributo che vi apporta.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. L’ultimo dei
templari è infatti presente su Tim Vision,
Infinity+, Apple iTunes e Prime Video. In base alla piattaforma
scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi
possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della
qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione
mercoledì 27 novembre alle
ore 21:00 sul canale 20
Mediaset.
È disponibile su tutte le
piattaforme la colonna sonora originale di Mirabile Visione: Inferno, firmata dai
compositori Fabrizio Campanelli ed Enrico
Goldoni.
Se Dante tornasse ora, cosa direbbe del nostro mondo? Dal Dante più
rivoluzionario fino al suo più autentico messaggio cristiano,
in
Mirabile Visione: Inferno
ogni cerchio del Primo Regno diventa la rappresentazione della
società odierna, delle possibilità dell’uomo e dei suoi limiti,
delle contraddizioni della società capitalista e della crisi
ambientale e climatica globale.
Il film
Mirabile Visione: Inferno
ha già coinvolto gli studenti di centinaia di scuole su tutto il
territorio nazionale imponendosi come il documentario più visto al
cinema nella scorsa stagione 2023/2024. La pellicola, diretta
da
Matteo Gagliardi,
con
Benedetta Buccellato e Luigi Diberti,
continua una costante programmazione di matinèes per le scuole e
sarà disponibile per tutta la durata dell’anno scolastico
2024-2025.
La
colonna sonora originale
è stata prodotta in due fasi che hanno visto alternarsi
l’esecuzione di due fra le migliori orchestre al mondo.
A Praga, la
Czech National Symphony Orchestra,
nota per la collaborazione con Ennio Morricone nella colonna sonora
premio Oscar per
The Hateful Eight
di Quentin Tarantino.
A Milano, l’Orchestra
Sinfonica di Milano,
che fra gli altri ha visto la direzione musicale di Riccardo
Chailly dal 1999 al 2005, con 70 elementi di organico. La
Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe
Verdi forma, promuove e diffonde espressioni della cultura e
dell’arte, in un contesto di educazione del pubblico alla musica ed
agli ambiti e profili culturali ad essa connessi, assumendo nel
contempo la funzione di ambasciatrice, in Italia e all’estero, dei
valori culturali espressi.
L’altissimo livello di queste prestigiose collaborazioni ha
contribuito a rendere la colonna sonora di Fabrizio Campanelli (che
ne ha curato anche la produzione artistica e musicale) ed Enrico
Goldoni per
Mirabile Visione: Inferno
una soundtrack memorabile con uno spessore degno del più grande
cinema internazionale.
Composta ed eseguita appositamente per il film, la colonna sonora
di
Mirabile Visione: Inferno
è stata completata e remixata in occasione dell’esordio del film
sul mercato internazionale con Nexo Studios (Dante’s
Wondrous Vision)
e della sua conseguente pubblicazione. Come spiega l’autore
Fabrizio Campanelli
sul canale YouTube
Scoringforfilms
– un canale unico nel suo genere, interamente dedicato al mondo
delle colonne sonore e alla loro realizzazione – la musica è stata
ripensata, riadattata ed ampliata per poter essere eseguita
dall’Orchestra Sinfonica di Milano al completo, un organico vasto a
tal punto da rappresentare una rarità nel panorama delle produzioni
musicali e cinematografiche nostrane.
“Accostarsi alle parole
universali del Poeta è un impegno severo”, racconta
Campanelli. “La parola stessa trascende e si fa suono, supera
il limite del significante e apre a una molteplicità di senso che è
finestra sull’altrove, uno sguardo che dall’io sale lungo la
perpendicolare che conduce all’universo e al mondo delle idee. Il
viaggio percorso attraverso le musiche è specchio di un viaggio che
tenta di varcare le Colonne d’Ercole e salire fino alle stelle che
sono origine dei titoli dei brani della colonna sonora. Perché
grazie a Dante salimmo sù, a veder le cose belle che porta ’l ciel,
per un pertugio tondo. E anche noi, con Lui, uscimmo a riveder le
stelle”
La colonna sonora di Oceania
2 (qui
la nostra recensione) si basa sulla musica del primo film e ne
amplia la portata a un set completamente nuovo di personaggi. Una
parte fondamentale dell’enorme successo del film del 2016 è stata
dovuta proprio alla colonna sonora. Con artisti come
Lin-Manuel Miranda ai lavori di scrittura, canzoni
come “How Far I’ll Go” e “You’re Welcome” sono
diventate successi indiscussi. È un compito arduo da eguagliare per
Abigail Barlow e Emily Bear, le
cantautrici di Oceania 2, che svolgono un lavoro
solido con una serie di nuove tracce.
Alcuni dei nuovi personaggi del
film ottengono delle piccole grandi vetrine musicali, come la
canzone del cattivo incredibilmente divertente di Awhimai
Fraser. Altre tracce sono collegamenti più diretti alla
cultura e alla storia polinesiana che hanno fatto da ispirazione
per il mondo di Oceania. Ecco tutte le
canzoni principali diOceania
2, quando vengono suonate nel film e dove possono
essere ascoltate.
Oceania 2Canzoni
Interprete
“We’re Back”
Auliʻi Cravalho, Villagers of Motunui
“Beyond”
Auliʻi Cravalho
“Finding The Way”
Olivia Foa’i, Te Vaka
“What Could Be Better Than This”
Auli’i Cravalho, Hualālai Chung, Rose Matafeo, David Fane
“Get Lost”
Awhimai Fraser
“Can I Get A Chee Hoo”
Dwayne Johnson
“Manu Vavau”
Dwayne Johnson, Opetaia Foa’i, Rachel House
“Beyond (Reprise)”
Auliʻi Cravalho
“We Know The Way (Te Fenua te Malie)”
Auli’i Cravalho, Olivia Foa’i, Opetaia Foa’i, Te Vaka
Quando viene riprodotta nel film
ogni canzone di Oceania 2
Oceania 2 ha 9 grandi canzoni, ma
anche una serie di momenti musicali minori extra
“We’re Back” di Auliʻi Cravalho, abitanti del villaggio di
Motunui
“We’re Back” è il primo grande
momento musicale di Oceania
2 e stabilisce lo status quo per la prossima
avventura di Oceania. “We’re Back” è la reintroduzione del pubblico
a Montuni, rivelando come la comunità è cambiata nei tre anni
trascorsi dagli eventi del primo film. Serve anche come modo per
presentare nuovi personaggi, come la sorella di Oceania, Simea, e i
suoi futuri compagni di squadra Leto, Kele e Moni.
“Beyond” di Auliʻi Cravalho
“Beyond” viene riprodotta all’inizio
di Oceania
2, poco dopo la visione del suo antenato Tautai Vasa.
“Beyond” funge da successore spirituale di “How Far I’ll Go” del
film originale, con un’anticipazione simile dell’avventura di
Vaiana che ha un significato più profondo attraverso un
riconoscimento più palese delle qualità pericolose della sua
missione. “Beyond” è anche una delle grandi tracce da solista di
Auliʻi Cravalho nella colonna sonora e alla fine viene ripresa più
avanti nel film.
“Finding The Way” di Olivia Foa’i, Te Vaka
“Finding The Way” è cantata dagli
abitanti del villaggio di Motunui mentre Vaiana e il suo equipaggio
si imbarcano per il loro viaggio. È una canzone emozionante che non
è tradotta in inglese, mantenendo le radici polinesiane insite nei
film. È anche una grande vetrina per Olivia Foa’i, che è stata un
membro cruciale per presentare una forte rappresentazione della
cultura polinesiana in Oceania e Oceania
2.
“What Could Be Better Than This?” di Auli’i Cravalho, Hualālai
Chung, Rose Matafeo, David Fane
“What Could Be Better Than This?” si
sente mentre Vaiana cerca di ispirare unità ai suoi compagni di
equipaggio. Moni e Leto si uniscono alla canzone mentre diventano
più inclini alla navigazione. Al contrario, Kele recita le sue
battute, evidenziando la sua resistenza al “cantare insieme”. Il
finale della canzone prepara il terreno per il confronto con i
Kakamora.
“Get Lost” di Awhimai Fraser
“Get Lost” è la cosa più vicina a
una canzone sui cattivi che sentiamo in Oceania
2 e si verifica più o meno a metà del film, dopo che
Vaiana è stata separata dal suo equipaggio. Cantata dall’agente
mistico di Nalo, Matangi, la canzone finisce per essere una ballata
più ispiratrice che Matangi canta a Vaiana per ispirarla verso
percorsi inaspettati. Matangi in definitiva non ha un ruolo
importante nel film dopo questa canzone, ma funge da vetrina
memorabile per il personaggio.
“Can I Get A Chee Hoo” di Dwayne Johnson
Dopo essere stato liberato dalle
grinfie di Matangi, Maui si unisce all’azione per il resto del
film. Nel punto più basso di Vaiana nella narrazione, Maui canta
“Can I Get A Chee Hoo” come una canzone motivazionale, sperando di
ispirare la protagonista a non arrendersi nonostante le probabilità
contro di loro. La canzone funziona come un contrasto a “You’re
Welcome” di Vaiana, ma è molto meno egoistica. Mentre mantiene
un’estetica visiva simile a quella precedente ballata spaccona, la
canzone parla della forza interiore e delle capacità di Vaiana.
“Manu Vavau” di Dwayne Johnson, Opetaia Foa’i, Rachel
House
Dopo che la protagonista
apparentemente sacrifica la sua vita per spezzare la maledizione di
Nalo, Maui canta in lacrime “Manu Vavau” mentre culla il suo corpo.
Presto si uniscono a lui gli spiriti degli antenati, che cantano la
canzone mentre loro e l’oceano la riportano in vita rendendola una
semidea. È la canzone più tranquilla del film, ma acquisisce una
nuova energia quando il tono passa da triste a edificante.
“Beyond (Reprise)” di Auliʻi Cravalho
La ripresa di “Beyond” è cantata da
Auliʻi Cravalho e funge da celebrazione trionfale dopo che lei e il
suo equipaggio mettono piede sull’isola rialzata di Motufetu. È un
momento potente per Vaiana, un trionfo personale dopo il
salvataggio cosmico che ha ricevuto dall’oceano. Imposta anche il
finale di Oceania 2, che ha una serie di altri
piccoli tocchi musicali minori.
“We Know The Way (Te Fenua te Malie)” di Auli’i Cravalho,
Olivia Foa’i, Opetaia Foa’i, Te Vaka
“We Know The Way (Te Fenua te
Malie)” è la canzone finale di Oceania
2 e viene riprodotta mentre Vaiana e il suo equipaggio
tornano a casa. È una canzone molto emozionante, pensata come un
parallelo diretto al modo in cui il primo film si è concluso con
una versione diversa di “We Know The Way”. Crea un altro legame
tematico tra i due film.
Dove ascoltare la colonna
sonora di Oceania 2
La colonna sonora completa è già
ampiamente disponibile
Ci si aspetta che Oceania
2 sia un successo al botteghino, il che giustifica il
motivo per cui la Disney ha già spinto la colonna sonora del film.
L’intera colonna sonora è stata resa disponibile per l’acquisto il
22 novembre, pochi giorni prima che il film debuttasse nelle sale.
La colonna sonora del film può essere trovata sugli store online
come Apple Music e Amazon Prime.
La colonna sonora originale è già
disponibile per lo streaming su altre app come Spotify e siti web
come YouTube.
Cinefilos.it vi
offre la possibilità di partecipare alla proiezione esclusiva di
Best Friends Forever per la regia di
Andrea Fazzini e Alessandro
Pavanelli con
Ambra Angiolini,
Anna Ferzetti e Massimo Poggio, a
dicembre al cinema.
Proiezione in
anteprima giovedì 5 dicembre alle ore 20:30 presso
Multisala Gloria by Notorious Cinemas
–Milano – Saranno presenti
in sala i registi + componenti del cast
E’ possibile
richiedere un ingresso gratuito per due persone alla proiezione di
BEST FRIENDS FOREVER scrivendo all’indirizzo
[email protected] con oggetto BEST
FRIENDS FOREVER – MILANO e indicando Cognome
e Nome e se 1 o 2 persone.
Si accetteranno
prenotazioni fino a esaurimento posti.
I biglietti
omaggio saranno ritirabili, nel limite dei posti disponibili,
segnalando il proprio nominativo alle casse del cinema il giorno
stesso della proiezione. I biglietti omaggio sono ritirabili e
garantiti fino a 30 minuti prima l’inizio della proiezione.
La trama di Best Friends
Forever
Anna (Anna
Ferzetti) e Virginia (Ambra
Angiolini) sono due quarantenni di successo e amiche
da una vita. La loro amicizia si fonda su una divertita e maliziosa
competitività, soprattutto nella conquista degli uomini. Ma un
rapporto serio? Una famiglia? Virginia si innamora spesso ma pensa
di non aver ancora trovato quello giusto. Anna è sicura di non
volere una storia. Ma si sbagliano entrambe. Un giorno si
innamorano dello stesso uomo: Diego (Massimo Poggio). Quella che,
inizialmente, è una “onesta” battaglia amorosa tra due donne
innamorate, ben presto si trasforma in una guerra senza esclusione
di colpi. L’amore non conta più niente. Conta vincere. Strappare
l’uomo dalle braccia dell’altra. Trionfare a scapito di tutto e
tutti. Soprattutto a scapito dell’oggetto del loro iniziale
desiderio: Diego, maschio alpha smontato un pezzo alla volta.
Perché come dice un antico detto tibetano: “L’unica cosa più
pericolosa di una donna, sono due donne.
Il cult natalizio per
antonomasia torna al cinema: “Una
poltrona per due” di John Landis
arriva come evento speciale solo il 9, 10 e 11
dicembre grazie ad Adler Entertainment. A
oltre 40 anni dal suo debutto sul grande schermo, l’esilarante
commedia con protagonisti Eddie
Murphye Dan Aykroyd vi dà
appuntamento al cinema in un’imperdibile versione restaurata in
4K.
Dopo i successi di
“Animal House“, “The Blues
Brothers” e “Un lupo mannaro americano a
Londra“, nel 1983 Landis dirige una
commedia rocambolesca ispirandosi all’opera di Mark Twain e al
cinema di Frank Capra. Al centro della vicenda un imbroglione
squattrinato (Eddie Murphy)
che prende il posto di un borioso investitore (Dan Aykroyd),
uno scambio di persona ordito per scommessa da due fratelli
milionari (Don Ameche e Ralph Bellamy) annoiati e
senza scrupoli. Inizia così una delle più divertenti e oltraggiose
commedie degli anni ’80, che ha lanciato la carriera
cinematografica di Eddie Murphy e traghettato quella di Jamie Lee
Curtis dal genere horror alla commedia, offrendo
una pungente critica contro il capitalismo più spietato e la
generazione yuppie attraverso un irresistibile mix di humor e
critica sociale.
Tra i principali registi
della commedia americana degli anni ’80, John Landis ha diretto
alcuni dei film più popolari di tutti i tempi. Spaziando tra i vari
generi, dalla commedia brillante all’horror, e riuscendo a innovare
ciascuno di essi, ha portato il cinema nella musica di Michael
Jackson con il pionieristico “Thriller”, reinventando il concetto
stesso di video musicale.
Netflix rivela
il trailer dell’attesissima seconda stagione di SQUID
GAME, dal quale emergono nuovi avvincenti dettagli sui
giochi mortali e sui personaggi che dovranno affrontarli. Svelato
anche un nuovo poster in cui i giocatori di Squid
Game corrono verso una destinazione sconosciuta, mentre il
protagonista Seong Gi-hun guida la carica, dando ufficialmente il
via alla competizione.
Seong Gi-hun (Lee
Jung-jae) fa il suo ritorno, impegnato in un’intensa
battaglia con il misterioso Front Man (Lee
Byung-hun). Con lo svolgimento di nuovi giochi, la posta
in palio diventa sempre più letale, e la missione di Gi-hun di
porre fine ai giochi una volta per tutte diventa il centro del
conflitto. Riuscirà nel suo intento, o il sistema reclamerà ancora
più vittime?
Il conto alla rovescia è
iniziato: la seconda stagione di SQUID GAME sarà disponibile solo
su Netflix dal 26 dicembre.
La storia di Squid
Game
Squid Game ha sconvolto il
mondo con la sua uscita nel 2021, diventando presto una delle serie
più viste su Netflix a livello globale. Accumulando più di 1,65
miliardi di ore di visualizzazione da parte di più di 142 milioni
di famiglie nei suoi primi 28 giorni, la serie ha raggiunto il
posto #1 nella Top 10 di 94 Paesi.
Oltre al suo enorme
successo di pubblico, la serie ha vinto premi prestigiosi ed è
stata lodata per il suo fresco commento su una società moderna
immersa in una spietata competitività, il tutto raccontato in
contrasto con lo sfondo di nostalgici giochi da bambini,
trasformando tutto ciò che è Squid Game – la sua arte, musica,
estetica e i suoi giochi – in un fenomeno culturale globale.
Dettagli sulla serie
SINOSSI: Tre anni dopo aver vinto
lo Squid Game, il Giocatore 456 ha rinunciato ad andare negli Stati
Uniti e torna con un nuovo obiettivo in mente. Gi-hun si tuffa
ancora una volta nel misterioso gioco di sopravvivenza, iniziando
un altro gioco di vita o di morte con nuovi partecipanti riuniti
per vincere il premio di 45,6 miliardi di won.
DATA DI USCITA: 26 dicembre
2024
SCRITTORE/REGISTA: Hwang
Dong-hyuk
PRODUTTORI ESECUTIVI: Kim Ji-yeon,
Hwang Dong-hyuk
PRODOTTA DA: Firstman Studio
CAST
PRINCIPALE: Lee Jung-jae, Lee Byung-hun, Wi Ha-jun, Gong Yoo, Yim
Si-wan, Kang Ha-neul, Park Gyu-young, Lee Jin-uk, Park Sung-hoon,
Yang Dong-geun, Kang Ae-sim, Lee David, Choi Seung-hyun, Roh
Jae-won, Jo Yu-ri e Won Ji-an
Il
Robot Selvaggio della DreamWorks Animation sarà
disponibile dal 12 dicembre in acquisto digitale su Prime Video, Google Play, Apple Tv, Rakuten Tv e
Microsoft, e dal 19 dicembre a noleggio in digitale su tutte le
piattaforme, incluse Sky Primafila e Mediaset Infinity, distribuito
da Universal Pictures Home Entertainment.
Adattamento del pluripremiato bestseller n. 1 del New York Times
di Peter Brown, Il Robot Selvaggio è un’avventura
epica che vede protagonista la vincitrice del premio Oscar
Lupita Nyong’o (Noi, il franchise di Black
Panther) nella versione originale, mentre in quella italiana Esther
Elisha (le serie Don Matteo), nei panni di Roz, un robot che
naufraga su un’isola disabitata e deve adattarsi al duro ambiente
circostante. Gradualmente Roz inizia a costruire relazioni con gli
animali dell’isola, tra cui una volpe intelligente doppiata da
Pedro Pascal (The Last of Us, The Mandalorian) nella versione originale e
da Alessandro Roja (Diabolik, Altrimenti ci arrabbiamo) nella
versione italiana e diventa genitore adottivo di un papero orfano
di nome Beccolustro doppiato da Kit Connor (Ready Player One, Heartstopper) nella
versione originale mentre nella versione italiana da Nicolò.
Il Robot Selvaggio è una storia
potente sulla scoperta di se stessi, un’emozionante visione del
ponte tra tecnologia e natura e un’esplorazione commovente di ciò
che significa essere vivi e connessi a tutti gli esseri
viventi.
Diretto dal 3 volte candidato agli Oscat Chris Sanders (Lilo &
Stitch, The Croods), Il Robot Selvaggio
ha come voci italiane Esther Elisha (Don Matteo) e Alessandro Roja
(Diabolik, Altrimenti ci arrabbiamo). Nella versione internazionale
vanta un incredibile cast vocale accanto a Nyong’o, Pascal e Connor
che include Catherine O’Hara (Schitt’s Creek, Beetlejuice
Beetlejuice), Bill Nighy (Love Actually, Rango), Stephanie Hsu
(Everything Everywhere All at Once, The
Fall Guy), Mark Hamill (il franchise di Star
Wars) e Ving Rhames (il franchise di Mission Impossible, I
Guardiani della Galassia Vol.
2). Con le musiche del compositore candidato agli Emmy e ai
Grammy e vincitore del premio Oscar® Kris Bowers, il film vanta
anche due canzoni originali della sensazionale cantautrice
vincitrice del Grammy® Maren Morris.
A dare una scossa alle
uscite in sala di giovedì 28 novembre – tra documentari diversi e
revival, novità sentimentali, lo
splendido dramma con Cillian Murphy,
l’Hey
Joe con James Franco e il
ritorno di Oceania della Disney –
attenzione a non perdere il The Strangers: Capitolo 1
di Renny Harlin. Non a caso il film distribuito
da Vertice360 è stato scelto come film di apertura della 44esima
edizione del Fantafestival di Roma (che lo ha inserito in programma
come anteprima nazionale, mercoledì 27), contesto perfetto per
presentare al pubblico italiano questo nuovo inizio della saga
inaugurata nel 2008 da Bryan Bertino.
Allora, quel film fu una
sorpresa piacevole – oltre che da brividi – e mise le basi per un
sequel molto meno fortunato, il The Strangers 2
(Prey at Night) che però incassò poco più di 30
milioni di dollari contro gli oltre 82 del capostipite. E dei già
48 di questo intelligente quanto ambiguo terzo film e
primo capitolo di una trilogia che volutamente non è stata
indicata né come prequel, né come sequel, né tanto meno come remake
o reboot. Anche se di ripartenza non può non parlarsi, vista la
dichiarata appartenenza a quell’originale.
In viaggio verso
Portland, dove un allettante proposta di lavoro attende Maya
(Madelaine Petsch),
lei e il suo fidanzato Ryan (Froy Gutierrez) decidono di fare
una sosta nella piccola Venus, in Oregon. Ma la sosta al Carol’s
Diner si rivela la scelta sbagliata. Costretta a trattenersi nella
piccola cittadina, per uno strano guasto meccanico, la coppia
raggiunge un cottage isolato nei boschi, dove trascorrere la notte.
Che si rivelerà molto meno romantica del previsto, quando la loro
permanenza sarà sconvolta dall’arrivo di tre sconosciuti mascherati
che iniziano a terrorizzarli facendoli sentire senza possibilità di
fuga.
Il passato
ritorna
Se la trama vi fa venire
in mente un numero imprecisato di altri film del genere, non vi
preoccupate, le prime sequenze del film confermeranno
l’impressione. Ma sarebbe eccessivamente ottimistico avvicinarsi a
un film come questo aspettandosi sorprese, che non siano quelle
date da jumpscare e un calibrato uso di modelli classici, e
originalità. E rischierebbe di non farvi godere un buon killer
drama – ancor più che horror – con alcuni momenti interessanti,
soprattutto se vi era piaciuto il The Strangers del
2008.
Certo, come per il sequel
del 2018 anche in questo caso dinamica e struttura restano le
stesse, e sembra complicato trovare motivi per continuare a seguire
le gesta dei tre maniaci mascherati dal modus operandi ripetitivo
quanto efficace. O concedere il beneficio del dubbio a un esperto
del genere come Renny Harlin (Nightmare 4 – Il non
risveglio, 58 minuti per morire – Die Harder,
Cliffhanger, L’esorcista – La genesi, The
Covenant e via dicendo), intenzionato a dirigere una intera
trilogia, e quindi altri due capitoli dopo questo…
The Strangers
Trilogy, la scommessa di Renny Harlin
Nei quali potremmo
ritrovare i personaggi principali (un asso nella manica del film,
visto che si tratta della Madelaine Petsch di Riverdale e del Froy Gutierrez di
Cruel Summer e Teen Wolf), anche se
è meglio non sapere in che vesti, ma soprattutto scopriremo il
bluff organizzato per rilanciare il franchise. Che continua
imperterrito a presentarsi uguale a sé stesso – per cui senza
svelare o spiegare granché di quel che vediamo da quindici anni –
ma nel quale si intuiscono le basi di un universo in costruzione,
che nei prossimi film ci regalerà connessioni interne e
chiarificatori rimandi al passato.
Che, si spera, si
facciano perdonare leggerezze e comportamenti privi di senso messi
in scena dopo la lunga fase introduttiva, voluta per creare un
minimo di suspense e far crescere l’attesa, compensata dalle
immancabili maschere inquietanti, da coreografie accorte e qualche
efferatezza in quota gore. E potendo contare sulle statistiche –
quelle sì, spaventose – che registrano 1,4 milioni di morti
violente ogni anno negli Usa – costruire un prodotto meno
convenzionale di questo, o sarà inutile continuare fino al
terzo capitolo (le cui riprese in realtà pare
siano già terminate, avendo Harlin girato i tre film insieme in 52
giorni tra il settembre e il novembre 2022, a Bratislava, in
Slovacchia).
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema gratis DEER
GIRL di Francesco Jost con Denise Tantucci, Anita
Caprioli, Giorgio Tirabassi, Matteo Olivetti, Anita
Kravos.
Giovedì 5 dicembre alle ore 15:30 presso Cinema Pop Up
Jolly – Bologna –Sarà presente in sala il
regista
E’ possibile richiedere un ingresso
gratuito per due persone alla proiezione di DEER
GIRL registrandosi al form presente al link www.esperienzacinema.it/deergirl confermando la data
e la città dell’anteprima scelta. Si accetteranno prenotazioni fino
a esaurimento posti.
I biglietti omaggio saranno
ritirabili, nel limite dei posti disponibili, segnalando il proprio
nominativo alle casse del cinema il giorno stesso della proiezione.
I biglietti omaggio sono ritirabili e garantiti fino a 30 minuti
prima l’inizio della proiezione.
La trama di Deer
Girl
Tu cerchi l’Amore!
Rachele ride allo sconosciuto col quale sta chattando su webcam.
Lei all’amore non crede. E ci accompagna a scoprire l’unico
sentimento che conosce, il legame fortissimo velenoso che unisce i
suoi genitori. In pubblico si mostrano affettuosi e innamorati, ma
dietro porte chiuse, è tutto possesso sottomissione paura e dolore.
Rachele vuole essere diversa. Ma può veramente esserlo, se l’unica
forma di amore che conosce è violenza?
La protagonista,
Rachele, una giovane donna di 25 anni, ritorna al suo paese natale
per partecipare al cinquantesimo anniversario di matrimonio dei
suoi genitori, Mario (Giorgio Tirabassi) e Anja
(Anita Caprioli). Dietro la facciata di una coppia
rispettata dalla comunità, si cela un oscuro segreto di violenza
domestica, un’ombra che ha segnato profondamente l’anima di
Rachele. Cresciuta in un ambiente tossico, Rachele porta con sé le
cicatrici emotive di un passato doloroso e un’idea distorta di
amore. Questo si rispecchia nelle relazioni affettive che Rachele
ha – o meglio, che non riesce ad avere – e nel suo atteggiamento
nei confronti della madre e delle scelte che ha fatto.
Wicked
(qui
la recensione) è arrivato nei cinema questo fine
settimana e sembra destinato a continuare a battere i record al
botteghino in vista del Ringraziamento. Ha già avuto la più grande
apertura mondiale e nazionale per un film basato su uno spettacolo
di Broadway.
Lo spettacolo teatrale è un vero e
proprio fenomeno di massa, quindi questo livello di successo era
prevedibile. Wicked rende omaggio a tutti i fan dell’originale di
Broadway con cameo di Kristin Chenoweth e Idina
Menzel. Le due hanno interpretato Glinda ed Elphaba a
Broadway e, secondo il regista Jon M. Chu, trovare
loro un ruolo memorabile nel film era un dovere.
“Non sarebbero venute per fare
una cosa qualsiasi”, racconta il regista a Variety “La
nostra cerchia ristretta ha pensato a tutti i tipi di cose da
proporre loro. Kristin interpreta la madre di Glinda? Saranno una
di quelle persone che dicono ‘Il mago ti vedrà ora’? Mi è sempre
sembrato deludente”.“Dovevamo dare loro qualcosa di
grande. Avevamo questa sezione in “Wizomania” che aveva bisogno di
una storia di fondo di cui non avevamo bisogno nello show: cos’è la
Grimmerie? E una comprensione di come il Mago è arrivato a Oz. Ho
pensato, “E se facessimo questa sezione come un’opera teatrale?
Doveva essere una giostra da luna park come “It’s a Small World”,
che era un concetto divertente. Ma se ne facciamo una specie
di spettacolo diventa una sequenza meta cinematografica.”
“Idina e Kristin interpretano i
due attori più famosi di Oz. Possono essere glamour e la gente può
applaudirli”, continua Chu. “Stephen Schwartz ha subito
capito cosa fare e ha aggiunto il grido di guerra di Elphaba di
Idina e l’interazione di spingersi a vicenda fuori dai piedi. È
divertente giocare con la tradizione di due mega star nello
show.”
“‘Il mago di Oz’ è
potenzialmente un sogno. È un mondo in cui non ci sono vere poste
in gioco. Sapendo che Elphaba e Glinda vivono in un mondo di vere
poste in gioco, abbiamo dovuto ristabilire con il pubblico che
questo era reale. Quindi abbiamo fatto entrare tutti sulla scena
del crimine, forse la scena del crimine più famosa di sempre nel
cinema e nella letteratura, dell’iconico cappello nella
pozzanghera.”
“Vediamo il paesaggio completo
di Oz. È questo luogo vivo e pulsante con culture vere, quindi
stabiliamo immediatamente che questo non è un mondo da sogno.
Vedere quei quattro personaggi innesca anche qualcosa nella tua
mente; associ quei personaggi a questo posto. E rivisiteremo quei
personaggi nel secondo film.”
“Nella serie, Dorothy è in giro.
Devono intersecarsi e puoi solo anticiparlo fino a un certo punto.
Non dirò se è un personaggio, necessariamente, nel secondo film.
C’è una parte di me che vuole che la Dorothy di tutti sia la
Dorothy che vogliono. Eppure, c’è interazione e qualche crossover.
Quindi lascerò che sia la “Parte due”.
Tuttavia, con la MGM responsabile
dei diritti del Mago di Oz, c’erano alcune cose
che Wicked, una produzione Universal, non è stata
in grado di utilizzare in questo adattamento per il grande
schermo.
“Avevamo dei limiti su cosa
potevamo citare o meno. Non usiamo mai le scarpette di rubino.
Nessa ha delle scarpette di cristallo come nel libro di Frank L.
Baum, nel libro di Gregory Maguire e nella serie”, spiega Chu.
“Non credo che la frase ‘strada di mattoni gialli’ sia protetta
da copyright, ma sicuramente la forma della strada lo è. Non
potevamo fare la spirale. Dovevamo fare un cerchio che continuasse
a mostrare che non è dove finisce la strada.”
Il cast completo di Wicked
Cynthia Erivo
interpreta Elphaba, che alla fine diventerà la “Strega Cattiva
dell’Ovest“, mentre la megastar del pop Ariana
Grande interpreterà Glinda, alias “Strega Buona
dell’Est“. Entrambe le attrici sono state elogiate per le loro
performance.
Il film vanta anche la
presenza di Michelle Yeoh, vincitrice di un premio
Oscar®, nel ruolo della regale preside dell’Università di Shiz,
Madame Morrible; Jonathan Bailey (Bridgerton, Compagni di Viaggio) nel ruolo di
Fiyero, un principe arrogante e spensierato; Ethan
Slater, candidato al Tony (Spongebob Squarepants di
Broadway, Fosse/Verdon) nel ruolo di Boq, un generoso studente
Munchkin; Marissa Bode al suo debutto
cinematografico nel ruolo di Nessarose, la sorella prediletta di
Elphaba; e l’icona della cultura pop Jeff Goldblum nel ruolo del leggendario
Mago di Oz.
Il cast include Pfannee e
ShenShen, due astuti compatrioti di Glinda interpretati dal
candidato all’Emmy Bowen Yang (Saturday Night Live) e da Bronwyn
James (Harlots), e un nuovo personaggio creato per il film, la
Signorina Coddle, interpretata dalla candidata al Tony Keala Settle
(The Greatest Showman).
Creature
Commandos è quasi qui e mentre Rick Flag Sr. ha
chiaramente un futuro luminoso nel DCU, solo il tempo ci dirà cosa ne sarà degli
altri membri della Task Force M. In ogni caso, James
Gunn ha messo insieme un cast formidabile per la serie
animata Max e, in un’intervista con Collider, ha rivelato altre
entusiasmanti novità sul casting del DCU.
“Peter Serafinowicz nel ruolo
del dottor Frankenstein è fantastico”, ha detto Gunn.
“Alan
Tudyk nel ruolo di Will Magnus: la sua interpretazione
è basata su Mike Nichols, con cui una volta ha recitato in una
commedia. Ci sono così tante cose divertenti lì dentro”.
Se quel nome vi dice qualcosa, è
perché Magnus è il brillante scienziato (che occasionalmente soffre
di una malattia mentale debilitante) responsabile della creazione
dei Metal Men. È anche un esperto di robotica generale nella
comunità dei supereroi e potrebbe avere dei legami con G.I. Robot
in Creature Commandos.
Se questo significa che
vedremo i Metal Men nel DCU è un mistero, anche se Gunn da allora ha
scritto su Threads: “Come è sempre stato detto, abbiamo
intenzione di far interpretare all’attore lo stesso ruolo per i
‘casting principali’. Se si tratta di un personaggio minore in
Creature Commandos non abbiamo fatto ricerche live-action in lungo
e in largo come abbiamo fatto per personaggi più grandi come Circe,
Nina, ecc.”
In altre parole, mentre Tudyk, ad
esempio, ha doppiato personaggi minori come Magnus e Clayface in
questa serie, non significa necessariamente che riprenderà il ruolo
in live-action in futuro.
Tornando a quell’intervista, Gunn si
è assicurato di elogiare l’intero cast della serie. “Harbour
come Frankenstein, Grillo che riesce a dare il massimo per tutto
il tempo, Zoë [Chao], che è stata fantastica nello show, e Indira
[Varma], che è fantastica come The Bride. Poi c’è Michael Rooker
che è Sam nell’episodio 3, un tipo così patetico, triste e così
diverso dai personaggi che Rooker ha normalmente
interpretato”.
Ha anche chiarito un po’ di
confusione recente sulla continuità. “La prima stagione di
Peacemaker è fondamentalmente canonica a parte
l’apparizione della Justice League alla fine, di cui vedrete
qualcosa nella seconda stagione di Peacemaker”, ha spiegato
Gunn. “Suicide Squad è probabilmente un po’ più
libera”.
“Sappiamo che Rick Flag Sr. è
arrabbiato perché suo figlio è stato ucciso da Peacemaker, quindi
sappiamo che quella situazione è accaduta in passato, abbiamo
qualcosa a cui fare riferimento per pensare a come potrebbe essere
successo, ma l’evento esiste come canonico perché è stato
menzionato in Creature Commandos, non necessariamente perché
esisteva in Suicide Squad”.“Penso che Suicide Squad e
Peacemaker siano ricordi piuttosto inaffidabili di ciò che è
accaduto nel DCU”, ha concluso.
Questa è probabilmente la migliore
spiegazione che abbiamo avuto finora e l’intera faccenda forse non
è così confusa come si potrebbe sostenere nei commenti precedenti
del regista sui social media.
Tutto quello che sappiamo su
Creature Commandos
La serie animata Creature
Commandos, composta da 7 episodi, sarà trasmessa in
streaming su Max e avrà come protagonisti David Harbour nel ruolo di Eric
Frankenstein/Mostro di Frankenstein, Indira Varma
nel ruolo della Sposa, Maria Bakalova di Guardiani della Galassia Vol.
3 nel ruolo della Principessa Ilana Rostovic, Zoe
Chao nel ruolo della Dott.ssa Nina Mazursky, Alan Tudyk nel ruolo del Dottor Phosphorus,
Sean Gunn nel ruolo di Weasel e Frank Grillo nel ruolo di Rick Flag
Senior.
Steve Agee
riprenderà il suo ruolo di Peacemaker, John Economos. È prevista
anche la partecipazione di Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller.
Recentemente James Gunn ha rivelato di considerare La sposa
di Indira Varma come il personaggio principale
della serie. Ha anche aggiunto che non sta dirigendo alcun
episodio, ma ha diretto le sessioni di registrazione di ciascun
attore.
In vista dell’uscita dello
SteelBook di Loki stagione
2 su 4K UHD Blu-ray, una delle scene eliminate disponibili in quel
set è stata pubblicata online. Nella clip di un minuto, il Dio
della malizia snocciola una lista delle molte persone che lo hanno
considerato un problema nel corso degli anni.
La maggior parte sono nomi
familiari che ha già incrociato sullo schermo, ma la serie ha anche
colto l’occasione per aggiungere alcuni personaggi dei fumetti
degni di nota al Marvel Cinematic Universe.
Tra questi, Amora, l’Incantatrice
originale, e l’Uomo Assorbente. Loki cita anche Donald Blake,
l’alter ego “umano” del Dio del Tuono (e il nome datogli da Jane
Foster in Thor del 2011).
Altri nomi degni di nota sono il
nonno suo e di Thor, Bor, ed Ercole, un personaggio che abbiamo
incontrato per la prima volta nella scena post-credits di Thor:
Love and Thunder. Sembra che lui e Loki abbiano una storia
particolare. Agents of S.H.I.E.L.D. ha reso Absorbing Man un
cattivo ricorrente, naturalmente, mentre il personaggio è stato
brevemente citato anche in Daredevil di Netflix.
Purtroppo, trattandosi di una scena
eliminata, nessuno di questi nomi può essere considerato “canonico”
nel MCU. Potete vedere la scena
eliminata della seconda stagione di Loki appena rilasciata
qui sotto.
È facile dimenticarlo ora, ma
L’incredibile Hulk era lì accanto a
Iron Man nel 2008 quando è stato lanciato il
Marvel Cinematic Universe. Il film
non è stato né un successo né un flop, ma data la tiepida risposta
al reboot e i problemi dietro le quinte con l’attore Edward
Norton, è presto diventato la pecora nera del
franchise.
Sono entrati in gioco anche i
problemi di diritti e solo in She-Hulk: Attorney at Law del 2022 è stato
fatto riferimento in modo significativo a The Incredible
Hulk (il prossimo riferimento importante ci sarà con il
ritorno di The Leader in Captain America: Brave New
World di febbraio).
Per almeno l’ultimo anno o due circa
sono circolate voci su un film di World War Hulk –
o Hulks – in fase di sviluppo presso i Marvel Studios. Ma non c’è modo di poterlo
anche solo immaginare prima di Avengers: Secret Wars e ora
una nuova voce indica che ci sono altri piani per il gigante di
giada in futuro.
Secondo lo scooper
@MyTimeToShineH, i Marvel Studios hanno iniziato a
sviluppare attivamente un film Hulk contro
Wolverine. Non si sa ancora quale forma assumerà questo
progetto o quali varianti di questi personaggi possiamo aspettarci
di vedere affrontarsi. Potrebbe essere un’altra avventura
multiversale con
Hugh Jackman e Mark Ruffalo, ad esempio, o forse una storia
ambientata in qualsiasi cosa l’MCU sembri dopo il presunto soft
reboot di Secret Wars.
Se la possibilità è quest’ultima,
allora potremmo vedere un nuovo attore interpretare Wolverine, con
Hulk che entra nella sua storia di origine in modo simile al loro
primo scontro nei fumetti (in L’Incredible Hulk #180 del
1974).
Per quel che vale,
Hugh Jackman tifa per questa squadra almeno dal
2014. “Non c’è dubbio che prima o poi si scontrerebbe con
Hulk”, ha detto l’attore all’epoca. “Quei due personaggi
cattivi e pieni di rabbia si scontreranno prima o poi. Sarebbe
molto divertente”. “Non so quanto sarebbe divertente girarlo perché
sono sicuro che sarei dalla parte peggiore, ma ehi, può
guarire”.
Nel 2020, ha aggiunto,
“Wolverine batterebbe sicuramente [Hulk], diciamolo
chiaramente. Non so se lo sai, ma Wolverine è apparso per la prima
volta in un fumetto di Hulk. Era come un’ultima pagina, un tizio
che arrivava, quindi è apparso nella serie di Hulk, quindi è da lì
che è nata quella faida e poi Wolverine ha preso in mano tutta
questa vita, quindi sono sicuro che Hulk è molto geloso”.
È giunto il momento di tornare
nell’oceano. Fra le isole della Polinesia, immersi nella florida
vegetazione e coccolati dalle carezze delle onde. Dopo il grande
successo di Oceania, la Walt Disney
Pictures ha deciso di investire su un sequel
che potesse raccontare le nuove avventure di Vaiana, seppur
inizialmente il progetto era stato pensato in formato seriale per
la piattaforma
Disney+. Un personaggio come ben sappiamo molto amato, che ha
debuttato nel 2016, pronto ora a fare il suo ritorno in
Oceania 2, sotto la direzione di
David Derrick Jr., Jason Hand e Dana Ledoux Miller. Questo
è il 63esimo Classico Disney, e arriva in un anno
in cui i secondi capitoli dominano la scena cinematografica: basti
pensare a Inside Out
2, Beetlejuice
Beetlejuice, Il
Gladiatore II e Joker:
Folie à Deux.
Tuttavia, è risaputo che i sequel
rappresentano un territorio insidioso: non sempre le idee alla base
riescono a dare vita a una storia vincente. Ma Oceania 2,
in arrivo nelle sale il 27 novembre, dimostra che con la giusta
intuizione si può ancora creare qualcosa di molto buono. Nel cast
delle voci italiane ritroviamo Emanuela Ionica e Chiara
Grispo, rispettivamente ai dialoghi e al canto,
Fabrizio Vitale e Angela
Finocchiaro. Fra questi spicca una new entry di tutto
rispetto, Giorgia, la quale con Oceania 2
fa il suo debutto in una pellicola Disney, prestando la voce a un
nuovo personaggio, Matangi.
La trama di Oceania 2
Dopo aver restituito il cuore a Te
Fiti, Vaiana è ora una navigatrice a tutti gli effetti. Il suo
popolo prospera, e lei adesso ha un solo desiderio: incontrare gli
abitanti delle altre isole dell’oceano. Approda su queste alla
ricerca di prove che accertino il passaggio degli uomini e
finalmente, su una, lo trova. E così, passati alcuni giorni in
mare, torna a Motunui, dove riceve inaspettatamente un messaggio
dall’antenato Tautai Vasa, uno dei primi navigatori. Affinché la
sua isola e il suo popolo non restino soli, affinché gli uni
possano imparare dagli altri e continuare a crescere, Vaiana deve
andare sull’isola di Motufetū, ora inabissata a causa del Dio Nalo,
il quale vuole tenere separati i popoli in modo tale da non
evolversi.
Sopra l’isola, poi, incombe
minacciosa una fortissima tempesta, ma finché un essere umano non
metterà piede su quella terra, nessun canale con gli altri popoli
potrà mai essere aperto. Per raggiungerla, però, questa volta a
Vaiana serve un vero e proprio equipaggio: oltre al gallo Heihei e
al maialino Pua, salperanno insieme a lei Kele, Loto e Moni, pronti
ad aiutarla nei momenti di maggiore difficoltà. A supportarla anche
il semidio Maui, con cui Vaiana ha stretto una forte amicizia.
Verso l’unione dei popoli
Il richiamo dell’oceano si fa ancora
più forte in Oceania 2. Il mare, dalla personalità
vivacissima, torna a essere uno dei più bei protagonisti, rendendo
lo sfondo animato ancora più magico e potente. La computer
grafica, come già accaduto nel primo capitolo, eccelle, regalando
panorami mozzafiato, merito di un rendering quanto più curato:
acque cristalline, isole rigogliose e colori vibranti e nitidi si
fondono così una danza armonica. Dal punto di vista visivo,
il film continua a essere ricco e variegato,
confermando la cura meticolosa con cui Disney costruisce le sue
storie per garantire un’esperienza immersiva completa. Ma la
pellicola non è efficace solo sotto il profilo tecnico-artistico:
anche sul piano narrativo Oceania 2 si dimostra
all’altezza. Se nel primo capitolo
Vaiana scopriva la sua vera identità diventando una navigatrice, il
sequel rappresenta la naturale prosecuzione – ed evoluzione – di
quel viaggio dell’eroe. La sua nuova avventura le permette di
abbracciare pienamente il suo ruolo di esploratrice e leader,
mentre affronta una sfida ancora più complessa, proporzionale alle
sue nuove responsabilità. Tutto per il bene del suo popolo, a cui è
molto devota.
Vaiana, la forza di un personaggio
efficace
Vaiana si conferma una
protagonista completa, eroina di se stessa e del suo
popolo, priva di qualsiasi interesse amoroso, neppure con l’arrivo
nel suo equipaggio di Moni, un fan sfegatato di Maui che nutre per
lei una profonda stima e con cui potevano creare un legame,
restando uno dei personaggi più indipendenti nel panorama
disneyano. La Casa di Topolino rimane così fedele alla
caratterizzazione di Vaiana, sottolineando ancora una volta la sua
emancipazione e libertà di espressione. La giovane navigatrice
resta focalizzata sulla sua missione, ossia riunire i popoli
dell’oceano, senza mai lasciarsi distrarre, evidenziando
indirettamente quanto sia fondamentale il senso di appartenenza
legato al concetto sia di famiglia che di comunità. Caratteristiche
che, sin dal primo film, l’hanno resa una protagonista moderna e
indipendente, pur riflettendo i valori classici della Casa di
Topolino: rispetto e amore verso gli altri e verso se stessi,
onestà e bontà d’animo.
Perdersi per ritrovare la
strada
In Oceania 2 non mancano
poi i temi cardine che accompagnano Vaiana nel suo cammino. Uno dei
più importante è espresso da Matangi a metà film, con la canzone
Perditi – fra le più belle dei brani della
pellicola – interpretata da una Giorgia molto in sintonia
con il suo personaggio. Il brano è profondo e delicato al tempo
stesso, e trasmette un messaggio ben chiaro: anche quando si crede
di conoscere la strada da seguire, è importante accettare che
perdersi, a volte, è necessario. Non si può avere il controllo su
tutto, e insistere troppo rischia di far perdere se stessi. Alcuni
momenti richiedono di lasciarsi andare, di abbracciare
l’incertezza. Gettarsi nel vuoto e affrontare l’ignoto, in certe
occasioni, può rivelarsi più utile di qualsiasi sentiero
prestabilito.
Oceania
(Moana) della Disney presenta un finale ricco e
profondo, ma Moana è morta in quel finale? Presentato in anteprima
nel 2016, Oceania (Moana)segue
la protagonista mentre lascia la sua isola polinesiana di Motunui
per restituire il cuore magico alla dea Te Fiti e riportare
l’equilibrio nella natura. Come la maggior parte dei lungometraggi
d’animazione Disney, Moana racconta una storia
impeccabile, scritta in modo brillante per rivolgersi a un pubblico
di tutte le età. Oltre alle immagini e alla narrazione, il film
presenta anche una colonna sonora memorabile con canzoni
immediatamente riconoscibili.
Moana è stato elogiato al
momento della sua uscita e ha ottenuto un grande successo al
botteghino, dove ha incassato quasi 700 milioni di dollari (via
Box Office Mojo). Oltre a tutti gli aspetti che hanno reso
Oceania (Moana)una
quintessenza dell’epopea Disney, il film ha avuto successo perché
ha sovvertito le aspettative e ha presentato una
protagonista femminile che aveva ambizioni al di fuori della
ricerca di un uomo. Diventando uno dei film d’animazione
Disney che ha incassato di più, Moana ha creato un
precedente per ciò che una storia Disney può essere, e parte di
questo ha a che fare con il complesso finale del film.
Te Ka era Te Fiti fin
dall’inizio
Moana ha dovuto ristabilire
l’equilibrio
La figura fiammeggiante del
minaccioso Te Ka sembrava essere l’incarnazione vivente dell’ira
della Terra che infliggeva distruzione ai vivi. Tuttavia, il finale
pseudo-twist del film è servito non solo a cambiare la narrazione,
ma anche a parlare dei temi del resto della storia. Quando ogni
speranza sembrava perduta, messa alle strette da Te Ka, Moana si
rese conto che in realtà aveva a che fare con Te Fiti da sempre.
La giovane eroina restituì quindi il cuore a Te
Ka, il che fece piacere alla dea e le permise di tornare
al suo stato originario.
In passato, Maui (Dwayne
‘The Rock’ Johnson) aveva rubato il cuore a Te Fiti,
disturbando il delicato equilibrio della natura che manteneva le
cose rigogliose e verdi. Di conseguenza, la dea Te Fiti diventa
amara e stanca, trasformandosi nell’apparentemente malvagia Te Ka.
Nonostante avesse a che fare con forze molto più importanti di lei,
Moana vide l’umanità negli dei e capì che la rabbia di Te Fiti non
era ciò che la definiva, e Moana si rifiutò di giudicarla a causa
delle sue cattive decisioni. Questa risposta matura ha permesso a
Moana di perdonare il padre per il suo atteggiamento eccessivamente
protettivo.
Moana è morta?Le teorie
dei fan spiegano
Alcuni credono che alla fine
Moana sia stata resuscitata da Te Fiti
Quando un film Disney come
Moana non è semplice come i soliti film per bambini, è
naturale che i fan escogitino teorie elaborate su ciò che sta
realmente accadendo nel film. Una teoria
particolarmente oscura sostiene che Moana sia morta durante
la tempesta all’inizio e che abbia incontrato il semidio
Maui quando si è arenata sull’isola in cui era rimasto intrappolato
per millenni. La teoria dei fan del film Disney ha qualche
fondamento, poiché Moana non incontra un altro personaggio umano
fino alla fine, dopo essere stata presumibilmente riportata in vita
da Te Fiti.
La scena di Moana dopo i titoli
di coda spiegata
Moana potrebbe far parte
dell’universo della Sirenetta
La Disney offre spesso al pubblico
un motivo per rimanere nei paraggi per i titoli di coda, e
Moana non è stato diverso. I titoli di coda
diMoana presentano un’interpretazione della canzone “How
Far I’ll Go” da parte di Alessia Cara, che esegue la musica
inizialmente cantata dalla star del film Auliʻi Cravalho. Dopo i
titoli di coda, una brevissima scena ha ripreso il cattivo Tamatoa,
ancora intrappolato sulla schiena dopo lo scontro con Maui e Moana.
Lamentando la sua situazione, Tamatoa fa riferimento a
Sebastian deLa
sirenetta, suggerendo che i due
film esistono nello stesso universo.
Perché l’oceano non ha
restituito il cuore?
È più dell’incapacità di Te
Fiti di toccare l’acqua
L’epica ricerca di Moana per
restituire il cuore a Te Fiti è stata l’intero impulso del film e,
sebbene ci fosse un significato simbolico più profondo dietro il
suo viaggio, alcune cose non quadravano esattamente. L’oceano viene
mostrato come un personaggio a sé stante e si comporta come un
essere senziente quando serve il cuore a Moana e la salva in
diverse occasioni. Sebbene questo rifletta il luogo in cui si
svolge Oceania (Moana)e
l’importanza del mare nella cultura polinesiana, è curioso che
l’oceano non abbia restituito il cuore a Te Fiti.
Oceania
(Moana) nota che Te Ka non può toccare l’acqua, il
che spiega perché l’oceano non può consegnare il cuore.
Sembra facile dire che si tratta di
un clamoroso buco nella trama, e che questo fatto viene ignorato
per il bene della narrazione del film, ma potrebbe anche essere
spiegato dallo stato di fuoco di Te Fiti come Te Ka. Durante
l’epico confronto con la forma infuriata di Te Fiti, Moana nota che
Te Ka non può toccare l’acqua, il che spiega perché l’oceano non
può consegnare il cuore senza causare ulteriori danni a Te Ka.
È chiaro, tuttavia, che un umano deve restituire il
cuore perché Maui, l’incarnazione degli istinti più bassi
dell’umanità, lo ha rubato in primo luogo.
Maui cercava
l’accettazione
Maui aveva il suo percorso di
redenzione
Interpretato da Dwayne Johnson, il
semidio Maui non era solo il sollievo comico di Moana, ma
anche il responsabile di tutti i problemi degli umani. Mostrato
come un essere spavaldo, arrogante ed egocentrico dal potere non
indifferente, Maui era comunque imperfetto e rappresentava in
realtà molti dei tratti negativi dell’umanità. Rubò il cuore di Te
Fiti, ma non considerò le conseguenze delle sue azioni. Proprio
come Moana era alla ricerca di una scoperta interiore, così lo era
anche Maui, che in definitiva voleva essere accettato più
di ogni altra cosa.
Tutto ciò che Maui ha fatto
dall’inizio alla fine di Moana è stato per costruire il
suo personaggio più grande della vita e per ottenere il plauso
dell’umanità. Maui era un tempo un umano, ma dopo essere stato
abbandonato nell’oceano dai suoi genitori, gli è stata data una
nuova possibilità di vita come potente semidio. Nonostante
l’apparente miglioramento, Maui non ha mai superato il rifiuto e ha
trascorso millenni a cercare di ottenere l’approvazione di chi lo
circondava. Così come ha visto il bene in Te Ka, Moana alla fine ha
capito che Maui non deve essere definito dalle sue precedenti
decisioni sbagliate.
La vera storia di
Moana
Essendo uno dei lungometraggi
Disney più studiati,
le ispirazioni reali di Moana sono numerose e tratte
principalmente dagli annali del folklore polinesiano. Tuttavia, la
base principale del film è un periodo reale della storia
polinesiana che ha lasciato perplessi storici e antropologi.
Denominato “La lunga pausa”, Moana descrive un periodo di
quasi 1.000 anni nell’antica linea del tempo polinesiana, in cui
questo popolo storicamente marittimo ha trascorso un millennio a
colonizzare isole invece di espandersi attraverso il mare.
Sebbene i ricercatori non ne
conoscano il motivo, il film ha sfruttato la zona grigia di un
antico mistero storico per ideare la sua epica trama su Maui, Te
Fiti e il cuore.
Il finale originale di Oceania
(Moana) spiegato
Maui ha dovuto salvare la
situazione per Oceania (Moana)
Sebbene Moana abbia
sfidato la tradizione delle principesse Disney, raccogliendo molte
lodi per il film e i personaggi, il finale originale di
Moana ha quasi completamente rinnegato tutto il terreno
guadagnato. Secondo Cinema Blend, nel finale originale non è
stata Moana a salvare la situazione, ma il suo amico e alleato
semidio Maui. Sebbene l’idea di Maui che rimette le cose a posto
faccia chiudere il cerchio al personaggio, in definitiva lo
sminuisce e lo fa sembrare molto meno importante.
Oceania
(Moana) della Disney è ispirato ai miti, alla storia e
alla cultura polinesiana ed è stato ampiamente lodato per i suoi
sforzi di autenticità culturale. Il film racconta la storia di
Moana (doppiata da Auli’i Cravalho), figlia del
capo Tui di Motunui, che viene scelta dall’oceano per restituirle
il cuore della dea Te Fiti, rubato dal semidio mutaforma Maui
(doppiato da
Dwayne ‘The Rock’ Johnson) e perso nelle profondità
del mare.
Quando i registi Ron
Clements e John Musker proposero
all’allora direttore creativo John Lasseter la
loro idea di un film d’animazione ispirato alla mitologia
polinesiana, quest’ultimo consigliò ai due di fare dei viaggi di
ricerca. Nel corso dei cinque anni necessari allo sviluppo e alla
produzione del film, Clements e Musker si sono recati alle
Fiji, a Tahiti e a
Samoa, e hanno reclutato esperti di tutto il
Pacifico meridionale presso l’Oceanic Story Trust per consultarsi
sull’accuratezza e la rappresentazione culturale del film.
Antropologi, storici, operatori culturali, linguisti, tatuatori,
anziani, pescatori e altri sono dunque stati riuniti per dare
consigli sui dettagli più minuti del film.
Sebbene il progetto iniziale fosse
incentrato sulle storie del semidio Maui, alla fine la storia è
stata rielaborata per raccontare quella di Vaiana,
una ragazza tenuta lontana dall’oceano dai suoi genitori fino a
quando una piaga colpisce la sua isola, uccidendo pesci e
vegetazione. Come spiegano le scene iniziali di Oceania (Moana), quando l’isola madre Te Fiti,
che ha il potere di creare la vita e di far nascere le altre isole,
si vede rubare da Maui il suo cuore, la sua isola inizia a decadere
ed emette una potente ondata di oscurità.
Ormai in possesso del suo cuore,
Maui viene attaccato dal demone del fuoco Te Ka e perde sia il suo
amo magico che il cuore di Te Fiti nell’oceano. L’oscurità porta la
rovina nella casa di Vaiana e la spinge a sfidare i desideri dei
genitori e a intraprendere il viaggio attraverso il mare per
salvare il suo popolo, che un millennio dopo il furto del cuore
rischia di estinguersi.
Vaiana impara a
orientarsi e fa riferimento alla Lunga Pausa
Il pubblico viene a sapere che la
gente in Oceania (Moana) ha smesso da tempo di
viaggiare e ha posto un tabù (parola di origine tongana)
sull’andare oltre la barriera corallina dell’isola, motivo per cui
il padre di Vaiana reagisce con rabbia quando lei suggerisce di
pescare al di fuori dei suoi limiti. Questo fa riferimento a quella
che gli studiosi chiamano la “Lunga Pausa” nella
storia della Polinesia. La Polinesia occidentale è stata
colonizzata tre millenni e mezzo fa da persone che hanno viaggiato
per migliaia di chilometri attraverso le acque usando la tecnologia
dell’età della pietra e che in qualche modo hanno scoperto piccole
isole in mezzo alla distesa dell’oceano più grande del pianeta.
Questi esploratori hanno poi
viaggiato avanti e indietro per insediare le loro nuove case.
Tuttavia, mentre le isole occidentali, tra cui
Fiji, Samoa e
Tonga, furono rapidamente colonizzate, ci vollero
altri 2.000 anni prima che si insediassero le isole della Polinesia
centrale e orientale, tra cui Tahiti, Bora
Bora, l’Isola di Pasqua e le
Hawaii, appena 500-1.500 anni fa.
Nessuno sa perché i polinesiani
abbiano smesso di viaggiare per così tanto tempo, né perché abbiano
deciso di avventurarsi nuovamente verso est dopo così tanti anni.
Gli studiosi delle migrazioni hanno teorizzato una serie di
ragioni, dall’avvelenamento da ciguatera causato dalla fioritura di
alghe tossiche al vento favorevole causato da un periodo prolungato
di El Niño (un riscaldamento delle temperature
medie del mare). Il mistero duraturo della Lunga Pausa è il punto
in cui la Disney trova la libertà creativa con la storia di
Oceania.
Dopo generazioni trascorse sulla
terraferma perché l’“oscurità” ha reso i mari troppo infidi, Vaiana
ispira il suo popolo a riscoprire l’arte dell’orientamento e a
ricominciare a esplorare. Imparare a navigare nelle acque si rivela
una parte importante dell’arco narrativo di Moana e questa enfasi
rende omaggio al significato culturale della navigazione
tradizionale polinesiana, metodi che vengono ancora insegnati a
Taumako.
La navigazione polinesiana prevedeva
l’uso di alcuni strumenti di navigazione che hanno preceduto di
molto quelli utilizzati dagli esploratori europei, ma dipendeva
anche in larga misura dall’osservazione delle stelle e di altri
segni del cielo e del mare e dalle conoscenze trasmesse attraverso
la tradizione orale. La navigazione era una scienza precisa e le
sue tecniche, insieme ai metodi di costruzione delle canoe a
bilanciere, erano tenute come segreti di corporazione.
Il semidio Maui è
composto da diversi miti polinesiani
Vaiana viene istruita da
Maui, il semidio polinesiano. Nel film, Maui
racconta le sue vittorie e le sue avventure attraverso i suoi
commoventi tatuaggi (è interessante notare che “tatuaggio” è una
parola di origine samoana) e il testo di “You’re Welcome”. Gran
parte di Moana è il risultato della combinazione di
aspetti di diverse culture polinesiane da parte della Disney, e il
personaggio di
Dwayne ‘The Rock’ Johnson non fa eccezione. Poiché le
versioni di Maui esistono in varie forme nelle culture della
maggior parte delle isole del Pacifico, per creare il personaggio,
la Disney ha amalgamato molte storie sul semidio e un po’ di
licenza creativa.
Nella tradizione Māori, Maui,
proprio come la sua controparte Disney, trae gran parte della sua
forza dal suo amo magico. Le storie raccontano di come Maui abbia
usato il suo amo per sollevare le isole del Pacifico che formano la
Polinesia. Il design iniziale del Maui della Disney è stato oggetto
di controversie, in quanto l’aspetto finale è stato criticato da
alcuni per aver fatto apparire Maui obeso, il che alimenta gli
stereotipi negativi sugli uomini polinesiani. Tuttavia, molti altri
non hanno trovato nulla da ridire su questo aspetto della
rappresentazione di Maui, sostenendo che il semidio appariva
potente e più grande della vita, come ci si aspetterebbe da un
semidio.
Il cambiamento più importante,
voluto dall’Oceanic Trust, ha riguardato i capelli: il progetto
originale prevedeva che Maui, proprio come il suo doppiatore, fosse
completamente calvo. Hinano Murphy, membro del Trust e operatore
culturale tahitiano, ha spiegato [via
Vanity Fair] che quando ha visto per la prima volta i
bozzetti ha detto agli animatori che “dobbiamo mettere più
capelli sulla testa di Maui perché è molto importante.Il
mana è nei capelli, il potere del semidio.Sembrava che
fosse nudo.Per noi era molto importante”. In molte
culture melanesiane e polinesiane, il mana è la forza vitale
spirituale, l’energia o il potere di guarigione che può esistere in
oggetti, luoghi e persone. Il mana è un fondamento della visione
del mondo polinesiana e quindi dare a Maui una testa piena di
riccioli è stata una caratterizzazione fondamentale per rispettare
la cultura polinesiana.
Il diavolo è nei
dettagli
Le due parti più significative del
viaggio di Moana, l’apprendimento della strada e il rapporto con
Maui, sono state tratte dalla storia polinesiana e ispirate alla
loro mitologia. Grazie all’Oceanic Trust, però, ci sono molti altri
dettagli che arricchiscono la storia di Oceania
(Moana). Dai tradizionali fale (case samoane), al pe’a
(tatuaggio maschile tradizionale di Samoa) del capo Tui, dalle
canoe disegnate nei minimi dettagli e basate su antiche
imbarcazioni in stile figiano, al tipo di fosse utilizzate per
cucinare il cibo, fino agli abiti di Moana realizzati con materiali
e disegni autentici dell’epoca e della cultura, Oceania
(Moana)tesse un ricco
arazzo di dettagli minuscoli ma profondamente accurati. Questo
dimostra cosa si può ottenere quando gli studi creativi lavorano
consultando le persone giuste.
The Strangers: Capitolo 1 segue Maya e Ryan, una
giovane coppia che si trasferisce dall’altra parte del paese per
iniziare una nuova vita insieme. Durante il loro viaggio, la loro
auto si rompe, costringendoli a passare la notte in una baita
isolata a Venus, in Oregon. Tuttavia, mentre si trovano nella
baita, tre estranei mascherati con intenzioni oscure intendono
trascorrere una notte di sangue terrorizzando la coppia.
Parte di ciò che rende la storia di
The Strangers così terrificante è l’insensatezza che si
aggiunge alla violenza dei
crimini, e sembra che The Strangers: Capitolo
1 punterà anche su questo aspetto. Ma dal trailer sembra
che verranno rivelati ulteriori dettagli sugli enigmatici assassini
conosciuti solo come Dollface, l’Uomo con la Maschera e Pin-Up
Girl. Madelaine Petsch di Riverdale non solo guida
il cast come protagonista di The Strangers: Capitolo
1, ma anche dietro le quinte come produttrice, con
Renny Harlin alla regia del film.
In una recente intervista
rilasciata proprio per l’uscita The Strangers:
Capitolo 1 Froy Gutierrez e Madelaine Petsch hanno parlato
di
questa nuova saga. Gutierrez ha parlato del rapporto tra i loro
personaggi, della tensione che si respira a fuoco lento e di come
ha guardato il film originale. La Petsch ha spiegato perché questo
è uno dei suoi film horror preferiti, come questa storia si
inserisce in un contesto più ampio per i sequel e come il suo
personaggio di Riverdale potrebbe essere presente in
The Strangers: Capitolo 1.
The Strangers:Chapter 1
le star parlano della loro esperienza con il film
originale
The Strangers: Capitolo 1
The Strangers: Capitolo
1 è l’inizio di una storia più ampia con due sequel, ma è
anche una rivisitazione del film originale uscito nel 2008. Petsch
e Gutierrez hanno condiviso le loro esperienze con il film
originale, compreso il modo in cui costringe il pubblico a prestare
attenzione.
Froy Gutierrez: Non ho visto il
film originale con Liv Tyler e Scott Speedman prima di aver
ottenuto questo ruolo.Ho avuto modo di guardarlo con alcuni
amici in un salotto, in una casa scricchiolante, ed era molto
inquietante.Le interpretazioni erano così buone e
l’atmosfera era così bella.
Ciò che mi ha davvero colpito
guardandolo è stata l’attenzione che si presta a ciò che accade
sullo schermo, quando si è concentrati su Liv Tyler e quando si è
concentrati sui personaggi, ma anche l’allenamento a prestare
attenzione a ciò che non accade direttamente sullo schermo.
Vedere lo Spaventapasseri dietro
Liv Tyler in cucina e cose del genere mi ha fatto pensare: “Oh no,
devo impegnarmi di più come spettatore”.Questo è ciò che ho
amato guardando la versione del 2008.È quello che amo
dell’horror in generale come genere.
Madelaine Petsch:Quando
avevo 13 anni, la mia missione era quella di guardare tutti i film
dell’orrore che si trovavano nei blockbuster della mia zona.Così, quando questo film è uscito in DVD e si trovava nel mio
cinema di fiducia, verso i 14 anni, l’ho guardato a casa da
sola.L’ho detto centinaia di volte, anche prima di fare
questi film.
Era il mio film di paura
preferito di tutti i tempi.Lo era davvero.È una di
quelle cose per cui nulla mi spaventa davvero nei film di paura,
tranne l’iperrealismo, e questo sembra che possa accadere
davvero.
La dinamica tra Maya e
Ryan in questo film.
Froy Gutierrez: Maya e Ryan sono
una coppia davvero solida da cinque anni. Sono una coppia di lungo
corso, stanno insieme e hanno avuto alcuni problemi di
comunicazione all’inizio del film che stanno risolvendo nel corso
del film, ma condividono anche un linguaggio segreto. Condividono
il senso dell’umorismo. Si conoscono meglio di chiunque altro al
mondo e provano un amore profondo e un desiderio reciproco. Era
quindi importante interpretare questo aspetto e fare in modo che
fosse palpabile sullo schermo”.
https://youtu.be/GcKHLF0URDw
Madelaine Petsch vuole
“raccontare una storia più grande” con The Strangers
Parte di ciò che è così intrigante
della nuova trilogia è il modo in cui riprenderà la storia dopo gli
eventi di The Strangers:Capitolo
1. Sebbene si tratti di una sorta di riedizione, ci
saranno probabilmente nuovi colpi di scena per spaventare e
deliziare i fan dell’originale, ma si presta anche a esplorare
potenzialmente idee di PTSD o addirittura di vendetta. Sebbene la
Petsch mantenga i dettagli in segreto, ha spiegato perché i fan
dovrebbero essere entusiasti del sequel.
Madelaine Petsch: Ho sempre
visto questo primo film come un trampolino di lancio.Stiamo
raccontando la versione originale del 2008 con una nuova serie di
personaggi in un universo completamente nuovo, ma con gli stessi
personaggi che amate, per raccontare una storia molto più ampia di
ciò che accade una volta che Liv Tyler apre gli occhi alla fine
della versione del 2008.
È interessante perché quando si
torna indietro e si rivede il primo film, dopo aver visto il
secondo e il terzo, si vedono le connessioni che si creano tra Maya
e gli estranei che abbiamo costruito nel primo film dopo che lei è
stata spinta oltre il suo punto di rottura, più e più volte.La domanda centrifuga del suo personaggio è: chi le
rimane?
Il film originale aveva un
approccio molto minimalista, basandosi spesso sulla tensione
piuttosto che sulla violenza esplicita.Può
parlarci di comeThe Strangers:Capitolo 1utilizza lo stesso
tipo di aspetto?
Froy Gutierrez: Penso che sia
una parte importante di questo genere di film e di questo franchise
in generale, è permettere che si senta come se stesse passando
quasi in tempo reale.Sei nella capanna con loro e senti
ogni ruscello, senti ogni bussata alla porta, senti ogni passo.Credo che questo sia un aspetto che Renny, Courtney e [Maedline]
volevano assolutamente mantenere nel film.Come produttrice,
cosa ne pensa?
Madelaine Petsch: Penso che
fosse davvero importante sentirsi come se si vivesse con i
personaggi in quei momenti.
Il personaggio più iconico
della Petsch, Cheryl Blossom di Riverdale,
ha avuto esperienze di traumi terribili nel corso della serie. Ha
condiviso il modo in cui pensava che Cheryl avrebbe affrontato gli
eventi di The Strangers:Capitolo 1.
Madelaine Petsch: Dipende dalla
stagione di cui stiamo parlando.È una strega in questa
stagione o no?Se è una strega, li fa fuori con lo
zapping.Se non è una strega, non se la caverebbe bene.Si romperebbe un’unghia e si arrabbierebbe e poi si incazzerebbe
con loro.E onestamente, forse li ucciderebbe.Penso
che forse il film uno, Cheryl Blossom, li farebbe uscire.Quella sì che è una stronza tosta.
Disney+ ha annunciato una nuova data di
debutto per Star
Wars: Skeleton Crew di Lucasfilm. I fan
potranno vedere l’emozionante serie in anticipo, con i primi due
episodi che in Italia saranno disponibili da martedì 3 dicembre
alle 3:00 del mattino (ora italiana), in esclusiva su Disney+. Gli episodi successivi
debutteranno poi ogni mercoledì alle 3:00 del mattino (ora
italiana) per il resto della stagione.
Star Wars: Skeleton Crew segue il viaggio di
quattro ragazzi che fanno una misteriosa scoperta sul loro pianeta
natale, apparentemente sicuro, per poi perdersi in una galassia
strana e pericolosa. Trovare la strada di casa – incontrando
improbabili alleati e nemici – sarà un’avventura più grande di
quanto abbiano mai immaginato.
La serie è interpretata da
Jude Law, Ravi Cabot-Conyers, Ryan Kiera Armstrong, Kyriana
Kratter, Robert Timothy Smith, Tunde Adebimpe, Kerry Condon e Nick
Frost. Gli episodi sono diretti da Jon Watts,
David Lowery, i Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert),
Jake Schreier, Bryce Dallas Howard e Lee Isaac
Chung.
Jon Watts e Christopher Ford sono i capo
sceneggiatori oltre ad essere gli executive producers insieme a
Jon Favreau, Dave Filoni, Kathleen Kennedy e Colin
Wilson. Chris Buongiorno, Karen Gilchrist e Carrie
Beck sono i co-executive producer, mentre Susan McNamara e John
Bartnicki sono i produttori.
Negli ultimi anni sono diversi i
film che hanno affrontato gli eventi della guerra in Iraq e in
Afghanistan. Qualche anno dopo il successo di The Hurt Locker,
premiato con l’Oscar al miglior film, nel 2011 a raccontare degli
orrori di tale conflitto è stato Special Forces – Liberate
l’ostaggio, diretto da Stéphane
Rybojad (in seguito distintosi anche per
Special Ops e la serie Air Cocaine). Similmente
al film con Chris
Hemsworth, 12
Soldiers, in questo film Rybojad racconta la drammatica
realtà del conflitto afgano, cogliendola però da un preciso punto
di vista.
Girato in Francia, a Gibuti e in
Tagikistan, il film mostra infatti un gruppo di commando navali
francesi d’élite in una disperata missione di salvataggio di
ostaggi nell’area dell’Afghanistan/Pakistan. Tutta l’azione si
svolge dunque a partire da una volontà di rappresentare sullo
schermo la difficile condizione delle donne afgane, dei reporter
che rischiano la vita per mostrare cosa avviene in questi territori
e delle forze speciali francesi e del loro coraggio nel portare
avanti missioni di questo tipo.
Un duro racconto di guerra, dunque,
che non mancherà di entusiasmare gli appassionati del genere oltre
a mostrare una realtà ancora attuale dopo oltre dieci anni dalla
realizzazione di questo film. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a Special
Forces – Liberate l’ostaggio. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla storia vera a cui si
ispira. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Diane Kruger in Special Forces – Liberate l’ostaggio. Cortesia di
Eagle Pictures
La trama e il cast di Special Forces – Liberate
l’ostaggio
Protagonista del film è Elsa
Casanova (Diane
Kruger), una reporter di guerra che sta conducendo
un’inchiesta sul ruolo della donna in Afghanistan. Un giorno viene
sequestrata da un gruppo di talebani nella città di Kabul. Con lei
c’è anche il suo interprete Amen (Mehdi
Nebbou). Il capo dei rapitori, Zayef
(Raz Degan), diffonde in rete un video dove rende
noto a tutti il giorno in cui ucciderà la giornalista. Subito
interviene un comparto delle forze armate speciali per cercare di
portarla in salvo, prima che si proceda alla sua eliminazione.
Sono sei gli uomini messi in campo:
Kovax (Djimon
Hounsou), capitano Lucas
(Denis Ménochet), Tic Tac
(Benoît Magimel), Marius
(Alain Alivon), Victor
(Alain Figlarz) ed Elias (Raphaël
Personnaz). Si innesca così una dura lotta tra i
sequestratori che non vogliono assolutamente perdere la donna e i
soldati che faranno qualsiasi cosa è in loro potere per ritrovarla
viva. Anche se questo vorrà dire rischiare di morire. Elsa è forte
e determinata a non mollare, nonostante la situazione sia molto
pericolosa ed estenuante. Riuscirà la squadra che la sta cercando a
riportarla a casa sana e salva?
La storia vera dietro il film
Partiamo subito con il dire che la
vicenda narrata nel film è a suo modo frutto di fantasia. Stéphane
Rybojad, autore di documentari, ha stavolta deciso di mettere in
scena un’opera di finzione, nella quale confluiscono però tutta una
serie di dinamiche, elementi e situazioni ispirate a dei
corrispettivi nella realtà. In particolare, il regista si è
documentato sulla condizione della donna in Afghanistan, per
poterne raccontare poi in modo realistico all’interno del film.
Quanto viene detto e mostrato a riguardo si basa dunque su dati
reali, che rendono l’idea delle barbarie che avvengono.
Djimon Hounsou in Special Forces – Liberate l’ostaggio. Cortesia di
Eagle Pictures
Allo stesso tempo, Rybojad si è
ispirato per la figura della reporter Elsa
Casanova ai tanti giornalisti che, trovandosi in territori
di guerra, vengono sequestrati e spesso uccisi. Una dura realtà che
ribadisce i pericoli a cui questo tipo di giornalisti vanno
incontro, accettandoli pur di poter raccontare quanto avviene in
questi luoghi di guerra. L’Elsa Casanova del film, dunque, può
essere vista come un insieme di tutti i reporter che hanno
realmente vissuto vicende di questo tipo. Special Forces –
Liberate l’ostaggio vuole poi essere un’opera sulle
capacità di proiezione di potenza delle forze armate francesi nel
mondo.
Le forze speciali francesi sono così
rappresentate nel film: con il basco verde, compreso il comandante
Kovax, rappresentano i Commandos Marine, le forze speciali della
Marine Nationale (marina); con il basco amaranto, TicTac è del 1er
Rpima (1er Régiment de Parachutiste d’infanterie de Marine)
dell’Armée de Terre (esercito); lo sniper Elias con il basco nero è
invece del Cpa10 Commando Parachutiste de l’Air 10 dell’Armée de
l’Air (aeronautica). In ultimo, Alain Alivon, che
interpreta Marius, è stato veramente un commando della Marina
Francese per oltre vent’anni e ha aiutato i membri del cast per la
loro formazione militare durante le riprese.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di
Special Forces – Liberate l’ostaggio grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 26
novembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Anche se il film di
Dwayne JohnsonIl Re Scorpione è
un’opera di finzione, una figura della storia egizia nota come Re
Scorpione è realmente esistita. Prima di scoprire la vera vicenda
dietro il film diretto da Chuck Russell facciamo
però un po’ di chiarezza: questo film uscito nel 2002, un anno dopo
il debutto di Johnson ne La mummia – Il ritorno, è uno spin-off dedicato a
questo personaggio, ma quello qui interpretato da Johnson non è lo
stesso comparso nel film poc’anzi citato.
La linea temporale può essere
confusa, ma la versione di Mathayus – questo il
nome del protagonista – che Johnson interpreta ne Il Re
Scorpione è in realtà il nonno del suo personaggio ne
La mummia – Il ritorno, ed è ambientata migliaia di
anni prima. Facciamo dunque qui la conoscenza di un Re Scorpione
eroe, ben diverso dall’orribile e malvagia creatura vista nel
finale del film con Brendan Fraser. Il film Il Re
Scorpione ha poi guadagnato 180 milioni di dollari al
botteghino con un budget di 60 milioni di dollari e ha consacrato
Johnson come protagonista di Hollywood.
Pertanto, il pubblico era
chiaramente incuriosito da questo personaggio, sebbene Johnson non
sia tornato per nessuno dei quattro sequel
realizzati: Il Re Scorpione 2 – Il destino di un
guerriero, Il Re Scorpione 3 – La battaglia finale,
Il Re Scorpione 4 – La conquista del potere e Il Re
Scorpione 5 – Il libro delle anime. Concentrandoci qui sul
primo film della serie, ci si è dunque chiesti a lungo se
Il Re Scorpione sia basato su una storia vera e se
il personaggio di Johnson sia realmente esistito. Scopriamolo qui
di seguito con questo approfondimento.
Nel 3000 a.C. a Gomorra un malvagio
tiranno, Memnone (Steven Brand),
è deciso a prendere il controllo totale della regione sterminando
le tribù nomadi insediate nel deserto. Le tribù, da anni in lotta
fra loro, decidono loro malgrado di allearsi contro il nemico
comune, che ritengono aiutato dai poteri di una malvagia strega,
Cassandra (Kelly Hu). Per
eliminarlo vengono assoldati i membri della temuta e crudele tribù
degli Accadiani fra i quali primeggia Mathayus
(Dwayne
Johnson).
La storia vera dietro il film
Il film è stato ispirato dal Re
Scorpione dell’Antico Egitto
Il personaggio di Johnson ne
Il Re Scorpione è ispirato all’omonimo re
dell’Antico Egitto, noto anche come Re Narmer, una
figura che regnava sull’Egitto prima dell’epoca dei faraoni.
Tuttavia, molti degli attributi del personaggio di Johnson ne
Il Re Scorpione non sono gli stessi della figura
reale. Per esempio, Methayus è un assassino
accadico, ingaggiato per uccidere la maga diMemnone, che ha conquistato la maggior parte delle
tribù locali in Egitto. Anche se non si sa molto del vero Re
Scorpione, è altamente improbabile che sia nato fuori
dall’Egitto.
Inoltre, l’unico motivo per cui
Methayus ha un legame con gli scorpioni nel film del 2002 è perché
è stato trafitto da una freccia che era stata inzuppata di veleno
di scorpione. Ne Il Re Scorpione,
Cassandra, la maga di cui sopra, affermava che il
sangue dello scorpione sarebbe sempre sceso in lui se fosse
sopravvissuto. Non si sa se il vero Re Scorpione sia mai stato
avvelenato dal veleno di scorpione, ma è probabile che questo sia
un punto della trama inventato dagli sceneggiatori del film. In
realtà, Re Narmer era conosciuto come Re Scorpione perché aveva
sempre degli scorpioni disegnati sugli scudi e sui carri.
In che epoca il Re Scorpione ha
regnato sull’Egitto?
Come già detto, Il Re
Scorpione è ambientato migliaia di anni prima de La mummia – Il ritorno, che vedeva
Dwayne Johnson contrapposto a Brendan Fraser. Allo stesso modo, il Re
Scorpione regnava sull’Egitto migliaia di anni fa, quindi è
difficile scoprire esattamente come fosse il suo regno. Narmer
divenne re dell’Egitto durante il Periodo
Predinastico (6000-3150 a.C.) – è stato citato come
l’ultimo re di questo periodo – e continuò a governare durante il
Primo Periodo Dinastico (3150-2613 a.C.).
Durante il Periodo Predinastico,
molto prima dei faraoni, l’Egitto era in realtà diviso in due
parti, l’Alto e il Basso Egitto.
Tuttavia, poiché il Primo Periodo Dinastico dell’Egitto iniziò
quando il Paese fu finalmente unito, è chiaro che il Re Scorpione
fu determinante nel riunire l’Alto e il Basso Egitto. Pertanto,
quando Re Scorpione iniziò il suo regno, l’Egitto era un luogo
drasticamente diverso e questo si riflette ne Il Re
Scorpione. Nel film, Memnone è in grado di acquisire tanto
potere perché le tribù dell’Egitto sono separate. Tuttavia, è
Methayus a riunire le tribù.
L’impatto del Re Scorpione sulla
civiltà egizia
La fine de Il Re
Scorpione suggerisce che Methayas ha inaugurato una nuova
era per l’Egitto e che il Paese diventerà più forte che mai. Questo
era vero durante il regno del vero Re Scorpione. Nel corso della
storia, si credeva che fosse stato il re Menes a
unificare l’Alto e il Basso Egitto. Tuttavia, i ritrovamenti
archeologici del 1898 hanno rivelato la Paletta di
Narmer, che ha cambiato per sempre la comprensione
dell’Antico Egitto da parte degli storici.
Poiché il re Scorpione regnava
sull’Egitto molto tempo fa, prima che la scrittura fosse una
pratica comune, la maggior parte dei dettagli sul suo regno non
sono documentati. Tuttavia, la Paletta di Narmer raffigura il re
Narmer che indossa sia la corona bianca dell’Alto Egitto sia quella
rossa del Basso Egitto, confermando apparentemente che fu lui a
unificare effettivamente l’Egitto. Alcuni storici ritengono che
Narmer e Menes fossero la stessa persona, ma questo non è stato
confermato. Comunque sia, è chiaro che il re Narmer fu una delle
figure più importanti della storia egizia e trasformò il Paese nel
primo impero del mondo.
Alla luce di ciò, si può sostenere
che la maggior parte del film è stata romanzata, essendo il film
basato solo in minima parte sul vero re. Tuttavia, sulla base di
ciò che si sa di lui, è chiaro che gli sceneggiatori del film hanno
dato al Methayus di Johnson molte delle stesse qualità. Sebbene re
Narmer non fosse probabilmente accadico, era probabilmente un
guerriero coraggioso e un leader saggio, soprattutto se fu lui a
unire l’Egitto. Pertanto, l’idea che Methayus guarisca un Egitto
distrutto alla fine del film è probabilmente ispirata alla storia
del vero Re Scorpione.
Oltre al Methayus di Johnson,
tuttavia, nessuno degli altri personaggi presenti ne Il Re
Scorpione è mai esistito nella vita reale. Oltre a
Methayus, i personaggi più significativi del film sono
Cassandra, la maga, e l’imperatore
Memnone, l’antagonista del
film.Il film esagera poi i poteri di
Cassandra per aggiungere un elemento fantastico alla storia. Mentre
i governanti dell’Antico Egitto chiedevano il consiglio di coloro
che sostenevano di avere visioni del futuro, Cassandra è però un
personaggio fittizio creato appositamente per il film.
Allo stesso modo, Memnone non è mai
stato un vero sovrano in Egitto. Mentre il vero Methayus dovette
combattere contro i nemici nelle battaglie per prendere il
controllo dell’Egitto, nessuno di nome Memnone è mai stato
documentato come uno degli avversari di Narmer. Pertanto, la
maggior parte dei punti della trama e dei personaggi de Il
Re Scorpione sono stati completamente inventati per la
storia del film, che dunque è da prendere come una rielaborazione
hollywoodiana di alcune dinamiche o di alcuni contesti realmente
esistiti ma su cui si ha scarsa documentazione.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Il Re
Scorpione grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes
e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 26
novembre alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.