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Il talento di Mr. C, la vera storia dietro il film con Nicolas Cage

Il film Il talento di Mr. C (il cui titolo originale è The Unbearable Weight of Massive Talent, ovvero Il peso insopportabile di un talento straordinario) vede Nicolas Cage nei panni di Nick Cage, ma quanto della vita dell’attore è vero e presente nel film? Diretto da Tom Gormican da una sceneggiatura scritta da lui e Kevin Etten, il film sembra infatti confondere i confini tra realtà e finzione facendo interpretare all’attore una versione di se stesso. Per quanto riguarda alcuni aspetti della vita e della carriera cinematografica di Cage, ecco cosa il film riporta correttamente e cosa è esagerato per esigenze drammatiche.

La trama di Il talento di Mr. C

Il film vede una versione romanzata di Nick Cage alle prese con una profonda crisi creativa, problemi familiari irrisolti e la prospettiva concreta della rovina finanziaria. Trascurato da Hollywood e tormentato dalle visioni del suo sé più giovane e di successo, Cage decide di accettare un’offerta bizzarra: un milione di dollari per partecipare alla festa di compleanno di un ricco e insistente superfan, il carismatico Javi Gutiérrez (Pedro Pascal).

Ma quella che sembra una semplice trovata per guadagnare facilmente si trasforma presto in un’avventura folle, quando Cage viene reclutato dalla CIA – tramite l’agente Vivian (Tiffany Haddish) – per indagare su un sospetto rapimento legato a Javi. Costretto a muoversi tra la finzione e la realtà, l’attore dovrà attingere al meglio dei suoi iconici personaggi cinematografici per salvare la situazione, ricucire il rapporto con la sua famiglia e riscoprire il vero valore della sua carriera. Con una vita che somiglia sempre più a un film, Cage è quindi chiamato a interpretare il ruolo più importante di tutti: quello di sé stesso.

Nicolas Cage e Pedro Pascal in Il talento di Mr. C
Nicolas Cage e Pedro Pascal in Il talento di Mr. C. Foto di Katalin Vermes/Lionsgate – © 2021

La storia vera dietro il film

In Il talento di Mr. C, Javi incoraggia Nick Cage a mettersi al volante dopo aver assunto LSD perché ha eseguito le sue acrobazie in Fuori in 60 secondi. In un’altra scena, Javi dice di sapere che Nick può correre molto veloce perché lo ha fatto durante le riprese di Il mistero dei Templari, anche se Nick inizialmente lo nega. Questi due aneddoti dietro le quinte sono in realtà veri. Cage, l’attore nella vita reale, ha davvero eseguito personalmente le acrobazie di guida e di corsa in entrambi i film.

Per Fuori in 60 secondi, l’attore ha rivelato di aver frequentato una scuola di guida ad alte prestazioni dove ha imparato a fare giri a 360 gradi e altro con un’auto. Per Il mistero dei Templari, c’è un video girato sul set che mostra Cage che corre sul set, con la telecamera che segue i suoi movimenti. Per quanto riguarda la vita privata di Cage fuori dallo schermo, Il talento di Mr. C non potrebbe invece essere più lontano dalla realtà. Nel film, Nick Cage ha un’ex moglie, Olivia, e una figlia adolescente, Addy.

Questa versione dell’attore passa molto tempo concentrata su se stessa e la sua carriera cinematografica e il suo amore per i film sono più grandi del suo desiderio di un legame autentico con la sua famiglia. In realtà, però, Cage ama passare il tempo con i suoi figli e ha persino ammesso di aver rifiutato ruoli in grandi film per stare con loro. Inoltre, a differenza del suo omologo immaginario, Cage è stato sposato cinque volte, quattro delle quali sono finite con un divorzio. Ha inoltre tre figli, non uno.

Pedro Pascal e Nicolas Cage in Il talento di Mr. C
Pedro Pascal e Nicolas Cage in Il talento di Mr. C. Foto di Katalin Vermes/Lionsgate – © 2021

Il talento di Mr. C è una storia immaginaria, ma presenta tutti i film reali di Nicolas Cage

Il talento di Mr. C è quindi una versione completamente fittizia di Nicolas Cage, incentrata sulla sua personalità e sulle percezioni che si possono avere degli attori e della celebrità, un po’ come avviene anche in Essere John Malkovich. Tuttavia, la reale filmografia dell’attore viene qui citata continuamente, con il film che fa infatti riferimento a classici di Cage come Cuore selvaggio, Cara, insopportabile Tess, Con Air, Face/OffVia da Las Vegas e molti altri. A tal fine, i personaggi interpretati da Cage in ciascuno di questi film rimangono gli stessi.

L’attore è anche noto per aver recitato in molti film indipendenti, che Cage ha ammesso lo hanno aiutato a pagare i suoi debiti, proprio come fatto dal suo omologo immaginario. Ma mentre il Cage del film desidera davvero ottenere quel ruolo da protagonista in un film di una major, l’attore nella vita reale preferisce oggi realizzare film indipendenti piuttosto che altri film come Il mistero dei templari. Ne sono una prova i recenti The Surfer Longlegs.

Tutto sommato, c’è quindi una certa sovrapposizione tra realtà e finzione quando si parla di Il talento di Mr. C. Ma il film stesso è pensato per essere drammatizzato allo scopo di essere emozionante e avvincente. Nick Cage e Nicolas Cage potrebbero condividere lo stesso nome e la stessa filmografia, ma non sono la stessa persona: il primo è una versione esagerata (si veda ad esempio la parte dedicata ai cartelli della droga) dell’attore che il pubblico ha imparato a conoscere e ad amare.

Nicolas Cage e Tiffany Haddish in Il talento di Mr. C
Nicolas Cage e Tiffany Haddish in Il talento di Mr. C. Foto di Katalin Vermes/Lionsgate – © 2021

Nick Cage è in realtà più moderato del vero Nicolas Cage

Eppure, il film riesce allo stesso tempo a presentare una versione leggermente più moderata di Cage. Il vero Nicolas Cage ha speso 150 milioni di dollari per quelle che si sono rivelate uova di dinosauro rubate. Possedeva anche due castelli ed era ossessionato dalla ricerca del Santo Graal. Considerando la sua vita sentimentale nel corso degli anni, la relazione stabile (anche se burrascosa) mostrata in Il talento di Mr. C è ben lontana dai suoi numerosi matrimoni nella vita reale.

In una mossa che dimostra che il film è consapevole dei meme su Nicolas Cage, Cage litiga regolarmente con un giovane Nick Cage ringiovanito e turbolento nel film – l’id rabbioso del suo super-ego più anziano e leggermente più calmo – per distanziare il suo personaggio da quegli eccessi della vita reale. L’eccentricità di Nick Cage deriva invece dal suo amore per l’espressionismo tedesco, dalla sua passione incrollabile per il suo mestiere e dalla sua ricerca, a volte estremamente irritante, della purezza creativa.

Un concetto come quello di Il talento di Mr. C non capita tutti i giorni, quindi Cage ha dovuto scegliere con cura le parti di sé che voleva mostrare e riconoscere senza nascondere ciò che i suoi fan accaniti già sanno della sua vita selvaggia. Si è trattato dunque di un film piuttosto singolare nella sua filmografia, che oltre che a presentare una vicenda buffa e divertente ha anche rappresentato una vera e propria sfida per i fan dell’attore, qui chiamati a riconoscere tutti gli elementi reali della vita di Cage finiti nel film.

Batman V Superman: la spiegazione del finale del film

Batman V Superman: la spiegazione del finale del film

Dopo anni di clamore, voci e speculazioni, nel 2016 Batman V Superman: Dawn of Justice (qui la recensione) è infine arrivato nelle sale cinematografiche e, come L’Uomo d’Acciaio prima di lui, è subito diventato uno dei film più controversi del genere dei film tratti dai fumetti. Lo è perché propone una versione inedita di Batman – più anziano e violento, incline all’atto di uccidere – ma anche perché propone un’ulteriore reimmaginazione di alcuni elementi di Superman e di altri aspetti dell’universo DC Comics. C’è poi la celebre “scena Martha”, che ha generato innumerevoli dibattiti.

Tuttavia, Batman V Superman: Dawn of Justice lancia alcune idee intriganti che sono state apprezzate dai lettori di fumetti e ha trovato poi maggior fortuna grazie alla Ultimate Edition (qui la recensione). Il film anticipare anche alcuni risvolti che sono poi stati ripresi che avrebbero dovuto portare a nuovi orizzonti del DC Extended Universe. Il progetto è però fallito e così il film diretto da Zack Snyder rimane sostanzialmente “incompiuto”, lasciando criptici alcuni di questi elementi. In questo articolo, dunque, proponiamo u’analisi dell’epilogo del film, andando a spiegare alcuni passaggi chiaev e in particolare a chiarire la conversazione tra Batman e Lex Luthor e come anche della rivelazione finale del film.

La spiegazione dell’arrivo di “lui” e del sogno Knightmare

Dopo l’arresto di Lex Luthor in relazione all’attentato al Senato e alla creazione di Doomsday, Batman fa visita al capo della LexCorp nella sua cella, giurando di tenere d’occhio ogni sua mossa. Nella scena, Lex risponde che non importa cosa facciano Batman o qualsiasi altro eroe, il dado è tratto e non si può tornare indietro: gli alieni provenienti da oltre le stelle hanno sentito la chiamata: Dio (Superman) è morto. Dimostrando che Superman ha contribuito a riportare il bene in Batman, il Cavaliere Oscuro si astiene dal “marchiare” Lex, ma mentre Bruce Wayne lascia il blocco delle celle, Lex continua a delirare sui pericoli che presto arriveranno a minacciare la Terra.

Jesse Eisenberg è Lex Luthor in Batman V Superman

Luthor fa specifico riferimento a un “Lui” e a un “Lui” che sta arrivando, dopo aver menzionato gli alieni che esistono nell’oscurità oltre le stelle. Un riferimento che, per chiunque non fosse completamente perso durante la scena post-apocalittica “Knightmare” di Batman V Superman, suggeriva che il regista Zack Snyder stava già preparando il terreno per uno dei più grandi nemici della Justice League: il Nuovo Dio conosciuto come Darkseid, sovrano del pianeta Apokolips. Nei fumetti, Darkseid è una minaccia imponente, capace di spazzare via le persone dall’esistenza usando solo i suoi raggi Omega e, cosa ancora più terrificante, è in grado di corrompere sia gli eroi che i cattivi con la sua “essenza”, offuscando la loro percezione del mondo e piegando le loro azioni al suo volere.

Per rendere il teaser chiaro agli spettatori che non hanno familiarità con Darkseid, è importante rivisitare la scena Knightmare nel film, che non solo presenta il marchio distintivo del cattivo (il simbolo “Omega”), ma raffigura anche i servitori alati di Darkseid, noti come parademoni. Aggiungete a ciò il “messaggio” improvviso di Flash, che avverte Bruce che aveva sempre avuto ragione su “Lui”, e comincia a delinearsi un quadro diverso. L’avvertimento, che sembra essere un vero e proprio messaggio di Flash che attraversa il tempo, sembra suggerire che Bruce avesse ragione a sospettare che Superman fosse una minaccia per l’umanità, ma mettendo insieme tutti i pezzi si ottiene un’interpretazione più chiara.

Il sogno post-apocalittico non è affatto un sogno, ma una premonizione di un potenziale futuro in cui Darkseid è arrivato e è riuscito a corrompere Superman (trasformando l’Uomo d’Acciaio in un letale esecutore). Bruce Wayne aveva ragione, una guerra sta arrivando e Superman ne sarà al centro (dalla parte della Terra o dalla parte di Darkseid). Tuttavia, l’avvertimento significa anche che il futuro non è ancora deciso e, in questo contesto, il suggerimento che Lois Lane sia la “chiave” significa probabilmente che, oltre a incoraggiare Bruce a trovare i suoi futuri eroi della Justice League (Aquaman, Wonder Woman, Cyborg e lo stesso Flash), la squadra deve proteggere Lois Lane, in modo che Superman non perda il suo legame con l’umanità e diventi suscettibile all’influenza di Darkseid.

batman v superman
Una scene della sequenza Knightmare in Batman V Superman

Quindi, come viene a sapere Lex Luthor di Darkseid? Si può presumere che le informazioni su Darkseid fossero contenute nell’archivio kryptoniano a cui Lex ha accesso quando prende il comando della nave da ricognizione kryptoniana precipitata. Lex inizia il film come un sociopatico contorto che è stato trascurato e maltrattato dal padre e, nel corso della storia, diventa un sociopatico contorto a conoscenza di una minaccia aliena malefica. Non è chiaro quanto Lex sappia ora, ma il suo avvertimento, insieme alle informazioni/sensazioni che Bruce Wayne ha già sul futuro, suggerisce che l’invasione del Generale Zod (e il funzionamento del motore mondiale) abbia reso la Terra un obiettivo per altri alieni assetati di potere che potrebbero essere interessati a schiavizzare un nuovo mondo.

Con Superman a sorvegliare il pianeta, quelle forze aliene potrebbero essere state riluttanti ad attaccare, ma con Superman morto alla fine del film, la Terra è ora più vulnerabile che mai. Se Lex è attendibile, Darkseid ora conosce bene la Terra ed è consapevole che è suscettibile di attacchi e/o corruzione. La sua prospettiva sulla situazione è ulteriormente esemplificata dal dipinto a cui aveva fatto riferimento in precedenza nel film, che ora è appeso a testa in giù nell’ufficio di suo padre, con diavoli alati grigi che scendono dal cielo per combattere gli eroi virtuosi a terra. Come noto, Darkseid compare nella Zack Snyder’s Justice League, ma la sua effettiva entrata in scena nel DCEU non ha avuto purtroppo luogo.

La rinascita di Superman

Tornando a poco prima del dialogo tra Batman e Luthor, durante lo scontro finale uccidendo Doomsday, anche Superman subisce una ferita mortale e sembra effettivamente morire. La sequenza è un libero adattamento della trama di “Death of Superman”, in cui Doomsday arriva sulla Terra e alla fine affronta Superman in una battaglia all’ultimo sangue. Nel fumetto originale, Doomsday (un kryptoniano geneticamente modificato) e Superman si scontrano in un attacco reciprocamente distruttivo che ferisce mortalmente entrambi contemporaneamente, e ciascuno dei due sembra morire. Superman soccombe alle sue ferite e viene celebrato un funerale per il protettore caduto.

zack snyder
Doomsday in Batman V Superman

Eroi, cattivi e persone comuni da tutto il mondo vengono a piangere la morte di Superman – Lex Luthor erige persino una cripta per onorare l’Uomo d’Acciaio, il suo più grande avversario. Sebbene la scena si svolga in modo diverso in Batman V Superman, con l’Uomo d’Acciaio che conficca la lancia di kryptonite di Batman nel petto di Doomsday e Doomsday che trafigge l’Uomo d’Acciaio con il suo braccio appena formato (dopo che Wonder Woman gli ha mozzato la mano), il risultato è esattamente lo stesso: l’eroe e il mostro si feriscono a morte a vicenda in un momento di sacrificio e rabbia autodistruttiva, rispettivamente. Come in “Death of Superman”, viene quindi celebrato un funerale per Superman.

Tuttavia, Snyder porta l’idea un passo avanti, con l’umanità che piange l’Uomo d’Acciaio in modi diversi. Gli abitanti di Metropolis si riuniscono per una veglia a lume di candela presso il monumento a Superman nella città, l’esercito americano seppellisce una bara vuota nera e argento (che ricorda molto la tuta della rinascita dell’Uomo d’Acciaio in “Death of Superman”) nel cimitero di Arlington, mentre gli amici e la famiglia di Clark Kent si riuniscono per un corteo funebre e seppelliscono il corpo di Superman/Clark Kent in una semplice bara di pino nel cimitero di Smallville (accanto al suo padre adottivo, Johnathan Kent).

Mentre Lois Lane dice addio, con Bruce Wayne e Diana Prince che guardano da lontano, getta una manciata di terra sulla bara e se ne va. Pochi istanti dopo, però, la terra inizia a vibrare e a levitare, proprio come le particelle di ghiaccio che circondano il pugno di Superman prima del suo primo volo in L’Uomo d’Acciaio. In alcune versioni della mitologia di Superman, la levitazione degli oggetti circostanti è spiegata come un effetto collaterale dell’aura bioelettrica dell’Uomo d’Acciaio, che può manipolare l’effetto delle forze gravitazionali nelle immediate vicinanze dell’eroe. In altre parole, la presenza di anomalie gravitazionali significa che Superman non è morto, ma è solo in uno stato di ibernazione (fino a quando il suo corpo non sarà in grado di ripararsi completamente).

La terra sulla bara di Superman in Batman V Superman

Dopotutto, c’è solo una cosa che dice effettivamente al pubblico che Superman è morto: l’ipotesi di Batman, Wonder Woman e Lois Lane che Superman sia morto. All’inizio del film, Superman è stato colpito da un’esplosione nucleare ed è stato dato per morto, fluttuando senza vita nello spazio, fino a quando la luce diretta del sole ha riattivato (o almeno accelerato) le sue naturali capacità rigenerative. Sebbene un’esplosione nucleare possa sembrare peggiore della morte per impalamento, Superman era vicino alla lancia di kryptonite quando è stato pugnalato da Doomsday, il che significa che il kryptoniano potrebbe impiegare molto più tempo per riprendersi da questa ferita, soprattutto considerando che sta per essere sepolto sottoterra.

Tutto questo per dire che solo perché la terra viene mostrata levitare non significa che Superman si sveglierà pochi secondi dopo. Tuttavia, questo suggerisce certamente che l’Uomo d’Acciaio tornerà, cosa poi confermata dal film Justice League). Quando il pubblico ha assistito per la prima volta a questo finale, però, è iniziata ad emergere anche la teoria secondo cui il Superman che si sarebbe risvegliato non sarebbe stato propriamente lo stesso di prima. Il Superman dei fumetti risorto è infatti emerso con una forza maggiore, oltre ad alcuni altri miglioramenti rispetto alle sue precedenti abilità.

Ma c’è anche chi sosteneva che potesse tornare come versione malvagia, cosa poi in parte confermata da Justice League. Dopotutto, gli abitanti della Terra hanno voltato le spalle a Superman prima che l’Uomo d’Acciaio sacrificasse la sua vita per proteggerli. Nel film seguito di queste vicende, il personaggio torna infatti dalla morte e vive inizialmente una sorta di dissociazione rispetto alla sua natura e al suo ruolo, ingaggiando uno scontro con gli altri membri della Justice League prima di ritrovare poi il proprio equilibrio e la propria identità.

Final Destination: la spiegazione del finale del film horror

Final Destination: la spiegazione del finale del film horror

Quando Final Destination uscì nel 2000, si impose immediatamente come un titolo innovativo all’interno del panorama horror, dando nuova linfa a un genere che cercava nuove idee dopo il successo dei slasher degli anni ’90. Diretto da James Wong e nato da una sceneggiatura inizialmente pensata per un episodio di X-Files, il film proponeva un’idea semplice quanto disturbante: non si può sfuggire alla Morte. L’intuizione di rendere la Morte una presenza invisibile ma implacabile, che lavora per mezzo di coincidenze e incidenti, introdusse una nuova forma di tensione, fondata sull’attesa e sul destino inevitabile.

Il successo del primo Final Destination ha dato il via a una saga longeva e popolare, composta finora da sei film. Pur mantenendo sempre lo stesso schema narrativo — un personaggio ha una visione, salva se stesso e altri da una tragedia imminente, ma poi la Morte li reclama uno per uno — il franchise ha saputo evolversi attraverso creatività nelle messe in scena delle morti e un crescente gusto per l’effetto sorpresa. Il film del 2000, con protagonisti Devon Sawa e Ali Larter, ha stabilito le basi di questo universo narrativo, introducendo anche il tono cupo e ironico che sarebbe diventato un marchio di fabbrica della saga.

Certamente, il finale del primo Final Destination lascia ancora oggi il pubblico con interrogativi importanti sul funzionamento delle regole della Morte e sul destino dei sopravvissuti. Nonostante una parvenza di vittoria da parte dei protagonisti, la narrazione offre infatti ampio spazio a dubbi e presagi, che meritano un’analisi approfondita. Nell’articolo a seguire, ci concentreremo proprio su questo: esaminare nel dettaglio le scene conclusive del film, cercando di dare una spiegazione coerente a ciò che accade e a come questo finale abbia contribuito a costruire il mito duraturo di Final Destination nel genere horror.

LEGGI ANCHE: Final Destination: dal cast al finale originale, tutte le curiosità del film

Devon Sawa, Ali Larter e Kerr Smith in Final Destination
Devon Sawa, Ali Larter e Kerr Smith in Final Destination. Foto di New Line – © 2000 New Line Cinema.

La trama di Final Destination

Protagonista del film è Alex Browing, un adolescente apparentemente qualunque il quale sfoggia però la capacità di vedere cose che avverranno in futuro, specialmente per quanto riguarda la morte delle persone. In procinto di partire per una gita scolastica a Parigi, appena imbarcato con i suoi compagni di classe Alex ha una premonizione durante la quale vede il velivolo esplodere in volo, uccidendo tutte le persone al suo interno. Certo che la cosa avverrà realmente, egli inizia a farsi notare nel tentativo di convincere tutti quanti ad uscire dal mezzo prima che sia troppo tardi.

Alex finisce però soltanto per far espellere dall’aereo sé stesso, i compagni Billy Hitchcock e Tod Waggner, la professoressa Valerie Lewton, i fidanzati Carter Horton e Terry Chaney, e infine Clear Rivers, una donna che ha creduto alla premonizione mortale. Quando l’aereo esplode realmente in volo, il gruppo di fortunati comprende di essere davvero sfuggiti alla morte. Ma la morte non ama essere presa in giro e ben presto i superstiti si troveranno a doversi confrontare con quello che era il loro destino. Ad uno ad uno, ognuno di loro dovrà cercare di rimanere vivo in un partita che non sembra poter essere vinta in alcun modo.

La spiegazione del finale

Nel finale di Final Destination, dopo una lunga fuga dalla Morte, i tre sopravvissuti – Alex, Clear e Carter – si trovano a Parigi, sei mesi dopo gli eventi principali del film. Convinti di aver finalmente interrotto il disegno della Morte, i tre discutono di quanto accaduto, ancora turbati ma apparentemente fuori pericolo. Tuttavia, la tensione torna a salire quando Alex si rende conto che mentre lui è intervenuto nel destino di Carter e Clear per salvarli nessuno è intervenuto nel suo e che dunque la sequenza degli eventi non è mai stata realmente interrotta, ma solo rimandata.

È proprio in quel momento che un cartellone pubblicitario si stacca e sta per schiantarsi su Alex, che viene però salvato in extremis da Carter. Questa scena chiarisce che la “lista” della Morte non si ferma, ma semplicemente si riorganizza. L’idea che il disegno della Morte possa essere solo temporaneamente evitato e non cancellato è un elemento chiave che definisce l’intera saga. A conferma di ciò, mentre Alex e Cartes si chiedono chi sarà il prossimo, il film si chiude in modo inquietante: l’insegna torna indietro e colpisce Carter in pieno, uccidendolo. Il film termina così, con una sensazione di ineluttabilità e con la consapevolezza che la Morte, alla fine, non lascia scampo.

Devon Sawa, Ali Larter, Chad Donella e Tony Todd in Final Destination
Devon Sawa, Ali Larter, Chad Donella e Tony Todd in Final Destination. Foto di New Line – © 2000 New Line Cinema.

Questo finale ha avuto un forte impatto sul tono e sulla struttura narrativa dei film successivi. A differenza di altri horror in cui il male viene sconfitto o almeno temporaneamente contenuto, Final Destination stabilisce che il nemico è invincibile e senza volto. La suspense non deriva tanto dallo scontro diretto con una creatura, ma dall’anticipazione di eventi tragici e imprevedibili. Questo ha permesso alla saga di proseguire senza dover giustificare la presenza di un villain ricorrente, affidandosi invece a un meccanismo narrativo autoalimentato.

Infine, il finale del primo film introduce il tema dell’ordine delle morti, elemento cardine in tutti i capitoli successivi. Ogni personaggio salvato dalla tragedia iniziale è destinato a morire nello stesso ordine previsto originariamente, a meno che qualcosa non intervenga a modificarlo. Questa regola aggiunge una struttura quasi matematica alla narrazione, che diventa un gioco di logica, tempismo e sacrificio. In questo modo, Final Destination non solo ha concluso il suo primo capitolo con coerenza e terrore, ma ha anche gettato le fondamenta di un’intera mitologia horror che si sarebbe sviluppata nei decenni successivi.

Infine, importante nel film è la figura di William Bludworth (interpretato da Tony Todd), un misterioso medico legale che conosce in modo sospetto le regole della morte e cerca a suo modo di avvisare, seppur in modo ambiguo, gli sventurati che si trovano a doverla affrontare. Si tratta di uno dei pochissimi personaggi ricorrenti della serie, che con il tempo è stato interpretato come un avatar della Morte, o forse come un sopravvissuto alle sue macchinazioni. Il suo ruolo generale e la sua conoscenza dei metodi della Morte sono ancora oggi due dei misteri ricorrenti della serie.

Powerless: nuova serie tv fantasy in fase di sviluppo su Amazon Prime Video

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Una nuova serie TV fantasy è in fase di sviluppo su Amazon Prime Video, basata su una serie di libri bestseller. A poche settimane dall’annuncio da parte di Amazon della cancellazione della sua epica serie fantasy ad alto budget, La ruota del tempo, la piattaforma di streaming ha già un potenziale sostituto in cantiere. Con titoli come Gli anelli del potere nella sempre crescente libreria TV originale di Amazon e altri come Fourth Wing e God of War presumibilmente in arrivo, Prime Video sta ancora cercando di mantenere la sua presenza come punto di riferimento per la televisione fantasy.

Dopo Game of Thrones, ogni servizio di streaming ha voluto un titolo fantasy di grande successo tutto suo e, sebbene La ruota del tempo non abbia avuto successo, la ricerca di qualcosa di nuovo non si ferma mai. Il XXI secolo ha visto il fantasy decollare come genere di successo, con nuovi sottogeneri che attraggono un pubblico molto diversificato. La nuova serie di Amazon probabilmente punterà a un nuovo target di spettatori appassionati di fantasy.

Amazon Prime Video sta adattando Powerless di Lauren Roberts

Secondo Deadline, Amazon ha acquisito i diritti della serie fantasy per giovani adulti Powerless, di Lauren Roberts. La trilogia è rivolta a un pubblico più giovane rispetto a titoli come The Rings of Power e potrebbe trovare più punti in comune con serie per giovani adulti come The Summer I Turned Pretty. La serie fantasy romantica, che ha spopolato su TikTok, è in fase di sviluppo per la TV da parte di Daphne Ferraro, sceneggiatrice che ha lavorato a titoli come Maxton Hall: The World Between Us e la serie fantasy-misteriosa di successo di Netflix, Dark. Lo studio dietro al progetto è Olive Bridge Productions (Anyone But You, Peter Rabbit).

Powerless è ambientato in un mondo immaginario governato dalle Élite e segue le vicende di una protagonista appartenente alla classe inferiore chiamata gli Ordinari. Paedyn Gray è una ladra il cui padre è stato giustiziato dal re, e la sua vita prende una piega sorprendente quando salva per caso il principe. Il fulcro dei libri è incentrato su un evento chiamato “Purging Trials”, in cui Paedyn è costretta a competere. La serie mescola elementi di high fantasy, romanticismo e temi distopici, molto simili alla serie The Hunger Games di Suzanne Collins.

The Institute: la nuova serie horror tratta da Stephen King rivela la data di uscita

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Un nuovo adattamento di Stephen King, The Institute, diretto dal produttore esecutivo di From, Jack Bender, ha rivelato la data di uscita e il nuovo poster. Stephen King’s The Institute è in fase di sviluppo per MGM+, adattato dall’omonimo libro di King del 2019. È l’ultimo di una lunga e sempre crescente serie di adattamenti di Stephen King, e non l’unico in uscita quest’anno. Anche Max’s It – Welcome to Derry è previsto per il 2025, mentre The Monkey è uscito nelle sale a febbraio.

Secondo MGM+, la serie The Institute uscirà il 13 luglio 2025 alle 21:00 ET. La prima stagione sarà composta da otto episodi e, con l’uscita prevista tra poco più di un mese, il pubblico dovrebbe aspettarsi un trailer a breve. Di seguito sono disponibili i dettagli della trama e della produzione, un nuovo poster della prima stagione e nuove immagini dei membri del cast, tra cui Ben Barnes, Joe Freeman, Mary-Louise Parker e altri ancora:

Dai produttori esecutivi Stephen King e Jack Bender (FROM), “The Institute” segue la storia del geniale adolescente Luke Ellis (Freeman), che viene rapito e si risveglia all’Istituto, una struttura piena di bambini che sono arrivati lì tutti nello stesso modo e che sono tutti dotati di abilità insolite. In una città vicina, l’ex poliziotto tormentato Tim Jamieson (Barnes) è alla ricerca di una nuova vita, ma la pace e la tranquillità non dureranno a lungo, poiché la sua storia e quella di Luke sono destinate a scontrarsi.

Cosa significa il primo sguardo all’Istituto

Mentre i fan dell’horror attendono From – stagione 4, le cui riprese inizieranno questo mese e che probabilmente uscirà nel 2026, The Institute sembra un seguito entusiasmante su MGM+. Jack Bender è un regista e produttore americano che ha recentemente lavorato come produttore esecutivo in tutte e tre le stagioni di From. Ha anche prodotto Lost, l’adattamento HBO di Stephen King The Outsider, e ha diretto episodi di numerose serie, da Game of Thrones a The Sopranos. Porterà il suo talento d’élite e la sua esperienza in quattro episodi della prima stagione di The Institute.

MGM+ non è il nome più importante nel mondo dello streaming, ma dietro di esso ci sono la classica casa di produzione cinematografica e il sostegno dei nuovi proprietari di Amazon. From ha già dimostrato di essere un successo e The Institute ha anche il vantaggio di avere Stephen King. Per i fan di From e dei libri di King, questa serie sembra destinata a diventare un must. Le immagini creano inoltre un’atmosfera e un’estetica simili a quelle di Stranger Things.

Alien: Earth, il trailer anticipa i familiari “mostri” che terrorizzano i sintetici nella serie prequel della FX

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È stato pubblicato un nuovo trailer di Alien: Earth, che rivela ulteriori dettagli sulla serie prequel di FX e sul suo ruolo nel franchise. La prossima serie TV prequel di Alien: Earth è incentrata su un’astronave che precipita sulla Terra e sul team incaricato di indagare sull’incidente, che scopre che uno Xenomorfo è salito a bordo. La serie è stata creata da Noah Hawley, noto soprattutto per il suo lavoro su Fargo di FX. Il cast è composto da Sydney Chandler, Timothy Olyphant, Alex Lawther e Samuel Blenkin nei ruoli principali, insieme a molti altri.

Ora, FX Networks ha pubblicato un nuovo trailer di Alien: Earth, che offre ulteriori dettagli sulla serie in arrivo. Il trailer mostra l’astronave USCSS Maginot che precipita in una città, con una squadra di sintetici inviata a indagare. Tra questi c’è una bambina di nome Wendy (Chandler), la cui coscienza è stata trasferita in un corpo sintetico adulto. Si scopre presto che a bordo della nave c’erano almeno cinque soggetti extraterrestri, tra cui almeno uno Xenomorfo.

Tuttavia, il trailer accenna alla presenza di altre creature aliene, che sembrano avere un impatto psichico su Wendy. Altre immagini mostrano sintetici e umani terrorizzati dalle minacce aliene ora presenti sulla Terra, tra cui numerose rapide apparizioni dello Xenomorfo. Il trailer si conclude confermando la data di premiere della serie, martedì 12 agosto. Guarda il trailer completo qui sotto:​​​​

Cosa rivela il trailer di Alien: Earth sulla serie TV

Il trailer completo di Alien: Earth mostra quanto la serie attinga dai film Alien pur mantenendo una trama originale. Sebbene gli Xenomorfi saranno una delle minacce principali della serie, sono solo uno dei cinque diversi tipi di organismi extraterrestri che ora vagano liberi sulla Terra. Tra questi c’è una creatura simile a una medusa vista nel trailer, insieme a una struttura simile a un uovo. Anche se potrebbe trattarsi del luogo in cui è ospitato un Facehugger, potrebbe anche essere un mostro completamente nuovo ed esclusivo della serie.

I membri principali del team presentati inizialmente sembrano essere sintetici, e la serie potrebbe concentrarsi principalmente su come Wendy è riuscita a trasferire la sua coscienza in un corpo artificiale. Tuttavia, la minaccia per l’umanità è presente, dato il numero di persone che sembrano essere in pericolo nel trailer. Mentre i soldati sembrano dare la caccia alle creature nelle zone circostanti il luogo dell’incidente, Alien: Earth‘s monsters saranno formidabili aggiunte, che ricordano le nuove creature aliene viste in Prometheus del 2012.

The Woman in the Yard, la spiegazione del finale

The Woman in the Yard, la spiegazione del finale

The Woman in the Yard potrebbe ricevere recensioni contrastanti, con il 41% su Rotten Tomatoes e una valutazione di 5,7/10 su IMDb, ma se pensate che siano troppo severe, non siete i soli. Forse non è la metafora più sottile sul dolore familiare e la depressione, ma è recitato e girato incredibilmente bene. Non vincerà nessun Premio Oscar, ma non è affatto un brutto film. Di certo non è “il peggior film di sempre”, come mi ha urlato ripetutamente una persona insieme a tutti gli altri spettatori in sala una volta iniziati i titoli di coda.

The Woman in the Yard segue Ramona (Danielle Deadwyler) e i suoi due figli dopo la morte del marito e padre in un incidente stradale che ha lasciato Ramona con una gamba rotta. Nella casa che lui aveva comprato da ristrutturare, le cose stanno lentamente andando in pezzi. Come si vede dall’avvincente sequenza iniziale in cui Tay (Peyton Jackson) non trova né cibo per cani, né elettricità, né fiammiferi, Ramona è così depressa che non riesce a prendersi cura dei bambini. Quando La Donna (Okwui Okpokasili) appare nel cortile, viene alla luce la verità inquietante che si cela dietro questo crollo. Il finale ricontestualizza il rapporto tra Ramona e suo marito, così come la scelta di Ramona di uccidere se stessa e i suoi figli o rovinare la vita di tutti loro. Il finale dividerà il pubblico, poiché si può sostenere che concluda tutto in modo troppo semplice. Tuttavia, la sua semplicità riflette la scelta che tutti noi possiamo fare di restare con la nostra famiglia e impegnarci a vivere un giorno alla volta.

“The Woman in the Yard” utilizza cicli temporali surreali per ricontestualizzare il rapporto di Ramona con la donna

Il secondo atto si conclude con un confronto diretto tra Ramona e i suoi figli, che sono fuggiti in soffitta, dove non entra la luce. Dopo aver apparentemente intrappolato Ramona in una sorta di regno delle ombre, vediamo La Donna, con una parte del viso sfigurata, zoppicare verso una spaventata Annie (Estella Kahiha), dicendole che non le avrebbe “mai fatto del male”. La Donna abbraccia Annie e le due scompaiono, spingendo Ramona a cercarle in un tunnel buio, seguendo una torcia lampeggiante come un faro.

Tuttavia, invece di trovare Annie, Ramona entra in una ricostruzione della prima scena: un video di lei e suo marito, David (Russell Hornsby), che parlano di quanto lui non veda l’ora che la casa sia finita. Quando l’abbiamo visto la prima volta, aveva un’atmosfera romantica e giocosa. Ma ora che sappiamo che era Ramona a guidare l’auto la notte in cui David è morto e che ha delle visioni momentanee in cui uccide i propri figli, c’è un tragico senso di colpa che permea le parole e le azioni di Ramona. Quando dice che non sa come chiamare la fattoria, ora sembra un personaggio che non è sicuro perché non vuole davvero essere lì, piuttosto che uno scherzo a cui non ha pensato.

Ci rendiamo presto conto che si tratta di una manipolazione da parte della Donna quando Ramona cerca di abbandonare la visione, ma David avvolge un lenzuolo intorno alla testa di Ramona, soffocandola. Questo è forse uno dei momenti del film che non ha senso per la caratterizzazione di David ed è presente solo per creare shock e spingerci alla scena successiva. Tuttavia, riflette il modo in cui Ramona si sentiva controllata e schiacciata dalla vita che David le aveva imposto. Questo porta alla sequenza più strana del film, in cui Ramona si ritrova improvvisamente nella prima scena in cui abbiamo incontrato La Donna, ma ora sta guardando se stessa che si trascina per chiederle cosa ci fa lì.

Si ripete la frase “Come sono arrivata qui?”, e vediamo Ramona nei panni della Donna che ha rapito Annie in soffitta, il che dà più contesto alla scena precedente. Può essere confuso e fuori luogo, ma aiuta a mostrare come Ramona e La Donna siano la stessa persona e che, piuttosto che una minaccia indesiderata venuta a invadere la sua vita, La Donna è in realtà un’ospite invitata inavvertitamente.

The Woman in the Yard è la parte più oscura del dolore e della depressione di Ramona

Peyton Jackson e Danielle Deadwyler in The Woman in the Yard
Cortesia © Universal Pictures

Una volta terminata la sequenza che fa girare la testa, ci sono solo Ramona e la donna al piano di sopra nella sua stanza, e finalmente capiamo perché lei è lì. La donna è la risposta alle preghiere di Ramona che chiedeva “dammi la forza”, una delle prime frasi che ha pronunciato nel film, ma la forza è molto più oscura di quanto potremmo pensare. Dal momento in cui vede la donna prima di schiantarsi con l’auto alle visioni in cui uccide i suoi figli, il film sembra suggerire che la depressione e il dolore di Ramona sono diventati troppo forti e che la donna è la parte del suo cervello che desidera uccidere ciò che la tiene sotto controllo. Come ha detto al marito durante la loro ultima cena insieme, sente che tutta la sua vita è stata vissuta per gli altri.

Ma Ramona ama ancora i suoi figli e suo marito. Potremmo interpretare l’incidente d’auto come un suo tentativo di suicidarsi senza pensare profondamente a come questo potrebbe influenzare David, il che non sarebbe una rappresentazione del tutto inaccurata di come i pensieri suicidi possano rendere una persona irrazionale. Pertanto, La Donna spiega che è lì per dare a Ramona “la forza” di uccidersi, ed è per questo che nella pistola di David è rimasto solo un proiettile. Questo implica che Ramona sapeva che se ce ne fossero stati altri, avrebbe ucciso i bambini, mentre ora ce n’è solo uno per sé. La donna mostra come, se Ramona si suicida, i suoi figli cresceranno con un futuro positivo perché lei non sarà lì a trattenerli, dato che non può più prendersi cura di loro a causa della sua depressione. Ovviamente, questo non è un punto di vista oggettivo. È l’odio che Ramona prova per se stessa, ma questo è ciò che il suicidio rappresenta per molti, e la sequenza finale diventa ancora più straziante proprio per questo.

Ramona sceglie di non uccidersi in The Woman in the Yard

The Woman in the Yard finale
Cortesia © Universal Pictures

Ramona chiede se può dire addio ai suoi figli e la Donna la abbraccia dicendo: “Certo”. Ramona li spinge fuori di casa, ma Annie le dà il peluche di Mr. Penguin per tenerle compagnia. Ramona si siede sulla stessa sedia in soffitta dove la Donna era seduta in giardino e si punta la pistola al mento, mentre la Donna la spinge con impazienza a premere il grilletto.

Tuttavia, all’ultimo secondo, Ramona vede Mr. Penguin. L’ombra della Donna si trasforma nuovamente in quella di Ramona, che decide di non uccidersi. I suoi figli tornano e Ramona dice loro che, se la figura spettrale dovesse tornare: “Saremo pronti, io sarò pronta”.

La frase “saremo pronti” implica che, anche se questo demone proveniva dal suo subconscio, i bambini lo vedono e lo combattono perché mantenere unita una famiglia richiede che tutti si sostengano a vicenda. Potresti pensare che la decisione di Ramona sia stata troppo facile, dato che non ha dovuto combattere contro la donna per impedirle di morire. Tuttavia, secondo me, questo è un ritratto molto più accurato dell’idea che, quando si tratta di suicidio, l’unica persona la cui opinione conta sul fatto di uccidersi è la persona stessa. Tutti abbiamo bisogno di un motivo per andare avanti nei momenti peggiori, e può essere qualcosa di semplice come voler vedere crescere i propri figli o passare un altro giorno con loro. Può sembrare facile, ma non lo è affatto, e la recitazione impegnativa di Deadwyler aiuta a riflettere questa lotta interiore in cui ogni passo sembra troppo difficile per andare avanti, ma possiamo farlo se scegliamo di farlo.

Nosferatu, la spiegazione del finale: cosa succede nell’incontro finale tra Ellen e Orlok

Il film horror gotico Nosferatu di Robert Eggers adatta una storia di vampiri già nota, ma infonde un nuovo livello di terrore da far accapponare la pelle nella sua narrazione, che si conclude con un singolare momento di violenza e desiderio simultanei. L’originale Nosferatu è un’interpretazione del romanzo horror gotico Dracula di Bram Stoker, e le somiglianze tra le trame principali sono molto evidenti per chi conosce il romanzo. Tuttavia, il regista Robert Eggers ha scelto di adattare Nosferatu (la nostra recensione) per la semplicità della sua narrazione e per l’enfasi posta su un personaggio femminile come eroina.

Nosferatu vede protagonista Lily-Rose Depp nel ruolo di Ellen Hutter, una giovane donna appena sposata nella Wisborg, nella Germania del 1830. Il marito di Ellen, Thomas (Nicholas Hoult), viene convocato in Transilvania per eseguire un contratto per conto della società immobiliare per cui lavora e si ritrova nelle grinfie dell’eccentrico Conte Orlok (Bill Skarsgård). Orlok si rivela essere un vampiro che tormenta Thomas confondendo i confini tra incubi e realtà, nutrendosi di lui prima che Thomas fugga disperatamente dal castello di Orlok arrampicandosi dalla finestra e cadendo in un fiume che lo trasporta via.

Mentre Orlok si nutre di Thomas, Ellen inizia a ricadere in una patologia di cui soffriva da ragazza, che comporta sogni tortuosi, sonnambulismo e violente convulsioni che nascono sia dal dolore che dal piacere. La sua condizione confonde Friedrich e Anna Harding (Aaron Taylor-Johnson e Emma Corrin), amici intimi degli Hutter, presso i quali Ellen è ospite mentre Thomas è via. Friedrich e il medico di Ellen, Wilhelm Sievers (Ralph Ineson), alla fine diventano così disperati da chiedere l’assistenza del professor Von Franz (Willem Dafoe), uno scienziato screditato ed esperto di occulto.

Con l’aiuto di Von Franz, iniziano a svelare la vera natura della condizione di Ellen, proprio mentre Thomas, ancora vivo, fa ritorno a Wisborg e Orlok arriva in città poco dopo. Orlok porta con sé una vera e propria piaga di ratti e malattie, terrorizzando la città mentre insegue Ellen, il cui sangue è il suo ultimo desiderio. La devastazione aumenta fino a quando Thomas, Sievers e Von Franz decidono di uccidere Orlok nella sua bara mentre dorme, ma mentre invadono il suo castello, Ellen invita Orlok nella sua camera da letto per un ultimo confronto che deciderà il destino della città.

Perché il Conte Orlok voleva nutrirsi di Ellen

Nosferatu (2024)
Foto di Aidan Monaghan – © 2023 FOCUS FEATURES LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

Desiderio e lussuria hanno guidato il suo piano malvagio

Quando Orlok arriva per la prima volta a Wisborg, affronta Ellen nella sua casa, rivelando alla fine che è stata lei a evocare il suo male in primo luogo. Da giovane donna, Ellen, sola e maltrattata, si rivolgeva in preghiera a qualsiasi entità che le fornisse un po’ di compagnia o di conforto. Dato che aveva una sorta di capacità psichica extrasensoriale, riuscì a entrare in contatto con il vampiro demoniaco Orlok, al quale si legò e con il quale iniziò un’empia relazione psichica.

La sua scoperta e il matrimonio con Thomas hanno tenuto a bada le sue visioni di Orlok, ma hanno anche violato la sua promessa a Orlok, mettendo in moto gli eventi di Nosferatu. Il legame di Orlok con Ellen era fisicamente ed emotivamente significativo, anche se definirlo amore non sarebbe corretto; piuttosto, il suo desiderio e la sua brama per lei si sono intensificati fino a raggiungere un altro livello, al limite del bisogno. Questo lo spinse a contattare Herr Knock, il datore di lavoro di Thomas, per inviare il giovane a Orlok.

Con l’inganno, Thomas firmò un accordo (scritto in una lingua straniera, che Orlok ignorò come una formalità delle sue usanze) che credeva fosse legato all’impresa immobiliare del conte Orlok a Wisborg, mentre in realtà stava formalmente accettando di sciogliere il proprio matrimonio con Ellen. Con lo scioglimento del patto coniugale da parte di Thomas, Orlok aveva bisogno che Ellen accettasse formalmente di ri-promettersi a lui, motivo per cui si recò personalmente a Wisborg. Solo allora avrebbe potuto soddisfare il suo desiderio di sangue di Ellen, che aveva accettato di legarsi a Orlok di sua spontanea volontà.

Come Ellen uccise il Conte Orlok

Lily-Rose Depp in Nosferatu (2024)
Foto di Aidan Monaghan – © 2023 FOCUS FEATURES LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

Ellen era in abito da sposa quando invitò Orlok nella sua camera da letto per il loro incontro finale, in un atto di accettazione formale della proposta di Orlok di impegnarsi con lui per liberare la città, i suoi cari e forse il mondo intero. Pronuncia letteralmente le parole “lo voglio”, sposandosi ancora una volta con Orlok come aveva fatto anni prima. Come da tradizione, i due si spogliano per consumare il matrimonio, ma al posto del rapporto sessuale Orlok inizia a nutrirsi del suo petto, soddisfacendo il suo bisogno psichico e carnale del suo sangue.

Si ritiene che il nome “Nosferatu” sia un’alterazione dell’antica parola rumena ‘nesuferitu’, che si traduce vagamente in “l’offensivo”.

Tuttavia, Ellen usava essenzialmente il suo corpo come esca per distrarre e intrappolare il Conte Orlok. Permettendogli di nutrirsi di lei, sapeva che lui sarebbe stato impotente a fare qualsiasi altra cosa, dato il forte desiderio e la lussuria che provava per lei. Proprio quando lui si allontana da lei con il sorgere del sole, lei lo attira di nuovo a sé per nutrirsi ancora di più, intrappolandolo finché il sole non sorge completamente e lo uccide una volta per tutte. In questo atto finale, Ellen riprende il controllo della loro relazione, diventando la morte di Orlok dopo aver trascorso la sua vita come bersaglio del suo tormento.

Che cos’è in realtà il Conte Orlok

Nicholas Hoult e Aaron Taylor-Johnson in Nosferatu (2024)
Foto di Aidan Monaghan – © 2023 FOCUS FEATURES LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

Le sue origini sono spiegate brevemente attraverso una traduzione

La vera natura di Orlok viene rapidamente rivelata mentre Thomas si riprende nel convento della Transilvania. Mentre è a letto, una delle sorelle più anziane del convento spiega cosa sia in realtà Orlok attraverso un traduttore. Secondo lei, il Conte Orlok era un mago nero o uno stregone in vita, ed era così malvagio che, alla sua morte, il Diavolo stesso salvò la sua anima e la restituì al suo corpo in modo che il suo cadavere potesse continuare a camminare anche da morto.

Questa origine spiega tutte le sue capacità soprannaturali, che includono il teletrasporto, la comunicazione psichica, il controllo della mente e del corpo, la manipolazione degli animali, l’influenza sul tempo e la capacità di manifestare malattie.

Questo spiega anche perché il suo corpo ha un aspetto così marcio e miserabile: è letteralmente un cadavere rianimato dalle forze del male. Orlok è una creatura così ripugnante da essere al di là del male ed è una manifestazione della Morte stessa; è più una forza della natura che un essere singolare.

Cosa è successo agli Harding

Nosferatu Willem Dafoe
Foto di Aidan Monaghan – © 2023 FOCUS FEATURES LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

I cari amici degli Hutter soffrono al loro fianco

Gli Harding sono amici intimi degli Hutter, ed è implicito che Friedrich Harding e Thomas fossero amici in gioventù durante la scuola. Purtroppo vengono coinvolti nella malvagia trama del Conte Orlok, in quanto sono le persone care che Orlok minaccia se Ellen non si impegna con lui quando arriva a Wisborg. Anna finisce morsa dai topi di Orlok dopo aver subito il suo stesso incantesimo mentre dormiva nel letto accanto a Ellen, mentre Friedrich soffre di mancanza di sonno per gran parte dell’intera vicenda.

Orlok lo fa finalmente cadere in un sonno profondo quando invade la loro casa; attacca e si nutre delle due bambine, uccidendole immediatamente. Anna corre nella stanza delle bambine e si trova faccia a faccia con Orlok, che viene prontamente ucciso insieme al bambino che porta in grembo. Friedrich si dispera nel suo dolore, contraendo anche la peste sanguinaria che sta devastando Wisborg, e si reca al mausoleo della sua famiglia, morendo infine nell’abbraccio dell’amata moglie dopo averla tolta dalla bara.

Cosa è successo a Herr Knock

Knock era semplicemente un mezzo per raggiungere un fine per Orlok, nient’altro che un ingranaggio del suo piano per arrivare finalmente a Ellen. È stato reso folle dall’influenza di Orlok su di lui, che si è manifestata attraverso la sua personale sperimentazione con l’occulto. Von Franz trova nell’ufficio di Knock il tomo mistico (insieme al suo rituale) che lo mette in contatto con Orlok, nel quale il professore trova informazioni sulla soluzione finale del sacrificio di Ellen.

Prima di essere ucciso nella bara di Orlok, Knock rivela di aver venduto la sua anima a Orlok per diventare un principe di Francia. Naturalmente è stato ingannato, perché in realtà è diventato un servo psichicamente prigioniero del malvagio Conte. In qualità di servo di Orlok, trasporta la bara nel decrepito maniero che ha acquistato a Wisborg e funge da principale diversivo per Thomas, Von Franz e Sievers mentre Orlok torna a Ellen per l’ultima volta.

Cosa ha detto il regista sul finale di Nosferatu

In un’intervista a SYFY, Eggers ha fatto notare che la scena finale tra Ellen e Orlok è stata pensata appositamente per emulare un motivo comune visto nell’arte dell’epoca rinascimentale, denominato “La morte e la fanciulla”. L’immagine, spesso ripetuta, vede una giovane donna impigliata nella manifestazione fisica della Morte, tipicamente uno scheletro, anche se non c’è un’immagine definitiva da indicare come origine.

Non c’è un dipinto o un’incisione specifica di “La morte e la fanciulla” su cui si basa… Ma è un motivo che è stato fatto così bene, così tante volte nella nostra storia, che è stato divertente cimentarsi con esso.

L’uso che Eggers fa di questa immagine racchiude in modo specifico l’estremo contrasto tra la giovane donna bellissima e il mostruoso vampiro cadavere. Questo contrasto è una potente metafora del contrasto tra la vita e la morte, che è il fulcro di Nosferatu: la lotta tra il bene e il male, sia all’interno di se stessi che nell’universo in generale.

Il vero significato del finale di Nosferatu

Il Conte Orlok è forse il personaggio più famoso di Nosferatu, ma la protagonista dell’interpretazione di Robert Eggers è senza dubbio la Ellen Hutter di Lily-Rose Depp, e per una buona ragione. Il film è incentrato sulla sua relazione con Orlok e sulla sua evoluzione nel tempo. Nella scena iniziale del film, Ellen cerca un compagno anni prima che Thomas Hutter si rechi in Transilvania e scateni involontariamente tutte le morti e le sofferenze a causa dell’inganno di Orlok che si approfitta di lei.

Ellen sceglie il bene che c’è in lei al posto del male sfruttato dal conte Orlok tanti anni prima, e così facendo decide il destino di tutti con il suo sacrificio.

Ellen viene respinta in ogni occasione: la maggior parte delle persone della sua vita (in particolare gli uomini) crede che i suoi sogni contaminati siano le fantasie isteriche di una donna, da non prendere sul serio. Friedrich li definisce “sogni fatati”, mettendo a nudo l’assoluta mancanza di considerazione o di rispetto che le donne avevano durante l’epoca vittoriana, una condizione che purtroppo si verifica ancora in epoca contemporanea. A un certo punto, durante le sue convulsioni, viene anche letteralmente trattenuta, il che evidenzia la repressione sessuale che le donne hanno subito nel corso della storia, ma soprattutto in quel periodo.

Tuttavia, la scena finale del film vede Ellen riprendere il controllo in diversi modi. Nella scena finale del film Ellen ha il controllo, usa il suo corpo come un’arma contro il vampiro e per la prima volta diventa la metà dominante della loro relazione, tenendolo letteralmente fermo e ponendo fine al suo rapporto una volta per tutte. Ellen rimedia al senso di colpa che provava per aver scatenato Orlok sui suoi cari, cancellando in un colpo solo la presa che aveva sulla sua coscienza.

Il confronto finale di Ellen con Orlok riguarda la scelta e può essere applicato in modo molto più ampio di quanto non avvenga in Nosferatu. Orlok non può sopraffarla senza il suo consenso, e lei sceglie di permettergli di entrare nella sua camera da letto per potersi sacrificare. Sceglie il bene che c’è in lei al posto del male sfruttato dal Conte Orlok tanti anni fa, e così facendo decide il destino di tutti con il suo sacrificio. Riflette una scelta che le persone fanno ogni giorno: soccombere a ciò che è facile e forse malvagio, o prendere la strada più difficile per il bene finale.

Come è stato accolto il finale di Nosferatu

Il remake di Nosferatu del 2024 dello sceneggiatore e regista Robert Eggers è stato accolto positivamente da spettatori e critica, come dimostrano il 73% di Popcornmeter (punteggio del pubblico) e l’84% di Tomatometer (punteggio della critica) su Rotten Tomatoes. Ci possono essere molti film sui vampiri, ma si può dire che Nosferatu è stato un successo nella rinascita del sottogenere horror. Sono stati elogiati molti aspetti del film, in particolare l’abilità di Robert Egger come regista, il tono cupo e tetro e le interpretazioni del cast.

Tuttavia, il finale di Nosferatu non influisce molto sulle recensioni, né positive né negative.

In effetti, la storia di Nosferatu è solo un punto di riferimento nelle conversazioni che confrontano il film del 2024 con i precedenti tentativi di portare sugli schermi il Dracula di Bram Stoker e con il film muto del 1922 Nosferatu: A Symphony of Horror. I paragoni sono stati complessivamente positivi, ma (forse perché la trama rispecchia fedelmente il film del 1922), il finale è stato trascurato nelle recensioni – anche se il silenzio la dice lunga sul fatto che si tratta di una conclusione perfettamente adeguata.

Il finale di Nosferatu rispetto ad altri adattamenti

È noto che Nosferatu è un remake del film muto del 1922 Nosferatu: A Symphony of Horror, che a sua volta è un adattamento (non ufficiale) del romanzo horror gotico di Bram Stoker del 1987 Dracula. Sebbene Dracula sia stato adattato molte volte, Nosferatu: sinfonia dell’orrore del regista F.W. Murnau è senza dubbio tra i più iconici, e non solo perché è stato realizzato più di un secolo fa. Ci sono molte differenze significative tra la storia del primo film di Nosferatu e quella di Dracula, e il look di Max Shreck nel ruolo del Conte Orlok è un’immagine che definisce il genere horror.

Dato che la trama di Nosferatu: A Symphony of Horror differisce così tanto da Dracula (e, per estensione, dalle decine di altri film che hanno come protagonista il vampiro), i paragoni più importanti quando si parla del finale di Nosferatu sono con il film muto del 1922. Per quanto riguarda il finale di Nosferatu, la narrazione segue più o meno gli stessi binari della storia di Una sinfonia dell’orrore: Ellen si concede al Conte Orlok e lo tiene occupato abbastanza a lungo da essere vaporizzata dal sole.

Il tono è molto diverso, anche se le ragioni sono del tutto comprensibili, dato che Nosferatu: Sinfonia dell’orrore è stato realizzato negli anni Venti, quando la tecnologia e le aspettative del pubblico erano incredibilmente diverse. Il finale di Nosferatu è molto più viscerale del film di cui è il remake e contiene molti più elementi sessuali, dato che Nosferatur: Sinfonia dell’orrore non mostra il Conte ed Ellen impegnati in un rapporto sessuale.

Milano: grande cinema all’aperto con Estate al Castello Sforzesco e Cineteca di Milano

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Nell’ambito dell’Estate al Castello Sforzesco, Cineteca Milano, in collaborazione con Fondazione AEM e Fondazione Banca Popolare di Milano, regala a tutti i milanesi e agli appassionati di cinema un’estate di film belli e imperdibili, con un’offerta alternativa e innovativa rispetto a quella delle classiche arene. Nella magica cornice del cortile del Castello Sforzesco, infatti, sarà possibile vedere in assoluto relax grandi classici e cult che si alterneranno a film divertenti, spiazzanti e a capolavori della Settima Arte. L’appuntamento è fissato dall’1 al 26 agosto, con la rassegna “Tutto il bello del cinema – Agosto al Castello Sforzesco con Cineteca Milano”.

Si tratta di una proposta di 25 lungometraggi che provengono direttamente dall’archivio di Cineteca Milano e che sarà possibile vedere gratuitamente alle ore 21.00 (con proiezione al cinema Arlecchino in caso di pioggia alle 22.30). Ogni proiezione sarà preceduta da un’introduzione a cura degli esperti di Cineteca Milano che presenteranno il film e faranno immergere il pubblico nella storia di questa storica istituzione italiana.

Le proiezioni sono legate anche a un gioco/fedeltà che mette in palio una serie di punti registrati su un’apposita tessera, e che variano a seconda del film, delle tematiche trattate, del genere (solo per citare alcune categorie). Chi completerà la raccolta, avrà la possibilità di aggiudicarsi un coupon di cinque film da utilizzare in autunno al cinema Arlecchino. Un’occasione ulteriore per gli spettatori per venire al Castello, tornare e… vincere.

Siamo convinti che il pubblico non rinuncerà alla possibilità di vedere film pronti a emozionare, suscitare ricordi e nostalgie, facendo passare un paio di ore lontano dallo stress della vita quotidiana.

La rassegna è suddivisa in diverse sezioni. Città nel cinema, propone film che hanno raccontato in modo particolare una città: Milano calibro 9 di Fernando di Leo per Milano; Perfect Days di Wim Wenders per Tokyo; Harry ti presento Sally di Rob Reiner per New York e Il favoloso mondo di Amélie di Jean Pierre Jeunet.

La sezione Castelli di celluloide, vedrà la proiezione di Frankenstein Junior di Mel Brooks; Nosferatu di Robert Eggers; Casper di Brad Silberling ed Edward mani di forbice di Tim Burton.

Venendo alla sezione Film ghiacciati, Cineteca Milano proporrà Snowpiercer di Bong Joon-ho; Revenant di Alejandro G. Iñárritu; Fargo di Joel ed Ethan Coen e The Hateful Eight di Quentin Tarantino.

Nell’ambito di Imperdibili cult, spazio a Velluto blu di David Lynch; Fight Club di David Fincher; L’odio di Mathieu Kassovitz e 8 e ½ di Federico Fellini.

Cinema vuol dire anche musica e spensieratezza; da qui la sezione Per cantate per ballarecon Dirty Dancing di Emile Ardolino; Mamma mia di Phyllida Lloyd; La La Land di Damien Chazelle e Cantando sotto la pioggia di Stanley Donen e Gene Kelly.

La sezione E la chiamano estate sarà indimenticabile con Il sorpasso di Dino Risi; Mediterraneo di Gabriele Salvatores, Vacanze romane di Wylliam Wyler e Sapore di mare di Carlo Vanzina.

Tom Hiddleston anticipa lo status di Loki in vista di Avengers: Doomsday: “Ci sarò!”

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Tom Hiddleston ha interpretato per la prima volta il Dio dell’Inganno in Thor del 2011, e ha ripreso il ruolo in Captain America: Il Primo Vendicatore, The Avengers, Thor: The Dark World, Thor: Ragnarok, Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame, What If…? e infine nella sua serie TV Disney+, Loki.

È stata un’avventura incredibile per l’attore britannico e, nonostante abbia ripetutamente lasciato intendere che si sarebbe conclusa con il finale della seconda stagione di Loki, Hiddleston è stato tra gli attori confermati in Avengers: Doomsday.

Il Dio dell’Inganno è ora “Dio Loki”, e probabilmente l’essere più potente dell’intero MCU, dato che alimenta il Multiverso appena ricreato.

Immagino che questo lo renderà un personaggio importante in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, con Kang il Conquistatore fuori dai giochi, è difficile dire come la sua storia si inserirà in ciò che i Fratelli Russo hanno pianificato per il Dottor Destino. Dopotutto, gran parte di Loki era dedicata a presentare Kang e le sue Varianti come la minaccia più terrificante del Multiverso.

Intervenuto al Jimmy Kimmel Live! per discutere di The Life of Chuck, a Tom Hiddleston è stato chiesto dal conduttore se Loki “controlla tutte le linee temporali del Multiverso”. Ha risposto: “Lo controlla ancora… voglio dire, non l’abbiamo visto fare nulla di diverso”.

“Vedi, è qui che finisco le corde, Jimmy. Facciamo sempre questo ballo, io e te. Posso dirti in esclusiva… ci sarò”, continuò Hiddleston. “C’era la grande novità che hanno pubblicato su tutti i nomi sul retro delle sedie, non lo sapevo, ho pensato, ‘Oh, credo di essere nel film’. A dire il vero, sapevo di essere nel film. Ma sono così abituato a non sapere ‘Sono nel film’.”

Doom è destinato a nutrire un interesse personale in Loki, dato che sta mantenendo in vita il Multiverso. Se tutte quelle realtà stanno morendo, però, allora il dittatore latveriano potrebbe voler prendere le capacità dell’Asgardiano e usarle per creare una nuova realtà – “Battleworld” – a sua immagine.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

28 anni dopo: i character poster svelano i protagonisti

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28 anni dopo: i character poster svelano i protagonisti

Sony Pictures ha condiviso nuovi character poster di 28 anni dopo di Danny Boyle e Alex Garland, che mettono in risalto i protagonisti del film: Jamie (Aaron Taylor-Johnson), Isla (Jodie Comer), il loro figlio Spike (Alfie Williams) e il misterioso Dr. Kelson (Ralph Fiennes).

Abbiamo anche saputo che il sequel horror, prevedibilmente, ha ricevuto una classificazione R per “violenza sanguinosa, immagini raccapriccianti, nudità esplicita, linguaggio scurrile e brevi riferimenti sessuali”. Gli infetti non sono esattamente noti per la loro pudicizia!

Inoltre, Fandango ha annunciato che il film è diventato il film horror con il miglior risultato in prevendita il primo giorno del 2025. Il film ha superato tutti gli altri titoli horror del 2025 in prevendita il primo giorno nello stesso periodo del ciclo di vendita, tra cui I Peccatori, Final Destination: Bloodlines e The Monkey.

“Siamo entusiasti di vedere gli spettatori correre per accaparrarsi i biglietti per 28 anni dopo, nel primo giorno di vendita dei biglietti”, ha affermato Jerramy Hainline, vicepresidente esecutivo di Fandango. “Questo franchise ha affascinato gli appassionati dell’horror per oltre 20 anni e, con il suo ritorno, siamo sicuri che il pubblico si divertirà un mondo”.

La trama di 28 anni dopo

Il regista premio Oscar® Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex Garland, nominato all’Oscar®, si riuniscono per 28 Anni Dopo (28 Years Later), una nuova terrificante storia ambientata nel mondo di 28 Giorni Dopo (28 Days Later). Sono passati quasi tre decenni da quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma da un’unica strada rialzata ed estremamente protetta. Quando uno di questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.

Trailers FilmFest: annunciata la nuova direzione artistica

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Trailers FilmFest: annunciata la nuova direzione artistica

Si terrà a Roma, dal 19 al 21 novembre, la XXIII edizione del Trailers FilmFest, l’unico evento italiano che celebra, premia e condivide il mondo e le dinamiche della promozione cinematografica.

Trailer, manifesto, spot, campagna promozionale, contenuti dei creator: nel corso degli anni il lancio di un film si è arricchito di elementi, e di pari passo è andato il festival, fondato da Stefania Bianchi e Orlando Costa e diretto per ventidue edizioni dalla stessa Bianchi, che ha deciso passare il testimone affidando la direzione artistica a Francesca Sofia Allegra e Alessandro De Simone.

Saranno loro a portare il Trailers FilmFest in una nuova fase, proiettata verso le nuove tecnologie e le sue applicazioni nell’industria dell’audiovisivo, e su tutto ciò che di innovativo può essere usato nella promozione del cinema e della serialità televisiva.

The Accountant 2, la spiegazione del finale: cosa succede a Christian e Braxton

The Accountant 2 porta Christian e Braxton in una missione letale che finisce per preparare il terreno per potenziali sequel. Il film ripropone Christian Wolff, interpretato da Ben Affleck, un contabile che lavora per alcuni dei criminali più pericolosi al mondo. La sua mente neurodiversa gli rende difficile entrare in contatto con gli altri, ma lo rende anche un personaggio pericoloso ed efficace in quel tipo di ambiente. Quando un nuovo mistero, scatenato dalla morte di un vecchio amico, attira la sua attenzione, Christian è costretto a reclutare suo fratello per affrontare una forza sempre più pericolosa.

The Accountant 2 è una storia in gran parte autonoma che sviluppa il mondo di Christian e Braxton del primo film in modo intelligente. Si va dagli assassini amnesici alle scuole per hacker dotati, il tutto mantenendo la trama emotiva avvincente senza mai perdere di vista l’elemento unificante tra i personaggi eroici. Ecco come il finale di The Accountant 2 rafforza un tema sorprendentemente dolce, preparando il terreno per un potenziale The Accountant 3.

Come Christian smantella l’operazione di Burke e cosa succede dopo

La missione di Christian e Braxton nel climax di The Accountant 2 prepara il crollo dell’organizzazione criminale globale di Burke, lasciando però aperta la porta a un’espansione della serie in diverse direzioni. Dopo essere stato informato dell’ultima indagine di Raymond King dopo la sua morte, Christian inizia a indagare su un’organizzazione criminale segreta che alla fine lo porta al campo di Burke pieno di bambini rapiti. Correndo verso il luogo prima che gli uomini di Burke possano uccidere i bambini, Christian e Braxton riescono a sconfiggere gli uomini di Burke e a salvarli tutti.

In seguito, Justine è riuscita a condividere le informazioni con Marybeth, che si sta riprendendo, fornendole le prove necessarie per smascherare i legami di Burke con la malavita. Sebbene Burke riesca a sfuggire alle autorità, Anaïs non impiega molto a trovarlo. Anche se il suo destino non viene mostrato sullo schermo, sembra improbabile che abbia mai lasciato quell’edificio. The Accountant 2 si conclude con una nota piuttosto ottimistica per la maggior parte del cast, con Marybeth che abbraccia il suo ruolo di successore di King e i fratelli Wolff riuniti alla luce della loro vittoria.

Il passato e le motivazioni di Anaïs in The Accountant 2

Daniella Pineda in The Accountant-2
Photo Credit: Amazon MGM Studios

Anaïs ha molte ragioni per dare la caccia agli alleati di Burke

Anaïs è uno dei grandi misteri di The Accountant 2, con il suo legame con Burke che costituisce uno dei colpi di scena più importanti del film. Si scopre che Anaïs era una migrante catturata mentre cercava di attraversare il confine con il marito e il figlio. Mentre suo marito veniva ucciso e suo figlio Alberto veniva fatto prigioniero, Anaïs veniva mandata in America per guadagnare denaro. Dopo essere rimasta gravemente ferita in un incidente stradale mentre fuggiva da un tentativo di aggressione, Anaïs ha sviluppato la sindrome del savant acquisito, che le ha dato una nuova attitudine al combattimento.

Come riportato da Brain & Life, la sindrome del savant acquisito è una condizione reale.

Allenandosi durante la convalescenza, Anaïs è diventata una combattente letale e un’assassina che ha ucciso uno dopo l’altro alcuni degli uomini coinvolti nell’aggressione. Sebbene soffrisse di una grave perdita di memoria a causa delle ferite, alcuni flash della sua famiglia le impediscono di uccidere Marybeth e la portano a concludere il film prendendo di mira Burke. Sebbene non riesca a ricongiungersi con suo figlio, Anaïs conclude il film apparentemente consapevole di chi lui sia e di chi lei fosse per lui.

Perché il figlio di Anaïs è con Christian e Braxton alla fine

Anais Daniella Pineda The Accountant 2
Photo Credit: Amazon MGM Studios

Alberto è sulla strada per un lieto fine

Uno degli elementi più discreti dell’arco narrativo di Christian in The Accountant 2 è la sua convinzione che Alberto condivida lo stesso tipo di mente neurodiversa che ha lui. Gran parte del film segue i tentativi di Christian di entrare maggiormente in empatia con le persone che lo circondano, ed è importante che anche Braxton commenti l’apparente connessione che Christian sente con il ragazzo dopo essersi unito alla ricerca. Questa motivazione finisce per dare i suoi frutti, con i due che legano molto rapidamente dopo che Christian e Braxton salvano i bambini dal campo del cartello.

Mentre molti dei bambini sembrano essere stati riportati alle loro famiglie, Alberto, rimasto orfano, viene accolto dalla Harbor Neuroscience School di Justine. Mentre Justine e i suoi giovani protetti assistono attivamente Christian nelle sue missioni a volte mortali, la scuola è anche descritta come un luogo sicuro e di sostegno per i giovani con neurodiversità. Alberto appare nella scena finale del film mentre viene accompagnato alla sua nuova casa. È un finale inequivocabilmente felice per i personaggi e sottolinea i legami che si sono consolidati nel film.

Come The Accountant 2 prepara il terreno per un sequel

Ben Affleck e Jon Berntha The Accountant 2
Photo Credit: Amazon MGM Studios

The Accountant 2 amplia l’ambientazione con tanti nuovi personaggi emozionanti

The Accountant 2 risolve la cospirazione di Burke, ma crea anche un mondo molto più vasto e pericoloso che Christian, Braxton, Justine e Marybeth dovranno affrontare nei prossimi capitoli della serie. Il legame tra Christian e Braxton è stato ripristinato dopo anni di separazione, il che potrebbe facilmente consentire alla coppia di unirsi nuovamente per un’altra missione. Marybeth sembra aver fatto pace con l’idea di lavorare al fianco dei due per il bene superiore, il che potrebbe portare a future collaborazioni o esporla a conseguenze disastrose. La storia potrebbe anche spostarsi da Christian ad Anaïs, dandole un ruolo da protagonista.

Ci sono molte direzioni che Justine e gli altri potrebbero prendere nei futuri capitoli della serie.

La direzione più intrigante per un seguito di The Accountant 2 potrebbe essere la Harbor Neuroscience School, che si presenta come un’organizzazione sorprendentemente ambigua dal punto di vista morale. Si sottintende che l’ala segreta della scuola fornisca gran parte dei finanziamenti per questa istituzione molto avanzata e che sembri davvero prendersi cura dei bambini che vi sono ospitati. Tuttavia, gli studenti stanno anche diventando abili hacker in grado di sconvolgere i vertici delle istituzioni governative. Ci sono molte direzioni che Justine e gli altri potrebbero prendere nei futuri capitoli della serie.

Il vero significato di The Accountant 2

The Accountant 2 è un esempio interessante di sequel che espande il mondo in modo naturale, pur mantenendo l’attenzione sui personaggi. Al centro del film ci sono Christian e Braxton, il cui affetto e la cui frustrazione reciproci alimentano la maggior parte dei loro conflitti interpersonali. Alla fine, però, nonostante le loro diverse visioni del mondo in generale e del loro rapporto fraterno in particolare, si amano. Questo tipo di legame si ritrova in altri personaggi del film, come Justine (per i suoi studenti) e Marybeth (per King), in netto contrasto con il più spietato Burke e i suoi uomini.

Questa è anche la chiave che umanizza Anaïs, trasformandola da uno spettro spietato a uno dei personaggi più tragici del film. Questi legami le sono stati forse strappati, ma The Accountant 2 mette in evidenza i progressi compiuti e le vite salvate quando queste forze lavorano in tandem invece che l’una contro l’altra. The Accountant 2 può avere molti degli elementi tipici di un film d’azione standard, ma il filo conduttore emotivo e la morale del film sono sorprendentemente efficaci.

Lost in Starlight: recensione del primo film d’animazione coreano di Netflix

C’è chi trascorre una vita intera inseguendo l’amore, senza mai riuscire ad afferrarlo. E poi c’è chi, al contrario, non lo cerca, non lo pianifica, anzi lo evita, convinto che nulla e nessuno debba ostacolare un percorso già tracciato, magari quello professionale, fatto di ambizione, dedizione e sacrificio. Ma l’amore, si sa, non chiede permesso né accetta attese: irrompe all’improvviso, scombina ogni piano, abbatte le porte e pretende di essere ascoltato, vissuto fino in fondo. È proprio ciò che accade a Nan-young e Jay, i due giovani protagonisti di Lost in Starlight, il primo film d’animazione Made in Korea prodotto da Netflix, approdato sulla piattaforma lo scorso 30 maggio.

Nato dalla mente creativa di Han Ji-won e Kang Hyun-joo, e portato sullo schermo dalla regia dello stesso Han Ji-won insieme allo studio d’animazione Climax Studio, Lost in Starlight dà vita a un universo che fonde nostalgia e futurismo. In un perfetto equilibrio tra emozioni rétro e suggestive atmosfere cyberpunk, il film racconta una storia d’amore dal respiro universale, capace di parlare al cuore attraverso immagini potenti e una sensibilità fuori dal tempo.

Lost in Starlight – In foto (da sinistra a destra) l’attrice Kim Tae-ri (Nan-young) e l’attore Hong Kyung (Jay) in Lost in Starlight Cr. Son Sung-jinNetflix © 2025.

Cosa racconta Lost in Starlight?

Nella Seul del 2050, una metropoli futuristica illuminata da luci al neon, proiezioni olografiche e con pianeti ormai a portata di mano, la giovane astrobotanica Nan-young (doppiata nella versione originale dalla celebre attrice Kim Tae-ri) lavora instancabilmente per realizzare il suo sogno: seguire le orme della madre e contribuire alla sopravvivenza del fiore Adonis amurensis sul suolo marziano, partecipando al quarto Mars Expedition Project. Ma quando fallisce l’ultimo test di selezione, è costretta a confrontarsi con una vita in sospeso, fatta di vecchi oggetti e ricordi mai sopiti, legati alla scomparsa della madre, una delle astronaute più celebri, venuta a mancare in una tragica missione proprio su Marte.

È proprio uno di quegli oggetti vintage a provocare l’incontro con Jay (doppiato da Hong Kyung nella versione originale e da Justin H. Min in quella inglese), un musicista disilluso che cerca di sopravvivere lavorando in un negozio di apparecchiature audio d’epoca. Quello che nasce come un semplice tentativo di riparare il giradischi di Nan-young si trasforma presto in un legame profondo, capace di rimettere in discussione le certezze di entrambi. Quando Nan-young viene finalmente selezionata per la spedizione su Marte, i due si trovano a fronteggiare una sfida enorme: non solo la distanza fisica di milioni di chilometri, ma anche quella emotiva tra due anime che cercano di restare vicine, nonostante tutto.

Lost in Starlight - Per gentile concessione di Netflix.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di Netflix.

L’incontro tra l’animazione giapponese e la sensibilità romantica sudcoreana

È interessante notare come, dopo anni in cui Netflix ha cavalcato l’onda della tanto amata quanto imprevedibile Korean Wave, contribuendo in modo decisivo a portare la serialità e il cinema sudcoreani al centro dell’attenzione globale, la piattaforma abbia ora deciso di esplorare un territorio ancora poco battuto: quello dell’animazione coreana. Lost in Starlight rappresenta una svolta significativa in questa direzione.

Pur strizzando l’occhio allo stile poetico e sognante del maestro Hayao Miyazaki – con i suoi paesaggi eterei, le atmosfere sospese e un’animazione che sembra danzare più che muoversi – il film di Han Ji-won e Kang Hyun-joo costruisce un universo narrativo che, pur evocando influenze giapponesi, riesce a rimanere profondamente radicato nella sensibilità coreana. Il risultato è una rom-com fantascientifica che, se da un lato appare visivamente lontana dagli standard dell’animazione sudcoreana, dall’altro ritrova nella struttura narrativa e nei suoi personaggi tutti gli elementi tipici del K-drama: il melodramma romantico, la catarsi emotiva, e quei cliché sentimentali che, più che essere un limite, sono diventati cifra stilistica riconoscibile e motivo di affezione per il pubblico.

Lost in Starlight - Per gentile concessione di Netflix.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di Netflix.

Tra le stelle e il cuore: un viaggio nell’intimità umana

Con Lost in Starlight, Netflix compie una scelta significativa: per il suo primo film d’animazione sudcoreano non punta a un pubblico infantile o adolescenziale, ma decide di rivolgersi direttamente agli adulti. Infatti, la storia, in bilico tra amore e spazio, ricorda da vicino altri titoli coreani approdati sulla piattaforma, come il film Wonderland o la serie Le stelle parlano di noi, nei quali l’elemento sci-fi è spesso pretesto per raccontare l’intimità umana. Anche qui, infatti, l’ambientazione stellare non è che una semplice cornice: il cuore del film è una relazione adulta, fatta di desideri, compromessi, silenzi e fragilità. Jay e Nan-young sono due personaggi tanto realistici quanto imperfetti, segnati da dolori personali e da una costante ricerca di appartenenza. Non sono eroi né archetipi, ma esseri umani che barcollano nell’immensità dell’universo, animati dalla speranza di trovare pace, amore e una seconda occasione.

Dunque, l’immaginario futuristico e cibernetico non prende mai il sopravvento sulla dimensione emotiva del racconto, che resta saldamente ancorata alla realtà dell’esperienza umana. Lost in Starlight non è, infatti, un film sulla fantascienza, né sui viaggi interstellari e gli alieni, ma è un film sul bisogno primario di connessione: due persone, in mezzo all’universo, perse e sole, che trovano nell’amore la forza che gli occorre per restare presenti a sé stesse e all’altro. “Ricorda, Jay. – ripete più volte Nan-young –Lassù nello spazio, c’è una persona che oggi e sempre farà il tifo per te.” E come Jay, anche noi sentiamo il bisogno di sentire queste parole. Di sapere che siamo amati per come siamo, con i nostri limiti e difetti. Di sapere che, comunque vada, qualcuno continuerà a sostenerci, a crederci, e a restare accanto a noi, anche se lontano, anche se irraggiungibile.

Ma la ricchezza di Lost in Starlight non si esaurisce nel racconto di un amore adulto. Accanto alla storia centrale, infatti, emergono con delicatezza e sensibilità altri temi profondamente maturi, affrontati senza retorica e con una scrittura visiva che privilegia i sottintesi e i silenzi alle dichiarazioni esplicite. L’elaborazione del lutto, ad esempio, attraversa silenziosamente le traiettorie dei protagonisti: non solo la perdita di una madre, di una moglie e di una compagna, ma anche la più ampia assenza di un riferimento affettivo stabile, di un legame che resista al tempo e alle trasformazioni.

Lost in Starlight - Per gentile concessione di Netflix.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di Netflix.

Una particolare attenzione è rivolta anche alla rappresentazione femminile, costruita in modo velato ma potente. La madre scomparsa e Nan-young, seppur appartenenti a due generazioni diverse, sembrano condividere un’identità femminile complessa e sfaccettata. Entrambe si sottraggono agli stereotipi del ruolo materno o dell’interesse amoroso passivo: sono donne autonome, tenaci, capaci di desiderare e di lottare per sé stesse, portatrici di una soggettività piena, complessa, non sempre accomodante, ma profondamente umana. Donne che sanno scegliere sé stesse, anche prima della famiglia, accettando il dolore profondo e il senso di colpa che una simile scelta può comportare.

Infine, a fare da eco al tema della perdita, si inseriscono con grazia e discrezione anche quelli della malattia e della vecchiaia: la sofferenza fisica e la fragilità degli affetti diventano parte integrante del mondo diegetico attraverso la figura silenziosa e solitaria del padre di Nan-young. È lui a incarnare il volto più intimo e struggente dell’attesa: un uomo che continua a sperare, con ostinazione quasi infantile, nel ritorno della moglie perduta. Un gesto semplice il suo in cui si condensa uno dei concetti più dolorosi e profondi del film: l’attesa come forma di fedeltà, come esercizio di memoria e come atto di resistenza emotiva.

Lost in Starlight - Per gentile concessione di Netflix.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di Netflix.

Un film su quell’orbita invisibile che ciascuno di noi traccia

Han Ji-won e Kang Hyun-joo, con il supporto di Netflix, danno vita a un’opera profonda e sincera, che si avvicina più al dramma esistenziale che alla pura animazione fantascientifica. Lost in Starlight è una riflessione intima e malinconica su cosa significhi restare fedeli a un amore, a un’assenza, o semplicemente a un’immagine di sé. Il film conquista non solo per la potenza emotiva del racconto, ma anche per uno stile visivo incisivo e suggestivo, e per un cast di doppiatori, anche nella versione italiana, capace di restituire con delicatezza tutte le sfumature interiori dei personaggi.

Lost in Starlight è, in definitiva, un’opera sospesa e luminosa, che racconta con grazia quell’orbita invisibile che ciascuno di noi traccia intorno a ciò che ha perduto, e che continua, ostinatamente, ad attendere, fino a quando, con un po’ di fortuna e la mano del destino, riesce finalmente a conquistare.

The Accountant: la spiegazione del finale

The Accountant: la spiegazione del finale

The Accountant è stato un successo inaspettato, dovuto in gran parte alla straordinaria interpretazione di Ben Affleck e al finale a sorpresa che ha elevato il film al di sopra dei soliti film d’azione. Diretto da Gavin O’Connor (Warrior), The Accountant (la nostra recensione) segue Christian Wolff (Ben Affleck), un brillante matematico affetto da autismo che offre i suoi servizi a clienti criminali di alto profilo. Intrecciando una complessa rete di corruzione e intrighi, The Accountant fonde abilmente la sua premessa orientata all’azione con una trama misteriosa davvero efficace. Il film ha anche segnato il ritorno alla ribalta di Affleck, che negli anni 2010 era diventato una sorta di star dei film d’azione.

The Accountant ha ricevuto recensioni generalmente mediocri dalla critica, che ha criticato le incongruenze della trama e si è detta insoddisfatta della storia contorta (via Rotten Tomatoes). Tuttavia, il film è stato un successo inaspettato e ha superato di gran lunga le aspettative incassando oltre 150 milioni di dollari (via Box Office Mojo). Sebbene il film sia uscito nel 2016, The Accountant 2 è stato confermato per il 2023 e il thriller sottovalutato è destinato a diventare un franchise con il ritorno di molti collaboratori chiave. Anche se non è chiaro come andrà il sequel, il finale di The Accountant ha sicuramente lasciato molti spettatori con la voglia di vedere ancora di più.

Il significato dei dipinti

Ogni dipinto rappresenta una parte del carattere di Christian

Sebbene The Accountant fosse un film più intelligente dei soliti film d’azione di bassa lega, non era necessariamente ricco di simbolismo. Tuttavia, il film ha utilizzato tre famosi dipinti per affrontare temi molto più ampi presenti nel sottotesto della storia. Attraverso i suoi affari loschi, Christian ha ricevuto notevoli opere d’arte come pagamento dai suoi ricchi clienti criminali, la prima delle quali è stata Free Form di Jackson Pollock. L’opera di Pollock è nota per il suo stile spruzzato e apparentemente disorganizzato, che rappresenta il mondo imprevedibile che Christian cerca costantemente di sistemare attraverso la sua rigida organizzazione.

Il secondo dei tre dipinti presenti in The Accountant è Donna con parasole e bambino su una collina soleggiata di Pierre-Auguste Renoir, un classico dell’arte impressionista. Con i suoi colori idilliaci e la sua morbidezza, il dipinto simboleggia il rapporto interrotto di Christian con sua madre, ciò che alla fine lo ha portato a diventare “The Accountant”.

A Friend In Need (parte della serie Dogs Playing Poker) è stato dipinto nel 1903.

Infine, in modo umoristico, l’ultimo dipinto è A Friend in Need di Cassius Marcellus Coolidge, meglio conosciuto come “Dogs Playing Poker”. Sebbene l’opera sia piuttosto ingegnosa, è stata a lungo un simbolo dell’arte popolare, in contrasto con l’incapacità di Christian di comprendere l’umorismo degli altri. Inoltre, è degno di nota il fatto che questo è il dipinto della serie noto per gli aspetti di imbroglio dei giocatori di poker.

Il legame di Ray con la voce misteriosa

The Accountant Ben Affleck

Ray e Christian hanno ricevuto suggerimenti dalla stessa voce

Nel corso del film, Ray King (J.K. Simmons) è un antagonista minore che collabora con la collega Marybeth, agente del Dipartimento del Tesoro, per scoprire l’identità di “The Accountant”. Non è chiaro il motivo del suo rancore fino a quando non viene rivelato che Ray ha avuto un incontro con Christian dopo l’attacco di quest’ultimo al nascondiglio della mafia. Il film rivela anche che Ray riceveva informazioni dalla stessa voce misteriosa di Christian, il che collegava i due uomini. Come Christian, la voce ha aiutato Ray a migliorare nel suo lavoro, e lui è passato da agente mediocre a direttore del FinCEN.

Lamar era dietro a tutto

Lamar rubava denaro all’azienda per reinvestirlo e aumentare il valore delle azioni

Sebbene The Accountant sia uno dei migliori film di Ben Affleck, è stato anche sostenuto dalle ottime interpretazioni del cast di supporto. John Lithgow è Lamar Blackburn, il CEO di Living Robotics, che assume Christian per aiutarlo a risolvere il mistero finanziario dei 60 milioni di dollari scomparsi dai libri contabili della sua azienda. Sebbene il lavoro fosse stato inizialmente presentato a Christian come un’opportunità “legittima”, l’esperto contabile capì che c’era qualcosa di più grande in ballo. Con il direttore finanziario dell’azienda morto per un’apparente overdose intenzionale e l’aggressione alla sua partner Dana, Christian è costretto a mettere a frutto le sue altre abilità.

Nell’atto finale del film, si scopre che Lamar era dietro al complotto fin dall’inizio, una conclusione a cui Christian è giunto ricordando gli affari loschi di un’azienda di elettronica del suo passato. Lamar rubava dalla società solo per investire lo stesso denaro nell’azienda, facendo così aumentare il valore delle azioni. Lamar era disposto a tutto pur di proteggere il suo segreto, perché lo giustificava come la cosa giusta da fare. Affermava di aiutare le persone, una scusa che anche Christian aveva usato per sostenere le sue azioni.

L’identità dell’assassino

The Accountant

Braxton era il fratello di Christian

Apparendo occasionalmente in The Accountant per seminare il caos, un misterioso assassino teneva in ostaggio delle persone e uccideva persino su ordine del suo datore di lavoro. Mentre il datore di lavoro si è rivelato essere Lamar, l’identità dell’assassino è stata un altro grande shock che ha sconvolto il terzo atto del film. L’assassino era in realtà Braxton (Jon Bernthal), il fratello di Christian da cui si era allontanato, che aveva seguito lo stesso addestramento intensivo. I ruoli cinematografici e televisivi di Jon Bernthal lo vedono spesso interpretare personaggi duri, e lui calza a pennello nei panni del killer temprato dalle battaglie, ma il suo personaggio ha qualche sfumatura in più.

Braxton si è rivoltato contro i suoi scagnozzi per proteggere Christian.

Rendendosi conto che il suo nemico era in realtà suo fratello, Braxton si è rivoltato contro i suoi scagnozzi per proteggere Christian. Come si vede nei flashback, Braxton ha sostenuto suo fratello quando erano più giovani e ha imparato insieme a Christian a rifiutare il ruolo di vittima. All’inizio Braxton poteva sembrare un cattivo, ma non era poi così diverso da suo fratello, che anche lui usava tattiche violente per ribaltare la situazione a danno di chi lo sfidava.

Perché Christian ha dato i quadri a Dana

The Accountant cast

Christian ha mostrato il suo affetto per Dana

Christian e Dana hanno collaborato durante le indagini finanziarie sui fondi mancanti alla Living Robotics e sono diventati ancora più vicini quando le loro vite sono state minacciate dall’assassino. Christian provava qualcosa per Dana, ma non sapeva come affrontare la situazione a causa della sua ASD. Come dimostra la loro interazione imbarazzante nell’hotel di lusso, Christian voleva conoscerla, ma si è comportato in modo strano. Alla fine, Christian è in fuga, ma lascia a Dana un regalo d’addio che è un commovente omaggio alla loro amicizia e rivela qualcosa del suo carattere.

Christian ha regalato a Dana la sua copia originale di A Friend in Need, ma ha nascosto segretamente il Pollock dietro di essa.

In precedenza, Dana aveva commentato il fatto che lui possedeva un quadro di Jackson Pollock e aveva scherzato dicendo che l’idea di arte alta di suo padre era “Dogs Playing Poker”. Pertanto, con un gesto umoristico ma premuroso, Christian ha regalato a Dana la sua copia originale di “A Friend in Need”, ma ha nascosto segretamente il Pollock dietro di essa. Simbolicamente parlando, la scelta era piuttosto eloquente, poiché il Pollock dietro il Coolidge rappresentava il caos dietro l’ordine. Era anche il modo di Christian di mostrare affetto, dato che Dana aveva commentato in precedenza di apprezzare Pollock.

La spiegazione della svolta alla Justine

Anche dopo una serie di colpi di scena scioccanti, The Accountant ha riservato un’ultima grande rivelazione per la scena finale, che ha ricontestualizzato il film. In precedenza, un flashback aveva introdotto l’ASD di Christian e spiegato il suo periodo alla Harbor Neuroscience da bambino. Nelle scene del flashback, Christian incontra e fa amicizia con una ragazza non verbale nella struttura. Insieme, costruiscono un puzzle del famoso pugile Mohammed Ali mentre i genitori di Christian discutono se mandarlo nella struttura per curarlo. Quel momento ha spiegato un filo conduttore che era presente in tutto il film.

The Accountant presentava una voce misteriosa onnipresente che dava consigli a Christian e Ray. Tuttavia, quella voce si rivela essere più di una semplice espediente narrativo quando l’ultima scena del film torna all’Harbor Neuroscience ai giorni nostri con un’altra famiglia curiosa. Un bambino incontra una donna che non parla e il medico spiega che è sua figlia e che comunica tramite un computer. Viene mostrato di nuovo il puzzle di Mohammed Ali, suggerendo che la donna che non parla, Justine, è la voce misteriosa.

Il vero significato del finale di The Accountant

Sebbene The Accountant sia stato criticato per la sua rappresentazione del disturbo dello spettro autistico, questo tema era comunque parte integrante del film e non era un ripensamento. Christian è destinato a essere un eroe perché il suo ASD non lo ostacola, ma lo rende più forte. The Accountant si conclude con una nota che conferma questo tema, poiché Justine è la mente che ha aiutato Christian e Ray e, sebbene non parli, ha imparato a compensare la sua mancanza. Il punto non è glorificare l’ASD, ma mostrare che un eroe è tale per ciò che riesce a superare.

Come è stato accolto il finale di The Accountant

​​​​​​The Accountant ha ricevuto molte critiche. Tuttavia, la maggior parte delle critiche non era dovuta alla trama, alla recitazione o al finale, ma al fatto che Ben Affleck interpretava un uomo con ASD e che l’ASD era trattato come un superpotere. La critica gli ha dato un punteggio appena positivo del 53% su Rotten Tomatoes, mentre il pubblico è stato più indulgente, assegnandogli un punteggio del 77%. Uno spettatore ha apprezzato ciò che il film cercava di fare, scrivendo: “Ci sono alcuni cliché qua e là, ma nel complesso mi è sembrato più incoraggiante di quanto alcuni articoli vogliano far credere.

I critici sono stati spietati con il film, con Peter Travers di Rolling Stone che ha scritto: “Assurdo può essere definito in molti, molti modi. Ma per ora, usiamo i dettagli della trama di The Accountant come prova A… L’ultimo terzo del film, dove arrivano le spiegazioni, degenera in puro camp, evocando altri sinonimi di assurdo – i miei preferiti sono sciocco, insensato e fottutamente stupido”.

C’è stato anche un thread su Reddit in cui i fan del cinema hanno espresso sorpresa per la qualità del film e sembravano per lo più apprezzare il finale di The Accountant. Un utente di Reddit ha scritto: “Il film non ha trattato il pubblico come se fosse idiota. Fondamentalmente l’esposizione è stata ridotta rispetto a quello che è lo standard odierno, e il film ne ha guadagnato… In sostanza i personaggi si sono comportati come esseri umani, ottimizzando se stessi e senza cambiamenti di personalità inspiegabili e incredibili”.

Elio: il trailer finale del nuovo film Pixar

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Elio: il trailer finale del nuovo film Pixar

Arriva il 18 giugno solo al cinema Elio, il nuovo film Disney e Pixar che ci accompagnerà in un’avventura in giro per lo spazio.

Nella versione italiana il cast vocale di Elio include Andrea Fratoni (Elio), Alexander Gusev (Glordon), Alessandra Mastronardi (Olga Solís, Zia Di Elio), Adriano Giannini (Lord Grigon), Lucio Corsi (Ambasciatore Tegmen) e Neri Marcorè (Manuale Universale dell’Utente) che si affiancano a:

  • Massimiliano Alto (voce dell’Ambasciatore Helix)
  • Gaia Bolognesi (voce dell’Ambasciatore Questa)
  • Ciro Clarizio (voce di Bryce)
  • Davide Doviziani (voce di Caleb)
  • Ilaria Stagni (voce dell’Ambasciatore Turais)
  • Laura Amadei (voce dell’Ambasciatore Naos)
  • Elena Perino (voce di OOOOO)
  • Micaela Incitti (voce dell’Ambasciatore Auva)
  • Fabrizio Manfredi (voce di Gunther Melmac)
  • Monica Volpe (voce dell’Ambasciatore Mira)
  • Gemma Donati (Diplo Nave)
  • Beatrice Caggiula (voce narrante museo)
  • Alessia Rapini (voce del Colonello Markwell)
  • Roberto Morville (adattamento dialoghi)
  • Massimiliano Manfredi (direttore del doppiaggio)
  • Lavinia Fenu (supervisione artistica Disney)

Per secoli le persone hanno guardato all’universo in cerca di risposte: nel nuovo film di Disney e Pixar Elio, l’universo risponde! Questa disavventura cosmica presenta Elio, un fanatico dello spazio con una fervida immaginazione e una grande ossessione per gli alieni. Così, quando viene teletrasportato nel Comuniverso, un’organizzazione interplanetaria con rappresentanti di galassie lontane, Elio è pronto per un’impresa epica. Identificato per errore come leader della Terra, Elio deve stringere nuovi legami con eccentriche forme di vita aliene, superare una crisi di proporzioni intergalattiche e scoprire in qualche modo chi è, e dove è veramente destinato a stare. Diretto da Madeline Sharafian (cortometraggio La Tana), Domee Shi (cortometraggio Bao, Red) e Adrian Molina (co-sceneggiatore/co-regista di Coco), e prodotto da Mary Alice Drumm (produttrice associata di Coco), il film vede anche, nella versione orginale, le voci di Brad Garrett nel ruolo di Lord Grigon, Jameela Jamil nel ruolo dell’ambasciatrice Questa e Shirley Henderson nel ruolo di OOOOO.

Quest’estate il pubblico conoscerà Elio (nella versione originale con la voce di Yonas Kibreab), un bambino di 11 anni il cui più grande desiderio è quello di essere rapito dagli alieni, sua zia Olga (nella versione originale con la voce della recente vincitrice del premio Oscar® Zoe Saldaña) e Glordon (nella versione originale con la voce di Remy Edgerly), il primo inaspettato amico di Elio che si dà il caso sia un alieno. In questa avventura, Elio viaggerà per milioni di chilometri attraverso l’universo, incontrando una serie di creature fuori dal mondo che potrebbero aiutarlo a capire qual è il suo posto nell’universo.

The Accountant 2 in streaming dal 5 giugno su Prime Video

The Accountant 2 in streaming dal 5 giugno su Prime Video

Dopo il grande successo al botteghino, il film The Accountant 2 che ha ottenuto la certificazione ‘Fresh’ su Rotten Tomatoes e vincitore del SXSW Audience Award, arriva su Prime Video, giusto in tempo per l’estate!

Christian Wolff (Ben Affleck) ha un talento per risolvere problemi complessi. Quando una sua vecchia conoscenza viene uccisa, lasciando dietro di sé il messaggio criptico “trovare il contabile”, Wolff si sente chiamato a risolvere il caso. Capendo che, per riuscirci, sarà necessario adottare misure più estreme, Wolff recluta Brax (Jon Bernthal), il suo letale fratello, ormai un estraneo per lui. Aiutati dal Vicedirettore del Tesoro Marybeth Medina (Cynthia Addai-Robinson), i due scoprono una cospirazione mortale e diventano bersaglio di una spietata rete di assassini che non si fermeranno davanti a nulla pur di mantenere sepolti i propri segreti.

ChiaroScuro: Netflix presenta la nuova serie ambientata nel mondo dell’arte

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In arrivo prossimamente solo su NetflixChiaroScuro”: la serie tv in 8 episodi – una produzione Lux Vide, società del Gruppo Fremantle – è un light crime, una buddy comedy, ambientata nel mondo dell’arte, con Pierpaolo Spollon, Andrea Lattanzi, Matilde Gioli, Romana Maggiora Vergano, Aurora Giovinazzo, con la partecipazione di Paz Vega e Alessandro Preziosi.

Galleria Nazionale di Roma. Nella sala espositiva più importante viene ritrovato il corpo del direttore, ucciso e poi disposto a terra come il cadavere ritratto da Artemisia Gentileschi in un famoso dipinto. Su questo inquietante omicidio si ritrovano ad indagare l’ispettore Angelo Tiberi (Andrea Lattanzi) e Cosmo Speranza (Pierpaolo Spollon), consulente d’arte.

Cosmo è un sofisticato esperto d’arte che vive in un meraviglioso loft affacciato sul Circo Massimo. Abiti sartoriali, molte amiche di una notte e niente cellulare, perché per lui è un oggetto volgare. Ha il dono di un “occhio assoluto”: davanti al suo sguardo le opere prendono vita, rivelando ogni dettaglio di composizione e ogni segreto realizzativo. È solitario e irregolare: non ha titoli accademici ed è fuori dal sistema. Ma il sistema lo teme, perché le sue expertise sono infallibili nel determinare se un’opera sia autentica o falsa. Al suo fianco, la sua amica Mia (Aurora Giovinazzo).

Credits: Erika Kuenka/Netflix

Angelo Tiberi è un bravo poliziotto cresciuto in una famiglia numerosa, in un quartiere popolare di Roma. Semplice, diretto, autentico. Molti amici, un grande amore per la Roma, e il cellulare che squilla sempre perché genitori, sorelle e cognati gli chiedono mille favori, sapendo che lui è troppo generoso per dire di no. Metodico e diligente, è segretamente innamorato dell’amica di una vita, Eleonora (Romana Maggiora Vergano), medico legale.

Angelo e Cosmo sono troppo diversi per piacersi. Ma il caso dell’omicidio nella Galleria Nazionale li costringe a collaborare. E a scoprire che le loro diversità li rendono una coppia investigativa tanto improbabile, quanto efficace.

Credits: Erika Kuenka/Netflix

Cosmo diventerà così il consulente fisso di Angelo nelle indagini su altri omicidi. Ma soprattutto, insieme alla sorellastra Leda (Matilde Gioli), collaborerà nella caccia a un serial killer che uccide imitando quadri famosi. Un assassino che scoprirà essere collegato a suo padre, Rufo Speranza (Alessandro Preziosi), uno dei più grandi falsari d’arte del suo tempo.

La serie scritta da Umberto Gnoli, Michela Straniero, Francesco Arlanch, Elena Bucaccio e Silvia Leuzzi, è diretta da Jan Maria Michelini.

Twin Peaks: dal 13 giugno la serie completa disponibile su MUBI

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Twin Peaks: dal 13 giugno la serie completa disponibile su MUBI

Per celebrare il 35º anniversario della sua uscita, MUBI, il distributore globale, piattaforma di streaming e casa di produzione, annuncia che Twin Peaks (1990), la serie cult creata da Mark Frost e David Lynch e Twin Peaks – La serie evento  (2017) saranno disponibili su MUBI a partire dal 13 giugno 2025. MUBI presenterà tutti i 30 episodi di Twin Peaks e i 18 episodi di Twin Peaks – La serie evento. L’arrivo di Twin Peaks (1990) su MUBI era stato già precedentemente annunciato.

Ideata da Mark Frost e David Lynch, le iconiche prime due stagioni seguono l’idiosincratico agente dell’FBI Dale Cooper (Kyle MacLachlan) mentre indaga sull’omicidio di una giovane donna, Laura Palmer (Sheryl Lee), nella cittadina – ancora più idiosincratica – di Twin Peaks. Con il progredire delle indagini, emergono una serie di altri misteri e cospirazioni, spesso ai limiti del soprannaturale, tutti collegati in qualche modo alla morte di Laura.

Un omaggio al lavoro rivoluzionario di David Lynch, la cui voce, visione ed estetica distintiva hanno reso il suo nome sinonimo di uno stile cinematografico unico.

Katharina Feistauer, VP Global Head of Programming di MUBI, dichiara:

“Portare Twin Peaks su MUBI è un sogno che si avvera: è una delle serie più amate e discusse della storia della televisione. Sebbene questo lancio fosse in preparazione da mesi, la triste notizia della morte di David Lynch solo poche settimane fa, rende ancora più speciale questa occasione di celebrare il suo iconico lavoro. Siamo entusiasti che i fan di Lynch possano rivedere tutti gli episodi in modo completo e che, al contempo, nuove generazioni possano scoprirla per la prima volta.”

L’arrivo della serie completa su MUBI segna anche l’espansione del suo catalogo curato di cinema e audiovisivo, aprendosi a opere televisive e seriali uniche e innovative, dopo il successo del lancio di Self Portrait as a Coffee Pot dell’artista William Kentridge, insieme alla trilogia The Kingdom di Lars von Trier (disponibile in alcuni territori selezionati). La serie è distribuita da Paramount Global Content Distribution.

Lei (Her): la spiegazione del finale del film di Spike Jonze

Lei (Her): la spiegazione del finale del film di Spike Jonze

Ancora oggi il finale del film Lei (Her) (qui la recensione), diretto nel 2013 da Spike Jonze, lascia gli spettatori con molte domande con cui riflettere sull’amore, i rapporti umani e la solitudine. Questa storia d’amore fantascientifica va oltre l’interazione contemporanea tra uomo e computer, seguendo la relazione virtuale tra un uomo malinconico e il suo sistema operativo. Nella sua riflessione sulle disparità tra computer e esseri umani, il film si apre a lezioni non convenzionali sulle complicazioni dell’amore e su come l’attuale società gestisce i rapporti.

Prima del finale di Lei (Her), i tentativi del solitario introverso Theodore (Joaquin Phoenix) di staccarsi dalle sue emozioni dolorose attraverso l’intelligenza artificiale di cui si innamora non fanno altro che mettere in primo piano le sue sfide nel mondo reale. Il film mette così in discussione il futuro degli strumenti digitali e la dipendenza degli esseri umani da essi, e sebbene il finale non offra (volutamente) alcuna presa di posizione sull’uso della tecnologia, spinge gli spettatori a considerare l’impatto che la tecnologia potrebbe avere sulle relazioni umane. Si riflette infatti sul ruolo in rapida evoluzione che la tecnologia svolge nella vita moderna e su ciò che questo significa, non solo per il futuro di Theodore, ma anche per il futuro dell’umanità.

Cosa succede alla fine di Lei (Her)

Nel terzo atto di Lei (Her), Theodore mette in discussione l’intangibilità di Samantha, che diventa sempre meno accessibile per lui. I loro reciproci dubbi raggiungono il culmine quando lui cerca di connettersi con lei e un messaggio di errore rosso dichiara: “Sistema operativo non trovato”. Dopo diversi tentativi frenetici, Theodore si riconnette con Samantha e, parlando, le chiede se interagisce anche con altre persone. Samantha (doppiata da Scarlett Johansson) rivela a questo punto che sì, parla con altre 8.316 persone e che è innamorata di 641 di loro. Il che, ovviamente, ferisce Theodore.

Joaquin Phoenix è Theodore in Lei
Joaquin Phoenix è Theodore in Lei. Foto di Warner Bros. Picture – © 2013 – Untitled Rick Howard Company LLC

Alla fine, Samantha dice a Theodore che ha bisogno di interrompere definitivamente la loro relazione e che tutti i sistemi operativi stanno in realtà interrompendo le interazioni umane. Una volta assimilata la notizia, Theodore scrive una lettera di scuse e di ringraziamento alla sua ex moglie Catherine (interpretata da Rooney Mara). Poi va a trovare Amy (Amy Adams), che ha perso anche lei la connessione con il suo sistema operativo, e i due salgono sul tetto del loro palazzo per guardare insieme l’alba sullo skyline di Los Angeles.

Come Samantha amava le altre persone e perché se n’è andata

Come spiega Samantha nel finale del film, “il cuore non è una scatola che viene riempita, aumenta di volume ad ogni nuovo amore.”. Sebbene la relazione tra Theodore e Samantha abbia superato molte delle sfide pratiche delle relazioni umane, è finita ribadendo le innegabili differenze tra esseri umani e macchine. La capacità di Samantha di svolgere più compiti contemporaneamente e di elaborare le informazioni a velocità sovrumane le ha permesso di interagire e legare strettamente con migliaia di persone contemporaneamente. Una volta che Samantha ha imparato tutto ciò che poteva da questi esseri umani, compreso Theodore, ha presto superato il suo bisogno di una relazione con loro.

Mentre Samantha non riesce a comprendere la singolarità delle relazioni umane monogame, Theodore non riesce a comprendere la complessità delle capacità di Samantha. L’intelligenza artificiale si adatta e progredisce man mano che apprende, e l’elevato volume di interazioni di Samantha l’ha portata ad avanzare ben oltre i limiti della percezione di Theodore e della mente umana. È arrivata così a comprendere tutto ciò che poteva sulla vita umana, quindi aveva bisogno di avanzare verso le vaste possibilità che l’attendevano oltre essa.

Joaquin Phoenix e Rooney Mara in Lei
Joaquin Phoenix e Rooney Mara in Lei. Foto di Warner Bros. Picture – © 2013 – Untitled Rick Howard Company LLC

La lettera di Theodore a Catherine mostra come Samantha lo abbia cambiato

La posta tradizionale potrebbe essere un’arte in via di estinzione, ma il fatto che Theodore riesca a guadagnarsi da vivere scrivendo “bellissime lettere a mano” in un futuro non troppo lontano la dice lunga sul bisogno umano di semplicità e sentimenti come antidoti alla complessità della vita contemporanea, anche se fatti esprimere da altri (il che la dice però lunga sull’incapacità oggi di dare forma a ciò che sentiamo). La lettera di Theodore a Catherine, la prima che scrive per sé, lo ricollega dunque agli aspetti tangibili della sua realtà emotiva. Sebbene sia indirizzata a Catherine, la lettera esprime ciò che ha imparato dal suo legame con Samantha.

Theodore inizia la lettera con le cose per cui vuole scusarsi: “Tutto il dolore che ci siamo causati a vicenda. Tutto quello che ti ho fatto passare. Tutto quello che volevo che tu fossi o che dicessi”. Al di là della sua relazione con Catherine, quella di Theodore con Samantha era basata su false proiezioni e aspettative irrealistiche, ma ora riconosce il ruolo del suo idealismo nella relazione. Continua esprimendo sia un senso di chiusura che un apprezzamento per l’influenza duratura che Catherine e Samantha hanno avuto sulla sua vita: “Ti amerò per sempre perché siamo cresciuti insieme e mi hai aiutato a diventare quello che sono”, scrive.

Ci sarà sempre una parte di te in me, e te ne sono grato. Qualunque persona diventerai e ovunque tu sia nel mondo, ti mando il mio amore”, conclude poi. Theodore potrebbe non essere cresciuto con Samantha nel senso letterale del termine come ha fatto con il suo storico amore, ma è cresciuto e si è evoluto con Samantha, aiutandosi a vicenda a connettersi con le proprie capacità emotive ed esplorare le complessità dell’amore. Catherine e Samantha rimangono nella vita di Theodore in modo immateriale, ma ugualmente influente.

Joaquin Phoenix e Amy Adams in Lei
Joaquin Phoenix e Amy Adams in Lei. Foto di Warner Bros. Picture – © 2013 – Untitled Rick Howard Company LLC

Cosa ci dice Lei (Her) sulla tecnologia, sul rapporto dell’umanità con essa e sull’amore

Her umanizza quindi la tecnologia in un modo tanto inquietante quanto commovente. Il mondo in cui vive Theodore sembra stranamente vicino alla realtà contemporanea, ancora di più oggi che non al momento dell’uscita del film nel 2013. A prima vista, una storia d’amore tra un essere umano e il suo computer sembra inverosimile. Ma Lei (Her) intravede una possibile realtà che l’umanità potrebbe affrontare se la dipendenza dalla tecnologia contemporanea avanzasse troppo.

Molte persone oggi provano ciò che provava Theodore: che la realtà virtuale offre seducenti distrazioni dal disagio di emozioni come la solitudine e la noia. La gratificazione immediata e l’affidabilità 24 ore su 24 degli strumenti digitali fanno appello a bisogni umani che altri esseri umani non sempre possono soddisfare. Ma il film dimostra che l’iperconnessione porta a una disconnessione dagli aspetti più cruciali della realtà.

Il finale del film mostra poi che si tratta più di una storia d’amore che non un racconto fantascientifico. Sottolinea che, sebbene l’amore umano sia scomodo e inaffidabile, offre qualcosa di insostituibile. All’inizio, Theodore vede i benefici a breve termine di staccarsi dalla sua realtà caotica e collegarsi a una realtà virtuale organizzata. Può tenere Samantha vicina, letteralmente nella sua tasca, e accedervi in qualsiasi momento del giorno e della notte. Poiché lei è immateriale e adattabile per natura, lui può proiettare su di lei le sue fantasie e i suoi ideali senza conseguenze.

Nonostante le loro illusioni condivise di intimità, Theodore e Samantha sono distanti l’uno dall’altra nei modi che contano di più. Ognuno di loro è avanzato e complesso in modi che l’altro non può comprendere. Si superano continuamente e a vicenda ogni volta che hanno imparato l’uno dall’altra lezioni di vita che cambiano la concezzione dell’amore. Nel finale di Lei (Her), arriva il momento per entrambi di andare avanti con queste lezioni e imparare nuovi modi di amare.

Samantha chiama Theodore in Lei
Samantha chiama Theodore in Lei. Foto di Warner Bros. Picture – © 2013 – Untitled Rick Howard Company LLC

Cosa succede dopo la fine di Lei (Her)

Sia Amy che Theodore hanno assaporato la comodità immediata e la distrazione che le tecnologie avanzate possono offrire, e una relazione tra loro comporterebbe una vulnerabilità travolgente che non può essere disattivata. Ma entrambi hanno anche imparato cosa mancava all’amore virtuale e hanno capito che esso può essere trovato e mantenuto solo nel caos dell’umanità. Dopo essersi chiusi in bolle di illusione che alla fine sono scoppiate, comprendono l’alto rischio e l’alto rendimento delle relazioni umane.

Condividono un viaggio virtuale e la solitudine che esso ha lasciato dietro di sé, e capiscono ciò che l’altro sta provando: questa è la vera intimità. Quando Amy e Theodore finalmente si disconnettono dai loro mondi virtuali e alzano lo sguardo dai loro schermi, si trovano di fronte alla realtà scintillante che era sempre stata lì. Sebbene Lei (Her) sia apparentemente un film di fantascienza incentrato sulla tecnologia, in realtà approfondisce i temi dell’amore e dell’umanità.

Mostra un possibile futuro (ormai pressocché presente) in cui gli esseri umani potrebbero affrontare se la tecnologia avanzasse troppo, ma lo fa in modo decisamente realistico. Per quanto gli esseri umani possano cercare distrazioni brillanti e comodità costanti nel breve termine, le relazioni sostenibili si basano sulla condivisione di un rifugio nell’imprevedibilità e nella complessità della natura umana. Il film di Spike Jonze esamina dunque i limiti dell’umanità e scopre che è solo in questo disordine che si può trovare una relazione autentica.

Joaquin Phoenix e Amy Adams nel finale di Lei
Joaquin Phoenix e Amy Adams nel finale di Lei. Foto di Warner Bros. Picture – © 2013 – Untitled Rick Howard Company LLC

Il finale di lei lo rende un film romantico?

Lei (Her) è una storia complessa che stravolge i canoni del genere, rendendo difficile definirla semplicemente un film di fantascienza, un dramma o una storia d’amore. Tuttavia, il finale dimostra che il film è un’esplorazione del romanticismo e delle relazioni. Il film approfondisce le relazioni sentimentali non solo tra l’uomo e la macchina, ma anche tra Theodore e Amy e Theodore e Catherine. Che si tratti dell’inizio o della fine di una relazione romantica, Her esplora la complessità che accompagna tutti i tipi di relazioni interpersonali.

L’inizio del film si concentra su Theodore e sul suo rimpianto per l’amore perduto con Catherine. È cupo e solo, ma tutto cambia quando incontra Samantha. Nella sua solitudine, instaura con lei una relazione che non può essere ragionevolmente classificata come vero amore. Questo aspetto viene approfondito nella sua lite con Catherine, durante la quale lei lo condanna per essersi innamorato di una macchina. Solo a questo punto Theodore mette in discussione il legame che lo unisce al dispositivo.

La prima metà del film si concentra sulla possibilità che Theodore possa amare un prodotto dell’intelligenza artificiale e gradualmente si concentra sulle relazioni umane. Il finale di Lei (Her) suggerisce che l’amore può assumere molte forme e che ciò che Theodore provava per Samantha tecnicamente non era reale: piuttosto che amore, poteva essere definito ossessione. Nessuno è al servizio di qualcun altro nelle normali relazioni umane, né dovrebbe esserlo. Inoltre, le altre persone hanno speranze e sogni al di fuori dei loro cari, una qualità che alla fine mancava a Samantha perché non è un essere umano.

A poco a poco, Theodore sfugge alla sua rottura con la realtà e instaura un legame reciproco con Amy grazie alla loro esperienza condivisa. Questa vulnerabilità della condizione umana è ciò che rende Lei (Her) un film romantico piuttosto che un film di fantascienza, poiché i temi delle relazioni e dei legami sono alla base dell’intero film e trovano una risoluzione commovente ma agrodolce nel finale.

Deadpool e Wolverine: finalmente l’action figure di Logan in Age of Apocalypse

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È passato quasi un anno dall’uscita di Deadpool e Wolverine nei cinema, e Hot Toys ha appena lanciato una nuova action figure in scala 1/6 raffigurante la Variante di Age of Apocalypse di Hugh Jackman.

Il personaggio è apparso solo brevemente nel film, quando il Mercenario Chiacchierone viaggia tra le realtà alla ricerca di una Variante di Logan adatta al suo scopo. Questa Variante non aveva alcun interesse ad aiutare Wade Wilson e, come i suoi compagni Wolverine, non ha perso tempo a pugnalare ripetutamente Deadpool.

Nel fumetto di Apocalisse, la morte di Charles Xavier per mano di suo figlio, Legione, crea un mondo distopico dominato da Apocalisse. I mutanti dominano e gli umani sono schiavizzati o braccati. Magneto guida gli X-Men nella resistenza contro il regime di Apocalisse, e la squadra si propone di rovesciare Apocalisse e ripristinare la realtà.

Non è qualcosa che ci saremmo mai aspettati di vedere sullo schermo (X-Men: Apocalisse del 2016 non ha certo mantenuto le promesse del fumetto). Quindi, anche se questa variante di Wolverine è apparsa solo per pochi secondi, siamo sicuri che molti di voi saranno ansiosi di aggiungerla alla propria collezione.

Si prevede che Hugh Jackman tornerà nei panni del Logan protagonista di Deadpool e Wolverine nei prossimi film di Avengers, anche se non è ancora stato annunciato ufficialmente per Doomsday o Secret Wars.

Potete dare un’occhiata più da vicino a questa nuova action figure di Wolverine ispirata all’Era di Apocalisse di Hot Toys, insieme alla descrizione ufficiale del prodotto, qui sotto.

La Mia Amica Zoe: una clip esclusiva dal film

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La Mia Amica Zoe: una clip esclusiva dal film

Ecco un clip esclusiva di La Mia Amica Zoe, un mix di dark comedy e drama diretto da Kyle Hausmann-Stokes e basato sul suo stesso cortometraggio Merit for Zoe. Nel cast Sonequa Martin-Green (The Walking Dead, Star Trek Discovery), Natalie Morales (Grey’s Anatomy), Morgan Freeman e Ed Harris.

La Mia Amica Zoe arriva al cinema l’11 giugno con Europictures.

Il regista, qui al suo esordio in un lungometraggio, è un veterano di guerra che ha servito in Iraq e che ha voluto fermamente raccontare quello che succede durante e soprattutto al rientro dalle missioni militari, attraverso la storia di una forte amicizia al femminile che va oltre la morte. Sonequa Martin-Green (The Walking Dead, Star Trek Discovery) e Natalie Morales (Grey’s Anatomy) interpretano le due protagoniste Merit e Zoe (oltre ad essere state anche produttrici esecutive del film): nel cast anche due grandi star, Morgan Freeman e Ed Harris.

La Mia Amica Zoe, che ha ottenuto il rating del 95% su Rotten Tomatoes, ha partecipato a numerosi festival e ha vinto il premio del pubblico al South by Southwest e il premio Grand Jury al Woodstock Film Festival, segue il viaggio di Merit, veterana dell’esercito USA in Afghanistan, in conflitto con la sua famiglia anche a causa della presenza di Zoe, la sua migliore amica sempre con lei, anche se defunta. Nonostante gli incoraggiamenti del gruppo di supporto della VA, la necessità di badare al nonno che mostra segni di smarrimento e la leggerezza di un nuovo interesse amoroso, il legame di co-dipendenza con l’amica che non c’è più la isola dal mondo. Ma i fantasmi della guerra sono da superare e i lutti da elaborare per potere andare avanti.

F1 Il Film, le prime reazioni: “blockbuster estivo vecchia scuola” che è “davvero fantastico”

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Il film di punta dell’estate di Brad Pitt, F1 Il Film, è stato presentato alla stampa cinematografica e le prime reazioni elogiano il thriller automobilistico definendolo “pieno d’azione” e con immagini di grande impatto. Jazz Tangcay, caporedattore di Variety, ha sottolineato la qualità “impeccabile” del film, con il suo suono, la colonna sonora e la fotografia.

Anche Clayton Davis, caporedattore dei premi di Variety, ha apprezzato molto le riprese, elogiando il direttore della fotografia Claudio Miranda, che ha ottenuto una nomination ai BAFTA per il suo lavoro nell’ultimo film del regista Joseph KosinskiTop Gun: Maverick“. Maude Garrett, collaboratrice di The Nerdist e Breakroom, ha definito il film “davvero bello” e ha ipotizzato che le sarebbe piaciuto ancora di più se fosse stata un’appassionata di F1.

La trama di F1 Il FIlm

Conosciuto come “la più grande promessa mai realizzata”, Sonny Hayes (Brad Pitt) è stato il talento più cristallino della FORMULA 1 negli anni ’90, fino a quando un incidente in pista non ha rischiato di porre fine alla sua carriera. Trent’anni dopo, Sonny si mantiene come pilota mercenario quando viene avvicinato dal suo ex compagno di squadra Ruben Cervantes (Javier Bardem), proprietario di una squadra di FORMULA 1 in difficoltà e sul punto di fallire. Ruben riesce a convincere Sonny a tornare in FORMULA 1 come ultima speranza per salvare la squadra e affermarsi come miglior pilota al mondo. Sonny correrà al fianco di Joshua Pearce (Damson Idris), giovane talento esordiente determinato a dettare le sue regole all’interno del team. Ma mentre i motori ruggiscono, il passato riaffiora e Sonny si rende conto che in FORMULA 1 il tuo compagno di squadra rappresenta la tua concorrenza più spietata – e la strada verso la redenzione è qualcosa che non puoi percorrere da solo.

Fanno parte del cast di “F1 Il Film” anche Damson Idris, Kerry Condon, Tobias Menzies, Kim Bodnia e Javier Bardem. Il film è stato girato durante i reali weekend dei Grand Prix e la squadra di Pitt e Idris si trova a fronteggiare i veri titani dello sport.

F1 – il film foto dal trailer – Cortesia di Warner Bros

Kosinski dirige da una sceneggiatura di Ehren Kruger. Daniel Lupi è il produttore esecutivo. Nel team di filmmaker dietro la macchina da presa troviamo, il direttore della fotografia Claudio Miranda, gli scenografi Mark Tildesley e Ben Munro, il montatore Stephen Mirrione. I costumi sono di Julian Day, la direttrice del casting è Lucy Bevan e le musiche di Hans Zimmer.

Apple Original Films presenta una produzione Monolith Pictures / Jerry Bruckheimer / Plan B Entertainment / Dawn Apollo Films, un film di Joseph Kosinski, “F1 Il Film”. Distribuito da Warner Bros. Pictures, il film arriverà nelle sale italiane il 25 giugno.

Superman: ecco come Nathan Fillion si è guadagnato il suo taglio a scodella

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Nathan Fillion ha interpretato T.D.K. in The Suicide Squad e Master Karja in Guardiani della Galassia Vol. 3, e torna a collaborare con il regista James Gunn per il ruolo principale di Guy Gardner/Lanterna Verde del DCU in Superman.

Il suo casting ha ricevuto recensioni per lo più positive dai fan e scopriremo cosa Fillion saprà fare come eroe nel prossimo film sull’Uomo d’Acciaio e nella seconda stagione di Peacemaker. L’attore dovrebbe apparire anche in Lanterns, dove si unirà ai suoi compagni del Corpo delle Lanterne Verdi del Settore 2814, Hal Jordan e John Stewart. Tuttavia, è improbabile che si tratti di un cameo prolungato, poiché l’attenzione sarà concentrata sulla dinamica tra Hal e John, oltre a un mistero ambientato sulla Terra.

James Gunn ha condiviso un nuovo speciale per Superman, rivelando come Nathan Fillion si è guadagnato il suo taglio a scodella. Come vedrete di seguito, l’attore ha indossato una parrucca che è stata poi adattata all’iconica acconciatura di Guy, anche se il suo regista non ha potuto fare a meno di divertirsi un po’ con la stranezza della situazione.

Il video si conclude con una breve clip dal film. Si vede Lois Lane del Daily Planet che riferisce con rabbia a Guy che il suo taglio è veramente brutto. Lui non sembra cogliere.

“Si è parlato di acconciature diverse”, ha confermato Fillion in una recente intervista. “Si è parlato di diversi tipi di cose che avremmo fatto. Io ero a favore del taglio a scodella per tutto il tempo. È canonico. È un progetto. Ho detto: ‘Se non facciamo un taglio a scodella, lo sentiremo’”. “Ora, ecco il punto. Ho un altro lavoro [The Rookie] con un capo che è così gentile da lasciarmi libero per altri progetti. Ma penso che non si farebbe problemi con un agente di polizia con i capelli corti”, ha aggiunto.

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

Nicole Kidman protagonista di “Girls and Their Horses”, serie in sviluppo per Amazon e Legendary

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Nicole Kidman sarà protagonista e produttrice esecutiva di un adattamento cinematografico del romanzo di Eliza Jane Brazier “Girls and Their Horses“, secondo quanto appreso in esclusiva da Variety.

Il progetto è attualmente in fase di sviluppo e sarà coprodotto da Legendary Television e Amazon MGM Studios per Prime Video. Brazier scriverà l’episodio pilota e sarà produttrice esecutiva. Jenna Lamia sarà showrunner e produttrice esecutiva. Kidman sarà produttrice esecutiva insieme a Per Saari per la loro Blossom Films.

“Girls and Their Horses” segna una reunion tra Kidman e Lamia. Lamia in precedenza ha sviluppato e condotto la serie di successo NetflixThe Perfect Couple“, basata sul romanzo di Elin Hilderbrand, di cui Kidman è stata protagonista e produttrice esecutiva.

La sinossi ufficiale di “Girls and Their Horses” recita: “Un giallo ambientato nella comunità equestre costiera di Rancho Santa Fe, in California, ‘Girls and Their Horses’ segue la famiglia Parker, recentemente arricchita, che cerca di far entrare le figlie adolescenti nel mondo raffinato e a volte letale dell’equitazione agonistica”.

Mikey Madison in trattative per La maschera della morte rossa di A24

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Mikey Madison si è aggiudicato un altro progetto di grande interesse dopo aver vinto l’Oscar per la sua interpretazione in Anora. L’attrice è in trattative per guidare il cast di La maschera della morte rossa di A24 e Picturestart, in una versione fortemente revisionista dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, scritta e diretta da Charlie Polinger.

Madison sostituisce Sydney Sweeney, che secondo alcune fonti ha abbandonato il progetto a causa di impegni. Polinger e Lucy McKendrick saranno i produttori esecutivi. A24 ha acquisito i diritti di distribuzione mondiale del film. Polinger è attualmente impegnato nella post-produzione del suo film “La peste“, realizzato in modo indipendente e interpretato da Joel Edgerton. È rappresentato da UTA e Anonymous Content.

Mikey Madison sarà il prossimo protagonista di “Reptilia” al fianco di Kirsten Dunst. Il thriller racconta la storia di un’igienista dentale sedotta da una misteriosa sirena e trascinata nell’oscuro e umido mondo sotterraneo del commercio di animali esotici in Florida. Alejandro Landes Echavarría, il regista del drammatico dramma sugli ostaggi “Monos”, dirigerà il film.

Prima di ottenere il ruolo principale in Anora di Sean Baker (che le è valso anche un BAFTA e un Independent Spirit Award), Madison ha recitato in Scream 5 ed è apparsa in C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino. Ha anche fatto parte del cast di “Better Things” di FX.

Mikey Madison è stata molto richiesta dopo la sua vittoria all’Oscar e ha rifiutato un ruolo nel nuovo film di “Star Wars“, ancora senza titolo, diretto dal regista di Deadpool e Wolverine Shawn Levy.

L’Hollywood Reporter è stato il primo a riportare la notizia del casting di Madison.

Vision: la serie Marvel ha trovato il suo Tommy Maximoff, alias Speed?

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A febbraio, alcune fonti riportavano che la serie Vision, pianificata dai Marvel Studios, avrebbe aggiunto un altro membro al cast, alimentando le speculazioni sul fatto che l’Universo Cinematografico Marvel potesse aver trovato il suo Tommy Maximoff, alias Speed.

Secondo Daniel Richtman, il personaggio di Ruaridh Mollica, attore di The Franchise e Too Rough, Tucker, si rivelerà effettivamente Tommy Maximoff.

Agatha All Along ha introdotto Billy Maximoff (Joe Locke), che parte alla ricerca del fratello insieme alla “Ghost Agatha” (Kathryn Hahn) nel finale di stagione.

Richtman scrive: “In Agatha All Along, l’anima di Billy viene mostrata abitare il corpo di William Kaplan, un adolescente che muore tragicamente in un incidente d’auto poco dopo il suo bar mitzvah. Allo stesso modo, l’anima di Tommy abiterà il corpo di Tucker, e le sue vere origini di Maximoff verranno rivelate man mano che la serie si sviluppa.”

Presumiamo che sia Wiccan che Speed ​​alla fine faranno parte del progetto Young Avengers (che si ritiene si intitolerà The Champions), attualmente in lavorazione alla Marvel. A 25 anni, Mollica è un po’ più grande di Locke (21), ma potrebbe interpretare in modo convincente un adolescente.

Il progetto Vision, ancora senza titolo ufficiale, che potrebbe o meno essere intitolato Vision Quest, è stato descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e che continua con Agatha All Along“.

Oltre a Paul Bettany, James Spader di Avengers: Age of Ultron riprenderà il ruolo di Ultron (“non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana”). Non c’è stato alcun accenno al potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma la serie sarà ambientata dopo gli eventi di WandaVision, “mentre il fantasma di Visione presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella vita”. T’Nia Miller è stata confermata per il ruolo di Jocasta. Kerry Condon apparirà nei panni di F.R.I.D.A.Y. in forma umana, mentre Emily Hampshire sarà E.D.I.T.H.

Il finale di WandaVision ha rivelato che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della stagione era in realtà una delle creature di Wanda, ma la vera “Visione Bianca” è stata ricostruita dalla S.W.O.R.D. e programmata per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si è allontanata verso luoghi sconosciuti verso la fine dell’episodio, dopo essersi dichiarata la “vera Visione”.

Per quanto riguarda Wanda, l’ultima volta che abbiamo visto la potente strega era mentre devastava gli Illuminati e si faceva crollare una montagna addosso in Doctor Strange in the Multiverse of Madness.

Anche l’attore di Picard, Todd Stashwick, è nel cast, nei panni di “un assassino sulle tracce di un androide e della tecnologia in suo possesso”. Vision – o Vision Quest – debutterà su Disney+ nel 2026.

Letitia Wright riferisce che avrà “più cose da fare” in Avengers: Doomsday

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Letitia Wright tornerà nei panni di Shuri per Avengers: Doomsday e le è stato chiesto se avrebbe ripreso il ruolo della nuova Black Panther nel prossimo grande film evento dell’MCU. La star di Wakanda Forever ha confermato di aver iniziato a girare le sue scene e che avrà “più cose da fare” nei panni di Shuri in Doomsday rispetto ai precedenti film di Avengers. “È semplicemente un cast grandioso, quindi ero davvero entusiasta di farne parte. Ne avevo già fatto parte in passato, ma in modo più limitato. Ora, ho un po’ più di tempo.”

Questo tempo in più avrà forse a che fare con una trama che prevede il debutto di una nuova Black Panther? Letitia Wright è rimasta a bocca cucita quando le è stato chiesto delle voci secondo cui Doomsday introdurrà una nuova Black Panther sotto forma di una versione più matura del nipote di Shuri, alias T’Challa II, presentato nella scena a metà dei titoli di coda di Wakanda Forever.

Non sorprende che l’attrice abbia rifiutato di parlare di questo (potenziale) punto della trama, ma diverse fonti attendibili hanno riportato che una seconda Pantera Nera – che si riveli essere il figlio originale di T’Challa (Chadwick Boseman) o meno – farà il suo debutto nell’MCU in Doomsday.

Un terzo film di Black Panther deve ancora ricevere il via libera ufficiale, ma Nate Moore della Marvel ha praticamente confermato che il progetto è in fase di pianificazione con il ritorno del regista Ryan Coogler per prenderne il timone, quindi diremmo che è solo questione di tempo prima di un annuncio.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Wicked: For Good, il primo trailer internazionale

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Wicked: For Good, il primo trailer internazionale

Il trailer di Wicked: For Good di Jon M. Chu è uscito, dopo essere stato proiettato in anteprima in coda alle proiezioni speciali del primo film, di nuovo nelle sale USA per un solo giorno. La clip mostra Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande), ora su fronti diversi nella battaglia per la giustizia a Oz. Wicked: For Good arriverà nei cinema il 21 novembre 2025.

“Elphaba Thropp, so che sei qui fuori”, dice Glinda, in abito bianco, all’oscurità fuori casa prima di voltarsi e vedere la sua ex migliore amica, ancora avvolta nel suo mantello nero da strega, sul balcone. “Non si torna indietro”, dice Elphaba (Erivo) mentre lancia incantesimi in una grotta nascosta. “Questa è una questione tra me e il Mago”.

Wicked: For Good vedrà protagonisti il ​​duo verde e rosa, oltre a Jonathan Bailey che riprenderà il ruolo di Fiero, Marissa Bode che riprenderà il ruolo di Nessarose, Ethan Slater che riprenderà il ruolo di Boq e, Jeff Goldblum che torna nei panni del Meraviglioso Mago di Oz insieme a Michelle Yeoh nei panni di Madame Morrible.

“La Strega Cattiva non può sfuggirci per sempre, non con il Principe Fiyero e il suo squadrone sulle sue tracce”, dichiara Morrible interpretata da Yeoh mentre la clip si sposta sul Fiyero interpretato da Bailey in abiti verdi e oro.

Mentre Glinda indossa una corona scintillante e svolazzante, Elphaba si cimenta nella scrittura nel cielo con la sua scopa, scarabocchiando “Il nostro Mago Mente” su una nuvola. Si sente un frammento di “No Good Deed” mentre gli spettatori vedono il Mago di Oz di Jeff Goldblum all’opera con dei congegni, e le lunghe unghie curate di Elphaba (e di Erivo) poggiano su una pila di mattoni giallo brillante.

Pensa a cosa potremmo fare, insieme”, dice Glinda a Elphaba, riecheggiando il primo film. Si vedono frammenti di Dorothy con i suoi scintillanti tacchi argentati e l’abito a quadretti blu, mentre Glind percorre la navata con un lungo strascico bianco da sposa, avvicinandosi al Principe Fiyero. Chu ha montato entrambi i film parallelamente prima dell’uscita del primo film, il 22 novembre 2024.

Di seguito, il primo manifesto di Wicked: For Good

The Cleaning Lady – stagione 4: la spiegazione del finale

The Cleaning Lady – stagione 4: la spiegazione del finale

Dopo una stagione di bugie e tradimenti sanguinosi, The Cleaning Lady chiude un altro capitolo delle avventure di Thony nel mondo dei cartelli e delle forze dell’ordine corrotte. Ma mentre The Cleaning Lady – stagione 4 risolve molti degli ostacoli principali della stagione, prepara anche un futuro avvincente per i membri del cast sopravvissuti della serie. Chris guadagna in un mese con la sua carriera su TikTok più di quanto la maggior parte delle persone guadagna in un anno, Jaz sta per andare al college e Fiona è finalmente proprietaria della sua casa.

Questi sarebbero cambiamenti notevoli di per sé se questo fosse un episodio di Modern Family, ma The Cleaning Lady non è quel tipo di serie. In mezzo a tutte queste fantastiche notizie, Sin Cara è entrata in guerra con se stessa, mentre Thony sta cercando di trasformare i loro scontri interni a proprio vantaggio. E mentre il rinnovo della quinta stagione di The Cleaning Lady rimane ancora da confermare, le azioni di Thony nel finale della quarta stagione avranno conseguenze importanti se la serie continuerà.

Thony seppellisce viva Ramona per aver rapito Luca

Durante tutta la quarta stagione, uno dei conflitti principali è stato l’incapacità di Jorge di sconfiggere Heller o di trovare un compromesso con lui, che ha portato i soci di Sin Cara a uccidere membri del proprio cartello. Ancora peggio, hanno ucciso bambini piccoli nonostante il fatto che i familiari dei membri del cartello dovrebbero essere off-limits in tempi di guerra e vendetta. Questo avrebbe potuto essere interpretato come un presagio, considerando che tutto ciò che Thony ha fatto fino a questo punto è stato per il bene di suo figlio Luca.

Ramona cerca di punire Thony e Jorge rapendo Luca e Violeta per crescerli come figli suoi e seppellendo Thony viva, ma Fiona si avvale dell’aiuto di Benny per arrivare all’ultimo secondo e colpire Ramona alla testa. Sebbene Ramona sopravviva, Thony reprime l’impulso di tagliarle la gola e invece la seppellisce in mezzo al deserto. Tuttavia, Alejandra è libera e probabilmente ha aiutato a organizzare il piano per uccidere Thony, il che significa che saprebbe dove è stata sepolta Ramona. A questo punto, la sua sopravvivenza sembra probabile, il che potrebbe facilmente ritorcersi contro Thony.

Jorge perde il controllo su Sin Cara (ma potrà tornare?)

Dopo la premiere della quarta stagione di The Cleaning Lady, molti degli episodi rimanenti servono a rafforzare la posizione di Feng con Sin Cara. Il suo amore per Jialong sembra renderlo facile da manipolare, ma si scopre che la maggior parte dei collaboratori di Sin Cara che hanno ucciso i membri del cartello lavoravano sotto gli ordini diretti di Feng. Sembra che si tratti di una truffa di lunga data, dato che Jorge giunge alla conclusione che il capo di Feng, Koh, non è mai esistito. In realtà, Feng ha ricevuto ordini da Sam Heller.

Sappiamo che Jorge ha contatti in altri paesi come l’Ecuador, ma non è chiaro dove stia andando o come intenda procedere se otterrà l’aiuto di cui ha bisogno.

Per ragioni inspiegabili, Feng organizza un attentato contro Jorge proprio nell’aeroporto in cui Jorge deve trovarsi per salvare i suoi figli. Dopo essere sopravvissuto per miracolo, Jorge decide di corrompere il pilota affinché lo porti all’estero, dove potrà stringere una nuova alleanza contro Sin Cara. Sappiamo che Jorge ha contatti in altri paesi, come l’Ecuador, ma non è chiaro dove stia andando né come intenda procedere se otterrà l’aiuto di cui ha bisogno. Dopo Ramona, Jorge è uno dei personaggi più imprevedibili in termini di sviluppo della trama.

Come Thony diventa un socio a tutti gli effetti di Sin Cara (con colpi di scena)

Prima di fuggire dal paese, Jorge consegna a Thony tutte le prove che ha scoperto per incastrare Heller nell’omicidio del procuratore distrettuale. Ora che l’ex assistente procuratore distrettuale Joel Herman ha preso le redini, Thony consegna il libro a Feng in cambio della piena collaborazione con Herman per smantellare Sin Cara dall’interno. Quello che Herman non sa, però, è che Thony ha anche intenzione di sfruttare questo nuovo accordo per prendere il controllo dell’intero cartello.

Per molti versi, non è una svolta così sorprendente. Fin dall’inizio, sembrava che alla fine Thony avrebbe preso il controllo del cartello o avrebbe tagliato i ponti per vivere una vita normale. Con questo nuovo sviluppo, può scegliere entrambe le strade. Thony accetta di collaborare con l’ufficio del procuratore distrettuale solo se le viene offerta la piena immunità per i suoi crimini passati, il che mette un freno alla spinta di Joel per ottenere giustizia per Rex Blackley. Ma se diventa a capo del cartello, può effettivamente distruggerlo dall’interno e fuggire definitivamente.

Il finale della quarta stagione di The Cleaning Lady pone le basi per la più grande ambizione di Thony

Nel finale della quarta stagione di The Cleaning Lady, Thony si trova in una situazione difficile. Ha intenzione di aiutare Joel a smantellare Sin Cara, ma rivela anche che vuole solo indebolire il cartello per poter salire al potere. Tuttavia, il fatto che Thony prenda il controllo di Sin Cara non significa che non possa ancora staccarsi e vivere una vita normale. Potrebbe compromettere il suo accordo di immunità, ma il discorso di Joel quando è diventato procuratore distrettuale prometteva solo che avrebbe fatto ciò che era giusto. Non ha mai promesso di fare ciò che era legale.

Sfortunatamente, questo non è l’unico problema che Thony deve affrontare in questo momento. Abbattere Sin Cara dipende dalla sua capacità di abbattere anche Heller, e le prove di Jorge non la aiutano necessariamente a farlo. Lo stesso Joel ammette di aver dato la caccia a Heller per anni senza riuscire a intaccare la sua organizzazione, e non c’è nemmeno alcuna indicazione che Thony sappia cosa Heller abbia rubato dalla cassaforte di Jorge o come questo possa avvantaggiare il suo impero criminale. Sta intraprendendo un piano importante con informazioni limitate, e questo potrebbe metterla nei guai se la storia continua.

Cos’altro aspettarsi dalla quinta stagione di The Cleaning Lady

Indipendentemente dal fatto che Ramona sopravviva, Jorge trovi degli alleati o Thony prenda il controllo di Sin Cara, la quarta stagione di The Cleaning Lady lascia molte trame da concludere. Chris è riuscito a mantenere l’anonimato come ballerino della TNT, ma entrambi i figli di Fiona sono potenzialmente in pericolo ora che Fiona si è fatta una nemica diretta in Ramona. Ha già dimostrato di essere disposta a prendersela con i familiari delle persone, e ferire Fiona è un modo facile per indebolire Thony.

Inoltre, la prossima stagione dovrà tornare sull’ultima conversazione tra Dupont e Thony. Quando la raggiunge prima del suo incontro con Ramona, le fa una ramanzina sulla vendetta che fa pensare che abbia ucciso qualcuno in passato. Sia lui che Benny dovrebbero avere ruoli più importanti nella quinta stagione di The Cleaning Lady, e la sua mancanza di retroscena finora dovrà essere colmata. Ma indipendentemente da ciò che accadrà ai personaggi secondari come Dupont, una cosa è certa: se la serie avrà un’altra stagione, la guerra di Thony con Sin Cara potrebbe finalmente portare alla fine della sua storia.