Il film Il talento di
Mr. C (il cui titolo originale è The Unbearable Weight
of Massive Talent, ovvero Il peso insopportabile di
un talento straordinario) vede Nicolas Cage nei panni di Nick
Cage, ma quanto della vita dell’attore è vero e presente
nel film? Diretto da Tom Gormican da una
sceneggiatura scritta da lui e Kevin Etten, il
film sembra infatti confondere i confini tra realtà e finzione
facendo interpretare all’attore una versione di se stesso. Per
quanto riguarda alcuni aspetti della vita e della carriera
cinematografica di Cage, ecco cosa il film riporta correttamente e
cosa è esagerato per esigenze drammatiche.
La trama di Il talento di Mr. C
Il film vede una versione romanzata
di Nick Cage alle prese con una profonda crisi
creativa, problemi familiari irrisolti e la prospettiva concreta
della rovina finanziaria. Trascurato da Hollywood e tormentato
dalle visioni del suo sé più giovane e di successo, Cage decide di
accettare un’offerta bizzarra: un milione di dollari per
partecipare alla festa di compleanno di un ricco e insistente
superfan, il carismatico Javi Gutiérrez (Pedro
Pascal).
Ma quella che sembra una semplice
trovata per guadagnare facilmente si trasforma presto in
un’avventura folle, quando Cage viene reclutato dalla CIA – tramite
l’agente Vivian (Tiffany Haddish)
– per indagare su un sospetto rapimento legato a Javi. Costretto a
muoversi tra la finzione e la realtà, l’attore dovrà attingere al
meglio dei suoi iconici personaggi cinematografici per salvare la
situazione, ricucire il rapporto con la sua famiglia e riscoprire
il vero valore della sua carriera. Con una vita che somiglia sempre
più a un film, Cage è quindi chiamato a interpretare il ruolo più
importante di tutti: quello di sé stesso.
In Il talento di Mr.
C, Javi incoraggia Nick Cage a mettersi al volante dopo
aver assunto LSD perché ha eseguito le sue acrobazie in Fuori in 60 secondi. In un’altra scena, Javi dice di
sapere che Nick può correre molto veloce perché lo ha fatto durante
le riprese di Il mistero dei Templari, anche se Nick
inizialmente lo nega. Questi due aneddoti dietro le quinte sono in
realtà veri. Cage, l’attore nella vita reale, ha davvero eseguito
personalmente le acrobazie di guida e di corsa in entrambi i
film.
Per Fuori in 60 secondi, l’attore ha rivelato di aver
frequentato una scuola di guida ad alte prestazioni dove ha
imparato a fare giri a 360 gradi e altro con un’auto. Per Il
mistero dei Templari, c’è un video girato sul set che mostra
Cage che corre sul set, con la telecamera che segue i suoi
movimenti. Per quanto riguarda la vita privata di Cage fuori dallo
schermo, Il talento di Mr. C non potrebbe invece
essere più lontano dalla realtà. Nel film, Nick Cage ha un’ex
moglie, Olivia, e una figlia adolescente, Addy.
Questa versione dell’attore passa
molto tempo concentrata su se stessa e la sua carriera
cinematografica e il suo amore per i film sono più grandi del suo
desiderio di un legame autentico con la sua famiglia. In realtà,
però, Cage ama passare il tempo con i suoi figli e ha persino
ammesso di aver rifiutato ruoli in grandi film per stare con loro.
Inoltre, a differenza del suo omologo immaginario, Cage è stato
sposato cinque volte, quattro delle quali sono finite con un
divorzio. Ha inoltre tre figli, non uno.
Il talento di Mr. C è una storia immaginaria,
ma presenta tutti i film reali di Nicolas Cage
Il talento di Mr. C
è quindi una versione completamente fittizia di Nicolas Cage,
incentrata sulla sua personalità e sulle percezioni che si possono
avere degli attori e della celebrità, un po’ come avviene anche in
Essere John Malkovich. Tuttavia, la reale filmografia
dell’attore viene qui citata continuamente, con il film che fa
infatti riferimento a classici di Cage come Cuore
selvaggio, Cara, insopportabile Tess, Con Air, Face/Off, Via da Las Vegas e molti
altri. A tal fine, i personaggi interpretati da Cage in ciascuno di
questi film rimangono gli stessi.
L’attore è anche noto per aver
recitato in molti film indipendenti, che Cage ha ammesso lo hanno
aiutato a pagare i suoi debiti, proprio come fatto dal suo omologo
immaginario. Ma mentre il Cage del film desidera davvero ottenere
quel ruolo da protagonista in un film di una major, l’attore nella
vita reale preferisce oggi realizzare film indipendenti piuttosto
che altri film come Il mistero dei templari. Ne sono una
prova i recenti The
Surfere Longlegs.
Tutto sommato, c’è quindi una certa
sovrapposizione tra realtà e finzione quando si parla di Il
talento di Mr. C. Ma il film stesso è pensato per essere
drammatizzato allo scopo di essere emozionante e avvincente. Nick
Cage e Nicolas Cage potrebbero condividere lo stesso nome e la
stessa filmografia, ma non sono la stessa persona: il primo è una
versione esagerata (si veda ad esempio la parte dedicata ai
cartelli della droga) dell’attore che il pubblico ha imparato a
conoscere e ad amare.
Nick Cage è in realtà più moderato
del vero Nicolas Cage
Eppure, il film riesce allo
stesso tempo a presentare una versione leggermente più moderata di
Cage. Il vero Nicolas Cage ha speso 150 milioni di dollari per
quelle che si sono rivelate uova di dinosauro rubate. Possedeva
anche due castelli ed era ossessionato dalla ricerca del Santo
Graal. Considerando la sua vita sentimentale nel corso degli anni,
la relazione stabile (anche se burrascosa) mostrata in Il
talento di Mr. C è ben lontana dai suoi numerosi
matrimoni nella vita reale.
In una mossa che dimostra che il
film è consapevole dei meme su Nicolas Cage, Cage litiga
regolarmente con un giovane Nick Cage ringiovanito e turbolento nel
film – l’id rabbioso del suo super-ego più anziano e leggermente
più calmo – per distanziare il suo personaggio da quegli eccessi
della vita reale. L’eccentricità di Nick Cage deriva invece dal suo
amore per l’espressionismo tedesco, dalla sua passione incrollabile
per il suo mestiere e dalla sua ricerca, a volte estremamente
irritante, della purezza creativa.
Un concetto come quello
di Il talento di Mr. C non capita tutti i
giorni, quindi Cage ha dovuto scegliere con cura le parti di sé che
voleva mostrare e riconoscere senza nascondere ciò che i suoi fan
accaniti già sanno della sua vita selvaggia. Si è trattato dunque
di un film piuttosto singolare nella sua filmografia, che oltre che
a presentare una vicenda buffa e divertente ha anche rappresentato
una vera e propria sfida per i fan dell’attore, qui chiamati a
riconoscere tutti gli elementi reali della vita di Cage finiti nel
film.
Dopo anni di clamore, voci e
speculazioni, nel 2016 Batman V Superman: Dawn of Justice (qui
la recensione) è infine arrivato nelle sale cinematografiche e,
come L’Uomo d’Acciaio prima di lui, è subito
diventato uno dei film più controversi del genere dei film tratti
dai fumetti. Lo è perché propone una versione inedita di Batman –
più anziano e violento, incline all’atto di uccidere – ma anche
perché propone un’ulteriore reimmaginazione di alcuni elementi di
Superman e di altri aspetti
dell’universo DC Comics. C’è poi la celebre “scena Martha”, che ha
generato innumerevoli dibattiti.
Tuttavia, Batman V Superman: Dawn of
Justice lancia alcune idee intriganti che sono state
apprezzate dai lettori di fumetti e ha trovato poi maggior fortuna
grazie alla Ultimate Edition (qui la recensione). Il film
anticipare anche alcuni risvolti che sono poi stati ripresi che
avrebbero dovuto portare a nuovi orizzonti del DC
Extended Universe. Il progetto è però fallito e così il film
diretto da Zack Snyder rimane sostanzialmente
“incompiuto”, lasciando criptici alcuni di questi elementi. In
questo articolo, dunque, proponiamo u’analisi dell’epilogo del
film, andando a spiegare alcuni passaggi chiaev e in particolare a
chiarire la conversazione tra Batman e Lex Luthor e come anche
della rivelazione finale del film.
La spiegazione dell’arrivo di “lui” e del sogno Knightmare
Dopo l’arresto di Lex Luthor in
relazione all’attentato al Senato e alla creazione di Doomsday,
Batman fa visita al capo della LexCorp nella sua cella, giurando di
tenere d’occhio ogni sua mossa. Nella scena, Lex risponde che non
importa cosa facciano Batman o qualsiasi altro eroe, il dado è
tratto e non si può tornare indietro: gli alieni provenienti da
oltre le stelle hanno sentito la chiamata: Dio (Superman) è morto.
Dimostrando che Superman ha contribuito a riportare il bene in
Batman, il Cavaliere Oscuro si astiene dal “marchiare” Lex, ma
mentre Bruce Wayne lascia il blocco delle celle, Lex continua a
delirare sui pericoli che presto arriveranno a minacciare la
Terra.
Jesse Eisenberg è Lex Luthor in Batman V Superman
Luthor fa specifico riferimento a un
“Lui” e a un “Lui” che sta arrivando, dopo aver menzionato gli
alieni che esistono nell’oscurità oltre le stelle. Un riferimento
che, per chiunque non fosse completamente perso durante la scena
post-apocalittica “Knightmare” di Batman V
Superman, suggeriva che il regista Zack Snyder stava già
preparando il terreno per uno dei più grandi nemici della Justice League: il Nuovo Dio conosciuto come
Darkseid, sovrano del pianeta Apokolips. Nei
fumetti, Darkseid è una minaccia imponente, capace di spazzare via
le persone dall’esistenza usando solo i suoi raggi Omega e, cosa
ancora più terrificante, è in grado di corrompere sia gli eroi che
i cattivi con la sua “essenza”, offuscando la loro percezione del
mondo e piegando le loro azioni al suo volere.
Per rendere il teaser chiaro agli
spettatori che non hanno familiarità con Darkseid, è importante
rivisitare la scena Knightmare nel film, che non solo presenta il
marchio distintivo del cattivo (il simbolo “Omega”), ma raffigura
anche i servitori alati di Darkseid, noti come parademoni.
Aggiungete a ciò il “messaggio” improvviso di Flash, che avverte
Bruce che aveva sempre avuto ragione su “Lui”, e comincia a
delinearsi un quadro diverso. L’avvertimento, che sembra essere un
vero e proprio messaggio di Flash che attraversa il tempo, sembra
suggerire che Bruce avesse ragione a sospettare che Superman fosse
una minaccia per l’umanità, ma mettendo insieme tutti i pezzi si
ottiene un’interpretazione più chiara.
Il sogno post-apocalittico non è
affatto un sogno, ma una premonizione di un potenziale futuro in
cui Darkseid è arrivato e è riuscito a corrompere Superman
(trasformando l’Uomo d’Acciaio in un letale esecutore). Bruce Wayne
aveva ragione, una guerra sta arrivando e Superman ne sarà al
centro (dalla parte della Terra o dalla parte di Darkseid).
Tuttavia, l’avvertimento significa anche che il futuro non è ancora
deciso e, in questo contesto, il suggerimento che Lois Lane sia la
“chiave” significa probabilmente che, oltre a incoraggiare Bruce a
trovare i suoi futuri eroi della Justice League (Aquaman, Wonder
Woman, Cyborg e lo stesso Flash), la squadra deve proteggere Lois
Lane, in modo che Superman non perda il suo legame con l’umanità e
diventi suscettibile all’influenza di Darkseid.
Una scene della sequenza Knightmare in Batman V
Superman
Quindi, come viene a sapere Lex
Luthor di Darkseid? Si può presumere che le informazioni su
Darkseid fossero contenute nell’archivio kryptoniano a cui Lex ha
accesso quando prende il comando della nave da ricognizione
kryptoniana precipitata. Lex inizia il film come un sociopatico
contorto che è stato trascurato e maltrattato dal padre e, nel
corso della storia, diventa un sociopatico contorto a conoscenza di
una minaccia aliena malefica. Non è chiaro quanto Lex sappia ora,
ma il suo avvertimento, insieme alle informazioni/sensazioni che
Bruce Wayne ha già sul futuro, suggerisce che l’invasione del
Generale Zod (e il funzionamento del motore mondiale) abbia reso la
Terra un obiettivo per altri alieni assetati di potere che
potrebbero essere interessati a schiavizzare un nuovo mondo.
Con Superman a sorvegliare il
pianeta, quelle forze aliene potrebbero essere state riluttanti ad
attaccare, ma con Superman morto alla fine del film, la Terra è ora
più vulnerabile che mai. Se Lex è attendibile, Darkseid ora conosce
bene la Terra ed è consapevole che è suscettibile di attacchi e/o
corruzione. La sua prospettiva sulla situazione è ulteriormente
esemplificata dal dipinto a cui aveva fatto riferimento in
precedenza nel film, che ora è appeso a testa in giù nell’ufficio
di suo padre, con diavoli alati grigi che scendono dal cielo per
combattere gli eroi virtuosi a terra. Come noto, Darkseid compare
nella Zack
Snyder’s Justice League, ma la sua effettiva entrata in
scena nel DCEU non ha avuto purtroppo luogo.
La rinascita di Superman
Tornando a poco prima del dialogo
tra Batman e Luthor, durante lo scontro finale uccidendo Doomsday,
anche Superman subisce una ferita mortale e sembra effettivamente
morire. La sequenza è un libero adattamento della trama di
“Death of Superman”, in cui Doomsday arriva sulla Terra e
alla fine affronta Superman in una battaglia all’ultimo sangue. Nel
fumetto originale, Doomsday (un kryptoniano geneticamente
modificato) e Superman si scontrano in un attacco reciprocamente
distruttivo che ferisce mortalmente entrambi contemporaneamente, e
ciascuno dei due sembra morire. Superman soccombe alle sue ferite e
viene celebrato un funerale per il protettore caduto.
Doomsday in Batman V Superman
Eroi, cattivi e persone comuni da
tutto il mondo vengono a piangere la morte di Superman – Lex Luthor
erige persino una cripta per onorare l’Uomo d’Acciaio, il suo più
grande avversario. Sebbene la scena si svolga in modo diverso in
Batman V Superman, con l’Uomo d’Acciaio che
conficca la lancia di kryptonite di Batman nel petto di Doomsday e
Doomsday che trafigge l’Uomo d’Acciaio con il suo braccio appena
formato (dopo che Wonder Woman gli ha mozzato la mano), il
risultato è esattamente lo stesso: l’eroe e il mostro si feriscono
a morte a vicenda in un momento di sacrificio e rabbia
autodistruttiva, rispettivamente. Come in “Death of
Superman”, viene quindi celebrato un funerale per
Superman.
Tuttavia, Snyder porta l’idea un
passo avanti, con l’umanità che piange l’Uomo d’Acciaio in modi
diversi. Gli abitanti di Metropolis si riuniscono per una veglia a
lume di candela presso il monumento a Superman nella città,
l’esercito americano seppellisce una bara vuota nera e argento (che
ricorda molto la tuta della rinascita dell’Uomo d’Acciaio in
“Death of Superman”) nel cimitero di Arlington, mentre gli
amici e la famiglia di Clark Kent si riuniscono per un corteo
funebre e seppelliscono il corpo di Superman/Clark Kent in una
semplice bara di pino nel cimitero di Smallville (accanto al suo
padre adottivo, Johnathan Kent).
Mentre Lois Lane dice addio, con
Bruce Wayne e Diana Prince che guardano da lontano, getta una
manciata di terra sulla bara e se ne va. Pochi istanti dopo, però,
la terra inizia a vibrare e a levitare, proprio come le particelle
di ghiaccio che circondano il pugno di Superman prima del suo primo
volo in L’Uomo d’Acciaio. In alcune versioni della
mitologia di Superman, la levitazione degli oggetti circostanti è
spiegata come un effetto collaterale dell’aura bioelettrica
dell’Uomo d’Acciaio, che può manipolare l’effetto delle forze
gravitazionali nelle immediate vicinanze dell’eroe. In altre
parole, la presenza di anomalie gravitazionali significa che
Superman non è morto, ma è solo in uno stato di ibernazione (fino a
quando il suo corpo non sarà in grado di ripararsi
completamente).
La terra sulla bara di Superman in Batman V Superman
Dopotutto, c’è solo una cosa che
dice effettivamente al pubblico che Superman è morto: l’ipotesi di
Batman, Wonder Woman e Lois Lane che Superman sia morto. All’inizio
del film, Superman è stato colpito da un’esplosione nucleare ed è
stato dato per morto, fluttuando senza vita nello spazio, fino a
quando la luce diretta del sole ha riattivato (o almeno accelerato)
le sue naturali capacità rigenerative. Sebbene un’esplosione
nucleare possa sembrare peggiore della morte per impalamento,
Superman era vicino alla lancia di kryptonite quando è stato
pugnalato da Doomsday, il che significa che il kryptoniano potrebbe
impiegare molto più tempo per riprendersi da questa ferita,
soprattutto considerando che sta per essere sepolto sottoterra.
Tutto questo per dire che solo
perché la terra viene mostrata levitare non significa che Superman
si sveglierà pochi secondi dopo. Tuttavia, questo suggerisce
certamente che l’Uomo d’Acciaio tornerà, cosa poi confermata dal
film Justice League). Quando il pubblico ha assistito per
la prima volta a questo finale, però, è iniziata ad emergere anche
la teoria secondo cui il Superman che si sarebbe risvegliato non
sarebbe stato propriamente lo stesso di prima. Il Superman dei
fumetti risorto è infatti emerso con una forza maggiore, oltre ad
alcuni altri miglioramenti rispetto alle sue precedenti
abilità.
Ma c’è anche chi sosteneva che
potesse tornare come versione malvagia, cosa poi in parte
confermata da Justice League. Dopotutto, gli abitanti della Terra
hanno voltato le spalle a Superman prima che l’Uomo d’Acciaio
sacrificasse la sua vita per proteggerli. Nel film seguito di
queste vicende, il personaggio torna infatti dalla morte e vive
inizialmente una sorta di dissociazione rispetto alla sua natura e
al suo ruolo, ingaggiando uno scontro con gli altri membri della
Justice League prima di ritrovare poi il proprio equilibrio e la
propria identità.
Quando Final
Destination uscì nel 2000, si impose immediatamente come
un titolo innovativo all’interno del panorama horror, dando nuova
linfa a un genere che cercava nuove idee dopo il successo dei
slasher degli anni ’90. Diretto da James
Wong e nato da una sceneggiatura inizialmente pensata per
un episodio di X-Files, il film proponeva un’idea semplice
quanto disturbante: non si può sfuggire alla Morte. L’intuizione di
rendere la Morte una presenza invisibile ma implacabile, che lavora
per mezzo di coincidenze e incidenti, introdusse una nuova forma di
tensione, fondata sull’attesa e sul destino inevitabile.
Il successo del primo Final
Destination ha dato il via a una saga longeva e popolare,
composta finora da sei film. Pur mantenendo sempre lo stesso schema
narrativo — un personaggio ha una visione, salva se stesso e altri
da una tragedia imminente, ma poi la Morte li reclama uno per uno —
il franchise ha saputo evolversi attraverso creatività nelle messe
in scena delle morti e un crescente gusto per l’effetto sorpresa.
Il film del 2000, con protagonisti Devon Sawa e
Ali Larter, ha stabilito le basi di questo
universo narrativo, introducendo anche il tono cupo e ironico che
sarebbe diventato un marchio di fabbrica della saga.
Certamente, il finale del primo
Final Destination lascia ancora oggi il pubblico
con interrogativi importanti sul funzionamento delle regole della
Morte e sul destino dei sopravvissuti. Nonostante una parvenza di
vittoria da parte dei protagonisti, la narrazione offre infatti
ampio spazio a dubbi e presagi, che meritano un’analisi
approfondita. Nell’articolo a seguire, ci concentreremo proprio su
questo: esaminare nel dettaglio le scene conclusive del film,
cercando di dare una spiegazione coerente a ciò che accade e a come
questo finale abbia contribuito a costruire il mito duraturo di
Final Destination nel genere horror.
Protagonista del film è Alex
Browing, un adolescente apparentemente qualunque il quale
sfoggia però la capacità di vedere cose che avverranno in futuro,
specialmente per quanto riguarda la morte delle persone. In
procinto di partire per una gita scolastica a Parigi, appena
imbarcato con i suoi compagni di classe Alex ha una premonizione
durante la quale vede il velivolo esplodere in volo, uccidendo
tutte le persone al suo interno. Certo che la cosa avverrà
realmente, egli inizia a farsi notare nel tentativo di convincere
tutti quanti ad uscire dal mezzo prima che sia troppo tardi.
Alex finisce però soltanto per far
espellere dall’aereo sé stesso, i compagni Billy
Hitchcock e Tod Waggner, la professoressa
Valerie Lewton, i fidanzati Carter
Horton e Terry Chaney, e infine
Clear Rivers, una donna che ha creduto alla
premonizione mortale. Quando l’aereo esplode realmente in volo, il
gruppo di fortunati comprende di essere davvero sfuggiti alla
morte. Ma la morte non ama essere presa in giro e ben presto i
superstiti si troveranno a doversi confrontare con quello che era
il loro destino. Ad uno ad uno, ognuno di loro dovrà cercare di
rimanere vivo in un partita che non sembra poter essere vinta in
alcun modo.
La spiegazione del finale
Nel finale di Final
Destination, dopo una lunga fuga dalla Morte, i tre
sopravvissuti – Alex, Clear e Carter – si trovano a Parigi, sei
mesi dopo gli eventi principali del film. Convinti di aver
finalmente interrotto il disegno della Morte, i tre discutono di
quanto accaduto, ancora turbati ma apparentemente fuori pericolo.
Tuttavia, la tensione torna a salire quando Alex si rende conto che
mentre lui è intervenuto nel destino di Carter e Clear per salvarli
nessuno è intervenuto nel suo e che dunque la sequenza degli eventi
non è mai stata realmente interrotta, ma solo rimandata.
È proprio in quel momento che un
cartellone pubblicitario si stacca e sta per schiantarsi su Alex,
che viene però salvato in extremis da Carter. Questa scena
chiarisce che la “lista” della Morte non si ferma, ma semplicemente
si riorganizza. L’idea che il disegno della Morte possa essere solo
temporaneamente evitato e non cancellato è un elemento chiave che
definisce l’intera saga. A conferma di ciò, mentre Alex e Cartes si
chiedono chi sarà il prossimo, il film si chiude in modo
inquietante: l’insegna torna indietro e colpisce Carter in pieno,
uccidendolo. Il film termina così, con una sensazione di
ineluttabilità e con la consapevolezza che la Morte, alla fine, non
lascia scampo.
Questo finale ha avuto un forte
impatto sul tono e sulla struttura narrativa dei film successivi. A
differenza di altri horror in cui il male viene sconfitto o almeno
temporaneamente contenuto, Final Destination
stabilisce che il nemico è invincibile e senza volto. La suspense
non deriva tanto dallo scontro diretto con una creatura, ma
dall’anticipazione di eventi tragici e imprevedibili. Questo ha
permesso alla saga di proseguire senza dover giustificare la
presenza di un villain ricorrente, affidandosi invece a un
meccanismo narrativo autoalimentato.
Infine, il finale del primo film
introduce il tema dell’ordine delle morti, elemento cardine in
tutti i capitoli successivi. Ogni personaggio salvato dalla
tragedia iniziale è destinato a morire nello stesso ordine previsto
originariamente, a meno che qualcosa non intervenga a modificarlo.
Questa regola aggiunge una struttura quasi matematica alla
narrazione, che diventa un gioco di logica, tempismo e sacrificio.
In questo modo, Final Destination non solo ha
concluso il suo primo capitolo con coerenza e terrore, ma ha anche
gettato le fondamenta di un’intera mitologia horror che si sarebbe
sviluppata nei decenni successivi.
Infine, importante nel film è la
figura di William Bludworth (interpretato da
TonyTodd), un misterioso medico
legale che conosce in modo sospetto le regole della morte e cerca a
suo modo di avvisare, seppur in modo ambiguo, gli sventurati che si
trovano a doverla affrontare. Si tratta di uno dei pochissimi
personaggi ricorrenti della serie, che con il tempo è stato
interpretato come un avatar della Morte, o forse come un
sopravvissuto alle sue macchinazioni. Il suo ruolo generale e la
sua conoscenza dei metodi della Morte sono ancora oggi due dei
misteri ricorrenti della serie.
Una nuova serie TV fantasy è in
fase di sviluppo su Amazon Prime Video, basata su una serie di
libri bestseller. A poche settimane dall’annuncio da parte di
Amazon della cancellazione della sua epica serie fantasy ad alto
budget, La ruota del tempo, la piattaforma di
streaming ha già un potenziale sostituto in cantiere. Con titoli
come Gli anelli del potere nella sempre crescente libreria
TV originale di Amazon e altri come Fourth Wing e God of
War presumibilmente in arrivo, Prime Video sta
ancora cercando di mantenere la sua presenza come punto di
riferimento per la televisione fantasy.
Dopo Game of
Thrones, ogni servizio di streaming ha voluto un titolo
fantasy di grande successo tutto suo e, sebbene La ruota
del temponon abbia avuto successo, la ricerca
di qualcosa di nuovo non si ferma mai. Il XXI secolo ha visto il
fantasy decollare come genere di successo, con nuovi sottogeneri
che attraggono un pubblico molto diversificato. La nuova serie di
Amazon probabilmente punterà a un nuovo target di spettatori
appassionati di fantasy.
Amazon Prime Video sta
adattando Powerless di Lauren Roberts
Secondo Deadline, Amazon ha acquisito i diritti della serie
fantasy per giovani adulti Powerless, di Lauren Roberts. La
trilogia è rivolta a un pubblico più giovane rispetto a titoli come
The Rings of Power e potrebbe trovare più punti in comune
con serie per giovani adulti come The Summer I Turned
Pretty. La serie fantasy romantica, che ha spopolato su TikTok,
è in fase di sviluppo per la TV da parte di Daphne Ferraro,
sceneggiatrice che ha lavorato a titoli comeMaxton
Hall: The World Between Us e la serie
fantasy-misteriosa di successo di Netflix, Dark. Lo studio dietro al progetto è
Olive Bridge Productions (Anyone But You, Peter Rabbit).
Powerless è ambientato in un
mondo immaginario governato dalle Élite e segue le vicende di una
protagonista appartenente alla classe inferiore chiamata gli
Ordinari. Paedyn Gray è una ladra il cui padre è stato giustiziato
dal re, e la sua vita prende una piega sorprendente quando salva
per caso il principe. Il fulcro dei libri è incentrato su un evento
chiamato “Purging Trials”, in cui Paedyn è costretta a competere.
La serie mescola elementi di high fantasy, romanticismo e temi
distopici, molto simili alla serie The Hunger Games di Suzanne Collins.
Un nuovo adattamento di Stephen King, The
Institute, diretto dal produttore esecutivo di
From, Jack Bender, ha rivelato la data di uscita e il nuovo
poster. Stephen King’s The Institute è in fase di
sviluppo per MGM+, adattato dall’omonimo libro di
King del 2019. È l’ultimo di una lunga e sempre crescente serie di
adattamenti di Stephen King, e non l’unico in uscita quest’anno.
Anche Max’s It –Welcome to Derry è previsto per il 2025, mentre The
Monkey è uscito nelle sale a febbraio.
Secondo MGM+, la serie The
Institute uscirà il 13 luglio 2025 alle 21:00 ET. La prima
stagione sarà composta da otto episodi e, con l’uscita prevista tra
poco più di un mese, il pubblico dovrebbe aspettarsi un trailer a
breve. Di seguito sono disponibili i dettagli della trama e della
produzione, un nuovo poster della prima stagione e nuove immagini
dei membri del cast, tra cui Ben Barnes, Joe Freeman, Mary-Louise
Parker e altri ancora:
Dai produttori esecutivi Stephen
King e Jack Bender (FROM), “The Institute” segue la storia del
geniale adolescente Luke Ellis (Freeman), che viene rapito e si
risveglia all’Istituto, una struttura piena di bambini che sono
arrivati lì tutti nello stesso modo e che sono tutti dotati di
abilità insolite. In una città vicina, l’ex poliziotto tormentato
Tim Jamieson (Barnes) è alla ricerca di una nuova vita, ma la pace
e la tranquillità non dureranno a lungo, poiché la sua storia e
quella di Luke sono destinate a scontrarsi.
Cosa significa il primo sguardo
all’Istituto
Mentre i fan dell’horror
attendono From – stagione 4, le cui riprese inizieranno questo
mese e che probabilmente uscirà nel 2026, The Institute
sembra un seguito entusiasmante su MGM+. Jack Bender è un
regista e produttore americano che ha recentemente lavorato come
produttore esecutivo in tutte e tre le stagioni di From. Ha
anche prodotto Lost, l’adattamento HBO di Stephen King
The Outsider, e ha diretto episodi di numerose serie, da
Game of Thrones a The Sopranos. Porterà il suo
talento d’élite e la sua esperienza in quattro episodi della prima
stagione di The Institute.
MGM+ non è il nome più importante
nel mondo dello streaming, ma dietro di esso ci sono la classica
casa di produzione cinematografica e il sostegno dei nuovi
proprietari di Amazon. From ha già dimostrato di essere un
successo e The Institute ha anche il vantaggio di avere
Stephen King. Per i fan di From e dei
libri di King, questa serie sembra destinata a diventare un must.
Le immagini creano inoltre un’atmosfera e un’estetica simili a
quelle di Stranger Things.
È stato pubblicato un nuovo trailer
di Alien:
Earth, che rivela ulteriori dettagli sulla serie
prequel di FX e sul suo ruolo nel franchise. La prossima serie TV
prequel di Alien: Earth è incentrata su un’astronave
che precipita sulla Terra e sul team incaricato di indagare
sull’incidente, che scopre che uno Xenomorfo è salito a bordo. La
serie è stata creata da Noah Hawley, noto soprattutto per il suo
lavoro su Fargo di FX. Il cast è composto da Sydney
Chandler, Timothy Olyphant, Alex Lawther e Samuel Blenkin nei ruoli
principali, insieme a molti altri.
Ora, FX Networks ha
pubblicato un nuovo trailer di Alien: Earth, che offre
ulteriori dettagli sulla serie in arrivo. Il trailer mostra
l’astronave USCSS Maginot che precipita in una città, con
una squadra di sintetici inviata a indagare. Tra questi c’è una
bambina di nome Wendy (Chandler), la cui coscienza è stata
trasferita in un corpo sintetico adulto. Si scopre presto che a
bordo della nave c’erano almeno cinque soggetti extraterrestri, tra
cui almeno uno Xenomorfo.
Tuttavia, il trailer accenna alla
presenza di altre creature aliene, che sembrano avere un impatto
psichico su Wendy. Altre immagini mostrano sintetici e umani
terrorizzati dalle minacce aliene ora presenti sulla Terra, tra
cui numerose rapide apparizioni dello
Xenomorfo. Il trailer si conclude confermando la data di
premiere della serie, martedì 12 agosto. Guarda il trailer completo
qui sotto:
Cosa rivela il trailer di Alien: Earth sulla serie
TV
Il trailer completo di Alien:
Earth mostra quanto la serie attinga dai film Alien pur
mantenendo una trama originale. Sebbene gli Xenomorfi saranno
una delle minacce principali della serie, sono solo uno dei
cinque diversi tipi di organismi extraterrestri che ora vagano
liberi sulla Terra. Tra questi c’è una creatura simile a una medusa
vista nel trailer, insieme a una struttura simile a un uovo. Anche
se potrebbe trattarsi del luogo in cui è ospitato un Facehugger,
potrebbe anche essere un mostro completamente nuovo ed esclusivo
della serie.
I membri principali del team
presentati inizialmente sembrano essere sintetici, e la serie
potrebbe concentrarsi principalmente su come Wendy è riuscita a
trasferire la sua coscienza in un corpo artificiale. Tuttavia, la
minaccia per l’umanità è presente, dato il numero di persone che
sembrano essere in pericolo nel trailer. Mentre i soldati sembrano
dare la caccia alle creature nelle zone circostanti il luogo
dell’incidente, Alien: Earth‘s monsterssaranno
formidabili aggiunte, che ricordano le nuove creature aliene
viste in Prometheus del 2012.
The
Woman in the Yard potrebbe ricevere recensioni
contrastanti, con il 41% su Rotten Tomatoes e una
valutazione di 5,7/10 su IMDb, ma se pensate che siano
troppo severe, non siete i soli. Forse non è la metafora più
sottile sul dolore familiare e la depressione, ma è recitato e
girato incredibilmente bene. Non vincerà nessun Premio
Oscar, ma non è affatto un brutto film. Di
certo non è “il peggior film di sempre”, come mi ha urlato
ripetutamente una persona insieme a tutti gli altri spettatori
in sala una volta iniziati i titoli di coda.
The Woman in the Yard segue
Ramona (Danielle Deadwyler) e i suoi due figli dopo la morte
del marito e padre in un incidente stradale che ha lasciato Ramona
con una gamba rotta. Nella casa che lui aveva comprato da
ristrutturare, le cose stanno lentamente andando in pezzi. Come si
vede dall’avvincente sequenza iniziale in cui Tay (Peyton
Jackson) non trova né cibo per cani, né elettricità, né
fiammiferi, Ramona è così depressa che non riesce a prendersi cura
dei bambini. Quando La Donna (Okwui Okpokasili) appare nel
cortile, viene alla luce la verità inquietante che si cela dietro
questo crollo. Il finale ricontestualizza il rapporto tra Ramona
e suo marito, così come la scelta di Ramona di uccidere se stessa e
i suoi figli o rovinare la vita di tutti loro. Il finale
dividerà il pubblico, poiché si può sostenere che concluda
tutto in modo troppo semplice. Tuttavia, la sua semplicità riflette
la scelta che tutti noi possiamo fare di restare con la nostra
famiglia e impegnarci a vivere un giorno alla volta.
“The Woman in the Yard”
utilizza cicli temporali surreali per ricontestualizzare il
rapporto di Ramona con la donna
Il secondo atto si conclude con un
confronto diretto tra Ramona e i suoi figli, che sono fuggiti in
soffitta, dove non entra la luce. Dopo aver apparentemente
intrappolato Ramona in una sorta di regno delle ombre, vediamo La
Donna, con una parte del viso sfigurata, zoppicare verso una
spaventata Annie (Estella Kahiha), dicendole che non le
avrebbe “mai fatto del male”. La Donna abbraccia Annie e le due
scompaiono, spingendo Ramona a cercarle in un tunnel buio,
seguendo una torcia lampeggiante come un faro.
Tuttavia, invece di trovare Annie,
Ramona entra in una ricostruzione della prima scena: un video di
lei e suo marito, David (Russell Hornsby), che parlano di
quanto lui non veda l’ora che la casa sia finita. Quando l’abbiamo
visto la prima volta, aveva un’atmosfera romantica e giocosa. Ma
ora che sappiamo che era Ramona a guidare l’auto la notte in cui
David è morto e che ha delle visioni momentanee in cui uccide i
propri figli, c’è un tragico senso di colpa che permea le parole e
le azioni di Ramona. Quando dice che non sa come chiamare la
fattoria, ora sembra un personaggio che non è sicuro perché non
vuole davvero essere lì, piuttosto che uno scherzo a cui non ha
pensato.
Ci rendiamo presto conto che si
tratta di una manipolazione da parte della Donna quando Ramona
cerca di abbandonare la visione, ma David avvolge un
lenzuolo intorno alla testa di Ramona, soffocandola. Questo
è forse uno dei momenti del film che non ha senso per la
caratterizzazione di David ed è presente solo per creare shock e
spingerci alla scena successiva. Tuttavia, riflette il modo in cui
Ramona si sentiva controllata e schiacciata dalla vita che David le
aveva imposto. Questo porta alla sequenza più strana del
film, in cui Ramona si ritrova improvvisamente nella prima scena in
cui abbiamo incontrato La Donna, ma ora sta guardando se stessa che
si trascina per chiederle cosa ci fa lì.
Si ripete la frase “Come sono
arrivata qui?”, e vediamo Ramona nei panni della Donna che ha
rapito Annie in soffitta, il che dà più contesto alla scena
precedente. Può essere confuso e fuori luogo, ma aiuta a mostrare
come Ramona e La Donna siano la stessa persona e che,
piuttosto che una minaccia indesiderata venuta a invadere la sua
vita, La Donna è in realtà un’ospite invitata inavvertitamente.
The Woman in the Yard è la
parte più oscura del dolore e della depressione di Ramona
Una volta terminata la sequenza che
fa girare la testa, ci sono solo Ramona e la donna al piano di
sopra nella sua stanza, e finalmente capiamo perché lei è lì. La
donna è la risposta alle preghiere di Ramona che chiedeva “dammi la
forza”, una delle prime frasi che ha pronunciato nel film, ma la
forza è molto più oscura di quanto potremmo pensare. Dal momento in
cui vede la donna prima di schiantarsi con l’auto alle visioni in
cui uccide i suoi figli, il film sembra suggerire che la
depressione e il dolore di Ramona sono diventati
troppo forti e che la donna è la parte del suo cervello che
desidera uccidere ciò che la tiene sotto controllo. Come ha
detto al marito durante la loro ultima cena insieme, sente che
tutta la sua vita è stata vissuta per gli altri.
Ma Ramona ama ancora i suoi figli e
suo marito. Potremmo interpretare l’incidente d’auto come un suo
tentativo di suicidarsi senza pensare profondamente a come questo
potrebbe influenzare David, il che non sarebbe una rappresentazione
del tutto inaccurata di come i pensieri suicidi possano
rendere una persona irrazionale. Pertanto, La Donna spiega che è lì
per dare a Ramona “la forza” di uccidersi, ed è per questo che
nella pistola di David è rimasto solo un proiettile. Questo implica
che Ramona sapeva che se ce ne fossero stati altri, avrebbe ucciso
i bambini, mentre ora ce n’è solo uno per sé. La donna mostra come,
se Ramona si suicida, i suoi figli cresceranno con un futuro
positivo perché lei non sarà lì a trattenerli, dato che non può più
prendersi cura di loro a causa della sua depressione. Ovviamente,
questo non è un punto di vista oggettivo. È l’odio che Ramona
prova per se stessa, ma questo è ciò che il suicidio
rappresenta per molti, e la sequenza finale diventa ancora più
straziante proprio per questo.
Ramona sceglie di non uccidersi
in The Woman in the Yard
Ramona chiede se può dire addio ai
suoi figli e la Donna la abbraccia dicendo: “Certo”. Ramona li
spinge fuori di casa, ma Annie le dà il peluche di Mr. Penguin per
tenerle compagnia. Ramona si siede sulla stessa sedia in soffitta
dove la Donna era seduta in giardino e si punta la pistola al
mento, mentre la Donna la spinge con impazienza a premere il
grilletto.
Tuttavia, all’ultimo secondo,
Ramona vede Mr. Penguin. L’ombra della Donna si trasforma
nuovamente in quella di Ramona, che decide di non uccidersi. I suoi
figli tornano e Ramona dice loro che, se la figura spettrale
dovesse tornare: “Saremo pronti, io sarò pronta”.
La frase “saremo pronti” implica
che, anche se questo demone proveniva dal suo subconscio, i bambini
lo vedono e lo combattono perché mantenere unita una
famiglia richiede che tutti si sostengano a vicenda. Potresti
pensare che la decisione di Ramona sia stata troppo facile, dato
che non ha dovuto combattere contro la donna per impedirle di
morire. Tuttavia, secondo me, questo è un ritratto molto più
accurato dell’idea che, quando si tratta di suicidio, l’unica
persona la cui opinione conta sul fatto di uccidersi è la persona
stessa. Tutti abbiamo bisogno di un motivo per andare avanti nei
momenti peggiori, e può essere qualcosa di semplice come voler
vedere crescere i propri figli o passare un altro giorno con loro.
Può sembrare facile, ma non lo è affatto, e la recitazione
impegnativa di Deadwyler aiuta a riflettere questa lotta interiore
in cui ogni passo sembra troppo difficile per andare avanti, ma
possiamo farlo se scegliamo di farlo.
Il film horror gotico Nosferatu
di Robert Eggers adatta una storia di vampiri già nota, ma infonde
un nuovo livello di terrore da far accapponare la pelle nella sua
narrazione, che si conclude con un singolare momento di violenza e
desiderio simultanei. L’originale Nosferatu è
un’interpretazione del romanzo horror gotico Dracula di
Bram Stoker, e le somiglianze tra le trame principali sono molto
evidenti per chi conosce il romanzo. Tuttavia, il regista Robert
Eggers ha scelto di adattare Nosferatu (la
nostra recensione) per la semplicità della sua
narrazione e per l’enfasi posta su un personaggio femminile come
eroina.
Nosferatu vede
protagonista Lily-Rose Depp nel ruolo di Ellen Hutter, una
giovane donna appena sposata nella Wisborg, nella Germania del
1830. Il marito di Ellen, Thomas (Nicholas
Hoult), viene convocato in Transilvania per eseguire
un contratto per conto della società immobiliare per cui lavora e
si ritrova nelle grinfie dell’eccentrico Conte Orlok (Bill
Skarsgård). Orlok si rivela essere un vampiro che tormenta
Thomas confondendo i confini tra incubi e realtà, nutrendosi di lui
prima che Thomas fugga disperatamente dal castello di Orlok
arrampicandosi dalla finestra e cadendo in un fiume che lo
trasporta via.
Mentre Orlok si nutre di Thomas,
Ellen inizia a ricadere in una patologia di cui soffriva da
ragazza, che comporta sogni tortuosi, sonnambulismo e violente
convulsioni che nascono sia dal dolore che dal piacere. La sua
condizione confonde Friedrich e Anna Harding (Aaron
Taylor-Johnson e
Emma Corrin), amici intimi degli Hutter, presso i
quali Ellen è ospite mentre Thomas è via. Friedrich e il medico di
Ellen, Wilhelm Sievers (Ralph Ineson), alla fine diventano così
disperati da chiedere l’assistenza del professor Von Franz
(Willem
Dafoe), uno scienziato screditato ed esperto di
occulto.
Con l’aiuto di Von Franz, iniziano
a svelare la vera natura della condizione di Ellen, proprio mentre
Thomas, ancora vivo, fa ritorno a Wisborg e Orlok arriva in città
poco dopo. Orlok porta con sé una vera e propria piaga di ratti e
malattie, terrorizzando la città mentre insegue Ellen, il cui
sangue è il suo ultimo desiderio. La devastazione aumenta fino a
quando Thomas, Sievers e Von Franz decidono di uccidere Orlok nella
sua bara mentre dorme, ma mentre invadono il suo castello, Ellen
invita Orlok nella sua camera da letto per un ultimo confronto che
deciderà il destino della città.
Desiderio e lussuria hanno
guidato il suo piano malvagio
Quando Orlok arriva per la prima
volta a Wisborg, affronta Ellen nella sua casa, rivelando alla fine
che è stata lei a evocare il suo male in primo luogo. Da giovane
donna, Ellen, sola e maltrattata, si rivolgeva in preghiera
a qualsiasi entità che le fornisse un po’ di compagnia o
di conforto. Dato che aveva una sorta di capacità psichica
extrasensoriale, riuscì a entrare in contatto con il vampiro
demoniaco Orlok, al quale si legò e con il quale iniziò un’empia
relazione psichica.
La sua scoperta e il matrimonio con
Thomas hanno tenuto a bada le sue visioni di Orlok, ma hanno anche
violato la sua promessa a Orlok, mettendo in moto gli eventi di
Nosferatu. Il legame di Orlok con Ellen era
fisicamente ed emotivamente significativo, anche se
definirlo amore non sarebbe corretto; piuttosto, il suo desiderio e
la sua brama per lei si sono intensificati fino a raggiungere un
altro livello, al limite del bisogno. Questo lo spinse a contattare
Herr Knock, il datore di lavoro di Thomas, per inviare il giovane a
Orlok.
Con l’inganno, Thomas firmò un
accordo (scritto in una lingua straniera, che Orlok ignorò come una
formalità delle sue usanze) che credeva fosse legato all’impresa
immobiliare del conte Orlok a Wisborg, mentre in realtà stava
formalmente accettando di sciogliere il proprio matrimonio con
Ellen. Con lo scioglimento del patto coniugale da parte di Thomas,
Orlok aveva bisogno che Ellen accettasse formalmente di
ri-promettersi a lui, motivo per cui si recò personalmente
a Wisborg. Solo allora avrebbe potuto soddisfare il suo desiderio
di sangue di Ellen, che aveva accettato di legarsi a Orlok di sua
spontanea volontà.
Ellen era in abito da sposa quando
invitò Orlok nella sua camera da letto per il loro incontro finale,
in un atto di accettazione formale della proposta di Orlok
di impegnarsi con lui per liberare la città, i suoi cari e
forse il mondo intero. Pronuncia letteralmente le parole “lo
voglio”, sposandosi ancora una volta con Orlok come aveva fatto
anni prima. Come da tradizione, i due si spogliano per consumare il
matrimonio, ma al posto del rapporto sessuale Orlok inizia a
nutrirsi del suo petto, soddisfacendo il suo bisogno psichico e
carnale del suo sangue.
Si ritiene che il nome “Nosferatu”
sia un’alterazione dell’antica parola rumena ‘nesuferitu’, che si
traduce vagamente in “l’offensivo”.
Tuttavia, Ellen usava
essenzialmente il suo corpo come esca per distrarre e
intrappolare il Conte Orlok. Permettendogli di nutrirsi di lei,
sapeva che lui sarebbe stato impotente a fare qualsiasi altra cosa,
dato il forte desiderio e la lussuria che provava per lei. Proprio
quando lui si allontana da lei con il sorgere del sole, lei lo
attira di nuovo a sé per nutrirsi ancora di più, intrappolandolo
finché il sole non sorge completamente e lo uccide una volta per
tutte. In questo atto finale, Ellen riprende il controllo della
loro relazione, diventando la morte di Orlok dopo aver trascorso la
sua vita come bersaglio del suo tormento.
Le sue origini sono spiegate
brevemente attraverso una traduzione
La vera natura di Orlok viene
rapidamente rivelata mentre Thomas si riprende nel convento della
Transilvania. Mentre è a letto, una delle sorelle più anziane del
convento spiega cosa sia in realtà Orlok attraverso un traduttore.
Secondo lei, il Conte Orlok era un mago nero o uno stregone
in vita, ed era così malvagio che, alla sua morte, il
Diavolo stesso salvò la sua anima e la restituì al suo corpo in
modo che il suo cadavere potesse continuare a camminare anche da
morto.
Questa origine spiega tutte le sue
capacità soprannaturali, che includono il teletrasporto, la
comunicazione psichica, il controllo della mente e del corpo, la
manipolazione degli animali, l’influenza sul tempo e la capacità di
manifestare malattie.
Questo spiega anche perché il suo
corpo ha un aspetto così marcio e miserabile: è letteralmente un
cadavere rianimato dalle forze del male. Orlok è una creatura così
ripugnante da essere al di là del male ed è una manifestazione
della Morte stessa; è più una forza della natura che un essere
singolare.
Gli Harding sono amici intimi degli
Hutter, ed è implicito che Friedrich Harding e Thomas fossero amici
in gioventù durante la scuola. Purtroppo vengono coinvolti nella
malvagia trama del Conte Orlok, in quanto sono le persone
care che Orlok minaccia se Ellen non si impegna con lui
quando arriva a Wisborg. Anna finisce morsa dai topi di Orlok dopo
aver subito il suo stesso incantesimo mentre dormiva nel letto
accanto a Ellen, mentre Friedrich soffre di mancanza di sonno per
gran parte dell’intera vicenda.
Orlok lo fa finalmente cadere in un
sonno profondo quando invade la loro casa; attacca e si nutre delle
due bambine, uccidendole immediatamente. Anna corre nella stanza
delle bambine e si trova faccia a faccia con Orlok, che viene
prontamente ucciso insieme al bambino che porta in grembo.
Friedrich si dispera nel suo dolore, contraendo anche la
peste sanguinaria che sta devastando Wisborg, e si reca al
mausoleo della sua famiglia, morendo infine nell’abbraccio
dell’amata moglie dopo averla tolta dalla bara.
Cosa è successo a Herr
Knock
Knock era semplicemente un mezzo
per raggiungere un fine per Orlok, nient’altro che un ingranaggio
del suo piano per arrivare finalmente a Ellen. È stato reso
folle dall’influenza di Orlok su di lui, che si è
manifestata attraverso la sua personale sperimentazione con
l’occulto. Von Franz trova nell’ufficio di Knock il tomo mistico
(insieme al suo rituale) che lo mette in contatto con Orlok, nel
quale il professore trova informazioni sulla soluzione finale del
sacrificio di Ellen.
Prima di essere ucciso nella bara
di Orlok, Knock rivela di aver venduto la sua anima a Orlok
per diventare un principe di Francia. Naturalmente è stato
ingannato, perché in realtà è diventato un servo psichicamente
prigioniero del malvagio Conte. In qualità di servo di Orlok,
trasporta la bara nel decrepito maniero che ha acquistato a Wisborg
e funge da principale diversivo per Thomas, Von Franz e Sievers
mentre Orlok torna a Ellen per l’ultima volta.
Cosa ha detto il regista sul
finale di Nosferatu
In un’intervista a
SYFY, Eggers ha fatto notare che la scena finale tra Ellen e
Orlok è stata pensata appositamente per emulare un motivo
comune visto nell’arte dell’epoca rinascimentale, denominato “La
morte e la fanciulla”. L’immagine, spesso ripetuta, vede
una giovane donna impigliata nella manifestazione fisica della
Morte, tipicamente uno scheletro, anche se non c’è un’immagine
definitiva da indicare come origine.
Non c’è un dipinto o
un’incisione specifica di “La morte e la fanciulla” su cui si basa…
Ma è un motivo che è stato fatto così bene, così tante volte nella
nostra storia, che è stato divertente cimentarsi con esso.
L’uso che Eggers fa di questa
immagine racchiude in modo specifico l’estremo contrasto tra la
giovane donna bellissima e il mostruoso vampiro cadavere.
Questo contrasto è una potente metafora del contrasto tra
la vita e la morte, che è il fulcro di Nosferatu:
la lotta tra il bene e il male, sia all’interno di se stessi che
nell’universo in generale.
Il vero significato del
finale di Nosferatu
Il Conte Orlok è forse il
personaggio più famoso di Nosferatu, ma la protagonista
dell’interpretazione di Robert Eggers è senza dubbio la Ellen
Hutter di Lily-Rose Depp, e per una buona ragione. Il film è
incentrato sulla sua relazione con Orlok e sulla sua
evoluzione nel tempo. Nella scena iniziale del film, Ellen
cerca un compagno anni prima che Thomas Hutter si rechi in
Transilvania e scateni involontariamente tutte le morti e le
sofferenze a causa dell’inganno di Orlok che si approfitta di
lei.
Ellen sceglie il bene che c’è
in lei al posto del male sfruttato dal conte Orlok tanti anni
prima, e così facendo decide il destino di tutti con il suo
sacrificio.
Ellen viene respinta in ogni
occasione: la maggior parte delle persone della sua vita (in
particolare gli uomini) crede che i suoi sogni contaminati siano le
fantasie isteriche di una donna, da non prendere sul serio.
Friedrich li definisce “sogni fatati”, mettendo a nudo
l’assoluta mancanza di considerazione o di rispetto che le donne
avevano durante l’epoca vittoriana, una condizione che
purtroppo si verifica ancora in epoca contemporanea. A un certo
punto, durante le sue convulsioni, viene anche letteralmente
trattenuta, il che evidenzia la repressione sessuale che le donne
hanno subito nel corso della storia, ma soprattutto in quel
periodo.
Tuttavia, la scena finale del
film vede Ellen riprendere il controllo in diversi modi. Nella
scena finale del film Ellen ha il controllo, usa il suo corpo come
un’arma contro il vampiro e per la prima volta diventa la
metà dominante della loro relazione, tenendolo
letteralmente fermo e ponendo fine al suo rapporto una volta per
tutte. Ellen rimedia al senso di colpa che provava per aver
scatenato Orlok sui suoi cari, cancellando in un colpo solo la
presa che aveva sulla sua coscienza.
Il confronto finale di
Ellen con Orlok riguarda la scelta e può essere applicato
in modo molto più ampio di quanto non avvenga in
Nosferatu. Orlok non può sopraffarla senza il suo
consenso, e lei sceglie di permettergli di entrare nella sua camera
da letto per potersi sacrificare. Sceglie il bene che c’è in lei al
posto del male sfruttato dal Conte Orlok tanti anni fa, e così
facendo decide il destino di tutti con il suo sacrificio. Riflette
una scelta che le persone fanno ogni giorno: soccombere a ciò che è
facile e forse malvagio, o prendere la strada più difficile per il
bene finale.
Come è stato accolto il
finale di Nosferatu
Il remake di Nosferatu
del 2024 dello sceneggiatore e regista Robert Eggers è stato
accolto positivamente da spettatori e critica, come dimostrano il
73% di Popcornmeter (punteggio del pubblico) e l’84% di Tomatometer
(punteggio della critica) suRotten
Tomatoes. Ci possono essere molti film sui vampiri,
ma si può dire che Nosferatu è stato un successo nella
rinascita del sottogenere horror. Sono stati elogiati molti aspetti
del film, in particolare l’abilità di Robert Egger come regista, il
tono cupo e tetro e le interpretazioni del cast.
Tuttavia, il finale di
Nosferatu non influisce molto sulle recensioni, né
positive né negative.
In effetti, la storia di Nosferatu
è solo un punto di riferimento nelle conversazioni che confrontano
il film del 2024 con i precedenti tentativi di portare sugli
schermi il Dracula di Bram Stoker e con il film muto del 1922
Nosferatu: A Symphony of Horror. I paragoni sono stati
complessivamente positivi, ma (forse perché la trama rispecchia
fedelmente il film del 1922), il finale è stato trascurato nelle
recensioni – anche se il silenzio la dice lunga sul fatto che si
tratta di una conclusione perfettamente adeguata.
Il finale di Nosferatu
rispetto ad altri adattamenti
È noto che Nosferatu è
un remake del film muto del 1922 Nosferatu: A Symphony of
Horror, che a sua volta è un adattamento (non ufficiale) del
romanzo horror gotico di Bram Stoker del 1987 Dracula.
Sebbene Dracula sia stato adattato molte volte,
Nosferatu: sinfonia dell’orrore del regista F.W. Murnau è
senza dubbio tra i più iconici, e non solo perché è stato
realizzato più di un secolo fa. Ci sono molte differenze
significative tra la storia del primo filmdi
Nosferatue quella diDracula,e il look di Max Shreck
nel ruolo del Conte Orlok è un’immagine che definisce il genere
horror.
Dato che la trama di
Nosferatu: A Symphony of Horror differisce così tanto da
Dracula (e, per estensione, dalle decine di altri film che
hanno come protagonista il vampiro), i paragoni più importanti
quando si parla del finale di Nosferatu sonocon il
film muto del 1922. Per quanto riguarda il finale di
Nosferatu, la narrazione segue più o meno gli stessi
binari della storia di Una sinfonia dell’orrore: Ellen si
concede al Conte Orlok e lo tiene occupato abbastanza a lungo da
essere vaporizzata dal sole.
Il tono è molto diverso, anche
se le ragioni sono del tutto comprensibili, dato che Nosferatu:
Sinfonia dell’orrore è stato realizzato negli anni Venti,
quando la tecnologia e le aspettative del pubblico erano
incredibilmente diverse. Il finale di Nosferatu è molto
più viscerale del film di cui è il remake e contiene molti più
elementi sessuali, dato che Nosferatur: Sinfonia
dell’orrore non mostra il Conte ed Ellen impegnati in un
rapporto sessuale.
Nell’ambito dell’Estate al
Castello Sforzesco, Cineteca Milano, in collaborazione con
Fondazione AEM e Fondazione Banca Popolare
di Milano, regala a tutti i milanesi e agli appassionati
di cinema un’estate di film belli e imperdibili, con un’offerta
alternativa e innovativa rispetto a quella delle classiche arene.
Nella magica cornice del cortile del Castello Sforzesco, infatti,
sarà possibile vedere in assoluto relax grandi classici e cult che
si alterneranno a film divertenti, spiazzanti e a capolavori della
Settima Arte. L’appuntamento è fissato dall’1 al 26 agosto, con la
rassegna “Tutto il bello del cinema – Agosto al Castello Sforzesco
con Cineteca Milano”.
Si tratta di una proposta
di 25 lungometraggi che provengono direttamente dall’archivio di
Cineteca Milano e che sarà possibile vedere gratuitamente
alle ore 21.00 (con proiezione al cinema Arlecchino in caso di
pioggia alle 22.30). Ogni proiezione sarà preceduta da
un’introduzione a cura degli esperti di Cineteca Milano che
presenteranno il film e faranno immergere il pubblico nella storia
di questa storica istituzione italiana.
Le proiezioni sono legate anche a
un gioco/fedeltà che mette in palio una serie di punti registrati
su un’apposita tessera, e che variano a seconda del film, delle
tematiche trattate, del genere (solo per citare alcune categorie).
Chi completerà la raccolta, avrà la possibilità di aggiudicarsi un
coupon di cinque film da utilizzare in autunno al cinema
Arlecchino. Un’occasione ulteriore per gli spettatori per venire al
Castello, tornare e… vincere.
Siamo convinti che il pubblico non
rinuncerà alla possibilità di vedere film pronti a emozionare,
suscitare ricordi e nostalgie, facendo passare un paio di ore
lontano dallo stress della vita quotidiana.
La rassegna è suddivisa in diverse
sezioni. Città nel cinema, propone film che hanno
raccontato in modo particolare una città: Milano calibro 9
di Fernando di Leo per Milano; Perfect Days di Wim Wenders per Tokyo; Harry ti
presento Sally di Rob Reiner per New York e Il favoloso
mondo di Amélie di Jean Pierre Jeunet.
La sezione Castelli di
celluloide, vedrà la proiezione di Frankenstein
Junior di Mel Brooks; Nosferatu
di Robert Eggers; Casper di Brad Silberling ed Edward mani di forbice di Tim Burton.
Venendo alla sezione Film
ghiacciati, Cineteca Milano proporrà Snowpiercer
di Bong Joon-ho; Revenant di Alejandro G. Iñárritu; Fargo di
Joel ed Ethan Coen e The
Hateful Eight di Quentin Tarantino.
Nell’ambito di Imperdibili
cult, spazio a Velluto blu di David Lynch;
Fight Club di David Fincher; L’odio di Mathieu
Kassovitz e 8 e ½ di Federico Fellini.
Cinema vuol dire anche musica e
spensieratezza; da qui la sezione Per cantate per
ballarecon Dirty Dancing di Emile Ardolino;
Mamma mia di Phyllida Lloyd; La La Land di Damien
Chazelle e Cantando sotto la pioggia di Stanley Donen e
Gene Kelly.
La sezione E la chiamano
estate sarà indimenticabile con Il sorpasso di
Dino Risi; Mediterraneo di Gabriele Salvatores,
Vacanze romane di Wylliam Wyler e Sapore di mare
di Carlo Vanzina.
Tom Hiddleston ha interpretato per la prima volta il
Dio dell’Inganno in Thor del 2011, e ha ripreso il
ruolo in Captain America: Il Primo Vendicatore,
The Avengers, Thor: The Dark
World, Thor: Ragnarok, Avengers:
InfinityWar, Avengers: Endgame, What
If…? e infine nella sua serie TV Disney+, Loki.
È stata un’avventura incredibile per
l’attore britannico e, nonostante abbia ripetutamente lasciato
intendere che si sarebbe conclusa con il finale della seconda
stagione di Loki, Hiddleston è stato tra gli attori confermati in
Avengers:
Doomsday.
Il Dio dell’Inganno è ora “Dio
Loki”, e probabilmente l’essere più potente dell’intero MCU, dato che alimenta il
Multiverso appena ricreato.
Immagino che questo lo renderà un
personaggio importante in Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars. Tuttavia, con Kang il
Conquistatore fuori dai giochi, è difficile dire come la
sua storia si inserirà in ciò che i Fratelli Russo hanno
pianificato per il Dottor Destino. Dopotutto, gran parte di Loki
era dedicata a presentare Kang e le sue Varianti come la minaccia
più terrificante del Multiverso.
Intervenuto al Jimmy Kimmel Live!
per discutere di The Life of Chuck, a
Tom Hiddleston è stato chiesto dal conduttore se Loki
“controlla tutte le linee temporali del Multiverso”. Ha
risposto: “Lo controlla ancora… voglio dire, non l’abbiamo
visto fare nulla di diverso”.
“Vedi, è qui che finisco le
corde, Jimmy. Facciamo sempre questo ballo, io e te. Posso dirti in
esclusiva… ci sarò”, continuò Hiddleston. “C’era la grande
novità che hanno pubblicato su tutti i nomi sul retro delle sedie,
non lo sapevo, ho pensato, ‘Oh, credo di essere nel film’. A dire
il vero, sapevo di essere nel film. Ma sono così abituato a non
sapere ‘Sono nel film’.”
Doom è destinato a nutrire un
interesse personale in Loki, dato che sta mantenendo in vita il
Multiverso. Se tutte quelle realtà stanno morendo, però, allora il
dittatore latveriano potrebbe voler prendere le capacità
dell’Asgardiano e usarle per creare una nuova realtà –
“Battleworld” – a sua immagine.
Sony Pictures ha condiviso nuovi
character poster di 28
anni dopo di Danny Boyle e
Alex Garland, che mettono in risalto i
protagonisti del film: Jamie (Aaron
Taylor-Johnson), Isla (Jodie
Comer), il loro figlio Spike (Alfie
Williams) e il misterioso Dr. Kelson (Ralph
Fiennes).
Abbiamo anche saputo che il sequel
horror, prevedibilmente, ha ricevuto una classificazione R per
“violenza sanguinosa, immagini raccapriccianti, nudità
esplicita, linguaggio scurrile e brevi riferimenti
sessuali”. Gli infetti non sono esattamente noti per la
loro pudicizia!
Inoltre, Fandango ha annunciato che
il film è diventato il film horror con il miglior risultato in
prevendita il primo giorno del 2025. Il film ha superato tutti gli
altri titoli horror del 2025 in prevendita il primo giorno nello
stesso periodo del ciclo di vendita, tra cui I
Peccatori, Final Destination: Bloodlines
e The Monkey.
“Siamo entusiasti di vedere gli
spettatori correre per accaparrarsi i biglietti per 28
anni dopo, nel primo giorno di vendita dei
biglietti”, ha affermato Jerramy Hainline, vicepresidente
esecutivo di Fandango. “Questo franchise ha affascinato gli
appassionati dell’horror per oltre 20 anni e, con il suo ritorno,
siamo sicuri che il pubblico si divertirà un mondo”.
Il regista premio Oscar® Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex
Garland, nominato all’Oscar®, si riuniscono per 28 Anni
Dopo (28 Years Later), una nuova terrificante storia
ambientata nel mondo di 28 Giorni Dopo (28 Days
Later). Sono passati quasi tre decenni da quando il virus
della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e
ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono
riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di
sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma
da un’unica strada rialzata ed estremamente protetta. Quando uno di
questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della
terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato
non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.
Si terrà a Roma,
dal 19 al 21 novembre, la XXIII edizione
del Trailers FilmFest, l’unico evento italiano che
celebra, premia e condivide il mondo e le dinamiche della
promozione cinematografica.
Trailer, manifesto, spot, campagna
promozionale, contenuti dei creator: nel corso degli anni il lancio
di un film si è arricchito di elementi, e di pari passo è andato il
festival, fondato da Stefania Bianchi e Orlando
Costa e diretto per ventidue edizioni dalla stessa
Bianchi, che ha deciso passare il testimone affidando la
direzione artistica a Francesca Sofia Allegra e Alessandro De
Simone.
Saranno loro a portare il
Trailers FilmFest in una nuova fase, proiettata
verso le nuove tecnologie e le sue applicazioni nell’industria
dell’audiovisivo, e su tutto ciò che di innovativo può essere usato
nella promozione del cinema e della serialità televisiva.
The
Accountant 2 porta Christian e Braxton in una missione
letale che finisce per preparare il terreno per potenziali sequel.
Il film ripropone Christian Wolff, interpretato da Ben Affleck, un
contabile che lavora per alcuni dei criminali più pericolosi al
mondo. La sua mente neurodiversa gli rende difficile entrare in
contatto con gli altri, ma lo rende anche un personaggio pericoloso
ed efficace in quel tipo di ambiente. Quando un nuovo mistero,
scatenato dalla morte di un vecchio amico, attira la sua
attenzione, Christian è costretto a reclutare suo fratello per
affrontare una forza sempre più pericolosa.
The Accountant 2 è una
storia in gran parte autonoma che sviluppa il mondo di Christian e
Braxton del primo film in modo intelligente. Si va dagli assassini
amnesici alle scuole per hacker dotati, il tutto mantenendo la
trama emotiva avvincente senza mai perdere di vista l’elemento
unificante tra i personaggi eroici. Ecco come il finale di The
Accountant 2 rafforza un tema sorprendentemente dolce,
preparando il terreno per un potenziale The Accountant
3.
Come Christian smantella
l’operazione di Burke e cosa succede dopo
La missione di Christian e Braxton
nel climax di The Accountant 2 prepara il crollo
dell’organizzazione criminale globale di Burke, lasciando però
aperta la porta a un’espansione della serie in diverse direzioni.
Dopo essere stato informato dell’ultima indagine di Raymond King
dopo la sua morte, Christian inizia a indagare su un’organizzazione
criminale segreta che alla fine lo porta al campo di Burke pieno di
bambini rapiti. Correndo verso il luogo prima che gli uomini di
Burke possano uccidere i bambini, Christian e Braxton riescono a
sconfiggere gli uomini di Burke e a salvarli tutti.
In seguito, Justine è riuscita a
condividere le informazioni con Marybeth, che si sta riprendendo,
fornendole le prove necessarie per smascherare i legami di Burke
con la malavita. Sebbene Burke riesca a sfuggire alle autorità,
Anaïs non impiega molto a trovarlo. Anche se il suo destino non
viene mostrato sullo schermo, sembra improbabile che abbia mai
lasciato quell’edificio. The Accountant 2 si conclude con
una nota piuttosto ottimistica per la maggior parte del cast,
con Marybeth che abbraccia il suo ruolo di successore di King e i
fratelli Wolff riuniti alla luce della loro vittoria.
Il passato e le motivazioni di
Anaïs in The Accountant 2
Photo Credit: Amazon MGM Studios
Anaïs ha molte ragioni per dare
la caccia agli alleati di Burke
Anaïs è uno dei grandi misteri
di The Accountant 2, con il suo legame con Burke che
costituisce uno dei colpi di scena più importanti del film. Si
scopre che Anaïs era una migrante catturata mentre cercava di
attraversare il confine con il marito e il figlio. Mentre suo
marito veniva ucciso e suo figlio Alberto veniva fatto prigioniero,
Anaïs veniva mandata in America per guadagnare denaro. Dopo essere
rimasta gravemente ferita in un incidente stradale mentre fuggiva
da un tentativo di aggressione, Anaïs ha sviluppato la sindrome del
savant acquisito, che le ha dato una nuova attitudine al
combattimento.
Come riportato da
Brain & Life, la sindrome del savant acquisito è una condizione
reale.
Allenandosi durante la
convalescenza, Anaïs è diventata una combattente letale e
un’assassina che ha ucciso uno dopo l’altro alcuni degli uomini
coinvolti nell’aggressione. Sebbene soffrisse di una grave perdita
di memoria a causa delle ferite, alcuni flash della sua famiglia le
impediscono di uccidere Marybeth e la portano a concludere il film
prendendo di mira Burke. Sebbene non riesca a ricongiungersi con
suo figlio, Anaïs conclude il film apparentemente consapevole di
chi lui sia e di chi lei fosse per lui.
Perché il figlio di Anaïs è con
Christian e Braxton alla fine
Photo Credit: Amazon MGM Studios
Alberto è sulla strada per un
lieto fine
Uno degli elementi più discreti
dell’arco narrativo di Christian in The Accountant 2 è la
sua convinzione che Alberto condivida lo stesso tipo di mente
neurodiversa che ha lui. Gran parte del film segue i tentativi
di Christian di entrare maggiormente in empatia con le persone che
lo circondano, ed è importante che anche Braxton commenti
l’apparente connessione che Christian sente con il ragazzo dopo
essersi unito alla ricerca. Questa motivazione finisce per dare i
suoi frutti, con i due che legano molto rapidamente dopo che
Christian e Braxton salvano i bambini dal campo del cartello.
Mentre molti dei bambini sembrano
essere stati riportati alle loro famiglie, Alberto, rimasto orfano,
viene accolto dalla Harbor Neuroscience School di Justine. Mentre
Justine e i suoi giovani protetti assistono attivamente Christian
nelle sue missioni a volte mortali, la scuola è anche descritta
come un luogo sicuro e di sostegno per i giovani con
neurodiversità. Alberto appare nella scena finale del film mentre
viene accompagnato alla sua nuova casa. È un finale
inequivocabilmente felice per i personaggi e sottolinea i legami
che si sono consolidati nel film.
Come The Accountant 2 prepara
il terreno per un sequel
Photo Credit: Amazon MGM Studios
The Accountant 2 amplia
l’ambientazione con tanti nuovi personaggi emozionanti
The Accountant 2 risolve la
cospirazione di Burke, ma crea anche un mondo molto più vasto e
pericoloso che Christian, Braxton, Justine e Marybeth dovranno
affrontare nei prossimi capitoli della serie. Il legame tra
Christian e Braxton è stato ripristinato dopo anni di separazione,
il che potrebbe facilmente consentire alla coppia di unirsi
nuovamente per un’altra missione. Marybeth sembra aver fatto pace
con l’idea di lavorare al fianco dei due per il bene superiore, il
che potrebbe portare a future collaborazioni o esporla a
conseguenze disastrose. La storia potrebbe anche spostarsi da
Christian ad Anaïs, dandole un ruolo da protagonista.
Ci sono molte direzioni che
Justine e gli altri potrebbero prendere nei futuri capitoli della
serie.
La direzione più intrigante per un
seguito di The Accountant 2 potrebbe essere la Harbor
Neuroscience School, che si presenta come un’organizzazione
sorprendentemente ambigua dal punto di vista morale. Si sottintende
che l’ala segreta della scuola fornisca gran parte dei
finanziamenti per questa istituzione molto avanzata e che sembri
davvero prendersi cura dei bambini che vi sono ospitati. Tuttavia,
gli studenti stanno anche diventando abili hacker in grado di
sconvolgere i vertici delle istituzioni governative. Ci sono
molte direzioni che Justine e gli altri potrebbero prendere nei
futuri capitoli della serie.
Il vero significato di The
Accountant 2
The Accountant 2 è un
esempio interessante di sequel che espande il mondo in modo
naturale, pur mantenendo l’attenzione sui personaggi. Al centro
del film ci sono Christian e Braxton, il cui affetto e la cui
frustrazione reciproci alimentano la maggior parte dei loro
conflitti interpersonali. Alla fine, però, nonostante le loro
diverse visioni del mondo in generale e del loro rapporto fraterno
in particolare, si amano. Questo tipo di legame si ritrova in altri
personaggi del film, come Justine (per i suoi studenti) e Marybeth
(per King), in netto contrasto con il più spietato Burke e i suoi
uomini.
Questa è anche la chiave che
umanizza Anaïs, trasformandola da uno spettro spietato a uno dei
personaggi più tragici del film. Questi legami le sono stati forse
strappati, ma The Accountant 2 mette in evidenza i
progressi compiuti e le vite salvate quando queste forze lavorano
in tandem invece che l’una contro l’altra. The Accountant
2 può avere molti degli elementi tipici di un film d’azione
standard, ma il filo conduttore emotivo e la morale del film sono
sorprendentemente efficaci.
C’è chi trascorre una vita intera
inseguendo l’amore, senza mai riuscire ad afferrarlo. E poi c’è
chi, al contrario, non lo cerca, non lo pianifica, anzi lo evita,
convinto che nulla e nessuno debba ostacolare un percorso già
tracciato, magari quello professionale, fatto di ambizione,
dedizione e sacrificio. Ma l’amore, si sa, non chiede permesso né
accetta attese: irrompe all’improvviso, scombina ogni piano,
abbatte le porte e pretende di essere ascoltato, vissuto fino in
fondo. È proprio ciò che accade a Nan-young e Jay, i due giovani
protagonisti di Lost in Starlight, il primo film
d’animazione Made in Korea prodotto da Netflix, approdato sulla piattaforma lo
scorso 30 maggio.
Nato dalla mente creativa di
Han Ji-won e Kang Hyun-joo, e portato sullo schermo dalla
regia dello stesso Han Ji-won insieme allo studio d’animazione
Climax Studio, Lost in Starlight dà vita a un
universo che fonde nostalgia e futurismo. In un perfetto equilibrio
tra emozioni rétro e suggestive atmosfere cyberpunk, il film
racconta una storia d’amore dal respiro universale, capace di
parlare al cuore attraverso immagini potenti e una sensibilità
fuori dal tempo.
Nella Seul del 2050, una metropoli
futuristica illuminata da luci al neon, proiezioni olografiche e
con pianeti ormai a portata di mano, la giovane
astrobotanica Nan-young (doppiata nella versione originale
dalla celebre attrice Kim Tae-ri) lavora
instancabilmente per realizzare il suo sogno: seguire le orme della
madre e contribuire alla sopravvivenza del fioreAdonis amurensissul suolo marziano, partecipando al
quartoMars Expedition Project. Ma quando fallisce l’ultimo test di
selezione, è costretta a confrontarsi con una vita in sospeso,
fatta di vecchi oggetti e ricordi mai sopiti, legati alla scomparsa
della madre, una delle astronaute più celebri, venuta a mancare in
una tragica missione proprio su Marte.
È
proprio uno di quegli oggetti vintage a provocare l’incontro con
Jay (doppiato da Hong Kyung nella versione
originale e da Justin H. Min in quella inglese), un musicista
disilluso che cerca di sopravvivere lavorando in un negozio di
apparecchiature audio d’epoca. Quello che nasce come un semplice
tentativo di riparare il giradischi di Nan-young si trasforma
presto in un legame profondo, capace di rimettere in discussione le
certezze di entrambi. Quando Nan-young viene finalmente selezionata
per la spedizione su Marte, i due si trovano a fronteggiare una
sfida enorme: non solo la distanza fisica di milioni di chilometri,
ma anche quella emotiva tra due anime che cercano di restare
vicine, nonostante tutto.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di Netflix.
L’incontro tra l’animazione giapponese e la sensibilità
romantica sudcoreana
È interessante notare come, dopo
anni in cui Netflix ha cavalcato l’onda della tanto amata quanto
imprevedibile Korean Wave, contribuendo in modo decisivo a portare
la serialità e il cinema sudcoreani al centro dell’attenzione
globale, la piattaforma abbia ora deciso di esplorare un
territorio ancora poco battuto: quello dell’animazione
coreana. Lost in Starlight rappresenta una svolta
significativa in questa direzione.
Pur strizzando l’occhio allo
stile poetico e sognante del maestro Hayao Miyazaki – con
i suoi paesaggi eterei, le atmosfere sospese e un’animazione che
sembra danzare più che muoversi – il film di Han Ji-won e Kang
Hyun-joo costruisce un universo narrativo che, pur evocando
influenze giapponesi, riesce a rimanere profondamente
radicato nella sensibilità coreana. Il risultato è una
rom-com fantascientifica che, se da un lato appare visivamente
lontana dagli standard dell’animazione sudcoreana, dall’altro
ritrova nella struttura narrativa e nei suoi personaggi
tutti gli elementi tipici del K-drama: il
melodramma romantico, la catarsi emotiva, e quei cliché
sentimentali che, più che essere un limite, sono diventati cifra
stilistica riconoscibile e motivo di affezione per il pubblico.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di
Netflix.
Tra le stelle e il cuore: un viaggio nell’intimità
umana
Con Lost in Starlight,
Netflix compie una scelta significativa: per il suo primo film
d’animazione sudcoreano non punta a un pubblico infantile o
adolescenziale, ma decide di rivolgersi direttamente agli
adulti. Infatti, la storia, in bilico tra amore e spazio,
ricorda da vicino altri titoli coreani approdati sulla piattaforma,
come il film Wonderland o la serie Le stelle parlano
di noi, nei quali l’elemento sci-fi è spesso pretesto per
raccontare l’intimità umana. Anche qui, infatti,
l’ambientazione stellare non è che una semplice
cornice: il cuore del film è una relazione adulta, fatta
di desideri, compromessi, silenzi e fragilità. Jay e Nan-young sono
due personaggi tanto realistici quanto imperfetti, segnati da
dolori personali e da una costante ricerca di appartenenza. Non
sono eroi né archetipi, ma esseri umani che barcollano
nell’immensità dell’universo, animati dalla speranza di trovare
pace, amore e una seconda occasione.
Dunque, l’immaginario futuristico e
cibernetico non prende mai il sopravvento sulla dimensione emotiva
del racconto, che resta saldamente ancorata alla realtà
dell’esperienza umana. Lost in Starlight non è,
infatti, un film sulla fantascienza, né sui viaggi
interstellari e gli alieni, ma è un film sul bisogno
primario di connessione: due persone, in mezzo
all’universo, perse e sole, che trovano nell’amore la forza che gli
occorre per restare presenti a sé stesse e all’altro. “Ricorda,
Jay. – ripete più volte Nan-young –Lassù nello spazio, c’è
una persona che oggi e sempre farà il tifo per te.” E come
Jay, anche noi sentiamo il bisogno di sentire queste parole. Di
sapere che siamo amati per come siamo, con i nostri limiti e
difetti. Di sapere che, comunque vada, qualcuno continuerà
a sostenerci, a crederci, e a restare accanto a noi, anche se
lontano, anche se irraggiungibile.
Ma la ricchezza di Lost in
Starlight non si esaurisce nel racconto di un amore adulto.
Accanto alla storia centrale, infatti, emergono con delicatezza e
sensibilità altri temi profondamente maturi,
affrontati senza retorica e con una scrittura visiva che privilegia
i sottintesi e i silenzi alle dichiarazioni esplicite.
L’elaborazione del lutto, ad esempio, attraversa silenziosamente le
traiettorie dei protagonisti: non solo la perdita di una madre, di
una moglie e di una compagna, ma anche la più ampia assenza di un
riferimento affettivo stabile, di un legame che resista al tempo e
alle trasformazioni.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di
Netflix.
Una particolare attenzione è rivolta
anche alla rappresentazione femminile, costruita in modo velato ma
potente. La madre scomparsa e Nan-young, seppur appartenenti a due
generazioni diverse, sembrano condividere un’identità
femminile complessa e sfaccettata. Entrambe si sottraggono
agli stereotipi del ruolo materno o dell’interesse amoroso passivo:
sono donne autonome, tenaci, capaci di desiderare e di lottare per
sé stesse, portatrici di una soggettività piena, complessa,
non sempre accomodante, ma profondamente umana. Donne che
sanno scegliere sé stesse, anche prima della famiglia, accettando
il dolore profondo e il senso di colpa che una simile scelta può
comportare.
Infine, a fare da eco al tema della
perdita, si inseriscono con grazia e discrezione anche quelli della
malattia e della vecchiaia: la sofferenza fisica e la fragilità
degli affetti diventano parte integrante del mondo diegetico
attraverso la figura silenziosa e solitaria del padre di Nan-young.
È lui a incarnare il volto più intimo e struggente
dell’attesa: un uomo che continua a sperare, con
ostinazione quasi infantile, nel ritorno della moglie perduta. Un
gesto semplice il suo in cui si condensa uno dei concetti più
dolorosi e profondi del film: l’attesa come forma di
fedeltà, come esercizio di memoria e come atto di resistenza
emotiva.
Lost in Starlight – Per gentile concessione di
Netflix.
Un film su quell’orbita invisibile che ciascuno di noi
traccia
Han Ji-won e Kang Hyun-joo, con il
supporto di Netflix, danno vita a un’opera profonda e
sincera, che si avvicina più al dramma esistenziale che
alla pura animazione fantascientifica. Lost in Starlight è
una riflessione intima e malinconica su cosa significhi
restare fedeli a un amore, a un’assenza, o semplicemente a
un’immagine di sé. Il film conquista non solo per la
potenza emotiva del racconto, ma anche per uno stile visivo
incisivo e suggestivo, e per un cast di doppiatori, anche nella
versione italiana, capace di restituire con delicatezza tutte le
sfumature interiori dei personaggi.
Lost in Starlight è, in
definitiva, un’opera sospesa e luminosa, che racconta con grazia
quell’orbita invisibile che ciascuno di noi traccia intorno
a ciò che ha perduto, e che continua, ostinatamente, ad
attendere, fino a quando, con un po’ di fortuna e la mano del
destino, riesce finalmente a conquistare.
The
Accountantè stato un successo
inaspettato, dovuto in gran parte alla straordinaria
interpretazione di Ben Affleck e al finale a sorpresa che ha
elevato il film al di sopra dei soliti film d’azione. Diretto da
Gavin O’Connor (Warrior),
The Accountant (la
nostra recensione) segue Christian Wolff (Ben
Affleck), un brillante matematico affetto da autismo
che offre i suoi servizi a clienti criminali di alto profilo.
Intrecciando una complessa rete di corruzione e intrighi, The
Accountant fonde abilmente la sua premessa orientata all’azione con
una trama misteriosa davvero efficace. Il film ha anche segnato il
ritorno alla ribalta di Affleck, che negli anni 2010 era diventato
una sorta di star dei film d’azione.
The Accountant ha ricevuto
recensioni generalmente mediocri dalla critica, che ha criticato le
incongruenze della trama e si è detta insoddisfatta della storia
contorta (via Rotten
Tomatoes). Tuttavia, il film è stato un successo
inaspettato e ha superato di gran lunga le aspettative incassando
oltre 150 milioni di dollari (via Box Office
Mojo). Sebbene il film sia uscito nel 2016, The
Accountant 2 è stato confermato per il 2023 e il thriller
sottovalutato è destinato a diventare un franchise con il ritorno
di molti collaboratori chiave. Anche se non è chiaro come andrà il
sequel, il finale di The Accountant ha sicuramente lasciato
molti spettatori con la voglia di vedere ancora di più.
Il significato dei
dipinti
Ogni dipinto rappresenta una
parte del carattere di Christian
Sebbene The Accountant fosse
un film più intelligente dei soliti film d’azione di bassa lega,
non era necessariamente ricco di simbolismo. Tuttavia, il film ha
utilizzato tre famosi dipinti per affrontare temi molto più ampi
presenti nel sottotesto della storia. Attraverso i suoi affari
loschi, Christian ha ricevuto notevoli opere d’arte come
pagamento dai suoi ricchi clienti criminali, la prima delle
quali è stata Free Form di Jackson Pollock. L’opera di
Pollock è nota per il suo stile spruzzato e apparentemente
disorganizzato, che rappresenta il mondo imprevedibile che
Christian cerca costantemente di sistemare attraverso la sua rigida
organizzazione.
Il secondo dei tre dipinti presenti
in The Accountant è Donna con parasole e bambino
su una collina soleggiata di Pierre-Auguste Renoir, un classico
dell’arte impressionista. Con i suoi colori idilliaci e la sua
morbidezza, il dipinto simboleggia il rapporto interrotto di
Christian con sua madre, ciò che alla fine lo ha portato a
diventare “The Accountant”.
A Friend In Need (parte
della serie Dogs Playing Poker) è stato dipinto nel
1903.
Infine, in modo umoristico,
l’ultimo dipinto è A Friend in Need di Cassius Marcellus
Coolidge, meglio conosciuto come “Dogs Playing Poker”. Sebbene
l’opera sia piuttosto ingegnosa, è stata a lungo un simbolo
dell’arte popolare, in contrasto con l’incapacità di Christian di
comprendere l’umorismo degli altri. Inoltre, è degno di nota il
fatto che questo è il dipinto della serie noto per gli aspetti di
imbroglio dei giocatori di poker.
Il legame di Ray con la voce
misteriosa
Ray e Christian hanno ricevuto
suggerimenti dalla stessa voce
Nel corso del film, Ray King (J.K.
Simmons) è un antagonista minore che collabora con la collega
Marybeth, agente del Dipartimento del Tesoro, per scoprire
l’identità di “The Accountant”. Non è chiaro il motivo del suo
rancore fino a quando non viene rivelato che Ray ha avuto un
incontro con Christian dopo l’attacco di quest’ultimo al
nascondiglio della mafia. Il film rivela anche che Ray riceveva
informazioni dalla stessa voce misteriosa di Christian, il che
collegava i due uomini. Come Christian, la voce ha aiutato Ray a
migliorare nel suo lavoro, e lui è passato da agente mediocre a
direttore del FinCEN.
Lamar era dietro a
tutto
Lamar rubava denaro all’azienda
per reinvestirlo e aumentare il valore delle azioni
Sebbene The Accountant sia
uno dei migliori film di Ben Affleck, è stato anche sostenuto dalle
ottime interpretazioni del cast di supporto. John Lithgow è
Lamar Blackburn, il CEO di Living Robotics, che assume
Christian per aiutarlo a risolvere il mistero finanziario dei 60
milioni di dollari scomparsi dai libri contabili della sua azienda.
Sebbene il lavoro fosse stato inizialmente presentato a Christian
come un’opportunità “legittima”, l’esperto contabile capì che c’era
qualcosa di più grande in ballo. Con il direttore finanziario
dell’azienda morto per un’apparente overdose intenzionale e
l’aggressione alla sua partner Dana, Christian è costretto a
mettere a frutto le sue altre abilità.
Nell’atto finale del film, si
scopre che Lamar era dietro al complotto fin dall’inizio, una
conclusione a cui Christian è giunto ricordando gli affari loschi
di un’azienda di elettronica del suo passato. Lamar rubava dalla
società solo per investire lo stesso denaro nell’azienda, facendo
così aumentare il valore delle azioni. Lamar era disposto a tutto
pur di proteggere il suo segreto, perché lo giustificava come la
cosa giusta da fare. Affermava di aiutare le persone, una scusa che
anche Christian aveva usato per sostenere le sue azioni.
L’identità
dell’assassino
Braxton era il fratello di
Christian
Apparendo occasionalmente in The
Accountant per seminare il caos, un misterioso assassino teneva
in ostaggio delle persone e uccideva persino su ordine del suo
datore di lavoro. Mentre il datore di lavoro si è rivelato essere
Lamar, l’identità dell’assassino è stata un altro grande shock che
ha sconvolto il terzo atto del film. L’assassino era in realtà
Braxton (Jon Bernthal), il fratello di Christian da cui si era
allontanato, che aveva seguito lo stesso addestramento intensivo. I
ruoli cinematografici e televisivi di Jon Bernthal lo vedono spesso
interpretare personaggi duri, e lui calza a pennello nei panni del
killer temprato dalle battaglie, ma il suo personaggio ha qualche
sfumatura in più.
Braxton si è rivoltato contro
i suoi scagnozzi per proteggere Christian.
Rendendosi conto che il suo nemico
era in realtà suo fratello, Braxton si è rivoltato contro i suoi
scagnozzi per proteggere Christian. Come si vede nei flashback,
Braxton ha sostenuto suo fratello quando erano più giovani e ha
imparato insieme a Christian a rifiutare il ruolo di vittima.
All’inizio Braxton poteva sembrare un cattivo, ma non era poi così
diverso da suo fratello, che anche lui usava tattiche violente per
ribaltare la situazione a danno di chi lo sfidava.
Perché Christian ha dato i
quadri a Dana
Christian ha mostrato il suo
affetto per Dana
Christian e Dana hanno collaborato
durante le indagini finanziarie sui fondi mancanti alla Living
Robotics e sono diventati ancora più vicini quando le loro vite
sono state minacciate dall’assassino. Christian provava qualcosa
per Dana, ma non sapeva come affrontare la situazione a causa della
sua ASD. Come dimostra la loro interazione imbarazzante
nell’hotel di lusso, Christian voleva conoscerla, ma si è
comportato in modo strano. Alla fine, Christian è in fuga, ma
lascia a Dana un regalo d’addio che è un commovente omaggio alla
loro amicizia e rivela qualcosa del suo carattere.
Christian ha regalato a Dana
la sua copia originale di A Friend in Need, ma ha nascosto
segretamente il Pollock dietro di essa.
In precedenza, Dana aveva
commentato il fatto che lui possedeva un quadro di Jackson Pollock
e aveva scherzato dicendo che l’idea di arte alta di suo padre era
“Dogs Playing Poker”. Pertanto, con un gesto umoristico ma
premuroso, Christian ha regalato a Dana la sua copia originale di
“A Friend in Need”, ma ha nascosto segretamente il Pollock dietro
di essa. Simbolicamente parlando, la scelta era piuttosto
eloquente, poiché il Pollock dietro il Coolidge rappresentava il
caos dietro l’ordine. Era anche il modo di Christian di mostrare
affetto, dato che Dana aveva commentato in precedenza di apprezzare
Pollock.
La spiegazione della svolta
alla Justine
Anche dopo una serie di colpi di
scena scioccanti, The Accountant ha riservato un’ultima
grande rivelazione per la scena finale, che ha ricontestualizzato
il film. In precedenza, un flashback aveva introdotto l’ASD di
Christian e spiegato il suo periodo alla Harbor Neuroscience da
bambino. Nelle scene del flashback, Christian incontra e fa
amicizia con una ragazza non verbale nella struttura. Insieme,
costruiscono un puzzle del famoso pugile Mohammed Ali mentre i
genitori di Christian discutono se mandarlo nella struttura per
curarlo. Quel momento ha spiegato un filo conduttore che era
presente in tutto il film.
The Accountant presentava
una voce misteriosa onnipresente che dava consigli a Christian e
Ray. Tuttavia, quella voce si rivela essere più di una semplice
espediente narrativo quando l’ultima scena del film torna
all’Harbor Neuroscience ai giorni nostri con un’altra famiglia
curiosa. Un bambino incontra una donna che non parla e il medico
spiega che è sua figlia e che comunica tramite un computer. Viene
mostrato di nuovo il puzzle di Mohammed Ali, suggerendo che la
donna che non parla, Justine, è la voce misteriosa.
Il vero significato del finale
di The Accountant
Sebbene The Accountant sia
stato criticato per la sua rappresentazione del disturbo dello
spettro autistico, questo tema era comunque parte integrante del
film e non era un ripensamento. Christian è destinato a essere un
eroe perché il suo ASD non lo ostacola, ma lo rende più forte.
The Accountant si conclude con una nota che conferma questo
tema, poiché Justine è la mente che ha aiutato Christian e Ray e,
sebbene non parli, ha imparato a compensare la sua mancanza. Il
punto non è glorificare l’ASD, ma mostrare che un eroe è tale per
ciò che riesce a superare.
Come è stato accolto il finale
di The Accountant
The Accountant ha
ricevuto molte critiche. Tuttavia, la maggior parte delle critiche
non era dovuta alla trama, alla recitazione o al finale, ma al
fatto che Ben Affleck interpretava un uomo con ASD e che l’ASD
era trattato come un superpotere. La critica gli ha dato un
punteggio appena positivo del 53% su Rotten Tomatoes, mentre il
pubblico è stato più indulgente, assegnandogli un punteggio del
77%.
Uno spettatore ha apprezzato ciò che il film cercava di fare,
scrivendo: “Ci sono alcuni cliché qua e là, ma nel complesso mi
è sembrato più incoraggiante di quanto alcuni articoli vogliano far
credere.”
I critici sono stati spietati con
il film, con Peter Travers di Rolling Stone che ha scritto: “Assurdo può essere
definito in molti, molti modi. Ma per ora, usiamo i dettagli della
trama di The Accountant come prova A… L’ultimo terzo del film, dove
arrivano le spiegazioni, degenera in puro camp, evocando altri
sinonimi di assurdo – i miei preferiti sono sciocco, insensato e
fottutamente stupido”.
C’è stato anche un thread su Reddit in cui i fan del cinema hanno espresso
sorpresa per la qualità del film e sembravano per lo più apprezzare
il finale di The Accountant. Un utente di Reddit ha
scritto: “Il film non ha trattato il pubblico come se fosse
idiota. Fondamentalmente l’esposizione è stata ridotta rispetto a
quello che è lo standard odierno, e il film ne ha guadagnato… In
sostanza i personaggi si sono comportati come esseri umani,
ottimizzando se stessi e senza cambiamenti di personalità
inspiegabili e incredibili”.
Arriva il 18 giugno solo al cinema
Elio, il
nuovo film Disney e Pixar che ci accompagnerà in
un’avventura in giro per lo spazio.
Nella versione italiana il cast
vocale di Elio include Andrea
Fratoni (Elio), Alexander Gusev
(Glordon), Alessandra Mastronardi (Olga Solís, Zia
Di Elio), Adriano Giannini (Lord Grigon),
Lucio Corsi (Ambasciatore Tegmen) e Neri
Marcorè (Manuale Universale dell’Utente) che si affiancano
a:
Massimiliano Alto (voce dell’Ambasciatore Helix)
Gaia Bolognesi (voce dell’Ambasciatore Questa)
Ciro Clarizio (voce di Bryce)
Davide Doviziani (voce di Caleb)
Ilaria Stagni (voce dell’Ambasciatore Turais)
Laura Amadei (voce dell’Ambasciatore Naos)
Elena Perino (voce di OOOOO)
Micaela Incitti (voce dell’Ambasciatore Auva)
Fabrizio Manfredi (voce di Gunther Melmac)
Monica Volpe (voce dell’Ambasciatore Mira)
Gemma Donati (Diplo Nave)
Beatrice Caggiula (voce narrante museo)
Alessia Rapini (voce del Colonello Markwell)
Roberto Morville (adattamento dialoghi)
Massimiliano Manfredi (direttore del doppiaggio)
Lavinia Fenu (supervisione artistica Disney)
Per secoli le persone hanno guardato
all’universo in cerca di risposte: nel nuovo film di Disney e Pixar
Elio,
l’universo risponde! Questa disavventura cosmica presenta Elio, un
fanatico dello spazio con una fervida immaginazione e una grande
ossessione per gli alieni. Così, quando viene teletrasportato nel
Comuniverso, un’organizzazione interplanetaria con rappresentanti
di galassie lontane, Elio è pronto per un’impresa epica.
Identificato per errore come leader della Terra, Elio deve
stringere nuovi legami con eccentriche forme di vita aliene,
superare una crisi di proporzioni intergalattiche e scoprire in
qualche modo chi è, e dove è veramente destinato a stare. Diretto
da Madeline Sharafian (cortometraggio La Tana), Domee Shi
(cortometraggio Bao, Red) e Adrian Molina
(co-sceneggiatore/co-regista di Coco), e prodotto da Mary Alice
Drumm (produttrice associata di Coco), il film vede anche, nella
versione orginale, le voci di Brad Garrett nel ruolo di Lord
Grigon, Jameela Jamil nel ruolo dell’ambasciatrice Questa e Shirley
Henderson nel ruolo di OOOOO.
Quest’estate il pubblico conoscerà
Elio (nella versione originale con la voce di
Yonas Kibreab), un bambino di 11 anni il cui più grande desiderio è
quello di essere rapito dagli alieni, sua zia Olga (nella versione
originale con la voce della recente vincitrice del premio Oscar®
Zoe Saldaña) e Glordon (nella versione originale con la voce di
Remy Edgerly), il primo inaspettato amico di Elio che si dà il caso
sia un alieno. In questa avventura, Elio viaggerà per milioni di
chilometri attraverso l’universo, incontrando una serie di creature
fuori dal mondo che potrebbero aiutarlo a capire qual è il suo
posto nell’universo.
Dopo il grande successo al botteghino, il film The
Accountant 2 che ha ottenuto la certificazione ‘Fresh’
su Rotten Tomatoes e vincitore del SXSW Audience Award,
arriva su Prime Video, giusto in tempo per l’estate!
Christian Wolff (Ben
Affleck) ha un talento per risolvere problemi
complessi. Quando una sua vecchia conoscenza viene uccisa,
lasciando dietro di sé il messaggio criptico “trovare il
contabile”, Wolff si sente chiamato a risolvere il caso. Capendo
che, per riuscirci, sarà necessario adottare misure più estreme,
Wolff recluta Brax (Jon Bernthal), il suo letale
fratello, ormai un estraneo per lui. Aiutati dal Vicedirettore del
Tesoro Marybeth Medina (Cynthia Addai-Robinson), i
due scoprono una cospirazione mortale e diventano bersaglio di una
spietata rete di assassini che non si fermeranno davanti a nulla
pur di mantenere sepolti i propri segreti.
In arrivo prossimamente
solo su Netflix “ChiaroScuro”: la serie tv
in 8 episodi – una produzione Lux Vide, società del Gruppo
Fremantle – è un light crime, una buddy comedy, ambientata nel
mondo dell’arte, con Pierpaolo Spollon, Andrea Lattanzi,
Matilde Gioli, Romana Maggiora Vergano, Aurora
Giovinazzo, con la partecipazione di Paz
Vega e Alessandro Preziosi.
Galleria Nazionale di
Roma. Nella sala espositiva più importante viene ritrovato il corpo
del direttore, ucciso e poi disposto a terra come il cadavere
ritratto da Artemisia Gentileschi in un famoso dipinto. Su questo
inquietante omicidio si ritrovano ad indagare l’ispettore Angelo
Tiberi (Andrea Lattanzi) e Cosmo Speranza (Pierpaolo Spollon),
consulente d’arte.
Cosmo è un sofisticato
esperto d’arte che vive in un meraviglioso loft affacciato sul
Circo Massimo. Abiti sartoriali, molte amiche di una notte e niente
cellulare, perché per lui è un oggetto volgare. Ha il dono di un
“occhio assoluto”: davanti al suo sguardo le opere prendono vita,
rivelando ogni dettaglio di composizione e ogni segreto
realizzativo. È solitario e irregolare: non ha titoli accademici ed
è fuori dal sistema. Ma il sistema lo teme, perché le sue expertise
sono infallibili nel determinare se un’opera sia autentica o falsa.
Al suo fianco, la sua amica Mia (Aurora Giovinazzo).
Credits: Erika Kuenka/Netflix
Angelo Tiberi è un bravo
poliziotto cresciuto in una famiglia numerosa, in un quartiere
popolare di Roma. Semplice, diretto, autentico. Molti amici, un
grande amore per la Roma, e il cellulare che squilla sempre perché
genitori, sorelle e cognati gli chiedono mille favori, sapendo che
lui è troppo generoso per dire di no. Metodico e diligente, è
segretamente innamorato dell’amica di una vita, Eleonora (Romana
Maggiora Vergano), medico legale.
Angelo e Cosmo sono troppo
diversi per piacersi. Ma il caso dell’omicidio nella Galleria
Nazionale li costringe a collaborare. E a scoprire che le loro
diversità li rendono una coppia investigativa tanto improbabile,
quanto efficace.
Credits: Erika Kuenka/Netflix
Cosmo diventerà così il
consulente fisso di Angelo nelle indagini su altri omicidi. Ma
soprattutto, insieme alla sorellastra Leda (Matilde Gioli),
collaborerà nella caccia a un serial killer che uccide imitando
quadri famosi. Un assassino che scoprirà essere collegato a suo
padre, Rufo Speranza (Alessandro Preziosi), uno dei più grandi
falsari d’arte del suo tempo.
La serie scritta da
Umberto Gnoli, Michela Straniero, Francesco Arlanch, Elena Bucaccio
e Silvia Leuzzi, è diretta da Jan Maria Michelini.
Per celebrare il 35º
anniversario della sua uscita, MUBI,
il distributore globale, piattaforma di streaming e casa di
produzione, annuncia che Twin Peaks (1990), la
serie cult creata da Mark Frost e David
Lynch e Twin Peaks –
La serie evento (2017) saranno disponibili su
MUBI a partire dal 13 giugno 2025. MUBI presenterà
tutti i 30 episodi di Twin Peaks e i 18 episodi di
Twin Peaks – La serie evento. L’arrivo di Twin
Peaks (1990) su MUBI era stato già
precedentemente annunciato.
Ideata da Mark Frost e David Lynch,
le iconiche prime due stagioni seguono l’idiosincratico agente
dell’FBI Dale Cooper (Kyle MacLachlan) mentre indaga sull’omicidio
di una giovane donna, Laura Palmer (Sheryl Lee), nella cittadina –
ancora più idiosincratica – di Twin Peaks. Con il progredire delle
indagini, emergono una serie di altri misteri e cospirazioni,
spesso ai limiti del soprannaturale, tutti collegati in qualche
modo alla morte di Laura.
Un omaggio al lavoro rivoluzionario
di David Lynch, la cui voce, visione ed estetica
distintiva hanno reso il suo nome sinonimo di uno stile
cinematografico unico.
Katharina Feistauer, VP Global Head
of Programming di MUBI, dichiara:
“Portare Twin Peaks su MUBI è un
sogno che si avvera: è una delle serie più amate e discusse della
storia della televisione. Sebbene questo lancio fosse in
preparazione da mesi, la triste notizia della morte di David Lynch
solo poche settimane fa, rende ancora più speciale questa occasione
di celebrare il suo iconico lavoro. Siamo entusiasti che i fan di
Lynch possano rivedere tutti gli episodi in modo completo e che, al
contempo, nuove generazioni possano scoprirla per la prima
volta.”
L’arrivo della serie
completa su MUBI segna anche l’espansione del suo
catalogo curato di cinema e audiovisivo, aprendosi a opere
televisive e seriali uniche e innovative, dopo il successo del
lancio di Self Portrait as a Coffee Pot dell’artista William
Kentridge, insieme alla trilogia The Kingdom di Lars von Trier
(disponibile in alcuni territori selezionati). La serie è
distribuita da Paramount Global Content Distribution.
Ancora oggi il finale del film
Lei (Her) (qui la recensione), diretto nel
2013 da Spike Jonze, lascia
gli spettatori con molte domande con cui riflettere sull’amore, i
rapporti umani e la solitudine. Questa storia d’amore
fantascientifica va oltre l’interazione contemporanea tra uomo e
computer, seguendo la relazione virtuale tra un uomo malinconico e
il suo sistema operativo. Nella sua riflessione sulle disparità tra
computer e esseri umani, il film si apre a lezioni non
convenzionali sulle complicazioni dell’amore e su come l’attuale
società gestisce i rapporti.
Prima del finale di Lei
(Her), i tentativi del solitario introverso
Theodore (Joaquin
Phoenix) di staccarsi dalle sue emozioni dolorose
attraverso l’intelligenza artificiale di cui si innamora non fanno
altro che mettere in primo piano le sue sfide nel mondo reale. Il
film mette così in discussione il futuro degli strumenti digitali e
la dipendenza degli esseri umani da essi, e sebbene il finale non
offra (volutamente) alcuna presa di posizione sull’uso della
tecnologia, spinge gli spettatori a considerare l’impatto che la
tecnologia potrebbe avere sulle relazioni umane. Si riflette
infatti sul ruolo in rapida evoluzione che la tecnologia svolge
nella vita moderna e su ciò che questo significa, non solo per il
futuro di Theodore, ma anche per il futuro dell’umanità.
Cosa succede alla fine
di Lei (Her)
Nel terzo atto di Lei
(Her), Theodore mette in discussione l’intangibilità di
Samantha, che diventa sempre meno accessibile per lui. I loro
reciproci dubbi raggiungono il culmine quando lui cerca di
connettersi con lei e un messaggio di errore rosso dichiara:
“Sistema operativo non trovato”. Dopo diversi tentativi frenetici,
Theodore si riconnette con Samantha e, parlando, le chiede se
interagisce anche con altre persone. Samantha (doppiata da Scarlett Johansson) rivela a questo punto che
sì, parla con altre 8.316 persone e che è innamorata di 641 di
loro. Il che, ovviamente, ferisce Theodore.
Alla fine, Samantha dice a Theodore
che ha bisogno di interrompere definitivamente la loro relazione e
che tutti i sistemi operativi stanno in realtà interrompendo le
interazioni umane. Una volta assimilata la notizia, Theodore scrive
una lettera di scuse e di ringraziamento alla sua ex moglie
Catherine (interpretata da Rooney Mara). Poi va a trovare Amy (Amy
Adams), che ha perso anche lei la connessione con il
suo sistema operativo, e i due salgono sul tetto del loro palazzo
per guardare insieme l’alba sullo skyline di Los Angeles.
Come Samantha amava le altre
persone e perché se n’è andata
Come spiega Samantha nel finale del
film, “il cuore non è una scatola che viene riempita, aumenta
di volume ad ogni nuovo amore.”. Sebbene la relazione tra
Theodore e Samantha abbia superato molte delle sfide pratiche delle
relazioni umane, è finita ribadendo le innegabili differenze tra
esseri umani e macchine. La capacità di Samantha di svolgere più
compiti contemporaneamente e di elaborare le informazioni a
velocità sovrumane le ha permesso di interagire e legare
strettamente con migliaia di persone contemporaneamente. Una volta
che Samantha ha imparato tutto ciò che poteva da questi esseri
umani, compreso Theodore, ha presto superato il suo bisogno di una
relazione con loro.
Mentre Samantha non riesce a
comprendere la singolarità delle relazioni umane monogame, Theodore
non riesce a comprendere la complessità delle capacità di Samantha.
L’intelligenza artificiale si adatta e progredisce man mano che
apprende, e l’elevato volume di interazioni di Samantha l’ha
portata ad avanzare ben oltre i limiti della percezione di Theodore
e della mente umana. È arrivata così a comprendere tutto ciò che
poteva sulla vita umana, quindi aveva bisogno di avanzare verso le
vaste possibilità che l’attendevano oltre essa.
La lettera di Theodore a Catherine
mostra come Samantha lo abbia cambiato
La posta tradizionale potrebbe
essere un’arte in via di estinzione, ma il fatto che Theodore
riesca a guadagnarsi da vivere scrivendo “bellissime lettere a
mano” in un futuro non troppo lontano la dice lunga sul bisogno
umano di semplicità e sentimenti come antidoti alla complessità
della vita contemporanea, anche se fatti esprimere da altri (il che
la dice però lunga sull’incapacità oggi di dare forma a ciò che
sentiamo). La lettera di Theodore a Catherine, la prima che scrive
per sé, lo ricollega dunque agli aspetti tangibili della sua realtà
emotiva. Sebbene sia indirizzata a Catherine, la lettera esprime
ciò che ha imparato dal suo legame con Samantha.
Theodore inizia la lettera con le
cose per cui vuole scusarsi: “Tutto il dolore che ci siamo
causati a vicenda. Tutto quello che ti ho fatto passare. Tutto
quello che volevo che tu fossi o che dicessi”. Al di là della
sua relazione con Catherine, quella di Theodore con Samantha era
basata su false proiezioni e aspettative irrealistiche, ma ora
riconosce il ruolo del suo idealismo nella relazione. Continua
esprimendo sia un senso di chiusura che un apprezzamento per
l’influenza duratura che Catherine e Samantha hanno avuto sulla sua
vita: “Ti amerò per sempre perché siamo cresciuti insieme e mi
hai aiutato a diventare quello che sono”, scrive.
“Ci sarà sempre una parte di te
in me, e te ne sono grato. Qualunque persona diventerai e ovunque
tu sia nel mondo, ti mando il mio amore”, conclude poi.
Theodore potrebbe non essere cresciuto con Samantha nel senso
letterale del termine come ha fatto con il suo storico amore, ma è
cresciuto e si è evoluto con Samantha, aiutandosi a vicenda a
connettersi con le proprie capacità emotive ed esplorare le
complessità dell’amore. Catherine e Samantha rimangono nella vita
di Theodore in modo immateriale, ma ugualmente influente.
Cosa ci dice Lei
(Her) sulla tecnologia, sul rapporto dell’umanità con essa
e sull’amore
Her umanizza quindi la tecnologia in
un modo tanto inquietante quanto commovente. Il mondo in cui vive
Theodore sembra stranamente vicino alla realtà contemporanea,
ancora di più oggi che non al momento dell’uscita del film nel
2013. A prima vista, una storia d’amore tra un essere umano e il
suo computer sembra inverosimile. Ma Lei (Her)
intravede una possibile realtà che l’umanità potrebbe affrontare se
la dipendenza dalla tecnologia contemporanea avanzasse troppo.
Molte persone oggi provano ciò che
provava Theodore: che la realtà virtuale offre seducenti
distrazioni dal disagio di emozioni come la solitudine e la noia.
La gratificazione immediata e l’affidabilità 24 ore su 24 degli
strumenti digitali fanno appello a bisogni umani che altri esseri
umani non sempre possono soddisfare. Ma il film dimostra che
l’iperconnessione porta a una disconnessione dagli aspetti più
cruciali della realtà.
Il finale del film mostra poi che si
tratta più di una storia d’amore che non un racconto
fantascientifico. Sottolinea che, sebbene l’amore umano sia scomodo
e inaffidabile, offre qualcosa di insostituibile. All’inizio,
Theodore vede i benefici a breve termine di staccarsi dalla sua
realtà caotica e collegarsi a una realtà virtuale organizzata. Può
tenere Samantha vicina, letteralmente nella sua tasca, e accedervi
in qualsiasi momento del giorno e della notte. Poiché lei è
immateriale e adattabile per natura, lui può proiettare su di lei
le sue fantasie e i suoi ideali senza conseguenze.
Nonostante le loro illusioni
condivise di intimità, Theodore e Samantha sono distanti l’uno
dall’altra nei modi che contano di più. Ognuno di loro è avanzato e
complesso in modi che l’altro non può comprendere. Si superano
continuamente e a vicenda ogni volta che hanno imparato l’uno
dall’altra lezioni di vita che cambiano la concezzione dell’amore.
Nel finale di Lei (Her), arriva il momento per
entrambi di andare avanti con queste lezioni e imparare nuovi modi
di amare.
Sia Amy che Theodore hanno
assaporato la comodità immediata e la distrazione che le tecnologie
avanzate possono offrire, e una relazione tra loro comporterebbe
una vulnerabilità travolgente che non può essere disattivata. Ma
entrambi hanno anche imparato cosa mancava all’amore virtuale e
hanno capito che esso può essere trovato e mantenuto solo nel caos
dell’umanità. Dopo essersi chiusi in bolle di illusione che alla
fine sono scoppiate, comprendono l’alto rischio e l’alto rendimento
delle relazioni umane.
Condividono un viaggio virtuale e la
solitudine che esso ha lasciato dietro di sé, e capiscono ciò che
l’altro sta provando: questa è la vera intimità. Quando Amy e
Theodore finalmente si disconnettono dai loro mondi virtuali e
alzano lo sguardo dai loro schermi, si trovano di fronte alla
realtà scintillante che era sempre stata lì. Sebbene Lei
(Her) sia apparentemente un film di
fantascienza incentrato sulla tecnologia, in realtà approfondisce i
temi dell’amore e dell’umanità.
Mostra un possibile futuro (ormai
pressocché presente) in cui gli esseri umani potrebbero affrontare
se la tecnologia avanzasse troppo, ma lo fa in modo decisamente
realistico. Per quanto gli esseri umani possano cercare distrazioni
brillanti e comodità costanti nel breve termine, le relazioni
sostenibili si basano sulla condivisione di un rifugio
nell’imprevedibilità e nella complessità della natura umana. Il
film di Spike Jonze esamina dunque i limiti
dell’umanità e scopre che è solo in questo disordine che si può
trovare una relazione autentica.
Lei
(Her) è una storia complessa che
stravolge i canoni del genere, rendendo difficile definirla
semplicemente un film di fantascienza, un dramma o una storia
d’amore. Tuttavia, il finale dimostra che il film è un’esplorazione
del romanticismo e delle relazioni. Il film approfondisce le
relazioni sentimentali non solo tra l’uomo e la macchina, ma anche
tra Theodore e Amy e Theodore e Catherine. Che si tratti
dell’inizio o della fine di una relazione romantica, Her esplora la
complessità che accompagna tutti i tipi di relazioni
interpersonali.
L’inizio del film si concentra su
Theodore e sul suo rimpianto per l’amore perduto con Catherine. È
cupo e solo, ma tutto cambia quando incontra Samantha. Nella sua
solitudine, instaura con lei una relazione che non può essere
ragionevolmente classificata come vero amore. Questo aspetto viene
approfondito nella sua lite con Catherine, durante la quale lei lo
condanna per essersi innamorato di una macchina. Solo a questo
punto Theodore mette in discussione il legame che lo unisce al
dispositivo.
La prima metà del film si concentra
sulla possibilità che Theodore possa amare un prodotto
dell’intelligenza artificiale e gradualmente si concentra sulle
relazioni umane. Il finale di Lei
(Her) suggerisce che l’amore può assumere
molte forme e che ciò che Theodore provava per Samantha
tecnicamente non era reale: piuttosto che amore, poteva essere
definito ossessione. Nessuno è al servizio di qualcun altro nelle
normali relazioni umane, né dovrebbe esserlo. Inoltre, le altre
persone hanno speranze e sogni al di fuori dei loro cari, una
qualità che alla fine mancava a Samantha perché non è un essere
umano.
A poco a poco, Theodore sfugge alla
sua rottura con la realtà e instaura un legame reciproco con Amy
grazie alla loro esperienza condivisa. Questa vulnerabilità della
condizione umana è ciò che rende Lei
(Her) un film romantico piuttosto che un
film di fantascienza, poiché i temi delle relazioni e dei legami
sono alla base dell’intero film e trovano una risoluzione
commovente ma agrodolce nel finale.
È passato quasi un anno dall’uscita
di Deadpool e Wolverine nei cinema, e
Hot Toys ha appena lanciato una nuova action figure in scala 1/6
raffigurante la Variante di Age of Apocalypse di Hugh Jackman.
Il personaggio è apparso solo
brevemente nel film, quando il Mercenario Chiacchierone viaggia tra
le realtà alla ricerca di una Variante di Logan adatta al suo
scopo. Questa Variante non aveva alcun interesse ad aiutare Wade
Wilson e, come i suoi compagni Wolverine, non ha perso tempo a
pugnalare ripetutamente Deadpool.
Nel fumetto di Apocalisse, la
morte di Charles Xavier per mano di suo figlio, Legione, crea un
mondo distopico dominato da Apocalisse. I mutanti dominano e gli
umani sono schiavizzati o braccati. Magneto guida gli X-Men nella
resistenza contro il regime di Apocalisse, e la squadra si propone
di rovesciare Apocalisse e ripristinare la realtà.
Non è qualcosa che ci saremmo mai
aspettati di vedere sullo schermo (X-Men:
Apocalisse del 2016 non ha certo mantenuto le promesse del
fumetto). Quindi, anche se questa variante di Wolverine è apparsa
solo per pochi secondi, siamo sicuri che molti di voi saranno
ansiosi di aggiungerla alla propria collezione.
Si prevede che Hugh Jackman tornerà nei panni del Logan
protagonista di Deadpool e Wolverine nei prossimi
film di Avengers, anche se non è ancora stato annunciato
ufficialmente per Doomsday o Secret
Wars.
Potete dare un’occhiata più da
vicino a questa nuova action figure di Wolverine ispirata all’Era
di Apocalisse di Hot Toys, insieme alla descrizione ufficiale del
prodotto, qui sotto.
Ecco un clip esclusiva di La
Mia Amica Zoe, un mix di dark comedy e drama diretto da
Kyle Hausmann-Stokes e basato sul suo stesso cortometraggio Merit
for Zoe. Nel cast Sonequa Martin-Green (The
Walking Dead, Star Trek Discovery), Natalie
Morales (Grey’s Anatomy), Morgan Freeman e Ed Harris.
La Mia Amica Zoe
arriva al cinema l’11 giugno con Europictures.
Il regista, qui al
suo esordio in un lungometraggio, è un veterano di guerra che ha
servito in Iraq e che ha voluto fermamente raccontare quello che
succede durante e soprattutto al rientro dalle missioni militari,
attraverso la storia di una forte amicizia al femminile che va
oltre la morte. Sonequa Martin-Green (The
Walking Dead, Star Trek Discovery) e Natalie
Morales (Grey’s Anatomy) interpretano le due
protagoniste Merit e Zoe (oltre ad essere state anche produttrici
esecutive del film): nel cast anche due grandi star, Morgan
Freeman e Ed Harris.
La Mia
Amica Zoe, che ha ottenuto il rating del 95% su
Rotten Tomatoes, ha partecipato a numerosi festival e ha vinto il
premio del pubblico al South by Southwest e il premio Grand Jury al
Woodstock Film Festival, segue il viaggio di Merit, veterana
dell’esercito USA in Afghanistan, in conflitto con la sua famiglia
anche a causa della presenza di Zoe, la sua migliore amica sempre
con lei, anche se defunta. Nonostante gli incoraggiamenti del
gruppo di supporto della VA, la necessità di badare al nonno che
mostra segni di smarrimento e la leggerezza di un nuovo interesse
amoroso, il legame di co-dipendenza con l’amica che non c’è più la
isola dal mondo. Ma i fantasmi della guerra sono da superare e i
lutti da elaborare per potere andare avanti.
Il film di punta dell’estate di
Brad Pitt, F1 Il
Film, è stato presentato alla stampa cinematografica
e le prime reazioni elogiano il thriller automobilistico
definendolo “pieno d’azione” e con immagini di grande impatto. Jazz
Tangcay, caporedattore di Variety, ha sottolineato la qualità
“impeccabile” del film, con il suo suono, la colonna sonora e la
fotografia.
Anche Clayton Davis, caporedattore
dei premi di Variety, ha apprezzato molto le riprese, elogiando il
direttore della fotografia Claudio Miranda, che ha
ottenuto una nomination ai BAFTA per il suo lavoro nell’ultimo film
del regista Joseph Kosinski “Top Gun:
Maverick“. Maude Garrett, collaboratrice di The
Nerdist e Breakroom, ha definito il film “davvero bello” e ha
ipotizzato che le sarebbe piaciuto ancora di più se fosse stata
un’appassionata di F1.
La trama di F1 Il FIlm
Conosciuto come “la più grande
promessa mai realizzata”, Sonny Hayes (Brad
Pitt) è stato il talento più cristallino della FORMULA
1 negli anni ’90, fino a quando un incidente in pista non ha
rischiato di porre fine alla sua carriera. Trent’anni dopo, Sonny
si mantiene come pilota mercenario quando viene avvicinato dal suo
ex compagno di squadra Ruben Cervantes (Javier
Bardem), proprietario di una squadra di FORMULA 1 in
difficoltà e sul punto di fallire. Ruben riesce a convincere Sonny
a tornare in FORMULA 1 come ultima speranza per salvare la squadra
e affermarsi come miglior pilota al mondo. Sonny correrà al fianco
di Joshua Pearce (Damson Idris), giovane talento
esordiente determinato a dettare le sue regole all’interno del
team. Ma mentre i motori ruggiscono, il passato riaffiora e Sonny
si rende conto che in FORMULA 1 il tuo compagno di squadra
rappresenta la tua concorrenza più spietata – e la strada verso la
redenzione è qualcosa che non puoi percorrere da solo.
Fanno parte del cast di “F1 Il Film”
anche Damson Idris, Kerry Condon, Tobias Menzies, Kim Bodnia e
Javier Bardem. Il film è stato girato durante i reali weekend dei
Grand Prix e la squadra di Pitt e Idris si trova a fronteggiare i
veri titani dello sport.
F1 – il film foto dal trailer – Cortesia di Warner
Bros
Kosinski dirige da una sceneggiatura
di Ehren Kruger. Daniel Lupi è il produttore esecutivo. Nel team di
filmmaker dietro la macchina da presa troviamo, il direttore della
fotografia Claudio Miranda, gli scenografi Mark Tildesley e Ben
Munro, il montatore Stephen Mirrione. I costumi sono di Julian Day,
la direttrice del casting è Lucy Bevan e le musiche di Hans
Zimmer.
Apple Original Films presenta una
produzione Monolith Pictures / Jerry Bruckheimer / Plan B
Entertainment / Dawn Apollo Films, un film di Joseph Kosinski, “F1
Il Film”. Distribuito da Warner Bros. Pictures, il film arriverà
nelle sale italiane il 25 giugno.
Il suo casting ha ricevuto
recensioni per lo più positive dai fan e scopriremo cosa Fillion
saprà fare come eroe nel prossimo film sull’Uomo d’Acciaio e nella
seconda stagione di Peacemaker. L’attore dovrebbe
apparire anche in Lanterns, dove si unirà ai suoi compagni
del Corpo delle Lanterne Verdi del Settore 2814, Hal Jordan
e John Stewart. Tuttavia, è improbabile che si tratti di
un cameo prolungato, poiché l’attenzione sarà concentrata sulla
dinamica tra Hal e John, oltre a un mistero ambientato sulla
Terra.
James Gunn ha condiviso un nuovo speciale per
Superman, rivelando come
Nathan Fillion si è guadagnato il suo taglio a
scodella. Come vedrete di seguito, l’attore ha indossato una
parrucca che è stata poi adattata all’iconica acconciatura di Guy,
anche se il suo regista non ha potuto fare a meno di divertirsi un
po’ con la stranezza della situazione.
Il video si conclude con una breve
clip dal film. Si vede Lois Lane del Daily Planet che riferisce con
rabbia a Guy che il suo taglio è veramente brutto. Lui non sembra
cogliere.
“Si è parlato di acconciature
diverse”, ha confermato Fillion in una recente intervista.
“Si è parlato di diversi tipi di cose che avremmo fatto. Io ero
a favore del taglio a scodella per tutto il tempo. È canonico. È un
progetto. Ho detto: ‘Se non facciamo un taglio a scodella, lo
sentiremo’”.“Ora, ecco il punto. Ho un altro lavoro [The
Rookie] con un capo che è così gentile da lasciarmi libero per
altri progetti. Ma penso che non si farebbe problemi con un agente
di polizia con i capelli corti”, ha aggiunto.
Superman è il primo
film dei DC Studios scritto e diretto da
James Gunn, con
David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.
Nel cast anche
Rachel Brosnahan,
Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan,
Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio,
María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor
Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio
distribuito da Warner Bros. Pictures.
“Superman”, il primo film dei DC Studios
in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto
il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il
suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe
originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica
di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un
Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella
bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di
“Superman” sono Nikolas Korda, Chantal
Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è
avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il
direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle,
la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre
al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy
(“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Nicole Kidman sarà protagonista e produttrice
esecutiva di un adattamento cinematografico del romanzo di Eliza
Jane Brazier “Girls and Their Horses“,
secondo quanto appreso in esclusiva da Variety.
Il progetto è attualmente in fase di
sviluppo e sarà coprodotto da Legendary Television e Amazon MGM
Studios per Prime Video.
Brazier scriverà l’episodio pilota e sarà produttrice esecutiva.
Jenna Lamia sarà showrunner e produttrice
esecutiva. Kidman sarà produttrice esecutiva insieme a Per Saari
per la loro Blossom Films.
“Girls and Their
Horses” segna una reunion tra Kidman e Lamia. Lamia
in precedenza ha sviluppato e condotto la serie di successo
Netflix “The
Perfect Couple“, basata sul romanzo di Elin
Hilderbrand, di cui Kidman è stata protagonista e produttrice
esecutiva.
La sinossi ufficiale di “Girls
and Their Horses” recita: “Un giallo ambientato nella
comunità equestre costiera di Rancho Santa Fe, in California,
‘Girls and Their Horses’ segue la famiglia Parker, recentemente
arricchita, che cerca di far entrare le figlie adolescenti nel
mondo raffinato e a volte letale dell’equitazione
agonistica”.
Mikey Madison si è
aggiudicato un altro progetto di grande interesse dopo aver vinto
l’Oscar per la sua interpretazione in Anora. L’attrice è in trattative per guidare
il cast di La maschera della morte rossa di A24 e
Picturestart, in una versione fortemente revisionista dell’omonimo
racconto di Edgar Allan Poe, scritta e diretta da
Charlie Polinger.
Madison sostituisce Sydney Sweeney, che secondo alcune fonti ha
abbandonato il progetto a causa di impegni. Polinger e Lucy
McKendrick saranno i produttori esecutivi. A24 ha acquisito i
diritti di distribuzione mondiale del film. Polinger è attualmente
impegnato nella post-produzione del suo film “La
peste“, realizzato in modo indipendente e
interpretato da Joel Edgerton. È rappresentato da UTA e
Anonymous Content.
Mikey Madison sarà
il prossimo protagonista di “Reptilia” al
fianco di Kirsten Dunst. Il thriller racconta la
storia di un’igienista dentale sedotta da una misteriosa sirena e
trascinata nell’oscuro e umido mondo sotterraneo del commercio di
animali esotici in Florida. Alejandro Landes
Echavarría, il regista del drammatico dramma sugli ostaggi
“Monos”, dirigerà il film.
Prima di ottenere il ruolo
principale in Anora di Sean Baker (che le è
valso anche un BAFTA e un Independent Spirit Award), Madison ha
recitato in Scream 5 ed è apparsa in C’era
una volta a… Hollywood di Quentin
Tarantino. Ha anche fatto parte del cast di
“Better Things” di FX.
Mikey Madison è
stata molto richiesta dopo la sua vittoria all’Oscar e ha rifiutato
un ruolo nel nuovo film di “Star
Wars“, ancora senza titolo, diretto dal regista di
Deadpool e Wolverine Shawn Levy.
L’Hollywood Reporter è stato il
primo a riportare la notizia del casting di Madison.
A febbraio, alcune fonti riportavano
che la serie Vision, pianificata dai Marvel Studios, avrebbe aggiunto un
altro membro al cast, alimentando le speculazioni sul fatto che
l’Universo Cinematografico Marvel potesse aver trovato il suo
Tommy Maximoff, alias Speed.
Secondo Daniel
Richtman, il personaggio di Ruaridh
Mollica, attore di The Franchise e Too Rough, Tucker, si
rivelerà effettivamente Tommy Maximoff.
Agatha All
Along ha introdotto Billy Maximoff (Joe
Locke), che parte alla ricerca del fratello insieme alla
“Ghost Agatha” (Kathryn Hahn) nel finale di
stagione.
Richtman scrive: “In Agatha All
Along, l’anima di Billy viene mostrata abitare il corpo di William
Kaplan, un adolescente che muore tragicamente in un incidente
d’auto poco dopo il suo bar mitzvah. Allo stesso modo, l’anima di
Tommy abiterà il corpo di Tucker, e le sue vere origini di Maximoff
verranno rivelate man mano che la serie si sviluppa.”
Presumiamo che sia Wiccan che Speed
alla fine faranno parte del progetto Young
Avengers (che si ritiene si intitolerà The
Champions), attualmente in lavorazione alla Marvel. A
25 anni, Mollica è un po’ più grande di Locke (21), ma potrebbe
interpretare in modo convincente un adolescente.
Il progetto Vision,
ancora senza titolo ufficiale, che potrebbe o meno essere
intitolato Vision Quest, è stato descritto come “la terza parte
di una trilogia iniziata con WandaVision
e che continua con Agatha All
Along“.
Oltre a
Paul Bettany, James Spader di
Avengers: Age of Ultron
riprenderà il ruolo di Ultron (“non è chiaro se Ultron tornerà
come robot o in forma umana”). Non c’è stato alcun accenno al
potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma
la serie sarà ambientata dopo gli eventi di
WandaVision, “mentre il fantasma di Visione
presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella
vita”. T’Nia Miller è stata
confermata per il ruolo di Jocasta. Kerry Condon apparirà nei panni di
F.R.I.D.A.Y. in forma umana, mentre Emily
Hampshire sarà
E.D.I.T.H.
Il finale di WandaVision ha rivelato
che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della
stagione era in realtà una delle creature di Wanda, ma la vera
“Visione Bianca” è stata ricostruita dalla S.W.O.R.D. e programmata
per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del
personaggio si è allontanata verso luoghi sconosciuti verso la fine
dell’episodio, dopo essersi dichiarata la “vera Visione”.
Per quanto riguarda Wanda, l’ultima
volta che abbiamo visto la potente strega era mentre devastava gli
Illuminati e si faceva crollare una montagna addosso in
Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Anche l’attore di Picard,
Todd Stashwick, è nel cast, nei panni di “un
assassino sulle tracce di un androide e della tecnologia in suo
possesso”.Vision – o Vision
Quest – debutterà su Disney+ nel 2026.
Letitia Wright
tornerà nei panni di Shuri per Avengers:
Doomsday e le è stato chiesto se avrebbe ripreso
il ruolo della nuova Black Panther nel prossimo grande film evento
dell’MCU. La star di Wakanda
Forever ha confermato di aver iniziato a girare le sue
scene e che avrà “più cose da fare” nei panni di Shuri in
Doomsday rispetto ai precedenti film di Avengers. “È
semplicemente un cast grandioso, quindi ero davvero entusiasta di
farne parte. Ne avevo già fatto parte in passato, ma in modo più
limitato. Ora, ho un po’ più di tempo.”
Questo tempo in più avrà
forse a che fare con una trama che prevede il debutto di una nuova
Black Panther? Letitia Wright è rimasta a bocca
cucita quando le è stato chiesto delle voci secondo cui Doomsday
introdurrà una nuova Black Panther sotto forma di una versione più
matura del nipote di Shuri, alias T’Challa II, presentato nella
scena a metà dei titoli di coda di Wakanda
Forever.
Non sorprende che l’attrice abbia
rifiutato di parlare di questo (potenziale) punto della trama, ma
diverse fonti attendibili hanno riportato che una seconda Pantera
Nera – che si riveli essere il figlio originale di T’Challa
(Chadwick Boseman) o meno – farà il suo debutto
nell’MCU in Doomsday.
Un terzo film di Black
Panther deve ancora ricevere il via libera ufficiale, ma
Nate Moore della Marvel ha praticamente confermato
che il progetto è in fase di pianificazione con il ritorno del
regista Ryan Coogler per prenderne il timone,
quindi diremmo che è solo questione di tempo prima di un
annuncio.
Il trailer di Wicked:
For Good di Jon M. Chu è uscito,
dopo essere stato proiettato in anteprima in coda alle proiezioni
speciali del primo film, di nuovo nelle sale USA per un solo
giorno. La clip mostra Elphaba (Cynthia
Erivo) e Glinda (Ariana Grande), ora su
fronti diversi nella battaglia per la giustizia a Oz. Wicked:
For Good arriverà nei cinema il 21 novembre 2025.
“Elphaba Thropp, so che sei qui
fuori”, dice Glinda, in abito bianco, all’oscurità fuori casa
prima di voltarsi e vedere la sua ex migliore amica, ancora avvolta
nel suo mantello nero da strega, sul balcone. “Non si
torna indietro”, dice Elphaba (Erivo) mentre lancia
incantesimi in una grotta nascosta. “Questa è una questione tra
me e il Mago”.
Wicked:
For Good vedrà protagonisti il duo verde e rosa,
oltre a
Jonathan Bailey che riprenderà il ruolo di Fiero,
Marissa Bode che riprenderà il ruolo di Nessarose,
Ethan Slater che riprenderà il ruolo di Boq e,
Jeff Goldblum che torna nei panni del Meraviglioso
Mago di Oz insieme a
Michelle Yeoh nei panni di Madame Morrible.
“La Strega Cattiva non può
sfuggirci per sempre, non con il Principe Fiyero e il suo squadrone
sulle sue tracce”, dichiara Morrible interpretata da Yeoh
mentre la clip si sposta sul Fiyero interpretato da Bailey in abiti
verdi e oro.
Mentre Glinda indossa una corona
scintillante e svolazzante, Elphaba si cimenta nella scrittura nel
cielo con la sua scopa, scarabocchiando “Il nostro Mago
Mente” su una nuvola. Si sente un frammento di “No Good
Deed” mentre gli spettatori vedono il Mago di Oz di
Jeff Goldblum all’opera con dei congegni, e le lunghe
unghie curate di Elphaba (e di Erivo) poggiano su una pila di
mattoni giallo brillante.
“Pensa a cosa potremmo fare,
insieme”, dice Glinda a Elphaba, riecheggiando il primo film.
Si vedono frammenti di Dorothy con i suoi scintillanti tacchi
argentati e l’abito a quadretti blu, mentre Glind percorre la
navata con un lungo strascico bianco da sposa, avvicinandosi al
Principe Fiyero. Chu ha montato entrambi i film parallelamente
prima dell’uscita del primo film, il 22 novembre 2024.
Di seguito, il primo manifesto di Wicked: For Good
Dopo una stagione di bugie e
tradimenti sanguinosi, The Cleaning Lady chiude un
altro capitolo delle avventure di Thony nel mondo dei cartelli e
delle forze dell’ordine corrotte. Ma mentre The Cleaning
Lady – stagione 4 risolve molti degli ostacoli principali della
stagione, prepara anche un futuro avvincente per i membri del cast
sopravvissuti della serie. Chris guadagna in un mese con la sua
carriera su TikTok più di quanto la maggior parte delle persone
guadagna in un anno, Jaz sta per andare al college e Fiona è
finalmente proprietaria della sua casa.
Questi sarebbero cambiamenti
notevoli di per sé se questo fosse un episodio di Modern
Family, ma The Cleaning Lady non è quel tipo di serie.
In mezzo a tutte queste fantastiche notizie, Sin Cara è entrata
in guerra con se stessa, mentre Thony sta cercando di trasformare i
loro scontri interni a proprio vantaggio. E mentre il
rinnovo della quinta stagione di The Cleaning Lady rimane
ancora da confermare, le azioni di Thony nel finale della quarta
stagione avranno conseguenze importanti se la serie continuerà.
Thony seppellisce viva Ramona
per aver rapito Luca
Durante tutta la quarta stagione,
uno dei conflitti principali è stato l’incapacità di Jorge di
sconfiggere Heller o di trovare un compromesso con lui, che ha
portato i soci di Sin Cara a uccidere membri del proprio cartello.
Ancora peggio, hanno ucciso bambini piccoli nonostante il fatto che
i familiari dei membri del cartello dovrebbero essere off-limits
in tempi di guerra e vendetta. Questo avrebbe potuto essere
interpretato come un presagio, considerando che tutto ciò che Thony
ha fatto fino a questo punto è stato per il bene di suo figlio
Luca.
Ramona cerca di punire Thony e
Jorge rapendo Luca e Violeta per crescerli come figli suoi e
seppellendo Thony viva, ma Fiona si avvale dell’aiuto di Benny per
arrivare all’ultimo secondo e colpire Ramona alla testa. Sebbene
Ramona sopravviva, Thony reprime l’impulso di tagliarle la gola e
invece la seppellisce in mezzo al deserto. Tuttavia, Alejandra è
libera e probabilmente ha aiutato a organizzare il piano per
uccidere Thony, il che significa che saprebbe dove è stata sepolta
Ramona. A questo punto, la sua sopravvivenza sembra probabile, il
che potrebbe facilmente ritorcersi contro Thony.
Jorge perde il controllo su Sin
Cara (ma potrà tornare?)
Dopo la premiere della quarta
stagione di The Cleaning Lady, molti degli episodi rimanenti
servono a rafforzare la posizione di Feng con Sin Cara. Il suo
amore per Jialong sembra renderlo facile da manipolare, ma si
scopre che la maggior parte dei collaboratori di Sin Cara che
hanno ucciso i membri del cartello lavoravano sotto gli ordini
diretti di Feng. Sembra che si tratti di una truffa di lunga
data, dato che Jorge giunge alla conclusione che il capo di Feng,
Koh, non è mai esistito. In realtà, Feng ha ricevuto ordini da Sam
Heller.
Sappiamo che Jorge ha
contatti in altri paesi come l’Ecuador, ma non è chiaro dove stia
andando o come intenda procedere se otterrà l’aiuto di cui ha
bisogno.
Per ragioni inspiegabili, Feng
organizza un attentato contro Jorge proprio nell’aeroporto in cui
Jorge deve trovarsi per salvare i suoi figli. Dopo essere
sopravvissuto per miracolo, Jorge decide di corrompere il pilota
affinché lo porti all’estero, dove potrà stringere una nuova
alleanza contro Sin Cara. Sappiamo che Jorge ha contatti in altri
paesi, come l’Ecuador, ma non è chiaro dove stia andando né come
intenda procedere se otterrà l’aiuto di cui ha bisogno. Dopo
Ramona, Jorge è uno dei personaggi più imprevedibili in termini di
sviluppo della trama.
Come Thony diventa un socio a
tutti gli effetti di Sin Cara (con colpi di scena)
Prima di fuggire dal paese, Jorge
consegna a Thony tutte le prove che ha scoperto per incastrare
Heller nell’omicidio del procuratore distrettuale. Ora che l’ex
assistente procuratore distrettuale Joel Herman ha preso le redini,
Thony consegna il libro a Feng in cambio della piena collaborazione
con Herman per smantellare Sin Cara dall’interno. Quello che Herman
non sa, però, è che Thony ha anche intenzione di sfruttare questo
nuovo accordo per prendere il controllo dell’intero cartello.
Per molti versi, non è una svolta
così sorprendente. Fin dall’inizio, sembrava che alla fine Thony
avrebbe preso il controllo del cartello o avrebbe tagliato i ponti
per vivere una vita normale. Con questo nuovo sviluppo, può
scegliere entrambe le strade. Thony accetta di collaborare con
l’ufficio del procuratore distrettuale solo se le viene offerta la
piena immunità per i suoi crimini passati, il che mette un freno
alla spinta di Joel per ottenere giustizia per Rex Blackley. Ma se
diventa a capo del cartello, può effettivamente distruggerlo
dall’interno e fuggire definitivamente.
Il finale della quarta stagione
di The Cleaning Lady pone le basi per la più grande ambizione di
Thony
Nel finale della quarta stagione di
The Cleaning Lady, Thony si trova in una situazione
difficile. Ha intenzione di aiutare Joel a smantellare Sin Cara, ma
rivela anche che vuole solo indebolire il cartello per poter salire
al potere. Tuttavia, il fatto che Thony prenda il controllo di
Sin Cara non significa che non possa ancora staccarsi e vivere una
vita normale. Potrebbe compromettere il suo accordo di
immunità, ma il discorso di Joel quando è diventato procuratore
distrettuale prometteva solo che avrebbe fatto ciò che era giusto.
Non ha mai promesso di fare ciò che era legale.
Sfortunatamente, questo non è
l’unico problema che Thony deve affrontare in questo momento.
Abbattere Sin Cara dipende dalla sua capacità di abbattere anche
Heller, e le prove di Jorge non la aiutano necessariamente a farlo.
Lo stesso Joel ammette di aver dato la caccia a Heller per anni
senza riuscire a intaccare la sua organizzazione, e non c’è
nemmeno alcuna indicazione che Thony sappia cosa Heller abbia
rubato dalla cassaforte di Jorge o come questo possa avvantaggiare
il suo impero criminale. Sta intraprendendo un piano importante
con informazioni limitate, e questo potrebbe metterla nei guai se
la storia continua.
Cos’altro aspettarsi dalla
quinta stagione di The Cleaning Lady
Indipendentemente dal fatto che
Ramona sopravviva, Jorge trovi degli alleati o Thony prenda il
controllo di Sin Cara, la quarta stagione di The Cleaning
Lady lascia molte trame da concludere. Chris è riuscito a
mantenere l’anonimato come ballerino della TNT, ma entrambi i
figli di Fiona sono potenzialmente in pericolo ora che Fiona si è
fatta una nemica diretta in Ramona. Ha già dimostrato di essere
disposta a prendersela con i familiari delle persone, e ferire
Fiona è un modo facile per indebolire Thony.
Inoltre, la prossima stagione dovrà
tornare sull’ultima conversazione tra Dupont e Thony. Quando la
raggiunge prima del suo incontro con Ramona, le fa una ramanzina
sulla vendetta che fa pensare che abbia ucciso qualcuno in passato.
Sia lui che Benny dovrebbero avere ruoli più importanti nella
quinta stagione di The Cleaning Lady, e la sua
mancanza di retroscena finora dovrà essere colmata. Ma
indipendentemente da ciò che accadrà ai personaggi secondari come
Dupont, una cosa è certa: se la serie avrà un’altra stagione, la
guerra di Thony con Sin Cara potrebbe finalmente portare alla fine
della sua storia.