L’attore Stephen Graham ha dichiarato a Deadline di essere tra i protagonisti del prossimo film di NetflixPeaky Blinders. La star di Line of Duty ha confermato la cosa sul red carpet del London Film Festival (LFF) di ieri sera che il film sarà il suo prossimo progetto, prima di interpretare il padre di Bruce Springsteen nel biopic Deliver Me from Nowhere. Graham ha aggiunto che “non vede l’ora di rivedere i ragazzi” del cast della serie. L’attore non ha specificato il suo ruolo, ma avendo interpretato Hayden Stagg nella sesta e ultima stagione della serie di successo della BBC di Steven Knight è lecito pensare che riprenderà proprio quel ruolo.
Tutto quello che sappiamo sul film Peaky Blinders
Il premio Oscar Cillian Murphy tornerà nel ruolo iconico di Tommy Shelby, leader dell’omonima famiglia di gangster di Birmingham. La produzione del film inizierà entro la fine dell’anno.
I dettagli sul film non sono ancora stati resi noti. Tuttavia, in un’intervista a Esquire, l’ideatore StevenKnight ha lasciato intendere di avere un’idea generale della trama, che ruoterà intorno a due storie. Preferisce lasciare che sia il film stesso a guidare la direzione narrativa. Si prevede che il film esplorerà la nuova generazione di personaggi pur rimanendo legato agli Shelby, con Thomas Shelby che avrà un ruolo centrale. Ecco cosa ha detto sulla regia del film:
“Il film so esattamente di cosa parla.E so quali sono le due storie che racconterà.Come si svolgerà la storia, non lo so.Quello che succederà dopo, voglio che dipenda dal film.Per quanto ne sappiamo, qualcuno salterà fuori – credo di sapere chi sarà.Nella sesta serie stiamo introducendo la nuova generazione, che farà parte di ciò che accadrà nel film.Credo che si tratti di trovare quegli attori che, quando li guardi, pensi: “Ecco, questo è il futuro””.Ecco il futuro”.
Restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti su Peaky Blinders, la cui produzione inizierà il mese prossimo. Tutte le stagioni di Peaky Blinders sono disponibili su Netflix.
Il film del DCEU Shazam! (qui la recensione) ha offerto generose dosi di divertimento ma anche tanta azione ed epicità. Il film, diretto da David F. Sandberg e interpretato da Zachary Levinel ruolo del supereroe titolare, ha dunque proposto un lungometraggio diverso nel tono rispetto ai precedenti progetti, comeL’uomo d’acciaioo Batman v Superman, molto più cupi e seriosi. Allo stesso tempo, però il film ha anche proposto una serie di scenari potenzialmente inquientanti, seguiti da misteri non del tutto risolti che contribuiscono ad una certa curiosità nei confronti di questo racconto. Qui di seguito, dunque, andiamo ad esplorare il finale del film e i suoi significati nascosti.
La trama e il cast di Shazam!
Protagonista del film è Billy Batson (Asher Angel) è un quindicenne rimasto orfano che vive a Philadelphia con la famiglia Vasquez. Un giorno, scappando da alcuni bulli, viene teletrasportato in un’altra dimensione, un luogo magico chiamato Roccia dell’Eternità, dove incontra un mago, Shazam, che gli dona i suoi poteri al fine di sconfiggere il cattivo Dr. Thaddeus Sivana (Mark Strong) a capo dei Sette Peccati Capitali. Da quel momento, Billy si scopre dotato di un incredibile potere: gli basta pronunciare Shazam! per trasformarsi in un supereroe adulto (Zachary Levi) con abilità straordinarie. Come sempre, da questo grande potere deriveranno ben presto grandi responsabilità.
Cosa rendeva Thaddeus Sivana indegno da bambino?
Una delle rivelazioni più interessanti di Shazam! avviene proprio nei momenti iniziali del film. È un prologo ambientato a nord di New York nel 1974, e il giovane Thaddeus Sivana (Ethan Pugiotto) sta giocando con una Magic 8-Ball nel retro della sua auto, quando viene magicamente trasportato alla Roccia dell’Eternità in una dimensione alternativa. Lì, viene sfidato dal mago (Djimon Hounsou) in una prova di purezza, che fallisce dopo essere stato influenzato dai Sette Peccati Capitali, e viene scacciato – portando all’ossessione di trovare di nuovo la Roccia dell’Eternità e di ottenerne i poteri con ogni mezzo necessario.
È chiaro che il mago ha standard estremamente elevati nella sua ricerca di un nuovo campione a cui conferire i suoi poteri, poiché vediamo una serie di persone che hanno fallito la valutazione nel corso degli anni. Ma non è mai del tutto chiaro perché il giovane Thaddeus fallisca. Sembra un po’ troppo severo, visto che all’epoca era un ragazzino, e questo atto di rifiuto si rivela eccessivo per un giovane che sembra già essere stato respinto dal padre e dal fratello. Non c’è da stupirsi che il bambino sia poi diventato un malvagio megalomane e abbia cercato l’aiuto dei mostri dei Sette Peccati Capitali.
Zachary Levi e Jack Dylan Grazer in Shazam! Cortesia di Warner Bros.
La nascita della Famiglia Shazam!
Da adulto, Sivana ritrova così la strada per la Roccia dell’Eternità, sputa in faccia al Mago e intraprende la missione dei sette peccati capitali. Essi si impossessano del suo corpo conferendogli una forza paragonabile a quella di Shazam! e Philadelphia diventa il loro campo di battaglia. Ma un solo ragazzo non è in grado di difendere il pianeta dalle sette personificazioni del peccato, sono necessari i rinforzi. Billy decide così di condividere il proprio potere con i suoi fratelli e sorelle adottivi. Insieme invocano la parola magica e si trasformano nella Famiglia Shazam.
Insieme si occupano rapidamente di Sivana e dei suoi peccati. Usando la loro vanità contro di loro, Billy estrae ogni peccato dal contenitore di Sivana. L’invidia richiede un po’ di lavoro in più, ma la presa in giro delle sue dimensioni accende il fuoco appropriato. Libero dalla loro influenza, Sivana è ora un debole. Billy gli strappa pertanto l’occhio peccaminoso dal cranio, lasciandolo impotente e riportando i sette mortali alla loro prigione di pietra nella Roccia dell’Eternità. Philadelphia celebra così la Famiglia Shazam come eroi dal cuore puro.
Il film si conclude con Billy che definisce l’ultima casa che gli è stata affidata una vera casa. Impara che il rifiuto porta solo alla solitudine e che l’accettazione premia con la famiglia. Aiuta un fratello quando appare in forma di campione durante l’ora di pranzo a scuola di Freddy e, nel caso in cui la novità si sia esaurita, porta con sé un amico: Superman. Quando e come abbia trovato il tempo di diventare amico dell’Uomo d’Acciaio è una storia che non conosciamo ancora.
Mark Strong e Zachary Levi in Shazam! Cortesia di Warner Bros.
Le scene post-credits del film
Nella prima sequenza di mid-credits, torniamo a Sivana che perde la testa nella sua cella. Sta scarabocchiando freneticamente i simboli magici che lo hanno originariamente portato alla Roccia dell’Eternità. Mentre cerca disperatamente di scoprire una nuova sequenza, una voce robotica riecheggia dall’angolo della sua stanza. Incontriamo così Mister Mind, il piccolo verme visto in precedenza intrappolato in una cupola di vetro nella Tana del Mago. Parlando attraverso un dispositivo meccanico sul suo corpo, la piccola creatura dice: “Oh, quanto ci divertiremo insieme! I Sette Regni stanno per essere nostri”.
Questo piccolo verme si tratta di un cattivo della vecchia scuola e nessuno pensava che la Warner Bros. lo avrebbe preso sul serio. Tuttavia, chi ha seguito la recente serie di fumetti di Shazam! sa già che lo scrittore e produttore esecutivo del DCEU Geoff Johns è determinato a mantenere il canone di questo inquietante personaggio. Mister Mind si basa su abilità telecinetiche per controllare gli altri e da quanto afferma sembra intenzionato a prendere il controllo dei sette regni della realtà, uno dei quali è quello della Terra.
Il sequel Shazam! Furia degli Dei
Nel 2023 è poi arrivato al cinema Shazam! Furia degli Dei (qui la recensione), che ha posto il protagonista contro le tre figlie di Atlante desiderose di riprendersi i poteri ora in possesso di Shazam! Il film, come noto, è stato un flop al botteghino e data anche la cancellazione del DCUE sappiamo che non ci sarà un terzo film dedicato al supereroe. Ad ogni modo, come si può intuire, il film non ha avuto tra i suoi villain né Sivana né Mister Mind, i quali compaiono però nuovamente in una scena post-credits dove il secondo dice al primo che il suo piano è sempre più prossimo all’attuarsi. Sappiamo però ora che ciò non avverrà mai.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di Shazam! grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Tim Vision, Netflix e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 10 ottobre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.
Non solo Terminator! La carriera di Arnold Schwarzenegger è costellata da numerosi lungometraggi d’azione che tra gli anni Ottanta e Novanta lo hanno reso un’icona assoluta di questo genere. Titoli come Yado, Commando, Predator, Atto di forza, Last Action Heroo L’eliminatore – Eraser, sono solo alcuni esempi a riguardo. Un altro titolo da aggiungere a questo elenco è Codice Magnum, diretto nel 1986 da John Irvin, regista di cui Schwarzenegger si disse estremamente soddisfatto, ritenendosi un attore migliore dopo aver lavorato con lui.
Durante la produzione e le riprese il film doveva chiamarsi Triple Identity (Tripla Identità) – un riferimento al fatto che il personaggio di Schwarzenegger passa dall’essere agente dell’FBI, a poliziotto locale e poi ad agente sotto copertura. Esistono diverse sceneggiature del film con questo titolo in prima pagina, che è poi stato cambiato in Raw Deal (questo il titolo originale), scelto per far sembrare il film più simile a un normale lungometraggio d’azione.
Lo scarso successo ottenuto dal film lo fa essere oggi tra i meno noti della carriera di Schwarzenegger, ma per i fan dell’attore è senz’altro un titolo avvincente da recuperare assolutamente. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Codice Magnum. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e . Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Arnold Schwarzenegger in Codice Magnum. Cortesia di De Laurentiis Entertainment Group
La trama di Codice Magnum
Il testimone chiave, che assicurerà l’arresto del pericoloso boss mafioso Luigi Patrovita, si trova al sicuro in un nascondiglio segreto dell’FBI. Con lui un manipolo di agenti di scorta, tra cui l’intraprendente Blair Shannon. Il malavitoso di Chicago, tuttavia, ha molti informatori e scopre dove si trova il traditore sterminando lui e la sua scorta. Il padre di Blair, Harry Shannon, sopraggiunge troppo tardi. L’uomo giura di vendicare suo figlio e chiede l’aiuto dell’amico di vecchia data Mark Kaminsky, un ex agente dal passato burrascoso.
Sotto mentite spoglie, Kaminsky si reca dunque a Chicago e si conquista la fiducia del boss, danneggiando gli affari del rivale Martin Lamanski. Nonostante i successi riportati, il tirapiedi di Patrovita, Max Keller, sospetta che Kaminsky sia un infiltrato. Per averne certezza, coinvolgerà Mark in quella che si rivelerà ben presto essere una trapoola. Per l’ex agente, avrà dunque inizio una lotta contro il tempo per cercare di consegnare Patrovita alla giustizia prima che la sua copertura salti e la sua vita venga posta seriamente in pericolo.
Il finale del film
Nel finale del film, l’identità di Mark viene naturalmente scoperta e pertanto decide di passare alle maniere forti. Armatosi fino ai denti, affronta Patrovita, Paul Rocca e Marvin Baxter, compiendo una vera e propria strage anche per vendicare l’amico Harry Shannon, precedentemente rimasto ferito durante una sparatoria. Infine, tempo dopo, Mark è tornato con l’FBI e con sua moglie, mentre Shannon si lascia andare allo sconforto non tentando neanche la riabilitazione. Kaminski riesce però a scuoterlo affidandogli il compito di fare da padrino al figlio che la moglie attende, riuscendo poi a fargli fare due passi.
Arnold Schwarzenegger in Codice Magnum. Cortesia di De Laurentiis Entertainment Group
Il cast di attori
Come anticipato, Arnold Schwarzenegger interpreta Mark Kaminsky. In un’intervista per promuovere il film, Schwarzenegger ha detto che questo è stato il primo lungometraggio dove ha avuto modo di indossare un guardaroba elaborato e moderno. Ha infatti aggiunto che, prima di questo, il costo del suo guardaroba per un suo film si aggirava sui 10 dollari. L’attore austriaco ha inolter rivelato di aver recitato in questo film a patto di rescindere per sempre il contratto che lo legava alle produzioni di Dino De Laurentiis.
Gli era infatti rimasto solo un film da realizzare con il produttore e si era detto era molto interessato affinché questo fosse Atto di forza, ma De Laurentiis si oppose, ritenendo che non fosse adatto al ruolo principale di Quaid. Tuttavia, l’insuccesso economico di Codice Magnum ha portato al fallimento di De Laurentiis e alla vendita dei diritti di Atto di forza, che Schwarzenegger è poi riuscito ad inserire nella sua filmografia nel 1990 interpretando proprio il ruolo del protagonista.
Accanto a lui, nel film, recita l’attrice Kathryn Harrold nel ruolo di Monique, donna che lavora per il luogotenente di Rocca, Max Keller. Quest’ultimo è interpretato da Robert Davi, mentre Sam Wanamaker è Luigi Patrovita. Con il suo personaggio, Patrovita condivide l’appartenenza alla città di Chicago. Completano il cast Paul Shenar nel ruolo di Paulo Rocca, Steven Hill in quello di Martin Lamanski, Darren McGavin nel ruolo del Comandante Harry Shannon e Joe Regalbuto in quello di Marvin Baxter.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di giovedì 10 ottobre alle ore 21:00 sul canale Iris. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Mediaset Infinity, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.
Uscito in sala nel 1982, il film La cosa di John Carpenter è oggi ricordato come uno dei maggiori capolavori del celebre regista, ma anche come uno dei più importanti film di fantascienza horror. Il senso di paranoia e tensione suscitati da quel lungometraggio sono forti ancora oggi come quando venne proiettato per la prima volta in sala. Sono poi tanti i misteri che il film lascia in sospeso, come quello dell’origine dell’alieno con cui i protagonisti si devono confrontare. È proprio tentando di rispondere, almeno in parte, a questa domanda che i produttori Marc Abraham ed Eric Newman iniziarono a sviluppare l’idea di un prequel del film di Carpenter.
I due convinsero la Universal a realizzare un prequel invece di un remake, poiché ritenevano che rifare il film di Carpenter sarebbe stato come “dipingere i baffi sulla Monna Lisa“. Newman, in particolare, ha spiegato che: “Sono il primo a dire che nessuno dovrebbe mai provare a rifare Lo squalo e di certo non vorrei che qualcuno facesse un remake de L’esorcista… E ci siamo sentiti davvero allo stesso modo per La cosa. È un grande film. Ma quando abbiamo capito che c’era una nuova storia da raccontare, con gli stessi personaggi e lo stesso mondo, ma da un punto di vista molto diverso, l’abbiamo presa come una sfida. È la storia dei ragazzi che nel film di Carpenter sono solo fantasmi, sono già morti“.
Si è dunque deciso di raccontare una storia simile ma diversa, traendo ispirazione non solo dal film di Carpenter ma anche da titoli come Alien e Rosemary’s Baby. Purtroppo, questo prequel – diretto dall’olandese Matthijs van Heijningen Jr. – fu segnato da numerosi problemi produttivi, che lo portarono ad essere un insuccesso. Per i fan del titolo del 1982, si tratta però di un titolo senz’altro da recuperare. In questo articolo, approfondiamo alcune delle principali curiosità relative a La cosa. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è Kate Lloyd, una giovane una ricercatrice paleontologa che si unisce ad una spedizione norvegese in Antartide per indagare sulla scoperta di una nave spaziale intrappolata nei ghiacci. Dopo aver dato un primo sguardo all’astronave, Kate, il dottor Sander Halvorson e il suo assistente Adam sono informati che, sepolto nel permafrost, è stato rinvenuto anche il corpo di un alieno. Iniziano dunque a studiare quella sconosciuta forma di vita, ma quando questa si risveglia e sfugge al controllo umano, morte e panico verranno seminati nella base e Kate sarà costretta a fare squadra con il pilota di elicotteri Sam per lottare per la sopravvivenza.
Ad interpretare la ricercatrice Kate Lloyd vi è l’attrice Mary Elizabeth Winstead, la quale ha rivelato di come per il suo personaggio ci si sia ispirati alla Ellen Ripley di Sigourney Weaver della saga di Alien. Nel ruolo del pilota Sam Carter vi è invece l’attore Joel Edgerton, noto per i film Warriore Loving. Ulrich Thomsen interpreta il dr. Sander Halvorson, anche se inizialmente il ruolo era stato affidato all’attore Dennis Storhoi, licenziato dopo una settimana di riprese per via del suo alcolismo. Eric Christian Olsen interpreta Adam Finch, mentre gli attori AdewaleAkinnuoye-Agbaje, Trond Espen Seim e Jørgen Langhelle interpretano Derek Jameson, Edvard Wolner e Lars.
Alec Gillis e Tom Woodruff Jr. di Amalgamated Dynamics (ADI) hanno creato gli effetti pratici della creatura per il film, ricreando anche l’aspetto dell’alieno nel blocco di ghiaccio portato alla luce. Anche se inizialmente doveva essere mostrato solo come una silhouette, il regista apprezzò i loro progetti e li incoraggiò a realizzare in toto la creatura, che fu ottenuta con una tuta da mostro che Woodruff indossò. Per emulare gli effetti della creatura del primo film, anche in questo caso si decise di utilizzare, per quando possibile, effetti pratici tradizionali. Tuttavia, in post-produzione, lo studios insistette per sostituire tali effetti con la CGI, cosa di cui il regista si è poi pentito.
Nel finale del film, dopo che Kate ha lasciato la base credendo di essere l’unica superstite e di essere riuscita ad eliminare la creatura aliena, una nuova scena ci riporta sul luogo in cui si sono svolti gli orrori. Qui Matias, l’elicotterista del recupero, si aggira spaesato chiedendo se ci sia qualcuno. Lars, miracolosamente ancora vivo, esce allo scoperto. Mentre gli sta per spiegare che cosa è accaduto, un cane Husky, come quello ucciso per primo dalla Cosa, esce dalla base e fugge nella neve. Capendo immediatamente che quel cane è il realtà la Cosa ancora viva, Lars fa salire Matias sul velivolo per dare la caccia al cane, cominciando a sparargli dall’elicottero in volo e agganciandosi così all’inizio del film del 1982.
Il film, dunque, si conclude cronologicamente poco prima di dove inizia il lungometraggio di Carpenter. Nelle scene iniziali di questo, infatti, la quiete della base scientifica statunitense U.S. Outpost #31 viene interrotta dall’arrivo dell’elicottero partito dalla remota stazione di ricerca norvegese, che sta inseguendo un cane di razza siberian husky, per ucciderlo a fucilate. Sfortunatamente, i due norvegesi non riescono a portare a termine il compito e rimangono entrambi uccisi. Il cane, invece, viene accolto nella base statunitense, cosa che permette alla Cosa di scatenarsi nuovamente e seminare nuovamente la morte.
Tornando al finale di La cosa del 2011, invece, van Heijningen Jr. ha affermato che i reshoots del film includevano la realizzazione di un finale completamente diverso. In quello originale, Kate doveva scoprire che i piloti originali dell’astronave erano stati tutti uccisi dalla Cosa, che era un esemplare fuggito che avevano raccolto da un altro pianeta, il che implicava che l’astronave era stata fatta precipitare nel tentativo di uccidere il mostro. Tale scoperta avrebbe dunque impostato l’esistenza di quello che il regista ha descritto come un “campo norvegese nello spazio“, ovvero un ulteriore “prima” rispetto alla vicenda narrata.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di La cosa grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 10 ottobre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.
Attenzione! Questo articolo contiene SPOILER per l’episodio 5 di Agatha All Along
L’episodio 5 di Agatha All Along presenta un’impressionante raccolta di emozionanti Easter egg e riferimenti, tra cui una grande novità per l’MCU. Con la terza prova della congrega sulla Strada delle Streghe, che riguarda nientemeno che Agatha stessa (Kathryn Hahn).
Finora, la nuova congrega di Agatha Harkness ha affrontato due prove nel corso dello show, una progettata per Jennifer Hale (Sasheer Zamata) e l’altra per Alice Wu-Gulliver (Ali Ahn). Ora, Agatha è costretta a comunicare con i morti, mentre i Sette di Salem si stanno avvicinando. Ecco i più grandi Easter egg e rivelazioni nell’episodio 5 di Agatha All Along.
Dopo essere stati anticipati negli episodi precedenti, i Sette di Salem vengono inizialmente mostrati in forma animale, mentre sono sulla Strada delle Streghe, prima di trasformarsi in streghe vestite di nero. Tra queste ci sono una volpe, un corvo, un serpente e altro ancora.
La capacità di cambiare forma e trasformarsi in varie creature era un potere consolidato dei Sette di Salem nei fumetti Marvel. Viene anche rivelato che i Sette di Salem del MCU sono i figli vendicativi della congrega originale di Agatha che hanno formato la loro “congrega con una mente alveare” e cercano vendetta nei confronti di Agatha stessa. Non sono dunque i figli di Nicholas Scratch come nei fumetti.
Con i Sette di Salem che si avvicinano da ogni parte, Teen suggerisce un “hexenbesen” che si rivela essere un incantesimo della scopa delle streghe, che consente alla congrega di volare temporaneamente sopra la Strada delle streghe. Il termine “hexenbesen” è un’antica parola tedesca che sta proprio per “scopa delle streghe”, ed è esilarante vedere la congrega resistere alla pratica cliché e come sia stata “cooptata dal complesso industriale delle feste” secondo Lilia di Patti LuPone.
Detto questo, segue poi una scena meravigliosamente inquietante della congrega che vola di fronte a una luna di sangue, immagine che riporta alla mente le classiche rappresentazioni delle streghe e, in ambito Disney, Hocus Pocus.
Purtroppo, il volo della scopa dura poco, prima che la Strada delle Streghe costringa la congrega a precipitare di nuovo. Mentre tutte le consorelle urlano agitate, Rio di Aubrey Plaza emette una classica risata da strega, godendosi davvero il brivido mentre precipitano tutti a terra.
Chiaramente, Rio non sembra temere la morte (il che è probabilmente indicativo della vera identità ampiamente teorizzata del personaggio come Lady Death in persona). Essendo il personaggio più anticonvenzionale e bizzarro, ha senso che sia lei a omaggiare un luogo comune così iconico sulle streghe.
Nascondendosi in una baita che contiene la loro prova successiva, Agatha e la sua congrega si ritrovano trasformati ancora una volta, proprio come nei precedenti episodi della serie. Tuttavia, questa volta le vibrazioni sono da “film horror da campeggio estivo”.
Non solo ci sono un sacco di scrunchies e fasce per capelli in giro, ma Jennifer Kale di Zamata indossa persino un apparecchio odontoiatrico per completare totalmente l’estetica.
Il look di Teen ricorda quello di Wiccan/Billy Kaplan
I nuovi vestiti per “Teen” di Joe Locke sono particolarmente interessanti, come si era già notato quando le sequenze di questo episodio sono state presentate per la prima volta nei trailer di Agatha All Along. Dal momento che indossa una maglietta rossa e una fascia blu, l’abbinamento di colori riprendere esattamente Wiccan di Billy Kaplan come lo vediamo nei fumetti e ovviamente sono intenzionali.
L’accostamento cromatico riprende anche il giovane Billy Maximoff in WandaVision che indossava colori simili e una fascia per capelli per il suo costume di Halloween. Il che non fa altro che anticipare ciò che avverrà di lì a poco.
Nell’episodio 5 di Agatha All Along, la congrega usa una tavola Ouija in modo che Agatha possa comunicare con i morti per la terza prova della congrega. Tuttavia, Harkness inizialmente finge di essere posseduto dal fantasma della signora Hart.
Sebbene l’imitazione sia buona, è piuttosto irrispettosa considerando che la signora Hart, alias Sharon Davis, è morta di recente sulla Strada, come si vede nell’episodio 3 di Agatha All Along.
Usando davvero la tavola Ouija, il nome “Morte” appare davanti alla congrega con l’ordine che Agatha deve essere punita. È interessante notare che è più che probabile che la Morte stessa fosse davvero con la congrega, supponendo che le teorie siano corrette e che Rio Vidal di Aubrey Plaza sia davvero Lady Death in persona.
Ci sono stati sicuramente abbastanza indizi e suggerimenti negli episodi precedenti di Agatha All Along, fino a questo momento, a sostegno di questa teoria.
Non molto tempo dopo aver usato la tavola Ouija e dopo che la congrega ha sostenuto un breve dibattito sul fatto che Agatha debba essere punita o meno, la stessa Harkness viene posseduta da uno spirito aggressivo.
Per mettere in scena la sua possessione, i Marvel Studios hanno scelto di omaggiare il film per eccellenza in argomento: L’Esorcista. Il trucco è molto simile, così come il modo in cui si muove e striscia Agatha nella baita, mentre cerca di uccidere le sue compagne streghe.
Alla fine, viene rivelato che Agatha è stata posseduta dal fantasma di sua madre, Evanora Harkness. Come si è visto nelle sequenze di flashback di WandaVision, Agatha ha ucciso sua madre e le sue compagne streghe che formavano la sua congrega originale, assorbendo tutto il loro potere per sé.
Ora, viene rivelato che il fantasma di Evanora ha affari in sospeso, e desidera vendetta su sua figlia. In questa circostanza, possiamo anche ufficializzare la presenza e l’esistenza dei fantasmi all’interno del MCU.
“Posso essere buona”
Stessa citazione dal flashback di WandaVision di Agatha
Non volendo che la sua nuova congrega la lasci con il fantasma di sua madre, Agatha dice alle streghe che “può essere buona” prima che Evanora la possieda di nuovo. Questa è la stessa frase che Agatha ha usato per convincere la sua vecchia carceriera a non ucciderla prima che in effetti uccidesse tutte le consorelle e rubasse il loro potere.
In quanto tale, è un punto molto oscuro di simmetria tra le congreghe, soprattutto considerando come l’episodio si conclude almeno con la morte di Alice (se non di più).
Nell’episodio 5 di Agatha All Along, è Teen a rendersi conto che lo spirito del figlio defunto di Agatha è presente nella baita. Ciò conferma che Agatha All Along del MCU è effettivamente morto, piuttosto che essere un agente di Mefisto come ipotizzato nell’episodio 3 di Agatha All Along.
Inoltre, conferma anche che Teen stesso non è il figlio di Agatha, come inizialmente teorizzato, ma è comunque il figlio di una strega famosa…
Fante di Bastoni
Lilia fa riferimento a un’altra carta dei tarocchi
Quando Alice interviene con la sua magia protettiva per cercare di salvare Agatha dalla possessione del fantasma di Evanora, Lilia pronuncia ad alta voce le parole “Fante di Bastoni”. Si tratta di una delle poche carte dei tarocchi che la strega della divinazione ha menzionato da quando Agatha All Along ha iniziato, come la “Grande Sacerdotessa” quando Lilia ha incontrato per la prima volta Jennifer Hale o il “Tre di Spade” quando Teen era in fin di vita dopo la fine della seconda prova della congrega.
Pertanto, sarà interessante scoprire quale potrebbe essere il significato più grande di questo tarocco man mano che lo show prosegue, così come quali altre carte potrebbero essere menzionate da Lilia in futuro.
“Così simile a tua madre”
Billy Maximoff confermato?
Dopo aver prosciugato Alice del suo potere quando ha cercato di porre fine alla sua possessione, la strega della protezione rimane uccisa in maniera raccapricciante alla fine dell’episodio 5 (proprio come ha ucciso la sua vecchia congrega e sua madre).
Teen in particolare affronta Agatha alla fine dell’episodio, dicendole che se essere una strega significa uccidere le persone per i propri scopi, allora non vuole esserlo. Agatha risponde che è molto simile a sua madre, riferendosi al fatto che Agatha ha sempre saputo chi è, ovvero Wiccan, il figlio di Scarlet Witch.
In un colpo di scena importante, Teen mostra la sua magia blu brillante. Prendendo possesso sia di Lilia che di Jennifer, Teen fa buttare Agatha fuori dalla Strada delle Streghe e nel fango prima di spingere anche le altre due streghe fuori dalla Strada.
Inoltre, l’episodio 5 di Agatha All Along si conclude con Teen che indossa la sua corona, che assomiglia molto alla tiara di Scarlet Witch. Come tale, sembra proprio che Agatha All Along abbia finalmente confermato che Teen è davvero il Wiccan di Billy Kaplan, il figlio reincarnato di Scarlet Witch.
“You Should See Me In A Crown” – Billie Eilish
Una conclusione da manuale
L’ultima inquadratura dell’episodio 5 di Agatha All Alongè di Teen che indossa la sua corona. Come tale, l’episodio si conclude con una canzone epica per i titoli di coda, “You Should See Me In A Crown” di Billie Eilish.
È davvero la canzone perfetta considerando la rivelazione finale dell’episodio con Teen e il suo più che probabile ruolo di Wiccan, corona e tutto.
Sebbene sia sopravvissuto a decenni di orde di non morti nel franchise di La casa, la leggenda dell’horror Bruce Campbell – noto appunto per il ruolo dell’improbabile eroe Ash Williams nella serie La casa di Sam Raimi – ha rivelato in quale franchise Disney avrebbe voluto trascorrere più tempo prima che il suo personaggio incontrasse la fine. Nonostante la sua carriera nell’horror, tuttavia, Campbell ha infatti fatto diverse apparizioni in film più adatti alle famiglie, come doppiatore di personaggi in film d’animazione o brevi ma memorabili camei in alcuni dei più noti film di supereroi degli anni 2000.
Poiché Campbell è noto per le sue numerose battute, Variety ha chiesto all’attore se fosse in grado di individuare quali battute provenissero da ogni specifica voce della sua filmografia nel suo ultimo video su YouTube. Per quanto riguarda la terza citazione, Campbell si è inizialmente confuso su quale dei suoi numerosi personaggi con molte battute fosse, per poi scoprire che si trattava del suo breve cameo nel ruolo di Rod “Torque” Redline in Cars 2.
“Ora stai iniziando a… Stai andando oltre i “golden mouldies”. “Stavo solo indossando un travestimento. Voi siete bloccati con questo aspetto”. È una battuta tipica che direi, devi aiutarmi in questo caso… È stato un piccolo cameo, non ho nemmeno cambiato la storia con quello”, ha affermato l’attore. Bruce Campbell ha così rivelato che avrebbe voluto avere un ruolo più ampio proprio nel sequel animato della Pixar. L’attore ha scherzato sul fatto che ciò è dovuto principalmente al potenziale lucrativo che si può ricavare dai diritti residuali che si ottengono con le ripetizioni del film.
“È stata una sfortuna che io sia morto, perché sono fantastici per i residui, quindi vuoi davvero vivere in un film d’animazione. Perché i bambini guarderanno un film d’animazione migliaia di volte. Ti pagano 12 dollari per registrarlo. Non lo fai per quello, lo fai per i sette anni di diritti residui che otterrai dal piccolo Billy che dice: “Devo guardarlo di nuovo! Posso guardarlo questa settimana?”. Grazie alla sua lunga lista di precedenti ruoli da doppiatore in film, televisione e videogiochi, non sorprende che Bruce Campbell abbia una grande familiarità con i dettagli dell’industria del doppiaggio.
Campbell avrebbe persino ripreso il ruolo di Redline nel videogioco collegato a Cars 2. Nonostante ciò, è improbabile che Redline avrebbe avuto un ruolo più ampio nel sequel Pixar. Nel film, è l’auto che trascina Cricchetto (Larry the Cable Guy) nel complotto di spionaggio e diventa lo sfortunato esempio della reazione chimica mortale del film al carburante Allinol. Come tale, Redline svolge e conclude il suo ruolo all’interno della narrazione del singolo film.
Sarà Cristiana Capotondi la Madrina del 42° Torino Film Festival, che si svolgerà dal 22 al 30 novembre 2024 a Torino.
L’attrice affiancherà il Direttore Artistico Giulio Base nella conduzione della serata di apertura, che avrà luogo la sera del 22 novembre nella splendida cornice del Teatro Regio di Torino.
Considerata una delle attrici più amate della sua generazione, Cristiana Capotondi è anche regista, doppiatrice, dirigente sportiva, attivista ambientale, imprenditrice culturale, sempre attenta alle tematiche del femminile. Come interprete, vanta una carriera di enorme successo, con oltre cinquanta film all’attivo, diretta da registi di calibro internazionale come Ferzan Özpetek, Roberto Faenza, Pupi Avati, Paolo Genovese, Carlo Mazzacurati, Michele Placido e Terry Gilliam.
Oltre a essere la Madrina del 42TFF, Cristiana Capotondi avrà una sua Carte Blanche dove incontrerà il pubblico per presentare e introdurre un film che ha segnato particolarmente la sua vita personale e professionale.
Cristiana Capotondi madrina del 42° Torino Film Festival
“Sono contento di avere Cristiana Capotondi come madrina al mio primo TFF da Direttore Artistico – dice Giulio Base – la conosco bene, è un’attrice capace di coniugare bellezza, eleganza, talento e impegno. Sono certo che aggiungerà alle serate del festival a cui parteciperà quel tocco di raffinata distinzione che contraddistingue la sua carriera”.
Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.
Secondo Deadline, Daniel Ezra, noto per la serie All American, si è infatti unito al cast del remake The Running Man, tratto dal romanzo diStephen King pubblicato per la prima volta nel 1982 con lo pseudonimo di Richard Bachman. Il libro è stato originariamente adattato in un film del 1987 con Arnold Schwarzenegger nei panni di un uomo che partecipa a un pericoloso reality show in cui i concorrenti sono braccati da assassini mortali, ambientato in un’America distopica del 2025. Come noto, è ora in fase di realizzazione un remake diretto ora da Edgar Wright, è interpretato da Glen Powell e Katy O’Brian, segnando una reunion per i due dopo Twisters.
Non si sa chi Daniel Ezra interpreterà nel remake di The Running Man, ma considerando il suo ruolo di giocatore di football in All American e la sua corporatura atletica, è probabile che interpreti uno dei concorrenti incaricati di sfuggire ai sicari che cercano di ucciderli. È anche appropriato che, dopo aver eluso per anni i placcatori in All American e aver lasciato la serie dopo sei stagioni, il primo ruolo dell’attore nel remake di The Running Man lo vedrà probabilmente impegnato in una sfida simile, ma molto più letale.
In ogni caso, con Daniel EzraThe Running Man ha aggiunto un altro emergente al suo cast, dimostrando di voler continuare ad assicurarsi alcuni degli astri nascenti più interessanti e promettenti del momento. Oltre ad Ezra, Powell si è infatti distinto nel corso del 2024 per i film Tutti tranne te, Hit Mane Twister, mentre O’Brian è stata vista in The Mandalorian, Love Lies Bleeding e nel citato Twister. Nel film ci sarà anche l’attore Karl Glusman, visto nei film The Bikeriders e Civil War.
Keanu Reeves e Sandra Bullock sono ancora amici, ed è un piacere vederlo. I fan desiderano ardentemente che la coppia si riunisca sullo schermo dopo il successo di Speed e La casa sul lago. In occasione di un evento per celebrare il 30° anniversario del primo film – come riportato da Collider – la coppia si è riunita con il regista Jan de Bont, nell’ambito del Beyond Fest, e i fan hanno avuto la possibilità di chiedere a tutte le parti in causa le prospettive di una terza uscita.
La Bullock è stata tristemente protagonista di Speed 2: Senza limiti, a cui Keanu Reeves ha saggiamente rinunciato, ma la possibilità di riunire i tre per un altro giro è estremamente allettante. Il blockbuster del 1994 segue l’agente di polizia di Los Angeles Jack Traven (Reeves) mentre corre contro il tempo per fermare l’esplosione di un autobus urbano imbottito di bombe. Tra i passeggeri c’è Annie (Bullock), una civile sveglia che diventa un’alleata inaspettata. La bomba, piazzata da un vendicativo estorsore di nome Howard Payne (interpretato dal compianto Dennis Hopper), minaccia di esplodere se l’autobus rallenta al di sotto delle 50 miglia orarie.
La Bullock ha scherzato sul fatto che il film sarebbe “la versione geriatrica” e che “non sarebbe veloce”, mentre Reeves ha aggiunto che dovrebbe parlare di “pensione”. De Bont ha ammesso che il film sarebbe stato molto diverso, ma che gli sarebbe piaciuto lavorare di nuovo con la coppia. La Bullock, da parte sua, ha ammesso che le possibilità che il film arrivi sullo schermo non sono favorevoli a causa del clima che si respira a Hollywood in questo momento, chiedendosi se saranno in grado di realizzarlo, e ha ammesso che Jan de Bont sarebbe l’unico in grado di farlo. La Bullock ha però aggiunto di non essere sicura che nemmeno a de Bont sarebbe stato permesso di girare il film.
“Tutte queste cose sono successe a causa di quel pazzo con la giacca verdastra laggiù. Oggi è così tenero e gentile e io penso: non è l’uomo che ricordo. Ma è l’uomo che ha messo insieme l’energia e l’idea, sapeva cosa voleva il pubblico e lo ha richiesto a tutti, e tutti si sono messi all’altezza. Quindi quale sarebbe il film che renderebbe felice il cervello e la genialità di Jan? Richiederebbe molto da tutti. Non so se siamo ancora in un’industria disposta a tollerarlo e ad avere il coraggio di farlo. Forse mi sbaglio. Non so cosa potremmo fare che sia abbastanza buono per il pubblico”.
Cosa possiamo dedurre da questo? Beh, non è un no. È chiaro che tutte le parti sono estremamente affezionate al film e al ruolo che ha avuto nel forgiare le loro carriere. Keanu Reeves e Sandra Bullock hanno entrambi raggiunto lo status di superstar a Hollywood, mentre de Bont ha girato film come Twister e Tomb Raider: La culla della vita. Al momento non ci sono piani per uno Speed 3, ma chissà che l’effetto nostalgia non porti al riaccendersi delle conversazioni a riguardo.
Dopo essere stato premiato con la prestigiosa Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, arriva nei cinema italiani dal 7 novembre il nuovo film diretto dal regista Sean Baker (Un sogno chiamato Florida, Red Rocket) intitolato ANORA.
Anora detta Ani – interpretata dalla brillante Mikey Madison, già apparsa in Once Upon a Time in Hollywood – è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento. Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan(Mark Eydelshteyn), un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo Ivan la invita a casa sua, e Ani scopre con meraviglia che il ragazzo vive in una lussuosa villa ed è figlio unico di un oligarca multimiliardario. Le cose fra i due ragazzi vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo. Ma i genitori di lui non sono affatto d’accordo e mandano una piccola “squadra di intervento” a recuperare il figlio dissennato. Ani vivrà una rocambolesca e scatenata avventura ricca di sorprese e colpi di scena, alla ricerca di quello che crede essere il suo vero amore e intenzionata a non lasciarsi sfuggire il suo lieto fine, l’occasione che potrebbe dare una svolta alla sua vita.
La storia di Anora
Anora, una giovane lavoratrice del sesso di Brooklyn, si imbatte nella possibilità di vivere la fiaba di Cenerentola, dopo aver incontrato e sposato, senza grandi dubbi, il figlio di un oligarca. Una volta che la notizia arriva in Russia, l’esperienza da sogno è minacciata dall’arrivo a New York dei suoceri, intenzionati a far annullare il matrimonio.
Oltre alla talentuosa Mikey Madison e a Mark Eydelshteyn, nel cast di ANORA spiccano il veterano attore armeno Karren Karaguilian (nei panni di Toros, il padrino di Ivan) e il russo Yura Borisov (il “gopnik” Igor), già apprezzato inScompartimento n. 6e inCaptain Volkogonov escaped.
ANORA sarà presentato il 23 ottobre in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024, per poi arrivare nei cinema italiani dal 7 novembre distribuito da Universal Pictures International Italy.
Anora poster film (2024) Cortesia di Universal Pictures Italia
Attenzione! Questo articolo contiene spoiler per l’episodio 5 di Agatha All Along.
Il finale dell’episodio 5 di Agatha All Along rivela l’identità di Teen (Joe Locke), la morte confermata di un personaggio principale e l’apparente omicidio della congrega di Agatha. Dopo la fine dell’episodio 4 di Agatha All Along, le domande principali erano ancora incentrate su Teen, con Rio che aveva insistito non essere il figlio di Agatha.
Nel frattempo, le altre streghe della congrega di Agatha stavano ancora affrontando i loro problemi. Alice Wu-Gulliver ha rimosso la maledizione sulla sua famiglia, sollevando la questione su quale membro della congrega si sarebbe concentrato nell’episodio 5 di Agatha All Along. Come si è scoperto, la nuova prova della Strada delle Streghe è stata a sorpresa dedicata a Agatha stessa.
La rivelazione dell’identità di Teen nell’episodio 5 di Agatha All Along spiegata
Teen è finalmente confermato come un personaggio a lungo teorizzato
Da quando è iniziato Agatha All Along, la domanda più grande dello show è stata evidente: chi è il personaggio Marvel di Joe Locke? Il sigillo posto su Teen ha fatto sì che questa risposta fosse tenuta nascosta per un po’, ma il finale dell’episodio 5 di Agatha All Along fornisce finalmente la risposta. Mentre Teen esplode di rabbia verso Agatha per la morte di Alice, la strega titolare dice a Teen che lui è proprio come sua madre. Teen quindi scatena il suo potere magico prendendo il controllo dei corpi di Jen e Lilia, e apparentemente uccidendole insieme a Agatha, tutte e tre affondate nel fando della Strada delle Streghe.
La telecamera poi si allontana, rivelando che Teen indossa una corona blu. Questa corona è molto simile a quella di Scarlet Witch, confermando l’identità di Billy Kaplan. Nei fumetti Marvel, Billy Kaplan è la reincarnazione del figlio di Wanda Maximoff, Billy, e in seguito diventa Wiccan, un giovane vendicatore. Con l’apparizione della corona simile a quella di Scarlet Witch, il commento di Agatha sul fatto che Teen è simile a sua madre, i suoi poteri e le prove precedenti, è ora chiaro chi sia Teen.
Come ha fatto Agatha a scoprire l’identità di Teen?
La battuta di Agatha “Sei così simile a tua madre” spiegata
Una delle domande scottanti che emergono dal finale dell’episodio 5 è come Agatha abbia scoperto che Teen era Billy. È chiaro che l’ha fatto, in base al suo commento secondo cui Teen è così simile a sua madre, poco prima che lui la attaccasse. Ciò implica che sapesse da un po’ che la madre di Billy era Wanda, ma non viene spiegato come lo abbia scoperto, nonostante siano stati rivelati altri misteri come la connessione di Agatha con i Sette di Salem.
Innanzitutto, probabilmente ha iniziato a sospettare quando ha visto il sigillo sulla bocca di Teen nella première di Agatha All Along. Mentre nell’episodio 4 Agatha ha confermato che i sigilli funzionano anche contro coloro che li lanciano, probabilmente sospettava che fosse stata Wanda a lanciare l’incantesimo per proteggere suo figlio dalle altre streghe. Ciò è stato probabilmente ribadito nel finale dell’episodio 4 di Agatha All Along, quando Rio ha dichiarato che Teen non è il figlio di Agatha. Con la conferma che non è Nicholas Scratch, Agatha probabilmente ha dedotto che fosse Billy.
Infine, il commento su Billy che è così simile a sua madre accenna anche a come Agatha abbia scoperto la sua identità. Questo commento voleva essere una provocazione, Billy che apparentemente finge di essere una strega gentile che si preoccupa degli altri prima di usare la sua magia per uccidere (?) Agatha, Jen e Lilia. In WandaVision, Agatha sapeva che Scarlet Witch era così: un’utilizzatrice di magia che si crede buona ma è capace di grandi atti oscuri, da qui il commento su Billy.
Alice Wu-Gulliver è davvero morta? Il suo destino spiegato
Agatha apparentemente ha ucciso Alice prosciugandone i poteri
La prova lungo la Strada delle Streghe nel finale dell’episodio 5 di Agatha All Along ha visto il fantasma della madre di Agatha, Evanora, apparire per vendicarsi della figlia per averla uccisa durante i Processi alle Streghe di Salem. Questo evento è stato mostrato in WandaVision e ha portato Agatha a essere posseduta dalla madre nell’episodio 5. Nel tentativo di salvarla, Alice ha colpito Agatha con il suo potere magico per esorcizzare il fantasma di Evanora. Nonostante i tentativi di Alice di aiutare, le ombre oscure di Agatha mostrate nel finale culminante di WandaVision sono riemerse.
Come anticipato nella première, Agatha ha iniziato a prosciugare il potere di Alice dopo essere stata colpita da lei. Sebbene la strega titolare abbia in seguito affermato che non era intenzionale, il potere di Alice è stato comunque prosciugato da Agatha, apparentemente uccidendo la strega della protezione. Ciò solleva la questione se Alice rimarrà morta, come ha fatto Sharon Davis. È una comune teoria della serie che la congrega sia destinata a morire, elemento dopo elemento, e l’apparente morte di Alice sembra supportare questa idea.
Teen ha davvero appena ucciso Agatha, Jen e Lilia?
I poteri di Teen hanno lasciato incerti i destini di tre streghe
Uno degli elementi più scioccanti della rivelazione che Teen è effettivamente Billy è stato il suo attacco contro Agatha, Jen e Lilia. Dopo che Agatha ha provocato Teen affermando che era come sua madre, il giovane mago ha preso il controllo dei corpi di Lilia e Jen. Le due hanno preso Agatha e l’hanno gettata nelle sabbie mobili ai lati della Strada delle Streghe prima che Teen/Billy gettasse anche loro due nel fango. Mentre tutte e tre affondavano, Billy viene mostrato con una corona come quella di Scarlet Witch, ma blu.
Mentre Jen e Lilia potrebbero anche morire, è improbabile che Agatha l’abbia fatto. Il personaggio di Rio è ancora un jolly ed è stato evidentemente assente nella scena finale dell’episodio 5, il che significa che potrebbe salvare tutte e tre le streghe o, più probabilmente, solo Agatha. Indipendentemente da ciò, Agatha troverà probabilmente una via d’uscita dalla sua situazione difficile, ma non possiamo essere altrettanto sicuri per quello che riguarda Jen e Lilia. Con Sharon e ora Alice morte lungo la Strada delle Streghe, potrebbe essere la fine per uno o entrambi questi personaggi.
Il finale dell’episodio 5 di Agatha All Along fornisce un altro indizio sull’identità di Rio Vidal
L’assenza di Rio Vidal suggerisce che una comune teoria dell’MCU potrebbe essere vera
Aubrey Plaza è Rio Vidal in Agatha All Along – Disney
Dall’introduzione del personaggio nella première di Agatha All Along, una teoria comune è che Rio Vidal sia Lady Death dell’MCU. Dal commento su Rio che ottiene i suoi corpi se Agatha uccide la congrega ad Agatha che supplica Rio di non prendere Teen nel finale dell’episodio 4, ci sono diversi indizi che Rio sia l’incarnazione della morte stessa nel franchise. È interessante notare che un altro indizio è stato seminato nel finale dell’episodio 5 di Agatha All Along, quando Teen/Billy ha eliminato Agatha, Jen e Lilia.
Mentre Billy fronteggiava le altre tre streghe, Rio non si vedeva da nessuna parte. Questo è un altro indizio sulla vera identità di Lady Death, poiché probabilmente stava avendo a che fare con il corpo e lo spirito appena morti di Alice Wu-Gulliver. Rio è stata mostrata mentre lanciava occhiate al corpo di Alice dopo la sua morte, quindi, se la teoria è vera, è suo compito occuparsi dei morti. Questo spiegherebbe perché era assente dalla scena finale, poiché senza dubbio avrebbe cercato di salvare Agatha da Teen solo per ucciderla lei stessa in seguito.
Teen/Billy è il cattivo principale di Agatha All Along?
Cosa significano le azioni di Billy per gli episodi rimanenti
Con Teen rivelato come Billy che apparentemente che uccide Agatha, Jen e Lilia, la domanda su cosa significhi per la storia della serie è d’obbligo. Molti si chiederanno se Billy sarà ora il cattivo principale della serie, al posto del Rio Vidal o dei Salem Seven precedentemente teorizzati. Tuttavia, Billy avrebbe sicuramente senso come antagonista di Agatha, dato il cattivo sangue tra quest’ultima e la madre di Billy. Detto questo, Billy alla fine diventa Wiccan, uno dei membri dei Giovani Vendicatori, il che significa che la sua rappresentazione come cattivo ha poco senso.
Detto questo, la serie potrebbe essere capovolta grazie alla rivelazione di Billy. Finora, Agatha è stata la protagonista della serie, ma la storia non ha avuto paura di mostrare le sue tendenze più oscure. Ciò potrebbe significare che andando avanti, Billy è il protagonista di Agatha All Along e Agatha diventa la sua cattiva. Ciò permetterebbe a Billy/Wiccan di essere mostrato in una luce più eroica e di mantenere Agatha come una cattiva nell’MCU, come è stata in precedenza. Soprattutto, ciò dimostrerebbe che, opportunamente, la cattiva della serie è sempre stata Agatha.
Anche se la torcia di James Bond non è ancora stata passata, sembra che il franchise dovrà “morire un altro giorno”. Jennifer Salke, responsabile globale degli Amazon MGM Studios, ha recentemente fornito un aggiornamento sul franchise dopo che Daniel Craig ha fatto il suo ultimo inchino come 007 in No Time to Die (2021), mentre la britannica EON Productions continua a mantenere la maggior parte del controllo creativo.
“Ci sono molte idee [su potenziali attori] che sono saltate fuori e che ho ritenuto interessanti”, ha detto al Guardian. “Penso che ci siano molte strade diverse che possiamo percorrere. Abbiamo un rapporto buono e stretto con la Eon, Barbara [Broccoli] e Michael [G. Wilson]. Non vogliamo stravolgere il modo in cui vengono realizzati quei meravigliosi film. Per quanto ci riguarda, stiamo seguendo il loro esempio”.
Salke ha aggiunto: “Il pubblico globale saprà essere paziente. Non vogliamo che passi troppo tempo tra un film e l’altro, ma a questo punto non siamo preoccupati”. Dopo che Amazon e MGM hanno chiuso la loro fusione da 8,5 miliardi di dollari nel maggio 2022, che Salke ha dichiarato essere “decisamente acque inesplorate per me”, ha anche accennato alle notizie di un potenziale adattamento della serie 007.
“Quando si guarda a una proprietà intellettuale iconica come questa, si guarda a quello che potrebbe essere l’intero futuro a lungo termine. Ovviamente si guarda a ogni aspetto”, ha detto. Nel 2022, Broccoli ha dichiarato a Deadline che la produzione della prossima fase del franchise è prevista per “almeno due anni”, in quanto si sta pianificando “una reinvenzione di James Bond”.
“Nessuno è in corsa”, ha detto a proposito del casting di James Bond. “Stiamo lavorando per capire dove andare con lui, ne stiamo parlando. Non c’è una sceneggiatura e non possiamo proporla finché non decidiamo come affrontare il prossimo film perché, in realtà, si tratta di una reinvenzione di Bond. Stiamo reinventando chi è e questo richiede tempo. Direi che mancano almeno due anni alle riprese”.
A quasi 60 anni dal suo debutto alla regia, Martin Scorsese sente di avere ancora qualche film da realizzare. Il regista premio Oscar ha recentemente messo a tacere le speculazioni secondo cui starebbe pensando di ritirarsi dalla sua storica carriera dietro le quinte, mentre veniva premiato al Museo Nazionale del Cinema di Torino, in Italia. “Non ho alcuna intenzione di ritirarmi”, ha dichiarato Scorsese, secondo quanto riportato da World of Reel. “Il film su Frank Sinatra è solo rimandato, mentre a quello su Gesù sto lavorando. Spero che Dio mi dia la forza e i soldi per finirli”.
Mentre incontrava Papa Francesco in Vaticano lo scorso maggio, Scorsese aveva infatti rivelato di essere stato ispirato a fare “un film su Gesù”, un nuovo progetto a lui dedicato dopo il celebre L’ultima passione di Cristo. A febbraio ha dato un aggiornamento sul progetto al Festival di Berlino. “Ci sto pensando proprio ora”, ha detto Scorsese. “Non so bene che tipo di film sia, ma voglio fare qualcosa di unico e diverso che possa far riflettere e spero anche divertire. Non so ancora bene come procedere”.
E ha aggiunto: “Forse dormirò un po’ e poi mi sveglierò e avrò un’idea nuova di come farlo. Le possibilità di fare un film, il concetto di Gesù, l’idea di Gesù deriva davvero dal mio background cresciuto nel Lower East Side, dal mio interesse per il cattolicesimo, per il sacerdozio, che ha davvero portato, credo, alla fine al film Silence”. Nel frattempo, Scorsese ha pianificato di dirigere Sinatra, un biopic sul cantante-attore, da quando i diritti sulla vita e sulla musica sono stati acquisiti dalla Frank Sinatra Enterprises 15 anni fa.
Chi è coinvolto nel biopic di Martin Scorsese su Frank Sinatra?
L’altro prossimo film di Scorsese, invece, il biopic su Frank Sinatra, sarebbe stato realizzato poco più avanti rispetto a The Life of Jesus. Leonardo DiCaprio era in lizza per interpretare il leggendario cantante, mentre Jennifer Lawrence avrebbe interpretato la seconda moglie di Sinatra, Ava Gardner. Secondo il rapporto, “gli artigiani e gli altri attori chiave che avevano firmato per il progetto Sinatra sono stati informati a metà agosto che la data di inizio di novembre era stata cancellata, senza che fosse prevista una nuova data”.
Non è noto se Scorsese abbia ottenuto l’approvazione della proprietà di Sinatra, gestita dalla figlia Tina. L’approvazione della famiglia, fino ad oggi dichiaratasi contraria al progetto, potrebbe essere il motivo che blocca il film. Nessuno studio importante è al momento legato al biopic di Scorsese su Sinatra. Tuttavia, Apple e Sony sono state collegate al progetto. Si attendono dunque ulteriori novità riguardanti questi due progetti, tanto diversi quanto attesi.
Noir in Festival presenta la sua immagine ufficiale della 34ma edizione, che si terrà a Milano dal 2 al 7 dicembre 2024 con il sostegno della Direzione Cinema del MiC, il patrocinio del Comune di Milano, la collaborazione di IULM, Cineteca Italiana, Casa Manzoni, Libreria Rizzoli. È con un segno forte, nella linea italiana delle ultime edizioni che comincia il viaggio del festival di quest’anno, già ricco di sorprese e anticipazioni che verranno comunicate prossimamente.
Dopo una serie di grandi firme del fumetto e dell’illustrazione come Gigi Cavenago, Lorenzo De Felicis, Mario Alberti, Marco Galli, Paolo Bacilieri, Manuele Fior, i direttori Giorgio Gosetti e Marina Fabbri hanno deciso di puntare affidare il segno inconfondibile dell’immagine dell’anno alla Signora del fumetto italiano: Vanna Vinci.
Eclettica artista nata nella fenicio-punica Cagliari, alla fine degli anni ottanta entra nel mondo del fumetto italiano pubblicando il suo primo libro con Granata Press. Da allora, non ha mai smesso di raccontare e disegnare, collaborando con editori importanti, sia italiani che stranieri, tra cui Sergio Bonelli, Feltrinelli, Rizzoli, Dargaud, Planeta e Hachette.
Il suo universo spazia dalle storie a tematica quotidiana e intimista, con derive nel fantastico, al personaggio umoristico della Bambina Filosofica, fino alle biografie a fumetti di figure femminili iconiche e strabilianti come Luisa Casati, Tamara de Lempicka, Frida Kahlo, Maria Callas e le grandi cortigiane della Parigi della fine dell’ottocento. Attualmente, sta lavorando a una miniserie intitolata “Viaggio notturno” per la Sergio Bonelli Editore, un racconto dalle atmosfere perturbanti e oniriche. È stata insignita di numerosi premi, ultimo tra questi: il prestigioso Romics d’Oro nel 2024.
Il poster del Noir in Festival 2024 firmato da Vanna Vinci
Entusiasta di salire a bordo nell’edizione più rosa & noir degli ultimi anni, che vede anche il Premio Chandler nelle mani di una donna, l’ineguagliabile Joyce Carol Oates, Vanna Vinci non ha avuto alcun dubbio sul tema dell’illustrazione: “Quando mi è stato proposto di creare l’immagine per il Noir in Festival, mi è subito venuto in mente uno dei miei film preferiti: Double Indemnity di Billy Wilder, con la sceneggiatura scritta a quattro mani da Wilder e Raymond Chandler. Mi si è palesata immediatamente la protagonista, la biondissima e cattivissima femme fatale Phyllis Dietrichson, interpretata da una strepitosa Barbara Stanwyck. E così l’ho ritratta, algida, con lo sguardo coperto dagli occhiali scuri e la sigaretta nella mano guantata. Per l’ambientazione ho usato uno scorcio di uno dei fotogrammi del film. Si tratta di una città americana, forse Los Angeles, negli anni quaranta, ma poteva sembrare anche Milano di notte. Per l’atmosfera, non volevo evocare solo l’eleganza geometrica delle spalline anni quaranta, ma volevo che ci fosse anche un’idea della Milano negli anni ottanta. Perciò ho utilizzato solo colori puri e primari, cyan, giallo e magenta, tipici della grafica di quel periodo. Sono felice che la mia Phyllis Dietrichson rappresenti quest’anno un universo denso e pieno, come è il cinema Noir.”
Vanna Vinci sarà anche protagonista di un incontro alla IULM nell’ambito di una serie di eventi che andrà ad avvicinare ancora di più il Noir in Festival con l’arte del fumetto “a doppia mandata”.
“Spero solo che la mia morte abbia più senso della mia vita”, scrive Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) nel suo diario in Joker, il film del 2019 diretto daTodd Phillips. Un solitario autodefinito mentalmente malato che lavora come clown mentre persegue una carriera da cabarettista, il Joker di Arthur ispira inavvertitamente un movimento dopo aver ucciso tre dipendenti della Wayne in metropolitana. “Se fossi io a morire sul marciapiede, mi passeresti sopra. Vi passo davanti ogni giorno e non vi accorgete di me”, si lamenta Joker poco prima di sparare e uccidere il conduttore di tarda serata Murray Franklin (Robert De Niro) in diretta televisiva, scatenando una rivolta che culmina con la morte di Martha e Thomas Wayne per le strade di Gotham City.
Alla fine del primo film, Arthur si rallegra dell’anarchia e della distruzione portata avanti dalla folla di clown mascherati che abbracciano Joker come simbolo di coloro che sono stati “ignorati dal sistema”. InJoker: Folie à Deux (qui la nostra recensione), questo include la collega di Arthur ad Arkham Harleen “Lee” Quinzel (Lady Gaga), che si istituzionalizza per diventare la sua principessa clown. Nel finale del film (qui la spiegazione), però, delusa dal rifiuto di Arthur della sua identità di Joker – Lee lo rifiuta. Dopo essere tornato all’Arkham State Hospital, Arthur viene a quel punto pugnalato a morte da un detenuto che idolatrava Joker. Facendo uno scherzo mortale, se così si può dire, il detenuto ridendo gli incide un sorriso sul volto. E Joker vive.
“Si è reso conto che tutto è così corrotto, che non cambierà mai e che l’unico modo per sistemarlo è bruciare tutto”, ha spiegato il regista Todd Phillips a Entertainment Weekly. “Quando le guardie uccidono il ragazzo nell’ospedale, si rende conto che truccarsi, indossare questa cosa, non cambia nulla. In un certo senso, ha accettato il fatto di essere sempre stato Arthur Fleck; non è mai stato questa cosa che gli è stata messa addosso, questa idea che la gente di Gotham gli ha messo addosso, che lui rappresenta. È un’icona inconsapevole”, ha continuato Phillips. “Questa cosa gli è stata messa addosso, e lui non vuole più vivere come un falso – vuole essere chi è”. Chi vuole essere è, dunque, Arthur Fleck.
La morte di Ricky (Jacob Lofland) e la testimonianza di Puddles sono un doppio colpo fatale per Arthur, che perde i suoi unici amici. “La cosa triste è che lui è Arthur e a nessuno importa di Arthur”, ha detto Phillips, compresa Lee. “[Lei] si rende conto che sono in un viaggio completamente diverso, amico, non puoi essere quello che volevo che fossi”. La sequenza della rottura tra Arthur e Lee sulle scale è “realmente accaduta”, ha aggiunto Todd Phillips, e non nella testa di Arthur. Il regista ha così spiegato le motivazioni dietro la scelta del protagonista di tornare sui suoi passi, con tutto quello che però ne consegue inevitabilmente.
Dopo il grande successo internazionale di Citadel, i Fratelli Russo e Prime Video portano alla luce la prima serie “figlia” del loro ambiziosissimo progetto globale: Citadel: Diana arriva sulla piattaforma a partire dal 10 ottobre con 6 episodi carichi di azione e con una Matilda De Angelis che non fa prigionieri, non solo perché la sua Diana è letale, ma anche perché in questo ruolo con quel taglio asimmetrico che è già iconico, l’interprete bolognese è irresistibile. Diretta da Arnaldo Catinari, sviluppata daAlessandro Fabbri, scritta da Alessandro Fabbri, Ilaria Bernardini, Gianluca Bernardini, Laura Colella e Giordana Mari con Gina Gardini in veste di showrunner e executive producer, Citadel: Diana è un piccolo gioiello di televisione di genere, una dimostrazione di alta professionalità e capacità tecnica e artistica di una squadra di talenti italiani che vanno a braccetto con le grandi produzioni statunitensi raggiungendo risultati anche migliori. Al centro dell’azione e dell’attenzione c’è, come detto, Matilda De Angelis, eroina action che il mondo ci invidierà.
La storia di Citadel: Diana
Edo Zani (Lorenzo Cervasio) e Ettore Zani (Maurizio Lombardi) in Citadel: Diana – Foto Credits Marco Ghidelli
Milano, 2030: otto anni fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta da una potente organizzazione rivale, Manticore. Da allora, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis), spia di Citadel sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore. Quando finalmente le si presenta l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo è fidarsi del più inaspettato degli alleati, Edo Zani (Lorenzo Cervasio), l’erede di Manticore Italia e figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani (Maurizio Lombardi), in lotta per la supremazia contro le altre famiglie europee.
Diana, la spia che amava
La serie diretta da Arnaldo Catinari è un prodotto action/crime assolutamente credibile, una spy story che si regge sui colpi di scena e i voltafaccia, sfruttando a pieno ogni tropo del genere e declinandolo in base alla circostanza per dare vita a una storia solida e coesa, guidata con fierezza dalla sua protagonista. Diana, una donna forte e risoluta, allenata a esserlo, certo, ma anche mossa da una volontà di ferro che la guida con perseveranza lungo il sentiero della ricerca della verità. L’aspetto veramente vincente del personaggio, reso con grande versatilità e delicatezza da De Angelis, è proprio la ricchezza di aspetti che presenta: imperscrutabile eppure gonfia di emozione, delicata e gentile, e allo stesso tempo letale, indipendente e bisognosa di aiuto, solitaria ma alla continua ricerca degli affetti familiari, allontanati dalle sue scelte di vita.
Davvero è lei il cuore della serie, protagonista magnetica e bilancia etica di un mondo in cui la morale trova sempre poco spazio rispetto all’ambizione e alla sete di potere. È il perfetto contraltare per il malvagio e affascinante Ettore Zani ed è assolutamente ovvio e prevedibile che Edo Zani invece si trovi incline a collaborare con lei, lui che per Manticore vorrebbe un futuro molto diverso rispetto alla situazione presente.
Uno spin off molto indipendente dalla serie madre
Da un punto di vista dell’inserimento di Diana nell’universo di Citadel, i riferimenti alla serie madre si riducono a pochi easter egg e probabilmente una maggiore compenetrazione delle due storie e realtà, anche se sicuramente più difficile da coordinare, avrebbe potuto rendere ancora più interessante questo mondo. Oltre a questo aspetto narrativo, sembra degna di nota la scelta di Prime Video di rendere disponibili contemporaneamente tutti e sei gli episodi il 10 ottobre, nonostante le puntate siano strutturate evidentemente (cominciano con il classico “nelle puntate precedenti” e finiscono con un “prossimamente”) per la messa in onda settimanale. Questa scelta avrebbe consentito alla serie di mantenere lo spettatore nel mondo di Citadel fino all’arrivo dello spin off indiano, Citadel: Honey Bunny, atteso per dicembre. Una scelta che avrà alla base una strategia precisa, che però al momento non riusciamo a spiegarci.
Matilda De Angelis e Filippo Nigro in Citadel: Diana – Foto Credits Marco Ghidelli
Una spy story all’italiana
Si potrebbe definire Citadel: Diana una riuscita spy story “all’italiana” nella misura in cui la serie abbraccia i canoni del genere pur mantenendo una componente soapoperistica che rende i personaggi emotivamente aperti e interessanti anche per un pubblico non esattamente avvezzo alle storie di spie a là James Bond. Diana è un’eroina, una spia, un’assassina, una sorella/figlia, una donna alla ricerca della verità, una persona mossa dall’amore e proprio la sua ricchezza la rende comunicativa e accessibile.
Secondo quanto riferito da Deadline, Tom Hardy (Inception, RocknRolla), Helen Mirren (1923) e Pierce Brosnan (Mamma Mia!) sono nelle trattative finali per recitare nella serie Paramount+The Associate (titolo provvisorio) di Guy Ritchie.
The Associate di Guy Ritchie racconterà le fortune e la reputazione della famiglia più importante d’Europa a rischio, strane alleanze e tradimenti inaspettati; e mentre la famiglia potrebbe essere la più elitaria di Londra oggi, la natura della loro attività significa che non c’è garanzia di cosa riserva il futuro.
Il dramma di un’ora di Showtime/MTV Studios e 101 Studios segue due generazioni di gangster, le attività che gestiscono, le complesse relazioni che intrecciano e l’uomo a cui si rivolgono per risolvere i loro problemi.
Hardy è candidato per il ruolo di Harry, il faccendiere, un uomo tanto pericoloso quanto bello. Mirren e Brosnan interpreterebbero rispettivamente la matriarca e il patriarca della famiglia criminale, a quanto si dice.
Tom Hardy è pronto a riunirsi con il suo regista di RocknRolla Ritchie in questo nuovo progetto. Per Mirren, The Associate di Guy Ritchie arriva subito dopo 1923 di Taylor Sheridan, le cui riprese della sua seconda e ultima stagione sono recentemente terminate; entrambi gli show provengono da 101 Studios e MTV Studios. Mirren e Brosnan hanno recitato insieme in The Thursday Murder Club di Netflix, le cui riprese sono terminate all’inizio del mese scorso.
Ritchie, che dirigerà The Associate, è anche produttore esecutivo con lo sceneggiatore della serie Ronan Bennett, David C. Glasser, Ron Burkle, Bob Yari, David Hutkin e Ivan Atkinson.
Pathos Distribution è entusiasta di annunciare la sua partecipazione alla 22a edizione di Alice nella Città, presentando tre opere in anteprima mondiale. Un’occasione per far conoscere talenti emergenti e consolidate voci nel panorama artistico contemporaneo, mission principale di Pathos Distribution. Non a caso, tutti i lavori condividono una forte identità autoriale.
“Partecipare a un evento come Alice nella Città ci permette di inserirci in un contesto vibrante e stimolante”, spiega Maurizio Ravallese, co-founder di Pathos insieme a Emanuele Pisano e Roberto Urbani. “Il Festival non solo offre una piattaforma per la presentazione di opere innovative, ma crea anche un’atmosfera di interazione e scambio culturale. Siamo felici della grande risposta del pubblico, che ha accolto le nostre produzioni con entusiasmo e partecipazione”.
Fondata nel 2019, Pathos Distribution si è affermata come una delle principali realtà nella distribuzione di cortometraggi e short documentary in Italia, ottenendo selezioni e riconoscimenti nei più importanti premi e festival nazionali, come i David di Donatello, i Nastri D’Argento, il Giffoni Film Festival, Cortinametraggio, Alice nella Città e il Torino Film Festival, nonché in numerose manifestazioni internazionali, inclusi festival qualificanti per gli Oscar e i BAFTA.
Dal 2024, Pathos ha ampliato la propria offerta aprendo la propria line up ai lungometraggi documentaristici e di finzione. Il primo film distribuito, Girasoli, esordio alla regia di Catrinel Marlon prodotto da Masi Film, ha ottenuto vari riconoscimenti, fra cui il prestigioso Premio Nobis ai Nastri d’Argento.
Il modello Pathos si fonda su una filosofia che mette al centro la visione creativa degli autori come strumento di valorizzazione culturale. Dichiara Roberto Urbani: “È fondamentale per la crescita di tutti noi che la cultura, in tutte le sue forme, anche quelle brevi del cortometraggio, torni ad essere centrale. Gli autori si sono raccontati e hanno raccontato, nelle loro opere, il loro modo di vedere la vita: il nostro obiettivo è rispettare e valorizzare il loro sguardo e il loro sentire. Abbiamo la difficilissima responsabilità che storie nuove, emozionanti e non di rado difficili arrivino al maggior numero di spettatori possibile e ci aiutino a ricordare cosa vuol dire guardare. Guardare i film per capire un po’ di più il mondo”.
Questo tipo di distribuzione si basa su una ricerca continua di storie che si distinguano per la loro originalità, non solo a livello narrativo, ma anche per l’uso innovativo del linguaggio filmico. In questo modo, Pathos Distribution cerca di ridefinire l’esperienza cinematografica, proponendo lavori che sappiano stimolare il pubblico in modi nuovi e profondi, talvolta sfidando le aspettative e le convenzioni dell’industria.
È un approccio che viene così sintetizzato da Emanuele Pisano: “I veri esploratori sono quegli autori che avvertono il desiderio di ampliare i propri orizzonti e, pur conoscendo i limiti del nostro mondo, continuano a percorrerlo in lungo e in largo. Per loro la vera scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nel saper raccontare con occhi nuovi le sfaccettature del mondo e della mente umana. Non sono spinti dalla ricerca di gloria o di riconoscimenti ma dal desiderio di riscoprire la capacità di stupirsi di fronte alla complessità che ci circonda”.
“Attraverso questa visione” – concludono i fondatori – “Pathos Distribution ha consolidato la propria identità distintiva, attirando un pubblico che ricerca esperienze visive fuori dagli schemi e contribuendo a ridefinire il ruolo della distribuzione nel panorama cinematografico contemporaneo. Negli ultimi anni, infatti, il paradigma distributivo è cambiato radicalmente: il tradizionale percorso nelle sale cinematografiche è diventato sempre più breve, con film proiettati solo per poche settimane, a favore di una distribuzione più duratura tramite le piattaforme digitali. In questo contesto, i festival rappresentano un’alternativa importante, offrendo un percorso più lungo e articolato che consente agli autori di interagire direttamente con il pubblico. Pathos Distribution si impegna perciò a definire strategie e canali di distribuzione su misura, che possano ottimizzare la visibilità e l’impatto dell’opera. Ciò include la scelta di festival, piattaforme ed eventi di settore, ma anche l’utilizzo di campagne di marketing innovative e coinvolgenti, capaci di attrarre l’attenzione di un pubblico variegato”.
I titoli di Pathos Distribution
ANIME GALLEGGIANTI
Regia: Maria Giménez Cavallo
Con: Benjamin Miyakawa, Valentina Picciau, Egidiana Carta
Durata: 70 min
Nazionalità: Italia, USA
Sezione: Panorama Italia – Fuori Concorso
SINOSSI Ispirato alle “Metamorfosi” di Ovidio, Anime galleggianti è un viaggio attraverso le mistiche terre della Sardegna che mischia l’etnografia visuale e musicale con la mitologia classica, l’approccio documentario con la fantasia. Il filosofo Pitagora ci guida nelle storie di personaggi mitologici come Proserpina, Aracne, Euridice, Orfeo, Apollo e Dafne: i loro destini si intrecciano e culminano nel Carnevale autoctono, i cui riti scandiscono la ciclicità tra la vita e la morte.
PICCOLO ATTILA
Regia: Gregorio Mattiocco
Con: Davide Cofani, Gianmarco Speranzini
Durata: 13 min
Nazionalità: Italia
Sezione: Cortometraggi Panorama Italia – Fuori Concorso
SINOSSI Il complesso rapporto d’amore tra due fratelli con una grande differenza d’età, in un contesto in cui violenza, macismo e cameratismo sono gli strumenti per diventare “grandi”.
NARCISO
Regia: Ciro D’Emilio
Con: Alessandro Scardazza, Elisa Bondanini, Ludovica Di Donato
Durata: 12 min
Nazionalità: Italia
Sezione: Cortometraggi Panorama Italia – Proiezioni Speciali
SINOSSI Filippo ha dodici anni e non parla da tanto tempo. Sarà una scintilla, in un apparente giorno qualunque, a fargli capire il valore dei gesti e delle parole.
Sebbene ci sia un certo grado di certezza in merito al fatto che Lewis Pullman interpreterà Sentry in Thunderbolts*, la Marvel Studios non lo ha ancora reso ufficiale (e probabilmente non lo farà finché il film non uscirà), il che significa che l’attore non può ancora confermare il suo ruolo durante le interviste.
Nonostante ciò, la star di Salem’s Lot è riuscita a divulgare alcuni dettagli evitando qualsiasi dettaglio troppo rivelatore, e ha parlato della sua audizione e del livello di segretezza alla Marvel durante un’intervista con Variety. Sembra che Pullman sia rimasto sorpreso di avere l’opportunità di interpretare Sentry(?) dopo che Steven Yeun di The Walking Dead è stato costretto a rinunciare al ruolo a causa di un conflitto di programmazione.
“Mi è sempre sembrato un regno intoccabile, una specie di tavolo per ragazzi fighi a cui non ero sicuro di ricevere un invito, o almeno un invito a provare a farne parte”, dice Pullman dell’MCU. “E quindi è stata un’esperienza incredibile andare lì e fare la proiezione di prova. Mi sembrava di entrare nell’FBI o qualcosa del genere. Era tutto molto chiuso e sigillato”.
“C’erano trituratori ovunque. Ma Jake Schreier, il regista, si è seduto con me e mi ha raccontato la storia, ma non sono riuscito a leggere nessuna sceneggiatura o altro. È stato bello. Era un po’ antiquato in quel senso. Era tipo, ‘E ora, accanto al fuoco, vi racconterò la storia di Thunderbolts.’”
Diretto da Jake Schreier (Paper Towns), il cast di Thunderbolts* comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes, Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker, David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus ‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di Bob alias Sentry.
Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della serie MarvelDisney+ Occhio di Falco). Inoltre, Julia Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine, con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di impegni).
Lo sceneggiatore di Black WidoweThor: Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts* arriverà nelle sale il 5 maggio 2025, in ritardo rispetto alla precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo, restate aggiornati sul MCU con la nostra guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.
James Gunn ha svelato la prima immagine ufficiale di Peacemaker 2 che però raffigura un personaggio misterioso. Lui stesso, nel condividere la foto su Instagram, ha chiesto: “Di chi si tratterà?”.
Chiunque sia questo misterioso individuo, sembra certamente di origine nativa americana, e ci sono diversi personaggi della DC Comics che potrebbero rientrare nei parametri, tra cui Super-Chief, Black Condor e Pow Wow Smith!
C’è anche qualche speculazione sul fatto che potrebbe essere una nuova versione di Apache Chief, che ha fatto il suo debutto nella serie animata Hanna-Barbera Super Friends negli anni ’70.
Circolano molte altre teorie (Rick Flag Sr di Frank Grillo… sì, davvero), ma chiunque si riveli essere, questo personaggio e l’ambientazione sembrano stranamente adatti all’universo di Peacemaker.
“Peacemaker esplora la storia del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del 2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”. I dettagli sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker di suo figlio Rick Jr. (Joel Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Gunn, Peter Safran e Matt Miller sono i produttori esecutivi di Peacemaker. Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury e David Denman in un ruolo misterioso. La serie arriverà nella seconda metà del 2025.
Come ogni fan dei Fantastici Quattro che si rispetti sa e si aspetta da Avengers:Doomsday, Reed Richards e il Dottor Doom hanno una relazione molto complicata, i due all’inizio sono grandi amici e alla fine diventano acerrimi nemici. Nonostante questa inimicizia, trai due rimane un rispetto reciproco e hanno formato un’alleanza più volte nel corso degli anni.
Per molti versi, questa dinamica è un aspetto che definisce entrambi i personaggi, ma sembra che l’interpretazione di Robert Downey Jr.del classico cattivo avrà legami più stretti con Spider-Man nel MCU.
Un rumor recente suggeriva che Doom e Mr. Fantastic (Pedro Pascal) non avranno così tante scene insieme nei prossimi film di Avengers, ma MTTSH afferma che interagiranno e che la loro relazione sarà importante, ma non tanto quanto la connessione di Doom con il personaggio diTom Holland.
Se questo è vero, sembrerebbe che Downey Jr. interpreterà effettivamente una variante di Tony Stark che ha intrapreso una strada più oscura, al contrario di un personaggio completamente nuovo che Parker non riconoscerà. A meno che, ovviamente, questo Victor Von Doom non debba semplicemente avere una strana somiglianza con Stark.
Captain Marvel avrà un ruolo significativo in Avengers: Doomsday
Lo scooper ha anche sentito che Captain Marvel (Brie Larson) avrà un ruolo significativo sia in Avengers:Doomsday che in Secret Wars. E sarebbe anche ora, visto che in Endgame non ha svolto il compito che tutti ci aspettavamo da lei.
“Essere in grado di creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’universo Marvel ha realizzato un sogno di una vita e abbiamo scoperto un potente legame con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e l’intero team Marvel per portare questa epica avventura nella narrazione in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno affermato i fratelli Russo in una dichiarazione dopo il panel del SDCC.
Con le musiche di John Williams, di Lucasfilm Ltd, Amblin Documentaries e Imagine Documentaries, offre uno sguardo affascinante e approfondito sulla prolifica vita e carriera del leggendario compositore John Williams, debutterà il 1° novembre in esclusiva su Disney+ in Italia. Sono stati diffusi il trailer e la key art del documentario che aprirà la 38ª edizione dell’AFI Fest il 23 ottobre.
La Key Art di Con le musiche di John Williams
Key Art del film – Cortesia Disney
Dagli esordi come pianista jazz alle 54 nomination agli Oscar® e alle cinque vittorie, il documentario approfondisce gli innumerevoli contributi che John Williams ha dato al cinema, tra cui molti iconici franchise, nonché la sua musica per i concerti e il suo impatto sulla cultura popolare. Il film propone interviste ad artisti e registi le cui vite sono state toccate dalla sua musica senza tempo. Diretto dal pluripremiato regista e autore di best-seller Laurent Bouzereau, il documentario è prodotto da Steven Spielberg, Brian Grazer, Ron Howard, Darryl Frank, Justin Falvey, Sara Bernstein, Justin Wilkes, Meredith Kaulfers, Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Laurent Bouzereau, mentre Markus Keith e Michael Rosenberg sono i produttori esecutivi.
Oggi Prime Video ha svelato le prime immagini di The Sticky – Il grande furto, una dark comedy incalzante, ispirata alla vera storia del “grande furto dello sciroppo d’acero canadese”. Dagli showrunner Ed Herro e Brian Donovan, la serie segue le vicende di Ruth Landry (Margo Martindale, tre volte vincitrice agli Emmy), tenace coltivatrice di sciroppo d’acero di mezza età, che quando le autorità minacciano di portarle via tutto ciò che ama, decide di darsi al crimine.
Teddy (Gita Miller) and Don Leblanc (Tristan D. Lalla) in The Sticky - Cortesia di Prime Video
- Cortesia di Prime Video
Jamie Lee Curtis in The Sticky - Cortesia di Prime Video
Mike Byrne (Chris Diamantopoulos)_Ruth Clarke (Margo Martindale) in The Sticky - Cortesia di Prime Video
Farà squadra con un mafioso di Boston dal carattere irascibile (Chris Diamantopoulos) e con una gentile guardia di sicurezza franco-canadese (Guillaume Cyr) per portare a termine un furto multimilionario alle riserve di sciroppo d’acero del Quebec. Anche la premiata all’Oscar e agli Emmy Jamie Lee Curtis appare come guest star nella serie, oltre ad essere executive producer. The Sticky – Il grande furto debutterà il 6 dicembre in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.
La serie è ispirata ad un furto realmente accaduto nel 2012 che ha fatto notizia a livello internazionale con sciroppo d’acero rubato dalle riserve nazionali del Quebec per un valore di oltre 18 milioni di dollari. The Sticky – Il grande furto unisce divertenti momenti che giocano sullo scontro culturale, tensione e momenti commuoventi.
Le prime immagini di The Sticky – Il grande furto
The Sticky – Il grande furto è prodotta da Blumhouse Television, Comet Pictures di Jamie Lee Curtis, Megamix di Jonathan Levine e da Sphere Media. Creatori, executive producer, showrunner e autori sono Brian Donovan e Ed Herro; executive producer per Megamix sono Jonathan Levine e Gillian Bohrer, Jamie Lee Curtis per Comet Pictures, Jason Blum, Chris McCumber, Jeremy Gold e Chris Dickie per Blumhouse Television, oltre a Michael Dowse. Lauren Grant è co-executive producer. Associate producer sono Josée Vallée e Bruno Dubé per Sphere Media, Inc e Russell Goldman per Comet Pictures.
Con un post sul proprio profilo Instagram, il regista e co-CEO dei DC Studios James Gunn ha confermato che l’attore Kyle Chandler assumerà il ruolo di Hal Jordan nella serie Lanterns, dedicata alle Lanterne Verdi. La notizia arriva a poche ore dalla conferma che l’attore Aaron Pierre interpreterà John Stewart nella medesima serie. Chandler dovrebbe assumere nei suoi confronti il ruolo di un mentore, almeno stando a quanto oggi trapelato sul progetto. Di seguito, ecco il post con cui Gunn ha annunciato il casting di Kyle Chandler.
Lanterns è la storia di una coppia di Lanterne Verdi
La produzione di Lanterns è attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di Superman di James Gunn, dovrebbe avere un ruolo di supporto nella serie.
Hal Jordan è stato precedentemente interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011 Lanterna Verde.
“Questa è la storia di una coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta. “Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”
Il creatore di Lost e Watchmen, vincitore di un Emmy Award, Damon Lindelof, sta lavorando alla sceneggiatura dell’episodio pilota insieme allo showrunner di OzarkChris Mundy e all’acclamato scrittore di fumetti Tom King. Si dice che anche Justin Britt-Gibson, Breannah Gibson e Vanessa Baden Kelly siano a bordo (anche se la notizia non è ancora stata confermata). La produzione di Lanterns dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, il che potrebbe portare la serie a un’uscita nel 2026. Lanterns non ha ancora una data di debutto confermata.
Presentato fuori concorso nel 2022 alla Festa del Cinema di Roma, il film Il principe di Roma vede Marco Giallini mattatore assoluto di una storia che si muove tra ricostruzione storica e fantasia. Per questo film, il regista Edoardo Falcone (autore anche di Questione di Karma e Io sono Babbo Natale, l’ultimo film con Gigi Proietti) ha dichiarato di essersi ispirato a Nell’anno del Signore di Luigi Magni, che vide da bambino in un’arena romana. Da quella visione nacque il suo interesse per la Roma del Papa Re, periodo che ha dunque scelto per ambientare la storia di questo progetto.
Il soggetto del film, tuttavia, trae anche spunto in modo evidente dal celebre racconto di Charles Dickens, Canto diNatale, seppur con qualche variazione sul tema da parte di Falcone.Il principe di Roma è infatti la sua personalissima trasposizione filmica di quell’amato e iconico racconto, dove però l’odioso Scrooge si trasforma in un avido romano arricchito che brama un titolo nobiliare, non vive nella Londra dell’Ottocento ma nella Roma papale degli anni che hanno preceduto l’unità nazionale.
Si configura così un film che, tra commedia e fantastico mira – proprio come l’opera di Dickens – a far riscoprire i veri valori della vita e le cose importanti che abbiamo sotto gli occhi ma di cui spesso non ci accorgiamo. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il principe di Roma. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove si sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Denise Tantucci e Marco Giallini in Il principe di Roma. Cortesia di Lucky Red
La trama di Il principe di Roma
Ambientato a Roma nel 1829, il film racconta la storia di Bartolomeo, un uomo d’affari benestante che ambisce ad ottenere un titolo nobiliare, ma averlo non è così facile. È così che il nostro Bartolomeo cerca di racimolare abbastanza denaro per stipulare un accordo clandestino con il principe Accoramboni: se gli darà la cifra richiesta, il nobile concederà all’uomo d’affari la mano di sua figlia, permettendogli così di ottenere il bramato titolo. Bartolomeo si mette così in viaggio a cavallo, ma non immagina che lungo il percorso s’imbatterà in diversi compagni e che l’itinerario lo porterà ad ottenere una nuova consapevolezza di se stesso.
Il cast di attori e le location dove si sono svolte le riprese
Ad interpretare Bartolomeo Proietti vi è l’attore Marco Giallini, mentre Giulia Bevilacqua interpreta Teta, la governante innamorata di Bartolomeo. Sergio Rubini ricopre il ruolo del principe Accoramboni, un aristocratico decaduto che cerca di risollevare la sua famiglia promettendo la figlia in sposa a Bartolomeo.Andrea Sartoretti è Eugenio, un vecchio amico di Bartolomeo ormai ridotto in povertà e piuttosto rancoroso. Denise Tantucci interpreta invecee lo spirito di Beatrice Cenci, che accompagna Bartolomeo nel suo viaggio nel passato, mentre Filippo Timi, nei panni di Giordano Bruno, gli mostra le verità del presente. Giuseppe Battiston è infine Papa Borgia, la guida che gli rivela le conseguenze future delle sue azioni.
Marco Giallini e Giuseppe Battiston in Il principe di Roma. Cortesia di Lucky Red.
Una delle location principali di Il principe di Roma è il palazzo dove abita il protagonista, che nella realtà è Villa Parisi di Monte Porzio Catone. In Piazza lovatelli è stata invece girata la scena dove Bartolomeo manda a quel paese il frate che gli chiede l’elemosina. A Villa Altieri sono invece state realizzate le scene ambientate nell’orfanotrofio. Non tutte le scene del film sono però state girate nella Capitale o nel Lazio. Diverse location le troviamo infatti in Umbria, per la precisione a Orvieto, in provincia di Terni, dove è stata girata la scena in cui Bartolomeo incontra gli spiriti dei poeti Keats e Shelley, ma anche quella in cui si festeggia l’istituzione della Repubblica Romana.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di Il principe di Roma grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 9 ottobre alle ore 21:30 sul canale Rai 1.
In Full Metal Jacket, la narrazione finale e il canto della Marcia di Topolino che l’accompagna possono sembrare alquanto imperscrutabili senza un ulteriore contesto. Il film, come noto, è il penultimo nella carriera di Stanley Kubrick – seguito solo da Eyes Wide Shut – e arrivo a ormai metà del ciclo di film sulla guerra del Vietnam. Sebbene dopo Full Metal Jacket siano usciti altri film su quel conflitto, come Nato il quattro luglio e Hamburger Hill, il contributo di Kubrick al sottogenere dei film sul Vietnam arrivò dopo che Platoon e Apocalypse Now avevano già offerto ritratti cinematografici definitivi, anche se molto diversi, dell’invasione. Nonostante ciò, Full Metal Jacket fu un successo di critica.
Il film di Kubrick sul Vietnam era incentrato su giovani reclute che completavano un estenuante campo di addestramento prima di partire per la battaglia. Per molti versi, Full Metal Jacket fu l’anti-Top Gun, poiché il film dissimulava sistematicamente l’immagine romantica dell’addestramento militare vista nel blockbuster dell’anno precedente. Le scene del campo di addestramento erano una dura e intensa prova di resistenza, mentre gli spettatori osservavano un istruttore spietato e compagni di recluta poco attenti che torturavano psicologicamente Pyle, un nuovo arrivato.
Dopo che questa disavventura si conclude con una battuta da commedia nera, la seconda parte di Full Metal Jacket ci porta in Vietnam. Lì la storia si fa ancora più cupa, quando lo squadrone viene eliminato uno alla volta da un cecchino metodico. In quello che potrebbe sembrare un finale apparentemente semplice e “inconcludente”, Kubrick inserisce in realtà una serie di elementi che – se ben interpretati – lo rendono particolarmente straziante e restituiscono tutta l’insensatezza e la brutalità di un conflitto che è in realtà sempre uguale a sé stesso ogni volta che si ripresenta.
Perché la squadra canta “La marcia di Topolino” alla fine di Full Metal Jacket
Nelle scene finali di Full Metal Jacket, la maggior parte dei protagonisti del film viene rapidamente uccisa da un cecchino invisibile. Alla fine, le reclute sopravvissute rintracciano il loro aggressore solo per scoprire che si tratta di una bambina. In uno dei finali di film di guerra più strazianti di tutti i tempi, il soldato Joker, antieroe vagamente benintenzionato, spara alla bambina mentre lei muore dissanguata. Persino il suo compagno sociopatico Animal Mother trova scioccante l’insensibilità della sua decisione, ma è il momento successivo che risalta agli occhi di molti spettatori. Mentre i soldati se ne vanno, iniziano a cantare all’unisono la Marcia di Topolino.
L’accostamento ironico tra l’estrema violenza della scena precedente e questa canzone stranamente carina è evidente, ma c’è un significato più profondo in questo momento. Melodie giocose come queste venivano cantate dai soldati in Vietnam e altrove per una serie di motivi, tra cui la nostalgia dell’infanzia dopo il trauma subito e il desiderio di tornare a uno stato mentale più innocente. Mentre la versione di Platoon del Vietnam comprendeva una tragedia più lirica e una violenza più spettacolare, c’è una banalità infantile nelle uccisioni di Full Metal Jacket che viene sottolineata da questo momento. Sebbene siano assassini, la maggior parte dei membri della squadra ha solo pochi anni in più dei loro giovani aggressori.
I soldati americani che hanno combattuto in Vietnam avrebbero avuto l’età giusta per essere cresciuti con la Marcia di Topolino come un brano preferito dell’infanzia, quindi ha senso che ne ricordino collettivamente il testo. Anche la canzone è tecnicamente una marcia, anche se nello spettacolo era più una marcia da parata. In questo senso, Topolino è un simbolo della cultura americana e della rapida invasione del Vietnam da parte del capitalismo. Anche il romanzo da cui è tratto Full Metal Jacket, The Short-Timers, includeva questo canto, anche se non nelle scene finali.
Il significato della battuta finale di Joker sull’essere vivi in un mondo di merda
Il futuro cattivo di Stranger ThingsMatthew Modine ha iniziato una carriera di interpretazioni di figure moralmente ambigue con la sua interpretazione di Joker, e le motivazioni del personaggio non sono mai state così chiare come nella narrazione finale di Full Metal Jacket. Quando Joker dice di trovarsi in un mondo di merda, uno spettatore ottimista potrebbe pensare che sia contento di essere almeno vivo nonostante tutti i suoi guai. Tuttavia, la maggior parte degli eventi del film indicherebbe l’interpretazione opposta. Considerato tutto ciò che subisce in Full Metal Jacket, è più probabile che Joker stia dicendo che tecnicamente è vivo, ma che si tratta di una vittoria di Pirro perché vive in un mondo di merda.
Le immagini del film fanno sembrare le città bruciate del Vietnam un inferno, grazie ai muri di fumo e fuoco di queste scene finali. In questo modo, Joker può essere considerato più sfortunato dei morti, poiché è vivo ma deve continuare a vivere in un mondo terribile, soffrendo per il trauma della sua esperienza in Vietnam. Questa frase richiama ironicamente quella pronunciata da Pyle prima di togliersi la vita, affermando che lo fa perché anche lui si trova in un mondo di merda. A differenza di Pyle e degli eroi dei successivi film sul Vietnam, Joker non può però sfuggire al suo destino attraverso la morte.
Come Matthew Modine ha cambiato il finale di Full Metal Jacket
Secondo l’intervista di IGN a Modine, l’inceppamento dell’MI6 di Joker nel momento in cui prende la mira sul cecchino e il fatto che il suo personaggio non muoia sono idee che l’attore ha sottoposto a Kubrick. L’inceppamento del fucile nella scena culminante è stata una scelta perfetta perché questo accadeva spesso nella vita reale, dato che gli MI6 erano notoriamente inaffidabili. Il momento, inoltre, riecheggiava ironicamente l’uso del fucile come simbolo fallico nella prima parte del film. Dopo che a Joker è stato detto che era inutile senza il suo fucile, l’arma si è inceppata nel momento in cui è stato finalmente chiamato a compiere il suo dovere. Nel frattempo, la mancata morte di Joker ha permesso al film di dimostrare che anche i sopravvissuti sono rimasti con cicatrici psicologiche profondamente dannose.
Grande esperto di film di fantascienza e di adattamenti cinematografici di videogiochi, il regista Paul W. S. Anderson è noto in particolare per i film dedicati alla saga di Resident Evil. Durante una pausa da questi, nel 2008, si è però dedicato all’esplosivo Death Race, incentrato su una mortale gara di auto tra individui che non hanno più nulla da perdere. Si tratta di un remake del film del 1975 Anno 2000 – La corsa della morte, avente tra i suoi protagonisti gli attori David Carradine e Sylvester Stallone. Nell’occuparsi del riadattamento di tale opera, Anderson si è come suo solito cimentato non solo nella regia, quanto anche nella sceneggiatura e nella produzione.
Egli ha però apportato diverse modifiche rispetto al film originale, dando vita ad una storia particolarmente dura e violenta, che si discosta anche da un punto di vista dell’atmosfera. La parodistica corsa tra auto presente nel titolo dell’75 è dunque qui sostituita dal una mortale gara fra detenuti alla guida di veicoli particolarmente corazzati e modificati. Un’altra delle fonti di ispirazioni fu il film Rollerball, anch’esso incentrato su una società allo sbando e uno sport d’intrattenimento estremamente violento. A causa del basso budget, attestato intorno ai 45 milioni di dollari, Anderson dovette però contenersi nell’ideare soluzioni particolarmente articolate.
Avvalsosi di un cast di attori noti per questo genere di film, Death Race riuscì ad affermarsi come un discreto successo. Giunto in sala, riuscì infatti a guadagnare un totale di circa 75 milioni di dollari. Questo spinse i produttori a realizzare diversi sequel, ampliando così il mondo narrativo qui presentato. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Death Race. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Il film si svolge in un futuro prossimo, dove tutte le nazioni cadono in una profonda crisi e la disoccupazione e la criminalità crescono a livello esponenziale. Con il collasso del sistema carcerario, il governo statunitense lo affida a corporazioni private che tentanto di ricavarne il massimo profitto, sfruttando la richiesta di spettacoli d’intrattenimento sempre più estremi e violenti. Nascono così una serie di mortali gare tra carcerati, trasmesse a pagamento sul web. La più famosa di queste è la Death Race, consistente in una sfida a bordo di auto corazzate e modificate per trasportare varie tipologie di armi. Le regole sono semplici: dopo cinque vittorie, sei libero di lasciare il carcere.
A trovarsi coinvolto in questa gara è Jensen Ames, imprigionato per aver commesso un brutale omicidio. Egli si trova così costretto a prendere una decisione: prendere parte alla Death Race e sperare di ottenere la libertà, oppure rimanere per sempre in quel luogo di morte. Desideroso di riabbracciare l’amata figlia, Jensen decide di mettersi al volante, addrestrandosi grazie ad un noto coach. Sul suo percorso verso la vittoria dovrà però scontrarsi con Machine Gun Joe, uno spietato rivale pronto a tutto pur di ottenere la vittoria. Solo uno di loro potrà però vincere, agli altri spetterà soltanto la morte.
Il cast di attori del film
Protagonista del film è l’attore Jason Statham, celebre per i suoi numerosi adrenalinici film d’azione. Egli dà qui vita al personaggio di Jensen Ames, offerto inizialmente all’attore Tom Cruise, il quale però non apprezzò la sceneggiatura. Per prepararsi al ruolo, Statham condusse diverse ricerche nel penitenziario di Corcoran, il più duro istituto di correzione della California. Qui ebbe modo di conoscere diversi detenuti, dai quali trasse ispirazione per la personalità di Ames. Particolarmente impegnativo fu anche l’allenamento fisico a cui si sottopose. Egli venne infatti addestrato da un ex Navy SEAL, lo stesso che aveva curato la preparazione degli interpreti del film 300. Statham passò così in tre mesi dal 20% al 6% di grasso corporeo.
Accanto a lui nel film si ritrovano altri noti attori. La candidata all’Oscar Joan Allen interpreta il ruolo di Claire Hennessey, direttrice del penitenziario che impone ad Ames di prendere parte alla gara. L’attrice si dimostrò da subito molti interessata al ruolo, desiderando prendere parte ad un progetto totalmente diverso dai suoi soliti. Ian McShane, noto per la serie American Gods, è invece Coach, l’addestratore del protagonista per la Death Race. L’inarrestabile avversario di Ames, Machine Gun Joe, è invece interpretato da Tyrese Gibson. Natalie Martinez dà invece vita a Elizabeth Case, che svuole il ruolo di navigatore per Ames. L’attore Max Ryan è Pachenko, un altro dei piloti avversari del protagonista. È infine presente anche l’attore Jason Clarkenei panni di Ulrich.
Da Death Race 2 a Death Race – Anarchia, I sequel del film
Con il buon successo del film, sono poi stati realizzati ulteriori film della saga, tutti pensati però per il solo mercato home video. Il primo di questi, uscito nel 2011, è Death Race 2, il quale si configura però come un prequel, andando ad esplorare le origini della celebre gara e del personaggio di Frankenstein. Interpreti di questo film sono gli attori Luke Goss, Lauren Cohan e Sean Bean. Nel 2012 è invece uscito Death Race 3 – Inferno, il quale porta avanti quanto narrato nel precedente film. Con un cast parzialmente diverso ha infine preso vita, nel 2018, Death Race – Anarchia, film che va a concludere la storia del personaggio di Frankenstein. È in seguito agli eventi di quest’ultimo che si svolge poi la storia del film del 2008.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
Prima di vedere tali sequel/prequel, è possibile fruire del film del 2008 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Death Race è infatti disponibile nel catalogo di Apple TV+ ePrime Video. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 16 settembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.
Aaron Pierre è ufficialmente entrato a far parte della serie di Lanterns della HBO, secondo quanto riportato da Variety.
Pierre interpreterà John Stewart nella serie, intitolata Lanterns. In precedenza era stato riferito che Kyle Chandler era in trattative per il ruolo di Hal Jordan. Secondo le fonti, per il ruolo di Stewart sono stati presi in considerazione diversi attori, tra cui Stephan James e Damson Idris.
Lo show è prodotto dalla HBO in associazione con la Warner Bros. Television e i DC Studios ed è basato sui fumetti di “Lanterna Verde” della DC.
Lo show è stato scelto per otto episodi dalla HBO a giugno. Originariamente previsto come originale Max, lo show è passato alla HBO come parte di un nuovo piano di delineazione dei contenuti.
Secondo il titolo ufficiale, la serie segue “la nuova recluta John Stewart e la leggenda delle Lanterne Hal Jordan, due poliziotti intergalattici coinvolti in un oscuro mistero terrestre mentre indagano su un omicidio nel cuore dell’America”.
Pierre ha recentemente recitato nel film di successo di Netflix “Rebel Ridge”. Il film ha debuttato su Netflix il 6 settembre e da allora è sempre stato nella classifica dei 10 film in lingua inglese dello streamer, con tre settimane al primo posto. Tra gli altri suoi crediti televisivi figurano il ruolo di Malcolm X nella serie di Nat Geo “Genius: MLK/X” e la partecipazione alla serie limitata di Barry Jenkins ‘The Underground Railroad’. In precedenza è apparso anche nella serie DC “Krypton” nel ruolo di Dev-Em. Pierre ha partecipato anche a film come “Foe”, “Brother” e “Old”. Dovrebbe anche interpretare Mufasa nel prossimo film prequel del “Re Leone” di Jenkins per la Disney.
Lanterns è co-scritto da Chris Mundy, Damon Lindelof e Tom King. Tutti e tre sono produttori esecutivi insieme a James Hawes, che ha anche diretto i primi due episodi.
Lanterns è la storia di una coppia di Lanterne Verdi
La produzione di Lanterns è attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di Superman di James Gunn, dovrebbe avere un ruolo di supporto nella serie.
Hal Jordan è stato precedentemente interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011 Lanterna Verde.
“Questa è la storia di una coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta. “Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”
Christopher Nolan tornerà a lavorare con Universal per il suo prossimo film. Matt Damon, già presente in “Interstellar” e “Oppenheimer”, è in trattative per diventare il protagonista. Nolan scriverà e produrrà insieme a Emma Thomas sotto la loro insegna Syncopy.
Dopo il successo di “Oppenheimer”, che ha vinto sette premi Oscar e ha incassato 958 milioni di dollari in tutto il mondo, non sorprende che Nolan voglia collaborare nuovamente con lo studio.
Secondo le fonti di Variety, la Universal sta pianificando un’uscita Imax per il titolo il 17 luglio 2026. I dettagli della trama del progetto non sono stati resi noti. La Universal non ha rilasciato commenti.
“Oppenheimer” è il primo film di Nolan al di fuori della Warner Bros. dopo quasi 20 anni. Per lo studio ha diretto la trilogia del “Cavaliere Oscuro” e altri successi come “Dunkirk” e “Inception”.
Le cose sono cambiate nel 2020, quando il capo di WarnerMedia Jason Kilar ha deciso di trasmettere in anteprima un anno di film su HBO Max. Sebbene Nolan non avesse un film in uscita durante questo periodo, all’epoca rilasciò una dichiarazione in cui criticava la strategia: “Alcuni dei più grandi registi e delle più importanti star del cinema del nostro settore sono andati a letto la sera prima pensando di lavorare per il più grande studio cinematografico e si sono svegliati scoprendo di lavorare per il peggior servizio di streaming”.
Ha portato “Oppenheimer” alla Universal, e il film ha finito per aprire un testa a testa con un altro progetto della Warner Bros: “Barbie”. Nella sua storia di copertina di Variety del 2023, Nolan ha dichiarato che qualsiasi faida con la Warner Bros. è ormai “acqua passata”. Deadline ha riportato per primo la notizia del prossimo film di Nolan.
Mentre le recensioni della Mostra del Cinema di Venezia del mese scorso sono state contrastanti, Joker:Folie à Deuxsi è classificato solo cinque o sei punti percentuali dietro a Joker del 2019 su Rotten Tomatoes. Le cose sono cambiate quando altri critici – e fan – hanno potuto vedere il film la scorsa settimana.
È apparso subito chiaro che non si trattava di un seguito gradito ai fan e che il passaparola negativo delle proiezioni IMAX di lunedì avrebbe avuto un impatto negativo sugli incassi. Ora, il sequel di un successo da 1 miliardo di dollari, vincitore di un Oscar, è un flop critico e commerciale.
Dove è andato tutto storto? Al di là delle recensioni negative, Joker:Folie à Deux prima della sua uscita e, soprattutto, con il film stesso. Sono questi che hanno condannato il sequel dal titolo pretenzioso e, in questo articolo, vi spieghiamo perché. Per saperne di più sui difetti del film, cliccate sui pulsanti “Avanti” qui sotto.
Quando abbiamo saputo per la prima volta che Joker:Folie à Deux sarebbe stato un “musical jukebox”, la cosa ha sicuramente fatto alzare qualche sopracciglio. Tuttavia, l’idea di esplorare la contorta storia d’amore tra Joker e Harley Quinn ad Arkham attraverso le canzoni aveva un certo fascino.
Il problema, però, è che si tratta di un pessimo musical. Joaquin Phoenix non è esattamente un piacere da ascoltare, mentre a Lady Gaga è stato chiaramente chiesto di trattenersi per amore del realismo, lasciandoci con due cantanti mediocri che si esibiscono in una serie di brani ampiamente dimenticabili.
Il film non ha nulla di nuovo da dire
Che si ami o si odi Joker:Folie à Deux, è difficile negare che si tratti di un film vuoto che non ha quasi nulla di nuovo da dire. Il primo film era un’affascinante disamina della discesa di un uomo disturbato verso la follia vera e propria, ma cosa succede qui?
Una storia fin troppo familiare di una superfan che si innamora di uno psicopatico, un debole dramma giudiziario sul fatto che “Arthur Fleck” e “Joker” siano due personaggi distinti e un promemoria che ci ricorda che il mondo è terribile e che tutti i suoi abitanti sono terribili.
È tutto a livello superficiale e, sebbene alcuni abbiano cercato di vendere il sequel come una storia complessa su come idolatrare qualcuno come Joker possa ritorcersi contro, se è questo l’obiettivo dei registi… beh, non hanno fatto un lavoro abbastanza buono.
Dopo l’uscita di Joker, si è parlato molto di un possibile sequel. Forse il seguito potrebbe ruotare attorno a un Bruce Wayne scapestrato e vendicativo che dà la caccia ad Arthur Fleck? Todd Phillips ha detto che non se ne farà nulla e Joaquin Phoenix non ha mai girato un sequel, quindi la cosa è finita lì.
Finché non lo è stato. Mentre gli appassionati di cinema troppo spesso dicono che certi film non “hanno bisogno” di un sequel, Joker è stato l’esempio perfetto di un film che avrebbe dovuto essere lasciato in pace. Era un perfetto racconto autonomo e, al di là delle sciocche teorie dei fan, nessuno voleva davvero un secondo capitolo.
Questo spiega perché, al di là delle recensioni negative e dello scarso passaparola, Joker:Folie à Deux ha fallito. La gente ha bisogno di un buon motivo per andare al cinema al giorno d’oggi e questo film non ha mai offerto un argomento convincente.
Non è mai una buona idea mandare gli spettatori a casa con l’amaro in bocca, ma questo è esattamente ciò che fa Joker:Folie à Deux. Nei momenti finali, Arthur Fleck viene rispedito ad Arkham e pugnalato a morte da un detenuto a caso che poi gli incide un sorriso sul volto.
L’idea è che possa essere il Joker, ma il primo film lo aveva già stabilito quando abbiamo visto come le azioni di Arthur hanno influenzato i cittadini più poveri e arrabbiati di Gotham City. Il film ripropone lo stesso messaggio, anche se in modo pigro. Si dice che una prima versione prevedeva che Lee uccidesse Arthur; anche se questo avrebbe diviso le opinioni, almeno ha più senso che “Harley Quinn” elimini Joker, prendendo il suo messaggio e facendolo completamente suo come qualcuno che causerà allegramente il caos a Gotham.
Già prima che Joker uscisse nel 2019, era chiaro che il film non era esattamente accurato per i fumetti. Todd Phillips non si è mai prefissato di adattare il materiale di partenza, ma lo ha usato come base per una storia che ha dato un’impronta solida e convincente al Clown Principe del Crimine.
Anche se c’è chi idolatra sempre un cattivo, la maggior parte ha lasciato Joker fin troppo consapevole che Arthur Fleck non era un eroe. Tuttavia, il Joker di Joaquin Phoenix ha aggiunto una nuova ed entusiasmante versione del personaggio al canone della DC ed è quindi diventato iconico.
Dire a questi fan che questo “Joker” era solo un pazzo rende il personaggio privo di valore. Anche per un film a fumetti come questo, avere i fanboy dalla propria parte è d’obbligo. Invece, loro hanno rifiutato completamente il sequel, uccidendo il passaparola.
È un progetto di vanità
Si dice che Joker sia stato realizzato per circa 70 milioni di dollari. Al contrario, Joker:Folie à Deux è costato ben 200 milioni di dollari prima del marketing, di cui almeno un quarto è andato a Todd Phillips, Joaquin Phoenix eLady Gaga. Quindi, sì, hanno incassato alla grande.
A conti fatti, il film è stato un progetto di vanità per Phillips e Phoenix. Una volta avevano discusso di portare Joker a Broadway; invece di farlo, hanno convinto la Warner Bros. Discovery a pagare loro un’enorme somma di denaro per divertirsi sul set di una continuazione del grande schermo.
Per Phillips, questa è stata anche un’opportunità per rispondere a coloro che credevano che avesse fatto un film nel 2019 per gli incel. Il regista è talmente insicuro che gran parte di Joker:Folie à Deux è dedicato a rendere Arthur il più patetico possibile e a far capire che non è una brava persona. Non è vero!