Film di produzione danese realizzato
nel 2021 e distribuito a partire dall’anno seguente, Speak
No Evil si è distinto come un cupo horror che si basa
sull’esplorazione della follia umana ma anche sul tema
dell’eccessiva indulgenza nei confronti del male. Diretto da
Christian
Tafdrup, questo è stato indicato come uno dei migliori
horror degli ultimi anni ed è una perla europea assolutamente
da non perdere. Come spesso avviene per gli horror provenienti dai
paesi del Nord Europa, non tutto è fonte di terrore, ma sono invece
molteplici anche gli elementi comici presenti nel film.
Questo perché Tafdrup intende sì
inquietare, ma anche divertire il suo pubblico a spese dei
personaggi protagonisti. Quando però ci si rende conto della
facilità con cui ci si potrebbe ritrovare in una situazione come
quellla proposta dal film, ecco allora che subentra il vero
terrore, un terrore che si diffonde sottopelle e induce ad
interrogarsi sul proprio comportamento dinanzi a gesti maligni, che
siano estremi come quelli mostrati nel film o apparentemente più
banali come quelli a cui si può assistere ogni giorno nella propria
quotidianità.
Che si tratta di un film molto acuto
da questo punto di vista se ne sono resi conto anche ad Hollywood,
tanto che è ora prevista l’uscita in sala per il settembre di
quest’anno di un remake con
protagonista l’attore James McAvoy.
In questo articolo, approfondiamo però alcune delle principali
curiosità relative allo Speak No Evil danese.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La storia vera dietro il film
Per quanto riguarda la genesi del
film, Christian Tafdrup ha raccontato di aver
avuto l’idea per il film dopo una vacanza in Toscana, durante la
quale ha incontrato una coppia amichevole proveniente dai Paesi
Bassi. Le due famiglie hanno trascorso molto tempo insieme e quella
di Tafdrup ha poi ricevuto un invito dalla famiglia olandese per
andare nei Paesi Bassi presso di loro. Tafdrup, però, decise di non
accettarla, perché non li conosceva così bene. Il regista non
riusciva a smettere di pensare a cosa sarebbe potuto succedere se
avesse accettato e alcune delle sue idee più oscure sono diventate
la base per la sua sceneggiatura.
Il film racconta la storia di una
famiglia danese, composta da Bjørn,
Louise e la figlia Agnes, i quali
si recano in visita nel weekend da un’altra famiglia olandese,
Patrick e Karin e il figlio
Abel, che hanno conosciuto in vacanza. Quelli che
dovevano essere dei giorni tranquilli e idilliaci, tuttavia, si
trasformano in un vero e proprio incubo quando la famiglia danese
scopre che gli olandesi sono in realtà molto diversi da come
apparivano. In breve tempo, Bjørn, Louise e Agnes si ritroveranno
in trappola in una casa, in cui non avrebbero mai dovuto mettere
piede.
Ad interpretare la famiglia danese
composta da Bjørn, Louise e Agnes vi sono gli attori Morten
Burian, Sidsel Siem Koch e Liva
Forsberg. Burian ha recitato anche nei film Un
marito fedele e La terra promessa, mentre
Koch è nota per le serie Doggystyle e Borgen – Il
potere. Fedja van Huêt, Karina
Smulders e Marius Damslev sono
invece gli interpreti di Patrick, Karin e Abel. Oltre ad essere una
coppia sullo schermo, van Huêt e Smuldes sono sposati anche nella
realtà. Lui è noto per la serie Overspel, mentre lei è
celebre per la serie Le imperatrici della notte.
La spiegazione del finale
Il finale di Speak No
Evil spiega bene i temi del controverso film horror, anche
se fa poco per rendere il suo diabolico colpo di scena più facile
da digerire. Come anticipato, nel corso del film si rende sempre
più evidente che qualcosa non va nella famiglia olandese. A poco a
poco, i gesti di questi ultimi diventano sempre più scortesi,
degenerando in veri e propri abusi. Alla fine, Bjørn convince
Louise ad andarsene, ma la loro fuga non va secondo i piani. In un
classico cliché dei film horror, il finale di Speak no
Evil inizia quando l’auto di Bjørn si rompe e lui deve
cercare aiuto nel bosco. Quando torna alla sua auto, però, Patrick
e Karin hanno preso in ostaggio Agnes e Louise.
È a questo punto che apprendiamo che
Bjørn ha scoperto che Karin e Patrick hanno rapito Abel e gli hanno
tagliato la lingua così che non potesse esprimersi e che sono dei
sadici criminali che intendono fare lo stesso con la sua famiglia.
Bjørn e Louise assistono a questo punto impotenti al momento in cui
Karin taglia la lingua ad Agnes e porta via la bambina, prima che
Patrick li porti in una cava vuota. Lì, Patrick e il babysitte
Muhajid li lapidano a morte. Viene poi fatto intendere che i due
assassini riprenderanno ad accalappiare famiglie in vacanza,
fingendo che Agnes sia figlia loro, riproponendo dunque sempre le
stesse dinamiche.
Ma cosa significa questo finale? Se
nei primi due atti di Speak No Evil è
relativamente credibile che Bjørn e Louise si sentano costretti a
non parlare del comportamento irregolare dei loro ospiti, nella
parte finale la loro incapacità di agire razionalmente va oltre
l’immaginabile. L’atteggiamento eccessivamente permissivo di Bjørn
finisce dunque per condannare lui, Louise e Agnes. La grazia e
l’educazione sono dunque sufficienti a condannare a morte una
famiglia di tre persone. Il finale sembra dunque riaffermare una
visione del mondo fondamentalmente conservatrice, dove si rende
necessario essere meno indulgenti e più pronti ad intervenire
contro l’ingiusto.
Il regista Christian Tafdrup ha
spiegato che le reazioni al film sono cambiate a seconda del paese
di provenienza del pubblico e che è stato in certi casi accusato di
aver realizzato un film che sembra inneggiare ad una sorta di
mors tua, vita mea. L’intento del regista è però quello di
sottolineare come ci sono sempre dei mostri là fuori che sfruttano
la buona volontà e l’incomprensione culturale degli altri, proprio
come fanno Patrick e Karin. In definitiva, il finale di
Speak No Evil è una strigliata contro i pericoli
dell’eccessiva educazione e pacifismo: “Volevo che la storia
simboleggiasse il male nel mondo e il modo in cui reagiamo ad
esso“.
Il remake americano del film
Arriva il 13 settembre al cinema il
remake americano Speak No Evil –
Non parlare agli sconosciuti, interpretato da James McAvoy, Mackenzie
Davis e Scoot McNairy. Il film è
scritto e diretto da James Watkins, lo
sceneggiatore e regista di Eden Lake e di The Woman in Black, e come per l’originale danese
segue una famiglia americana, dopo aver stretto amicizia con una
famiglia inglese durante un viaggio, viene invitata a passare un
weekend nella loro tenuta di campagna. Quella che all’inizio sembra
una vacanza da sogno, però, si trasforma presto in un incubo.
Il trailer di Speak No
Evil e dove vederlo in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
martedì 10 settembre alle ore
21:20 sul canale Rai 4. Di
conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche
sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si
potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
“Parigi ha avuto una promozione
incredibile grazie alla serie, avendo io origini italiane spero che
succederà lo stesso per la città di Roma” ha esordito così
Bruno Gouery, il Luc di Emily
in Paris, serie di grande successo Netflix che è arrivata alla sua quarta stagione.
Ovviamente non era solo, questa mattina, a incontrare proprio a
Roma la stampa in occasione della promozione della seconda parte
del quarto ciclo dello show, disponibile sulla piattaforma dal 12
settembre.
Emily in Paris 4 presentato a Roma
Lily Collins, Philippine
Leroy-Beaulieu, Ashley Park, Camille Razat, Lucas Bravo, Eugenio
Franceschini, William Abadie, Bruno Gouery, Darren Star
(creatore) e Andrew Fleming (regista) hanno
partecipato alla affollata conferenza durante la quale hanno
raccontato le loro esperienze ed emozioni nel girare gli ultimi
episodi di Emily
in Parisa Roma. E se per
Philippine Leroy-Beaulieu e Eugenio
Franceschini, ma anche Gouery e Bravo la Capitale è come
una seconda casa, Lily Collins ha certamente
ceduto al fascino di sampietrini e vespa mentre raccontava quale
fosse il suo posto del cuore della città: “Girare in vespa che
non è solo per turisti perché c’è tanta gente in giro in vespa,
avere il vento in faccia, vedere tutti questi monumenti spesso dati
per scontato”. Un’esperienza quella di Collins che non può non
portare alla mente Vacanze Romane, forse un cliché
ma certamente qualcosa da raccontare. Diverso è il ricordo della
città di Ashley Park, che invece sembra sia stata convinta più dal
cibo che dai monumenti: “Hosteria da Pietro è il mio posto
preferito di Roma. Nelle stagioni precedenti dicevamo che Parigi è
per il cibo e Roma per il sesso, ma anche a Roma il cibo è
fantastico”.
Una componente importante della
serie Netflix, che è diventata sempre più rilevante nel corso delle
stagioni, è senz’altro la moda e i costumi che gli attori indossano
nel corso dello show. Per Lily Collins, che nasce
modella, sicuramente una parte importantissima del lavoro e del
personaggio: “Amo la moda fin da quando ho iniziato a indossare
vestiti. La serie ha aiutato molti stilisti ancora sconosciuti a
diventare famosi, credo che dalla prima stagione a oggi
l’abbigliamento di Emily sia molto cambiato, come è accaduto a lei.
Essere riuscita a indossare abiti importanti nella serie è stato
bellissimo, un onore, un sogno”.
La parte più interessante
della trasferta romana, secondo il cast, oltre alla bellezza della
città, è senza dubbio il fatto che ora ognuno di loro si trova
nella stessa situazione in Emily si trovava all’inizio: nuovo
mondo, nuova città, tutto da imparare.
E per quanto riguarda i cliché che
il mondo attribuisce all’Italia e a Roma, il creatore ha confessato
che tutti erano molto consapevoli di questo aspetto e che prima di
tutto hanno voluto rendere omaggio ai riferimenti cinematografici
indissolubilmente legati alla città: “Ovviamente era
inevitabile citare Vacanze romane, in generale abbiamo parlato
molto dei riferimenti cinematografici. Quando abbiamo girato la
scena con il regista che fa la pubblicità su via Veneto volevamo
restituire l’atmosfera de La Dolce vita”. Secondo il regista,
dopotutto: “Restano pur sempre prospettive americane su Parigi
e su Roma, o sul cinema francese e su quello italiano”.
Emily in Paris 4 – parte seconda sarà
disponibile su Netflix dal 12 settembre.
Dalla DreamWorks Animation arriva Il Robot Selvaggio, il nuovo adattamento di
una straordinaria opera letteraria, l’amato e pluripremiato
bestseller del New York Times n. 1 di Peter Brown, Il Robot
Selvatico.
L’epica avventura segue il viaggio
di un robot – l’unità ROZZUM 7134, abbreviato “Roz” – che dopo un
naufragio si ritrova su un’isola disabitata dove dovrà imparare ad
adattarsi all’ostile ambiente circostante, costruendo gradualmente
relazioni con gli altri animali dell’isola e adottando un’ochetta
orfana.
Il Robot Selvaggio ha per
protagonisti la vincitrice del premio Oscar® Lupita Nyong’o (Noi,
Black Panther) nel ruolo del robot Roz; il candidato agli Emmy e al
Golden Globe Pedro Pascal (The Last of Us, The Mandalorian) nel ruolo della volpe Fink;
la vincitrice dell’Emmy Catherine O’Hara (Schitt’s Creek, Campioni
di razza) nel ruolo dell’opossum Pinktail; il candidato al premio
Oscar® Bill Nighy (Living, Love Actually – L’amore davvero) nel
ruolo dell’oca Longneck; Kit Connor (Heartstopper, Rocketman) nel
ruolo dell’oca Brightbill e la candidata al premio Oscar® Stephanie
Hsu (Everything Everywhere All at Once, The
Fall Guy in uscita quest’estate) nel ruolo di Vontra, un robot
che si unirà a Roz sull’isola.
Il film si avvale anche delle voci di Mark Hamill, icona della
cultura pop e vincitore dell’Emmy Award (Star
Wars, Il ragazzo e l’airone), di Matt Berry (What We Do in the
Shadows, SpongeBob – Il Film) e di Ving Rhames (Mission:
Impossible, Pulp Fiction), vincitore di un Golden Globe e candidato
agli Emmy.
Una storia emozionante sulla
scoperta di sé stessi, un’emozionante analisi sul legame tra
tecnologia e natura, una commovente esplorazione di cosa significhi
essere vivi e connessi a tutti gli esseri viventi.
Il Robot Selvaggio è scritto e
diretto dal pluricandidato all’Oscar® Chris Sanders – sceneggiatore
e regista di Dragon Trainer, I Croods e Lilo & Stitch di Disney
Animation Studios – ed è prodotto da Jeff Hermann (Baby Boss 2 –
Affari di famiglia della DreamWorks Animation; co-produttore del
franchise Kung Fu Panda).
Universal Pictures
ha svelato il
primo sguardo ufficiale a
Jurassic World: Rebirth alla fine del mese scorso
tramite alcune foto promozionali e un logo aggiornato, e mentre le
riprese proseguono all’Università di Greenwich, alcune nuove foto
dal set sono state condivise online (tramite UnBoxPHD).
Le immagini ufficiali hanno messo in
risalto i personaggi principali del film, interpretati da Scarlett Johansson e Jonathan
Bailey, e qui diamo un’altra occhiata alla coppia che
gira una scena al chiuso. Non abbiamo molti dettagli sul
personaggio di Bailey, ma si ritiene che interpreterà un
paleontologo (nessuna grande sorpresa). Guarda le foto e un breve
video qui sotto.
Cinque anni dopo gli eventi di
Jurassic
World Il Dominio, l’ecologia del pianeta si è
dimostrata in gran parte inospitale per i dinosauri. Quelli rimasti
vivono in ambienti equatoriali isolati con climi simili a quelli in
cui prosperavano un tempo. Le tre creature più colossali di quella
biosfera tropicale possiedono la chiave per un farmaco che porterà
miracolosi benefici salvavita all’umanità.
Come già accaduto nei primi sette
episodi del medical drama spagnolo di Netflix,
Respira (Breathless), le vite personali e
professionali degli specializzandi del Joaquin Sorolla
Hospital si intrecciano nel finale, “Cold Drop”. Come
finale, l’episodio 8 ha il tono giusto, ma opta – come la maggior
parte degli show in streaming di questi tempi – per lasciare le
cose aperte per una potenziale seconda stagione, invece di essere
veramente risolto.
C’è la possibilità che la miscela
specifica di soap-atmosfera in stile Elite e di dramma medico in
stile Grey’s
Anatomy sia un successo, nel qual caso questo
approccio pagherà nel lungo periodo, ma se le cose non dovessero
funzionare per la serie, è facile immaginare che il climax sia un
po’ insoddisfacente. Analizziamo il fatidico giorno di tempesta del
finale a Valencia, dove tutte le strade convergono.
L’overdose di
Oscar
Le scelte di vita irregolari di
Oscar sono state difficili da gestire e le sue esplosioni emotive
si rivelano la sua rovina nel finale di Respira
(Breathless). Alla fine, è appeso a un filo dopo aver
preso un’overdose quasi mortale.
Oscar si era sentito escluso dal
rifiuto che Roman aveva percepito nei suoi confronti quando si era
presentato sotto un acquazzone torrenziale per scusarsi del loro
litigio e aveva trovato conforto in una festa e negli stupefacenti.
La sua storia si conclude quasi tragicamente, ma permette a Roman e
Pilar di ritrovarsi sulla stessa lunghezza d’onda.
Questo è un buon esempio di come
scaricare le colpe invece di guardarsi dentro e assumersi le
proprie responsabilità non sia mai una soluzione valida a lungo
termine. Le cose non vanno bene per Oscar, ma vanno meglio quando
le persone che lo circondano sono oneste sulle difficoltà di
aiutarlo.
Patricia diventa
privata
I confini sono particolarmente
labili quando si tratta del rapporto medico-paziente di Moa con
Patricia, che tende a diventare una storia d’amore
inappropriata.
Dopo i risultati negativi della TAC
di Patricia, le sue opzioni sono limitate. C’è un intervento
chirurgico pericoloso che deve essere condotto dallo stesso Moa con
l’aiuto di Pilar, minacciato dalla corrente intermittente causata
dalla tempesta, e c’è anche un trattamento chemioterapico
sperimentale molto esclusivo che richiederà un cambiamento radicale
dello status privato dell’ospedale per consentire a Patricia di
accedervi.
L’intervento, nonostante alcune
complicazioni, è un successo. Moa confessa che forse rappresenta un
conflitto di interessi per lui essere il medico di Patricia, visti
i loro reciproci sentimenti romantici, e Patricia opta per il
trattamento sperimentale. Ma è una decisione prevalentemente
egoistica. Questo la rende giusta?
Lastagione 1 di Respira
(Breathless)lascia Jesica
sulla soglia della morte
Nonostante il grande cast, è facile
affermare che Biel e Jesica sono i personaggi principali dello show
e che la loro relazione romantica è la linea drammatica più
coerente. Il loro stare insieme è il risultato per cui la maggior
parte del pubblico probabilmente fa il tifo, ma l’episodio 8 di
Respira (Breathless)offre
una nota tragica e inconcludente per chiudere le cose.
Nonostante Jesica abbia avuto una
relazione con Lluis, è chiaro che il suo cuore appartiene a Biel, e
questa è la direzione in cui le cose si stanno ovviamente muovendo.
Anche Lluis lo percepisce, ed è per questo che minaccia Biel di
stare lontano da Jessica sotto la minaccia di vedersi rovinare la
carriera medica.
Ma Jesica ha problemi più grandi.
La stagione si conclude con lei che muore dissanguata sul pavimento
dopo essere stata aggredita dal paziente suicida a cui ha appena
salvato la vita. Chiunque ingerisca un rasoio è sicuramente deciso
a morire e il fatto che gli venga negato questo destino non gli va
a genio. Jesica ne paga le conseguenze e Respira
(Breathless)si conclude con Biel che la
scopre sanguinante sul pavimento. Il suo destino non è chiaro e le
sue scelte romantiche vengono lasciate in secondo piano per il
momento. Forse nella seconda stagione, se accadrà.
Elizabeth Olsen, famosa per Wanda
Maximoff/Scarlet Witch, è stata lieta di parlare del suo periodo
nel Marvel Cinematic Universe
e del suo possibile ritorno nei panni dell’amato personaggio.
Durante un’intervista con FM104 (via
Collider), Elizabeth Olsen ha menzionato che Scarlet
Witch si è unita ad Avengers: Age of Ultron nel
lontano 2015 ed è stata protagonista della serie su Disney+, WandaVision. Allo stesso tempo, ha
ammesso che la Marvel sembrava incerta sulla
direzione del suo personaggio dopo la serie, anche se i fan avevano
imparato ad amare una figura così complessa e tragica.
“È un personaggio a cui amo
tornare quando c’è un modo per usarla bene, e penso di essere stata
fortunata perché quando ho iniziato, sono stata usata bene”,
ha detto Olsen. “Penso che non sappiano cosa fare con me, per
un eventuale ritorno… se c’è un buon modo per usarla, sono sempre
felice di tornare.”
Olsen ha interpretato per la prima
volta il ruolo di Wanda Maximoff in Avengers: Age of
Ultron con una piccola parte. Con il tempo, il
posizionamento di Wanda nell’MCU si è sviluppato molto, dato che
ha continuato a recitare in Captain America: Civil War,
Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame. Il suo momento
più importante è arrivato nel 2021, quando
WandaVision, la prima serie Marvel su Disney+, ha esplorato in modo efficace
e dettagliato gli eventi successivi a Endgame
attraverso l’enorme dolore e trauma che Wanda stava
affrontando.
WandaVision è un
profondo e doloroso ritratto di Wanda
Lodata per la sua struttura
narrativa unica e la profondità emotiva,
WandaVision ha ritratto Wanda come una figura
tragica che deve lottare con la perdita. In effetti, la serie ha
presentato al pubblico la cruda vulnerabilità di Scarlet Witch,
mescolando il suo potere da colosso con il dolore umano in un modo
immediatamente identificabile. Una combinazione così interessante,
la capacità di Wanda di piegare la realtà con fragilità emotiva,
l’ha resa uno dei personaggi più interessanti dell’MCU.
La storia di Wanda ha preso una
svolta nel sequel di Doctor Strange
Ma la trama di Wanda ha preso una
piega molto diversa in Doctor Strange nel
Multiverso della Follia. Nel film, diventa la cattiva
principale del film, spinta alla disperazione dal suo bisogno di
riunirsi ai bambini che ha perso nel mondo creato da lei. Si è
fatta strada attraverso il multiverso, diventando sempre più
pericolosa e squilibrata; agli antipodi rispetto al personaggio più
sfumato presentato in WandaVision.
Quel cambiamento nella
caratterizzazione ha fatto storcere il naso a fan e critici. Molti
hanno ritenuto che gli sviluppi nel film andassero contro la
crescita emotiva sperimentata da Wanda in
WandaVision. La stessa Elizabeth Olsen aveva delle preoccupazioni
sulla gestione del suo personaggio, affermando in un’intervista con
Vanity Fair qualche tempo fa che la stanza degli sceneggiatori non
comunicava mai tra i progetti. Per questo motivo, la tragica trama
di Wanda è diventata un po’ ripetitiva e in realtà piuttosto
sconnessa come arco narrativo complessivo del personaggio.
Per quanto frustrante, Elizabeth Olsen ha detto che non esclude di
riprendere il ruolo Scarlet Witch, a patto che il modo in cui il
personaggio verrà raccontato abbia senso.
Diretto da Emma Holly Jones da una
sceneggiatura di Suzanne Allain (che ha adattato dal suo romanzo),
Mr. Malcolm’s List – La lista del signor
Malcolm si aggiunge a una serie di film
dell’epoca Regency. Con drammi, qualche storia d’amore e molti
costumi di grande effetto, questo film d’epoca ha molto da
offrire.
Mr. Malcolm’s List – La
lista del signor Malcolm non sarebbe un film d’epoca
se non si concludesse con una nota lieta che lega tutto. Il signor
Jeremiah Malcolm, dopo aver ascoltato alcune dure verità da parte
della madre, si rende conto che non può stare senza Selina Dalton,
nonostante sia frustrato dal complotto di Julia Thistlewaite per
umiliarlo. Mettendo da parte tutto e ammettendo le proprie colpe,
Mr. Malcolm raggiunge Selina prima del suo ritorno nel Sussex per
dirle che la ama e chiederle di sposarlo. Selina accetta in lacrime
e, senza più ostacoli tra loro, concludono il film con un bacio.
Nel frattempo, Julia, che si scusa con Selina per i suoi piani di
vendetta, smette di combattere i suoi sentimenti per il capitano
Henry Ossory e accetta apertamente il suo affetto. La storia
d’epoca si conclude con non una, ma due coppie felici.
Mr. Malcolm’s List –
La lista del signor Malcolm è una storia
abbastanza semplice, ma ci sono molte emozioni e azioni da
analizzare dopo il finale del film. Ecco spiegato il finale,
compreso il motivo per cui Selina accetta i piani di Julia per il
signor Malcolm.
Cosa rappresenta veramente Mr.
Malcolm’s List – La lista del signor Malcolm
Il signor Malcolm ha una famigerata
lista a cui si fa riferimento in tutto il film. Sebbene si tratti
di un elenco di requisiti che una potenziale compagna deve
soddisfare per poterla sposare, la Lista del signor Malcolm non
rappresenta tanto il suo punto di vista sul matrimonio, quanto
piuttosto la volontà di proteggere il suo cuore da qualsiasi
dolore. Jeremiah Malcolm sa che il matrimonio è una cosa a lungo
termine ed è giusto che chiunque voglia avere degli standard quando
si tratta di scegliere un partner per tutta la vita. Tuttavia, Mr.
Malcolm’s List – La lista del signor Malcolm riguarda lui e
non necessariamente un potenziale partner. La lista è una maschera
che nasconde i muri che ha eretto, le delusioni e il dolore che
potrebbe affrontare in caso di scelta sbagliata e la sfiducia che
nutre nei confronti di chiunque voglia sposarlo per la sua
ricchezza e nient’altro. La Lista del signor Malcolm è come la sua
sicurezza personale, che lo protegge da un matrimonio con qualcuno
che non è disposto a vederlo per quello che è.
Perché Selina accetta di
assecondare il piano di vendetta di Julia
Questo è uno degli aspetti più
interessanti di Mr. Malcolm’s List – La lista del
signor Malcolm. Selina prova ovviamente una certa
trepidazione nei confronti del piano di Julia, ma non solo è
d’accordo, ma continua con l’inganno nonostante i suoi sentimenti
sempre più profondi per il signor Malcolm. Anche se per un po’ va
contro i suoi stessi sentimenti, Selina probabilmente asseconda il
piano di Julia perché è, ed è stata, una buona amica per tanti
anni. Inoltre, a causa delle loro differenze di classe, Selina
potrebbe sentirsi in qualche modo in debito con Julia. Selina,
inoltre, non sapeva come muoversi nell’alta società londinese e si
sentiva un po’ come un pesce fuor d’acqua. Mentre Selina tradisce
il proprio cuore continuando a ingannare il signor Malcolm, Julia è
prima di tutto sua amica. Era abituata a tenere testa agli altri,
ma Julia era tutta un’altra storia: in particolare, avevano dei
trascorsi e Selina probabilmente sentiva di essere una buona amica
aiutando Julia a recuperare la sua reputazione.
Perché Julia tradisce Selina
nell’atto finale
Julia era molto determinata nei
suoi piani per rimediare alla propria umiliazione pubblica.
Nonostante Selina avesse espresso preoccupazioni per il suo piano
in Mr. Malcolm’s List – La lista del signor
Malcolm, Julia lo portò avanti comunque, realizzando
la parte finale del piano verso la fine del film, alle spalle di
Selina. Pur considerando Selina una cara amica, Julia pensava solo
al proprio ego in quel momento. Il piano di vendetta non riguardava
solo il signor Malcolm. All’inizio del film, Julia stava entrando
nella sua quinta stagione da donna non sposata e sentiva la
pressione di sposarsi o di rischiare di essere chiamata zitella per
il resto della sua vita.
Il fatto che il signor Malcolm l’avesse chiamata una volta e poi
mai più, oltre alla caricatura che circolava su un giornale mondano
londinese, era solo il chiodo fisso di quattro anni difficili per
il matrimonio. Julia non desiderava altro che riscattarsi agli
occhi dell’alta società londinese, spinta dal suo senso di
inadeguatezza, oltre che dai sussurri e dai pettegolezzi che
sentiva su di sé. Ci volle il tradimento di Selina perché Julia
vedesse finalmente le conseguenze delle sue azioni e concentrasse
le sue energie su qualcosa che aveva davanti a sé, tra cui
l’amicizia con Selina e l’affetto per il capitano Henry Ossory.
Perché Julia esita a
innamorarsi del capitano Ossory
Julia Thistlewaite è talmente
coinvolta nel tentativo di vendicarsi del signor Malcolm che non
riesce a vedere ciò che ha davanti a sé: il capitano Henry Ossory.
Nonostante sia attratta da lui e lui da lei, Julia esita a
intraprendere una relazione con Henry perché è ancora così presa da
come la società la percepisce. C’è anche il problema della classe e
Henry, pur essendo un capitano militare, non è alla pari con la
ricchezza e lo status dei Thistlewaite. Si scopre che Julia e
Jeremiah Malcolm hanno molto più in comune di quanto lei stessa
credesse. Julia è accecata dalla classe e dalle percezioni e
pressioni a cui è sottoposta, tanto da alienare completamente il
proprio cuore nel tentativo di trovare un marito che possa
mantenere il suo status sociale. Fortunatamente, alla fine, Julia
si apre a Henry, permettendosi di amare ed essere amata alle sue
condizioni.
Perché Lady Kilbourne sostiene
Mr. Malcolm e Selina
Lady Kilbourne sarebbe
probabilmente la prima a dire a chiunque che era delusa dalla lista
del figlio. In fondo, sapeva perché Jeremiah Malcolm aveva pensato
a una cosa del genere. Lady Kilbourne è una donna di classe, ricca
e di alto rango; le si legge in faccia quello che prova nei
confronti dei Dalton, soprattutto quando scopre che la madre di
Selina proviene da una famiglia di cui non aveva mai sentito
parlare prima. Tuttavia, Lady Kilbourne conosce anche suo figlio e
i suoi sentimenti. Il fatto che abbia custodito il suo cuore per
così tanto tempo la fa soffrire, ma vede una scintilla tra lui e
Selina. Inoltre, Lady Kilbourne (che può essere paragonata alla
Regina Carlottadi Bridgerton)
vede Selina per quello che è veramente: una donna sincera, gentile
e premurosa. Sa anche che il signor Malcolm non avrebbe invitato
lei e i suoi genitori nella loro tenuta se non avesse provato
qualcosa per lei. Lady Kilbourne può anche essere un’attenta
all’alta società, ma sa riconoscere l’amore quando lo vede.
Il vero significato del finale
diMr. Malcolm’s List – La lista del signor Malcolm
Mr. Malcolm’s List – La
lista del signor Malcolm è ricco di drammi e di
romanticismo, ma alla fine si tratta di umiliarsi di fronte a chi
si ama. Sia il signor Malcolm che Julia hanno imparato lezioni
preziose su come vedere oltre la classe, lo status e l’orgoglio per
trovare la felicità e l’onestà in persone di cui non si sarebbero
mai aspettati di innamorarsi. Entrambi proteggevano il proprio
cuore e questo impediva loro di accettare l’amore e la felicità.
Dovevano uscire dai loro schemi per andare avanti e l’unico modo
per farlo era mettere da parte il loro ego ed essere vulnerabili
per una volta. A prescindere dalle paure personali, il finale di
Mr. Malcolm’s List – La lista del signor
Malcolmparla di seguire il proprio
cuore e accettare che nulla è perfetto – almeno non agli occhi
della società – e che l’opportunità di amare è più importante
dell’orgoglio o delle aspettative.
Si tiene
dal21 al 29 settembre 2024 la
ventesima edizione del Lucca Film Festival, con la
direzione artistica di Nicola Borrelli. Un ricco
programma con numerosi ospiti, da Chiara
Mastroianni, madrina del festival a Paul
Schrader, Ethan Hawke, Matthew Modine,
Pupi Avati, Ruben Östlund, Tonino De Bernardi, Massimo
Gaudioso, Federico Cesari, Francesco Costabile, Francesco Di Leva,
Francesco Gheghi, a Carolina Crescentini,
che presiederà la giuria del concorso LFF for Future. Ricco e
variegato il Lucca Film Festival 2024: la mostra dedicata a
Marcello Mastroianni e numerose proiezioni per un totale di 50
opere in anteprima italiana, provenienti da tutto il mondo, tra cui
12 lungometraggi, 12 cortometraggi, 10 corti a tema ambientale LFF
For Future, 10 opere prime italiane per Buona la prima!.
Per il concorso internazionale cortometraggi e lungometraggi è
prevista la giuria popolare, le proiezioni dei concorsi traslocano
al Cinema Astra (lunghi/corti/LFF For Future) e all’Auditorium
Banca del Monte (Buona la prima!).
Per la
sezione lungometraggi questa edizione segna il
record di partecipazione per il Lucca Film Festival 2024: sono
oltre 230, infatti, le opere giunte da ogni parte del mondo per il
concorso internazionale, curato da Stefano Giorgi
e da Mattia Fiorino. 12 lungometraggi in
anteprima italiana per esplorare temi universalmente importanti e
indagare culture cinematografiche da ogni parte del mondo. Il
concorso di quest’anno è composto interamente da opere
prime, per la maggior parte extra-europee: dal saudita
Norah, vincitore del Premio della Giuria nella sezione
Un Certain Regard del festival
di Cannes, all’americano African Giants, vincitore del
Premio per la miglior sceneggiatura allo Slamdance Film Festival.
Peculiare anche la presenza di opere narrativamente imponenti come
il giapponese REI e dell’iraniano The Old
Bachelor, vincitori dei due premi principali del festival di
Rotterdam (Tiger Award e VPRO Big Screen Award), entrambi dalla
durata di oltre 3 ore. Il concorso lungometraggi vuole proporre una
panoramica delle opere più interessanti del cinema mondiale, ecco
perché la selezione non si cura della provenienza delle opere ma
solo della loro qualità artistica: per il primo anno il festival
ospiterà un’opera proveniente dall’Arabia Saudita e un’opera
proveniente dall’India (Swaha); dopo il successo del russo
After e del ceceno The Cage is looking for a bird
nel 2023, ecco tornare in concorso Liar, della regista
russa Yulia Trofimova. Come ogni anno, il premio per il vincitore
sarà di 3mila euro.
Chiara
Mastroianni inaugurerà il Lucca Film Festival con omaggio
al padre Marcello, il pomeriggio del 21 settembre a Palazzo
Pfanner con la mostra Marcello l’antidivo di
successo, aperta al pubblico fino al 27 ottobre.
L’esposizione è un omaggio a Marcello Mastroianni, nel Centenario
dalla nascita e presenta manifesti originali, locandine, fotobuste
e bozzetti del corredo pubblicitario dell’epoca all’uscita dei
film, tutti provenienti dalla sterminata collezione di Alessandro
Orsucci. Centrale in questa esposizione è anche la musica per film,
con un allestimento unico di colonne sonore originali in vinile,
corredate di copertine originali anch’esse, spesso disegnate,
insieme a libri e spartiti musicali. “La mostra –
spiega il curatore Alessandro Orsucci –
propone una ricognizione delle pellicole, dei generi, delle
straordinarie collaborazioni dell’attore, in base a una ricerca
fatta sulla filmografia, che mi ha permesso di selezionare le opere
proprio tenendo conto dell’importanza del film e soprattutto del
lavoro di Marcello con gli altri”. L’attore aveva, tra
l’altro, un particolare legame con Lucca: la sua amata casa di
campagna, si trovava infatti a Pescaglia, sulle colline lucchesi,
un casale settecentesco dove trascorreva molto del suo tempo libero
insieme alla famiglia e ai più grandi nomi del cinema che lo
venivano a trovare. La sera sempre del 21 l’apertura ufficiale del
festival con Chiara Mastroianni e il ricordo a Marcello che
continua con Flavio De Bernardinis e, a seguire,
la proiezione di Casanova 70, diretto nel 1965 da Mario
Monicelli.
Sarà invece
l’attrice Carolina Crescentini (Notte prima
degli esami – Oggi, Parlami d’amore, I demoni di San Pietroburgo,
Boris, I bastardi di Pizzofalcone) a presiedere la giuria
della seconda edizione di LFF for Future, il
concorso a cura di Leonardo Galeassi, nato nel
2023 in collaborazione con il Gruppo Sofidel,
azienda leader nella produzione di carta per uso igienico e
domestico, nota nel mondo per il marchio Regina. La Crescentini,
che ha da poco terminato le riprese della nuova serie NetflixMrs Playmen, diretta da Riccardo
Donna nei panni della protagonista, sarà affiancata in giuria – per
assegnare il premio di 1.000 euro – da Luca Luisa
della storica associazione culturale La Cappella Underground e
membro del Trieste Science+Fiction Festival, dal produttore,
regista e filmmaker Andrea Morghen e dal regista e
docente Giacomo Nencioni. Salvaguardia del futuro
dal punto di vista ambientale e sociale è il tema cardine
dell’edizione di quest’anno che conta ben dieci cortometraggi di
giovani registi e filmmaker internazionali. Dieci corti, di cui 8
in anteprima italiana e 1 (l’argentino Cuando Todo Arde)
in anteprima europea. Dal documentario alla fantascienza, passando
per narrazioni sperimentali, i corti in concorso declinano il tema
della sostenibilità in maniera ricca ed eterogenea. La giuria del
concorso sarà anche protagonista, sabato 28
settembre, di un incontro con il pubblico dopo la
proiezione dei corti alle ore 17.30.
Il Lucca Film
Festival, grazie al sostegno di
SIAE, indice la prima edizione
del concorso “Buona la prima!”, riservato
alle opere prime di nazionalità italiana in formato cortometraggio
curato dalla direttrice artistica Cristina
Puccinelli. L’intento è quello di aiutare gli autori
emergenti ad avere maggiore visibilità. Su dieci film selezionati,
saranno assegnati tre premi da una giuria di professionisti del
settore: miglior opera prima, miglior sceneggiatura e miglior
colonna sonora. Quest’ultimo riconoscimento sarà assegnato in
collaborazione con il Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca e il
Master M.A.I. (Musica Applicata all’Immagine). Sempre in
collaborazione con SIAE, il corso di sceneggiatura,
“Scrivere Cinema”, nato
con l’obiettivo di aiutare giovani aspiranti autori ad affinare
l’arte della scrittura cinematografica. Il corso sarà tenuto dalla
sceneggiatrice e regista Cristina Puccinelli
– della direzione artistica del festival – e una lezione sarà
tenuta dallo sceneggiatore Massimo Gaudioso. Alla
fine del corso gli studenti consegneranno un soggetto per
cortometraggio e il migliore verrà premiato il 29 settembre con un
riconoscimento di 1.000 euro destinati allo sviluppo dello stesso
lavoro. Una giuria di esperti decreterà il vincitore a proprio,
insindacabile giudizio.
Per il
concorso internazionale cortometraggi, curato da
Laura Da Prato e da Dario Ricci,
alla sua decima edizione, sono oltre 500 le opere giunte da ogni
parte del mondo: i 12 cortometraggi selezionati saranno valutati da
una giuria professionale composta dal produttore Simone
Gandolfo, dal regista e autore Rai Luca
Rea e dalla Make up artist Dalia Colli e
saranno proiettati al Cinema Astra il 26 settembre dalle ore 17:00
e il 27 settembre dalle ore 15:00. 4 fuori concorso e 12 in
concorso, tra cui 3 anteprime europee – The Bug, To Whip A
Horse e Stereo-Vision e una prima
mondiale, The most beautiful day in life, dalla
Cina, indagheranno le relazioni familiari e sentimentali,
presentate sotto molteplici punti di vista talvolta inediti
(come Forever Yours, Binaud et
Claude, Dissolution, Mum, Este
no es Noruega), con un tocco di ironia e dark humor e
sconfinando talvolta nel cinema dell’orrore (Stereo
Vision, Cults). Storie al limite dell’irrealtà
ma radicate profondamente nel contemporaneo come il
pluripremiato I am not a Robot (Vincitore del
festival fantastico di Sitges e del Melies
d’Argent), l’austriaco Nightfaces e
il russo The bug, di kafkiana memoria. Evento
speciale il corto Good Boy, diretto da Tom Stuart e
interpretato da Ben Whishaw, prodotto dall’italiana Elettra
Pizzi e selezionato per la short list dei Premi Oscar 2024, sarà
proiettato al Cinema Astra domenica 29 settembre alle 20:30 e vedrà
uno speciale collegamento in diretta da Londra coi suoi
protagonisti.
Sabato 28 settembre
2024 torna Lucca Effetto Cinema, l’evento open-air
parte del Lucca Film Festival, con la direzione artistica di
Irene Passaglia, che trasformerà il centro storico
in un palcoscenico a cielo aperto. Organizzato con il Comune di
Lucca e la Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, vedrà la
partecipazione di 40 esercizi pubblici e 20 compagnie teatrali e di
danza. Le performance, ispirate a celebri film, si alterneranno
nelle aree tematiche della città. Novità di quest’anno è
l’Estemporanea di Pittura “ENTRA IN SCENA!“, dove
artisti interpreteranno scene iconiche del cinema. Previsti premi
per le migliori performance e scenografie.
Ricco il parterre
di ospiti di questa edizione: il regista e
sceneggiatore statunitense Paul Schrader,
Leone d’Oro alla carriera nel
2022, protagonista, al Cinema Astra, di una
masterclass, il 26 settembre alle 12:00, aperta al pubblico e di
una retrospettiva di suoi film, che il 27 settembre riceverà il
Premio alla Carriera. Quindi l’attore,
sceneggiatore, scrittore, regista e produttore statunitense
Ethan Hawke, che il 26 settembre alle 21:00
presenterà, in anteprima italiana, il suo ultimo film
Wildcat e riceverà il Golden Panther
Award. Il 27 settembre, alle ore 18:00, presso la
Chiesa di S. Francesco, Hawke, terrà una masterclass aperta al
pubblico, in collaborazione con la Scuola IMT,
nell’ambito della BRIGHT-NIGHT 2024, Notte europea delle
ricerca e consegnerà il Premio alla carriera a Paul
Schrader, che lo ha diretto in First Reformed – La creazione a
rischio. Quindi l’attore Matthew Modine, che
presenterà il 25 settembre alle 21:00 in un incontro moderato da
Silvia Bizio il corto The Martini Short,
commedia esistenziale di Stephen Wallis che racconta di un regista
cinematografico malato mentre inizia a girare quella che crede
essere la propria, ultima opera. Altro ospite d’eccezione, il
regista svedese Ruben Östlund, due volte
Palma d’Oro a Cannes, nel 2017 e nel 2022,
rispettivamente per The Square e Triangle of
Sadness, che terrà una masterclass il 28 settembre, riceverà
il Golden Panther Award il 29 settembre e sarà
omaggiato con una retrospettiva dei suoi film. Illuminano il
parterre di Lucca FF anche il regista Pupi Avati,
domenica 22 settembre alle 21:00 e omaggiato con la proiezione del
suo classico horror La casa dalle finestre che ridono, il
regista Tonino De Bernardi, che il 24 settembre
riceverà il Premio alla Carriera, il regista e sceneggiatore
Massimo Gaudioso che terrà una masterclass il 22
settembre e l’attore Federico Cesari, che riceverà
il Premio Nuovi Protagonisti e terrà un incontro con il
pubblico.
Chiuderà il
festival un’altra anteprima, la proiezione di Familia,
diretto da Francesco Costabile recentemente presentato alla Mostra
del cinema di Venezia, che vedrà ospite il regista, l’attore
Francesco Di Leva e il giovane attore Francesco Gheghi, vincitore
del Premio Orizzonti come miglior attore. La proiezione, in
collaborazione con Fice, segna il passaggio di testimone tra due
manifestazioni di cinema, il Lucca Film Festival e Le Giornate del
cinema d’essai, connubio tra festival e industry. Sempre fuori
concorso e nella sezione dedicata ai giovani registi toscani la
proiezione, il 23 settembre al cinema Astra alle ore 21 l’omaggio a
Mario Tobino con il documentario Mario Tobino per le Antiche
Mura, omaggio al grande psichiatra e scrittore nato a
Viareggio, che sarà presentato dalla regista Maria Erica Pacileo e
dal produttore Fernando Maraghini. Sempre nella sezione dedicata
agli autori toscani la proiezione di C’è un posto nel
mondo di Francesco Falaschi, che vedrà ospiti il regista e gli
interpreti Cristiana Dell’Anna, Daniele Parisi e Luigi Fedele.
Per la sezione
Focus, tra gli altri, la proiezione del film Roma blues di
Gianluca Manzetti con Francesco Gheghi e Warpigs,
diretto da Giacomo Pellegrini, la storia di due soldati americani
durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un nuova
collaborazione per il festival, con ACLI Lucca, per il film
Recinti urbani, scritto e diretto da Francesco Cerrone,
che sarà proiettato domenica 29 settembre presso il Complesso San
Micheletto. In collaborazione con l’associazione 50&più,
il 25 settembre alle ore 17:00 al Complesso San Micheletto,
presentato da Flavio De Bernardis, la proiezione di Matrimonio
all’italiana, di Vittorio De Sica, datato 1964, con Marcello
Mastroianni. Venerdì 27 settembre, presso l’ Auditorium Banca del
Monte alle ore 17:00, in collaborazione con l’associazione
50&più e in collaborazione con la Fondazione Giacomo Puccini,
in occasione dell’anniversario dei 100 anni della morte del
compositore nato e vissuto a Lucca, la proiezione di Puccini by
William Friedkin diretto da Federico Salvetti nel 2017.
Venerdì 27
settembre, presso l’ Auditorium Banca del Monte alle ore 18:00, in
collaborazione con Lions Club Lucca Le Mura la proiezione del film
Lucca Effetto Cinema, diretto nel 2022 da Gino
Bertini.
AL Lucca Film
Festival, la IX edizione di Over The Real, Festival Internazionale
di Video e Multimedia Art, che presenta la mostra multimediale
“Ipotesi di futuro”, a cura di Veronica D’Auria, Lino Strangis e
Maurizio Marco Tozzi, in programma nelle splendide sale di Villa
Bottini a Lucca dal 21 al 29 settembre, con inaugurazione venerdì
20 settembre alle ore 18. Il tema della mostra verte su opere che
hanno cercato di confrontarsi con i concetti di metamorfosi,
cambiamenti e mutazioni che sono alla base del comportamento di
tutto ciò che esiste in senso atavico ma anche espressione
particolare di un’epoca come quella corrente, caratterizzata da
importanti variazioni storiche. Fra gli artisti partecipanti Chiara
Passa, Matteo Donà, Alberto Papotto, Simone Cavallo, Chiara
Ciccarelli. Infine sarà a disposizione del pubblico un collegamento
interattivo con il Museo del Metaverso, un museo virtuale nato nel
2007 in Second Life, da Rosanna Galvani, per la valorizzazione del
patrimonio artistico creato in quel mondo virtuale. La mostra è
realizzata con il sostegno di: Regione Toscana, GiovaniSì,
Toscanaincontemporanea2024, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca,
Fondazione Banca del Monte di Lucca, dottor Emanuel Bertuccelli
Private Banker Mediolanum Viareggio, la compartecipazione di The
Lands of Puccini e Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest.
La sezione
Educational del Lucca Film Festival si arricchisce grazie al
contributo del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’ambito
del programma Cinema e Immagini per la Scuola. Tra gli eventi di
spicco: la masterclass di Paul Schrader (26
settembre, alle ore 10:00, Cinema Astra dopo la proiezione del film
Mishima), la proiezione fuori concorso del documentario
Mario Tobino per le Antiche Mura con la regista
Maria Erica Pacileo e il produttore
Fernando Maraghini (24 settembre, ore 10:00,
Cinema Astra), Banksy Unauthorized (25 settembre, ore 10,
Auditorium San Micheletto) altro interessante documentario
presentato dal Prof. Alessandro Romanini e la
presentazione di Maria Montessori – La Nouvelle Femme (25
settembre, ore 10:00, Cinema Astra). Questi appuntamenti offrono
agli studenti un’opportunità unica di approfondimento nel mondo del
cinema e della cultura e le masterclass possono essere seguite in
diretta streaming su Zoom. Inoltre LFF avvia un progetto annuale
dedicato alle scuole dal titolo “Rise! Storie in
Movimento”, con l’obiettivo la costruzione di un
ecosistema narrativo digitale.
Quindi l’evento,
curato dal giornalista e critico Mario
Serenellini, Tam Tam Truffaut : gli
esordi, omaggio al cinema del Maestro della Nouvelle
Vague, con Il Cinema Che Migliora La Vita, (Radio-Canada, 1971)
nell’edizione italiana a cura di Mario Serenellini, in versione
originale con i sottotitoli italiani ed estratti dal film
I 400 colpi. A Montreal, nel 1971, il cineasta, a 39
anni, sente il bisogno di parlare non soltanto dei suoi film ma
anche di sé stesso. Una lucida introspezione, nell’anno in cui è
morta la madre ed esce dalla depressione dopo la relazione con
Catherine Deneuve. L’infanzia e l’adolescenza, l’apprendistato
esistenziale e cinematografico, i grandi maestri da Hitchcock a
Welles, la delinquenza giovanile, il servizio militare. E,
naturalmente, le donne.
Scream
VI è finalmente nelle sale, portando un nuovo
Ghostface a New York City nel debutto del killer in una grande
città. Il sequel aumenta anche la violenza, offrendo il maggior
numero di cadaveri di qualsiasi film di Scream e dando a Ghostface una
furia cruda mai vista prima. Infine, Scream VI cerca di ridefinire le regole del franchise
riportando in scena diversi sopravvissuti delle puntate precedenti
e un nuovo cast di sospetti e potenziali vittime. Il sequel del
requel trabocca di nostalgia, ma tiene anche i fan in sospeso per
quasi due ore fino a quando il cattivo viene smascherato e le sue
motivazioni rivelate. C’è molto da svelare nel finale di Scream
VI, quindi vediamo di svelare i segreti del film, un pezzo
alla volta.
Trappola nel santuario di
Ghostface
Ambientato circa un anno dopo
l’evento di SCREAM
del 2022, Scream VI segue i principali sopravvissuti
all’ultimo massacro di Woodsboro mentre cercano di costruirsi una
nuova vita a New York. Ogni membro del “Core Four” cerca di
affrontare in modo diverso ciò che ha vissuto. I fratelli Chad
(Mason Gooding) e Mindy Meeks-Martin
(Jasmin Savoy Brown) rimangono appassionati di
cinema e si iscrivono al college per studiare cinema. Tara
Carpenter (Jenna
Ortega) vuole far finta che non sia successo
nulla, mentre la sorella di Tara, Sam (Melissa
Barrera), è ancora alle prese con il fatto di
essere la figlia del Ghostface originale, Billy Loomis
(Skeet Ulrich).
Da SCREAM, Sam è
perseguitata dalle visioni di Billy e teme di diventare
un’assassina come suo padre. Come confessa durante una seduta di
terapia, Sam ha ritenuto giusto accoltellare il suo ex fidanzato,
Richie Kirsch (Jack Quaid), l’ultimo a
indossare la maschera di Ghostface. Sam ha dovuto uccidere Richie
per proteggere sua sorella e i suoi amici, ma è ancora scioccata da
quanto sia stato facile togliere la vita a un’altra persona. A
complicare le cose, una serie di voci online ha trasformato Sam in
un paria, poiché molti pensano che sia responsabile del massacro di
Woodsboro di SCREAM. Secondo queste teorie cospirative,
Sam ha ucciso tutti e ha dato la colpa a Richie, che in realtà è
innocente.
Pochi mesi dopo l’arrivo a New
York, il Nucleo Quattro viene preso di mira da un nuovo Ghostface.
Come l’assassino dice a Sam attraverso una telefonata minacciosa,
il suo obiettivo è la verità e vuole rivelare che Sam è un
assassino. Sembra che il nuovo Ghostface si sia lasciato andare
alle teorie cospirative che circolano online ed è determinato a far
soffrire Sam. Sfortunatamente, chiunque si metta tra Ghostface e il
suo obiettivo principale viene fatto a pezzi senza alcun
rimorso.
Mentre indagano sui nuovi attacchi
di Ghostface, i Core Four ricevono l’aiuto del detective della
polizia Bailey (Dermot Mulroney), il padre della
nuova coinquilina delle sorelle Carpenter, Quinn (Liana
Liberato). Anche Chad ha un nuovo compagno di stanza,
Ethan (Jack Champion), mentre Mindy esce con una
ragazza di nome Anika (Devyn Nekoda). Infine,
anche Sam esce con Danny (Josh Segarra), un uomo
che vive di fronte al suo corridoio. I Core Four possono contare
anche sul supporto di Kirby (Hayden
Panettiere) di
Scream 4, diventata agente dell’FBI, e
di Gale Weathers (Courteney Cox).
Grazie alle capacità investigative
di Gale, il gruppo scopre un santuario che il nuovo Ghostface
utilizza come covo, dove i costumi e le armi di ogni precedente
killer sono esposti come oggetti da collezione. Il santuario
contiene molte prove della polizia ed è chiaro che i proprietari
erano ricchi o ben collegati. Sembra che l’edificio appartenesse a
Jason (Tony Revolori) e Greg, due imitatori di
Ghostface morti per mano del nuovo killer. Sembra che il posto sia
stato conquistato dal nuovo Ghostface, che ha lasciato le maschere
dei precedenti assassini in ogni scena del crimine. L’intero sito è
inoltre protetto da serrature magnetiche e telecamere di sicurezza,
che lo rendono una fortezza impenetrabile.
Dopo l’omicidio di Quinn e Anika e
il ricovero di Gale in ospedale in condizioni critiche, i
sopravvissuti decidono di cambiare le carte in tavola e di usare il
santuario di Ghostface come gabbia per intrappolare l’assassino e
farlo fuori. Il gruppo si divide in metropolitana e Mindy viene
pugnalata e mandata in ospedale, mentre Ethan rimane a curarla.
Poi, anche Sam decide di abbandonare Danny, visto che non lo
conosce veramente. Così solo Tara, Sam e Chad arrivano al
santuario, dove li attende Kirby. Tuttavia, non appena arrivano sul
posto, la detective Bailey fa una telefonata angosciante a Sam,
rivelando che Kirby è stato licenziato dall’FBI dopo un esaurimento
nervoso causato dagli ultimi omicidi di Woodsboro. Kirby sembra
essere il nuovo Ghostface e i sopravvissuti si sono rinchiusi nel
santuario con l’assassino.
Scream VI è tutto incentrato
sull’eredità
Fin dal suo arrivo al santuario di
Ghostface, Sam inizia ad avere visioni di Billy. Il fantasma del
padre la spinge ad abbracciare la sua natura di assassina. Dopo
aver ricevuto una telefonata dal detective Bailey, Sam viene
attaccata e accoltellata da una persona che indossa il costume di
Ghostface, che lei presume essere Kirby. Sam riesce a fuggire e
incontra Tara e Chad, che si sono appena dati il primo bacio. Il
trio combatte Ghostface fino a quando non compare un secondo
assassino, che sopraffà Chad. Ci sono sempre due assassini, con
l’eccezione di Scream 3, quindi ha senso
che Kirby abbia dei rinforzi.
Le cose si scaldano quando il
detective Bailey arriva al santuario. Nello stesso momento, Kirby
si presenta, coperto di sangue, affermando di essere stato
attaccato da Ghostface. Consumato dal dolore e convinto che Kirby
stia mentendo, il detective Bailey spara all’agente dell’FBI. Ma si
tratta di uno stratagemma, perché Bailey è la mente dietro gli
ultimi attacchi di Ghostface. E per la prima volta nel franchise,
gli assassini sono tre. Bailey, Ethan e Quinn, che dopotutto è
vivo. Bailey ha generato tre figli, Ethan, Quinn e Richie. Ora
tutta la famiglia vuole vendicarsi delle persone che hanno ucciso
Richie. È per questo che hanno iniziato a diffondere voci online
contro Sam, per incolparla della serie di omicidi di Ghostface a
New York.
Bailey spiega che il santuario era
in realtà di Richie, che era riuscito a mettere le mani sulle prove
della polizia grazie al padre detective. Bailey ha cambiato il
registro di proprietà solo per attirare tutti lì mentre indagava
sugli imitatori di Ghostface morti. Bailey vuole anche che Sam
indossi la maschera di Ghostface appartenuta a Billy per dimostrare
al mondo che è un’assassina.
Sam inizia a prendere in giro
Bailey e la sua famiglia, dicendo loro che Richie era un codardo
che lasciava che la sua ragazza, Amber (Mikey
Madison), facesse tutti gli omicidi. Quando la Bailey
sembra abbastanza distratta, Tara e Sam usano dei mattoni per
attaccare gli assassini. Anche Kirby si sveglia e si unisce alla
lotta, sparando in direzione di Bailey. Purtroppo, Ethan accoltella
Kirby; fortunatamente, Sam estrae il coltello dalla pancia di Kirby
e lo usa per accoltellare Ethan.
Tara e Sam cercano di scappare
dagli assassini, scambiandosi colpi e coltellate mentre cercano una
via d’uscita dal santuario di Ghostface. Tara affronta Ethan e gli
pianta un coltello nell’occhio. Sam riesce anche a conficcare un
proiettile nella fronte di Quinn, lasciando in vita solo Bailey.
Esaudendo il desiderio di Bailey, Sam indossa il costume di Billy e
chiama il detective. Utilizza un’app per emulare la voce di
Ghostface e stuzzica Bailey fino a sorprenderlo e a pugnalarlo più
volte. All’inizio Sam non vuole uccidere Bailey perché sente di
dover dimostrare di non essere un’assassina come suo padre.
Tuttavia, dopo aver ottenuto il sostegno di Tara, Sam pone fine
alla vita di Bailey.
Non sarebbe un film di
Scream senza uno spavento finale, e Ethan risorge dalla morte
solo per essere ucciso ancora una volta. Sia Tara che Sam sono
assassini, ma contrariamente ai Ghostface del passato, uccidono
solo per proteggere la loro famiglia, non per soddisfare desideri
egoistici. È anche per questo che Sam lascia cadere la maschera di
Billy sul pavimento alla fine del film, perché è finalmente in pace
con la sua eredità.
Dopo che tutto è stato detto e
fatto, Danny porta la polizia al santuario, dimostrando che stava
davvero cercando di aiutare. Anche Chad viene mandato in ospedale
e, sebbene sia in pessime condizioni, probabilmente sopravviverà.
Kirby, Mindy e Gale rimangono segnati a vita dopo essere stati
attaccati di nuovo da diversi Ghostface, ma è sorprendente che
tutti i personaggi legacy siano arrivati ai titoli di coda. Sebbene
Scream VI sia il film più sanguinoso del franchise, la
sorpresa più grande è il numero di persone rimaste in vita.
Soprattutto perché questa volta gli assassini erano tre.
Le prime immagini di
My Hero Academia: You’re Next, diretto da Tensai
Okamura (Naruto: Snow Princess’ Book of Ninja Arts), il
nuovo capitolo cinematografico della celebre serie di Weekly Shonen
Jump uscirà nelle sale il 10 ottobre distribuito in Italia da Eagle
Pictures.
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“My Hero Academia”
è una serie anime giapponese basata sul popolari manga di Kohei
Horikoshi, ambientata in un mondo in cui circa l’ottanta per cento
della popolazione possiede superpoteri, i Quirk. Gli eroi
proteggono le persone e la società dagli incidenti, dai disastri e
dai criminali che usano i loro Quirk per il male. La storia segue
le vicende del protagonista Izuku Midoriya, chiamato Deku, e dei
suoi compagni di classe alla U.A. High School che aspirano a
diventare eroi.
Il manga originale “My Hero
Academia” ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo,
apparso più volte nella lista dei bestseller del New York Times è
uscito a puntate su Weekly Shonen Jump di Shueisha debuttando nel
2014. L’adattamento televisivo della saga è stato trasmesso nel per
la prima volta nel 2016, ci sono state sette stagioni di cui
l’ultima è andata in onda nella primavera del 2024. Dopo il primo e
il secondo lungometraggio, il terzo film World Heroes’
Mission (2021) ha battuto i record di successo del franchise,
guadagnando oltre 46,9 milioni di dollari al botteghino, My
Hero Academia: You’re Next è il quarto film. Come nei tre
lungometraggi precedenti, Kohei Horikoshi, l’autore della storia
originale, è coinvolto anche in questo nuovo capitolo come
supervisore generale e disegnatore dei personaggi originali, dando
vita a una storia mai vista prima.
La trama di My Hero Academia:
You’re Next
In una società in cui eroi e cattivi
si scontrano continuamente in nome della pace e del caos, Deku, uno
studente della U.A. High School che aspira a diventare il miglior
eroe possibile, affronta il cattivo che imita l’eroe che ammira da
tempo. Riusciranno Deku e il resto della U.A. High Class 1-A a
proteggere il mondo ponendo fine a Dark Might, l’uomo che sostiene
di essere il nuovo Simbolo della Pace?
Diretto da Ali
Abbasi e scritto da Gabe Sherman,
The Apprentice vede come protagonisti il candidato
agli Emmy Sebastian Stan (Pam & Tommy) nel ruolo di
Trump, il vincitore dell’Emmy Jeremy Strong (Succession) nel ruolo dell’ardente Roy Cohn,
Martin Donovan (Tenet)
nel ruolo di Fred Trump Sr e Maria Bakalova (Borat
Following Moviefilm) nel ruolo di Ivana Trump.
The
Apprentice ha fatto scalpore al Festival
di Cannes all’inizio di quest’anno. Inizialmente c’era stata
una certa incertezza sul fatto che il film avrebbe ottenuto
un’uscita nelle sale negli Stati Uniti. Il finanziatore del film
Kinematics, sostenuto dal sostenitore di Trump Dan Snyder, si
sarebbe risentito per la rappresentazione dell’ex POTUS nel film e
avrebbe intrapreso
un’azione legale.
Il film ha debuttato negli Stati
Uniti a Telluride dopo essere stato aggiunto in sordina alla
scaletta del festival. Come riportato da Baz
Bamigboye di Deadline, il film ha avuto un
debutto senza problemi. Il team dietro al film aveva previsto delle
sfide legali per impedire la proiezione e delle proteste da parte
dei sostenitori dell’ex Presidente.
“Ambientato in un mondo di
corruzione e inganni, The
Apprentice esaminerà gli sforzi di Trump per costruire
la sua attività immobiliare a New York negli anni ’70 e ’80,
scavando anche nel suo rapporto con il famigerato avvocato Roy
Cohn”, si legge nella sinossi. “È una storia di mentori e
protettori che traccia le origini di una grande dinastia americana.
Piena di personaggi più grandi della vita, rivela il costo morale e
umano di una cultura definita da vincitori e perdenti”.
L’acclamata attrice Zoe Saldana non vede limiti alla sua
carriera a Hollywood e ha un’ambizione importante che vorrebbe
realizzare. La star del franchise Avatar e attrice
del Marvel Cinematic Universe
insiste sul fatto che vuole dirigere un film d’azione per aumentare
ulteriormente il suo impressionante CV.
Parlando al Toronto
International Film Festival, Zoe Saldana
ha dichiarato la sua intenzione di dirigere un film d’azione quando
farà il suo debutto alla regia, affermando di essere da tempo una
fan delle serie poliziesche e dei film sulle rapine, e ha
menzionato la serie di James
Bond come una potenziale strada per perseguire la sua
ambizione. “Non ho mai visto una donna dirigere James
Bond”, ha detto. “Mi piace The Equalizer. Guardo serie
poliziesche e, quindi, forse in futuro. Sono sempre stata attratta
dai temi delle rapine. Heat è un film che devo guardare almeno una
volta all’anno e analizzare, e il modo in cui Michael Mann abbina
tutto insieme, il modo in cui tutti lo hanno interpretato. Quindi,
mi piacerebbe iniziare con una specie di azione-rapina”.
Il curriculum di Zoe Saldana è pieno di titoli d’azione, tra
cui la trilogia dei Guardiani della Galassia e
gli ultimi due sequel di Avengers,
Infinity War ed Endgame, oltre a
lungometraggi in crime drama come Colombiana e
Out of the Furnace. Avendo visto altre donne di
Hollywood passare con successo dallo schermo alla sedia del
regista, l’attrice non vede limiti a ciò che può fare nella sua
carriera. “Non mi sono mai, mai limitata. Posso fare qualsiasi
cosa”, ha detto. “Proprio come Ang Lee ha fatto Ragione e
sentimento, giusto? Potrei anche fare Jane Austen un giorno. Non si
sa mai”.
Dopo essere stato presentato alla
54° edizione del Giffoni Film Festival nella
sezione Premiere fuori concorso, arriva al cinema dal 19
settembre il film d’animazione green Ozi – La
voce della foresta di Tim Harper,
prodotto da Leonardo DiCaprio e distribuito al cinema da
Notorious Pictures.
Il film, prodotto dalla star
hollywoodiana nota per il suo impegno ecologista, è ambientato
nella foresta pluviale e racconta la storia di Ozi, una giovane
orangotango il cui habitat viene distrutto dall’uomo. Salvata da un
gruppo di volontari, impara a comunicare con la lingua dei segni e
diventa un’influencer. Un giorno per caso, scopre che i genitori
potrebbero essere ancora vivi e parte alla loro ricerca, ma il
paesaggio attorno a lei è cambiato: la deforestazione ha distrutto
l’ambiente che lei conosceva. Ozi decide così che la sua nuova
missione, oltre a quella di trovare i suoi genitori, è far sapere
al mondo cosa sta succedendo nella foresta pluviale.
Ozi – La voce della
foresta, quindi, è un film che attraverso un racconto
avvincente e un linguaggio capace di parlare ad un pubblico più
giovane, ma non solo, affronta tematiche dall’enorme rilevanza
sociale e di estrema attualità, come quella ambientalista.
Il film è un invito a cambiare il
mondo in modo sostenibile, con un tocco di umorismo e avventura
ogni giorno.
Con ingegnosi espedienti narrativi,
la storia mostra le disavventure dei piccoli protagonisti che
vedono il loro habitat scomparire, offrendo una prospettiva
inaspettata sulla crisi ambientale e riflettendo, tra risate e
riflessioni, sul nostro rapporto con la natura e l’importanza di
proteggerla.
Sono arrivate le prime immagini
della quarta stagione di Ghosts.
Pieni di volti familiari e di un volto nuovo, i nuovi scatti
confermano che il primo episodio riprenderà subito dopo il
cliffhanger della terza stagione, che ha visto l’Isaac di
Brandon Scott Jonestrascinato nel fango dallo
spirito a lungo dimenticato Patience. Insieme alle prime
immagini, la CBS ha anche rivelato la trama ufficiale
dell’episodio inaugurale della stagione 4, intitolato
“Patience”, dal nome del fantasma puritano che ha preso in ostaggio
Isaac in quella che sembra essere una vendetta lunga 100 anni.
“Mentre Sam e i fantasmi corrono
per trovarlo, Isaac si trova faccia a faccia con il fantasma
puritano Patience ( Mary Holland ) per la prima
volta da quando si è persa nel fango, nella prima della quarta
stagione della serie originale della CBS Ghosts.”
La maggior parte delle nuove
immagini vede i fantasmi rimasti riuniti nel seminterrato del
Woodstone B&B, insieme ai vivi Sam (Rose
McIver) e Jay (Utkarsh Ambudkar). Sguardi
di shock e orrore sono impressi sui volti delle star
Rebecca Wisocky, Danielle
Pinnock e Asher Grodman, mentre
Devan Chandler Long, Román
Zaragoza e Sheila Carrasco appaiono
pensierosi. Anche se non lo sapremo con certezza fino all’arrivo
dell’episodio il mese prossimo, un’immagine sembra indicare che i
fantasmi hanno intenzione di tenersi per mano e di marciare
nell’ignoto deserto della terra per trovare il loro amico
scomparso.
L’ultima volta che abbiamo visto i
nostri spettri preferiti, Isaac aveva appena rotto il suo
fidanzamento con Nigel (John Hartman), lasciando
l’ufficiale britannico all’altare dopo aver capito che forse i due
non sono anime gemelle in seguito ad alcune rivelazioni di Pete
(Richie Moriarty) e di una spogliarellista di nome
Chris. Sia Nigel che Pete sono introvabili nelle nuove immagini,
quindi dovremo tenere gli occhi aperti per scoprire dove si trovano
quando uscirà il primo trailer della quarta stagione. Dato che
il nuovo potere fantasma di Pete gli permette di lasciare la
proprietà, potrebbe essere ovunque nell’episodio iniziale.
All’inizio di oggi, TV Line ha rivelato un assaggio di ciò che ci aspetta
dalla quarta stagione, oltre a ciò che abbiamo appreso al SDCC
quest’estate. Insieme all’annuncio del casting di Holland a
luglio, è stato rivelato che Dean Norris avrebbe
interpretato il padre di Sam, e ora sappiamo che apparirà
all’inizio della stagione, nell’episodio 2. Nel frattempo, non è
ancora chiaro come Jay otterrà la capacità di vedere i
fantasmi (o quanto durerà), ma il co-showrunner Joe
Port ha anticipato che il rapporto tra lui e Sam “sarà
messo un po’ a dura prova, dato che si troveranno a dover gestire
quelle che saranno due attività in fase di avviamento”, anche se si
è affrettato a sottolineare che nella quarta stagione
otterranno anche dei successi commerciali. Secondo il
co-showrunner Joe Wiseman, alcuni di questi
successi possono essere ricondotti a Hetty e Alberta, che prendono
“Sam sotto la loro ala protettrice e la [aiutano] con un paio di
grandi obiettivi”. Ghosts torna sulla CBS il 17 ottobre
alle 20:30 ET. In Italia la serie sarà programmata su Paramount+.
Ray Fisher è
balzato
agli onori della cronaca per quello che ha definito il
comportamento di Joss Whedon“grossolano,
abusivo, non professionale e assolutamente inaccettabile”
sul set delle riprese di Justice
League.
Dopo aver provocato un’onda d’urto
a Hollywood, gli accordi di non divulgazione hanno impedito
all’attore di condividere la maggior parte dei dettagli, mentre le
conclusioni poco incoraggianti dell’indagine della WarnerMedia non
hanno fatto luce sulle ripercussioni per le persone coinvolte
(Fisher ha spesso citato Geoff Johns e Jon Berg
per la loro presunta complicità nelle azioni di Whedon).
La carriera di Joss
Whedon è apparentemente finita dopo che sono emerse
analoghe denunce di comportamenti abusivi e Fisher ha ampiamente
voltato pagina, come ha riconosciuto parlando del suo ruolo di
Lymon, il migliore amico del protagonista Boy Willie Charles,
interpretato da John David Washington, in The Piano Lesson
di Netflix.
“Ciò che ha aiutato
l’intero processo è, devo ammetterlo, August Wilson”, ha
spiegato l’attore di Rebel
Moon. “La giustapposizione che esisteva
all’interno dell’opera, all’interno del personaggio.Credo che ci sia un po’ di Lymon Jackson in tutti
noi.In quest’opera c’è un’innocenza che molti
perdono con il passare del tempo, soprattutto quando si sopportano
tali difficoltà”.
“Per me è stato un modo per
ripulire il palato in molti modi, perché ho affrontato delle
difficoltà specifiche nella mia vita e alcune difficoltà di
carriera.Poter rientrare in questo spazio e dire:
‘Non voglio essere attaccata a questo.Non voglio
provare risentimento per qualcosa che è successo”.Voglio andare avanti, e questo è ciò che Lymon
rappresenta”, ha concluso Fisher.
Sebbene le parole di Fisher non
abbiano avuto l’impatto che sperava alla Warner Bros, hanno portato
altri a parlare di Whedon e non ricordiamo l’ultima volta che
abbiamo visto i nomi di Johns o Berg legati a progetti
importanti.
Ambientato nella Pittsburgh del
1936, all’indomani della Grande Depressione, The Piano
Lesson segue la vita della famiglia Charles nella casa dei
Doaker Charles e di un cimelio, il pianoforte di famiglia, che
documenta la storia della famiglia attraverso le incisioni fatte
dal loro antenato schiavo.
Diretto da Malcolm
Washington, il film è interpretato da
Samuel L. Jackson,
John David Washington, Ray Fisher, Danielle Deadwyler, Michael
Potts e Corey Hawkins. Il film arriverà nelle sale l’8
novembre e su Netflix il 22 novembre.
La HBO ha pubblicato il primo
trailer della nuova serie televisiva Max The
Franchise in vista del suo debutto sulla piattaforma
di streaming domenica 6 ottobre. Anche se questo show non è basato
su nessun fumetto che abbiate mai letto, si svolge nel mondo dei
supereroi… beh, dei film di supereroi.
Secondo il titolo ufficiale,
“The Franchise segue l’equipaggio di un film in franchising
non amato che lotta per il proprio posto in un universo
cinematografico selvaggio e indisciplinato”.
“La serie comica getta una
luce sul caos segreto che regna nel mondo dei film di supereroi,
per porre la domanda: come viene fatta esattamente la salsiccia
cinematografica?Perché ogni pasticcio ha una
storia di origine”.
Si tratterà di un’interpretazione
divertente del modo in cui vengono realizzati i film sui supereroi
o di un tentativo patetico di prendere in giro un genere che ancora
domina Hollywood (con grande disappunto di alcuni critici e di
Martin Scorsese). Staremo a vedere, ma il
trailer suggerisce che possiamo aspettarci almeno qualche grossa
risata dallo show.
Il cast di The franchise
Il cast di The
franchise comprende Himesh Patel nel
ruolo di Daniel, Aya Cash nel ruolo di Anita,
Jessica Hynes nel ruolo di Steph, Billy
Magnussen nel ruolo di Adam, Lolly Adefope nel ruolo di
Dag, Darren Goldstein nel ruolo di Pat e
Isaac Powell nel ruolo di Bryson. Tra le guest
star ricorrenti figurano Richard E. Grant nel
ruolo di Peter e Daniel Brühl in quello di Eric.
Sam Mendes, Pippa Harris,
Nicolas Brown e Julie Pastor producono esecutivamente per
Neal Street Productions; Armando Iannucci per Dundee Productions,
Jon Brown e Jim Kleverweis. L’episodio pilota è stato diretto da
Sam Mendes e scritto da Jon Brown, che funge da showrunner.
Parlando con
IndieWire dello show, Magnussen ha recentemente dichiarato:
“Il dono è stato quello di poter ridere di tutte le cose
che facciamo.Come le persone con un grande ego
che dicono: “Oh, sono delle superstar”.È uno show
televisivo che parla della realizzazione di un film di supereroi,
ed è tutto un gruppo di imbecilli che gestisce lo spettacolo e tu
puoi ridere”.
Parlando dei suoi famosi
co-protagonisti, l’attore ha aggiunto: “L’ensemble era
tutto.La comunità con cui ho lavorato durante
quella serie televisiva è stata un dono di cui non potrei essere
più grato.È tutta una questione di persone,
perché molto di questo settore si prende troppo sul serio, e questo
show mi ricorda che ci si può divertire e ridere di se stessi, ed è
quello che abbiamo fatto”.
Che si ami o si odi il franchise di
Venom
(e la maggior parte dei fan dei fumetti sembra appartenere
a quest’ultima categoria), non si può negare che sia stato un
successo al botteghino per la Sony Pictures. Ora la trilogia si
concluderà con Venom: The
Last Dance.
Il threequel arriverà nelle sale
americane il 25 ottobre, ma oggi è stato confermato che in Cina
arriverà il 23 ottobre. In base all’esperienza passata, ci vorranno
poche ore prima che spoiler e copie bootleg complete invadano
Internet.
Perché l’ultimo film di
Venom si sta dirigendo verso il Regno di Mezzo un po’ prima
che altrove? Nel 2018 Venom ha incassato 270 milioni di
dollari, circa un terzo dei suoi 856 milioni di dollari di incasso
globale. Venom:La furia di Carnage, uscito negli
ultimi mesi della pandemia, non è stato distribuito in quel paese
(all’epoca, praticamente nessun blockbuster di Hollywood lo
era).
Siamo curiosi di vedere dove ci
porterà questo terzo capitolo, soprattutto perché sembra essere una
storia di più ampio respiro che finalmente fa luce sulla storia
aliena di Venom. Ancora una volta, però, non ci aspettiamo che
Spider-Man entri in scena.
Cosa ha detto Tom
Hardy in merito a Venom: The Last
Dance
Parlando del trequel, Tom Hardy ha recentemente dichiarato:
“Per il terzo film, ci è stato dato così tanto supporto
creativo da poterlo fare, da poterlo spingere.È
un’opera molto più ampia e c’è molto più amore – non che non ce ne
fosse nei precedenti.Ci è stato permesso di
mettere in campo molte più idee e sono davvero entusiasta di vedere
come si realizzeranno.Credo che in queste cose si
debba puntare al massimo”.
Ha aggiunto: “È l’ultimo e
vogliamo uscire di scena con il botto, gettando le basi per le
opzioni e le possibilità, perché è stato un viaggio
fantastico.Mi è piaciuto molto lavorare in quel
campo e in quell’ambito di un grande film con grandi idee e un
sacco di persone che guardano a te per sostenerle”.
Un nuovo trailer di Venom: The
Last Dance sarà rilasciato giovedì. Guardate il teaser
qui sotto.
Tutto quello che sappiamo su
Venom: The Last Dance
Venom: The
Last Dancesegue i successi al
botteghino consecutivi di Venom: La furia di Carnage del 2021 (502
milioni di dollari a livello globale) e Venom
del 2018 (856 milioni di dollari a livello globale). Kelly
Marcel, che ha scritto i primi due film, dirigerà e
scriverà il trequel.
Tom Hardy ha menzionato Marcel nel suo post,
scrivendo “Voglio menzionare molto brevemente quanto sia
orgoglioso della mia regista, compagna di sceneggiatura e cara
amica Kelly Marcel. Vederti prendere il timone di questo film mi
riempie di orgoglio, è un onore. Fidati del tuo istinto, il tuo
istinto è sempre perfetto. Prima classe: ti appoggio.”
A parte il ritorno di Tom Hardy nei panni del giornalista Eddie
Brock e del suo inconsapevole aiutante e parassita
Venom, la trama del terzo capitolo è stata tenuta
nascosta. Juno Temple e Chiwetel Ejiofor si sono uniti al cast in
ruoli non rivelati. Abbiamo visto l’ultima volta Venom/Eddie Brock
nei titoli di coda di
Spider-Man: No Way Home del 2021, ma non è chiaro
quale dei personaggi dell’Universo Marvel di Sony – che
include Morbius,Kraven
Il Cacciatore e Madame
Web, tra gli altri – potrebbe comparire in Venom: The
Last Dance.
I biglietti per
Joker:Folie À Deux
sono stati messi in vendita oggi e ora abbiamo una nuova featurette
che mostra l’epica storia d’amore che sembra essere al centro del
sequel DC di
Todd Phillips.
Il film, che attualmente si trova
al 61% su Rotten Tomatoes, non sembra un seguito convenzionale di
Joker
del 2019, poiché incorporerà elementi musicali e forse si svolgerà
in gran parte nella testa di Arthur Fleck. Tuttavia, avremo anche
una storia d’amore contorta che ruota attorno ad Arthur e “Lee”
Quinzel, con quest’ultima che fungerà da nuova versione di Harley Quinn.
In questo ultimo sneak peek,
scopriamo di più su ciò che accadrà al duo interpretato da
Joaquin Phoenix e
Lady Gaga; inoltre, ci sono nuove interviste, filmati
inediti tratti da Joker:Folie À Deux e uno
sguardo dietro le quinte.
Tutto quello che sappiamo sul film
Joker: Folie à Deux
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno
di Joaquin
Phoenix nel ruolo del cattivo DC Joker. Il sequel
presenterà anche il ritorno della Sophie di Zazie
Beetz insieme ai nuovi arrivatiBrendan
Gleeson,Catherine
Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey.
Nel cast c’è anche Lady
Gaga che darà vita a Harley
Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti,
ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà
ad Arkham Asylum e conterrà
significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti hanno anche suggerito che
la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista. Il film di Todd
Phillips del 2019 è stato un successo sia di
critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1 miliardo
di dollari al botteghino, rendendolo il film con il maggior incasso
di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da numerosi importanti
enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden Globe, sia per il
miglior attore che per la miglior colonna sonora.
Harley Quinn è uno
dei personaggi più famosi della storia del fumetto e, ormai, anche
del cinema recente.
Suicide Squad ha fatto sì che il suo personaggio potesse
diventare conosciuto ai più e questo ha permesso una riscoperta
del suo background, della sua storia e delle sue apparizioni tra tv
e fumetto. Harley Quinn è tornata al cinema
interpreta da Lady Gaga nell’attesissimo Joker:Folie À Deux.Ecco
dieci cose che, forse, non sapevate su Harley Quinn.
Tutto quello che c’è da sapere su
Harley Quinn
1. Harley Quinn sarebbe
dovuta essere un personaggio temporaneo. Harley Quinn è
apparsa per la prima volta in Batman: The animated series
del 1992. Nel secondo episodio, Joker’s Favor,
Joker avrebbe dovuto vestirsi da donna e balzare fuori da una
torta. Tuttavia, si fecero alcune questione sul fatto che Joker
sarebbe dovuto vestirsi da donna e si decise per introdurre un
personaggio femminile nuovo, ovvero, Harley Quinn.
2. Harley Quinn ha debuttato
prima in televisione e poi su fumetto. Di Harley Quinn non
si pensava che potesse ottenere il successo che ha avuto.
Nonostante questo, venne costruito comunque un passato di Harley
Quinn, creando un background del personaggio: Harleen
Frances Quinzel era una giovane promessa della psichiatria
che ha deciso di lasciar perdere il suo potenziale nel momento in
cui è entrato in contatto con Joker nell’Arkham Asylum, ovvero
quando Joker venne ricoverato. Harleen, mentre cercava di
analizzarlo, per scrivere un libro sulle patologia criminali, si è
innamorata subito di Joker, ha finito per diventare la sua
marionetta, mero strumento di Joker per raggiungere i suoi
scopi.
3. Harley Quin è ispirata ad
Arleen Sorkin. Oltre al fatto che il suo nome è mutuato dalla
parola harlequin (Arlecchino), uno dei produttori di Batman:
the animated series, Paul Dini, ha affermato
di aver realizzato il personaggio di Harley sulle fattezze di
Arleen Sorkin. La Sorkin venne studiata guardando
la serie Days of our lives e l’idea venne quando, durante
un flashback, il suo personaggio era vestito da clown, con un
vestito di blu e rosso e con un make up bianco. Di fatto, nella
serie di animazione, Harley era bionda, con occhi azzurri, vestita
da giullare e molto attraente, proponendosi come versione femminile
del Joker.
Suicide Squad introduce al cinema
Harley Quinn
4. Harley Quinn è diventata
uno dei personaggi più popolari del mondo DC. Harley Quinn
è al 45esimo posto nella lista dei migliori cattivi dei fumetti
secondo IGN (società di media e intrattenimento). La popolarità di
Harley Quinn, dopo gli anni ’90, è arrivata grazie alla sua
presenza in Suicide Squad. Il personaggio, interpretato da
Margot Robbie, ha suscitato tanto clamore e ha
avuto tanto successo che si è pensato di realizzare uno spin-off
che possa fungere da legame tra la sua backstory e il sequel di
Suicide Squad. In questo film il look ha subito
decisamente un cambiamento, rendendo il personaggio di Harvey più
sexy ed intrigante in magliettina, mazza da baseball e borchie.
Tutto i film nel quale appare Harley Quinn
5. Harley Quinn si è
meritata un film da solista con Birds
of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn.
Dopo il successo che ha avuto il suo personaggio successivamente a
Suicide Squad, si è deciso di realizzare un film solista per Harley
Quinn. Il film che sarà di Glen Ficarra e John Requa, entrati in
trattive per produrlo, scriverlo e dirigerlo, pare che i due
abbiamo consegnato lo script alla Warner Bros., anche se non è
chiaro quando il film entrerà in produzione.
Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley
Quinn
In Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley
Quinn) della Warner Bros. Pictures,
Margot Robbie torna a vestire i panni di Harley Quinn,
al fianco di
Mary Elizabeth Winstead nel ruolo di Huntress;
Jurnee Smollett-Bell nei panni di Black Canary;
Rosie Perez in quelli di Renee Montoya;
Chris Messina è Victor Zsasz; ed Ewan McGregor è Roman Sionis. Fa il suo
esordio sul grande schermo Ella Jay Basco, nel ruolo di Cassandra
“Cass” Cain.
Nel film quando il malvagio
narcisista di Gotham, Roman Sionis, e il suo zelante braccio
destro, Zsasz, prendono di mira la piccola Cass, la città viene
messa sotto sopra per trovarla. Le strade di Harley, Huntress,
Black Canary e Renee Montoya si incrociano, e l’improbabile
quartetto non avrà altra scelta che allearsi per sconfiggere
Roman.
Basato sul personaggio di Joker di DC Comics,
Joker:Folie À
Deux è il sequel del film Joker (2019) e
vede Joaquin Phoenix interpretare il protagonista,
affiancato nel cast da
Lady Gaga,
Zazie Beetz, Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland,
Steve Coogan, Ken Leung e Harry Lawtey.
Nel film in uscita il 02 Ottobre
2024 il comico fallito Arthur Fleck incontra l’amore della sua
vita, Harley Quinn, mentre è detenuto all’Arkham State Hospital. A
seguito del suo rilascio, i due si imbarcano in una disavventura
romantica.
Margot Robbie è l’attrice che da il volto al cinema di
Harley Quinn
6. Per interpretare Harley
Quinn,
Margot Robbie ha dovuto passare diverse ore al trucco.
Per far sì che la sua interpretazione di Harley Quinn fosse la
migliore possibile,
Margot Robbie passava più di tre ore per trucco e
capelli che la trasformassero nel suo personaggio. Doveva
necessariamente avere le pelle bianca, le dovevano apporre una
ventina di tatuaggi temporanei e adattare il costume.
7. Per preparare il ruolo,
Margot Robbie ha fatto dei testi psicologici. In
un’intervista
Margot Robbie ha rivelato di essersi sottoposta ad
alcuni test psicologici che si usano per determinare il tipo di
malattia mentale che un soggetto potrebbe avere. Questo test
consiste in una lista di 500 domande o altro, alcune di loro sono
semplici, altre no. Viene constata la reazione alla domanda e la
risposta del paziente. Per
Margot Robbie, interpretare Harley Quinn è stata una
sfida vera e propria, soprattutto se si considera che ha realizzato
la sé quasi tutte le scene d’azione, anche pericolose.
Harley Quinn e Joker
8. Per
Margot Robbie, Harley Quinn è un personaggio
manipolatore. Secondo lei, Harley è uno dei personaggi che
manipolano di più rispetto gli altri membri della Suicide Squad,
aggiungendo che la relazione con
Joker è incredibilmente disfunzionale. Harvey è pazza di Joker,
letteralmente, lei lo ama davvero nella sua follia e nella
disfunzione relazionale.
I costume di Harley Quinn
9. Harley Quinn si è evoluta
nel corso del tempo. In più di 25 anni, il costume di
Harley Quinn ha subito variazioni. Dal costume da giullare che si
vede nella sue prime apparizioni animate prima, fumetti poi, è
arrivata a vestire, in Suicide Squad, pantaloncini e maglietta
attillata, rimanendo sempre un personaggio contraddistinto
nell’universo DC e anche oltre. I suoi capelli biondi hanno
raggiunto colorazioni blu e rosee, raccolti in due codini ai lati
della testa, mentre, all’inizio, erano coperti da un copricapo da
giullare.
Il trucco di Harley Quinn
10. Il trucco di Harley
Quinn è cambiato molto. All’inizio delle sue comparsate,
Harley Quinn aveva un trucco molto semplice che poi si è voluto in
quello da giullare. In seguito, come si è poi visto in
Suicide
Squad, il trucco si è appesantito, con il volto
cerato, la pelle candida, il corpo pieno di piccoli tatuaggi e un
trucco viso marcato sugli occhi e sulle labbra.
Morena Baccarin ha causato un bel po’
di scalpore al recente FAN EXPO Canada dopo aver detto che voleva
essere una cattiva nel DC
Universe di James
Gunn. L’attrice ha puntato a una parte in un film DC sin
dall’epoca del DCEU; avrebbe potuto essere scelta per qualsiasi
film di successo, ma soprattutto in Batman v Superman, Birds of
Prey o persino The Suicide Squad.
Baccarin ha ora confermato che sta
puntando a interpretare Catwoman (secondo l’utente
X Agents of Fandom), interpretata più di recente da Zoë
Kravitz in The
Batman. Un fan ha persino pubblicato un’immagine di
come potrebbe apparire nel personaggio su Instagram (sfoggia anche
un taglio pixie).
Morena Baccarin ha accennato al suo
interesse per il ruolo in un’intervista del 2018 con Cinepop;
all’epoca stava tenendo conferenze stampa per Deadpool
2 e ha rivelato che il suo sogno più grande è interpretare
la versione femminile di James
Bond. Quando le è stato chiesto se stava tenendo d’occhio
qualche supereroe DC o Marvel, ha detto: “Mi
identifico di più con i cattivi, con Poison Ivy e
Catwoman”.
Tuttavia, il ruolo più vicino a cui
è arrivata per dare corpo a questi personaggi è stato un ruolo da
co-protagonista nella serie TV Gotham. Ha
interpretato il medico legale del GCPD Leslie
Thompkins, la madre di Barbara Gordon e
la moglie di James Gordon. Quella serie ha
descritto le storie delle origini dei cattivi, scegliendo
Maggie Geha (Ted 2) e Carmen
Bicondova (Festival of the Living Dead) come le giovani
Ivy Peper e Selina Kyle.
Morena Baccarin ha riflettuto sulla sua
esperienza in Gotham, affermando che le piacerebbe
interpretare di nuovo quel ruolo in qualsiasi momento. “Mi è
piaciuto fare Gotham quando ne ho avuto la possibilità, ma sì, mi
piacerebbe molto”, ha detto (secondo ComicBookMovie).
“Penso che, per me, sia tutta una questione di quella parte
femminile forte”.
Il punto di forza unico di Chastity High, la nuova serie YA giapponese di
Netflix, il
velo di trama da cui prende il titolo, è l’idea che nessuno degli
studenti della neo-coed Asuran Academy possa avere relazioni
sentimentali con altri studenti, né all’interno né all’esterno del
campus. Fortunatamente, questo non è solo un tema di fondo e il
finale della serie lo interroga in profondità.
I risultati sono contrastanti, come
lo sono per tutto il resto del drama YA di otto episodi,
opportunamente descritto come la risposta giapponese a successi in
streaming simili come Elite e Young
Royals. Ma l’episodio 8 merita un po’ di approfondimento
per aver unito il dramma dei personaggi e il punto di fondo in
questo modo, con Ichica che fa causa apertamente alla scuola e
costringe la preside Ikushima a giustificare ad alta voce le sue
draconiane misure di castità.
La motivazione di Ichica nel finale
di Chastity High
È importante capire non solo che
Ichica fa causa alla scuola, anche perché, pur avendo tratto
beneficio dalle sue misure autoritarie, si è sentita davvero offesa
solo quando le cose si sono ribaltate a suo sfavore.
Naturalmente, il suo background è
importante: non ha una famiglia benestante come molti altri
studenti, e il fascino di essere ben compensata e capace di pagare
un debito predatorio la rende irresistibile. Ma nel vivere la sua
stessa ordalia dopo essersi innamorata di Maki e aver visto le loro
foto private diffuse, capisce che gli studenti non dovrebbero
essere soggetti a queste violazioni, anche se ciò significa perdere
il suo vantaggio per garantire che siano protetti.
Ayami che denuncia Ichica e Maki è,
ironicamente, la cosa migliore che potesse capitarle. Allo stesso
modo, l’altro sviluppo apparentemente negativo di Ikushima che si
offre di revocare la sua espulsione se avesse fatto la spia su
tutte le persone che aveva salvato come Custode dell’amore, era
significativo. Ichica si rende conto che la cultura di sfiducia che
si sta sviluppando attorno alla nozione stessa di amore è
profondamente dannosa e che gli studenti vengono sottoposti al
lavaggio del cervello per tradire i loro amici e i loro istinti e
sostenere questo clima di repressione.
La preside Ikushima ha le sue
ragioni
Durante la parte del
controinterrogatorio del processo, la radice dei forti sentimenti
di Ikushima sull’amore e le relazioni giovanili diventa chiara.
Quando era più giovane, un’amica di Ikushima era rimasta incinta.
Entrambe lo avevano tenuto segreto e l’amica era morta durante il
parto a causa di complicazioni. Da allora, Ikushima ha attribuito
l’evento alla mancanza di comprensione da parte dei giovani che non
avevano nulla a che fare con tali questioni in primo luogo. Secondo
la logica di Ikushima, se agli studenti non fosse stato permesso di
mescolarsi, questo evento traumatico non si sarebbe verificato.
Il processo di pensiero di Ikushima
è comprensibile ma imperfetto. Le complicazioni durante la
gravidanza accadono di continuo, a persone di tutte le età. Ancora
più concretamente, le diffuse restrizioni sistemiche con gravi
implicazioni non sono il modo per implementare misure nelle
intenzioni protettive. Sono oppressive e negano agli studenti i
loro diritti e privilegi. Raccogliere prove contro il corpo
studentesco usando risorse come il portale di consulenza è un
profondo tradimento della fiducia, quasi da Grande Fratello.
In Chastity High
gli studenti si uniscono
Il finale di Chastity
High mostra molti studenti che si uniscono in solidarietà.
Nonostante siano così divisi per tutta la serie, resistere
all’oppressione percepita è vista come una causa comune degna di
nota, soprattutto quando è in gioco il collo di Ithica.
E Ithica intende mantenere la rotta
anche dopo che l’amministrazione scolastica si offre di ritirare le
espulsioni di lei e Maki. Non è più questo il punto: si tratta di
far abolire completamente la regola del non romanticismo.
Nonostante il fatto che, come detto,
Ithica abbia tratto beneficio dal ricatto degli altri studenti,
Atsushi e Maki difendono entrambi le intenzioni di Ithica come
nobili. Ayami adotta una tattica più forte minacciando di rivelare
la sua relazione con un professore sui social media se
l’amministrazione non avesse rispettato le richieste degli
studenti, e tali richieste sono state rese chiare in una petizione
firmata presentata con la forza all’ufficio di Ikushima.
Chi sta ricattando Ithica?
Nonostante tutto questo, oltre la
metà del corpo studentesco vota a favore delle restrizioni
romantiche, ritenendo che le relazioni siano una distrazione
inutile, e quindi vengono mantenute. Vengono fatte alcune
concessioni, come l’abolizione dell’ala Rabbit Hunter del consiglio
studentesco, ma le relazioni rimangono vietate all’Accademia
Asuran.
Per questo motivo, l’addio romantico
di Ithica a Maki, che ha deciso di lasciare il paese, è motivo di
espulsione. Alla fine di Chastity High, diventa
chiaro che qualcuno che si fa chiamare “Love Killer” invece di
“Love Keeper” ha delle prove e sta progettando di usarle per
estorcere denaro a Ithica. Il ciclo ricomincia, ma questa volta in
una versione peggiore, motivata dal tenere gli studenti in preda
alla paura e all’autoritarismo.
Non c’è alcuna indicazione su chi
potrebbe essere il nuovo LK, ma ha chiaramente motivazioni più
sinistre di quelle di Ithica. Non è certo un motivo per un lieto
fine, anche se è una giustificazione per una seconda stagione.
Non è un segreto che “Teen” (che si
pensa sia Billy Maximoff) sarà colui che libererà Agatha
Harkness in Agatha
All Along in modo che possano percorrere insieme la
Strada delle Streghe, ma da quanto tempo la strega è intrappolata
nel suo personaggio da sitcom? In un nuovo promo, scopriamo che
sono passati tre anni!
Ancora una volta sentiamo che la
Scarlet Witch – responsabile di aver messo Agatha in una
prigione psichiatrica – è “andata” e non è morta, una forte
indicazione del fatto che i Marvel Studios stanno tenendo aperte
le opzioni per quanto riguarda il destino di Wanda.
Parlando con SFX, la
showrunner di Agatha All Along Jac Schaeffer ha
condiviso il suo punto di vista su come Agatha percepiva la sua
strega rivale in WandaVision
(serie di cui era anche responsabile come capo sceneggiatore).
Cosa ha detto lo showrunner di
Agatha All Along
“Quello che mi ha entusiasmato
di più è stato proprio alla fine [di WandaVision], quando finalmente si confronta con
Wanda“, ha dichiarato Schaeffer alla rivista. “Vuole
distruggere Wanda? Vuole essere la migliore amica di Wanda? Vuole
intrecciare i capelli di Wanda? Vuole baciare Wanda? Vuole andare
su tutte le furie con Wanda? Sì a tutto, e questo mi ha
affascinato“.
“Vuole baciare Wanda?” Sì, questo
sconvolgerà alcuni angoli di Internet (in rete si teme già che
Agatha All Along sarà il prossimo a subire un bombardamento di
recensioni a causa del suo cast prevalentemente femminile).
Scoprite alcuni nuovi promo di
Agatha All Along nei post X qui sotto.
Hollywood e il mondo dello
spettacolo piangono la
perdita del leggendario attore James Earl
Jones, la cui morte all’età di 93 anni è stata
confermata il 9 settembre. Mark Hamill, che ha
lavorato al fianco di Jones nella saga di Star
Wars, ha guidato gli omaggi con un toccante post sui
social media, condividendo una foto di Jones con la didascalia
“RIP ‘Papà'”. Questo sentito messaggio faceva riferimento
all’iconico ruolo di Jones come voce di Darth Vader, il padre di
Hamill sullo schermo nell’amato franchise.
James Earl Jones, la cui voce ricca e potente
è diventata sinonimo del minaccioso Darth Vader, ha doppiato il
personaggio per decenni, a partire da Star Wars: Episodio
IV – Una nuova speranza nel 1977. Hamill, che ha
interpretato Luke Skywalker, ha spesso parlato dell’immensa
influenza e presenza che Jones ha portato all’universo di
Star Wars.
Il capo della Disney Bob
Iger si è affrettato a rilasciare una dichiarazione in
omaggio all’iconica carriera di Jones, affermando: “Dalla
gentile saggezza di Mufasa alla minaccia di Darth Vader, James Earl Jones ha dato voce ad alcuni dei
più grandi personaggi della storia del cinema. Un cellebre attore
di teatro con più di 200 crediti cinematografici e televisivi, le
storie a cui ha dato vita con una presenza unica e autorevole e una
vera ricchezza di spirito hanno lasciato un segno indelebile su
generazioni di pubblico. A nome di tutti noi della Disney,
estendiamo le nostre più profonde condoglianze alla sua famiglia e
ai suoi cari”.
Oltre al suo indimenticabile lavoro in Star Wars, la carriera di
Jones ha abbracciato cinema, televisione e teatro. Ha prestato la
voce a un’altra figura paterna iconica, Mufasa, in
Il Re Leone della Disney, un’interpretazione che
ha consolidato il suo status di leggenda.
Nel corso della sua vita, Jones ha ottenuto un
EGOT, uno dei più alti riconoscimenti
nell’intrattenimento, vincendo due Emmy, un Grammy, tre Tony Awards
e ricevendo un Oscar onorario nel 2012. La scomparsa di Jones ha
suscitato tributi in tutto il settore. Il regista Barry
Jenkins, che sta lavorando al prossimo prequel di
Mufasa: Il Re Leone, ha espresso la sua
ammirazione, pubblicando un’immagine di Jones con la didascalia
“Per sempre e sempre”. Anche LeVar
Burton, celebre attore e attivista, ha reso omaggio,
evidenziando l’eredità che Jones lascia dietro di sé sia come
artista che come voce per i senza voce, tra molti altri
tributi.
Noto per la sua presenza scenica imponente, la carriera di Jones
include anche ruoli in film come L’uomo dei sogni,
Caccia a Ottobre Rosso e Il principe cerca
moglie. Il suo profondo impatto su cinema, televisione e
teatro è evidente poiché personaggi di tutto il settore continuano
a onorare la sua eredità. In televisione, Jones era anche
conosciuto come “la voce della CNN”, con le sue famose parole
“questa è la CNN” udite nelle case di tutto il paese. La CNN ha
rilasciato una dichiarazione in risposta alla notizia:
“È stato la voce della CNN e del nostro marchio
per molti decenni, trasmettendo in modo unico attraverso il
discorso autorità immediata, grazie a decoro. Quella voce
straordinaria è solo una delle tante cose di cui il mondo sentirà
la sua mancanza. I nostri pensieri sono con la sua
famiglia.”
L’attrice Lydia
Cornell ha scritto sui social media “Oh no!! Non ci
posso credere!! Pensavo che sarebbe vissuto per sempre”.
Cornell aveva collaborato con Jones nel suo film d’esordio,
Bloodtide del 1982. “Riposa in pace“, ha
scritto. Crystal Kung Minkoff, moglie del
co-regista de Il Re Leone Rob Minkoff, ha scritto
che Jones “ha realizzato il sogno di un giovane animatore
quando hai accettato il ruolo di Mufasa. Grazie per tutto quello
che hai fatto per Rob. Il tuo ricordo vivrà per sempre“.
Il regista Paul
Feig ha aggiunto che “James Earl Jones non morirà
mai” perché “il suo talento, il suo lavoro e la sua
influenza saranno sempre con noi“. Nella sua storia su
Instagram, Ava DuVernay ha scritto: “Grazie
per averci mostrato noi stessi. I nostri sé complicati, i nostri sé
dignitosi, i nostri sorrisi, il nostro dolore. Un lavoro ben fatto.
Un dono condiviso magnificamente. Che Dio ti benedica mentre
prosegui il tuo viaggio.”
Altri tributi al defunto attore
includono l’organizzazione della Major League Baseball, il
leggendario regista horror Mike Flanagan e
l’attore Colman Domingo. L’eredità di Jones nel
mondo del cinema e della televisione è a dir poco eterna e i nostri
pensieri sono rivolti ai suoi amici e alla sua famiglia.
La Marvel Comics ha recentemente
festeggiato il suo 85° anniversario e, per celebrare l’occasione, i
Marvel Studios hanno pubblicato una
compilation che evidenzia gli 85 momenti più iconici del
Marvel Cinematic Universe
finora.
Il video dura quasi un’ora (puoi
sempre saltarlo se hai poco tempo) e presenta scene di praticamente
tutti i film MCU e serie Disney+ che sono stati distribuiti, da
Iron Man fino a Echo.
Molti di questi momenti sono davvero
iconici: Capitan America che raccoglie Mjölnir in Avengers: Endgame, “Io sono
Iron Man” di Tony Stark (entrambe le volte che lo dice!),
ecc., ma possiamo vederne altri, come il “dance off” di
Peter Quill con Ronan l’Accusatore nel primo Guardiani della Galassia e
scene tratte da Ant-Man and the Wasp:
Quantumania, tanto per essere un po’ più controversi e
scegliere icone che la maggior parte del pubblico non
condivide.
Questo video tributo fa seguito a un
altro montaggio che mette in luce alcuni progetti imminenti, che ci
ha dato un primo sguardo ufficiale a titoli come Thunderbolts*,
Ironheart
e Daredevil:
Born Again. “Spesso ripenso agli anni ’60 e
al famoso Bullpen Marvel con Stan Lee, Jack Kirby e
Steve Ditko che creavano Spider-Man, The Avengers, The X-Men e The
Fantastic Four”, ha detto il capo dei Marvel Studios Kevin
Feige nel video, riflettendo sulla storia del marchio.
“‘La Casa delle Idee’: si chiama così per un motivo”.
Le clip sono state montate in ordine
cronologico sulla timeline, iniziando con Captain America: The First
Avenger e terminando con la stagione 2 di
Loki.
Guarda il video qui sotto (quando ne hai la possibilità!) e facci
sapere se pensi che abbiano perso qualche momento iconico, così
come quali non ritieni meritevoli di essere inclusi.
Gli 85 momenti più iconici del Marvel Cinematic Universe
“Il 31 agosto 1939,
l’uscita di MARVEL COMICS (1939) n. 1 ha dato vita a
qualcosa di speciale: l’Universo Marvel. Dalle strade di New York ai
confini del Multiverso, l’Universo Marvel ha aperto i lettori a
innumerevoli storie strane e viaggi nel mistero con i suoi eroi e
cattivi. Fin dai suoi primi giorni come Timely Comics e Atlas
Comics, la Casa delle Idee ha raccontato le avventure del
sensazionale, dell’inquietante e dello
stupefacente”.
“Per celebrare l’85°
anniversario della Marvel, segui la cronologia del
Marvel Cinematic Universe da
Captain America: Il primo Vendicatore alla seconda stagione di Loki
in 85 momenti indimenticabili, tutti disponibili in streaming su
Disney+.”
Spider-Man 4 di
Tom Holland continuerà a dondolare nel
Marvel Cinematic Universe, con il
regista di Shang-Chi e la leggenda
dei dieci anelli Destin Daniel Cretton nelle prime
trattative per dirigere il film. Oltre a “Shang-Chi” con
Simu Liu, gli altri crediti di Cretton sono
“Short Term 12” del 2013, “The Glass
Castle” del 2017 e “Just Mercy” del
2019.
Il finale di Spider-Man:
No Way Home del 2021 ha visto il Dottor Strange di
Benedict Cumberbatch lanciare un incantesimo che ha fatto
dimenticare al mondo intero che Peter Parker era stato Spider-Man,
che includeva anche i suoi due più cari amici MJ
(Zendaya) e Ned (Jacob Batalon).
Questo ha concluso la trilogia di tre film diretta dal regista Jon
Watts, che ha realizzato il film originale con Holland
“Spider-Man: Homecoming” nel
2017 e “Spider-Man: Far From Home”
nel 2019.
Non sono stati ancora rivelati
ulteriori dettagli sul quarto film della serie, ma la notizia
conferma che Holland è pronto per un altro tentativo nei panni
dell’amichevole Spider-Man di quartiere, dopo che durante le
interviste alla stampa prima di “No Way Home”
aveva dichiarato di avere delle riserve sull’interpretazione del
personaggio a lungo termine, soprattutto quando si avvicinava ai 30
anni.
Il rapporto tra Marvel Studios e Sony Pictures Entertainment è
stato a volte tumultuoso. C’è stato due entità hanno raggiunto un
punto morto sul futuro del personaggio nell’MCU e il loro accordo è stato
temporaneamente annullato. Sono giunti a una risoluzione poco dopo,
seguita dall’extravaganza del crossover “No Way Home” che ha
portato i precedenti Spider-Men Tobey Maguire e Andrew
Garfield nell’MCU.
Sony e Marvel non hanno rilasciato
dichiarazioni. The Hollywood Reporter è stato il primo a riportare
la notizia di Cretton.
James Earl Jones,
il prolifico attore di cinema, televisione e teatro il cui baritono
risonante e inconfondibile era noto soprattutto come voce del
cattivo di Star Wars,
Darth Vader, è morto lunedì mattina nella sua casa di Dutchess
County, a New York, come ha confermato il suo rappresentante a
Variety. Aveva 93 anni.
Dopo aver superato una profonda
balbuzie da bambino, Jones si è affermato come uno degli attori
neri pionieri della sua generazione, accumulando una carriera ricca
e versatile che si estende per oltre 60 anni, dal suo debutto a
Broadway nel 1958 al Cort Theatre – ribattezzato James Earl Jones
Theatre nel 2022 – alla sua più recente interpretazione in
“Il
principe cerca figlio” del 2021. Per questo film, Jones ha
ripreso il suo ruolo di Re Jaffe Joffer dalla commedia di Eddie Murphy del 1988 “Il
principe cerca moglie“ – uno dei numerosi ruoli, insieme a
quello di Darth Vader, che Jones ha rivisitato, tra cui la voce di
Re Mustafa nel lungometraggio animato Disney “Il Re Leone”
del 1994, nel sequel direct-to-video del 1998 e nel remake del
2019.
È stato il vice direttore della CIA,
il viceammiraglio James Greer, in tre film di Jack Ryan, “Caccia
a Ottobre Rosso” del 1990, “Giochi di potere” del
1992 e “Sotto il segno del pericolo” del 1994. Per quanto
riguarda il suo ruolo più famoso, quello di Darth Vader, Jones fu
pagato settemila dollari per prestare la voce al personaggio in
“Star
Wars IV: Una nuova speranza” del 1977, ma rifiutò i
crediti per quel film e per il suo seguito, “Star
Wars V: L’impero colpisce ancora” del 1980, per rispetto
all’attore che interpretò il ruolo sullo schermo, David
Prowse.
Nel 1983, con “Star
Wars VI: Ilritorno dello Jedi”, Jones è
diventato sinonimo di uno dei villain più memorabili e terrificanti
della storia del cinema e ha finalmente ricevuto il riconoscimento
per il suo lavoro. È poi tornato a prestare la voce di Fener per
“Star
Wars III – La vendetta dei Sith” del 2005 e “Rogue
One: A Star Wars Story” del 2016.
Tra i suoi oltre 80 film, Jones ha
interpretato il ruolo di un bombardiere B-52 nella satira sulla
Guerra Fredda di Stanley Kubrick del 1964,
“Dr. Stranamore” (il suo debutto nel lungometraggio), nel
ruolo del primo presidente nero degli Stati Uniti in “The
Man” del 1972, nel ruolo del temibile cattivo in “Conan il
barbaro” del 1982, nel ruolo di uno scrittore solitario in
“L’uomo
dei sogni“ del 1989 e nel ruolo di una ex star del
baseball cieca in “The Sandlot” del 1993.
La ricerca dei prossimi
Harry, Ron e Hermione per la serie Harry
Potter è iniziata. HBO ha aperto un casting call
per le tre star principali della storia. I fan hanno notato il
casting call circolare online lunedì e HBO ne ha confermato
l’autenticità a Variety.
Il casting call è alla ricerca di
bambini che avranno un’età compresa tra 9 e 11 anni nell’aprile
2025 e che siano residenti nel Regno Unito e in Irlanda. L’avviso
afferma inoltre che il casting sarà inclusivo per tutte le etnie e
identità di genere.
“Ci impegniamo per un casting
inclusivo e diversificato”, si legge. “Per ogni ruolo, si
prega di inviare artisti qualificati, senza riguardo a etnia,
sesso, disabilità, razza, orientamento sessuale, identità di genere
o qualsiasi altra base protetta dalla legge, salvo diversa
indicazione specifica”.
La domanda richiede agli attori di
inviare due brevi video autobiografici, tra cui una breve poesia o
un racconto, ma niente da “Harry Potter“.
“Prepara una breve poesia o un
racconto a tua scelta. Può essere dal tuo libro preferito, una
poesia che ami, un monologo da un’opera teatrale o qualcosa che hai
creato tu stesso. Per favore, niente da “Harry Potter”. Usa il tuo
accento. Massimo 30 secondi!” dice il casting call. Il secondo
video autobiografico è “un breve video che ci racconta un po’
di te, inclusa la tua data di nascita, altezza e dove vivi.
Inoltre, descrivi qualsiasi familiare, amico o animale domestico a
cui sei particolarmente legato. Usa il tuo accento. Massimo un
minuto”.
Nonostante fonti attendibili sostengano che Robert Pattinson farà la sua apparizione nei
panni del Cavaliere Oscuro nella serie spin-off The
Penguin, Matt Reeves e la showrunner
Lauren LeFranc hanno recentemente smentito queste voci,
spiegando che semplicemente non sentivano il bisogno di far sentire
la presenza del protettore di Gotham.
Ora, la LeFranc ha spiegato perché non hanno ritenuto una buona
idea far incontrare Batman con “Oz Cobb” (Colin
Farrell) dopo gli eventi del film, ed è in parte
dovuto al fatto che il Crociato incappucciato non vede Oz come una
minaccia abbastanza grande da preoccuparsi di tenerlo d’occhio!
“È interessante, perché Matt (Reeves) e io abbiamo sempre
parlato del fatto che, in verità, la sua versione di Gotham City è
molto radicata. Batman non è ovunque“, racconta a CinemaBlend.
“È una grande città! Inoltre, nel film è stato stabilito che
non presta molta attenzione a Oz. Non pensa che valga la pena di
prestargli attenzione, da questo punto di vista. Quindi,
onestamente, non abbiamo pensato all’idea che Batmanpotesse guardare. Eravamo solo più concentrati a seguire i
nostri personaggi nel nostro show“.
Anche se siamo sicuri che Oz non sarebbe d’accordo, questo ha
senso. In The
Batman, l’interpretazione di Colin Farrell del
classico cattivo della DC Comics non viene presa molto sul serio da
Bruce Wayne, Jim Gordon o dalla maggior parte dei suoi
soci criminali, ed è per questo che The
Penguin si concentrerà sulla scalata del personaggio che cerca
di dimostrare di essere qualcuno che non avrebbero mai dovuto
sottovalutare.
Ci sono molte speculazioni sulla presenza di Batman, in ogni
caso, e questo è solo un tentativo di depistare i fan.
La serie riprenderà subito dopo gli eventi di The
Batman, c’è un vuoto di potere a Gotham dopo
l’arresto di Falcone e Oz sta cercando di riempire questo
spazio. Mentre il film ci dà una buona visione delle
motivazioni del Pinguino, la serie in arrivo approfondirà aspetti
che non abbiamo potuto vedere nel film, dai flashback della sua
infanzia al suo attuale rapporto con la madre mentalmente
disturbata (Deirdre O’Connell).
“Mi è piaciuto molto fare la parte nel film di Batman e
l’idea che saremmo stati viziati dall’avere otto ore per
approfondire la psicologia e la storia di questo personaggio”, ha
detto Farrell. “I retroscena hanno un ruolo importante nella serie
televisiva”.
Un’altra parte importante della sua storia sarà Sofia di
Milioti, anche se non si sa molto del suo personaggio, Farrell
ha rivelato: “Sono due sopravvissuti che sono stati immersi in
mondi di doppiezza, sconfitta e violenza”, e ha aggiunto: “Sono
molto sospettosi. Hanno anche un passato molto personale”. Sarà
molto interessante vedere come si svilupperà questa storia.
Tra le tante commedie con
protagoniste femminili realizzate nei primi anni Duemila,
Il diavolo Veste Prada è probabilmente la più
iconica, nonché quella che più solleva anche riflessioni non così
spensierate su temi come il lavoro, lo stress e la salute mentale.
Tra glamour, alta moda e vite rivoluzionate, questo film fa sì
sorridere, ma anche riflettere su che tipo di persona si vuole
diventare. A distanza di anni, è ancora un titolo amatissimo,
complice anche le eccezionali attrici che compongono il cast.
Ecco dieci cose da sapere su
Il diavolo veste Prada.
La trama di Il diavolo veste Prada
Protagonista del film è
Andy, la quale dopo la laurea ottiene il lavoro da
sogno per il quale “un milione di ragazze ucciderebbe”: essere
l’assistente di Miranda, la direttrice di Runway,
la rivista di moda più venduta del settore. Si tratta di un lavoro
destinato ad accelerare la sua carriera giornalistica, se solo
riuscirà a sopravvivere a un anno di lavoro per l’esigente boss.
Andy, che non ha alcun senso della moda, si vede dunque catapultata
in uno stile di vita pieno di ritmi frenetici, tacco minimo di tre
pollici e abuso di coca cola e caffè. Ben presto, però, si
accorgerà di come quella vita la sta allontanando da ciò che
davvero conta e da ciò che realmente vuole diventare.
Il libro da cui è tratto il film
1. Il film si basa sul libro
omonimo. Il romanzo su cui si basa il film è stato scritto
da Lauren Weisberger nel 2003. Sebbene abbia
tenuto a sottolineare che i personaggi siano di pura fantasia,
senza nessun riferimento ad Anne Wintour, storica
direttrice di Vogue, ci sono delle somiglianze e
delle descrizioni che sembrano proprio farne un ritratto o
quantomeno ispirarsi fortemente alla personalità della Wintour. Tra
il 1999 ed il 2000, l’autrice del romanzo è infatti stata
l’assistente di Wintour e sembra che l’esperienza della giovane
Andy sia, in realtà, una versione romanzata della sua. La
direttrice di Vogue ha poi rivelato di essere rimasta piacevolmente
colpita dal film, a dispetto dello scetticismo di partenza.
Il cast del film
2. Anne Hathaway ha studiato
molto per la sua parte. Dopo aver saputo di aver ottenuto
il ruolo di Andy, l’attrice si è preparata per la parte offrendosi
volontaria per una settimana come assistente in una casa d’aste. Ha
così potuto imparare i ritmi e i compiti di tale ruolo, così da
poter poi essere più realistica al momento delle riprese.
3. Meryl Streep si è
presentata ad Anne Hathaway in modo molto… particolare.
Come rivelato in seguito, il primo giorno di riprese, Meryl Streep ha incontrato per la prima volta
Anne Hathaway, rivolgendole le seguenti
parole: “Penso che tu sia perfetta per questo ruolo. Sono così
felice che lavoreremo insieme“. Poi ha fatto una pausa e ha
aggiunto: “Questa è l’ultima cosa carina che ti dirò“. E
così è stato. Steep è a quel punto entrata nel personaggio di
Miranda, mantenendo una certa freddezza nei confronti della
Hathaway, così da rendere più autentico il loro conflitto.
4. È stato il primo ruolo
importante di Emily Blunt. Oggi tra le attrici più
apprezzate della sua generazione e candidata agli Oscar per
Oppenheimer, al tempo di Il diavolo
veste Prada, però, aveva alle spalle giusto qualche ruolo
secondario. Fu poi scoperta dopo aver fatto un’audizione per
Eragon (2006), ma era stata rifiutata dopo molteplici
richiami. Un produttore di Il diavolo veste
Prada decise a quel punto di inserirla in un nastro di
audizione. Più di 100 attrici furono prese in considerazione per la
parte e la Blunt era tornata in Inghilterra per riprendersi quando
i dirigenti della Fox le proposero un’altra audizione, questa volta
chiedendole di vestirsi in modo più simile al suo personaggio.
Nella videoregistrazione, indossava jeans e infradito. Ottenne
subito il ruolo.
5. Valentino ha voluto
apparire nel film. Tra i tanti stilisti contattati per
chiedere loro di partecipare al film, solo Valentino
Garavani ha scelto di fare un’apparizione nel
lungometraggio nei panni di sé stesso. Inoltre, egli stesso ha
disegnato l’abito nero che viene indossato da Meryl Streep nella scena ambientata al
museo.
Le candidature agli Oscar del
film
6. Ha ricevuto due
nomination agli Oscar. Il film, tra i più nominati e
premiati del suo anno, è poi arrivato anche agli Oscar 2007, dove
figurava nelle categorie Migliori costumi e Miglior attrice
protagonista con Meryl Streep. In entrambi i casi il premio non
andò a Il diavolo veste Prada, in quanto a vincere
come Migliori costumi fu Marie Antoinette e a vincere come
Miglior attrice fu Helen Mirren per il film The
Queen.
Qual è il significato del titolo e
del film?
7. Il film lancia un
messaggio ben preciso. Per quanto riguarda il titolo del
film, Il diavolo veste Prada, questo fa
riferimento al personaggio interpretato dalla Streep, Miranda, la
quale si comporta con tale severità da risultare un vero e proprio
Diavolo. Ma, lavorando nel settore della moda, è un Diavolo molto
elegante, che veste Prada. Per quanto riguarda il significato
generale del film, invece, questo riflette sui pericoli di
una società
basata sull’apparire, sul voler diventare qualcuno e su come le
emozioni vengano talvolta messe da parte per poter restare in tale
ambiente molto competitivo. Il film, dunque, parla di un ambiente
lavorativo tossico ben prima che questo concetto divenisse popolare
come lo è oggi.
Altre curiosità sul film
8. Scegliere i costumi è
stato un investimento. Nonostante i molteplici prestiti
dei designer, Patricia Field ha speso oltre un
milione di dollari in costumi. È proprio con questo film, tra
l’altro, che – come già riportato – ha ricevuto la sua prima
nomination agli Oscar per i Miglior costumi. Tutti i costumi
utilizzati sono stati in seguito messi all’asta per finanziare una
ricerca sul cancro al seno. Tra i vari acquirenti, c’era anche
Anne Hathaway, che ha acquistato il vestito
verde che viene indossato dal suo personaggio nel corso del
film.
9. La sceneggiatura
originale era stata scritta tempo prima. Prima che il
romanzo fosse pubblicato, quattro sceneggiatori avevano già
provveduto a realizzare la prima sceneggiatura del film. Questo è
stato possibile sulla base di un’acquisizione dei diritti
precedente alla pubblicazione. Tuttavia, la prima versione si
discostava molto da quanto raccontato dal romanzo, essendo questo
ancora grossomodo inedito, è la storia che avrebbe dovuto essere
trasposta in film sembrava un ricalco di Zoolander. Quando
il romanzo è diventato poi un bestseller, si è provveduto a
cambiare lo script.
Un sequel del film è in fase di sviluppo!
10. Verrà realizzato un
sequel. Il 4 giugno 2013 è uscito negli Stati Uniti
Revenge Wears Prada: The Devil Returns (La vendetta veste
Prada: Il ritorno del diavolo) ambientato dieci anni dopo il
fortunato primo capitolo. Andy Sachs è divenuta editore capo di una
sua rivista, The Plunge, dedicata ai matrimoni la cui Public
Relation è la ex nemesi di Andrea, Emily Charlton (che nel
precedente capitolo era l’assistente senior di Miranda), ora sua
migliore amica. La protagonista sta organizzando il suo matrimonio
con un rampollo di una delle migliori famiglie di Manhattan e
reincontrerà la sua temuta mentore Miranda Pristley.
Nel luglio 2024 è arrivata la
notizia che La Disney sta sviluppando un sequel del film. La
sceneggiatrice del film originale Aline Brosh
McKenna è in trattative per tornare a scrivere il prossimo
capitolo. Non è chiaro chi del cast originale ritornerà, ma secondo
quanto riferito la trama segue Priestly mentre naviga nella sua
carriera in mezzo al declino dell’editoria di riviste tradizionali
e affronta il personaggio di Blunt, ora un dirigente di potere per
un gruppo di lusso con soldi destinati alla pubblicità di cui
Miranda ha estremo bisogno.
Dove vedere il film in
streaming
Il film è disponibile in
streaming digitale. È possibile fruire di Il
diavolo veste Prada grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV, Prime Videoe Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video.
Tra gli eventi più affascinanti da
vedere al cinema vi è senza ombra di dubbio quello relativo alla
fine del mondo così come noto. I film dedicati a tale catastrofe
hanno sempre catturato l’attenzione del pubblico, a cui viene data
l’occasione di vedere qualcosa a cui si spera di non dover mai
essere diretti testimoni nella realtà. Oltre aThe
Day After Tomorrow,2012 o Left Behind, uno dei film
più recenti che ha portato la fine del mondo sul grande schermo è
Greenland
(qui
la recensione).
A dirigerlo vi è
Ric Roman Waugh, anche regista
si Snitch – L’infiltrato e Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen. In questo
caso, la distruzione del pianeta non è data da conseguenze del
cambiamento climatico o da antiche profezie, bensì dallo scontro
della Terra con una serie di meteoriti apparentemente
inarrestabili. Allo stesso tempo, in mezzo a questa devastazione,
il film presenta una forte componente umana, portando lo spettatore
a seguire i tentativi del protagonista di difendere in tutti i modi
la propria famiglia.
Ancora una volta l’unico modo per
superare una crisi, grande o piccola che sia, sembra essere il fare
ricorso alla propria umanità, riscoprendo il sentimento che ci lega
a quanti ci circondano. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Greenland.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo finale e
all’annunciato sequel. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Greenland
Un asteroide soprannominato Clarke
sta per passare molto vicino alla Terra, tanto da essere visibile a
occhio nudo. Purtroppo durante il passaggio la cometa si frantuma
in mille pezzi con conseguenze catastrofiche sulla superficie
dell’intero pianeta. L’impatto di un enorme frammento di roccia
provocherà infatti morte e distruzione, destabilizzando interi
paesi dal punto di vista politico, sociale ed economico. In questo
clima di panico e confusione seguiamo Jeff, un
uomo il cui obiettivo sarà quello di portare in salvo sua moglie e
suo figlioverso l’unico posto sicuro, in una lotta contro i
tempo.
Ad interpretare John Garrity vi è
Gerard Butler, che solo tre anni prima aveva
recitato in un altro film catastrofico simile quale Geostorm.
Nel ruolo di sua moglie Allison vi è invece l’attrice Morena Baccarin, celebre per il personaggio di
Vanessa nella trilogia di Deadpool. Roger Dale
Floyd interpreta il figlio Nathan Garrity, mentre a
completare il cast si ritrovano David Denman nel
ruolo di Ralph Vento, Hope Davis in quelli di
Judy Vento e Andrew Bachelor in quelli di Colin.
Sam Elliott aveva quasi ottenuto il ruolo di
Dale, ma le trattative si sono interrotte e al suo posto è stato
scelto Scott Glenn.
Per quanto riguarda la cometa,
questa viene chiamata “Clarke” in omaggio allo scomparso
Arthur C. Clarke, autore del romanzo del 1993
“Martello di Dio”, che descrive l’impatto sulla Terra di
un asteroide che distrugge l’intero pianeta. Il romanzo è
precedente ai film Armageddon – Giudizio finale (1998) e
Deep Impact (1998), che trattano di eventi simili, i
quali si sono dunque anche solo parzialmente ispirati a quanto
narrato dallo scrittore. Dinamiche che vengono poi appunto riprese
anche in Greenland.
Il finale del film e il sequel Greenland:
Migration
Nel finale di Greenland,
la famiglia Garrity riesce ad arrivare in tempo nel bunker in
Groenlandia, proprio mentre il frammento più grande dell’asteroide
entra nell’atmosfera e colpisce la Terra, devastando la civiltà.
Nove mesi dopo, il bunker è in grado di mettersi in contatto radio
con altri sopravvissuti in tutto il mondo. I Garrity e gli altri
occupanti escono dal rifugio, mentre arrivano notizie che
l’atmosfera si sta finalmente liberando, dando ai sopravvissuti la
possibilità di rimettere in piedi la Terra.
Sulla scia di questo finale, nel
giugno del 2021 è stato annunciato che
un sequel intitolato Greenland: Migration è in
fase di sviluppo e, secondo quanto riferito, sarà incentrato sul
viaggio dei Garrity attraverso una landa ghiacciata europea per
trovare una nuova casa. Questo sequel dovrebbe arrivare in sala nel
corso del 2025 e stando a quanto descritto dovrebbe fornire
un’esperienza globale di ciò che è accaduto in varie parti del
mondo a seguito dello schianto dell’asteroide.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 7
giugno alle ore 21:20 sul canale Italia
1. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà
presente anche sulla piattaforma Mediaset
Infinity, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.