Robert Downey
Jr.ha vinto l’Oscar come
miglior attore non protagonista per il suo lavoro inOppenheimerdi
Christopher Nolan. La serata ha completato la
stagione dei premi per la star, con la sua vittoria
agli Oscar che
si è aggiunta alle precedenti vittorie come attore non protagonista
ai Golden Globe, ai Critic’s Choice Awards, ai
SAG Awards e ai BAFTA Film Awards.
“Vorrei ringraziare la mia
terribile infanzia e l’Accademia – in quest’ordine“,
ha scherzato Robert Downey Jr. all’inizio del suo
discorso, prima di lanciare un’altra battuta. “Vorrei
ringraziare il mio veterinario, volevo dire la moglie, Susan
Downey. Mi ha trovato un animale domestico ringhiante e tu mi
hai riportato in vita. Questo è il motivo per cui sono
qui.“
“Ecco il mio piccolo
segreto. Avevo bisogno di questo lavoro più di quanto lui
avesse bisogno di me. Chris lo sapeva. Emma si è
assicurata di circondarmi con uno dei più grandi cast e troupe di
tutti i tempi: Emily, Cillian. Era fantastico. E per
questo sono qui davanti a voi come un uomo migliore”, ha continuato
Downey. “Ciò che facciamo è significativo e le cose che
decidiamo di realizzare sono importanti.”
“Il mio avvocato
dell’intrattenimento Tom Hanson, di 40 anni, la metà dei quali ha
trascorso cercando di assicurarmi e salvandomi dal caos – grazie,
fratello“, ha detto Downey, concludendo il suo tempo
sul palco. Durante il suo discorso l’attore ha anche
ringraziato il suo stilista, pubblicista e manager.
Robert Downey Jr. ha dominato gli spettacoli
di premiazione di questa stagione con i suoi carismatici discorsi
di accettazione. Ai Critics Choice Awards, ha deciso di leggere
direttamente le recensioni ottenute nel corso degli anni e che non
erano esattamente gentili con lui.
“Stavo pensando
stamattina: adoro i critici“, ha detto Downey con
sarcasmo. “Mi hanno dato un feedback così bello,
davvero tanti momenti meravigliosi, e alcuni di essi sono così
poetici, voglio solo condividere alcuni dei loro pensieri con voi
nel corso degli anni.”
“Il primo è una specie di
haiku: ‘Sciatto, disordinato e pigro‘”, ha
continuato, “Il successivo è più metaforico: ‘Come
Pee-wee Herman che emerge da un coma.’ Questo veniva da un
inglese: “Uno sconcertante spreco di talento”. E infine, e
questo indugiava: ‘Divertente come una scoreggia chiusa a
letto.’”
Il segmento In
Memoriam degli Academy Awards (Oscar) è sempre uno
dei momenti più emozionanti dello spettacolo. Quest’anno non ha
fatto eccezione, poiché la 96esima edizione degli
Oscar celebra
gli artisti, i registi e i talenti artigiani morti l’anno
scorso. Il segmento In Memoriam è iniziato
con il ricordo di Alexei Navalny, il prigioniero politico
morto il 16 febbraio e protagonista del documentario vincitore
dello scorso anno “Navalny”.
Il contributo è stato trasmesso con
una performance dal vivo del nostro Andrea Boccelli e suo figlio,
Matteo, cantavano “Time to Say Goodbye“.Ogni
anno, l’Accademia esclude alcuni nomi amati dal montaggio,
provocando la rabbia di alcuni spettatori. Sebbene sul sito
Oscars.org sia presentato un elenco molto più lungo, l’indignazione
per chi appare sullo schermo fa parte della tradizione di guardare
gli Oscar.
Quest’anno diversi amati artisti e
registi non hanno partecipato al segmento principale, tra cui
Treat Williams,Angus
Cloud, Lance Reddick, Norman Lear, Burt
Young, Lance Reddick, Ron Cephas Jones, Suzanne Somers e Terence
Davies. Ad eccezione di Cloud, i loro nomi sono stati
mostrati in una breve diapositiva collettiva alla fine del
segmento.
Tra i talenti riconosciuti durante il
segmento c’erano gli attori Ryan O’Neal, Tom Wilkinson,
Jane Birkin, Richard Roundtree, Glenda Jackson e Carl
Weathers. Sono stati ricordati anche i registi
William Friedkin e Norman
Jewison.Sebbene fossero conosciuti più per la
loro carriera televisiva, sullo schermo sono stati inclusi anche
star del piccolo schermo come
Matthew Perry e Andre Braugher. Erano inclusi anche
Tina Turner, Robbie Robertson e Ryuichi
Sakamoto.Nel 2023, Anne
Heche e Charlbi Deanerano tra le persone che non
venivano menzionate sullo schermo. Di seguito
l’esibizione:
Un vero e proprio tripudio quello
riservato a Ryan Gosling, protagonista di una degli
intermezzi più apprezzati nella notte degli Oscar 2024. L’attore che era candidato come
miglior attore non protagonista si è esibito sul palco e non solo
con la canzone di BarbieI’m Just Ken. Il film prodotto da Margot Robbie e diretto da Greta
Gerwing esce sconfitto dalla mattanza Oppenheimer
che si aggiudica ben sette statuette (ecco
tutti i vincitori).
Vincitore morale dunque è stata la
performance di Ryan Gosling che ha letteralmente fatto
cantare tutto il teatro di Los Angeles (provocando anche la rottura
del vestito di Emma Stone, come lei stessa ammette prima di
ritirare la statuetta come miglior protagonista femminile) nella
notte delle stelle. Ma il suo film in ogni caso si è aggiudicata la
statuetta per la miglior canzone originale di Billie Eilish.
Prima dell’esibizione, Simu Liu,
co-protagonista di Barbie,
ha chiesto al pubblico degli Oscar di accendere le luci dei loro
telefoni e di cantare insieme alla performance di Gosling. Ryan Gosling, illuminato da luci viola e con
un abito rosa scintillante e guanti rosa, ha iniziato a cantare
“I’m Just Ken” tra il pubblico seduto dietro Margot Robbie, che non ha potuto fare a meno
di ridere. Poi si è diretto verso il palco, dove è stato raggiunto
da Mark Ronson alla chitarra e da una manciata di
ballerini di supporto. Anche Slash è apparso sul palco,
contribuendo con la chitarra alla canzone.
Con Gosling sul palco c’erano anche i suoi colleghi attori di
Ken, Simu Liu, Scott Evans, Ncuti Gatwa e Kingsley
Ben-Adir. A un certo punto, Ryan Gosling si è fatto strada tra il pubblico
e ha teso il microfono ai suoi collaboratori di “Barbie”, Greta
Gerwig, Robbie e America Ferrera, che cantavano insieme a lui.
Ha anche chiesto alla sua co-star di “La La Land“,
Emma Stone, di cantare insieme a lui.
Nelle settimane precedenti agli
Oscar, c’è stato il mistero sul fatto se Ryan Gosling sarebbe salito o meno sul palco
per eseguire “I’m Just Ken” dal vivo. Ha scelto di non
cantare la canzone “City of Stars” di “La La Land” agli
Oscar 2017, dove il suo co-protagonista John
Legend ha invece eseguito il singolo. Gosling ha
confermato la sua partecipazione agli Oscar solo poche settimane
prima della cerimonia.
Di seguito l’incredibile e divertente performance di Ryan Gosling
Sono stati annunciati i vincitori
del 96° Academy Awards, gli Oscar
2024 che hanno visto trionfare il meglio del cinema
mondiale. Oppenheimer
ha effettivamente portato a casa la maggior parte delle statuette,
tra cui Film, Regia e attori protagonista e non, per un totale di
ben otto statuette sulle tredici nomination.
Di contro, torna a casa a bocca
asciutta Scorsese, con il suo splendido Killers of the Flower
Moon, mentre una sola statuetta per Barbie, per la migliore canzone ‘What I
Was Made For?’ andata a Billie Eilish, che
diventa così la persona più giovane della storia a vincere due
premi Oscar. Con un colpo a sorpresa,
Emma Stone fa doppietta e porta il quarto Oscar a
Povere
Creature!.
American Fiction,
The Holdovers – lezioni di vita e Anatomia di una caduta hanno portato a casa
tutti un premio, così come, a sorpresa, Godzilla Minus One, che ha conquistato
l’Oscar per i migliori effetti visivi, nonostante sia quasi un film
indipendente in fatto di budget rispetto agli altri nominati di
categoria. La
Zona di Interesse, amatissimo dagli Academy, ha
portato a casa ben due premi Oscar.
Parte la serata più attesa di
Hollywood, quella degli Oscar 2024, e si comincia dal red carpet.
Nominati, presentatori, ospiti e accompagnatori stanno già calcando
il lunghissimo tappeto rosso che li porterà fino alla sala del
Dolby Theatre. Ecco le immagini dal red carpet degli Oscar
2024:
Spin-off dell’omonimo
film con
Matthew McConaughey, The gentlemen è
una nuova miniserie targata Netflix ideata dallo stesso Guy
Richie, regista della precedente versione cinematografica.
La serie, formata da una sola stagione da otto episodi, ognuno da
circa 50 minuti l’uno, vede Theo James, attore noto per il ruolo di
Quattro/Tobias nella serie Divergent, nei
panni del protagonista.
Edward Horniman, secondo genito del
duca di Halstead, viene richiamato dalla sua attività di soldato
per l’imminente morte del padre. Dopo il decesso del vecchio duca,
il testamento mostra delle strane sorprese per Edward: è lui ad
ereditare il titolo nobiliare e tutti i possedimenti, a scapito del
fratello maggiore Freddie. Ma il titolo di duca sembra presto
rivelarsi un onere più che un onore. Edward viene a conoscenza dei
traffichi sommersi che garantivano al padre una tale ricchezza: un
imponente produzione e vendita di marjuana, gestita dalla temuta
famiglia Glass. Con il boss Bobby Glass in prigione, è la figlia
maggiore Susan a gestire gli affari. Ha così inizio la
collaborazione tra Edward e Susan, prima per risolvere i tanti
problemi causati da Freddie, e poi per far prosperare e ingrandire
la loro “impresa”.
Tanti saranno gli ostacoli che si
porranno nella loro strada, tra cui il misterioso Signor Johnston,
interessato a comprare la tenuta degli Horniman a qualunque prezzo
per via della sua bellezza, o forse per il tesoro che si trova al
di sotto?
Credits: Christopher Rafael/Netflix
Edward il duca boss di
Halstead
Il personaggio su cui si concentra
maggiormente l’attenzione durante la narrazione in The
gentlemen è senza alcun dubbio Edward. Il pubblico vede
passare questo protagonista dall’essere un outsider nella propria
famiglia nobiliare, avendo intrapreso la carriera militare, fino a
diventare la figura di spicco come nuovo duca. Da questo momento in
poi, Edward inizia a trasformarsi sempre più in un gangster senza
alcuno scrupolo, con l’unico scopo di mantenere la propria famiglia
al sicuro. Questa sua poliedricità sembra essere l’elemento che
rende Edward un soggetto utile e interessante agni occhi di Susan:
un ricco duca che non ha paura di sporcarsi le mani.
Per quanto Edward cerchi fino
all’ultimo di reprimere la propria parte oscura, negando di voler
continuare a lavorare con i Glass, non può ignorare i suoi impulsi
e desideri.
The gentlemen: una relazione
mancata
Dal primo incontro tra Susan e
Edward sembra essere chiaro dove si arriverà seguendo i classici
cliché amati dal pubblico: l’amore tra i due. Con lo scorrere della
narrazione diviene subito chiaro come il rapporto tra i due non
sembri essere più solamente lavorativo ma anche solo d’amicizia. Un
ulteriore passaggio per arrivare a una relazione sarebbe stato
molto immediato, attirando magari maggiormente un grande pubblico
ma sfociando anche in una certa banalità. Guy
Richie è riuscito a non perdere di vista il punto della
storia, limitandosi a sottolineare le affinità tra Edward e Susan,
senza farle sfociare in nulla di effettivo.
Freddie: la pecora nera della
famiglia
L’elemento che sembra portare
maggiore comicità in The gentlemen è sicuramente
il personaggio di Freddie, fratello maggiore di Edward. Questo nel
primo episodio viene presentato come un figlio avido, reso folle
dall’ingiustizia di non essere l’erede designato dal padre,
nonostante avesse un maggiore diritto di successione come primo
genito. Si rendono ben presto chiari i motivi che hanno portato il
padre a lasciare tutto a Edward: Freddie è una persona impulsiva,
con una terribile tendenza al gioco e con debiti per ben otto
milioni di sterline.
Dopo che Edward riesce a risolvere
il problema dei suoi debiti, Freddie non esita a crearne altri,
finché sia il duca che Susan non lo mettono definitivamente da
parte. A questo punto, vediamo Freddie vagare per la tenuta e i
laboratori, insieme a Jimmy, collaboratore di Susan, o solo; ciò
che sembra mancargli è uno scopo nella vita, viene pervaso da una
sorta di perenne insoddisfazione. Questo stato sembra risolversi
nel finale, quando Freddie è intenzionato a sacrificarsi per la sua
famiglia.
In un perenne alternarsi di saloni
di alta società e covi di gangster, The gentlemen
sembra essere tutt’altro che scontata come serie. Nonostante le
numerose scene di azione, si mantiene limitata la visione di
sangue, rendendo The gentleman fruibile anche per un pubblico più
sensibile, e, grazie anche ai momenti più comici, intrattiene il
pubblico al meglio!
In Una devota damigella accetta di
sposare un affascinante principe, per poi scoprire che la famiglia
reale vuole offrirla in sacrificio per ripagare un vecchio debito.
Intrappolata in una caverna con un drago sputafuoco, dovrà
utilizzare astuzia e caparbietà per sopravvivere.
La star dell’ultima avventura
d’azione di Netflix
potrebbe essere una damigella, ma non è una persona in
pericolo. Bene, nonostante il personaggio del titolo
sia intrappolato in una prigione sacrificale che ospita un drago
assetato di sangue, il che sarebbe un po’ angosciante per chiunque
( anche se non è ancora così inquietante come Netflix che aumenta di nuovo i prezzi).
Damsel di
Netflix offre una nuova svolta agli archetipi delle fiabe,
mostrando come una giovane aspirante principessa è costretta a
combattere e sopravvivere quando viene presentata come un
sacrificio, un sacrificio involontario da parte di una regina
spietata e spietata. Tutta sola in una grotta buia e desolata,
Elodie (Millie
Bobby Brown) dovrà usare ogni grammo di grinta e
determinazione a sua disposizione per uccidere il drago e tornare a
casa. Damsel
è guidato da un cast davvero incantevole, con la star di Damsel che
è anche la protagonista di alcuni dei più grandi successi di
Netflix.
Sono finalmente iniziate le riprese
di Superman,
il reboot dell’Uomo d’Acciaio diretto da James Gunn che vedrà David Corenswet prendere il posto di Henry Cavill come nuova versione più giovane
dell’eroe che, a quanto pare, sarà anche più in linea con i
fumetti. Sappiamo poi che Nicholas Hoult ha ottenuto il ruolo di
Lex Luthor in un film che, per
il momento, presenta molti più eroi che cattivi. Questo spinge a
pensare che potrebbe e dovrebbe esserci almeno un alleato su cui
Luthor possa contare. Nell’attesa di scoprire se ciò verrà
confermato e chi potrebbe schierarsi accanto al celebre antagonista
di Superman, ecco qui di seguito 7 possibili villain da affiancare
a Luthor.
Metallo
Un cattivo di Superman che utilizza
il potere della kryptonite. John Corben, questo il
suo vero nome, ha infatti ricevuto un cuore ricavato dai resti
mortali del pianeta natale dell’Uomo d’Acciaio per salvarsi la vita
dopo essere stato ferito mortalmente. Metallo ha
poi sempre utilizzato sia questo cuore che i potenziamenti
cibernetici per affrontare Superman quando si sono scontrati. Pur
essendo un personaggio a cui non è ancora stata data la possibilità
di brillare su un grande palcoscenico – il più delle volte è stato
usato solo come scagnozzo – il cattivo è incredibilmente potente ed
è uno dei pochi in grado di spingere Superman al suo limite. Gunn
potrebbe facilmente dare una nuova veste a Metallo, ritraendolo in
un modo molto più interessante rispetto al passato, ma se è
destinato a essere poco più di uno scagnozzo, sarebbe una buona
fonte di muscoli per Lex.
Mongul
Il suo nome potrebbe non
essere così riconoscibile come quello di altri cattivi qui
elencati, ma Mongul è una minaccia importante sia
per Superman che per l’intero DCU. Esiliato dal pianeta che ha conquistato, il
cattivo ha poi puntato gli occhi sulla Terra e questo lo ha portato
a scontrarsi con l’Uomo d’Acciaio. Sfortunatamente per
Superman, Mongul è potente quanto lui, per non dire astuto e
spietato. Questo è diventato evidente quando ha distrutto Coast
City (la casa di Hal Jordan/Lanterna Verde), e di conseguenza si
distingue come il cattivo forse più sadico. Se Gunn vuole mettere
l’Uomo del Domani di fronte ad una seria minaccia, allora chi
meglio di un grande cattivo che una volta ha tentato di distruggere
il sole? Sarebbe un bel cambio di passo rispetto ad alcuni dei nomi
più riconoscibili.
Cyborg Superman
In seguito alla morte
apparente di Superman, sono arrivati quattro sosia, che sostenevano
di essere tutti veri. Tuttavia, l’impostore che riuscì a ingannare
tutti fu Cyborg Superman. Segretamente lo
squilibrato Hank Henshaw, era stato trasformato
anni prima durante un volo spaziale andato storto e incolpava
l’Uomo d’Acciaio dei propri errori, motivo per cui tentava di
sostituirlo. In seguito è stato rivelato che il Cyborg aveva ideato
il devastante attacco di Mongul a Coast City, il che lo rende un
candidato solido per un ruolo da cattivo secondario. Come molti
personaggi della DC Comics, è stato reinventato negli ultimi anni e
queste idee potrebbero entrare in gioco anche nel DCU.
Bizarro
Mettendo da parte la
bizzarra storia delle origini del personaggio, questo clone di
Superman che parla per opposti è stato un grosso problema per
l’Uomo d’Acciaio per decenni. Ritratto sia come ferocemente
intelligente che come esilarantemente stupido, qualsiasi versione
di Bizarro è una minaccia per Superman perché
ovviamente condividono gli stessi poteri, solo di natura opposta.
Bizarro, ad esempio, ha vista congelante invece di quella termica.
È inoltre in grado di causare distruzioni di massa. Questo è uno di
quei cattivi apparentemente sciocchi ma potenzialmente letali dei
fumetti con cui Gunn potrebbe fare qualcosa di veramente
memorabile. Bizarro ha probabilmente più senso di Cyborg Superman
perché, nel DCU, potrebbe essere un “Superman” che Luthor ha
cercato di creare con il DNA di Kal-El, scatenando inavvertitamente
un mostro.
Parasite
La premessa di base di
Parasite è sempre la stessa: viene esposto a
strani materiali radioattivi e finisce per diventare un mostro
vampirico. Per vivere ha bisogno di nutrirsi di energia e, dato che
è in grado di drenare l’energia vitale dagli altri, ciò rende
ovviamente Superman il bersaglio perfetto per permettere a Parasite
di continuare a vivere. Oltre a essere una pericolosa minaccia
fisica, il tocco del Parassita significa anche che succhia i
ricordi delle sue vittime, quindi è uno dei pochi cattivi ad aver
appreso l’identità segreta di Superman. Questo cattivo è stato
mostrato in televisione in più di un’occasione, ma mai nella sua
versione più mostruosa. Con un budget adeguato e una nuova
interpretazione da parte di Gunn, Parasite potrebbe presto
classificarsi tra i più grandi nemici dell’iconico supereroe e,
come minimo, essere un divertente cattivo secondario manipolato per
eseguire gli ordini di Lex.
Giocattolaio
Sebbene sia stato
inizialmente introdotto come personaggio comico (cosa che gli è
rimasta impressa per anni), Giocattolaio ha poi
dimostrato di essere uno dei nemici più letali di Superman. Certo,
può passare il tempo a costruire giocattoli più omicidi che
coccolosi, ma egli ha anche messo insieme vasti costrutti meccanici
con un tipo di potenza che ha finito per mettere a dura prova
persino la resistenza dell’Uomo d’Acciaio. Completamente
squilibrato, Winslow Schott ha anche creato una serie di sosia
robotici e una volta ha ucciso la madre di Supergirl. Sappiamo che
Gunn ama scegliere personaggi piuttosto oscuri dai fumetti e
portarli sullo schermo, ma Giocattolaio sarebbe una sfida notevole
da portare avanti.
Brainiac
Sebbene
Brainiac abbia attaccato gli eroi della Terra
talmente tanto da essere considerato un cattivo della Justice League al suo completo, la sua storia
con Superman risale addirittura a Krypton. Uno degli esseri più
intelligenti dell’universo, questo cattivo quasi indistruttibile
raccoglie le città dai pianeti che distrugge e poi le
rimpicciolisce per tenerle sulla sua nave. Nel corso degli anni,
Superman ha dovuto impedire a Brainiac di fare lo stesso con
Metropolis. I fan desiderano ardentemente vedere Brainiac sullo
schermo e i fumetti ci hanno dimostrato che ci sono innumerevoli
modi per farlo. Difficile pensare ad un villain migliore per
spingere Superman ai suoi limiti e permettere all’Uomo del Domani
di sentirsi il più grande eroe del mondo quando alla fine salverà
la situazione.
Questa sera si terrà a Los
Angeles come ogni anno la Oscar 2024 e
come ogni anno l’attesa è tanta. In attesa dell’inizio della nostra
live streaming sulle previsioni dei vincitori vi segnaliamo
dove poter guardare la notte degli Oscar 2024 in streaming
e in tv.
Quest’anno a differenza degli ultimi
decenni la notte degli Oscar 2024 sarà
un’esclusiva RAI. Dopo decenni di dominio e
trasmissione SKY, per la prima volta sarà
trasmessa in esclusiva da RAI, la tv pubblica italiana.
Da Roma, dallo studio 3 di via
Teulada, Alberto Matano seguirà e commenterà la diretta dal Dolby
Theatre di Los Angeles insieme a Stefania Sandrelli,
Gabriele Muccino,
Claudia Gerini,
Ambra Angiolini,
Claudio Santamaria, Antonio Monda e Paola Jacobbi.
Collegato dal Tappeto Rosso degli Academy
Awards, invece, l’inviato del TG1 Paolo Sommaruga
racconterà al pubblico italiano la magia della serata intervistando
le star internazionali presenti.
Dove guardare la notte
degli Oscar 2024 in tv
La cerimonia di premiazione della
96esima edizione, condotta quest’anno, per la quarta volta, dal
popolare presentatore e comico Jimmy Kimmel sarà
trasmessa domenica 10 marzo su Rai 1 a partire dalle 23.30.
Dove guardare la notte
degli Oscar 2024 in streaming
La notte degli Oscar 2024 in
streaming sarà disponibile su Raiplay.
Notte degli Oscar 2024, chi sono i
candidati?
Trai più accreditati per il
miglior film c’è il film di Christopher Nolan, Oppenheimer
che è anche il film candidato a vincere in altre categorie come
miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, miglior
fotografia, sonoro e miglior montaggio. E’ anche uno dei titolo con
più
nomination.
Per quanto riguarda la categoria che
più ci interessa a noi, miglior film internazionale ovviamente il
nostro tifo è per
Matteo Garrone e il suo “Io Capitano”
che concorre per una categoria che è ricca di film di successo,
trai quali:
La società delle neve, Perfect Days,
La sala Professori e il papabile vincitore secondo gli addetti
ai lavoro La Zona d’interesse.
Il film più visto al cinema in
Italia nel 2023 con oltre 5,3 milioni di spettatori, C’è
ancora domani, arriverà in prima TV
su Sky Cinema a Pasqua, domenica 31 marzo
alle 21:15 su Sky Cinema Uno (e alle
21.45 anche su Sky Cinema Due) in streaming su NOW e
disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile
on demand anche in 4K.
C’è
ancora domani (recensione)
è un film entrato direttamente nella storia del cinema italiano,
uno straordinario successo di pubblico e critica a partire dal
successo al botteghino: un incasso di oltre 36 milioni di euro, 9°
posto della top ten box office Italia di tutti i tempi e 5° tra le
produzioni nazionali. Presentato in concorso alla Festa del
Cinema di Roma 2023, ha ottenuto Menzione
speciale miglior opera prima, Premio speciale
della giuria e Premio del pubblico. È
stato inoltre premiato come Film dell’anno ai
Nastri d’argento 2024.
Il film C’è
ancora domani è una produzione
Wildside, società del gruppo Fremantle e
Vision Distribution, società del gruppo Sky,
prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa. Soggetto e
sceneggiatura sono di Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi.
La protagonista, Delia, è
interpretata da Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea è Ivano, suo marito, e
Romana Maggiora Vergano è Marcella, loro figlia,
Giorgio Colangeli è il Sor Ottorino; Emanuela
Fanelli infine interpreta la parte di Marisa, l’amica di Delia
mentre Vinicio Marchioni è Nino.
La trama di C’è ancora
domani
Delia (Paola
Cortellesi) è la moglie di Ivano, la madre di tre
figli. Moglie, madre. Questi sono i ruoli che la definiscono e
questo le basta. Siamo nella seconda metà degli anni 40 e questa
famiglia qualunque vive in una Roma divisa tra la spinta positiva
della liberazione e le miserie della guerra da poco alle
spalle.
Ivano (Valerio
Mastandrea) è capo supremo e padrone della famiglia,
lavora duro per portare i pochi soldi a casa e non perde occasione
di sottolinearlo, a volte con toni sprezzanti, altre, direttamente
con la cinghia. Ha rispetto solo per quella canaglia di suo padre,
il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio livoroso e
dispotico di cui Delia è a tutti gli effetti la badante.
L’unico sollievo di Delia è l’amica
Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide momenti di leggerezza
e qualche intima confidenza. È primavera e tutta la famiglia è in
fermento per l’imminente fidanzamento dell’amata primogenita
Marcella (Romana Maggiora Vergano), che, dal canto suo, spera solo
di sposarsi in fretta con un bravo ragazzo di ceto borghese, Giulio
(Francesco Centorame), e liberarsi finalmente di quella famiglia
imbarazzante. Anche Delia non chiede altro, accetta la vita che le
è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui
aspiri. L’arrivo di una lettera misteriosa però, le accenderà il
coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro
migliore, non solo per lei.
L’opera prima di Paola Cortellesi, anche protagonista, è un
film emozionante, vero, che nel solco del nostro neorealismo
racconta le imprese straordinarie delle tante donne qualunque che
hanno costruito, ignare, il nostro Paese.
Ormai sono circolate in lungo e in
largo tra i fan di Star
Wars voci sulla trama
del prossimo ritorno di Daisy Ridley nella Galassia Molto, Molto
Lontana, che la vedrà riprendere il ruolo di Rey 15 anni dopo
la fine de L’Ascesa di Skywalker. Per quanto dettagliate
possano essere queste voci, sembra che si tratti solo di questo.
Voci.
Durante una conversazione al SXSW
per promuovere il suo nuovo film Magpie, a Daisy Ridley è stato chiesto da
Steve Weintraub di
Collider se fosse vero che il suo nuovo film si sarebbe
chiamato New
Jedi Order, e Ridley ha risposto: “Non lo so!
Voglio dire, credo di sì. Dall’annuncio, non credo che sia
cambiato“. E mentre sappiamo che sa cosa aspettarsi
in termini di trama, ha aggiunto che deve ancora leggere la
sceneggiatura, dicendo: “So che c’è una sceneggiatura e
la leggerò a breve, il che è molto eccitante“.
La sua eccitazione fa eco ai
sentimenti simili della regista Sharmeen
Obaid-Chinoy, che all’inizio di quest’anno ha dichiarato
alla CNN: “Sono molto entusiasta del progetto perché
penso che quello che stiamo per creare sia qualcosa di molto
speciale“. L’entusiasmo per il progetto è aumentato
da quando è stato annunciato alla Star
Wars Celebration Europe la
scorsa primavera: quando potremo vederlo esattamente?
Quando inizieranno le riprese del
film di Star Wars con Daisy Ridley?
Anche se al momento non c’è una
data di uscita del film, Daisy Ridley ha detto a Weintraub che
spera di passare davanti alla macchina da presa nei panni
dell’iconica Jedi il prima possibile. Alla domanda se fosse vero
che il film dovrebbe essere girato quest’anno, la Ridley ha
risposto:
“Penso che potrebbe
essere quest’anno. Potrebbe essere, ma non ne sono sicura. Ad
essere onesti, lo sciopero degli sceneggiatori ha ovviamente
ritardato molte cose. Quindi l’intenzione era quella di farlo più
avanti nel corso dell’anno. Speriamo che sia così. Altrimenti,
immagino all’inizio del prossimo“.
Al momento non esiste una data di
uscita per il prossimo film di Daisy Ridley su Star
Wars. Magpie è attualmente in
proiezione al SXSW.
Dune:
Parte Due adatta la seconda metà dell’iconico romanzo
Dune di
Frank Herbert. Nel romanzo, come nel film, ci sono
sei schieramenti principali, tra casate e fazioni politiche da
conoscere, in modo tale da avere un quadro più chiaro delle forze
in campo. L’universo di Dune è molto vasto, ecco perché può essere
difficile individuare tutte le principali case e fazioni che
svolgono un ruolo nella storia.
Con Dune: Parte
due, diventa particolarmente importante comprendere
come ciascuna di queste fazioni e casate si inserisce
nell’intricato mondo stratificato in cui è ambientata la storia.
Ecco di seguito una breve guida alle casate e le fazioni di
Dune.
Casa Atreides – Pianeta natale:
Caladan
La Casata Atreides
costituisce il fulcro della storia di Dune e, sebbene questa
potente casata sia stata quasi distrutta dalla Casata Harkonnen e
dai Sardaukar in Dune, Paul Atreides sopravvive al genocidio ed è
pronto a riportare la sua casata alla gloria in Dune: Parte Due. La
Casata Atreides proviene originariamente dal pianeta Caladan, che è
rigoglioso e noto per la sua mancanza di inquinamento industriale.
La Casata è ampiamente amata dal popolo di Caladan e dalla maggior
parte delle persone nel suo feudo planetario. Gli Atreides
affermano di discendere dai Greci dell’antica Terra, suggerendo
anche che siano imparentati con diversi membri importanti
dell’antica mitologia greca.
La Casa Atreides è stata potente per
generazioni prima degli eventi di Dune, e Leto Atreides I l’ha
trasformata in una delle casate più rispettate e influenti
dell’Impero Padishah. Il loro successo e la crescente influenza
fecero sì che l’Imperatore Shaddam nutrisse odio verso la Casata,
che divenne ai suoi occhi una rivale. Questo è il motivo per cui
l’Imperatore entrò in combutta con la Casata Harkonnen e la aiutò a
sterminare gli Atreides su Arrakis (vicenda che viene raccontata in
Dune). In Dune: Parte Due, spetta a Paul e ai suoi alleati Fremen
vendicare Leto e riportare gli Atreides alla ribalta.
La Casa Harkonnen proviene dal
pianeta fortemente industrializzato di Giedi Prime ed è l’antica
rivale della Casa Atreides. Si pensa che gli Harkonnen discendano
dal paese della Finlandia sull’antica Terra, e trascorsero molti
anni come casata minore fino alla loro ascesa sotto il padre del
barone Vladimir Harkonnen. Gli Harkonnen stabilirono un’efficace
forma di governo basata sulla paura, arricchendosi attraverso
tattiche economiche brutali che ignorano gli standard etici
comunemente accettati.
Anche il Barone Vladimir della Casa
Harkonnen ha un collegamento interessante con la Casa Atreides. La
Casa Harkonnen governava il pianeta di Arrakis con un pugno di
ferro prima di unirsi al complotto dell’Imperatore per distruggere
la Casa Atreides e, dopo averlo messo in pratica, Gli Harkonnens
tornano a controllare l’importantissimo pianeta ricco di spezie. La
posizione della Casa Harkonnen su Arrakis la rende estremamente
potente a causa dell’importanza delle spezie, e il Barone progetta
addirittura di usurpare l’Imperatore Padishah e stabilire la
propria dinastia.
Casa Corrino – Pianeti natale:
Kaitain, Salusa Secundus
La Casa Corrino è la
famiglia regnante e governa l’Impero da un millennio al tempo degli
eventi nel primo romanzo di Dune di Herbert. La Casa Corrino
divenne capo dell’Impero dopo la Battaglia di Corrin e stabilì una
residenza imperiale sul pianeta Kaitain. Il loro pianeta natale
originale è Salusa Secundus, che viene trasformato in un mondo
prigione e campo di addestramento per i Sardaukar dopo il
trasferimento dei Corrino a Kaitain. I Sardaukar sono la forza
militare più formidabile dell’universo conosciuto e sono il cuore
del potere della Casata Corrino.
Si dice che sarebbe necessaria la
forza combinata di tutte le Grandi Casate del Landsraad per
sopraffare i Sardaukar, ma Paul Atreides e i Fremen hanno
decisamente creato dei problemi a queste forze di terra. L’attuale
sovrano della Casata Corrino è l’Imperatore Shaddam IV, la cui
paura e gelosia verso la Casa Atreides lo convincono a prestare i
Sardaukar alla Casa Harkonnen per spazzare via gli Atreides. La
Casata Corrino affronta la sua sfida più grande quando Paul
Atreides e i Fremen emergono dalla clandestinità e combattono per
il controllo dell’importantissimo pianeta Arrakis.
Casa Fenring – Pianeta natale:
Kaitain
La Casa Fenring è una
stretta alleata della Casa Imperiale di Corrino e, sebbene non
abbia un proprio pianeta natale, rimane prossima alla Casa
Imperiale. La Casata Fenring ha sede su Kaitain, e sfrutta i suoi
stretti legami con la Casata Corrino per fare di Kaitain la sua
base operativa. La Casata governa brevemente su Caladan dopo la
morte di Leto Atreides.
L’attuale leader della Casa Fenring
è il Conte Hasimir Fenring, che è uno stretto consigliere e amico
dell’Imperatore Shaddam IV. Hasimir e sua moglie, Lady Margot
Fenring, sono astuti manovratori politici che avrebbero dovuto
giocare un ruolo molto importante in Dune: Parte Due. Hasimir è un
abile assassino e Lady Margot è un membro importante del Bene
Gesserit, tuttavia nel film le parti con Hasimir, interpretato da
Tim Blake Nelson, non sono sopravvissute alla sala di montaggio,
mentre Lady Margot, con il volto di Léa
Seydoux, ha un breve ruolo in cui mette alla prova
Feyd-Rautha.
Il Bene Gesserit – Quartier
generale: Wallach IX
L’Ordine Bene Gesserit è
un’organizzazione di tutte le donne spie, suore, teologhe e
scienziate che utilizzano una varietà di metodi segreti per
avvicinarsi al loro obiettivo di elevare l’umanità attraverso la
creazione di un messia noto come Kwistatz Haderach. Il Bene
Gesserit utilizza un miscuglio di intrighi politici, ingegneria
genetica e ingegneria religiosa per aprire la strada al Kwisatz
Haderach. Conosciute anche come La Sorellanza, le Bene Gesserit
hanno migliaia di anni e la loro influenza sullo sviluppo
dell’umanità in tutta la galassia è profonda a un livello in cui
potrebbero facilmente plasmare parti significative della narrativa
di Dune.
Sono addestrate per massimizzare il
potenziale umano mentale e fisico, portando le persone ad avere
sensi incredibilmente acuti e diventando capaci di fare a mente
calcoli simili a quelli di un computer. L’addestramento del Bene
Gesserit rende i suoi membri qualcosa di vicino a una specie
superiore e evoluti rispetto alla razza umana. Sono in grado di
controllare la chimica del proprio corpo e di influenzare
consapevolmente i processi del corpo su cui la maggior parte delle
persone non ha alcun controllo. Le Bene Gesserit sono guidate dalla
Reverenda Madre Superiora, che ha il controllo supremo sull’ordine,
e il loro quartier generale è sul pianeta Wallach IX.
La Gilda dello Spazio – Sede:
Junction
La Gilda Spaziale è una
delle entità più potenti dell’Impero e il loro monopolio sui viaggi
spaziali e sulle banche internazionali la rende incredibilmente
potente. La Gilda Spaziale utilizza il melange di spezie per
consentire ai suoi Navigatori di vedere i percorsi attraverso le
stelle, consentendo i viaggi interstellari. Sono una parte
fondamentale dell’Impero e non sono vincolati ad alcuna casa o
ordine a causa del loro controllo sui viaggi interstellari. Tutte
le principali casate e le altre fazioni dipendono da loro, il che
lascia loro la libertà di fare quasi qualsiasi cosa.
I Navigatori della Gilda vengono
addestrati in una scuola su un pianeta chiamato Junction e la
quantità di spezie che questi Navigatori consumano alla fine li
costringe a vivere in vasche piene di vapore di melange. La Gilda
Spaziale giocherà un ruolo fondamentale in Dune: Parte Due, poiché
accetta di abbassare temporaneamente il costo dei viaggi spaziali
per aiutare l’Imperatore Shaddam IV a rafforzare il suo esercito
prima della Battaglia di Arrakis. L’unico vero punto debole della
Gilda è la sua dipendenza dalle spezie per mantenere il monopolio
sui viaggi interstellari, vero e proprio tallone d’Achille, visto
che le spezie possono essere trovate solo su Arrakis.
Dopo aver trionfato al
73° Festival di Berlino, il documentario Sull’Adamant –
Dove l’impossibile diventa possibile arriva nei cinema
italiani con un’uscita speciale, dall’11 al 13 marzo, grazie a I
Wonder. Il nuovo lavoro del documentarista francese Nicolas
Philibert è un viaggio emozionante e toccante nel cuore di
Parigi, che ci porta all’Adamant, un centro diurno unico nel suo
genere, che galleggia sulla Senna, offrendo cure e speranza a
coloro che lottano con disturbi mentali. Con uno sguardo intimo,
semplice e profondo, Philibert ci guida attraverso le vite dei
pazienti e degli operatori che animano questa struttura così
speciale.
Philibert decide di
aprire il film con delle immagini molto suggestive: la Senna che
scorre placida, sulle sue rive si staglia l’Adamant, con le sue
grandi vetrate che si affacciano sul fiume. È un inizio che cattura
subito l’attenzione dello spettatore, perché lo mette in uno stato
d’animo di placida accoglienza e lo prepara nel migliore dei modi a
quello che verrà. Il regista introduce poi i protagonisti di questa
storia: pazienti di tutte le età e provenienze sociali, uniti da un
comune disagio, ma anche dal forte desiderio di guarigione e
speranza.
Sull’Adamant – Dove
l’impossibile diventa possibile, la recensione
Quello che rende
Sull’Adamant un’opera così toccante (tanto che ha illuminato la
giuria della Berlinale), è proprio l’approccio umano, il rispetto e
la delicatezza con cui Philibert si avvicina a queste anime in
cerca di una strada e il modo in cui riesce non solo a farle aprire
e a raccontarsi, ma anche la maniera discreta e partecipata con cui
li riprende durante le loro attività, la loro gioia quotidiana. La
macchina da presa diventa braccia che accolgono, mostrando
un’empatia davvero rara e facendo della visione del film
un’esperienza preziosa.
Il blocco centrale del
film mostra come le attività che svolgono i pazienti, dai corsi di
cucito, alla pittura, alla musica, fino alla scrittura, sono non
solo attività ricreative che servono meramente a far passare le
giornate, ma diventano anche strumenti terapeutici per far
riconnettere le persone con se stessi e con il mondo che li
circonda. I pazienti trovano così il modo di esprimersi e di
ritrovare un senso di scopo e di realizzazione. Philibert cattura
magistralmente l’energia e la vitalità di questi momenti.
Oltre al racconto delle
attività, Sull’Adamant è anche un ritratto della
lotta quotidiana dell’équipe del centro che si scontra con il
disinteresse delle autorità sanitarie. Il documentario serve
infatti anche a sottolineare il valore e l’importanza di strutture
come l’Adamant, che offrono un’alternativa umana e rispettosa della
dignità personale alla sanità mentale tradizionale. Il film diventa
così un appello appassionato a proteggere e sostenere questi spazi
preziosi.
Con un valore produttivo
raffinato e un tema così importante di cui si fa carico,
Sull’Adamant è un prezioso contributo che il
cinema di documentario offre all’esperienza umana.
In Dune – Parte
Due di Denis Villeneuve, il
viaggio di Paul Atreides (Timothée
Chalamet) potrebbe essere molto semplice: costruire un
esercito e mettersi sulle tracce della Casata Harkonnen. Questo gli
permetterà di avere la sua vendetta per il modo in cui gli
Harkonnen e l’Impero hanno massacrato il Duca Leto Atreides I
(Oscar Isaac) e tanti altri reali della Casa
Atreides.
Nel corso del film, Paul Atreides si
unisce ai Fremen e lavora con loro per organizzare un contrattacco.
Tuttavia la storia non è proprio lineare e lascia qualche dubbio e
questioni in sospeso che non sembra voglia spiegare al
pubblico.
Perché la Casata Harkonnen non ha
usato armi da fuoco?
Nell’Universo di Dune, le Casate e i loro eserciti hanno scudi
corporei. Tuttavia, i Fremen non hanno nessuno di questi scudi a
causa del loro stile di vita più semplice come tribù del deserto.
Questo desta delle perplessità sul motivo per cui i soldati
Harkonnen non usano le armi da fuoco a terra contro i Fremen che
sono molto più bravi nel combattimento corpo a corpo e che portano
a termine molte missioni massacrando i soldati che proteggono le
colonie di spezie.
Gli Harkonnen usano l’artiglieria
sui loro elicotteri per proteggere i crawler delle spezie, quindi
sarebbe più efficiente equipaggiare i soldati con armi da fuoco per
i combattimenti con i Fremen. I romanzi di Frank
Herbert vedevano gli Harkonnen usare le armi in tempi
disperati, quindi questa scelta sarebbe stata adatta al loro
esercito nell’adattamento cinematografico.
Perché i Fremen non usano armi più
moderne?
I Fremen hanno cecchini e
pistole laser che fanno esplodere i crawler quando si tratta di
restare ai margini di piccoli scontri. Usano persino i bazooka per
distruggere gli elicotteri Harkonnen. Eppure la maggior parte delle
loro missioni li vede cacciare a terra, mettendo a rischio la vita
dei loro guerrieri.
I Fremen non utilizzano nemmeno le
granate o altri tipi di armi da fuoco. Se fanno esplodere i crawler
e usano altri elementi esplosivi nel loro arsenale, potrebbero
eliminare la maggior parte dei nemici. Dune – Parte
Due cerca di presentare i Fremen come brillanti
tattici, ma ci sono troppe incoerenze con la loro strategia
militare e su come ridurre al minimo le perdite.
Perché Feyd-Rautha fa drogare i
suoi avversari?
Feyd-Rautha di Austin Butler è il nipote del barone
Harkonnen, suo successore designato. Dune – Parte
Due mostra la natura violenta di Feyd-Rautha
quando combatte nel Colosseo di suo zio. Lì si vede come si diverte
a massacrare uomini. Si toglie persino lo scudo per rendere la
sfida più eccitante. Curiosamente, le sue guardie sono lì per
aiutarlo, tanto che feriscono uno dei combattenti contro cui si sta
scontrando. Feyd-Rautha li rimprovera e dice loro di fare marcia
indietro.
Se Feyd-Rautha voleva uno scontro
leale, perché avere le guardie in giro? Un altro sotto-arco
incoerente nasce quando rimprovera il Barone per non aver drogato
uno dei combattenti. Suo zio voleva solo alzare la posta. Tuttavia,
se Feyd-Rautha avesse voluto offrire una prova migliore, non
avrebbe dovuto inabilitare affatto i nemici. Il fatto che questi
venissero drogati, diminuisce a tutti gli effetti il valore del suo
combattimento e della sua vittoria nell’arena.
Perché Feyd-Rautha ha ucciso sua
madre?
Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures
Dune – Parte
Due parte cambia il background di Feyd-Rautha per
renderlo più sinistro. Nel romanzo il Barone lo adottava e lo
affilava come una lama perché sentiva che l’altro nipote, Rabban
(Dave
Bautista), non era un buon generale. Il film rivela
che il barone amava il carattere e i tratti viziosi di Feyd-Rautha.
È confermato che Feyd-Rautha ha ucciso sua madre.
Il motivo per cui Feyd-Rautha ha
ucciso sua madre non è però spiegato, insieme ad altre cose come la
sua propensione a mutilare le persone e a far sì che i suoi servi
si nutrano di loro come cannibali. La questione della madre è più
urgente perché indica al barone la sua natura di traditore del suo
sangue. Ciò è stato ulteriormente elaborato nel romanzo, dove è
stato stabilito che Feyd-Rautha voleva il trono di suo zio.
Feyd-Rautha arriva ad Arrakis e
prende il comando dell’esercito Harkonnen dalle mani di Rabban di
Dave Bautista. Suo zio crede che elaborerà una
nuova tattica dopo che Rabban non è riuscito a uccidere i Fremen.
Ma tutto ciò che Feyd-Rautha fa è prendere dirigibili giganti,
bombardare e bruciare varie grotte, dune di sabbia e località del
nord. Il fatto è che Rabban conosceva tutti questi punti e aveva le
stesse risorse.
Anche Rabban avrebbe potuto chiedere
maggiore potenza di fuoco, se necessario. Il film non spiega mai
perché Rabban non abbia messo in atto questo semplice genocidio di
propria iniziativa. Feyd-Rautha non porta nulla di nuovo sul
tavolo, inoltre il Barone avrebbe potuto semplicemente dare
l’ordine a Rabban di farlo prima. Invece, l’inazione di Rabban
sembra una scelta di trama conveniente, solo per turbare il Barone
facendo sì che altre incursioni dei Fremen interrompano la
produzione di spezie nella capitale di Arrakeen.
Perché i Fremen non avevano
esploratori che monitorassero lo seitch?
In entrambi i due film di
Dune, così come nel materiale originale, i Fremen
hanno esploratori ovunque. Si nascondono nella sabbia e nelle
caverne per scovare gli intrusi. Nel sequel non sono presenti
esploratori quando le navi da guerra attaccano il loro seitch. Si
tratta di un luogo sacro che conserva leader morti, missionari e
acqua sacra.
Si potrebbe supporre che siano
proattivi e abbiano cecchini e bombardieri in giro per individuare
gli aggressori e proteggere qualcosa di molto prezioso. Invece, le
navi appaiono dal nulla. E sembra che i filmmaker abbiano voluto
permettere agli Harkonnen di distruggere lo seitch così da
inasprire la volontà di Paul.
Come fanno tutti a salire e
scendere dai vermi della sabbia?
Dune – Parte
Due rende il l’atto di cavalcare i vermi della
sabbia una prova significativa. Paul ci riesce, provando sulla
propria pelle tutta la difficoltà che si deve affrontare per
potersi agganciare alle bestie. Tuttavia, il film mostra
costantemente gli entourage di Fremen trasportati intorno ad
Arrakis sui vermi della sabbia come se fossero un autobus o una
metropolitana.
Questa scelta lascia perplessi, dal
momento che sembra che tutti i Fremen riescano a salire sui vermi
della sabbia, e questo potrebbe anche essere possibile, se non
fosse che ad un certo punto anche la gravida Lady Jessica (Rebecca
Ferguson) usa un verme della sabbia per migrare
a sud. Questi vermi non smettono mai di muoversi, quindi deve
essere rigoroso cronometrare questi trasporti e far salire e
scendere tutti. Il regista Villeneuve ha però detto che questo
aspetto verrà spiegato nel terzo film.
Davvero Lady Jessica non sapeva di
essere la figlia del barone?
Dopo essere andata a sud, Lady
Jessica viene sottoposta a una prova unica con la sacra bile di un
verme delle sabbie. Diventa una Reverenda Madre, apprendendo i
segreti del passato. Paul fa lo stesso e poi confessa di sapere che
in realtà sua madre è la figlia del barone. Dune – Parte
Due non approfondisce questo aspetto ma
supponiamo che la piccola Jessicva venne consegnata alle Bene
Gesserit.
Lady Jessica conosceva da sempre le
sue origini e sperava di manipolare Paul per farlo diventare il
messia e uno dei partecipanti al gioco del potere? Jessica è a
tutti gli effetti molto potente per il suo culto e sarebbe stata
capace di manipolare Paul con la Voce. Non ci si può fidare di
Jessica e potrebbe anche aver ingannato Leto fin dall’inizio. Il
Bene Gesserit è noto per questo modus operandi, e sembra che
Jessica stia nascondendo certe cose a Paul sulla sua nascita e sul
suo destino.
Perché Paul ha rischiato la vita
vicino ai Sardaukar?
L’esercito di Paul alla
fine attacca Arrakeen durante un incontro tra il Barone e
l’Imperatore. Dopo aver decimato i nemici, Paul entra nelle stanze
e va ad uccidere il barone. Tuttavia, lo fa da solo e molto vicino
ai soldati d’élite Sardaukar. sembra una scelta avventata e
pericolosa. I soldati sono tanti e armati e Paul non ha lo scudo.
Sebbene sia visto come una leggenda, i Sardaukar sanno che è un
uomo in carne e ossa.
Ci si aspetterebbe che alcuni
soldati lo attacchino in quella circostanza, soprattutto quando lui
volta le spalle per uccidere suo nonno. Il fatto che Paul sia così
disinvolto nei confronti del nemico solitamente spietato è qualcosa
di cui Gurney di Josh Brolin e Chani di Zendaya sono consapevoli e hanno timore.
Quindi, è una pessima mossa, dal momento che Paul è diventato a
tutti gli effetti un simbolo di cui il culto ha bisogno di questa
figura per continuare a sperare.
Come faceva Feyd-Rautha a sapere
che Chani era l’amata di Paul?
Paul combatte il campione nominato
dall’Imperatore Feyd-Rautha nel finale di Dune – Parte
Due. Durante il combattimento, Feyd-Rautha guarda
Chani e la chiama “l’animale domestico” di Paul. Questo non ha
senso perché i reali non hanno spie e non hanno modo di sapere che
Chani è l’amata di Paul.
Ci sono molti Fremen in giro, maschi
e femmine, che mostrano le stesse reazioni durante la rissa. Quindi
non è che il cattivo possa guardare la folla e individuare l’anima
gemella di Paul. Il film sceglie di fornire questa informazione a
Feyd-Rautha per aumentare la posta in gioco durante il
combattimento finale, ma senza dare una spiegazione logica a questa
scelta.
I film incentrati sulla figura dei
serial killer sono da sempre particolarmente affascinanti, per via
dei “giochi” a cui sottopongono i protagonisti e gli stessi
spettatori, chiamati a cercare di risolvere il puzzle di enigmi a
cui gli assassini di turno sottopongono i propri rivali. Film come
Seven,
Zodiac e Il silenzio degli innocenti sono tra i
più celebri esempi di questo genere. Un altro titolo, uscito nel
1999, appartenente a questo filone è
Resurrection, diretto da Russell
Mulcahy. Da non confondere con i film argentino (2015) e
belga (2017) dallo stesso titolo, né con
l’horror del 2022 con Rebecca Hall, questo film dell’99 offre
proprio una vicenda legata ad un serial killer tanto particolare
quanto macabro.
L’attore Christopher
Lambert, lo scrittore Brad Mirman e il
regista Russell Mulcahy si incontrarono in un
hotel di Los Angeles per discutere di un altro progetto a cui
stavano lavorando, ma non riuscivano a smettere di parlare di
Resurrection e di quanto gli piacesse l’idea. Hanno così
ben presto abbandonato l’altro film e hanno deciso di realizzare
questo. Secondo il commento del regista Russell Mulcahy nel DVD,
Resurrection era originariamente classificato NC-17, motivo per cui
diverse scene di violenza e gore, come la scena del taglio delle
gambe, sono state eliminate per ottenere la classificazione R.
La “versione integrale” del film non
è mai stata distribuita e si presume che a tutt’oggi sia andata
perduta. Ci resta comunque un film particolarmente inquietante, un
ottimo esempio del suo genere che non mancherà di entusiasmare i
fan. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a Resurrection. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di
Resurrection
A Chicago viene commesso un atroce
omicidio: un uomo giace in un lago di sangue con un braccio
amputato alla spalla. L’assassino ha scritto col sangue su uno
specchio: “Lui tornerà“. L’agente John
Prudhomme, con il collega detective Andrew
Hollinsworth, comincia allora ad indagare sulla vicenda.
Alla prima vittima, sul cui corpo sono stati incisi numeri romani,
ne seguono ben presto altre. Nell’orto botanico, dove John si era
recato per seguire una pista, viene trovato un cadavere in
decomposizione: il braccio sinistro della persona è stato amputato
e anche qui sul corpo sono incisi numeri romani.
In un appartamento si scopre poi il
terzo omicidio. Qui c’è il cadavere di un uomo senza testa.
Prudhomme comincia a mettere insieme le tessere del puzzle e
formula una teoria sulle motivazioni: i numeri romani si
riferiscono ai passaggi della Bibbia e il killer sta cercando di
ricostruire pezzo per pezzo il corpo di Cristo in tempo per la
Pasqua, festa della Resurrezione, cui mancano tre settimane. Sarà
dunque necessario scoprire chi si cela dietro tutto ciò prima di
quella data, durante la quale potrebbe verificarsi qualcosa di
estremamente grave e macabro.
Il cast di
Resurrection
Ad interpretare John Prudhomme vi è
l’attore Christopher Lambert,
celebre per i film Greystoke – La leggenda di tarzan, il
signore delle scimmie (1984) e Highlander – L’ultimo
immortale (1986). Accanto a lui, nel ruolo del detective
Andrew Hollinsworth vi è invece Leland Orser,
mentre Robert Joy è Gerald Demus. Completano il
cast Barbara Tyson nel ruolo di Sara Prudhomme,
Rick Fox in quello di Schoefield e
Jonathan Potts in quello del detective Moltz. Nel
film si annovera infine anche un cameo del celebre regista
David Cronenberg, noto per film come
Videodrome e La mosca, nel ruolo di Padre
Rousell.
Resurrection: la
spiegazione del finale
Una volta compreso il modus operandi
del serial killer e il suo obiettivo, Prudhomme deve cercare di
predire le sue prossime mosse. Tuttavia, il caso prende una svolta
inaspettata quando il suo collega Scholfield scopre un fascicolo
dell’FBI
relativo a un omicidio simile avvenuto diversi anni prima in
Tennessee. Prudhomme è furioso per non aver ottenuto questo
fascicolo da Wingate, che si era presentato come agente dell’FBI e
aveva promesso di inviare loro tutte le informazioni del Bureau sul
caso. Quando però Prudhomme si reca all’ufficio dell’FBI, scopre
che Wingate è un uomo diverso da quello con cui ha lavorato.
Prudhomme riesce allora a
rintracciare e arrestare il falso Wingate, il cui vero nome si
rivela essere Gerald Demus. Tuttavia, non riuscendo a collegarlo ad
alcun crimine, l’uomo viene inizialmente scagionato. La squadra di
Prudhomme entra però poi in possesso delle prove in grado di
collegare le impronte digitali di Demus al precedente omicidio
avvenuto in Tennessee e quindi di arrestarlo. Nel frattempo, Demus
uccide però la sua sesta vittima, prendendone il busto. Prudhomme
teorizza che Demus possa nascondersi in un posto dove hanno già
guardato e nella casa della prima vittima trovano i macabri resti
delle sue vittime, disposti in modo da assomigliare a un Cristo
crocifisso.
Esaminando gli appunti di Demus,
Prudhomme si rende conto che per completare il suo lavoro,
l’assassino intende prendere il cuore di un bambino nato da una
donna di nome Maria il giorno di Pasqua, che è il giorno
successivo. Moltz identifica allora un bambino appena nato da una
certa Maria e si precipita all’ospedale, dove trova proprio Demus
con il bambino. Moltz viene ferito e Prudhomme insegue Demus sul
tetto finché non gli spara e recupera il bambino. Demus, cadendo,
dal tetto muore. La sua opera rimane così incompleta e Prudhomme
può dichiarare chiuso il caso.
Il trailer di Resurrection
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Resurrection grazie alla sua presenza su
une delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile a noleggio nel catalogo di Prime Video. Per vederlo, basterà dunque
noleggiarlo pagando la cifra indicata. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video per un
tot di ore. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 9 marzo alle ore 21:20 sul
canale Rai 4.
Il regista Paul
Verhoeven ha nel corso della sua carriera dato vita ad
alcune tra le più celebri pellicole di fantascienza di sempre, da
RoboCop ad Atto di Forza e fino a
Starship Troopers. Oltre a questo genere, però, nella sua
filmografia ricorrono anche una serie di film che presentano una
commistione tra sessualità e violenza che ha sempre destato
scandalo. Fanno parte di questo filone Fiore di carne,Elle, il
recente Benedetta e,
naturalmente, il più celebre di tutti: Basic
Instinct. Tale pellicola, da lui diretta nel 1992, è
ancora oggi uno dei maggiori esponenti del thriller erotico,
nonché uno dei maggiori successi del suo decennio.
Già la sceneggiatura di Joe
Eszterhas fu al centro di numerosi dibattiti mediatici,
divenuta nota tanto per le componenti di sesso e violenza, ma anche
per la rappresentazione data di certe situazioni e personaggi. Al
momento della sua uscita il film fu poi caratterizzato da diversi
divieti e controversie, ma ciò non gli impedì di ottenere degli
incassi da record, arrivando ad un totale di oltre 350 milioni in
tutto il mondo a fronte di un budget di appena 50. Quarto maggior
incasso del suo anno, dietro solo ad Aladdin, Guardia del
corpo e Mamma ho riperso l’aereo.
Basic Instinct è dunque un
film che a suo modo ha fatto storia, imperdibile per gli amanti del
cinema e in particolare di questa tipologia di thriller. Amato e
odiato, è un titolo che ancora oggi non lascia indifferenti e ha
fatto scuola a tanti altri prodotti simili. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al
cast e ad altre curiosità.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Basic
Instinct
Protagonista del film è il detective
Nick Curran, il quale è alle prese con un’indagine
sul cruento omicidio del ex rockstar Johnny Boz.
La principale sospettata dell’omicidio è la seducente
Catherine Tramell, famosa scrittrice e psicologa,
che si trovava con la vittima la notte del delitto. La donna si
dichiara naturalmente innocente, ma la descrizione di un omicidio
identico in un suo libro sembra deporre a suo sfavore. Sospettando
di lei, ma anche sentendosene fortemente attratto, Nick inizierà ad
indagare nel passato della donna, scoprendo una serie di eventi
sempre più compromettenti. Più il suo rapporto con lei si stringe,
inoltre, più si accorgerà di star finendo in una trappola.
Come noto, per i ruoli di Nick
Curran e Catherine Tramell la produzione valutò tutti i più celebri
attori di quel momento. Nessuno sembrava però disposto a recitare
nel film, principalmente per via delle controverse scene di sesso
previste. Alla fine i due personaggi furono interpretati da
Michael Douglas
e Sharon Stone,
all’epoca ancora poco conosciuta. Douglas accettò di svolgere ogni
scena per lui prevista, anche le più pericolose, ma si rifiutò di
dar vita a dei nudi frontali. La Stone raccontò invece di essere
stata particolarmente nervosa per l’intera durata del set, ma che
quella sensazione la aiutò a rimanere nel personaggio.
Basic Instinct: la scena
dell’interrogatorio e delle gambe
La scena più nota del film è
senz’altro quella dell’interrogatorio, durante il quale il
personaggio interpretato da Sharon Stone, mentre risponde alle
domande dei poliziotti, accavalla le gambe, mostrando, senza
lasciare nulla all’immaginazione, di non indossare alcun indumento
intimo. Ancora oggi è una delle scene più celebri degli ultimi
decenni di cinema, nota perfino a chi non ha mai visto il film.
Ovviamente non sono mancate anche diverse critiche nei confronti di
questa scena, talvolta giudicata come troppo esplicita e fuori
luogo. Il principale mistero rimane però quello relativo a quanto
questa sia stata frutto del caso o meno. Il regista non ha mai
chiarito a riguardo, anche se è noto che la Stone non la apprezzi,
avendo affermato di non essere stata al corrente di cosa
realmente si sarebbe visto.
Chi è l’assassino di Basic
Instinct? Ecco la spiegazione del finale
Nel finale del film, Nick scopre che
Catherine ha avuto un’avventura sessuale al college con Lisa
Hoberman, che poi si rivelò ossessionata da lei. Successivamente,
Nick scopre che Lisa non è altro che la sua ex, Beth. Riesce così
ad incastrarla, ma non prima che questa sia riuscita ad uccidere
Gus. Il caso sembra dunque risolto, ma nell’ultima scena, quando
Nick torna a casa sua e dove trova Catherine ad aspettarlo e i due
fanno poi l’amore, lei sembra intenzionata ad afferrare il
punteruolo posizionato sotto il letto. Mentre sta per uccidere
Nick, però, lascia andare l’arma perché ormai è innamorata di lui,
e i due continuano il rapporto sessuale. Resta dunque il dubbio su
quanto l’assassina di questa storia fosse solo Beth o se anche
Catherine fosse una sua complice.
Basic Instinct 2: il
sequel del film
A distanza di 14 anni dall’originale
Basic Instinct, nel 2006 è stato realizzato anche un
sequel, intitolato semplicemente Basic Instinct
2. Questo non vanta più la regia di Verhoeven ma
quella di Michael Caton-Jones, noto per titoli
come The Jackal e Colpevole d’omicidio.
Questo sequel, per la gioia dei fan, vede però il ritorno della
Stone nei panni di Catherine Tramell, coinvolta in nuovi omicidi a
Londra. Accanto a lei non vi è più Michael Douglas, il quale si
riteneva troppo vecchio per riprendere il personaggio, bensì
David Morrissey, David Thewlis e
Charlotte Rampling. Basic Instinct 2,
tuttavia, fu un cocente flop al box office e i miseri incassi
spinsero i produttori a bloccare ogni eventuale altro piano per il
futuro.
Basic Instinct: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Basic Instinct grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Infinity+. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 9marzo alle ore
21:00 sul canale Iris.
Quando si è saputo che Ben Affleck era stato scelto per interpretare
il Cavaliere Oscuro del DCEU in Batman v Superman: Dawn of Justice, la
reazione è stata innegabilmente contrastante.
Alla fine l’attore ha dimostrato
che i suoi detrattori si sbagliavano e, nonostante abbia recitato
in alcuni film di che non sono piaciuti a tutti, ha lasciato il
segno nel ruolo dell’iconico supereroe della DC Comics. Purtroppo,
il reboot del DCU significa che il suo tempo con il
mantello e il cappuccio è finito.
Non sappiamo chi sarà il successore
di Ben Affleck, ma Robert Pattinson ha già assunto il ruolo nella
serie The
Batman di Matt Reeves. Prima che la
star di Daredevil vestisse i panni di Batman, è stato
Christian Bale a portare in vita
Bruce Wayne sullo schermo nella Trilogia del
Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan.
“È questo il motivo per
cui ho voluto [Ben] Affleck, perché per me Batman è un tipo
grosso“, ha detto Zack Snyder. “Affleck è
alto un metro e novanta, sapete?
È un tipo davvero
grosso. E le scarpe, gli stivali sono di circa due pollici, quindi
è letteralmente quasi due metri nel costume. Quando esce con il
costume – voglio dire, gli abbiamo messo un po’ di muscoli, e c’è
una tuta muscolare sotto il costume, ed è, legittimamente, una cosa
spaventosa“.
“Sai, se ne sta lì in
piedi e tu pensi: ‘Porca puttana’. Tipo, amico… il mento è così
folle, con quel cappuccio. Voglio dire, guardatelo, per me è
davvero Batman“.
Rogan ha tirato in
ballo l’interpretazione di Christian Bale, al che Snyder ha risposto
semplicemente: “È un grande Batman, ma è ancora, come dire, un
metro e ottanta” (ha poi chiarito che non era
“scortese” e che semplicemente preferisce il Batman
più ingombrante di alcuni fumetti).
È chiaro che Il ritorno del
cavaliere oscuro di Frank Miller è stato
una grande fonte di ispirazione per il regista durante il suo
periodo nel DCEU, cosa che Zack Snyder ha ribadito
parlando della corporatura di Batman.
“Se guardate Dark
Knight Returns, c’è una battuta in cui cerca di impugnare la
pistola di qualcuno e il suo dito non riesce a entrare nella
guardia del grilletto perché è così grande“, ha
spiegato. “Mi piacciono cose del genere. Ha il dono
genetico di essere un tipo così grosso“.
“E, a parte questo, i
suoi genitori sono stati uccisi davanti a lui, ed è anche un
miliardario… Vuoi che non sia solo una di queste cose, giusto?
Devono essere tutte queste cose perché lui possa fare quello che
può fare“.
LEGO e
Warner Bros. Discovery hanno presentato un nuovo
set per celebrare l’85° anniversario di Batman. Il nuovo set LEGO
DC Batman Gotham City Skyline è una fedele ricostruzione di Gotham
City come appare in Batman: The Animated Series.
Il set da 4.210 pezzi – che misura 17″ x 30″ x 3″ – ricrea
meticolosamente i luoghi iconici dell’amata serie animata, tra cui
il tribunale di Gotham City, il manicomio di Arkham, il classico
Batwing e il Bat-Segnale.
Come altri set di questa portata, è
anche pieno di divertenti easter eggs e riferimenti alla serie,
oltre a dettagli nascosti che possono essere scoperti in alcune
parti del set che si aprono e permettono di sbirciare all’interno.
Oltre a ricreare lo skyline, il set è dotato di minifigure di
Batman, Catwoman, Joker e
Harley Quinn.
Ogni minifigure appare come nella
serie animata ed è dotata di un proprio accessorio: Batman, un
batarang; Catwoman, un diamante e una frusta; Joker, del tritolo;
Harley Quinn, una pistola. Tutti e quattro i personaggi possono
essere esposti su un trespolo tra due gargoyle.
Per quanto riguarda i set LEGO
Batman, questo è senza dubbio uno dei migliori. Non solo è basato
su uno degli adattamenti più amati del Crociato incappucciato, ma è
anche ricco di dettagli intricati.
Tuttavia, ha un prezzo un po’ alto. In arrivo ad aprile, LEGO DC
Batman Gotham City Skyline costa 299,99 € il che, considerando il
prezzo dei LEGO di questi tempi, è piuttosto ragionevole,
soprattutto per un set di questa portata.
Non sembra esserci una data di pre-ordine, ma il set sarà
disponibile per i LEGO Insider a partire dal 1° aprile 2024.
Per tutti gli altri, sarà in vendita pochi giorni dopo, il 4
aprile 2024. Ancora oggi, Batman: The Animated
Series è considerata una delle più grandi serie animate
mai realizzate.
Debuttata nel 1992 su Fox Kids, la serie è stata apprezzata per
il suo tono maturo, la scrittura, l’estetica visiva e il
doppiaggio. La serie ha avuto come protagonista il compianto
Kevin Conroy come voce di Bruce
Wayne/Batman.
A prestare la voce a uno dei suoi nemici più iconici è stato
nientemeno che Mark Hamill che, a tutt’oggi, è considerato uno dei
migliori attori di Joker. La serie è anche nota per aver introdotto
l’assistente di Joker, Harley Quinn, che da allora è diventata un
personaggio mainstream.
È stata la versione horror
dell’orsacchiotto più amato dai bambini a trionfare ai
Razzie Awards 2024, insieme a Megan Fox e
Sylvester Stallone che hanno portato a casa il
(dis)riconoscimento per i peggiori attori. Come ogni anno, ecco i
vincitori del peggio del cinema, in attesa degli Oscar
2024 la notte prossima.
La nominata del 1998 e attuale Presidente del
SAG/AFTRA Fran Drescher, per la sua brillante
guida del sindacato degli attori in occasione delle proteste e
dello sciopero del 2023, concluso con successo.
Il prossimo 14 marzo
arriva in sala Imaginary,
il nuovo figlio di Blumhouse che, dopo il successo di
M3gan e
Five Nights at Freddy’s torna al cinema con
l’intenzione di spaventare grandi e piccini. Questa volta lo fa con
una storia che scomoda uno dei grandi archetipi della narrazione
fantastica: l’amico immaginario.
Il cinema è pieno di
storie che raccontano, con toni e declinazioni diverse,
attraversando i generi e le età, di personaggi con amici immaginari
più o meno simpatici o pericolosi. Ecco un breve viaggio
all’interno di questo topos narrativo che ha ispirato narratori di
ogni genere cinematografico.
Imaginary
In sala dal 14 marzo
distribuito da Eagle Pictures, Imaginary esplora
l’innocenza degli amici immaginari, ponendo una domanda
inquietante: Sono davvero frutto dell’immaginazione dei bambini o
c’è qualcosa di più terrificante e oscuro che si nasconde? Quando
Jessica (DeWanda Wise) torna a vivere con la sua
famiglia nella casa dove è cresciuta, la figliastra Alice
(Pyper Braun) avventurandosi in cantina, trova un
orsacchiotto di peluche di nome Teddy. Fin da subito sviluppa un
inquietante attaccamento con lui, dapprima in modo giocoso e poi
sempre più sinistro. Quando il comportamento di Alice diventa
sempre più preoccupante, Jessica si rende conto che il tenero Teddy
è molto più dell’orso di peluche che lei credeva.
Per amore dello
spettacolo e del brivido, il film prende in considerazione l’idea
che un amico immaginario possa indurre ad azioni spaventose, idea
non proprio nuova ma che nelle mani della sapiente casa degli
incubi della Blumhouse può trasformarsi in oro al box office.
Elliot il drago
invisibile
Cominciamo con un grande
classico del genere fantasy per ragazzi. Pur non essendo
esattamente immaginario ma piuttosto “invisibile”, come da titolo,
Elliott è il simpatico co-protagonista di questa storia, in cui
Peter, un bimbo orfano, ha come unico amico proprio il drago magico
che porta il caos in un piccolo villaggio di pescatori nel Maine
quando cerca di aiutare proprio Peter a scappare dalla casa della
perfida famiglia adottiva.
La storia si sviluppa
come la più classica delle avventure fantastiche, in cui il piccolo
protagonista trova alla fine una famiglia, mentre l’aiutante magico
vola via per andare a aiutare altri bambini in difficoltà. Il
grande classico Disney in tecnica mista del 1977 è stato
rifatto nel 2016 da David Lowery con Bryce Dallas Howard.
Fight Club
Sembra strano che un
tale titolo si trovi in questo elenco, eppure, a ben vedere il
protagonista senza nome di Fight Club trova
effettivamente un amico (immaginario) in Tyler Durden, anche se poi
alla fine scopriremo che si tratta semplicemente di un se stesso
più “fico e rilassato”.
Il protagonista e Tyler
Durden sfogano la loro aggressività creando un club di
combattimento, che assume rapidamente connotati rivoluzionari, fino
a mettere l’uomo in condizioni di dover fronteggiare la sua vera
identità. Trai film culto della storia del cinema, Fight
Club rappresenta un passaggio obbligato quando si parla di
cinema e di personaggi immaginari, dal momento che su questo
elemento si fonda poi tutta la storia del film.
La profezia
dell’armadillo
Ebbene non poteva
mancare in questa lista la versione italiana e moderna dell’amico
immaginario. Si tratta proprio di quell’armadillo del titolo e che
ormai l’immaginazione collettiva sente parlare nella propria testa
con la voce di Valerio
Mastandrea. Cinico e saggio, aspramente critico ma
sempre di supporto, l’amico immaginario di Zero in La profezia dell’armadillo è davvero la sua
coscienza.
Il personaggio diventa
tanto più importante quanto più la storia avanza e dai toni
svogliati e ironici della prima parte si procede verso le
rivelazioni più serie e drammatiche della seconda parte del film.
L’armadillo, in quelle circostanze, assume un
ruolo decisamente importante per il giovane Zero. Lo stesso
personaggio, che è nato sulle pagine dei fumetti, è diventato poi
una icona pop anche grazie alle serie Netflix di Zerocalcare:
Strappare lungo i bordi e
Questo mondo non mi renderà cattivo.
Jojo Rabbit
Nel 1945, un ragazzino
tedesco scopre che la madre nasconde una giovane ebrea in soffitta.
Aiutato dall’amico immaginario, Adolf Hitler, Jojo deve fare i
conti con la sua infantile e cieca fiducia verso il regime. Il film
Jojo
Rabbit di Taika Waititi, che ha intenerito i cuori di
tutto il mondo cinefilo qualche anno fa, ha anche offerto una
storia di amicizia davvero sopra le righe.
Il piccolo Jojo
idealizza così tanto il nazionalsocialismo che conferisce al suo
amico immaginario le fattezze di Hilter (interpretato da Waititi
stesso). Questa scelta, che sembra così azzardata, è in realtà
perfetta per far capire al pubblico quanto la passione del
protagonista per il regime non sia altro che un desiderio di
appartenenza che viene sublimato attraverso questa comica e
buffonesca figura baffuta. Il finale del film rimetterà tutto poi
nella giusta prospettiva, con Jojo che si allontana dalla vera
natura della dittatura.
A Beautiful Mind
Il biopic di Ron Howard che racconta la vita e la malattia
di John Nash sceglie di drammatizzarne la schizofrenia del
protagonista. Il film racconta della paranoia di Nash:
parallelamente alla sua ricerca matematica e alla sua storia
d’amore, il protagonista scivola sempre di più nella sua malattia
mentale, aiutato soltanto dall’amico Charles Herman che si presenta
a lui in compagnia di sua figlia, la piccola Marcee.
Soltanto verso la fine del film scopriamo che Charles è in
effetti un amico immaginario per il professor
Nash, una illusione frutto della sua schizofrenia di tipo
paranoide. Molto dopo la realizzazione del film, che ha
avuto un enorme successo ed è arrivato fino agli Oscar, il
professor Nash, quello vero, ha detto pubblicamente che quelle
visioni non lo hanno mai abbandonato, salvo il fatto che da un
certo punto in poi ha imparato a gestirle come allucinazioni, e non
come… amici.
Lars e una ragazza
tutta sua
Lars è molto timido e fa
fatica a socializzare ma crea un legame con una bambola di plastica
a grandezza naturale. La famiglia è preoccupata ma il medico li
avvisa di assecondare l’uomo e di fingere che si tratti di una
donna reale. Sarà la stessa bambola, Bianca, a “trovare il modo” di
aiutare Lars a trovare la sua strada e di aprirsi, con molta
cautela, a delle relazioni reali.
Il film, che si avvale
di una straordinaria interpretazione di un giovanissimo Ryan Gosling, racconta di una “innamorata
immaginaria”, che riesce a trovare spazio nella timidezza di un
uomo proprio perché non chiede e non ambisce, non lo mette in
difficoltà con nessuna pretesa, ma esiste al suo fianco, per quanto
finta, presenza confortante.
Il mio amico Eric
Eric, un postino di
mezz’età che vive e lavora a Manchester, si trova in un momento
critico della propria vita. Una sera gli si materializza davanti
Eric Cantona, il suo
idolo, stella del Manchester United del quale è un grande
tifoso. Il campione con la sua “filosofia” lo aiuterà ad affrontare
il suo passato, riavvicinandosi a Lily, e lo spronerà a chiedere
l’aiuto dei suoi colleghi e amici tifosi per togliere dai guai uno
dei suoi figliastri, che nel frattempo si è messo in affari con un
pericoloso criminale.
Il primo e a oggi unico
film in cui Ken Loach ricorre a un espediente
soprannaturale è un ritratto affettuoso e tenero di un’amicizia
maschile tra un uomo e il suo mito, un simbolo ma anche un
consigliere e un supporto reale, per quanto presenza immaginaria,
che porta un vero e proprio beneficio alla vita di Eric.
Mr. Beaver
Ci avviciniamo a una
declinazione di “amico immaginario” che diventa pian piano sempre
più inquietante e questo film diretto da Jodie Foster sicuramente offre una versione
insolita di questo archetipo narrativo. La storia è quella di
Walter Black che dopo una vita nell’industria dei giocattoli cade
in depressione. Torna pian piano alla vita solo grazie a
Mr. Beaver, una marionetta/castoro che si
impossessa pian piano della sua personalità, fino a conseguenze
tragiche.
Il castoro immaginario
che prima salva la vita e poi guida alla pazzia il protagonista del
film, con il volto di Mel Gibson, viene poi trattato nel film come
un vero e proprio disturbo della personalità, un disturbo di
schizofrenia che solo nel finale verrà trattato come tale e curato,
per portare il protagonista verso la guarigione.
Shining
Continuando ad
avvicinarci all’inquietudine orrorifica di amici immaginari per
niente consolanti, anche il capolavoro di Stanley
Kubrick offre una declinazione di amico immaginario che
nulla ha da invidiare agli esempi fino a ora riportati. Tutti
conosciamo la storia di Jack Torrance e di come scivola
progressivamente nella pazzia all’interno dell’Overlook Hotel. Ma
prima di arrivare a brandire l’ascia contro moglie e figlia, Jack
ha modo di parlare a lungo con il suo amico barista, l’immaginario
Lloyd, che gli offre dei consigli di vita non proprio salutari.
Ma dato che la mela non
cade mai troppo lontano dall’albero, anche il piccolo Danny, figlio
di Jack, ha un amico immaginario: Tony, l’inquietante compagno di
giochi che diventa quasi un angelo custode per il piccolo e gli
preannuncia gli orrori che da lì a poco potrebbero accadere. Anche
se Shining è un film che non farebbe mai pensare
direttamente a amici immaginari, offre in realtà ben due esempi
calzanti di questo archetipo.
In occasione della Giornata
Internazionale per i Diritti delle Donne è una produzione
Netflix a
ricordare alle donne che devono salvarsi da sole, e non solo dai
draghi: Damsel. Dimenticate i racconti in cui un
prode cavaliere porta soccorso a una damigella in difficoltà perché
non è questo il caso, avverte una voce fuori di campo fin dalle
prime battute di Damsel, il nuovo film di
Juan Carlos Fresnadillo in uscita sulla
piattaforma proprio l’8 marzo. Un film che gioca sulle atmosfere
del fantasy per portare in realtà un messaggio concreto, a
qualunque livello di lettura si scelga di affrontarlo.
A testimoniare l’importanza
attribuita all’operazione sono i nomi di rilevanza presenti nel
cast che partecipano al film con quello che si potrebbe definire
come poco più di un cammeo, come Angela Bassett e Robin Wright Penn. Entrambe le attrici sono note per
aver più volte manifestato pubblicamente la richiesta di maggiori
diritti per le donne: nel 2016 Wright Penn, protagonista di
House of Cards, ha intavolato una dura contestazione con
la produzione della serie per rivendicare la parità salariale con
il collega Kevin Spacey.
In Damsel i loro
ruoli incorniciano l’interpretazione della ventenne Millie Bobby Brown, volto e corpo in azione della
principessa Elodie la quale, perse le speranze di poter contare su
un cavaliere in arrivo su un un destriero bianco, giocoforza deve
diventare lei stessa un guerriero. Le riprese di
Damsel hanno impegnato Brown sia davanti che
dietro la macchina da presa, dal momento che, oltre che
protagonista è anche produttrice del fim. L’attrice inglese si è
fatta notare appena tredicenne per la sua interpretazione di
Undici, personaggio della serie Stranger
Things dei Duffer Brothers che le è valso due
candidature agli Screen Actors Guild Award e due agli Emmy
Award come miglior attrice non protagonista: la più giovane di
sempre ad ottenere la nomination.
Damsel: una storia fantasy trasmette un messaggio di grande
realismo
La storia di
Damsel attinge al classico schema del viaggio
dell’eroe ribaltandone alcuni cliché, primo fra tutti, quello
annunciato di un principe azzurro che è meglio dimenticare.
Principessa di una terra sterile e battuta dal vento, Elodie riceve
una proposta di matrimonio e con essa la possibilità di ottenere un
riconoscimento in monete d’oro che può portare respiro alle casse
del regno. Di fronte a un popolo stremato dalla fame, il sogno del
grande amore le appare una distrazione che non può permettersi ma
niente toglie che possa ancora sperare fino all’incontro con il
promesso sposo.
Il sorriso di Nick Robinson
(Noi
siamo tutto) che lo impersona sembra aprire ad un
futuro di felicità, non fosse che proprio la sua mano apre alla
giovane la porta dell’inferno. Non è forse quello che succede ad
oltre il 60% delle donne, le quali, secondo un’indagine ISTAT del
2014, subiscono le forme più gravi di violenza proprio ad opera dei
partner, dei parenti o degli amici, ovvero delle persone di cui più
si fidano.
Da ‘Damigella’ a ‘Cavaliere’
Damsel rappresenta
un percorso di liberazione dalla gabbia delle proprie illusioni
simboleggiato dal vestito da sposa ‘costruito’ intorno a una rigida
ma vuota armatura che impedisce alla sposa i movimenti, senza
tuttavia proteggerla, e rappresenta la tradizione che costringe le
donne in ruoli fin troppo precisi. ‘Donne non si nasce, si
diventa’, ammoniva già nel 1949 Simone De Beauvoir dalle
pagine de Il Secondo Sesso, ‘Nessun destino biologico, psichico,
economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la
femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a
elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che
chiamiamo donna’.
Elodie dovrà dire addio alla
crinolina per salvarsi dal destino di morte che il suo uomo ha
scelto per lei. Un aspetto significativo del percorso che porterà
la principessa a diventare il cavaliere che avrebbe voluto al
fianco è l’acquisizione della capacità di discernere chi sono i
veri draghi: non sempre i più temibili sono quelli che sputano
apertamente fuoco e a volte le fiamme covano a lungo prima che le
ustioni diventino visibili.
Da questa nuova prospettiva, non
sempre i nemici meritano di rimanere tali fino alla fine.
Affrontare il mostruoso, infatti, non significa lasciarselo alle
spalle una volta per tutte, dimenticare, bensì sapere implementare
quanto di oscuro si è vissuto per farne la propria forza e andare
incontro con un maggior senso di completezza al domani.
Damsel ha i
contorni di una favola leggera ma attraverso il linguaggio
simbolico tocca corde capaci di risuonare più a lungo dei servizi
giornalistici che accompagnano una giornata, vale la pena
ricordarlo, che non è una mera celebrazione rivolta al passato ma
una progressione in corso verso una serie di diritti di dignità e
uguaglianza che ancora oggi, nel 2024, devono essere pienamente
riconosciuti.
Mentre Pedro Pascal presta la voce (e il volto) a
Din Djarin in The
Mandalorian, sono Brendan Wayne e Lateef
Crowder a indossare l’iconica armatura sul set.
All’inizio di quest’anno abbiamo
appreso che la Lucasfilm ha deciso di andare avanti con The
Mandalorian & Grogu, un’avventura per il grande
schermo dell’amato duo che sembra sostituire la quarta stagione di
The
Mandalorian. La notizia ha entusiasmato e deluso i fan
in egual misura, ma resta la speranza che questi episodi arrivino
su Disney+.
Brendan Wayne ha
recentemente parlato del suo lavoro nella galassia di Star Wars
e ha confermato le recenti indiscrezioni sulla data di inizio delle
riprese di The
Mandalorian & Grogu.
“Quello che continuo a
sentire ovunque è che [le riprese inizieranno a]
giugno“, dice nel video qui sotto. “Credo
che Jon [Favreau] abbia detto giugno”. Wayne ha detto
di “sapere tutto ciò che accadrà nel film”, aggiungendo
che “non avrebbero potuto dare il via libera a qualcosa senza una
sceneggiatura“.
Nonostante non abbia potuto
condividere i dettagli, quando all’attore e stuntman è stato
chiesto se ci sarà una quarta stagione de I Mandaloriani, ha
aggiunto: “No [la quarta stagione]. So che faremo
sicuramente un film, ecco cosa so“.
In precedenza è stato riferito che
la sceneggiatura di Jon Favreau per la quarta stagione si è
trasformata in un film dopo gli scioperi della WGA dello scorso
anno. Tuttavia, dal momento che The
Mandalorian è un’attrazione così grande su
Disney+, i nuovi episodi
potrebbero ancora seguire da qualche parte nel prossimo futuro.
Wayne si è anche affrettato a
chiarire che questo film non è stato realizzato in fretta e furia
per fare cassa. “Vi dirò, onestamente, che
Jon Favreau non lo farebbe mai. Capisco che la produzione, come
lo studio, abbia detto: ‘Ehi, fai un film, non fai la quarta
stagione?’. Se è così che è andata. È giusto, perché è nel loro
interesse“.
Tutto quello che sappiamo sul film
The Mandalorian & Grogu
The
Mandalorian & Grogu inizierà la produzione
quest’estate a Los Angeles. Jon Favreau è produttore esecutivo insieme a
Filoni e Kennedy, che ha descritto la “nuova storia” come “perfetta
per il grande schermo”. Con Pedro Pascal nel ruolo del cacciatore di
taglie con l’elmetto Din Djarin, The
Mandalorian ha segnato la prima serie televisiva di
Star
Wars in live-action quando è stata lanciata su Disney+ nel
novembre 2019. Nel 2023 è andata in onda la terza stagione, che si
è conclusa con l’insediamento di Din e Grogu – il suo apprendista
mandaloriano e figlio adottivo – sul pianeta Nevarro, un tempo
privo di vegetazione.
È lì che Din diventa un sicario
della neonata Nuova Repubblica, stringendo un patto con il Capitano
Carson Teva (Paul Sun-Hyung Lee), ranger di
Adelphi, per dare la caccia ai resti imperiali ancora fedeli
all’Impero caduto. “Sono entusiasta di quello che stiamo
facendo in questo momento, ma il film, credo, sarà grandioso“,
ha dichiarato recentemente Filoni, sceneggiatore, regista e
produttore di The
Mandalorian, a ET. “Con Jon al timone, sarà
fantastico, e lui ha studiato così bene Star Wars ora, quindi ha
una grande stenografia e amo collaborare con lui. Sono entusiasta
di condividere il futuro di quello che stiamo facendo“.
Gli adattamenti di videogiochi
continuano ad arrivare e l’ultimo sarebbe basato su una popolare
serieWatch Dogs di Ubisoft.
Deadline riporta che un film basato su Watch Dogs
è in lavorazione presso la New Regency. Non si sa molto
dell’adattamento, ma la star di Talk To
MeSophie Wilde è in trattative per
recitare nel film.
Il regista francese Mathieu
Turi si occuperà della regia con una sceneggiatura
originale scritta da Christie LeBlanc.
Christie LeBlanc è nota per aver scritto la
sceneggiatura di Oxygen di Netflix, un thriller fantascientifico basato sulla
sceneggiatura di O2 della Black List del
2016.
Il cuore di Watch Dogs
Sebbene non si conoscano ancora i
dettagli specifici della storia di questo film, possiamo presumere
che la premessa sarà strettamente legata ai giochi. Fino ad oggi
sono stati pubblicati
tre giochi di Watch Dogs e, sebbene presentino
personaggi principali diversi con vari obiettivi da raggiungere,
tutti ruotano in gran parte attorno ai protagonisti hacker
invischiati nella malavita, che affrontano aziende corrotte,
boss del crimine e hacker rivali.
I giochi sono tipicamente
ambientati in versioni romanzate di città reali. Il cuore di queste
città è il ctOS (sistema operativo centrale), una rete
informatica romanzata che collega tra loro tutti i dispositivi
elettronici della città e memorizza le informazioni personali della
maggior parte dei cittadini.
Quanti giochi sono il franchise di Watch Dogs?
Il nucleo del gameplay di ogni
gioco di
Watch Dogs consiste nell’hackerare questo sistema per
ottenere un vantaggio sui nemici. I giocatori possono accedere al
ctOS e utilizzare vari dispositivi che li assistono nei
combattimenti, nella furtività o negli enigmi. Il primo gioco
Watch Dogs è uscito nel 2014 ed è ambientato in
una versione romanzata dell’area di Chicago.
La storia segue la ricerca di
vendetta dell’hacker/vigilante Aiden Pearce dopo l’uccisione di sua
nipote. Watch Dogs 2 è uscito nel 2016 e ci ha portato
in una versione romanzata della baia di San Francisco. Il gioco
seguiva un hacker di nome Marcus Holloway che lavorava con il
gruppo di hacker clandestini DedSec per distruggere l’avanzato
sistema di sorveglianza della città. Il gioco più recente della
serie di videogiochi è
Watch Dogs: Legion, uscito nel 2020.
Questo gioco ci porta oltreoceano, in una Londra futuristica e
distopica.
La storia segue il sindacato di
hacker DedSec nel tentativo di ripulire il proprio nome dopo essere
stato incastrato per una serie di attentati terroristici. Ciò che
rende questo gioco particolarmente unico è che si può giocare nei
panni di chiunque si trovi in città. Ogni personaggio che
incontrate può unirsi alla vostra squadra, portando con sé una
storia, una personalità e delle abilità uniche.
Il 5 marzo scorso si sono chiuse le
votazioni dell’Academy per gli Oscar 2024 e quindi
è giusto dire che i giochi sono fatti. Molto presto, quando i
conteggi saranno terminati, ci saranno delle buste con i nomi dei
vincitori custoditi all’interno, i nuovi premi Oscar.
Il blockbuster di
Christopher Nolan, Oppenheimer,
che racconta la saga del padre della bomba atomica, occupa almeno
in partenza il posto d’onore, pronto a portare a casa il maggior
numero di premi. Avendo ottenuto tutti i principali riconoscimenti
del settore e delle gilde –
Golden Globe,
Critics Choice,
DGA,
BAFTA,
SAG e
PGA – è il primo film a collezionare, fino a questo momento,
una “stagione perfetta” dai tempi di Argo (2012). Il film biografico della
Universal Pictures potrebbe eguagliare il record stabilito da
West Side Story del 1961, che ha ottenuto ben 10
statuetta, il film che occupa il secondo posto nella classifica dei
film più premiati della storia (ma sul primo gradino ci sono ben
tre film: Ben-Hur, Titanic e Il Ritorno
del Re).
Per quanto riguarda le categorie
dedicate alla recitazione, per quanto possano essere bloccate
quelle dei non protagonisti, sono altrettanto combattute e aperte
quelle per i protagonisti:
Robert Downey Jr. (Oppenheimer)
e Da’Vine Joy Randolph (The
Holdovers) hanno rubato cuori con le loro performance
e praticamente hanno a ragione il premio Oscar in tasca. Per quanto
riguarda il migliore attore protagonista, i due contendenti
principali sono
Cillian Murphy, magnetico e tormentato scienziato, e
Paul Giamatti, goffo e cinico professore, anche se
Jeffrey Wright per American
Fiction sembra tallonare il podio.
Per quello che riguarda la migliore
attrice, la competizione è quanto mai feroce e apertissima. La
trasformazione di Emma Stone in una donna con un
cervello da bambina in Povere
Creature! di Yorgos Lanthimos ha
raccolto un notevole sostegno. Eppure la rivoluzionaria vittoria di
Lily Gladstone ai SAG Awards per
la sua avvincente raffinatissima in Killers
of the Flower Moon di Martin
Scorsese potrebbe aver dato lo slancio necessario
all’attrice, la cui vittoria potrebbe segnare la storia degli Oscar
diventando la prima attrice nativa americana a conquistare il
premio. Considerato che molti voti dei membri internazionali
dell’Academy potrebbero andare a Sandra
Hüller per la sua immensa interpretazione in
Anatomia di una caduta, Gladstone potrebbe giovare di
una dispersione di voti per Stone, che pure è sostenuta dai votanti
europei fedeli a Lanthimos.
Per quello che riguarda
Barbie,
invece, il film sembra destinato a portare a casa sicuramente il
premio per la migliore canzone originale “What Was I Made
For?”, vincitrice del Grammy, e potrebbe doversi accontentare
di qualche premio tecnico, ammesso che la giuria non preferisca
scenografia e costumi di Povere
Creature!. Difficile che Greta Gerwig
(con Noah Baumbach) porti a casa il premio per la
sceneggiatura adattata, nella stessa categoria in cui
American Fiction sembra il titolo favorito.
Stando alle nostre
previsioni per gli Oscar 2024, Oppenheimer
potrebbe portare a casa ben otto statuette, Povere
Creature! con due e tutti gli altri titoli
nominati almeno con un premio. Cosa accadrà nella notte tra il 10 e
l’11 marzo prossima?
N.B. Per quanto riguarda le ultime
tre categorie (Miglior cortometraggio
– Miglior corto documentario
– Miglior cortometraggio
d’animazione) ci è impossibile esprimere un giudizio dal
momento che nessuno dei titoli candidati è stato visto dalla
redazione.
L’autrice di Harry
Potter, J.K. Rowling, è diventata una figura
molto divisiva da quando, alcuni anni fa, sono stati resi pubblici
i suoi sentimenti sul genere e sulla comunità trans, e la
scrittrice ha continuato ad allontanarsi ulteriormente dalla sua
fanbase, un tempo fedele, con quella che molti percepiscono come
retorica anti-trans.
La Rowling, che in
alcuni circoli di fan di Harry
Potter è stata soprannominata
Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata, è sempre rimasta
fedele alle sue idee e ha raddoppiato le sue posizioni, ma ora la
controversa scrittrice potrebbe dover affrontare un’azione
legale.
L’emittente India
Willoughby ha rivelato di aver presentato una denuncia alla
polizia contro la Rowling per presunta transfobia
durante un’intervista a Byline TV mercoledì sera,
affermando di averla denunciata alla polizia di Northumbria per
averla ripetutamente fraintesa online nell’ambito di una faida in
corso.
“J.K. Rowling ha
sicuramente commesso un crimine. Io sono legalmente una donna. Sa
che sono una donna e mi ha chiamato uomo“, ha
dichiarato l’ex concorrente del Celebrity Big Brother.
“È una caratteristica protetta, e questa è una
violazione sia dell’Equalities Act che del Gender Recognition Act.
L’ha twittato a 14 milioni di follower“.
Willoughby ha
continuato: “Ho denunciato J.K. Rowling alla polizia
per quello che ha detto, che non so se sarà trattato come un
crimine d’odio, una comunicazione malevola – ma è un’offesa
semplice, per quanto mi riguarda“.
Cosa ha risposto J.K.
Rowling?
I rappresentanti della polizia di
Northumbria non si sono espressi, ma la Rowling ha risposto a
Willoughby via Twitter.
“Le opinioni critiche
di genere possono essere protette dalla legge in quanto convinzioni
filosofiche. Nessuna legge obbliga qualcuno a fingere di credere
che India sia una donna. Consapevole come sono che è un reato
mentire alle forze dell’ordine, dovrò semplicemente spiegare alla
polizia che, a mio avviso, India è un classico esempio di
narcisista maschile che vive in uno stato di rabbia perpetua per il
fatto di non poter costringere le donne a prenderlo in
considerazione“.
Some time ago, lawyers advised me that not
only did I have a clearly winnable case against India Willoughby
for defamation, but that India’s obsessive targeting of me over the
past few years may meet the legal threshold for harassment. 1/5
https://t.co/kMSMBWO7gm
Lo scorso anno, Warner Bros.
Discovery ha annunciato ufficialmente che una nuova serie di
Harry
Potter è attualmente in fase di sviluppo per il
servizio di streaming HBO Max. La serie tv di
Harry Potter sarà un reboot completo dei
popolari film, con un cast completamente nuovo, e il piano è di
riadattare i romanzi di partenza con ogni stagione dedicata a uno
dei sette libri.
La notizia ha ricevuto una reazione
piuttosto contrastante, e non solo perché molti fan ritengono che i
film abbiano adattato la storia in modo perfetto. Il fatto che la
Rowling sia coinvolta ha suscitato molte critiche, ma all’epoca il
presidente della HBO Casey Bloys ha liquidato le preoccupazioni
come una “conversazione molto online“.
Più recentemente, il capo della WBD
David Zaslav ha dichiarato di essere volato a Londra per incontrare
la Rowling in merito alla serie.”Abbiamo trascorso del tempo
reale con J.K. e il suo team“, ha detto Zaslav. “Entrambe
le parti sono entusiaste di riavviare questo franchise. Le nostre
conversazioni sono state fantastiche e non potremmo essere più
entusiasti di quello che ci aspetta. Non vediamo l’ora di
condividere un decennio di nuove storie con i fan di tutto il mondo
su Max“.
Damsel,
l’avventura d’azione fantasy di Juan Carlos
Fresnadillo con Millie Bobby Brown, è ora in streaming su
Netflix,
e l’embargo sulle recensioni è stato revocato ieri sera tardi, poco
prima della prima del film.
Questo non è mai un buon segno, e
di certo la maggior parte dei critici non è stata conquistata dalla
sorprendente macabra (almeno per un rating PG-13) incursione del
regista di 28 settimane dopo nel genere fantasy.
Con poco più di 50 recensioni, Damsel è
attualmente al 54% su Rotten Tomatoes.
La critica sembra essere un po’
ovunque, con alcuni che acclamano l’interpretazione di Millie Bobby Brown come un punto di
forza, e altri che sono molto meno convinti del ruolo di
protagonista della star di Stranger
Things. Allo stesso modo, il drago del film – doppiato
da Shohreh Aghdashloo – è stato indicato da alcuni
come una creazione terrificante che eleva il film ogni volta che è
sullo schermo, mentre altri ritengono che la creatura sia portata
in vita da una CGI di scarsa qualità. Ma la maggior parte
sostengono che il drago è di gran lunga la parte migliore del film,
ma Damsel
non sembra un fallimento totale.
La trama e il cast di Damsel
In Damsel
una devota damigella accetta di sposare un affascinante principe,
per poi scoprire che la famiglia reale vuole offrirla in sacrificio
per ripagare un vecchio debito. Intrappolata in una caverna con un
drago sputafuoco, dovrà utilizzare astuzia e caparbietà per
sopravvivere, dimostrando così di saper benissimo badare a sé
stessa, senza l’aiuto di alcun principe.
Damsel è
diretto dal regista spagnolo candidato all’Oscar Juan
Carlos Fresnadillo, adattato da una sceneggiatura scritta
dallo sceneggiatore di La furia dei TitaniDan Mazeau. Oltre
a recitare, Millie Bobby Brown è anche produttrice
esecutiva attraverso la sua società PCMA
Productions insieme a Zack Roth, Chris Castaldi e
Mazeau. Anche Joe Roth e Jeff
Kirschenbaum si sono uniti al progetto come produttori. Il
film è disponibile su Netflix dall’8 marzo.
Parlando con Collider, la
Wise ha detto che sperava di tornare se fosse
stato realizzato un altro film, ma “non credo” che sia in
programma. Tuttavia, ha parlato di un’idea che aveva per un
prequel.
“Sapete, credo di aver
avuto la stessa risposta, a livello esperienziale, che credo
abbiano avuto molti spettatori. Io e mio marito ne abbiamo parlato
molto, e quando ho sentito dire ‘Oh, ci sono dinosauri tra noi’,
automaticamente ho pensato a me stessa: ‘Prequel’. Come vedere
Kayla a Detroit, e il primo momento, il primo momento, in cui hai
pensato: “Scusa, cosa? Cos’è stato? Come in un certo Independence
Day”. Capite cosa intendo?
Sebbene non siano ancora state
rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic
World 4, la scrittura della sceneggiatura da parte di
Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del
franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993
di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del
1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto
il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di
Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel
potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.
Anche l’assunzione di
Gareth Edwards fornisce qualche indicazione su ciò
che potrebbe accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche
Godzilla
del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è
certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film
presentano immagini CGI mozzafiato. The
Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX
straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla
metà di quello di un tipico film del MCU, il che suggerisce che
Jurassic
World 4potrebbe avere una delle
migliori CGI del franchise di sempre.
Le informazioni sulla trama possono
essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso
aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude
con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il
prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi
personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è
comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori
informazioni sulla trama di Jurassic
World 4, ma anche sugli attori principali che
comporranno il cast.
Karen Gillan si è guadagnata una legione di
fan con il suo lavoro di spicco in Doctor Who nel ruolo di Amy Pond. In seguito,
però, è salita su un palcoscenico ancora più grande –
letteralmente, se si conta una memorabile apparizione nella Hall H
che ha visto l’attrice scozzese rivelare ai fan la sua testa calva
– dopo essere entrata nel MCU con il ruolo di
Nebula in
Guardiani della Galassia del 2014.
La figlia di Thanos è stata inizialmente ritratta come un
cattivo, ma ha poi cambiato idea e non era più un’antagonista
quando è arrivato al cinema Guardiani della Galassia Vol. 2. Alla fine si
è unita alla squadra, diventando un Guardiano a tutti gli effetti
in Avengers:
Infinity War e un’eroina durante i cinque anni in cui
metà dell’universo è stato cancellato.
Non sappiamo cosa ci riservi
esattamente il futuro di Nebula oltre Guardiani della Galassia Vol. 3 dello
scorso anno, ma Karen Gillan sembra già essere un’attrice che
ha fatto la sua parte in quell’universo esembra che Gillan stia già
pensando a un ipotetico salto nel nuovo DCU.
James Gunn che l’ha scelta è ora co-CEO dei
DC Studios e, durante un’intervista con Screen
Rant, l’attrice ha espresso il suo interesse per il ruolo di
Poison Ivy.
Dove apparirebbe Poison Ivy?
Il cattivo potrebbe presumibilmente
apparire nel prossimo reboot di Batman,
The Brave and the Bold, ma quando alla Gillan è stato chiesto di approfondire quale
versione le piacerebbe interpretare, è emerso il tema della
relazione romantica tra Ivy e
Harley Quinn. È un argomento che sembra intenzionata a
esplorare sullo schermo.
“Oooh. È una bella
domanda“, ha risposto inizialmente Karen Gillan, aggiungendo: “Poison
Ivyin una relazione con Harley Quinn sembra
elettrizzante“.
James Gunn ha lasciato intendere che intende
mantenere Margot Robbie nel ruolo di
Harley Quinn del DCU. Tuttavia, dopo il flop al botteghino di
Birds of Prey, il ritorno del personaggio al
centro della scena in un film tutto suo sarebbe una mossa
rischiosa. Barbie,
tuttavia, potrebbe essere sufficiente a convincere lo studio ad
andare avanti con questo progetto.
Karen Gillan abbandonerebbe l’MCU?
Se dovesse accadere, l’esplorazione
dei sentimenti romantici di Harley per Ivy sarebbe accolta con favore da
molti, in particolare dopo aver visto come è stata anche introdotta
nella serie televisiva animata Harley Quinn. I Marvel Studios, tuttavia, vorranno senza
dubbio mantenere Karen Gillan nel MCU, e recentemente ha ripreso il
ruolo di Nebula per un episodio ispirato a Blade
Runner di What
If…? – seconda stagione.
“Per Nebula, mi piace
vederla prendersi cura di altre persone“, ha detto in
precedenza la Gillan a proposito delle sue speranze per il
personaggio oltre Guardiani della Galassia Vol. 3.
“Penso che parte del processo di guarigione sia alla
fine arrivare al punto di poter aiutare altre persone a guarire. E
quindi mi piacerebbe vedere questo nel futuro di
Nebula“. Chi pensate che potrebbe interpretare nel
DCU dei DC Studios?
DeWanda Wise ha
mancato per poco il ruolo di Maria Rambeau in Captain
Marvel quando un conflitto di programmazione l’ha
costretta a separarsi dal film dei Marvel Studios, ma l’attrice di
Jurassic
World: Il Dominio spera di avere l’opportunità di
entrare nel MCU in un altro ruolo.
In una recente intervista con
The Movie Dweeb, la Wise è stata
interrogata sulla possibilità di vestire i panni di un franchise di
supereroi e ha chiarito che Ororo Monroe, alias Tempesta,
è l'”unico” personaggio che sarebbe interessata a interpretare.
“Tempesta è l’unico
personaggio Marvel a cui sono interessata… è
l’unico personaggio Marvel a cui sono sempre stata
interessata. Penso che da soli riusciremo a far sì che questo
accada, e vi ringrazio per questo“.
I Marvel Studios hanno un
reboot degli X-Men in fase di sviluppo, ma gli
aggiornamenti sono stati pochi e distanti tra loro da quando,
l’anno scorso, si è diffusa la notizia che gli sceneggiatori
stavano proponendo idee per il progetto. Da allora potrebbero
essere stati fatti dei progressi, ma è probabile che il casting sia
ancora lontano.
Tuttavia, DeWanda
Wise sembra essere la scelta preferita dai fan per la
parte e può contare tra i suoi sostenitori la precedente attrice di
Tempesta, Alexandra Shipp, che ha
interpretato il personaggio in X-Men:
Apocalypse e Dark
Phoenix.
Quest’anno i Marvel Studios saranno al
cinema con un unico film, Deadpool &
Wolverine. Kevin Feige e la Disney hanno deciso
di allentare la presa e prendersi più tempo per lo sviluppo dei
prossimi progetti anche per via di alcuni insuccesso clamorosi come
The
Marvels e alcune serie non accolte positivamente.
Tutto quello che sappiamo su
Deadpool & Wolverine
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Captain America: Brave New World avrebbe dovuto uscire
nelle sale quest’anno, ma a causa scioperi della WGA e della
SAG-AFTRA, il film è stato spostato al 2025. Una parte importante
di questa situazione è dovuta al fatto che la prima avventura da
solista di Sam Wilson nei panni di Capitan
America richiede un lungo periodo di riprese.
Questi dovrebbero durare per gran
parte dell’estate, con la possibilità di abbandonare la
Serpent Society e di ridisegnare molte scene
d’azione del film (almeno stando a quanto abbiamo sentito sui piani
dei Marvel Studios per questo progetto
apparentemente travagliato).
Quello che sappiamo è che Cap si
troverà a fronteggiare il Red Hulk di Harrison Ford, un cattivo che ci aspettiamo di
vedere creato dal rientrante Samuel Sterns. Introdotto nel
2008 ne L’incredibile Hulk, è diventato The
Leader, uno dei più grandi nemici di Bruce Banner
nei fumetti. Tim Blake Nelson riprenderà il ruolo
e, grazie ad alcune immagini promozionali appena rivelate (via
scooper @CanWeGetToast), abbiamo un primo sguardo al Leader del
MCU.
La trasformazione non è così
drammatica come ci si aspettava: la testa di Stern è ingrandita e
l’attore ha pizzetto e capelli. È difficile dire se la sua pelle
sia verde, ma se lo è, si tratta di una tonalità di giada piuttosto
chiara! Il cattivo sembra indossare una sorta di tuta, ma è in gran
parte coperta. Potete dare un’occhiata a
Captain America: Brave New World sul Leader di
seguito.
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New World riprenderà da
dove si è conclusa la serie Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New World è indicato come uno
dei titoli più importanti della Fase 5.