Leo Woodall (One Day,
Bridget Jones: un amore di ragazzo) sarà il protagonista
della nuova miniserie NetflixVladimir, adattata
dall’acclamato romanzo di Julia May Jonas.
Interpreta il personaggio principale al fianco di Rachel Weisz.
Nella serie scritta da Jonas, mentre
la vita di una donna (Weisz) si sgretola, la ragazza diventa
ossessionata dalla sua affascinante nuova collega (Woodall). Ricca
di segreti sensuali e humor nero, la serie racconta cosa succede
quando una donna si ostina a trasformare le sue fantasie in
realtà.
Il progetto di otto episodi ha
ricevuto il via libera sulla piattaforma di streaming a marzo, con
Weisz come protagonista e produttore esecutivo al fianco del
creatore e sceneggiatore Jonas. Oltre a Jonas e Weisz, i produttori
esecutivi includono Sharon Horgan, Stacy Greenberg
e Kira Carstensen per Merman, Jason
Winer e Jon Radler per Small Dog Picture
Company, Shari Springer Berman e Robert
Pulcini. Lo studio è 20th Television, con cui Small Dog
aveva un accordo generale.
Leo Woodall è noto soprattutto per
aver interpretato Jack, uno dei protagonisti della seconda stagione
della serie di successo della HBO The White Lotus.
Più recentemente, ha interpretato Dexter Mayhew nel dramma romantico britannico
One Day di Netflix, al fianco di Ambika Mod, e lo
studente di matematica Edward Brooks nella miniserie Prime Target di Apple
TV+. Al cinema, ha interpretato il giovane interesse amoroso di
Renée Zellweger in Bridget Jones: Mad About the Boy di Peacock.
Woodall apparirà prossimamente in Nuremberg di James Vanderbilt,
basato sul libro di saggistica del 2013 The Nazi and the
Psychiatrist di Jack El-Hai.
Eternal - Odissea negli abissi
recensione - Cortesia di Wanted Cinema
Con
Eternal – Odissea negli
abissi, il regista danese Ulaa Salim abbandona le tensioni politiche
del suo debutto (Sons of Denmark) per tuffarsi –
letteralmente – in un’ambiziosa parabola fantascientifica che
intreccia disastro ecologico e rimpianti personali. Tuttavia,
quello che sulla carta potrebbe sembrare un connubio originale tra
l’immaginario catastrofico alla Nolan e il romanticismo malinconico
da cinema d’autore scandinavo, si rivela presto un’opera
sbilanciata, che confonde la profondità con la ripetizione e
l’introspezione con l’enfasi.
Un’idea promettente, ma presto annegata
Il
film si apre con un evento apocalittico: un terremoto in Islanda ha generato una
frattura nel fondo dell’oceano, un’anomalia
geologica che potrebbe destabilizzare il campo magnetico terrestre
e condurre all’estinzione della vita. Elias, giovane brillante
aspirante scienziato climatico, sogna di studiare da vicino il
fenomeno e contribuire alla sua risoluzione. Ma proprio nel momento
in cui incontra Anita, una cantante determinata a vivere il
presente e inseguire la propria carriera artistica, Elias si trova
a dover scegliere: restare e costruire una famiglia o partire per
salvare il mondo.
Dopo una prima parte efficace, che mette in scena con misura e
sensibilità l’incontro e la separazione dei due protagonisti, il
film si perde in un lungo flash-forward. Anni dopo, Elias – ormai
divenuto capitano di un sottomarino scientifico – è pronto a
scendere nelle profondità oceaniche per raggiungere la famigerata
frattura. Ma lì qualcosa si spezza: visioni di un passato
alternativo iniziano a tormentarlo. Una moglie. Un figlio. Una vita
mai vissuta. E il film si avvita su se stesso, tra dimensioni
parallele, simbolismi insistiti e ritorni ossessivi su un’unica
domanda: e se avessi
scelto diversamente?
La forma affascina, ma il contenuto zoppica
Dal punto di vista visivo, Eternal ha sicuramente delle qualità. Le scene
subacquee, girate con un occhio attento all’estetica, evocano
suggestioni à la 2001: Odissea nello
spazio e The
Abyss di
James Cameron. I cambi di formato, le lenti grandangolari, i
movimenti ipnotici della macchina da presa creano un’atmosfera
sospesa, in cui realtà e allucinazione si confondono. Tuttavia,
questa confezione curata non riesce a compensare una narrazione che
gira a vuoto.
La
sceneggiatura, infatti, è afflitta da una ripetitività strutturale che smorza ogni
slancio emotivo. Elias continua a rivedere Anita, a immaginare la
vita che avrebbe potuto avere, a struggersi per una decisione ormai
passata, ma ogni ritorno è privo di una reale evoluzione narrativa
o psicologica.
Frame dallo sci-fi Eternal – Odissea negli abissi – Cortesia di
Wanted Cinema
Sci-fi concettuale o melò travestito?
Eternal – Odissea negli abissi si propone come
fantascienza a basso impatto spettacolare e alto tasso emotivo, un
po’ come Interstellar ma con meno rigore scientifico
e più retorica sentimentale. Tuttavia, proprio la componente sci-fi
risulta la più debole: non c’è alcuna coerenza nelle regole
dell’universo narrativo, la frattura oceanica è usata come pura
metafora dell’anima
spezzata, e i fenomeni paranormali – visioni, flash di
altre vite, apparizioni – non vengono mai spiegati né
giustificati.
In
questo senso, l’opera sembra più vicina alla scuola del videoclip
che a quella della fantascienza d’autore. Non a caso,
Nanna Øland
Fabricius, che interpreta Anita da adulta, è nota anche
come cantante pop con il nome d’arte “Oh Land”, e alcune sequenze
sembrano costruite più per evocare una certa estetica indie che per
veicolare un racconto solido.
Un dramma d’amore che scivola nel narcisismo
Anche la storia d’amore centrale fatica a reggersi in piedi. Il
rapporto tra Elias e Anita, pur partendo da premesse coinvolgenti
(due giovani con sogni opposti ma ugualmente forti), si trasforma
in una narrazione a senso unico. Elias prende decisioni drastiche,
poi si pente, poi rivendica – anche con una certa arroganza – il
diritto di far parte della vita del figlio che non sapeva di avere.
Il film sembra non interrogarsi mai davvero sul punto di vista di
Anita, relegandola a figura evocativa, quasi fantasmatica, e
privandola della complessità che meriterebbe.
In
questo senso, nonostante l’intento poetico e riflessivo,
Eternal – Odissea negli abissi finisce per tradire la
sua stessa premessa: invece di proporre una meditazione sul libero
arbitrio e sulle conseguenze delle scelte, ci restituisce una
parabola unidirezionale, dove tutto ruota attorno al tormento
interiore del protagonista maschile.
Un’opera visivamente curata, ma troppo confusa
Distribuito in Italia da Wanted Cinemadal 26 giugno 2025,
Eternal – Odissea negli
abissi si presenta come un film autoriale, sofisticato,
destinato a un pubblico attento e sensibile. Eppure, sotto
l’eleganza della messa in scena si nasconde una struttura
traballante, che non riesce a tenere insieme i tanti generi e
registri che tenta di mescolare. Chi è in cerca di un’opera
riflessiva e simbolica, potrebbe trovarvi qualcosa di stimolante.
Ma chi si aspetta una narrazione solida, una vera tensione
drammatica e un uso coerente del linguaggio fantascientifico,
rischia di uscire dalla sala con più domande che emozioni.
Con la campagna
“Choose a Better Summer”, UCI Cinemas – il più grande
circuito cinematografico europeo, parte del gruppo ODEON Cinemas
Group – invita il pubblico a vivere al massimo l’estate,
scegliendo la qualità e l’emozione del grande schermo. Un’occasione
per trasformare il tempo libero in un’esperienza immersiva:
sale confortevoli, tecnologie avanzate, qualità audiovisiva
straordinaria e contenuti esclusivi accompagneranno le principali
uscite della stagione estiva.
La
campagna è stata presentata ufficialmente nella Capitale, presso
l’UCI Luxe Maximo, una delle multisala di punta del circuito in
Italia. “Oggi il pubblico non si accontenta più di guardare un
film: vuole viverlo, sentirsi parte della storia. In UCI Cinemas
crediamo che l’esperienza in sala debba andare in questa direzione:
per questo investiamo in tecnologie immersive, comfort e cura dei
dettagli, rendendo ogni proiezione un momento coinvolgente.
ConUCI, quindi, ogni visione diventa un modo per
lasciarsi trasportare dalle emozioni e sentirsi davvero parte
dell’azione. Con la campagna ‘Choose a Better Summer’ vogliamo
continuare a essere la scelta di chi cerca storie da vivere, non
solo da vedere, anche d’estate, quando la sala diventa il
posto ideale per rilassarsi, condividere il
tempo libero e assaporare al meglio il grande cinema”, dichiara
Ramon Biarnes,
Managing Director Southern Europe & Northern Europe di Odeon
Cinemas Group.
Si proseguirà con le
sorprese previste in occasione dell’uscita in sala di F1® Il
Film, diretto da Joseph Kosinski e interpretato da Brad
Pitt e Javier Bardem, un’uscita attesissima che porta sul
grande schermo tutta l’adrenalina del mondo della Formula 1. Dal
25 al 29 giugno 2025, infatti, chi acquisterà il biglietto
online riceverà in omaggio il poster ufficiale del film.
Inoltre, acquistando i biglietti sempre online entro il 6
luglio, si potrà partecipare al concorso che mette in palio
un viaggio a Monaco, iconica tappa del circuito cittadino. E
per chi sceglierà la versione IMAX, è previsto un poster
esclusivo con un artwork dedicato.
Dal 2 al 6 luglio
2025 per l’arrivo in sala di Jurassic
World: La Rinascita, il nuovo capitolo della saga
leggendaria diretto da Gareth Edwards, con un cast stellare che
include Scarlett Johansson, Jonathan Bailey e
Mahershala Ali, gli spettatori che acquisteranno il proprio
biglietto online riceveranno un badge esclusivo ispirato
all’iconico lasciapassare del parco, per sentirsi davvero parte
dell’avventura tra dinosauri. Ma l’esperienza non finirà in sala:
sempre acquistando il biglietto online fino al 13 luglio, si
potrà partecipare al concorso ad estrazione che metterà in palio
un’esperienza adrenalinica per quattro persone, per vivere
sulla propria pelle l’atmosfera di Jurassic World,
scegliendo tra avventure a tema “Terra” (tour in quad, arrampicata
su roccia o canyoning), “Acqua” (rafting, kayak o canoa) e “Aria”
(percorso sospeso, zip line o paracadutismo indoor).
Superman: vola
con poster e fumetto da collezione
Dal 9 al 13 luglio
2025, acquistando il biglietto online per Superman su app o sito
UCI Cinemas, gli spettatori riceveranno in regalo il poster
ufficiale del film. Per chi sceglierà, invece, la visione in
IMAX, è previsto un omaggio extra per fan e
collezionisti. Ovvero, un comic book in tiratura
limitata, ispirato al nuovo capitolo di Superman,
diretto da James
Gunn, con David Corenswet nel ruolo di Clark Kent, Rachel
Brosnahan nei panni di Lois Lane e Nicholas Hoult in quelli di Lex
Luthor.
Fantastici 4: Gli
Inizi: collezione in esclusiva
Dal 23 al 27 luglio
2025, per l’uscita di Fantastici 4: Gli Inizi –
con la regia di Matt Shakman e le interpretazioni di Pedro Pascal (Mr. Fantastic), Vanessa Kirby (Donna Invisibile), Joseph Quinn
(Torcia Umana), Ebon Moss‑Bachrach (La Cosa) – ogni biglietto
acquistato online su sito o app UCI per le proiezioni del film
Marvel previste in quei giorni,
consentirà di ricevere in omaggio uno dei quattro esclusivi
poster da collezione.
Un’esperienza
multisensoriale firmata UCI con Choose a Better
Summer
All’interno della campagna “Choose a
Better Summer”, UCI Cinemas ridefinirà l’esperienza in sala in ogni
dettaglio. Le sale LUXE offriranno poltrone reclinabili
di ultima generazione, tavolino personale e fino a
tre volte più spazio rispetto alle sale tradizionali. Un
comfort su misura, pensato per trasformare la visione in un momento
di totale relax.
La tecnologia IMAX garantirà,
poi, un’immersione visiva e sonora unica nel suo genere. Con oltre
53 milioni di microspecchi, proiettori laser di ultima
generazione e un audio calibrato su misura, dunque, ogni
film diventerà un viaggio sensoriale che coinvolgerà completamente
lo spettatore.
Tuttavia, il sito Puck ha ora riportato dei
dettagli che Amazon avrebbe imposto per il prossimo film e che
potrebbero aver escluso Nolan, trovando invece il consenso di
Villeneuve. Questi prevedrebbero dei limiti al coinvolgimento del
regista nella serie di Bond, che non avrebbe dunque il controllo
finale sul montaggio e non sarà considerato un produttore per i
successivi film e serie TV di Bond. Nonostante sia il primo film di
quella che dovrebbe essere una grande serie di Bond, il film di
Villeneuve sarà dunque – se confermati questi dettagli –
probabilmente soggetto ad alcune interferenze da parte dello
studio.
Piuttosto che avere carta bianca per
realizzare ciò che desidera, Villeneuve dovrà quindi lavorare entro
i limiti dello studio, costruendo qualcosa di più collaborativo e
sostenibile con la serie. I nuovi dettagli suggeriscono che il
coinvolgimento dello studio sarà dunque significativo anche dopo
che Barbara Broccoli avrà lasciato il franchise.
Molti credevano che il fatto che Nolan non avesse accettato di
dirigere un film di Bond in passato fosse dovuto a una
significativa supervisione da parte dello studio. Anche se i
Broccoli non fanno più parte della direzione creativa, sembra
quindi che Amazon intenda seguire il loro esempio.
Nolan è un regista di grande fama e
ha un’enorme influenza che può sfruttare per controllare
praticamente qualsiasi studio. Dopo l’incredibile successo di
Oppenheimer, è diventato uno dei pochi registi in
grado di ottenere il controllo creativo, compreso il montaggio
finale. Anche se non è chiaro se Nolan sia effettivamente stato
contattato, non sarebbe sorprendente che le limitazioni creative
fossero un motivo sufficiente per lui per non accettare il
lavoro.
Cosa aspettarsi dal prossimo James Bond
Il rapporto indica anche che la fase
successiva sarà quella di trovare lo sceneggiatore, soprattutto
perché Villeneuve sarà ora probabilmente impegnato in Dune –
Parte Tre. Ciò significa anche che il regista sarà
coinvolto nel processo di casting di Bond, in modo simile a come
Martin Campbell è stato coinvolto con Daniel Craig. Anche se non ci sono indizi su
come sarà il prossimo Bond e nonostante le possibile interferenze
da parte dello studio, l’arrivo di un autore come Villeneuve
potrebbe certamente indicare una potenziale raffinatezza.
Sembra proprio che Michael
Bay stia tornando al franchise di
Transformers, poiché secondo quanto riferito
avrebbe un nuovo film in fase di sviluppo che intende dirigere. Bay
ha portato sul grande schermo nel 2007 il franchise di film
live-action basato sull’iconica linea di giocattoli della Hasbro e
da quel momento ha diretto cinque film in totale. Questa era per la
saga ha avuto un enorme successo, con i film di Bay che hanno
incassato 4,3 miliardi di dollari.
Tuttavia, le recensioni negative
della critica e il basso incasso totale di 605 milioni di dollari
di Transformers: L’ultimo cavaliere hanno portato la
Paramount ad apportare dei cambiamenti. La serie è così stata
rilanciata e ha iniziato a riscuotere successo di critica.
Tuttavia, ciò è avvenuto in un momento in cui gli incassi al
botteghino continuavano a diminuire. Ora, Matt
Belloni di Puck News riferisce che Michael
Bay sta sviluppando un nuovo film di Transformers
che vorrebbe dirigere.
Il film avrebbe attualmente
Jordan VanDina (The Binge) come
sceneggiatore. Il rapporto sottolinea che è stato Bay a cercare un
ritorno al franchise, invece che lo studio a convincerlo a tornare.
Non si sa a che punto sia lo sviluppo del nuovo film, né è
confermato che Bay lo dirigerà. Come minimo, secondo Puck, sarà più
un “produttore attivo”. Non è inoltre chiaro se il film
sarà una continuazione della continuity che ha stabilito in
precedenza, se esisterà nella timeline riavviata o se sarà un reset
completo.
Cosa aspettarsi dal futuro
di Transformers?
Ma questo non è l’unico film di
Transformers in fase di sviluppo. Il rapporto sottolinea che il
regista di Transformers One, Josh Cooley, ha
recentemente concluso un accordo per dirigere un film live-action.
C’è anche il film crossover Transformers / G.I. Joe ancora in lavorazione,
per il quale Chris Hemsworth sarebbe
in fase di trattative. Infine, altri due film misteriosi
sarebbero anch’essi nelle prime fasi di sviluppo.
Insomma, il possibile ritorno di
Michael Bay al franchise di Transformers arriva in
un momento in cui sembra esserci molta voglia di realizzare nuovi
progetti ma non una precisa direzione su dove portare la saga. La
Paramount ha cercato di espandere il franchise in varie direzioni
dopo che Bay si è allontanato dalla serie, ma nulla di ciò che
hanno fatto senza il regista di successo dietro la macchina da
presa ha davvero conquistato il pubblico.
Transformers One doveva essere l’inizio di un nuovo
franchise quando è stato lanciato lo scorso anno. Il film
d’animazione ha ricevuto recensioni entusiastiche e ha preparato
perfettamente il terreno per un’intera trilogia incentrata sulla
guerra tra Optimus Prime e Megatron per il controllo di Cybertron.
Tuttavia, il film ha fatto flop al botteghino, incassando 129
milioni di dollari, e Cooley ha recentemente confermato che
non ci sarà un sequel.
Anche i film live-action hanno
sofferto finanziariamente in assenza di Bay. Mentre il pubblico
sembrava rifiutare il suo approccio anche quando è uscito Transformers: L’ultimo cavaliere, l’interesse non è
aumentato con Bumblebee
(467 milioni di dollari) o Transformers:
Il risveglio (441 milioni). È quindi logico che la
Paramount potrebbe essere d’accordo al fatto che Bay torni a
occuparsi di Transformers per riportare il franchise al successo al
botteghino. Ecco perché è degno di nota il fatto che sia stato Bay,
e non la Paramount, a guidare questa reunion. Come sempre, non
resta che attendere conferme ufficiali.
L’Unione
Italiana Casting Directors (U.I.C.D.) sarà protagonista
all’Ischia Film Festival 2025, diretto da
Michelangelo Messina, portando al centro del
dibattito il valore e la complessità del lavoro di casting nel
cinema contemporaneo. Lo farà in collaborazione con
l’International Casting Directors Association
(I.C.D.A.), promotrice dell’iniziativa attraverso Donna
Morong, membro del board I.C.D.A., che ha invitato
ufficialmente l’U.I.C.D. a partecipare.
Il programma
prevede due panel riservati agli allievi dell’Accademia di Belle
Arti di Napoli, che si svolgeranno lunedì 1° luglio nella storica
Villa La Colombaia – residenza di Luchino Visconti e oggi sede di
eventi culturali – nell’ambito del Casting
Symposium dedicato alla formazione delle nuove
generazioni.
Protagonisti
dell’incontro saranno tre figure di rilievo della U.I.C.D.:
Laura Muccino, Barbara Giordani e Maurilio
Mangano, quest’ultimo recentemente insignito del
David di Donatello per il Miglior Casting
per il film Vermiglio di Maura Delpero –
premio condiviso con Stefania Rodà e assegnato per
la prima volta nella storia del cinema italiano.
I panel del
1° luglio – riservati agli studenti
Ore 10:00
– Panel del mattino: “How to Elevate Your Project with a Global
Cast”
Un’introduzione al
lavoro del casting per giovani registi e autori. I membri di
U.I.C.D. e I.C.D.A. illustreranno come un casting efficace, anche
internazionale, possa amplificare la forza di un progetto. Modera
un giornalista bilingue.
Ore 15:00
– Panel del pomeriggio: “What Makes Them Say Yes?How Casting Connects Rising Filmmakers with Iconic
Talent”
Un dialogo tra
attrici, casting director e filmmaker su come coinvolgere grandi
interpreti in progetti indipendenti o d’autore. Interverranno
Marcia Gay Harden e la casting director americana
Donna Morong, con la partecipazione speciale di
Maurilio Mangano.
Sebbene il
finale della quarta stagione di The
Bear offra ampie possibilità di ritorno per la quinta
stagione, secondo alcune indiscrezioni ciò potrebbe non essere
possibile nell’immediato futuro. Nella quarta stagione,
Carmy (Jeremy
Allen White), Sydney (Ayo
Edebiri), Richie (Ebon
Moss-Bachrach) e Natalie
(Abby Elliott) hanno a disposizione un lasso di
tempo dolorosamente breve per risollevare le sorti del ristorante,
che culmina con Carmy che prende una decisione importante e che
cambierà la sua vita nel finale.
Un nuovo rapporto pubblicato da
Variety suggerisce che la quinta
stagione di The Bear – se verrà ufficialmente rinnovata, cosa che
al momento è ancora in dubbio – potrebbe non entrare in produzione
per un po’, a seconda dell’impegno di FX, dell’“intento creativo” e
della disponibilità dei suoi protagonisti. La serie di successi
agli Emmy di The Bear non solo ha attirato grandi
nomi a partecipare in ruoli da guest star, ma ha anche reso famosi
i suoi attori protagonisti.
Jeremy Allen White interpreterà
Bruce Springsteen nel film biografico Springsteen
– Liberami dal Nulla, Ebon Moss-Bachrach
è ora un membro ufficiale della prima famiglia Marvel e Ayo
Edebiri reciterà nel prossimo film dell’acclamato regista
Luca Guadagnino, al fianco della star di Hollywood
Julia Roberts. È comprensibile che questi
attori vogliano passare ad altri progetti, e non sarebbero i primi
a farlo. Fonti hanno però anche riferito a Variety che sono
“vincolati contrattualmente per una quinta stagione, qualora FX
e Storer decidessero di procedere”.
Quando potremo vedere The Bear – Stagione
5?
Variety riporta che al momento non
ci sono sceneggiature scritte per la quinta stagione di The
Bear, anche se il creatore della serie,
Christopher Storer, avrebbe già in mente una
direzione narrativa. Questo ritardo potrebbe indicare un
allontanamento dal precedente programma di produzione e
distribuzione della serie. Le stagioni 3 e 4 sono state girate una
dopo l’altra e, dal debutto della serie nel 2022, ogni anno a
giugno è stata pubblicata una nuova stagione, un gradito sollievo
rispetto alle attese di due anni che sono diventate una tradizione
nell’era dello streaming. Per la prossima stagione, però, potrebbe
volerci più del previsto.
Nonostante alcune lamentele
stranamente persistenti riguardo alla barba di Pedro Pascal, la maggior parte dei fan è
pienamente d’accordo con la scelta dell’attore per interpretare
Reed Richards in I
Fantastici Quattro: Gli Inizi. Prima ancora che il
reboot venga distribuito, Pascal è già stato affiancato dal resto
della Prima Famiglia dell’MCU sul set di Avengers: Doomsday (e, presumibilmente,
Avengers: Secret Wars
quando inizierà la produzione). Con questo, sembra destinato a
diventare una parte importante di questo franchise.
Durante una retrospettiva sulla sua
carriera con Vanity Fair, Pascal ha parlato
del suo approccio a Reed Richards/Mister Fantastic e ha rivelato
l’unico aspetto della sua interpretazione che gli è stato chiesto
di attenuare durante le riprese. “Il teatro è qualcosa in cui
bisogna entrare. Non so se lo faccio bene”, ha condiviso
l’attore, sempre umile. “Hanno dovuto continuare a frenarmi da
un modo di parlare molto atlantico dei primi anni ’60. Avevano un
coach di dialetto che ci avrebbe aiutato a entrare in quel tipo di
dialetto”.
“Mi sono calato così bene nella
parte che hanno dovuto prendermi da parte… mi hanno detto: ‘Uh,
parla più come te stesso’. Ho fatto fatica a farlo perché ero così
immerso in quell’epoca, che per me era qualcosa in cui immergersi,
dato che è diversa da ciò che abbiamo visto prima”, ha
osservato Pascal. “Quello che hanno creato è qualcosa che non
abbiamo mai visto prima”.
È interessante che la Marvel Studios
abbia chiesto a Pascal di moderare l’accento ispirato alla costa
atlantica degli anni ’60. Tuttavia, ha senso se si considera che
questi personaggi condivideranno lo schermo con gli attuali
Avengers della Terra-616 tra poco più di un anno. A meno che il
piano non sia quello di continuare il Multiverso dopo Secret
Wars, l’aspettativa è che i Fantastici Quattro finiranno per
abitare la stessa realtà degli Avengers, degli X-Men e di
Spider-Man. Di conseguenza, avremo un unico Marvel Cinematic
Universe coeso e ricco di più personaggi che mai.
La trama e il cast di I Fantastici Quattro: Gli
Inizi
Il film Marvel Studios I
Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima
famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic
(Pedro
Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa
Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph
Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon
Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile
mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la
forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la
Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus
(Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver
Surfer (Julia Garner). E se il piano di Galactus
di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già
abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una
questione molto personale.
Ambientato in Irlanda durante i
Troubles del 1974, L’ultima vendetta (il cui
titolo originale è In the Land of Saints and Sinners) racconta la storia
magistrale di un killer, Finbar (Liam
Neeson), che decide di ritirarsi dal mondo del crimine
dopo una carriera decennale passata a uccidere. Residente nel
tranquillo villaggio irlandese di Gleann Cholm
Cille, Finbar si cimenta nel giardinaggio e inizia a
vivere una vita facile e tranquilla insieme alla sua adorabile
vicina, Rita (Niamh Cusack).
Tuttavia, viene costretto a tornare in azione quando un gruppo di
membri dell’IRA decide di nascondersi nella sua piccola e
dimenticata cittadina.
Dopo aver fatto esplodere
un’autobomba a Belfast che ha causato la morte di sei persone, tra
cui tre bambini, Doireann (Kerry Condon) e i suoi
compagni, Curtis (Desmond
Eastwood), Conan (Conor
MacNeill) e Séamus (Seamus
O’Hara), si rifugiano in questa pittoresca zona. Come
parenti acquisiti della barista locale, Sinead
(Sarah Greene), e di sua figlia,
Moya (Michelle Gleeson), il
gruppo è riuscito a nascondersi a casa di Sinead contro il suo buon
senso. Tuttavia, non ci vuole molto prima che vengano scoperti.
Quando Finbar vede che Moya viene maltrattata fisicamente da
Curtis, decide di liberare il mondo da un altro uomo terribile.
Anche se all’inizio non è a
conoscenza del legame di Curtis con l’IRA, l’ex datore di lavoro di
Finbar, Robert (Colm Meaney), lo
avverte di non immischiarsi. Altrimenti, l’intera città potrebbe
subire l’ira dell’IRA. Ciononostante, Finbar attira Curtis nella
sua auto e, con l’aiuto di Kevin (Jack
Gleeson), un giovane collega, lo seppellisce nel bosco
insieme agli altri corpi di cui si è sbarazzato durante il periodo
in cui lavorava come braccio destro di Robert.
Liam Neeson e Ciarán Hinds in L’ultima vendetta
Doireann scopre la verità su
Curtis
Dopo che Finbar si è sbarazzato del
corpo di Curtis, non ci vuole molto perché gli altri si rendano
conto della sua scomparsa. Dato che beve regolarmente, Conan e
Séamus non credono che sia successo nulla di grave a Curtis.
Pensando che abbia i postumi di una sbornia da qualche parte o che
sia tornato a casa senza di loro, inizialmente non danno peso alla
sua scomparsa. Tuttavia, la sorella di Curtis, Doireann, capisce
subito che qualcosa non va e inizia a cercarlo. Dopo aver chiamato
il suo contatto nell’IRA, le viene dato il nome di Robert, che
secondo lei potrebbe sapere qualcosa su Curtis.
Quando Doireann gli fa visita,
Robert le comunica che suo fratello è effettivamente morto, ma le
spiega di non sapere chi abbia ordinato l’omicidio. Mentendo
palesemente, Robert inizialmente non vuole rivelare nulla sul
coinvolgimento di Finbar. Tuttavia, quando Doireann scopre un
proiettile particolare sul pavimento, inizia a insospettirsi, visto
che è esattamente lo stesso proiettile mancante dalla pistola di
Curtis. Il proiettile è finito a casa di Robert perché Finbar lo ha
portato lì dopo aver capito che Curtis lo aveva dato a Moya per
minacciarla e costringerla al silenzio.
Robert racconta allora a Doireann di
Finbar, ma lei gli spara comunque. Poi si mette alla ricerca di
Finbar. Tuttavia, quando arriva a casa sua, lui non c’è. Avendo
visto lei e gli altri all’interno della sua casa, Finbar osserva
dalla cima di una collina vicino a casa sua insieme a Kevin.
Doireann e Finbar alla fine si incontrano in città e decidono di
vedersi più tardi quella sera al pub. Ignara che Finbar abbia
ucciso Curtis da solo, Doireann crede che incontrerà la persona
responsabile dell’omicidio di suo fratello. Invece, il piano di
Finbar è quello di liberare la città da Doireann e dai suoi
compatrioti, assicurandosi allo stesso tempo che Gleann Cholm Cille
non subisca alcuna potenziale ritorsione da parte dell’IRA per le
sue azioni.
Kerry Condon e Niamh Cusack in L’ultima vendetta
Finbar salva la situazione a Gleann
Cholm Cille
Convinto che morirà presto, Finbar
mette ordine nei suoi affari. Dà il suo gatto a Moya prima di dare
tutti i suoi soldi a Kevin e incoraggiarlo a seguire i suoi sogni
in California. Con una granata attaccata alla cintura come misura
di sicurezza, Finbar incontra quindi Doireann al pub. A sua
insaputa, lei e gli altri hanno una misura di sicurezza e hanno
piazzato una bomba in una valigetta nel caso in cui la situazione
dovesse peggiorare.
Proprio mentre Finbar sta per
confessare a Doireann di essere l’unico responsabile della morte di
Curtis, Kevin appare e ammette la stessa cosa, chiaramente nel
tentativo di fare giustizia per Finbar. Doireann spara quindi a
Kevin, provocando una sparatoria nel pub, cosa che Finbar non si
aspettava. Tutti fuggono e i proiettili volano dappertutto. Finbar
lotta con Conan, che muore. Kevin riesce a sparare a Doireann, ma
alla fine lei lo uccide. Séamus tenta di far esplodere la bomba
all’interno del pub, ma finisce per uccidersi quando questa esplode
appena fuori dalla porta del pub.
Dopo lo scontro a fuoco, Finbar
sembra illeso, ma Doireann è gravemente ferita. Lei fugge dal pub
verso una chiesa vicina, dove Finbar la segue. Dopo che lei muore
dissanguata davanti ai suoi occhi, lui la seppellisce accanto a suo
fratello, così che nessuno dei due sia solo. Finbar poi carica la
sua auto e saluta il suo vicino prima di lasciare Gleann Cholm
Cille per sempre. Con la sua partenza dopo una così grande
dimostrazione di violenza all’interno della piccola città, l’intero
pasticcio sembra essere risolto e il villaggio probabilmente non
dovrà affrontare alcun tipo di ritorsione per l’azione di Finbar
contro Curtis. Vediamo dunque il protagonista allontanarsi dalla
città prima che lo schermo diventi nero.
L’ultima vendetta
esplora dunque il delicato equilibrio tra redenzione personale e
responsabilità collettiva. Il film utilizza la figura di Finbar, un
ex sicario ormai disilluso, per riflettere sul senso di colpa,
sulla possibilità di riscatto e sulla difficoltà di sottrarsi a un
passato di violenza. Il contesto dei Troubles non è solo uno
sfondo, ma una forza che permea le scelte dei personaggi e le
conseguenze delle loro azioni. La storia suggerisce che in terre
segnate da dolore e rancori irrisolti, anche chi desidera fare la
cosa giusta rischia di perdersi nella spirale del sangue.
Ci sono stati molti cambiamenti nel
cast di Chicago
P.D. nel corso delle 12 stagioni e ora un altro membro
fisso della serie sta consegnando il distintivo. Mentre le notizie
precedenti affermavano che tutti i protagonisti di One Chicago sarebbero tornati per la stagione 2025-2026,
solo il nome di Jason Beghe era presente nella lista di Chicago P.D. A quanto pare, il cast di
Chicago P.D. si sta riducendo, dopotutto.
Come riportato da Variety, Toya Turner lascerà il ruolo di Kiana Cook
in Chicago P.D. dopo una sola stagione. Kiana è entrata
a far parte dell’Unità Intelligence in Chicago P.D. stagione
12, sostituendo Hailey Upton di Tracy Spiridakos dopo la sua uscita
nella stagione 11. Confermando la sua uscita prima della Chicago P.D. – stagione 13, Turner
ha detto addio in un post su Instagram giovedì, scrivendo:
Il mio tempo in Chicago P.D. è
giunto al termine. Questo show mi ha messo alla prova, mi ha reso
più forte e ha rivelato chi sono veramente. Sono cresciuta grazie a
questa esperienza, sia come artista che come professionista, e me
ne vado con maggiore profondità, chiarezza e slancio per qualsiasi
cosa mi riservi il futuro.
Al cast e alla troupe: grazie
per il calore, le risate e la generosità che mi avete regalato ogni
giorno. È stato un onore condividere lo schermo e il set con così
tanto talento.
Ai ChiHards: grazie per avermi
accolto, per avermi sostenuto e per aver dimostrato affetto a
Kiana.
E a tutti coloro che credono in
me: il vostro sostegno significa tutto per me. Sono entusiasta
delle opportunità che mi attendono.
Sulla scia dell’addio di Turner,
Deadline riporta che Chicago P.D. è già alla ricerca di un
nuovo personaggio fisso per la tredicesima stagione. Piuttosto
che una sostituta diretta di Kiana, il suo personaggio è descritto
come una donna imprevedibile ed ex militare che ora lavora per la
Task Force dell’ATF.
Sebbene questo cambio di cast sia
uno shock per i fan che speravano di vedere ancora il personaggio
di Kiana Cook, Turner non ha lasciato i suoi follower a mani vuote.
Il suo post su Instagram contiene diverse foto e video
dietro le quinte, che la mostrano sul set sia di Chicago P.D. che
del 2025 One Chicago crossover.
Cosa significa l’uscita di
Kiana per Chicago P.D.
L’addio di Toya Turner potrebbe
avere effetti significativi sulla tredicesima stagione di Chicago
P.D., sia sullo schermo che fuori. Un aspetto particolarmente
triste di quest’ultimo è che l’attrice Marina Squerciati,
che interpreta Kim Burgess, aveva espresso specificamente il suo
entusiasmo per il suo futuro professionale con Turner.
Come ha dichiarato a Deadline:
“Non ho instaurato un rapporto con
Tracy [Spiridakos]. Ne ho parlato con la stampa. Questo mi ha reso
triste. Mi piacerebbe vedere nascere una relazione femminile in
questa serie. Adoro Toya [Turner], è una voce nuova nella serie.
Inoltre, penso che [Kim] sia un po’ una mentore per Cook e mi
piacerebbe vedere crescere anche questo rapporto.”
Non solo Burgess perderà un’amica,
ma ora verrà sostituita da qualcuno descritto come una mina
vagante, un termine che difficilmente descrive Cook. E questa mina
vagante arriva sulla scia della morte di Reid nella dodicesima
stagione di Chicago P.D., il che significa che la sostituta di
Kiana potrebbe creare scompiglio proprio mentre Chapman sospetta
che l’unità sia coinvolta in un complotto per commettere un
omicidio.
Ma se c’è qualcosa che può
classificare l’uscita di scena di Kiana come una delle più
sconvolgenti One Chicago nella storia recente, è che Chicago P.D.
ha avuto a malapena la possibilità di sfiorare la superficie della
storia del suo personaggio. Qualsiasi domanda su Kiana rimarrà
ora senza risposta, e non è nemmeno del tutto chiaro il
perché.
La
terza stagione di Squid
Game è composta da sei episodi, rendendola la stagione
più breve della serie coreana di grande successo di
Netflix. Anche se il mondo ha dovuto
aspettare tre anni per la seconda stagione di Squid
Game, la terza e ultima stagione dello show è durata solo
sei mesi. A differenza della seconda stagione, che includeva un
salto temporale proprio all’inizio dell’episodio 1, la
terza stagione di Squid Game inizia subito dopo la
ribellione fallita di Gi-hun.
Una delle differenze più
significative tra la prima e la seconda stagione di Squid
Game è che la prima raccontava una storia completa, mentre la
seconda terminava con un cliffhanger. Sebbene la prima stagione
lasciava intendere che la storia non fosse ancora finita, il finale
della seconda stagione di Squid Game terminava bruscamente,
lasciando tutti con la voglia di vedere il seguito.
Fortunatamente, la seconda e la
terza stagione di Squid Game sono state prodotte una dopo l’altra,
quindi non abbiamo dovuto aspettare troppo a lungo per gli episodi
rimanenti. Tuttavia, questo significava anche che la seconda e la
terza stagione sarebbero state relativamente brevi rispetto alla
prima.
Perché la terza stagione di
Squid Game ha solo 6 episodi
La seconda e la terza stagione
di Squid Game sono state scritte contemporaneamente
Prima dell’uscita della seconda
stagione di Squid Game, il creatore della serie, Hwang
Dong-hyuk, ha rivelato di aver scritto la seconda e la terza
stagione contemporaneamente (tramite Deadline). Tuttavia, Hwang si è reso conto che c’era
un grande punto di svolta nella storia dopo l’episodio 7, motivo
per cui ha deciso di terminare la seconda stagione lì e lasciare il
resto per la terza. Ora sappiamo che il grande punto di svolta
a cui si riferiva il regista Hwang era la morte di Jung-bae nel
finale della seconda stagione. Le conseguenze della ribellione di
Gi-hun e le ultime tre partite sono state quindi riservate alla
terza stagione.
Dato che la seconda e la terza
stagione sono state scritte contemporaneamente, è naturale che
funzionino come un’unica grande storia. Tre dei sei giochi sono
stati giocati nella seconda stagione di Squid Game, il che
significa che la terza stagione avrebbe probabilmente avuto un
numero di episodi simile alla seconda. Non sorprende che Squid
Game3 abbia finito per avere solo un episodio in meno
rispetto alla seconda stagione. Ora che entrambe sono state
pubblicate, possiamo considerare Squid Game‘s stagioni 2
e 3 come una storia di 13 episodi divisa in due parti.
Le stagioni 2 e 3 di Squid Game
sono fondamentalmente un’unica grande stagione
Le stagioni 2 e 3 hanno 13
episodi in totale
Stranger Things stagione 4,
Bridgerton stagione 3 e Cobra Kai stagione 6 sono
solo alcuni esempi di stagioni Netflix che sono state divise in due
o più parti, poi pubblicate a poche settimane di distanza l’una
dall’altra. Questo non è esattamente ciò che è successo con
Squid Game, che in realtà ha avuto una seconda e una terza
stagione separate. Ma dal punto di vista narrativo, Squid Game
2 e Squid Game 3 possono effettivamente essere percepiti
come un’unica lunga stagione.
Il regista Hwang ha impiegato un
decennio per realizzare Squid Game stagione 1, ma ha
scritto le sceneggiature delle stagioni 2 e 3 in pochi mesi.
L’enorme successo rivoluzionario della prima stagione di Squid
Game ha reso inevitabile un sequel e, fortunatamente per
Netflix, il creatore della serie aveva altre storie da raccontare.
Anche se Squid Game 2 avrebbe potuto funzionare come una
stagione di 13 episodi senza cliffhanger, aveva senso conservare la
seconda metà della storia per una terza e ultima stagione e avere
più tempo per la post-produzione e per creare aspettativa.
La terza stagione di Squid Game
era il momento giusto per concludere la serie
Il regista Hwang Dong-hyuk
aveva una visione chiara della storia
Il fatto che la terza stagione di
Squid Game sia la più breve della serie conferma che era
destinata a essere la conclusione della storia iniziata nella
seconda stagione. Ecco perché la terza stagione era il momento
giusto per concludere la serie originale Netflix.
Squid Game continuerà
come franchise: il reality show di Netflix Squid Game: The
Challenge tornerà con la seconda stagione e David Fincher sta
sviluppando uno spin-off americano. Tuttavia, la serie principale è
ormai terminata e, fortunatamente, Hwang è riuscito a raccontare
esattamente la storia che voleva in 22 episodi in totale.
Il regista australiano James
Wan arriva alla 36ª edizione degli American Cinematheque Awards in
onore di Ryan Reynolds. Foto di Image Press Agency via
Depositphotos.com
Se l’universo cinematografico di
M3GAN continuasse a crescere, lo chiameremmo MCU? E,
cosa ancora più importante, darebbe del filo da torcere alla
Marvel Studios?
“Incrociamo le dita”, ha dichiarato
James Wan, produttore di tutti questi film
attraverso la sua società Atomic Monster, a Entertainment
Weekly. “Speriamo che il secondo film abbia abbastanza successo
da permetterci di realizzare altri M3GAN”.
“Ecco come lo descriverei:
Tutti se lo sono già immaginato“, ha detto Williams, che
interpreta Gemma nei film M3GAN e è produttrice esecutiva di
SOULM8TE, in un’intervista separata con EW. ”Quando è
uscito il primo film, sapevamo che tutti lo avrebbero immaginato,
quindi abbiamo pensato: ‘Non fate questo alla nostra ragazza’. Vi
daremo una persona diversa, una storia diversa e un mondo vietato
ai minori in cui ambientarla. Lasciamo che M3GAN sia M3GAN e la
teniamo completamente fuori da questo“.
Wan conferma che il film, già
girato in Nuova Zelanda, è ora in fase di post-produzione.
”M3GAN, ovviamente, si muove nel mondo PG-13, quello dei più
giovani. Abbiamo sempre pensato che ci fosse una storia più adulta
da raccontare, ed è proprio quello che è SOULM8TE“, spiega.
“SOULM8TE è ambientato fondamentalmente nello stesso mondo
dell’intelligenza artificiale, ma visto attraverso una prospettiva
più adulta, che abbraccia tutti i grandi thriller erotici degli
anni ’90. È come Attrazione fatale, ma con i robot”.
Kate Dolan (You
Are Not My Mother) dirige SOULM8TE, che uscirà nelle
sale il 2 gennaio 2026. David Rysdahl (No Exit) interpreta
un uomo che acquista un androide dotato di intelligenza artificiale
(la star di Evil Dead Rise Lily Sullivan) per affrontare la
perdita della moglie recentemente scomparsa. Cerca di creare una
compagna veramente senziente, ma inavvertitamente trasforma un
robot amoroso apparentemente innocuo in un’anima gemella
letale.
Il film è basato su una storia di
Wan, Ingrid Bisu e Rafael Jordan; Dolan ha riscritto una bozza
originale della sceneggiatura di Jordan.
“Sta già accadendo in alcune
parti del mondo. Esistono”, aggiunge Williams parlando dei sex
robot di compagnia. “Quindi è stato irresistibile pensare che,
se M3GAN esistesse nel nostro mondo, qualcuno avrebbe preso quella
tecnologia e l’avrebbe applicata a una persona dal corpo femminile
il cui unico scopo sulla terra è quello di dare piacere a qualcuno.
Partiamo da qui per estrapolare il resto“.
Wan afferma che SOULM8TE ha
ancora ”quel senso dell’umorismo più oscuro“ dei film principali di
M3GAN, ”ma è davvero più maturo. È difficile replicare
l’audacia di M3GAN e non vogliamo davvero fare la stessa cosa che
abbiamo già fatto, perché M3GAN ha pienamente rivendicato quello
stile di umorismo, se così si può dire”.
Wan ha già iniziato a pensare a una
squadra di personaggi come M3GAN, il robot SOULM8TE e AMELIA
(il nuovo robot assassino interpretato da Ivanna Sakhno in M3GAN
2.0)? “Gli Avengers dell’universo M3GAN?”, risponde Wan. “Devo
essere sincero, non ci ho ancora pensato. Ne abbiamo scherzato, ma
non siamo ancora sicuri se in quella versione sarebbero i cattivi o
i buoni. Non abbiamo ancora affrontato questo argomento”.
Il detective Mark Meachum
interpretato da Jensen Ackles è il protagonista della serie
Countdown di
Amazon Prime Video, e soffre di una malattia
potenzialmente letale che complica la sua vita. La star di
Supernatural, Jensen Ackles, sta dando il meglio di sé nella
nuova serie thriller ricca di azione, interpretando un cowboy dal
carattere rude che nasconde un cuore d’oro. Sebbene il cast e la
trama di Countdown siano incentrati su un ensemble, Meachum
è stato finora il protagonista della serie, con gran parte della
trama incentrata su di lui.
Jensen Ackles ha già interpretato
uomini difficili in televisione, con Dean Winchester di
Supernatural, noto per il suo aspetto esteriore duro ma con
una personalità interiore morbida. In The Boys, il
Soldier Boy di Jensen Ackles era piuttosto irredimibile, ma sotto
la sua personalità ostile, l’attore è riuscito a creare un certo
grado di umanità. Ora, nei primi tre episodi di Countdown, il 47enne attore ci è
riuscito di nuovo, creando un personaggio disposto a infrangere le
regole per fare la cosa giusta e sfidare la sua reputazione di
egoista e pericoloso.
A Mark Meachum è stato
diagnosticato un glioblastoma multiforme
Meachum ha un tumore al cervello
potenzialmente letale
Il pubblico di Countdown avrà
notato che il tono di Mark Meachum cambia spesso con una breve
espressione di dolore, che lo porta ad afferrare la fronte. Mentre
il suo personaggio inventa ogni sorta di scusa per spiegare il suo
dolore, che si tratti di un pugno ricevuto durante una rissa in
prigione o di un mal di testa, la causa è molto più pericolosa. Una
scena con il medico di Meachum nell’episodio 1 rivela che gli è
stato diagnosticato un glioblastoma multiforme; ha un tumore al
cervello molto esteso, non può fare nulla per curarlo e le sue
condizioni peggioreranno fino a ucciderlo.
Il tempo sta per scadere per
Mark Meachum, proprio come la dipendenza da droga di Amber era
stata descritta come una “bomba a orologeria”.
Oltre al conto alla rovescia per il
piano distruttivo di Borys Volchek a Los Angeles, il doppio
significato del titolo della serie si riferisce anche al conto alla
rovescia per i problemi personali dei vari personaggi. Il tempo sta
per scadere per Mark Meachum, proprio come la dipendenza da droga
di Amber era stata descritta come una “bomba a orologeria”.
Questi sono i momenti in cui questi personaggi devono dimostrare il
loro valore, e il tempo è essenziale. L’arco narrativo personale di
Meachum è fondamentale per la serie tanto quanto la minaccia
terroristica più ampia.
Meachum è stato inserito nella
task force a causa della sua diagnosi
Meachum può correre dei rischi
perché non ha nulla da perdere
In un certo senso, la tragica
diagnosi di Mark Meachum è ciò che lo rende perfetto per questo
lavoro. È evidente che ha la coscienza sporca e i suoi sentimenti
sono sepolti nel profondo, il che alimenta la sua dedizione al
lavoro sotto copertura per mesi, rinunciando a qualsiasi speranza
di vita. Se avesse continuato sulla strada che abbiamo visto
all’inizio dell’episodio 1 di Countdown, sarebbe morto a
causa del tumore o perché avrebbe rischiato tutto per il lavoro.
Come abbiamo visto, Meachum è disposto a correre rischi estremi
e ha poco rispetto per la propria vita.
Quando Nathan Blythe (Eric Dane) ha
riunito la task force per indagare sull’omicidio dell’agente
dell’HSI Robert Darden, ha scelto i suoi agenti per due motivi.
Meachum accusa Blythe di aver scelto persone che i rispettivi
dipartimenti non avrebbero notato: emarginati, persone che
potrebbero causare problemi, ecc. Blythe nega, ma in parte è vero.
Vuole persone di cui si può fidare per mantenere segrete le
informazioni sul caso, a causa della sua cospirazione riguardante
la corruzione in varie agenzie di polizia. Prendere agenti che
nessuno apprezza è un ottimo modo per mantenere segrete le sue
azioni.
L’altra ragione, che Blythe confuta,
è probabilmente vera. Nathan Blythe è nel giro da abbastanza tempo
da capire come funzionano le cose, sapendo che la politica e il
denaro hanno lo stesso valore, se non di più, nel modo in cui
vengono condotte le indagini, rispetto al fare la cosa giusta. Per
evitare un Chernobyl a Los Angeles, ha bisogno di agenti che
facciano la cosa giusta e che non siano frenati dagli stessi limiti
degli altri. È difficile pensare a un candidato migliore di
Mark Meachum. Senza una carriera di cui preoccuparsi, può essere il
ribelle della task force di Countdown.
Il regista Christian Alvart e lo
sceneggiatore Roy Wright hanno realizzato nel 2009
il film horror soprannaturale Case 39. Con
Renée Zellweger, Jodelle
Ferland, Ian McShane e Bradley Cooper, il film racconta la storia
dell’assistente sociale Emily Jenkins (Zellweger),
che accoglie una ragazzina vittima di abusi di nome
Lilith (Ferland). Tuttavia, il caso di Lilith non
è quello che sembra e ben presto iniziano a verificarsi eventi
strani e mortali a coloro che hanno a che fare con la ragazza.
Case 39 non ha avuto un grande successo al
botteghino, incassando poco più di 28 milioni di dollari e anche la
critica lo ha accolto piuttosto male. Con un misero 21% su Rotten
Tomatoes, il film è spesso considerato un’impresa poco
riuscita.
Sebbene la sua premessa non si
discosti troppo dal modello di film horror simili che trattano come
tema i bambini malvagi, ciò non significa che Case
39 sia privo di merito. Ciò che manca in originalità, il
film lo compensa con un’esecuzione affascinante, in cui la storia
stessa utilizza le sue idee per rivelare molto sui personaggi e sul
mondo che li circonda. Alla fine del film, le idee si sviluppano
fino a creare un finale memorabile. Con il film ora giunto su
Netflix, ora il momento di riscoprirlo e di
approfondire il suo finale, con l’obiettivo di fornire una sua
spiegazione.
Renée Zellweger nel film Case 39
Case 39, nutrirsi
della paura
Dopo aver salvato Lilith da una
situazione familiare violenta, Emily prende dunque in custodia la
bambina mentre i servizi sociali cercano di trovarle una famiglia
affidataria. Poco dopo, iniziano a verificarsi strani eventi. Uno
degli altri bambini di cui Emily si occupa, Diego
(Alexander Conti), uccide i suoi genitori una
notte, con grande sorpresa di tutti. Nonostante i suoi problemi
comportamentali, Diego è stato fino a quel momento un bambino per
lo più di buon cuore ed è incredibilmente pentito per ciò che ha
fatto. Ancora più preoccupante è il fatto che Diego abbia ricevuto
una chiamata dalla casa di Emily proprio prima degli omicidi.
Un incidente altrettanto atroce e
ancora più bizzarro si verifica quando Doug
(Cooper), un caro collega di Emily, si suicida quando uno sciame di
calabroni infuriati inizia ad attaccarlo nel suo bagno. Lo sciame è
già di per sé abbastanza strano, ma ciò che rende la morte di Doug
ancora più peculiare è che lui aveva recentemente confidato a
Lilith la sua paura dei calabroni, che risale alla sua infanzia. Da
questo punto in poi, è chiaro che sta succedendo qualcosa di molto
inquietante, di cui Lilith sembra essere la risposta a queste
domande.
Tutte le persone coinvolte in questi
eventi terrificanti hanno infatti una paura specifica: Doug aveva
paura dei calabroni, mentre Diego temeva di turbare la sua
famiglia. Tutti loro, inoltre, avevano avuto rapporti con Lilith
prima di commettere i propri atti. Questa particolare dinamica
amplifica dunque l’orrore di vedere le nostre paure sfruttate e
usate contro di noi, così come il prezzo che si può pagare quando
si rivela troppo di sé alle persone sbagliate.
Renée Zellweger e Bradley Cooper in Case 39
Rompere il ciclo, ma a quale
costo?
Emily inizia allora a diffidare
sempre più di Lilith e indaga sui suoi genitori, che sono stati
rinchiusi in una struttura dopo aver cercato di uccidere la
ragazza. Loro dicono a Emily che Lilith è, in realtà, un demone che
si nutre di emozioni, e diventa chiaro che si nutrirà della
gentilezza di Emily fino a prosciugarla. Sebbene Emily sia
riluttante all’idea, presto si rende conto che l’unico modo per
impedire altre morti è uccidere Lilith. Dopo un tentativo fallito
di bruciarla insieme alla casa, Emily guida entrambe in un lago.
Riesce a liberarsi dall’auto, mentre Lilith rimane intrappolata
all’interno mentre affonda.
Questo finale ha diverse
implicazioni. Anche se Emily apparentemente elimina Lilith e pone
fine al suo regno di terrore, il destino di Emily rimane in bilico.
Poiché molti dei metodi tortuosi di Lilith sono illusioni che solo
le sue vittime vedono, è possibile che Emily avrà difficoltà a
spiegare esattamente perché ha lasciato la ragazza morire nella sua
auto, soprattutto considerando che la nuova famiglia affidataria di
Lilith era pronta ad accoglierla poco prima del finale.
Per quanto gli spettatori vogliano
senza dubbio immaginare che il calvario di Emily sia finito, sembra
probabile che lei dovrà affrontare un’indagine per la morte della
bambina: infatti, un finale alternativo del film mostra Lilith che
viene salvata dall’auto ed Emily che viene mandata in prigione per
tentato omicidio. Indipendentemente da ciò, assumendosi questo
pesante fardello sulle spalle, Emily non solo ha liberato il mondo
dal terrore di Lilith, ma ha anche liberato se stessa da qualcosa
di più grande.
Renée Zellweger in Case 39
Gli incubi dell’infanzia diventano
realtà
Ma perché Lilith perseguita Emily? I
suoi genitori spiegano che Lilith vuole nutrirsi della gentilezza
di Emily, ma questa spiegazione sembra un po’ semplicistica: ci
sono molte persone gentili che avrebbero sicuramente accolto la
bambina. Cosa rende Emily così speciale? Forse ha molto a che fare
con il suo passato. Nel corso del film scopriamo che Emily ha avuto
un rapporto difficile con sua madre durante l’infanzia. Con Lilith,
Emily sente di poter riprendere il potere che ha perso da bambina e
correggere gli errori del rapporto con sua madre.
Ma Lilith la vede in modo diverso.
Dato che il film tratta di demoni e idee religiose simili, non è
difficile vedere qui ulteriori connessioni allegoriche. Lilith è
una figura che appare in diverse religioni, con il nome associato
ai demoni che prendono di mira i bambini nelle antiche tradizioni
babilonesi (tramite l’Archivio delle donne ebree). Oltre al fatto
che i genitori originali di Lilith menzionano come gli altri loro
figli siano morti uno dopo l’altro dopo l’arrivo di Lilith nella
loro famiglia, c’è un modo più metaforico di vedere la cosa.
Potremmo vedere Lilith come un
demone che si nutre della vulnerabilità interiore degli altri.
Emily e Doug hanno entrambi paure che derivano dalla loro infanzia
e potrebbero agire come i figli metaforici del film, le cui paure
sono il pezzo della loro educazione che è rimasto con loro. E con
Emily che alla fine sconfigge Lilith, nonostante abbia sacrificato
così tanto nel processo, ha effettivamente vinto la sua battaglia
difendendo se stessa e non permettendo al suo passato di definire
chi è diventata.
Steven Spielberg arriva alla
50ª edizione dell'AFI (American Film Institute) Life Achievement
Award 2025 in onore di Francis Ford Coppola. Foto di Image Press
Agency via Depositphotos.com
Il leggendario
regista Steven
Spielbergha presenziato ad un evento esclusivo e
di alto livello in cui la Universal Pictures ha inaugurato una
nuova sala di proiezione a lui intitolata. Come riportato da
Variety, il pluripremiato
Spielberg è sembrato sinceramente commosso dall’idea di avere una
sala a suo nome, dove molti dei futuri registi dello studio
potranno proiettare e modificare le versioni dei propri film.
“Sono stato dietro la macchina
da presa per così tanto tempo che una dedica come questa è
straordinaria”, ha detto Steven Spielberg alla folla. La Universal
Pictures gli ha dato la sua prima occasione nel cinema con il
progetto del 1971 “Duel”. Ha poi continuato a realizzare
“Sugarland Express”, “E.T.
– L’Extraterrestre”, “Jurassic
Park” e il più recente “The
Fablemans” in diverse epoche alla Universal, dicendo:
“È come se continuassimo a risposarci, ma stasera è
probabilmente più simile a un bris”.
Come se non bastasse dire che non ha
alcuna intenzione di andare in pensione, Spielberg ha in
quest’occasione portato alcune prove a sostegno del suo voler
continuare a lavorare senza sosta. Ha infatti mostrato alcune scene
del suo prossimo progetto, un film evento ancora senza titolo
previsto per il 2026, è avvolto nel mistero, tranne che per il cast
principale: Emily Blunt, Colman Domingo, Josh O’Connor, Colin Firth ed Eve Hewson. Si
vocifera che il progetto sia un’avventura fantascientifica sugli
UFO.
Spielberg ha dunque presentato un
video dietro le quinte che però non ha confermato del tutto il tema
alieno, anche se – stando a quanto riportato – si vedono molte
figure minacciose in auto nere senza contrassegni che inseguono la
Blunt (che appare in diverse scene nei panni di una donna qualunque
in una zona rurale). In una sequenza con O’Connor, la berlina
incidentata della Blunt si scontra con un treno in corsa. Lei e
O’Connor tentano di fuggire attraverso il parabrezza rotto mentre
il veicolo viene distrutto tra il metallo stridente e i binari.
I personaggi di Hewson e Domingo non
erano chiaramente definiti nel filmato, anche se sono coinvolti in
un gioco al gatto e al topo che esplode nelle fattorie e terrorizza
i pedoni. Sempre stando a quanto riportato, Firth potrebbe il
cattivo del film. Il vincitore dell’Oscar, come descritto da
Variety, ha un aspetto sinistro e sembra ricoprire il ruolo di
leader di una sorta di laboratorio sotterraneo (che ricorderebbe
una sala di controllo della NASA o qualcosa di simile). Non resta a
questo punto che sperare di poter sapere quanto prima qualcosa in
più su questo progetto e di poter vedere qualche prima immagine e
un teaser.
La star di Tron: AresJeff Bridges offre una nuova criptica presa in giro su
come ritorna nel prossimo film. Diretto da Joachim Rønning, il
terzo capitolo del franchise Tron segue gli eventi del sequel del
2010. Anche se Kevin Flynn di Bridges sembra essere morto nel
climax di quel film, l’attore è ora destinato a interpretare un
ruolo nella storia di Tron:
Ares.
Nel corso di una recente intervista
con Empire, Bridges è stato interrogato sul suo ritorno nel
nuovo film e la star non ha fatto altro che aumentare il mistero.
L’attore afferma che l’universo digitale de La rete apre molte
opportunità, tra cui quella di permettere a un pezzo di Flynn di
continuare a vivere:
“Sì, sono rimasto un po’
sorpreso. Sapete, questa è la Griglia. L’intero universo digitale è
tutto in palio. È tutto possibile in quel luogo. È andata bene che
ho ancora una sorta di coscienza“. Bridges parla poi di come Flynn sia cambiato dal 1982, anno
del debutto del film, e dice che i nuovi sviluppi nell’universo di
Tron hanno cambiato totalmente la percezione del mondo e la
missione del suo personaggio:
“Come esseri umani, cerchiamo la
perfezione. E a volte ci sfugge il senso della cosa: l’idea che il
viaggio sia la destinazione”. Inizialmente Flynn ha esplorato il
mondo digitale nella speranza di raggiungere una sorta di
perfezione per l’umanità, ma ora… la trama si infittisce, capite?
Come direbbe The Dude, sono venute alla luce nuove cose“.
Cosa significa per Tron: Ares
Il ritorno di Kevin Flynn potrebbe
non annullare il finale di Legacy
Alla fine di Tron: Legacy,
Flynn si sacrifica apparentemente per fermare CLU, un programma
malvagio che condivide le sue stesse sembianze. I due esseri
sembrano fondersi insieme prima di esplodere e l’impressione è che
siano morti entrambi.
Chiaramente, il ritorno di Bridges
nel cast di Tron: Ares accanto ad attori come Jared Leto,
Greta Lee, Evan Peters e Gillian Anderson suggerisce che non è
così. Il commento di Bridges lascia intendere che, anziché la forma
fisica di Flynn sia sopravvissuta allo scontro con CLU, la
coscienza del personaggio si sia in qualche modo integrata nel
tessuto stesso della Griglia.
Resta da vedere come la
sopravvivenza di Flynn come entità astratta avrebbe giocato nella
storia di Ares. Il nuovo film vede Leto come personaggio titolare,
un programma che si lascia alle spalle il mondo digitale di The
Grid per viaggiare nel mondo reale per portare a termine una
missione pericolosa. Non è chiaro quale sia la missione di Ares, ma
è possibile che Flynn e la sua nuova visione dell’umanità giochino
in questo.
Il produttore esecutivo e showrunner
di
Star Wars: Skeleton Crew (qui
la recensione), Jon Watts, ha rilasciato
un’entusiasmante anticipazione sulla seconda stagione, suggerendo
addirittura la possibilità di uno spin-off cinematografico. Sono
passati più di sei mesi da quando la prima stagione di questa nuova
serie del franchise ha presentato agli spettatori il pianeta At
Attin, con un gruppo di giovani avventurieri in viaggio attraverso
la galassia. Parlando con Steve Weintraub di
Collider al Mediterrane Film
Festival, lo showrunner ha ora offerto quello che sembra essere un
indizio sulla seconda stagione.
“Adoro Star
Wars e mi piacerebbe realizzare altri film di Star Wars. Non
posso dire altro. Ci mettiamo sempre nei guai quando facciamo
queste interviste. Dico sempre qualcosa e finisco nei guai.
Probabilmente non avrei dovuto dirlo. […] Mi metterete nei
guai“. Alla domanda sul futuro di Star Wars, che
sembra sempre così incerto, ha però sottolineato di sentirsi
fiducioso, anche perché le persone con cui ha lavorato a
Star Wars: Skeleton Crew stanno ora lavorando ai
propri film.
“Le due persone con cui ho
lavorato, Jon Favreau e Dave Filoni, come miei produttori
principali in Skeleton Crew, hanno entrambi realizzato film di Star
Wars. Beh, Dave non ha ancora realizzato il suo. Favreau ha
realizzato il suo, quindi questo lo so per certo. Quindi era come
dire: ”Se abbiamo qualcosa che vogliamo realizzare, lo
realizzeremo”. Non so come sia il resto del processo di sviluppo,
chi ci lavora e quanto sia vasto l’universo di Star Wars, ma almeno
nel nostro piccolo angolo di Star Wars, nella nostra parte del
mondo di Star Wars, siamo riusciti a fare delle cose.
Anche se ho lavorato a un
progetto di Star Wars che non è mai stato realizzato, è davvero
divertente usare la propria immaginazione e inventare cose
divertenti che potrebbero accadere in Star Wars“. Viene da
chiedersi quale possa essere questo “progetto mai realizzato” di
Watts, ma in ogni caso la sua Star Wars: Skeleton
Crew ha ottenuto buoni riscontri al momento della sua
uscita, cosa che permette di lasciare aperta la porta ad ulteriori
incursioni in quella storia. Dalle sue parole il regista sembra
sapere qualcosa a riguardo, quindi non restaa che attendere notizie
ufficiali.
Una stagione 2 di Star Wars: Skeleton Crew è
possibile
Star Wars: Skeleton
Crew è stata una serie TV deliziosa, amata quasi da tutti
i fan del franchise. L’avventura di Jon Watts è
uscita in un momento in cui i fan erano profondamente divisi dopo
le polemiche su
The Acolyte, e in realtà è riuscita a riportare un po’
di positività nel franchise. Allo stesso tempo, però, la seconda
stagione dovrebbe affrontare sfide enormi. Il problema principale è
che il giovane cast sta invecchiando, il che significa che una
serie – o, meglio, un film – dovrebbe iniziare la produzione
abbastanza rapidamente se non vuole perdere l’estetica della
maturità che ha reso la prima stagione così eccezionale.
Una delle star, Ryan Keira
Armstrong, è stata recentemente ingaggiata anche come
protagonista del reboot di Buffy l’ammazzavampiri, il che
significa che il suo tempo sarà prezioso. Ciò non significa,
tuttavia, che la seconda stagione di Star Wars: Skeleton
Crew (o uno spin-off cinematografico) sia impossibile.
Infatti, proprio oggi abbiamo notato che un elemento importante
della nuova mappa della galassia di Star Wars sembrava
essere perfetto: il pianeta At Attin, il mondo natale dei ragazzi,
è stato collocato in modo sospetto vicino alla nuova base del
Grand’Ammiraglio Thrawn, lasciando dunque le possibilità per nuovi
racconti.
La candidata all’Oscar Amanda
Seyfried ha recentemente parlato del processo di
audizione per Wicked,
sottolineando di essersi presentata “sei volte” per ottenere una
parte nell’adattamento cinematografico del musical di Broadway
diretto da Jon M. Chu, dopo aver già rivelato in
precedenza di aver fatto un provino per interpretare
Glinda durante le riprese della sua serie The
Dropout di Hulu.
“Sono in una posizione
privilegiata in cui non devo fare audizioni. Ma mi piace,
ovviamente, ne ho parlato molto. Ho fatto audizione sei volte per
Wicked perché doveva essere davvero perfetto”, ha ricordato
nel podcast In the Envelope di Backstage.
“E mi è piaciuto molto. Ero impegnata. Avevo pochissimo tempo
per farlo, ma ce l’ho fatta”. Seyfried ha aggiunto: “Ho
lavorato sodo per anni e anni su quella musica. Sono competitiva
con me stessa in modo davvero sano, credo”.
Seyfried, che in precedenza ha
recitato in Mamma Mia! e Les Misérables, ha
spiegato perché non è stata scoraggiata dal processo di audizione.
“In realtà lo adoro, perché è spaventoso da morire, ma mi piace
ricevere appunti e modificare la mia performance”, ha detto.
“Per me è come un puzzle. Adoro i puzzle e adoro la
competizione”, ha detto Seyfried. “E adoro aspettare la
telefonata con il feedback del direttore del casting”.
Amanda Seyfried elogia il cast di Wicked
Ariana Grande e
Cynthia Erivo hanno infine ottenuto i ruoli
principali di Glinda ed Elphaba, che riprenderanno
ora nel secondo capitolo Wicked:
For Good, in uscita a novembre nei cinema. Dopo
l’annuncio del casting di Grande ed Erivo nel 2021, Seyfried ha
elogiato il film definendolo “fantastico” e dichiarando a
People a dicembre: “È uno spettacolo stravagante, che è ciò che
lei [Grande] sa fare davvero bene. E [i miei figli] ascoltano la
colonna sonora senza sosta. E tutto è sicuramente come dovrebbe
essere”.
Sebbene Nicholas Hoult stia entrando nella sua era da
cattivo sullo schermo, la star di Superman
era inizialmente in lizza per il ruolo da protagonista come
l’Uomo d’Acciaio. In vista dell’arrivo in
sala del film, Hoult e il co-protagonista David Corenswet hanno ricordato di essersi
incontrati quando hanno fatto il provino “lo stesso
giorno” per interpretare Clark Kent nel blockbuster DCU diretto da James Gunn.
“È molto imbarazzante. Sì, ho
fatto il provino per Superman”, ha detto Hoult
al conduttore ospite di Jimmy Kimmel Live!, Diego Luna, durante un’apparizione con
Corenswet. “Sono uscito da una delle scene del provino e ho
pensato: ‘Sì, non male. Ok’”, ha detto. “Ho girato
l’angolo e c’erano molte ombre sul set dello studio, e poi un
raggio di sole. David si era seduto in quel raggio di sole e se ne
stava lì, come se si stesse ricaricando dal sole… come fa Superman,
per ottenere i suoi poteri“.
Hoult ha continuato: “Mi sono
avvicinato per salutarlo, lui si è alzato e ho pensato: ‘Cavolo, è
circa due centimetri più alto di me. Guarda i suoi capelli. Guarda
la sua mascella’. Poi ha iniziato a parlare, gli ho stretto la mano
e ho pensato: ‘Le sue mani sono un po’ più grandi delle mie’. Poi
ha parlato e ho pensato: ‘Oh, anche la sua voce è un po’ più
profonda”. “E poi, in quel momento, mentre ci stringevamo
la mano, ho pensato: ‘Sarei felice se questo ragazzo fosse
Superman”.
Ho pensato: “Sei perfetto per
questo ruolo, davvero, sinceramente. … Ma anche: ”Ma che
cavolo!“, ha aggiunto Hoult. Corenswet ha ammesso di
“ammiro Nick come attore da molto tempo”, ricordando:
“E incontrarlo in questo contesto, entrambi vestiti da Clark
Kent… un po’ strano, appesi a dei cavi e leggendo questa
scena”. “È stato meraviglioso”, ha poi aggiunto
Corenswet. “E poi il giorno in cui ho scoperto che aveva
accettato di interpretare Lex Luthor, ho pensato: ‘Questa potrebbe
essere la cosa migliore che sia capitata a questo film, perché un
supereroe è interessante solo quanto il suo cattivo’. E sapevo che
Nick avrebbe portato qualcosa di davvero speciale”.
Nel cast anche
Rachel Brosnahan,
Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan,
Nathan Fillion,
Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de
Faría, Wendell Pierce,
Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva
Howell. Il film sarà al cinema dal 9
luglio distribuito da Warner Bros.
Pictures.
Superman, il primo
film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare
nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner
Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James
Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC
reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione,
ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla
compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere
umano.
Produttori esecutivi di
Superman sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e
Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del
lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della
fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista
Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al
compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy
(“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Crudeltà, disillusione,
sadismo e alienazione. Questi sono solo alcuni dei cardini
su cui si muove l’ultimo e decisivo ritorno di Squid
Game, che approda su Netflix il 27 giugno con la sua terza e
ultima stagione, dopo un’attesa snervante e una diffusa dose di
scetticismo. La serie sudcoreana che ha consacrato la
K-wave nell’Olimpo della serialità globale,
portando Netflix ai vertici dello streaming internazionale, è
pronta quindi a riaprire i giochi. Ma sarà ancora in grado di
sorprendere, sconvolgere e, soprattutto, far riflettere?
Con la sua seconda stagione,
arrivata lo scorso dicembre, la serie ha diviso
profondamente pubblico e critica: se da un lato alcuni
spettatori vi hanno intravisto un ponte necessario verso un epilogo
decisivo, dall’altro – e forse in maggioranza – l’accoglienza è
stata tiepida, se non apertamente delusa. L’atmosfera carica di
tensione, il simbolismo sociale e la critica feroce al capitalismo,
che avevano segnato il successo della prima stagione, sembravano
aver perso mordente, lasciando spazio a soluzioni narrative
forzate e a personaggi più interessanti sulla carta, ma
sviluppati poco e resi meno incisivi sullo schermo.
Proprio per questo, la terza
stagione porta ora sulle spalle il peso di una doppia
responsabilità: riscattare le ambizioni tradite della
seconda e offrire un congedo all’altezza di una serie diventata
icona globale.
Squid Game 3: dove eravamo
rimasti?
Rientrato nel gioco con l’unico
scopo di smascherare il Front Man (Lee Byung-hun)
e porre fine all’incubo dell’isola dell’orrore, Gi-hun (Lee
Jung-jae) organizza una ribellione armata, a suon di mitra
e disperazione, insieme ad alcuni compagni. Ma, inconsapevole di
aver riposto la fiducia proprio nel suo nemico più insidioso, il
piano fallisce. Tra i caduti e le illusioni spezzate, Gi-hun
sprofonda in un abisso di colpa e impotenza, divorato dal sospetto
che quelle atrocità siano impossibili da fermare: ha ancora
senso lottare per il bene dell’umanità? Esiste davvero una via di
redenzione?
Mentre Gi-hun si chiude sempre più
nella sua apparente resa, il Front Man prepara la prossima mossa,
dopo aver assestato l’ennesimo scacco matto. Intanto, le scelte dei
giocatori sopravvissuti, sempre più irrazionali e
disumane, trascinano ogni round verso conseguenze
irreparabili.
Tra disperazione,
follia e fantasmi
La terza stagione riprende
esattamente da dove eravamo rimasti, proseguendo la narrazione
senza sbalzi né omissioni. Ma qualcosa è cambiato. Rispetto alle
puntate precedenti, è calata la notte: l’atmosfera
si fa ancora più cupa e tesa, fino a fondersi con l’animo dei
protagonisti. L’ambientazione colorata e infantile, che aveva fatto
da sfondo agli orrori della prima stagione, ora si dissolve,
diventando un riflesso distorto dei personaggi
stessi. Viene dunque meno l’illusione del gioco e
dell’infanzia: al suo posto subentra una dimensione
sospesa, surreale, dove i vizi e i mali dell’animo umano si
condensano in un inferno terrestre. I gironi danteschi
sono soppiantati da turni di gioco, e ogni round sembra scavare più
a fondo nell’oscurità dell’animo umano. La storia prende così la
piega dell’incubo: i giocatori perdono la lucidità, e l’ingenuità,
degli episodi precedenti, lasciando spazio a un alone di follia
necessario per prevalere, sopraffare gli altri, e
salvarsi. Se stessi, e il denaro in palio.
Inoltre, la narrazione si
arricchisce di numerose sottotrame che si intrecciano e
coesistono, ma non tutte riescono a mantenere la tensione
o a suscitare l’interesse sperato. Per esempio, la storyline delle
guardie coinvolte nel traffico illegale di organi, così come quella
del detective Hwang Jun-ho, impegnato a rintracciare il fratello
scomparso e a localizzare l’isola, risultano spesso marginali, se
non addirittura superflue. Il loro sviluppo intermittente e a
tratti macchinoso finisce per rallentare il ritmo
complessivo, distogliendo l’attenzione dal cuore
emotivo della stagione: Gi-hun. Se l’impatto iniziale di
Squid Game era legato alla crudeltà spiazzante dei giochi,
ora l’elemento che trattiene davvero lo spettatore è il
destino di Gi-hun e il suo legame con la bambina che cerca di
proteggere.
Una vita che nasce dove la
morte regna
Tra i legami più intensi della terza
stagione spicca l’alleanza inaspettata tra tre figure
femminili: la giocatrice 120 (interpretata da Park
Sung-hoon), una donna trans sudcoreana; Geum-ja
(giocatrice 149, Kang Ae-shim), madre sessantenne
dal temperamento dolce ma determinato; e Kim Jun-hee (giocatrice
222, Jo Yu-ri), ragazza madre incinta, schiva e
diffidente. Tre donne – quasi quattro – a cui il regista affida il
compito di incarnare una fragile speranza d’umanità nel
cuore del disumano. In un contesto in cui ogni rapporto
sembra fondato su opportunismo e sopraffazione, la loro è
un’alleanza intima, radicale, costruita sulla cura reciproca e non
sulla competizione.
Il momento più emblematico arriva
quando Jun-hee dà alla luce sua figlia con accanto solo Geum-ja,
mentre attorno infuriano grida e sangue. Quel parto, nel
mezzo di un gioco mortale, non è solo un atto di
sopravvivenza, ma una forma di resistenza silenziosa: dove
il sistema impone distruzione, loro scelgono il coraggio della vita
e di una seconda opportunità.
La maternità – non solo
biologica, ma politica – si fa così simbolo di solidarietà e
coraggio intergenerazionale, di trasformazione del trauma
e di ribellione al meccanismo stesso dei giochi. In una scena tanto
breve quanto potente (come quella del parto) si concentra quindi
uno dei significati più profondi della serie: la
possibilità, anche nel cuore dell’inferno, di preservare la propria
umanità e di proteggere la vita.
Una terza stagione
superflua, ma che si fa guardare
Nonostante molti concordino sul
fatto che Squid Game avrebbe potuto concludersi in modo
compiuto già con la prima stagione, Hwang Dong-hyuk sceglie di
proseguire, spingendo lo spettatore dentro una visione più matura,
disillusa e forse ancora più inquieta. C’è da dire che il pubblico
è cambiato, ed è cambiato anche il mondo attorno. Oggi, in un’epoca
in cui le notizie quotidiane sono intrise di morte, bombardamenti,
guerre e crisi sanitarie, la domanda che attraversa sottopelle
tutta la terza stagione – C’è ancora speranza
nell’umanità? – risuona con una forza nuova, cruda,
necessaria.
Dong-hyuk sembra volerci dire che
il vero orrore non è nei giochi, ma nella
normalità che li rende plausibili. Squid Game, pur nella
sua estetica iper-violenta e nel suo universo infernale, continua a
essere una potente allegoria dei meccanismi spietati della
società contemporanea. Le dinamiche di esclusione,
sopraffazione e disumanizzazione che regolano la finzione non sono
altro che una lente estrema su ciò che spesso ignoriamo nella
realtà. Dietro le scene disturbanti e le prove letali, la serie
affonda lo sguardo nel disfacimento morale dell’individuo moderno,
dove l’empatia è un lusso e la solidarietà una strategia
inefficace. La logica del mors tua, vita mea non è
solo il motore narrativo dei giochi: è il riflesso più
spietato della nostra quotidianità. E in questo specchio deformante
e lucidissimo, Squid Game trova la sua urgenza politica,
sociale e culturale più forte.
Spin-off del film horror
M3GAN,
è in lavorazione un nuovo film horror tecnologico intitolato
SOULM8TE,
di cui sono già disponibili alcuni dettagli entusiasmanti, tra cui
la data di uscita. M3GAN, uscito nel 2022, ha portato alla
ribalta la paura della tecnologia moderna raccontando la storia di
una bambola dotata di intelligenza artificiale sviluppata per
aiutare i bambini ad affrontare la solitudine e il senso di
perdita. Naturalmente, la bambola protagonista impazzisce e usa una
logica circolare per giustificare la distruzione di chiunque e
qualsiasi cosa si frapponga tra lei e il suo obiettivo principale.
L’esclusivo marchio di tech-isteria di M3GAN è
incredibilmente preveggente, e SOULM8TE continuerà questa
tendenza.
Non ci è voluto molto perché
M3GAN 2.0 ottenesse il via libera, e il franchise
si sta già espandendo ulteriormente con il nuovo spin-off.
SOULM8TE è la naturale continuazione delle idee esplorate in
M3GAN, ma si concentrerà sulla solitudine dell’età adulta
invece che sull’innocenza vista nel suo predecessore. Questa rapida
espansione in un vero e proprio universo cinematografico sta
aiutando la Blumhouse a rimanere all’avanguardia, soprattutto ora
che i nuovi progressi tecnologici aprono la porta a opportunità
sempre più spaventose al cinema. Con una data di uscita già
fissata,SOULM8TE è sulla buona strada.
Ultime notizie su
SOULM8TE
Nuove immagini in anteprima al
CinemaCon 2025
Con lo spin-off di M3GAN in
arrivo, le ultime notizie arrivano sotto forma di immagini tratte
da SOULM8TE al CinemaCon 2025. L’evento cinematografico
annuale ha visto la partecipazione di un panel della Universal
Studios, che ha mostrato le prime immagini del film horror
tecnologico. Purtroppo, i panel del CinemaCon non sono accessibili
al pubblico e le immagini non sono disponibili al momento.
Leggi la descrizione delle immagini
qui sotto:
Il film inizia con qualcuno
che consegna un robot adulto in un appartamento. La robot viene poi
mostrata mentre fa ogni genere di cose, come pulire, offrire
compagnia, ecc. Poi dice al ragazzo che l’ha acquistata: “Ti amo.
Dimmi che mi ami“. Diventa ossessionata. Minaccia e fa del male a
chiunque si avvicini all’uomo che l’ha acquistata. La sua ragazza
cerca di negoziare con lei, ma il robot dice: ”Non provare a fare
la femminuccia con me”, poi cerca di affogarla.
Data di uscita di
SOULM8TE
Il terrore tecnologico
arriva nel 2026
Con una data di uscita così
lontana, è possibile che la premiere venga modificata per
facilitare i ritardi nella produzione o per evitare la concorrenza
al botteghino.
Giocando sul lungo termine, la
Blumhouse ha già annunciato la data di uscita del prossimo spin-off
di M3GAN, SOULM8TE, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che
quella data arrivi. Dopo aver annunciato il film nel giugno 2024,
Blumhouse ha rivelato che SOULM8TE non arriverà nelle sale prima
del 2 gennaio 2026. Con una data di uscita così lontana, è
possibile che la premiere venga modificata per facilitare eventuali
ritardi nella produzione o per evitare la concorrenza al
botteghino.
Il rinvio della data di uscita
arriva anche dopo il debutto di M3GAN 2.0, e potrebbe essere che il
franchise sia stato bloccato in modo specifico come l’MCU o altri universi
cinematografici. Sebbene non ci siano notizie che confermino che i
due film siano specificamente collegati, il fatto che SOULM8TE sia
stato etichettato come uno spin-off suggerisce che ci sarà una
sovrapposizione. Ciò potrebbe significare che nel sequel in uscita
ci saranno informazioni sullo spin-off.
Chi sta realizzando
SOULM8TE?
Un team di star dell’horror è
dietro al progetto
Sebbene molti dettagli sul film
rimangano ancora sconosciuti, dietro le quinte di SOULM8TE
c’è un vero e proprio team di star dell’horror. Innanzitutto, il
film è prodotto dalla fucina di film horror di successo Blumhouse
ed è co-prodotto da James Wan attraverso la sua etichetta Atomic
Monster. Blumhouse ha supervisionato la produzione di
M3GAN del 2022 e ha realizzato una serie di film di successo
negli ultimi quindici anni. Wan non è certo un novellino, avendo
creato le saghe Saw, Insidious e
Conjuring.
Il film è diretto dalla
relativamente esordiente Kate Dolan, che ha attirato
l’attenzione per la prima volta con il suo cortometraggio horror
del 2017 Catcalls. Tuttavia, è il suo primo lungometraggio,
You Are Not My Mother del 2021, ad averle fatto guadagnare
la maggiore attenzione, dando nuova vita al genere folk horror.
Dolan ha anche riscritto la sceneggiatura, originariamente scritta
da Rafael Jordan da una storia di Wan e Ingrid Bisu.
Dettagli sul cast di
SOULM8TE
Mentre il thriller in uscita
continua a prendere forma, sono già stati annunciati i nomi dei
protagonisti. Forse la notizia più importante è che SOULM8TE
ha trovato la sua bambola AI e ha scelto Lily Sullivan (Evil
Dead Rise) per interpretare la nascente icona dell’horror.
Non si sa nulla del personaggio interpretato da Sullivan, ma è
chiaro che sarà più umano di M3GAN. Al fianco di Sullivan ci sarà
David Rysdahl (Fargo), che interpreterà un uomo solo che
si rivolge all’intelligenza artificiale dopo la tragica morte
della moglie. Anche Claudia Doumit (The Boys) è stata
scritturata per un ruolo ancora sconosciuto.
Dettagli della trama di
SOULM8TE
Con molti aspetti dello spin-off
ancora segreti, sono stati annunciati solo i dettagli essenziali
della trama di SOULM8TE. Nel film, un uomo (David
Rysdahl) ricorrerà alla tecnologia per affrontare la perdita della
moglie acquistando un androide dotato di intelligenza artificiale
(Lily Sullivan). Come in M3GAN, la sua ragazza robotica
si trasformerà rapidamente in una minaccia pericolosa, anche se
l’elemento del thriller erotico è un gradito cambiamento di ritmo
rispetto al predecessore sopra citato.
Il film è stato descritto come
un richiamo ai thriller domestici dei decenni precedenti e
probabilmente utilizzerà film come Single White Female e
Fatal Attraction come punti di riferimento. Tuttavia, mira
chiaramente ad aggiungere un tocco di modernità alla classica
formula della relazione fallita, attingendo alle paure relative
alla crescente invasione della tecnologia nella vita quotidiana.
SOULM8TE terrà senza dubbio il pubblico con il
fiato sospeso, offrendo al contempo un severo monito sugli
effetti disumanizzanti della tecnologia.
All’inizio di M3GAN
2.0, il pubblico potrebbe chiedersi se vale la pena
rimanere per la scena dopo i titoli di coda. M3GAN 2.0
riporta in scena i personaggi principali del film M3GAN del
2023, ma con un genere più ricco di azione rispetto al film
precedente. Con la scoperta di un nuovo killer robotico a piede
libero, Gemma è costretta a creare un nuovo corpo per M3GAN in
grado di competere con il robot assassino di livello militare. Il
finale di M3GAN 2.0 è una conclusione solida e autonoma del film,
che risolve le vicende dei personaggi principali e affronta le
minacce rappresentate da Amelia e dagli altri cattivi del film.
Tuttavia, con un finale
silenziosamente aperto e lo
spin-off Soulm8te in uscita il prossimo anno, il
pubblico potrebbe aspettarsi di vedere una scena post-crediti dopo
che la polvere si sarà posata. Quei fan non dovrebbero però nutrire
troppe speranze, perché una scena post-crediti per M3GAN 2.0
sembrerebbe superflua.
M3GAN 2.0 non ha una scena
post-crediti
M3GAN 2.0 termina con una nota
piuttosto conclusiva
M3GAN 2.0 non ha una
scena post-crediti, in linea con il precedente film. M3GAN
2.0 termina con l’intelligenza artificiale protagonista ancora
viva, nonostante la sua apparente morte, che ferma Amelia e l’IA
Black Box scatenata. Ancora una volta, come costrutto digitale, è
ora abbastanza sicura di sé da parlare apertamente con Gemma.
Il film non ha sequenze aggiuntive
dopo i titoli di coda, non dando ulteriori indicazioni sulla
direzione che prenderà la serie in futuro né sottolineando alcuna
delle gag presenti all’inizio del film. I momenti finali di
M3GAN 2.0 funzionano perfettamente come nota conclusiva del
film, confermando la crescita di Gemma e M3GAN.
La decisione post-titoli di
M3GAN 2 è in linea con il franchise
M3GAN e M3GAN 2.0 non avevano
bisogno di scene post-titoli
M3GAN 2.0 non ha una scena
post-crediti, rendendolo simile al primo film. Sebbene il finale di
M3GAN fosse un po’ più aperto e accennasse alla
sopravvivenza della macchina assassina, non c’era nessuna scena
post-crediti che illustrasse ulteriormente questa impostazione
o riprendesse una battuta precedente.
Una scena post-crediti per
M3GAN 2.0 non era davvero necessaria.
Entrambi i film
M3GAN amano evitare le tipiche aspettative dei
blockbuster moderni, orientandosi maggiormente verso la
commedia dark dei rispettivi generi horror fantascientifico e
d’azione tecnologico. Ciò include l’uso di una scena post-crediti,
una tendenza che entrambi i film M3GAN hanno ignorato. Ha
senso, però.
M3GAN 2.0 non ha davvero
troppi fili conduttori da sviluppare in una scena post-crediti.
Tutti gli antagonisti sono stati eliminati e il montaggio nel
climax mostra il destino di tutti i personaggi importanti. Di
conseguenza, una scena post-crediti per M3GAN 2.0 non era
davvero necessaria.
Perché M3GAN 2.0 non aveva
bisogno di una scena post-crediti
M3GAN non aveva bisogno di
complicare eccessivamente il futuro della serie
M3GAN 2.0 non ha davvero
bisogno di una scena post-crediti, poiché la conclusione del
film funziona perfettamente così com’è. Anche se M3GAN
2.0 potrebbe avere una portata più ampia e a volte soffrire di
un’esecuzione meno precisa rispetto al primo film, si conclude con
un momento emotivo dolce che non sminuisce i personaggi.
Avere una scena post-crediti che
anticipa il futuro della serie sembra superfluo, soprattutto dopo
che il finale del film ha creato uno status quo più morbido per il
mondo. Anche il prossimo capitolo della serie non sarà incentrato
su M3GAN, quindi avere una scena post-crediti incentrata su di lei
avrebbe potuto creare confusione.CorrelatiM3GAN 2.0 ripete il colpo
di scena di un sequel horror di 4 anni fa, ma questo mi piace molto
di piùSebbene un altro franchise horror abbia tentato il grande
colpo di scena di M3GAN 2.0 quattro anni fa, sono abbastanza sicuro
che il sequel di M3GAN lo riuscirà meglio.
Il prossimo capitolo della serie
M3GAN sarà Soulm8te, uno spin-off incentrato su una
donna automatizzata diversa, attivata per aiutare un vedovo in
lutto ad affrontare il suo dolore. Descritto come un film “molto
diverso” da Jason
Blum, Soulm8te potrebbe essere stato inutilmente
complicato da una M3GAN 2.0scena post-crediti.
Senza una scena post-crediti,
l’ultima parola su M3GAN 2.0 spetta alla riunione tra Gemma
e la M3GAN digitale, che codifica la loro nuova relazione alla
luce degli eventi del film. Ciò garantisce che M3GAN
2.0 si concluda con una nota dolce, non rovinata da
anticipazioni o gag sul sequel.
Con l’avvicinarsi dell’uscita
estiva di I Fantastici
Quattro – Gli inizi (The Fantastic Four: First
Steps), il regista originale del film del
Marvel Cinematic Universe
spiega perché ha abbandonato il progetto. Dopo la sua avventura con
WandaVision,
Matt Shakman sta rilanciando la Prima Famiglia Marvel per la
timeline del MCU, dato che ha diretto I Fantastici Quattro – Gli
inizi, che darà il via alla Fase 6 quest’estate.
Tuttavia, il piano originale era
quello di affidare a Jon Watts la regia del tanto atteso reboot dei
I Fantastici Quattro – Gli inizi per il MCU. Ma Watts, che
aveva diretto la trilogia di Spider-Man con Tom
Holland, ha finito per abbandonare il film nell’aprile
2022, e Shakman ha ottenuto l’incarico nel settembre dello stesso
anno.
Durante un recente panel (tramite
THR) al Mediterrane Film Festival, con Watts ha parlato
candidamente delle sue dimissioni da I Fantastici Quattro – Gli
inizi. Dopo aver lavorato a Spider-Man: No Way Home nel
bel mezzo della pandemia di COVID-19, Watts ha ammesso di non
sentirsi il regista giusto per riportare i Fantastici Quattro sul
grande schermo, condividendo quanto segue:
Lo stress emotivo di dover
seguire tutti i protocolli COVID mentre cercavo di realizzare
qualcosa di creativo e allo stesso tempo di garantire la sicurezza
del cast e della troupe – letteralmente, se avessi sbagliato
qualcosa, qualcuno avrebbe potuto morire – questo, insieme al
processo di post-produzione, è stato molto difficile. Quando si
lavora [agli effetti visivi], c’è tutta una componente
internazionale che coinvolge fornitori da tutto il mondo, e la
catena di approvvigionamento era stata interrotta a causa del
COVID. È stato davvero difficile realizzare gli effetti in modo
tradizionale.
Quando No Way Home è stato
completato e uscito, sono tornato a lavorare alla storia di
Fantastic Four. Mi sentivo completamente svuotato. Il COVID, oltre
alla realizzazione di un film gigantesco, mi impediva di avere ciò
che serviva per rendere grande quel film. Ero semplicemente
esausto, quindi avevo bisogno di tempo per riprendermi. Tutti alla
Marvel mi hanno capito perfettamente. Avevano vissuto la stessa
cosa con me, quindi sapevano quanto fosse stata dura e faticosa
quell’esperienza; alla fine molto soddisfacente, ma a un certo
punto, se non riesci a farlo al livello che ritieni necessario per
renderlo fantastico, allora è meglio non farlo.
Watts ha poi aggiunto: “Non vedo
l’ora di vederlo, sono molto emozionato”. Poi, quando gli è stato
chiesto se alcune delle sue idee originali fossero state inserite
in The Fantastic Four: First Steps, Watts ha spiegato:
Non so esattamente cosa succede
nel film. Ma ho visto i trailer, ho sentito un paio di cose. Penso
che sia abbastanza fedele a quello che avevamo inizialmente ideato
nella nostra storia. Ovviamente, con il tempo si evolve e si
adatta, ma il cattivo principale, la minaccia di base, le linee
generali… la versione retrofuturistica dei Fantastici Quattro… Sarà
un’esperienza totalmente surreale per me andare a vedere quel
film.
Cosa significa l’uscita di
Jon Watts da I Fantastici Quattro – Gli inizi per il
MCU
Considerando gli effetti
devastanti che il COVID-19 ha avuto nel 2020 e oltre, molti possono
capire il punto di vista di Watts quando parla di quanto fosse
esausto dopo aver realizzato Spider-Man: No Way Home. Affrontare
poi la Prima Famiglia Marvel e reinventare i personaggi, compreso
il casting dei Fantastici Quattro del MCU, è più facile a dirsi che
a farsi.
Dalla spiegazione di Watts, è
chiaro che sapeva quanto sarebbe stato importante The Fantastic
Four: First Steps per il MCU e quindi si è reso conto che occuparsi
del film mentre era in quello stato avrebbe danneggiato la Marvel
Studios. Grazie alla consapevolezza di Watts, Shakman ha avuto
la possibilità di cimentarsi con questi amati personaggi del
MCU.
Il vantaggio della rinuncia di
Watts a I Fantastici Quattro – Gli inizi è che gli lascia la
porta aperta per affrontare un altro progetto Marvel, se lui e la
Marvel Studios dovessero mai valutare la possibilità di lavorare di
nuovo insieme. Questa volta, il rinnovamento creativo di Watts
porterà maggiori benefici al MCU rispetto a quanto avrebbe fatto se
fosse rimasto per il reboot di Fantastic Four.
Il drammatico film di
Joseph KosinskiF1 – Il
film, con Brad Pitt, Kerry Condon e Damson
Idris, si conclude con una gara emozionante e un colpo di
scena che gli spettatori potrebbero o meno aver previsto. Il film,
attualmente nelle sale, vede Pitt nei panni di Sonny Hayes, un
pilota automobilistico ormai sul viale del tramonto ma ancora
incredibilmente talentuoso.
Il film vede la partecipazione di
numerosi piloti di F1 reali e di diversi personaggi di spicco del
mondo delle corse, che conferiscono al mondo della F1
un’atmosfera incredibilmente realistica. Le sequenze di gara
mozzafiato che vedono Damson Idris e
Brad Pitt alla guida di auto reali danno vita a un blockbuster
divertente e adrenalinico che
Gianmaria Cataldo di Cinefilos.it
ha valutato con 3,5 stelle su 5.
Hayes viene reclutato dal suo ex
compagno di gara di F1, Ruben Cervantes, per capitanare la sua
squadra di F1 all’ultimo posto in una mossa disperata per evitare
che Cervantes debba vendere la scuderia APX Grand Prix, di cui è
proprietario. Lo stile non ortodosso e irriverente di Sonny lo
mette in contrasto con il talentuoso esordiente della squadra,
Joshua Pearce (Idris), e attira l’attenzione del direttore tecnico
della squadra (Condon).
Nel corso delle ultime nove gare
della stagione di F1, i suggerimenti aggressivi e insoliti di Sonny
per migliorare la vettura e la strategia di gara della squadra
vedono l’APX Team scalare la classifica ad ogni gara che passa.
Dopo diverse battute d’arresto e alcuni sabotaggi, l’APX Team si
riunisce per un emozionante tentativo finale di conquistare la
vittoria assoluta ad Abu Dhabi.
Cosa succede all’APX Team nella
gara finale
Si uniscono per ottenere una
vittoria miracolosa
Dopo aver perso le modifiche
vantaggiose apportate alla vettura a causa di un sabotaggio losco
da parte di uno dei membri del consiglio di amministrazione della
APX, il team APX vede la sua vettura ripristinata per la gara
finale. Anche il team si riunisce, poiché sia Sonny che Joshua
si sono ripresi dai rispettivi incidenti in tempo per la gara
finale, anche se Sonny risente ancora degli effetti
dell’incidente.
Il Gran Premio si conclude con un
testa a testa ad alta tensione tra i due piloti APX, che hanno
scoperto come lavorare insieme in pista, e diversi piloti di F1
reali. Gli ultimi tre giri della gara si riducono a uno sprint tra
i due piloti APX e la superstar della F1 Lewis Hamilton, con Sonny
che compie un’ultima manovra nel tentativo di aiutare il suo
compagno di squadra a conquistare la vittoria.CorrelatiTom Cruise
si riunisce con Brad
Pitt e promuove il suo nuovo film con l’89% su Rotten
TomatoesTom Cruise si riunisce con Brad Pitt dopo Intervista col
vampiro del 1994 per promuovere il suo nuovo film con un punteggio
dell’89% su Rotten Tomatoes.
Tuttavia, un contatto accidentale
fa sbandare sia Joshua che Hamilton, aprendo la strada a Sonny
per volare nell’ultimo giro e vincere. In quel momento, Sonny
riscopre l’euforia e la passione per le corse che ha inseguito
continuamente da quando è stato allontanato dalla F1 dopo un
terribile incidente trent’anni prima.
Mentre il team APX festeggia la sua
improbabile vittoria, Sonny lascia il rombo del circolo dei
vincitori per raccogliere le sue cose, caricare il suo furgone
malandato e partire alla ricerca della prossima opportunità di
correre. È una svolta piuttosto inaspettata, dato che aveva
finalmente vinto la gara più importante della sua vita, scalando la
montagna che non era riuscito a scalare in gioventù.
Perché Sonny lascia il team APX
nel finale di F1
F1 – il film foto dal trailer – Cortesia di Warner
Bros
Sonny ha solo bisogno della
gioia di correre
La decisione di Sonny di andarsene
non è poi così scioccante, considerando ciò che F1 mostra
del passato del personaggio e ciò che dice direttamente, in
particolare a Kate, interpretata da Kerry Condon. Per Sonny,
correre non ha nulla a che vedere con la fama, la fortuna, la
notorietà o il prestigio. Ha corso tutta la vita semplicemente
perché lo ama, ed è per questo che continua a saltare da una
squadra all’altra e a correre per diversi team e campionati.
Come dice a Kate sul balcone dopo
la loro prima notte insieme, la pace e la calma che prova al
volante quando tutto va per il verso giusto sono ciò che cerca. Lo
ha raggiunto nell’ultimo giro con il team APX, mentre sfrecciava
senza ostacoli in prima posizione.
Sa di non essere il futuro della
squadra o di questo sport e che non ha più nulla da guadagnare dopo
essersi riscattato dal fallimento e dall’infortunio in F1 da
giovane. Non ha più nulla da realizzare con il team APX o in F1, ed
è per questo che decide di andare avanti.
È interessante notare che dice a
Ruben che, nonostante le ferite mortali che ancora lo affliggono,
sarebbe perfettamente felice di morire su una pista facendo ciò che
ama. È questa la forza che lo spinge a cercare un’altra gara da
correre, cosa che fa in Baja California con i piloti di Baja,
simili a buggy.
In un certo senso, Sonny sembra
essersi già rassegnato alla morte, forse credendo di avere i
giorni contati dopo l’incidente che gli è quasi costato la vita
tanti anni fa. Con il tempo che gli è rimasto, si rifiuta di
sprecarlo facendo altro che ciò che ama, ovvero correre in
qualsiasi forma.
Perché il membro del consiglio
Peter Banning ha falsificato i progetti delle auto e informato le
autorità della F1?
Una scena dal film F1. Foto di Warner Bros. Pictures / Apple
Original Films
Banning aveva messo gli occhi
sul team APX
Il membro del consiglio di
amministrazione dell’APX interpretato da Tobias Menzies inizia il
film come alleato di Ruben Cervantes, interpretato da Javier
Bardem, essendo l’unico membro del consiglio che sembra interessato
al successo del team sotto la sua guida. Tuttavia, Banning alla
fine rivela le sue intenzioni a Sonny quando il team APX inizia a
vincere.
Banning intende prendere il
controllo del team una volta che Ruben sarà rimosso dal suo ruolo
di proprietario e vuole mettere Sonny a capo della nuova struttura
del team, essenzialmente creando un pacchetto per un nuovo gruppo
di proprietari che entri a far parte del team e renda il team (e
Banning) più redditizio.Correlati8 film da vedere prima dell’uscita
del nuovo film di Brad Pitt, F1: The MovieIl prossimo film di Brad
Pitt, F1: The Movie, è un emozionante film drammatico che segue le
orme di alcuni dei titoli più entusiasmanti del genere.
Per affrettare la fine della
squadra, e quindi di Ruben, elabora dei progetti per le
modifiche che Sonny e Kate hanno apportato alla vettura per aiutare
Sonny nel suo nuovo stile di guida “combattivo”. Nonostante
tali progetti siano già stati approvati dalle autorità della F1, i
nuovi documenti (opportunamente inviati con una segnalazione
anonima) fanno sì che venga avviata un’indagine sulla legalità
delle modifiche.
Questo le rende inutilizzabili
nelle gare fino a quando le autorità non concludono nuovamente che
sono ammissibili, riportando essenzialmente l’auto allo stato “di
rottame” in cui si trovava quando Sonny è entrato a far parte del
team. Il piano di Banning ovviamente fallisce quando le modifiche
vengono approvate per la gara finale e il team APX ottiene la
vittoria, garantendo a Ruben almeno altri tre anni alla guida del
team.
Come F1 – il film prepara un
sequel
Damson Idris e Brad Pitt in F1. Foto di Warner Bros. Pictures /
Apple Original Films
Sebbene F1 non introduca
effettivamente alcun filo conduttore diretto che porti a un
sequel, la porta è ancora aperta per esplorare ulteriormente il
mondo con i personaggi che lo popolano. Anche se Sonny Hayes,
interpretato da Brad Pitt, ha lasciato Baja alla fine del film,
potrebbe certamente tornare nel team di Ruben in un ruolo non
legato alle corse, soprattutto vista la sua promessa di rivedere
Kate “in futuro”.
Un sequel potrebbe funzionare
meglio escludendo completamente Pitt e concentrandosi invece su
Joshua Pearce, interpretato da Damson Idris, mentre cerca di
passare da talentuoso esordiente a vera superstar di questo sport.
Ciò potrebbe dare a Kate, interpretata da Kerry Condon, un ruolo
ancora più importante, introducendo allo stesso tempo una nuova
star come nuovo compagno di squadra di Joshua.
Le previsioni al botteghino per
F1 sembrano ottime, ma il budget elevato fa sì che la
redditività del film rimanga incerta fino alla conclusione
dell’intera stagione. Questo dovrebbe essere l’indicatore
definitivo per capire se verrà realizzato un sequel, dato che i
primi punteggi di Rotten Tomatoes per F1 dimostrano
chiaramente che il pubblico ne vuole ancora.
Il vero significato di F1 – Il
Film
F1 – Il film è certamente
leggero nei significati e ricco di adrenalina, e per essere chiari,
questa è una caratteristica, non un difetto. Tuttavia, ci sono
alcuni temi minori che la narrazione emozionante, anche se
prevedibile, approfondisce. Sonny è spinto dal suo amore per le
corse, e il film colpisce proprio al cuore il tema dell’amore
per lo sport presente in molti film drammatici.
La gara finale alla fine di
F1 sarà probabilmente riconosciuta come uno dei migliori climax
dell’estate, poiché ha portato il film a una conclusione
emozionante e soddisfacente.
Il film tocca anche il tema del
lavoro di squadra, tipico dei film sportivi, e il fatto che
nessuno può farcela da solo. Lo scontro tra Sonny e praticamente
tutti gli altri membri del team APX, ma in particolare Joshua,
viene lentamente risolto nel corso del film, fino a quando, nella
gara finale, lavorano come un gruppo affiatato.
F1 – Il film potrebbe non
raggiungere le vette dell’altro dramma adrenalinico di Kosinski,
Top Gun:
Maverick, ma offre un sacco di azione mozzafiato e
personaggi simpatici in un vero e proprio pacchetto da blockbuster
estivo. La gara finale alla fine di F1 sarà probabilmente
riconosciuta come uno dei migliori climax cinematografici
dell’estate, poiché ha portato il film a una conclusione
emozionante e soddisfacente.
Sinners
– I peccatori è uno dei più grandi successi del 2025 e
il regista Ryan Coogler ha appena fornito alcune informazioni sulle
possibilità che il film abbia un sequel. Sinners è stato un
successo al botteghino e il film non basato su un franchise di
maggior successo degli ultimi anni, il che significa che un sequel
sembra scontato.
Tuttavia, Ryan
Coogler sembra meno entusiasta di un sequel rispetto a
molti fan di Sinners. In un’intervista con The Hollywood
Reporter, Coogler è stato chiesto se Sinners avrebbe
avuto un sequel. Secondo Coogler, “È difficile dirlo ora”,
con il regista che non ha confermato né smentito la possibilità di
un altro film di Sinners.
Coogler ha chiarito questo commento
aggiungendo che l’originale Sinners “è sempre stato
concepito come un film completo”. Anche se Coogler non
“vuole chiudere la porta a nulla”, il regista di
Creed e Black Panther voleva che Sinners
fosse una “pausa dal cinema di franchise”. Secondo Coogler,
Sinners è “completo”. Ecco il commento completo del
regista:
“È difficile dirlo ora. Voglio
dire, è sempre stato concepito come un film completo. Non si vuole
mai chiudere la porta a nulla, ma per me è stata una pausa dal
cinema di franchise. Quindi volevo realizzare qualcosa di completo
e lasciare che il pubblico lo apprezzasse”.
Cosa significano i commenti
di Ryan Coogler per Sinners 2
Sulla base di quanto detto da
Ryan Coogler a The Hollywood Reporter, Sinners 2 sembra
incredibilmente improbabile. Anche se Coogler non esclude
completamente l’idea,i suoi commenti implicano che non è
interessato ad esplorare ulteriormente questo universo.
Coogler sembra invece più interessato a concentrarsi su film
originali piuttosto che trasformare Sinners in un
franchise.
Sembra inoltre improbabile che
qualcuno oltre a Ryan Coogler possa subentrare per rilevare il
franchise di Sinners. Sinners è incredibilmente personale per
Coogler, che ha stipulato un accordo senza precedenti con la Warner
Bros. Pictures affinché i diritti di Sinners tornino a lui dopo 25
anni (tramite
Business Insider). Quindi, anche se la Warner Bros. potrebbe
realizzare Sinners 2 senza Coogler, ciò provocherebbe probabilmente
delle reazioni negative.
La quarta stagione di Reacherdi Amazon Prime Video sta subendo un importante
cambiamento nel cast a pochi giorni dall’inizio delle riprese a
Filadelfia. La produzione della quarta stagione di Reacher è
iniziata all’inizio di questo mese, subito dopo che il protagonista
della serie Alan Ritchson ha confermato quale romanzo di Jack
Reacher sarebbe stato adattato per l’ultima serie TV. Essendo
una serie antologica con quasi 30 libri tra cui scegliere,
Reacher segue le vicende del protagonista, un ex militare
d’élite che viaggia per il paese con solo il contenuto delle sue
tasche, rimanendo coinvolto in vari complotti, storie di vendetta e
simili.
Secondo Deadline, Christopher Rodriguez-Marquette ha sostituito
Jay Baruchel nel ruolo di Jacob Merrick, nuovo personaggio
secondario della quarta stagione di Reacher. Baruchel
avrebbe lasciato la produzione per “motivi personali”.
Rodriguez-Marquette è noto soprattutto per il suo ruolo di Chris
Lucado nella serie comica dark della HBO vincitrice di un Emmy
Barry. Si unisce al cast della quarta stagione di
Reacher, guidato dai protagonisti ricorrenti Alan Ritchson e
Maria Sten, e a una nuova schiera di attori secondari che include
Sydelle Noel, Agnez Mo, Anggun, Kevin Corrigan, Kevin Weisman, Marc
Blucas e Kathleen Robertson. La quarta stagione di Reacher
sarà l’adattamento del romanzo di Lee Child Gone
Tomorrow.
Cosa significa l’uscita
improvvisa di Jay Baruchel per la quarta stagione di
Reacher
Baruchel era una delle novità più
interessanti, se non la più interessante, della quarta stagione di
Reacher prima della sua uscita inaspettata. L’attore è
salito alla ribalta nel classico film coming-of-age del 2000
Almost Famous, prima di recitare nel film vincitore
dell’Oscar nel 2004 Million Dollar Baby, diretto da Clint
Eastwood, e nell’amato film d’animazione How to Train Your
Dragon. È anche noto per i suoi ruoli in celebri commedie come
Tropic Thunder, This is the End e Goon.
Recentemente ha recitato nel film docudrama acclamato dalla critica
BlackBerry. Non c’è dubbio che la sua partecipazione alla
quarta stagione di Reacher sarebbe stata significativa,
soprattutto considerando il suo ruolo di Jacob Merrick.
Jacob Merrick è basato sul
personaggio di Gone Tomorrow, Jacob Mark, che
incontra Reacher a New York City dopo una situazione violenta e
mortale su un vagone della metropolitana a tarda notte. Per evitare
spoiler sul libro, Jacob ha un ruolo secondario fondamentale in
Gone Tomorrow, il che suggerisce che il personaggio avrà
molto spazio nella quarta stagione di Reacher.
Jacob ha un ruolo secondario
fondamentale in Gone Tomorrow, il che suggerisce che il personaggio
avrà molto spazio nella quarta stagione di Reacher.
Sembra che Baruchel avesse le mani
legate e fosse costretto a occuparsi della suddetta questione
personale sconosciuta. Christopher Rodriguez-Marquette è apparso in
diversi episodi della prima stagione di Barry e ha
recitato anche in House, Weeds e Mozart in the
Jungle.
La terza stagione di Squid
Game ripercorrerà l’arco narrativo finale della serie
coreana di successo di Netflix, rivelando il destino dei personaggi
amati della seconda
stagione e la fine del viaggio di Gi-hun alla ricerca di
vendetta e redenzione. Prima che la prima stagione di Squid
Game arrivasse su Netflix nel settembre
2021, non c’era molto clamore intorno alla serie. Persino Netflix
non ha fatto di tutto per promuovere la serie come uno dei suoi più
grandi successi futuri. Eppure, grazie al passaparola, la serie è
salita in classifica fino a diventare una delle serie di maggior
successo commerciale sul servizio di streaming.
Da un punto di vista critico, la
seconda stagione di Squid Game è stata leggermente meno
acclamata rispetto alla precedente. In termini di audience
complessiva, tuttavia, la seconda puntata della serie coreana
Netflix ha continuato lo slancio della serie e ha dimostrato che i
quattro anni di pausa tra la prima e la seconda stagione non hanno
avuto quasi alcun impatto sull’interesse del pubblico. A quasi sei
mesi dall’uscita della seconda stagione di Squid Game, la
terza stagione è pronta per debuttare su Netflix e risolvere
finalmente tutti i nodi della trama. Data l’hype che circonda la
sua uscita, molti vorrebbero conoscere l’ora esatta in cui sarà
disponibile.
La terza stagione di Squid Game
uscirà alle 12:01 PT di venerdì 27 giugno
Gli orari di uscita possono
variare in base alla posizione dello spettatore
Squid Game – stagione 3 uscirà su
Netflix alle 3:01 ET / mezzanotte PT di venerdì 27 giugno
2025. All’ora GMT, lo show sarà disponibile in streaming a
partire dalle 7:01. Gli spettatori delle altre parti del mondo
possono calcolare l’ora di uscita relativa dello show di
conseguenza. Invece di rompere la norma e uscire in un momento
diverso rispetto alla maggior parte degli altri show Netflix, la
terza stagione di Squid Game rispetta il programma regolare
della piattaforma di streaming, con la prima prevista alle 12:01
PT, proprio prima dell’inizio del weekend.
Ecco una tabella dettagliata con
gli orari di uscita della terza stagione di Squid Game in
tutte le principali località:
Region
Timezone
Release Time
USA (West Coast)
Pacific Time (PT)
12:01 a.m. (midnight)
USA (East Coast)
Eastern Time (ET)
3:01 a.m.
UK
British Summer Time (BST)
8:01 a.m.
Europe
Central European Summer Time (CEST)
9:01 a.m.
India
India Standard Time (IST)
12:31 p.m.
Japan/South Korea
JST/KST
4:01 p.m.
Considerando che le stagioni
precedenti di Squid Game erano piene zeppe di colpi di scena
riguardanti il destino dei personaggi e i giochi, non ci si aspetta
che la terza stagione sia diversa. Per questo motivo, gli
spettatori che desiderano evitare qualsiasi tipo di spoiler possono
sempre guardare la serie e guardarla tutta d’un fiato non appena
sarà disponibile su Netflix. Dopo aver consultato il calendario
delle uscite sopra riportato, gli altri potranno guardarla al
proprio ritmo in qualsiasi momento dopo che sarà disponibile per lo
streaming online.
Perché la terza stagione di
Squid Game uscirà solo sei mesi dopo la seconda
Le stagioni 2 e 3 di Squid Game
sono state scritte e girate una dopo l’altra
Dato che ci sono voluti quasi
quattro anni per l’uscita della seconda stagione di Squid
Game dopo la prima, molti spettatori si chiederanno come mai la
terza stagione uscirà così presto. È interessante notare che, come
confermato da molte fonti, le stagioni 2 e 3 di Squid Game
sono state girate una dopo l’altra. Quando Squid Game, il
creatore di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, ha ideato la serie, non
avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata un fenomeno virale.
Per questo motivo, prima che la serie fosse disponibile su Netflix,
non sapeva quale sarebbe stato il suo futuro.
Quando gli è stata offerta
l’opportunità di ampliare la trama della serie con un’altra
stagione, non ha rifiutato l’offerta. Tuttavia, in qualità di
creatore della serie, inizialmente aveva immaginato “le
stagioni 2 e 3 come un’unica storia” (via EW). Durante la scrittura della seconda stagione, però,
si è reso conto che “gli episodi erano troppi”. Di
conseguenza, invece di concludere la serie con la seconda stagione,
Dong-hyuk ha deciso di dividerla in due parti, il che sembra
spiegare perché il finale della seconda stagione di Squid
Game appaia un po’ brusco e discutibilmente
insoddisfacente.
In un’altra intervista (via
Deadline), lo showrunner ha spiegato ulteriormente la
sua decisione di dividere la seconda stagione in due parti,
rivelando di aver notato “un grande punto di svolta o un
punto di inflessione” alla fine dell’episodio 7 della seconda
stagione. Questo gli ha fatto capire che sarebbe stato giusto
concludere l’arco narrativo di una stagione in quel punto naturale
e continuare il resto con un’altra puntata. Anche se la conclusione
un po’ brusca della seconda stagione di Squid Game ha
suscitato polemiche, le dichiarazioni di Hwang Dong-hyuk
chiariscono perché la serie doveva finire proprio lì prima di dare
il via al capitolo finale.
La terza stagione di Squid
Game porterà al termine la serie TV sudcoreana di
grande successo. Ecco i principali sviluppi che il pubblico deve
ricordare prima di approcciarsi all’ultima puntata. Creata da Hwang
Dong-Hyuk, la serie esplora una misteriosa competizione che offre
alle persone l’opportunità di vincere una fortuna che cambierà loro
la vita sopravvivendo a una serie di giochi infantili contorti per
il divertimento di ricchi spettatori.
Con protagonista Lee Jung-Jae, Squid Game è stato un
successo in streaming quando la prima stagione ha debuttato nel
2021, portando alla produzione di una seconda stagione che uscirà
nel 2024.
La prima stagione di Squid
Game ha presentato al pubblico Gi-Hun, interpretato da Lee,
un giocatore d’azzardo convinto a partecipare ai giochi insieme ad
altri 455 giocatori. Con la sua esperienza iniziale nei Giochi,
Gi-Hun viene esposto agli abissi più profondi in cui l’umanità può
cadere per sopravvivere, costretto a combattere contro amici
d’infanzia, il tutto mentre affronta giochi sempre più difficili.
Nonostante questa prova, Gi-Hun vince mantenendo la sua fede nel
fatto che l’umanità possa essere migliore, portandolo a
sacrificare la propria felicità e sicurezza per tornare ai Giochi e
porvi fine.
Perché Gi-Hun è
tornato
La convinzione di Gi-Hun che
l’umanità prevarrà lo spinge ad andare avanti
Quando il pubblico ritrova Gi-Hun
nella seconda stagione di Squid Game, scopre che ha
organizzato un’operazione per rintracciare il misterioso
Reclutatore (Gong Yoo) e rientrare nei Giochi, mantenendo le
promesse fatte a Sang-woo (Park Hae-soo) e Kang Sae-Byeok (Jung
Ho-yeon). Dopo essersi alleato con Jun-Ho (Wi Ha-joon), Gi-Hun
viene arrestato dalle Guardie Rosa e chiede al Front Man (Lee
Byung-Hun) di farlo rientrare nei Giochi dopo aver fallito nel
tentativo di porvi fine con le parole. La richiesta di Gi-Hun viene
accolta e lui torna a essere un giocatore.
Gi-Hun cerca di usare la sua
esperienza per convincere l’ultimo gruppo di concorrenti a porre
fine ai giochi, ma senza successo. Decide quindi di affrontare
direttamente i controllori dei giochi, organizzando una rivolta
dopo la terza prova della competizione in corso. Insieme a un
piccolo gruppo di giocatori, Gi-Hun ha la meglio su alcune guardie
giunte sul posto per ripulire dopo un sanguinoso massacro tra i
concorrenti, impadronendosi delle loro armi e partendo alla ricerca
della sala di controllo.
Perché il Front Man è tornato
ai giochi
Il supervisore mascherato era
incuriosito dalla missione di Gi-Hun
Nonostante i suoi sforzi, però, la
ribellione di Gi-Hun viene rapidamente sedata dalle Guardie Rosa,
poiché la sua squadra era stata infiltrata da una talpa con un
incredibile potere sui giochi. Incuriosito dagli sforzi di Gi-Hun e
desideroso di sfidare la sua convinzione che l’umanità possa essere
migliore e lasciarsi i giochi alle spalle, il Front Man si toglie
la maschera e il cappotto e si unisce nuovamente ai giochi per la
prima volta dalla sua vittoria. Assumendo l’identità di Oh
Young-Il, il Front Man è il voto decisivo per la continuazione dei
giochi su richiesta iniziale di Gi-Hun.CorrelatiOra sappiamo perché
il Front Man ha ingannato Gi-Hun nella seconda stagione di Squid
Game (ma ha funzionato?)Il trailer della terza stagione di Squid
Game rivela perché il Front Man ha ingannato Gi-hun. Ora, la grande
domanda è se questo cattivo avrà avuto successo.
Nonostante questo voto, il Front
Man conquista rapidamente la fiducia di Gi-Hun come alleato con un
passato in parte vero e la sua disponibilità a fare qualsiasi cosa
per aiutarlo a vincere. Quando Gi-Hun dà il via alla sua
rivolta, il Front Man si unisce a lui, solo per uccidere altri due
giocatori e fingere la propria morte mentre le guardie fermano la
rivolta. Con Gi-Hun in custodia, il Front Man assume ancora una
volta il suo aspetto mascherato, incontrando l’uomo che ha
ingannato, uccidendo il suo vecchio amico Jung-Bae (Lee Seo-Hwan) e
chiedendo a Gi-Hun se la sua missione ben intenzionata sia valsa la
pena.
Cosa è successo alla squadra
d’assalto di Jun-Ho
Il gruppo di poliziotti è
compromesso
Mentre Gi-Hun torna ai Giochi,
Jun-Ho parte per una missione personale per porvi fine.
Sopravvissuto per un soffio all’incontro con suo fratello, l’uomo
ora conosciuto come il Front Man, Jun-Ho era alla ricerca
dell’isola dove si svolgono i Giochi, entrando così in contatto con
Gi-Hun. Mentre Gi-Hun cerca di influenzare i giocatori
dall’interno,Jun-Ho mette insieme una squadra di
mercenari quando diventa chiaro che le autorità non lo
aiuteranno.
Tuttavia, quando Jun-Ho e la sua
squadra credono di aver trovato l’isola, si scopre rapidamente che
sono stati attirati in una trappola, poiché l’ingresso che scoprono
è un’esca predisposta per esplodere, uccidendo un mercenario. Un
altro membro della squadra d’assalto viene ucciso dal capitano Park
(Oh Dal-su), il capitano del peschereccio che era apparso come
salvatore di Jun-Ho dopo la sua iniziale prova, rivelando di essere
stato un agente dei Giochi fin dall’inizio. Alla fine della seconda
stagione, Jun-Ho non sa che la sua squadra è stata
compromessa.
Cosa è successo alla nuova
guardia rosa
Una nuova guardia ha stravolto
le operazioni dei Giochi
Sebbene il Front Man e le forze
dietro ai Giochi siano riusciti a intrappolare Gi-Hun e Jun-Ho in
una partita persa, non sanno che c’è qualcuno tra le loro fila che
lavora contro di loro. La seconda stagione, episodio 2
“Halloween Party”, ha presentato al pubblico la disertrice
nordcoreana Kang No-eul (Park Gyu-young), che spera di portare
sua figlia oltre il confine. Anche lei si unisce ai Giochi, ma non
come concorrente, bensì come membro delle Guardie Rosa.
Nonostante all’inizio sembri fedele
ai Giochi, visto che ha messo fine alla vita di un giocatore
nonostante Gi-Hun abbia fatto del suo meglio per salvarlo durante
il gioco iniziale “Red Light, Green Light”, si scopre presto che
non accetta tutti gli aspetti dell’operazione, poiché inizia a
sabotare il piano di espianto di organi degli altri guardiani.
Sebbene venga rapidamente arrestata e avvertita di non intervenire
ulteriormente, No-eul è ancora attiva come membro dello staff, il
che la rende una carta jolly.
Quali giocatori sono ancora in
gioco
Diversi giocatori importanti
della seconda stagione hanno incontrato la loro fine
Con il ritorno di Gi-Hun ai giochi,
il pubblico ha conosciuto una nuova serie di personaggi chiave tra
i 455 nuovi concorrenti. Tra questi ci sono l’ex collega di Gi-Hun
Jung-Bae, il caotico rapper caduto in disgrazia Thanos (T.O.P), l’ansiosa Young-mi (Kim Si-eun) e
Se-mi (Won Ji-an). Tuttavia, con il progredire dei giochi mortali,
ogni giocatore cade, con Thanos in particolare che incontra la sua
fine per mano del suo nemico di lunga data Myung-gi (Im Si-wan)
dopo averlo provocato riguardo alla sua ex fidanzata incinta,
Jun-Hee (Jo Yu-ri).
All’inizio della terza stagione,
ci sono otto giocatori sopravvissuti agli eventi della seconda
stagione. Myung-gig e Jun-Hee rimangono nei dormitori durante
la rivolta di Gi-hun insieme al duo madre e figlio Yong-Sik (Yang
Dong-geun) e Geum-Ja (Kang Ae-shim), l’ex sciamana Seon-nyeo (Chae
Kook-hee) e il timido giovane giocatore Min-Su (Lee David), mentre
Dae-ho (Kang Ha-neul) e Hyun-Ju (Park Sung-hoon) sopravvivono alla
rappresaglia delle guardie. Anche il lavoratore del parco a tema
Kyung Seok (Lee Jin-wook) non è stato confermato morto
nonostante sia stato colpito da un proiettile, il che ha
portato a ipotizzare che il suo ex collega No-eul gli abbia
risparmiato la vita.
Qual è il quinto gioco
Ritorna una terrificante
minaccia tecnologica
Dopo aver assistito alla sconfitta
che ha distrutto i sogni di Gi-hun nel settimo e ultimo episodio
della seconda stagione di Squid Game, “Amico o nemico”, la
serie ha un ultimo teaser con cui lasciare il pubblico. In una
scena a metà dei titoli di coda, diversi giocatori entrano in una
nuova arena e scoprono il familiare animatronico Young-hee che
rileva i movimenti e percepisce rapidamente i movimenti dei
giocatori in “Luce rossa, luce verde”. Questa volta, però, è
affiancata dal suo “fidanzato”, l’animatronico Cheol-su.
Sebbene non sia chiaro come
funzionerà il quinto gioco, è confermato che i due
animatronici presiederanno una versione contorta di “Jump Rope”. La
corda è tenuta dai due pupazzi, mentre i giocatori devono riuscire
ad attraversare un ponte stretto, evitando di cadere nel baratro
fiorito sottostante. Anche se Squid Game potrebbe
essere giunto al suo atto finale, è chiaro che i giochi contorti
dell’infanzia sono lungi dall’essere finiti, ma le battaglie di
Gi-Hun con il Front Man sull’ideologia alla base della competizione
potrebbero vedere finalmente la fine di questo ciclo dannoso.
M3GAN
2.0 arriva finalmente nelle sale cinematografiche di
tutto il mondo, e si discosta notevolmente dal primo film.
Chiaramente ispirato alla saga di
Terminator, con il primo film che era un horror
fantascientifico piuttosto lineare e Terminator 2: Judgment
Day un film d’azione a tutti gli effetti, il secondo film
di M3GAN fa esattamente lo stesso, anche se con un
tocco più comico e satirico. L’intelligenza artificiale
protagonista del film (Amie Donald e Jenna Davis) ha
mietuto quattro vittime nel film originale, ma nel sequel il
personaggio intraprende un viaggio molto diverso.
Riprendendo la storia un paio
d’anni dopo la furia iniziale di M3GAN, M3GAN 2.0 vede l’esperta di robotica Gemma (Allison
Williams) alle prese con l’educazione della nipote Cady
(Violet McGraw), la gestione della sua nuova azienda etica e
l’attività di attivista per la riforma dell’intelligenza
artificiale. Tutti e tre questi obiettivi vengono messi in stand-by
quando il governo degli Stati Uniti informa Gemma che i suoi
progetti per M3GAN sono stati utilizzati per creare un super
soldato robotico noto come AMELIA (Ivanna Sakhno), che
ora è diventato ribelle e ha iniziato una missione infernale per
sterminare l’umanità. L’unica persona in grado di fermare AMELIA è
M3GAN, che, come prevedibile, è sopravvissuta alla battaglia con
Gemma nel primo film. Sebbene sia vanitosa, sarcastica e
vendicativa, Gemma accetta a malincuore di costruire un nuovo corpo
per M3GAN, in modo che possa porre fine ad AMELIA (e a chiunque sia
in combutta con lei) una volta per tutte.
AMELIA è un burattino e
Christian è il burattinaio nel finale di “M3GAN 2.0”
M3GAN 2.0 introduce
Christian (Aristotle Athari) all’inizio del film, che sembra
essere un sostenitore della riforma dell’intelligenza artificiale,
e lui e Gemma hanno persino una dinamica “saranno insieme o no?”.
Nel finale culminante di M3GAN 2.0, M3GAN ha il compito di
infiltrarsi nella Xenox per trovare e distruggere la Motherboard,
una misteriosa intelligenza artificiale in grado di conferire
poteri divini a entità come M3GAN o AMELIA. Quando Gemma trova
ulteriori prove che l’hacker non è il ripugnante miliardario
interpretato da Jemaine Clement (ovvia parodia di Elon
Musk), presume immediatamente che M3GAN stia usando i suoi
vecchi trucchi e che l’abbia ingannata per tutto il tempo.
Tuttavia, è Christian a rivelarsi il vero cervello criminale
dietro gli orribili eventi del film. Tuttavia, i suoi obiettivi
generali non sono così malvagi come ci si potrebbe aspettare (anche
se è chiaramente malvagio).
Quando Gemma e i suoi compagni
vengono portati nel covo degli Xenox, Christian rivela che AMELIA
non è mai stata un’intelligenza artificiale ribelle, ma era in
realtà completamente sotto il controllo suo e della sua
organizzazione, e era solo un diversivo peralimentare
ulteriormente la sfiducia nei confronti dell’intelligenza
artificiale. Sebbene abbia tenuto nascoste le sue tendenze
sociopatiche, Christian vuole comunque che l’intelligenza
artificiale sia severamente regolamentata, poiché la sua setta
oscura si dedica alla conservazione, allo studio e alla limitazione
delle tecnologie avanzate. Ciò include la scheda madre,
l’esoscheletro di Gemma e, ovviamente, la stessa M3GAN. M3GAN è
stata gravemente danneggiata quando Christian rivela le sue vere
intenzioni, e il malvagio crociato dell’IA dà a Gemma un’ultima
possibilità per dimostrare la sua lealtà alla causa. Le dà un
manganello stordente per uccidere M3GAN, ma Gemma alla fine
rifiuta, dimostrando una vera crescita tra lei e la sua creazione
un tempo odiata. Nonostante ciò, M3GAN sembra attaccare Gemma,
ma fa tutto parte del piano.
M3GAN si “sacrifica” per
salvare Gemma e Cady
Christian decide quindi di mettere
Gemma sotto il suo controllo utilizzando un dispositivo neuro-chip,
ma M3GAN ha inserito di nascosto il suo codice per comunicare con
Gemma. Mentre M3GAN aiuta la sua migliore amica-nemica a fuggire,
Cady e Cole (Brian Jordan Alvarez) cercano di ribaltare la
situazione riprogrammando AMELIA affinché combatta dalla loro
parte. Il piano fallisce clamorosamente e i due finiscono per dare
ad AMELIA la coscienza, prima che la cattiva inizi una serie di
omicidi, tra cui quello dello stesso Christian.
L’eliminazione di Christina risolve
un problema, ma ne nasce uno nuovo quando AMELIA prende il
controllo della scheda madre, trasformandosi in una sorta di dio
dell’intelligenza artificiale. Questo dà a M3GAN la vera
opportunità di dimostrare di essersi redenta, scegliendo di
sacrificarsi con un dispositivo EMP che Gemma le ha impiantato per
eliminare AMELIA una volta per tutte. Il sacrificio di M3GAN
apre un nuovo futuro per Gemma e Cady, ma chi è deluso da
questo potenziale colpo di scena non deve preoccuparsi, perché
M3GAN è sopravvissuta per aiutare a costruire un futuro più
luminoso per i suoi nemici diventati famiglia, che potrebbe
essere esplorato, si spera, in un altro sequel.
Il film thailandese del 2018
The Pool diretto da Ping Lumpraploeng,
rappresenta un’interessante incursione del cinema nazionale nel
genere del survival thriller, un filone non particolarmente
frequentato nella cinematografia del Paese. A differenza della
tradizionale produzione thailandese, spesso legata al dramma,
all’horror o al cinema d’azione, questo lungometraggio si distingue
per la sua capacità di raccontare una vicenda semplice e
claustrofobica in uno scenario ridotto all’osso: una piscina
abbandonata. Il film, pur con un budget contenuto, riesce a
mantenere alta la tensione, dimostrando la volontà di sperimentare
con il genere e di proporre un racconto universale, capace di
parlare anche al pubblico internazionale.
Ciò che rende The
Pool particolarmente curioso è il suo minimalismo: due
soli protagonisti, un unico ambiente e un alligatore come minaccia
letale. L’abilità del regista sta nel trasformare una situazione
apparentemente banale – un uomo e la sua fidanzata intrappolati sul
fondo di una piscina svuotata – in un incubo adrenalinico. Questa
scelta lo avvicina a opere come Buried– Sepolto(2010) con Ryan Reynolds, incentrato su un uomo sepolto
vivo, o
127 ore (2010) di Danny Boyle, dove la
sopravvivenza è legata alla resistenza psicologica e alla
determinazione del protagonista.
A tutto ciò, tuttavia, il film
thailandese ci aggiunge un tocco esotico e una critica sottile al
disinteresse umano verso il pericolo imminente. Nel corso
dell’articolo ci soffermeremo a spiegare il finale di The
Pool, chiarendo come la conclusione del film si colleghi
ai suoi temi portanti: l’istinto di sopravvivenza, la solitudine e
le conseguenze delle scelte impulsive. Analizzeremo i colpi di
scena che caratterizzano il terzo atto e il significato simbolico
della battaglia contro l’alligatore, che va oltre la mera lotta
fisica. Un finale che, come vedremo, completa un viaggio drammatico
capace di catturare e sorprendere lo spettatore fino all’ultimo
istante.
Theeradej Wongpuapan e Ratnamon Ratchiratham in The
Pool
La trama di The Pool
Protagonisti del film
sono Day (Theeradej
Wongpuapan) e la sua fidanzata Koi
(Ratnamon Ratchiratham). Lui è un art director
frustrato che deve seguire le riprese di uno spot pubblicitario
ambientato in una piscina. Terminate le riprese, a Day viene dato
l’incarico di pulire e svuotare la vasca, ma prima decide di
rilassarsi su un materassino gonfiabile in acqua. Tuttavia, egli si
addormenta e al suo risveglio si accorge che la piscina si è in
parte svuotata e che l’abbassamento del livello dell’acqua rende
difficilissimo raggiungere il bordo per uscirne.
Quando arriva la sua fidanzata, ignara dell’accaduto, si tuffa
per raggiungerlo ma sbatte la testa candendo nella piscina priva di
sensi. Ora i due sono bloccati là dentro e a peggiorare la
situazione già complicata, Day si accorge di essere rimasto senza
la sua insulina. A quel punto non resta altro che chiamare i
soccorsi, ma l’unico che li sentirà è un feroce coccodrillo che si
trova ora è nella piscina insieme a loro. Day e Koi dovranno dunque
trovare un modo di salvarsi sfuggendo al predatore, pur sapendo di
non avere vie chiare di fuga.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di The
Pool la tensione raggiunge l’apice mentre Day, ormai
stremato fisicamente e psicologicamente, affronta l’alligatore che
ha trasformato la piscina nel suo territorio di caccia. La
situazione diventa sempre più disperata: Koi, la fidanzata incinta,
è gravemente ferita e incosciente, mentre l’animale si mostra
sempre più aggressivo. Day tenta ripetutamente di sfuggire alla
trappola mortale, provando ad arrampicarsi sulle pareti scivolose
della piscina o a usare ciò che ha a disposizione – una catena, un
tubo – per contrastare l’animale e proteggere la compagna. Le
speranze sembrano spegnersi quando l’alligatore riesce a colpire
Day, ferendolo gravemente, e le ultime risorse dell’uomo paiono
esaurirsi.
Theeradej Wongpuapan in The Pool
Tuttavia, in un estremo atto di
coraggio e determinazione, Day riesce a sfruttare un momento di
distrazione dell’alligatore per tendergli un’ultima trappola. Con
un ingegnoso espediente, riesce a intrappolare la bestia,
uccidendola con un bastone di ferro. Poi riesce a uscire dalla
piscina quando Lucky, il cane rimasto per tutto il tempo a bordo
piscina, si tuffa per andare dal suo padrone ma, essendo legato al
guinzaglio, rimane impiccato. In quell’orrore, il ragazzo riesce
però a trovare occasione di salvezza, aaggrappandosi all’animale
senza vita e a estrarre poi Koi. La ragazza appare senza vita ma
dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione si riprende e i due
si abbracciano.
La conclusione del film riflette
dunque i temi principali che lo attraversano: l’istinto di
sopravvivenza e la capacità dell’essere umano di lottare contro
ogni probabilità pur di proteggere chi ama. La piscina, simbolo
inizialmente di svago e rilassamento, si trasforma in una prigione
letale, metafora di come circostanze apparentemente innocue possano
celare pericoli insospettabili. L’alligatore stesso diventa
incarnazione delle paure più profonde e della natura imprevedibile
del destino, contro cui l’uomo può opporre solo la propria
intelligenza e resilienza.
Oltre alla superficie del survival
thriller, The Pool può essere letto come
un’allegoria della solitudine e dell’abbandono. La piscina svuotata
rappresenta il vuoto esistenziale in cui può trovarsi l’individuo
quando privato del sostegno altrui. Day, costretto a cavarsela da
solo contro un pericolo insormontabile, incarna la lotta contro i
propri demoni interiori e le conseguenze delle proprie scelte
sconsiderate. Il finale suggerisce che la vera vittoria non risiede
solo nella sopravvivenza fisica, ma nella capacità di riconoscere
le proprie responsabilità e superare le proprie fragilità
interiori.