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Arcbound: Tom Hardy e Scott Snyder insieme per la serie di fantascienza!

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L’attore di Venom Tom Hardy e lo sceneggiatore di fumetti Scott Snyder stanno unendo le forze per una nuova serie a Fumetto di proprietà che si intitolerà Arcbound. La storia di fantascienza è ambientata in un futuro lontano, dove la Terra è una landa desolata e l’umanità ha raggiunto le stelle. La popolazione umana è governata da un governo sostenuto dalle multinazionali il cui potere si basa su una fonte di energia chiamata Kronium. Il primo numero della serie di 12 numeri del fumetto uscirà a marzo.

Altri creativi coinvolti nella serie includono lo scrittore Frank Tieri e l’artista Ryan Smallman. Altri artisti che lavoreranno alle copertine saranno Ryan Ottley, Clay Mann, Tyler Kirkham e Dan Panosian. Riguardo al progetto, Snyder ha dichiarato: ” Arcbound si distingue non solo per il concetto originale e la narrativa, ma anche per il team che gli sta dando vita. Frank è uno dei migliori narratori che conosca. Il suo talento fantasioso è sorprendente, ma è è anche un incredibile strutturalista. Lo stile di Ryan è così dinamico, così pieno di energia e passione. E Tom è stato responsabile di dare vita ad alcuni dei miei personaggi preferiti sullo schermo: è una vera forza creativa. “

Tom Hardy ha aggiunto: “La tela è illimitata, una vasta distesa per esplorare la condizione umana, la profondità dei personaggi e i regni sconfinati, tutti limitati solo dalla nostra immaginazione collettiva. È un onore avere l’opportunità di lavorare al fianco di leggende del settore come Scott, Frank , e Ryan nel contribuire a dare vita all’universo di Arcbound. Hanno creato un mondo epico che è tanto emozionante da esplorare per coloro che amano i fumetti quanto lo è per coloro che li creano“.

Il team creativo sta attualmente cercando di collaborare con un editore per lanciare il fumetto il prossimo anno. Tuttavia, il team creativo sarà al New York City questo fine settimana, per promuovere le edizioni ashcan.  I primi 12 numeri sono stati descritti come la prima stagione di Arcboun, suggerendo che il progetto è solo la punta dell’iceberg per altre storie e spin-off a venire.

Arcbound fumetto

Nightmare Before Christmas: trent’anni fa nasceva la favola dark di Tim Burton

“Ho dentro me che cosa non so, un vuoto che non capirò. Lontano da quel mondo che ho, c’è un sogno che spiegarmi non so”, cantava Jack Skellington al chiaro di una pallida luna, nella notte, sulla punta di una collina dentro un cimitero. Una scena iconica, proprio come il personaggio che ne è protagonista, passati alla storia in Nightmare Before Christmas, film firmato Tim Burton e diretto nel lontano 1993 da Henry Selick.

Per celebrare il trentennale di una pellicola diventata nel tempo uno dei più grandi successi dell’animazione, non si poteva che iniziare da una sequenza nella quale si condensano alcuni dei temi portanti del cinema di Burton: il sentirsi incompresi, l’essere freak… i cimiteri, che per il regista sono uno dei suoi luoghi di pace.

Ma Nightmare Before Christmas è prima di ogni cosa un cult indiscusso, un classico, fruito da intere generazioni che ancora oggi amano e si appassionano al Re delle zucche e a Halloweentown. Perché la sua storia e il suo main character Jack, non solo sono i protagonisti perfetti per un’ideale serata a tema Halloween, ma rappresentano anche, per il cinema, l’irrompere di un immaginario fresco e originale e, per Tim Burton, l’espressione totale della sua personalità e creatività, esplosa in un’opera che è riuscita a costruire un mondo inedito e stravagante in cui immergersi e da cui attingere.

Fra poesia e tecnica: la nascita del film

Nella mente di Tim Burton, Nightmare Before Christmas nasce subito dopo Vincent, cortometraggio del 1982 realizzato in stop motion. “L’idea di partenza di Nightmare ha molto a che vedere con gli special televisivi come Rudolph e il Grinch”, racconta il regista nel suo libro Burton racconta Burton, all’epoca rapito dalla tecnica a passo uno. Per qualche tempo, però, il progetto rimase una bozza, un pensiero; Burton aveva cominciato a lavorarci quando ancora era alla Disney e la scelta, al tempo, era se farne proprio uno special stagionale oppure un cartone animato. Entrambe soluzioni che però a lui non piacevano affatto. Alla fine, Burton riuscì a stipulare un accordo con gli Studios della Casa di Topolino nel 1990, e così un anno dopo iniziò la sua produzione sotto la regia di Henry Selick, al quale aveva passato il testimone poiché impegnato con Batman – Il ritorno.

Nightmare Before Christmas, nato da una poesia dello stesso regista che a sua volta si ispira a un’altra di Clement Clarke Moore, doveva però essere in stop-motion. Una tecnica d’animazione a cui Burton è molto affezionato e che ha sicuramente contribuito al successo del film.

Una delle difficoltà maggiori riscontrate nella creazione proveniva però dai suoi personaggi, a cui bisognava dare espressioni credibili nonostante molti di questi fossero senza occhi, come Jack, a dir poco bizzarri. Nonostante questo, la stop motion era l’opzione migliore affinché il lavoro fosse il più vicino possibile a come era stato pensato. “Con questo tipo di personaggi e immagini”, dice ancora Burton, “non potevamo usare altro che l’animazione a passo uno. Ricordo che ogni inquadratura, ogni singola ripresa, corrispondeva a una piccola botta di energia. (…) È stato lì che ho capito che se l’avessimo girato con degli attori in carne e ossa o se ne avessimo fatto un cartone animato non sarebbe stata la stessa cosa. L’animazione a passo uno possiede un’energia che nessun’altra tecnica può dare”.

Jack Skellington e il romantico filosofeggiare

Oltre all’aspetto puramente tecnico e al percorso evolutivo del film, a rendere così iconico Nightmare Before Christmas, ma anche così importante, è il suo protagonista, Jack, un freak, chiaramente un alter ego animato di Tim Burton. Il regista di Burbank si è sempre sentito un outsider sin da quando era piccolo; un diverso, un incompreso, avvolto da una costante malinconia, come lui stesso ha raccontato parlando della sua infanzia. Con Nightmare Before Christmas non è la prima volta che porta in scena personaggi che si sentono smarriti, di fronte al bivio dell’esistenza, diversi o in crisi. Fra gli esempi più emblematici abbiamo Edward mani di forbice, Victor, il Cappellaio Matto o la più recente Mercoledì. Ciò che però rende speciale Jack Skellington è il suo romantico filosofeggiare sull’esistenza, il suo enunciare i propri desideri e sogni come un poeta, nonostante non sappia quali essi siano, e il voler trovare spiegazione a qualcosa che una spiegazione non ha, come l’essenza del Natale.

Tutto questo nasconde nel sottotesto un pensiero sui misteri della vita, sulla misticità delle cose, sull’ignoto, sul ciò che non si potrà mai conoscere a pieno, gli elementi che più affascinano lo stesso Burton. Inoltre, proprio come accade con Guillermo del Toro, il regista si sente vicino ai mostri perché pensa che la loro identità non sia davvero capita. Averne paura è la prova di come spesso ci si lasci influenzare solo dall’idea che si ha di qualcosa o qualcuno che non è come noi, pur non rispecchiandone la realtà, e ci invita ad andare oltre l’apparenza per arrivare al vero cuore delle cose (o delle persone). Questi, come dice lui stesso, “venivano considerati orripilanti e cattivi, anche se non lo erano. E lo stesso succede nella vita. La gente spesso viene percepita come non è. Una situazione nella quale mi ero trovato anch’io e non mi era piaciuta per niente. E poi ho sempre amato quei personaggi incompresi ma pieni di passione e sentimenti. Jack è simile a molti di quei personaggi della letteratura classica che sono bruciati da una passione, dal desiderio di fare qualcosa che gli altri non capiscono.”

L’immortalità di Nightmare Before Christmas

Tim Burton ha perciò arricchito la sua filmografia con una storia immortale, che custodisce al suo interno dei messaggi incisivi, che sottolineano come Nightmare Before Christmas sia, sì, un fenomeno della cultura pop e – oramai – un brand, ma soprattutto un film abbastanza denso, con un grande cuore, in grado di dialogare con ogni tipo di spettatore. Ed è forse questo uno dei motivi per cui è diventato un cult, anche se all’inizio non ha avuto un’accoglienza tale da far pensare che lo sarebbe stato (quando debuttò guadagnò solo 50 milioni di dollari, per poi arrivare a 91 milioni successivamente).

Si è spesso discusso su quali fossero le colonne tematiche portanti della pellicola, e addirittura quale fosse la sua natura: un film su Halloween o sul Natale? Nightmare Before Christmas è innanzitutto un film sul valore delle festività, che si susseguono secondo uno specifico rito di passaggio. Nel raccontare il momento a cavallo tra le due Feste, Burton ci parla delle differenti culture che dominano la nostra società, delle loro bellezze, delle usanze, del loro essere speciali per ognuno di noi, e per ognuno in modo differente. Ci parla di come le percepiamo, perché queste festività aiutano a “darti un senso di luogo”, di appartenenza, in un certo senso anche di libertà.

La magia di Nightmare Before Christmas, mentre mescola Halloween con il Natale, sta proprio qui. E Halloween è la chiave perfetta per decodificarne le tematiche, in quanto è “il momento in cui tutte le regole vengono sospese e puoi diventare quel che ti pare. È la fantasia a dettare le regole. È una festa spaventosa, ma in modo divertente. Nessuno cerca di spaventare gli altri. Piuttosto di divertirli con la propria mostruosità” (leggi unicità), e questo, quindi, è anche “il succo di Nightmare”. Provando a diventare Babbo Natale, Jack capisce infine che ciò che lega le due feste è il loro scopo finale: quello dell’unione trai diversi, che siano giocattoli, zucche o ragnetti. E l’operazione meticolosa sui personaggi di Nightmare Before Christmas, la cura dei modellini, la loro forte plasticità ed espressività, combinata alla colonna sonora memorabile di Danny Elfman che ne enfatizza le atmosfere contribuiscono a renderlo il cult senza tempo che oggi si ama ancora guardare. E che ricorda, più di ogni altra cosa, quanto sia essenziale abbracciare le nostre stranezze, perché sono quelle che ci rendono unici.

X-Men: Conflitto finale, Vaughn ha abbandonato il film dopo aver scoperto una sceneggiatura falsa per “ingannare” Halle Berry

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Prima che Brett Ratner firmasse per dirigere X-Men 3, conosciuto poi con il titolo di X-Men: Conflitto finale, Matthew Vaughn era stato ingaggiato per dirigere il film per la 20th Century Fox.

Matthew Vaughn, che anni dopo avrebbe poi diretto X-Men: L’inizio, ha parlato in termini vaghi di essersi allontanato dal film in passato, ma durante un’apparizione al Comic-Con di New York di questo fine settimana (tramite THR) , il regista di Kick-Ass ha rivelato finalmente il motivo piuttosto scioccante per cui alla fine ha deciso di abbandonare il progetto.

“Sono entrato nell’ufficio di un dirigente e ho visto una sceneggiatura di X3 e ho subito capito che era molto più corposa. Ho pensato: “Che diavolo è questa bozza?”. Lui mi ha detto “Non preoccuparti” e io ho risposto “No, no”. Sono il regista. Sono preoccupato per questa bozza,’” ha ricordato Vaughn. “Non me lo ha voluto dire, quindi l’ho presa senza permesso – è stato come un momento folle – ho aperto la prima pagina e diceva: ‘Africa’. Tempesta. Bambini che muoiono senza acqua. Crea un temporale e salva tutti questi bambini.’”

Matthew Vaughn ha chiarito  che secondo lui era una “idea davvero interessante”, senza inizialmente rendersi conto che i “poteri forti” non avevano intenzione di inserire effettivamente la scena nel film finale, e l’avevano semplicemente aggiunta alla sceneggiatura nel tentativo di “ingannare ” Halle Berry ad accettare di riprendere il ruolo di Ororo Munroe.

“[Ho detto,] ‘Cos’è questo?’ [Hanno detto:] ‘Oh, è la sceneggiatura di Halle Berry. Ho detto: “OK, perché non ha ancora firmato?”. “Ma questo è quello che vuole che sia, e una volta che avrà firmato, la getteremo nella spazzatura”, ha continuato il regista, raccontando la risposta del dirigente senza nome. “Ero tipo, ‘Wow, farete questo a un’attrice premio Oscar che interpreta Tempesta? Allora io mi chiamo fuori.’ Quindi a quel punto ho abbandonato il progetto”.

All’epoca Vaughn aveva diretto un solo lungometraggio, Layer Cake, ed era molto entusiasta di ricevere un’offerta da studios così importanti, prima di rendersi conto che non avrebbe avuto molto controllo sul film. “Ero preoccupato di provare a mettermi nei panni di Bryan Singer, ed è stato un sogno diventato realtà. Ho realizzato lo storyboard del film. La fine del film non era il film che avrei realizzato. La sequenza del Golden Gate era l’inizio dell’atto Due, e avevamo questa folle sequenza d’azione per Washington… ma ero ingenuo.”

Matthew Vaughn ha aggiunto che gli è stato fatto il discorso “Non lavorerai mai più in questa città” dopo aver abbandonato X-Men 3, e “in un certo senso ci credeva” allora. “L’uomo che ha detto che non avrebbe mai più lavorato in questa città, ha guardato Kick-Ass e mi ha richiamato e mi ha detto: ‘Sai una cosa, non intendevo dire questo quando l’ho detto’.”

Hulk: il film da solista è finalmente in sviluppo presso i Marvel Studios?

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Nonostante sia stato un punto fermo del Marvel Cinematic Universe nel corso degli anni, le questioni relative ai diritti che circondano Bruce Banner/The Hulk hanno sempre reso altamente improbabile la prospettiva di un altro film da solista su HULK. HULK del 2003 e L’incredibile Hulk del 2008 sono stati distribuiti dalla Universal Pictures, che è riuscita a mantenere i diritti sul personaggio dopo l’acquisizione della Marvel da parte della Disney.

Ciò significava che se Kevin Feige e co. avessero voluto sviluppare un nuovo film di Hulk, questa pellicola sarebbe dovuta essere lanciata da Universal. Tuttavia, all’inizio di quest’anno, un report ha rivelato che i Marvel Studios potrebbero aver riacquistato tutti i diritti sul gigante verde, e una nuova voce ora ha rivelato che un film di Hulk sia addirittura in lavorazione. Potrebbe essere questo il film di World War Hulk di cui abbiamo sentito parlare un paio di anni fa?

Mark Ruffalo ha già espresso interesse nell’esplorare questa storia sullo schermo e World War Hulk sarebbe un evento epico da cui attingere. Naturalmente, è altamente improbabile che questo progetto sia un adattamento diretto del fumetto, ma la premessa di base – un Hulk infuriato in cerca di vendetta sugli eroi più potenti della Terra – ha molto potenziale.

Hulk/Banner è apparso nella scena post-crediti di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli e ha avuto un ruolo significativo anche in She-Hulk: Attorney At Law. Nel finale di stagione della serie Disney+, Hulk è apparso con suo figlio, Skaar, il che potrebbe dare più credito alle voci sulla World War Hulk.

Probabilmente non arriverà un annuncio ufficiale relativo a qualsiasi potenziale progetto solista di Hulk nell’immediato, ma con la maggior parte degli attori titolari e Avengers originali che abbandonando i rispettivi ruoli, sembra probabile che i Marvel Studios abbiano grandi piani in atto per Mark Ruffalo che affronta l’iconico eroe mentre ci dirigiamo verso Avengers: The Kang Dynasty e Secret Wars. Qualunque cosa lo studio possa avere in serbo per il Golia Verde, molti fan sperano di vedere Banner lasciarsi alle spalle “Smart Hulk” e liberare il mostro.

Lisa Frankenstein: rivelata l’uscita della commedia horror con Cole Sprouse e Kathryn Newton

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Focus Features ha finalmente fissato la data di uscita di Lisa Frankenstein, il prossimo film che segnerà il debutto alla regia di Zelda Williams con Cole Sprouse e Kathryn Newton. La commedia horror debutterà nelle sale USA il 9 febbraio 2024.

L’uscita nelle sale attualmente non contrappone il film a un concorrente diretto al botteghino. Tuttavia, debutterà nello stesso mese di altri film di alto profilo come la commedia d’azione di Matthew Vaughn ArgylleImaginary di Blumhouse, Madame Web di Sony Pictures e il film biografico Bob Marley: One Love di Paramount Pictures.

Cosa aspettarsi da Lisa Frankenstein?

Il film parla di un’adolescente incompresa e della sua cotta al liceo, che sembra essere un bel cadavere“, si legge nella sinossi. “Dopo che una serie di circostanze giocosamente orribili lo riportano in vita, i due intraprendono un viaggio “omicida” per trovare l’amore, la felicità… e alcune parti del corpo mancanti lungo la strada”.

Descritta come una “storia d’amore rabbiosa”, Lisa Frankenstein  è diretta da Zelda Williams  e si basa su una sceneggiatura scritta dal premio Oscar Diablo Cody. Oltre a Cole Sprouse e Kathryn Newton nel cast ci sono anche Carla Cugino (The Haunting of Hill House), Liza Soberano (Alone/Together), Joe Chrest (Stranger Things) e Henry Eikenberry (The Crowded Room).

Lisa Frankenstein è prodotto da Cody e Mason Novick, con Jeff Lampert come produttore esecutivo e il vicepresidente di produzione e sviluppo di Focus Features, Michelle Momplaisir come dirigente creativo.

Tutti tranne te: posticipata l’uscita della commedia vietata con Sydney Sweeney

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La data di uscita di Tutti tranne te (Everyone But You) per la prossima commedia R-rated con protagonista Sydney Sweeney è stata leggermente posticipata. A darne notizia è il noto sito americano Deadline che ha riferito che la data di uscita del film è stata posticipata di una settimana.

Tutti tranne te (Everyone But You) uscirà negli USA ora nelle sale venerdì 22 dicembre invece della data di uscita originale di venerdì 15 dicembre.  Il sito rileva che questa nuova data di uscita consente alla commedia romantica di “giocarsi le sue carte durante il fine settimana di quattro giorni di Natale“. In Italia il film uscirà il 25 Gennaio 2024.

Tutti tranne te (Everyone But You) è diretto da Will Gluck e si basa su una storia di Ilana Wolpert. Nel cast Sydney Sweeney, Glen Powell, Alexandra Shipp, GaTa, Hadley Robinson, Michelle Hurd,  Dermot Mulroney, Darren Barnet e Rachel Griffiths.

Il film è stato scritto da Wolpert e Gluck ed è prodotto da Gluck, Joe Roth e Jeff Kirschenbaum. I produttori esecutivi sono Alyssa Altman, Jacqueline Monetta, Catherine Bishop, Natalie Sellers, Charlie Corwin, Sidney Kimmel, Mark O’Connor, Sweeney e Jonathan Davino.

Di cosa parla Everyone But You?

Nella commedia Everyone But You, Bea (Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell) sembrano la coppia perfetta, ma dopo uno straordinario primo appuntamento accade qualcosa che trasforma la loro focosa attrazione in ghiaccio, finché non si ritrovano inaspettatamente ricongiunti insieme per un matrimonio in Australia”, si legge nella sinossi del film. “Quindi fanno quello che farebbero due adulti maturi: fingono di essere una coppia”.

Nightmare Before Christmas: il regista parla di un possibile prequel?

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Il co-regista di Nightmare Before Christmas, Henry Selick, ha un’idea per un seguito del film che scavi nel passato della storia originale ideata e diretta insieme a Tim Burton. Selick, che ha diretto la visione di Tim Burton 30 anni fa, e ha diretto un altro gioiello dello stop-motion come Coraline del 2009, ha detto alla rivista People che crede che un prequel potrebbe essere la strada migliore se mai si dovesse realizzare un altro film. 

Non che Selick abbia molte speranze che Tim Burton abbia voglia di tornare a farlo. Perché? Bene, perché Selick ritiene che Nightmare Before Christmas sia “un film perfetto [che] è uscito nel momento perfetto, solo per diventare qualcosa di molto più grande nel corso degli anni“.

Penso che Tim [Burton], in particolare, pensi, perché scherzare con tutto ciò? Certamente non ha bisogno di guadagnare di più da un sequel. Ha avuto tanti altri successi e finora nessuno ha avuto una grande idea per un seguito. E penso ancora che sia Tim a decidere. Non credo ci sia alcuna idea che possa convincerlo”. Il regista ha continuato a parlare di un potenziale sequel rifiutando l’idea e riflettendo piuttosto sul un potenziale prequel: “Potrebbe esserci una storia più interessante su come Jack è diventato il re di Halloween Town“.

Non è un’idea particolarmente rivoluzionaria, e se Burton è contrario al ritorno a quel mondo come suggerisce Selick, sembra improbabile che possa decollare un’idea prequel. Ma considerata la carriera attuale Tim Burton sembra aver ritrovato un po’ della sua vecchia scintilla ha acconsentito a girare il sequel di un’altra delle sue prime creazioni, Beetlejuice 2, quindi forse questo potrebbe riaccendere il desiderio di tornare ad Halloween Town. Nello stesso articolo, lo stesso Jack Skellington Chris Sarandon afferma che “sarebbe lì tra un minuto” per qualsiasi  idea di un possibile nuovo film.

Tim Burton è tornato a lavorare con la tecnica della stop motion con La sposa cadavere nel 2005 e in Frankenweenie del 2012. Selick ha rivelato che si riunirà con Burton su un progetto diverso. Se fosse il progetto giusto per il quale entrambi nutrivamo una passione, nessun problema. Mi piacerebbe lavorare di nuovo con lui”, dice Selick, che ha avuto Burton come produttore per il suo adattamento di James e la pesca gigante. Nightmare Before Christmas festeggia quest’anno il suo 30° anniversario ed è disponibile su Disney+.

Martin Scorsese: 10 cose che non sai sul regista

Martin Scorsese: 10 cose che non sai sul regista

Il regista Martin Scorsese è tra i più celebri e rispettati autori della storia del cinema, nonché personalità poliedrica e tra i maggiori esperti della settima arte in tutte le sue forme. Dai primi film realizzati negli anni Sessanta, quando contribuì alla rivoluzione della New Hollywood, fino a quelli più recenti, Scorsese continua a dimostrare un talento irraggiungibile, in costante evoluzione, che lo colloca insindacabilmente tra quei grandi maestri che hanno contribuito al prestigio dell’arte da loro adoperata.

Ecco 10 cose che non sai di Martin Scorsese.

Martin Scorsese: la sua filmografia

1. Ha diretto alcuni tra i più celebri film della storia. Il primo film realizzato da Scorsese risale al 1967, ed è Chi sa bussando alla mia porta. Negli anni successivi si affermerà poi grazie a pellicole come America 1929 – Sterminateli senza pietà (1972), Mean Streets (1973), Alice non abita più qui (1974), Taxi Driver (1976), con Robert De Niro, New York, New York (1977), Toro Scatenato (1980), Re per una notte (1983), Fuori orario (1985), Il colore dei soldi (1986), L’ultima tentazione di Cristo (1988), con Willem Dafoe, Quei bravi ragazzi (1990), con Joe Pesci, Cape Fear (1991), L’età dell’innocenza (1993), con Daniel Day-Lewis, Casinò (1995), Al di là della vita (1999), Gangs of New York (2002), The Aviator (2004), con Leonardo DiCaprio, The Departed (2006), con Jack Nicholson, Shutter Island (2010), Hugo Cabret (2011), The Wolf of Wall Street (2013), Silence (2016), con Andrew Garfield, e The Irishman (2019), con Al Pacino. Nel 2023 porta al cinema Killers of the Flower Moon.

2. È un affermato produttore. Da sempre all’attività di regista Scorsese lega quella di produttore esecutivo, ricoprendo tale ruolo spesso per piccoli film indipendenti. Oltre ad aver prodotto molti dei suoi film, egli ha infatti sostenuto titoli come Cose nostre – Malavita (2013), Bleed (2016), Free Fire (2016), Before the Flood (2016), A Ciambra (2017), Edison – L’uomo che illuminò il mondo (2017), con Benedict Cumberbatch, Lazzaro felice (2018), The Souvenir (2019), Diamanti grezzi (2019), con Adam SandlerShirley (2020), Pieces of a Woman (2020), Il collezionista di carte (2021), Maestro (2023) e Pet Shop Days (2023). È stato inoltre produttore esecutivo delle serie Boardwalk Empire: L’impero del crimine (2010-2014) e Vinyl (2016).

3. È stato anche attore. Scorsese è uno dei quei registi a cui piace fare dei cameo nei propri film. Tra i più celebri vi sono quelli in Taxi Driver, Fuori orario, L’età dell’innocenza, Gangs of New York e Hugo Cabret. Ma nel corso degli anni non ha mancato di interpretare veri e propri ruoli in film come Il pap’occhio (1980), Round Midnight (1986), Sogni (1990), dove ricopre dà corpo a Vincent Van Gogh, Quiz Show (1994), di Robert Redford, Cerca e distruggi (1995) e La dea del successo (1999).

Martin Scorsese dirige Taxi Driver

4. Ha avuto un duro scontro con i produttori. Taxi Driver è il film che ha reso celebre Scorsese a livello mondiale. Eppure non tutti erano pronti a credere in tale progetto, e tra questi vi erano i dirigenti della Columbia Pictures. Al regista furono infatti imposti una serie di tagli, per eliminare alcune scene giudicate troppo violente. Secondo alcune leggende, Scorsese minacciò di uccidersi se lo avessero costretto a rimontare il film, mentre un altra versione prevede che si presentò dai produttori con una pistola, intimandoli di non ritoccare il film. Quale che sia la verità, alla fine le due parti raggiunsero un accordo comune.

5. Non era previsto il suo ruolo nel film. All’interno del film Scorsese compie un iconico cameo, dando vita ad un controverso passeggero del taxi guidato dal protagonista. Questi, in particolare, racconta i propri desideri di vendetta sulla moglie, la quale lo tradiva. Originariamente però, il ruolo avrebbe dovuto essere ricoperto da un attore professionista, ma poiché questi si infortunò dovette rinunciare. Scorsese ricevette allora da De Niro consigli di recitazione su come affrontare la parte.

Martin Scorse dirige Casinò

6. Ha inserito un preciso “easter egg” nel film. Casinò si presenta come un adattamento di una storia vera, dove non si menziona mai il vero casinò coinvolto nelle vicende, ovvero lo Stardust. Martin Scorsese, tuttavia, vi fa comunque riferimento attraverso la colonna sonora, in cui la canzone “Stardust” si può ascoltare per ben tre volte diverse. Una versione strumentale viene suonata durante il matrimonio di Ace e Ginger, e una versione vocale si sente durante la scena in cui Remo chiede a Marino se Nicky e Ginger stanno facendo sesso. Infine, il brano si può ascoltare durante la fine dei titoli di coda.

Martin Scorsese e il suo nuovo film: Killers of the Flower Moon

7. Ha desiderato a lungo realizzare questo film. Il nuovo film di Scorsese, Killers of the Flower Moon, racconta dell’indagine svolta un’ondata di omicidi di ricchi nativi all’inizio degli anni ’20 nella contea di Osage, in Oklahoma. Gli omicidi sono avvenuti dopo che grandi giacimenti petroliferi furono scoperti sotto la terra del popolo Osage e per i quali furono concessi in tribunale i diritti sui profitti. Tutto ciò viene raccontato nell’omonimo libro di David Grann, dopo aver letto il quale Scorsese ha subito deisderato trarne un film. Per farlo, il regista ha trascorso diverso tempo a contatto con la comunità Osage affinché gli concedessero la loro benedizione e lo aiutassero a realizzare il film.

Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio

8. Ha stretto un sodalizio artistico con il noto attore. In occasione del casting per Gangs of New York, Scorsese conosce Leonardo DiCaprio, con il quale intraprende da quel momento un fortunato sodalizio artistico. I due si sono poi riuniti per lavorare insieme a The Aviator,The Departed, Shutter Island e The Wolf of Wall Street e per il cortometraggio The Audition. Nel 2023 tornano infine a lavorare insieme per Killers of the Flower Moon. Per i film di Scorsese, DiCaprio è stato candidato all’Oscar in due occasioni e l’attore ha sempre dichiarato di aver raggiunto una sintonia tale con Scorsese per cui si capiscono al minimo accenno.

Martin Scorsese e le sue origini italiane

9. Ha dedicato un documentario alle proprie origini. Il cognome originario della famiglia del regista era “Scozzese”, poi modificato in “Scorsese” per un errore di trascrizione in alcuni documenti. Figlio di Luciano Charles Scorsese e di Catherine Cappa, il regista ha, come si intuisce, delle origini italiane. I suoi nonni, sia paterni che materni, erano immigrati italiani originari rispettivamente di Polizzi Generosa e di Ciminna (entrambi comuni della provincia di Palermo), giunti negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo. A queste sue origini e alla vita come italoamericani, Scorsese ha dedicato un documentario nel 1974 dal titolo, appunto, Italoamericani.

Martin Scorsese: chi è la sua coniuge

10. È sposato con una produttrice. Nel corso della sua vita, Scorsese si è sposato cinque volte e tra le sue mogli vi è anche l’attrice italiana Isabella Rossellini, a cui il regista è stato legato dal 1979 al 1982. Dal 1999, invece, è sposato con la produttrice Helen Morris da cui ha avuto, nello stesso anno, la figlia Francesca. Ad ogni modo, Scorsese mantiene un certo riserbo sulla propria vita privata, anche se grazie all’account Instagram della figlia si possono ogni tanto vedere alcuni momenti della loro vita quotidiana tra le mura domestiche.

Fonte: IMDb

Verna: chi è il personaggio de La caduta della casa degli Usher?

Verna: chi è il personaggio de La caduta della casa degli Usher?

Di tutte le domande che emergono durante la visione di La caduta della casa degli Usher (qui la recensione), la nuova miniserie Netflix di Mike Flanagan, poche sono pressanti e snervanti come quella riguardo l’identità di Verna. Interpretato da Carla Gugino, una delle attrici ricorrenti nelle opere di Flanagan, il personaggio appare nel primissimo episodio dello show, sia assistendo da lontano al funerale dei bambini Usher, sia presentandosi ai giovani Madeline (Willa Fitzgerald) e Roderick Usher (Zack Gilford) come un’amica. È chiaro fin dall’inizio che la sua presenza rappresenta qualcosa di inquietante per la famiglia titolare, ma la serie costruisce un grande mistero su chi sia e cosa stia cercando esattamente.

Chi è Verna e qual è il suo ruolo?

La caduta della casa degli Ushern Verna Carla Gugino

Diventa ben presto chiaro che Verna è in cerca della vita degli eredi di Roderick Usher (Bruce Greenwood). Poiché sappiamo dal titolo e dai trailer che La caduta della casa Usher vede la scomparsa di tutti i membri della potente famiglia dietro l’impero farmaceutico, non è difficile immaginare che Verna abbia un ruolo centrale nelle morti. che verranno. Ma resta la domanda sul perché reclami tali vite. La sua è una vendetta contro Roderick Usher? È una sorta di entità soprannaturale? La morte dei bambini Usher ha qualcosa a che fare con ciò che disse a Madeline e Roderick in quella fatidica notte tra il 1979 e il 1980?

A tutte queste domande viene fornita una risposta alla fine di La caduta della casa degli Usher, anche se non tutte le risposte fugano ogni dubbio. Verna sembra avere una particolare preferenza per le persone crudeli e potenti, ma scopriamo non essere in cerca di vendetta e anche se diventa chiaro dagli episodi finali della serie che Verna è ben lontana dall’essere un’umana, la serie non ci dice mai in modo preciso cosa sia. Lei è il Corvo, ovviamente, un riferimento alla poesia più famosa di Edgar Allan Poe: può trasformarsi in un corvo, e il suo nome è un anagramma della parola corvo (raven, in inglese). Ma, nel mondo de La caduta della casa Usher, cos’è questa entità conosciuta come il corvo? È qui che iniziamo ad addentrarci in un territorio nebuloso.

Verna stringe un accordo con Roderick e Madeline in La caduta della casa Usher

Carla Gugino Verna La caduta della casa degli Usher

Verna incontra per la prima volta Roderick e Madeline Usher quando stanno cercando un posto dove nascondersi e costruirsi un alibi dopo aver ucciso il loro allora capo, Rufus Griswold (Michael Trucco), negli ultimi spasmi del 1979. Fuggendo dal parti aziendale di capodanno organizzato da Fortunato, i fratelli entrano in un bar in cui Verna lavora come barista. Non sanno che il bar non è nemmeno un luogo reale, ma si è creato proprio per accoglierli, e che usciranno dalle sue porte con la vita completamente cambiata.

Dopo che l’orologio segna le 12, gli altri avventori del bar lasciano la scena e Verna lascia il suo posto dietro il bancone per un’interessante e inquietante conversazione con gli Usher. Affascinata dalla loro ambizione e dalla loro mancanza di scrupoli, chiede loro cosa farebbero per realizzare la vita che credono sia loro per diritto di nascita. Mentre dichiarano di non avere limiti di sorta, la conversazione prende una piega particolarmente bizzarra. Verna rivela loro che sa che hanno appena ucciso qualcuno e promette loro una vita priva di ripercussioni da questo o da qualsiasi altro crimine che potrebbero commettere in futuro.

Offre dunque loro anche tutto ciò che hanno sempre desiderato, tutto il denaro e tutto il potere che è stato loro negato quando il padre, ex amministratore delegato di Fortunato, si è rifiutato di riconoscerli come suoi figli. Ma c’è un però. L’offerta di Verna sarà valida finché Madeline e Roderick saranno disposti a sacrificare qualcosa come garanzia. E ciò che vuole non è negoziabile: quando moriranno, la loro stirpe dovrà morire con loro e dunque non aavranno eredi per portare avanti la loro eredità. Madeline è un po’ sorpresa e, infatti, dopo aver lasciato il bar, si procura una spirale per assicurarsi di non avere figli.

Roderick, al contrario, non batte ciglio prima di accettare le condizioni di Verna, nonostante abbia già due figli. La sua logica è che una vita breve e piena di lusso è migliore di una lunga vissuta negli stenti. Pertanto, non batte ciglio prima di generare altri quattro figli oltre a Frederick (Henry Thomas) e Tamerlano (Samantha Sloyan). È difficile sapere quanto Roderick abbia effettivamente preso a cuore le parole di Verna. Lui stesso dice a Madeline (Mary McDonnell) che non sa in cosa credere dopo che lasciano il bar e si voltano per non vedere altro che un edificio vuoto ricoperto di compensato e adornato con i graffiti di un corvo.

Verna, tuttavia, intendeva davvero quello che ha detto, e poiché a Roderick viene diagnosticata la demenza vascolare e gli vengono concessi solo pochi anni di vita nell’episodio 2, l’entità arriva realmente a raccogliere quanto pattuito. Questo è il motivo per cui Verna è presente nell’avvenire della morte di tutti i figli Usher (e dell’unico nipote), strappandoli personalmente uno per uno alla vita: non ha infatti fatto altro che mantenere la propria parola e reclamare la sua parte dell’accordo.

Verna è il Corvo, ma cosa significa esattamente?

Verna La caduta della casa degli Usher

C’è una parola che abbiamo usato nel paragrafo precedente che è della massima importanza quando parliamo di Verna: raccogliere. Come un corvo, Verna ama collezionare oggetti, più specificamente oggetti luccicanti, non nel senso che emettano letteralmente una luminosità naturale, ma in quanto preziosi per le persone che li possiedono. Quindi, Verna colleziona vite, le vite delle persone care che stipulano un contratto con lei. Raccoglie anche oggetti importanti dalle persone che uccide, come evidenziato dalla scena finale di La caduta della casa degli Usher, in cui Verna decora le tombe degli Usher con alcune delle loro cose più preziose, dagli zaffiri di Madeline alla maglia del cuore di Victorine (T ‘Nia Miller).

Verna, però, non è un corvo qualsiasi, è il Corvo, il minaccioso uccello di sventura e oscurità che, come già detto, dà il nome alla poesia di Poe. Ma ciò cosa comporta? Innanzitutto, Verna è un’entità immortale. Se non la Morte stessa, come dice Madeline, è almeno qualcuno che ha il controllo completo sulla morte. Ciò è dimostrato dalle fotografie che mostrano Verna fianco a fianco con persone potenti già all’inizio del XX secolo e dal fatto che non può essere uccisa: sia Madeline che Arthur Pym (Mark Hamill) cercano di eliminare Verna in modi diversi senza mai riuscirci.

La propensione di Verna a frequentare persone ricche e potenti può anche essere attribuita alla sua natura corvida. Dopotutto, a causa del loro amore per tutte le cose luccicanti, si ritiene che anche i corvi abbiano una predilezione per gli oggetti che gli umani considerano preziosi. Non c’è quindi da stupirsi che Verna cerchi di allargare la sua collezione di anime andando dove ci sono i soldi. Ma per Verna non è solo questione di ricchezza. Le piace anche la giustizia poetica. Ancora e ancora, chiarisce ai bambini Usher che non devono morire di una morte orribile. Se fossero persone migliori, sarebbero potuti morire tutti tranquilli nei loro letti. Cerca dunque di dare una via d’uscita a Prospero e confessa persino di aver esagerato un po’ con la morte di Federico a causa della sua straordinaria crudeltà verso sua moglie.

La più grande prova del tipo di giustizia di Verna, tuttavia, è la sua cura per Lenore (Kyliegh Curran), un’adolescente onesta e amorevole a cui viene effettivamente permesso di andarsene all’istante, senza un briciolo di dolore. E, alla fine, quando arriva il momento di rimettere a posto gli oggetti che ha raccolto, Verna non ha nulla per la tomba di Lenore, offrendole invece un dono sotto forma di una delle sue piume legata a una rosa bianca. Questo è anche un riferimento a Il corvo” di Poe, poiché, nella poesia, l’uccello minaccioso appare dopo la morte di una “fanciulla santa che gli angeli chiamano Lenore” e il narratore chiede all’uccello di “non lasciare alcuna piuma nera come un gettone“. Verna, però, non dà ascolto a questa richiesta.

Gen V: nuovo trailer anticipa quello che sta per accadere nei prossimi episodi

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È stato rivelato un nuovissimo trailer di Gen V (recensione) per l’ultimo spin-off di The Boys di Amazon Studios che anticipa cosa aspettarsi negli episodi rimanenti. Il nuovo contributo arriva a due settimane dal debutto della serie di supereroi ambientata al college sulla piattaforma Prime Video.

Il video promette momenti più caotici per il cast principale della Gen V, mentre si avvicinano alla scoperta della verità sulla misteriosa struttura nascosta della Godolkin University chiamata The Woods. I primi cinque episodi sono ora disponibili per lo streaming su Prime Video. Nuovi episodi escono ogni venerdì.

Tutto quello che c’è da sapere su Gen V

Ambientato nel mondo diabolico di The Boys, Gen V espande l’universo della Godolkin University, il prestigioso college per soli supereroi dove gli studenti si esercitano per diventare una nuova generazione di eroi, preferibilmente con sponsorizzazioni lucrative. Non tutti, però, scelgono la strada della corruzione. Oltre al classico caos universitario, oltre alla ricerca della propria identità e alle feste, questi ragazzi si troveranno ad affrontare situazioni letteralmente esplosive. Mentre si contendono popolarità e buoni voti, è chiaro che la posta in gioco è molto più alta quando sono coinvolti dei super poteri. Quando il gruppo di giovani dai poteri soprannaturali scopre che qualcosa di più grande e sinistro sta succedendo a scuola, saranno messi alla prova: sceglieranno di diventare gli eroi o i cattivi delle loro storie?

Il cast della serie include Jaz Sinclair, Chance Perdomo, Lizze Broadway, Shelley Conn, Maddie Phillips, London Thor, Derek Luh, Asa Germann, Patrick Schwarzenegger, Sean Patrick Thomas e Marco Pigossi. In Gen V vedremo anche Clancy Brown e Jason Ritter nel ruolo di guest star, oltre alla partecipazione straordinaria di Jessie T. Usher, Colby Minifie, Claudia Doumit e P.J. Byrne negli stessi ruoli che interpretano in The Boys.

Michele Fazekas e Tara Butters sono showrunner ed executive producer della serie. Eric Kripke, Seth Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H. Moritz, Ori Marmur, Pavun Shetty, Ken Levin, Jason Netter, Garth Ennis, Darick Robertson, Craig Rosenberg, Nelson Cragg, Zak Schwartz, Erica Rosbe e Michaela Starr sono executive producer anche dello spinoff della serie. Nel ruolo di co-executive producer troviamo Brant Englestein, Sarah Carbiener, Lisa Kussner, Gabriel Garcia, Aisha Porter-Christie, Judalina Neira e Loreli Alanís. La serie è prodotta da Sony Pictures Television e Amazon Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises, Point Grey Pictures e Original Film.

Ahsoka: Hayden Christensen ringrazia i fan di Star Wars

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Ahsoka: Hayden Christensen ringrazia i fan di Star Wars

Più di una settimana dopo che Star Wars: Ahsoka (recensione) ha concluso la sua prima stagione di 8 episodi, Lucasfilm ha pubblicato un nuovissimo video per l’ultima serie di Star Wars. Nella clip, Hayden Christensen ricorda quanto fosse elettrizzato quando ha ricevuto la chiamata per entrare a far parte della serie con protagonista Rosario Dawson. Hayden Christensen ha anche ringraziato i fan per l’enorme supporto e feedback che gli hanno dato da quando è tornato nel franchise di fantascienza.

È stato davvero notevole il sostegno che ho sentito da parte dei fan“, ha detto. “È stato semplicemente fantastico, voglio dire, è difficile per me definirlo davvero a parole. Significa molto, ed è il motivo per cui sono tornato in Star Wars e ho fatto di più con questo personaggio, ed è stata davvero una cosa speciale”. Guarda il video di Ahsoka qui sotto:

 

 

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Tutto quello che sappiamo su Ahsoka

Ambientata dopo la caduta dell’Impero, Star Wars: Ahsoka segue l’ex cavaliere Jedi Ahsoka Tano mentre indaga su una minaccia nascente in una galassia ormai vulnerabile.Oltre a Rosario Dawson nei panni della protagonista, Ahsoka è interpretata da Natasha Liu Bordizzo nel ruolo di Sabine Wren e Mary Elizabeth Winstead in quello di Hera Syndulla, Ray Stevenson nei panni di Baylan Skoll, Ivanna Sakhno in quelli Shin Hati; Diana Lee Inosanto è Morgan Elsbeth, David Tennant interpreta Huyang, Lars Mikkelsen è il Grand’ammiraglio Thrawn ed Eman Esfandi interpreta Ezra Bridger.

Ahsoka è la prossima serie Disney+ che ha come protagonista Rosario Dawson nei panni di Ahsoka, un Jedi in esilio che un tempo era l’apprendista di Anakin prima che lui si rivolgesse al lato oscuro e diventasse Darth Vader. La serie sarà presentata in anteprima ad agosto, ha confermato la Disney durante l’evento.

Kathleen Kennedy e Jon Favreau hanno elogiato lo showrunner di Ahsoka Dave Filoni, che è stato raggiunto sul palco da Dawson e Natasha Liu Bordizzo, che interpreta Sabin Wren, un guerriero mandaloriano, rivoluzionario e artista di graffiti che è apparso per la prima volta in Star Wars Rebels. A sorprendere anche i fan del Regno Unito è stata Mary Elizabeth Winstead, che ha rivelato che interpreterà Hera Syndulla di Rebels.

Scott Pilgrim Takes Off: trailer della serie animata in arrivo su Netflix

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Dopo Invincible, tocca ad un’altra serie animata diffondere il trailer, ovvero Scott Pilgrim Takes Off, l’annunciata serie originale Netflix animata basata sul film di Edgar Wright. La nuova serie Netflix segue la commedia d’azione romantica di Edgar Wright del 2010 Scott Pilgrim Vs The World, basata sulla serie di graphic novel di Bryan Lee O’Malley. La serie debutterà il 19 Novembre su Netflix.

https://youtu.be/dLvRvqByxUI

Basato sulla serie di graphic novel Scott Pilgrim di Bryan Lee O’Malley, Scott Pilgrim Takes Off è prodotto e scritto da O’Malley e Grabinski, che saranno anche showrunner. La pluripremiata casa di animazione Science SARU funge da studio di animazione per l’anime. I produttori esecutivi sono Eunyoung Choi, Edgar Wright, Marc Platt, Jared LeBoff, Adam Siegel, Michael Bacall e Nira Park.

I personaggi animati di Scott Pilgrim Takes Off sono doppiati quasi interamente dagli attori del film del 2010. Questo include Mary Elizabeth Winstead come Ramona, Kieran Culkin come Wallace Wells, Chris Evans come Lucas Lee, Jason Schwartzmen come Gideon Graves, Satya Bhabha come Matthew Patel, Brie Larson come Natalie V. “Envy” Adams, Aubrey Plaza come Julie Powers, Ellen Wong nei panni di Knives Chau e Anna Kendrick nei panni di Stacey Pilgrim.

Invincible 2: trailer della nuova stagione in arrivo su Prime Video

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Dopo aver pubblicato ieri un poster per la seconda stagione, Prime Video ha rilasciato un nuovo trailer della seconda stagione di Invincible per il ritorno dell’adattamento della serie di supereroi. La nuova stagione sarà presentata in anteprima venerdì 3 novembre su Prime Video. Dai un’occhiata al nuovo trailer di Invincible Stagione 2 su YouTube. 

Basato sulla  serie di fumetti di Robert Kirkman , Cory Walker e Ryan Ottley, Invincible è descritta come una serie ricca di suspense, azione ed emozioniL’adattamento presenta le voci originali di Steven Yeun, Sandra Oh, JK SimmonsGillian Jacobs, Andrew Rannells, Walton Goggins, Zazie Beetz, Mark Hamill, Chris Diamantopoulos e altri. 

Cosa è successo nella prima stagione di Invincible?

La prima stagione di Invincible è incentrata su Mark Grayson, un ragazzo di 17 anni che inizia a sviluppare superpoteri come la super forza, il volo e la super velocità. Inizia quindi ad allenarsi per usare le sue abilità sotto la guida di suo padre, Nolan Grayson, che è uno dei supereroi più potenti della Terra, Omni-Man.

Su cosa si basa Invincible?

Basato sulla serie di fumetti di Robert Kirkman , Cory Walker e Ryan Ottley, Invincible è descritta come una serie ricca di suspense, azione ed emozioni. L’adattamento presenta nella versione originale le voci di Steven Yeun, Sandra Oh, JK SimmonsGillian Jacobs, Andrew Rannells, Walton Goggins, Zazie Beetz, Mark Hamill, Chris Diamantopoulos e altri.

La prima stagione di Invincible è incentrata su Mark Grayson, un ragazzo di 17 anni che inizia a sviluppare superpoteri come la super forza, il volo e la super velocità. Inizia quindi ad allenarsi per usare le sue abilità sotto la guida di suo padre, Nolan Grayson, che è uno dei supereroi più potenti della Terra, Omni-Man.

Carla Gugino: 10 cose che non sai sull’attrice

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Carla Gugino: 10 cose che non sai sull’attrice

Carla Gugino è una di quelle attrici che ha fatto compagnia a tanti spettatori per molti anni, interpretando molti ruoli e passando per diversi generi. L’attrice ha costruito una carriera solida e concreta lavorando duramente e sapendo scegliere ruoli che la valorizzassero, con l’opportunità di mostrare tutto il suo talento.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Carla Gugino.

Carla Gugino: i suoi film

1. Carla Gugino: i film e la carriera. La carriera dell’attrice americana è iniziata nel 1988, quando ha debuttato in alcune serie tv come Casalingo Superpiù e Good Morning, Miss Bliss. In seguito appare nel film In campeggio a Beverly Hills (1989), Voglia di ricominciare (1993), Omicidio in diretta (1998) e Spy Kids (2001). La sua carriera continua, lavorando in Sin City (2005), Una notte al museo (2006), American Gangster (2007), Watchmen (2009), Sucker Punch (2011) e I pinguini di Mr. Popper (2011). Tra i suoi ultimi lavori vi sono Capodanno a New York (2011), San Andreas (2015), Lo spazio che ci unisce (2016), Il gioco di Gerald (2017) e Gunpowder Milkshake (2021). L’attrice ha lavorato anche in molte serie tv, come Spin City (1996-1998), Chicago Hope (1999-2000), Entourage (2007-2010), Californication (2011), New Girl (2012), Wayward Pines (2015-2016), The Haunting of Hill House (2018), Jett – Professione ladra (2019), Manhunt: Deadly Games (2020) e La caduta della casa degli Usher (2023).

2. Non solo attrice, ma anche doppiatrice e produttrice. Nel corso della sua carriera, Carla Gugino ha avuto modo di sperimentare diversi ambiti del cinema. L’attrice, infatti, ha vestito i panni della doppiatrice, prestando la propria voce per i film Quattro zampe a San Francisco (1996), L’uomo d’acciaio (2013), Bling (2016), Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), Robot Chicken (2018) e . In quanto produttrice, la Gugino ha lavorato alla realizzazione del film Judas Kiss (1998), del corto Tell-Tale (2010) e della serie Jett (2019).

Carla Gugino è su Instagram

3. Ha un profilo ufficiale Instagram. Anche l’attrice ha deciso di aprire un proprio account ufficiale Instagram, seguito da circa 812 mila persone. La sua è una bacheca molto variopinta e piena di foto che la ritraggono protagonista di momenti di svago, lavoro e tanta vita quotidiana. Non mancano però anche post relativi ad eventi o riflessioni su notizie di attualità. Seguendola si potrà dunque rimanere aggiornati su tutte le sue attività.

Carla Gugino San Andreas

Carla Gugino e Sebastian Gutierrez

4. Non si è mai sposata. L’attrice non si è mai sposata e non ne è nemmeno interessata. Ma al di là di cio, è fidanzata da molti anni, più precisamente dal 1996, con Sebastian Gutierrez, un regista, sceneggiatore e produttore, conosciuto per gli script di Gothika, Snakes on a Plane e molti altri film. I due si erano conosciuti diverso tempo prima di iniziare a frequentarsi, tanto da avere un tipo di rapporto solo professionale. Con il passare del tempo, però questo rapporto si è evoluto tanto da diventare una relazione seria.

Carla Gugino in Always di Bon Jovi

5. Ha recitato nel videoclip della celebre canzone. Non c’è dubbio che Always, cantata dalla band Bon Jovi, sia una delle canzoni d’amore più belle e conosciute di sempre. Particolarmente noto è anche il videoclip di accompagnamento realizzato per il brano, all’interno del quale compaiono diversi attori tra cui la stessa Gugino. All’epoca questo fu uno dei primi lavori come attrice per lei, e di certo il successo del videoclip, che conta ad oggi oltre 755 milioni di visualizzazioni, l’ha aiutata ad ottenere una buona notorietà.

Carla Gugino in Watchmen

6. Ha interpretato un personaggio più vecchio di lei. In Watchmen, l’attrice ha interpretato la madre di Malin Akerman, un personaggio più vecchio di lei di ventisette anni (lei ne aveva 37 durante le riprese, e nel ruolo 64). Inoltre, tra lei e l’attrice che interpretava la figlia c’erano solo sette anni di differenza. Il personaggio, in realtà, compare sia in versione anziana che più giovane e più vicina all’età dell’attrice. Per le scene da anziana le è dunque stato applicato del trucco prostetico sul volto e sulle mani.

7. Ha adorato lavorare con Zack Snyder. Stando a quanto dichiarato dalla stessa attrice, Zack Snyderè incredibilmente concentrato ed ha una visione incredibile della storia, cosa che porta una combinazione davvero portentosa, come quella di un bambino di un negozio di dolciumi, così felice di tutto”. Per l’attrice, dunque, lavorare al film è stata una continua sorpresa e un piacere.

Carla Gugino Watchmen

Carla Gugino in Midnight Mass

8. Ha recitato in un episodio della serie. Nel primo episodio della serie horror di Netflix Midnight Mass, storia di una piccola comunità su un’isola remota le cui divergenze sono amplificate dal ritorno di un giovane caduto in disgrazia e dall’arrivo di un carismatico prete, la Gugino ha interpretato un piccolo ruolo nel primo episodio, intitolato Libro I: Genesi. Qui l’attrice compare infatti nei panni di un giudice.

Carla Gugino in San Andreas

9. Ha fatto la maggior parte delle acrobazie. In questo film, l’attrice ha sempre accettato di fare tutte le acrobazie del caso, cercando di ricorrere il meno possibile a stuntwoman. E deve essere stata talmente brava e coraggiosa che “il coordinatore degli stunt mi è venuto incontro alla fine del film – e loro fanno un sacco di film enormi – e ha detto: “Non ho mai lavorato con un’attrice che ha detto sì a così tante acrobazie”.

Carla Gugino: età e altezza

10. Carla Gugino è nata il 29 agosto del 1971 a Sarasota, in Florida. La sua altezza complessiva corrisponde a 165 centimetri.

Fonti: IMDb, denofgeek, indielondon, The Famous People

Miguel Bernardeau: la star di Elite parla del nuovo Zorro

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Miguel Bernardeau: la star di Elite parla del nuovo Zorro

La star spagnola Miguel Bernardeau che sarà presto protagonista della nuova serie tv su Zorro e in perito al personaggio ha rivelato che è riuscito ad identificarsi con “Zorro”. Deve crescere molto velocemente. Deve decidere chi vuole essere e lo deve fare quando è ancora molto giovane. Questo è successo anche a me“, racconta a  Variety  a Cannes prima della première di mercato del suo nuovo spettacolo. 

Dopo il successo di “Elite”, Miguel Bernardeau è diventato un volto familiare per molti mercati. Ma non ci pensa quando sceglie i suoi ruoli.  “Mi piacerebbe che fosse così semplice. Inoltre, non ho “sceltoquesto ruolo: ho fatto il provino  sette  volte. Prima del primo ho saputo che mio nonno era malato e poi è andata davvero male. Ma avevo già questo fuoco dentro di me, quindi ho continuato a tornare.”

Il pilot d’apertura del Mipcom Zorro” è prodotto da Secuoya Studios con sede a Los Angeles e Madrid e diretto da Javier Quintas. Come riportato da  Variety , Prime Video ha acquisito i diritti per Stati Uniti, America Latina, Spagna, Andorra e Portogallo. Mediawan Rights si occupa della distribuzione internazionale.

Zorro Serie Tv 2024

Ma nonostante il suo pedigree, Miguel Bernardeau si è comunque preso il suo tempo prima di impegnarsi nello spettacolo.  È stata una decisione difficile e una lunga ripresa. All’inizio pensavo che Zorro fosse un personaggio iconico, ma ho deciso di lasciarlo alle spalle. Se volevo farlo, volevo divertirmi. E non puoi divertirti se ti chiedi costantemente se stai copiando qualcun altro”, aggiunge.  Lo vedevo semplicemente come il personaggio che volevo interpretare. Qualcuno che il mio io più giovane ammirerebbe sicuramente. “

Nel nuovo Zorro ambientato nel 1834, Diego de la Vega ritorna a Los Angeles dopo l’omicidio di suo padre. Quella notte morì anche un assassino mascherato di nome Zorro. Ma si ritiene che il suo spirito continui a vivere, in attesa di un successore. 

Mi piacciono questi primi episodi. Mostrano come sta diventando un uomo, scoprendo tutti questi segreti del passato. Sta pensando alle sue origini, ma anche a chi potrà diventare, cosa che capisco”, osserva, ammettendo che le estenuanti riprese hanno avuto presto il loro prezzo.  Era difficile. In realtà ho scoperto che le sequenze d’azione non sono così giocose. Ha smesso di essere divertente intorno al quinto mese”, scherza. Tuttavia, la versione “frenetica” di “Zorro” era qualcosa che gli dava gioia.

Voglio scegliere progetti che mi rendano felice. Ci sono così tanti spettacoli là fuori che fingono di essere qualcosa che non sono. Non questo. Ci sono avventure, azioni e personaggi che apportano tantissimo alla storia, ma ha comunque profondità e momenti molto emozionanti”. Dopo la proiezione, il produttore esecutivo Sergio Pizzolante ha commentato: “Ci siamo posti la domanda: ‘Perché questo personaggio non è mai stato interpretato in spagnolo?’ Nessuno poteva rispondere. È risaputo che se vuoi girare qualcosa con un budget limitato, devi farlo in inglese con un cast americano. Abbiamo deciso di cambiare la situazione.

Oltre a introdurre personaggi femminili forti lungo il percorso, interpretati da Renata Notni e Dalia Xiuhcoatl, che “si collegano a storie di oppressione” dei popoli indigeni. 

È stato doloroso, ma l’ho usato per interpretare questo personaggio. È potente, potente quanto Zorro“, osserva, con Notni che afferma:   Oggi le donne vogliono essere rappresentate. Meritavano di essere rappresentati. Il modo in cui siamo, il modo in cui ci sentiamo: potenziati, stimolanti. In questa versione di ‘Zorro’ ci stiamo allontanando dalla tradizione. Non ci aspettiamo che nessuno ci salvi, non ne abbiamo bisogno”. 

Questa è una nuova versione per la nuova generazione.”  Tuttavia, assumere un’icona è stata una grande responsabilità per tutti i soggetti coinvolti, ammette Pizzolante. Ricordo di aver chiesto alle persone quale fosse la cosa più bella che avessero mai fatto. Direbbero: “Ci siamo”. È una lettera d’amore a tutte le altre versioni, da Douglas Fairbanks a Tyrone Power e Banderas.” Mia moglie è una cantautrice e dico sempre che i cantanti muoiono in rovina: i cantautori lasciano un’eredità. Il nostro compito è creare un’eredità. Non stavamo cercando di fare uno spettacolo spagnolo. Stavamo realizzando uno spettacolo globale in lingua spagnola”.

La caduta della casa degli Usher: il significato dei titoli degli episodi

Dal 12 ottobre disponibile su Netflix, La caduta della casa degli Usher (qui la recensione) è il nuovo incontro tra Mike Flanagan e la piattaforma, che dopo The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor, torna a raccontare l’orrore attraverso la lente delle grandi opere letterarie, scomodando questa volte il padre della letteratura gotica: Edgar Allan Poe.

In La caduta della casa degli Usher, lo scrittore americano viene omaggiato in un gioco di rimandi continui, precisi e creativi, aggiornando il suo ottocento letterario al 2023 e costruendo una specie di bignami dei suoi celebri componimenti. Sebbene infatti la serie prenda il titolo dall’omonimo racconto, il lavoro di adattamento di Flanagan ha intessuto la storia di partenza di trame, fili e intrecci che percorrono molti dei racconti, e sebbene alcuni siano delle citazioni riservate ai più profondi conoscitori dell’opera di Poe, altre sono nascoste in bella vista… nei titoli degli episodi! Ogni episodio della serie infatti porta il titolo di un racconto o di un poema e lo adatta all’interno della storia-cornice de La caduta della casa degli Usher.

Una tetra mezzanotte

The Fall of the House of Usher. (L to R) Bruce Greenwood as Roderick Usher, Matt Biedel as Bill-T Wilson in episode 101 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Il primo episodio, quello in cui ci viene presentata la famiglia Usher, comincia in medias res, con i ragazzi Usher già morti e il capostipite, Roderick, pronto a confessare. Sebbene Una tetra mezzanotte non sia il titolo di nessun racconto, è il primo verso della più celebre poesia di Poe: Il corvo.

Siamo all’inizio di una storia che si abbevera costantemente della mitologia dell’autore statunitense, e così la storia comincia con l’incipit di una delle sue opere più famose.

La maschera della morte rossa

Verna La caduta della casa degli Usher
The Fall of the House of Usher. Carla Gugino as Verna in episode 102 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Il secondo episodio invece presenta un adattamento molto più letterale. Come scopriremo man mano che si va avanti con la serie, ogni puntata racconta la morte di uno degli Usher, fino all’inevitabile caduta finale (come anticipa il titolo), e così in questa puntata assistiamo alla caduta di Prospero, uno dei figli bastardi del protagonista.

Il racconto omonimo adattato in questo caso è la storia di un periodo di peste noto come Morte Rossa, durante il quale la classe alta di una città medievale si rinchiude nel palazzo del principe Prospero. Pensando di essere al sicuro dall’infezione, si lanciano in un lussureggiante ballo in maschera. Ma un ospite misterioso, che indossa una maschera da scheletro, invade la festa e ne consegue l’orrore.

Si tratta proprio di quello che succede nell’episodio: Prospero (come il principe) organizza una festa/orgia durante la quale una figura con una maschera da scheletro e un mantello cremisi assiste a un terribile incidente a causa del quale tutti gli invitati muoiono.

I delitti della Rue Morgue

The Fall of the House of Usher. (L to R) Aya Furukawa as Tina, Igby Rigney as Toby in episode 103 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Nel terzo episodio assistiamo alla morte di Camille. Anche lei bastarda di Roderick Usher, è la figlia più brillante, intelligente, la stratega della famiglia, quella che parla con la stampa e che risolve le questioni pubbliche. In I delitti della Rue Morgue, un personaggio di nome Camille trova la sua morte per mano di un orango omicida, esattamente come accade alla fredda e calcolatrice erede Usher.

Questa storia venne utilizzata anche come fonte di ispirazione per The Raven, film del 2012 con John Cusack che racconta la vita di Edgar Allan Poe, proprio come se fosse uno dei suoi racconti polizieschi.

Il gatto nero

The Fall of the House of Usher. (L to R) Henry Thomas as Frederick Usher, Mark Hamill as Arthur Pym in episode 104 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Si tratta di uno dei racconti più celebri di Poe, ripercorre proprio la vicenda di un uomo, un criminale, che viene spinto a denunciarsi da un gatto nero che lo perseguita. Certo, il nostro Leo, l’Usher che trova la morte in questo quarto episodio, si toglie la vita in autonomia, tuttavia la relazione di Leo con il gatto è la stessa della storia dallo stesso titolo, con risvolti gore molto pesanti e momenti di tensione pura, mentre il giovane uomo scivola nella follia e nella paura.

Il cuore rivelatore

The Fall of the House of Usher. (L to R) Samantha Sloyan as Tamerlane Usher, Henry Thomas as Frederick Usher in episode 105 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

I battito del cuore della sua vittima fa impazzire un assassino che confessa così il suo stesso delitto, dopo giorni di ossessione che lo portano sull’orlo della follia. Si tratta della trama del racconto di Poe con questo titolo, ed è anche quello che accade a Victorine, ultima dei figli illegittimi di Roderick Usher, che ossessionata dal ticchettio di un cuore di cui in realtà aveva sancito la morte, impazzisce e si toglie la vita.

Lo scarabeo d’oro

The Fall of the House of Usher. Samantha Sloyan as Tamerlane Usher in episode 106 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

In questo caso, più che un adattamento da un racconto o da una poesia, si tratta di una citazione, un riferimento che viene utilizzato da Flanagan e dai suoi sceneggiatori per mettere in scena la morte della secondogenita di casa Usher, Tamerlane.

La donna, ossessionata dal lancio di un progetto per dare un nuovo volto all’azienda di famiglia, non dorme per giorni e cade in uno stato confusionale che la porta alla pazzia (complice ovviamente è l’intervento di Verna) e, involontariamente, causa la sua stessa morte. Il nome del progetto è “Goldbug” e The Gold-Bug è proprio il titolo originale del racconto.

Il pozzo e il pendolo

The Fall of the House of Usher. Henry Thomas as Frederick Usher in episode 107 of The Fall of the House of Usher. Cr. Bettina Strauss/Netflix © 2023

Sgradevole e privo di un vero talento, il primogenito di Roderick, Frederick Usher, è forse colui che ha subito maggiormente l’influenza paterna. La sua storia si permea di senso di inadeguatezza, ma non è mai raccontato come una vittima per la quale provare simpatia, perché è anche un terribile carnefice.

Sottopone a terribili torture la moglie, la droga, proprio come fosse la vittima del famoso racconto di Poe che dà il titolo all’episodio. Come nel racconto, la vittima viene drogata, torturata e alla fine scampa al pericolo per un pelo. Tuttavia chi finisce tagliato in due da una lama a forma di pendolo non è lei, ma il suo carnefice, Frederick, appunto. L’ultimo dei figli Usher.

Il corvo

Carla Gugino Verna La caduta della casa degli UsherCome già detto, si tratta del componimento più famoso di Poe. Nella poesia, il nostro narratore è sveglio fino a tardi in una fredda sera d’inverno. Non riesce a dormire perché è addolorato per il suo amore, Lenore, “la fanciulla rara e radiosa che gli angeli chiamarono Lenore”. Un corvo vola in casa dalla sua finestra e lui non riesce a farlo uscire. Il corvo può pronunciare solo una parola, “mai più“, che viene generalmente interpretata come un simbolo che il narratore non supererà mai il suo dolore.

Lenore è la nipote di Usher, figlia di Frederick e unica anima innocente della famiglia, che però non sfuggirà al suo tremendo destino per portare a compimento La caduta della casa degli Usher. Inoltre, attraverso un passaggio di trama intricato, ma estremamente attuale secondo cui una volta morta la ragazzina, si crea per lei una persona virtuale ricavata da tutti i dati dei suoi account social, questa entità virtuale continua a vivere e a mandare messaggi al nonno con scritto “mai più” (sempre con qualche refuso). Un riferimento molto chiaro alla poesia, che si sovrappone all’altro significato che ha il corvo nella storia: l’animale infatti è Verna (leggi qui).

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Michael Caine conferma il suo addio alla recitazione

Michael Caine, la leggendaria star del cinema britannico e mondiale, ha confermato il suo ritiro dalla recitazione all’età di 90 anni. Già il mese scorso, Caine aveva lasciato intendere che il suo ruolo in The Great Escaper sarebbe stato probabilmente l’ultimo della sua carriera, ma ora, in una nuova intervista con il programma Today di BBC Radio 4, Caine lo ha reso ufficiale. “Continuo a dire che andrò in pensione. Ebbene, adesso è così. Con The Great Escaper ho avuto l’opportunità di interpretare un ruolo da protagonista e ho ricevuto recensioni incredibili… Cosa potrò fare di meglio?“.

Le uniche parti che potrei ottenere adesso sono uomini di 90 anni, o forse 85, e molto probabilmente non saranno i protagonisti del racconto. Non ci sono uomini di punta a 90 anni, avrai giovani ragazzi e ragazze piuttosto. Quindi ho pensato che potevo anche andarmene avendo avuto quest’ultima occasione“, ha concluso l’attore. Sembra concludersi così una gloriosa carriera nel mondo del cinema, che ha visto l’attore novantenne recitare in oltre 160 film e vincere numerosi premi, tra cui due Oscar (come Miglior attore non protagonista per Hannah e le sue sorelle e Le regole della casa del sidro), un BAFTA, tre Golden Globe e un premio SAG.

La sua carriera è iniziata nel 1950, il che significa che l’attore ha lavorato per oltre 70 anni ed è apparso in film iconici, tra cui, solo per citare i più recenti, I figli degli uomini, la trilogia di Batman di Christopher Nolan, Interstellar e Youth – La giovinezza. Ora, il suo ultimo film lo vedrà calarsi nella vera storia di Bernard “Bernie” Jordan, un veterano della Royal Navy scomparso dalla sua casa di riposo all’età di 89 anni per recarsi in Francia per poter partecipare al 70° anniversario del D-Day. Distribuito da Warner Bros. Pictures UK, il film ha una data d’uscita prevista per il 6 ottobre nel Regno Unito, mentre non si hanno ancora notizie riguardo una data d’uscita nelle sale italiane.

Edgar Allan Poe: quali storie si trovano nella serie La caduta della casa Usher

Tra le numerose collaborazioni di Mike Flanagan con Netflix ci sono miniserie horror adattate dal lavoro di Shirley Jackson (The Haunting of Hill House) e Henry James (The Haunting of Bly Manor). Si tratta sempre di adattamento moderni di classici del canone letterario. Sembra così molto logico, consequenziale quasi, che ora Flanagan e Netflix si siano messi al lavoro su Edgar Allan Poe, che ha avuto una forte influenza sia su James che su Jackson.

La caduta della casa Usher infatti è il titolo di un racconto di Poe e in quella storia, un narratore senza nome viene convocato nella tenuta del suo vecchio amico, Roderick Usher. La casa è occupata da Roderick e sua sorella gemella, Madeline, che vivono entrambi in uno stato di avanzato decadimento mentale e spirituale. La casa stessa, sospetta il narratore, ha in qualche modo assorbito la loro malattia. Ma per quello che riguarda l’adattamento Netflix, questo racconto non è il solo di Edgar Allan Poe a cui si ispira la serie (sulla piattaforma dal 12 ottobre, qui la recensione). Ecco di seguito tutti i riferimenti a Poe che contiene la serie.

La caduta della casa Usher come Succession, ma in versione Spooky

The Fall of the House of Usher. (L to R) Paola Nuñez as Dr. Alessandra Ruiz, T’Nia Miller as Victorine LaFourcade, Kyliegh Curran as Lenore Usher, Crystal Balint as Morella Usher, Henry Thomas as Frederick Usher, Bruce Greenwood as Roderick Usher, Samantha Sloyan as Tamerlane Usher, Matt Biedel as Bill-T Wilson in episode 101 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Gli Usher di Mike Flanagan sono una grande e litigiosa famiglia, gli eredi di una dinastia farmaceutica. Questi personaggi sono basati su altri personaggi del corpus di racconti di Poe, reinventati attualizzandoli e piegandoli alle esigenze del racconto. Gli Usher costruirono la loro fortuna grazie alla spietata società farmaceutica Fortunato. Ora però qualcuno li sta perseguitando, uno per uno, e si sta vendicando. Si tratta di un adattamento molto libero della storia omonima. Gli Usher letterari sono una famiglia benestante, ma Roderick non ha figli. L’intera famiglia Usher, che risale a generazioni, è nota per aver prodotto un solo erede per ogni generazione, e quindi non si è mai espansa al di fuori della loro unica tenuta.

Il corvo

The Fall of the House of Usher. (L to R) Samantha Sloyan as Tamerlane Usher, Henry Thomas as Frederick Usher in episode 105 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

“Il corvo” è una delle poesie più famose al mondo ed è senza dubbio l’opera più famosa di Poe, tanto che, quando nel 2012 uscì un film che voleva raccontare la vita e l’opera di Edgar Allan Poe, questo era intitolato proprio The Raven. Nella poesia, il nostro narratore è sveglio fino a tardi in una fredda sera d’inverno. Non riesce a dormire perché è addolorato per il suo amore, Lenore, “la fanciulla rara e radiosa che gli angeli chiamarono Lenore”. Un corvo vola in casa dalla sua finestra e lui non riesce a farlo uscire. Il corvo può pronunciare solo una parola, “mai più”, che viene generalmente interpretata come un simbolo che il narratore non supererà mai il suo dolore.

Guardando ai titoli di tutti gli otto titoli degli episodi, e Una tetra Mezzanotte dell’episodio 1 e Il corvo dell’episodio 8 sono entrambi riferimenti a questa poesia. Nella serie Netflix, un corvo perseguita Roderick Usher. Inoltre, il personaggio interpretato da Carla Gugino – un’entità soprannaturale che sembra intenzionata a vendicarsi dell’intero clan Usher – si chiama Verna, anagramma di Raven – Corvo in inglese. Verna e il corvo possono essere forme alternative della stessa creatura. Infine, la nipote di Roderick (Kyliegh Curran), l’unico membro innocente della famiglia Usher, si chiama Lenore.

La maschera della morte rossa

The Fall of the House of Usher. Carla Gugino as Verna in episode 102 of The Fall of the House of Usher. Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

La maschera della morte rossa è una storia di vendetta, basata sulla stessa divisione di classi che in parte racconta la serie. Edgar Allan Poe ambienta questo racconto in un periodo di peste noto come Morte Rossa, durante il quale la classe alta di una città medievale si rinchiude nel palazzo del principe Prospero. Pensando di essere al sicuro dall’infezione, si lanciano in un lussureggiante ballo in maschera. Ma un ospite misterioso, che indossa una maschera da scheletro, invade la festa e ne consegue l’orrore.

L’episodio 2 si intitola La maschera della morte rossa e uno dei tanti figli di Roderick è Prospero (Sauriyan Sapkota), che è il nome del principe che organizza il ballo in maschera.

Storia di Arthur Gordon Pym

The Fall of the House of Usher. (L to R) Carl Lumbly as C. Auguste Dupin, Mark Hamill as Arthur Pym in episode 101 of The Fall of the House of Usher. Cr. Ricardo Hubbs/Netflix © 2023

Mark Hamill interpreta Arthur Pym, l’avvocato della famiglia Usher, noto anche come “il Pym Reaper”. Pym è una sorta di riparatore iper-competente della famiglia, e si occupa del lavoro sporco degli Usher. Il nome deriva da Storia di Arthur Gordon Pym, l’unico romanzo di Poe. Il romanzo, che Poe scrisse perché i suoi racconti dell’orrore non vendevano, era inteso come un punto di partenza.

È una storia serializzata su un giovane che cerca l’avventura in alto mare e il personaggio di Hamill, in effetti, viene dipinto come un uomo dal passato misterioso e avventuroso capace di tutto, che in età adulta ha prestato con devozione i suoi servigi alla famiglia Usher.

Annabelle Lee

La caduta della casa degli Usher Carla Cugino
Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

La maggior parte della storia sarà raccontata in flashback, narrati da Roderick a Dupin (Carl Lumbly). In un lontano passato, incontreremo la prima moglie di Roderick Usher, nonché l’amore della sua vita, di nome Annabelle Lee (Katie Parker). Anabelle Lee è anche il nome della poesia di Poe su un amore infantile scomparso. Si ritiene generalmente che la poesia sia ispirata alla moglie di Poe, Virginia Eliza Clemm, che era anche sua cugina. Poe, la cui biografia è piuttosto sgradevole, sposò Clemm quando lei aveva 13 anni e lui 26.

La serie è piena di riferimenti a Edgar Allan Poe

La caduta della casa degli Usher recensione
The Fall of the House of Usher. Carl Lumbly as C. Auguste Dupin in episode 101 of The Fall of the House of Usher. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

A prima vista, nella serie Netflix ci sono innumerevoli altre allusioni a Poe alcune fondamentali per la storia, altre solo divertente Easter Egg. Dupin di Carl Lumbly è un avvocato che tenta di fare giustizia incriminando gli Usher, il nome completo del suo personaggio è C. Auguste Dupin, il nome di un detective che appare in tre romanzi polizieschi di Poe, tra cui I delitti della Rue Morgue, che condivide il nome con l’episodio 3 della serie. Dupin, predecessore di Sherlock Holmes, è considerato il primo detective della letteratura. Si ritiene che Poe abbia essenzialmente inventato anche questo genere, che chiamò i suoi “racconti di raziocinio” perché il termine “giallo” non esisteva ancora. Qui, il personaggio di Dupin è stato fuso insieme a quello del narratore in La caduta della casa degli Usher.

La maggior parte dei nomi dei personaggi sono stati chiaramente tratti dai testi di Poe, ma spesso non c’è alcun collegamento con le storie da cui sono stati presi in prestito i nomi. Ciascuno dei nomi dei figli di Roderick deriva dalle opere minori di Poe. Frederick (Henry Thomas) è un uomo tedesco che eredita la fortuna della sua famiglia e poi diventa tragicamente ossessionato da un cavallo nella storia “Metzengerstein“. Tamerlane (Samantha Sloyan) era un conquistatore storico su cui Poe scrisse una poesia. Napoleone, Leo nella serie, (Rahul Kohli) è un uomo vanitoso che rifiuta di indossare gli occhiali in Gli Occhiali. Camille (Kate Siegel) è vittima di un orango omicida in I delitti della Rue Morgue. Victorine (T’Nia Miller) viene sepolta viva in La sepoltura prematura. William Wilson (Matt Biedel), il marito di Tamerlane, è perseguitato dal suo doppelgänger in “William Wilson”.

Infine, ci sono titoli degli episodi… Ma questa è un’altra storia! (leggi qui per scoprirla)

La caduta della casa degli Usher: la spiegazione del finale

La caduta della casa degli Usher: la spiegazione del finale

Come nel caso di molte serie horror dirette da Mike Flanagan (Hill House, Midnight Mass), il finale tragico de La caduta della casa degli Usher (qui la recensione) apre un varco nell’esplorazione della famiglia, dell’avidità e delle conseguenze.  Basato vagamente sull’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, la serie analizza il percorso di ascesa e di resa dei conti della ricca famiglia Usher. Dopo anni di lusso senza alcuna conseguenza legale, tutti i discendenti di Roderick Usher muoiono uno per uno, pagando con la vita il prezzo dei suoi peccati.

Nel finale di La caduta della casa degli Usher, ogni membro della famiglia è morto: dalla gentile Lenore al violento Frederick, chiunque avesse il sangue di Roderick cade con lui. Il loro destino crudele è esaltato dal personaggio di Verna, un demone con cui Roderick e Madeline avevano fatto un patto anni prima. Dopo aver confessato tutti i suoi crimini e delitti, Roderick muore insieme alla gemella Madeline seppellito dalle macerie della loro casa d’infanzia, che collassa su se stessa. Nei momenti finali dell’ultimo episodio Auggie Dupin visita le tombe degli Usher e Verna recita un poema, ammirando le ceneri della dinastia caduta.

Perché muoiono tutti nella famiglia Usher: il patto di Verna spiegato

La caduta della casa degli Usher Carla Cugino
Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

La morte di ogni membro della famiglia Usher è il risultato del patto siglato tra Verna, Roderick e Madeline la notte di Capodanno del 1979. Dopo che i due hanno ucciso Rufus Grisworld per fare la loro scalata alla Fortunato, i due gemelli si imbattono in quello che credono sia un bar, gestito dalla barista Verna. I due finiscono a parlare con Verna per tutta la sera, finché la misteriosa barista li tenta con un’offerta allettante. Verna gli promette tutto quello che desiderano, ma ad un costo: la prossima generazione avrebbe pagato. Alla morte di Roderick tutta la dinastia degli Usher sarebbe morta con lui: Madeline, i suoi figli e nipoti inclusi.

Mentre Roderick otteneva una vita più lunga di qualsiasi altro Usher, tutti i suoi eredi avrebbero avuto un’esistenza privilegiata ma breve. Anche se il patto venne stretto nelle prime ore del primo gennaio del 1980, Verna riscuoterà la sua parte dell’accordo solo nel novembre 2023, nel momento in cui Roderick arriva allo stato terminale della CADASIL.

Quando la sua malattia avanza, Verna prende in ordine tutte le vite che Roderick le aveva consegnato: Perry, Camille, Leo, Victorine, Tamerlane, Frederick, Lenore, Madeline e lui stesso. Non era importante se la persona portasse il suo cognome o se si opponesse ai peccati di Roderick: ognuno di loro era stato condannato a morte quella notte di 43 anni prima.

La spiegazione della battuta finale di Roderick Usher: “Nevermore” in La caduta della casa degli Usher

La caduta della casa degli Usher recensione
The Fall of the House of Usher. Carl Lumbly as C. Auguste Dupin in episode 101 of The Fall of the House of Usher. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

Nel momento prima che la sua casa d’infanzia crolli, Roderick pronuncia le parole “mai più” (originale Nevermore). Questa battuta è associata al poema “il corvo” di Edgar Allan Poe, dove le parole sono dette ripetutamente dal volatile per schernire il protagonista. Nel poema, il narratore è tormentato per la perdita della sua amata Lenore: questo è un parallelismo con Roderick e la perdita di sua nipote per via delle sue azioni. Nel poema il narratore si chiede se mai sarà riunito nella morte con la sua Lenore ed a questo il corvo replica “mai più”.

Anche se Lenore era già morta, Roderick continua a ricevere messaggi dalla sua versione IA per tutta la notte, che ripetono semplicemente la parola “nevermore” per diverse volte ed in diverse forme. Roderick allora ripete “mai più” a sua sorella Madeline (che pensava di avere già ucciso) che replica lo stesso rito di morte, come i loro genitori più di 60 anni prima. Mentre i due fratelli muoiono nello spesso modo in cui tutto è cominciato, Roderick chiude tristemente il cerchio della famiglia. Mai più una cosa del genere sarebbe successa alla famiglia Usher. Mai più Roderick avrebbe preso vite innocenti per il proprio tornaconto.

La spiegazione del poema “Gli spiriti dei morti” di Verna

La caduta della casa degli Usher serie tv netflix 2023
EIKE SCHROTER/NETFLIX

Nel finale de La caduta della casa degli Usher, Auggie visita le tombe per informarli di cosa ne è stato del mondo dopo la loro dipartita: Auggie è andato in pensione, Juno è riuscita a disintossicarsi dal ligodone ed ha ereditato tutta la fortuna di Roderick, la Fortunato si è dissolta ed ogni suo dollaro è stato investito per la disintossicazione e la ricerca, Arthur conclude la sua vita in prigione. Dopo che Auggie lascia il cimitero, Verna recita un inquietante poema mentre poggia su ogni lapide oggetti che rappresentano cosa ha causato il loro decesso. I versi recitati da Verna provengono dal poema di Poe “gli spiriti dei morti”.

Il poema ha lo scopo di esplorare la bellezza di cosa porta la morte, considerando l’uomo e la natura come un unicum più che due entità separate. Mentre lamenta la misteriosa matura della morte ed il passaggio dalla vita all’oltre vita, il poema mette in guardia contro la possibilità di romanticizzarlo. Il mondo e la vita sono pieni di misteri, ma la morte si dimostra essere il più grande di tutti. Il poema enfatizza che mentre le persone possono essere sole in vita, non lo sono nella morte.

Tornando alla morte della famiglia Usher, ogni membro era solo in un certo senso; prima che Camille morisse, lei ha spiegato che la mancanza di affetto paterno ha lasciato un vuoto che non potranno mai colmare. In vita, loro erano concentrati sull’orgoglio, l’avidità e il poter che alla fine li ha lasciati vuoti e soli; ora però loro giacciono insieme nella morte, ora possono realmente essere una famiglia. La morte ha portato agli Usher la pace e l’unità che non avevano ottenuto in vita.

Qual è il significato de La caduta della casa degli Usher?

La caduta della casa degli Usher mette in guardia dalla trappola del potere, dai peccati dell’orgoglio e dell’avidità.  Roderick Usher ha venduto la sua famiglia (in un tempo in cui erano tutti innocenti) per l’agio, il potere e nessuna conseguenza per le sue azioni. Nel fare ciò, ha legato il loro destino ad una fine crudele che ha dimostrato che tale patto non era valso la pena per la vita di ognuno di loro. Montagne di denaro e di privilegi non gratificano l’esistenza, e la ricerca della ricchezza di Roderick è costata al mondo milioni di vite. Per il suo personale tornaconto, Roderick ha condannato milioni di innocenti ad un fato orribile.

Come rappresentato nel personaggio di Annabelle Lee, Roderick era più felice proprio quando non aveva grandi ricchezze.  Roderick avrebbe vissuto un’esistenza felice piena di amore semplicemente rimanendo umilmente con Annabelle, Frederick e Tamerlane.

La caduta della casa degli Usher paragona l’ottenimento di un’eccessiva ricchezza materiale con il fare un patto con il diavolo. Per mantenere il proprio impero, si finirebbe per abbandonare le leggi della morale e dell’etica. E questa sete di potere viene tramandata nelle generazioni. Anche se gli eredi di Roderick fossero vissuti, non avrebbero fatto altro che vivere nell’avidità e tramandare tale desiderio di ricchezza ai loro figli: anche Lenore sarebbe nel tempo stata contaminata dal marcio della famiglia.

Quando avidità, denaro, orgoglio e potere diventano l’unità di misura per l’amore e l’approvazione nella famiglia, si è condannati. Anche se Auggie ha mentito riguardo l’informatore, nessuno ha esitato a rivoltarsi l’uno contro l’altro. Neanche il buono riesce a sopravvivere quando un tale veleno si è infiltrato in famiglia: Annabelle e Lenore ne sono l’esempio.

Ouroboros: chi è il personaggio della serie LOKI, storia dei fumetti e modifiche nell’MCU

La seconda stagione di LOKI vede l’aggiunta di un nuovo personaggio noto come Ouroboros MCU. La seconda stagione della serie Disney+ guidata da Tom Hiddleston è stata annunciata il 14 luglio 2021, durante il finale della prima stagione di Loki, ed è destinata a seguire gli sviluppi degli eventi raccontati nella prima stagione, che ha visto l’omonimo Dio dell’inganno esplorare la Time Variance Authority (TVA), alle prese con varianti multiversali di se stesso e faccia a faccia con Colui che Rimane di Jonathan Majors, una variante di Kang il Conquistatore.

La prima stagione di LOKI si è conclusa con Sylvie, interpretata da Sophia Di Martino, che uccide Colui che Rimane, creando migliaia di linee temporali ramificate, e intrappolando Loki in una versione molto diversa della TVA, governata dallo stesso Kang il Conquistatore. Mentre la seconda stagione di Loki introdurrà Victor Timely, un’altra variante di Kang, nel franchise, l’MCU è anche benedetto dal debutto di Ke Huy Quan.

Ke Huy Quan interpreta Ouroboros nella seconda stagione di Loki

Ke Huy Quan interpreta Ouroboros nella seconda stagione di LokiKe Huy Quan assume il ruolo di Ouroboros nella seconda stagione di Loki, confermando i rumors c he hanno preceduto l’uscita della seconda stagione. Quan è un’aggiunta brillante al MCU, è apparso come Short Round in Indiana Jones e il Tempio Maledetto quando aveva solo dodici anni, e apparendo come l’inventore Richard “Data” Wang un anno dopo in The Goonies. Dopo essersi preso una lunga pausa dalla recitazione, Quan è tornato nel ruolo di Waymond Wang in Everything Everywhere All At Once con Michelle Yeoh, Stephanie Hsu e Jamie Lee Curtis.

Spiegato il ruolo di Ouroboros nella seconda stagione di Loki

Spiegato il ruolo di Ouroboros nella seconda stagione di LokiSi scopre che Ouroboros di Ke Huy Quan è l’ingegnere capo della TVA e, in effetti, il loro unico ingegnere. In quanto tale, è responsabile della manutenzione e della riparazione di tutti gli strumenti della fazione, compresi i dispositivi per viaggiare nel tempo, il che lo mette nella posizione di occuparsi di una tecnologia molto complicata. Fortunatamente, OB ha dimostrato di essere un vero e proprio genio e si è impegnato nel suo lavoro, poiché il primo episodio della seconda stagione di Loki lo vede trascorrere 400 anni faticando senza un solo visitatore, finché non appare Loki stesso.

Ouroboros nei fumetti Marvel spiegato

Ci sono diverse rappresentazioni di Ouroboros nelle pagine dei fumetti Marvel. L’Oculus Oroboros viene presentato come un condotto di magia elementale, che raffigura una variazione della classica forma dell’ouroboros, un serpente che si mangia la coda presentando un secondo serpente. Il Dottor Destino una volta tentò di sfruttare il potere dell’Oculus Oroboros, ma fu fermato dal Dottor Strange. C’è anche un ammiraglio Ouroboros, apparso in Silver Surfer vol. 7 #11, raffigurato come un personaggio antagonista che si trova faccia a faccia con Silver Surfer dopo che quest’ultimo è rimasto intrappolato in un loop temporale, che ricorda Il giorno della Marmotta.

Non è chiaro se queste idee si svilupperanno nella seconda stagione di Loki, anche se è già stato dimostrato che la tecnologia di distorsione del tempo della TVA intrappola gli individui in cicli temporali. È interessante notare che il loop temporale in cui si trova Silver Surfer viene chiamato nastro di Möbius: il personaggio di Loki di Owen Wilson si chiama Mobius M. Mobius e Tony Stark ha utilizzato una striscia di Möbius invertita per creare viaggi nel tempo in Avengers: Endgame. È possibile che questo tema del loop temporale possa svolgere un ruolo importante nella seconda stagione di Loki, ma il nome Ouroboros potrebbe anche suggerire una connessione più profonda con Loki stesso.

Ouroboros e Jörmungandr nella mitologia norrena e cosa potrebbe significare per Loki

Ouroboros e Jörmungandr nella mitologia norrena e cosa potrebbe significare per LokiLa forma dell’ouroboros è quella di un serpente che forma un cerchio, con l’estremità della coda in bocca. Questa immagine affonda le sue radici nell’iconografia dell’Antico Egitto e dell’Antica Grecia, ma ha anche un profondo legame con la mitologia norrena, su cui si basano la maggior parte delle trame del MCU di Thor e Loki. Nel mito nordico, Ouroborus è raffigurato come Jörmungandr, o il Serpente del Mondo, abbastanza grande da avvolgere il mondo intero. In questi racconti si dice che non appena Jörmungandr libera la coda, inizierà il Ragnarok.

Ciò che approfondisce il mistero, tuttavia, è il fatto che il serpente di Midgard è in realtà uno dei figli di Loki nella mitologia norrena, insieme a Hel, la dea della morte, e al lupo Fenrir, entrambi adattati per Thor: Ragnarok. Hela di Cate Blanchett era la sorella di Loki nel MCU. Nella mitologia norrena, Thor si scontra spesso con Jörmungandr, impegnandosi in epiche battaglie con il serpente, combattendo persino fino alla morte durante Ragnarök. Non è chiaro quanto di questo sarà adattato da Ke Huy Quan nella seconda stagione di Loki, ma potrebbe anche indicare un legame più profondo tra il personaggio di Quan e lo stesso Dio dell’inganno.

Festa del Cinema di Roma: masterclass con Michel Gondry e Jonathan Glazer

La Festa del Cinema di Roma presenta il programma degli incontri della diciottesima edizione che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

Masterclass

I Premi alla Carriera Isabella Rossellini e Shigeru Umebayashi saranno protagonisti di due masterclass con il pubblico. Isabella Rossellini condividerà con la platea il suo percorso di artista poliedrica e anticonformista che l’ha vista lavorare come filmmaker, sceneggiatrice e attrice di straordinario valore al fianco di registi come David Lynch e Robert Zemeckis. Il compositore giapponese Shigeru Umebayashi, autore di alcune fra le più iconiche colonne sonore della storia del cinema mondiale, ripercorrerà con gli spettatori le sue collaborazioni con cineasti del calibro di Wong Kar-wai, Zhāng Yìmóu e Tom Ford.

Fra i protagonisti delle Masterclass con il pubblico ci saranno inoltre Michel Gondry e Jonathan Glazer. Il regista francese sarà al centro di un omaggio che comprenderà Le Livre des solutions, il suo lavoro più recente, l’anteprima mondiale In Bed With Gondry di François Nemeta, ritratto intimo del geniale cineasta, e Se mi lasci ti cancello, che gli è valso il Premio Oscar alla Migliore sceneggiatura originale.

Jonathan Glazer, dopo aver lavorato ai video musicali di alcuni straordinari artisti come Massive Attack, Radiohead e Jamiroquai, è approdato al grande schermo con titoli come Birth – Io sono Sean Under the Skin. Il regista sarà alla Festa del Cinema con il suo nuovo film, The Zone of Interest, Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2023.

ABSOLUTE BEGINNERS

La sezione in cui un autore affermato rievoca la storia del proprio esordio al cinema ospiterà nel 2023 gli incontri con Giuseppe Tornatore e Gianfranco Rosi. Il regista premio Oscar sarà alla Festa con Il camorrista – La serie (1986), girata contestualmente al suo omonimo film d’esordio e mai andata in onda, presentata in anteprima nella nuova versione prodotta da Titanus Production e RTI – Mediaset e distribuita da Minerva Pictures, con il restauro curato dallo stesso Tornatore.

Gianfranco Rosi invece racconterà al pubblico la sua prima esperienza dietro la macchina da presa, avvenuta con la regia di Boatman (1993), un viaggio lungo le rive del Gange in compagnia di un Caronte d’eccezione: il barcaiolo Gopal, che conosce ogni ansa del fiume. Il documentario, di cui nel 2023 ricorre il trentennale, è stato presentato con successo nell’ambito di alcuni importanti festival internazionali come il Sundance, Locarno e Toronto.

PASO DOBLE

Paso Doble è la sezione che la Festa del Cinema dedica al dialogo fra due autori. Il primo incontro vedrà protagoniste Emma Dante ed Elena Stancanelli, rispettivamente regista e cosceneggiatrice di Misericordia, presentato fra le Proiezioni Speciali della diciottesima edizione della Festa.

Il secondo Paso Doble coinvolgerà il cineasta argentino Lisandro Alonso, autore di Eureka, presentato al Festival di Cannes 2023 e riproposto nella sezione Best of 2023, e il regista italiano Alessio Rigo De Righi, candidato nel 2022 al David di Donatello come miglior regista esordiente per Re Granchio, film diretto insieme a Matteo Zoppis e presentato alla Quinzaine des Réalizateurs nel 2021.

FESTA DEL CINEMA DI ROMA

18|29 ottobre 2023

Il Camorrista – La serie di Giuseppe Tornatore, girata contestualmente all’omonimo film d’esordio del regista premio Oscar, e mai andata in onda, sarà presentata nella nuova versione, prodotta da Titanus Production e RTI – Mediaset, in anteprima giovedì 26 ottobre alla diciottesima edizione della Festa del Cinema.  Il giorno successivo, il cineasta sarà ospite della Festa del Cinema per un incontro con il pubblico

Il camorrista – La serie di Giuseppe Tornatore sarà presentata in anteprima giovedì 26 ottobre alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

La serie in cinque puntate è stata girata nel 1985, contestualmente alla realizzazione dell’omonimo film a suo tempo prodotto da Titanus Produzione e ReteItalia e uscito nelle sale nel 1986. La serie non è mai andata in onda. “L’attuale rielaborazione, che ha richiesto un grande impegno in termini artistici e di professionalità coinvolte, è stata completata dopo quasi un anno di attività ed è stata prodotta da Titanus Production e RTI – Mediaset e viene distribuita da Minerva Pictures” spiega il Presidente della Titanus Guido Lombardo. Il restauro è stato curato dallo stesso Tornatore: il pubblico potrà assistere alla prima e alla quarta puntata alle ore 19 nella Sala Sinopoli.

Il giorno successivo, il cineasta Premio Oscar e Grand Prix a Cannes per Nuovo Cinema Paradiso, sarà ospite della Festa del Cinema per un incontro con il pubblico che si terrà alle ore 16 sempre in Sala Sinopoli.

Spiega Giuseppe Tornatore: “Curioso destino quello del mio primo film, Il camorrista. Pur di farlo, il produttore Goffredo Lombardo della Titanus mi propose di realizzarne anche una versione a puntate per la televisione. Un azzardo in anticipo sui tempi, eravamo nel 1985, la febbre della serialità era ancora lontana, ma grazie alla lungimiranza di Lombardo disponemmo del budget utile alla realizzazione del progetto. Girai dunque contemporaneamente sia il film destinato allo sfruttamento cinematografico tradizionale che le cinque puntate di un’ora ciascuna per la televisione. Purtroppo il film non ebbe vita facile a causa dei temi scottanti che trattava e sparì dalla circolazione poche settimane dopo l’uscita nelle sale. Scoraggiati, i distributori non mandarono mai in onda la serie televisiva, e i cinque episodi andarono smarriti nei magazzini dei materiali in 35mm. Oggi, dopo circa quarant’anni, grazie alla ripresa produttiva del glorioso marchio Titanus, quelle cinque ore sono riemerse dall’ombra e Guido Lombardo, insieme ai nuovi dirigenti, mi ha chiesto di restaurarle e rieditarle. Ho aderito volentieri all’impresa, che ha comportato una nuova scansione in 4k dei supporti originari, un’innovativa color correction, un prodigioso rifacimento del suono mono riconvertito in 5.1, e il resize in formato 16:9 dall’originale 1:33. Il montaggio è rimasto intatto ma con lievi alleggerimenti per ridurre la durata di ciascuna puntata a circa cinquantacinque minuti. Tornare a rimettere le mani in un progetto realizzato quando ero poco più che ragazzo è stata una vera emozione, perché vi ho ritrovato tutto l’impegno e l’entusiasmo che mi avevano avvicinato al mestiere del cinema”.

Lucca Comics & Games 2023: inaugurate le mostre di Palazzo Ducale

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Dai maestri del fumetto internazionale, alle realizzazioni artistiche legate al mondo del fantastico, dall’illustrazione alle visioni connesse profondamente con il mondo dell’arte classica. Hanno preso il via le mostre di Lucca Comics & Games ospitate a Palazzo Ducale: artisti e artiste sono celebrati con vere e proprie “personali”.

Primo atto di TOGETHER, la 57esima edizione di Lucca Comics & Games – festival realizzato da Lucca Crea insieme al Comune di Lucca – con l’inaugurazione delle sette mostre allestite nelle splendide sale di Palazzo Ducale (Lucca – piazza Napoleone), messe a disposizione della Provincia di Lucca e grazie all’ospitalità della Prefettura.

Tra gli ospiti dell’inaugurazione, due dei protagonisti delle mostre, Luis Royo e Romulo Royo, padre e figlio, che hanno ringraziato gli organizzatori e definito: Lucca come la capitale del fantasy. In mostra oltre 80 opere buona parte delle quali di grandissime dimensioni e mai esposte prima e che si ispirano alle opere di Goya.

Nella prestigiosa sede affrescata, che fu reggia di Maria Luisa di Borbone ai primi dell’800, le mostre sono tra gli appuntamenti più attesi di tutti gli universi celebrati all’interno del festival e costituiscono il fiore all’occhiello del programma culturale della manifestazione.

Le esposizioni saranno accessibili a ingresso libero dal 15 al 31 ottobre (da martedì a sabato ore 15-19, domenica ore 10-13 / 15-19; chiuso il lunedì). Dal 1° al 5 novembre l’accesso sarà consentito ai soli possessori del biglietto di ingresso del festival (ore 9.00 – 19.00). Anche quest’anno i visitatori e le visitatrici potranno approfondire le voci e le visioni degli artisti e delle artiste in mostra, raccontati nel volume Lucca Comics & Games 2023, Together, Artbook delle mostre (IF Edizioni) che sarà disponibile a partire dal 14 ottobre presso il bookshop (alcuni testi a seguire sono estratti dell’Artbook, scritti dai curatori e dalle curatrici).

Queste le mostre di Palazzo Ducale del Lucca Comics & Games 2023

Asaf & Tomer Hanuka: A Tribe of Two A cura di Cosimo Lorenzo Pancini e Guido Martini

Qualunque sceneggiatore di anche mediocre talento sa che un supereroe è nulla senza l’adeguata “origin story”. Ci vuole il casuale morso d’un improbabile ragno radioattivo per far nascere Spider-Man, la morte dei genitori per creare Batman, quella d’un intero pianeta per Superman. E spesso, grandi poteri sono accompagnati non solo da grandi responsabilità, ma anche da fragilità invincibili: la cecità di Daredevil, il cuore malato di Tony Stark, l’aspetto da sfigato di Clark Kent. Nella “origin story” di Tomer e Asaf Hanuka – autori del poster dell’edizione 2023 di Lucca Comics & Games – c’è un paese ricco di bellezza e storia, quanto segnato da tensioni e guerre: Israele.

I due fratelli gemelli crescono, per dirla con le loro parole, come una “tribù di due persone”, e scoprono il loro superpotere grazie all’incontro casuale con una manciata di grandi del fumetto. Non servono ragni radioattivi: bastano le tavole Marvel, le visioni manga di Katsuhiro Otomo e la linea chiara ineffabile di Jean “Moebius” Giraud a spingerli sulla strada del fumetto e dell’illustrazione.

Lo fanno con storie personali e tempi diversi, l’uno (Asaf) lavorando in patria e pubblicando per il mercato europeo; l’altro (Tomer) cercando fortuna negli Stati Uniti, e trovandola infine grazie alle copertine realizzate per il New Yorker, il traguardo ideale per ogni illustratore. Negli anni in cui seguono ognuno il proprio diverso percorso non perdono – del resto sono gemelli – il contatto continuo, collaborando su fumetti (Il Divino sui testi di Boaz Lavie), concept art per l’animazione (Valzer con Bashir di Ari Folman) e su progetti personali artistici (The Moodies).

Il loro superpotere è il disegno, e lo stile di entrambi è figlio delle mille contaminazioni del presente, basato sulla semplicità apparente della linea chiara franco-belga unita alla sensibilità digitale che mixa videogame art, anime e riferimenti alle avanguardie del Novecento. Sono entrambi prolicissimi e versatili, capaci di passare senza soluzione di continuità dai mondi fantastici dell’intrattenimento popolare alla tesa rappresentazione del reale. (…) In bilico tra rappresentazione figurativa e cromie astratte, tra la semplicità del reale e la complessità del pensiero, l’opera di Asaf e di Tomer rappresenta al meglio la capacità di raccontare la ricchezza del mondo raggiunta dall’illustrazione e dal fumetto. Sono arti che solo una manciata di anni fa erano considerate “minori”, e che invece proprio grazie alla loro capacità di comunicare e coinvolgere la collettività hanno trovato un modo straordinario di diventare strumenti per leggere il mondo in cui viviamo, per orientare la nostra vita e guidarci, ognuno nel proprio videogioco in prima persona, ad una meta che esiste solo se la pensiamo insieme.

Garth Ennis: Till the End of His Words A cura di Luca Bitonte e Alessandro Apreda 

Questa non è solamente una mostra sul Maestro di Belfast, ormai cittadino di NY: piuttosto su di lui e i suoi amici, su quel rapporto unico che può nascere solo tra i tavoli di un pub. Lui li ha conservati tutti, questi affetti, esaltandoli e traendo dalla somma delle singole parti una forza incredibile. Questa è una mostra sul legame indissolubile tra queste persone, e sull’arte infinita che ne è scaturita. (…) Una mostra collettiva, che prova a rendere omaggio all’incredibile storytelling del ragazzaccio, e contemporaneamente a chi questo storytelling lo ha reso reale, possibile, efficace, carnale e materiale. Questo percorso espositivo vuole esaltare il lavoro, la dedizione e l’arte di tanti artisti, tanti artigiani che hanno dato corpo all’idea di Garth, imprimendola nella memoria del lettore.

(…) Loro hanno dato un volto a Jesse e lo hanno accompagnato nella sua ricerca di Dio; hanno impresso quel dito medio alzato contro i demoni, e contro i lettori, da John Constantine; hanno reso espressivo e amabile Tommy Monaghan; hanno reso il dramma della guerra come raramente si era visto nei cicli di fumetti bellici, tanto cari a Garth; hanno reso reali i supereroi con i quali mai vorresti avere a che fare, i terribili ragazzi di The Boys. E quindi un grazie infinito a Garth. A Steve Dillon e Carlos Ezquerra che non sono purtroppo più tra noi, a John McCrea, Russ Braun, Keith Burns, PJ Holden, David Lloyd, Darick Robertson, Glenn Fabry, Henry Flint, Goran Sudzuka. E a Stuart Moore e Karen Berger, che non hanno disegnato le fantasie di Garth, ma sono stati fondamentali per portarle su carta.

Usamaru Furuya: This Time is Different A cura di Giovanni Russo e Paolo La Marca

Usamaru Furuya è una delle voci più interessanti del fumetto giapponese contemporaneo. Questa mostra racconta la sua caratteristica peculiare ovvero la continua evoluzione. In effetti è difficile fissare una volta per tutte le coordinate del suo percorso. La sua copiosa produzione spazia continuamente, alla ricerca di un’impossibile punto di equilibrio fra istanze mainstream e nicchie underground più o meno consolidate.

Ha toccato – quasi – tutti i generi, usato tutte le tecniche, adeguato il suo linguaggio a storie sempre diverse, pur sempre, inconfondibilmente, sue.

Fra le sue opere in mostra lo sperimentale Palepoli, il fantasy poetico La musica di Marie, l’adattamento letterario Lo squalificato, il grottesco Litchi Hikari Club.

AkaB: Qui non esiste morale A cura di Carlotta Vacchelli

Irrequieta, intensa, controversa, l’opera di AkaB (Gabriele di Benedetto, 1976-2019) rappresenta una tappa fondamentale nella storia del fumetto italiano degli ultimi 30 anni, intersecando generi (vignette, storie brevi, graphic novel, webcomics), mercati (dall’autoproduzione al mainstream) e arti disparate (pittura, grafica, illustrazione, animazione, cinema sperimentale e musica indipendente).

Questa mostra ne racconta il percorso artistico quanto l’altrettanto importante attività di instancabile operatore culturale, promotore di gruppi e collettivi, fautore di progetti editoriali, iniziatore di processi di tutela e valorizzazione dei mestieri legati al fumetto. Incessante “esploratore delle condizioni dell’animo umano e sperimentatore non convenzionale”, AkaB ha rappresentato, per il suo pubblico affezionato e per la critica, una figura di artista di indiscusso valore, non a caso unico vincitore postumo del premio come Maestro del Fumetto ai Lucca Comics Awards 2020.

Luis Royo & Romulo Royo: Art Generations A cura di Mauro Bruni

Considerato il più influente artista europeo del suo genere, Luis Royo torna a Lucca Comics & Games con una mostra in Palazzo Ducale dedicata alla sua arte fantastica. I suoi lavori di stampo fantastico ed erotico lo hanno reso uno dei più importanti artisti contemporanei del suo campo. Ha esposto in numerose mostre e i suoi libri sono diventati dei punti di riferimento per molti artisti successivi; nel 2016 ha lasciato l’impronta delle mani per la Walk of Fame di Lucca Comics & Games. Nel percorso della sua straordinaria carriera, non può però mancare il lavoro svolto insieme al figlio Romulo, uno dei talenti più cristallini fra gli artisti contemporanei. Due generazioni a confronto che si avvicinano fino a creare un’unica immagine utilizzando le tecniche più amate da ognuno dei due artisti. L’espressività delle guerriere e le visionarie città futuristiche si fondono con le architetture della Galleria Ammannati, una comunione di tecniche e di visioni che stupiranno i visitatori dell’esposizione dedicata ai Royos.

Amélie Fléchais: Sentieri smarriti, sentieri ritrovati A cura di Roberto Irace

Character designer, animatrice, illustratrice, fumettista, autrice… sono alcune tra le tante anime di Amélie Fléchais. Francese, classe 1989, sarà per la prima volta a Lucca Comics & Games con la più grande mostra a lei dedicata, la prima in Italia, un’esposizione che contiene tavole estratte dai suoi primi lavori autoriali come Il sentiero smarrito e Lupetto Rosso, L’uomo Montagna, realizzato con Séverine Gauthier e la pluripremiata opera Le Guerriere della Valle, realizzata con Jonathan Garnier (tutti editi in Italia da Tunué). Una serie di storie per ragazzi, che sussurrano anche agli adulti. Un affresco sul crescere e sul divenire con fiabe capovolte, le prime avventure, la natura che si ribella alle brutture dell’uomo: sono solo alcuni dei temi che l’autrice affronta nelle sue opere piene di poesia. Opere che, partendo dal media del fumetto, sono anche caratterizzate da una forte impronta illustrativa e di animazione. Il tutto accompagnato da illustrazioni personali inedite e alcuni degli studi di personaggi, sfondi e ambienti fatti per film come La canzone del mare (Cartoon Saloon), Onward (Pixar) e Trolls (Dreamworks).

Fumetti nei Musei | La terza edizione in mostra

Alla vigilia della pubblicazione della terza edizione di Fumetti nei Musei, questa mostra, a cura di Mattia Morandi, Simona Cardinali, Chiara Palmieri, svela per la prima volta le copertine e alcune tavole dei nuovi diciassette racconti ambientati nei luoghi della bellezza italiana. Anche in questa circostanza il progetto del Ministero della Cultura, realizzato in collaborazione con la casa editrice Coconino Press – Fandango, dimostra grande vivacità, dando “voce” alla creatività di artiste e artisti di generazioni, stili e linguaggi differenti e rafforza il legame tra le istituzioni culturali e il fumetto italiano contemporaneo.

Proprio qui a Lucca Comics and Games, la collana Fumetti nei Musei ha ricevuto sin dal suo esordio importanti riconoscimenti che hanno contribuito ad avvicinare il fumetto e le grandi istituzioni culturali italiane. Ne sono la riprova: il Premio Gran Guinigi come migliore iniziativa editoriale nel 2018; la nascita del Fondo Fumetti nei Musei delle Gallerie degli Uffizi, che raccoglie gli autoritratti delle autrici e degli autori coinvolti; l’accordo tra Lucca Comics & Games e le prestigiose Gallerie fiorentine per iniziative di alto valore culturale tra cui, ogni anno, l’ingresso in collezione dell’autoritratto del vincitore del Gran Maestro del Fumetto.

Lucca Comics & Games dà voce e spazio a questo progetto e lo fa nella prestigiosa sede di Palazzo Ducale dove viene esposta una selezione dei lavori dei 17 nuovi artisti coinvolti. Una mostra che conferma la trasversalità dell’arte del fumetto, un’arte che può raccontare l’arte, quella del passato, quella del presente e anche quella del futuro che verrà.

L’era glaciale – In rotta di collisione: tutte le curiosità sul film d’animazione

Affermatasi come una delle più popolari saghe cinematografiche d’animazione di tutti i tempi, L’era glaciale ha negli anni esteso i propri orizzonti, arrivando ad essere composta da film, serie televisive, cortometraggi, speciali televisivi, attrazioni a tema e videogiochi. Con un guadagno complessivo di oltre 6 miliardi, il titolo è oggi uno dei franchise con il maggior incasso di sempre, e ciò grazie anche al legame sviluppato negli anni con diverse generazioni di spettatori. La serie cinematografica si compone ad oggi di cinque film, con l’ultimo intitolato L’era glaciale – In rotta di collisione.

Diretto da Michael Thurmeier e Galen T. Chu, il film presenta – come il titolo lascia intuire – una vicenda legata ad una collisione tra la terra e alcuni meteoriti. Questa era a suo modo già stata anticipata da una scena del primo L’era glaciale in cui Manny, Sid, Diego e Roshan stanno camminando attraverso una grotta e individuano un’astronave racchiusa nel ghiaccio, oggetto che ha ispirato questo film della serie. Il team incaricato di realizzare il quinto film è infatti tornato a visionare il primo capitolo in cerca di una possibile ispirazione per il nuovo progetto, trovandola in questo dettaglio.

Tuttavia, in molti hanno criticato la natura eccessivamente fantascientifica e surreale degli eventi narrati, ma in ogni caso non mancano quelle gag e quei momenti emotivi che caratterizzano la serie. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, ai personaggi e ai loro doppiatori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di L’era glaciale – In rotta di collisione

Ancora una volta, il maldestro scoiattolo Scrat cerca il posto perfetto per custodire la sua preziosa ghianda. Nel farlo, stavolta risveglia un’antica navicella aliena che dirotta un asteroide verso la Terra. Qui, ignari del pericolo in arrivo, Sid è in disperata ricerca dell’amore, mentre Manny è alle prese con l’insofferenza nei confronti del nuovo fidanzato di sua figlia Pesca, ma anche con i sensi di colpa per essersi dimenticato del suo anniversario con Ellie. Proprio quando Manny sta per rivelarle di aver scordato l’importante ricorrenza, una serie di colorati fuochi d’artificio illuminano il cielo, facendo credere a tutti che quello sia il suo regalo per la moglie.

In realtà, scopriranno ben presto che i responsabili delle esplosioni sono una serie di meteoriti, i quali iniziano a colpire la crosta terrestre. Manny conducendo allora il suo gruppo al riparto in una caverna, dove ritrovano Buck, che li avvisa dell’imminente catastrofe che si sta per abbattere sulla Terra. Il furetto, infatti, ha scoperto l’esistenza di un grande pilastro che contiene una sventurata predizione sulla fine del mondo. Il gruppo si trova così a dover escogitare un piano per poter salvare il pianeta, con la speranza di potervi continuare a vivere in tranquillità.

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Il cast di doppiatori di L’era glaciale – In rotta di collisione

Il cast vocale dei film si compone di noti nomi tanto per il doppiaggio americano quanto per quello italiano. Famosissima è divenuta, in particolare, la voce del bradipo Sid. In Italia questi è doppiato dall’attore Claudio Bisio, mentre la voce originale è di John Leguizamo. Per doppiare il personaggio, l’attore ha guardato numerosi documentari di Discovery Channel sui bradipi, arrivando a provare oltre 30 varietà di voci diverse. Scelse infine quella che desse l’impressione che il personaggio parlasse con del cibo nelle guance, pratica di immagazzinamento realmente tipica dei bradipi.

Per doppiare il mammut Manny, furono invece considerati numerosi noti attori, come Pierce Brosnan, Robert De Niro e Johnny Depp. La parte fu però affidata all’attore Ray Romano, noto per i suoi ruoli televisivi. In Italia il personaggio è invece doppiato da Leo Gullotta. Questi venne tuttavia sostituito a partire dal quarto film dall’attore Filippo Timi, che ha poi ripreso il personaggio anche per questo quinto capitolo. Tale scelta venne tuttavia poco apprezzata dai fan, ormai abituatisi ad associare il mammut con la voce di Gullotta.

L'Era Glaciale Rotta di Collisione

Per la voce della tigre Diego, è invece popolare il doppiaggio svolto da Pino Insegno, in quello che è uno dei suoi personaggi ormai più iconici. Con il lavoro svolto per il primo film si è infatti aggiudicato il nastro d’argento per il miglior doppiaggio maschile nel 2003. Per la voce originale del personaggio furono invece considerati gli attori Antonio Banderas, Anthony Hopkins e Ralph Fiennes, ma il ruolo venne infine assegnato a Denis Leary, il quale a sua volta vinse numerosi premi per il suo iconico doppiaggio.

Il quinto film si caratterizza però anche per numerosi altri celebri doppiatori, tra cui si ritrovano Adam DeVine per Julian, il fidanzato di Pesca, Keke Palmer per quelli di Pesca e Queen Latifah per Ellie. Simon Pegg è Buck, mentre Nick Offerman dà voce all’antagonista Gavin, il dinosauro. Vi sono infine Jennifer Lopez nei panni di Shira, la moglie di Diego. Sean William Scott dà voce a Crash, mentre il celebre astrofisico e divulgatore Neil deGrasse Tyson dà voce ad una versione animale di sé stesso chiamata Neil deBuck Weasel.

Il trailer di L’era glaciale – In rotta di collisione e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Seven grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 14 ottobre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Brave ragazze: la trama, il cast e la storia vera dietro al film

Brave ragazze: la trama, il cast e la storia vera dietro al film

Vero e proprio heist movie italiano, Brave ragazze (qui la recensione) è arrivato in sala nel 2019 per la regia di Michela Andreozzi, già autrice di Nove lune e mezza nonché interprete di numerosi film. Dopo la commedia con Claudia Gerini, la regista si è cimentata qui con un’opera particolarmente coraggiosa e originale all’interno del panorama italiano, basandosi su un reale evento di cronaca. Occupandosi anche della sceneggiatura, la Andreozzi ha così dato vita ad un film ricco di azione, umorismo ma anche elementi inerenti all’ambito sociale.

Furono proprio i produttori del suo precedente film a proporre alla Andreozzi di lavorare su questa storia, sottolineandone l’attualità e l’urgenza delle tematiche. La stessa regista ha poi dichiarato che lavorando alla stesura della sceneggiatura si sia resa conto di quanto ricca di sfumatura potesse essere questa storia. Attraverso il gruppo di donne protagoniste, infatti, si delinea un ritratto della donna di ieri che è ancora oggi attuale. Portare sul grande schermo questa vicenda è così divenuto per lei fondamentale.

Con un cast di protagoniste tutto al femminile, Brave ragazze trova proprio nel suo gruppo di attrici il punto di forza. Attraverso di loro lo spettatore viene messo nella condizione di entrare nel contesto in cui si ambientano le vicende e interagire con le difficoltà che questo presenta. Tali elementi hanno contribuito al discreto successo del film, riuscito ad accumulare un buon incasso al box office italiano. Brave ragazze ha però prima di tutto il merito di essersi distinto per essere un esperimento particolarmente apprezzabile all’interno della cinematografia nazionale.

Brave ragazze: la trama del film

La vicenda del film si svolge a Gaeta, nel 1981. Protagoniste sono quattro donno, ognuna con i propri specifici problemi. Anna è una madre disoccupata, Chicca e Caterina sono due sognatrici che a loro volta si trovano a perdere il lavoro, e infine Maria, donna ricca di timori che puntualmente si trova a dover subire l’ira del violento marito. Incontratesi, le quattro si trovano a riflettere sulla loro difficile condizione, da cui non sembra esserci via di fuga. Sono donne ferite e abbattute, che sembrano non aver più nulla da perdere. Sarà però proprio questa consapevolezza che le porterà ad avere un’idea brillante, che potrebbe permettere loro di riscattarsi: rapinare una banca locale.

Le quattro non sanno nulla di rapina, ma sanno che per riuscirvi l’elemento essenziale è un buon travestimento. In modo particolarmente provocatorio, decidono così di camuffarsi da uomini, risultando irriconoscibili. L’adrenalina per il primo riuscito colpo risulta però difficile da dimenticare, ed è così che le quattro iniziano a compiere una serie di crimini e azioni spericolate, attirando sempre più le attenzioni del commissario Morandi. Questi è però convinto di dover indagare su una banda di quattro uomini, e rimarrà particolarmente sorpreso quando scoprirà che questi non esistono. Al loro posto vi sono invece quattro donne particolarmente astute, che tenteranno fino all’ultimo di non cedere alle imposizioni altrui.

Brave ragazze cast

Brave ragazze: il cast del film

Per rendere memorabili i quattro personaggi femminili protagonisti del film, la Andreozzi si è assicurata la partecipazione di alcune tra le più note attrici italiane. Per il ruolo di Anna viene così scelta Ambra Angiolini, celebre per film come Saturno contro e La verità, vi spiego, sull’amore. Ad interpretare Chicca c’è Ilenia Pastorelli, divenuta una vera e propria celebrità in seguito al successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. Serena Rossi, recentemente vista in 7 ore per farti innamorare, è Maria, mentre Silvia D’Amico, vista in Non essere cattivo, è Caterina. Le quattro hanno svelato che sul set, ma anche fuori da questo, hanno avuto modo di conoscersi meglio e stringere un rapporto che le ha aiutate a fortificare anche la chimica tra i personaggi.

Nel film sono poi presenti altri noti attori come Luca Argentero, protagonista maschile nei panni del commissario Giovanni Morandi. Per la parte, l’attore si è documentato a lungo sulla reale vicenda, sull’epoca in cui si svolge e sul ruolo della polizia all’epoca. Oltre a lui si ritrovano anche Stefania Sandrelli, storica e popolarissima attrice del cinema italiano, nei panni di Lucia, e Max Tortora in quelli di Don Backy. Nel ruolo di Francesco vi è il giovane Federico Ielapi, noto per essere stato il protagonista di legno nel recente film Pinocchio di Matteo Garrone. Infine, la stessa Andreozzi compare in un piccolo ruolo nei panni Franca.

Brave ragazze: la vera storia dietro al film

Quella che nel film è una storia adattata al contesto italiano, è in realtà una storia vera svoltasi nella provincia francese di Avignone alla fine degli anni Ottanta. Protagoniste in questo caso sono non quattro, ma cinque amiche, ragazze madri tra i venti e i venticinque anni, ricche di problemi famigliari e lavorativi. Proprio come avviene nel film, per risollevare la loro situazione le cinque iniziano a travestirsi da uomini e rapinare diverse banche nel dipartimento francese della Vaucluse. In breve, portano a segno una serie di colpi a mano armata per un totale di circa cinquanta mila euro. Le armi da loro sfoggiate, in realtà, si riveleranno essere solo in seguito delle semplici scacciacani.

Tra il 1989 e il 1992 il gruppo si forma una certa popolarità, e vengono ribattezzate dalla stampa come “le amazzoni” e “le mamme rapinatrici”. La loro fama non fa così che aumentare, con molti che iniziano a vedere in loro il simbolo di una possibile rivalsa contro le brutture della società. La loro avventura termina però nello stesso 1992, quando vengono infine arrestate. Dopo un lungo processo, le cinque vengono infine condannate nel 1996 a pene lievi, tra i 6 e 18 mesi di detenzione. La grande risonanza ottenuta dal caso ha però permesso a questo di essere ancora oggi oggetto di dibattiti, attirando anche l’interesse della stampa internazionale e, con Brave ragazze, anche del cinema.

Brave ragazze: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi dovesse ancora vederlo, è possibile fruire di Brave ragazze grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Prime Video, Tim Vision e Now TV. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione sabato 14 ottobre alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb, Libération

The Old Oak, trailer del film di Ken Loach

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The Old Oak, trailer del film di Ken Loach

The Old Oak di Ken Loach, regista tra i più amati di sempre, presentato in concorso al Festival di Cannes, arriva nelle sale dal 16 novembre.

Un giorno dovremo essere così organizzati e determinati da fare in modo che la solidarietà possa porre fine alla sofferenza e alla necessità di ricorrere alle lotte. Abbiamo già aspettato troppo a lungo. – Ken Loach

The Old Oak, la trama

The Old Oak è un posto speciale. Non è solo l’ultimo pub rimasto, è anche l’unico luogo pubblico in cui la gente può incontrarsi in quella che un tempo era una fiorente località mineraria e che oggi attraversa momenti molto duri, dopo 30 anni di ininterrotto declino. Il proprietario del pub, TJ Ballantyne (Dave Turner) riesce a mantenerlo a stento, e la situazione si fa ancora più precaria quando The Old Oak diventa territorio conteso dopo l’arrivo dei rifugiati siriani trasferiti nel villaggio. Stabilendo un’improbabile amicizia, TJ si lega ad una giovane siriana, Yara (Ebla Mari). Riusciranno le due comunità a trovare un modo di comunicare?

Un dramma commovente che parla di perdite, di paura e della difficoltà di ritrovare la speranza.

Leggi la recensione dell’ultimo film di Ken Loach

Loki Stagione 2 episodio 2: Easter Egg e riferimenti

Loki Stagione 2 episodio 2: Easter Egg e riferimenti

Loki Stagione 2 episodio 2 presenta una ricca carrellata di Easter Egg e riferimenti al mondo Marvel e a quello del suo protagonista. Nell’episodio, il Dio dell’Inganno (Tom Hiddleston) e l’agente Mobius (Owen Wilson) stanno cercando di impedire la fine della TVA. Questo perché Loki in particolare crede che la TVA diventerà la difesa principale contro le varianti di Colui che Rimane, scatenate con l’espansione del multiverso. Nella sua disperata corsa per salvare il mondo, ecco quali sono gli Easter Eggs e i riferimenti al MCU che incontra per strada in Loki Stagione 2 episodio 2.

Loki Stagione 2 episodio 2 si intitola Breaking Brad

Breaking BadIl titolo dell’episodio 2 Breaking Brad, un riferimento dell’acclamata serie AMC Breaking Bad che funziona su più livelli. Non solo l’Hunter X-5 (Rafael Casal) della TVA si ribella e abbandona la sua vita precedente, ma sfida l’ordine e infrange il protocollo vivendo sulla Sacra Linea Temporale, prendendo il nome di “Brad Wolfe” (da cui “breaking Brad” ovvero più o meno letteralmente “Brad che evade”). Allo stesso modo, Loki finisce per interrogare X-5 per sapere dove si trova Sylvie più avanti nell’episodio, minacciando di spezzarlo entro i confini sempre più ristretti di un cubo di energia, e quindi “breaking” utilizzato anche con il significato di “rompere”.

Loki e Mobius nel 1977 (lo stesso anno di Star Wars)

Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranzaLoki Stagione 2 episodio 2 si apre con Loki e Mobius alla caccia di Sylvie sulla Sacra Timeline. I due arrivano alla première di un film a Londra nel 1977 per trovare Hunter X-5 a cui era stato assegnato il compito di rintracciarla ma che invece si è ribellato. Il 1977 è lo stesso anno in cui è stato presentato in anteprima Guerre Stellari, il primo film della serie Star Wars di Lucasfilm, che da allora è diventata proprietà Disney proprio come i Marvel Studios e l’MCU.

Una rara apparizione degli Eterni

Mentre Loki e Mobius attraversano il West End di Londra per affrontare X-5/Brad Wolfe, passano davanti ad alcuni poster di film, incluso uno di un film di Bollywood con protagonista uno dei “membri della famiglia”, Kingo. L’eroe degli Eterni interpretato da Kumail Nanjiani è stato visto per l’ultima volta mentre abbandonava la sua famiglia e cercava successo a Bollywood, nascondendo la sua immortalità dietro alla folgorante carriera di attore. sostenendo di provenire da una lunga stirpe di attori identici che si sono sostituiti a vicenda ogni generazione. Essendo il 1977, il Kingo nel poster è probabilmente il “padre” di Kingo.

Loki Stagione 2 fa riferimento a un eroe Marvel molto oscuro: Phone Ranger

Subito dopo il poster di Kingo, c’è un altro poster di un film intitolato Phone Ranger. Nei fumetti Marvel, Phone Ranger è un eroe incredibilmente oscuro. Vero nome A.G. Bell (un riferimento all’inventore del telefono), Bell era un riparatore di telefoni che scoprì la tecnologia aliena, concedendogli accesso a tutti i dispositivi di comunicazione in tutto il mondo. Sebbene abbia combattuto brevemente il crimine nei panni di Phone Ranger, Bell è apparso solo tre volte nell’intera continuità della Marvel Comics (1985, 2006 e 2019).

Zaniac (Brad Wolfe)

Loki e Mobius scoprono che Hunter X-5 è effettivamente diventato un ribelle nel 1977. Dopo aver sfidato gli ordini del generale Dox (Kate Dickie), X-5 ha scelto di avere una vita sulla Sacra Linea Temporale. E così X-5 è diventato l’attore Brad Wolfe e recita in Zaniac!, un film su un serial killer.

Nei fumetti originali, Wolfe era una star del cinema trasformata dalle radiazioni del Progetto Manhattan. Ottenendo una forza sovrumana e la capacità di creare coltelli con la sua pura energia, Wolfe è diventato Zaniac, personalità che ha sfidato anche Thor stesso. Pertanto, forse Brad Wolfe/X-5 del MCU subirà una trasformazione in Zaniac negli episodi a venire.

La spiegazione di Bridgette Bardot

Durante la premiere di Zaniac!, un giornalista chiede a X-5/Wolfe informazioni sulle voci secondo cui esce con una donna di nome Bridgette Bardot. Nella storia reale, Bardot è stata una delle principali modelle, cantanti e attrici francesi degli anni ’50 -’70. Tuttavia, Wolfe si rifiuta di commentare la validità delle voci mentre celebra la sua “ascesa fulminea come star del cinema”.

Loki mostra i suoi poteri (classici e nuovi)

Quando X-5 tenta di scappare dopo aver affrontato Loki e Mobius, il Dio dell’Inganno mostra una collezione dei poteri classici usati da Loki in passato. Ciò include la duplicazione, esplosioni di energia magica verde e diverse illusioni utilizzate per rallentare “Brad Wolfe”. Tuttavia, Loki usa anche le proprie ombre per tenere fermo X-5 in un vicolo, una nuova abilità che si adatta abbastanza bene al Dio dell’Inganno.

Il riferimento a Frigga

Frigga ThorDurante l’interrogatorio di X-5 alla TVA, l’ex cacciatore tenta di entrare nella testa di Loki e agitare il Dio dell’Inganno, sostenendo che Loki stesso è il vero problema della TVA. Inoltre definisce Loki un perdente e che dovrebbe tornare a essere un cattivo piuttosto che cercare di essere un eroe. Tuttavia, dice anche che Loki non fa altro che peggiorare le cose per Mobius, per B-15 e per la madre di Loki, Frigga.

Dopo aver letto il file di Loki, Brad sa tutto di quello che è successo durante Thor: The Dark World e del ruolo involontario di Loki nell’uccisione di sua madre. Sebbene ciò sia accaduto al Loki originale del MCU, a questo nuovo Loki è stato mostrato come avrebbe dovuto essere la sua vita. Ciò includeva quale sarebbe stato il suo ruolo nella morte di Frigga se non fosse stato una variante e non avesse deviato dalla linea temporale sacra.

Loki fa riferimento a The Avengers e Tony Stark

Loki-Tony-Stark-The-AvengersDopo che X-5 ha scatenato la rabbia di Mobius, Loki e Mobius si prendono una pausa e mangiano un po’ di torta. È qui che Loki richiama il passato in cui la sua stessa rabbia aveva avuto la meglio su di lui. In particolare, fa notare quanto fosse arrabbiato con suo fratello e suo padre, al punto da guidare un’invasione aliena per conquistare la Terra, come visto nel primo film degli Avengers.

Loki rivela anche che dopo che il suo scettro e la Gemma della Mente non erano riusciti a corrompere la mente di Iron Man in Avengers, la sua rabbia è ciò che lo ha motivato a lanciare Tony Stark dalla finestra: “Non era tattico”. È certamente una spiegazione piuttosto divertente per la scena in cui Loki ripensa al suo passato, essendo stato molto più oscuro e arrabbiato di quanto lo sia ora nell’attuale MCU.

Loki trova Sylvie a Broxton, Oklahoma

loki stagione 2 broxton copiaDopo aver finalmente convinto Hunter X-5 a rivelare la posizione di Sylvie, Loki e Sylvie si riuniscono sulla linea temporale ramificata in cui Sylvie lavora da McDonald’s (vista per la prima volta nella scena post-crediti della puntata della settimana scorsa), godendosi la libertà dopo aver passato anni a nascondersi dalla TVA all’interno di varie apocalissi. Tuttavia, questo McDonald’s in particolare si trova a Broxton, in Oklahoma. Nei fumetti Marvel, Broxton è il luogo in cui Thor ricostruisce Asgard dopo gli eventi di Ragnarok. Mentre l’MCU lo descriveva in modo diverso, con New Asgard situata in Norvegia, la sequenza dei titoli di coda che include Broxton, è un bel Easter Egg per la Marvel Comics.

Sylvie ha ucciso 400 Minutemen della TVA

Loki 2 Sylvie scena post creditEra risaputo che Sylvie avesse ucciso diversi Minutemen della TVA durante gli eventi della stagione 1 di Loki. Tuttavia, Hunter X-5 fornisce un numero esatto delle vittime della variante. Apparentemente Sylvie ha ucciso circa 400 agenti della TVA nel corso della sua vita sfuggendo alla loro custodia, mentre questi tentavano di eliminarla dall’esistenza. Pertanto, un numero così elevato mette sicuramente in prospettiva i poteri e le abilità di Sylvie.

Sylvie ha il talismano di Colui che Rimane

Alla fine di Loki Stagione 2 episodio 2, viene rivelato che Sylvie ha tenuto il talismano di Colui che Rimane dopo averlo ucciso nel finale della prima stagione. Sembra essere una versione altamente avanzata dei TemPad standard della TVA, e pare gli offra una varietà di strumenti e abilità legati alla manipolazione del tempo. Pertanto, è ovvio che Sylvie lo utilizzerà nei futuri episodi della seconda stagione di Loki, nonostante il suo rifiuto iniziale di unirsi al protagonista e alla TVA in questo episodio.

La caduta della casa degli Usher: recensione della nuova serie Netflix

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Ispirata all’omonimo racconto del noto scrittore americano Edgar Allan Poe, La caduta della casa degli Usher è una miniserie Netflix, formata da otto episodi ognuno da circa un’ora. L’atmosfera delle vicende presentate sullo schermo rispecchia l’orrore e la suspense di cui sono pervasi tutti i racconti di Poe. Nel cast ritroviamo figure già note nel panorama cinematografico internazionale: Carla Gugino (Una notte al museo) interpreta Verna, mentre l’attore Bruce Greenwood (Come un tuono, The post) è nel ruolo del protagonista Rodrick Usher, capostipite della famiglia. A questi si affiancano Carl Lumbly (Fuga da Alcatraz, La cura dal benessere) e Samantha Sloyan (Grey’s anatomy) rispettivamente nei panni di Auguste Dupin e di Tamerlane Usher.

La caduta della casa degli Usher: l’inizio della fine

Gli Usher sono una delle famiglie più influenti e conosciute, sia in positivo che in negativo, in tutto il mondo: il loro impero miliardario ha le sue radici nella Fortunato pharmaceutics, società di farmaci che distribuisce il ligodone in tutto il mondo. Il farmaco ha causato negli anni milioni e milioni di morti.

Ormai malato, è arrivato il momento per Rodrick, capostipite della famiglia, di fare i conti con il passato e di pagare il caro prezzo della sua ricchezza. Dopo la morte di tutti i suoi sei figli, Rodrick confessa al procuratore Dupin i suoi crimini e racconta la sua storia: come è avvenuta la sua ascesa sociale e come sono morti i suoi figli.

La narrazione di Rodrick parte dalle origini, dalla casa d’infanzia sua e di Madeline: la loro madre, segretaria del CEO della Fortunato, perse il senno quando i figli erano ancora molto giovani. L’ultimo atto che fece prima di morire fu uccidere proprio il suo capo: padre biologico di Rodrick e Madeline. Da allora i due cercano di riconquistare la società loro di diritto, riuscendoci poi con un piccolo aiuto; ma tutto ha un prezzo, e arriva il momento in cui bisogna saldare i debiti con la vita, o con la morte.

La caduta della casa degli Usher Carla Cugino
Cr. Eike Schroter/Netflix © 2023

Un racconto coinvolgente e orripilante

La caduta della casa degli Usher è caratterizzata da una narrazione che mantiene salda l’attenzione dello spettatore. La struttura stessa dell’intreccio è peculiare: la serie si apre nel presente, Rodrick Usher ha già visto morire tutti i suoi figli, la fine è ormai vicina. Le vicende vengono quindi presentate in un lungo flashback. Le linee temporali sono però in realtà più di due. Oltre al presente e ai flashback riguardanti la morte degli Usher, si uniscono gli avvenimenti del 1979 che culminano nel Capodanno del 1980: il momento in cui la sorte degli Usher cambiò irrimediabilmente. Questo continuo avanti e indietro nel tempo rende le vicende più intrigate e intriganti.

Alcuni elementi amplificano l’atmosfera di orrore e suspense: tra questi uno dei più inquietanti è la comparsa, talvolta in maniera improvvisa, dei figli morti durante il racconto di Rodrick. Si tratta di visioni che perseguitano il vecchio Usher.

Altra scena epocale che infonde inquietudine nel pubblico è la pioggia di corpi rappresentata nell’ultimo episodio: senza fare alcuno spoiler, Rodrick viene messo di fronte alla verità del numero di morti che ha causato con la sua avidità di denaro e di potere.

Gli Usher: la sete di potere ereditata

Tutti gli Usher sembrano avere qualcosa in comune: l’ambizione e l’avidità. Ognuno dei figli di Rodrick esplicita queste proprie caratteristiche in maniera diversa: Frederick manifesta il proprio dominio di potenza sulla moglie, Victorine desidera così tanto il successo del proprio progetto da falsarne i risultati, Tamerlane mette tutte le sue energie per il successo del suo progetto.

Ognuno di loro ambisce a distinguersi, a ergere le proprie idee come elementi indispensabili per cambiare il mondo. Ognuno di loro è disposto a tutto per raggiungere i propri obiettivi, e sarà proprio questo che li porterà alla morte.

Gli Usher sarebbero potuti morire in modi meno cruenti, meno dolorosi, ma le loro scelte, la loro cupidigia hanno finito per guidarli tutti verso una morte terrificante.

Verna e la critica all’umanità

Il personaggio che maggiormente si distingue in La caduta della casa degli Usher è Verna, la misteriosa donna incontrata da Madeline e Rodrick il Capodanno del 1980. Questa è una creatura extra terrena, non propriamente identificata: si tratta di una sorta di angelo della morte, che riesce a vedere l’umanità dall’esterno, per ciò che veramente è. Attraverso questa figura vengono presentati allo spettatore tanti spunti di riflessione sull’uomo e sul male che è capace di fare.

Le critiche mosse all’umanità sono diverse: la prima riguarda le torture inflitte agli animali per testare nuove cure, dispositivi medici e perfino cosmetici. Il riferimento in questo caso riguarda Victorine e i suoi raccapriccianti esperimenti sugli scimpanzè.

Altro momento di riflessione importante è presente verso la fine delle vicende: Arthur Pym, noto braccio destro della famiglia Usher, riesce a trovare la misteriosa donna che si cela dietro la morte dei giovani Usher. Questa, dopo avergli offerto la salvezza, riflette sui paradossi umani: sarebbe semplice risolvere i problemi globali con il denaro, che si tratti di inquinamento o di fame del mondo.  Eppure, l’umanità preferisce mandare razzi nello spazio e finanziare costose spedizioni a circumnavigare il mondo.

L’ultimo grande discorso di denuncia sociale viene affidato non a Verna, bensì a Madeline. Questa riflette sulla realtà del mondo, sul consumismo e capitalismo sfrenato che vige ovunque: “nemmeno i soldi sono più d’oro, sono solo uno e zero. Sono una bugia che abbiamo accettato”. Queste sono le parole con cui Madeline inizia la sua personale riflessione: mette in mostra i paradossi della nostra realtà, i controsensi delle persone che vivono e lavorano solo per comprare delle cose e che accusano loro di essere i mostri della società.

Michael Fassbender non batteva le palpebre sul set di The Killer

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Michael Fassbender non batteva le palpebre sul set di The Killer

In una recente intervista con Empire Magazine, il regista di The Killer (recensione) David Fincher ha condiviso alcune curiosità dal dietro le quinte del lavoro con il protagonista Michael Fassbender e quello che ha fatto per prepararsi al suo intenso ruolo nel prossimo thriller d’azione neo-noir di Netflix.

Il regista candidato all’Oscar ha elogiato Michael Fassbender per la sua dedizione al suo mestiere, rivelando che non ha nemmeno battuto ciglio davanti alla telecamera per rimanere fedele al suo personaggio sul set di The Killer.

Gli occhi di Michael tradiscono molto“, ha detto David Fincher. “Può contenere molte cose contrastanti nella sua mente e i suoi occhi ti permettono di accedervi. È come Daniel Craig in quel modo, dice: “Posso farlo meglio”, digli di fermarsi 1/3 di pollice più corto e potrà mettere a punto quelle cose tecniche, mentre per di più ha davvero buone idee sul comportamento. Ha questo dono come attore, ma oltre ad esso c’è questa incredibile disciplina su come lavorare con la prossima mossa”.

Quando esce The Killer?

in streaming debutterà su Netflix il 10 novembre 2023 “Solitario, freddo, metodico e libero da scrupoli o rimpianti, un assassino attende nell’ombra, in attesa del suo prossimo obiettivo. Eppure, più aspetta, più pensa che sta perdendo la testa, se non addirittura la calma”, si legge nella sinossi.

The Killer è diretto da Fincher da una sceneggiatura scritta da Andrew Kevin Walker, basata sulla serie di graphic novel francesi di Alexis Nolent e Luc Jacamon. Insieme a Fassbender ci sono Charles Parnell, Tilda Swinton, Sophie Charlotte, Sala Baker, Kerry O’Malley e Arliss Howard.

JFK: Eric Roth sta sviluppando una serie limitata per Netflix

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JFK: Eric Roth sta sviluppando una serie limitata per Netflix

Netflix sta sviluppando una serie limitata basata sulla vita del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy , ha darne notizia è stato il noto sito americano Variety . La serie sarà basata sul libro acclamato dalla critica “JFK: Coming Of Age In The American Century, 1917-1956” di Fredrik Logevall. Il libro, originariamente pubblicato nel 2020, è la prima parte di una biografia in due volumi pianificata di Kennedy. La prima parte esamina la sua vita dalla nascita fino al periodo in cui era il giovane senatore degli Stati Uniti del Massachusetts.

Eric Roth si occuperà della scrittura e della produzione esecutiva del progetto. Anche Peter Chernin e Jenno Topping della Chernin Entertainment saranno i produttori esecutivi. Attualmente è in corso la ricerca di uno showrunner. Secondo le fonti, Netflix vede la serie come qualcosa di simile a una versione americana di “The Crown”, il loro programma di grande successo sulla regina Elisabetta II e la famiglia reale britannica, data la storia molto influente della famiglia Kennedy in America. Al momento non è chiaro se ciò significhi che lo show seguirà lo stesso schema di “The Crown” – in cui attori diversi arrivano ogni due stagioni per interpretare i personaggi principali mentre invecchiano.

Roth è uno scrittore cinematografico di grande successo. Ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura adattata per “Forrest Gump” nel 1995. Da allora è stato nominato per altri sei Academy Awards, incluso per il suo lavoro in film come “Munich”, “A Star Is Born” di Bradley Cooper e molti altri. Recentemente ha lavorato a “Dune – parte uno e Dune – Parte due”. È anche uno degli sceneggiatori accreditati del prossimo film di Martin ScorseseKillers of the Flower Moon”. I suoi altri crediti come sceneggiatore includono “Ali”, “The Good Shepherd” e “Il curioso caso di Benjamin Button”, l’ultimo dei quali gli è valso anche una nomination all’Oscar.

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