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Suicide Squad: il regista di Warrior spiega perché WB rifiutò il suo sequel

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Prima che la Warner Bros. ufficializzasse il progetto The Suicide Squad ad opera di James Gunn, il ritorno sul grande schermo della Task Force X è stato in una sorta di limbo per diverso tempo. Inizialmente, la major aveva intenzione di realizzare un sequel diretto del film di David Ayer uscito nel 2016, che tuttavia non avrebbe visto il ritorno del regista dietro la macchina da presa.

Per quel sequel, infatti, la Warner aveva ingaggiato Gavin O’Connor, regista di Warrior e The Accountant. Su quel progetto non abbiamo mai saputo molto, in realtà, ma ora è stato proprio il regista a parlarne durante una recente intervista con The Playlist, spiegando i motivi che hanno poi spinto lo studio ad annullare tutto. Come spiegato dallo stesso O’Connor, all’inizio la WB voleva un film molto più dark, dai toni più seri.

“Cosa è successo con quel sequel? Avevo firmato un contratto per scrivere una sceneggiatura. Loro sapevano cosa stavo scrivendo, perché quando si lavori a certi livelli, con un certo tipo di budget, nessuno si limita a scrivere qualcosa senza spiegare ai piani alti di cosa si tratta”, ha spiegato Gavin O’Connor. “Era piaciuto a tutti. Poi, durante l’ultima fase di scrittura, c’è stato un cambio totale all’interno della DC, e quando è successo, volevano che il sequel fosse più vicino ai toni della commedia. I nuovi capi volevano un film divertente, diverso da quello che stavo scrivendo.”

Le info su Suicide Squad

Suicide Squad è un film del 2016 diretto da David Ayer con Will SmithMargot RobbieJared LetoJoel KinnamanJai Courtney, Cara DelevingneViola Davis, Scott Eastwood, Raymond Olubawale, Jay Hernandez, Ike Barinholtz, Ted Whittall, Robin Atkin Downes e David Harbour. Nel film i più temuti supercriminali del mondo vengono reclutati in gran segreto da Amanda Waller per costituire la Task Force X, una squadra di antieroi che in seguito alla morte di Superman avrà il compito di difendere l’umanità da ogni genere di minaccia.

The Morning Show 2: “We’re Back” Featurette

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The Morning Show 2: “We’re Back” Featurette

Apple TV+ ha diffuso la nuova featurette “We’re Back” di The Morning Show 2, la seconda stagione della serie The Morning Show è l’attesa serie targata Apple TV+ che vede protagonisti Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Steve Carell

Da un’idea di Kerry Ehrin, che è anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.

The Morning Show 2 in streaming debutterà da venerdì 17 settembre su Apple TV+.

Indiana Jones 5 introdurrà il nuovo protagonista del franchise?

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Indiana Jones 5 introdurrà il nuovo protagonista del franchise?

È da tempo ormai che si vocifera che Indiana Jones 5, l’atteso quinto capitolo della celebre saga che sarà diretto da James Mangold, servirà come ultima apparizione di Harrison Ford nei panni dell’iconico e amato avventuriero. La domanda sorge, dunque, spontanea: cosa accadrà dopo?

È difficile immaginare che il franchise venga nuovamente accantonato a tempo indeterminato, soprattutto ora che la saga è di proprietà della Disney (in seguito all’acquisizione di Lucasfilm nel 2012). A tal proposito, nelle ultime ore ha iniziato a prendere sempre più piedi un interessante rumor che riguarda proprio il futuro del franchise, ovviamente non ancora confermato in via ufficiale.

Come riportato dal Daily Mail, infatti, pare che Indiana Jones 5 – che non ha ancora un titolo ufficiale – rappresenterà un vero e proprio passaggio di consegne. Secondo la fonte, il personaggio di Phoebe Waller-Bridge, che verrà ufficialmente introdotto nel nuovo film, prenderà il posto di Ford come nuovo volto di Indiana Jones. Sempre secondo la fonte, la star di Fleabag interpreterà l’assistente di Indy nel quinto attesissimo capitolo, per diventare poi la prima protagonista femminile del franchise nei film che verranno.

La fonte scrive: “Alcuni insiders affermano che Kathleen Kennedy, la produttrice del franchise, è desiderosa di apportare modifiche ‘grandi e audaci’ alla saga, e queste includono anche il rendere il personaggio principale una donna”. Si tratta di una prospettiva alquanto interessante, che tuttavia potrebbe dare vita alle solite ingiustificate polemiche. Dopotutto, un riavvio totale del franchise è l’unica vera opzione per poter riuscire a far vivere la saga ancora a lungo. Restiamo in attesa di un’eventuale smentita o conferma.

Cosa sappiamo di Indiana Jones 5

James Mangold (Logan – The Wolverine) sarà il regista di Indiana Jones 5 al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni. Nel cast, oltre a Harrison Ford, ci sarà anche Phoebe Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in primavera.

Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

What We Do in the Shadows 3×04: promo e trama dall’episodio

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What We Do in the Shadows 3×04: promo e trama dall’episodio

Il canale americano FX ha diffuso il promo e la trama di What We Do In The Shadows 3×04, il quarto episodio della terza stagione di What We Do In The Shadows.

In What We Do in the Shadows 3×04 che si intitolerà “The Casino” I vampiri si imbarcano in un viaggio da cui potrebbero non tornare mai più. Scritto da Sarah Naftalis;

What We Do In The Shadows 3×04

What We Do In The Shadows 3 è l’annunciata terza stagione della serie comica What We Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per centinaia di anni.

Nella terza stagione di What We Do In The Shadows ritorneranno i protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo. Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare “paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.

Nei ruoli ricorrenti troviamo Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja, Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in ciascuna delle sue vite.

Matrix Resurrections: Lana Wachowski sul perché del ritorno di Neo e Trinity

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Durante una recente ospitata al Festival Internazionale della Letteratura di Berlino, la regista Lana Wachowski ha avuto la possibilità di parlare di Matrix Resurrections, spiegando il motivo che l’ha spinta a riportare indietro i personaggi di Neo (Keanu Reeves) e Trinity (Carrie-Ann Moss), entrambi morti durante gli eventi di Matrix Revolutions del 2003.

A quanto pare, la decisione di riportare in vita i due iconici personaggi è direttamente collegata alla vita privata della regista, che all’epoca della stesura dello script di Resurrections era alla ricerca di un modo per riuscire a superare alcuni grandi dolori personali. “Mio padre era morto, e poi erano morti anche un mio carissimo amico e mia madre. Non sapevo davvero come fare per elaborare quel tipo di dolore”, ha spiegato Lana.

“Non avevo mai sperimentato la morte così da vicino. Sapevo che le loro vite stavano per finire, eppure è stato lo stesso molto difficile. Il mio cervello è sempre stato alimentato dalla mia immaginazione e una notte, mentre piangevo e non riuscivo a dormire, all’improvviso è letteralmente esplosa nella mia mente questa storia. Non potevo più avere mio padre e mia padre con me, ma all’improvviso mi sono resa conto che potevo riavere Neo e Trinity, che sono probabilmente i due personaggi più importanti di tutta la mia vita.”

“È stato incredibilmente confortante avere di nuovo a che fare con quei personaggi, ed è stato in realtà anche molto semplice”, ha aggiunto la regista. “Molti potrebbero pensare che riportare in vita due personaggi morti potrebbe non funzionare. E invece io l’ho fatto! È stato un processo davvero semplice. Dopotutto, è questo che l’arte e le storie devono fare: darci conforto.”

Matrix Resurrections vedrà nel cast il ritorno di Keanu ReevesCarrie-Ann Moss e Jada Pinkett-Smith al fianco delle new entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica HenwickToby Onwumere e Christina Ricci. L’uscita nelle sale è fissata per il 22 dicembre 2021. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.

GiULiA, recensione del film di Ciro De Caro

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GiULiA, recensione del film di Ciro De Caro

Presentato nell’ambito delle Giornate degli Autori – Notti Veneziane a Venezia 78, GiULiA è il terzo film di Ciro De Caro, che il regista scrive insieme a Rosa Palasciano, anche interprete principale.

Giulia, che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa, amata e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo ad una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei. In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.

GiULiA, la recensione

La forza di GiULiA si situa nel fotografare in maniera così efficace e allo stesso tempo sospesa una situazione comune condivisa a seguito di un periodo tanto surreale quanto difficile per ognuno. Tuttavia De Caro non manca di sottolineare che la difficoltà è un aspetto della vita che tutti vivono in maniera differente: quello che per Giulia è complicato da affrontare, per il suo ex e per la sua famiglia non è altro che una nuova avventura. Ma questo perché ognuno reagisce alla vita con i propri strumenti.

L’immersione nella contemporaneità del film è un elemento prezioso e raro, nel cinema contemporaneo che ha deciso di fare finta che la pandemia non ci sia mai stata, e questo fa di GiULiA anche un documento importante della contemporaneità. 

Il film si posa naturalmente tutto sulle spalle di Rosa Palasciano, inafferrabile, eterea, che sembra sfuggire allo stesso occhio dell macchina da presa e che crea comunque con lo spettatore un legame magnetico inedito, affascinante e respingente allo stesso tempo. Con lei, come compagni di viaggio insoliti, Fabrizio Ciavoni e Valerio Di Benedetto formano un trio equilibrato, perfettamente intonato con il mood del film e una specie di gruppetto di teneri freak, ognuno alla ricerca di un posto in quel mondo (questo) che sta impazzendo.

Non tutti riusciamo sempre a fare ciò che è bene per noi, non tutti abbiamo la forza di affrontare con lucidità le nostre difficoltà, ma GiULiA ci insegna che non dobbiamo farlo per forza, che la vita può essere anche lasciata scorrere via, senza cura per nessuno e niente, e che in questo può esserci una forma di pace, come sembra suggerirci l’ultima inquadratura del film. 

Il collezionista di carte, recensione del film di Paul Schrader

Il collezionista di carte, recensione del film di Paul Schrader

Definito sul red carpet il King of Venice vista la massiccia presenza di suoi lavori al festival (oltre al film in concorso anche Dune e la serie HBO Scenes from a Marriage) Oscar Isaac ha cominciato questa sua avventura al Lido come protagonista del film The Card Counter di Paul Schrader, distribuito in Italia in 232 sale cinematografiche a partire dal 3 settembre con il titolo più ridondante de Il Collezionista di Carte. Il film prodotto da Martin Scorsese, conserva il carattere duro e deciso dei precedenti film di Schrader e si concentra su pochi personaggi mostrandocene le varie sfaccettature. Il passato e i fantasmi che in esso si tentano di seppellire, un po’ i Leitmotive di questa mostra, sono centrali anche nella sceneggiatura di The Card Counter.

Il collezionista di carte, la trama

William “Tell” Tillich, Oscar Isaac per l’appunto, è un ex detenuto che mantenendo un basso profilo e “accontentandosi” di vincere piccole somme passa le sue giornate in solitaria spostandosi da un casinò all’altro giocando a Black Jack e contando le carte.

Vive nelle camere dei motel che, di volta in volta cambia, come un fantasma senza lasciare traccia. Nonostante i suoi tentativi di passare inosservato, viene però notato da La Linda (Tiffany Haddish) una donna che si occupa di mettere in contatto giocatori di poker promettenti con possibili investitori ma declina l’offerta.

Un giorno in uno dei tanti casinò dove sta giocando Tell si imbatte in un seminario sulla sicurezza tenuto dal maggiore John Gordo (Willem Dafoe), sua vecchia conoscenza, e le cose cambieranno. A quel punto il giocatore sarà costretto a richiamare La Linda e ad accettare la sua proposta per provare a chiudere i conti con il suo vissuto aiutando un ragazzo (Tye Sheridan) che condivide con lui, anche se indirettamente, un’esperienza traumatica.

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Oscar Isaac stars as William Tell in THE CARD COUNTER, a Focus Features release.
Credit: Courtesy of Focus Features

Solida regia e ottimo ritmo

La regia di Paul Schrader è solida e ritmata, il film coinvolge e intrattiene ma allo stesso tempo prende una chiara posizione politica e mette in luce un vergognoso fatto della storia recente troppo presto ripiombato nell’ombra.

Il passato del protagonista ci viene svelato tramite l’uso del flashback che attraverso le orchestrazioni messe in atto dalla regia di Schrader trascineranno visivamente anche lo spettatore nel vortice dei ricordi favorendo maggiormente la comprensione dei motivi che spingono il personaggio ad agire e i sensi di colpa che lo tormentano.

Chi correrà al cinema aspettandosi un film sul gioco della carte sul modello di 21 di Robert Luketic rimarrà sicuramente deluso, non è quella l’intenzione di Schrader che sfrutta un’ambientazione accattivante per raccontare la sua storia, ciò risulta ancora più chiaro nelle fasi finali del film in cui la partita più importante da giocare sarà quella lontana dal tavolo. Isaac regala un’interpretazione credibile e suadente, di concerto con il resto del cast ben amalgamato. 

Commedie action: i migliori titoli da vedere su NOW

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La commedia action è un genere per tutte le stagioni, ma in particolare per quel periodo dell’anno che ci costringe tutti a lasciare spiagge o montagne, posti di vacanza, insomma, per riportarci ad uffici e scrivanie, insomma l’autunno. Quale stagione migliore per alleggerire lo spirito con delle commedie action che possano farci rilassare e divertire. Il catalogo di NOW in streaming offre una vastissima scelta di titoli di questo genere, spaziando tra titoli d’autore a titoli più semplici. Ecco le commedie action da vedere su NOW.

Tutti le Commedie action sono disponibile su NOW e anche on demand su Sky. Iscriviti a soli 3 euro per il primo mese e guarda il film e molto altro.

Prova a Prendermi

Prova a prendermi filmDiretto dal premio Oscar Steven Spielberg Prova a Prendermi è un gioiello di film. Nella pellicola Un agente dell’FBI è sulle tracce di un giovane artista del travestimento, che è riuscito ad estorcere più di sei milioni di dollari in varie frodi, impersonando di volta in volta un personaggio diverso. Protagonisti un cast d’eccezione composto da Leonardo DiCaprio, Tom Hanks, Amy Adams e Christopher Walken.

The Snatch – Lo strappo

Snatch (Lo Strappo)

Diretto dall’acclamato regista Guy Ritchie The Snatch – Lo strappo è il film del 2000 di successo che vede protagonisti Jason Statham, Brad Pitt, Vinnie Jones e Benicio Del Toro. Nella pellicola britannica Una banda di rapinatori decide di tentare il colpo della vita: rapinare un grossista di diamanti ed impossessarsi di un pezzo da collezionisti. Fatto il colpo rimane il problema di sistemare la merce che scotta.

Benvenuti a Zombieland

Zombieland 2

Benvenuti a Zombieland è la commedia horror del 2009 diretta da Ruben Fleischer che vede protagonisti un cast esilarante composto da Woody Harrelson ed i giovani Jesse Eisenberg, Emma Stone e Abigail Breslin. Nel filmIn un mondo dove gli zombie imperversano in ogni strada, quattro sopravvissuti cercano un luogo dove poter ricominciare a vivere, tra incomprensioni reciproche, inganni e emozioni continue.

RED

REDRed è la commedia d’azione del 2010 diretta dal regista Robert Schwentke che vede protagonisti leggende del cinema d’azione come Bruce Willis e Morgan Freeman e attori del calibro di Helen Mirren e John Malkovich. Nel film Frank Moses, ex agente della CIA, vive una vita tranquilla fino al giorno in cui un assassino hi-tech si presenta alla sua porta con l’intento di ucciderlo.

Bad Boys

Bad BoysBad Boys è il film di successo del 1995, un vero cult del genere diretto da Michael Bay e interpretato da Martin Lawrence e Will Smith. Il film racconta di due poliziotti devono recuperare 100 milioni di dollari di eroina prima della chiusura del dipartimento. Con le ore contate seguono un capobanda nei bassifondi di Miami, schivando proiettili e malviventi. Una testimone può identificare il sospettato. Recentemente è uscito il terzo capitolo Bad Boys for Life.

Scott Pilgrim vs. the World

Scott Pilgrim vs. the World

Scott Pilgrim vs. the World è il film del 2010 di Edgar Wright che vede protagonisti Michael Cera e Mary Elizabeth Winstead. Il film è una commedia romantica e d’azione che ha ottenuto un successo sia di pubblico che di critica. Nel film Scott Pilgrim è un chitarrista disoccupato che incontra la ragazza dei suoi sogni, Ramona Flowers. Per conquistare totalmente il cuore della giovane Scott deve però affrontare i suoi diabolici sette ex fidanzati, decisi a ucciderlo.

Kick-Ass 2

Kick-Ass 2

Kick-Ass 2 è il sequel del 2013 del film Kick-Ass e vede il ritorno dei due protagonisti Aaron Taylor-Johnson, Chloë Grace Moretz in azione contro un nuovo cattivo. Il film è stato meno fortunato del primo capitolo e decisamente meno bello. Nel film Dave, insieme a Mindy, crea la prima squadra di supereroi a livello mondiale. Sfortunatamente, però, Hit Girl viene smascherata ed è costretta a ritirarsi.

Art of the Steal – L’arte del furto

Starsky& HutchArt of the Steal – L’arte del furto è la commedia del 2013 di Jonathan Sobol con protagonisti Kurt Russell e Matt Dillon. Nel film un motociclista temerario decide di mettere insieme la propria vecchia squadra per aiutare il fratello a rubare un libro prezioso. Tuttavia non può sapere che questi ha altri progetti in mente.

Starsky & Hutch

Starsky& Hutch

Starsky & Hutch è l’adattamento cinematografico della famosissima serie tv Starsky & Hutch. Il film è diretto dal candidato all’oscar Todd Phillips ed è interpretato da due leggende della commedia americano contemporanea Ben Stiller e Owen Wilson. Nel cast anche Vince Vaughn, Snoop Dogg e Juliette Lewis.

Nel film Bay City, anni Settanta. Dave Starsky, un detective ossessionato dal proprio lavoro, e il collega Ken Hutch hanno il compito di indagare per smascherare un pericoloso trafficante di droga.

Fuga in tacchi a spillo

Fuga in tacchi a spilloFuga in tacchi a spillo è la commedi d’azione del 2015 diretta da Anne Fletcher, con protagoniste un’insolita coppia: Reese Witherspoon e Sofía Vergara. Nel film La poliziotta Cooper è emozionata all’idea di dover accompagnare Daniella Riva, una bellissima e sarcastica ragazza, da San Antonio fino a Dallas così che possa, assieme al marito, testimoniare contro un trafficante di droga. I piani non vanno però come previsto ed il trio viene bloccato da una banda di criminali assetati di vendetta.

Benelli su Benelli: intervista al campione Giacomo Agostini

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Benelli su Benelli: intervista al campione Giacomo Agostini

Giacomo Agostini, il leggendario pilota campione del mondo, ha partecipato alla presentazione di Benelli su Benelli, un originale docufilm ispirato alla vita del pilota Tonino Benelli in cui, grazie al lavoro di un team al femminile della regista Marta Miniucchi e della sceneggiatrice Annapaola Fabbri, si ricostruisce la breve vita umana e sportiva del più piccolo dei sei fratelli Benelli, fondatori ai primi del Novecento della famosa casa motociclistica di Pesaro, un marchio divenuto leggendario.

Abbiamo raggiunto Agostini per una breve intervista in cui ha raccontato come è stato coinvolto nel progetto, ha parlato dello sport ad alta velocità ieri e oggi e ha condiviso dei progetti cinematografici per il futuro.

“Sono stato contattato dalla regista che mi ha detto che stava facendo questo documentario e avrebbe voluto che dicessi qualcosa in merito. Naturalmente io non ho mai conosciuto Tonino Benelli, non l’ho visto correre né ho corso con lui, ero troppo piccolo. Però Benelli è un grande marchio che ha fatto la storia della velocità. Il mio intervento è stato più un’intervista.” Esordisce Giacomo Agostini, per poi continuare: “È giusto che la storia venga ricordata, questa in particolare di una famiglia che ha trasformato una grande passione in un vero e proprio lavoro e in un marchio famoso in tutto il mondo, Dobbiamo essere grati a questa realtà.”

Il film parte con un elogio alla madre dei Benelli, Teresa Boni. Quanto è importante per un sognatore, che sia inventore, sportivo, una persona con un sogno, avere genitori o figure di riferimento che lo aiutino?

“È senz’altro un grande aiuto. Hanno creduto a questa grande passione e ai loro figli, che sono riusciti a fondare una grande azienda. Il mio caso è stato contrario perché mio padre non voleva assolutamente che corressi, aveva paura, e io non sono stato sostenuto, ma alla fine ce l’ho fatta lo stesso, anche da solo. Ma effettivamente ai miei tempi, e prima ancora peggio, era pericolosissimo. Mentre la mamma dei Benelli è stata brava, ha avuto fiducia e i ragazzi hanno fatto quello che hanno fatto.”

Lei parla proprio di passione e coraggio di fronte ad uno stadio di evoluzione tecnica di uno sport che era solo per pazzi, date le condizioni di non sicurezza in cui si gareggiava all’epoca.

“Sì, le piste non erano quelle di oggi, i caschi non erano quelli di oggi, le tute proprio non erano quelle di oggi. Era uno sport pericolosissimo, oggi invece con la tecnologia e i sistemi di sicurezza correre è diventato molto più sicuro.

Però i campioni si sono distinti anche in situazioni meno sicure.

“Certo, io personalmente ci ho messo tanto del mio, sono stato sempre scrupoloso e preparato e avevo il pensiero costante che non potevo cadere, perché altrimenti sarei morto. Oggi possono anche cadere, fortunatamente si alzano, c’è tanta protezione.”

Quindi forse voi eravate più bravi?

“Più bravi, non so. Il pilota era più impegnato, oggi c’è tanto aiuto ed elettronica. Il lavoro nostro era più artigianale e più fisico. Ma per andar forte bisogna essere sempre al 100%, per cui era difficile ai miei tempi, ma è difficile anche oggi.”

Non è nuovo al mondo del cinema. Negli anni ’70 ha ricevuto una proposta da Pietro Germi, che ha rifiutato perché interferiva con le corse.

“Ho rifiutato perché il mio grande amore era correre in moto. Sono nato pensando di correre in moto non di fare l’attore, per cui quando mi hanno detto che le riprese del film cominciavano quando cominciavano le gare, ho rifiutato. Pietro Germi è anche rimasto male, ma ha capito qual era la mia passione.”

E ora che il mondo del cinema si è riaffacciato nella sua vita, le piacerebbe partecipare a qualche produzione?

“Io avevo già fatto tre piccoli film, e ora sto considerando l’ipotesi di fare un film sulla mia vita. Sarebbe bello raccontare la mia vita, ne sto parlando con diverse persone e se si riesce a mettere insieme un bel progetto, lo faccio, altrimenti no.”

Dopo la premiere a Venezia, Benelli su Benelli verrà mostrato in anteprima regionale a Pesaro e arriverà prossimamente al cinema distribuito da Genoma Films. Approderà quindi sia sui canali Sky che successivamente sui Rai, raggiungendo in questo modo anche tutto il pubblico televisivo.

L’Événement, recensione del film di Audrey Diwan

L’Événement, recensione del film di Audrey Diwan

L’evento è un libro scritto nel 2000 da Annie Ernaux. L’autrice francese molto prolifica, vincitrice anche del Premio Strega nel 2016, compone le proprie opere traendo spunto dalla sua storia personale, traumi compresi, anzi, partendo soprattutto da quelli.

La regista Audrey Diwan lo traspone su pellicola (L’Événement) fino a farlo arrivare in concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Per lei è il suo secondo lungometraggio, il primo era stato Mais vous êtes fous nel 2019, che affrontava il tema della dipendenza dalla droga. E anche questa volta l’argomento non è meno leggero né meno importante.

L’Événement, la trama

Annie Ernaux, rispetto alla propria vita, ha spesso raccontato quanto sia stata devastante l’esperienza dell’aborto nell’anno 1963, quando praticarlo era illegale e si rischiava la galera, e lei di anni ne aveva ventitré.

Perché è esattamente di questo che parla il suo romanzo, che è più un flusso di coscienza, ed è quanto viene messo in scena da Audrey Diwan con Anamaria Vartolomei che ne interpreta la protagonista.

La giovane e incantevole Anne, brillante studentessa di lettere che sta preparandosi per la maturità, spiccando in acume e applicazione agli studi, scopre di essere incinta. Ma il problema è che l’evento – infatti – creerebbe una battuta d’arresto ai suoi progetti futuri e, probabilmente, non si tratterebbe solo di questo.

C’è da dire che Anne non ha un rapporto rappacificato con le origini umili dei suoi genitori, e questo aspetto torna spesso nei libri della Ernaux, quindi la forte spinta a volersi garantire una ricca formazione cela insieme a un desiderio di forte riscatto anche il rifiuto delle proprie radici. Ma, di nuovo, non è comunque solo questo il punto.

Il racconto del dolore lacerante che la ragazza prova dentro, fuori, nel corpo e nell’anima, nei rapporti e in ogni parte di sé, parla di un abbandono che è prima di tutto relazionale, da cui solo in seguito accade a cascata tutto il resto.

Ci sono certi problemi che vengono affrontati solo dopo che tante grida sono state lanciate. Sembra retorica, ma è un fatto. E spesso la risoluzione che viene trovata nell’immediato finisce col generare nuovi problemi. Ed è ciò che accade quando l’intervento non si fa sul cuore della ferita che per prima ha iniziato a sanguinare, ma sul tamponare un danno che ormai ha già ridotto quasi tutto a brandelli.

L’Événement mostra la vita di Anne che, anche all’inizio, nella sua spensieratezza, ha amiche che fondamentalmente sono delle egoiste, un amico che sembra che la corteggi, ma quando lei gli chiede di aiutarla, acconsente ma tenta di approfittarsene. E così in progressione, sequenza dopo sequenza, la spina dorsale della protagonista deve trovare sempre di più un proprio modo per riuscire a sostenersi, senza crollare.

E la regista preme fortissimo nel concentrarsi su di lei, che viene resa in modo pazzesco dall’attrice franco-rumena, capace di combinare ogni piccola sfumatura della crescita e decrescita degli stati emotivi del personaggio. Il corpo della giovane diviene dunque il linguaggio del film, il canale attraverso cui esprimere ciò che sta accadendo, e lo splendido volto di lei ne è la continua didascalia.

La più grande sofferenza che Anne subisce, prima di ogni altra, è la solitudine come risultato dell’indifferenza di tutti quelli che le ruotano attorno, tutti quanti. Al di là del ruolo, dell’età e della posizione sociale.

E alla fine, l’aborto che lei vorrebbe compiere è verso ciò che ha gettato la luce sulle relazioni instaurate fino a quel momento, sul mondo che aveva costruito e quello che aveva ricevuto, e su tutto quanto non riesce più a capire. L’evento scatenante non è affatto diverso da tutto quello che normalmente ci capita ma che mai avremmo voluto che succedesse. Come sempre, il vero ostacolo non è l’ostacolo in sé, ma tutto quello che genera non appena si manifesta. E nel trovarsi a vivere tutta questa montagna di roba, Anne non può che cavarsela da sola, usando quell’angoscia come calce per cementificare e saldare le sue ferite: fisiche e psichiche.

L’Événement non è solo la spiegazione di un fallimento di un ordine socio-culturale, ma la descrizione di quanto accade quando veniamo dimenticati.

Venezia 78, foto dal red carpet dei vincitori

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Venezia 78, foto dal red carpet dei vincitori

Si è tenuta nella sera la cerimonia di chiusura con la consegna dei premi di Venezia 78, assegnati dalle quattro giurie internazionali. La Giuria di VENEZIA 78, presieduta da Bong Joon Ho e composta da Saverio CostanzoVirginie EfiraCynthia ErivoSarah GadonAlexander Nanau e Chloé Zhao, dopo aver visionato i 21 film in competizione. Ecco le foto di tutti i vincitori.

LEONE D’ORO per il miglior film a:
L’ÉVÉNEMENT
di Audrey Diwan (Francia)

LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
È STATA LA MANO DI DIO
di Paolo Sorrentino (Italia)

LEONE D’ARGENTO –  PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:
Jane Campion
per il film THE POWER OF THE DOG (Nuova Zelanda, Australia)

COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione femminile a:
Penélope Cruz
nel film MADRES PARALELAS di Pedro Almodóvar (Spagna)

COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione maschile a:
John Arcilla
nel film ON THE JOB: THE MISSING 8 di Erik Matti (Filippine)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Maggie Gyllenhaal
per il film THE LOST DAUGHTER di Maggie Gyllenhaal (Grecia, USA, Regno Unito, Israele)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
IL BUCO
di Michelangelo Frammartino (Italia, Francia, Germania)

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI
a un giovane attore o attrice emergente a:
Filippo Scotti
nel film È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino (Italia)

Venezia 78: Leone d’Oro a L’Événement, premiati anche Sorrentino, Cruz e Campion

Sono stati assegnati i premi di Venezia 78. La giuria presieduta da Bong Joon-ho ha proclamato i suoi vincitori in una serata condotta con allegria e spontaneità dalla madrina, Serena Rossi. Ecco di seguito tutti i vincitori di Venezia 78:

Concorso

Leone D’Oro:L’Événement,” Audrey Diwan

Leone d’argento premio speciale della giuria: “È stata la mano di Dio,” Paolo Sorrentino

Leone d’argento regia: “The Power of the Dog,” Jane Campion

Coppa Volpi migliore attrice:Madres Paralelas,” Penélope Cruz

Coppa Volpi migliore attore: “On the Job: The Missing 8,” John Arcilla

Migliore Sceneggiatura:The Lost Daughter,” Maggie Gyllenhaal

Premio Speciale della Giuria:Il Buco,” Michelangelo Frammartino

Premio Marcello Mastroianni: “È stata la mano di Dio” Filippo Scotti

ORIZZONTI AWARDS

Best Film: “Pilgrims,” Laurynas Bareisa

Best Director: “Full Time,” Eric Gravel

Special Jury Prize: “El Gran Movimiento,” Kiro Russo

Best Actress: “Full Time,” Laure Calamy

Best Actor: “White Building,” Piseth Chhun

Best Screenplay:  “107 Mothers,” Ivan Ostrochovský, Peter Kerekes

Best Short Film: “Los Huesos,” Cristóbal León, Joaquín Cociña

LUIGI DE LAURENTIIS AWARD

Miglior opera prima: “Imaculat,” Monica Stan, George Chiper-Lillemark

VENICE VR EXPANDED AWARDS

Grand Jury Prize for Best VR Work: “Goliath: Playing With Reality,” Barry Gene Murphy, May Abdalla

Best VR Experience: “Le Bal de Paris de Blanca Li,” Blanca Li

Best VR Story: 
“End of Night,” David Adler

ORIZZONTI EXTRA

Armani Beauty Audience Award: “The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic,” Teemu Nikki

Venezia 78: I Wonder Pictures fa tripletta a Orizzonti

Venezia 78: I Wonder Pictures fa tripletta a Orizzonti

I Wonder Pictures è orgogliosa di distribuire nei cinema italiani due titoli che hanno trionfato nella sezione Orizzonti della 78esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Full Time con il Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile a Laure Calamy e il Premio Orizzonti per la migliore regia a Eric Gravel, e Il cieco che non voleva vedere Titanic con il Premio degli Spettatori – Armany Beauty in Orizzonti Extra. 

Full Time (titolo originale: À plein temps), è diretto da Eric Gravel e vede protagonista Laure Calamy, nel ruolo di una madre single in costante movimento e alle prese con un capitolo piuttosto caotico della sua vita.  Arriverà nei cinema prossimamente con I Wonder Pictures.

Il cieco che non voleva vedere Titanic è diretto dal pluripremiato regista finlandese Teemu Nikki e con il bravissimo Petri Poikolainen nel ruolo di protagonista: il film racconta la storia e il bisogno di amare e di essere amato di Jaakko, un uomo costretto sulla sedia a rotelle, che decide, nonostante la sua paralisi e la sua cecità, di intraprendere un viaggio che lo porterà dalla sua amata. Un viaggio difficile, in cui perderà e riacquisterà la fede e la fiducia nell’umanità… 

Il film sarà contemporaneamente su IWONDERFULL.IT e al cinema da martedì 14 settembre grazie ad I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection. 

Commenta Andrea Romeo, fondatore e direttore editoriale di I Wonder Pictures: “Al di là dei premi che fanno sempre piacere, Il cieco che non voleva vedere Titanic e Full time sono stati per noi due vere scoperte in cui abbiamo creduto, per le storie necessarie che raccontano, per l’originale punto di vista con cui le mettono in scena, e per i personaggi che ci presentano e che non possiamo fare a meno di amare. Sono molto contento che il pubblico, gli accreditati e la stampa ne abbiano fatto due veri e propri casi di entusiasmo e passaparola come non vedevo da anni qui alla Mostra del cinema. Penso che il pubblico oggi abbiamo bisogno di film come questi”.

Sinossi Full Time Julie fa di tutto per crescere i suoi due figli in campagna e mantenere il suo lavoro in un hotel di lusso parigino. Quando finalmente ottiene un colloquio di lavoro per una posizione in cui sperava da tempo, scoppia uno sciopero nazionale che paralizza il sistema dei trasporti pubblici. Il fragile equilibrio che Julie ha creato è messo in pericolo. Così decide di lanciarsi in una frenetica corsa contro il tempo, con il rischio di inciampare.

Sinossi Il cieco che non voleva vedere Titanic: Tutti hanno bisogno di amore, anche Jaakko, costretto sulla sua sedia a rotelle. Jaakko è innamorato di Sirpa. Non si sono mai incontrati nella vita reale, ma si telefonano tutti i giorni. Sirpa riceve notizie terribili sulla sua salute e Jaakko decide di andare subito da lei. Solo che Jaakko è cieco e paralizzato. “Ho capito tutto. Ho bisogno di aiuto solo in cinque posti. Da casa mia al taxi, dal taxi alla stazione, dalla stazione al treno, dal treno al taxi e infine, dal taxi a te. Dovrò fare affidamento su cinque sconosciuti.”

Competencia oficial, recensione del film con Penelope Cruz e Antonio Banderas

Competencia Oficial segna il gradito ritorno alla Mostra del cinema di Venezia dei registi argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat. I due tornano, a distanza di cinque anni, dopo il successo della pellicola Il Cittadino illustre che valse al suo protagonista Oscar Martínez una meritata Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Lo stesso Martínez, affiancato da due attori del calibro di Antonio Banderas e Penélope Cruz, è uno dei tre protagonisti.

Competencia oficial, la trama

Il film, in concorso nella selezione ufficiale, è una commedia ironica e dissacrante sul mondo del cinema. Il pretesto che innesca la storia riguarda un miliardario che è deciso a lasciare un buon ricordo di sé nel mondo, per questo è intenzionato a dare vita ad un progetto che porterà alto il suo nome. Tra le possibilità può scegliere se costruire un nuovo ponte o finanziare un grande film di successo, suo malgrado opterà proprio per la seconda opzione dando il via ad una narrazione metacinematografica. Il soggetto del film nel film è tratto da un bestseller di un famoso premio Nobel proprio a voler strizzare l’occhio a quel cittadino illustre del film precedente e ha per protagonisti due fratelli. Il film è affidato dall’anziano committente ad una regista eccentrica Lola Cuevas (Penélope Cruz) che ha già ottenuto diversi riconoscimenti in ambito internazionale, a sua volta Lola sceglie come protagonisti della pellicola due attori agli antipodi: Ivàn (Martínez) attore di forte tradizione teatrale considerato un grande maestro e Félix (Antonio Banderas) star affermata in patria e a Hollywood. Il contrasto tra le due forti personalità  è la forza motrice e ispiratrice della pellicola che si accingono a realizzare ma anche di quella a cui stiamo assistendo. I registi ci mostrano le fasi della preparazione al film regalando momenti di pura ilarità senza tralasciare stoccate pungenti per gli addetti ai lavori. 

Una commedia esilarante

Le risate del pubblico che hanno accompagnato le visioni della brillante commedia in quel di Venezia si fanno però via via sempre più amare e ragionate. Il film è sicuramente un vero e proprio elogio all’arte dell’attore, la perfetta capacità dei tre protagonisti di condividere lo schermo è sublime. Quello che ci viene mostrato è un emisfero popolato da prime donne in cui anche il personaggio più positivo finisce per restare vittima del proprio ego.

La maggior parte del film è ambientato in una villa, allo stesso tempo maestosa e asettica, ideale per mostrarci gli scontri e i dispetti tra i due attori ma anche tra loro e la regista come su un ring allargato e amplificato. Il film entra nel profondo del mestiere dell’attore, si esplorano le tecniche, le metodologie e allo stesso tempo le storie personali e le prove d’attore che ingannano persino i più scettici. Come nei film precedenti non manca la morale che giustifica anche un dialogo diretto con lo spettatore. 

Mariano Cohn e Gastón Duprat si confermano due voci originali della commedia “intelligente” senza risultare leziosi.

Venezia 78: intervista a Jamie Lee Curtis per Halloween Kills

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Venezia 78: intervista a Jamie Lee Curtis per Halloween Kills

Ecco la nostra intervista a Jamie Lee Curtis che torna a interpretare Laurie Strode in Halloween Kills, presentato Fuori Concorso a Venezia 78. Con lei anche il regista del film, David Gordon Green.

Halloween Kills, recensione del film con Jamie Lee Curtis

Halloween Kills, l’atteso nuovo film del franchise di Halloween che vedrà il ritorno in scena di Michael Myers e Jamie Lee Curtis. Halloween Kills arriverà al cinema ad ottobre 2021.

Scritto da David Gordon Green, Danny McBride e Scott Teems, basato sui personaggi creati da John Carpenter e Debra Hill, il film sarà diretto da David Gordon Green e prodotto da Malek Akkad, Jason Blum e Bill Block. John Carpenter, Jamie Lee Curtis, Jeanette Volturno, Couper Samuelson, Danny McBride, David Gordon Green e Ryan Freimann sono i produttori esecutivi. Ryan Turek sta supervisionando il progetto per Blumhouse.

The Last Duel: recensione del film di Ridley Scott

The Last Duel: recensione del film di Ridley Scott

Ridley Scott ormai è una rassicurante certezza. Giunto alla nobile età di ottantatré anni, appena nel 2017 ci consegnava il suo ultimo film, anzi, i suoi due, per esser precisi: Tutti i soldi del mondo e Alien: Covenant. Arriva dunque alla 78esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia presentando fuori concorso la sua nuova pellicola The Last Duel, dal sapore non troppo dissimile dai suoi vecchi titoli in costume, dall’atmosfera epica, trionfante e piovosa.

The Last Duel, tratto da una storia vera

I macro temi affrontati girano sempre attorno all’eterna lotta tra oppressori e oppressi che, a dispetto del lontano contesto storico, sono talmente attuali da risultare quasi manipolati. Invece, soprattutto in questo caso, è tutto vero. The Last Duel infatti copre gli ultimi anni del 1300 ed è la trasposizione cinematografica di un saggio storico scritto nel 2004 da Eric Jager, dove si tratta di un fatto realmente accaduto in Francia che vide lo svolgersi dell’ultimo duello – appunto – legalmente approvato, dopo il quale la pratica iniziò progressivamente a cadere in disuso, anche per la crescente opposizione della Chiesa riguardo a un tale genere di risoluzione giudiziaria. La specificità del combattimento consisteva nel fatto che, in mancanza di prove, l’esito della contesa – dunque chi dei due sarebbe morto – sarebbe stata decisione di Dio.

La storia perciò narra precisamente di un tragico caso del genere, che coinvolse una moglie (Jodie Comer) che venne violentata da un vecchio amico del marito (Adam Driver l’uno e Jodie Comer l’altro), e decise di denunciare l’episodio, con tutta la valanga di conseguenze del caso, tra cui, naturalmente, l’incredulità dell’intero Paese. Per tamponare il pubblico ludibrio e salvare il proprio orgoglio, il marito, quindi, sfida l’uomo al duello del titolo. Il vincitore sarà il portatore della verità, che significherà la condanna a morte della donna, qualora fosse il marito a morire.

Scritto a sei mani

Scritto proprio da Jodie Comer, Ben Affleck (che si cala anche nei panni del conte Pierre) e Nicole Holofcener, il film è strutturato in tre parti che raccontano, in sequenza, i tre punti di vista sull’andamento dei fatti. L’inizio è quello del cavaliere Jean de Carrouges (Damon), il successivo è dell’amico Jacques Le Gris (Driver) e l’ultimo di Marguerite de Carrouges (Comer).

Il modo in cui ogni attore incarna la propria versione dei fatti attraverso le sfumature recitative, è nettamente un elemento degno di nota, perché gran parte dell’intero corpo del film è splendidamente sostenuto dalle tre figure dei protagonisti. Su tutti spicca la personalità di Adam Driver, che però non oscura minimamente i due colleghi, al contrario. Ciascuno si avvale dell’altro per costruire la sua singola ondulazione narrativa, e così creare il quadro perfetto di una storia, in fondo, veramente triste.

The Last DuelUna storia, tre punti di vista

La scelta di portare alla luce un episodio più unico che raro – figuriamoci per quei tempi – è naturalmente di un’attualità che è quasi scontato sottolineare. Fa chiaramente riflettere molto, specialmente per questo. Ad ogni modo, Ridley Scott sa dirigere i tre episodi, e di conseguenza tutto l’impianto, con una perfetta armonia. E ogni contrasto creato dai differenti punti di vista, viene montato con chiarezza e crescente ritmo, che giunge all’apice con lo sguardo di Marguerite de Carrouges, per poi culminare con la battaglia finale tra i due contendenti visivamente spettacolare e che condensa, forse, più di ogni altro momento l’impronta del regista.

Il penoso evento raccontato, è reso ancor più doloroso dal progressivo dischiudersi di come stiano le cose in realtà, poiché, in un modo o nell’altro, la protagonista femminile è sostanzialmente sola e usata in ogni caso e la sua non è una condizione eccezionale ma, anzi, è un aspetto culturale di cui sono intrisi millenni di storia. Ciò che, però, è mostrato in maniera evidente e delicata, è la forza dolce e ostinata con cui Marguerite de Carrouges porta avanti la sua decisione di difendersi, il suo personale duello, che non avviene affatto con un suo pari, com’è invece nel caso dei due uomini. La sua è una lotta impari, tra lei e un sistema intero.

Ma quello che alcune donne lasciano indelebile nel tempo, non è solo un esempio da seguire, ma la consapevolezza che le cose si possano cambiare operando delle scelte concrete. Accettando, in certi momenti, di combattere da sole, con una forza la cui potenza si propaga nel tempo.

Venezia 78, foto dal red carpet: Ben Affleck, Jennifer Lopez, Matt Damon e …

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Si è tenuta ieri sera la presentazione attesissima di The Last Duel, ultimo film del regista Ridley Scott, Fuori concorso a Venezia 78. Attesissimi erano la coppia del momento Ben Affleck e Jennifer Lopez. Con loro il resto del cast Matt Damon,Jodie Comer e il regista.

SINOSSI

Avvincente storia di tradimento e vendetta, ambientata nel clima brutale della Francia del XIV secolo, The Last Duel è un film epico storico, un dramma provocatorio che esplora l’onnipresente potere dell’uomo, la fragilità della giustizia e la forza e il coraggio di una donna pronta a mettersi da sola al servizio della verità. Basato su fatti realmente accaduti, il film fa luce sulle ipotesi a lungo tenute per vere riguardo all’ultimo duello legalmente autorizzato in Francia, disputato tra Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, due amici diventati acerrimi rivali. La moglie di Carrouges, Marguerite, viene brutalmente aggredita da Le Gris, ma questi respinge l’accusa. Tuttavia la donna rifiuta di stare zitta e si fa avanti per accusare il suo aggressore: un atto di coraggio e di sfida che mette a repentaglio la sua vita. Ne segue un estenuante duello a morte che mette il destino dei tre nelle mani di Dio.

COMMENTO DEL REGISTA

La prima volta che ho sentito parlare dell’ultimo duello legalmente autorizzato disputato nella Francia medievale, ho capito subito che se ne sarebbe potuto ricavare un film potente. E quando ho saputo che Matt Damon, Ben Affleck, e Nicole Holofcener stavano scrivendo la sceneggiatura, non ho avuto dubbi sul fatto che sarei stato io a dirigerlo. Il film mi ha dato l’occasione di riprendere il tipo di storia epica che amo, ma arricchita dai temi del coraggio, dell’inganno e della difesa di una causa che fanno presa sul pubblico di oggi. Il film è la storia di un’amicizia e di un’unione coniugale distrutti a causa di un atto particolarmente crudele e disonorevole, ma è anche la storia del coraggio di una donna che fa sentire la propria voce. È un’opera che fa riflettere, e ne sono particolarmente orgoglioso.

Venezia 78: intervista ai protagonisti di Lovely Boy

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Venezia 78: intervista ai protagonisti di Lovely Boy

Ecco la nostra intervista a Andrea Carpenzano, Francesco Lettieri e Ludovica Martino, protagonisti e regista di Lovely Boy, il film scelto come evento speciale di chiusura, fuori concorso, delle Giornate degli Autori 2021 a Venezia 78.

Leggi la recensione di Lovely Boy

Lovely Boy, il film Sky Original di Francesco Lettieri presentato oggi fuori Fuori Concorso alle Giornate degli Autori della 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Lovely Boy – Un film Sky Original, prodotto da Indigo Film in coproduzione con Vision Distribution con il sostegno di IDM Film Fund & Commission dell’Alto Adige, sarà trasmesso in prima assoluta su Sky Cinema Uno lunedì 4 ottobre, disponibile anche on demand e in streaming su NOW.

Nic, in arte Lovely Boy, è l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia, talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere risucchiato in una spirale di autodistruzione.

Scritto da Peppe Fiore e Francesco Lettieri, Lovely Boy ha tra i protagonisti Andrea Carpenzano (La terra dell’abbastanza, Il Campione)Ludovica Martino (Il Campione, Skam Italia, Sotto il sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e del montaggio di Mauro Rodella.

Venezia 78: Ben Affleck, Matt Damon e Jodie Comer presentano The Last Duel

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Ben Affleck ha dichiarato di sperare che il suo ultimo film, The Last Duel, presentato Fuori Concorso a Venezia 78, generi “molta catarsi ed empatia” tra il pubblico dell’epopea storica diretta da Ridley Scott, che sarà il film protagonista della penultima serata della Mostra.

Affleck ha detto che la storia è “quella che speravo avrebbe sviluppato nello spettatore un senso di compassione e l’idea che potremmo guardarci l’un l’altro in un modo diverso, e con più empatia, e con il senso di chiedersi se la nostra prospettiva personale possa non prendere in considerazione completamente la realtà, la storia, la cultura e l’educazione dell’altro”.

Basato su eventi reali, The Last Duel è una storia di tradimento e vendetta ambientata nella brutale Francia del XIV secolo. La storia è incentrata su Marguerite de Carrouges (Jodie Comer), la moglie di Jean de Carrouges (Matt Damon), che accusa Jacques Le Gris (Adam Driver) di averla aggredita sessualmente. Il destino di tutti e tre deve essere deciso in un duello all’ultimo sangue.

La sceneggiatura, scritta da Nicole Holofcener, Affleck e Damon, ha una struttura in tre parti, con le prime due raccontate dal punto di vista degli uomini e la terza raccontata dal punto di vista di Marguerite. Comer ha detto che quando ha preso la parte al progetto aveva voluto “assicurarsi che questa donna fosse completamente incarnata e che avesse questa esperienza, ma non ne fosse definita”. Ha aggiunto che, nonostante le diverse prospettive ritratte, “alla fine del film c’è solo una verità”.

Ben Affleck, Matt Damon e Jodie Comer presentano The Last Duel a Venezia 78

Alla domanda se il movimento #MeToo avesse influenzato la sua performance, Comer ha detto: “Penso che per me, accettando questo ruolo, il senso del dovere di diligenza sia sempre stato molto presente – penso che ci saranno così tante donne che guardando questo film entreranno in relazione con la storia”.

Holofcener, che ha lavorato principalmente per fornire la prospettiva di Marguerite nel film, ha aggiunto: “Certo, eravamo tutti consapevoli del movimento #MeToo e di come questa esperienza – quello che ha attraversato – stia ancora andando avanti, ma non scrivo davvero in quel modo. Volevo che la storia si raccontasse in tutta la sua rilevanza, perché penso che la gente la capirà, senza bisogno di scriverlo. Ho lavorato su di lei come essere umano e su quello che ha passato. E abbiamo fatto molta attenzione per assicurarci che la sua storia fosse la vera storia”.

Matt Damon, che pure scrive, produce e recita nel film, ha spiegato che per lui “era importante e interessante raccontare una storia che non fosse solo un atto d’accusa contro una persona cattiva, ma che indicasse l’antecedente culturale che l’Europa e i paesi colonizzati dai paesi europei condividono, ovvero il fatto di non vedere le donne per molti, molti secoli come esseri umani, e di fatto ancora adesso rimangono molti aspetti residui di quella prospettiva nella nostra società”.

The Last Duel: il trailer italiano del film di Ridley Scott

Diretto da Ridley Scott, The Last Duel è un’appassionante storia di tradimento e vendetta che racconta la brutalità e l’oppressione femminile nella Francia del XIV secolo e uscirà in Italia il 14 ottobre. Targato 20th Century Studios, il film storico vede protagonisti il vincitore dell’Oscar Matt Damon e il due volte candidato all’Academy Award Adam Driver nei panni di due uomini, entrambi nobili di nascita, che devono affrontarsi in un duello all’ultimo sangue per risolvere i propri rancori. The Last Duel vede nel cast anche la vincitrice dell’Emmy Jodie Comer e il vincitore di due Premi Oscar Ben Affleck.

Venezia 78: intervista ai protagonisti di America Latina

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Venezia 78: intervista ai protagonisti di America Latina

Ecco la nostra intervista ai protagonisti di America Latina, quinto film italiano in Concorso a Venezia 78. Ai microfoni i registi e sceneggiatori Fabio e Damiano D’Innocenzo e il protagonista Elio Germano, alla sua seconda collaborazione con il duo romano.

Venezia 78: il red carpet dei Fratelli D’Innocenzo per America Latina

America Latina arriverà in sala a novembre 2021, è scritto e diretto da Fabio D’Innocenzo e Damiano D’Innocenzo e prodotto da The Apartment (Lorenzo Mieli), Vision Distribution, Le Pacte. Nel cast Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo Wertmüller.

Venezia 78: a Freaks Out il Leoncino D’Oro di AGISCUOLA

Venezia 78: a Freaks Out il Leoncino D’Oro di AGISCUOLA

Si è tenuta venerdì 10 settembre alle ore 17.30 presso la Sala degli Stucchi dell’Hotel Excelsior la cerimonia di premiazione del Leoncino d’Oro istituito da AGISCUOLA, alla presenza di Francesca Puglisi, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dell’Istruzione, Roberto Cicutto, Presidente La Biennale, Alberto Barbera, Direttore della Mostra Internazionale d’Arte CinematograficaAndrea Del Mercato, Direttore Generale La Biennale, Luigi Lonigro, Presidente Nazionale Distributori Anica, Giuseppe Pierro, Dirigente Ufficio VI Direzione generale per il personale scolastico del Ministero dell’Istruzione. A fare gli onori di casa erano presenti Piera Detassis, Presidente Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, Mario Lorini, Vice Presidente AGIS e Presidente ANEC, Carmela Pace, Presidente Unicef Italia, Simone Gialdini, Direttore Generale Anec.

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, a testimonianza della sua vicinanza, ha inviato un videomessaggio agli studenti della giuria del Leoncino d’Oro e ha dichiarato:

“Il Leoncino d’oro è un Premio importante perché testimonia la vicinanza e la sintonia che c’è tra scuola e cinema. Come Ministero abbiamo appena firmato un Protocollo per dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi più strumenti per esprimere la loro creatività e la loro capacità di interpretare questo mondo così complesso. Il cinema è uno strumento fondamentale in una nuova scuola, una scuola aperta, diffusa, sconfinata perché è lo strumento con cui il nostro occhio si espande e noi riusciamo a cogliere anche quella parte dell’intimità delle persone che usualmente, nella superficialità del giorno, non riusciremmo a cogliere. Complimenti a tutte le ragazze e ai ragazzi e a tutte le persone che lavorano nel cinema italiano e che sono l’emblema stesso della voglia di rinascita del nostro Paese”.

Giunto alla 33° edizione, il Leoncino è divenuto nel tempo uno dei premi collaterali più importanti e significativi della Mostra del Cinema di Venezia. Anche quest’anno il gruppo di giovani giurati provenienti da tutta Italia ha assegnato – in seguito ad un accordo siglato con il Comitato Italiano per l’UNICEF – il prestigioso premio Segnalazione Cinema For UNICEF, riconoscimento istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso la Mostra sin dal 1980.

Nel corso della cerimonia di premiazione, è stato assegnato il Premio Leoncino d’Oro della 78. Mostra d’arte cinematografica di Venezia al film FREAKS OUT di Gabriele Mainetti alla presenza del regista, con la seguente motivazione:

“Un’imprevedibile atmosfera conquista lo spettatore proiettandolo in un mondo tanto spettacolare quanto catastrofico. Tra tendoni da circo e campi da guerra, quattro protagonisti, nella loro diversità, esprimono la necessità di essere umani. Un’opera innovativa e coraggiosa, che racchiude in una grande avventura fra sogno e realtà, tutto l’amore per il cinema. Per queste ragioni il Leoncino d’Oro della 78esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia va a Freaks Out di Gabriele Mainetti.”

La giuria ha assegnato la Segnalazione Cinema For UNICEF al film LA CAJA di Lorenzo Vigas, presente alla premiazione, con la seguente motivazione:

“ Povertà, sfruttamento e abbandono sono le ferite di un Paese orfano di certezze. Il paesaggio desertico diventa metafora della vita di tutti i ragazzi privati di una famiglia e dei loro diritti.  Attraverso gli occhi di un bambino, il film ci proietta nel profondo di una tragica realtà nella quale il protagonista ci mostra che affermare la propria identità è sempre possibile. Per queste ragioni la Segnalazione Cinema for Unicef della 78esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia va a “La Caja” di Lorenzo Vigas.”

Venezia 78: Il Buco vince il Green Drop Award 2021

Venezia 78: Il Buco vince il Green Drop Award 2021

Al film “Il Buco” di Michelangelo Frammartino, in concorso alla 78maMostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è andato il “Green Drop Award” 2021 di Green Cross Italia.

Il premio – la goccia di vetro di Murano realizzata dal maestro Simone Cenedese – in occasione della sua decima edizione è stato consegnato da Lino Banfi, stamattina all’Hotel Excelsior nella Sala della Fondazione dello Spettacolo, alle produttrici Piera Boccacciaro e Chiara Cerretini di Doppio Nodo Double Bind.

Alla cerimonia di premiazione, condotta dal giornalista Marco Gisotti, sono intervenuti gli attori Ronn Moss e Mayra Pietracola, protagonisti con Lino Banfi del film “Viaggio a sorpresa”, in anteprima alla Mostra, Bepi Vigna, presidente della Giuria del Green Drop Award, Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia, Nevina Satta, CEO della Sardegna Film Commission e General Secretary EUFCN, la pr del cinema italiano Paola Comin e lo scrittore americano di best seller green John Woods.

Leggi la recensione de Il Buco

Il Green Drop Award, che ad ogni edizione contiene la terra proveniente da un luogo di particolare significato, quest’anno ha al proprio interno la terra di Glasgow, la città scozzese dove a novembre si svolgerà la Conferenza mondiale delle parti sul Clima (COP 26). L’origine della terra è stata certificata dal prof. Rodolfo Coccioni paleontologo e geologo, professore Onorario dell’Università di Urbino.

“Il buco” è ambientato durante il boom economico degli anni Sessanta e racconta il viaggio di  un gruppo di giovani speleologi che esplorano la grotta più profonda d’Europa nel cuore del Parco del Pollino. È stato premiato con il Green Drop per “il rigore con cui descrive la grandiosa bellezza della natura – si legge nella motivazione della Giuria -, conducendo la rappresentazione su un piano quasi mistico, che riesce a coniugare il viaggio nelle viscere della Terra al percorso della vita; e per la capacità di rendere poeticamente il senso del tempo, conferendo significato allegorico all’esplorazione di un abisso nel Sud italiano e l’edificazione, nel Nord, del grattacielo simbolo di una nuova era”.

“Ringraziamo per questo premio, siamo molto emozionati ed onorati. Per Doppio nodo double bind è molto importante la questione ambientale e cercare di fare un cinema che possa sensibilizzare sulle tematiche ambientali e di sostenibilità. Nella lavorazione de Il Buco ci siamo impegnati come produzione a rispettare il protocollo green ottenendo il patrocinio dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.” hanno dichiarato Piera Boccacciaro e Chiara Cerretini, produttrici del film, ritirando il premio.

Nel corso della cerimonia, Green Cross Italia ha voluto rendere omaggio per l’impegno sociale e per il lavoro di sensibilizzazione verso le nuove generazioni a Lino Banfi e Ronn Moss con un’edizione speciale della goccia, di colore blu, come quelle assegnate nelle passate edizioni a Francesco Rosi e Terry Gilliam.

A Simone Cenedese, Maestro vetraio di Murano è stata consegnata una targa speciale per la realizzazione delle sue preziose gocce d’artista che nel corso delle dieci edizioni del Green Drop Award sono diventate il simbolo di un cinema ecosostenibile.

36° Settimana Internazionale della Critica, i vincitori

36° Settimana Internazionale della Critica, i vincitori

La Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (1 – 11 settembre 2021), ha assegnato oggi, venerdì 10 settembre, i premi della 36esima edizione.

La giuria internazionale composta da Claudio Cupellini, Vanja Kaludjercic e Sandrine Marques ha assegnato il Gran Premio Settimana Internazionale della Critica a ZALAVA di Arsalan Amiri. Questa la motivazione: “La giuria è rimasta colpita dall’abile maestria del regista nella realizzazione del suo film d’esordio. È un lavoro maturo che naviga con competenza attraverso diversi stati d’animo nel film, consegnando un potente messaggio di superstizione e ignoranza, così rilevante per questi tempi difficili. Il regista rappresenta una voce fresca che, attraverso un linguaggio cinematografico giocoso, trasmette un messaggio universale. Il Gran Premio Settimana Internazionale della Critica di Venezia va a ZALAVA di Arsalan Amiri”.

A ZALAVA anche il Premio Internazionale Fipresci assegnato dalla Fédération Internationale de la Presse Cinématographique.

La giuria composta da Greta Calaciura, Sofia Mantovani, Cristiano Devigili, Riccardo Chiaramondia e Guglielmo Scialpi hanno deciso di assegnare Il Premio Circolo del Cinema di Verona al film più innovativo, ELTÖRÖLNI FRANKOT / ERASING FRANK di Gàbor Fabricius, “L’opera che abbiamo deciso di premiare declina, attraverso un viaggio sonoro in un universo orwelliano, il topos della lotta contro l’oppressione. Questo conflitto si esprime attraverso una violenza sonora e chiaroscurale che logora i corpi dei protagonisti fino ad annientarli. L’omologazione finale del protagonista e il soffocamento della sua voce, in antitesi alla potenza iniziale, segnano la dolorosa e inevitabile sconfitta della libertà individuale. Per la capacità di esprimere con intensità un tema delicato e universale, il Premio del Circolo del Cinema va a Eltörölni Frankot, di Gábor Fabricius”.

Il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, assegnato da un’apposita commissione di esperti composta Massimo Causo, Adriano De Grandis e Silvana Silvestri, è andato al film ELES TRANSPORTAN A MORTE – THEY CARRY DEATH dei registi Helena Girón e Samuel M. Delgado. La motivazione: Per la capacità di elaborare una dimensione sonora immersiva, in cui la tensione tra figure e ambienti si amplifica e dialoga profondamente con la ricerca visiva degli autori. Una partitura di suoni, rumori e immagini, che alimenta una storia di misteri, vita e morte, dalla dimensione del mito fino alla deriva esistenziale dei personaggi.

Nell’ambito della sesta edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) la giuria composta da tre professionisti dell’industria cinematografica – Jacopo Chessa, Silvia Luzi e Nadia Trevisan – ha selezionato i seguenti vincitori tra i sette cortometraggi in concorso:

Premio Miglior Cortometraggio INCHEI di Federico Demattè con la motivazione “La naturalezza del gesto filmico e lo sguardo privo di giudizio ne fanno un film che racchiude un mondo pieno di sfaccettature e che crea aspettative verso le future opere dell’autore.”

Premio Migliore Regia INCHEI di Federico Demattè con la motivazione La capacità di entrare in intimità con i personaggi e gli ambienti si coniuga perfettamente ad una narrazione libera da ogni sovrastruttura che permette ai protagonisti di essere completamente credibili.”

Premio Miglior Contributo Tecnico L’INCANTO di Chiara Caterina con la motivazione “Per la capacità di far dialogare diversi formati e materiali, riuscendo a costruire una narrazione evocativa in grado di raccontare l’inconscio, la violenza, la morte.”

“Si conclude un’edizione dallo sguardo plurale, curioso e onnivoro, orientato a rappresentare la vasta complessità del presente attraverso temi universali e forme originali. Abbiamo lavorato cercando di offrire uno spettro ampio di possibilità del fare cinema oggi e i vincitori sono la concreta testimonianza di questa varietà: cinema di genere e d’autore, dal Medio Oriente all’Europa dell’Est e del Mediterraneo. Sono il segno di un cinema che nonostante le avversità che viviamo è sempre più vitale, inquieto e globale”. Commenta così questa edizione il Delegato Generale Beatrice Fiorentino.

I dibattiti, i confronti e le discussioni attorno ai film sono sempre segno di vitalità e interesse. E quest’anno con i titoli proposti nel cartellone della 36. Settimana Internazionale della Critica è accaduto regolarmente, a dimostrazione di una selezione quanto mai varia per generi, modalità produttive e soprattutto tematiche. La Settimana Internazionale della Critica, infatti, pur essendo da sempre concentrata su nuovi autori, nuovi linguaggi, proposte inusuali e inconsuete, non intende promuovere un unico ed esclusivo modello cinematografico, ma portare alla luce tutto ciò che per i più svariati motivi, giudica meritevole di interesse e l’edizione 2021 della SIC ne è stata l’ennesima” conferma dichiara Franco Montini, Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). 

Alla Settimana della Critica, oltre al Premio Internazionale FIPRESCI della Fédération Internationale de la Presse Cinématographique, va il Premio Queer Lion per il film LA DERNIÈRE SÉANCE di Gianluca Matarrese con la seguente motivazione: “Per la sua capacità di tracciare un ritratto che da intimo si fa universale, usando la forma documentaria con notevole efficacia narrativa per dare voce alla memoria cruciale di un capitolo di storia, quello dell’Aids, tutt’altro che chiuso, e disinnescando al contempo con intelligenza il tabù intorno alle pratiche BDSM.”

Il Premio “Autrici under 40” dedicato a Valentina Pedicini va invece a Ekaterina Selenkina per il film DETOURS. Domani. sabato 11 settembre, ore 14, in Sala Perla si terranno, per tutti gli accreditati, le proiezioni del cortometraggio e del lungometraggio vincitori del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica.

Venezia 78: La Pellicola D’oro, tutti i vincitori

Venezia 78: La Pellicola D’oro, tutti i vincitori

Si è tenuto oggi il Premio Collaterale de “La Pellicola D’oro” presso la Sala – Spazio Italian Pavillon all’interno dell’Hotel Excelsior nell’ambito della 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. “La Pellicola D’oro”, promossa ed organizzata dall’Associazione Culturale “Articolo 9 Cultura & Spettacolo” e dalla “Sas Cinema” di cui è Presidente lo scenografo e regista Enzo De Camillis (ideatore dell’evento), è il primo premio in Europa a riconoscere i mestieri e l’artigianato del cinema. Erano presenti all’evento: Enrico Bufalini (Responsabile archivio storico di Cinecittá) Nicola Maccanico (amministratore di Cinecittá), Antonio Falduto (regista) e la Direttrice Laura Nobili che ha ritirato il premio per la Sartoria Tirelli. Si ringrazia per questa occasione, La Biennale di Venezia.

Si premia per la V Edizione le maestranze e l’artigianato dei seguenti film in concorso:a

FREAKS OUT” di Gabriele Mainetti

Miglior Tecnico di Effetti Speciali: Maurizio Corridori

FREAKS OUT” di Gabriele Mainetti

Miglior Capo Elettricista: Loris Felici

IL BUCO” di Michelangelo Frammartino

Miglior Operatore di Macchina: Luca Massa

QUI RIDO IO” di Mario Martone

Miglior Sartoria Cineteatrale Tirelli

La giuria è composta da:

1)     Presidente –  Francesco Martino De Carles (Produttore esecutivo)

2)     Giurato – Franco Mariotti (Giornalista)

3)     Giurato – Gianluca Leurini (Produttore esecutivo)

4)     Giurato – Blasco Giurato (Autore della Fotografia)

5)     Giurato – Luciano Odorisio (regista)

6)     Giurato – Enzo de Camillis (Presidente de LA PELLICOLA D’ORO)

7)     Giurato – Gianni Quaranta (Scenografo)

Il bambino nascosto: trailer del film con Silvio Orlando

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Il bambino nascosto: trailer del film con Silvio Orlando

01 Distribution ha diffuso oggi il trailer ufficiale de Il bambino nascosto, il nuovo film del regista Roberto Andò con Silvio Orlando e Giuseppe Pirozzi, dal 4 novembre al cinema. Nel cast anche Roberto Herlitzka, Lino Musella, Francesco Di Leva, Enzo Casertano

Ne Il bambino nascosto Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro”– così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro. Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che, come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro ignora l’alfabeto dei sentimenti.  Silenzioso, colto, solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste, segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino che si è sottratto a un destino già scritto. Una partita rischiosa in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getta senza freni.

Lovely Boy: trailer del film Sky Original di Francesco Lettieri

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Lovely Boy: trailer del film Sky Original di Francesco Lettieri

SKY ha diffuso il trailer di Lovely Boy, il film Sky Original di Francesco Lettieri presentato oggi fuori Fuori Concorso alle Giornate degli Autori della 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Lovely Boy – Un film Sky Original, prodotto da Indigo Film in coproduzione con Vision Distribution con il sostegno di IDM Film Fund & Commission dell’Alto Adige, sarà trasmesso in prima assoluta su Sky Cinema Uno lunedì 4 ottobre, disponibile anche on demand e in streaming su NOW.

Nic, in arte Lovely Boy, è l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia, talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere risucchiato in una spirale di autodistruzione.

Scritto da Peppe Fiore e Francesco Lettieri, Lovely Boy ha tra i protagonisti Andrea Carpenzano (La terra dell’abbastanza, Il Campione)Ludovica Martino (Il Campione, Skam Italia, Sotto il sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e del montaggio di Mauro Rodella.

9/11: Inside The President’s War Room disponibile gratuitamente l’11 settembre su Apple TV+

In onore del 20° anniversario “9/11: Inside The President’s War Room” sarà disponibile per la visione gratuita l’11 settembre su Apple TV+. Questo speciale documentario Apple Original, narrato dal vincitore dell’Emmy Award Jeff Daniels (“The Looming Tower”, “Sfida al presidente – The Comey Rule”), esplora gli eventi dell’11 settembre 2001 attraverso gli occhi del presidente Bush e dei suoi più stretti collaboratori, ricostruendo – grazie alle testimonianze inedite degli uomini-chiave che hanno preso decisioni importanti e delicate per le sorti del paese – le ore cruciali di quel giorno storico.

Apple TV+ è disponibile sull’app Apple TV in oltre 100 paesi, su oltre 1 miliardo di schermi, inclusi iPhone, iPad, Apple TV, iPod touch, Mac, specifiche smart TV Samsung, LG, Sony e VIZIO, Amazon Fire TV e dispositivi Roku, console PlayStation e Xbox e su tv.apple.com, per € 4,99 al mese con una prova gratuita di sette giorni. Per un periodo di tempo limitato, i clienti che acquistano un nuovo iPhone, iPad, Apple TV, Mac o iPod touch possono usufruire gratuitamente di un anno di Apple TV+. Questa offerta speciale è valida per tre mesi dopo la prima attivazione del dispositivo. Skydance Animation è una divisione di Skydance Media di David Ellison, gestita da John Lasseter (Head of Animation) e Holly Edwards (President of Skydance Animation)

Figli del sole, recensione del film di Majid Majidi

Figli del sole, recensione del film di Majid Majidi

Dopo un anno dalla presentazione alla 77esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, approda nelle sale italiane Figli del sole, nuovo film di Majid Majidi, già regista de I ragazzi del paradiso (1997), che gli valse da candidatura di primo film iraniano candidato agli Oscar, pellicola che si serve degli stilemi della trama d’avventura per affrontare il tema dell’infanzia negata.

I figli del sole: un racconto realista dai toni avventureschi

La trama de I figli del sole è intrinsecamente legata al fenomeno disumano dello sfruttamento minorile, e il regista lo mette in chiaro fin da subito: il film, difatti, si apre con una dedica ai 152 milioni di bambini costretti al lavoro forzato e soggiogati da ambienti loschi e malsani per poter sostenere le proprie famiglie. Il film di Majid muove quindi le fila dal tema dell’infanzia negata e profanata, che ha come cornice il sottobosco criminale di Teheran e le vicissitudini di un gruppo di amici: Ali, Mamad, Reda e Abofazl. I quattro amici sono infatti costretti ad interfacciarsi col lavoro coatto e il mondo criminale, ma scovano una scintilla inaspettata nel conseguimento di un obiettivo comune: trovare un tesoro nascosto che potrebbe cambiare per sempre il corso delle loro vite. Per farlo, dovranno però recarsi in un’area unicamente accessibile attraverso la Scuola del sole, un’associazione di beneficienza che cerca di educare i bambini che vivono per strada.

Le radici narrative di Figli del sole sono profondamente radicate nel contesto socio-politico d’ambientazione, ricreato in maniera piuttosto realistica e senza troppi filtri soggettivi da parte del regista. La metafora dello scavare per arrivare al tesoro e, figurativamente, di dirigersi verso un’emancipazione atta a sottolineare la funzione innovatrice degli animi giovanili, è preponderante. L’istituzione scolastica è, infatti, qui vista come unico punto di luce in un sistema deformato in cui la comunità nel complesso è sorda di fronte all’anelito di libertà dei ragazzi.

Sfortunatamente la sceneggiatura di Figli del sole pecca nel non riuscire effettivamente a sondare le profondità psicologiche dei giovani protagonisti, alzando una barriera protettiva nei confronti di un realismo registico pervasivo, che sfocia in un imperativo narrativo fuorviante, debole per quanto riguarda l’acquisizione di un legame ragguardevole tra personaggi e spettatori, che caratterizza invece il cinema di un’altra regista mediorientale, Nadine Labaki.

Film Figli del sole

I figli del sole: un realismo magico mancato

Di notevole interesse è il lavoro svolto per quanto riguarda il casting, che ha occupato oltre quattro mesi e coinvolto quattromila giovani da tutto il paese; il regista, infatti, era fermamente risoluto nel voler assoldare attori non professionisti, per poter conferire maggiore verosimiglianza e valore alla vicenda narrata. Nelle interviste ha dichiarato più volte lo sforzo produttivo effettuato, col fine di scovare talenti genuini, senza tuttavia mai esimersi dal ribadire che il dover escludere i tanti partecipanti al casting è stata fonte di grande sofferenza, proprio per la consapevolezza che la partecipazione al film sarebbe potuta essere una svolta assoluta per tante famiglie iraniane in grande difficoltà.

Colonna portante del film è poi l’antinomia tra realismo e fiaba, due dimensioni narrative apparentemente differenti che ne I figli del sole emergono in maniera preponderante, conferendo all’intera vicenda narrata quelle sfumature di realismo magico che, cercando di convergere con una dimensione storica, hanno dato risultati strabilianti in altre pellicole, come ne Il labirinto del Fauno di Guillermo del Toro. Certamente i guizzi narrativi de I figli del sole non raggiungono l’organicità filmica del grande regista messicano, tuttavia avrebbero potuto rappresentare premesse interessanti dalle quali far emergere l’elemento di denuncia sociale; ciò che, purtroppo, manca al soggetto è proprio la fluidità, il dinamismo e la ritmicità tali da riuscire a qualificare ancora di più il grande lavoro attoriale, soprattutto del protagonista Roohollah Zamani, premiato come miglior giovane attore al Festival di Venezia.

Il nobile intento di Majidi non riesce purtroppo ad essere supportato da una sceneggiatura chiara e ben architettata, pertanto i Figli del sole si rivela nel complesso pressochè innocuo, discostandosi senza soluzione di continuità dalla cornice apparentemente impegnata e da  cinéma vérité degli eventi. Non vi è un’estetica ben definita a supportarne il discorso politico, né una regia ferma e incisiva a dare adito alle voci inascoltate di chi tenta disperatamente di esprimersi, per sancire una propria impronta. Resta dunque in mano allo spettatore la difficoltà dell’interpretare integralmente una visione poetica incerta, che vuole portare avanti un discorso socio-politico netto e chiaro, eppure senza realmente porre interrogativi di spessore allo spettatore.

Doctor Strange: i 10 poteri più incredibili dello Stregone Supremo

Doctor Strange ha dimostrato di essere in grado di espandere notevolmente i suoi poteri e le sue abilità nel quarto episodio della serie What If… ?. La versione a fumetti dello Stregone Supremo ha, però, una vasta gamma di poteri che non si limitano solo alla magia. Con il suo intelletto, le sue abilità nel combattimento e il suo talento mistico, Doctor Strange è di fatto uno dei più potenti supereroi Marvel.

Il suo ego

Potrebbe essere strano pensare che l’ego di una persona sia una risorsa, ma per Stephen Strange, la sua sicurezza si è spesso rivelata preziosa. La sua fiducia in se stesso e nelle sue capacità lo ha spinto, in primo luogo, a cercare un rimedio magico per le sue mani danneggiate e lo ha guidato attraverso il suo rigoroso addestramento sia nella magia che nelle arti marziali.

Senza il suo ego, Doctor Strange si sarebbe probabilmente arreso più e più volte, e il mondo sarebbe stato senza uno dei suoi più potenti guardiani. Tuttavia, a volte lo ha messo anche nei guai, come è successo quando ha affrontato Wanda Maximoff e il suo dolore durante la trama di “House of M”, portandola a indurirsi contro qualsiasi influenza esterna.

L’intelligenza

Chirurgo affermato e praticamente studente da tutta una vita, Doctor Strange è una delle persone più intelligenti nell’insieme dei supereroi Marvel. La sua intelligenza è uno dei suoi poteri più forti, con la sua fame di conoscenza che lo aiuta nell’apprendimento dell’arte della magia.

La sua memoria è fondamentale per impiegare i centinai di incantesimi complessi che usa abitualmente nel corso della sua lotta contro il male, oltre ad essere vitale nella scelta della migliore strategia durante le battaglie contro i suoi principali avversari. Inoltre, sa anche quando mettersi da parte, come successo nel conflitto tra i supereroi nel crossover a fumetti Civil War. 

Le arti marziali

La maggior parte dei fan pensa a Doctor Strange come a un mago di prim’ordine, ma in realtà è anche uno dei migliori artisti marziali della Marvel Comics. Mentre studiava magia a Kamar-Taj, ha anche studiato una varietà di diversi stili di arti marziali, tra cui il kung fu e il judo.

È anche un esperto nell’uso di una varietà di armi, come le spade, anche se le usa molto raramente. Sebbene Doctor Strange basi principalmente la sua magia sulla difesa, ha anche dimostrato la sua abilità come combattente corpo a corpo durante i periodi in cui era senza i suoi poteri, come nel caso della fine degli anni ’80.

La capacità di volare

Doctor Strange ha la capacità di volare, anche se non è necessariamente un prodotto della sua abilità magica. Grazie al Mantello della Levitazione, un artefatto mistico che indossa come Stregone Supremo, è in grado di volare e levitare. Il mantello è una delle sue risorse mistiche più potenti e gli permette di volare alla fascia alta delle velocità subsoniche.

Il Mantello della Levitazione può funzionare indipendentemente dal dottore e volare da solo, anche se ha bisogno di un pizzico di energia magica per “mettersi in circolo”. Senza di essa, il Mantello non è in grado di funzionare e Strange non potrebbe volare, a meno che non utilizzi un potente incantesimo. 

Le esplosioni di energia

Una delle capacità più potenti di Doctor Strange è l’uso delle esplosioni di energia. Può generare magici lampi di energia dalla resa indeterminata contro nemici sia piccoli che grandi. Li ha usati contro gli Undying Ones, il suo noto avversario Dormammu, ma anche contro minacce megalitiche come Shuma-Gorath.

In alcuni casi, come visto in “Doctor Strange #386”, è in grado di distruggere interi pianeti grazie alle esplosioni. Sebbene queste siano spesso il suo punto di riferimento in battaglia, deve sempre maneggiarle con cura, considerando la potenza di fuoco che sono in grado di sprigionare.

Le capacità metafisiche

In numerose occasioni, nei fumetti Marvel Comics, Doctor Strange ha dimostrato di essere intangibile, con la capacità di attraversare muri, strade e altri oggetti solidi. Ha anche usato questo potere per estrarre parassiti demoniaci dal proprio corpo e da altri.

Questo suo potere è probabilmente alla pari con quello di alcune delle varianti più potenti di Kitty Pryde, poiché entrambi i personaggi, in alcune forme, possono spostarsi attraverso le realtà. Collegato alla sua capacità di passare attraverso la materia è anche il suo potere di diventare completamente invisibile.

La proiezione astrale

Doctor Strange è uno dei più potenti maghi della Marvel Comics e lo ha dimostrato più volte grazie alla sua capacità di proiezione astrale. Strange può astrarre la sua anima dal suo corpo fisico, e viaggiare quindi virtualmente ovunque voglia. Anche la sua forma astrale è invisibile e intangibile, senza limitazioni o vulnerabilità fisiche.

Mentre usa la sua forma astrale, Doctor Strange può viaggiare nello spazio ed è estremamente veloce, fino quasi alla velocità del pensiero, come si è visto in “Defenders #29” quando la squadra ha affrontato l’alieno Badoon insieme agli originali Guardiani della Galassia

La manipolazione del tempo

Nel MCU, Doctor Strange si affida all’Occhio di Agamotto e alla sua Gemma del Tempo nascosta per controllare il tempo. Nei fumetti, usa la sua complessa magia per manipolarlo. Doctor Strange è in grado di rallentare o addirittura fermare il tempo in alcuni casi. È anche in grado di viaggiare nel tempo.

Strange ha bisogno di molto potere e concentrazione per influenzare il tempo, quindi usa questo potere raramente. Uno dei vantaggi di aver sconfitto la Morte in battaglia è stato quello di acquisire una maggiore durata della vita, che gli ha concesso un’influenza ancora maggiore sul tempo.

Il viaggio dimensionale

Uno dei più grandi poteri di Doctor Strange è la capacità di viaggiare tra le dimensioni. Quest’abilità lo rende particolarmente adatto al fiorente Multiverso del MCU, ed è stata fondamentale per espandere l’orizzonte dell’Universo Marvel nei fumetti.

Strange è stato in grado di viaggiare grazie alla magia fino alla Dimensione Oscura, la casa di Dormammu e di sua sorella Umar, così come è riuscito ad arrivare fino alla dimensione infernale di Mefisto. Può anche esplorare piani dell’esistenza a malapena comprensibili, come quando ha scoperto per la prima volta alcuni degli esseri cosmici più potenti della Marvel, come Eternità.

La consapevolezza cosmica

Insieme alla sua capacità di viaggiare tra diverse dimensioni, Doctor Strange ha raggiunto la consapevolezza cosmica, o universale. Ciò gli consente di percepire eventi in altri regni e realtà, nonché di anticipare minacce o invasioni dei principali supercriminali, come Dormammu o Shuma-Gorath.

Ciò viene potenziato notevolmente dall’Occhio di Agamotto, un antico manufatto di immenso potere. Strange ottenne l’Occhio e il suo potere da Eternità, quando l’entità cosmica lo ritenne degno del suo potere.

Halloween Kills, recensione del film con Jamie Lee Curtis

Halloween Kills, recensione del film con Jamie Lee Curtis

Ennesimo tassello della nota saga sorta nell’anno 1978 e all’epoca diretta dal gran John Carpenter, Halloween Kills viene presentato fuori concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia. La storia non tiene per nulla conto di tutti i sequel che sono usciti dal ’78 in poi, ma solo di quello del 2018, che ne era immediata continuazione e dal quale prosegue senza soluzione di continuità.

Ancora con la regia di David Gordon Green, tre anni fa avevamo lasciato il nostro noto tagliagole Michael Myers intrappolato nel seminterrato di Laurie (Jamie Lee Curtis), che pareva essere spacciato, ma il cui respiro affannato lasciava dedurre che le cose non fossero proprio così semplici. E infatti avevamo ragione.

Halloween Kills, la trama

Il racconto inizia con la spiacevole sorpresa di un’intensa e serrata ripresa dei giochi, dove troviamo Laurie insieme alla figlia Karen (Judy Greer) e alla nipote Allyson (Andi Matichak) che stanno compiendo una sfrenata corsa a bordo di un pick-up verso l’ospedale per ricucire l’addome della protagonista che il killer ha tentato più volte di perforare fatalmente. Ma la faccenda si mette ovviamente male: Michael Myers affetta tutti, scappa e ricomincia tutto daccapo.

Il sottogenere slasher, facente parte della categoria horror, è stato praticamente inaugurato da John Carpenter proprio con questo lungometraggio. In realtà la principale derivazione dello stile sarebbe Psyco di sir Alfred Hitchcock ma, ad ogni modo, le principali delineazioni che ne sono conseguite si son sviluppate tutte dagli anni 80 in poi, e hanno generato tutti quei film in cui il cattivo trucida più gente che può ed è tendenzialmente mascherato o dal volto sfigurato. Ma l’aspetto che per certi versi sfiora il tragicomico, è tutto quello per cui è necessario applicare la sospensione dell’incredulità. Perché ce ne sarebbe da vendere, d’incredulità.

Il ritorno (di nuovo) di Michael Myers

Michael Myers, così come tutti quei tremendi Uomini Neri che braccano e massacrano senza pietà, è la personificazione di quel che si definisce l’archetipo dell’ombra, o, in altri termini, tutto quel che dentro e fuori di noi è rappresentazione dei nostri peggiori incubi, in qualunque forma si possano manifestare.

È chiaro che Halloween Kills sia sostanzialmente un sollazzo da serate goliardiche a base di grida, risate casalinghe, pop-corn, e cuscini per ripararsi gli occhi. Ma è altrettanto vero che c’è un motivo molto più profondo di quel che sembra se, nonostante ci terrorizzi, sia così magnetico.

Halloween KillsDavid Gordon Green gestisce e organizza in maniera molto organica il lento peregrinare del killer. Lo fa con una maggiore scorrevolezza rispetto al precedente: sia rispetto ai singoli agguati con corrispondenti efferati omicidi, che per quanto concerne la narrazione, con il montaggio parallelo dell’ospedale in cui Laurie è ricoverata e fa parzialmente da controcampo, spiegando le dinamiche della psicologia di Michael.

Ma il punto fondamentalmente resta sempre lo stesso, per quanto possa essere motivato e pianificato da trame più o meno originali: Michael Myers è invincibile perché in caso contrario verrebbe meno il senso rappresentativo di questo genere di film.

Se è vero che ad un certo punto diventa snervante pensare di aver davanti un personaggio che, stando al patto stabilito col pubblico, è un essere umano ma che comunque seguita a rialzarsi dopo qualunque tipo di mazzata, d’altra parte è altrettanto vero che, invece, venga da pensare che possa andare esattamente così.

Paure universali

In fondo, è proprio quella la realizzazione delle nostre paure più grandi: il fatto che mai saranno dissipate, che mai ci sarà la luce e che, presto o tardi, ci staneranno e sarà la fine. Halloween Kills è un prodotto che funziona perché fa da specchio a qualcosa che si teme universalmente, ad ogni latitudine.

E un punto sul quale David Gordon Green mette l’accento è che il capro espiatorio si pensa sempre che sia la soluzione ai mali del mondo, ma non è affatto così, al contrario. È la solidarietà che fa la forza, soprattutto quando per diventare dei mostri terribili è sufficiente voler uccidere qualcuno, anche se si tratta del cattivo. Perché non c’è nessuno che sia veramente cattivo. O forse sì.

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