A pochissime ore di distanza
dall’annuncio della
nuova data di uscita del film (che è stato posticipato da
Giugno 2021 a Giugno 2022), la produzione di Jurassic
World: Dominion si arresta nuovamente a causa del
Covid-19. Come rivelato dal regista Colin
Trevorrow via
Twitter, infatti, le riprese dell’atteso blockbuster sono state
interrotte a causa di alcuni falsi positivi ai tamponi per il
Coronavirus effettuati sul set.
Il regista ha condiviso la foto
dell’animatronici di un Listrosauro che indossa una mascherina e
nella didascalia che ha accompagnato l’immagine ha scritto: “Mi
sono svegliato con la notizia di alcuni test per il Coronavirus
positivi sul set di Jurassic World: Dominion. Sono tutti risultati
negativi poco dopo, ma a causa dei protocolli di sicurezza andremo
in pausa per due settimane. Torneremo presto.”
Come rivelato ieri, mancano soltanto
tre settimane alla fine delle riprese. Trattandosi di falsi
positivi, è probabile che la produzione riesca a ripartire anche
prima di due settimane. Orientativamente, le riprese dovrebbero
concludersi nelle prime settimane di Novembre. Ricordiamo che la
Universal Pictures ha investito circa 5 milioni per la gestione dei
protocolli di sicurezza in vista delle riprese del film, e da
quando la produzione è ripartita (lo scorso Luglio) non c’era stato
nessun intoppo o rallentamento.
Jurassic
World: Dominion vedrà sia Chris
Pratt che Bryce
Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a
loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella
Pineda, Jake Johnson e Omar
Sy. Laura
Dern e Sam
Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che
avevano in Jurassic
Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan
Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta
nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe
originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff
Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic
World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta
in Jurassic World:
Il Regno Distrutto.
Ryan Reynolds ha spiegato da dove nasce
l’esigenza di continuare a prendersi gioco della sua esperienza in
Lanterna Verde, il cinecomic del 2011 in cui
l’attore canadese ha interpretato proprio Hal Jordan. Dopo l’uscita
di
X-Men le origini: Wolverine, in cui ha interpretato per la
prima volta Wade Wilson, Reynolds ha provato nuovamente a farsi
strada nel mondo dei supereroi interpretando il protagonista nel
cinecomic DC diretto da Martin Campbell. Sfortunatamente, anche in
quel caso la critica e il pubblico non sono stati dalla sua
parte.
In una recente intervista con
ComicBook in occasione della promozione di Free
Guy – Eroe per gioco,Ryan Reynoldsha
spiegato che il suo prendersi gioco di Lanterna Verde e del flop
del film nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante non
prendersi mai troppo sul serio e di guardare alla propria carriera
sempre con un certo distacco, in modo da essere in grado di
accettare anche progetti che non sono stati accolti come si
sperava.
“L’ho scritto nella
sceneggiatura di Deadpool. Penso che il mio personaggio dica
qualcosa del tipo: ‘Per favore, non rendere questo costume verde o
animato’, quando viene spinto nella fabbrica dei supereroi o
qualcosa del genere. E ho notato che mi faceva sentire bene fare
luce su quell’esperienza per un secondo. Quindi non lo so… è solo
qualcosa che ho sempre fatto. La cosa più importante che mi sia mai
successa durante la mia carriera è ridere sempre di me stesso. E
c’è un sacco su cui ridere… Ognuno fa i conti con questo genere di
cose. La notte vai a dormire e pensi: ‘Questa cosa che ho fatto è
stata veramente orribile, sciocca o ridicola”. Penso si possa
provare tutto ciò per tante cose.”, ha dichiarato
l’attore.
Da quando Reynolds è riuscito a
“riscattarsi” grazie ai due film standalone dedicati a
Deadpool, è diventato ancora più esplicito quando si è
trattato di ridere di se stesso e dei suoi fallimenti; essendo
Hollywood un’industria carica di pressioni, una mentalità del
genere è forse necessaria per far fronte ai fallimenti nel migliore
dei modi.
In un mondo in piena pandemia è una
scelta saggia distribuire in sala, unico blockbuster dei prossimi
mesi, un disaster movie che racconta la distruzione della Terra e
la lotta dell’umanità per la sopravvivenza? Greenland
arriva al cinema e nel volto del suo atipico eroe protagonista,
Gerard Butler, racconta i motivi per cui è a
tutti gli effetti un film adatto ai tempi.
La storia è quella di Jeff,
interpretato da Gerard Butler, un costruttore di grattacieli
che ha dei problemi coniugali. Nel giorno del compleanno del
figlio, torna a casa dalla moglie che lo accoglie con freddezza.
Intanto l’attenzione del Mondo è concentrata su un evento
astronomico senza precedenti: un asteroide soprannominato Clarke,
sta per passare molto vicino alla Terra, tanto da essere visibile a
occhio nudo. Purtroppo durante il passaggio la comete si frantumerà
in mille pezzi con conseguenze catastrofiche sulla superficie
dell’intero pianeta. Diverse città di tutto il mondo saranno
infatti rase al suolo. L’impatto di un enorme frammento di roccia
provocherà morte e distruzione, destabilizzando interi paesi dal
punto di vista politico, sociale ed economico. Proprio quando si
sparge tramite i TG la notizia che i frammenti colpiranno la Terra,
Jeff riceve una telefonata; il Governo degli Stati Uniti lo ha
scelto, insieme alla sua famiglia, come parte dell’1% della
popolazione statunitense che merita di essere salvata, perché
importante, nel mondo di dopo, per la ricostruzione. Jeff farà
quindi tutto ciò che è in suo potere per proteggere e portare in
salvo la moglie e il figlio (Morena
Baccarin e Roger Dale Floyd), in un
mondo completamente in preda al panico.
Greenland, il disaster movie anti-spettacolo
Ric Roman Waugh
sceglie di raccontare un disaster movie che rinuncia parzialmente
alle meraviglie visive del genere per concentrarsi sui sentimenti.
Perché se da una parte si concede lo spazio per esplosioni e
crolli, non è certo questo quello che gli interessa. In Greenland,
l’attenzione è tutta rivolta verso il primo piano di Butler, che
riesce a rappresentare con un buon grado di credibilità un padre e
marito completamente devoto alla famiglia, che sconta il senso di
colpa di un errore (lo scopriremo nel film) e che farà di tutto per
salvare la sua famiglia.
Waugh non si mette di certo al posto
dei registi celebri per i loro disaster movie, da Emmerich
a Bay, il regista di Greenland
ha chiaramente presente il lavoro di tutti coloro che lo hanno
preceduto, ma schiva e scansa qualsiasi paragone, proprio perché si
concentra sull’umanità. Da quella che entra nel caos e diventa
“cattiva” a causa della paura, a quella che invece lotta per
rimanere unita e per sopravvivere, senza però cadere nello
sconforto e nella brutalità (come quella protagonista,
ovviamente).
Greenland
rientra nell’ossimorica definizione di disaster movie
intimista, che sembra anche essere l’unica definizione possibile
per un film di questo genere in tempo di pandemia. Quando il mondo
si avvia verso la fine e la distruzione, l’unica cosa che conta
sono gli affetti, la famiglia, il rimanere uniti e combattere
insieme. Un messaggio chiaro, elementare, che conferisce un po’ di
senso in più ad un film che altrimenti avrebbe soltanto replicato
uno schema visto e rivisto.
Sarà disponibile su TimVision a
partire dall’8 ottore Mrs. America, la nuova serie
prodotta da FX che si avvale di un cast stellare, guidato dalla due
volte premio Oscar Cate Blanchett, e che racconta una pagina
della storia americana in cui le donne trovarono la propria voce
anche contro se stesse, le rappresentati del partito democratico
che invece sostenevano e sponsorizzavano la donna madre e moglie a
totale servizio del proprio marito.
La storia è quella di Phyllis
Schlafly (Blanchett),
una repubblicana dura e pura che arruola un esercito di madri
casalinghe che non ne vogliono proprio sapere di essere equiparate
ai propri mariti, tutti ricchi e con lavori rassicuranti e ben
pagati. Di fronte a Schlafly si stagliano delle figure leggendarie
del femminismo: Gloria Steinman (Rose Byrne),
Shirley Chisholm (Uzo Aduba, la prima donna di
colore a essere eletta al congresso), Betty Friedan (Tracey
Ullman), Bella Abzug (Margo Martindale),
Jill Ruckelshaus (Elizabeth
Banks), ovvero coloro che hanno combattuto per dieci
anni affinché 38 degli stati dell’unione ratificassero
l’ERA, ovvero l’Equal Rights Amendment.
Mrs. America, che vuol dire essere donna?
Questo il cuore della trama di
Mrs. America e questo il punto di partenza da cui
parte la lotta della conservatrice Phyllis. Nonostante sia a tutti
gli effetti un villain, un personaggio manipolatore e negativo, che
porta avanti un ideale di donna limitante e superato, il
personaggio della Blanchett dimostra a tutti gli effetti cosa è
capace di fare una donna che si pone un obbiettivo e lo porta
avanti con caparbietà.
Nell’intimità della sua casa,
Schlafly tiene testa al marito, nel suo circolo di amiche manipola
e sottomette mentalmente le sue adepte. Insomma esercita un tipo di
subdolo potere che riesce perfettamente ad identificarsi con il
suprematismo (bianco) maschile nella società.
In contrapposizione a lei ci
vengono invece mostrate donne libere, con una vita più complicata
ma non di certo più complesse, perché se c’è un pregio
indiscutibile in Mrs. America è proprio l’articolazione dei
personaggi femminili raccontati, siano essi progressisti e liberali
o siano essi conservatori e, ad oggi, completamente fuori dal
tempo.
È interessante l’approccio con cui
l’ideatrice, la canadese Dahvi Waller, e i registi
dei primi due episodi, Anna Boden e Ryan Fleck
(Captain Marvel), hanno scelto di
mettere in gioco le parti in conflitto. Non uomini contro donne e
quindi non lotta dei sessi spiattellata in prima pagina, ma donne
contro donne, il che, concettualmente, offre anche un terreno più
imparziale sul cui giocarsi questa battaglia ideologica e di
approccio all’essere donna.
Aggirata la battaglia dei sessi, la lotta è ideologica
Un adagio comune
generalmente condiviso dice che “le donne sono le peggiori nemiche
delle donne”, forse perché tra donne si conoscono bene i propri
punti deboli e si ha non solo la capacità chirurgica di andarli a
punzecchiare, ma anche la forza, fisica ed emotiva, per sopportare
quelle stilettate. Ebbene, Mrs. America mette
donne contro donne e proprio per questo racconta una battaglia
ideologica e non dei sessi, concetto che è sicuramente più
interessante e godibile, rispetto ad una divisione “maschi vs
femmine” che è fin troppo stereotipata e passata.
Così come sono le migliori a
mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda, le donne sono anche una
forza inarrestabile quando fanno squadra, come qualsiasi gruppo di
persone mosso da una forte ideologia e un comune senso della
giustizia.
Mrs. America
mostra un cammino che ancora oggi non è concluso, lo fa in un
pacchetto di grande pregio, avvalendosi di talenti scintillanti, di
costumi e design di grande raffinatezza e di una scrittura messa al
servizio della storia con arguzia ed originalità.
Linea d’Ombra Festival
2020, XXV edizione, dal 24 al 31 ottobre, oltre 100 opere
cinematografiche in concorso, scelte tra 7800 film iscritti,
provenienti da 40 paesi. Sarà un festival ibrido, una parte in
streaming, ma soprattutto con un programma dal vivo, tre location
che si connettono in maniera profonda con il territorio. A partire
dalla Sala Pier Paolo Pasolini, luogo che il
festival ha voluto fortemente inaugurare nel 2016 e non ha più
lasciato, che oltre alle proiezioni “tradizionali” sarà quest’anno
sede del programma di Virtual Reality. A questa si affiancano la
Casa del Combattente, dove ha sede la
Fondazione Menna – Centro Studi d’Arte
Contemporanea, e Il Giardino della
Minerva, quest’ultima location di un progetto che unirà
formazione culturale e promozione del territorio. Il programma live
seguirà rigorosamente le procedure anti Covid previste dalla
Regione Campania, permettendo così al pubblico di poter partecipare
in totale sicurezza.
Tutte azioni pensate e pianificate
per superare la “Crisi”, tema centrale di
quest’anno, scelta ben spiegata dai direttori artistici
Giuseppe D’Antonio e Boris
Sollazzo. Crisi ovvero «separazione, scelta giudizio,
ma il termine può essere inteso anche come un “accadere
rivelatore”, un’apertura, un varco verso qualcosa di cui ancora
ignoriamo i contorni. Di fronte a questo spazio insondato si rende
necessario operare delle scelte».
Era importante dare a questo
concetto la giusta forma, forse anche più d’una. Ci ha pensato, e
lo spiega bene, Roberto Policastro, art director
dell’agenzia di comunicazione DoppiaVu Design e del Napoli Comicon,
che ha usato in questo caso un “testimonial” d’eccezione.
«Un’icona fortemente
rappresentativa, il David di Michelangelo, che
incarna la cultura italiana, campeggia come significante. Un
simbolo spaccato e rimesso insieme con la tecnica del Kintsugi,
pratica giapponese che grazie all’uso dell’oro ripara oggetti in
ceramica. Il tutto mescolato in un “buzz” visivo e guidato da un
segno speculare della parola CRISI».
Il festival quest’anno sarà un
laboratorio di (ri)costruzione di un modello
culturale. «Il format festival diventerà non solo
recettore d’opere, ma anche elemento attivo di costruzione di
narrazione. Le crisi si superano rilanciando, unendosi e diventando
comunità, rompendo schemi», spiegano D’Antonio e
Sollazzo.
La XXV edizione di Linea d’Ombra
Festival è promossa e organizzata dall’Associazione
SalernoInFestival. L’iniziativa è realizzata con il contributo
della Regione Campania “L.R. 30/2016 Piano Cinema 2020” e del
Comune di Salerno e con il contributo e il patrocinio della
Direzione generale Cinema e audiovisivo – Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e per il Turismo. Partner dell’evento Nexsoft e
Banca Campania Centro. Sponsor sostenitore La Doria.
Celebre commedia del 2009, il film
La verità è
che non gli piaci abbastanza è diretto da
Ken Kwapis, già autore di film come 4 amiche e
un paio di jeans e Qualcosa di
straordinario. Il titolo in questione è basato
sull’omonimo romanzo scritto da Greg Behrendt e Liz
Tuccillo, divenuto un vero e proprio best seller al
momento della sua pubblicazione. Vera fonte di attrattiva, oltre
alla brillante storia narrata, è il cast che dà vita ai personaggi
protagonisti. Questo si compone infatti di alcuni tra i più celebri
attori di Hollywood degli ultimi anni, tra cui alcuni premi
Oscar.
Il film, che si divide in episodi
accomunati dalle problematiche sentimentali dei vari protagonisti,
ha ottenuto un grande successo di pubblico. Gli appassionati del
libro, come anche i fan degli attori, si sono infatti riversati in
massa a vedere il film. In breve, questo si è così affermato come
una delle commedie di maggior successo dell’anno. A fronte di un
budget di 40 milioni di dollari, il film è infatti riuscito ad
incassarne oltre 178 in tutto il mondo. Tale traguardo è arrivato
nonostante un parere della critica non particolarmente entusiasta,
che indicava la scarsa attenzione dedicata ai personaggi come
principale pecca.
A distanza di più di un decennio il
film continua ad essere nominato come uno dei maggiori esempi di
pellicola sentimentale tratta da un libro, inserendosi in un’ampia
categoria di opere simili. Numerose sono le curiosità circa le
origini della storia qui narrata, come anche quelle relative al
cast di attori scelti per i personaggi principali. Di seguito si
potranno ritrovare tutti i principali fatti da sapere per conoscere
a fondo il film, come anche dove è possibile ritrovarlo e vederlo
in streaming.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: la trama del film
Il film segue le vicende di un
variegato gruppo di persone alle prese con le loro complicate
relazioni amorose. La prima di queste è Gigi, la quale è convinta
che gli uomini agiscano secondo logiche talvolta incomprensibili.
Ciò sembra trovare conferma nel momento in cui il ragazzo con cui
si stava frequentando smette di scriverle o chiamarla. Allo stesso
tempo, un’altra coppia, formata da Neil e Beth inizia ad avere i
primi grandi problemi dopo anni di relazione. Lei vorrebbe infatti
convolare a nozze, ma lui non sembra convinto di volersi prendere
questo impegno. Ciò porterà ovviamente ad una crisi dai risvolti
inaspettati.
Come loro anche Janine, migliore
amica di Gigi, e Ben, migliore amico di Neil, sembrano giunti al
capolinea. La crisi tra di loro è però dovuta ad un elemento
esterno, rappresentato dalla seducente maestra di yoga di nome
Anna. Le loro storie, che scorrono in modo parallelo, finiranno per
intrecciarsi in una serie di equivoci, adulteri, abbandoni,
confessioni e pentimenti. Ognuno di loro sarà così chiamato a
destreggiarsi tra quel complesso sentimento chiamato amore,
sperimentando tutte le sfumature che questo può avere.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: il film e il libro
Prima di scrivere il libro da cui è
tratto il film, Behrendt e Tuccillo erano già stati gli
sceneggiatori della celebre serie Sex and the City. Questa
allo stesso modo esplorava le tematiche intorno all’amore e i suoi
mille problemi. In particolare, ad aver ispirato la trama di La
verità è che non gli piaci abbastanza, è stato l’episodio
Il silenzio è d’oro, quarto della sesta e ultima stagione.
All’interno di questo, ognuna delle protagoniste si ritrova a
vivere una serie di conflitti con i rispettivi partner, arrivando
nel più dei casi ad una rottura di coppia. Queste dinamiche sono
poi state dunque riprese e ampliate dai due sceneggiatori nel loro
libro, divenuto in poco tempo un best seller. Lo stesso titolo
inglese, He’s Just Not That Into You, è ispirato ad una
delle battute pronunciate nella puntata.
Il libro è anche definito come
“self-help”. Il proposito di questa categoria è di parlare
direttamente al lettore, offrendo consigli su questioni inerenti
alla sfera personale e che possono portare ad una più completa
autorealizzazione del sé. All’interno di questo, infatti, i due
autori offrono una serie di esempi e consigli per quelle donne
incastrate in relazioni senza futuro, suggerendo che se la persona
con cui ci si frequenta non è disposta a mettersi in gioco nella
coppia, forse è perché non gli piaci abbastanza. Nell’adattare il
libro in film, però, si è reso necessario costruire una storia più
coesa secondo i canoni cinematografici. Questo ha portato
all’elaborazione dei personaggi, dei loro problemi e dei loro
intrecci.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: il cast del film
Per assicurarsi il successo del
film, i produttori hanno deciso di radunare una squadra di popolari
attori di Hollywood, assicurandosi che questi avessero anche già
recitato in film di questo genere prima. Ad interpretare il
personaggio di Gigi, particolarmente ricorrente nel film, è infatti
l’attrice Ginnifer
Goodwin. Questa è nota in particolare per aver dato
volto a Biancaneve nella serie C’era una volta. A
interpretare la coppia formata da Neil e Beth sono invece
rispettivamente i noti Ben
Affleck e Jennifer
Aniston, qui alla loro prima collaborazione. Bradley
Cooper e Jennifer
Connelly sono invece Ben e Janine. Cooper condivide
poi diverse scene con Scarlett
Johansson, la quale interpreta Anna. I due si
sarebbero poi ritrovati grazie al film Avengers: Infinity War. Nel film
è poi presente l’attrice Drew
Barrymore nel ruolo di Mary.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. John Rambo è
infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play,
Apple iTunes, Amazon Prime Video, Tim Vision e Netflix. In base alla piattaforma scelta,
sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile
fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre in programma in televisione per
mercoledì 7 ottobre alle
ore 23:45 sul canale Rai
Movie.
Officine UBU è lieta di rilasciare
una clip esclusiva di Imprevisti
Digitali (Effacer L’historique / Delete History)
che, dopo il trionfo alla 70esima edizione della Berlinale, dove si
è aggiudicato l’Orso d’Argento, arriva dal 15 ottobre al cinema. Il
film è diretto dalla consolidata coppia di registi Benoît Delépine
e Gustave Kervern che raccontano, con il loro stile libero e
dissacrante, le disavventure di tre vicini di casa le cui vite
vengono stravolte a causa della loro inettitudine nel rapportarsi
con le nuove tecnologie.
Imprevisti
Digitali è una commedia sociale dolce-amara,
parzialmente ispirata al Movimento dei Gilet Gialli, che mette a
fuoco in modo ironico e pungente alcune delle assurdità che
caratterizzano la deriva digitale della società moderna, ormai
globalizzata e intangibile.
Tre vicini di casa in un sobborgo
francese si ritrovano coinvolti in una serie di imprevisti causati
dalla loro inettitudine nel rapportarsi alle nuove tecnologie.
Marie ha paura di perdere il rispetto di suo figlio a causa di un
sex tape finito online, Bertrand s’invaghisce della voce di una
centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyber bullismo e
Christine, che ha perso il marito a causa della sua dipendenza
dalle serie tv, è disposta a tutto per far aumentare la sua
valutazione come autista privato. I tre si lanceranno così in una
battaglia contro i giganti di internet. Una battaglia ben al di
fuori della loro portata… forse.
Imprevisti
Digitali arriverà al cinema distribuito da Officine
UBU da giovedì 15 ottobre.
Bansky – L’arte della Ribellione rivela la
storia di Banksy, dalle origini in una sottocultura criminale fino
alla sua ascesa come leader di un movimento artistico
rivoluzionario.
In Bansky – L’arte della Ribellione Banksy
nasce come artista nella scena underground di Bristol, in
Inghilterra, e le sue prime opere di graffiti e street art
risalgono al 1990. La sua arte politicizzata, i suoi epigrammi
sovversivi e le sue audaci incursioni hanno oltraggiato
l’establishment e creato un nuovo movimento rivoluzionario. I suoi
lavori sono divenuti vere e proprie icone del contemporaneo e
Banksy è ad oggi lo street artist più famoso e controverso al
mondo. Il potere abusato, la povertà, i fondamentalismi politici e
religiosi, l’alienazione, la guerra, la violenza e il capitalismo
sono al centro delle sue opere. Per la prima volta viene
raccontata la storia completa della carriera di Banksy: dai primi
lavori come giovane artista underground fino a diventare l’artista
più famoso del ventunesimo secolo, nonostante la sua identità sia
ancora avvolta nel mistero. Ispirato dai graffiti della New York
degli anni ’70, Banksy trasforma il movimento della Street Art in
forma d’arte mainstream mettendo insieme un impero multimilionario
e modificando la concezione stessa dell’arte.
Distribuito
da ADLER ENTERTAINMENT
il 26, 27 e 28
OTTOBRE AL CINEMA
Ecco il teaser trailer di
Freaks Out, l’ambizioso secondo film di
Gabriele Mainetti. Da un soggetto originale
di Nicola Guaglianone e una sceneggiatura
scritta a quattro mani dallo stesso Guaglianone con Gabriele
Mainetti, sarà di nuovo Roma la cornice che accoglierà i
protagonisti di questa storia. A firmare le musiche ancora una
volta Michele Braga con Gabriele
Mainetti.
Nel cast Aurora
Giovinazzo,
Claudio Santamaria,
Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, con la
partecipazione di Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta,
Franz Rogowski. Le riprese si svolgeranno a Roma
e in Calabria per 12 settimane.
Freaks Out è
prodotto da Lucky
Red e Goon
Films con Rai Cinema, in
coproduzione con Gapfinders (Belgio).
La trama di Freaks
Out
Matilde, Cencio, Fulvio e Mario
sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale
travolge Roma. Siamo nel ‘43, nel pieno del conflitto, e la città
eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e
loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di
fuga per tutti loro oltre oceano. I nostri quattro protagonisti
sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto,
senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale
e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede
libero” in una città in guerra.
Netflix dopo
le prime immagini del personaggio di Geralt di Rivia
(Henry Cavill), oggi ha diffuso nuove foto di Ciri (Freya Allan) e
Yennefer (Anya Chalotra) della seconda stagione di The
Witcher, attualmente in produzione in UK.
Si uniranno al cast per la seconda
stagione di The
WitcherYasen Atour (Young
Wallander) che interpreterà Coen, Agnes Bjorn
(Monster) nel ruolo di Vereena, Paul
Bullion (Peaky Blinders) che interpreterà
Lambert, Thue Ersted Rasmussen (Fast and
Furious 9) nel ruolo di Eskel, Aisha Fabienne
Ross (The Danish Girl) nel ruolo di Lydia,
Kristofer Hivju (Il Trono di
Spade) che interpreterà Nivellen e Mecia
Simson, nel ruolo di Francesca.
La serie sarà diretta da
Stephen Surjik (The Umbrella Academy) per gli
episodi 02×01 e 02×02, Sarah O’Gorman
(Cursed) per gli episodi 02×03 e 02×04, Ed
Bazalgette (The Last Kingdom) per gli episodi 02×05 e
02×08 e Geeta V. Patel (Meet The Patels)
per gli episodi 02×06 e 02×07.
Riconfermati inoltre nei propri
ruoli MyAnna Buring (Kill List) Tissaia,
Tom Canton (Good Karma Hospital)
Filavandrel, Lilly Cooper (Peterloo)
Murta, Jeremy Crawford (Titans) Yarpin
Zigrin, Eamon Farren (Twin Peaks) Cahir,
Mahesh Jadu (Marco Polo) Vilgefortz,
Terence Maynard (Maledetto) Artorius,
Lars Mikkelson (House of Cards)
Stregobor, Mimi Ndiweni (Black Earth
Rising)Fringilla Vigo, Royce Pierreson
(Judy) Istredd, Wilson Radjou-Pujalte
(Hunter Street)Dara, Anna
Shaffer(Harry Potter)Triss Merigold,
Therica Wilson Read (Young Wallander)
Sabrina.
La showrunner e produttrice
esecutive di The
Witcher, Lauren Schmidt Hissrich, ha dichiarato:
«Anche per la seconda stagione è stato mantenuto un altissimo
livello artistico del cast. Sophie Holland e il suo team hanno
nuovamente selezionato i migliori attori per incarnare questi
personaggi, siamo entusiasti di vedere queste nuove storie prendere
vita sotto la direzione di registi tanto affermati.»
Oggi Amazon annuncia
gli appuntamenti esclusivi di Lucca Comics & Games,
edizione Changes, riservati ai clienti Amazon.
Coloro che a partire dall’8 settembre fino al 1 Novembre
2020 hanno acquistato o acquisteranno, in un’unica soluzione,
almeno 50 euro di prodotti dalla
selezione disponibile sullo store online di Lucca su
Amazon.it (www.amazon.it/luccachanges2020),
riceveranno il codice per accedere a uno a scelta degli eventi
digitali fruibili attraverso il sito del festival riservati ai
clienti Amazon.
La programmazione online è composta
sia dalla trasmissione degli eventi che si svolgeranno fisicamente
a Lucca, sia dall’offerta di contenuti inediti pensati
appositamente per il mondo digitale.
I libri, i collezionabili, i giochi
più attesi saranno acquistabili da chiunque e da qualsiasi luogo
all’interno del Lucca
Store di Amazon.it, rivolto alla grande community di
appassionati che da più di mezzo secolo si aggira per le strade
della città alla ricerca dell’oggetto imperdibile.
A cavallo del magico ponte di Halloween, questi gli appuntamenti
riservati ai clienti Amazon:
24 ottobre, ore 19:00: GLI
SGUARDI DIETRO LE VOCI, con Giorgia
Lepore, Fabrizio
Pucci, Cristina Poccardi
Alcuni dei più celebri doppiatori
Italiani, Giorgia Lepore (voce di Cameron Diaz, Penelope Cruz,
Renée Zellweger) e Fabrizio Pucci (voce di Hugh Jackman, Brendon
Fraser, Russell Crowe), in compagnia di Cristina Poccardi
(doppiatrice e curatrice del progetto Voci di Mezzo di Lucca Comics
and Games), raccontano i segreti del doppiaggio.
25 ottobre, ore 19:00: IL
TRAUMA DEL TRAM, con Quei Due Sul
Server
Cosa succede se un gioco da tavolo
dall’umorismo irriverente e assolutamente scorretto finisce nelle
mani degli youtuber più ironici, scanzonati e spregiudicati del
web? Scopritelo con noi in questo irresistibile live durante il
quale Quei Due Sul Servergiocheranno a Il
Trauma del Tram, un party game di dilemmi morali e omicidi sui
binari! Potreste trovarvi spesso indecisi e attanagliati dai dubbi,
una cosa però è assolutamente certa: morirete dal ridere! Evento
realizzato in collaborazione con Asmodee, azienda di
riferimento nel settore del giocoa livello internazionale.
26 ottobre ore
19:00: CHI HA UCCISO KENNY,
con Pera Toons
Incontro con l’autore dell’omonimo
volume edito da Tunué, già primo in classifica tra i bestseller di
Amazon nella categoria strisce a fumetti nel 2018, all’insegna del
mistero e dei mille personaggi che popolano le sue vignette.
Durante l’incontro saranno svelati dall’autore alcuni nuovi
delitti e qualche dettaglio in anteprima del nuovo libro “Ridi
che è meglio”.
27 ottobre ore
19:00: COVER,
con ZeroCalcare, Skottie
Young, Jorge Corona
Da Rebibbia agli USA, un dialogo
senza precedenti fra tre grandi del fumetto per celebrare la
variant cover realizzata da Zero per il volume di Middlewest di
Skottie.
28 ottobre ore 19:00: MASTERS OF THE
TOYS, con Emiliano
Santalucia
Incontro con uno dei più importanti
toy designer al mondo, che ha collaborato con brand come Masters of the Universe, Transformers
(inclusi i film) e che ha ridisegnato ufficialmente i giocattoli di
personaggi come Mazinga Z e Jeeg Robot firmati Go Nagai. Con lui
saranno presenti uno o più altri professionisti del settore, per
una chiacchierata sul mercato del giocattolo, sulla sua produzione,
sui segreti del design, e il parallelismo tv, cinema e
giocattolo.
“Full Metal
Jacket“, la memorabile opera di Stanley
Kubrick sugli orrori della guerra, dall’8 ottobre
arriva per la prima volta in 4K UHD, con una
special edition contenente un esclusivo album
fotografico di 32 pagine, le art cover dei personaggi, una lettera
di Stanley Kubrick, oltre alla replica della locandina
originale.
La splendida epopea di guerra
diretta da Stanley Kubrick colpisce ancora più forte nella piena
risoluzione del 4K. Matthew Modine, Vincent D’Onofrio e R. Lee
Ermey – nei panni dell’infernale sergente addestratore – sono le
star assolute di questo avvincente racconto sulle reclute del corpo
dei Marines spedite al fronte in Vietnam. Passando dalla cruda
brutalità dell’addestramento militare agli effetti disumanizzanti
del campo di battaglia, Full Metal Jacket unisce abilmente sequenze
di azione e un graffiante humor nero.
Tra i contenuti extra del film il
commento di Adam Baldwin, Vincent D’Onofrio e R.Lee Ermey e del
critico/sceneggiatore Jay Cocks, oltre alla featurette ‘Full Metal
Jacket: tra il bene e il male’. Disponibile in 4K UHD su Amazon.it
Sempre a partire dall’8
ottobre, sarà disponibile per la prima volta in 4K
UHD anche “300”, il film ispirato
all’epica graphic novel di Frank Miller, e “007 James
Bond Collection”, l’elegante cofanetto da
collezione con tutti i 24 film (in DVD e Blu-Ray) dedicati
all’agente segreto per eccellenza, da “Agente 007 – Licenza di
uccidere” fino a “Spectre”.
Non è finita qui, dal 29
ottobre in arrivo, sempre per la prima volta in 4K
UHD, anche “Beetlejuice – Spiritello
Porcello”, il film di Tim Burton con Michael Keaton e Alec
Baldwin, vincitore del Premio Oscar al Miglior Trucco.
In 4K UHD dall’8
ottobre
“300”, il
film di Zack Snyder ispirato all’epica graphic novel di Frank
Miller, arriva per la prima volta in 4K UHD a partire
dall’8 ottobre.
L’epica graphic novel di Frank
Miller (Sin City) pervade lo schermo con sangue, lampi, tuoni e
timore reverenziale nel suo intenso stile visivo fedelmente
ricreato con la sapiente miscela di live-action e animazione in
computer grafica. Nel raccontare l’antica battaglia delle
Termopili, descrive lo scontro titanico nel quale re Leonida
(Gerard Butler) e 300 spartani combatterono fino alla morte contro
Serse (Rodrigo Santoro) e il suo imponente esercito persiano.
“Beetlejuice – Spiritello
Porcello”, il film di Tim Burton con Michael Keaton e Alec
Baldwin, vincitore del Premio Oscar al Miglior Trucco, arriva
per la prima volta in 4K UHD dal 29 ottobre.
Cosa può fare una coppia di fantasmi
yuppie (Geena Davis e Alec Baldwin) quando la loro pittoresca casa
del New England viene invasa da newyorkesi alla moda? Assumere un
“bio-esorcista” freelance per spaventare gli intrusi, ovviamente!
Con la regia di Tim Burton, “il Beetlejuice di Michael Keaton è uno
dei più grandi cattivoni mai visti scatenarsi in un film di
fantasmi” (The Village Voice).
“007 James Bond
Collection”, l’elegante cofanetto da collezione
con tutti i 24 film in DVD e Blu-Ray dedicati all’agente
segreto per eccellenza, da “Agente 007 – Licenza di
uccidere” fino a “Spectre”, in arrivo dall’8
ottobre.
Tutti i segnali sembrano indicare
che i Marvel Studios esploreranno finalmente il
Multiverso a partire dai film dell’attesissima Fase 4.
ComicBookMovie ha voluto approfondire la questione, andando a
sviscerare tutte le possibili conseguenze che l’esplorazione del
Multiverso potrebbe avere sull’universo condiviso…
I futuri desolati
I futuri desolati sono
diventati un punto fermo dell’Universo Marvel, che si tratti di storie
come “Age of Apocalypse”, “Spider-Man: Reign” o “Age of Ultron”. I
Marvel Studios hanno la possibilità
di esplorarli in grande stile, con il franchise di X-Men
particolarmente adatto per intraprendere una strada del genere. È
stato chiarito in Avengers:
Endgame che qualsiasi tipo di modifica alla sequenza
temporale potrebbe avere conseguenze disastrose, qualcosa che può
essere ulteriormente esplorato nei racconti futuri.
Tutto ciò che questi eroi faranno da
ora in avanti potrebbe cambiare. Personaggi come gli X-Men
potrebbero imparare cosa li aspetta in futuro e passare anni a
cercare di annullare ciò che aprirebbe la porta a molte nuove
opportunità dal punto di vista narrativo (i Marvel Studios potrebbero
facilmente prendere ispirazione dalle trame di “House of X” e
“Powers of X”, per esempio).
Lo Spider-Verse in versione live action
Il casting di
Jamie Foxx nei panni di Electro in Spider-Man 3 ha sollevato molte domande importanti,
con i fan convinti che il film metterà il simpatico arrampicamuri
di
Tom Holland contro minacce provenienti da più Terre. È una
prospettiva intrigante, e se fosse realmente così, allora sarà
qualcosa che quasi certamente preparerà il terreno per
Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Con Sam Raimi al timone, ci sono
molte teorie sul fatto che il film riporterà in vita lo Spider-Man
di
Tobey Maguire, e il sequel di Doctor Strange potrebbe facilmente contenere al suo
interno un cameo di Holland. Tutto ciò potrebbe portare ad una
sorta di epico progetto live-action dello Spider-Verse, con le
versioni di Spidey interpretate da Holland, Maguire e
Andrew Garfield che si uniscono per combattere una versione
interdimensionale dei Sinistri Sei.
Volti noti del franchise di X-Men
La Fox ha commesso molti
errori importanti con il franchise di X-Men, ma lo studio si è
riscattato – in parte – scegliendo molti attori di alto livello per
interpretare questi iconici eroi e cattivi. Che si tratti di
Michael Fassbender nei panni di Magneto,
Anya Taylor-Joy nei panni di Magik,
Tye Sheridan nei panni di Ciclope o
Jennifer Lawrence nei panni di Mystique, è sicuramente un
peccato pensare che non vedremo più quelle interpretazioni dei
personaggi.
Ebbene, il Multiverso potrebbe
cambiare in qualche modo la situazione. Sarebbe bello, infatti,
vedere i Marvel Studios scegliere
personalmente alcuni degli attori preferiti dai fan che hanno già
interpretato i mutanti per un ritorno nel MCU. In alternativa, il Multiverso
potrebbe anche essere utilizzato per portare mutanti da quest’anno
ad uno completamente diverso.
I Fantastici Quattro
Dove sono stati i
Fantastici Quattro per tutto questo tempo? Nessuno vuole un’altra
versione adolescenziale del team, quindi introdurli in quel modo
sarebbe una delusione, lasciando ai Marvel Studios poche alternative. È
stato ampiamente ipotizzato che il Regno Quantico e la Zona
Negativa siano la stessa cosa, quindi cosa succederebbe se la Prima
Famiglia della Marvel fosse stata intrappolata lì,
ad esplorare il Multiverso per quelli che sono stati decenni per
noi, ma solo pochi anni per loro?
Ciò renderebbe felici i fan che
sperano che la storia delle origini dei Fantastici Quattro sia
comunque radicata negli anni ’60, un’idea unica. È anche possibile
che i Fantastici Quattro possano arrivare nel MCU da un’altra Terra, anche se è
difficile dire cosa li avrebbe portati a cambiare i pianeti. In
termini di membri del cast del passato, probabilmente nessuno
sarebbe contrario al ritorno di
Chris Evans o
Michael B. Jordan nei panni di Johnny Stor/Torcia Umana.
Secret Wars
La speranza è che i registi
di Avengers:
Endgame,
Anthony e Joe Russo, tornino nell’universo cinematografico
Marvel per prendere il timone di un
film ispirato a “Secret
Wars” con gli eroi più potenti della Terra, gli X-Men e i
Fantastici Quattro. Potrebbe sicuramente accadere, ma per quanto
riguarda l’altra storia di “Secret Wars”?
Quella storia presentava una Terra
creata dal Dottor Destino che ha riunito tutte quelle diverse parti
del Multiverso per creare un nuovo, folle mondo con più versioni
degli stessi personaggi. È stato uno strano, meraviglioso mash-up,
nonché una storia che sarebbe fantastico vedere ambientata nel
MCU. Ha tutte le caratteristiche
per essere un film evento, e se c’è qualcuno che può tirare fuori
attori di diversi franchise e renderli tutti protagonista della
stessa avventura, quel qualcuno è ovviamente Kevin Feige e tutto il
team dei Marvel Studios.
Heroes Reborn
In questo momento, sembra
che la Fase 4 si concentrerà sui “passaggi di testimone”. Falcon
diventerà Captan America, Jane Foster brandirà il Mjolnir nei panni
di Thor e Kate Bishop assumerà il ruolo di Occhio di Falco (questi
sono solo alcuni esempi). Cosa accadrà in futuro?
Anche se la maggior parte dei fan
non vorrebbe vedere un adattamento delle peggiori storie della
serie “Heroes Reborn”, i Marvel Studios potrebber riportare
personaggi classici come Iron Man e Black Widow (e Deadpool, ovviamente), strappando
diverse versioni da altri mondi, con nuovi attori che
interpreterebbero questi iconici ruoli. Gestito nel modo giusto,
non sarebbe necessariamente fonte di confusione per i fan, e
offrirebbe invece ai Marvel Studios un modo efficace per
riavviare i franchise mantenendo quei personaggi principali nel
MCU.
Katherine Langford è tornata a parlare della
sua scena tagliata da Avengers:
Endgame, giustificando la decisione di eliminare il
suo personaggio dalla versione cinematografica. È passato quasi un
anno e mezzo da quando il film di Anthony e Joe Russo è uscito nei cinema,
mettendo ufficialmente la parola fine alla Saga dell’Infinito.
Oltre a risolvere la debacle che circondava Thanos (Josh
Brolin), il film ha anche rappresentato il canto del cigno per
il “primo” eroe del MCU, Tony Stark/Iron Man (Robert
Downey Jr.).
Nel film, Tony avrebbe dovuto avere
un’ultima conversazione con la versione adulta di sua figlia,
Morgan Stark interpretato proprio da Langford. Tuttavia, i registi
hanno spiegato che durante gli screen test, quella scena
semplicemente non ha provato negli spettatori le reazioni che
speravano: la maggior parte di loro era confusa su quale ruolo
interpretasse l’attrice di Tredici e Cursed, poiché era la prima
volta che appariva nel MCU. Per questo motivo, i Russo ha
deciso di tagliare la scena.
In una recente intervista con
Collider, a Katherine Langford è stato chiesto se nutre
qualche rancore per il fatto che la sua unica scena nel film sia
stata alla fine tagliata dal montaggio finale. Sorprendentemente,
l’attrice non nutre alcun rancore nei confronti di quanto accaduto.
Al contrario, ha ammesso che si è trattata della scelta migliore
per il film e che, al di là di tutto, è felice di aver comunque
avuto la possibilità di esserne parte.
“Le persone continuano a
chiedermi se io me la sia presa, ma la mia risposta è sempre la
stessa: ‘Qualsiasi cosa sia meglio per il film, per me va
bene’.Nessuno vuole essere l’elemento messo a caso in un
film. E io non sentivo affatto che fosse così, e nemmeno i fratelli
Russo. Abbiamo realizzato questa bellissima scena, molto emotiva,
un sorta di vero regalo per i fan. Sono contenta che le persone che
volevano vedere quella scena alla fine abbiano avuto comunque modo
di vederla. Per me, già averla soltanto girata è stata comunque una
grandissima esperienza.”, ha spiegato l’attrice.
Il significato della scena con Tony
e Morgan Stark tagliata da Avengers: Endgame
La scena con
protagonista Robert
Downey Jr. e Katherine
Langford è in effetti molto toccante, perché mostra un
Tony Stark tanto speranzoso quanto disilluso, e per lui, trovare la
figlia adulta, conoscerla, e sentirle dire che è felice, vale tutti
i patrimoni del mondo. In questa scena c’è la consacrazione di Tony
ad eroe ma anche a uomo, a padre, e non c’è niente di più lontano
da quel playboy filantropo che abbiamo conosciuto all’inizio
dell’avventura del MCU.
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019. Nel cast del film Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
L’ultimo libro dedicato alla saga di
Star Wars conferma che Rey possiede un’abilità
segreta legata alla Forza chiamata psicometria. Rey è senza dubbio
uno dei più potenti detentori della Forza nella galassia. In parte
è qualcosa di biologico, perché è la nipote dell’Imperatore
Palpatine; in parte perché lei stessa rappresenta la metà di una
Diade nella Forza insieme al più vecchio ed esperto Kylo Ren,
assorbendo gran parte delle sue conoscenze e abilità proprio
attraverso il loro misterioso legame.
Eppure, una delle scene più
intriganti di Rey non è mai stata completamente spiegata. In
Star Wars: Il Risveglio della Forza,
Rey si è trovata attratta dalla spada laser di Anakin Skywalker.
Quando ha toccato l’elsa della lama, è successo qualcosa: si
ritrovò a sperimentare una marea di visioni incontrollabili indotte
dalla Forza, descritte come “Forceback”. Era questa la volontà
della Forza, che si manifestava per indicare il posto di Rey nella
storia galattica? Era Anakin Skywalker che la raggiungeva con la
sua spada laser per lo stesso scopo? O era un’abilità innata?
Finalmente, Lucasfilm Publishing ha
fornito una risposta. DK ha appena pubblicato “The Star
Wars Book”, con contributi di Pablo Hidalgo, Cole Horton e Dan
Zehr. In una sezione dedicata proprio alle abilità della Forza,
viene confermato che Rey possiede un potere innato della Forza
chiamato psicometria.
“Alcune abilità della Forza
richiedono anni di addestramento, una forma di attitudine
istintuale o una connessione molto forte alla Forza per accedervi.
Un piccolo numero di utenti della Forza, inclusi Rey e Cal Kestis,
hanno la rara abilità della psicometria, che consente loro di
conoscere persone o eventi toccando un oggetto ad essi
associato.”
Le origini della psicometria nell’universo di Star Wars
Il potere della psicometria è stato
introdotto in Star Wars: The Clone Wars, un’abilità
posseduta dal maestro Jedi Quinlan Vos. Il Vecchio Ordine Jedi
scoraggiava l’uso della psicometria, perché comporta rischi
intrinseci. Un Jedi dotato di questo potere sperimenta
letteralmente i momenti che percepisce: ciò significa che sono
potenzialmente esposti a un’ondata di emozioni aliene che
minacciano di sopraffare il loro equilibrio interiore. Immaginate,
ad esempio, un Jedi che tocca l’arma di un delitto: sperimenterebbe
sia l’orrore e la paura della vittima sia la furiosa sete di sangue
dell’assassino. In effetti, lo stesso Quinlan Vos finì per
percorrere un sentiero molto oscuro.
Eppure, l’esperienza di Rey in
Star Wars: Il Risveglio della Forza è più che
semplice psicometria. Le visioni che ha avuto includevano momenti
in cui quella spada laser non era fisicamente presente, il che
significava che qualcosa – o qualcun altro – doveva essere entrato
in gioco. La spiegazione più probabile è che il potere innato di
Rey sia stato attivato quando ha toccato la spada laser che era
stata legata sia ad Anakin Skywalker che a suo figlio Luke, e che
la Forza si è risvegliata dentro di lei. Tuttavia, le visioni
furono poi estese oltre le sue capacità, sia per volontà della
Forza che probabilmente del fantasma della Forza di Anakin.
Rimangono alcuni elementi di
mistero, ma almeno ora Star Wars ha effettivamente confermato che Rey
possiede il potere della psicometria. Questo potrebbe servire come
enorme aiuto nella sua potenziale crescita come Jedi, perché
significa che non ha soltanto letto gli antichi testi Jedi, ma ha
anche sperimentato le lezioni apprese. Allo stesso modo, quando Rey
visiterà un Tempio Jedi o scoprirà un antico artefatto Jedi, sarà
in grado di acquisire conoscenze che l’Imperatore avrebbe creduto
ormai perse col tempo. Con il potere della psicometria, Rey è
davvero la persona migliore per ricostruire l’Ordine Jedi.
La Fase 4 del Marvel Cinematic Universe è pronta
ad aprire una nuova porta sulle sconfinate opportunità della sua
storia, e in tal senso Black Widow fungerà da
trampolino di lancio per la nuova “vita” del franchise dopo gli
eventi di Endgame. Tuttavia, la crisi sanitaria in corso
alla fine ha fatto deragliare i piani iniziali dello studo, e
adesso il film interpretato da Scarlett Johansson arriverà soltanto a Maggio
del 2021.
Nonostante ciò, l’attesa è ancora
alle stelle per il film prequel, soprattutto dopo che negli ultimi
mesi sono state rivelate una miriade di curiosità. I vari trailer
di Black
Widow hanno già accennato al fatto che il
concetto di famiglia sarà ampiamente presente, mentre passate
interviste al cast stellare hanno fornito maggiori informazioni su
come il film plasmerà il futuro del franchise.
Dato che gli eventi di
Black Widow
saranno ambientati tra quelli di Civil War e Infinity
War, è possibile che nel film di Cate
Shortland appaiano diverse figure importanti del MCU. Ora, una nuova voce potrebbe
aver rivelato che un celebre alleato di Natasha Romanoff potrebbe
fare la sua comparsa nel tanto atteso cinecomic.
Amit Chaudhari, un
insider cinematografico indiano, ha spifferato su
Twitter (via
The Direct) che Clint Barton, alias Occhio di Falco, apparirà
in Black Widow,
ma “non è ancora del tutto confermato se si tratterà di una
nuova scena, di un flashback o di una scena post-credit”.
L’avvertimento “spoiler” di Chaudhari all’inizio del suo post
potrebbe indicare che la Marvel starebbe cercando di
mantenere segreto il coinvolgimento di Occhio di Falco prima
dell’arrivo del film in sala.
Oltre a Occhio di Falco, è da tempo
ormai che si parla anche della presenza di Iron Man nel film
dedicato a Vedova Nera. In una vecchia intervista fatta da
Robert Downey Jr. a Gennaio di quest’anno, l’attore
aveva ironizzato sulla questione,
senza né confermare né smentire il suo coinvolgimento. Proprio
per questo, non è ancora da escludere che un’apparizione di Tony
Stark sia effettivamente possibile.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Un nuovo report di Screen
Rant fa luce sui motivi secondo cui l’immagine e la reputazione
di Iron Man dovrebbero essere “ripulite” nella
Fase 4 del MCU. Tony Stark, al pari di suo
padre, è sempre stato entusiasta dell’eredità che sapeva si sarebbe
lasciato alle spalle. Questo spiega la sua propensione verso
l’innovazione, il progresso tecnologico e anche – e soprattutto –
verso l’esigenza di fungere da “mentore” nei confronti di eroi più
giovani e inesperti di lui. Sfortunatamente, nonostante abbia agito
in maniera totalmente disinteressata in Avengers:
Endgame, la sua reputazione resta sotto
attacco a causa di alcune precedenti azioni piuttosto
discutibili.
Oltre a chiudere l’arco principale
della Saga dell’Infinito, il cinecomic di
Anthony e Joe Russo è stato anche il canto del cigno per il
personaggio di Iron Man, dal momento che l’eroe ha esercitato il
potere di tutte e sei le Gemme dell’Infinito per abbattere
Thanos (Josh
Brolin), provocandone la morte. Ciononostante, la sua storia
non è finita qui:
Spider-Man: Far From Home di Jon Watts, infatti, ha
portato in qualche modo avanti la sua memoria, rendendolo parte
integrante della narrazione del sequel.
Considerata la relazione di Peter
Parker con Tony Stark, il film ha affrontato il modo in cui il
giovane eroe ha dovuto fare i conti con la scomparsa del suo
mentore e della sua figura paterna. Tuttavia, il film ha anche
dipinto il “genio, miliardario, playboy, filantropo” sotto una luce
completamente diversa. Il danno arrecato alla reputazione di Tony –
e alla sua eredità – deve essere riparato nella Fase 4 e, cosa più
importante, è lo stesso MCU a dover capire se Tony debba
essere ricordato come un eroe o come qualcosa di diverso…
Non è mai stato un segreto che
Quentin Beck/Mysterio (Jake
Gyllenhaal) sarebbe stato il cattivo principale di Far
From Home, ma ciò che nessuno si aspettava era la sua
connessione con Iron Man. In quella che è probabilmente una delle
scene più elettrizzanti del MCU, è stato rivelato che lui e
altri ex dipendenti delle Stark Industries hanno collaborato per
rubare gli occhiali da sole EDITH che erano stati lasciati alle
cure di Peter, ossia gli occhiali high-tech che consentono a
chiunque di accedere al database completo di Stark.
Questo ha messo Spider-Man in serio
pericolo, nonostante non abbia nulla a che fare con la questione in
maniera diretta. Alla fine del film, il giovane eroe è stato
lasciato al suo destino dopo che William Gitner Riva (Peter
Billingsley) ha condiviso pubblicamente un video che incolpa Peter
per la morte di Beck e rivela la sua la sua vera identità.
Il MCU e i “problemi” legati all’eredità di Tony Stark
La serie di eventi in Far
From Home mina efficacemente il ruolo eroico di Tony Stark
in Endgame,
soprattutto perché non c’è ancora una soluzione in vista per
l’attuale situazione in cui è piombato Spider-Man. Anche se il film
inizia con l’eroe che viene celebrato in tutto il mondo, la
percezione che gli spettatori hanno di lui cambia completamente
alla fine, considerando ciò che è stato rivelato sulla sua storia
con Beck e gli altri ex dipendenti. Proprio per questo, la fase 4
del MCU deve sistemare l’eredità del
suo “primo” eroe in un modo o nell’altro.
Iron Man è sempre stato un personaggio
complesso: era tutt’altro che un eroe all’inizio del suo viaggio
sul grande schermo e anche dopo aver avuto un’illuminazione in
seguito al suo rapimento in Afghanistan, ha comunque fatto delle
scelte discutibili. Tuttavia, non è mai stato intrinsecamente
cattivo: ammesso che abbia commesso degli errori, le sue intenzioni
sono state sempre buone. Ciò è palese, ad esempio, in Captain
America: Civil War, quando si trovava in difficoltà contro
Captain America (Chris
Evans): Stark sarebbe apparso sempre come il cattivo della
situazione rispetto all’eroe (apparentemente) senza macchia Steve
Rogers, ma alla fine le sue argomentazioni sugli accordi di Sokovia
erano più che valide.
Quando si è reso conto di aver
giudicato erroneamente Bucky Barnes (Sebastian
Stan) prima che scoprisse che aveva ucciso i suoi genitori, ha
comunque ammesso i suoi errori. Lasciare l’eredità di Stark
contaminata in questo modo, ora che l’eroe non è più presente nel
MCU e non può riscattarsi, sembra
ingiusto nei confronti di un personaggio che ha sacrificato la sua
vita per il bene più grande.
Certo, “sistemare” i problemi legati
all’eredità di Iron Man non sarà la priorità della Marvel nella Fase 4. Il franchise è
attualmente in un periodo di totale ricostruzione, con
l’introduzione di nuovi personaggi chiave e la continuazione della
trama degli eroi sopravvissuti, ma data l’importanza di Stark
all’inizio e alla fine della Saga dell’Infinito, è importante che
decidano presto come vogliono che i fan si ricordino di Tony Stark
nel MCU: se come un eroe o come un
cattivo.
Nonostante la produzione del film
stia procedendo senza alcun intoppo, la Universal Pictures – a
causa dell’emergenza Coronavirus – ha deciso di posticipare
l’uscita nelle sale di Jurassic
World: Dominion. Inizialmente previsto per l’11 Giugno
2021, il film arriverà adesso al cinema il 10 Giugno 2022, ad un
anno esatto di distanza dalla release inizialmente stabilita.
Nonostante la nuova data di uscita
del film,
The Wrap ci informa che la Universal sarebbe assolutamente
soddisfatta dei tempi di lavorazione, nonostante i ritardi causati
dalla pandemia, mentre
The Hollywood Report fa sapere che mancano soltanto tre
settimane alla fine delle riprese. A quanto pare, la decisione di
posticipare il film sarebbe stata presa anche per concedere al
marketing del film di poter organizzare al meglio tutta l’attività
promozionale.
Nel frattempo, insieme all’annuncio
della nuova release, è stato anche diffuso online il primo teaser
poster ufficiale che, oltre a riportare la nuova data di uscita,
presenta anche tutti i nomi degli attori che andranno a comporre il
cast, in ordine rigorosamente alfabetico, tra cui anche
Laura Dern,
Jeff Goldblum e
Sam Neill, protagonisti dell’originale Jurassic Park del 1993.
Jurassic
World: Dominion vedrà sia Chris
Pratt che Bryce
Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a
loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella
Pineda, Jake Johnson e Omar
Sy. Laura
Dern e Sam
Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che
avevano in Jurassic
Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan
Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta
nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe
originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff
Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic
World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta
in Jurassic World:
Il Regno Distrutto.
Mentre volge al termine
la seconda stagione di The
Boys, oggi arrivano i primi dettagli sull’annunciata
serie spin-off. Come molti di voi sanno la nuova serie racconterà
la storia di un gruppo di giovani supereroi alle prese con il
college. Ebbene oggi lo showrunner Eric Kripke ha rivelato si
ispirerà molto liberamente a G-Men, la parodia delle
avventure degli X-Men.
Parte della storia di
G-Men è che si tratta di un’esperienza educativa e legata al
college. E semplicemente lo abbiamo usato come punto di partenza,
un po’ come accaduto con The Boys,
prendendo l’idea iniziale e poi sviluppandola nella nostra
direzione strana e personale.Io, Seth
Rogen, Evan Goldberg e Craig Rosenberg non sentiamo il bisogno di
proporre spinoff. Stavamo semplicemente parlando e ci siamo
imbattuti in questa idea e ci siamo entusiasmati, l’abbiamo quindi
proposta ad Amazon. Pensiamo realmente ci sia l’opportunità di
mostrare un’altra parte del mondo di Vought. Inoltre, ed è la cosa
più importante, si può realizzare una serie che non è stata
realizzata spesso, che è ciò che amiamo, visto che The Boys è uno
sguardo inflessibile sulla realtà
Vi ricordiamo che la serie avrà un
pilot che sarà scritto da Craig Rosenberg e sarà poi lo showrunner
di tutta la serie. La serie racconterà le vicissitudini
all’interno nell’unico college americano destinato a giovani
supereroi, gestito da Vought Internazional. La serie viene
descritta come “irriverente e vietata ai minori, in grado di
esplorare le vite dei supes alle prese con ormoni e rivalità mentre
mettono alla prova i propri limiti fisici, sessuali e morali”.
Intervistata da Collider,
a Tran è stato chiesto del suo futuro nella saga Star Wars. L’attrice ha detto che è stato
“divertente” essere coinvolta nel franchise, ma che le condizioni
dovrebbero essere giuste affinché accetti di tornare ad
interpretare quel personaggio, magari di una serie tv (all’epoca
dell’uscita de
L’Ascesa di Skywalker, il regista Jon M. Chu si offrì
volontario per la realizzazione di una serie tv destinata a
Disney+ che potesse in qualche modo
rendere giustizia al personaggio di Rose Tico).
“Sarebbe fantastico, ma
onestamente non lo so. Davvero, non lo so”, ha spiegato
l’attrice. “È tutto così strano. Mi sono divertita davvero
tanto ad essere parte di quel mondo, ma sento che i pezzi
dovrebbero combaciare alla perfezione e il momento giusto dovrebbe
sembrare davvero quello giusto. Non solo il momento, ovviamente, ma
anche la storia dovrebbe essere quella giusta, come con qualsiasi
altro progetto. Quindi… non lo so.”
Sulla scia de
L’Ascesa di Skywalker, attori come
John Boyega e
Oscar Isaac hanno espresso il loro desiderio di non
tornare a recitare nella saga, mentre
Daisy Ridley non è ancora certa se tornerà o meno ad
interpretare Rey. Non dovrebbe sorprendere, dunque, se anche Tran
fosse della medesima opinione. Probabilmente l’attrice è
interessata ad ampliare i suoi orizzonti, cercando magari
opportunità per interpretare personaggi diversi.
Un nuovo report di
Screen Rant prova a spiegare perché quello di Doctor Strange sia il più grande
superpotere del MCU. L’universo condiviso è pieno
zeppo di personaggi dotati di poteri straordinari, ma non tutti
sono stati creati in modo uniforme e Strange è di gran lunga il più
potente di tutti i difensori della Terra.
Gli eroi e i cattivi del MCU hanno un miscuglio di poteri,
che vanno dalla maestria nel tiro con l’arco ad abilità decisamente
più impressionanti, come l’incredibile manipolazione della realtà.
Il più grande superpotere di tutti appartiene a Doctor
Strange, che ha debuttato nella Fase 3 dell’universo
condiviso. Stephen Strange è ora lo Stregone Supremo, anche se
all’inizio del film del 2016 di Scott Derrickson non era ancora così. Nel
tentativo di recuperare l’uso delle mani dopo un grave incidente
d’auto, Strange si reca a Kamar-Taj dove apprende le arti mistiche
dall’Antico, entrando in possesso della Gemma del Tempo e, al tempo
stesso, di una vasta gamma di poteri.
Mentre studia sotto l’ala
dell’Antico, Strange impara la magia, inclusa la proiezione
astrale, percorrendo grandi distanze (dentro e fuori dimensioni
diverse) in un batter d’occhio e, soprattutto, la manipolazione del
tempo grazie all’Occhio di Agamotto, che nel film contiene la Gemma
del Tempo. Ecco perché quel potere è il più potente del MCU…
In Doctor
Strange, il personaggio di
Benedict Cumberbatch dimostra il valore della
manipolazione del tempo quando è in grado di invertire il tempo per
annullare il danno che Dormammu e i poteri della Dimensione Oscura
hanno fatto alla Terra, incluso riportare in vita personaggi morti.
Quella padronanza della morte è qualcosa che nessun personaggio del
MCU ha mai veramente raggiunto.
Arriva persino a intrappolare se stesso e Dormammu in un loop
temporale infinito, lasciandosi morire ripetutamente fino a quando
il Distruttore dei Mondi non accetta di prendere i suoi seguaci e
liberare la Terra in cambio della sua libertà dal loop
temporale.
Competere con i poteri soprannaturali di Doctor Strange
Con tutto il rispetto per i
personaggi super forti o super veloci, personaggi del calibro di
Capitan America o anche l’incredibile Hulk, nessuno può competere
con i poteri soprannaturali posseduti da personaggi come Scarlet
Witch, Visione e, naturalmente, Doctor Strange. E anche se Scarlet
Witch può essere in grado di manipolare le menti delle persone,
Strange può cambiare il tempo stesso e non ha bisogno di impedire
che accadano risultati indesiderati (come la sua stessa “morte”
alla fine di Avengers:
Infinity War). Anche se dovesse risultare non
all’altezza, può sempre correggere i suoi errori invertendo
semplicemente il tempo. Essenzialmente, si rende
infallibile.
A ragione, si potrebbe obiettare che
il potere risieda in realtà nella Gemma del Tempo e non nello
stesso Strange, ma è comunque la sua padronanza della manipolazione
del tempo e la sua conoscenza di come funziona il Multiverso a
confermare quanto rappresenti un elemento chiave. Quando
Thanos aveva la Gemma del Tempo, aveva accesso ai sui poteri,
ma non l’aveva mai “studiata” come avrebbe poi fatto Strange e non
ha mai potuto affermare di essere stato in grado di usarla davvero.
Grazie al suo studio del Libro di Cagliostro, Strange comprende
veramente l’arte della manipolazione del tempo, e in realtà
potrebbe anche non aver bisogno della Gemma del Tempo per agire. Il
cinecomic del 2016 ha stabilito che Strange può viaggiare
attraverso il Multiverso e che gli Stregoni potrebbero usare la
magia dello Sling Ring per entrare nel Regno Quantico, cosa che
potrebbe ancora permettergli di piegare il tempo alla sua
volontà.
Fondamentalmente, all’inizio di
Doctor
Strange l’eroe del titolo è semplicemente un arrogante –
anche se brillante – chirurgo, ma alla fine del film è in grado di
sconfiggere un male senza precedenti proveniente da un’altra
dimensione esclusivamente attraverso la sua capacità di manipolare
il tempo. Ciò è la testimonianza dell’incredibile potere che
deteneva, ed è per questo che è il più grande eroe di tutti. E
anche se il potere di Strange dipende da un’influenza esterna – la
Gemma e lo Sling Ring – è anche l’unico personaggio del MCU il cui potere deriva da una
delle Gemme dell’Infinito, fattore che non può essere
minimizzato.
Constantin Film ha messo in moto un
nuovo adattamento da aggiungere al franchise di Resident Evil in
continua espansione. Constantin e lo sceneggiatore-regista Johannes
Roberts hanno dichiarato di aver concepito un adattamento ufficiale
della storia di origini con legami fedeli ai classici giochi
survival horror di Capcom. Questa storia è ambientata nel 1998 in
una notte fatale a Raccoon City.
Protagonista sarà Kaya
Scodelario di Maze Runner nei panni di
Claire Redfield insieme a Hannah John-Kamen
(Ant-Man and the Wasp) nei panni di Jill
Valentine, Robbie Amell (Upload)
nei panni di Chris Redfield, Tom Hopper
(The Umbrella Academy) nei panni
di Albert Wesker, Avan Jogia (Zombieland:
Double Tap) nei panni di Leon S. Kennedy e Neal
McDonough (Yellowstone) nei panni di William
Birkin.
“Con questo film, volevo davvero
tornare ai primi due giochi originali e ricreare la terrificante
esperienza viscerale che ho avuto quando li ho giocati per la prima
volta, raccontando allo stesso tempo una storia umana radicata in
una piccola città americana morente in modo tale che sia
riconoscibile che rilevante per il pubblico di oggi” ha detto
Roberts.
Il produttore del franchising
Robert Kulzer produrrà di nuovo per conto di
Constantin con James Harris di Tea Shop
Productions e Hartley Gorenstein.
Paul W.S. Anderson
ha scritto e diretto i sei film precedenti, con protagonista
Milla Jovovich e con un incasso totale di 1,2
miliardi di dollari al botteghino mondiale. È una delle serie di
film basate su un videogioco di maggiore successo e con l’incasso
migliore.
Attrice ricca di grinta e dedita al
genere d’azione, Jordana Brewster ha negli ultimi
anni ricoperto diversi ruoli di rilievo in celebri film. Ma a darle
la grande popolarità è stata la saga di Fast &
Furious, dove tutt’oggi recita interpretando uno dei
personaggi principali. Presente anche sul piccolo schermo, qui
l’attrice ha dato prova di versatilità affrontando generi diversi,
passando dal thriller alla soap opera.
Ecco 10 cose che non sai di
Jordana Brewster.
Jordana Brewster: i suoi film e le
serie TV
10. È celebre per la saga
di Fast & Furious. Nel 2001 l’attrice ottiene il
ruolo di Mia Toretto nel film Fast and Furious, recitando
così accanto agli attori Vin Diesel e
Paul
Walker. Dopo essere stata assente nel secondo e nel
terzo film, riprende il ruolo nei successivi Fast & Furious –
Solo parti originali (2009), dove ha modo di recitare anche
con Michelle
Rodriguez, Fast & Furious 5
(2011), con Dwayne
Johnson, Fast & Furious
6 (2013), e Fast & Furious
7 (2015), con Jason
Statham. Quella nel settimo capitolo della saga
sembrava dovesse essere la sua ultima apparizione, ma l’attrice è
stata riconfermata anche per l’atteso nono film, Fast & Furious 9 – The Fast
Saga, previsto per il 2021.
9. Ha recitato anche in
altri noti film. Il debutto cinematografico per l’attrice
non è però avvenuto con Fast and Furious, bensì tre anni
prima con the Faculty (1998), thriller con Elijah
Wood. Ha poi proseguito la sua carriera recitando da
protagonista in Verità apparente (2001), con Cameron
Diaz, e nei film D.E.B.S. – Spie in minigonna
(2004), Nearing Grace (2005), Annapolis (2006),
con James
Franco, e Non aprite quella porta – L’inizio
(2006). Dopo alcuni anni dedicati solo alla saga che l’ha resa
famosa, è poi tornata al cinema in un nuovo ruolo nel film
American Heist (2014), con Adrien
Brody, e Home Sweet Hell (2015). Nel 2019 ha
invece recitato nel thriller Random Acts of Violence,
mentre nel 2020 è tra i protagonisti della commedia Terapia di
letto.
8. Ha preso parte a celebri
serie televisive. Nel corso della sua carriera la Brewster
non ha però mancato di recitare anche per la televisione,
comparendo in ruoli di rilievo in alcune note serie TV. A
conferirle una buona notorietà è stata la soap opera Così gira
il mondo, dove ha recitato dal 1995 al 2001. È poi tornata sul
piccolo schermo per comparire in alcuni episodi della serie
Chuck (2008-2009), con Zachary
Levi. Successivamente ha svolto il ruolo di guest star
in Dark Blue (2010) e Gigantic (2010). Importante
per lei è stato il ruolo di Elena Ramos in Dallas
(2012-2014), mentre nel 2016 è stata Denise Brown nell’acclamata
American Crime Story. Nello stesso anno ha recitato in
Secret and Lies, per poi dedicarsi alla serie Lethal
Weapon (2016-2018), basata sulla saga di Arma
letale.
Jordana Brewster in Fast &
Furious
7. Ha dovuto prendere
lezioni di guida. Guardando i film della saga di Fast
& Furious si potrebbe pensare che gli attori protagonisti
siano dei grandi esperti di guida, ma è sorprendente scoprire che
non tutti erano avvezzi a tale pratica al momento della
realizzazione del primo film. Scelta per interpretare Mia Toretto,
la sorella di Dominic, la Brewster non possedeva infatti la patente
di guida. La produzione le ha dunque chiesto di prendere lezioni di
guida per ottenere la licenza, e poter così eseguire alcune delle
manovre automobilistiche richieste dal copione. Nel giro di poche
settimane, l’attrice riuscì a conseguire il risultato.
6. Ha rischiato di non
poter più comparire nella saga. Al momento delle riprese
del settimo film, l’attrice era impegnata anche sul set della soap
opera Dallas. Quest’ultima le richiedeva un grande
impegno, e pertanto la Brewster fu sul punto di dover rinunciare al
prendere parte al film nel ruolo di Mia. Fortunatamente, la
produzione decise di spostare alla fine le sue scene, così che lei
potesse terminare il lavoro su Dallas e spostarsi poi sul
set del film. La Brewster si dichiarò entusiasta della possibilità,
ed ebbe modo di riprendere il ruolo che l’ha resa celebre.
Jordana Brewster e Paul
Walker
5. I loro personaggi
formavano una coppia. Sin dal primo film della saga c’è
stato del tenero fra i personaggi Mia Toretto e Brian O’Conner,
interpretato da Walker. I due finiscono infine con il formare una
coppia, e sul finire del settimo film sembrano ritirarsi ad una
tranquilla vita di famiglia. Essendo molto legata all’attore, la
Brewster è rimasta devastata dalla notizia della sua scomparsa. Ha
in seguito raccontato che al momento di girare le sue scene sul
settimo film l’attore non c’era già più, e lei dovette così
recitare con una delle controfigure che lo sostituivano. Riuscire a
reggere una situazione di quel tipo fu per lei un’esperienza
difficilissima.
Jordana Brewster: il marito e i
figli
4. Ha conosciuto suo marito
sul set. Nel 2006 l’attrice è chiamata a recitare nel film
horror Non aprite quella porta – L’inizio. Qui recita nel
ruolo della protagonista, ed ha modo di conoscere il produttore
Andrew Form. Tra i due nasce in breve una
relazione sentimentale, che li porta poi al matrimonio nel maggio
del 2007. Da quel momento la coppia si è dimostrata particolarmente
affiatata e riservata, evitando di condividere particolari dettagli
sul loro privato. Hanno però annunciato la nascita del primo
figlio, Julian Brewster-Form nel 2013, e del secondo, Rowan
Brewster-Form, nel 2016. Nel 2020, tuttavia, la coppia annuncia la
separazione.
Jordana Brewster: è su
Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo verificato e seguito da 3,7 milioni di
persone. All’interno di questo l’attrice ha ad oggi condiviso oltre
2.648 post, molti dei quali dedicati al suo quotidiano. Si possono
infatti ritrovare immagini legate a momenti di svago, in compagnia
di amici o colleghi, come anche di momenti legati alla sua vita
famigliare. Non mancano però anche post relativi al suo lavoro, con
immagini promozionali dei suoi film di prossima uscita o dove
annuncia i prossimi progetti. Così facendo, l’attrice permette ai
suoi follower di rimanere sempre aggiornati sulle sue attività.
Jordana Brewster: il suo
fisico
2. È stata anche
modella. Che la Brewster sia considerata una delle
maggiori bellezze di Hollywood è oggi risaputo. Non molti sanno
però che nei suoi primi anni di attività ha avuto modo di lavorare
anche come modella, sfoggiando da subito un fisico mozzafiato.
Negli anni, poi, l’attrice ha mantenuto un certo regime per poter
mantenere un fisico tonico. Questo le è infatti tornato utile nel
momento in cui ha dovuto recitare in sequenze particolarmente
dinamiche o impegnativi nei film che l’hanno vista coinvolta.
Jordana Brewster: età e
altezza
1. Jordana Brewster è nata
a Panama City, in Panama, il 26 aprile del 1980. L’attrice
è alta complessivamente 170 centimetri.
Con l’arrivo nei cinema di tutto il
mondo, nel 1993, di Jurassic Park, il regista
Steven Spielberg mostrò le reali
potenzialità della computer grafica, cambiando per sempre la
settima arte. Sullo schermo era ora possibile veder prendere vita,
dopo milioni di anni dalla loro estinzione, i celebri dinosauri in
tutta la loro maestosità. Dopo la conclusione della trilogia nel
2001, però, il grido di battaglia del Tirannosaurus Rex è rimasto a
tacere per ben quattordici anni. Nel 2015 la saga ha poi ripreso
vita grazie a Jurassic
World, a cui è poi seguito Jurassic
World – Il regno distrutto nel 2018.
Diretto da Juan Antonio
Bayona, quest’ultimo film è strettamente legato ai suoi
precedenti e sviluppa il celebre parco in quello che è ora un vero
e proprio mondo dei dinosauri. Come già nel film del 2015, nuove
“attrazioni” sono qui disponibili, e come è ben immaginabile il
pericolo che queste rappresentano è allo stesso tempo la fonte di
fascino della storia. Il film si è infatti affermato come uno dei
maggiori successi del franchise, e a fronte di un budget di circa
170 milioni è arrivato a guadagnarne oltre 1.3 miliardi. Ciò lo ha
reso il terzo film della saga a raggiungere questo importante
traguardo.
Con un cast che riunisce personaggi
della trilogia originale a nuovi membri, il film è inoltre il
secondo di una nuova trilogia. È infatti stato già annunciato per
il 2021 il terzo e conclusivo capitolo, intitolato Jurassic
World: Dominion, che vedrà anche la partecipazione degli
attori protagonisti del film del 1993, ovvero Sam Neill, Laura Dern e
Jeff
Goldblum. In attesa di sapere come si concluderanno le
vicende, è possibile scoprire le tante curiosità legate a Il
regno distrutto, sia per quanto riguarda il cast che per le
creature ricreate e presenti all’interno del film.
Jurassic World – Il regno
distrutto: la trama del film
Le vicende del film si svolgono a
tre anni di distanza dal precedente. Il parco a tema Jurassic World
è ormai andato in rovina, distrutto dai dinosauri scappati dalle
gabbie e che ora dominano quella terra. Quel luogo abbandonato da
ogni forma di vita umana sembra destinato a rimanere per sempre
proprietà di quelle antiche creature, ma questo equilibrio potrebbe
non durare a lungo. Il vulcano dormiente sull’isola, infatti, si
risveglia improvvisamente, minacciando di estinguere nuovamente
tutti i dinosauri lì presenti. Proprio per questo motivo
l’addestratore Owen Grady e l’ex responsabile del parco Claire
Dearing decidono di tornare sull’isola per salvare le creature da
una catastrofe annunciata.
Giunti dunque a Isla Nublar, il
gruppo tenta di radunare i dinosauri per poterli trasferire
altrove. Owen, in particolare, spera di ritrovare Blue, il
velociraptor da lui addestrato e al quale è ancora affezionato. Ad
aiutarli nella missione vi sarà anche il professor Ian Malcolm,
decisosi a tornare tra i dinosauri dopo gli eventi che lo videro
coinvolto vent’anni prima. Ben presto, però, il gruppo si scontra
con pericolose verità, comprendendo che è in atto una cospirazione
volta a riportare il mondo intero ad un irreversibile stato di
disordine. Oltre a salvare le creature, dunque, Grady, Dearin e
Malcolm dovranno salvare anche sé stessi e l’intera loro
specie.
Jurassic World – Il regno
distrutto: il cast del film
Nel film riprende il ruolo di Owen
Grady l’attore Chris
Pratt. Come per il precedente capitolo, anche questo
gli ha richiesto un consistente allenamento preparatorio in vista
delle complesse scene previste. Pratt, infatti, ha richiesto di non
usare controfigure, desiderando svolgere da sé le acrobazie che il
suo personaggio compie. È infatti convinto che ciò aggiunga
realismo alla sua performance. L’attore ha inoltre più volte
raccontato della difficoltà di recitare con creature non realmente
esistenti sul set, e di come l’utilizzo di pupazzi sostitutivi lo
abbia in parte aiutato a orientarsi. Come lui, anche
Bryce Dallas
Howard ha ripreso i panni di Claire Dearing.
L’attrice ha raccontato di aver
temuto, durante la lettura della sceneggiatura, che il suo
personaggio sarebbe morto da un momento all’altro. Dopo aver
constatato che questo sopravvive fino alla fine del film, il suo
timore è ora quello che possa trovare una tragica conclusione nel
terzo e conclusivo capitolo. In attesa di scoprire se ciò si
verificherà o meno, l’attrice ha comunque avuto modo di praticare
particolari attività in vista di quanto richiesto dal copione. Si è
infatti ritrovata a dover imparare a salire sul dorso di uno dei
dinosauri, rimanendo al galoppo di questo. Tali attività le hanno
ovviamente richiesto un certo tempo per poter essere eseguite senza
problemi.
Il film segna poi il ritorno nella
saga di Jeff Goldblum. Il ritorno del suo Ian
Malcolm è stato fortemente voluto dal regista, il quale lo riteneva
indispensabile per i risvolti che la trama assume. Sono poi
presenti gli attori Toby Jones nel ruolo di Gunnar
Eversoll, Geraldine Chaplin in quello di Iris
Carroll, Justice Smith per Franklin Webb, e
Daniella Pineda nei panni della dottoressa Zia
Rodriguez. Per ottenere la parte, quest’ultima ha dovuto sostenere
diversi provini. Dove infatti dimostrare al regista e ai produttori
di possedere una buona capacità di improvvisazione e di poter
passare con naturalezza dalla commedia al dramma. Fu soltanto dopo
aver superato queste prove che l’attrice venne confermata nel
ruolo.
Jurassic World – Il regno
distrutto: i dinosauri presenti nel film
Come per i precedenti i film, anche
qui i dinosauri sono stati ricreati combinando insieme pupazzi
animatronici e CGI. Numerose modifiche sono poi state fatte circa
il loro aspetto, sulla base delle nuove scoperte a riguardo. Grazie
alla consulenza con celebri paleontologi, gli animatori hanno
potuto rendere più realistici i movimenti dei dinosauri. Allo
stesso modo anche i loro versi e il colore della loro pelle sono
stati perfezionati. Il film, inoltre vanta la presenza del maggior
numero di dinosauri rispetto agli altri titoli della saga. Molti di
questi sono anche esemplari totalmente nuovi, come
l’Allosauro, il Baryonyx, il
Carnotaurus, il Sinoceratopo e il
Pachycephalosaurus. Pur se talvolta simili tra
loro, queste specie presentano delle notevoli differenze sia
nell’altezza che nei movimenti o nelle abitudini.
Il film introduce poi anche un
nuovo dinosauro non realmente esistito, chiamato
Indoraptor. Rappresentato come un quadrupede,
l’esemplare ha lunghe braccia che ricordano quelle umane, e può
raggiungere un’altezza di circa tre metri una volta in posizione
eretta. A questo è stata inoltre conferito un colore nero, che ne
accentuasse la minacciosità. A queste specie si aggiungono poi
ovviamente anche l’immancabile Tirannosaurus Rex e
i Velociraptor, da sempre caratteristici della
sega. Per realizzare tutte queste creature, come detto, sono stati
usati anche diversi pupazzi animatronici, resi però più
tecnologicamente avanzati che mai. L’intenzione dei produttori è
naturalmente quella di rendere sempre più realistiche le creature.
Si prevede inoltre che nuove specie verranno aggiunte al prossimo
capitolo della trilogia.
Jurassic World – Il regno
distrutto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Jurassic World – Il
regno distrutto è infatti presente su Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione
per martedì6 ottobre alle
ore 21:15 su Canale 5.
Black Box è il
secondo film della nuova serie tematica di Jason
Blum che il famoso produttore ha realizzato con la sua
casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del
progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti
realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della
realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
Scritto e diretto da
Emmanuel Osei-Kuffour Jr., che condivide i crediti
di sceneggiatura con Stephen Herman, anche autore
del soggetto, Black Box è un thriller che si muove
nel territorio più oscuro e insidioso di tutti, la mente umana. La
storia è quella di un padre di famiglia che, a seguito di un
terribile incidente d’auto, ha perso la memoria. Nell’incidente ha
perso la vita sua moglie, e lui adesso si trova a dover crescere
una figlia senza riuscire a recuperare la memoria. Proprio per far
fronte a questa sua incredibile difficoltà, si sottopone ad una
cura molto dolorosa che dovrebbe aiutarlo a recuperare la memoria
persa, ma che avrà degli effetti collaterali devastanti.
La recensione di Black Box
Emmanuel Osei-Kuffour
Jr. affronta Black Box con un
approccio scolastico, senza grossi guizzi di regia, regalando
qualche brivido relegato alle sequenze oniriche, per così dire, che
coinvolgono il protagonista, splendidamente interpretato da
Mamoudou Athie. La storia tocca dei concetti
fantascientifici che costituiscono l’ossatura di moltissimi
racconti di genere, ma lo fa approcciandosi con un tocco horror
alla storia, in consonanza con lo spirito della produzione che ha
portato alla realizzazione del film.
Black Box è la
storia di un padre che si sottopone ad una vera e propria tortura
per il bene della figlia, ma è anche la storia di una madre che usa
ogni suo strumento, lecito e non, per aiutare il figlio e dargli
un’altra possibilità con quella vita che ha sprecato. Il film mette
in modo sentimenti primordiali e viscerali, che da qualunque parte
si racconti la storia sono in qualche modo validi e condivisibili,
anche se violenti o radicali.
Proprio in questa capacità di
raccontare una storia in cui “tutti hanno ragione” è il pregio
principale di Black Box, che non rischia troppo da
un punto di vista narrativo, muovendosi a cavallo tra la
fantascienza e il thriller, con punte di horror, ma che riesce
comunque a dare dignità alle ragioni di tutti i personaggi.
Si intitola The Lie
il primo film della nuova serie tematica di Jason
Blum che il famoso produttore ha realizzato con la sua
casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del
progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti
realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della
realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
The Lie è scritto e
diretto da Veena Sud, canadese, e interpretato da
Joey King, Peter Sarsgaard e
Mireille Enos. La storia molto semplice ma capace
di affondare le sue radici nella complessità dei legami umani, tra
la paura di perdere uno status quo alla protezione di chi amiamo
fino alle estreme conseguenze, anche di fronte al comportamenti
terribili. Quando la loro figlia confessa di aver ucciso a sangue
freddo la sua migliore amica, due genitori cercheranno in ogni modo
di coprire la verità, costruendo una intricata ragnatela di bugie e
falsità nella quale rimarranno loro stessi intrappolati.
The Lie, la recensione del film Amazon-Blumhouse
Non abbiamo indicazioni temporali o
geografiche precise per The Lie, che si cala in
un’atmosfera fredda, non solo perché ambientato in una cittadina
immersa nella neve, ma anche perché racconta l’apparente freddezza
dell’animo di una teenager insensibile alle vicende, anche crude,
che la toccano e la circondano. Non abbiamo indicazioni temporali
ma abbiamo la precisa percezione che quello che viene messo in
scena è un dramma umano che riesce a toccare le tinte del thriller
cercando di trascinare con sé lo spettatore, nella spirale della
follia di chi vuole a tutti i costi difendere i propri cari.
In particolare, protagonisti della
storia sono i genitori dell’adolescente interpretata da
Joey King. I due, con un approccio differente ma
in entrambi i casi comprensibile, vogliono proteggere la ragazzina
da ciò che ha fatto, ma anche da se stessa, nel momento in cui
appare totalmente indifferente all’orrore. Tuttavia, questa difesa
strenua della ragazza porterà i due a confrontarsi con i loro
limiti, le loro paure e soprattutto il loro senso di inadeguatezza
nella misura in cui la regista cerca di intercettare, con la scusa
della trama principale, anche una serie di temi che indagano la
complessità dei ruoli familiari, dal senso di inadeguatezza e di
impotenza dei genitori, fino alla paura dell’essere adolescenti
quando ancora dentro si desidera essere bambini, irresponsabili
delle proprie azioni, non costretti a pagare per le proprie
bugie.
Avvalendosi di una sceneggiature
lineare, di una buona consapevolezza nella gestione della
suspance e di un cast in ottima forma, Sud, con
The Lie, confeziona un prodotto a basso budget ma
ad alto tasso di adrenalina, che riesce a tenere alta l’attenzione
e la tensione, in un crescendo che deflagra nella rivelazione
scioccante del finale.
Waiting for the Barbarians diretto da Ciro
Guerra, con il vincitore premio Oscar Mark
Rylance, il candidato al premio Oscar Johnny Depp si piazza primo al box office
per media copia, con un grande successo di pubblico nel circuito
milanese. Waiting for the Barbarians, film dal
cast hollywoodiano ma prodotto da una società italiana, la
Iervolino Entertainment, conquista il pubblico al suo primo
week-end di uscita nelle sale. Basato sul pluripremiato romanzo
“Aspettando i Barbari” dell’autore Premio Nobel J. M. Coetzee.
Basato sul pluripremiato romanzo
“Aspettando i Barbari” dell’autore Premio Nobel J. M.
Coetzee, che ne firma anche la sceneggiatura, il film
racconta la storia della crisi di coscienza di un Magistrato che si
ribella al regime. Il cast stellare è composto da Mark
Rylance (Premio Oscar come Miglior attore non protagonista
per Il ponte delle spie di Steven Spielberg, nonché vincitore
di tre Tony Awards, due Olivier Award e due BAFTA), Johnny
Depp (tre volte nominato agli Oscar come Miglior
Attore Protagonista per La maledizione della prima
luna, Neverland – Un sogno per la
vita e Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di
Fleet Street) e Robert
Pattinson (protagonista della saga
cult Twilight e dei film Bel Ami –
Storia di un seduttore e Come l’acqua per gli
elefanti, nonché prossimo Batmannell’attesissimo film
di Christopher Nolan), affiancati da Gana
Bayarsaikhan (Ex
Machina, Wonder Woman) e Greta
Scacchi (La ragazza nella nebbia, Presunto
innocente, I protagonisti). Prodotto e distribuito da
Iervolino Entertainment, Waiting for the
Barbarians sarà al cinema dal 24 settembre.
Andrea Iervolino
ha così dichiarato: “Dopo l’uscita del film in Usa e Canada,
siamo molto felici che il nostro film veda la luce anche in Italia,
grazie alla collaborazione con il circuito UniCi e la distribuzione
in circa 100 sale. Il film vanta la partecipazione di un cast
stellare dal grande talento incorniciato nella raffinata e potente
regia di Ciro Guerra e la straordinaria fotografia del Premio Oscar
Chris Menges. Il film, di nazionalità italiana, da valore aggiunto
a questo progetto che, non solo è stato girato anche in Italia, ma
vanta maestranze nostrane di tutto rispetto come Jacopo Quadri al
montaggio, Domenico Sica alla scenografia e Carlo Poggioli ai
costumi, solo per citarne alcuni. L’Italia ha bisogno di avere un
respiro internazionale, perché merita di ritornare ad essere la
culla del cinema e io sono contento di poter dare il mio contributo
affinché questo possa accadere molto presto.”
La trama di Waiting for the Barbarians
Il Magistrato, amministratore di un
isolato insediamento di frontiera al confine di un impero senza
nome, è in attesa di andare in pensione con l’arrivo del Colonnello
Joll, il cui compito è di riferire sulle attività dei “barbari” e
sulla situazione di sicurezza al confine. Joll inizia a condurre
una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei “barbari”
per mano del Colonnello e la tortura di una giovane donna “barbara”
portano il Magistrato a una crisi di coscienza e a un atto di
ribellione.
Il remake americano – che in Italia
è arrivato nel 2018 col titolo Mio Figlio – sarà diretto
sempre da Carion. Le riprese partiranno in Scozia il prossimo
Novembre. L’aspetto peculiare del film originale è stata la totale
assenza di un copione per Canet. Tale particolarità sarà mantenuta
anche per il remake: McAvoy dovrà quindi improvvisare la sua
interpretazione basandosi esclusivamente su un canovaccio di
riferimento.
“Siamo davvero felici di poter
lavorare con Christian per portare la storia di My Son al pubblico
di tutto il mondo” ha commentato Adam
Fogelson, capo di STXfilms Motion Picture Group.
“James lavorerà al film in tempo reale, davanti alla macchina
da presa, creando una vera tensione per questo thriller. Amiamo
sostenere forme di narrazione innovative e coraggiose. Claire non è
altro che la scelta più spettacolare e emozionante. Il pubblico
troverà questo film davvero avvincente.”
L’originale Mon
Garçon racconta la storia di Julien (Canet), un uomo
sempre in viaggio per lavoro, la cui continua assenza da casa ha
mandato in frantumi il suo matrimonio. Mentre si trova
in Francia riceve un’inquietante chiamata dalla sua ex moglie
Marie (Laurent): Mathys, il loro bambino di sette anni, è
scomparso. Si mette allora sulle sue tracce, pronto a percorrere
anche il più oscuro dei sentieri pur di salvare suo figlio.
Nell’ultimo decennio, la parabola
ascendente di Thanos sul grande schermo è stata senza
precedenti rispetto a qualsiasi altro villain dei film di
supereroi. Attraverso il
MCU, è stato mostrato al grande pubblico ciò che i fan dei
fumetti sapevano da molto tempo: il Titano Pazzo è uno dei migliori
cattivi mai creati e pochissimi eroi dell’universo Marvel sono stati capaci di
eguagliare il suo potere. È anche uno dei cattivi più intelligenti
e furbi, ma è davvero un villain “perfetto”? CBR
ha raccolto 5 motivi per cui
Thanos è davvero la quintessenza dell’antagonista e altri 5 per
cui non lo è:
Un interno universo per tenerlo a bada
Una delle cose che rendono
Thanos un cattivo così perfetto è proprio l’enorme quantità di eroi
necessari per metterlo fuori gioco. Naturalmente, il fatto che un
cattivo necessiti di un’intera squadra per essere sconfitto non
significa che necessariamente che sia migliore di altri villain;
tuttavia, è difficile rappresentare una minaccia per l’intero
universo dei supereroi se il cattivo viene costretto a sfidarsi con
vigilanti impotenti.
Ci sono pochi esseri nell’universo
dei supereroi più potenti di Thanos, il che rende la posta in gioco
molto alta ogni volta che si parla di lui. I lettori dei fumetti si
chiedono sempre come lo affronteranno gli eroi e quanti di loro
usciranno vivi dallo scontro.
Un villain “prevedibile”
Uno dei problemi con la
lettura delle storie di Thanos è che, a mano a mano, iniziano tutte
a seguire uno schema. La colpa è probabilmente della serie a
fumetti “Il Guanto dell’Infinito”. Sebbene sia ancora la migliore
storia che lo ha visto protagonista, è diventata una sorta di
“testo religioso” per il personaggio e – come spesso accade – da
quel momento gli ha impedito di evolversi.
I fan si aspettano che Thanos entri
in scena, dia del filo da torcere a tutti e poi venga sconfitto a
causa della sua stessa arroganza. Questo non vuol dire che non
siano più state raccontate grandi storie in merito al personaggio,
ma la maggior parte di esse non sono state altro che racconti
stereotipati le cui strutture erano già note ai lettori, e che in
qualche modo hanno sminuito uno dei più grandi cattivi della
Marvel.
L’importanza del personaggio nel MCU
Il ruolo che Thanos ha
giocato nel grande successo del MCU non può essere sottovalutato.
Anche se si tratta di una confluenza di più fattori disparati,
Thanos ha avuto un ruolo piuttosto importante nell’intera storia
dell’universo condiviso, dal momento che la sua ricerca delle Gemme
dell’Infinito è sempre stata presente, seppur sullo sfondo,
stuzzicando gli spettatori che avrebbero potuto non sapere nulla
dei fumetti e di cosa sarebbe accaduto dopo.
Tutto ciò ha portato ad
Avengers: Infinity War, uno dei film più attesi di tutti i
tempi, e allo schiocco delle dita, il più grande evento singolo del
MCU. Thanos è stato così efficace
che per anni i fan lo hanno soltanto intravisto… e questo è stato
sufficiente per far parlare di lui e a bramare il suo arrivo.
Un villain “sprecato”
I film e i fumetti
funzionano in modo diverso. I fumetti sono finzione serializzata e
i lettori sono preparati a trattarli come tali. I personaggi
ricorrenti sono ciò che conta davvero, anche i cattivi che
commettono atrocità terribili. Nei fumetti viene spiegato come gli
eroi abbiano un codice morale contro ogni forma di omicidio, un
concetto che da un lato aiuta questi personaggi ad apparire sotto
una luce ancora più benevola, dall’altro rende ancora più esplicito
il fatto che anche il peggiore dei villain può tornare in
gioco.
Sebbene il MCU sia uno dei più grandi
tentativi moderni di universo cinematografico serializzato, segue
ancora la regola dei film. I cattivi sono generalmente più deboli e
di solito vengono uccisi in un modo che spinga il pubblico a
pensare, alla fine del film, che il male sia stato punito. Quindi,
anche se la morte di Thanos è apparsa come normale e “giusta”, è
stata al tempo stesso anche un terribile spreco per un cattivo così
potente e avvincente.
L’incarnazione della paura
Nei fumetti, Thanos è uno
degli esseri più temuti nel cosmo. Il suo stesso nome viene
trattato come una maledizione e spesso viene soltanto sussurrato.
Nei film, Thanos ha eserciti, navi e lacchè, mentre nei fumetti
conta per lo più solo su se stesso ed è noto proprio per aver
ucciso da solo e non per aver fatto affidamento su altri o sulla
tecnologia.
Questa paura si estende anche agli
eroi della Terra; ogni volta che lo hanno incontrato, sono stati
poco più che carne da macello nelle battaglie contro di lui.
Quindi, mentre hanno assistito alle sue sconfitte, sanno che il
loro ruolo nelle battaglie è stato nel migliore dei casi
infinitesimale, cosa che giustifica ancora di più la loro paura nei
confronti del Titano Pazzo.
Un perenne fallimento
Tuttavia, nonostante la
paura che si possa nutrire nei suoi confronti, Thanos è una specie
di fallito. Basti pensare al tutto il tempo che ha avuto il Guanto
dell’Infinito nei fumetti: era letteralmente un Dio, eppure ha
comunque fallito perché ha sottovalutato il desiderio di vendetta
di Nebula. Persino il Thanos dei film – che ai fan del MCU piace etichettare come migliore
della versione a fumetti – non ha ucciso tutti gli eroi quando ne
ha avuto la possibilità, condannando il suo intero piano al
fallimento.
Thanos è un cattivo che ottiene un
potere incredibile, il potere che dovrebbe renderlo praticamente
intoccabile per ogni avversario e riesce sempre a rovinare le cose.
È un miracolo che sia così temuto quanto lo è davvero.
La garanzia del suo scopo
Una cosa che Thanos ha in
comune sia nei film che nei fumetti è la sua fede nella giustizia
della sua causa. È una delle cose che rende Thanos così magnetico
in quanto cattivo: potrebbe desiderare la morte di tutti… ma non è
in realtà un cane pazzo. Ha delle ragioni e crede in quelle
ragioni.
Thanos crede che le atrocità che
commette non siano solo giustificate, ma necessarie ed è anche in
grado di fornire un ragionamento alla base del suo pensiero. Questo
è stato un aspetto particolarmente potente nei film, con alcuni fan
degli adattamenti che sono stati rapiti dal suo modo miope e
completamente sbagliato di preservare le risorse.
Un ragionamento “difettoso”
Anche se la certezza dello
scopo di Thanos lo rende un personaggio avvincente, chiunque dia
un’occhiata più da vicino la sua motivazione troverà una serie di
buchi. Il Thanos dei fumetti è un nichilista che crede
nell’assoluta mancanza di significato della vita; il suo amore per
Morte è una metafora di quel nichilismo. La sua motivazione? La sua
gente lo ha maltrattato a causa del suo aspetto. Il Thanos dei
fumetti è fondamentalmente un adolescente spigoloso che soffre di
una brutta acne…
Il Thanos dei film non è certamente
molto meglio; la sua convinzione che il modo migliore per
conservare le risorse sia uccidere metà dell’universo è quasi
ragionevole… tranne per il fatto che gli scienziati sulla Terra
affermano che anche con metà della popolazione, rovineremmo
comunque il pianeta e le sue risorse in breve tempo. Perché non
creare semplicemente infinite risorse? In Avengers:
Endgame rivela che il suo nuovo piano è ricreare tutto,
quindi potrebbe fare quel genere di cose…
Un villain “sfaccettato”
Thanos potrebbe facilmente
essere un cattivo che desidera solo morte e distruzione, e sarebbe
comunque un cattivo piuttosto intrigante. Tuttavia, ciò che lo
mette sopra le righe è che, in realtà, è più di questo. Il Thanos
dei fumetti è un essere profondamente imperfetto, forgiato da anni
di derisione e disgusto verso se stesso. Di solito finisce sempre
per darsi la zappa sui piedi, proprio a causa dell’odio che nutre
verso di sé.
Nei film, è un uomo forgiato dalla
tragedia di perdere la sua casa e farà di tutto per impedire agli
altri di capire ciò che prova, non importa chi deve uccidere.
Questo rende entrambe le versioni di questo villain che le persone
amano più leggere o guardare di lui.
Un villain “sovraesposto”
Questo è vale più per il Thanos dei
fumetti che per il Thanos dei film (da quando è morto). Thanos è
stato ovunque negli ultimi anni, anche prima che uscissero i film
che lo vedevano al centro della storia. La Marvel gli ha dato il suo libro, è
apparso nei libri degli eventi della compagnia e in generale è
sempre stato una parte importante dell’Universo Marvel.
La sovraesposizione è un grosso
problema per Thanos, perché lo priva di ciò che lo rende così
speciale. Vederlo troppo significa che i lettori lo vedono
sconfitto in più di un’occasione e questo toglie molto alla sua
malvagia quasi mistica. Non è più una forza implacabile: è solo un
malvagio ordinario.
In The
355quando un’arma top-secret
cade nelle mani dei mercenari, l’agente jolly della CIA Mason
“Mace” Brown (attrice candidata all’Oscar
Jessica Chastain) dovrà unire le forze con la rivale
“tosta” agente tedesca Marie (Diane Kruger, In the Fade), ex
Khadijah (la vincitrice dell’Oscar
Lypita Nyong’O), l’alleata dell’MI6 e specialista di
computer all’avanguardia, e l’abile psicologa colombiana Graciela
(la vincitrice dell’Oscar
Penelope Cruz in una missione letale e
vertiginosa per recuperarlo, pur rimanendo un passo avanti a un
donna misteriosa, Lin Mi Sheng (Bingbing Fan,
X-Men: Days of Future Past), che segue ogni loro mossa. Mentre
l’azione sfreccia in tutto il mondo dai caffè di Parigi ai mercati
del Marocco fino alla ricchezza e al fascino di Shanghai, il
quartetto di donne forgerà una tenue lealtà che potrebbe proteggere
il mondo o farle uccidere.
The
355 è interpretato anche da Sebastian Stan (Avengers: Endgame) e
Edgar Ramírez (The Girl on the Train). The
355 è diretto dal regista Simon Kinberg
(scrittore-regista-produttore di Dark Phoenix,
produttore di Deadpool e The
Martian e scrittore-produttore dei film degli X-Men), da
una sceneggiatura di Theresa Rebeck (Smash,
Trouble della NBC ) e Kinberg, ed è prodotto da
Jessica Chastain e Kelly Carmichael
per Chastain’s Freckle Films e da Kinberg per i
suoi Genre Films.