Il quinto capitolo della serie
post-apocalittica Mad Max di George
Miller. Con Furiosa: A Mad
Max Saga, il regista australiano continua la sua saga
di culto, questa volta puntando i riflettori sul personaggio di
Furiosa. L’attrice
Anya Taylor-Joy interpreta il ruolo principale,
addentrandosi nel cuore della focosa guerriera e ritraendola da
giovane.
Chris Hemsworth interpreta il Dottor Dementus, un nome
che parla da solo, in un ruolo malvagio che lo porta in una
direzione molto diversa dal suo iconico personaggio Marvel, Thor.
Uscito in concorso nel 2015,
Mad Max: Fury Road ha fatto scalpore. E per una
buona ragione. Nel corso di una conferenza stampa, il suo regista,
l’australiano George Miller, ha spiegato come abbia utilizzato non
meno di 3.500 storyboard disegnati a mano al posto di una
sceneggiatura, come una graphic novel su una scala completamente
nuova. Lontano dal Mad Max a basso budget ma di grande impatto del
1979, il quarto capitolo della saga ha sfruttato al massimo il suo
budget di 150 milioni di dollari con ampi effetti speciali e
acrobazie reali, sotto forma di sequenze di inseguimento nel
deserto girate in Namibia. Qui il regista ha toccato il tema chiave
della sua opera: il movimento, rivelando un’umanità fondamentale
che lotta in mezzo al caos del mondo. Come alter ego che rivelano
la loro vera natura quando interagiscono, il personaggio di Max,
interpretato da Tom Hardy, viene leggermente messo in ombra
dall’eccezionalmente carismatica Furiosa, interpretata da Charlize
Theron.
Ed è la storia delle origini di
questo stesso personaggio, un tempo strappato al Luogo Verde, che
il regista esplora ora in Furiosa: A Mad Max Saga, presentato fuori
concorso. Da dove viene Furiosa? Cosa alimenta il suo desiderio di
vendetta? L’attrice Anna Taylor-John (The Queen’s
Gambit, 2020, Dune:
Part Two, 2024) prende le redini di Charlize
Theron, mentre Chris Hemsworth, nel ruolo
del formidabile Dementus, affronta uno dei suoi ruoli più
importanti fino ad oggi. Tom Burke, noto per la sua interpretazione
di Orson Welles in Mank (2020) di David Fincher, interpreta il
ruolo del pretoriano Jack.
Ieri sera, durante la presentazione
degli Upfronts 2024 della Disney, abbiamo finalmente ottenuto le
date di uscita di Agatha
All Along e Daredevil:
Born Again, oltre alla conferma che Ironheart
debutterà su Disney+ nel 2025.
Sono stati inoltre svelati i nuovi
loghi degli show e, sebbene siano stati proiettati dei teaser
trailer per i presenti, questi non sono stati (e probabilmente non
saranno) rilasciati online. Diverse versioni dei teaser saranno
sicuramente rilasciate ufficialmente tra non molto, ma per il
momento abbiamo una sintesi del filmato (via IGN).
Il promo di Born
Again vede Matt Murdock
indossare il suo familiare costume rosso, mentre la sua voce fuori
campo avverte qualcuno che “l’intero sistema è contro di te…
spesso è Davide contro Golia“. Si intravedono poi Kingpin,
Foggy Nelson e Karen Page e alcune immagini di una breve
sequenza d’azione.
Proprio alla fine, a Matt
Murdock viene chiesto “che tipo di avvocato sei“.
Lui risponde: “Uno davvero bravo“, prima di indossare un
paio di occhiali colorati rotti.
Cosa sappiamo su Daredevil: Born
Again?
Lo sceneggiatore di The
Punisher, Dario Scardapane, è salito a bordo come nuovo
showrunner della serie Daredevil:
Born Again, le cui riprese sono concluse da poco. I
dettagli specifici della trama sono ancora nascosti, ma sappiamo
che Daredevil:
Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil
(Charlie
Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi
Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New
York nel finale di stagione di Echo. È probabile che Fisk sia in corsa per
la carica di sindaco di New York o che sia già stato nominato a
tale carica quando la storia prenderà il via.
Non è previsto che la serie
Daredevil:
Born Again si protragga per i 18 episodi inizialmente
annunciati. Secondo una recente indiscrezione, la serie dovrebbe
andare in onda per 9 (forse 6)
episodi prima di fare una pausa a metà stagione. Daredevil:
Born Again non ha ancora una data di uscita
ufficiale, ma è ancora inserita nel calendario aggiornato della
Disney per il 2024.
Wolf
Man rimane uno dei mostri cinematografici più iconici
del genere horror e nel 2017 si pensava di
metterlo al centro della scena nello sfortunato “Dark
Universe” della Universal.
Si è parlato di un tentativo della
Universal di rilanciare il suo Dark Universe, ma
Wolf Man del regista Leigh Whannell non ne
farà parte (proprio come la sua ultima storia di mostri per lo
studio, L’uomo
invisibile del 2020).
“Da estraneo, direi che il Dark
Universe de La mummia, a mio modesto parere, si sentiva come se
fosse reattivo a ciò che stava accadendo con tutta la roba dei
supereroi – il MCU e l’universo DC“, dice il
produttore Ken Kao a Screen Rant. “E sappiamo che si è parlato
molto di quello che è successo con tutto questo [nell’] ultimo anno
o giù di lì“.
“Credo che si possa definire
forse più simile all’approccio di Joker“, ha continuato.
“Secondo me, soprattutto se si tratta di pezzi contenuti, come
la Blumhouse è davvero brava a fare, [ha] molto più
senso. Quindi è un buon manuale“.
In altre parole, questi film
rimarranno standalone, quindi niente crossover o team-up in stile
Avengers. I piani originali della Universal
prevedevano che Dracula, il Mostro di Frankenstein, la
Sposa di Frankenstein, la Mummia, l’Uomo Lupo, il Fantasma
dell’Opera, l’Uomo Invisibile e la Creatura della Laguna
Nera fossero tra i personaggi “riuniti” nel Dark
Universe.
Nonostante l’abbandono del franchise, nuovi progetti che ruotano
attorno a ciascuno di loro sono in varie fasi di sviluppo.
Chloé Zhao, James Wan e
Scarlett Johansson sono tra le persone coinvolte.
Boba Fett si è
fatto notare per la sua assenza nella
terza stagione di The
Mandalorian e, con grande dispiacere dell’attore
Temuera Morrison, il cacciatore di taglie è
passato in secondo piano rispetto a Din Djarin
nella sua stessa serie.
Vista la risposta contrastante a
The
Book of Boba Fett, al momento non è chiaro quale sia
il futuro di un personaggio che tutti pensavamo fosse morto nel
Ritorno dello Jedi. Tuttavia, alcuni fan di Star
Wars sono convinti che il design della sua nuova
armatura sia stato rivelato… nei Simpson?!
Nell’ultimo episodio, intitolato
“Il punto di svolta”, Boba Fett
viene visto indossare un’armatura che presenta diversi cambiamenti
significativi rispetto all’aspetto del personaggio nei recenti film
di Star
Wars della Disney.
Il design è chiaramente basato su
The
Book of Boba Fett, ma include dettagli aggiunti ai
pauldron sulle spalle e decalcomanie con punte mandaloriane sopra
la visiera dell’elmo. Anche se può sembrare una forzatura, è
probabile che la Disney abbia fornito ai Simpson il materiale di
riferimento per il nuovo look di Fett, per poi accantonarlo quando
i piani per un ruolo nella
terza stagione di The
Mandalorian sono stati cancellati.
Dato il tempo necessario per
produrre un episodio dei Simpson, è possibile che
la serie animata non sia stata in grado di tornare al design
“canonico” o che semplicemente non si sia resa conto di non dover
utilizzare questa versione a causa di una mancanza di comunicazione
con Disney/Lucasfilm. Tenete presente che errori e modifiche
dell’ultimo minuto come queste sono il motivo per cui spesso
vediamo action figure che non corrispondono ai personaggi visti
sullo schermo.
Quando rivedremo Boba Fett in azione?
“Non so cosa stia succedendo“, ha detto Morrison a
proposito della seconda stagione di The Book of Boba
Fett lo scorso dicembre. “Stiamo uscendo da questo
periodo di inattività, quindi credo che tutti si stiano
riassestando e tutto torna a dipendere dai budget, da quello che
vogliono fare e da quanto costa la cosa“.
“Non lo so davvero. A giudicare dai fan che ho incontrato,
tutti vogliono una seconda stagione, ma non so cosa
succederà“.
Per certi versi, ha senso che The Book of Boba
Fett sia una serie limitata. Dopo tutto, ha finalmente
risolto il mistero di come il cacciatore di taglie sia
sopravvissuto agli eventi de Il ritorno dello Jedi e abbia infine
consolidato il suo posto come nuovo leader di Tatooine. Tuttavia,
scommettiamo sul ritorno di Fett nel film Mandalorian
e Grogu o nel film evento di Dave Filoni previsto per Star
Wars.
Abbiamo riportato giorni fa la notizia secondo cui Wesley
Snipes potrebbe riprendere il suo ruolo nel
prossimo Blade
della Marvel. Quando si era presentata
l’idea di un remake, Snipes era il sogno di ogni fan della serie,
salvo poi assistere all’annuncio dei Marvel Studios che avevano scelto Mahershala Ali per interpretare il
protagonista. Ma secondo i rumor ci poteva essere ancora spazio per
Wesley
Snipes.
Ora, Snipes ha condiviso una
risposta a questo rumors tramite i social media. Non c’è molto da
dire in realtà, ma per alcuni la sua esagerata/finta sorpresa
potrebbe significare una buona indicazione del fatto che tornerà
davvero come Blade in futuro.
Se è pronto a tornare, i progetti
più probabili in cui apparirà Snipes sarebbero Deadpool e
Wolverine di quest’estate (che già sappiamo conterrà una
serie di varianti) o Avengers: Secret Wars – a meno
che il riavvio di Blade non includa anche alcuni
elementi multiversali.
Blade, tutto
quello che sappiamo sul film
Del nuovo Bladee
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film
Blade, Blade II e Blade: Trinity, dove ad
interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes.
La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo
tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello
estetico che di carisma.
Il Bladedi
Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui
compare anche l’attore Kit Harington e
la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in
Blade. Come noto, il film sta però affrontando
numerosi problemi produttivi, con Ali che sembra essere stato
scontento delle prime versioni della sceneggiatura. Ci sarebbe
dunque stata una forte fase di riscrittura, che ha però
naturalmente portato il progetto a subire ritardi sia sull’inizio
delle riprese che sull’uscita in sala.
L’estate sarà ricca di ritorni di
serie emozionanti. Tuttavia, sul versante horror del piccolo
schermo, nessuna serie ha tenuto gli appassionati del genere con il
fiato sospeso come Evil. Il
thriller investigativo soprannaturale debutterà la prossima
settimana con la sua quarta e ultima stagione.
Ora, in vista della diabolica resurrezione di Evil,
la serie ha scritturato Richard Kind (The
Watcher) e John Carroll Lynch
(Zodiac)
come guest star.
Secondo TV Insider, entrambi gli
attori appariranno nei quattro “episodi bonus” finali
della serie. Mentre la quarta stagione doveva inizialmente avere 10
episodi come la terza, quando è stato annunciato che l’ultima
storia sarebbe stata l’ultima di Evil,
la Paramount ha concesso allo show quattro episodi extra per
concludere tutte le trame principali. La trama aggiunta sembra
essere il processo di Leland Townsend (Michael
Emerson). Kind interpreterà il giudice Joseph
Jeter, che si occuperà del processo del cattivo. È stato
descritto come un giudice onesto e ligio alle regole, che
sicuramente metterà i bastoni tra le ruote a qualsiasi piano finale
di Leland. Dall’altra parte della medaglia legale c’è Lynch, che
interpreta l’avvocato di Leland, Henry Stick. Anche se
all’inizio Henry potrebbe sembrare una risorsa incompetente per
Leland, il personaggio ha dei legami molto potenti e
misteriosi.
Di cosa parla la quarta stagione
di Evil?
Le prime tre stagioni di Evil
sono state come l’incontro tra X-Files e
Scooby-Doo, con una dose extra di una mente bizzarra e
spaventosa. Seguendo la dottoressa Kristen Bouchard (Katja
Herbers), il sacerdote in formazione David Acosta
(Mike Colter) e il non credente Ben Shakir (Aasif
Mandvi), le tre parti separate vengono riunite dalla Chiesa
cattolica per risolvere casi insoliti incentrati sul demonio
nell’area di New York. Sebbene all’inizio tutti i loro casi
sembrino molto individuali, hanno una cosa in comune. Un uomo
inquietante di nome Leland Townsend. La quarta stagione riprenderà
dallo scioccante cliffhanger della terza stagione, in cui Leland
viene rivelato come il padre del futuro figlio di Kristen. L’ultima
stagione avrà un formato procedurale simile a quello delle prime
tre, con streghe, maiali posseduti e altro ancora. Tuttavia, la
trama di Kristen, simile a quella di Rosemary’s Baby, è ciò che la
serie ha costruito per tutto questo tempo. Sarà emozionante vedere
come si svolgerà negli ultimi episodi. Soprattutto alla luce dei
complicati sentimenti romantici che Kristen e David provano l’uno
per l’altra.
Quando debutta la quarta stagione
di Evil?
La quarta stagione di Evil debutterà
con i primi due episodi su Paramount+ giovedì 23 maggio. I nuovi
episodi verranno poi trasmessi ogni giovedì fino al termine dei 14
episodi, portando il totale della serie a 50 episodi. In attesa
della possessione finale di Evil, è possibile vedere in streaming
le prime tre stagioni su Paramount+ e le prime due
stagioni su Netflix. Tutte e tre le stagioni sono
disponibili anche in Blu-ray. Oltre a Kind e Lynch, Danny Burstein
riprenderà il ruolo del procuratore distrettuale Lewis Cormier
della prima stagione anche nella quarta stagione.
Evil in streaming è disponibile
sulle seguenti piattaforme:
Uno dei nuovi progetti più
interessanti di Netflix ha finalmente una data di uscita
ufficiale. Back in
Action, interpretato da
Jamie Foxx e
Cameron Diaz, sarà lanciato sulla piattaforma il 15
novembre 2024.
Jamie Foxx ha coltivato un bel rapporto con
Netflix
negli ultimi anni, recitando in diversi film per la piattaforma
come Day Shift, un thriller horror sui vampiri con
Dave Franco e Natasha Liu Bordizzo, e They
Cloned Tyrone, una commedia dark con John Boyega e
Teyonah Parris. Cameron Diaz è sparita
dalla circolazione dal 2014, l’ultima volta è apparsa in
Annie con
Jamie Foxx e Rose Byrne, e ora i
due si riuniranno dopo 10 anni per il suo ritorno alla
recitazione.
Secondo la logline ufficiale del
film, Back in
Action segue Emily e Matt, anni dopo aver
abbandonato la vita da spie della CIA per mettere su famiglia.
Quando la loro copertura salta, vengono risucchiati di nuovo nel
mondo dello spionaggio internazionale. Seth Gordon, già regista di
Baywatch e di alcuni episodi di The Good Doctor, si occuperà della
regia e della sceneggiatura insieme a Brendan O’Brien. Oltre a
Jamie Foxx e
Cameron Diaz, reciteranno nel film anche Glenn
Close, Kyle Chandler, Andrew Scott e McKenna Roberts,
mentre Foxx e Gordon saranno produttori insieme a molti altri.
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Cosa c’è di popolare su Netflix in
questo momento?
In qualità di maggiore streamer
dell’industria, con un vantaggio considerevole di oltre cinquanta
milioni di abbonati rispetto alla piattaforma Prime Video, che occupa il secondo
posto, è già stato un grande anno per Netflix, con
molto altro in arrivo. Netflix ha riscosso un
successo straordinario con 3 Body Problem, il
dramma fantascientifico alieno interpretato da Liam
Cunningham (Game of Thrones), Eiza González (The Ministry of
Ungentlemanly Warfare), Benedict Wong (Doctor Strange) e John
Bradley (Game of Thrones). La serie è stata creata dagli
scrittori de Il Trono di
Spade, David Benioff e D.B. Weiss.
Netflix ha anche
presentato in anteprima un’iterazione live-action dell’amata serie
animata
Avatar: L’ultimo dominatore dell’aria, che ha diviso critica e
pubblico, registrando un punteggio “marcio” del 59% e un
rispettabile 73% di audience su Rotten Tomatoes. La piattaforma
ospita anche le ultime epopee fantascientifiche del regista del
DCEU Zack Snyder, Rebel Moon – Parte
1: figlia del fuoco e
Parte 2: Lo Scargiver. Nessuno dei due è stato accolto bene
dalla critica e dal pubblico, con la Prima Parte che ha ottenuto un
indice di gradimento del 16% e la Seconda Parte del 21% su Rotten
Tomatoes.
Dopo la
premiere di ieri sera al Festival di Cannes, Furiosa: A Mad
Max Saga ha fatto il suo debutto ufficiale in sala. In
attesa di leggere la nostra recensione e di vedere il film in sala
dal 23 maggio, ecco alcuni estratti delle prime recensioni che ha
avuto il film.
Rotten Tomatoes ha certificato il
film “fresco” al 87%, per ora. Vedremo lungo la sua corsa come
saranno i pareri sul prequel del tanto acclamato Fury Road. Ecco
cosa dicono i critici di Furiosa: A Mad
Max Saga:
Con tutto il rispetto per la visione folle di Miller e la sua
incredibile capacità di mettere quella visione sullo schermo,
Furiosa sembra uno di quei graphic novel spin-off che colmano le
lacune tra due film di un franchise, ma che non corrispondono del
tutto ai film stessi. [3/5] – BBC
Nove anni dopo arriva un prequel, Furosia: A Mad Max Saga, e
Miller, ora apparentemente senza età a 79 anni (ne aveva 34 quando
uscì il primo) ha forse dato alla luce il più grande Max mai visto.
Un’epopea in continua evoluzione che racconta la storia delle
origini del personaggio del titolo ripresa in Fury Road quando
aveva circa 26 anni. – Deadline
Il telaio può sembrare familiare, ma c’è un motore molto
diverso che guida Furiosa da quello di Fury Road: è un’epopea ricca
e tentacolare che non fa altro che rafforzare e approfondire la
mitologia di Max. Cavalcherà in eterno! [5/5] – Empire
In un certo senso, Dementus è un personaggio artificialmente
inventato per dare a Furiosa qualcuno con cui confrontarsi, un
signore della guerra distinto da Immortan Joe. Ma Taylor-Joy e
Hemsworth sono un’ottima coppia e Taylor-Joy è un’eroina d’azione
straordinariamente convincente. [4/5] – The Guardian
La resa dei conti finale di Furiosa con Dementus mantiene la
promessa di vendetta, anche se Miller non può resistere ad
alimentare l’aspetto mitico avendo versioni alternative del destino
del signore della guerra, tentando di renderlo oggetto di leggenda.
Questa volta, non del tutto. – The Hollywood Reporter
Furiosa: A Mad Max Saga di George Miller intreccia il viaggio
di un eroe di proporzioni epiche, inaugurando una potente
riflessione su cosa significhi vivere e amare in un mondo morente.
[10/10] – IGN
Come affrontiamo le crudeltà del mondo? Rifiutandoci di
diventarlo noi stessi. Un prequel così violento potrebbe sembrare
uno strano inizio per un film che sputa fuoco in ogni direzione, ma
non preoccuparti: George Miller ha ancora quello che serve per
renderlo epico. [A-] – Indie Wire
Questo franchise d’azione ambientato in paesaggi di sabbia
baciati dal sole è sempreverde. Un posto speciale nel Valhalla
attende George Miller. [4/5] – Total Film
La cosa più importante da dire su “Furiosa”, tuttavia, è che
tutto ciò a cui si aggiunge è un film che può essere oscuramente
abbagliante e che sarà abbracciato e difeso in una dozzina di modi
appassionati – ma è uno che, per me , non è affatto un fuoricampo
alla Mad Max. – Variety
Furiosa: A Mad Max Saga, quello che
sappiamo sul film
In Furiosa: A Mad
Max Saga,Anya
Taylor-Joy assume il ruolo che è stato
di Charlize
Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi
ufficiale recita: mentre
il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo
Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di
Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus.
Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella
presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il
predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere
insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
Taylor-Joy ha rivelato che il
film è molto diverso
da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road
movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece
descritto come un racconto più “epico, che si
svolgesu un piùlungo periodo di
tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in
questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una
disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase
di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e
prodotto da George Miller insieme al suo
partner di produzione di lunga data Doug
Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà
anche Chris
Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosadebutterà
nelle sale il 23 maggio 2024.
Buone notizie, gente, Un tipo
imprevedibile sta per tornare: Adam Sandler ha ufficialmente deciso di
riprendere il suo ruolo iconico di giocatore di hockey trasformato
in giocatore di golf con la miccia corta, poiché Netflix ha annunciato che un sequel del film
arriverà sulla sua piattaforma. Adam Sandler, che negli ultimi anni si è
spinto in territori più drammatici con film come Spaceman e Uncut Gems, non ha mai rinunciato a rivisitare
le sue radici comiche. Nel 2021, Adam Sandler si era detto aperto alla
possibilità di un sequel di Un tipo imprevedibile,
ammettendo che stava considerando di basare la potenziale trama su
un torneo di golf per anziani.
L’originale Un tipo imprevedibile è
un amato caposaldo della filmografia di Adam Sandler, celebrato per il suo umorismo
eccentrico e spesso assurdo, per le sue citazioni memorabili e per
la sua storia di sfortuna che ha risuonato con il pubblico di tutto
il mondo. Adam Sandler interpreta un giocatore di hockey
su ghiaccio sfortunato, più noto per le sue abilità di
combattimento e per il suo potente tiro al volo che per la sua
grazia e finezza. Dopo aver lasciato l’hockey, scopre un talento
unico per il golf: la sua tecnica non convenzionale gli permette di
colpire la pallina più lontano di chiunque altro.
Quando la casa della nonna rischia
di essere pignorata, Happy decide di usare le sue nuove abilità di
golfista per vincere dei soldi nei tornei per salvare la casa, il
tutto contendendosi con l’isterico e squallido McGavin. Purtroppo,
una delle star del film, Carl Weathers – che interpretava Chubbs,
il veterano giocatore di golf con una mano sola e l’allenatore che
insegnava a Happy a trasformare il suo potente tiro da hockey in un
poderoso swing da golf – è recentemente scomparso e non avrebbe
potuto prendere parte a un eventuale sequel.
Le speculazioni sul sequel di Un
tipo imprevedibile giungono al termine
Da tempo si vociferava del film,
soprattutto dopo che Christopher McDonald, famoso
per il suo ruolo dell’esilarante e cattivo Shooter
McGavin, aveva lanciato la notizia bomba che Adam Sandler stava lavorando a un seguito del
film durante un’apparizione su Cleveland’s 92.3 The Fan.
Fortunatamente, ora che la notizia è confermata, McDonald non
mangerà pezzi di merda a colazione. Raccontando il suo recente
incontro con Sandler, McDonald ha dichiarato:
“Ho visto Adam circa due
settimane fa e mi ha detto: ‘McDonald, questo ti piacerà’. Io ho
detto: ‘Cosa?’ Lui mi ha risposto: ‘Che ne dici di questo’, [e] mi
ha mostrato la prima bozza di Happy Gilmore 2“.
Si spera che il film veda anche il
ritorno di McDonald nel ruolo di Shooter. Dopo tutto, ogni eroe
arrabbiato del golf ha bisogno di un cattivo da battere sulla
diciottesima buca.
Il Festival di
Cannes 2024 non è solo grande cinema, ma anche un
momento glamour per poter ammirare alcuni degli uomini e delle
donne più belli del mondo nel loro elemento naturale, il red carpet
della croisette. A
inaugurare il tappeto rosso è stato il film di Quentin
Dupieux, The Second Act (titolo
internazionale di Le Deuxième Acte), e tra gli ospiti
presenti ovviamente non sono mancati protagonisti e giurati, che
hanno illuminato la serata per i flash dei fotografi. Ecco alcuni
degli splendidi look dalla montée des Marches.
In veste di giurata,
Lily Gladstone (Killers of the Flower Moon) ha
portato sul red carpet, per la serata di inaugurazione, un look
scintillante. L’abito è firmato Gucci.
Greta
Gerwig è la presidente di giuria del Festival di
Cannes 2024. Ha in qualche modo aperto la serata inaugurale
accompagnando sul tappeto rosso i suoi colleghi giurati con i quali
deciderà il Palmares di questa edizione. Per la serata ha scelto un
abito su misura Saint Laurent e gioielli
Chopard.
Protagonista femminile del film
d’apertura, l’attrice francese dalla carriera internazionale ha
scelto un abito argento che mette in risalto al sua sinuosa figura,
firmato Louis Vuitton.
Ospite sempre bene accetta al
Festivald i Cannes, Jane Fonda ha scelto per la serata un completo
Elie Saab che ne esalta la figura slanciata e alta
gioielleria Pomellato.
Meryl Streep, che è
arrivata a Cannes a 35 anni dalla sua ultima volta al Festival, è
la protagonista della prima serata, nel corso della quale ha
ricevuto la Palma d’Oro Onoraria. Per l’occasione, Meryl veste un
abito panna, morbido e di classe Dior Couture, con scarpe
Dior, una clutch Bella Rosa e
gioielli Fred Leighton.
A due anni di distanza
dal
secondo ciclo di stampo austeniano, arriva su NetflixBridgerton 3, disponibile in piattaforma
dal 16 maggio con i primi 4 episodi.
Shonda Rhimes torna a mettere mano al materiale
originale di Julia Quinn dedicandosi questa volta
non direttamente a uno dei figli della famiglia titolare, ma a un
personaggio diverso, che in entrambe le stagioni già distribuite ha
raccolto grande consenso da parte del pubblico: Penelope
Featherington. Sarà l’impacciata e ancora nubile
dirimpettaia dei Bridgerton la protagonista della
stagione e verrà finalmente messo al centro dell’attenzione degli
spettatori il suo amore per Colin, che alla fine della seconda
stagione era partito per un viaggio formativo in Europa.
Bridgerton 3, la trama:
dove eravamo rimasti
Ma dove eravamo rimasti?
Avevamo lasciato Anthony felicemente sposato con Kate Sharma, dopo
un riluttante corteggiamento e ora è tempo di una nuova stagione di
balli e “accoppiamenti” e i Bridgerton hanno un’altra giovane donna
in età da marito da presentare ufficialmente a corte. Dopo il
“fallimento” con Eloise, che non ha voluto trovare marito nella sua
stagione di debutto, la Lady vedova Bridgerton presenta ora alla
Regina la sua sesta figlia, Francesca, una fanciulla talentuosa
e solitaria, che ambisce al matrimonio principalmente per scappare
dalla confusione della sua casa paterna. Intanto, la vera
protagonista di questo ciclo, Penelope, si trova ad affrontare
l’ennesima stagione da nubile, mentre le sue sorelle sono
infelicemente sposate e cercano di concepire un erede al titolo del
loro padre defunto.
La giovane, che si è
rivelata essere Lady Whistledown, ha interrotto la
sua amicizia con Eloise, che avendo scoperto il suo segreto, non le
perdona il fatto di averla quasi rovinata nella stagione precedente
e ora si trova a sperimentare una forma di solitudine nuova e
totale, che non le offre nemmeno il conforto di quell’unica sincera
amica e dei pomeriggi a casa Bridgerton. Il ritorno in città di
Colin metterà di nuovo Penelope di fronte ai suoi sentimenti
repressi, ma la sua volontà di cambiare la sua sorte la spingeranno
a chiedere proprio all’amico una mano per “imparare” a farsi
corteggiare.
Segreti e passioni
Misteri, passioni ardenti
e segreti pronti a esplodere sono il vero motore della prima parte
di Bridgerton 3 che dà finalmente spazio a uno dei personaggi più
interessanti della serie, quello interpretato da Nicola
Coughlan. È interessante come, per una volta, al centro
della narrazione non ci sia un Bridgerton e come la nuova
protagonista sia lontana dai canoni estetici che invece i rampolli
della famiglia titolare rispecchiano in pieno. Non solo. Penelope
dimostra grande senso di realtà e una volontà di ferro, dal momento
che, provenendo da un contesto che suo malgrado la imbarazza, cerca
una via di emancipazione, rimanendo nei canoni della società in cui
vive ma modificando il corso della sua vita secondo scelte fuori
dalla volontà materna. Il makeover è un elemento esteriore che
dispone in maniera diversa nei confronti della ragazza l’intera
corte, ma che corrisponde a una risoluzione interna autodeterminate
molto importante per lo sviluppo e la crescita del personaggio.
Penelope al centro
dell’attenzione
Chiaramente Penelope
dovrà gestire non solo una serie di attenzioni inedite, ma anche il
suo segreto, e lo scandalo nel quale si lancerà da sola,
auto-sabotandosi, permettendo a Lady Whistledown di spettegolare
anche su se stessa, per evitare sospetti. Non solo, la giovane
donna dovrà confrontarsi con l’amore per Colin e quello per Eloise,
sentimenti entrambi fortissimi e ugualmente importanti nella sua
scala di valori. Forse è proprio questa la chiave del personaggio e
del fatto che è così amato dai fan.
Quello che lo showrunner
Jess Brownell riesce a costruire è un racconto
sempre molto leggero, in pieno stile Bridgerton, ma arricchito di
trame e personaggi sfaccettati, che popolano la corte della
regina Charlotte con vitalità, generando un
ramificato sistema di intrecci che tengono altissima l’attenzione.
Senza citare il valore produttivo altissimo della serie, che per
questa terza stagione sembra aver dato il meglio di sé, nello
splendore di costumi e location, sempre più opulenti e
sfarzosi.
Abbandonando la sua
componente “politica” in cui vengono dichiarate in maniera
esplicita e talvolta maldestra le ingiustizie sociali e le
discriminazioni in base all’etnia e al genere, Bridgerton
3 si riappropria con orgoglio e maestria di quello spirito
frivolo che ne costituisce il principale elemento di fascino.
Lasciando lo spettatore a bocca aperta per la sorpresa del
midseason finale, in attesa della seconda pare della stagione, in
arrivo il 13 giugno.
Il quinto capitolo della serie
post-apocalittica Mad Max di George
Miller. Con Furiosa: A Mad
Max Saga, il regista australiano continua la sua saga
di culto, questa volta puntando i riflettori sul personaggio di
Furiosa. L’attrice
Anya Taylor-Joy interpreta il ruolo principale,
addentrandosi nel cuore della focosa guerriera e ritraendola da
giovane.
Chris Hemsworth interpreta il Dottor Dementus, un nome
che parla da solo, in un ruolo malvagio che lo porta in una
direzione molto diversa dal suo iconico personaggio Marvel, Thor.
Uscito in concorso nel 2015,
Mad Max: Fury Road ha fatto scalpore. E per una
buona ragione. Nel corso di una conferenza stampa, il suo regista,
l’australiano George Miller, ha spiegato come abbia utilizzato non
meno di 3.500 storyboard disegnati a mano al posto di una
sceneggiatura, come una graphic novel su una scala completamente
nuova. Lontano dal Mad Max a basso budget ma di grande impatto del
1979, il quarto capitolo della saga ha sfruttato al massimo il suo
budget di 150 milioni di dollari con ampi effetti speciali e
acrobazie reali, sotto forma di sequenze di inseguimento nel
deserto girate in Namibia. Qui il regista ha toccato il tema chiave
della sua opera: il movimento, rivelando un’umanità fondamentale
che lotta in mezzo al caos del mondo. Come alter ego che rivelano
la loro vera natura quando interagiscono, il personaggio di Max,
interpretato da Tom Hardy, viene leggermente messo in ombra
dall’eccezionalmente carismatica Furiosa, interpretata da Charlize
Theron.
Ed è la storia delle origini di
questo stesso personaggio, un tempo strappato al Luogo Verde, che
il regista esplora ora in Furiosa: A Mad Max Saga, presentato fuori
concorso. Da dove viene Furiosa? Cosa alimenta il suo desiderio di
vendetta? L’attrice Anna Taylor-John (The Queen’s
Gambit, 2020, Dune:
Part Two, 2024) prende le redini di Charlize
Theron, mentre Chris Hemsworth, nel ruolo
del formidabile Dementus, affronta uno dei suoi ruoli più
importanti fino ad oggi. Tom Burke, noto per la sua interpretazione
di Orson Welles in Mank (2020) di David Fincher, interpreta il
ruolo del pretoriano Jack.
Il concorso di Cannes
77 apre le danze con un sapore alla Un Certain
Regard: non abbiamo sbagliato sezione del Festival,
ma il debutto alla regia di Agathe
Riedinger, Diamant Brut, è un
coming-of-age che sembra prelevato direttamente dai titoli
del concorso parallelo. Scelta che testifica certamente l’apertura
dei confini di selezione, il desiderio di includere tra le fila del
concorso anche progetti di esordienti, o dall’afflato
indie certamente caro a Cannes che, ricordiamo, vedrà
anche il nuovo film di Sean Baker,
Anora, concorrere per la Palma d’oro.
Diamant Brut: vivere per un
sogno
Liane ha 19 anni,
sogna una vita da influencer famosa, ma vive con la madre e la
sorellina a Fréjus, in Costa Azzurra. È
ossessionata dal suo aspetto fisico, tanto che le sue amiche la
definiscono “una Kim Kardashian wannabee”. Farebbe di tutto per
appartenere alla cerchia di TikToker e personalità celebri che
segue in televisione e sui social network, in primis modificare il
suo corpo per raggiungere un’ideale di bellezza che, secondo la sua
opinione, dovrà per forza essere considerato. Tutto questo potrebbe
realizzarsi quando viene notata da una talent scout dietro la
produzione di un reality tv tra i suoi preferiti, Miracle
Island: la possibilità concreta per lasciarsi alle spalle i
furti all’ordine del giorno, le rate di affitto arretrate, una
madre da sempre assente.
Liane è emotività sussurrata
A trainare questo racconto di
desideri fragili ma fortissimi, tentennamenti emotivi e tanta paura
di crescere è una brillante Malou Khebizi, che
ritrae in maniera convincente i conflitti di Liane, nascondendoli
dietro a un’esuberanza fisica, al counturing, alla chirurgia
plastica, al costante desiderio di modificare il proprio corpo per
adeguarlo agli standard di chi, secondo lei, ce l’ha fatta nella
vita. Chi, tramite la bellezza, è riuscito a riscattarsi ottenendo
amore, soldi e riconoscimento (necessariamente in quest’ordine,
dato che Liane ha impostato una perfetta timeline per la sua
scalata al successo).
Non che la storia personale di
Liane sia particolarmente originale – si attiene a
tropi ben conosciuti – ma non risulta mai troppo difficile per lo
spettatore entrare in empatia con la protagonista, riconoscere
delle emozioni molto umane in lei, voler capire in che modo
deciderà di crescere e se presterà ascolto alla parola degli altri.
Liane percorre un binario tutto suo, in cui non
sono consentite deviazioni dettate dai ritmi altrui, in cui il
desiderio egoista è l’unica chiave di accesso a una fetta di mondo
diversa, dove si esiste per forza.
La corsa per la vita di Liane
Tutte le emozioni e le cose che non
riesce a esprimere Liane passano attraverso il
suono, le note di un violoncello che prende le sembianze di una
coscienza, che parla dove non arrivano le parole della nostra
protagonista, che segue le sue corse sui tacchi, che trasporta
tutta quella dolcezza che non ha mai riscontrato nel suo nido. E’
ancora presto per riscontrare un fil rouge nei film del concorso di
Cannes 77 ma, in Diamant Brut, è
percepibile l’eco dell’annata passata, il confronto genitori –
figli, le responsabilità delle figure che dovrebbero educare,
colonna portante dei titoli che hanno concorso per la Palma
d’Oro al Festival
di Cannes 2023. A metà tra la Sevim
di About Dry Grasses, così sicura di quello che
crede sia il vero e il Joe di May December, a cui non è stato concesso di
crescere quando era il giusto tempo di farlo,
Liane riesce a farsi conoscere per quello che è,
brutalmente onesta e ingenuamente sincera.
La corsa per la vita di
Liane non è continua, come bene mette in evidenza
Agathe Riedinger: ci sono altri pareri, punti di
vista che contrastano con quello della ragazzina, più realisti e
forse anche più obiettivi che, tuttavia, non riescono mai ad avere
la meglio. Così, quando acquista corpo l’unico riconoscimento
veramente necessario, l’unico affetto che potrebbe dare
effettivamente valore alla persona di Liane, oltre
la carne, gli sguardi, i follower, questa reagisce ricercando
l’opposto, accerchiandosi del male di cui sono fatti i suoi traumi,
delle resistenze del suo passato, dell’idea che gli altri fuori da
noi possano determinare al meglio chi siamo. La personalità di
Liane si nutre di conflitti, che emergono forse
non sempre con equilibrio all’interno di Diamant
Brut e culminano in una chiusa ambigua che potrebbe non
convincere. D’altra parte, Liane rimane un
mistero, e forse è giusto così: se si è già conosciuta
abbastanza, non ci è dato saperlo.
Pochi giorni dopo l‘annuncio
del ritorno del Signore degli Anelli nelle sale
cinematografiche con Il Signore degli Anelli: Caccia a Gollum, lo
sceneggiatore/regista di tutti e sei i film live-action del
franchise del Signore degli Anelli ha rotto il suo
silenzio sul progetto in arrivo. Parlando con
Deadline, Peter Jackson ha parlato di ciò che ha reso
Gollum la scelta giusta per dare il via a una nuova serie di film e
di quanto sia entusiasta di poter lavorare di nuovo con Andy Serkis. Andy Serkis ha interpretato
Gollum sia nella trilogia originale del Signore degli Anelli
che in quella de Lo Hobbit e dirigerà e
interpreterà
The Hunt for Gollum.
C’erano molti personaggi attorno ai
quali avrebbe potuto ruotare il prossimo film live-action del
Signore degli Anelli, ma per Jackson Gollum era la scelta più
ovvia. Ha raccontato cosa lo ha spinto a preferire Gollum ad altri
personaggi come Aragorn (Viggo
Mortensen), Legolas (Orlando
Bloom) o Gandalf (Ian
McKellen):
“Il personaggio di
Gollum/Sméagol mi ha sempre affascinato perché Gollum riflette il
peggio della natura umana, mentre il suo lato Sméagol è,
probabilmente, abbastanza simpatico. Penso che sia in sintonia con
i lettori e con il pubblico del cinema, perché c’è un po’ di
entrambi in ognuno di noi. Vogliamo davvero esplorare la sua storia
e approfondire le parti del suo viaggio che non abbiamo avuto il
tempo di trattare nei primi film. È troppo presto per sapere chi
incrocerà il suo cammino, ma è sufficiente dire che prenderemo
spunto dal Professor Tolkien“.
Peter Jackson è entusiasta di
lavorare di nuovo con Andy Serkis in “Caccia a Gollum”.
Tra il Leader Supremo Snoke nella
trilogia sequel di Star
Wars, l’iconico Cesare nei film del Pianeta
delle Scimmie e Gollum/Sméagol nel
Signore degli Anelli,Andy
Serkis si è affermato come una forza formidabile per
la motion capture e il doppiaggio. Saranno anche passati più di 10
anni da quando Andy Serkis ha indossato i panni di Gollum, ma
secondo Jackson è l’unico in grado di affrontare il
personaggio:
“Andy è stato una gioia
lavorare con lui alla regia della Seconda Unità de Lo Hobbit. Ha
l’energia e l’immaginazione e, soprattutto, una comprensione
intrinseca del mondo e della storia che è necessaria per tornare
nella Terra di Mezzo. Abbiamo collaborato a otto film insieme e
ogni volta è stata un’esperienza fantastica. Non c’è nessuno su
questa Terra meglio equipaggiato di Andy per affrontare la storia
di Gollum“.
I partner originali di
Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens, sono stati
incaricati di scrivere la sceneggiatura de
Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum, oltre a
Phoebe Gittins e Arty Papageorgious, che hanno entrambi lavorato al
prossimo film d’animazione, Il Signore degli Anelli: La guerra dei
Rohorrim. È stato riferito che Jackson non tornerà sulla sedia
dello scrittore, ma continuerà a produrre e “sarà coinvolto in
ogni fase del processo“.
Se c’è una cosa che
The Rookie sa fare bene, è come creare un finale di
stagione coinvolgente. Secondo il promo dell’imminente finale della
sesta stagione, l’episodio terrà gli spettatori con il fiato
sospeso quando lo show rivelerà un’importante cospirazione e i
poliziotti si muoveranno per fermare un’importante operazione. La
trama dell’episodio annuncia un finale di stagione ancora più
spettacolare rispetto alle stagioni precedenti, in quanto il
sergente Grey riesce finalmente ad avere un quadro
completo della situazione e aiuta i suoi uomini a portare a termine
un’enorme missione. Nel frattempo, si sviluppa una connessione tra
tutti i casi sparsi nella stazione di polizia.
Il sergente Grey aiuta la
squadra a prepararsi per la loro missione più importante. Nel
frattempo, Aaron, Lopez, Celina, Tim e Smitty scoprono una
sorprendente connessione nel loro caso.
Nel promo la dottoressa London è in
fuga, perché tutto diventa troppo per lei. Questo sarebbe in
contraddizione con il suo accordo con Nolan di aiutare il caso in
cambio dell’immunità. “C’è ancora tempo. Puoi sistemare le cose”,
cerca di convincere Nolan al telefono. La dottoressa London non si
illude di sapere con chi ha a che fare, perché Monica non ha limiti
a ciò che può fare. “È troppo pericoloso. Ha spie dappertutto”,
valuta correttamente la dottoressa London mentre qualcuno la guarda
salire in macchina e andarsene.
Che fine ha fatto ‘The Rookie:
Feds’?
The
Rookie ha tentato di espandere il suo universo con The
Rookie: Feds, ma lo spinoff è stato cancellato dopo una
sola stagione. Lo show non ha affrontato la questione di cosa sia
successo a Simone Clark e alla sua squadra. Il Mid-Wilshire si
rende conto che la portata della cospirazione criminale che hanno
scoperto è più profonda di quanto pensino, così chiedono l’aiuto
dell’FBI.
Felix Solis riprende il personaggio di Matthew Garza di Feds e
rappresenta l’FBI. Questa sarà l’occasione per lo show di parlare
di ciò che è accaduto alla squadra speciale da lui guidata.
Il promo si conclude con una nota
positiva: gli agenti e i detective del distretto si avvicinano ai
loro obiettivi. Promette molta azione: Thorsen viene coinvolto in
una rissa in un negozio di biancheria; Chen si lancia in Fast and
Furious saltando tra le auto in corsa; Lopez si imbatte in
assalitori mascherati; Nolan e Harper trasformano il loro veicolo
in un’arma mentre attraversano una tenda che sembra essere la base
di un’operazione. L’episodio costituirà il cliffhanger per la
prossima stagione, quando Monica cercherà di scoprire chi le sta
dando la caccia e aiuterà il peggior nemico di Nolan, Oscar, a
evadere di prigione in The Rookie Stagione 6,
Episodio 10, “Piano di fuga”.
Riusciremo mai a ritrovare il
vecchio Eddie Murphy? E se è per questo, quando
l’abbiamo perso? Sembra che sia passato così tanto tempo
dall’ultima volta che abbiamo visto Murphy essere il singolare
genio della commedia che è, e non aiuta il fatto che recentemente
sia stato visto sprecare il suo tempo in progetti come You People e
Il principe cerca moglie 2. Il fatto che
Il principe cerca moglie 2 sia stato un fallimento
così superficiale è particolarmente deprimente, se si considera che
l’originale
Il principe cerca moglie non solo è uno dei suoi più grandi
trionfi artistici e una pietra di paragone per la cultura
afroamericana, ma è anche la nascita di uno dei marchi di fabbrica
di Eddie Murphy da sempre: interpretare più
personaggi usando protesi e trucco. Si potrebbe sostenere che è
proprio qui che la sua carriera inizia a declinare, in quanto
diventa sempre più dipendente e dipendente da questa pratica per
coprire le carenze del materiale dei suoi film successivi. In altre
parole, è diventato un cliché inaridito di sua creazione.
La genialità di Il principe cerca
moglie
La storia di Coming to America
racconta di Akeem (Eddie
Murphy), principe di Zamunda, e del suo fidato
servitore Semmi (Arsenio Hall), in viaggio verso
il Queens, a New York, per trovare il vero amore, una donna che
ecciti sia i lombi di Akeem che il suo intelletto. Lungo la strada,
entrambi incontrano un variopinto cast di eccentrici strambi, la
maggior parte dei quali sono interpretati da Murphy e Hall con
molte protesi e costumi. Nel caso di Murphy, egli interpreta
Clarence, un barbiere chiassoso che fa affermazioni azzardate sulle
celebrità che ammira e odia; Saul, un vecchio ebreo bianco che
rimprovera costantemente Clarence per le sue stronzate; e Randy
Watson, un musicista locale un po’ sciupato, leader della band
Sexual Chocolate.
Per il pubblico dell’epoca si
sarebbe trattato di una svolta epocale, poiché Eddie non aveva mai
interpretato più personaggi prima di allora, nemmeno al SNL. L’idea
è nata grazie all’influenza del regista John Landis, che in un’intervistato ha
raccontato: “Avevo letto un articolo, che mi aveva molto
offeso, sui comici ebrei con il volto nero… Ho pensato che fosse
davvero ignorante, così ho detto: “Eddie, ti farò interpretare un
vecchio ebreo“”. Così, quando hanno messo Murphy nel suo
trucco da ebreo, non solo gli stava bene, ma “abbiamo scoperto
che il trucco lo liberava. Una volta truccato, era fresco come
quando aveva 19 anni. Una volta truccato, non era più Eddie“.
Eddie Murphy si è appassionato così
rapidamente a questo tipo di performance che poi ha inventato altri
personaggi per sfruttarli.
Inutile dire che Eddie Murphy è una rivelazione in questa
modalità. È un luogo comune dire che non sapreste mai che è Saul,
Clarence o Randy, a meno che non lo sappiate già, ma è davvero
impressionante la diversità di ognuno di loro. Eddie Murphy mostra una gamma così completa di
emotività e le sue voci sono così distinte l’una dall’altra, che fa
sentire questi uomini così a loro agio nella propria pelle (persino
Randy, che è deliziosamente ignaro di quanto sia perdente). Questo
dimostra anche la diversità che Murphy avrebbe potuto avere come
attore vero e proprio, passando dall’autentico ebreo saputello
all’anziano presuntuoso e vanaglorioso fino all’intrattenitore
delirante in modo così fluido. Eddie, da giovane, era un interprete
che dava il meglio di sé, che non consumava la scena e che
interpretava i suoi personaggi in un modo che poteva essere
definito sincero, se non proprio “serio”; si sentiva come un
personaggio coinvolto attivamente in una scena, piuttosto che un
cabarettista che faceva dei pezzi. Ma proprio qui sta il
problema.
La comicità di Eddie
Murphy è diventata sempre più autosufficiente in fatto di
espedienti
In totale, Eddie
Murphy ha interpretato più personaggi in un film per sei
volte, compreso Coming to America, con risultati che vanno dal
delizioso all’abominevole. Vampiro a Brooklyn è stato un tentativo
malriuscito di commedia horror in cui ha interpretato un vampiro
con un pessimo accento eurotrash, un predicatore con una pelle così
plastica da farlo sembrare una tavoletta di cioccolato che si
scioglie e un gangster bianco che sembrava un quadro di
Michael Jackson sottoposto al trattamento
Dorian Gray. Il professore matto è un film per il quale
nutro una forte nostalgia; lo trovo ancora uno dei migliori film di
Eddie Murphy in termini di comicità che invecchia
bene e di capacità di infondere alla sua recitazione una reale
sincerità. A parte la famigerata scena in cui interpreta l’intera
famiglia Klump mentre cenano e continuano a scoreggiare, tutti i
personaggi sembrano persone tangibili che presentano comportamenti
coerenti. C’è una scena in cui Sherman viene consolato dalla madre
che è una delle recitazioni più tenere che Eddie
Murphy abbia mai fatto, ed è lui che recita con se stesso!
Meno si parla del sequel, meglio è; è stato più o meno lo stesso,
ma non in senso positivo.
Sebbene Bowfinger abbia
ormai lo status di un classico di culto, è in
qualche modo sottovalutato per quanto riguarda il ruolo di Eddie Murphy. Non solo è un colpo di genio nel
ruolo di Jiff, uno dei pochi personaggi nella storia del cinema a
riuscire a fare la battuta “sono così imbarazzato che sto
guardando una ragazza nuda“, ma Murphy fa qualcosa di molto
intelligente con la sua controparte Kit Ramsey: prende in giro la
sua stessa reputazione di star del cinema. Ci sono innumerevoli
storie che raccontano di Eddie Murphy come un gigantesco egocentrico
che ha lasciato che il successo gli desse alla testa nei suoi
giorni di gloria negli anni ’80, per non parlare del fatto che era
molto sgradevole lavorare con lui. Che si tratti o meno di un
commento consapevole da parte sua, e nonostante a volte sembri che
il Murphy one man show stia uscendo dai binari, in questo caso è
appropriato che lo faccia, dal momento che si suppone che sia
un’odiosa testa calda circondata da persone che si comportano bene.
Inoltre, dimostra che Murphy aveva ancora le sue innate doti
comiche e che poteva essere esilarante senza bisogno di protesi e
di nascondersi alla luce del sole.
Norbit ha rovinato tutto
Ecco perché è così doloroso e
significativo che Norbit sia stata l’ultima volta in cui ha provato
a fare quella sceneggiata. Un film così terribile nella sua
esecuzione e così offensivo nella rappresentazione dei suoi
personaggi e dei suoi atteggiamenti verso le persone, e Murphy è
stato così ampiamente svergognato per il suo coinvolgimento nel
film, che ha contribuito alla sua graduale recessione dal mondo del
cinema. Nel podcast WTF di Marc Maron ha spiegato: “Stavo
facendo film di merda… forse è ora di prendermi una pausa“.
Sebbene Eddie Murphy non abbia mai menzionato
esplicitamente l’uso di protesi o spiegato perché abbia smesso di
farlo fino a Coming 2 America, si deve immaginare che l’infelicità
di base di fare film scadenti che non comportano protesi e trucco
pesante sia solo esacerbata dall’inclusione di questi fattori di
stress.
Il vero problema del declino di
Eddie Murphy non riguardava semplicemente le
protesi, perché di solito era assistito dalla leggenda del trucco
Rick Baker, vincitore di un Oscar, quindi anche nei suoi progetti
peggiori, come Norbit, il trucco e le protesi fanno ancora la loro
parte. Il problema vero e proprio è che più Murphy lo faceva, più
si affidava a idee stereotipate e rimaneggiate. Si è continuamente
affidato a tropi comportamentali afroamericani regressivi per
riempire una caratterizzazione vuota e, considerando i suoi
trascorsi nella stand-up comedy con Delirious e Raw, si potrebbe
sostenere che stesse proiettando alcuni dei suoi stessi
atteggiamenti e convinzioni tossiche su questi personaggi. Se a
questo si aggiunge la prepotenza con cui insisteva nel voler essere
al centro dei riflettori, e il fatto che ogni personaggio era una
scusa per Eddie Murphy per fare riff e fare casino in
modi che non si addicevano affatto alla scena, il tutto diventava
dolorosamente stridente.
Per non parlare del fatto che,
quando si chiudono gli occhi e si ascolta, ci si rende conto che in
realtà non ha molte voci in repertorio. La sua voce di Ciuchino in
Shrek è il risultato finale dell’uso della stessa voce per Papa
Klump, il predicatore in Vampiro a Brooklyn, e ne ha fatto anche
una versione femminile per Rasputia in Norbit. Mamma Klump ricorda
il suo lavoro in Mulan e persino Randy Watson sembra il fratello di
Sherman Klump, Ernie. Essere un genio non ti rende illimitato, e
sembra che Eddie Murphy stesse sbattendo contro i muri
delle sue mancanze. Per fortuna, sembra che abbia
finalmente ritrovato il suo ritmo.
Quando Atreju, nel film La Storia Infinita, incontra Gmork, quest’ultimo gli
svela che Fantàsia sta morendo perché “la gente ha rinunciato a
sperare. E dimentica i propri sogni”. Non essere più capaci di
sognare e immaginare, relegando tutto ai toni grigi dell’esistenza,
è al centro della avvincente storia di Wolfgang
Petersen (e ancor prima di Michael Ende).
Linee tematiche che si intersecano per ritrovarsi anche in
IF – Gli amici immaginari, il
nuovo film di
John Krasinksi, ancora una volta in veste di regista,
sceneggiatore e interprete. Chi rischia di scomparire in questa
storia sono gli amici immaginari, bizzarre creature che
accompagnano i bambini durante la loro infanzia e che, come
l’universo in cui Bastian viene catapultato leggendo il libro, sono
generati dalla pura fantasia.
Ed è proprio la fantasia a cui non
bisogna mai rinunciare, poiché legata a doppio giro con il nostro
“bambino interiore”, a cui un po’ troppo spesso si rinuncia per
lasciare spazio all’ordinarietà di un quotidiano in bianco e nero.
IF – Gli amici immaginari, oltre a
Ryan Reynolds, Cailey
Fleming, Fiona Shaw e lo stesso Krasinski
nei panni degli umani, è interpretato da un cast vocale davvero
eccezionale: a dare voce agli IF (abbreviazione di
Imaginary Friends) troviamo infatti Emily Blunt, Matt Damon, Phoebe
Waller-Bridge, Steve Carell, Louis Gossett
Jr., Alan Kim, Sam Rockwell e Blake Lively. Il film arriva nelle sale dal 16
maggio distribuito da Eagle Pictures.
IF – Gli amici immaginari, la
trama
Essere piccoli vuol dire poter
esprimere la propria creatività in qualsiasi modo si voglia.
Pensando a racconti incredibili, volando con la fantasia, creando
amici immaginari con cui condividere le giornate e, perché no,
confidarsi. E se si ha una famiglia stimolante, la vita diventa una
bellissima favola a occhi aperti. Lo sa bene Bea, che da bambina
spendeva il tempo giocando con i suoi speciali genitori. Hanno
sempre mantenuto alta la sua immaginazione, non facendole mai
perdere il sorriso. Da quando la madre è morta, per Bea le cose
sono cambiate. È entrata nell’adolescenza, e ciò significa che è
arrivato il momento di lasciarsi alle spalle divertimento e giochi.
Non possono esistere nella sua nuova “vita da adulta”.
Ma quando il padre è costretto a
ricoverarsi per un intervento al cuore, la ragazzina è costretta a
trasferirsi dalla nonna dove, all’improvviso, inizia a vedere
stravaganti creature che la conducono da Calvin, un uomo che vive
con gli IF, gli amici immaginari, e sta provando ad aiutarli ad
accoppiarsi con nuovi bambini, perché quelli con cui stavano un
tempo sono grandi e non li vedono più. Bea prende a cuore la causa,
decidendo di supportarlo in questa crociata, scoprendo che la
chiave per restare felici è non dimenticarsi di quello che si è
stati da bambini.
La metafora degli IF
Il nuovo film di
John Krasinksi rivela le sue intenzioni
partendo da una storia genuina e profondamente
personale. È evidente, dalla spiccata componente emotiva
che permea molte delle sue sequenze, che il regista abbia preso
ispirazione da esperienze legate al suo cuore e ai suoi ricordi
d’infanzia. Momenti plastici e sincere emozioni che non vuole
dimenticare, e che gli hanno fatto sentire l’urgenza di
immortalarle su pellicola, auspicando che questo funga da stimolo
per risvegliare negli altri quella parte fanciullesca che si è
anestetizzata nel passaggio all’età adulta.
E a ben guardare il vero
target del film sembrano essere proprio gli adulti. Una
conferma avuta da Ciro Priello all’anteprima
romana, voce italiana dell’IF Blue, il quale nell’agurare una buona
visione a una sala gremita di spettatori di tutte le età, ci ha
tenuto a ricordare (rivolgendosi proprio a loro) quanto sia
fondamentale non smettere di rimanere in contatto con il
nostro “io bambino”, l’unica parte di noi capace di
contrastare pessimismo e disincanto, due mali che oggi hanno
robuste radici. E la pellicola, la sua missione, la dichiara quasi
subito. Compito di Bea, alla fine, sarà quello di far vedere
nuovamente gli IF ai loro amici oramai cresciuti, per impedirgli
che cancellino per sempre la loro infanzia.
Nonostante si presentasse più come
una favola prettamente per bambini, che comunque fornisce loro un
consiglio di vita, il significato del film è perciò molto più
complesso e rivolto ai grandi, che guarda dritti negli occhi
scavando nelle loro coscienze. Sono loro i veri protagonisti del
racconto, quelli che devono essere risvegliati dal sonno della
disillusione. Sono loro quelli che vengono invitati a riscoprire
chi erano un tempo, riacquisendo gli strumenti necessari per
tornare a sentirsi un po’ più leggeri. Non più schiacciati dal peso
di un’esistenza fatta di sole responsabilità e preoccupazioni.
L’incontro con il proprio IF di appartenenza diventa così una
bella e toccante metafora visiva sul riabbracciare la parte
di sé bambina che si è rifiutato, con la parte finale che
in tal senso ingloba almeno un paio di scene commoventi da cui è
difficile prendere le distanze. Ed esserne travolti sarà
inevitabile.
Gli IF, creature incantevoli
Se a livello semantico
IF – Gli amici immaginari è più valido di
quanto potessimo immaginare, lo sono ancor di più i suoi
protagonisti eccentrici. Ci riferiamo in particolare alle creature
che popolano il film, una più stravagante dell’altra. Ogni
IF è unico, testimonianza di un lavoro esemplare
nel design dei personaggi. Colorati, sfaccettati, briosi
pur con le loro fragilità. Una girandola di personaggi
pittoreschi, pensati con cura grafica e
portati sullo schermo attraverso un’ottima animazione, che riflette
l’impegno e l’investimento creativo per renderli credibili e veri.
Sì, proprio perché non ci si aspetterebbe nulla di diverso da
vedere se non figure strambe, insolite, cartoonesche, specchio e
prova visiva del potere della fantasia, diventando proprio per
questo autentici.
Guardandoli, chiunque potrebbe
rievocare il proprio IF, se ne ha avuto uno. Ripensando magari a
quei disegni variopinti in cui non si sapeva bene come
rappresentarlo, ma c’era comunque la voglia di imprimerlo su carta,
come fosse una fotografia che non si sarebbe mai sbiadita. E poteva
essere brutto, goffo, deforme, ma era qualcuno a cui si voleva
bene, e non era fittizio. Lo si sentiva nel cuore e tanto bastava a
renderlo reale, e di conseguenza a renderci felici. Con
IF – gli amici immaginari,
John Krasinksi vuole riaccendere nel pubblico la
fiamma delle emozioni d’infanzia. Niente di più, niente di meno. E
allora non dimentichiamoci di loro, perché la vita, senza
immaginazione, è un posto troppo buio da affrontare. Da bambini lo
sapevamo bene.
Titane si conclude
con una nota sensibile e premurosa, diversa dagli ultraviolenti
minuti iniziali del film, in quanto tutte le sue assurdità
avvengono in modo del tutto naturale e si fondono in una narrazione
tradizionale. Titane (la
nostra recensione) segue Alexia, che dopo aver commesso una
serie di omicidi si traveste da figlio di un pompiere scomparso da
10 anni. Il forte legame che i due sviluppano fa assopire la loro
natura autodistruttiva, ma Alexia rimane incinta grazie a una
macchina, ed è solo questione di tempo prima che la verità su di
lei venga svelata.
Il vincitore della Palma d’Oro del
2021 è sia un film di body horror che
un’avvincente storia d’amore. Segue le orme dell’altrettanto
controverso film di David Cronenberg, Crash, mettendo insieme macchine ed esseri
umani come vasi di cruda energia sessuale, che trasmettono parole
non dette attraverso la pelle. Titane è il secondo
lungometraggio di Julia Ducournau, che ha
dimostrato di essere competente quando si tratta di bilanciare
orrore e dramma con il suo inquietante debutto, Raw.
Cosa succede nel finale di
Titane
Anche dopo aver scoperto la vera
identità e la gravidanza di Alexia, Vincent non la denuncia e
continua ad amarla e a proteggerla come parte della sua famiglia.
Tuttavia, quando Alexia fa emergere il suo vero io alla caserma dei
pompieri, un misto di vergogna e delusione travolge Vincent,
portando i due a percorrere ancora una volta la strada
dell’autodistruzione: Vincent si ubriaca e si brucia con il fuoco,
mentre Alexia si dedica a un’attività sessuale con un camion dei
pompieri, provocando il crollo totale del suo corpo.
Con il bambino in arrivo, Alexia si
precipita da Vincent per sentirsi al sicuro. Nell’inquietante scena
finale dell’amato ma difficilmente raccomandabile film, Vincent
aiuta Alexia con il bambino nonostante lo shock iniziale di vedere
il suo corpo consumato dal titanio. Il bambino sopravvive, ma
Alexia soccombe alle placche metalliche, lasciando Vincent con un
bambino metà macchina e metà uomo che sostituisce sia il figlio
scomparso che il ruolo di Alexia nella sua vita.
Qual è il significato della
relazione tra Alexia e Vincent?
Le circostanze che portano alla
relazione tra Alexia e Vincent sono basate sulla brutalità. Sono
personaggi tormentati che conducono la loro vita attraverso un
percorso di autodistruzione: Alexia sfoga la rabbia dei suoi traumi
nei rapporti sessuali con le auto, mentre Vincent attenua il dolore
per la perdita del figlio iniettando dosi sconsiderate di steroidi
nel suo corpo. Quando i due si incontrano, sembra che siano
finalmente pronti a lasciar andare la violenza che infliggono a se
stessi, ma è solo questione di tempo prima che i loro lividi
esplodano di nuovo.
A parte il contenuto violento di
Titane, che ha provocato l’abbandono del
cinema, la più grande controversia del film ruota attorno alle
allusioni all’incesto tra Alexia e Vincent, ma ciò che potrebbe
sfuggire agli spettatori è che Vincent non ha mai creduto che
Alexia fosse Adrien. Il più grande dilemma della loro relazione è
che Alexia pensa che Vincent la ami solo perché proietta Adrien su
di lei, mentre Vincent cerca di evitare ciò che prova realmente per
Alexia perché non sa come esprimerlo. Quando accidentalmente vede
chi è veramente lei nel bagno, i due sono costretti ad affrontare
prematuramente i loro sentimenti, anche se non li hanno ancora
capiti.
Nella scena finale del letto,
l’amore genitoriale e quello romantico si scontrano in un momento
scomodo, ma speciale, tra i due. Con il suo secondo film,
Julia Ducournau presenta personaggi i cui corpi
sono i vasi delle loro ossessioni, nascosti da strati di vestiti ma
facilmente esposti ogni volta che si concedono a qualcuno. Solo che
non si sono mai ritenute degne di una relazione sensibile fino a
quando non si sono trovate l’una con l’altra, e non sapere come
amare è pericoloso quanto arrendersi alla solitudine. Come se non
bastasse, gli impulsi violenti di Alexia la trasformano in una vera
e propria macchina, in contrasto con Vincent, che cerca
disperatamente di sfuggire all’invecchiamento, che è alla base
della condizione umana.
Cosa rappresenta il bambino di
Alexia
In Titane, la
famiglia è ciò che si crea. Gli anni trascorsi da Alexia con il
padre violento la trasformano in una macchina indomabile, mentre
Vincent proietta suo figlio in Alexia, liberando tutte le
insicurezze che aveva come padre duro e violento. Nel mezzo di
tutto questo, nasce l’inquietante figlio di Alexia: un neonato
ricoperto di chiazze di titanio su tutto il corpo. Il bambino
rappresenta la sconfitta di Alexia nel superare il suo passato
oscuro e la frustrazione di Vincent nel non riuscire a proteggere
di nuovo la sua amata, ma allo stesso tempo, il bambino è anche un
simbolo di speranza per Vincent, che si guadagna una seconda
possibilità.
Inoltre, il bambino di Alexia le
ricorda costantemente che è umana, cosa contro cui cerca di lottare
per la maggior parte del film. La placca di titanio sulla testa le
dà uno scopo, ma le macchine non possono avere figli. In effetti,
l’umanità è tecnicamente progettata per vivere e lasciar vivere. La
maternità di Alexia la sfida ad accettare il suo vero io, ma il
bambino rivela che il titanio ha preso completamente il sopravvento
sugli interni di Alexias. Alla fine, quella che è la sua debolezza
passa al bambino come la sua più grande forza: un corpo forgiato
nel titanio, ma un pianto umano come quello di qualsiasi altro
bambino.
Il vero significato della fine di
Titane
Titane è un film
legato all’autodistruzione e alla dissociazione. Sebbene il
romanticismo, il sesso e la famiglia siano spesso considerati
argomenti delicati della vita, Julia Ducournau
decostruisce questi concetti come crudi fondamenti dell’umanità in
una storia in cui l’umanità stessa ha perso il suo significato. Il
film inizia con Alexia che rifiuta ogni briciolo di umanità: ha
rapporti sessuali con le macchine, uccide i propri genitori,
rifiuta ogni forma di affetto e compie una serie di omicidi.
Tuttavia, Vincent entra nella sua vita e la fa sentire amata, e ora
il concetto stesso di amore diventa contorto nella loro
sconcertante relazione.
Dopo aver fatto molto scalpore nei
festival cinematografici, Talk to
Me (qui
la recensione) di Michael e Danny Philippou è
diventato il successo horror a sorpresa dell’anno, nonché il film
horror di A24 che
ha incassato di più al botteghino nazionale, superando
Hereditary di Ari Aster. E come se non bastasse,
è già stato annunciato un sequel! Il film è ora disponibile nelle
sale italiane, per gustarsi le brillanti interpretazioni e
l’emozionante sceneggiatura che fanno di Talk to
Me uno dei
migliori film horror dell’anno.
Inoltre, la pellicola merita elogi
anche per l’equilibrio tra le informazioni che fornisce al pubblico
e quelle che preferisce tenere segrete, utilizzando l’ambiguità del
mondo degli spiriti per tenere gli spettatori sulle spine per tutta
la durata del film. Tuttavia, questa scelta creativa può anche
rendere confusi alcuni aspetti di Talk to
Me: abbiamo quindi deciso di analizzare il finale derl
film spiegare tutto ciò che sappiamo con certezza sulla
coinvolgente mitologia di questa piccola gemma horror.
La storia di Talk to
Me ruota attorno a una mano di ceramica che permette
alle persone di vedere le anime perdute. Nessuno sa da dove
provenga, ma ci sono alcune curiose teorie. Secondo i racconti
degli adolescenti che giocano con l’oggetto maledetto, la mano
apparteneva a un essere umano, un medium o un satanista. Dopo
essere stata staccata dal corpo del suo proprietario, è stata
imbalsamata per essere conservata. Sebbene non si possa affermare
con certezza che questa storia sia vera, le regole che governano il
potere della mano sono un po’ più precise. Per usare la mano,
bisogna innanzitutto accendere una candela, che apre la porta tra
il regno dei vivi e quello dei morti, guidando gli spiriti verso la
mano. Dopodiché, una persona deve afferrare l’oggetto e ripetere le
parole “Parla con me”. Questo permette di vedere il fantasma che ha
risposto alla chiamata della candela. Dopodiché, chi tiene la mano
può cedere il controllo del proprio corpo dicendo allo spirito: “Ti
lascio entrare”.
Per espellere lo spirito, la
candela deve essere spenta, chiudendo la porta che le anime erranti
utilizzano. Inoltre, se un corpo umano ospita un fantasma per più
di 90 secondi, gli spiriti in visita potrebbero decidere di
rimanere, con conseguenze raccapriccianti per tutte le persone
coinvolte. Infine, come racconta la storia, se qualcuno muore
mentre uno spirito abita il suo corpo, la sua anima è persa per
sempre nel limbo, costretta a unirsi alla massa di spiriti perduti
che vagano nel buio.
Sebbene la regola dei 90 secondi
tenga la maggior parte delle persone al riparo dalle terribili
conseguenze del gioco con gli spiriti, alcune persone sembrano più
predisposte a diventarne vittime. Dopo aver giocato per la prima
volta con la mano, la protagonista di Talk to
Me, Mia (Sophie
Wilde), inizia a sentire il rumore dei graffi sul legno,
che riecheggia il trauma della morte di sua madre
(Alexandria Steffensen). La madre di Mia ha preso
una serie di sonniferi una notte ed è morta da sola, incapace di
gridare aiuto mentre grattava con le unghie contro la porta di
legno della sua camera da letto. Mia si è sempre chiesta se sua
madre si fosse suicidata. Così, poiché la ragazza è rimasta legata
alla mano per più di 90 secondi, uno spirito maligno rimane nel suo
corpo anche dopo che qualcuno ha spento la candela.
I fenomeni soprannaturali intorno a
Mia diventano più frequenti dopo che lei permette a
Riley (Joe Bird) di usare la
mano. Lo spirito che Riley incarna sembra essere quello della madre
di Mia, presumibilmente tornata dall’aldilà per dire alla figlia
che le vuole bene e che le manca. Desiderosa di parlare con la
madre, Mia costringe Riley a
tenere stretta la presa sulla mano più a lungo del dovuto. Di
conseguenza, lo spirito dentro il ragazzo lo costringe a sbattere
la testa contro il tavolo e a cavarsi un occhio. Fortunatamente,
gli amici di Riley gli impediscono di uccidersi.
All’inizio, non siamo sicuri che
Mia sia ancora posseduta. Tuttavia, in Talk to Me
ci sono molte prove che non è mai stata sua madre quella con cui ha
parlato e che è stata ingannata da uno spirito maligno per tutto il
tempo. Per cominciare, il primo fantasma che Mia fa entrare nel suo
corpo dice di desiderare Riley, il che significa
che è disposto a manipolare Mia per ottenere ciò che vuole.
In secondo luogo, le visioni di Mia
iniziano prima che Riley tocchi la mano per la prima volta. Poi,
c’è il fatto che lo spirito che finge di essere la madre di Mia
dice che non ha mai voluto togliersi la vita, mentre il padre di
Mia, Max (Marcus Johnson),
conserva ancora il biglietto d’addio della moglie. Infine, nella
prima scena di Talk to Me, il precedente proprietario della mano,
Duckett (Sunny Johnson), dice di
aver parlato con suo padre. Il presunto padre di Duckett convince
il giovane ad accoltellare il fratello Cole
(Ari McCarthy), che secondo lo spirito commetterà
atti malvagi se rimarrà in vita. Sembra abbastanza chiaro che il
modus operandi degli spiriti maligni sia quello di esplorare i
traumi e le debolezze dei loro ospiti, convincendoli a uccidere
altre persone e poi a suicidarsi. In questo modo, le anime perdute
nell’aldilà possono continuare ad aumentare le loro fila. Non
sappiamo se lo facciano per dispetto, perché sono intrappolate in
un posto orribile, ma Talk to Me sottolinea come
non tutte le anime perdute siano gentili.
Sebbene sia possibile che la madre
di Mia abbia visitato brevemente la figlia mentre
Riley usava la mano, il caso più probabile è che
si tratti di uno spirito che ha confuso la testa di Mia per tutto
il tempo. L’entità sfrutta i problemi di abbandono di Mia per
convincerla che l’unico modo per liberare Riley è ucciderlo, cosa
che alla fine porta Mia a spingere il ragazzo su una sedia a
rotelle fino all’autostrada. La sorella di Riley e migliore amica
di Mia, Jade (Alexandra Jensen),
arriva appena in tempo per salvarlo, ma è troppo tardi per Mia, che
si getta sotto un veicolo in corsa.
Sebbene Talk to Me non spieghi direttamente come
Riley si riprenda dal suo grave caso di
possessione, le regole della mano potrebbero aiutare a spiegarlo.
Riley è diventato posseduto dopo che Mia lo ha
costretto a rimanere in contatto con quello che credeva fosse lo
spirito di sua madre. Non appena il ragazzo inizia a sbattere la
testa contro il tavolo, tutti sono troppo disperati per spegnere la
candela.
Questo significa che la porta è
rimasta aperta per Riley, che soffre per giorni fino a quando Mia
ha l’idea di rifare il rituale nel suo letto d’ospedale e spegnere
la candela questa volta. È possibile che Riley si sia liberato
dagli spiriti quando la porta è stata chiusa definitivamente.
Tuttavia, il ragazzo potrebbe aver semplicemente respinto
l’invasore. Cole ha rivelato a Mia che il corpo vivente espelle
naturalmente gli spiriti morti se gli viene dato abbastanza tempo.
Questo non sembra funzionare per persone speciali come Mia e
Duckett, ma potrebbe essere stato il caso di Riley. Qualunque sia
la vera ragione, Riley torna alla normalità.
Dopo la morte di
Mia, il suo spirito inizia a vagare per
l’autostrada finché non viene teletrasportata all’ospedale. Lì
assiste alla guarigione delle ferite di Riley e di
suo padre. Mia non si riflette più nello specchio e nessuno può
sentirla o vederla. Una dopo l’altra, le luci intorno a Mia si
spengono, lasciandola sola nel buio. All’improvviso, sentiamo il
rumore di un fiammifero acceso e un bagliore ardente attira
l’attenzione della ragazza. La luce la guida verso una mano sospesa
nel vuoto.
Mia afferra la
mano e viene trasportata in una seduta spiritica dove un gruppo usa
il manufatto di porcellana per parlare con gli spiriti. Mia è
diventata uno spirito perduto, condannato a una vita di tenebre.
Come tale, è ora attratta dalla luce delle candele e desiderosa di
occupare il corpo di un vivente, anche solo per un momento. È un
finale tragico per Mia. Tuttavia, è rassicurante per i fan
dell’horror sapere che la mano è ancora là fuori, in attesa di un
sequel.
Il trailer di Talk to Me e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Talk to Me grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Talk to Me è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
I Marvel Studios continuano ad ampliare il loro
cast stellare per il suo prossimo film sui Fantastici
Quattro:Natasha
Lyonne si unirà all’attesissimo film Marvel. L’attrice di Russian Doll
si unisce a un cast che include già Pedro Pascal che interpreterà Reed Richards
(alias Mr. Fantastic), Vanessa Kirby è Sue Storm (alias la Donna
Invisibile), Joseph Quinn è Johnny Storm (alias la Torcia
Umana) ed
Ebon Moss-Bachrach è Ben Grimm (aka la Cosa). Anche
Julia Garner sarà nel cast per interpretare Silver
Surfer, con Paul Walter-Hauser, John
Malkovich e Ralph Ineson.
Il regista di WandaVisionMatt Shakman dirigerà Fantastici
Quattro da una sceneggiatura di Ric Pearson,
Josh Friedman, Jeff Kaplan e Ian
Springer. La produzione inizierà quest’estate e il film
uscirà il 25 luglio 2025. I Marvel Studios non hanno
commentato. I dettagli della trama vengono tenuti nascosti, così
come i dettagli dei personaggi.
Natasha Lyonne ha avuto un grande successo
negli ultimi tempi dopo il suo ruolo nominato agli Emmy in
Poker Face di Rian Johnson, che
produce anche attraverso il banner Animal Pictures. La serie è
stata nominata in tutti i premi più importanti tra cui i Peabody
Awards, i Golden Globe e gli Emmy, con vittorie ai WGA e ai TCA, ed
è in produzione per la sua seconda stagione. Oltre a recitare e
produrre, Lyonne scrive e dirige lo show. Per quanto riguarda
Animal Pictures, la società ha recentemente firmato un accordo
first look con Sister.
Prima di Poker
Face, Lyonne ha ottenuto un enorme successo con la serie
Netflix acclamata dalla critica Russian
Doll, creata e interpretata da Lyonne, che ha vinto tre
Emmy Awards e ha ottenuto un totale di 14 nomination agli Emmy, tra
cui Comedy Series e Lead Actress, una nomination come attore ai
Golden Globes, due nomination alla WGA e il premio TCA per
l’eccezionale nuovo programma. Il 2024 ha segnato l’uscita
dello speciale comico Netflix di Animal, acclamato dalla critica,
Jacqueline Novak: Get On Your Knees, diretto da Lyonne.
Fantastici
Quattro: quello che c’è da sapere sul film
Come al solito con la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici
Quattro sono astronauti che vengono trasformati in
supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio.
Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a
raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e
futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e
lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può
trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare.
E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato
in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del
corpo, che gli conferiscono una super forza.
Al momento circolano voci su una
possibile ambientazione nel passato del film, indicativamente negli
anni Sessanta, stando all’aspetto delle prime immagini ufficiali ad
oggi rilasciate. Ci sono però anche rumor sul fatto che il film
potrebbe essere ambientato in una realtà diversa da quella di Terra
616. Ad oggi sappiamo poi che l’attrice Julia
Garner è stata scelta per interpretare
Shalla-Bal nella sua versione Silver Surfer, presenza che
sembrerebbe confermare anche quella di Galactus
come villain principale. Franklyn e
Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero
comparire nel film, mentre Dottor Destino potrebbe
avere un semplice cameo nel finale. Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025.
Kenneth Branagh ha trovato il suo prossimo
progetto e soprattutto la sua nuova protagonista: Jodie Comer sarà la protagonista del nuovo
film di Branagh The Last Disturbance of Madeline
Hynde, che ha scritto e dirigerà. Il film viene descritto
come un thriller psicologico contemporaneo, ma la trama è tenuta
segreta. La produzione del film, finanziato in modo indipendente,
inizierà ad agosto nel Regno Unito.
Branagh collaborerà nuovamente con i
suoi produttori di BelfastTamar Thomas, Laura Berwick e
Becca Kovacik, insieme a Matthew Jenkins,
Ashley Fox e Johnny Pariseau di Maximum
Effort. Quando nelle ultime settimane si è sparsa la voce che
Branagh aveva il suo nuovo progetto pronto, la città era in
fermento soprattutto da quando la sua ultima sceneggiatura
originale, Belfast, gli è valsa un Oscar. Dato
quanto è impegnata Comer, il suo rapido attaccamento è un buon
segno che Branagh ha un’altra emozionante storia originale in serbo
per il pubblico.
A proposito di programmi fitti,
Jodie Comer ha recentemente recitato in
The End We Start From, un thriller tratto da
SunnyMarch di Benedict Cumberbatch, Hera Pictures,
Anton e BBC Film. Il film è uscito in sale selezionate a New York e
Los Angeles l’8 dicembre 2023 ed è stato ampliato nelle sale
americane il 19 gennaio 2024.
Successivamente, Jodie Comer sarà protagonista del prossimo
film drammatico di Jeff Nichols, The
Bikeriders, insieme a
Austin Butler e
Tom Hardy. Il film sarà distribuito da Focus Features
il 21 giugno 2024. Comer inizierà presto la produzione del nuovo
capitolo della trilogia di 28 anni dopo, diretto
da Danny Boyle, insieme ad Aaron-Taylor
Johnson, Ralph Fiennes e Jack
O’Connell.
Wicked,
uno dei musical più amati e più longevi degli ultimi vent’anni,
finalmente, fa il suo atteso debutto sul grande schermo a novembre,
presentandosi come un evento cinematografico spettacolare e simbolo
di una generazione.
Wicked, la storia inedita delle
streghe di Oz, vede la pluripremiata Cynthia Erivo
(Harriet, The Color Purple di Broadway), vincitrice di Emmy, Grammy
e Tony, nel ruolo di Elphaba, una giovane donna incompresa a causa
della sua insolita pelle verde, ancora ignara del suo vero potere.
Accanto a lei, Ariana Grande, vincitrice di Grammy
e superstar mondiale, pluripremiata col disco di platino,
interpreta Glinda, una giovane donna popolare, adornata dal
privilegio e dall’ambizione, ancora alla ricerca della sua vera
essenza.
Le due si incontrano come
studentesse all’Università di Shiz nella fantastica Terra di Oz
dove stringono un’amicizia improbabile ma profonda. Dopo un
incontro con il Meraviglioso Mago di Oz, la loro amicizia giunge a
una svolta e le loro vite prendono strade molto diverse. La sete di
popolarità di Glinda la porta ad essere sedotta dal potere, mentre
la determinazione di Elphaba di rimanere fedele a sé stessa e agli
altri avrà conseguenze inaspettate e scioccanti sul suo futuro. Le
loro straordinarie avventure a Oz le porteranno infine a compiere i
loro destini come Glinda la Buona e la Strega Cattiva
dell’Ovest.
Il film vanta anche la presenza di
Michelle Yeoh, vincitrice di un premio Oscar®, nel
ruolo della regale preside dell’Università di Shiz, Madame
Morrible; Jonathan Bailey (Bridgerton, Compagni di Viaggio) nel ruolo di
Fiyero, un principe arrogante e spensierato; Ethan
Slater, candidato al Tony (Spongebob Squarepants di
Broadway, Fosse/Verdon) nel ruolo di Boq, un generoso studente
Munchkin; Marissa Bode al suo debutto
cinematografico nel ruolo di Nessarose, la sorella prediletta di
Elphaba; e l’icona della cultura popJeff
Goldblum nel ruolo del leggendario Mago di Oz.
Il cast include Pfannee e ShenShen,
due astuti compatrioti di Glinda interpretati dal candidato
all’Emmy Bowen Yang (Saturday Night Live) e da
Bronwyn James (Harlots), e un nuovo personaggio creato per il film,
la Signorina Coddle, interpretata dalla candidata al Tony Keala
Settle (The Greatest Showman).
Diretto dal rinomato regista Jon M.
Chu (Crazy & Rich, Sognando a New York – In the Heights), Wicked è
il primo capitolo di un entusiasmante evento culturale. L’arrivo al
cinema della seconda parte di Wicked è previsto per novembre
2025.
Wicked
è prodotto da Marc Platt (La La Land, La
Sirenetta), i cui film, spettacoli televisivi e produzioni
teatrali hanno ottenuto complessivamente 46 candidature agli
Oscar®, 58 candidature agli Emmy e 36 candidature ai Tony, insieme
a David Stone, plurivincitore del Tony (Kimberly Akimbo, Next to
Normal), con il quale Platt ha prodotto il blockbuster del musical
teatrale Wicked. I produttori esecutivi sono David
Nicksay, Stephen Schwartz e Jared
LeBoff.
Basato sul bestseller di Gregory
Maguire, Wicked
è adattato per lo schermo dalla sceneggiatrice Winnie Holzman, e
dal leggendario compositore e paroliere vincitore di Grammy e
Oscar® Stephen Schwartz. Il musical teatrale di Broadway è prodotto
da Universal Stage Productions, Marc Platt, l’Araca Group, Jon B.
Platt e David Stone.
L’attrice Keira Knightley è stata ingaggiata da
Netflix per essere la protagonista
dell’adattamento cinematografico del romanzo bestseller di
Ruth Ware dal titolo The Woman in
Cabin 10. In quello che segna uno dei primi via libera di
Dan Lin in qualità di nuovo capo del servizio di streaming, il film
segue una giornalista di viaggio (Keira
Knightley) incaricata di partecipare al varo di uno
yacht di lusso.
Quando però assiste al lancio in
mare di un passeggero nel cuore della notte, nessuno crede però
alla sua storia perché tutti i passeggeri della nave sono stati
registrati. La donna cerca allora ostinatamente le risposte a
quell’enigma, mettendo in pericolo la propria vita mentre la nave
attraversa il desolato Mare del Nord. Il film, come il romanzo, si
configura dunque con un vero e proprio giallo, con un mistero da
risolvere e dietro il quale sembra nascondersi qualcosa di molto
più grande e pericoloso del previsto.
Il film – come riportato da Variety – sarà diretto da
Simon Stone, i cui crediti includono il progetto
Netflix del 2021 “The Dig”, con Carey Mulligan,
Ralph Fiennes e Lily James, e il dramma con Geoffrey
Rush del 2015 “The Daughter”. Joe
Shrapnel e Anna Waterhouse (“Snake
Eyes: G.I. Joe – Le origini”) hanno invece scritto la
sceneggiatura di The Woman in Cabin10, di cui però al momento non si hanno
informazioni né sull’inizio delle riprese né su una possibile data
di uscita.
Un nuovo ruolo da protagonista per Keira Knightley
Il libro di Ware è molto amato e
segna un nuovo ruolo da protagonista per la candidata all’Oscar
Keira Knightley. Attualmente sta girando la
serie Netflix “Black Doves” e recentemente è apparsa in
“Lo
strangolatore di Boston” e “The Aftermath”. Le
sue due nomination agli Oscar sono invece arrivate con la
rivisitazione di “Orgoglio e pregiudizio” del 2005, un
successo di botteghino, e con “The
Imitation Game” del 2014.
L’epica battaglia continua! Il
Monsterverse cinematografico di Legendary Pictures dà seguito allo
scontro esplosivo di “Godzilla vs. Kong” con una nuovissima
avventura che vedrà l’onnipotente Kong e il temibile Godzilla
combattere fianco a fianco contro una colossale minaccia
sconosciuta che si cela nel nostro mondo, mettendo a dura prova la
loro stessa esistenza… e la nostra. “Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero” approfondisce ulteriormente
le storie e le origini di questi due Titani, nonché i misteri di
Skull Island, tra gli altri, svelando la mitica battaglia che ha
contribuito a forgiare questi esseri straordinari e li ha legati
per sempre all’umanità.
Adam Wingard torna
a dirigere il film Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero, interpretato da Rebecca Hall (“Godzilla vs. Kong”, The Night
House – la casa oscura”), Brian Tyree Henry
(“Godzilla vs. Kong”, “Bullet Train”), Dan Stevens
(la serie TV “Gaslit”, “Legion”, “La Bella e la Bestia”), Kaylee
Hottle (“Godzilla vs. Kong”), Alex Ferns
(“The
Batman”, “La furia di un uomo – Wrath of Man”, “Chernobyl”) e
Fala Chen (“Irma Vep”, “Shang Chi e la leggenda
dei Dieci Anelli”).
La sceneggiatura di Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero è di Terry
Rossio (“Godzilla vs. Kong”, la serie “Pirati dei
Caraibi”), Simon Barrett(“You’re Next”) e
Jeremy Slater (“Moon
Knight”), da una storia di Rossio, Wingard e
Barrett, basato sul personaggio “Godzilla” di
proprietà e creato da TOHO Co., Ltd.. Il film è prodotto da
Mary Parent, Alex Garcia, Eric Mcleod, Thomas Tull, Jon
Jashni e Brian Rogers, mentre i
produttori esecutivi sono Wingard, Jen Conroy, Jay
Ashenfelter, Yoshimitsu Banno, Kenji Okuhira.
Wingard torna a collaborare con il
direttore della fotografia Ben Seresin (“Godzilla
vs. Kong”, “World War Z”), lo scenografo Tom
Hammock(“Godzilla vs. Kong”, “X: A Sexy Horror Story”,
“The Guest”), il montatore Josh Schaeffer
(“Godzilla vs. Kong”, “Molly’s Game”), la costumista Emily
Seresin (“L’uomo invisibile”, “Top of the Lake – Il
mistero del lago”). Le musiche del film sono opera dei compositori
Tom Holkenborg (“Godzilla vs. Kong”, “Mad Max:
Fury Road”) e Antonio Di Iorio (musica aggiuntiva
su “Godzilla vs. Kong”, i film “Sonic”).
Warner Bros. Pictures e Legendary
Pictures presentano una produzione Legendary Pictures, un film di
Adam Wingard: “Godzilla e Kong – Il nuovo Impero”.
Il film è stato distribuito nelle sale cinamatografiche italiane da
Warner Bros. Pictures.
Prime
Video ha svelato che il film Original spagnolo
È
colpa tua? sarà disponibile a dicembre 2024 dopo il
successo di È colpa
mia?, che ha debuttato su Prime Video l’8 giugno 2023 riscontrando un
successo senza precedenti a livello mondiale.
Il film, basato sulla trilogia di
best-seller Culpables di Mercedes Ron, si è classificato
nella top 10 dei titoli più visti in oltre 190 Paesi, tra cui Stati
Uniti, Regno Unito, Australia, India, Argentina e Francia. Il
sequel È colpa
tua??, di cui oggi sono state rilasciate
anche le prime immagini ufficiali, punta a raggiungere lo stesso
risultato del film precedente e dal prossimo dicembre sarà
disponibile su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo. È colpa
tua?è l’ultima novità per i clienti
Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni veloci,
offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video, con un
solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
1 di 7
È colpa
tua? vede nuovamente Nicole Wallace
(Skam Spagna, Parot) e Gabriel Guevara (Domani è oggi
– Tomorrow is Today, Hit) nei rispettivi ruoli di Noah e Nick.
Nel cast torneranno anche Marta Hazas (Quando meno te lo
aspetti – Días mejores, Piccole Coincidenze), Iván
Sánchez (Bosé, Hospital Central), Victor Varona (Cielo
Grande, Dani Who?) e Eva Ruiz. Inoltre, si uniscono al cast
nel sequel anche Goya Toledo (Amores perros, Veneno) nel
ruolo di Anabel, Gabriela Andrada (Los protegidos A.D.N, Gli
eredi della terra) come Sofía, Álex Béjar (Élite, Al fondo
hay sitio), nei panni di Briar, Javier Morgade
(Desaparecidos, Delfines de plata) nel ruolo di Michael,
Felipe Londoño(Entrevías, Profilo falso – Faje profile)
nei panni di Luca e Fran Morcillo (La casa di carta, Ballo
ballo) come Simón.
L’amore tra Noah e Nick sembra
essere indissolubile, nonostante i tentativi da parte dei genitori
di separarli. Ma il lavoro di Nick e l’inizio dell’università per
Noah aprono le loro vite a nuove relazioni. La comparsa di un’ex
fidanzata in cerca di vendetta e le intenzioni poco chiare della
madre di Nick scuoteranno le fondamenta non solo del loro rapporto,
ma della stessa famiglia Leister. Quando così tante persone fanno
di tutto per distruggere una relazione, può davvero andare a finire
bene?
È colpa
tua? è diretto da Domingo González (È colpa mia?,
The Bar), che torna anche in veste di sceneggiatore insieme a
Sofía Cuenca. Il film sarà prodotto da Pokeepsie Films (Banijay
Iberia) (Veneciafrenia, 30 Coins – Trenta denari, The
Bar), con Álex de la Iglesia e Carolina Bang nel ruolo di
produttori.
Dopo le recenti notizie riguardanti
alcuni nuovi nomi nel cast di Dune:
Prophecy, è ora stato rilasciato il primo trailer
ufficiale della serie, che si configura come un prequel rispetto ai
due film per il cinema diretti da Denis
Villeneuve. La serie è ispirata al romanzo “Sisterhood
of Dune” scritto da Brian
Herbert e Kevin J.
Anderson.
La sinossi ufficiale recita:
“Ambientata nell’ampio universo di ‘Dune’, creato
dall’acclamato autore Frank Herbert, e 10.000 anni prima
dell’ascensione di Paul Atreides, ‘Dune: Prophecy“ segue due
sorelle Harkonnen mentre combattono le forze che minacciano il
futuro dell’umanità e fondano la mitica setta che diventerà nota
come Bene Gesserit”
Tutto quello che sappiamo su Dune: Prophecy
Dune:
Prophecy sarà interpretato anche
da: Emily Watson, Olivia
Williams, Travis
Fimmel, Johdi May, Mark
Strong, Sarah-Sofie
Boussnina, Josh
Heuston, Chloe
Lea, Jade
Anouka, Faoileann
Cunningham, Edward
Davis, Aoife
Hinds, Chris
Mason e Shalom Brune-Franklin.
La serie ha avuto un lungo percorso di avvicinamento allo schermo,
con diversi cambi di showrunner e un reset creativo nel 2023.
Alison
Schapker è showrunner e produttore
esecutivo. Diane Ademu-John ha
co-sviluppato la serie e funge da produttore
esecutivo. Anna Foerster ha prodotto e
diretto diversi episodi, tra cui il primo. Jordan
Goldberg, Mark
Tobey, John
Cameron, Matthew
King, Scott Z.
Burns e Jon
Spaihts producono esecutivamente insieme
a Brian Herbert, oltre a Byron
Merritt e Kim Herbert come
produttori esecutivi per la proprietà di Frank
Herbert. Anderson è co-produttore. La serie è co-prodotta
da Max e Legendary Television e Legendary produce anche il
franchise cinematografico.
Rilasciate oggi le prime immagini
dai nuovi, attesissimi episodi della serie HBO e Sky Exclusive
The
Last of Us, che dopo una prima stagione da record
tornerà nel 2025 in esclusiva su Sky e in streaming solo su
NOW. Basata sull’acclamato omonimo videogioco sviluppato
da Naughty Dog per le console PlayStatio, la seconda stagione della
serie si mostra negli scatti dei protagonisti, Pedro Pascal nei panni di “Joel” e
Bella Ramsey nei panni di “Ellie”.
La serie The
Last of Us racconta una storia di sopravvivenza che si
svolge vent’anni dopo che la civiltà moderna è stata distrutta.
Joel, un sopravvissuto, viene ingaggiato per far uscire di nascosto
Ellie, una ragazza di 14 anni, da un’opprimente zona di quarantena.
Quello che sembrava un incarico di poco conto diventa presto un
viaggio brutale e straziante, poiché entrambi dovranno attraversare
gli Stati Uniti e dipendere l’uno dall’altro per riuscire a
sopravvivere.
La seconda stagione vede di nuovo
protagonisti
Pedro Pascal e
Bella Ramsey nei panni, rispettivamente, di Joel e
Ellie insieme a Gabriel Luna che interpreta Tommy e
Rutina Wesley nel ruolo di Maria. Le già
annunciate new entry nel cast sono invece Kaitlyn Dever che vestirà i panni di
Abby, Isabela Merced nel ruolo di Dina,
Young Mazino sarà Jesse, Ariela
Barer interpreterà Mel, Tati Gabrielle
nei panni di Nora, Spencer Lord in quelli di Owen
e Danny Ramirez che invece sarà Manny. Catherine
O’Hara sarà guest star della nuova stagione.
The
Last of Us è scritto e prodotto esecutivamente da
Craig Mazin e Neil Druckmann. La serie è una
co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta
esecutivamente da Carolyn Strauss, Jacqueline Lesko, Cecil
O’Connor, Asad Qizilbash, Carter Swan e Evan Wells.
Società di produzione: PlayStation Productions, Word Games, The
Mighty Mint e Naughty Dog.
Il regista di Mad Max,
George Miller, aveva preso in considerazione
l’idea di utilizzare la tecnologia di de-aging per permettere a
Charlize Theron di recitare nel prequel
Furiosa: A Mad
Max Saga, ma ha dichiarato che “sarebbe stato
difficile” realizzarlo. Invece, ha scelto di affidare il ruolo
di Furiosa a una nuova attrice: Anya Taylor-Joy. Parlando con Variety, Miller
ha infatti dichiarato di aver osservato con molta attenzione la
tecnologia di de-invecchiamento a cui sono ricorsi film come
“The
Irishman” di Martin Scorsese e “Gemini
Man” di Ang Lee con Will Smith.
“Entrambi erano registi
magistrali, ma non è mai stato convincente”, ha detto Miller a
proposito della tecnologia. “Pensavo che la gente avrebbe
guardato solo Charlize che sembrava giovane e sapeva che si
trattava di un effetto. Con il passare del tempo e le controversie
con la Warner Bros, abbiamo dovuto trovare qualcuno di più
giovane”. (Nel 2017, Miller ha fatto causa allo studio per un
bonus di 7 milioni di dollari che sosteneva gli fosse dovuto per
“Mad
Max: Fury Road”).
Il regista ha aggiunto che una delle
cose che lo ha interessato di più del cinema di oggi sono tutti i
nuovi strumenti per gli effetti. “C’è una differenza abissale
tra i tempi della celluloide analogica e l’era digitale”, ha
detto. “Ho avuto la fortuna di entrarci abbastanza presto, in
particolare con i film ‘Babe’ e ‘Happy Feet’”. Ma in questo
caso gli strumenti non erano abbastanza buoni. “Voglio dire, in
pratica, stiamo seguendo qualcuno dall’età di 10 anni fino a 26,
28, qualcosa del genere”, ha continuato Miller. “Sarebbe
stato difficile”.
Fortunatamente,
Anya Taylor-Joy – salita alla ribalta come protagonista della
serie di successo di Netflix “La regina degli scacchi” – era
pronta per la sfida di assumere un personaggio già reso famoso
dalla Theron. Miller ha visto per la prima volta le sue capacità
quando il collega regista Edgar Wright lo ha
portato a una proiezione del suo film “Last
Night in Soho”, in cui Taylor-Joy recitava. “Aveva,
dal punto di vista fisico, tutte le caratteristiche di quel
personaggio: una persona con molte abilità e capacità naturali e in
grado di sopravvivere nella Terra Desolata, che è un mondo
piuttosto intransigente. Lei incarnava tutto questo“, ha detto
Miller.
Furiosa: A Mad Max Saga, tutto
quello che sappiamo sul film
In Furiosa: A Mad
Max Saga,Anya
Taylor-Joy assume il ruolo che è stato
di Charlize
Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi
ufficiale recita: mentre
il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo
Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di
Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus.
Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella
presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il
predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere
insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
Taylor-Joy ha rivelato che il
film è molto diverso
da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road
movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece
descritto come un racconto più “epico, che si
svolgesu un piùlungo periodo di
tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in
questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una
disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase
di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e
prodotto da George Miller insieme al suo
partner di produzione di lunga data Doug
Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà
anche Chris
Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosadebutterà
nelle sale il 23 maggio 2024.
Quentin Dupieuxha
abituato il suo pubblico ad un cinema dove la realtà e la sua messa
in scena si confondono (Réalité, Au Poste!,
Yannick – La rivincità dello spettatore,
Daaaaaalì), dove il fantastico è tutt’altro che
impossibile (Incredibile ma vero) e dove il grottesco è la
condizione a partire dalla quale rileggere la nostra quotidianità
(Doppia
pelle,
Mandibules – Due uomini e una mosca). Con Le
Deuxième Acte, presentato come film d’apertura del
Festival
di Cannes 2024, il regista francese torna dunque a
confrontarsi con queste dinamiche, raccontando attraverso il cinema
un’umanità sempre più in crisi.
In questa commedia
metacinematografica, composta essenzialmente da cinque
macro-sequenze, Dupieux si dimostra infatti interessato a
raccontare i temi che dividono oggigiorno l’umanità utilizzando la
settima arte quale mezzo ideale per mostrare il sempre più labile
confine tra vero e falso. In un continuo alternarsi di questi
estremi, si stabilisce dunque l’intento di porre in crisi gli
spettatori, senza privarli però di abbondante intrattenimento che
permette di digerire meglio il tutto e rendere Le
Deuxième Acte piacevole da guardare come tutti i
precedenti film di Dupieux.
La trama di Le Deuxième Acte
La vicenda ruota attora a Florence
(Lèa
Seydoux), che vuole presentare David (Louis
Garrel), l’uomo di cui è follemente innamorata, a suo
padre Guillaume (Vincent Lindon). Ma David non è
attratto da Florence e vuole sbarazzarsi di lei gettandola tra le
braccia del suo amico Willy (Raphaël Quenard). I
quattro personaggi si incontrano in un ristorante in mezzo al nulla
ed ha così inizio quello che dovrebbe essere un tranquillo e banale
momento conoscitivo. Ma i quattro sono in realtà attori alle prese
con la realizzazione di un film, cosa che porrà in crisi la
veridicità di quanto si osserva.
Compendio delle nevrosi dell’umanità
Cosa ci pone oggi in crisi? Cosa ci
fa sentire inadeguati rispetto al mondo circostante o ci fa credere
che questo sia oggetto di una profonda e incomprensibile
degenerazione? Quentin Dupieux ha delle idee a riguardo e le
riporta in Le Deuxième Acte, film fondato sulla
parola e che pertanto trova nelle lunghe conversazioni tra i
protagonisti la sua cifra stilistica, attraverso cui far emergere
tematiche come l’omosessualità, le guerre attualmente in corso,
l’ipocrisia del luccicante mondo dei divi e lo sviluppo
dell’intelligenza artificiale.
Ognuno di questi aspetti trova il
suo spazio nel film dando vita sia a interruzioni comiche quanto
anche a squarci che fanno entrare nel racconto una realtà che
sempre più si vorrebbe ignorare. Ecco allora che per i personaggi
diventa proibito affrontare le tematiche poc’anzi citate, pena il
rischio di finire sulla lista nera e vedersi banditi per sempre da
quello che è il loro mondo. Quando capita loro di allontanarsi da
ciò a cui devono attenersi – la sceneggiatura, da intendere come
metafora delle linee guida di questa società ipocrita – subentra
dunque quella realtà che si dimostrano del tutto impreparati a
gestire.
Come per evitare di doversi trovare
di fronte a questa incombenza, l’umanità sviluppa allora
l’intelligenza artificiale, che con i suoi algoritmi, le sue
percentuali e le sue feree regole sembra a suo modo venire in
nostro soccorso. Questa ulteriore presenza serve però a Dupieux non
solo per ironizzare su chi vorrebbe utilizzare tali strumenti in
campo cinematografico (richiamando dunque alla mente i recenti
scioperi hollywoodiani), ma anche per immaginare la sterilità di
una settima arte governata da queste dinamiche, con trame banali e
dialoghi privi di spessore umano.
Sarebbe però ingiusto etichettare
Le Deuxième Acte come un film satirico nei
confronti di questi aspetti e, in generale, del politicamente
corretto. Dupieux si inserisce senza dubbio in questo genere di
discorsi, ma il suo interesse sembra essere non quello di prendere
una vera e propria posizione a tal riguardo quanto offrire una
semplice raffigurazione di quanto questi temi abbiano portato allo
sviluppo di vere e proprie nevrosi nel genere umano, sempre più
diviso dinanzi a tali argomenti. Una raffigurazione che però non ha
particolari pretese di profondità intellettuale o di esplorazione
di tali dinamiche.
Alcune di esse vengono appena
accennate, ad altre è dedicata maggiore attenzione, ma tutte
appaiono voler essere affrontate da Dupieux come dei veri e propri
divertissement, frecce da scoccare nella mente dello
spettatore per sollevare riflessioni su cui sviluppare poi
autonomamente una propria opinione. In mezzo a questo brillante
caos, che regala ben più di una risata, spiccano i quattro attori
protagonisti, egualmente eccellenti nel dar vita a questi
personaggi che entrano ed escono dalla finzione, lasciando allo
spettatore il compito di chiedersi a cosa si stia effettivamente
assistendo.
Léa
Seydoux ha commentato il crescente movimento #MeToo
francese in occasione della conferenza stampa del Festival
di Cannes per la commedia di Quentin DupieuxThe Second Act, che
ha aperto il festival martedì sera.
“È una cosa meravigliosa che le
donne ora parlino apertamente. Le cose stanno chiaramente cambiando
ed era giunto il momento di farlo”, ha detto. “Ho
l’impressione che questo cambiamento sia effettivamente avvenuto.
Anche il film gioca con questa idea, parla anche di eventi molto
attuali e di questo movimento, in cui le donne ora parlano, e
questo è stato di fondamentale importanza affinché questo
cambiamento avvenisse”.
Seydoux ha continuato: “#MeToo è
molto importante. È una questione molto seria. Credo però che sia
necessario anche saperne parlare con umorismo. Nel film, questo
viene evidenziato in un modo molto divertente.Sui set c’è
rispetto, non c’è più questa familiarità, quando giriamo certe
scene c’è più rispetto e sento un cambiamento globale”.
Alla conferenza stampa della giuria,
la presidente Greta Gerwig
ha dichiarato: “Ho visto cambiamenti sostanziali nella
comunità cinematografica americana e penso che sia importante
continuare ad espandere quella conversazione. Quindi penso che si
stia solo muovendo tutto nella direzione corretta per mantenere
aperte quelle linee di comunicazione”.
Léa
Seydoux, un pilastro del cinema francese, ha
guadagnato popolarità tra il pubblico di lingua inglese come Bond
Girl in Spectre del 2015, e più recentemente ha
interpretato il ruolo di Lady Margot in Dune:
Parte Due di Denis Villeneuve.