La prossima serie audio
DC Comics ha ufficialmente una data di uscita, con
Spotify e Warner Bros. che confermano
che Harley Quinn e The Joker: Sound
Mind uscirà il 31 gennaio
2023.
La data è stata confermata in
un trailer audio recentemente pubblicato per la serie, che offre
agli ascoltatori un assaggio delle interpretazioni di
Christina Ricci, Billy Magnussen e Justin
Hartley su alcuni dei personaggi più iconici della
DC.Puoi ascoltare il trailer
di Harley Quinn e The Joker: Sound Mind
qui sotto:
Harley Quinn e The
Joker: Sound Mind, interpretata da Christina Ricci
(Yellowjackets, The
Matrix Resurrections, The Addams Family)
nei panni di Harleen Quinzel, includerà anche Billy
Magnussen (No Time to Die , The
Many Saints of Newark) nei panni del Joker, e Justin
Hartley (This is US) nei panni di Bruce
Wayne/Batman. La serie è sviluppata da Eli Horowitz, che in
precedenza ha lavorato alla serie audio sceneggiataHomecoming.
Altri membri del cast della
serie includono:
Mary Holland nel ruolo di Margaret Pye/Gazza
Elias Koteas nel ruolo di Nicky Quinzel
Fred Melamed nel ruolo di Bob
Stephen Root nel ruolo di Grunfeld
Andre Royo nel ruolo di Arnold Wesker alias Il
ventriloquo
Amy Sedaris nel ruolo della zia Rose di
Harleen
“Quando gli ascoltatori
incontrano Harley, lei è la dottoressa Harleen Quinzel, una
talentuosa psicologa dell’Arkham Asylum di Gotham City determinata
ad aiutare i pazienti che i suoi colleghi hanno cancellato”, si
legge nella sinossi ufficiale della serie. “Ma suo padre è
malato e ha bisogno di una costosa operazione salvavita che Harleen
non può permettersi. Quindi, quando incontra “Patient J”, un
criminale unico che sembra avere uno strano potere su tutti tranne
che su di lei, Harleen prende una decisione fatidica: usare la sua
relazione con J per ottenere ciò di cui ha bisogno, portando
entrambi su una strada pericolosa. che cambierà per sempre le loro
vite.”
Questa sarà la seconda
partnership di Spotify con Warner Bros. e DC dopo il loro accordo
pluriennale per la produzione di contenuti audio e seguirà la serie
di successo Batman:
Unburied , che è rapidamente arrivata in
cima alle classifiche dei podcast di Spotify in 17
mercati.
Il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, è tornato ancora una volta su
Twitter per mettere le cose in chiaro sulle questioni relative ai
prossimi film DC. Questa volta, Gunn ha smentito una voce su
chi potrebbe interpretare Superman nel nuovo
Universo DC. Rispondendo a un tweet di Super Film News in cui si
affermava che Jacob Elordi di Euphoria
sarebbe il nuovo Superman,
Gunn ha detto che nessuno è stato ancora
scelto. Il regista e il co-CEO hanno continuato
dicendo che non farà il casting fino a quando la sceneggiatura non
sarà almeno vicina alla fine e che, sebbene abbia delle cose da
annunciare nel prossimo futuro, l’attore di
Superman non sarà uno di quegli annunci.
My thoughts are no one has been cast as
Superman yet. Casting, as is almost always the case with me, will
happen after the script is finished or close to finished, and it
isn’t. We’ll announce a few things in not too long, but the casting
of Superman won’t be one of them. 🧜♂️ https://t.co/2SGWV2RSI7
La prossima uscita del
DC
Universe saràShazam! Furia
degli Dei, che uscirà il 17 marzo 2023.
Sarà seguito da The
Flash, con protagonista il
travagliato Ezra
Miller, Blue
Beetle e Aquaman
e il Regno Perduto. Il futuro in
seguito è attualmente incerto poiché Gunn e Safran decideranno il
loro piano decennale per la DC
The
Flash è ancora sulla buona strada per l’uscita entro
la fine dell’anno, ma un recente rapporto di One Take News
suggerisce che presto inizierà un nuovo ciclo di riprese. Il
rapporto è arrivato tramite un nuovo tweet dall’account Twitter
“Big Screen Leaks”, che è il fondatore e redattore capo di
One Take News. Il tweet rileva che il film
subirà “alcuni giorni aggiuntivi di riprese minori” questo
mese. Un tweet di follow-up menziona che queste riprese non
sono state fatte per cambiare il finale, ma solo “per ritoccare
alcune inquadrature” nel film.
Was going to drop a cool story today but
there’s been a bit of a delay in getting it done so I’ll just post
this instead: THE
FLASH will be undergoing a few days of minor reshoots this
month.
The
Flash arriverà finalmente nelle sale il 23 giugno
2023. Il film vede
Ezra Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da
Justice League e sarà affiancato da Sasha
Callie nei panni di Supergirl e Michael Keaton nel suo grande ritorno nei
panni di Batman, 31 anni dopo la sua ultima apparizione in
Batman Il Ritorno.
Tutto quello che c’è da sapere su
The Flash con Ezra Miller
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Mentre il figlio di Dom
Toretto, Brian, è stato un personaggio di sfondo nei film passati,
sembra che potrebbe avere un ruolo un po’ più importante
in Fast Xdato che
Leo Abelo Perry interpreterà il
personaggio.Secondo Variety,
Perry (Cheaper by the Dozen)
interpreterà Brian Marcos, figlio di Dom interpretato da
Vin
Diesel ed Elena Neves interpretata da Elsa Pataky. Il personaggio prende il nome dal
personaggio di Paul Walker nella serie, Brian
O’Connor. Brian è stato precedentemente descritto
in The Fate of the
Furious come un bambino che è stato
rapito e poi salvato. È stato anche visto brevemente
in Fast
and Furious 9 vivere con i
personaggi di Diesel e Michelle Rodriguez.
Perry è meglio conosciuto per
il suo ruolo nel remake di Cheaper by the
Dozen, diretto da Zach Braff
e Gabrielle Union. Oltre a interpretare Luca
in Cheaper by the
Dozen, il giovane attore ha anche avuto ruoli
in The Big
Leap, Blach-ish e
ABC’s Beauty and the Beast: A 30th
Celebration.
Cosa sappiamo su Fast X
Fast
X è diretto dal regista
di TransporterLouis
Leterrier, che ha preso il timone da Justin
Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato il
progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto da
Justin Lin e Dan Mazeau, con Justin
Lin ancora impegnato come produttore.
Basato sui personaggi creati
da Gary Scott Thompson, l’ultimo capitolo porta la famiglia in giro
per il mondo da Londra a Tokyo, dall’America Centrale a Edimburgo,
e da un bunker segreto in Azerbaigian alle brulicanti strade di
Tbilisi. Lungo la strada, i vecchi amici risorgeranno, i
vecchi nemici torneranno, la storia verrà riscritta e il vero
significato della famiglia verrà messo alla prova come mai prima
d’ora.
Nora Ephron è
universalmente riconosciuta come una delle migliori sceneggiatrici
e registe della commedia romantica statunitense. Negli anni ha
infatti regalato al cinema opere iconiche come Harry, ti presento Sally…,
Insonnia d’amore e
Julie & Julia. Tra i suoi lavori più apprezzati si
annovera però anche il film del 1998 C’è posta per
te, basato sull’opera ungherese Parfumerie,
scritta nel 1937 da Miklos Laszlo. Anche in questo
caso, come nella miglior tradizione di questo genere di film, si
ritrovano due personaggi alle prese con una serie di imprevisti che
li porteranno a scoprirsi non come nemici bensì come anime
estremamente affini.
Dall’opera di Laszlo era già stato
tratto un film nel 1940 dal celebre Ernst
Lubitsch, intitolato Scrivimi fermo posta.
Costituendo a suo modo un remake di questo, C’è posta per
te si aggiorna naturalmente ai mezzi di comunicazione del suo
periodo. I due protagonisti non si innamorano più scrivendosi per
fermoposta bensì per e-mail. Un cambio che ha permesso di rendere
la storia ancora attuale senza snaturare il suo cuore e i suoi
sentimenti fondanti. Da sempre impegnata nel dar vita a racconti
quanto più personali possibile, anche stavolta la Ephron riuscì a
toccare il cuore di molti.
Il film arrivò infatti a guadagnare
oltre 250 milioni di dollari in tutto il mondo, e ancora oggi è
considerato una delle commedie romantiche più iconiche e importanti
di sempre. Questo proprio per il suo essere universale con una
storia esistente da sempre. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle frasi più belle del film.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
C’è posta per te: la trama del film
La vicenda si svolge a New York,
dove Joe Fox e Kathleen Kelly
vivono e lavorano a pochi isolati di distanza. Senza saperlo, i due
frequentano gli stessi negozi, passeggiano per le stesse strade e
osservano gli stessi luoghi. Nonostante ciò, i due non sanno
dell’esistenza l’uno dell’altro né hanno mai avuto un qualsiasi
tipo di interazione. Ancor di più, i due sono inconsapevolmente
nemici giurati. Kathleen gestisce infatti una piccola libreria per
bambini ereditata dalla madre, che fatica però a portare avanti a
causa della grande catena di librerie gestita proprio da Joe.
Pur essendo entrambi impegnati in
una relazione, nessuno dei due è veramente innamorato del
rispettivo partner. Finiscono così un giorno per conoscersi in una
chatroom, intraprendendo dapprima un’amicizia e piano piano un
legame sempre più sentimentale. Qui Joe e Kathleen si parlano a
cuore aperto, confidandosi segreti, sogni e passioni. Entrambi
mantengono però l’anonimato, ignorando dunque la rispettiva
identità. Quando questa sarà loro nota, avranno inizio una serie di
imprevedibili ripercussioni, che li porteranno a dover rimettere in
discussione tutto in nome dell’amore.
C’è posta per te: il cast del film
Per dar vita al suo nuovo film, la
Ephron chiamò nei panni due protagonisti Joe e Kathleen gli attori
Tom Hanks e
Meg Ryan, che
avevano già lavorato con lei per il precedente Insonnia
d’amore. Per prepararsi al ruolo, la Ryan trascorse realmente
del tempo a lavorare in una piccola libreria di New York, la Books
of Wonder, al fine di poter comprendere al meglio il contesto, le
dinamiche e, di conseguenza, il personaggio. L’attrice inoltre,
ricevette il suo primo computer proprio durante la lavorazione di
questo film. Hanks, invece, si è a sua volta preparato studiando il
settore e per l’intera durata delle riprese si è realmente
scambiato numerose email con la Ryan, al fine di consolidare il
loro rapporto.
Nel film, poi, è presente il comico
Dave Chappelle nei panni di Kevin Jackson,
amico di Joe. Chappelle desiderava da tempo recitare con Hanks,
avendo precedentemente rifiutato un ruolo in Forrest Gump,
poi pentendosene. Hanks suggerì dunque l’amico alla Ephron per
questo film, la quale finì con lo sceglierlo. Vi è poi Greg
Kinnear, noto per il film Qualcosa è cambiato,
nei panni di Frank Navasky, il fidanzato di Kathleen. L’iconica
attrice Parker Posey interpreta Patricia Eden
mentre Steve Zahn, Jean Stapleton
e Heather Burns interpretano i dipendenti di
Kathleen: George, Birdie e Christina. John
Randolph, qui al suo ultimo film prima della scomparsa, è
infine Schuyler Fox.
C’è posta per te: le frasi
più belle, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. C’è posta per
te è infatti disponibile nel catalogo
di Rakuten TV,Chili,Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 13
gennaio alle ore 21:10 sul canale
La 5.
Qui di seguito si riportano invece
alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai
personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente
comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate
personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del
film:
Accendo il mio computer,
aspetto con impazienza che si colleghi, vado online e trattengo il
respiro finché non sento quelle paroline magiche, “C’è posta per
te”. Non sento niente, non un suono per le strade di New York,
tranne il battito del mio cuore, ho posta da te.
(Kathleen)
Per quanto mi riguarda, Internet è solo un modo nuovo per
essere respinto da una donna. (George)
Kevin, questa donna è la
creatura più adorabile in cui mi sia mai imbattuto e anche se alla
fine venisse fuori che è attraente quanto una cassetta delle
lettere… sarei un pazzo a non cambiare completamente vita per
sposarla. (Joe)
Volevo tanto che fossi tu; volevo che fossi tu con tutta me
stessa. (Kathleen)
Un giorno ti spiegherò tutto. Nel frattempo, sono qui.
Parlami. (Joe)
In occasione dell’uscita,
il 13 gennaio su Apple
TV+, della docu-serie in quattro puntate La lotta per il calcio – Il caso Super League,
abbiamo raggiunto il regista del progetto, il vincitore dell’Emmy
Jeff Zimbalist, che ci ha raccontato la sua
esperienza nella realizzazione di quello che può definirsi un film
inchiesta su uno dei casi che ha scosso il mondo del calcio, lo
sport più amato (e più redditizio) del mondo: il caso della Super
League.
Come ti sei
approcciato a questo progetto?“Con lo stesso
atteggiamento che ha avuto una grande porzione del mondo. La
notizia, nell’aprile 2021, ha catturato la mia attenzione. La
portata e il potenziale impatto di una Super League era scioccante,
era un vero e proprio tentativo di destabilizzare i vertici
dell’industria del più grande sport del mondo, e coinvolgeva 12 dei
più grandi club esistenti 12 dei più grandi brand del mondo che
volevano mettere in piedi un campionato che avrebbe sostituito la
più grande competizione del pianeta: la Champions League.
Mi interessava che
questo evento avrebbe avuto una risonanza che andava molto oltre lo
sport in sé. Le 48 ore successive al trapelare della notizia hanno
visto una risposta travolgente da parte dei tifosi, ma anche delle
dirigenze, tutto il mondo ha espresso la sua opinione, dall’Europa
all’Asia, passando per il Medio Oriente, sono intervenuti persino i
Reali e i Capi di Stato. Ci sono state persino proteste violente in
strada in alcune città.”
Il documentario
si apre con l’affermazione che il calcio è la cosa più importante
del mondo tra le cose di nessuna importanza. Alla luce di questa
affermazione, come ti sei approcciato a questo film?
“Ho assunto
l’atteggiamento di persona che segue il calcio da fan ma anche da
professionista che racconta le storie in cui il calcio è un
microcosmo, mi trovo spesso a pensare che il calcio rispecchia i
valori della società nel momento storico che vive. Così avevo molte
domande in merito a quella notizia, soprattutto per chi prende le
decisioni. E così con i miei co-produttori su zoom abbiamo
cominciato a mettere insieme i pezzi costruendo una indagine
accurata ed equilibrata di ciò che stava accadendo. Abbiamo
immaginato che la serie non avesse cattivi o buoni, né risposte
facili, ma fosse un’opportunità per guardare da vicino un’industria
che fattura 4 miliardi l’anno.”
Il punto di
partenza dell’indagine è stata la necessità di rispondere a una
domanda precisa:“Una delle domande centrali della
serie è quale ruolo ha la voce dei fan nel raccontare la storia
dello sport e nello scrivere la storia futura del calcio. Abbiamo
evidenziatodue correnti in questo momento storico che secondo me è
di crisi di identità per questo sport. Da una parte c’è il
desiderio delle persone di proteggere il gioco, le sue radici da
working class e la meritocrazia di questo sport nella piramide
europea, i valori di speranza che vengono con quella tradizione, un
elemento centrale per la definizione dello sport. Ma c’è anche un
altro aspetto, ovvero quello legato al business di intrattenimento.
C’è una guerra tra capitalismo e democrazia sociale, è la battaglia
centrale per l’anima del calcio.”
La lotta per il calcio – Il
caso Super League, l’intervista al regista
Qual è stato il
processo di costruzione della storia, della scelta degli
intervistati, del montaggio?
“Era importante per
noi che estendessimo il report oltre la superficie dei tweet e che
quindi andassi oltre gli articoli e tutto ciò che era già uscito
all’inizio della questione. Avevamo accesso a coloro che ai più
alti livelli di questo caso prendevano le decisioni, da entrambi i
lati, di questa saga chiamata Ward for football. Avevamo la
possibilità di far tifare i fan per una parte o per un’altra a
seconda di ciò che proponevamo, e poi fare l’esatto contrario. E
mentre si va avanti, nel corso dei 4 episodi in cui è divisa la
docu-serie, raggiungiamo diversi livelli di complessità. Alla fine
non ci sono risposte facili, ma ci sono grandi domande sul ruolo
dello sport, della morale e della cultura in particolar modo in
merito a quello che è diventato uno dei maggiori business del
mondo.”
In passato hai
già lavorato a film sul calcio, in particolare nel 2014 hai diretto
un documentario sulla giovinezza di Pelè. Cosa ti affascina così
tanto di questo sport?
“È il più grande
sport del mondo, muove soldi e mercato e raccoglie tante persone,
ognuna di esse con un’opinione precisa. Credo che il calcio
rispecchi la società e i suoi drammi e la morale della comunità
globale. La sua diffusione è mondiale e la diversità degli
interessi che confluiscono nel calcio è quello che amo
raccontare.”
La serie di FX
Fleishman a pezzi, tratta dal romanzo
bestseller di Taffy Brodesser-Akner, debutterà con tutti gli
episodi in Italia il 22 febbraio in esclusiva su Disney+.
Fleishman a
pezziracconta la storia di Toby Fleishman
(Jesse
Eisenberg), 41 anni, divorziato da poco, che si tuffa
nel nuovo e coraggioso mondo delle app di appuntamenti, ottenendo
un successo che non ha mai avuto quando era più giovane, prima di
sposarsi alla fine della scuola di medicina. Ma proprio all’inizio
della sua prima estate di libertà, la sua ex moglie, Rachel
(Claire
Danes), scompare, lasciandolo con Hannah (Meara
Mahoney Gross) di 11 anni e Solly (Maxim Swinton) di 9, senza
sapere dove sia o se abbia intenzione di tornare. Mentre cerca di
bilanciare la genitorialità, il ritorno dei vecchi amici Libby
(Lizzy
Caplan) e Seth (Adam
Brody), una potenziale promozione all’ospedale che
tarda ad arrivare e tutte le donne attraenti che Manhattan ha da
offrirgli, si rende conto che non sarà mai in grado di capire cosa
sia successo a Rachel finché finalmente non affronterà ciò che è
successo al loro matrimonio.
La serie è stata creata per la
televisione da Taffy Brodesser-Akner, che ha adattato il suo
acclamato romanzo ed è executive producer insieme a Sarah
Timberman, Carl Beverly e Susannah Grant. Anche Valerie Faris e
Jonathan Dayton (Little Miss Sunshine, La
battaglia dei sessi) sono executive producer e hanno diretto
diversi episodi della serie. Shari Springer Berman e Robert Pulcini
sono ulteriori executive producer per alcuni episodi da loro
diretti. Fleishman a pezzi è prodotta
da ABC Signature.
Un efficace sistema di parental
control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza
di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al
“Profilo Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati
possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un
pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per
garantire massima tranquillità ai genitori.
Laggiù qualcuno mi ama, il docu-film
di Mario Martone omaggio a Massimo
Troisi, verrà presentato al 73º Festival Internazionale
del Cinema di Berlino nella sezione Berlinale Special.
Laggiù qualcuno mi ama è il
viaggio personale di Mario Martone nel cinema di
Massimo Troisi. Montando le scene dei suoi film Martone vuole
mettere in luce Troisi come grande regista del nostro cinema prima
ancora che come grande attore comico, e per farlo delinea la sua
parabola artistica dagli inizi alla fine, inquadrandolo nella
temperie degli anni in cui si è formato e nella città comune ai due
registi, Napoli. Col montaggio dei film si intersecano alcune
conversazioni, non con persone che frequentavano Troisi, ma con
artisti che lo hanno amato e ne sono stati influenzati, come
Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e
Picone, critici che lo hanno studiato, come Goffredo
Fofi e la rivista Sentieri selvaggi, e due tra gli artefici della
sua opera postuma, Il postino, Michael Radford e
Roberto Perpignani. Fa eccezione Anna Pavignano che con Troisi
scriveva i suoi film e che Martone vuole incontrare per indagare i
processi creativi da cui essi scaturivano, e che
collabora al film mettendo a disposizione dei preziosi materiali
inediti
Natalia Beristain
si fa corazza per il suo nuovo film Ruido – Una voce che non si spegne. La
regista, come lei stessa racconta, decide di affrontare una
tematica molto attuale nel Messico, quella dei femminicidi
e delle scomparse improvvise. Un fenomeno che a ben
guardare sembra non interessi nessuno al di là di quella
“frontiera” inesistente che lo separa dall’America del Nord.
Una ribellione, quella della
Beristain, che si tramuta in coraggio di portare, seppur sul
piccolo schermo di Netflix,
una denuncia fatta a gran voce, il cui impatto spera possa creare
uno tsunami in grado di travolgere tutto il mondo. La pellicola è
stata presentata al Festival di San Sebastian 2022, per poi
approdare in piattaforma l’11 gennaio.
Ruido – Una voce che non si spegne,
la trama
Julia (Julieta
Egurrola) è una madre che ha perso da nove mesi sua
figlia, Ger. Mentre la Polizia sembra non interessarsi come
dovrebbe al suo caso, e l’ex marito sceglie di arrendersi, la donna
decide di iniziare le ricerche da sola, aiutata dalla giornalista
Abril (Teresa Ruiz). Seppur provata dal suo
dolore, Julia comincia un viaggio per l’America Latina nella
speranza di trovare qualche indizio che possa portarla alla
figlia.
Mentre Julia cerca la figlia Ger in
solitaria, cercando di rimanere in piedi, il suo cammino si
intreccia con le storie di coraggio e le lotte delle varie donne
che incontra, interfacciandosi con un una forza che neppure lei
pensava di conoscere.
Una denuncia contro la
criminalità
Non si può vivere nella paura,
altrimenti come si riesce a combattere il male? Una domanda che
Natalia Beristain si è posta dietro la macchina da presa dopo anni
di esitazione per il film, con l’intento di fotografare una
realtà di cui poco si parla, quella della criminalità in
Messico. La regista decide di portare sullo schermo, forse troppo
soffocata dalle inquadrature strette dello streaming, una storia
dal taglio amaro in cui amore e sofferenza si fondono per poter
marciare in una lotta pericolosa ma necessaria. In Ruido –
Una voce che non si spegne, c’è il coraggio prima di tutto
di una donna vera, Natalia, che traspone se stessa in Julia,
interpretata da una toccante Julieta Egurrola, e poi di una
collettività martoriata nel profondo.
Julia, nella pellicola della
Beristain, diventa specchio di quelle madri in Messico che da tempo
devono sopportare il dolore della scomparsa dei propri
familiari a causa di una guerra, quella al narcotraffico,
che ha mietuto 90.000 vittime. Una figura, la sua, che seppur
ricoperta dal tormento, riesce a protestare contro le ingiustizie,
gli abusi e le violenze, e si fa portavoce dell’urlo e della
battaglia di tante famiglie che ancora vivono nel lutto della
perdita.
Nel portare in scena uno Paese in
ginocchio, che funge da cerniera fra le due Americhe, la Beristain
si avvale di una regia didascalica, dalle
inquadrature spesso fisse, funzionale per un racconto in cui non si
vuole architettare una trama complessa e dalle mille digressioni,
quanto piuttosto una fotografia della situazione fuori controllo
del Messico, in cui l’indifferenza della Polizia e i criminali
impuniti producono un rumore molto forte. Ed è proprio alla
protagonista che la regista affida il compito di insinuarsi
in quel rumore assordante per dare vita a un eco che si
espande.
Diventa dunque chiaro che
Ruido – Una voce che non si spegne, non si pone al
suo pubblico con fare ammaliatore, poiché il suo intento è essere
un film di denuncia e non di verità o bellezza estetica. È il grido
intimo della regista e del suo popolo, con il messaggio di non
abbassare mai la testa e non lasciarsi scavalcare. Perché se
nessuno ti ascolta, se nessuno ti vede, se nessuno ti aiuta allora
è meglio rimboccarsi le maniche da soli, piuttosto che osservare
nell’ombra.
Immagini d’archivio relative al
giorno dell’armistizio nella Baie de Somme ci introducono nella
campagna francese del 1918, offrendo così una ricostruzione di quei
luoghi e dell’atmosfera di quel periodo che difficilmente si
sarebbe potuta ottenere con immagini realizzate al giorno d’oggi.
Si apre così il nuovo film del regista Pietro Marcello dal titolo
Le vele scarlatte (L’envol), il
suo nuovo progetto di finzione dopo Martin Eden e il primo
realizzato in Francia. Liberamente ispirato al romanzo del 1923Le vele scarlatte, dello scrittore russo Aleksandr
Grin, il film comprende al suo interno molteplici anime,
dal rapporto tra padre e figlia al conflitto tra tradizione e
modernità, dall’esaltazione della natura a quella del
femminile.
È proprio Marcello a definire
questo come il suo primo film dedicato alla femminilità e che trova
in Juliette (Juliette Jouan) la
sua protagonista ideale. La ragazza, orfana di madre, cresce in una
comune di stampo matriarcale sotto la protezione del padre
Raphael (RaphaëlThiéry), un reduce di guerra indurito dalla vita
tornato ora a dedicarsi alla sua attività di artigiano del legno.
Vivendo come dei reietti, lontani dal paese e ancor di più dalla
città, Juliette e suo padre crescono insieme come possono, fino a
quando non arriva il momento di prendere delle decisioni non più
rimandabili, che cambieranno per sempre le loro vite.
Una fiaba sull’indipendenza
Presentato alla Festa del
Cinema di Roma, Le vele scarlatte è stato
accostato dal suo regista, e non solo da lui, a Martin Eden. Si tratta
però di un accostamento per contrasto, poiché lì dove il
protagonista del precedente film di Marcello dava vita ad un vero e
proprio tradimento degli affetti per poter diventare altro da ciò
che è, la Juliette protagonista del nuovo lungometraggio li
protegge invece anche a costo di prendere scelte che ad occhi
altrui potrebbero apparire folli. Si ritrova in questa libertà di
scelta molto del discorso sul femminile e sull’indipendenza che il
regista sceglie di portare avanti con il nuovo film.
La sua protagonista, così come le
altre donne che la circondano, non appaiono mai succubi e riescono
a costruirsi la propria indipendenza giorno dopo giorno. Per loro
Marcello costruisce un contesto dai toni fiabeschi, aiutandosi non
solo con le immagini d’archivio, elemento ricorrente in tutti i
suoi film, ma anche con la fotografia di Marco
Graziaplena. I due danno vita ad immagini poetiche non
solo per composizione ma anche per colori ed effetti di luce, i
quali donano all’intero film un senso di spensieratezza anche nei
momenti più tesi del racconto. L’attenzione per i dettagli di
Marcello è ormai cosa nota e Le vele scarlatte non fa
eccezione.
Ecco dunque che nel dover
descrivere il contesto rurale e arretrato in cui si muovono
Juliette e suo padre, egli dà vita ad un’esaltazione della natura e
dell’attività umana che è già di per sé uno dei motivi migliori per
guardare il film e che sembra citare in più
occasioni Il pianeta azzurro,
capolavoro del documentario naturalista realizzato nel 1982 da
Franco Piavoli. Tra dettagli, piccoli gesti e
momenti che sembrano sospesi nel tempo, Marcello concretizza
davanti ai nostri occhi un panorama visivo e sonoro in cui spiccano
personaggi propri del loro tempo eppure estremamente moderni, i cui
valori risultano attuali specialmente per il nostro tempo
presente.
Personaggi tra tradizione e modernità
A contribuire alla bellezza visiva
e tematica del film ci pensano in particolar modo anche i due
interpreti principali. La scoperta Juliette Jouan
ha il volto ideale per comunicare tutto il senso di giovinezza e di
curiosità del suo omonimo personaggio, caratterizzandola anche per
forza di carattere. A suo modo diverso è invece il discorso da fare
relativamente a Raphaël Thiéry, un volto
particolarissimo, duro, dietro il quale si muove però una dolcezza
rara. Degne di nota sono le sue mani, su cui Marcello indugia
comprensibilmente non poco. Sono mani tozze, ruvide, piene di
calli. Mani che hanno fatto la guerra ma grazie alle quali prendono
forma autentiche bellezze di legno.
Questi due reietti ideati si fanno
portatori di quel conflitto tra tradizione e modernità presente
anche in altre opere di Marcello, il quale li contrappone qui in
particolare all’aviatore Jean (interpretato dal celebre Louis Garrel),
rappresentante invece di una modernità che appare però priva di
certezze e solidi valori. Attraverso questo contesto fiabesco, in
cui si animano personaggi altrettanto fiabeschi, il regista dà
dunque forma ad una storia molto semplice, affrontata con un fare
documentaristico che non si priva di forti sentimenti, i quali, al
termine della visione, avranno lasciato incantato lo spettatore che
avrà scelto di aprire il proprio cuore a tale racconto.
Mia Hansen-Love
torna dietro la macchina da presa con una storia dal grande impatto
emotivo, Un bel mattino. Per il suo nuovo racconto
impiantato nella sua Parigi, la regista sceglie Léa
Seydoux nel ruolo della struggente Sandra, e ne
esplora così l’animo in combutta fra una perdita che sempre più si
affaccia nella sua vita e un amore appena sbocciato, con il quale
dovrà fare i conti.
Come la stessa Hansen-Love afferma,
Un bel mattino si ispira alla malattia del padre
della regista, iniziando a scriverne la sceneggiatura quando egli
era ancora in vita. Il film è stato presentato alla
Quinzaine des Réalisateurs a Cannes
e uscirà nelle sale italiane il 12 gennaio
2023.
Un bel mattino, la trama
Sandra (Léa
Seydoux) è una madre single che lavora come interprete
e si trova ad affrontare un momento di grande incertezza della sua
vita: suo padre è malato e sempre meno autosufficiente, mentre
l’incontro casuale con un vecchio amico, Clément (Melvil
Poupaud), si trasforma presto in una relazione
appassionata.
Clément però è sposato e lei non
può abbandonarsi a questo grande amore come vorrebbe. Mentre cerca
di venire a capo di quella sua nuova relazione, Sandra deve fare i
conti anche con la consapevolezza della perdita del padre che,
piano piano, si sta spegnendo davanti ai suoi occhi.
Il ritratto di una grande forza
d’animo
Una sinfonia leggera e dolce, il
cui testo nasconde però un significato profondo e sofferente. È
questa la sensazione percepibile che si ha scorrendo fra le
sequenze di Un bel mattino, mentre la macchina da presa immerge lo
spettatore nell’apparente quotidianità tranquilla e ordinaria di
Sandra. Ma se in superficie l’apparenza inganna, dando uno sguardo
dentro si svela il tumulto di una donna provata
dalle condizioni del padre debilitato, il cui ricordo di lei si sta
affievolendo proprio come la sua vita, destinata a spegnersi.
La regista compone il racconto
ammantandolo di colori pastello, chiari e vividi, con sullo sfondo
la cornice di una Parigi che nasce e fiorisce nelle stagioni, per
restituire una rappresentazione delicata di una
donna che con eleganza, senza deturpare l’immagine di un tempo del
padre, vive in anticipo un lutto che presto si consumerà. Lo vive a
testa alta, nel silenzio del suo sguardo, in cui molto si
focalizzano alcune scene, a volte accompagnate da una musica
extradiegetica volta a enfatizzare i momenti di maggior pathos o
valore.
Un dolore silenzioso ma
presente
Mia Hansen-Love non vuole costruire
attimi melodrammatici a livello di sceneggiatura, poiché il vero
dolore non urla, non si espone, non parla. Si legge.
L’estremo pudore delinea il ritratto di Sandra,
elogiandone la sua immensa forza oltre che totale dedizione verso
il proprio genitore. E mentre questo stesso dolore alberga nella
protagonista, crescendo esponenzialmente e in parallelo con la
malattia del padre, un amore improvviso arriva a farle una carezza,
pronto a portare un po’ di pace nel suo cuore. Forse l’espediente
narrativo della relazione adulterina con Clément poteva evitarsi,
ma viene proposto in una modalità così tanto dolceamara da
apprezzarla nella sua semplicità di essere un tipico cliché.
Amore e morte, lutto e vita, forza
e fragilità, questi i capisaldi di Un bel mattino.
Contrasti che si incontrano, spogliati di qualsiasi filtro e
restituiti nella loro accezione più realistica, vera, autentica.
Una pellicola che non lascia spazio ad altre interpretazioni, che
vuole conciliare il bello della vita ma anche le sue
sfumature ombrose, un inno ad essa ma anche un atto di
consapevolezza verso la morte, l’ultima “compagna” con cui bisogna
prima o poi fare i conti.
Apple TV+
ha annunciato oggi la data d’uscita di Jane, la
nuova serie per famiglie e bambini, composta da dieci episodi,
ispirata al lavoro della dottoressa Jane Goodall e
nata da un’idea del vincitore dell’Emmy JJ Johnson
(“Dino Dana”, “Endlings”, “Lo scrittore fantasma”), Sinking
Ship Entertainment e il Jane Goodall Institute. “Jane”
farà il suo debutto il 14 aprile su Apple
TV+.
Ava Louise Murchison (“Reacher”) interpreta Jane Garcia, un’ambientalista in
erba di 9 anni che cerca di salvare animali in via di estinzione.
Usando la sua potente immaginazione, Jane, insieme ai suoi migliori
amici David, interpretato da Mason Blomberg (“Shameless”), e lo scimpanzé Greybeard sarà
protagonista di mirabolanti avventure per aiutare a proteggere gli
animali selvatici in tutto il mondo perché, secondo il suo idolo,
la dottoressa Jane Goodall: “Solo se capiamo, ci importerà. Solo se
ci teniamo, li aiuteremo. Solo se li aiutiamo, potranno essere
salvati”.
Il cast include anche Tamara Almeida (“Secrets at the Inn”), Dan
Abramovici (“Wayne”), l’esordiente Jazz Allen e Sam Marra
(“Stumptown”).
Sono entusiasta di questa
opportunità e del rapporto con Apple e Sinking Ship. Il
programma ‘Jane’ infonde un messaggio di speranza e ricorda ai
bambini che l’ambiente è qualcosa di cui tutti dobbiamo
preoccuparci, ispirandoli insieme ai loro genitori a fare la
differenza», ha affermato la dott.ssa Jane Goodall.
Da Sinking Ship Entertainment,
Jane, è una serie live-action/CGI ideata da
JJ Johnson, che è partner della compagnia e
produttore esecutivo insieme a Christin Simms, Blair Powers, Matt
Bishop e Andria Teather del Jane Goodall Institute.
Jane segna la seconda serie Apple Original
prodotta da Sinking Ship Entertainment, unendosi alla serie
vincitrice del Daytime Emmy Award “Lo scrittore fantasma”.
La crescente offerta di serie e
film originali pluripremiati per bambini e famiglie su Apple
TV+ comprende anche straordinarie proposte per tutte le età,
come “Supersorda”, “La nostra piccola fattoria”, “Anatra e
Oca”, “Pigna e Pony”, “Fraggle Rock: Ritorno alla grotta”
e “Professione spia” della Jim Henson Company; la serie
vincitrice del Peabody Award e dell’Emmy “Acquasilente”,
“Helpsters” di Sesame Workshop, “Wolfboy e la fabbrica del tutto”
della HITRECORD di Joseph Gordon-Levitt e Bento Box
Entertainment, “I tuoi amici Sago Mini”, il candidato al Children &
Family Emmy Award “Ciao, Jack! Che spettacolo la gentilezza” di
Jack McBrayer e Angela C. Santomero, “Snoopy nello spazio”, la
serie candidata al Daytime Emmy Award, “Le avventure
di Snoopy”, “Mettiamoci in moto Otis!”. Tra le proposte
live-action ci sono “Ambra Chiaro” di Bonnie Hunt, “Un passo
alla volta”, “Le ragazze del Surf” e “La vita
secondo Ella”.
In occasione della presentazione
alla stampa di Le Vele Scarlatte, abbiamo incontrato
Juliette Jouan e Raphael Thiery, protagonisti del
film, che hanno parlato della loro esperienza con il film di
Pietro Marcello, che ha aperto la
Quinzaine des Realisateurs di Cannes
2022. Il film è al cinema dal 12 gennaio distribuito da 01
Distribution.
Le Vele Scarlatte, la trama
Da qualche parte nel nord della
Francia, Juliette, giovane orfana di madre, vive con il padre,
Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale.
Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito
solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga
che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla
via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella
profezia. Liberamente ispirato a Le vele
scarlatte di Aleksandr Grin,
scrittore russo pacifista del XX secolo, il film di Pietro Marcello
è un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il
realismo magico.
Le Vele Scarlatte è un film di
PIETRO MARCELLO con JULIETTE JOUAN,
RAPHAËL THIÉRY, NOÉMIE LVOVSKY con la partecipazione
speciale di LOUIS GARREL e con YOLANDE
MOREAU.
In occasione della presentazione
alla stampa di Le Vele Scarlatte, abbiamo incontrato il
regista, Pietro Marcello, che ha parlato del suo
ultimo film che ha aperto la Quinzaine des Realisateurs di
Cannes 2022. Il film è al cinema dal 12 gennaio
distribuito da 01 Distribution.
Le Vele Scarlatte, la trama
Da qualche parte nel nord della
Francia, Juliette, giovane orfana di madre, vive con il padre,
Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale.
Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito
solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga
che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla
via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella
profezia. Liberamente ispirato a Le vele
scarlatte di Aleksandr Grin,
scrittore russo pacifista del XX secolo, il film di Pietro Marcello
è un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il
realismo magico.
Le Vele Scarlatte è un film di
PIETRO MARCELLO con JULIETTE JOUAN,
RAPHAËL THIÉRY, NOÉMIE LVOVSKY con la partecipazione
speciale di LOUIS GARREL e con YOLANDE
MOREAU.
Diretto dalla regista premio
Oscar® Laura Poitras, TUTTA LA BELLEZZA E IL
DOLORE (All
the Beauty and the Bloodshed), Leone
d’Oro alla 79. Mostra del Cinema di Venezia, è la storia
intima ed emozionante di Nan Goldin una delle più
influenti fotografe contemporanee e attivista di fama
internazionale, a partire dalla sua battaglia contro la potente
famiglia Sackler, tra le maggiori responsabili della crisi degli
oppioidi che negli ultimi venticinque anni ha causato negli Stati
Uniti oltre 100.000 morti per overdose da
farmaco.
Laura Poitras (Premio Oscar
per CITIZENFOUR) racconta dunque l’epopea umana
e artistica di Nan Goldin, grazie all’utilizzo di
fotografie, dialoghi intimi e filmati finora inediti; alterna
privato e pubblico con le immagini che raccontano le azioni del
gruppo P.A.I.N., fondato da Goldin per togliere lo stigma sulla
dipendenza e denunciare la Sackler, la famiglia che da una parte
era benefattrice dei principali musei del mondo e dall’altra è
stata responsabile della produzione di farmaci che creano
dipendenza, fino all’overdose.
Una scandalosa pagina della storia
americana che ha fatto epoca che si intreccia con le vicende
biografiche di questa artista unica che si è fatta strada nella
vita con le unghie e con i denti, fino ad affermarsi come una delle
più influenti fotografe contemporanee. Un percorso di vita
tumultuoso e appassionante che ha donato a Nan Goldin uno sguardo
unico sulla realtà e la capacità di intravedere e sublimare con la
sua arte tutta la bellezza del mondo, tutto il suo
dolore.
«Ho iniziato a lavorare a questo
film con Nan nel 2019 – dice Laura
Poitras – due anni dopo che aveva deciso di
sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la
responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler
nell’alimentare la crisi da overdose. All’inizio sono stata
attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che
ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato
denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la
possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre
parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che
volevo raccontare… ».
In sala il 12, 13 e 14 febbraio
distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm
Collection.
Geena Davis parla del comportamento di
Bill Murray sul set di Scappiamo
col malloppo, film in cui hanno lavorato insieme nel 1990.
L’attore comico, molto amato e conosciuto per il suo periodo in
Saturday Night Live e per film come Ghostbusters,
ha recentemente subito un calo di reputazione a causa delle
lamentele contro il suo
comportamento sul set di Being Mortal, che ha
causato l’interruzione della produzione. Da allora, nel corso dei
mesi successivi, c’è stata una maggiore attenzione sul
comportamento di Murray sul set, cosa che ha portato alla luce
diversi episodi in cui l’attore non sembra essersi comportato con
professionalità.
Geena Davis è tra
coloro che ha raccontato la sua esperienza negativa sul set con
Bill Murray. Nel suo libro di memorie Dying of Politeness,
l’attrice ha rivelato che Murray l’ha terrorizzata sul set del film
Scappiamo col malloppo del 1990, e durante
una recente intervista sul podcast, On with Kara Swisher, Davis ha
raccontato nel dettagli due episodi da quel set:
“Sono andata a incontrare Bill
Murray e il suo co-regista e produttore in una suite d’albergo.
Sono entrata e sono andata a sedermi con tutti i presenti. Ma Bill
Murray è saltato fuori e ha detto: “Ehi, hai mai provato il
thumper (un dispositivo per
massaggi, ndr)?” E io ho risposto: “Cosa? No. Che cos’è?” “Bene,
vieni a provarlo.” “No, no, no.” “Sdraiati qui. Voglio provarlo su
di te.” E io: “No, no, no grazie”. E lui continuava a insistere. E
io continuavo a dire “No” al punto in cui avrei dovuto urlargli
contro: “Smettila di chiedermelo, cazzo! Non lo farò. Capisci?”
Cosa che ero troppo timida per fare. Quindi mi sono appollaiato
sull’angolo del letto e l’ho lasciato fare, e lui l’ha fatto per
circa un secondo, e poi non ha chiesto se mi piacesse o altro.
Quindi ho capito che era solo per vedere se poteva costringermi a
fare qualcosa di inappropriato…
Stavamo girando una scena enorme
in un incrocio a Manhattan con centinaia di comparse e una troupe
gigantesca e tutta quella roba. E mi hanno detto: “Siamo pronti per
farti venire sul set”. E ho detto: “Bene, i costumisti mi hanno
chiesto di aspettare qui un secondo. Posso farlo o devo venire con
te?” Pochi secondi dopo, Bill Murray – in un completo costume da clown,
tra l’altro – sbatte contro la roulotte con gli occhi fuori dalle
orbite e inizia a urlarmi contro e imprecare contro di me: “Vattene
là fuori! Che cazzo stai facendo? Muoviti! Muoviti!” E si è messo
dietro di me e mi ha urlato all’orecchio: “Muoviti! Muoviti più
veloce! Muoviti!” E siamo arrivati a quell’incrocio dove c’erano
centinaia di persone che lo guardavano, e lui continuava così
finché non ha detto “Stai lì”, indicando un segno sul marciapiede e
iniziando la ripresa. Parlarne in realtà, è ancora molto commovente
per me perché mi vergognavo così tanto, sai, pensavo di essere
qualcuno che voleva fare le cose per bene. Sai?”
Davis è solo una dei tanti attori
che hanno parlato del cattivo comportamento di Murray sul set. In
un podcast nel 2021, Lucy Liu
ha rivelato che Murray le ha rivolto insulti “imperdonabili
e inaccettabili” sul set di Charlie’s Angels,
che secondo quanto riferito ha portato a un lungo scontro tra i due
sul set del film del 2000. Bill Murray insiste sul fatto che lui e Liu da
allora hanno fatto pace, mentre la star di Kill
Bill ha detto che non ha rancore nei suoi confronti.
Una delle regole che un
giocatore d’azzardo dovrebbe costantemente seguire è abbandonare il
tavolo da gioco quando si sta vincendo. È quello che avrebbero in
sostanza dovuto fare i creatori e produttori di Hunters
2, poiché ammettiamolo: la scommessa vinta con la prima
stagione è stata un mezzo miracolo. Proporre con tale audacia
narrativa ed estetica pulp un tema difficile quale l’Olocausto e la
caccia ai nazisti sfuggiti dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale era stato un azzardo che aveva convinto principalmente a
causa della novità del’approccio e dell’obiettivo divertimento
sviluppato da personaggi e situazioni. Esattamente quello che manca
in toto in
questa seconda stagione.
Hunters 2, la
trama
Il regista Phil
Abraham e il resto dei creativi dello show tentano di
alzare il tiro adottando due strategie narrative [SPOILER ALERT!]:
adoperare i flashback per mantenere in scena il personaggio della
mente del gruppo
Meyer Offerman (Al
Pacino) e introducendo la caccia all’uomo diretta nei
confronti del villain per eccellenza Adolf Hitler (Udo
Kier). Ebbene, nessuna di queste due soluzioni risulta
minimamente efficace, al contrario appare chiaro quanto siano
entrambe state ideate per ovviare alla evidente mancanza di idee.
Con il passare dei nuovi episodi appare chiaro quanto
Hunters Season 2 non abbia davvero nulla da dire,
né sia in grado di proporre un approfondimento sui personaggi già
conosciuti, riproponendoli in maniera vuota se non addirittura
stereotipata.
Ed ecco allora che anche
gli attori mostrano i propri limiti quando si trovano a dover
interpretare i rispettivi ruoli: se Logan Lerman, Josh Radnor e
tutti gli altri protagonisti erano tutto sommato risultati efficaci
lavorando costantemente sopra le righe e dipingendo figure
“larger than life”, adesso mostrano tutti i propri limiti
non riuscendo a dare sostanza a figure che comunque non ne
posseggono di propria. Se addirittura un istrione leggendario come
Al Pacino fallisce stavolta nel compito di
convincere lo spettatore -e certamente non lo aiuta il disgraziato
twist che il suo personaggio aveva subito alla fine della prima
stagione – risulta
difficile ipotizzare come avrebbero potuto invece eccellere gli
altri. A partire dalla new entry Jennifer Jason
Leigh, più vicina all’essere costantemente irritante col
suo accento fittizio che vagamente credibile. Il culmine viene però
raggiunto quando viene messo in scena il rapporto tra Hitler ed Eva
Braun (Lena Olin), costruito su scenette di
dissidi e ipocrisie quotidiane che non arrivano neppure allo
spessore degli sketch tra i compianti Sandra Mondaini e
Raimondo Vianello.
Una fragilità endamica
Se infine non bastasse la
fragilità endemica su cui
Hunters Season 2 è stata costruita, la serie possiede una tetra
seriosità che in molti momenti stride con le puntate precedenti. Il
problema è che voler rendere drammatici personaggi che fin
dall’inizio non lo sono, e che soprattutto non sono stati settati
per esserlo, produce un effetto controproducente. In questo modo
quelli che avrebbero dovuto essere i momenti maggiormente toccanti
delle nuove puntate – su tutti la conclusione del sesto episodio –
risultano invece un qualcosa di incoerente, non amalgamato con
quanto visto ed espresso in precedenza. E quando si tratta di un
tema complesso da gestire come l”Olocausto, si può facilmente
immaginare quanto grosso sia il rischio di scivolare
nell’involontariamente grottesco…
Difficilmente guardando
un’intera stagione di qualsiasi serie televisiva ci si trova di
fronte a qualcosa da bocciare completamente. Purtroppo
Hunters Season 2 si avvicina pericolosamente a
questo non auspicabile traguardo. Se qualcosa da salvare alla fine
c’è, e non ne siamo convinti, preghiamo voi lettori di
segnalarcelo. In mezzo a tanta pochezza, magari qualcosa a noi
potrebbe essere sfuggito…
I fan di Star
Wars non vedevano l’ora di dare un’occhiata ad
alcuni nuovi filmati della terza stagione di The
Mandalorian sin da quando quel breve teaser
ha debuttato alcuni mesi fa, e ora abbiamo la conferma che un
trailer completo è proprio dietro l’angolo. Secondo un
comunicato stampa ufficiale di ESPN, un nuovissimo trailer della
terza stagione di The Mandalorian debutterà in rete
il 16 gennaio durante la partita di Monday Night
Football Wild Card tra i Dallas Cowboys e i Tampa Bay
Buccaneers, che prenderà il via alle 20:00 ET (1:00 17 gennaio
Regno Unito).
La seconda stagione si è conclusa
con Din Djarin (Pedro
Pascal) che ha detto addio a Grogu e lo ha lasciato
alle cure di
Luke Skywalker (Mark Hamill), ma abbiamo
rivisto i personaggio nella serie The
Book ofBoba
Fett, dove Mando si è riunito con il suo adorabile
compagno di viaggio. e partì per il suo pianeta natale di
Mandalore. Una sinossi piuttosto vaga della terza stagione e stata
diffusa e riporta quanto segue: “I viaggi del Mandalorian
attraverso la galassia di Star
Wars continuano”, si legge. “Un tempo
cacciatore di taglie solitario, Din Djarin si è riunito a Grogu.
Nel frattempo, la Nuova Repubblica lotta per allontanare la
galassia dalla sua oscura storia.” “Il Mandaloriano incontrerà
vecchi alleati e si farà nuovi nemici mentre lui e Grogu continuano
il loro viaggio insieme.”
Questo in realtà non ci dice molto,
ma il primo teaser ha confermato che Djarin e Grogu incontreranno
di nuovo Bo-Katan Kryze (Katee Sackhoff), quindi diremmo che è
probabile un duello per il diritto di impugnare la Darksaber si
ripresenterà!
Dopo avervi
rivelato di Eka Darville, oggi arriva la
notizia che anche William H. Macy è entrato a far
parte del cast dell’annunciato Kingdom of the Planet of the
Apes. A confermare la notizia è stato
il noto sito americano Deadline che ha confermato il casting di
Macy, ma non ha dettagli sul suo ruolo. Owen
Teague (It, The Stand) reciterà nel ruolo di
“lead ape”, e lo studio ha recentemente annunciato che la
produzione inizierà a un certo punto questo mese con Freya Allan (The
Witcher),Eka Darville (Jessica
Jones) e Peter Macon (The Orville) a
bordo nel cast. Wes Ball (The Maze
Runner) dirigerà la nuova pellicola che sarà prodotta ancora
una volta da 20 Century Studios.
Kingdom of the Planet of the Apes sarà scritto
da Josh Friedman, Rick Jaffa e Amanda Silver, l’ultima delle quali
è stata anche sceneggiatrice di Rise of the Planet of
the Apes . Il film sarà prodotto da
Patrick Aison, Joe Hartwick Jr., Jaffa, Silver e Jason
Reed. “Il pianeta delle scimmie è
uno dei franchise di fantascienza più iconici e leggendari della
storia del cinema, oltre ad essere una parte indelebile
dell’eredità del nostro studio”, ha affermato il presidente di 20th
Century Studios Steve Asbell. “Con Kingdom of the Planet of the
Apes, abbiamo il
privilegio di continuare la tradizione della serie di cinema
fantasioso e stimolante e non vediamo l’ora di condividere la
straordinaria visione di Wes per questo nuovo capitolo con il
pubblico nel 2024″.
L’ultimo film della serie
Ilpianeta delle scimmie,
The War – Il Pianeta delle Scimmie – Film del
2017 , ha visto la conclusione della serie rilanciata dal
regista Matt Reeves con
L’alba del pianeta delle scimmie con
Andy Serkis,
Woody Harrelson e Steve Zahn. Il film è stato
presentato in anteprima con il plauso della critica e ha incassato
quasi $ 500 milioni al botteghino. Ha ottenuto nomination per
i migliori effetti visivi e i migliori effetti speciali visivi agli
Academy Awards.
Il regista di The BatmanMatt
Reevesha
recentemente rivelato
che sta facendo molti progressi sulla sceneggiatura del suo
sequel con il co-sceneggiatore Mattson Tomlin,
confermando al contempo che il suo “BatVerse” rimarrà separato dal
DCU. Una fonte affidabile ha recentemente
affermato che i nuovi co-CEO dei DC Studios, James Gunn e Peter
Safran, potrebbero avere in programma di mettere insieme
entrambi gli universi e rendere
Robert Pattinson il Cavaliere Oscuro ufficiale
della DCU, ma James Gunn è stato veloce nel smentire questa
possibilità.
Quindi, il BatVerse sembra
destinato a continuare come se fosse autonomo per ora, ma potrebbe
cambiare ad un certo punto? Reeves ha ammesso a Collider che ha intenzione
di incontrare James Gunn e Peter
Safran per discutere proprio del futuro del
franchise.“Loro [Gunn e Safran] sono stati
fantastici. […] In realtà dovremmo incontrarci nelle prossime
settimane perché vogliono parlarmi del piano generale, e poi
vogliono ascoltare il piano BatVerse. Ci stiamo solo riunendo
per parlare di tutto questo”.
Al regista è stato chiesto se
questo ampio piano potrebbe comportare la fusione degli universi?
“Senti, sono entusiasta di sapere cosa faranno”,
ha continuato Reeves. “Il BatVerse, come ha detto
James, e come ha detto Peter, è una specie di cosa che ci stanno
lasciando fare.”Matt Reeves ha anche
preso in giro ciò che i fan possono aspettarsi da
The Batman 2 e, sebbene
non abbia rivelato alcun dettaglio specifico, ha chiarito che il
Cavaliere Oscuro di Robert Pattinson rimarrà al centro della
storia. “Per me, la cosa che sento davvero è che credo
anche che Rob [Pattinson]
sia così speciale nel ruolo. Il mio obiettivo è sempre stato quello
di realizzare queste storie dal punto di vista che consentano al
personaggio di essere sempre il centro emotivo della
storia. Perché un sacco di volte quello che succede è che,
dopo aver fatto il primo, improvvisamente arrivano altri personaggi
della Rogues Gallery, e in un certo senso prendono il sopravvento,
e poi Batman prende un posto in secondo piano dal punto di vista
del personaggio o emotivamente.
Sappiamo che la serie di The
Panguin di Colin Farrell tornerà come uno dei cattivi
principali dopo gli eventi della sua serie solista HBO Max, ma Matt
Reeves introdurrà quasi sicuramente un altro antagonista. Tuttavia,
i fan saranno probabilmente lieti di sapere che Batman rimarrà in
prima linea.
In occasione dei Golden Globes 2023, dove ha partecipato in
rappresentazione di
Avatar: la via dell’acqua, nominato in due categorie
(Miglior film drammatico e Miglior regia),
James Cameron ha avuto modo di dichiarare ancora
una volta il suo amore per la sala e la sua avversione per lo
streaming.
Parlando con Variety sul
red carpet dell’evento che apre la stagione dei premi, James
Cameron ha detto che gli incassi di
Avatar: la via dell’acqua, secondo lui, sono il segno
che la gente vuole tornare in sala e che c’è bisogno della fuga che
solo l’esperienza cinematografica può offrire. Il regista ha poi
concluso il suo intervento con uno scherzoso ma sicuramente
sentito: “Siamo tornati al cinema… basta con lo streaming! Sono
stanco di stare seduto sul mio c**o!”.
L’incasso globale di
Avatar: la via dell’acquaha
adesso superato i due miliardi, rispetto a quanto si dice nel video
sopra. Il film ha dimostrato di poter portare nelle sale il
pubblico nazionale e internazionale, in gran parte grazie alla sua
reputazione di esperienza cinematografica con straordinari effetti
visivi. Dopo anni in cui il pubblico ha evitato i cinema sulla scia
della pandemia,
Avatar: la via dell’acqua ha seguito l’esempio di
Top Gun: Maverick e sta riportando in sala le
persone, il che è stato entusiasmante per Cameron, ma anche per chi
ama l’esperienza del cinema.
La possibilità che La
Passione di Cristo 2 (che
in realtà dovrebbe intitolarti The Resurrection) inizi
finalmente le riprese principali ha ispirato molti utenti di
Twitter a farsi gioco del sequel epico religioso con una serie di
titoli falsi. The Passion of the Christ di
Mel Gibson è stato distribuito nel 2004 con
un’accoglienza polarizzante. Molti l’hanno definita un’esperienza
religiosa e santa, mentre altri hanno denunciato l’eccessiva
violenza e ciò che vedevano come elementi di antisemitismo.
Tuttavia, il film, interpretato da
Jim Caviezel nei panni di Gesù di Nazareth, è
stato un successo al botteghino e ha incassato oltre $ 612 milioni
in tutto il mondo, di cui oltre $ 370 milioni al botteghino
americano, rendendolo il film Rating-R con il maggior incasso di
tutti i tempi, titolo che conserva ancora oggi.
Un recente report afferma che le
riprese de La Passione di Cristo 2, che secondo
Caviezel sarà il “più grande film nella storia
del mondo“, inizieranno nei prossimi mesi. Mentre questa
notizia entusiasmerà alcuni e frustrerà altri, c’è un grande
contingente di spettatori su Twitter che ha colto
l’occasione per commentare il sequel e offrire le proprie idee
perfettamente prevedibili ma comunque comiche per il titolo del
sequel. Eccone alcune:
Parlando con Variety, alla
protagonista di Black
Panther: Wakanda Forever, Letitia Wright, è stato chiesto della
possibilità che i Marvel Studios diano il via libera a un’altra
puntata del franchise standalone basato sull’universo di
Black Panther di successo. Letitia Wright ha anticipato
che Black Panther 3 potrebbe essere già
in lavorazione. Tuttavia, ha presto ammesso che ci sarebbe
voluto del tempo prima che il potenziale progetto entrasse in
produzione.
“Penso che sia già in
lavorazione“, ha detto Wright. “Sai, abbiamo appena
passato due anni fantastici a farlo uscire e tutti si sono uniti
per sostenerlo. Abbiamo bisogno di una piccola pausa, dobbiamo
riorganizzarci e Ryan [Coogler] ha bisogno di tornare in
laboratorio, quindi ci vorrà un po’ di tempo, ma siamo davvero
entusiasti che voi ragazzi lo vedaate.”
Il sequel del MCU ha onorato il defunto Chadwick Boseman mentre ha continuato
l’eredità del suo personaggio, T’Challa. Black
Panther: Wakanda Forever è arrivato nelle sale l’11
novembre 2022. Basato sui fumetti Marvel di Stan Lee e Jack Kirby,
Black Panther:
Wakanda Forever ha continuato a esplorare
l’incomparabile mondo di Wakanda e tutti i ricchi e vari
personaggi introdotti nel primo film. Il film è stato diretto
da Ryan Coogler da una sceneggiatura che ha
scritto in prima persona insieme a Joe Robert Cole.
Il sequel ha visto il ritorno di
Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Angela Bassett nei panni di Ramonda, Martin Freeman, Letitia Wright, Winston Duke e
Florence Kasumba. A loro si sono uniti i nuovi arrivati in
franchising Tenoch Huerta, Michaela Coel, Mabel Cadena e Alex
Livinalli. Nel film Marvel Studios Black Panther:
Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela
Bassett), Shuri (Letitia
Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai
Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba)
lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze
mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del
Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro
storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia
(Lupita
Nyong’o) e di Everett Ross (Martin
Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo
di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da
Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e
Alex Livinalli.
Sebbene ci siano molte domande su
come Deadpool
3 si inserirà nell’MCU, nessuno si è davvero fermato a
chiedersi cosa succederà effettivamente quando il mercenario
chiacchierone condividerà lo schermo con Wolverine nel prossimo
film del suo franchise inaugurato alla Fox.
Sulle pagine dei fumetti, i loro
incontri sono sempre una gioia per i lettori, ma sappiamo fin
troppo bene che ciò che funziona nei fumetti non sempre si traduce
efficacemente in live-action. Durante una recente intervista con
The Wrap, Ryan Reynolds ha parlato del fatto che
Wade Wilson, che rompe la quarta parete, si è incrociato con il
Logan molto più serio di Hugh Jackman.
“Penso che sia una camminata sul
filo del rasoio”, ammette l’attore. “Voglio dire, la
maggior parte di questi film si basano sempre su questo delicato
equilibrio per quello che riguarda il tono, quindi in questo caso,
però, c’è una collisione di due personaggi piuttosto iconici che
esistono nell’Universo Ausiliario Marvel [ride] – siamo nel Marvel Cinematic Universe a questo
punto.”
Il riferimento di Reynolds è
chiaramente all’universo Fox degli X-Men che adesso è stato
assorbito da Disney. Per Reynolds, tuttavia, è fondamentale
assicurarsi che il trequel renda giustizia a entrambi i
personaggi.
“Lo scopo è davvero trovare un
modo per servire entrambi questi personaggi, un modo che possa
sembrare straordinariamente autentico per entrambi”,
aggiunge, “e penso che questi due errori in realtà faranno una
cosa giusta in un modo davvero fantastico”.
Deadpool
3 è stato scritto da Rhett Reese e Paul
Wernick da una bozza precedente del duo
Wendy Molyneux e Lizzie Molyneux-Loeglin
di Bob’s Burgers . Il presidente
dei Marvel Studios, Kevin Feige,
aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con
rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il
primo film dei Marvel Studios ad essere lanciato
con tale classificazione solo per adulti.
Deadpool
3 servirà come primo film della serie di film di
Deadpool ad essere distribuito dopo
l’acquisizione da parte della Disney della
20th Century Fox. L’uscita del film è
attualmente prevista per l’8 novembre 2024.
Dopo oltre un anno dall’uscita in
sala di
Spider-Man: No Way Home, FUNKO svela la prima figure
di Matt Murdock/Daredevil, così come lo abbiamo visto nel film, che
lo ha fatto esordire nel MCU. A questo link potete
trovare la prima simpatica statuina FUNKO Pop del personaggio
amatissimo dai fan.
Dopo l’avventura su Netflix, il personaggio interpretato da Charlie Cox è apparso nel terzo film di
Tom Holland e in She-Hulk: Attorney at Law, mentre lo
aspettiamo nella nuova serie che lo vedrà protagonista,
Daredevil: Born Again. E’ anche probabile che
rivedremo il personaggio in Echo,
la serie spin-off di Hawkeye.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania ci
presenterà Kang il Conquistatore (Jonathan
Majors) e, dopo aver incontrato Colui
che rimane nel finale della prima stagione di Loki,
speriamo di avere un’idea migliore di cosa aspettarci dal
personaggio che sarà il grande cattivo del prossimo ciclo Marvel Universe.
Dopotutto, mentre progetti del
calibro di
Spider-Man: No Way Home e Doctor Strange nel Multiverso della Follia
hanno anticipato il Multiverso, dobbiamo ancora comprendere appieno
in che modo le numerose varianti del cattivo influiranno su di
esso. Tuttavia, un nuovo rumor condiviso da
The Cosmic Circus suggerisce che Kang abbia già, segretamente,
avuto un ruolo in almeno un grande sviluppo del MCU. Secondo la fonte del sito, una
variante Kang era il vero autore di Darkhold, il libro di magia
oscura venuto in possesso di Wanda alla fine di Wandavision.
Non siamo sicuri di cosa significhi
per il demone Chthon, ma è possibile che questo non sia mai
esistito, o che sia stato manipolato da Kang, o che il viaggiatore
del tempo sia stato colui che ha trascritto i le sue parole
originali dalle mura del Monte Wundagor.
Cosa giustifica questa teoria? Bene,
ci sono molte possibilità (incluso quella che si possa trattare di
un primo tentativo per capire come potrebbe controllare il
Multiverso), ma dal momento che Scarlet Witch è
essenzialmente stata “incastrata” per essere in grado di
distruggere tutta la realtà, la sua battaglia con Doctor Strange, la elimina dal quadro.
Wanda fuori dal quadro significa un
rivale in meno per Kang, e con Darkhold ora distrutto in tutto il
Multiverso, potenzialmente un ostacolo in meno da superare per lui.
Ricordiamo che colei che Chthon credeva un giorno avrebbe governato
tutta la realtà non solo è creduta morta, ma il libro che le ha
dato accesso a quei poteri non esiste più. Questo dovrebbe rendere
la vita di Kang molto più semplice, giusto?
Come sottolinea il sito, i disegni
nel Darkhhold hanno lo stesso stile delle immagini sia di
Loki che del sequel di Doctor
Strange, con il tema ricorrente degli anelli che possono
anche legare Kang ai braccialetti di Kamala Khan e
ai dieci anelli di Shang-Chi.
Si tratta, al momento, di un
territorio molto poco conosciuto, con diverse teorie che possono
trovare la propria strada mentre aspettiamo che Kang faccia il suo
esordio ufficiale nel MCU e ci inviti ufficialmente nella
Saga del Multiverso. Se Kang è responsabile della
scrittura di Darkhold, tuttavia, un progetto imminente farà
sicuramente luce sul come e sul perché della sua manipolazione
della storia e di questi vari artefatti per raggiungere il suo
obiettivo di conquista.
Sono state annunciate le nomination
ai PGA Awards 2023, i premi della gilda dei
produttori hollywoodiani che in
genere preannunciano quelli che saranno i vincitori del premi al
Miglior Film agli Oscar. Trai nominati nella categoria
principale ci sono ben quattro sequel, oltre ad altri titoli di
grande rilevanza in questa season award. Ecco di seguito tutti i
nominati:
Darryl F. Zanuck Award for Outstanding Producer of
Theatrical Motion Pictures
“Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
“The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
La Costume Designers Guild ha annunciato le
nomination ai CDG Awards 2023. Di seguito trovate
tutte le nomination divise per le diverse categorie che concorrono
alla conquista dei premi per i migliori costumi del cinema e della
televisione negli ultimi 12 mesi:
Chasing
Waves è una docuserie originale Disney+ che accende i
riflettori sulla cultura giapponese del surf. Composta da otto
episodi è ora disponibile in esclusiva sulla piattaforma
streaming.
Sulla scia del debutto del surf
alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, Chasing Waves descrive
le persone e i luoghi che stanno definendo la posizione del
Giappone nella cultura globale di questo sport acquatico ed esamina
le diverse aree, i personaggi straordinari e il surf senza fine che
si può praticare lungo gli oltre 28.000km di costa che rendono il
Giappone unico nel suo genere.
La docuserie, che unisce riprese girate con cineprese 4K
all’avanguardia e splendido materiale d’archivio in pellicola in 16
mm, segue atleti provenienti da diversi contesti culturali che
inseguono i loro sogni, dipingendo un’affascinante quadro della
vita giapponese e mostrando ciò che serve per avere successo
nell’industria internazionale del surf. Tra i protagonisti di
Chasing Waves ci sono i surfisti professionisti Mahina
Maeda, Yuma Takanuki, Sara Kohrogi, la medaglia d’argento olimpica
2021 Kanoa Igarashi e il surfista australiano-giapponese Connor
O’Leary.
Dalla piscina a onde al coperto chiamata “Ocean Dome” di
Miyazaki ai terreni consacrati degli instancabili surfisti nelle
acque gelide di Hokkaido, Chasing Waves descrive il mondo
della cultura giapponese del surf attraverso coloro che lo vivono
in modo magico e nuovo.
Chasing Waves è prodotta da Boardwalk Pictures e
Station 10 Media, con Christopher G. Cowen (Cheer,
Last Chance U, Decades Series, State of
Play) come executive producer e co-regista e Andrew Fried
(Cheer, Chef’s Table, Val) come
executive producer. Jason Baffa (Singlefin: Yellow,
One California Day, Bella Vita, Loopers: The
Caddie’s Long) è regista ed executive producer.
Great Freedom di
Sebastian Meise (2021), selezionato
dall’Austria per rappresentarla agli Oscar 2022, è
un commovente racconto di libertà collettiva e individuale.
Nella Germania del dopoguerra, la liberazione degli Alleati non fu
sinonimo di libertà per tutti. Hans Hoffman
(Franz Rogowski, Freaks Out) è giudicato
colpevole per la sua omosessualità, ritenuta motivo di detenzione
ai sensi del comma 175, legge che nella Germania dell’ovest
considerava le relazioni omosessuali un crimine e nel corso di
decenni verrà spiato e ripetutamente incarcerato. In prigione
svilupperà un forte legame con il suo compagno di cella Viktor,
condannato per omicidio.
GREAT FREEDOM, finora inedito in Italia, è stato premiato
con il Premio della Giuria Un Certain
Regard al Festival
di Cannes 2021.
MUBI è
un servizio di streaming globale, una casa di produzione e di
distribuzione di film che ha la missione di valorizzare il grande
cinema. MUBI produce, acquisisce, seleziona e promuove film
eccezionali, rendendoli accessibili al pubblico di tutto il
mondo.
MUBI è un luogo dove
scoprire film ambiziosi, sia di registi iconici che di autori
emergenti. Ogni giorno arriva sulla piattaforma un nuovo film
selezionato con cura dai programmatori di MUBI. Notebook esplora
tutti gli aspetti della cultura cinematografica, sia su carta che
online. E con MUBI GO, i membri di alcuni paesi possono ottenere un
biglietto gratuito ogni settimana per vedere i migliori film in
uscita in sala.
Tra le distribuzioni MUBI
recenti e prossime ci sono Petite Maman di Céline Sciamma, Aftersun
di Charlotte Wells, Pleasure di Ninja Thyberg, Memoria di
Apichatpong Weerasethakul, First Cow di Kelly Reichardt e Shiva
Baby di Emma Seligman. Le coproduzioni di MUBI includono il
prossimo film di Michel Franco, Memory, One Fine Morning di Mia
Hansen-Løve, Farewell Amor di Ekwa Msangi (vincitore al Sundance
Film Festival) e Our Men di Rachel Lang.
MUBI è la più grande
comunità di appassionati di cinema, disponibile in 190 Paesi con
oltre 13 milioni di membri in tutto il mondo.Nel gennaio 2022, MUBI
ha acquisito le rinomate società di vendita e produzione The Match
Factory e Match Factory Productions.