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Seven: la spiegazione del finale del film di David Fincher

Seven film

Quando si pensa al genere del thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente è certamente quello di David Fincher. Oggi conosciuto per opere di grande prestigio come The Social Network e Il curioso caso di Benjamin Button, questi diede vita nel 1995 a quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per eccellenza. Si tratta di Seven, film che ha contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base per numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito al di sopra della media.

L’idea nasce dall’esperienza di Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la lavorazione, componendo un cast di grandi attori.

Una volta arrivato in sala, il film si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli 33 milioni di dollari, arrivò ad incassarne circa 327 in tutto il mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film più visti della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu un successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti. Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale. Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven, questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.

Seven cast

La trama di Seven

Protagonista del film è il detective William Somerset, saggio e anziano, egli si ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla pensione, si ritrova poi affiancato dal giovane e impulsivo agente David Mills, il quale prenderà poi il suo posto. Somerset inizia così ad insegnare al giovane i trucchi del mestiere, anche se date le differenze caratteriali tra i due non scorre da subito buon sangue. I due si ritrovano però improvvisamente ad indagare su un particolare omicidio. Un obeso è infatti stato costretto a mangiare fino a morire. A tale episodio segue quello di un avvocato corrotto orrendamente mutilato. Sul cadavere di questo i due agenti ritrovano scritta la parola “avarizia”.

Somerset e Mills sospettano che dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e quest’ultimo arriva a presentare al collega la bella moglie Tracy. Nel momento in cui il killer farà però capire loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti a loro cari finirà con l’essere in pericolo.

Il cast del film

Il film ha come protagonista nei panni del detective Somerset il premio Oscar Morgan Freeman. Il giovane Mills è invece interpretato da Brad Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher. L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso l’etichetta da “sex symbol” ed evidenziò così gli aspetti meno affascinanti del personaggio. Nei panni di Tracy, moglie di Mills, vi è invece la premio Oscar Gwyneth Paltrow. Inizialmente non interessata, su consiglio di Pitt, all’epoca suo compagnò, decise infine di accettare. L’attore Kevin Spacey, infine, è Jon Doe, il killer della storia. Per mantenere un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio nome non venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e propria sorpresa il suo ingresso in scena.

La spiegazione del finale del film

Il finale di Seven è ormai uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta conclusione di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio per via della sua grande drammaticità, i produttori del film non volevano che fosse questo il finale, e decisero dunque di cambiarlo. Fincher, però, si oppose fermamente a tale decisione e dalla sua parte si schierò anche Pitt, il quale si rifiutò di recitare nel film se il finale non fosse stato quello con la celebre scatola. Alla fine, i produttori dovettero cedere alle pressioni, permettendo così di realizzare un finale che ha poi effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo, viene definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills, all’insaputa di quest’ultimo.

Seven film

Sia Doe che Mills fanno infatti parte dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a dimostrarlo facendo sì che Mills getti via la sua maschera da persona per bene per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così facendo, fa però il suo gioco, dimostrando dunque che non sembra esserci via di fuga dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il detective Sommerset chiude il film con quella che è divenuta una delle più grandi battute finali della storia del cinema: “Ernest Hemingway una volta scrisse: ‘Il mondo è un bel posto e vale la pena di lottare per esso’. Sono d’accordo con la seconda parte”. Questa citazione finale evidenzia in realtà un cambiamento significativo anche in Somerset.

Unita al fatto che egli assicura al suo capitano che “resterà in giro”, dimostra innanzitutto che non intende più ritirarsi come aveva fatto in precedenza. Ma è importante soprattutto perché dimostra ulteriormente che le azioni di John Doe hanno avuto l’effetto desiderato sui suoi avversari. Non solo è riuscito a manipolare Mills, ma ha anche scosso Somerset dalla sua stessa apatia, costringendo il detective più anziano a rivalutare la sua scelta di ritirarsi. I momenti finali di Seven sono lasciati relativamente aperti all’interpretazione, ma la citazione di Hemingway implica che Somerset ha deciso di combattere per il mondo, anche se non lo ritiene un bel posto. Anzi, forse è proprio nel tentativo di farcelo diventare che bisogna lottare con più forza.

Il finale di Seven è dunque particolarmente interessante perché non solo permette al suo cattivo di vincere, ma sembra giustificare alcune delle sue azioni nel processo. Manipolando il detective Mills affinché lo uccida e portando a compimento il suo piano, John Doe vince e dimostra che nessuno, anche la persona più ammirevole, è al di sopra del peccato. Ciò è ulteriormente dimostrato dalla decisione di Somerset di non ritirarsi, in quanto è sconvolto dalla sua apatia, a cui si fa riferimento in una scena precedente in cui discute con Mills le sue ragioni per ritirarsi. Questo dipinge John Doe come un personaggio “nel giusto”, poiché il finale convalida le sue intenzioni.

Il finale, inoltre, vede i sette peccati rappresentati in modo appropriato e consolida l’ambientazione del film come un luogo simile al purgatorio, con Somerset che rimane come detective per continuare a lottare contro il male che John Doe incarna. Per tutto il film, Mills è considerato il successore di Somerset e il fatto che Doe prenda di mira il giovane detective sembra essere un modo per costringere Somerset a fare un bilancio di se stesso. In realtà Somerset rappresenta l’ultimo (e ottavo) “peccato” di Se7en: l’apatia. Il piano di John Doe vede quindi Somerset continuare a svolgere il suo ruolo di detective, intrappolandolo di fatto nel purgatorio e rendendolo una vittima finale del film.

LEGGI ANCHE: David Fincher rivela cosa c’era davvero nella scatola di Seven

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Seven è infatti disponibile nel catalogo di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 8 marzo alle ore 21:00 sul canale Iris.

 
 

Holy Spider: la spiegazione del finale del film

Holy Spider storia vera
Zar Amir Ebrahimi in Holy Spider.

Diretto da Ali Abbasi (regista anche di Border – Creature di confine e del recente The Apprentice), Holy Spider è un film in lingua persiana che presenta una ricostruzione fittizia di eventi reali accaduti a Mashhad, in Iran. Nell’arco di circa undici mesi, nel 2000-2001, un uomo di nome Saeed Hanaei ha adescato e ucciso sedici donne che lavoravano come lavoratrici del sesso e piccole spacciatrici di droga nelle strade della città. Il regista Abbasi ha detto chiaramente che la sua intenzione con questo film non era solo quella di raccontare la macabra storia del serial killer, ma di concentrarsi maggiormente sulla misoginia che esisteva, e esiste ancora, nella società iraniana.

Abbasi era infatti principalmente interessato ad approfondire la storia di questo serial killer e il fatto che per buona parte della popolazione fosse diventato un eroe, offrendo così anche un ritratto inedito della condizione femminile in Iran. Ciò è evidente in tutto il film, poiché Holy Spider si assicura di includere il fanatismo religioso e il sostegno sessista a un assassino lungo tutta la narrazione. Nel complesso, si tratta di un’ottima esperienza di visione, con immagini e momenti lodevoli che si dipanano con precisione. Il suo finale, inoltre, risulta l’apice di un racconto particolarmente scioccante, tanto da richiedere una spiegazione generale.

La trama e di Holy Spider

Ambientato in Iran nel 2001, il film racconta la storia di un uomo di nome Saeed, un padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa. Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad, sradicando del tutto la prostituzione, simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne. Dopo l’ennesima vittima, una giornalista di Teheran, Arezoo Rahimi, giunge in città per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole. Si scontra infatti con pregiudizi sessisti ed una polizia apatica e potrà contare solo sul reporter locale Sharifi.

Holy Spider trama film
Mehdi Bajestani in Holy Spider.

La spiegazione del finale: come fa Arezoo a scoprire l’identità dell’assassino?

La lotta di Arezoo Rahemi per scoprire di più sul serial killer e gli ostacoli che deve affrontare riassumono la posizione di una donna nella società dei primi anni 2000. L’unica ragione per cui potrebbe non assomigliare esattamente al presente è che il presente è ancora peggiore. Senza entrare nello specifico, la società e la cultura che Abbasi presenta in Holy Spider, in piena somiglianza con la realtà, sono estremamente dure nei confronti delle donne. Nella primissima scena di Arezoo, dopo essere scesa da un autobus che l’ha portata a Mashhad, la donna fa il check-in in un hotel dove ha prenotato una stanza. Tuttavia, l’impiegato dell’hotel non è disposto a farla entrare perché è una donna single e non sposata, sottintendendo che una donna senza una figura maschile di riferimento non dovrebbe stare fuori casa.

All’inizio Arezoo non vuole ostentare i suoi diritti, ovviamente, perché le viene negato un servizio di base, ma quando la situazione le sfugge di mano, mostra all’impiegato il suo tesserino da giornalista. Il fatto che sia una giornalista costringe l’impiegato a cambiare la sua decisione, ma fa subito notare che Arezoo dovrebbe coprire di più i capelli e la testa con il suo foulard. Questo comportamento categorico e sessista è qualcosa che Arezoo, purtroppo, affronta per tutto il film e diventa parte del suo personaggio in senso positivo. L’unico contatto che sembra avere a Mashhad per iniziare il suo lavoro è un uomo di nome Sharifi, che lavora come direttore editoriale della sezione penale del giornale locale.

Sharifi è perlopiù contenuto e ben educato con Arezoo, ad eccezione dell’unica volta in cui ricorda di aver sentito parlare del licenziamento di Arezoo da un lavoro a Teheran. Anche se Sharifi non sembra avere intenzioni sbagliate nel parlarne, il modo in cui lo presenta irrita Arezoo, perché anche questa storia è carica di ingiusto sessismo. Il capo di Arezoo nel suo precedente posto di lavoro voleva avere una relazione sentimentale con lei e, quando lei ha negato il suo approccio, la donna è stata licenziata. Non solo Arezoo ha perso il lavoro, ma il capo ha anche diffuso la falsa notizia che il licenziamento era dovuto al fatto che lei aveva avuto una relazione sentimentale con lui, il che è contrario alle regole del posto di lavoro.

La giornalista cerca ora di mettere da parte tutto questo e di concentrarsi sul suo lavoro, ma si trova di nuovo di fronte a un comportamento simile quando incontra l’ufficiale di polizia che si occupa del caso. L’agente, un uomo orgoglioso del suo lavoro e della sua statura, a un certo punto chiede ad Arezoo di uscire e ha una reazione inappropriata e al limite dell’abuso quando lei lo rifiuta. Nella sua ricerca del serial killer, Arezoo è quindi spinta da una preoccupazione simile a quella di tutte le donne di questa società, perché sa che probabilmente a nessun altro interesserà molto di quest’uomo in preda a una furia omicida. È importante notare che, sebbene Holy Spider sia basato su eventi e personaggi reali, il personaggio di Arezoo è in realtà completamente inventato, ed è un’aggiunta creativa di Abbasi.

Va anche detto che questa aggiunta è semplicemente meravigliosa, ed è Arezoo a rendere il film ancora più stratificato e degno di nota. La giornalista inizia a studiare il carattere di questo assassino attraverso le telefonate che egli fa a Sharifi dopo ogni suo omicidio, vantandosi di informare lui e il mondo su dove trovare il corpo della sua ultima vittima. L’autrice si concentra sui fili comuni che legano tutti i crimini: tutte le donne erano lavoratrici del sesso e la maggior parte di loro erano anche spacciatrici e abusatrici di droga, oltre al fatto che tutte sono state strangolate con le loro stesse sciarpe. Arezoo e Sharifi capiscono dunque che si tratta di una questione religiosa.

Holy Spider cast
Forouzan Jamshidnejad in Holy Spider.

Per questo Sharifi era stato cauto nel riferire la notizia, perché i suoi superiori gli avevano ordinato di non mettere in cattiva luce i crimini religiosi. Dopo numerosi omicidi da parte dell’assassino, però, Arezoo e Sharifi vanno a incontrare uno dei leader religiosi, chiedendogli di aiutarli a scoprire l’assassino. Con grande sorpresa, il leader concede loro i suoi migliori auguri e il suo sostegno, ma è anche diretto nel dire che non si fida di Arezoo per denunciare i crimini nel modo esatto in cui sono stati commessi. All’epoca, c’erano pressioni politiche su questi leader per non tollerare tali crimini contro la legge, ma anche la pressione sociale di essere moralisti non ha mai lasciato la scena.

Successivamente, Arezoo decide di incontrare le donne che si prostituiscono per strada ogni notte, ma nessuna di loro è disposta a parlare con lei. Aiuta poi una donna di nome Soghra quando questa è malata in un caffè e all’inizio fa amicizia con lei, ma le domande sulla droga e sull’assassino la allontanano immediatamente. Nel giro di pochi giorni, però, Soghra viene ritrovata cadavere, ultima vittima dell’a. Questo non solo commuove Arezoo oltremisura ma le dimostra che ha cercato nel posto giusto. Avendo ormai oltrepassato tutti i limiti e rendendosi conto che, sebbene tutti le assicurino di aver trovato l’assassino ma che nessuno ha realmente intenzione di farlo, Arezoo decide di prendere in mano la situazione.

Si finge una prostituta per strada per farsi prendere dall’assassino, ed è proprio quello che succede. Ma una volta entrata nella casa dell’assassino, Arezoo non demorde e riesce in qualche modo a fuggire. È la sua denuncia alla polizia, il giorno seguente, a far arrestare Saeed, perché è l’unica donna sopravvissuta alla presa dell’assassino. Negli ultimi minuti del film, l’attenzione si concentra sul se Saeed sarà punito dalla legge o meno. All’epoca tutti sapevano che l’arresto dell’assassino era avvenuto solo perché c’erano pressioni politiche dovute alle imminenti elezioni. Tuttavia, c’era anche la convinzione generale, sostenuta fino alla fine anche da Arezoo, che Saeed sarebbe stato lasciato fuggire o tenuto al sicuro.

L’avvocato difensore dell’uomo vuole presentare Saeed in tribunale come affetto da problemi di salute mentale, ma Saeed si rifiuta di accettarlo. In modo piuttosto drammatico, dice a tutti in tribunale che aveva il pieno controllo delle sue azioni e che la sua unica follia era l’amore per Dio e per l’Imam Reza. Nelle sue conversazioni private, Saeed afferma di essere consapevole di quante persone nella società lo ammirino e di non volerle deludere dichiarando di essere un pazzo. È chiaro che Saeed stesso crede di fare la cosa giusta perché è spronato da una società che glielo faceva credere. Così, quando il suo migliore amico Haji lo va a trovare in carcere dopo l’udienza della sentenza definitiva e gli dice che è in atto un grande piano per farlo evadere prima della pena di morte, Saeed si sente immensamente sollevato.

L’uomo è estremamente spaventato dalla morte, ma è spronato alle sue azioni solo dalla religione e dalla società. Alla fine, però, questo grande piano non viene portato a termine e Saeed Azeemi viene impiccato. Il motivo esatto di questo cambiamento di piani o della falsa promessa di Haji non viene chiarito, ma sembra che sia stata Arezoo a garantire che l’uomo fosse consegnato alla giustizia. Dopo aver concluso il suo lavoro a Mashhad, Arezoo Rahimi sale su un autobus diretto a Teheran e, durante il tragitto, guarda l’intervista che aveva fatto al figlio di Saeed, Ali, in cui il ragazzo esprime il suo orgoglio per le azioni del padre. Holy Spider si conclude con la triste constatazione che numerosi altri Saeed sono spuntati nella società, spinti da cieche convinzioni e dal fanatismo religioso.

 
 

Beauty in Black – Parte 2, la spiegazione del finale: Horace e Kimmie si sposeranno davvero?

Beauty in Black - Parte 2

Beauty in Black ha pubblicato il resto della sua prima stagione e il finale della seconda parte ha portato alcune delle rivelazioni più sconvolgenti della serie drammatica di Tyler Perry. Beauty in Black parte 1 si è conclusa con un finale scioccante: Horace ha sventato un furto nella sua casa, Rain è finita in ospedale con un destino incerto e la sorella minore di Kimmie, Sylvie, è stata rapita. La seconda parte riprende proprio da questo finale sospeso, con Kimmie che intraprende una guerra senza quartiere per trovare Sylvie e farla pagare ai suoi rapitori (naturalmente, facendosi molti nemici pericolosi lungo il percorso).

Nei primi otto episodi, Beauty in Black ha lasciato molte domande senza risposta che saranno esplorate nei prossimi otto. La seconda parte della prima stagione di Beauty in Blackè uscita su Netflix il 6 marzo e si tuffa a capofitto in quelle domande. Si arriva a un finale emozionante, l’episodio 16, “Now Make It Thunder”, in cui un Horace malato fa un’ultima mossa di potere contro la sua famiglia doppia. Kimmie riceve una proposta inaspettata, Olivia fa una mossa spietata contro Lena e il palcoscenico è pronto per una seconda stagione emozionante.

Perché Horace vuole sposare Kimmie nel finale di Beauty in Black – Parte 2

Horace non vuole che i suoi figli ereditino i suoi soldi

All’inizio del finale di Beauty in Black – Parte 2, Kimmie va a trovare Horace in ospedale, dove lui le dice che sta morendo e che vuole sposarla. Ma non vuole sposarla perché è innamorato di lei o perché non vuole morire da solo; ha un motivo molto più pratico. Quando morirà, Horace vuole assicurarsi che la sua fortuna guadagnata con fatica non vada ai suoi figli fannulloni – che sono “fottuti perdenti”, secondo le sue parole – e l’unico modo per farlo è sposarsi.

Beauty in Black è la prima serie drammatica di Tyler Perry per Netflix.

Horace è impegnato in un’intensa lotta finanziaria con la sua famiglia e non vuole perdere, nemmeno con la morte. È disposto a sposare una quasi sconosciuta per tenere i suoi soldi lontani dalle loro mani. Kimmie non accetta di sposare Horace a meno che lui non le spieghi perché odia così tanto i suoi figli, e lui le dice che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro, quindi non pensa che meritino di diventare ricchi per caso. Kimmie chiede di quanto denaro si tratta e Horace risponde in modo criptico: “Abbastanza perché tu non debba più lavorare in vita tua”.

Perché Kimmie accetta davvero la proposta di Horace

Kimmie non accetta subito la proposta di Horace, ma ci pensa su per qualche minuto, prima di accettare di sposarlo. Quando racconta della proposta alla sua amica Rain, Rain cerca subito su Google il patrimonio netto di Horace e scopre che vale ben 376 milioni di dollari. Questo rende sicuramente più allettante l’offerta, dato che Kimmie pensa che sarà più che sufficiente per pagare i suoi debiti e liberarsi delle persone pericolose che la perseguitano. Ma non è l’unico motivo per cui Kimmie accetta di sposare Horace.

Quando Kimmie sposerà Horace, diventerà una Bellarie, che nel mondo di Beauty in Black è come essere una Kennedy o una Vanderbilt.

Quando Kimmie sposerà Horace, diventerà una Bellarie, che nel mondo di Beauty in Black è come essere una Kennedy o una Vanderbilt. Potrà ottenere tutto ciò che desidera semplicemente cambiando il proprio cognome da sposata. Quando un’infermiera entra nella stanza d’ospedale di Sylvie in fondo al corridoio e cerca di cacciarla per trasferirla in un ospedale meno prestigioso, Kimmie le dice che è fidanzata con un Bellarie, e l’infermiera cambia immediatamente atteggiamento e lascia Sylvie nella stanza. Questo matrimonio porterà con sé alcuni vantaggi piacevoli.

Il piano di ricatto di Olivia contro Lena spiegato

Fin dalla prima parte, l’avvocato Lena ha costruito un caso contro l’impero dei prodotti per capelli Bellarie. Nel finale, finalmente consegna alla matriarca Olivia Bellarie un mandato di comparizione per avviare il procedimento giudiziario. Tuttavia, Olivia ricatta rapidamente Lena affinché ritiri il caso. Provoca Lena affinché la schiaffeggi, la filma e minaccia di diffondere il video se lei porta avanti la causa collettiva. Per provocarla, Olivia schiaffeggia Lena ripetutamente, ma dato che Olivia è così potente, l’unico testimone chiude un occhio. Questo è un commento interessante su come lo Stato di diritto non si applichi ai super ricchi.

Perché i Bellarie si oppongono così tanto al matrimonio

Non appena i Bellary vengono a sapere del matrimonio, fanno di tutto per impedirlo. Mallory corre all’ospedale per fare casino, Olivia chiede a Roy e Charles di raggiungerla e Jules si unisce a loro. Horace ha previsto tutto, quindi ha chiesto alla sicurezza dell’ospedale di chiudere il suo reparto e di tenere i Bellary nella hall. Alla fine, i Bellary si coalizzano contro la guardia di sicurezza e la spintonano per entrare nell’ala e vedere Horace. Ma quando arrivano, è troppo tardi: il matrimonio è già stato celebrato.

Ci sono un paio di ragioni per cui i Bellary sono così determinati a impedire a Horace di sposare Kimmie. Per cominciare, non vogliono che il denaro esca dalla famiglia e finisca nelle mani di una persona che non è un Bellarie. Come la maggior parte delle persone ricche, non hanno mai abbastanza e vogliono tenersi ogni singolo centesimo a cui sentono di avere diritto. E soprattutto non vogliono che il denaro vada a Kimmie, una loro nemica di lunga data, che ha causato loro problemi per 16 episodi.

Perché l’avvocato di Horace ha fatto uscire Kimmie dalla sua stanza d’ospedale

Mentre Horace sta sostenendo il test cognitivo necessario per il matrimonio, il suo avvocato porta Kimmie nel corridoio per rispondere a tutte le sue domande. Ma lui inizia subito a comportarsi in modo sospetto. Inventa ogni tipo di scusa per portare Kimmie nella hall, e Kimmie capisce subito il trucco. L’avvocato voleva attirare Kimmie nella hall, dove si trovavano i Bellary, in modo che potessero affrontarla. Ma ciò che rende Kimmie il miglior personaggio di Beauty in Black è che non cade facilmente in trucchi del genere.

Il vero significato del finale di Beauty in Black – Parte 2

Beauty in Black è stata fin dall’inizio una soap opera sul classismo, e il finale mette in evidenza la banalità della divisione di classe. Esplora l’idea che alcune persone che lavorano duramente, come Kimmie, passano la vita sommerse dai debiti, mentre altre che non hanno mai mosso un dito, come i figli di Horace, sono nate in famiglie benestanti e possono godersi lussi che non si sono guadagnate. Il finale tocca il tema del “non puoi portarlo con te”, quando Horace, dopo aver accumulato ricchezze per anni, cerca di lasciare la sua fortuna nelle mani giuste alla fine della sua vita.

 
 

La città proibita, recensione del film di Gabriele Mainetti

Gabriele Mainetti torna al cinema con La città proibita, un’opera ambiziosa che mescola generi e suggestioni con la consueta consapevolezza, confermando la sua intenzione di portare avanti un’idea di cinema spettacolare e profondamente radicato nella contemporaneità. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, il regista romano ci accompagna in una Roma ibrida, viva, in perenne trasformazione, raccontando una storia di vendetta, amore e riscatto, vibrante di adrenalina.

La trama de La città Proibita

In un villaggio tra le montagne della Cina, due bambine si allenano con il padre che insegna loro delle mosse di kung fu. Molto anni dopo incontriamo Mei, una delle due ormai cresciuta, protagonista di una scena d’azione mozza fiato degna del miglior Bruce Lee, mentre si difende da un gruppo di malavitosi e cerca sua sorella. Sembra di essere in un qualsiasi localaccio di Shanghai, e invece siamo nel coloratissimo all’Esquilino, nel cuore di Roma. Mei incontra Marcello e, involontariamente, il loro destino si lega per quella che sarà l’avventura che cambierà per sempre le loro vite.

Il più grande pregio di la città Proibita è quello di trovare un buon equilibrio tra l’anima romanesca che il regista aveva già raccontato nei suoi film precedenti, così come le persone che vivono ai margini, e la sua grande passione per i film di kung fu e i revenge movie, elemento che costituisce poi il centro action del racconto.

Un equilibrio trai generi non sempre al servizio della storia

Il film ha la grande capacità di passare senza soluzione di continuità dalla commedia al dramma, dal melodramma al film di arti marziali, sempre con grande coerenza e senza mai risultare forzato. La scrittura, firmata da Mainetti stesso insieme a Stefano Bises e Davide Serino, diventa più sincera e lineare, rispetto ai film precedenti, anche se spesso si nota un compiacimento per la bellezza e l’adrenalina di alcune scene che però non servono la storia, sfociando nel risultato opposto di allontanare lo spettatore anziché tenerlo incollato allo schermo.

Le scene di combattimento, curate dal fight coordinator Liang Yang, elevano le scene d’azione a un livello tecnico competitivo con chi questi film li realizza continuamente, anche perché quando si tratta di azione, Mainetti sa il fatto suo: le scene in cui il protagonista è il kung fu sono fluide, creative e perfettamente integrate nella narrazione, anche se talvolta troppo lunghe e compiaciute.

Mei e Marcello protagonisti irresistibili

In questo crogiolo di riferimenti, sfumature e culture, Gabriele Mainetti sceglie due volti memorabili: Enrico Borello e Yaxi Liu, come eroi semi-romantici di questa storia. Lui, visto in molti altri progetti, tra cui Lovely Boy e il recente Familia, sorprende con una dolcezza e un incanto negli occhi che fanno tenerezza al primo sguardo, non si può non fare il tifo per il suo Marcello. Lei, letale e sottile, è stata la controfigura di Liu Yifei nel Mulan in live action della Disney e “mena come un fabbro”. Non solo, il suo viso pulito sono una rappresentazione perfetta della grinta e della dedizione che Mei, il suo personaggio, mette nel perseguimento dei suoi obbiettivi. Due opposti che trovano il modo di incontrarsi e incrociarsi, in mezzo a un inferno che nessuno dei due ha cercato. A completare il cast intervengono Sabrina Ferilli e Marco Giallini.

Ma Roma nei film di Mainetti è sempre protagonista e così da quella multietnica dell’Esquilino a quella da cartolina dei Fori Imperiali, la Città Eterna fa bella mostra di sé, diventando lo scenario perfetto per questa narrazione. L’Esquilino, con le sue bancarelle, i ristoranti cinesi e le trattorie romane, diventa il palcoscenico perfetto per raccontare un mondo in continua evoluzione. E Mainetti non si limita a rappresentare questa realtà, ma la esalta, mostrandone la bellezza e la complessità.

La città proibita non è solo un film d’azione o una storia d’amore: è un manifesto di come Gabriele Mainetti intende il suo cinema. E nel bene e nel male è ormai una cifra stilistica distintiva, con la sua ricchezza di riferimenti ma anche l’autocompiacimento, lo stile impeccabile e la mancanza di umiltà per mettersi al servizio della storia. Il film si impone come uno dei più interessanti delle prossime settimane al cinema, dal 13 marzo in sala con PiperFilm con anteprime l’8 marzo in anteprima.

 
 

L’orto americano: recensione del film di Pupi Avati

Dopo il sincero omaggio a Dante Alighieri e il malinconico La quattordicesima domenica del tempo ordinarioPupi Avati torna a confrontarsi con il genere che ha segnato la sua carriera: l’horror gotico. Con L’orto americano, tratto dall’omonimo romanzo da lui stesso scritto, il regista bolognese confeziona un’opera densa di riferimenti letterari e cinematografici, in bilico tra la memoria storica e il perturbante.

La trama di L’orto americano

La storia segue un giovane aspirante scrittore bolognese (interpretato da Filippo Scotti) che, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, si innamora perdutamente di una giovane infermiera americana incontrata per caso in una bottega di barbiere. Il loro fugace incontro segna l’inizio di un’ossessione amorosa che lo porterà fino in Iowa, dove il protagonista si trasferisce per scrivere il suo romanzo. Lì, accanto alla casa della ragazza, si trova uno strano orto abbandonato, nel quale rinviene una teca di vetro contenente i genitali di una donna e una criptica citazione del poeta greco Bacchilide. Da quel momento, il giovane si troverà invischiato in un inquietante mistero che lo costringerà a fare ritorno in Italia, dove l’orrore troverà la sua compiutezza.

L’orto americano riprende molte delle tematiche care ad Avati: la follia come varco tra il reale e il soprannaturale, la memoria storica come terreno fertile per l’orrore, il gotico padano come cifra stilistica inconfondibile. Il protagonista, segnato da un ricovero in un istituto psichiatrico perché sosteneva di parlare con i defunti, incarna un’umanità fragile e tormentata ma comunque aperta alla meraviglia e al richiamo dello extra-ordinario, anche lui porta d’accesso verso un mondo in cui si può trovare la pace solo nelle “vie di mezzo”, “tra l’acqua dolce del Po e il mare”. Un personaggio delicato e sfumato che Scotti ritrae con grande sensibilità.

Il bianco e nero: narrazione e esperimento

Visivamente, Avati compie una scelta audace adottando il bianco e nero, che conferisce al film un’estetica espressionista e sospesa nel tempo. Le atmosfere oniriche e inquietanti, arricchite da un sapiente uso delle ombre e delle inquadrature, rimandano ai maestri del gotico, da Mario Bava a Carl Theodor Dreyer e la scelta fotografica, un unicum nella carriera di Avati, segnala non solo un’esigenza legata al racconto ma anche una volontà di sperimentare viva e propositiva. La fotografia diventa fondamentale per amplificare il senso di straniamento e la tensione narrativa, sostenendo il costante contrasto tra lirismo e brutalità.

Uno degli aspetti più interessanti di L’orto americano è la sua natura metaforica che ripercorre una discesa agli inferi, un percorso di discesa nel lato oscuro dell’animo umano che richiama la tradizione dantesca (un ritorno!). Il protagonista si muove tra l’amore idealizzato e la crudele realtà della morte, tra il Midwest americano e la Bassa Padana, tra il mito dei testi classici e la cronaca nera. Un continuo ossimoro che trova un equilibrio perfetto in un racconto avvincente, oltre che ammaliante.

Con L’orto americanoPupi Avati rappresenta ancora una volta quanto sia importante raccontare l’inspiegabile, firmando un film che si impone come uno dei suoi migliori lavori in assoluto. Un’esperienza cinematografica sospesa tra sogno e allucinazione, come quegli incubi confusi, che si dissipano al mattino, ma che lasciano un segno di sé sul cuore.

 
 

Scissione – Stagione 2, Episodio 8, la spiegazione del finale: Harmony Cobel sta cercando di distruggere Lumon?

Scissione - Stagione 2, Episodio 8

L’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione non è come gli altri episodi della serie Apple TV+, in quanto si concentra esclusivamente su Harmony Cobel, sul suo passato e sui suoi piani futuri per abbattere Lumon. Anche se Cobel è stata ritratta come uno dei personaggi chiave nella prima stagione della serie di fantascienza di Apple TV+, dopo i primi episodi della seconda stagione ha avuto pochissimo tempo sullo schermo. Dopo non essere stata autorizzata a gestire nuovamente il piano reciso, Cobel si è rivoltata contro l’azienda che aveva lealmente adorato ed è scomparsa prima che qualcuno potesse rintracciarla.

Anche se la seconda stagione inizialmente accennava al fatto che si stava dirigendo verso un luogo chiamato Salt’s Neck, non rivelava mai perché Cobel si stava dirigendo lì e cosa aveva intenzione di fare dopo la sua partenza da Lumon. Dopo aver mantenuto un’aria di ambiguità sulla sorte di Cobel, la seconda stagione di Scissione le dedica un intero episodio, rivelando tutto, dalla sua storia in Lumon al vero motivo per cui si sentiva tradita dall’azienda. Una grande rivelazione sul passato di Harmony Cobel in Lumon cambia tutto ciò che si sapeva su di lei e sul suo contributo all’azienda.

Perché Cobel accetta di incontrare Mark nel finale dell’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione

Cobel è rimasta devastata quando Lumon l’ha licenziata nel finale della prima stagione di Scissione. Nonostante fosse stata licenziata, mantenne la sua lealtà e aiutò Lumon a contenere il caos causato dalla contingenza degli straordinari che ne seguì nell’arco finale della prima stagione. Con suo sgomento, anche dopo aver dimostrato la sua dedizione al servizio dell’azienda, Helena non accettò di averla a bordo come responsabile del piano licenziata e le offrì solo un profilo di lavoro alternativo in azienda.

Questo creò un senso di dissonanza nella mente di Helena, che si rese conto di come avesse sprecato tutta la sua vita rimanendo fedele a un’azienda che l’aveva buttata fuori come uno strumento scartato. Con questo, Cobel poteva finalmente vedere quanto fosse malvagia Lumon, spingendola a scappare a Salt’s Neck, la piccola città in cui era cresciuta. Dopo aver ottenuto ciò che voleva dalla sua casa d’infanzia, si allontana da Salt’s Neck e riceve una chiamata da Devon. Invece di ignorare Devon e Mark e rimanere fedele a Lumon, Cobel non si trattiene dall’aiutarli.

Nella scena finale dell’episodio 8 della seconda stagione di Scissione si rende conto di essere stata programmata per credere nella visione di Lumon per tutta la vita. Tuttavia, come i lavoratori tagliati fuori, anche lei era un burattino che l’azienda sfruttava a proprio vantaggio. Questa consapevolezza le fa odiare Lumon e la incoraggia a collaborare con coloro che sono determinati a distruggerla.

Chi arriva a casa di Sissy Cobel nel finale dell’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione

Dopo essere arrivata a Salt’s Neck nell’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione, Cobel teme di essere seguita. Inoltre, teme che Sissy non la faccia entrare in casa se vede la sua auto parcheggiata fuori. Pertanto, chiede aiuto a Hampton e gli chiede di lasciarla in silenzio a casa di Sissy. Verso la fine dell’episodio, Cobel trova finalmente ciò che stava cercando, ma Hampton vede da lontano un’auto che si avvicina alla casa di Sissy. Anche se l’episodio non rivela chi è arrivato a casa di Sissy, sembra ovvio che si trattasse di qualcuno della Lumon.

Sissy Cobel aveva precedentemente rivelato che dopo che Harmony aveva lasciato Lumon, Drummond l’aveva chiamata per raccontarle della sfida di Harmony. Mentre Harmony trascorre del tempo nella stanza di sua madre e ricorda la sua tragica scomparsa, Sissy sembra tradirla informando le autorità di Lumon del suo arrivo a casa sua. Questo spiegherebbe come Lumon sia venuta a conoscenza di dove si trovasse Cobel. Poiché anche Hampton sembra aver avuto una storia traumatica con Lumon, esprime il suo odio verso l’azienda dicendo “Venite a domare questi temperamenti, stronzi”, mentre l’auto di Lumon si avvicina alla casa di Sissy.

Cosa cerca Harmony nella casa di Sissy Cobel

Harmony cerca in particolare un taccuino nella casa di Sissy che apparentemente contiene intricati disegni di qualcosa che ha creato lei. Dopo aver cercato in tutta la sua stanza e in quella di sua madre, Cobel si rende conto che Sissy non avrebbe mai buttato via le sue cose. Con questo, si rende conto che Sissy potrebbe aver conservato le sue cose in cantina. Quando va in cantina, trova finalmente il taccuino che stava cercando, che contiene intricati disegni di tutti i protocolli e le procedure di override che Lumon utilizza per creare le barriere di separazione nei cervelli dei propri dipendenti.

I disegni nel taccuino di Cobel spiegati: perché James Eagan li ha rubati?

I progetti nel taccuino di Cobel rivelano che la procedura di separazione e le sue numerose componenti erano frutto del suo ingegno. Era la mente dietro tutte le procedure che Lumon utilizza sui suoi lavoratori. Tuttavia, non le è mai stato dato il merito che meritava per il suo lavoro. Invece, Jame Eagan ha rivendicato come sue le sue invenzioni e si è preso tutto il merito per i suoi contributi a Lumon. La storia di Cobel e Jame Eagan ricorda la leggenda che circonda Thomas Edison e Nikola Tesla.

La rivelazione di Cobel spiega perché Harmony si sentì così distrutta dopo che Lumon la allontanò dal piano di separazione. Era orgogliosa di aver contribuito alla crescita di Lumon inventando e studiando la procedura di separazione, ma l’azienda glielo portò via.

È opinione diffusa che Thomas Edison abbia brevettato le invenzioni di Tesla solo a suo nome e le abbia presentate agli azionisti senza dare a Tesla il giusto merito per i suoi contributi. Anche se non ci sono prove che Edison abbia rubato a Tesla, il retroscena di Cobel mette in evidenza come le potenti forze dietro Lumon gestiscano l’azienda come una setta. Manipolano lavoratori come Cobel facendogli credere che il loro unico scopo è servire Kier, mettendo a tacere qualsiasi riconoscimento dei loro contributi individuali.

La spiegazione della storia di Harmony Cobel alla Lumon

L’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione non solo rivela la verità sui contributi di Harmony Cobel alla Lumon, ma svela anche come è stata assunta dall’azienda quando era solo una bambina. Come la signorina Huang, anche Cobel era minorenne quando fu assunta dall’azienda come stagista. Come la Huang, anche lei partecipò al prestigioso programma Wintertide Fellowship di Lumon e fu ritenuta meritevole di tale borsa di studio solo dopo aver dimostrato quanto fosse laboriosa durante il suo periodo di lavoro in una fabbrica Lumon.

Sebbene l’episodio non approfondisca i dettagli del viaggio di Cobel a Wintertide, suggerisce che anche Hampton abbia lavorato con lei nella fabbrica Lumon. Hampton continua a sottolineare come Lumon li abbia costretti a lavorare come bambini, rivelando la triste verità sulla storia di sfruttamento di giovani menti impressionabili da parte dell’azienda. Quando Cobel e Hampton si drogano, Cobel ricorda anche di aver fumato etere per la prima volta quando aveva solo nove anni. Questo suggerisce che Cobel e Hampton erano costantemente esposte all’etere e ai suoi effetti inebrianti quando lavoravano nelle fabbriche di etere della Lumon da bambine.

La spiegazione del ruolo di Celestine “Sissy” Cobel nella Lumon 

Anche se l’episodio 8 della seconda stagione di The Divide non menziona esplicitamente il ruolo di Sissy Cobel in Lumon, mette in evidenza come anche lei sia accecata dalla sua devozione all’azienda. Per alcuni secondi, l’episodio mostra anche una foto di una targa su una delle pareti della casa di Sissy, che rivela che lei era la “Maestra apprendista dei giovani”. Mostra anche che era stata etichettata come la “Quarterly Striver” nel “4th Quarter”, suggerendo che aveva legami profondi con l’azienda come sua dipendente per un bel po’ di tempo.

Cosa è successo alla madre di Harmony Cobel

L’episodio 8 della seconda stagione di Scissione rivela che la madre di Cobel aveva una malattia terminale. Cobel accettò di lavorare per Lumon in giovane età perché credeva che l’azienda l’avrebbe aiutata a pagare le cure per sua madre. Tuttavia, mentre era via per lavoro per Lumon, sua madre morì. Come si vede nell’episodio di Scissione – stagione 2, Cobel rimane traumatizzata dalla morte di sua madre e porta persino con sé il suo tubo per la respirazione.

La stagione 2 di Scissione dovrebbe avere un totale di 10 episodi, con l’ultimo episodio in uscita il 21 marzo 2025.

Cobel cerca di incolpare Celestine per la morte di sua madre sostenendo che non si è presa cura di lei. Tuttavia, con grande sorpresa di Harmony, Celestine sostiene che sua madre è morta dopo che lei stessa ha scollegato il tubo di respirazione dal suo macchinario di supporto vitale. Sebbene Harmony si rifiuti di credere alle affermazioni di Sissy Cobel, la rivelazione la sconvolge profondamente.

L’impatto e l’influenza di Lumon su Salt Neck spiegati

Anche se l’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione non approfondisce l’influenza di Lumon su Salt’s Neck, accenna a come l’azienda abbia distrutto la città. Molti cittadini sembrano soffrire di gravi problemi di salute e utilizzare tubi per respirare, il che suggerisce che Lumon abbia fortemente inquinato l’aria e l’acqua. Per fare spazio alla sua crescita, l’azienda sembra anche aver costretto molte persone a trasferirsi, mentre quelle rimaste sono state costrette a lavorare per Lumon.

 
 

Mickey 17, spiegazione del finale: cosa significa lo sci-fi di Bong Joon-ho

Robert Pattinson in Mickey 17 (2025)
Robert Pattinson in Mickey 17 (2025). Foto di © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc.

L’attesissimo Mickey 17 di Bong Joon-ho è finalmente in sala (qui la nostra recensione), ed ecco di seguito un’analisi sul finale del film, nel tentativo di spiegare cosa succede in questo bizzarro approccio alla fantascienza del regista premio Oscar. Basato sul romanzo Mickey 7, Mickey 17 costruisce un nuovo mondo fantascientifico in cui le persone, previo consenso, possono diventare “sacrificabili”. Il protagonista (interpretato da Robert Pattinson) è uno di questi, che vengono sacrificati per fare degli esperimenti e capire come e quando un uomo muore. Dopo OGNI SINGOLA MORTE, Mickey viene ristampato, con tutte le sue emozioni pregresse. Il problema insorge quando Mickey 17 non muore come dovrebbe, mentre dalla centrale operativa stampano un nuovo Mickey 18.

Alla fine del film, le cose sono degenerate a un livello pericoloso. Mickey 18 ha tentato di assassinare il capo della colonia Kenneth Marshall (Mark Ruffalo), mentre lui e i suoi seguaci radicali si stanno preparando a spazzare via le specie native del pianeta, i creepers, che però Mickey sa essere pacifiche, dal momento che è proprio grazie al loro intervento che non è morto. Fortunatamente, Mickey 17, Mickey 18 e Nasha (Naomi Ackie) riescono a sventare il piano di Marshall. E alla fine Mickey 18 si sacrifica per uccide Marshall e liberare Nilfheim.

Mickey 17 elimina il programma dei “sacrificabili” dopo il sacrificio di Mickey 18

Il programma dei sacrificabili è l’amo principale del film, l’intera storia è incentrata sulla pratica di clonare Mickey dopo ogni sua morte. Nel mondo di Mickey 17, il programma è incredibilmente controverso, essendo stato reso illegale sulla Terra. Anche mentre è a Nilfheim, molti coloni guardano dall’alto in basso Mickey per la sua iscrizione al programma. Tuttavia, Marshall ritiene che sia una necessità, perché Mickey viene inviato in tutti i tipi di missioni pericolose e sottoposto a tutti i tipi di esperimenti.

Alla morte di Marshall, Nasha viene promossa in una posizione politica di potere su Nilfheim. Così, Mickey e Nasha colgono questa opportunità per porre fine al programma dei sacrificabili. Durante una cerimonia, a Mickey viene permesso di far esplodere l’unica stampante per umani di Nilfheim, gesto che rende illegale il programma anche su altri pianeti, così come lo è sulla Terra. Poiché Mickey 18 è morto poco prima, Mickey 17 è l’ultimo Mickey. Quindi, quando inevitabilmente morirà, la sua morte rimarrà permanente.

I Creepers possono davvero uccidere tutta l’umanità?

L’atto finale di Mickey 17 è piuttosto intenso, incentrato su uno scontro tra i coloni umani di Nilfheim e i creepers. Marshall ha rapito un cucciolo di creeper e ha intenzione di sterminare tutti i creeper in una volta sola mentre circondano la base umana. Quando i deu Mickey vengono mandati a parlare con i creeper, scoprono che i creeper possono emettere una frequenza che ucciderà tutta l’umanità, minacciando di farlo se il cucciolo di creeper non verrà riportato indietro.

Dopo che Marshall viene ucciso e il programma dei sacrificabili termina, il protagonista riesce ad avere un’altra conversazione con i creeper. Durante questa conversazione, lui scopre che i creeper non possono effettivamente uccidere tutta l’umanità. La minaccia della frequenza era un bluff, dato che sono per lo più innocui. Tuttavia, questo bluff è esattamente ciò di cui avevano bisogno per salvare la loro specie.

Perché Kenneth Marshall voleva spazzare via i Creepers e colonizzare Nilfheim

Kenneth Marshall è il principale antagonista del film e, mentre la performance di Mark Ruffalo è satirica, il piano del potente politico è invece genocida. Come spiega il film, Kenneth Marshall è un politico popolare che ha perso un’elezione. Per questo motivo, Marshall e i suoi seguaci hanno iniziato la missione Nilfheim, con la colonizzazione di un pianeta lontano in grado di supportare la vita. Una volta arrivato, Marshall vuole che Nilfheim sia interamente per gli umani. Ecco perché vuole uccidere tutti i Creepers, ottenendo un pianeta in cui lui è l’autorità suprema.

Cosa significa in realtà la sequenza onirica di Mickey 17

Sebbene Mickey 18 uccida Marshall e sua moglie Ylfa venga imprigionata, questa non è la fine del conflitto di Mickey 17. Verso la fine del film, Mickey sogna che la stampante umana è ancora in funzione. Vede Ylfa lì, che gli dice di provare una nuova salsa. Poi, Ylfa inizia a stampare un’altra versione di Marshall, che apparentemente torna in vita. Sebbene questa sia una sequenza onirica, il pubblico non se ne accorge subito.

I sogni di Mickey 17 mettono in luce la sua paranoia e, sebbene sia impossibile che Kenneth Marshall stesso torni, Mickey ha paura che qualcuno come lui salga al potere. Questa è la chiave del commento politico di Mickey 17. Anche se quel politico fascista, un’altra persona come lui potrebbe facilmente ribellarsi e destabilizzare di nuovo le cose. La stampante in sé dovrebbe essere un simbolo di questo ciclo e Mickey dovrà continuare a combattere per impedire che questo sogno si avveri.

Mickey 17 imposta il libro sequel, Antimatter Blues?

Mickey 17 è basato sul romanzo di Edward Ashton Mickey 7 e, sebbene molti spettatori potrebbero non saperlo, il libro ha in realtà un sequel. Ashton ha anche scritto il romanzo del 2023 Antimatter Blues, che si svolge due anni dopo gli eventi di Mickey 7. Nel libro, Mickey scopre che una bomba è stata nascosta a Nilfheim e deve trovarla per rifornire la base dei coloni evitando il conflitto con i creepers.

È improbabile che si realizzi un sequel del film Mickey 17, poiché Bong Joon-ho non è noto per aver realizzato sequel. Sebbene sia possibile, poiché la storia potrebbe basarsi sul finale di Mickey 17, probabilmente non accadrà a meno che Mickey 17 non sia un enorme successo finanziario (e sembra improbabile).

Il vero significato di Mickey 17

Come altri film di Bong Joon-ho, Mickey 17 è pieno di riflessioni su classe, politica, potere e capitalismo. Il programma dei sacrificabili è pensato per essere parallelo a quanto siano sacrificabili molti lavoratori, con l’atteggiamento indifferente di Nilfheim nei confronti di Mickey che è simile agli atteggiamenti di molti superiori nei confronti dei loro dipendenti. Kenneth Marshall è anche chiaramente ispirato da alcuni politici della vita reale, con la sua retorica e i suoi obiettivi non lontani da alcune ideologie politiche nonostante l’ambientazione fantascientifica del film.

 
 

Yellowjackets, la spiegazione della linea temporale: quanto tempo passa nella serie tv?

Yellowjackets serie tv

La cronologia delle Yellowjackets è molto vaga, rendendo difficile per gli spettatori capire da quanto tempo le ragazze sono disperse, ma alcuni indizi durante lo show forniscono qualche informazione in più. Yellowjackets segue la squadra di calcio di una scuola superiore che lotta per sopravvivere dopo che il loro aereo diretto alle nazionali si è schiantato nella natura canadese. Lo show, che alterna le ragazze da adolescenti nel 1996 nel bosco a donne adulte ai giorni nostri, rivela che le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 19 mesi. Tuttavia, finora è stata mostrata solo una parte di quel periodo, lasciando il pubblico con domande senza risposta.

Descritta come una versione più cupa e tutta al femminile de Il signore delle mosche, la scena di apertura di Yellowjackets mostra le ragazze che alla fine ricorrono al cannibalismo, che dà i suoi frutti quando la linea temporale di Yellowjackets raggiunge la seconda stagione e Jackie e Javi vengono mangiate. La raccapricciante tattica di sopravvivenza sembrava essere molto lontana nella linea temporale, ma un inverno rigido durante i due mesi che separano le stagioni li ha costretti a farlo. Senza date esplicite, è difficile determinare per quanto tempo i sopravvissuti del volo 2525 sono rimasti nei boschi. Tuttavia, alcuni indizi contestuali possono essere raccolti per stabilire una linea temporale approssimativa di Yellowjackets.

Cronologia della prima stagione di Yellowjackets: 5-6 mesi

Yellowjackets film 2021

Ci sono indizi e riferimenti nascosti in tutta la prima stagione di Yellowjackets, che aiutano il pubblico a sviluppare teorie e servono come indizi contestuali per la cronologia di Yellowjackets. Il pubblico sa che i Yellowjackets hanno saltato il ballo di fine anno per andare alle nazionali, quindi è probabile che l’aereo sia precipitato nel maggio 1996. Anche la gravidanza di Shauna (Sophie Nélisse) è uno dei maggiori indicatori di quanto tempo sia passato, poiché la serie lascia intendere che sia rimasta incinta la notte prima dell’incidente aereo.

Durante il finale, la sua pancia ha iniziato a diventare più prominente, al punto che fatica a entrare nel suo vestito da “fine del mondo”. Anche se è difficile stabilire a che punto della gravidanza si trovi, è molto probabile che sia al secondo trimestre, il che suggerisce che gli eventi del finale si svolgano almeno tre mesi dopo l’incidente aereo. Altri indizi della linea temporale di Yellowjackets sono i cambiamenti del tempo e diversi commenti improvvisi dei personaggi.

All’indomani dell’incidente, le Yellowjackets possono dormire tranquillamente all’aperto, ma il tentativo di Jackie di farlo nel finale ha conseguenze mortali. I personaggi riconoscono ripetutamente che la sopravvivenza diventa più difficile quanto più fa freddo fuori, e l’improvvisa nevicata nel finale indica che hanno iniziato a entrare nell’inverno. Le ragazze organizzano la loro festa di “doomcoming” in sostituzione del ballo di fine anno, un evento che si svolge a settembre/ottobre, e Jackie dice che si sarebbero preparate per la “rush week” se l’aereo non si fosse schiantato.

Le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 5 o 6 mesi.

Prima dell’incidente, gli studenti più grandi si stanno preparando per l’università, e la giocatrice Allie si lamenta del fatto che il viaggio alle nazionali le farà perdere il ballo di fine anno, che di solito si tiene a maggio. Questi indizi combinati forniscono una risposta approssimativa, in quanto suggeriscono che l’aereo si è schiantato a maggio o all’inizio di giugno, e gli eventi del finale si svolgono a fine ottobre o inizio novembre, il che significa che le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 5-6 mesi.

Cronologia della seconda stagione di Yellowjackets: 4-5 mesi

Yellowjackets 2 stagione

Il secondo capitolo copre un periodo leggermente più breve

La cronologia di Yellowjackets si accorcia per la seconda stagione, ma è più ricca di azione rispetto alla prima puntata. La seconda stagione di Yellowjackets si apre con la rivelazione che sono passati due mesi dal finale della prima stagione. Pertanto, si può intuire che, contando il salto temporale di due mesi, gli eventi del secondo episodio si svolgono nel corso di 4-5 mesi, concludendo la stagione al più presto a febbraio e al più tardi ad aprile. Durante l’intera stagione, la natura selvaggia è coperta di neve, con una tempesta torrenziale alla vigilia del travaglio di Shauna.

La neve inizia a sciogliersi a marzo o aprile, ma può rimanere più a lungo, a seconda della zona. Quattro cose indicano quanto tempo passa nella linea temporale di Yellowjackets: il tempo, il cibo, la gravidanza di Shauna e il dialogo. Il salto temporale di due mesi è stato stabilito quando Taissa osserva che Shauna ha conversato con il corpo di Jackie per due mesi e, sebbene non si stia decomponendo così velocemente come farebbe normalmente a causa del freddo, le cade l’orecchio.

All’inizio della puntata, la carne dell’orso ucciso da Lottie nella prima stagione è diventata sottilissima, e non consumano più animali, riempiendo invece le loro pance di carne umana, fino a quando gli uccelli morti cadono sulla capanna nell’episodio 3, “Digestif”. Shauna ha anche avuto il suo bambino selvaggio nell’episodio 6, “Qui”. Quando è iniziato il travaglio, nessuno ha fatto menzione del fatto che il bambino sarebbe nato troppo presto, e il team si era preparato per il parto attraverso le meditazioni mattutine di Lottie.

Il team è rimasto bloccato per nove mesi in totale.

Pertanto, si può supporre che, a metà della pausa stagionale nella cronologia delle Yellowjackets, la squadra sia rimasta bloccata per nove mesi in totale. Dopo che Shauna è costretta a seppellire il suo bambino, accadono molte cose, come l’istituzione del rituale e il passaggio della leadership da Lottie a Natalie. Tuttavia, c’è ancora neve a terra, il che significa che è probabile che l’ultima serie di episodi della seconda stagione delle Yellowjackets si svolga nell’arco di un mese.

Le Yellowjackets rimangono bloccate per 19 mesi in totale

Si suggerisce che il team rimarrà nella natura selvaggia per un anno e mezzo

Anche se la cronologia di Yellowjackets non è stata stabilita esplicitamente nel 1996, è possibile calcolare esattamente per quanto tempo la squadra è rimasta bloccata nella natura selvaggia. È stato rivelato che le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 19 mesi, circa un anno e mezzo. Se la cronologia di Yellowjackets seguisse le stime elencate, è probabile che la serie abbia finora coperto un periodo di tempo compreso tra i 9 e gli 11 mesi.

Ciò significa che mancano circa 8-10 mesi prima che venga mostrato come le ragazze vengono salvate. Tuttavia, i creatori della serie hanno suggerito che una terza linea temporale potrebbe entrare in gioco. Solo il tempo lo dirà, mentre Yellowjackets continua con la terza stagione.

La linea temporale degli adulti di Yellowjackets

Il segmento del 2021 copre molto meno

Sebbene la maggior parte delle domande sulla linea temporale di Yellowjackets si concentri sul periodo del 1996 e su quanto a lungo i sopravvissuti del volo 2525 siano stati abbandonati a se stessi nella natura selvaggia, questo non è l’unico punto della storia dei personaggi trattato dalla serie. Yellowjackets si concentra anche sul presente dei suoi personaggi, esplorando l’impatto di ciò che è accaduto nella natura selvaggia e l’impatto che ha avuto sulle loro vite 25 anni dopo.

Le parti di Yellowjackets ambientate nella natura selvaggia si svolgono tra il 1996 (l’incidente) e il 1998 (quando le ragazze vengono salvate). La narrazione poi riempie retroattivamente gli spazi vuoti man mano che rivela altro del mistero. La linea temporale attuale, d’altra parte, viene esplorata in modo lineare. Tuttavia, l’arco temporale degli eventi del 2021 in Yellowjackets è molto più breve. Mentre la parte degli anni ’90 della serie copre circa un anno e mezzo, finora la linea temporale degli adulti in Yellowjackets copre poco più di un mese o due.

Il ritmo degli eventi nella linea temporale attuale di Yellowjackets è molto più compatto. Questo vale sia per la prima e la seconda stagione di Yellowjackets, sia per il tempo che intercorre tra di esse. Nella linea temporale degli anni ’90, tra la prima e la seconda stagione di Yellowjackets passano due mesi. Tuttavia, per quanto riguarda la vita adulta dei sopravvissuti nel 2021, ci sono solo pochi giorni tra gli eventi del finale della prima stagione e la prima della seconda.

È probabile che la terza stagione di Yellowjackets si espanderà maggiormente sulla linea temporale degli adulti, ed è anche possibile che ci possa essere un salto temporale che estenda ulteriormente l’arco temporale della parte odierna della storia.

Quanto tempo è probabile che passi nella terza stagione

Le prime due stagioni di Yellowjackets sembrano essere durate tra i 10 e i 12 mesi. Si suggerisce anche che le ragazze siano rimaste intrappolate nella natura selvaggia per 19 mesi, ovvero per poco meno di due anni. I co-creatori Ashley Lyle e Bart Nickerson hanno dichiarato di avere un piano di cinque stagioni per la serie (tramite THR), e poiché intendono passare dalle ragazze bloccate alle situazioni attuali, la terza stagione non dovrebbe durare più di tre o quattro mesi, a meno che la serie non arrivi completamente ai giorni nostri alla fine.

Naturalmente, tutto questo potrebbe cambiare se ci fosse una terza linea temporale, quindi tutto è possibile.

Lost è un buon esempio di serie che ha dato una scossa con flash-forward piuttosto che flashback, quindi se ciò accadesse, la terza stagione potrebbe essere simile per durata alle prime due e portare quasi al loro salvataggio prima che i creatori scuotano le cose per i personaggi. Con il primo sguardo alle ragazze che iniziano a diventare più animalesche quando si tratta di cannibalismo, Yellowjackets potrebbe essere pronta per una terza stagione molto traumatizzante su Showtime.

 
 

Nella tana dei lupi 2: Pantera, recensione del film di Christian Gudegast

Uscito nel 2018, Nella tana dei lupi si è rivelato il miglior action-thriller realizzato dai tempi di The Town, seconda regia di Ben Affleck. Costruito con realismo pungente soprattutto nelle sequenze di sparatorie e nelle interpretazioni carismatiche del cast, il lungometraggio diretto da Christian Gudegast ha ottenuto un discreto successo al botteghino e un’ampia schiera di fan.

Sviluppare un sequel non sarebbe stato tuttavia un compito facile, per due ragioni specifiche: in primo luogo, il film avrebbe avuto bisogno di una nuova ambientazione, lontana da una Los Angeles stilizzata e in fiamme; in secondo luogo (SPOILER ALERT!) sarebbe stato più che complesso restituire allo spettatore il tono teso e struggente una volta uscito di scena il personaggio di Ray Merrimen, nell’originale interpretato da un impressionante Pablo Schreiber, di gran lunga il maggiore punto di forza dell’intera operazione.

Nella tana dei lupi 2: Pantera accetta le sfide

Nella tana dei lupi 2: Pantera ha accettato queste sfide e, pur non raggiungendo l’eccellenza cinematografica del primo capitolo, dimostra chiaramente che Gudegast è un regista intelligente. Ambientato quasi completamente nel sud della Francia, questo sequel si orienta maggiormente verso l’heist-movie, scegliendo un approccio più dolce e rilassato sia nei confronti della storia che, fattore ancor più importante, del tono. Alla fine, il regista utilizza i personaggi rimasti per realizzare qualcosa che risulta divertente in modo diverso: una scelta che paga soprattutto perché era piuttosto impossibile eguagliare quanto fatto in precedenza, e Gudegast dimostra fin da subito di averlo capito.

Detto questo, Nella tana dei lupi 2: Pantera inizia con una notevole scena d’azione che stabilisce il tono dell’intero film, per poi procedere allo sviluppo di una trama piuttosto efficace e coerente con il ritmo della narrazione. Quando diventa chiaro che non c’è un’altra figura di spessore quale era quella di Merrimen, i protagonisti Nick O’Brien (Gerard Butler) e Donnie Wilson (O’Shea Jackson Jr.) iniziano a sviluppare quel rapporto di amore/odio che abbiamo visto molte volte in questo tipo di heist-movie. Il duello psicologico, carismatico e viscerale tra Gerard Butler e Pablo Schreiber in Nella tana dei lupi non viene replicato in Pantera, perché O’Shea Jackson Jr. non interpreta quel tipo di personaggio e non possiede la presenza scenica di Schreiber. Di conseguenza, il nuovo capitolo non può contenere lo stesso tipo di dramma.

La sceneggiatura sviluppa il piano di rapina e la sua esecuzione utilizzando tutte le coordinate narrative più conosciute e un paio di colpi di scena non particolarmente originali, ma questo non significa che non funzionino per intrattenere. Tranne forse negli ultimi dieci minuti, l’azione non va mai troppo sopra le righe, impostando un realismo di base che tiene lo spettatore dentro la storia e accanto ai personaggi. Le sequenze d’azione non sono mai incredibili, non c’è violenza usata solo per intrattenere il pubblico, e ovviamente si finisce per tifare per i criminali quando si tratta di rubare milioni di dollari a qualcuno che può sicuramente permettersi di perderli.

Un action che predilige l’intrattenimento

Manca senza dubbio una dose di empatia sviluppata attraverso la narrazione, ma è abbastanza chiaro che, a vogliamo ribadirlo ancora una volta, Pantera preferisce intrattenere con un tono più rilassato invece di cercare di raggiungere lo zenit emotivo del primo Nella tana dei lupi. Questo sequel è molto meno un dramma e uno studio sui personaggi, ma dimostra fin dall’inizio di non volerlo essere, diventando un onesto sequel tutto sommato sa muoversi in autonomia. Spostandosi nella cornice più rilassante dell’heist-movie, Christian Gudegast ha deciso di esplorare toni addirittura antitetici nel sequel del suo acclamato primo lungometraggio. Una scelta che non è sbagliato avallare, visto che il cineasta ha cercato di cambiare rotta e non ripetere una formula che sapeva non avrebbe funzionato. Nella tana dei lupi 2: Pantera è lontano dall’essere perfetto, ma è divertente e in modo evidente sembra essere consapevole di regalare puro intrattenimento.

 
 

Mickey 17, recensione del film di Bong Joon-ho

Bong Joon-ho torna sul grande schermo con Mickey 17, il suo primo film dopo il trionfo agli Oscar con Parasite nel 2019. Basato sul romanzo Mickey7 di Edward Ashton, il film si inserisce nel filone della fantascienza satirica, combinando elementi di critica sociale con uno stile visivo spettacolare, che, nel contesto della filmografia di Bong, ci riporta alla mente Snowpiercer. Con Robert Pattinson alla guida del cast, il film si propone di essere un viaggio surreale e filosofico nella colonizzazione spaziale, nell’etica del sacrificio e nella natura dell’identità umana.

La trama di Mickey 17

La storia segue Mickey Barnes, interpretato da Pattinson, un uomo senza particolari capacità o pregi che, per sfuggire a problemi finanziari, accetta di diventare un “sacrificabile” per una missione interplanetaria. Il suo compito è quello di svolgere incarichi estremamente pericolosi, con la consapevolezza che ogni volta che muore il suo corpo verrà ricreato attraverso un processo di bio-stampa, mantenendo intatti i suoi ricordi e la sua personalità. Tuttavia, quando Mickey 17 sopravvive inaspettatamente a una incursione su un pianeta remoto e si trova faccia a faccia con il suo sé successivo, Mickey 18, la situazione sfugge di mano, mettendo in discussione le regole della missione e il concetto stesso di identità.

Bong Joon-ho, con la sua inconfondibile capacità di sovvertire i generi cinematografici, costruisce una narrazione che oscilla tra la satira distopica e la riflessione esistenziale. Il regista riprende le atmosfere di Snowpiercer e Okja, mescolando critica sociale e immaginario sci-fi. Mickey 17 infatti ambisce anche a proporsi come una satira sui magnati della tecnologia, con Kenneth Marshall (interpretato da Mark Ruffalo) che incarna la figura di un leader carismatico e autoritario, convinto che lo spazio sia la soluzione ai problemi ambientali della Terra e che gli esseri umani siano sacrificabili per il progresso. I riferimenti alla contemporaneità si sprecano!

Un nucleo narrativo diluito

Anche se visivamente potente e coinvolgente, pensato (per fortuna) per il grande schermo, Mickey 17 diluisce il suo nucleo narrativo, soprattutto nella seconda parte, e si dilunga, spingendo lo spettatore fuori dal flusso narrativo legato alla storia principale focalizzata sul protagonista. I temi portanti del film, legati come detto soprattutto all’identità, passano totalmente in secondo piano, e Bong comincia a raccontare un’altra storia, di invasioni e lotte inter-specie, che sembrano portare il film fuori dal suo asse di racconto. Questa deviazione, forse necessaria per inserire nella storia un elemento di azione spettacolare in più, rende il film molto meno incisivo rispetto alle opere precedenti di Bong.

Uno degli aspetti più intriganti nelle intenzioni del film è la questione della morte e della rinascita. Mickey, avendo sperimentato la morte sedici volte, viene continuamente interrogato su cosa significhi morire e se sia un’esperienza che lascia traccia. Eppure, nonostante la sua esperienza unica, il protagonista non sembra avere una risposta definitiva, lasciando intendere che la coscienza umana sia qualcosa di inafferrabile e misterioso. Peccato che anche questo aspetto appaia superficiale e sacrificato a parti della storia che ne annacquano il cuore filosofico.

Robert Pattinson al meglio delle sue capacità

D’altro canto, però, Robert Pattinson offre un’interpretazione notevole, alternando momenti di smarrimento comico a scene di intensa introspezione, regalando al suo personaggio una grande tenerezza che, almeno per la prima parte della storia, riesce a creare una connessione intima con lo spettatore. Il suo Mickey è un eroe improbabile, un uomo comune costretto a confrontarsi con il suo stesso doppio e con un destino apparentemente scritto. Il contrasto con Mickey 18, più aggressivo e determinato, aggiunge un elemento di tensione alla narrazione, mentre la sua relazione con Nasha (Naomi Ackie) introduce una componente emotiva che rende il personaggio ancora più sfaccettato.

Non mancano riferimenti a classici della fantascienza, come Alien di Ridley Scott, ma, a differenza di altri film del genere, Mickey 17 non si abbandona al puro horror o alla disperazione. Bong Joon-ho introduce un’insolita vena ottimistica, suggerendo che l’umanità possa trovare una via per sopravvivere senza distruggere tutto ciò che incontra.

Al netto dei troppi momenti di stallo narrativo e una durata forse eccessiva (due ore e diciassette minuti), Mickey 17 potrebbe anche essere visto come un film affascinante e stimolante. Conferma la bravura e la capacità immaginativa di Bong Joon-ho, anche se non è il capolavoro che era stato Parasite, né l’efficace adattamento che avevamo visto con Snowpiercer.

 
 

School Spirits 3: si farà? tutto quello che sappiamo

School Spirits 3

La serie drammatica soprannaturale School Spirits di Paramount+ ha il potenziale per diventare un successo di lunga durata, ma lo show sarà presto rinnovato per la terza stagione? Creata da Megan e Nate Trinrud, la serie è incentrata su Maddie (Peyton List), un’adolescente di Split River, nel Wisconsin, che si ritrova bloccata nell’aldilà dopo essere apparentemente morta in circostanze strane. Con l’aiuto dei fantasmi che abitano anche nella sua scuola, Maddie deve arrivare al fondo del suo mistero, svelando un intero mondo di sorprese soprannaturali. Mescolando elementi di drammi scolastici con il soprannaturale, School Spirits è una sintesi affascinante.

La prima stagione ha ricevuto recensioni per lo più positive ed è stata rinnovata a metà del 2023. Purtroppo, gli scioperi di Hollywood del 2023 hanno tenuto la serie in disparte per il resto dell’anno, e non è tornata fino all’inizio del 2025. Nonostante questa enorme battuta d’arresto, la seconda stagione di School Spirits ha continuato lo slancio positivo del suo predecessore e ha già aggiunto una serie di nuove sfaccettature all’esperienza ultraterrena di Maddie. Tuttavia, resta da vedere se Paramount+ riporterà lo show per la terza stagione, e la decisione dipenderà in gran parte dal successo della seconda puntata.

Ultime notizie su School Spirits 3

Sebbene la notizia non riguardi direttamente una potenziale terza stagione, le ultime notizie confermano che la seconda stagione di School Spirits ha visto un enorme aumento del pubblico. Gli episodi di debutto della seconda stagione sono stati visti da 1,7 milioni di spettatori nei primi sette giorni, il che segna un miglioramento del 104% rispetto alla prima stagione. Con la messa in onda della prima stagione su un secondo servizio di streaming, Netflix, è chiaro che School Spirits ha effettivamente aumentato il suo pubblico durante il lungo periodo di inattività tra le stagioni. Non è chiaro se questo porterà a un rinnovo della terza stagione, ma sicuramente aiuta.

La terza stagione di School Spirits non è confermata

School Spirits ha ottenuto il rinnovo per la seconda stagione dopo un debutto acclamato dalla critica e l’ordine è arrivato piuttosto rapidamente, tutto sommato. A poche settimane dalla conclusione della prima stagione, il rinnovo della seconda stagione ha dimostrato che la serie ha fatto qualcosa di giusto durante la prima stagione per garantirne un’altra. I ritardi che hanno tenuto la serie fuori onda per tutto il 2024 sono stati scoraggianti, ma dati recenti mostrano che il pubblico della serie è effettivamente cresciuto durante la pausa. La seconda stagione di School Spirits ha debuttato con un pubblico più vasto rispetto al suo predecessore, un buon segno per il suo futuro.

Con un aumento così massiccio di spettatori (senza dubbio stimolato dall’arrivo della prima stagione su Netflix), Paramount+ probabilmente terrà d’occhio la stagione 2 di School Spirits man mano che procede. Uno degli svantaggi di un programma di uscite settimanali è che non c’è alcuna garanzia che gli spettatori rimangano nel tempo. Il binge-watching richiede meno impegno, ma a volte non è così accurato nel giudicare la vera popolarità di uno show. Se la seconda stagione di School Spirits mantiene il suo pubblico (o addirittura lo aumenta), la terza stagione è una certezza.

Dettagli del cast di School Spirits 3

Il cast di School Spirits è cresciuto nella seconda stagione e questa tendenza probabilmente continuerà anche nella terza. Tuttavia, è impossibile indovinare chi saranno i nuovi arrivati finché non emergeranno maggiori dettagli. Oltre a questo, è altamente probabile che il cast principale tornerà a riprendere i propri ruoli, anche se la seconda stagione promette ancora qualche colpo di scena. Maddie Nears, interpretata da Peyton List, è il fulcro della serie e tornerà sicuramente nella terza stagione. Insieme a lei ci sarà Kristian Ventura nel ruolo di Simon Elroy, il migliore amico di Maddie, l’unica persona in vita che può interagire con lei.

Milo Manheim tornerà probabilmente nei panni del fantasma Wally Clark, mentre Spencer MacPherson dovrebbe riprendere il ruolo di Xavier Baxter, l’ex fidanzato di Maddie. Anche Rhonda Rosen, l’adolescente assassinata, dovrebbe tornare nella terza stagione, e il suo cinico senso dell’umorismo è fornito da Sarah Yarkin nel ruolo del fantasma. Nick Pugliese interpreta il fantasma timido e amichevole, Charley, mentre Josh Zuckerman appare come il fantasma del misterioso signor Martin. A completare il cast dei vivi, Nicole Herrera è interpretata da Kiara Pichardo, una persona vicina a Simon e a Maddie quando era in vita.

Il cast della terza stagione di School Spirits includerà probabilmente:

  • Peyton List Maddie Nears
  • Kristian Ventura Simon Elroy
  • Milo Manheim Wally Clark
  • Spencer MacPherson Xavier Baxter
  • Sarah Yarkin Rhonda Rosen
  • Nick Pugliese Charley
  • Josh Zuckerman Mr. Martin
  • Kiara Pichardo Nicole Herrera

Dettagli della trama della terza stagione di School Spirits

La prima stagione si è conclusa con la sconvolgente rivelazione che Maddie non è morta e che uno spirito di nome Janet ha preso possesso del suo corpo. Anche se questa trama potrebbe concludersi nella seconda stagione, crea un precedente per ciò che ci si può aspettare dalla terza.

Il finale della seconda stagione ha già promesso di lasciare agli spettatori più domande che risposte (secondo Peyton List in un’intervista con Collider), e questo significa che un enorme colpo di scena scuoterà di nuovo le cose.

Quale sarà questo colpo di scena sarà impossibile da prevedere fino al finale della seconda stagione, ma probabilmente significa che Maddie non si riunirà al suo corpo fisico in tempi brevi. Con le regole dei fantasmi e dell’aldilà ancora da definire, non è chiaro cosa accadrebbe se Maddie tornasse alla normalità. Probabilmente significherebbe la fine della sua amicizia con i fantasmi, ma solo il tempo potrà dirlo. La terza stagione di School Spirits ha già molto su cui lavorare, ma la seconda stagione aggiungerà senza dubbio altro carburante al proverbiale fuoco della storia.

 
 

School Spirits – stagione 2, il finale spiegato dalle star

School Spirits - stagione 2

Jess Gabor, che interpreta Janet nella serie School Spirits Paramount+, spiega perché il suo personaggio sceglie di non passare oltre nel finale della seconda stagione. La serie drammatica soprannaturale vede Maddie (Peyton List) intrappolata nell’aldilà della Split River High dopo che Janet ha dirottato il suo corpo e si è avventurata fuori dalla scuola. Dopo molte riflessioni, Janet torna alla Split River High e offre a Maddie il suo corpo. Quando viene a galla la verità sulla sua morte, Janet sblocca l’uscita prendendo il controllo della sua cicatrice. Tuttavia, sceglie di rimanere piuttosto che passare oltre.

In un’intervista con The Wrap, Gabor parla della decisione di Janet di rimanere. Spiega come il tempo trascorso da Janet con gli amici di Maddie l’abbia cambiata in meglio e fa luce sulle dinamiche tossiche che ha con il signor Martin (Josh Zuckerman). Mentre Janet ha fatto pace con ciò che le è successo, l’attrice sottolinea anche come l’identità fondamentale del suo personaggio di scienziata entri in gioco nel suo processo decisionale dopo aver capito che potrebbe esserci dell’altro. Gabor sottolinea che Janet ha preso “una decisione coraggiosa” per aiutare i suoi amici. Ecco cosa ha detto:

Janet inizia finalmente a entrare in empatia con Maddie vedendola attraverso i suoi amici. Quando è nella capanna con tutti gli amici di Maddie, che chiaramente le vogliono abbastanza bene da rapirla, Janet non sa cosa significhi avere amici che ti coprono le spalle o cosa significhi fidarsi di nuovo di qualcuno. La persona su cui contava di più al mondo, il signor Martin (Josh Zuckerman), l’ha maltrattata e ha approfittato completamente di lei e della sua innocenza.

Si rende conto che quello che sta facendo non è il modo giusto di comportarsi e forse c’è un altro modo. Forse c’è una seconda possibilità di una seconda vita da qualche altra parte, ma non può essere rubando il corpo di Maddie.

È una scienziata. Vuole risposte. Vuole capire le cose. Anche se la sua porta è aperta e ha accettato il suo trauma e quello che le è successo, questo non significa che possa aiutare anche tutti gli altri a uscirne. Si rende conto che forse c’è di più nella vita di quanto pensasse. Forse non è tutto bianco o nero. Deve decidere: “Ci sto o non ci sto?” E fa questa scelta davvero coraggiosa di entrare nella zona grigia e aiutare questi nuovi amici a capire come possono uscirne anche loro.

Cosa significa questo per Janet in School Spirits

I commenti di Gabor offrono un po’ di chiarezza sull’arco del personaggio di Janet. Nello show, Janet scherza dicendo di avere “affari in sospeso” mentre decide di chiudere la porta di uscita per ora. In precedenza era stato anche rivelato che Janet potrebbe sapere di più su una potenziale minaccia che si sta profilando a Split River. Anche se il finale della seconda stagione non ha le risposte a queste domande, i commenti di Gabor rivelano che la decisione di Janet di rimanere alla fine della seconda stagione è motivata dal suo desiderio di svelare il mistero e aiutare i suoi amici, il che significa anche che il personaggio ha davvero voltato pagina.

In un’intervista separata, lo showrunner Oliver Goldstick ha rivelato che la seconda stagione di School Spirits ha quasi avuto un finale diverso, in cui Janet avrebbe trovato la sua via d’uscita. Tuttavia, la scelta di rimanere dimostra che Janet è diventata una persona a sé stante, che ha il potere di aiutare gli altri e di scegliere come apportare un cambiamento, anche nell’aldilà. Il colpo di scena è un momento di empowerment nell’arco del personaggio, e anche di redenzione.

 
 

Paradise – Stagione 2: conferme e tutto ciò che sappiamo

Paradise serie tv

La serie thriller politica Paradise di Hulu e Disney+ è stata un successo immediato e lo streamer ha rapidamente rinnovato lo show per una seconda stagione all’inizio del 2025. Interpretata da Sterling K. Brown, la serie è ambientata all’interno di un enorme bunker sotterraneo creato dal governo degli Stati Uniti per ospitare figure politiche chiave in caso di catastrofe mondiale. Tre anni dopo che un misterioso scenario apocalittico ha costretto tutti a rifugiarsi sottoterra, l’agente dei servizi segreti Xavier Collins (Brown) è determinato a scoprire la verità dietro l’evento catastrofico e a scoprire chi ha davvero ucciso il presidente degli Stati Uniti.

Mescolando gli elementi sconvolgenti di un mistero con la tensione avvincente di un thriller politico, Paradise è un’offerta unica nel moderno mondo dello streaming. Inoltre, le brillanti interpretazioni contribuiscono a elevare il materiale sopra le righe, dando concretezza a Xavier e rendendo il suo viaggio ancora più credibile. Sebbene la prima stagione abbia risolto il mistero di chi ha ucciso il presidente Bradford, ha semplicemente preparato il terreno per un mondo molto più vasto oltre il bunker titolare. Con Hulu che ha rinnovato rapidamente la seconda stagione dello show, è chiaro che la prima stagione era solo un assaggio di ciò che Paradise ha da offrire.

Ultime notizie su Paradise – stagione 2

Dopo una prima stagione dinamica che ha lasciato molte domande senza risposta, le ultime notizie arrivano sotto forma di un’anticipazione della trama della seconda stagione di Paradise. Sterling K. Brown ha parlato candidamente di ciò che accadrà nella seconda puntata, ed è chiaro che Paradise sta ampliando i propri orizzonti. “Quindi penso che nella seconda stagione,” ha detto Brown, l’idea sia quella di esplorare cosa è successo al resto del mondo. Questo è stato ampiamente suggerito dal finale della prima stagione, ed è il passo logico successivo per Xavier dopo aver appreso che sua moglie è viva e che il mondo al di fuori di Paradise è abitabile.

Leggi qui i commenti completi di Brown:

“Sappiamo cosa hanno fatto i miliardari e le persone al potere. Hanno costruito una città, giusto? Poi abbiamo scoperto nell’episodio 4 che c’è ancora aria respirabile. Nell’episodio 7 si vede che le bombe atomiche non sono esplose, che c’è ancora vita come la conosciamo, ma forse molto diversa perché il disastro naturale è ancora in corso. Quindi penso che nella seconda stagione l’idea sia quella di esplorare cosa è successo al resto del mondo, come si presenta?

Paradise: confermata la seconda stagione

Hulu rinnova la serie prima del finale della prima stagione

A differenza di altri programmi in streaming che spesso languiscono nel limbo tra una stagione e l’altra, Hulu non ha perso tempo nel decidere il destino di Paradise. Il thriller politico è stato rinnovato per una seconda stagione nel febbraio 2025, diverse settimane prima ancora della fine della prima stagione. La decisione non è stata particolarmente difficile per Hulu, dato che la creazione di Dan Fogelman è stata un enorme successo fin dall’inizio. La prima stagione di Paradise, composta da tre episodi, ha attirato 7 milioni di spettatori nella prima settimana e non è mai uscita dalla top 15 di Hulu per tutta la sua durata di otto episodi.

Non sorprende che non siano stati ancora rivelati dettagli sulla seconda stagione, probabilmente per evitare spoiler. Tuttavia, con la prima stagione completata, le informazioni sul prossimo episodio potrebbero iniziare ad arrivare prima piuttosto che dopo. Il rinnovo anticipato dà ai creatori la possibilità di iniziare subito a lavorare alla seconda stagione e Paradise può evitare i ritardi che hanno iniziato a tormentare le esclusive in streaming di alto profilo. Se Paradise riesce a ottenere una clip annuale, potrebbe mantenere il suo status di una delle serie originali di maggior successo di Hulu. La prima stagione di Paradise si è conclusa il 4 marzo 2025.

Dettagli sul cast della seconda stagione di Paradise

Sebbene non sia ancora stato annunciato il cast della seconda stagione di Paradise, ci sono molti personaggi che presumibilmente torneranno nella seconda puntata. Forse la cosa più importante è che è certo che Sterling K. Brown tornerà a riprendere il suo ruolo di agente dei servizi segreti Xavier Collins, e il suo viaggio alla ricerca della verità è appena iniziato. Inoltre, si scopre che la moglie di Xavier è ancora viva, il che significa che Eunuka Okuma potrebbe avere un ruolo molto più importante nella stagione 2 nei panni della dottoressa Teri Rogers-Collins. Anche se è sempre possibile un altro flashback, è improbabile che James Marsden torni nei panni del defunto presidente Bradford.

Anche se le hanno sparato nel finale della prima stagione, è probabile che Julianne Nicholson tornerà nei panni di Samantha “Sinatra” Redmond, dato che è stata vista in convalescenza in ospedale. Svelando le sue cattive intenzioni e il suo amore per i videogiochi, anche l’agente Jane Driscoll (interpretata da Nicole Brydon Bloom) dovrebbe tornare a creare problemi. Il vicepresidente di Matt Malloy, Henry Baines, ha assunto più potere in assenza di Sinatra e Cal, e tornerà, anche se le sue vere intenzioni non sono ancora note. Con Xavier che si avventura nel mondo dell’aldilà, incontrerà senza dubbio anche nuovi personaggi.

Dettagli della storia della seconda stagione di Paradise

Il creatore della serie Dan Fogelman ha rivelato di avere un piano di tre stagioni per Paradise (tramite TV Line) e questo aiuta a indovinare cosa accadrà nella seconda stagione. Il finale della prima stagione non solo ha smosso le acque all’interno di Paradise, ma ha visto Xavier lasciare il bunker per cercare sua moglie. Il colpo di scena che il mondo esterno non è un disastro completamente inabitabile apre le porte a toccanti riunioni, ma rappresenta anche una seria minaccia per Paradise. Se gli oltre 50 milioni di persone che ancora vivono sulla Terra scoprono il rifugio di lusso, potrebbero venire a cercare risorse.

La ricerca di Xavier per sua moglie sarà probabilmente il punto cruciale dell’intera seconda stagione, ma ci sono molti colpi di scena previsti prima che lui possa trovarla. La vera natura della fine del mondo è ancora piuttosto vaga e le cospirazioni portano ad altre cospirazioni nel mondo di Paradise. Nel frattempo, una lotta di potere si sta preparando all’interno del bunker, poiché Cal e Sinatra sono stati neutralizzati (almeno per ora), il che significa che è necessaria una nuova leadership. Baines si è fatto avanti, ma le sue vere intenzioni non sono note.

 
 

Paradise – stagione 1, la spiegazione del finale: chi ha ucciso il Presidente Bradford?

Sterling K. Brown in Paradise

Il finale della stagione 1 di Paradise risponde alla domanda su chi abbia ucciso il presidente Cal Bradford (James Marsden), ma la rivelazione è solo uno dei tanti colpi di scena della trama. Nel finale dell’episodio 7 di Paradise, Samantha “Sinatra” Redmond dice a Xavier Collins (Sterling K. Brown) che se vuole rivedere sua figlia Presley (Aliyah Mastin), deve trovare l’assassino del presidente Bradford e porre fine alla ribellione. Xavier obbedisce e scopre che l’assassino si è nascosto in bella vista per tutto il tempo.

Risolvere il mistero dell’omicidio di Paradise è l’obiettivo del finale della prima stagione, ma ci sono anche altre trame che devono essere risolte. Tra queste, spiegare il significato dei numeri sulla sigaretta lasciata dal presidente Bradford e Jeremy Bradford (Charlie Evans) che racconta ai cittadini di Paradise le bugie che sono state dette loro. Grazie a queste rivelazioni, le vite dei personaggi di Paradise sono cambiate per sempre, mentre si preparano ad affrontare nuove sfide nella seconda stagione.

L’assassino del presidente Bradford e le sue motivazioni

L’assassino del presidente Bradford è Trent (Ian Merrigan), che ha vissuto a Paradise sotto le spoglie di un bibliotecario di nome Eli. Trent era il responsabile dei lavori di costruzione quando Paradise è stata costruita sotto una montagna del Colorado. Durante questo processo, Trent si rese conto che i suoi lavoratori venivano avvelenati da sostanze chimiche pericolose a cui erano esposti durante la demolizione e la costruzione. Quando Trent lo disse al suo superiore e insistette affinché il progetto venisse interrotto, fu licenziato e gli fu impedito l’accesso al cantiere poiché le sostanze chimiche sarebbero state letali solo durante lo scavo e il cantiere sarebbe stato alla fine sicuro.

Trent sapeva solo che la costruzione continuava perché stava per accadere qualcosa di catastrofico. Cercò di avvertire i suoi ex dipendenti e di allertare i media su quanto stava accadendo, ma nessuno lo ascoltò. Ciò portò infine a un tentativo di assassinio del presidente Bradford, lo stesso tentativo in cui Xavier si gettò davanti al proiettile e salvò il presidente. Trent fu mandato in prigione, ma il giorno della fine del mondo di Paradise, ci fu una rivolta di massa nella struttura in cui era incarcerato e lui fuggì.

Questo tentativo di omicidio è stato mostrato in un flashback dell’episodio 1, ma il volto dell’assassino non è stato mostrato in quel momento.

Ha trovato il vero bibliotecario diretto a Paradise, lo ha ucciso e ha preso il suo posto, e ha fatto in modo che una donna incontrata lungo la strada sostituisse la moglie del bibliotecario. Trent intendeva finire ciò che aveva iniziato, ma si è abituato alla sua nuova vita. Solo dopo che il presidente Bradford venne in biblioteca per fare una compilation, Trent si ricordò del motivo per cui si era infiltrato a Paradise. Uccise il presidente e intendeva andare in superficie e rivelare al resto del mondo la posizione di Paradise.

Perché Jane spara a Sinatra e non a Presley

Sinatra ordina a Jane Driscoll (Nicole Brydon Bloom) di impedire a Presley di rivelare le informazioni compromettenti di cui è a conoscenza. Jane chiede in cambio i videogiochi del presidente Bradford, in particolare la sua Wii. Sinatra non accetta queste condizioni e definisce Jane “fottutamente pazza”. Jane termina la conversazione, facendo credere a Sinatra che abbia preso in mano la situazione e ucciso Presley. Invece, Jane lascia andare Presley e spara a Sinatra perché è stanca di essere usata come una pedina non apprezzata e non le piace essere chiamata “pazza”.

Sinatra è ora in coma, ma quando si sveglierà, Jane avrà un vantaggio significativo su di lei.

Jane fa sembrare che abbia trovato Presley e che abbia membri della ribellione di Xavier di guardia per proteggerla. Tutto ciò che Jane voleva in cambio di anni di fedele servizio erano i videogiochi del presidente. Sparando a Sinatra e aiutando Xavier e i suoi alleati, Jane si libera dal controllo di Sinatra. Sinatra è ora in coma, ma quando si sveglierà, Jane avrà un vantaggio significativo su di lei. Soprattutto, Jane ora ha la Wii e gli altri videogiochi che Sinatra le aveva negato.

Cosa sono i numeri sulla sigaretta e come aiutano Xavier

Uno dei misteri della stagione è stato cosa fossero i numeri 812092 che il presidente Bradford ha scritto su una delle sue sigarette prima di morire. Mentre ascolta un CD che il presidente ha fatto per Jeremy, Xavier capisce che i numeri si riferiscono a un libro nel sistema decimale Dewey. Questi numeri sono utilizzati per organizzare e trovare i libri in una biblioteca. Quando Xavier va al posto 812.092 della biblioteca, trova un libro su Frank Sinatra, e dietro c’è un altro libro intitolato L’uomo che custodiva i segreti.

All’interno di The Man Who Kept the Secrets, il presidente Bradford ha scritto tutto ciò che ha appreso dal suo tablet sulla superficie, insieme alle istruzioni su come aprire la porta esterna verso il mondo esterno. Con le informazioni lasciate dal presidente Bradford, Xavier è in grado di lasciare Paradise e cercare sua moglie, Teri (Enuka Okuma), che ora sa essere sopravvissuta al giorno dell’evento catastrofico. Il presidente Bradford si è assicurato di lasciare tutto ciò che poteva per aiutare Xavier a trovare Teri.

Come Xavier sta tornando in superficie Impostazione di Paradise – Stagione 2

Ora che Xavier sta tornando in superficie per trovare Teri, la stagione 2 sarà molto diversa dalla stagione 1. Invece di essere divisa tra flashback e una storia attuale a Paradise, la stagione 2 sarà divisa tra la storia di Xavier in superficie e la storia di coloro che sono ancora nella comunità sotterranea. Si sa molto poco della superficie, se non che alcune parti sono ancora abitabili e che ci sono ancora numerosi sopravvissuti, tra cui la moglie di Xavier. Gli appunti del presidente Bradford indicano che potrebbero esserci fino a 55 milioni di sopravvissuti.

Gli appunti del presidente Bradford menzionano anche che le estati stanno diventando più calde e che la vegetazione e la fauna selvatica sono tornate più del previsto.

Con Sinatra in coma, c’è un vuoto di potere a Paradise, mentre la classe superiore bisticcia su come procedere in sua assenza e dopo i segreti che sono stati rivelati. Jeremy continua a entrare in contatto con il pubblico, che si fida e lo rispetta dopo aver condiviso la verità con loro. L’agente Robinson (Krys Marshall) si sta occupando dei figli di Xavier e Jane rimane un jolly. Si tratta di una situazione precaria che potrebbe diventare più instabile se milioni di sopravvissuti in superficie venissero a conoscenza di Paradise e cercassero di infiltrarsi per ottenere risorse.

Il vero significato del finale della prima stagione di Paradise

Indipendentemente dagli errori che una persona ha commesso, la prima stagione di Paradise dimostra che non è mai troppo tardi per fare la differenza e rendere il mondo un posto migliore. Il presidente Bradford ha trascorso gran parte della sua vita come pedina di suo padre, Kane Bradford (Gerald McRaney), e di altri individui potenti come Sinatra. Eppure, anche quando il mondo stava per finire, il presidente Bradford ha ripreso il controllo della sua vita disarmando tutti i missili nucleari e, in seguito, lasciando tutto ciò che Xavier e Jeremy avevano bisogno di sapere per poter condividere la verità sulla superficie.

Xavier, la dottoressa Gabriela Torabi (Sarah Shahi), Robinson, Billy Pace (Jon Beavers) e persino Jane fanno tutti dei passi per imparare dai propri errori passati e rifiutano di continuare a cooperare con un sistema ingiusto. Vogliono giustamente creare una società migliore in cui la classe superiore non controlli tutto attraverso l’inganno e l’abuso di potere. La storia di Trent, che termina con la sua tragica morte, è un esempio straziante del danno arrecato alla gente comune in una società distrutta. Si spera che venga creato un mondo migliore e che Xavier e i suoi figli si riuniscano a Teri nella seconda stagione di “Paradise”.

 
 

Il Gattopardo: recensione della serie Netflix con Kim Rossi Stuart

Il Gattopardo recensione
Credits: Netflix/Lucia Iuorio

La storia de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa rivive sul piccolo schermo grazie alla nuova serie Netflix, disponibile dal 5 marzo 2025. A oltre sessant’anni dalla storica e sublime trasposizione cinematografica di Luchino Visconti, la produzione italo-britannica diretta da Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti si misura con un capolavoro della letteratura e del cinema italiano. Il cast, guidato dal carismatico Kim Rossi Stuart nel ruolo del principe Fabrizio di Salina, vede protagonisti i volti del giovanissimo cinema italiano Saul Nanni (Tancredi), Deva Cassel (Angelica), Benedetta Porcaroli (Concetta) e la partecipazione di Paolo Calabresi nel ruolo di padre Pirrone. 

L’impresa non è semplice: il testo originale è un romanzo storico, ma anche un affresco della Sicilia e dell’Italia intera nel delicato passaggio dall’Ancien Régime al nuovo ordine post-unitario, con un racconto che intreccia politica, società e sentimenti in una riflessione profonda sui cambiamenti storici e sul concetto di potere. Da questo punto di partenza, il progetto certamente ambizioso aveva un grande potenziale, ma il risultato finale lascia l’amaro in bocca.

Un confronto impossibile con Il Gattopardo di Visconti

Chiunque affronti Il Gattopardo sullo schermo deve inevitabilmente confrontarsi con la titanica versione di Visconti, con le sue immagini sontuose, la ricostruzione storica impeccabile e interpretazioni che hanno segnato la storia del cinema. Il confronto, ovviamente, è impari. Se invece si fa lo sforzo di aggirare il confronto con il capolavoro del ’63, questa nuova versione appare un’opera dignitosa, soprattutto dal punto di vista della cura nei dettagli della messa in scena, dei costumi in particolare modo e dell’interpretazione di Kim Rossi Stuart al cui fascino è difficile rimanere indifferenti: il suo principe di Salina ha tutta la gravitas di cui il personaggio necessita, compresa una modernità nello sguardo che lo traghetta nell’oggi con credibilità.

Intorno al protagonista, si muovono i tre giovani rampolli attorno ai quali ruota la parte principale del racconto. Saul Nanni dà il volto a Tancredi; non ha nulla da invidiare all’estetica del suo illustre predecessore Alain Delon, se non un pizzico di talento e una presenza scenica più adulta e grave che forse arriverà con l’esperienza. Alla piccola diva per diritto di nascita, Deva Cassel, invece spetta il ruolo della bella Angelica e certamente l’attrice sostiene adeguatamente il ruolo che fu di Claudia Cardinale, anche se la scrittura trasforma la vitale e esuberante Sedara in una femme fatale dotata di consapevolezza, ambizione e disincanto, spogliando il ruolo della poesia quasi adolescenziale che il corrispettivo cinematografico portava con sé. Discorso diverso invece va fatto per la Concetta di Benedetta Porcaroli. La migliore del cast di giovani, Porcaroli si trova a essere il vettore principale della storia, il punto di vista (progressista e femminista) da cui ci viene concesso di seguire la storia; e la riscrittura del suo personaggio è l’unico momento di modernità e vicinanza che viene concesso allo spettatore moderno, certamente ormai lontano dal punto di vista del mondo dei nobili in declino che venivano raccontato nel romanzo originale e che nel film di Visconti assumevano una dimensione esistenziale, oltre a un sentimento politico molto più evidente e sentito.

Completano il cast Francesco Colella e Francesco Di Leva, come sempre estremamente efficaci e credibili in ognuna delle loro interpretazioni, siano esse da protagonisti o da spalle. In particolare l’arrivista Sedara di Colella è un personaggio a prima vista sgradevole che però non evita una crisi dello spettatore, dimostrandosi molto più vicino e riconducibile al sentire contemporaneo che promuove l’impegno e l’ambizione come strumenti per la scalata sociale, non certo un diritto divino dato alla nascita (posizione inamovibile del Principe di Salina).

Una modernizzazione maldestra del classico

Il Gattopardo Kimmi Rossi Stuart
Credits: Netflix/Lucia Iuorio

Il principale difetto de Il Gattopardo in versione Netflix è la sua ri-lettura in chiave moderna. Nonostante il formato seriale consenta di approfondire i personaggi e le dinamiche storiche, la serie fatica a sviluppare un racconto coeso e avvincente. Il ritmo è incerto, e le scelte narrative privilegiano la componente sentimentale a scapito della profondità storica e politica del romanzo, con degli episodi molto buoni nella parte centrale e un finale piatto, che perde il tempo di climax del racconto.

Il vero punto di forza del romanzo e del film è il tema del cambiamento storico e della lotta tra vecchio e nuovo, incarnato nella celebre frase: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Questo concetto, centrale nell’opera originale e per Visconti, viene relegato in secondo piano nella serie, a una ripetizione della storica citazione, mentre si preferisce concentrarsi su dinamiche romantiche e individuali, sacrificando la portata politica e sociale della storia, probabilmente perché in un contesto politico e sociale governato dalla sfiducia nel futuro è difficile assumere una posizione che possa essere anche solo vagamente sfidante.

Sicilia, dove sei?

Dave Cassel in Il Gattopardo

La Sicilia, barocca e struggente dall’atmosfera decadente, è un elemento chiave del romanzo e del film, e in parte riesce a ritagliarsi un suo spazio anche in questa produzione, sfociando a volte troppo nella “promozione del territorio” e meno in quel personaggio ingombrante ma profondamente amato dei predecessori. Qui, invece, la sua presenza è marginale, ridotta a scenari di sfondo e mai realmente approfondita nelle sue sfumature culturali, storiche e linguistiche. Anche la componente dialettale, che avrebbe potuto dare maggiore autenticità ai dialoghi, è quasi del tutto assente.

Netflix aveva tra le mani un materiale straordinario, ma ha scelto di trasformarlo in un dramma romantico patinato, dimostrandosi non in grado di gestire la complessità e la ricchezza della storia originale. La serie rimane comunque un prodotto fruibile, grazie a una buona produzione e ad alcune interpretazioni solide, ma non riesce a essere incisiva.

 
 

Daredevil: Rinascita, recensione dei primi due episodi della serie Disney+

Daredevil: Rinascita recensione
Charlie Cox è Matt Murdock in Daredevil: Rinascita - Foto gettyimages.com/Disney

Dopo averlo visto in HawkeyeEchoSpider-Man: No Way Home e persino, in versione comica, in She-Hulk: Attorney At LawDaredevil: Rinascita segna finalmente il ritorno del Diavolo di Hell’s Kitchen. La serie segna il ritorno del supereroe nel suo habitat naturale, Disney+, la casa dei contenuti Marvel, e si presenta con un tempismo straordinario (del tutto casualmente), affondando le radici in un contesto sociale e politico più che mai attuale. 

Le prime due puntate ci introducono nuovamente a Matt Murdock (Charlie Cox), un uomo devastato dagli eventi passati e dalla rabbia che lo consuma. Ma non è l’unico a riemergere dall’ombra: Wilson Fisk, alias Kingpin (Vincent D’Onofrio), torna sulla scena con ambizioni politiche che minacciano di stravolgere l’intera New York. Il tono della serie è crudo, realistico e si discosta nettamente dalle recenti produzioni del Marvel Cinematic Universe, avvicinandosi di più alle atmosfere oscure di Taxi Driver e Quei bravi ragazzi.

Daredevil: Rinascita si precipita nell’azione

Sin dai primi episodi, Rinascita non perde tempo: Matt è immediatamente in azione nel suo iconico costume rosso, mentre la serie si apre con una brutale sequenza d’azione che vede coinvolti vecchi nemici e alleati. Il ritmo è serrato, con un’attenzione particolare ai combattimenti coreografati in maniera impeccabile, scelta che rende omaggio all’eredità delle spettacolari sequenze corpo a corpo della serie originale di Netflix.

Uno degli elementi più interessanti di questa nuova incarnazione è il suo legame con l’attualità. La scalata al potere di Fisk e il suo slogan “Fisk Can Fix It” ricordano fin troppo da vicino le recenti dinamiche politiche americane, offrendo una riflessione sulla manipolazione dell’opinione pubblica e sulla corruzione nelle alte sfere. La serie non si fa scrupoli a mostrare il lato più sporco del potere, intrecciando la sua trama con riferimenti alla realtà politica del 2025. È pur vero che si tratta di un tempismo del tutto casuale, tanto che anche il produttore Brad Winderbaum interrogato su questa perfetta coincidenza tra realtà e finzione, ha spiegato che la serie è stata scritta due anni fa e che sono circa 60 anni che Wilson Fisk è un personaggio deprecabile e orrendo. Dopotutto Stan Lee diceva che i fumetti Marvel erano lo specchio con cui guardavamo la realtà fuori dalla nostra finestra!

Vecchi e nuovi amici (e nemici)

Dal punto di vista della narrazione, Daredevil: Rinascita riprende molti elementi della serie Netflix, mantenendo un forte senso di continuità, ma al contempo si reinventa con nuove dinamiche e personaggi. Foggy Nelson (Elden Henson) e Karen Page (Deborah Ann Woll) fanno il loro ritorno, anche se in un contesto molto diverso dal passato. Il rapporto tra Matt e Heather Glenn (Margarita Levieva), una giovane donna che sembra intrecciare una relazione sentimentale con lui, introduce una sfumatura inedita al personaggio, mettendo ulteriormente in luce il suo conflitto interiore tra la vita normale e la sua missione da vigilante.

Un altro punto di forza della serie è la rappresentazione di New York. Non solo come sfondo, ma come personaggio a sé stante. Dagli angusti tunnel della metropolitana agli uffici dorati di Gracie Mansion, la città è il palcoscenico di una battaglia tra potere e giustizia, tra legalità e vendetta. La giornalista BB Urich (Genneya Walton), nuova entrata nella storia, incarna questo aspetto documentando la crescente tensione e il clima di paura che avvolge la città, oltre a intessere lo show di omaggi e rimandi al passato, è infatti la nipote di Ben Urich, giornalista ucciso proprio da Fisk nella prima stagione Netflix.

L’urlo disperato di New York

Chiaramente, trattandosi dell’eroe più “grounded” dei fumetti Marvel, non manca quel tocco di realismo crudo che mette tutti di cattivo umore, in linea con il momento storico particolarmente pesante che stiamo vivendo (sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, cit.). Daredevil: Rinascita è cupo, senza speranza, disperato, e non fa nulla (almeno nei primi due episodi) per tentare di riemergere dalla coltre di cattiveria che lo seppellisce. Dopotutto, questi eroi sulla pagina sono costantemente in tensione con se stessi e con il loro ambiente, continuamente alle prese con scelte morali che ne caratterizzano la luce e anche il trauma profondo. E così anche Matt/Devil resta oscuro, tormentato e disperato, nel tentativo di dare agli altri speranza e salvezza.

Daredevil: Rinascita si dimostra fin da subito una produzione Marvel Television di alto profilo, attenta ai dettagli e che speriamo possa accompagnarci per molto tempo sul piccolo schermo. Ossequiosa nei confronti del passato (il rimpasto creativo è stato molto utile) ma che mira a un futuro oscuro e violento, la serie promette di rendere giustizia non solo ai personaggi che racconta ma anche alla dignità del pubblico che non vedeva l’ora di ritrovare il suo Diavolo preferito.

Bentornato, Matt Murdock. Ci eri mancato.

 
 

Daredevil – Stagione 2, spiegazione del finale: conosciamo The Puniscer

Daredevil - Stagione 2

La seconda stagione di Daredevil è incentrata su Matt Murdock (Charlie Cox) che affronta il misterioso ordine di ninja noto come la Mano, guidato da Nobu Yoshioka (Peter Shinkoda). Dopo che Elektra Natchios (Élodie Yung) rientra nella vita di Matt, i due vivono una storia d’amore appassionata mentre cercano anche di capire come derubare Nobu e la Mano del loro potere.

Nel finale della seconda stagione di Daredevil, Matt ed Elektra devono capire come affrontare Nobu senza cadere nella sua trappola. Oltre ad affrontare la Mano, Matt combatte i suoi demoni personali e si chiede se potrà mai essere onesto con Karen Page (Deborah Ann Woll) sulla sua doppia vita. Nel frattempo, ci sono enormi cambiamenti per Foggy Nelson (Elden Henson) e l’introduzione di Frank Castle (Jon Bernthal). Questa stagione racconta molto e preannuncia anche molto di quello che avverrà poi in The Defenders e The Punisher. 

Qual è il piano di Nobu nel finale della seconda stagione di “Daredevil”?

Nel finale della seconda stagione di Daredevil, Matt scopre qual è il piano di Nobu Yoshioka dopo aver parlato con Brett Mahoney (Royce Johnson) al 15° distretto. Mahoney dice a Daredevil che qualcuno ha minacciato lui e la sua famiglia, chiedendo tutte le informazioni che la polizia ha sull’eroe mascherato. All’inizio, Matt non ci pensa molto perché è sicuro che la polizia non abbia informazioni su di lui. Ma, quando scopre che hanno chiesto specificamente informazioni su chiunque Daredevil abbia mai salvato, Matt si rende conto che Nobu ha preso in ostaggio ognuna di queste persone. Nobu costringe gli ostaggi, tra cui Karen Page, a salire su un autobus che li porta in un edificio abbandonato. Uno degli altri ostaggi è Turk Barrett (Rob Morgan), un criminale agli arresti domiciliari. Gli assassini della Mano non si rendono conto che Turk ha un monitor alla caviglia per gli arresti domiciliari che trasmette la sua posizione, il che consente a Matt ed Elektra di localizzare gli ostaggi tramite un rapporto della polizia.

Matt sa che la Mano ha preso gli ostaggi come una trappola per attirarlo da loro. Ma ci va comunque perché non può permettere che gli ostaggi muoiano per lui. Dice a Elektra che questa è l’unica scelta. Elektra lo combatte, dicendo che innumerevoli altri moriranno se la Mano si impossessa di lei e delle sue abilità. Ma, alla fine, si unisce a Daredevil nella lotta, affermando: “Mi annoiavo”. Ma, presumibilmente, il caso etico di Matt per non permettere a nessuno di morire se è possibile intervenire l’ha convinta. Dopo il salvataggio, Karen riesce a portare in salvo gli ostaggi, ma Matt ed Elektra si ritrovano circondati da un numero schiacciante di ninja della Mano, tra cui Nobu. Elektra viene uccisa nella lotta che ne consegue, ma Matt riesce ad avere la meglio grazie a Frank Castle che si presenta come cecchino sul tetto di un edificio vicino. Quando Frank appare, indossa una maglietta con il suo iconico logo Punisher. Nobu sopravvive alla lotta con Daredevil, solo per essere immediatamente assassinato da Stick (Scott Glenn).

Come finiscono le cose tra Matt e Elektra?

Uno degli elementi più forti della seconda stagione di Daredevil è la storia d’amore tra Matt ed Elektra Natchios. Prima del loro scontro finale con la Mano, hanno una lunga conversazione su cosa significhino l’uno per l’altra. Sebbene sappiano che è improbabile che entrambi usciranno vivi dalla lotta, parlano di un futuro in cui rimarranno insieme. Sembra che entrambi abbiano capito che sarebbero più felici se vivessero la loro vita con un partner diverso. Sebbene Elektra muoia nella lotta, la sua relazione con Matt ha un impatto importante su di lui.

Alla fine della seconda stagione di Daredevil, Matt e Stick visitano il cimitero di Elektra e Stick chiede se la relazione di Matt con Elektra ne valesse la pena. Matt dice di sì, il che è un rifiuto della convinzione che Stick ha radicato in entrambi, che è importante tagliare i legami emotivi. Rendendosi conto di non pentirsi di aver lasciato entrare Elektra, Matt arriva a uno dei più grandi cambiamenti della serie: rivela a Karen di essere Daredevil. In precedenza si preoccupava sempre che aprirsi troppo a Karen l’avrebbe messa in pericolo, ma ora sembra aver capito che avvicinarsi a qualcuno può valere quel rischio.

La seconda stagione di “Daredevil” prepara “The Punisher” e “The Defenders”

Il finale della seconda stagione di Daredevil prepara due eventi chiave che torneranno in The Defenders e The Punisher. Proprio alla fine dell’episodio, gli assassini della Mano circondano una tomba con il corpo di Elektra al suo interno. La tomba ornata e rituale suggerisce la convinzione della Mano di poter resuscitare Elektra. Questo potrebbe sembrare un riferimento alla terza stagione di Daredevil, soprattutto perché la première di quella stagione è intitolata “Resurrection“. Tuttavia, questo argomento in realtà non torna fino alla miniserie The Defenders.

In un’altra scena nel finale della seconda stagione di Daredevil, Frank torna a casa sua e tira fuori un CD-rom etichettato MICRO. Gli appassionati dei fumetti riconosceranno questo come il nickname di David Lieberman, amico e alleato del Punitore. Il CD-rom dà i suoi frutti per la prima volta nella prima stagione di The Punisher, in cui Ebon Moss-Bachrach (The Bear) interpreta David Lieberman/Micro.

Il finale della seconda stagione di Daredevil contiene grandi eventi come la morte di Elektra e Frank che abbraccia l’identità di Punisher. È un grande finale anche per Matt dal punto di vista emotivo, poiché la perdita di Elektra gli insegna l’importanza dei legami personali. Conclude anche la battaglia di Matt con Nobu, così nella terza stagione ci sarà spazio per un altro cattivo.

Daredevil è disponibile per lo streaming su Disney+, mentre Daredevil: Rinascita uscirà il 5 marzo 2025.

 
 

Daredevil – Stagione 3, spiegazione del finale: un suggerimento su Bullseye

Daredevil - Stagione 3

Mentre ci avviciniamo all’uscita della prossima serie revival di Disney+Daredevil: Rinascita, è importante riflettere su dove si trovava il Diavolo di Hell’s Kitchen prima del suo ritorno. Dopo The Defenders che ha unito tutti gli eroi di strada Marvel/Netflix per una serie evento, Daredevil è tornato per una terza e ultima stagione, apparentemente concludendo definitivamente la saga dell’Uomo senza paura alla fine del 2018.

Ironicamente, ha persino adattato la stessa trama Rinascita dai fumetti da cui la nuova serie prende il nome. Sebbene questa non sarebbe stata l’ultima volta che abbiamo visto Matt Murdock di Charlie Cox (che sarebbe poi tornato nell’MCU in Spider-Man: No Way Home), è stata la fine per un bel po’ di tempo. Quindi, come si è conclusa la terza stagione di Daredevil? Ecco cosa bisogna ricordare prima di iniziare Rinascita.

La terza stagione di “Daredevil” si concentra sul tumulto interiore di Matt Murdock

Dopo gli eventi culminanti di The Defenders, Matt Murdock (Cox) è stato dato per morto. Sebbene Karen Page (Deborah Ann Woll) e Foggy Nelson (Elden Henson) abbiano sperato nel ritorno del loro amico, è passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che lo hanno visto come Daredevil e la speranza inizia a vacillare. Dopo l’esplosione che ha ucciso Elektra (Élodie Yung) e salvato la città, Matt è rimasto gravemente ferito. Solo per grazia di Dio è riuscito a uscirne vivo. Infatti, quella grazia continua ad abbondare quando viene trovato nientemeno che da Sorella Maggie Grace (Joanne Whalley), una suora che ha aiutato Matt nella sua giovinezza. Sebbene la fede cattolica di Matt sia stata infranta a causa dei recenti eventi e della tragica perdita che ha dovuto sopportare, Maggie continua a prendersi cura del Diavolo di Hell’s Kitchen, sperando di riportarlo sulla retta via.

Gli dice che Dio opera in modi che non sempre possiamo comprendere, facendo l’esempio di un bellissimo arazzo. Dal retro, sembra una serie casuale di fili e colori senza significato, ma se guardato nella sua interezza da un particolare punto di vista, è chiaramente un’opera d’arte. I tentativi di Maggie di guarire lo spirito di Matt vengono interrotti, tuttavia, con la rivelazione che in realtà è la madre che Matt pensa di aver perduto da tempo. Innamoratasi di Battlin’ Jack Murdock (John Patrick Hayden) in gioventù, Maggie progettò di lasciare la Chiesa per iniziare una vita con lui. Ha persino dato alla luce Matt nella speranza di crescerlo. Ma quando il suo senso di colpa cattolico si mescolò alla depressione post-partum, Jack acconsentì che Maggie dovesse tornare in convento e seguire la strada per cui si sentiva chiamata. Mentre all’inizio questo sembra un tradimento per Matt, in seguito inizia a comprendere il concetto di una chiamata, perdonandola.

Inoltre, la psiche di Matt è stata fratturata in seguito agli eventi di Midland Circle. Quando torna al suo ruolo di vigilante come Daredevil, lo fa con un vestito che assomiglia di più al suo aspetto nero iniziale della prima stagione. Tornando alle sue radici, Matt usa il suo eroismo come sfogo per diventare più forte e per spingersi in un altro confronto con nientemeno che Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio), che ora è tornato. Infatti, un’illusione di Fisk tormenta la mente di Matt, spingendolo a considerare di uccidere il Kingpin una volta per tutte.

Kingpin torna per la sua vendetta

Dopo gli eventi della seconda stagione, Wilson Fisk fa un patto con l’FBI per proteggere il suo amore, Vanessa Marianna (Ayelet Zurer), e l’FBI lo sistema presto in un lussuoso attico in città. Dopo che un tentativo di assassinio di Fisk costringe l’agente speciale Benjamin “Dex” Poindexter (Wilson Bethel) a salvargli la vita, Kingpin plasma lentamente l’uomo a sua immagine, corrompendolo e trasformandolo in qualcuno di molto più letale. Nel tempo, Dex e Fisk iniziano a legare, con quest’ultimo che spiega di essere l’unico in grado di comprendere i suoi impulsi omicidi senza giudicarlo per questo. Non passa molto tempo prima che Fisk incarichi Dex (che viene messo in congedo per un po’ di tempo) di fingere di essere Daredevil nel tentativo di distruggere la reputazione del vigilante. Rivelando se stesso infiltrandosi nel New York Bulletin, Dex vestito da diavolo uccide chiunque gli capiti sotto gli occhi e, su ordine di Fisk, punta lo sguardo su Karen.

Ovviamente, a questo punto, Matt è tornato alla sua carriera di vigilante e ferma il finto Daredevil prima che possa uccidere Karen, che era la responsabile di aver aiutato a smascherare Fisk nella prima stagione (e ucciso il suo alleato, James Wesley). Sapendo che non sarà al sicuro da nessuna parte se non nella chiesa di Clinton dove si è nascosto, Matt porta lì Karen, ma Dex la segue. Matt e Dex combattono di nuovo, ma i risultati sono disastrosi poiché l’amico di lunga data e mentore di Matt, Padre Lantom (Peter McRobbie), dà la vita per proteggere Matt e Karen. Altrove, il responsabile di Fisk, Ray Nadeem (Jay Ali), scopre lentamente una cospirazione criminale all’interno dell’FBI che riporta a Fisk. Il problema è che quando affronta i responsabili, viene ricattato per aiutare e favorire l’impero ombra di Fisk, completamente impotente nel fermarlo. Dopo che la sua famiglia viene attaccata per aver aiutato il vero Daredevil (e una volta che Matt rivela la sua identità), Nadeem testimonia pubblicamente contro Fisk, con Matt e Foggy che lo rappresentano. Sebbene questo poco dopo lo conduca alla morte, Nadeem registra per primo la sua confessione, che Karen pubblica sui social media. Non passa molto tempo prima che il pubblico veda Fisk per quello che è sempre stato.

“Daredevil” finisce con un patto col diavolo (e un’anticipazione del futuro)

Nel finale della stagione (e della serie), “A New Napkin”, Matt decide di uccidere Fisk. Infuriato per la morte di Nadeem e per la capacità di Kingpin di manipolare il sistema, arriva al suo attico di New York proprio il giorno del matrimonio di Fisk con Vanessa. Tuttavia, non è l’unico. Dopo che Matt aveva precedentemente rivelato a Dex che Fisk era il responsabile della morte della donna che aveva perseguitato in precedenza (una donna che affermava di amare), anche l’assassino giunge alla stessa conclusione. Sfortunatamente per Dex, viene paralizzato da Kingpin, che lo picchia fino a farlo morire a causa della sua insubordinazione. Proprio alla fine della stagione, lo vediamo sottoposto a un intervento chirurgico sperimentale alla colonna vertebrale, con gli occhi che riflettono il logo della sua controparte dei fumetti: Bullseye.

È qui che arriva Daredevil e combatte contro Kingpin in persona. Sebbene la sua rabbia sia rovente, avendo recuperato parte della sua fede cattolica, Matt si rifiuta di uccidere il cattivo e invece gli propone un patto: rivelare la sua identità a Fisk. Matt è chiaro sul fatto che, come criminale, Fisk trascorrerà il resto della sua vita dietro le sbarre, ma se accetta di farlo, prendendosi la colpa per la morte di Nadeem, la cospirazione dell’FBI e vari altri omicidi, si assicurerà personalmente che Vanessa venga tenuta fuori. Anche se era coinvolta in modo altrettanto criminale, Matt giura di tenerla fuori di prigione finché Fisk non se la prenderà più con Karen e Foggy. Senza altre opzioni, Fisk accetta l’accordo e la guerra tra Daredevil e Kingpin viene dichiarata finita.

Al funerale di Padre Lantom, Matt pronuncia un elogio funebre che esprime le sue idee su cosa significhi veramente essere un “Uomo senza paura”, sottolineando che Lantom era un uomo del genere. Dopo così tanto tempo, separati l’uno dall’altro, tutto questo (specialmente la sconfitta di Fisk) finalmente riunisce Matt, Foggy e Karen. Per tutta la stagione, Foggy e Karen cercano continuamente di convincere Matt a tornare alla sua vita e a lasciarsi alle spalle Daredevil, ed è solo qui che riesce finalmente a farlo per il momento. Infatti, il trio accenna persino a tornare insieme alla professione legale, con un nuovo studio che avrebbero semplicemente chiamato “Nelson, Murdock e Page“. Sebbene Daredevil si concluda qui con una stagione finale quasi perfetta, c’è molto di più in serbo per Matt Murdock e i suoi alleati nell’imminente Daredevil: Rinascita.

Daredevil è disponibile per lo streaming su Disney+, mentre Daredevil: Rinascita uscirà il 5 marzo 2025.

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Daredevil – Stagione 1, spiegazione del finale: dove tutto è cominciato

Daredevil - Stagione 1

Nella prima stagione di Daredevil creata da Drew Goddard, il pubblico viene presentato all’eroe titolare che diventa un vigilante mascherato per sconfiggere l’iconico cattivo Wilson Fisk, alias Kingpin (Vincent D’Onofrio). La prima stagione vede Matt Murdock (Charlie Cox) rivolgersi alla giustizia dei vigilanti mentre i suoi amici Foggy (Elden Henson) e Karen (Deborah Ann Woll) cercano di combattere la corruzione a Hell’s Kitchen a modo loro, attraverso la legge e il giornalismo investigativo. Tutti questi approcci per sconfiggere Kingpin si uniscono nel finale ricco di azione della prima stagione.

È possibile sconfiggere qualcuno potente come Fisk? Ci sono autorità a Hell’s Kitchen di cui ci si può ancora fidare? E, cosa più importante per Matt, emotivamente, riuscirà mai a far sì che Foggy si fidi di nuovo di lui senza rinunciare al ruolo di Daredevil?

Il finale della prima stagione di Daredevil è incentrato sul detective Hoffman

Nel finale della prima stagione di Daredevil, Matt e Fisk cercano entrambi a New York City il detective della polizia di New York Carl Hoffman, un personaggio visto l’ultima volta nell’episodio 8. Hoffman è un corrotto che ha lavorato per Fisk e ne sa abbastanza per farlo mettere dentro. Hoffman compare per la prima volta nel finale quando il gestore finanziario di Fisk Leland Owlsley (Bob Gunton) lo informa che ha nascosto Hoffman da qualche parte. Cerca di ricattare Fisk con questa informazione. Invece di cedere alle richieste di denaro di Leland, Fisk lo uccide e ordina ai suoi uomini di trovare e uccidere Hoffman. Matt si rende conto anche che Hoffman è ancora vivo, dopo aver sentito i poliziotti corrotti del 15° distretto discutere della caccia all’uomo ordinata da Fisk. Si mette in viaggio per trovare il detective prima che lo facciano gli uomini di Fisk.

Karen riesce a scoprire dove si trova Hoffman grazie ai documenti che Marci Stahl (Amy Rutberg) ha condiviso con Foggy. Karen nota abilmente che una delle proprietà di Fisk è completamente scomparsa dai registri, rendendola un luogo probabile per attività segrete. Matt indossa la maschera e arriva alla proprietà proprio mentre i poliziotti corrotti che lavorano per Fisk stanno per giustiziare Hoffman. Matt mette KO gli aggressori e scorta Hoffman al 15° distretto, dove Hoffman si consegna a Brett Mahoney (Royce Johnson). A questo punto, Mahoney è l’unico poliziotto di cui Matt si fida e che non lavora segretamente per Fisk.

Matt e Foggy si riuniscono nel finale della prima stagione

Matt e Foggy hanno litigato nell’episodio “Nelson contro Murdock” dopo che Foggy scopre che Matt è il vigilante mascherato che vaga per Hell’s Kitchen. La scoperta ha messo a dura prova le dinamiche di gruppo tra loro e Karen, poiché né Matt né Foggy le spiegano esattamente di cosa si tratta. Sa che deve esserci qualcosa di serio in corso perché Foggy si è perso il funerale del suo collega Ben Urich (Vondie Curtis-Hall).

Dopo il funerale, Foggy inizia a parlare di nuovo con Matt, ma il loro rapporto è ancora gelido. Foggy vuole che Matt abbatta Fisk usando la legge e gli racconta di come Marci lo abbia aiutato a esaminare i documenti di Fisk alla ricerca di prove compromettenti. Mentre Foggy vede questo come un approccio migliore del vigilantismo, Matt è preoccupato perché significa trascinare Marci nella faida con Fisk e metterla in pericolo. Durante il finale della prima stagione di Daredevil, Foggy continua a scoraggiare Matt dall’indossare la maschera. Ma, alla fine, si riprende abbastanza da riaprire lo studio legale Nelson & Murdock.

Cosa succede a Kingpin nel finale della prima stagione di “Daredevil”?

Grazie alla testimonianza di Hoffman, l’FBI arresta Wilson Fisk. Prima di essere arrestato, ha un momento di tenerezza con Vanessa in cui le fa la proposta e le dà anche istruzioni che il pubblico non sente, ma che presumibilmente sono istruzioni per incontrarlo. Riesce a sfuggire all’arresto iniziale grazie agli ufficiali dell’FBI e della polizia di New York che lavorano segretamente per lui. Dopo aver ucciso i loro colleghi, gli agenti corrotti dell’FBI scortano Fisk su un camion e lui riesce quasi ad arrivare all’eliporto dove Vanessa lo sta aspettando in modo che possano lasciare il paese. Ma, appena prima che Fisk arrivi al punto d’incontro, Matt, che ora indossa la tuta rossa di Daredevil con le corna, lo ferma. Hanno uno scontro brutale in cui Fisk ha quasi la meglio su Matt, ma lui si riprende. Subito dopo che Matt ha messo KO Fisk, arriva Mahoney. Sebbene Mahoney lo abbia visto sopraffare violentemente Fisk, sceglie di lasciare che Daredevil se ne vada, riconoscendo che non è lui il cattivo qui.

Alla fine della prima stagione di Daredevil, Matt, Karen e Foggy festeggiano l’arresto di Fisk e la grande riapertura del loro studio legale. La stagione si conclude in modo soddisfacente, senza lasciare molte domande per la seconda stagione. Ma Matt, Karen e Foggy discutono del fatto che ci vorranno anni prima che Fisk vada effettivamente a processo e venga messo dentro per sempre, il che suggerisce che non è l’ultima volta che lo vediamo e pianta i semi per futuri incontri.

Daredevil è disponibile per lo streaming su Disney+, mentre Daredevil: Rinascita uscirà il 5 marzo 2025.

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MobLand: trailer della nuova serie in arrivo su Paramount+ con Tom Hardy

MobLand 2025
Cortesia © Paramount+

Il trailer di MobLand rivela Tom Hardy e Pierce Brosnan mentre preparano il loro spietato impero mafioso alla guerra nella nuova serie crime di Guy Ritchie. Prodotta da Ritchie, che ha anche diretto alcuni episodi, la prossima serie crime drama di Paramount+ segue le vicende di un faccendiere intrappolato nel fuoco incrociato tra due famiglie criminali rivali di Londra. La serie vanta un cast stellare guidato da Tom Hardy, Pierce Brosnan, Helen Mirren, insieme a Paddy Considine, Joanne Froggatt, Lara Pulver, Jasmine Jobson, Geoff Bell, Lisa Dwan e molti altri.

Ora, Paramount Plus ha presentato in anteprima il primo trailer ufficiale di MobLand. Il trailer presenta due famiglie criminali rivali di Londra, gli Harrigan e gli Stevenson, i primi guidati da Conrad (Pierce Brosnan) e sua moglie Maeve (Helen Mirren). Tom Hardy interpreta Harry Da Souza, un fixer esperto della strada che si ritrova nel mezzo della faida. Man mano che il conflitto tra le due famiglie si intensifica, Harry è costretto a scegliere da che parte stare, rivelando a chi va la sua vera lealtà. Guarda il trailer qui sotto:

Cosa significa il trailer di MobLand per la serie

Creata da Ronan Bennett, che ha anche scritto l’intera serie, MobLand è nata originariamente come The Donovans, un prequel della serie Showtime Ray Donovan, che raccontava le origini della famiglia Donovan. Tuttavia, durante lo sviluppo, il progetto è stato rielaborato in una storia a sé stante, cambiando le famiglie criminali in guerra tra loro con gli Harrigan e gli Stevenson di Londra. Guy Ritchie, noto per i suoi numerosi film di gangster britannici come Snatch e The Gentlemen, ha poi firmato per la regia.

MobLand, una serie su due famiglie criminali rivali di Londra, è perfetta per Guy Ritchie, considerando il suo stile caratteristico dei film di gangster britannici, che spesso presentano una narrazione frenetica e dialoghi taglienti, entrambi presenti nel trailer. Il mix di violenza brutale e dinamiche criminali complesse di MobLand sembra allinearsi perfettamente con i punti di forza di Ritchie. Con la sua regia, MobLand ha il potenziale per diventare una saga criminale elegante e oscuramente divertente.

 
 

Paradise: la seconda stagione anticipata da Sterling K. Brown dopo lo scioccante colpo di scena finale

Paradise serie tv

La star di Paradise Sterling K. Brown anticipa la trama della seconda stagione prima del finale. Dal suo debutto su Hulu a fine gennaio, la nuova serie del creatore di This Is Us, Dan Fogelman, è stata piena di colpi di scena. È iniziata come un semplice mistero su chi avesse ucciso il presidente Bradford (James Marsden), trasformandosi poi in una distopia fantascientifica e diventando sempre più movimentata. La seconda stagione di Paradise è stata confermata molto prima del finale della prima stagione, il che significa che i colpi di scena sono probabilmente solo all’inizio.

In un’intervista con TV Insider, Sterling K. Brown riassume il thriller che mescola i generi e offre un’anteprima di dove potrebbe andare a finire la storia. Brown, anche produttore esecutivo della serie, menziona che il prossimo capitolo del successo di Hulu esplorerà cosa è successo al resto del mondo in mezzo a tutto il caos:

“Sappiamo cosa hanno fatto i miliardari e le persone al potere. Hanno costruito una città, giusto? Poi abbiamo scoperto nell‘[episodio 4] che c’è ancora aria respirabile. Nell’[episodio 7] si vede che le bombe atomiche non sono esplose, che c’è ancora vita come la conosciamo, ma forse molto diversa perché il disastro naturale è ancora in atto. Quindi penso che nella seconda stagione l’idea sia quella di esplorare cosa è successo al resto del mondo, come si presenta?

Cosa significano i commenti di Brown per Paradise

La serie thriller mostra una grande ambizione narrativa nella prima stagione, con quasi ogni finale di Paradise che rivela aspetti che gli spettatori potrebbero non aver considerato. Non è una mossa sorprendente da parte del creatore di This Is Us, che è stata costruita attorno a un enorme colpo di scena per quasi ogni stagione e poi a diversi più piccoli che arrivano come una sorpresa. La differenza con Paradise, a parte il genere, è il ritmo.

Un’altra serie avrebbe potuto dedicare un’intera stagione a rivelare la natura malvagia di Sinatra, soprattutto considerando il calibro dell’attrice Julianne Nicholson e il suo contributo al cast di Paradise. Invece, la sua rivelazione avviene in un solo episodio. Anche se è innegabile che il ritorno della serie potrebbe aver bisogno di una narrazione più ampia, che vada oltre gli Stati Uniti e queste poche persone, il finale avrà sicuramente colpi di scena più grandi.

 
 

Stranger Things – Stagione 2, la spiegazione del finale

Stranger Things - stagione 2

Dopo gli eventi del finale della seconda stagione di Stranger Things riguardanti Eleven, Will e il Mostro Ombra, spieghiamo cosa significa tutto questo per la città di Hawkins e per le prossime stagioni della serie Netflix. La scorsa estate Netflix ha pubblicato la prima stagione di Stranger Things, creata dai fratelli Matt e Ross Duffer, che è diventata una delle serie rivelazione del 2016, guadagnando popolarità fino a diventare una delle più discusse dell’anno. La prima stagione ha seguito gli abitanti di Hawkins, nell’Indiana, alla ricerca di Will Byers (Noah Schnapp) e alla scoperta dei segreti nascosti dal Hawkins Lab, tra cui la bambina telecinetica Eleven (Millie Bobby Brown) e il mostro Demogorgon fuggito dall’Upside Down.

Il finale della prima stagione di Stranger Things ha lasciato gli spettatori con una serie di misteri da risolvere, molti dei quali sono stati affrontati nella seconda stagione. Nel finale della seconda stagione, Eleven e il capo Jim Hopper (David Harbour) tentano di chiudere il portale per l’Upside Down, mentre Joyce (Winona Ryder), Jonathan (Charlie Heaton) e Nancy (Natalia Dyer) cercano di liberare Will dalla morsa del Mostro Ombra. Nel frattempo, Steve (Joe Keery), Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin) e Max (Sadie Sink) cercano di aiutare Eleven attirando l’attenzione dei Demodog. Quindi, cosa è successo esattamente e cosa significa per la vita a Hawkins?

Il finale della seconda stagione di Stranger Things, “Capitolo nove: Il cancello”, segue più o meno la stessa struttura del finale della prima stagione, in quanto presenta una battaglia finale in cui ogni membro della squadra gioca un ruolo chiave. Come il finale della stagione precedente, anche “The Gate” presenta una sorta di epilogo che salta avanti di un mese dopo gli eventi principali della seconda stagione, anche se questa particolare sequenza offre più una conclusione degli archi narrativi dei personaggi che anticipazioni su ciò che verrà. Tuttavia, ci sono alcuni indizi che analizzeremo e spiegheremo sul finale della seconda stagione di Stranger Things.

I guariti?

Il Mostro Ombra ha avuto il controllo su Will per gran parte della seconda stagione e, mentre all’inizio Joyce e Mike hanno cercato di farlo stare bene, il loro piano nel finale di tagliare il collegamento tra il Mostro Ombra nell’Upside Down e il suo esercito nel loro mondo ha potenzialmente messo in pericolo il più giovane dei Byers. Di conseguenza, Joyce, Nancy e Jonathan tentano di uccidere il virus del Mostro Ombra che ha infettato Will. Per farlo, devono rendere il corpo di Will inabitabile per il Mostro Ombra e, dato che la bestia e il suo esercito prosperano in luoghi bui e freddi, creano un ambiente in cui Will non avrà freddo.

Per farlo, Joyce, Nancy e Jonathan portano Will nella capanna di Hopper nel bosco e, oltre ad accendere il camino, installano una serie di stufe elettriche. Il calore che ne deriva rende sempre più scomoda e violenta la presenza del Mostro Ombra che possiede Will, che si scaglia contro Joyce finché Nancy non usa un attizzatoio per bruciare Will. Il Mostro Ombra viene espulso dal corpo di Will e assomiglia a una nuvola di materia oscura e tenebrosa che deve essere in grado di esercitare una certa energia, poiché esplode fuori dalla capanna e scompare nel cielo notturno.

Will, che aveva perso la memoria man mano che veniva posseduto dal Mostro Ombra, si risveglia e riconosce immediatamente sua madre, il che sembrerebbe indicare che è stato guarito. Di certo non c’è nulla di strano nel più giovane dei Byers nell’epilogo di “The Gate”, mentre balla con Joyce e poi con uno dei suoi compagni di classe allo Snow Ball. A quanto pare, Will è finalmente tornato il bambino normale e sano che era prima di perdersi nell’Upside Down.

Tuttavia, non è chiaro cosa sia successo al pezzo del Mostro Ombra che è stato esorcizzato da Will. I Demodog e le viti che erano estensioni del mostro nel mondo reale sono morti una volta tagliati fuori dall’Upside Down, ma è successo lo stesso alla nuvola di ombra che è uscita da Will? È certamente possibile che sia morta, ma dato che era il virus del Mostro Ombra – e, forse, un pezzo del mostro piuttosto che un membro del suo esercito – potrebbe anche essere sopravvissuta nel mondo reale. Se fosse vero, potrebbe tornare in una stagione successiva, sopravvissuto da solo o trovando un altro ospite.

Eleven chiude il portale

Mentre una parte del gruppo è impegnata a curare Will e il resto dei ragazzi, insieme a Steve, si rendono utili allontanando i Demodog dal laboratorio Hawkins, Eleven e Hopper hanno il compito più difficile: chiudere il portale e intrappolare il mostro ombra nell’Upside Down. Tuttavia, come rivelato in precedenza nella seconda stagione, il Portale che Eleven ha aperto prima degli eventi della prima stagione è diventato esponenzialmente più grande. Per non parlare del fatto che il Mostro Ombra ha un intero esercito di Demodog sotto il suo controllo, che usa per impedire a Eleven di chiudere il Portale.

Naturalmente, Eleven ha Hopper – e le sue numerose armi – dalla sua parte; usando il metodo di canalizzare i suoi poteri insegnatole dalla sua “sorella perduta”, Kali (Linnea Berthelsen), Eleven riesce a chiudere l’enorme Portale che è cresciuto e si è espanso sotto il Laboratorio Hawkins. Come risultato della chiusura del Portale da parte di Eleven, il collegamento del Mostro Ombra con il suo esercito nel mondo reale, composto in gran parte dai Demodog e dalle viti che crescono nei tunnel sotto Hawkins, viene interrotto. Non è chiaro se i Demodog e le viti muoiano, ma sembrano certamente gravemente feriti. I Demodog che avevano attaccato Hopper ed Eleven nel pozzo sotto il laboratorio Hawkins iniziano a cadere e Dart viene mostrato disteso a terra in uno dei tunnel.

Inoltre, come mostrato nell’epilogo che segue immediatamente la chiusura del Cancello da parte di Eleven, il Laboratorio Hawkins viene designato come area riservata dal Segretario alla Difesa, un ramo del governo, e l’edificio diventa off limits. Questo significa davvero che il Laboratorio Hawkins è stato chiuso e che il governo ha cessato i test che hanno portato all’apertura del Cancello? Probabilmente no, ma considerando l’entità dei danni causati alla struttura dall’esercito di Demodog del Mostro Ombra, è comprensibile che il governo abbia deciso di limitare le perdite e trasferirsi altrove. Oppure, a seconda dei casi, di chiudere definitivamente il progetto ora che il Portale è chiuso e il dottor Brenner (Matthew Modine) è ancora nascosto. Tuttavia, dato che Brenner è confermato vivo, non abbiamo sicuramente visto l’ultima di lui.

Ciò significa che Eleven e i suoi amici di Hawkins sembrano essere relativamente al sicuro, per il momento. Non ci sono tracce evidenti del Mostro Ombra a Hawkins, almeno per quanto mostrato agli spettatori nell’epilogo di “The Gate”. Ma questo non significa che Stranger Things abbia mostrato tutto agli spettatori.

L’epilogo

Per quanto riguarda gli indizi su ciò che accadrà, l’epilogo alla fine del finale della seconda stagione è piuttosto scarso. Tuttavia, la sequenza conclude una serie di trame dei personaggi sviluppate nel corso della stagione. Una delle rivelazioni più importanti è che il dottor Owens (Paul Reiser) ha mantenuto la promessa fatta a Hopper e ha offerto a Eleven la possibilità di una vita normale falsificando un certificato di nascita per “Jane Hopper”, combinando il nome originale datole dalla madre, Terry Ives, con il cognome di Hopper. Inoltre, sebbene Owens esorti Hopper ed Eleven a mantenere un basso profilo per un altro anno (indicando quanto tempo passerà prima della prossima stagione di Stranger Things), Hopper permette a El di partecipare al ballo scolastico della Hawkins Middle School, dove lei balla con Mike.

Al ballo, “The Gate” sembra anche confermare che Nancy e Steve non stanno più insieme, il che ha senso considerando che lei e Jonathan hanno (più o meno) ammesso i loro sentimenti reciproci. Lucas chiede a Max di ballare e i due si baciano. Dustin, nel frattempo, finisce per ballare con Nancy dopo essere stato rifiutato da alcuni dei suoi compagni di classe. Tuttavia, sembra che sia Nancy che Steve abbiano preso Dustin sotto la loro ala protettrice, il che avrà senza dubbio un effetto interessante – e probabilmente divertente – su di lui nelle stagioni future. Fuori dal ballo, Joyce e Hopper fumano una sigaretta insieme, con la prima ancora alle prese con la morte di Bob Newby (Sean Astin).

Tuttavia, se gli spettatori sono stati cullati da un falso senso di sicurezza dall’epilogo del tutto normale, la scena finale della seconda stagione mostra un’inquadratura esterna della Hawkins Middle School che ruota fino a rivelare la versione Upside Down della scuola. Sebbene la dimensione alternativa sembri tranquilla all’inizio, si scatena una tempesta e i fulmini rivelano il Mostro Ombra che incombe sulla Hawkins Middle School, senza dubbio una rappresentazione visiva del mostro malvagio che aspetta il momento giusto per tentare di fuggire ancora una volta dall’Upside Down.

Quindi, mentre Stranger Things conclude in gran parte la sua trama nella finale della seconda stagione, regalando persino un funerale a Barb (Shannon Purser), la beniamina dei fan della prima stagione, è ovvio che ci saranno altri sviluppi per gli abitanti di Hawkins, nell’Indiana. Certamente, la rivelazione di Kali all’inizio della seconda stagione lascia aperta la porta a altri individui con abilità simili alle sue e a Eleven che potrebbero essere vivi e vivere altrove; anche se fossero gli unici, la missione di Kali di vendicarsi di tutti i Bad Men riemergerà senza dubbio ad un certo punto. Inoltre, con il Mostro Ombra ancora da sconfiggere, questo mostro spaventoso tornerà a mostrare il suo volto terrificante. Ma gli spettatori non devono preoccuparsi, perché i fratelli Duffer hanno già in cantiere nuovi progetti per le prossime stagioni. Nel frattempo, condividete le vostre teorie su cosa succederà nella terza stagione di Stranger Things nei commenti!

 
 

L’Upside Down: la spiegazione del sottosopra di Stranger Things

Upside Down (sottosopra) Stranger Things

Ci sono molti misteri da risolvere nella serie Netflix Stranger Things, ma quello più urgente è forse capire esattamente cosa sia l’Upside Down. La dimensione alternativa si è infiltrata nella tranquilla cittadina di Hawkins, nell’Indiana, sin dalla prima stagione di Stranger Things, minacciando il futuro e il benessere di tutti i personaggi della serie.

L’esistenza dell’Upside Down è stata fonte di fascino e orrore per quasi tutti i personaggi di Stranger Things. Introdotta nella prima stagione, è diventato evidente grazie alla scomparsa di Will Byers (e successivamente di Barb) che questa dimensione alternativa è inospitale per gli esseri umani e deve essere evitata a tutti i costi. Nella seconda stagione, Hopper ha intuito la possibilità che l’Upside Down stesse infiltrandosi nel suo mondo, influenzando piante e animali nelle immediate vicinanze. È stato quindi stabilito che, se l’Upside Down fosse riuscito a infiltrarsi nel nostro mondo, sarebbe stato fatale per tutti gli esseri umani, le piante e gli animali.

Con due stagioni alle spalle e la terza stagione di Stranger Things uscita su Netflix il 4 luglio del 2019, capire meglio cosa sia esattamente l’Upside Down, come funzioni e persino da dove provenga sarà più importante che mai. Comprendere i dettagli di questa dimensione alternativa potrebbe significare capire come finirà la serie.

Cos’è l’Upside Down?

La dimensione alternativa chiamata “Upside Down” è stata un luogo chiave durante lo svolgimento di Stranger Things. Assomiglia alla Terra, con punti di riferimento simili e una struttura simile, ma è completamente priva di vita umana. Inoltre, è facile immaginare che gli esseri umani avrebbero difficoltà a sopravvivere lì, il che rende ancora più intrigante l’arco narrativo della prima stagione di Will, in cui è rimasto bloccato in questo mondo per una settimana.

Le leggi della fisica sembrano valere come sulla Terra per quanto riguarda la luce, il suono, la temperatura e la gravità. Alcuni luoghi, come la sala giochi e la scuola media di Hawkins, sono apparsi nell’Upside Down. Gli edifici sembrano gli stessi, tranne per il fatto che sono ricoperti da sostanze simili a ragnatele e melma che sembrano ricoprire ogni parte di questo mondo. C’è un’oscurità che permea ogni cosa. È pieno di creature oscure e terrificanti che sembrano uscite da un incubo.

Anche le cose nell’Upside Down sembrano in decomposizione o in rovina. Ci sono cenere e spore di qualcosa che fluttuano nell’aria, creando un ambiente che sembra tanto claustrofobico quanto vasto. Tutto ciò rende il mondo che conosciamo una versione sgradevole, in cui sarebbe terrificante rimanere intrappolati.

Cosa ha creato l’Upside Down?

Stranger Things non ha ancora approfondito le origini di questa dimensione alternativa. La serie inizia poco dopo la sua scoperta accidentale, ma gli sforzi continui all’interno dei Laboratori Hawkins per scoprire esattamente come sia nata questa dimensione hanno portato a poche o nessuna informazione. Tuttavia, i Laboratori Hawkins si sono assunti la responsabilità di aver aperto il Portale per l’Upside Down, cosa che è avvenuta dopo che Eleven è entrata in contatto con Demogorgon.

A parte questo, però, dato che nell’Upside Down non ci sono esseri che parlano inglese né testi scritti, è difficile ottenere risposte immediate dalla popolazione locale. Le creature dell’Upside Down sono in grado di abitare i corpi degli umani, consentendo la comunicazione tra loro e gli umani, ma nessuna conversazione, come si vede in Stranger Things, ha incluso una discussione su come sia nata questa dimensione.

Come arrivare (e tornare) dall’Upside Down

In Stranger Things sono stati mostrati diversi metodi per viaggiare tra l’Upside Down e la Terra, ma è possibile che nella terza stagione ne vengano mostrati altri o che vengano accennati. Nella prima stagione, Eleven ha accidentalmente aperto il portale nei laboratori Hawkins. Il suo legame con Demogorgon ha causato l’apertura di un portale, consentendo agli scienziati e ai Hawkins Labs di indagare con cautela sulle proprietà di questa dimensione alternativa, mentre le creature dell’Upside Down irrompevano, rapendo gli abitanti del luogo e infiltrandosi nell’ambiente con la loro terribile flora e fauna. Nel finale della prima stagione, si è scoperto che oltre al portale nei laboratori Hawkins, c’erano delle fessure aperte in tutta Hawkins, che si manifestavano come aperture simili a membrane che dovevano essere attraversate per passare da un lato all’altro.

Questo è stato mostrato nella premiere della seconda stagione, quando Eleven, che era stata risucchiata nell’Upside Down dopo aver cercato di distruggere un Demogorgon per salvare i suoi amici, è stata trascinata nella dimensione alternativa. Ha scoperto uno di questi portali simili a membrane nella versione Upside Down della scuola media e ha potuto vedere e sentire la dimensione terrestre attraverso la membrana, attraversandola facilmente per tornare al suo mondo. Un portale simile si è aperto anche nel bosco fuori Hawkins, attraverso il quale Nancy Wheeler è passata nella prima stagione mentre lei e Jonathan stavano indagando sull’esistenza dell’Upside Down e sulle persone che lavoravano per nasconderlo. Verso la fine della seconda stagione, Hopper ha scoperto una rete di tunnel sotto Hawkins infiltrati da creature provenienti dall’Upside Down. Le creature avevano deposto le uova mentre la flora e la fauna della dimensione si erano diffuse su ogni superficie. I tunnel conducevano direttamente a un altro portale dell’Upside Down che Eleven ha proceduto a chiudere (o almeno così credeva) nel finale della seconda stagione di Stranger Things.

Le creature dell’Upside Down

L’aspetto più spaventoso dell’Upside Down sono le sue creature. Finora, in Stranger Things sono state introdotte due tipi di creature: il Demogorgon (che si evolve dai Demodog) e il Mind-Flayer, chiamato così da Mike, Dustin e Lucas in riferimento alle creature di Dungeons & Dragons.

Nella prima stagione di Stranger Things, il Demogorgon si rivela una creatura predatrice, con un volto simile a una pianta carnivora che si apre per divorare le sue prede. È entrato nella dimensione terrestre in cerca di cibo ed è responsabile della caccia e del rapimento di Will e Barb. Nella seconda stagione è stato introdotto il Mind-Flayer. Il Mind-Flayer è in grado di costringere altre creature a obbedire ai suoi ordini, poiché si ritiene che la vita nell’Upside Down funzioni come una mente collettiva, che si muove e opera come un’unica entità. In quanto tale, il Mind-Flayer è stato in grado di infiltrarsi nella coscienza di esseri umani come Will ed Eleven per ottenere l’accesso al mondo umano e pianificare l’imminente conquista della nostra dimensione, che sarà al centro della terza stagione di Stranger Things.

 
 

Nickel Boys, recensione del film d’esordio di RaMell Ross

Ispirato dal romanzo di Colson Whitehead vincitore del Premio Pulitzer, Nickel Boys segna l’esordio alla regia del documentarista e regista televisivo RaMell Ross. La vicenda racconta dell’amicizia tra due giovani afromericani che si ritrovano costretti a frequentare un istituto nella Florida per ragazzi di colore “problematici’. Il sistema di vessazione e di continuo abuso a cui gli studenti sono stati costretti segna la loro esistenza in maniera indelebile, compresa quella del protagonista Elwood, testimone attraverso gli occhi del quale seguiamo la vicenda decenni dopo gli orrori di cui è stato vittima insieme ai suoi compagni.

L’identità negata di Nickel Boys

L’operazione di trasposizione cinematografica messa in piedi da RaMell Ross possiede un fascino indubbio, sia a livello concettuale che estetico. Dal momento che quella di Nickel Boys è fondamentalmente una storia di identità negata – sia essa intesa come identità sociale, razziale o più semplicemente individuale – il regista sceglie infatti di (ri)affermare tale concetto attraverso il mezzo-cinema stesso. Il film è infatti interamente o quasi realizzato come una serie di inquadrature soggettive, in cui lo sguardo della macchina da presa è sempre quello di un personaggio o dell’altro, che mai vediamo quando parla. C’è sempre l’interlocutore, mai il soggetto, l’io principale.

Oppure, in maniera forse ancor più emblematica, la macchina da presa stessa in alcuni casi si nasconde dietro le spalle dei protagonisti, a voler costantemente ribadire che qualcosa è stato loro strappato. L’identità appunto. Un’idea di cinema fortissima e all’inizio assolutamente affascinante, la quale però col passare delle scene diventa sempre più difficile da seguire a livello emozionale, in quanto non evita che la forma soffochi in qualche modo il contenuto.

Nickel Boys in particolar modo nella parte centrale perde di intensità emotiva, costringendo lo spettatore a una serie di inquadrature che diventano stancanti. Bisogna tornare a ripetere che la coerenza interna del film è un qualcosa di oggettivamente coraggioso nell’intento, ma quanto alla realizzazione costringe il pubblico alle prese con un tour de force estetico che non si abbina con un impianto narrativo in grado di sostenerlo. Perché forse il maggior difetto del lungometraggio di RaMell Ross non sta tanto nell’audace idea di regia quanto piuttosto in una sceneggiatura che non la sostiene come avrebbe meritato. I continui salti temporali tra passato e presente non fanno che ingarbugliare una vicenda al contrario lineare, una storia di amicizia e solidarietà nel dolore che si trasforma nei decenni in una ferita mai rimarginata. Siamo piuttosto convinti che se lo sviluppo narrativo fosse stato raccontato in maniera lineare, l’effetto generale sarebbe stato molto piú efficace, soprattutto sotto il punto di vista squisitamente emotivo.

Una buona direzione degli attori

Come direttore di attori RaMell Ross, pur al suo primo lungometraggio da regista, si dimostra raffinato plasmatore di figure in chiaroscuro. I suoi due giovani protagonisti Ethan Herisse e Brandon Wilson sono vibranti, sinceri nei rispettivi ruoli. Accanto a loro un cast di supporto efficace contribuisce a creare una serie di figure e psicologie ottimamente definite. Su tutti merita come sempre menzione speciale Aunjanue Ellis-Taylor, attrice di livello superiore che riesce a rendere prezioso davvero qualsiasi ruolo interpreti. Quando c’è lei in scena e guarda in camera alla ricerca di un briciolo di speranza per suo figlio, ecco che Nickel Boys diventa un dramma capace di arrivare dritto al cuore. Che quest’anno la Ellis-Taylor non sia stata quasi mai considerata nella corsa ai premi come miglior attrice non protagonista è un qualcosa che francamente non riusciamo a comprendere.

Questo di RaMell Ross è un esordio che merita di essere sostenuto probabilmente per le sue intenzioni ancor più che nel risultato finale. Nickel Boys possiede come testo di partenza un romanzo  potentissimo che il regista interpreta in maniera coraggiosa e molto personale, non riuscendo però a evitare che, in particolar modo nella parte centrale, la storia venga soffocata dalla forma filmica scelta per esporla. Merito indiscutibile del film è invece un finale bellissimo, sorprendente e doloroso, che lascia dimenticare le incertezze e alcune lentezze narrative. Se RaMell Ross continuerà a proporci cinema così audace e non disposto a scendere a compromessi, sarà con indubbio interesse che ne seguiremo la carriera.

 
 

Bastion 36, la spiegazione del finale: chi è l’assassino?

Bastion 36

Il film poliziesco francese di Netflix Bastion 36 racconta la storia di un poliziotto disprezzato che cerca di scoprire una minacciosa cospirazione che si sta tramando all’interno del dipartimento di polizia. Dopo una mossa sbagliata, Antoine viene retrocesso e trasferito dalla sua vecchia squadra, il che porta a grandi cambiamenti all’interno del dipartimento. Qualche mese dopo, due amici di Antoine della sua vecchia squadra finiscono uccisi e un altro scompare. Di conseguenza, Antoine non può fare a meno di indagare sul caso, con grande disappunto dei suoi superiori. Di conseguenza, forze superiori – e minacce esterne – cercano di mettere fuori gioco l’agente prima che scopra la verità sulla faida che ha sconvolto il destino della Bastion 36. Originariamente intitolato Bastion 36, questo film diretto da Olivier Marchal offre un mistero avvincente che si svela in modi inaspettati. SPOILER IN ARRIVO!

La trama di Bastion 36

Antoine Cerda è un agente della Squadra 36 di Parigi che lavora con i suoi compagni come un meccanismo ben oliato. Tuttavia, per affrontare i propri demoni, partecipa anche a combattimenti clandestini. Una notte, un avversario particolarmente vendicativo finisce per seguire il poliziotto fuori dal ring e lo aggredisce per strada insieme ai suoi amici. Sebbene Antoine riesca facilmente a respingere questi uomini, la brutalità della lite pubblica, unita alle precedenti azioni sconsiderate della sua squadra, attira l’ira dei superiori. Di conseguenza, come punizione, viene retrocesso a poliziotto di quartiere e trasferito in una zona meno prestigiosa della città. Naturalmente, non accetta bene la retrocessione e finisce per cadere in una spirale autodistruttiva.

Sei mesi dopo, Antoine ha praticamente tagliato tutti i ponti con la sua vecchia squadra, compresa Hanna, la sua ex ragazza, e continua a prestare servizio nella sua nuova unità. Tuttavia, il suo passato torna a bussare alla sua porta quando uno dei suoi ex compagni, Vinny, gli lascia un messaggio vocale in cui confessa di aver commesso un grave errore. Ma prima di poter rivelare la verità, viene ucciso da un killer nella sua auto. Quando si diffonde la notizia della morte di Vinny, un altro agente della squadra, Richard, scompare. Sua moglie, Sophia, chiede aiuto ad Antoine, raccontandogli dei mille modi in cui l’intera squadra era andata fuori controllo dopo il suo trasferimento.

A quanto pare, Richard si era ricoverato in una clinica psichiatrica a causa di una grave paranoia. Tuttavia, ora, alla luce della morte di Vinny, sembra essere scomparso dalla struttura. Quando Antoine arriva alla clinica per indagare, incontra Victor, un uomo anziano amico di Richard. Questi gli rivela che il poliziotto scomparso era convinto che un boss della droga internazionale avesse preso di mira la sua squadra. Gli fornisce anche un numero di emergenza lasciato dall’uomo. Antoine contatta quindi Hanna, scontenta, per scoprire chi sia la persona dietro quel numero.

Questo porta Antoine da Kristina, una prostituta che aveva una relazione con Richard. Quando Richard la chiama di nuovo per un incontro, Antoine riesce quasi a rintracciarlo. Tuttavia, l’incontro va rapidamente a rotoli quando una figura mascherata appare e attacca i due, uccidendo Kristina. L’incidente aiuta le autorità a stabilire che la stessa persona è responsabile dei recenti omicidi e che sta usando una pistola registrata a nome di Richard. Questo porta anche alla sospensione di Antoine per non aver seguito gli ordini e essersi intromesso nelle indagini. Nel frattempo, lo stesso aggressore raggiunge anche Hanna, mandandola all’ospedale proprio quando sta per scoprire la verità. Tuttavia, prima che Antoine possa rinunciare alla sua vendetta, uno dei suoi capi gli rivela una verità sconvolgente su Sami e la sua squadra.

Chi ha ucciso Vinny e gli altri in Bastion 36?  e Perché?

Bastion 36

La serie di morti che il misterioso assassino si lascia alle spalle è al centro della cospirazione che sta affliggendo la Bastion 36 e i suoi membri. Poco dopo il trasferimento di Antoine, la sua squadra ha iniziato a sgretolarsi. Hanna ha lasciato la squadra per unirsi al dipartimento Narcotici, mentre Sami, il loro capo, è diventato sempre più riservato. A quanto pare, la squadra era stata reclutata in un team speciale segreto, destinato a eseguire in segreto gli ordini dei superiori. Una delle loro missioni principali consiste nel rintracciare Karim Mahmoudi, un pericoloso boss della droga che il dipartimento sta cercando da tempo. Tuttavia, l’ex capo di Antoine rivela che Sami e la sua squadra erano sospettati di collusione con lo spacciatore su ordine dei loro superiori.

Nel frattempo, Richard, che ha continuato a spostarsi da un rifugio all’altro sotto le istruzioni di Sami, diventa sempre più agitato. Come Vinny, anche lui è diventato paranoico riguardo a un lavoro misterioso che hanno svolto e sta pensando di confessare tutto per liberarsi di Mahmoudi. Per lo stesso motivo, alla fine decide di infrangere le regole di Sami e torna a casa da Sophia. Tuttavia, è solo questione di tempo prima che l’altro uomo lo scopra. Pertanto, Sami va a trovare il poliziotto per cercare di dissuaderlo dal confessare. Quando capisce che i suoi sforzi sono inutili, Sami estrae la pistola e spara a Richard e a sua moglie.

Così viene alla luce la verità: era il capo della squadra a essere dietro agli omicidi. A quanto pare, mentre Sami e la sua squadra erano in combutta con Mahmoudi, hanno anche compiuto una grave mossa contro di lui. Durante uno scambio di droga, la banda ha rubato due milioni di dollari al nipote di Mahmoudi, Ichem. Tuttavia, mentre stanno rubando il denaro, Richard agisce d’impulso, causando inevitabilmente la morte di Ichem. Sebbene inizialmente la squadra decida di mantenere il segreto, alla fine la pressione ha la meglio. Mentre ognuno di loro si avvicina all’idea di confessare, Sami li elimina uno ad uno per garantire la sicurezza del suo segreto.

A sua volta, Sami dipinge Mahmoudi come il probabile autore del delitto, alimentando ulteriormente la paranoia della squadra. Antoine scopre il coinvolgimento della squadra nell’omicidio di Ichem dopo aver seguito Mahmoudi in un luogo remoto dove il criminale tortura il suo partner Tyson per ottenere informazioni sulla morte di Ichem. Tornato a casa di Richard, Sami pulisce le sue impronte dalla pistola dell’ex, che ha tenuto in suo possesso per tutto questo tempo, e inscena la scena per farla sembrare un suicidio. In questo modo, dipinge efficacemente Richard come l’assassino. Tuttavia, quando Mahmoudi scopre il suo coinvolgimento nella morte di Ichem, una nuova minaccia incombe sul destino del poliziotto.

Cosa succede ai file di Richard? Dove sono finiti i soldi di Mahmoudi?

Fortunatamente per Sami, Antoine, che ancora non è a conoscenza delle azioni omicide del suo ex capo, lo avverte di Mahmoudi. Pertanto, è in qualche modo preparato ad affrontare l’uomo quando torna a casa da sua moglie e dai suoi figli. Contemporaneamente, Antoine contatta anche il suo attuale partner, Titus, per chiedergli aiuto nell’affrontare la situazione nonostante la sua sospensione. Durante la lite tra Sami e Mahmoudi, il primo rivela di aver compiuto la rapina solo su ordine dei suoi superiori, che volevano scatenare una guerra tra bande. Tuttavia, Mahmoudi non ha alcun interesse a smascherare la corruzione che imperversa nel dipartimento di polizia di Parigi.

Il confronto sfocia inevitabilmente in una sparatoria. Tuttavia, proprio come Antoine, anche Charles, del dipartimento di polizia di Parigi, riesce ad arrivare sul posto appena in tempo. Mette fuori combattimento Mahmoudi, uccidendolo sul colpo, mentre Antoine insegue Sami. Sebbene cerchi di assicurarsi che tutti escano vivi dalla situazione, l’altro uomo si rifiuta di obbedire. Per lo stesso motivo, Antoine non ha altra scelta che uccidere Sami. Tuttavia, questo non mette fine alla rete di cospirazioni che affligge il dipartimento di polizia. Il poliziotto sa che i suoi superiori hanno coinvolto la sua ex squadra in ogni missione illegale. Tuttavia, sulla scia delle loro morti, il dipartimento vuole nascondere la verità e usare Mahmoudi come capro espiatorio, presentandolo come l’assassino.

Il dipartimento è preoccupato per lo scandalo mediatico che scoppierebbe se venisse alla luce la verità sulla collaborazione di Sami con Mahmoudi e sul furto ai suoi danni. Inoltre, vogliono mantenere segreta la verità sulla sua serie di omicidi contro i suoi stessi colleghi. Per comprare il silenzio di Antoine, gli offrono promozioni e riconoscimenti, stabilendo che i registri ufficiali rifletteranno che ha sempre lavorato su ordine del dipartimento. In questo modo, lo hanno efficacemente utilizzato per fare il lavoro sporco, mantenendo segreta la loro corruzione. Tuttavia, emerge un barlume di speranza che spinge il poliziotto verso un percorso più onesto.

A quanto pare, mentre era in vita, Richard aveva conservato tutti i documenti relativi alle comunicazioni ufficiali tra la sua squadra SI e i capi del dipartimento. In seguito, Victor riceve questi file alla clinica e li condivide con Antoine. Cronologizzando la verità con fatti e prove legittime, Richard ha essenzialmente creato un modo infallibile per rivelare la verità sulla corruzione nel dipartimento di polizia di Parigi. Inoltre, questo suggerisce anche un’altra minacciosa verità sul dipartimento SI. Dopo che Sami e gli altri hanno portato a termine il furto ai danni di Mahmoudi, il denaro rubato è scomparso dal gioco da tavolo.

Sebbene Sami abbia cercato di dividerlo tra i membri della squadra, tutti hanno rifiutato di tenere il denaro rubato. Questo ha costretto il capo della squadra a diffondere voci su Mahmoudi, scatenando la paranoia di tutti. Pertanto, dato che nessuno dei membri della squadra ha il denaro e che i superiori del dipartimento hanno approvato la missione, è probabile che siano ancora in possesso del denaro. Ciò significa che si potrebbe potenzialmente trovare un filo conduttore che collega il dipartimento all’intera operazione. Una volta entrato in possesso dei file di Richard, Antoine decide di lottare per la verità nonostante la resistenza che potrebbe incontrare da parte di Charles e del dipartimento. Tuttavia, il poliziotto muore tragicamente poco dopo. Di conseguenza, Charles riesce a sottrarre i file dalla scena del crimine, salvaguardando ancora una volta i segreti del dipartimento corrotto.

Antoine è davvero morto in Bastion 36? Chi l’ha ucciso?

Bastion 36

La morte di Antoine è uno shock che sconvolge la trama. Finora, il dipartimento di Parigi è riuscito a farla franca senza problemi, mentre i suoi agenti hanno dovuto pagare il prezzo delle loro decisioni. Poiché i capi del dipartimento sono responsabili della narrazione, nascondono semplicemente la verità su Sami e sugli affari illegali della sua squadra per evitare scandali pubblici. Pertanto, i fascicoli di Richard rappresentano la minaccia più grande per il dipartimento. Nonostante ciò, i superiori di Charles rimangono fiduciosi che la parola di un agente morto abbia poca validità contro di loro.

Per lo stesso motivo, Antoine ha la possibilità di smascherare le bugie del dipartimento rendendo pubblici i contenuti dei fascicoli di Richard. Tuttavia, uno sfortunato incidente gli ruba ogni possibilità. In seguito, il poliziotto si reca al suo club di combattimento clandestino per restituire le risorse che aveva preso in prestito dal proprietario e dal suo amico Marcus. Tuttavia, una volta entrato nell’area, attira l’attenzione del criminale che aveva brutalmente picchiato sei mesi prima. A quanto pare, l’uomo è ancora vendicativo per l’incidente. Pertanto, proprio come aveva attaccato Antoine mesi prima, prende di mira nuovamente il poliziotto, questa volta con una pistola.

Antoine muore così per mano di un criminale di basso livello con l’ego ferito. Di conseguenza, la verità sulla cospirazione all’interno del dipartimento di polizia di Parigi muore con lui. Il dipartimento lo trasforma in un eroe e in un simbolo dell’integrità della polizia. Dopo la sua morte, viene ricoperto di medaglie e promozioni, decorato come ufficiale dello stesso sistema che voleva abbattere. Nel frattempo, i suoi cari, compresa Hanna, rimangono all’oscuro della verità. Il finale cupo mette in evidenza il potere smisurato dei dipartimenti governativi corrotti, che permette loro di farla franca. D’altra parte, le persone che abusano, in particolare poliziotti come Antoine e la sua squadra, finiscono per pagare un prezzo ingiusto e vengono messe a tacere con la morte.

 
 

Stranger Things – Stagione 4, Volume 1: la spiegazione del finale

Stranger Things - Stagione 4, Volume 1

Stranger Things – stagione 4 volume 1 si conclude in modo drammatico, rivelando finalmente la storia segreta di Eleven e l’origine di Vecna. Pubblicizzato come l’inizio della fine, il volume 1 della quarta stagione di Stranger Things espande il franchise in direzioni inaspettate. Gli episodi della quarta stagione di Stranger Things sono più lunghi, in parte per riflettere la vastità del palcoscenico su cui ora recitano i personaggi. Questa volta il cast in continua espansione è sparso in tutto il mondo, con Joyce e Murray che si recano persino in Russia alla ricerca di Hopper.

La trama principale, ovviamente, si svolge ancora a Hawkins, dove Stranger Things affronta un nuovo tipo di mostro proveniente dall’Upside Down. Piuttosto che una semplice creatura, Vecna è un essere umanoide che possiede la capacità di entrare nella mente degli altri e ucciderli in modo davvero brutale. Opera dall’Upside Down stesso e ogni volta che uccide apre un altro Portale. I ragazzi di Hawkins cercano di usare questi portali contro di lui nella prima parte della quarta stagione di Stranger Things, ma in realtà i loro piani non avrebbero mai funzionato: Vecna è semplicemente troppo potente. Solo una persona può affrontare Vecna: Eleven, che sta lavorando insieme al dottor Martin Brenner per recuperare i suoi poteri.

La stagione 4 volume 1 di Stranger Things culmina in un finale fragoroso quando Vecna contrattacca i bambini di Hawkins, rivelando la sua storia a Nancy. Molti dei misteri vengono risolti in modo piuttosto efficace in questi primi sette episodi, mentre gli ultimi due usciranno il 1° luglio. Ecco tutto quello che c’è da sapere per capire il drammatico finale della stagione 4 volume 1 di Stranger Things.

Nancy morirà nell’Upside Down?

Stranger Things stagione 4 volume 1 ha visto Steve, Nancy, Robin ed Eddie entrare nell’Upside Down, dove si sono subito resi conto di non avere alcuna possibilità contro Vecna e le creature mostruose provenienti dall’Upside Down. Fortunatamente, Dustin deduce la posizione di un altro portale e riesce a comunicarla agli altri utilizzando metodi collaudati che fanno parte della serie sin dalla prima stagione. Tuttavia, mentre stanno fuggendo, il gruppo viene avvistato da uno dei Demobat, che permette a Vecna di scoprire la loro posizione attraverso la mente collettiva di cui fa parte. Riesce a colpire prima che tutti riescano a fuggire, attaccando la mente di Nancy con le sue illusioni.

Vecna gioca sulla paura e sul dolore, torturando le sue vittime con visioni dei loro peccati passati. Nel caso di Nancy, riesce a sfruttare il suo rimorso per la morte dell’amica Barb nella prima stagione di Stranger Things; Nancy era senza dubbio responsabile della morte di Barb, avendola trascinata a una festa e abbandonata a dormire con Steve, lasciandola sola in balia di un Demogorgon. La scena ha uno strano sapore meta, perché l’accusa di Vecna che Nancy abbia dimenticato la sua amica ricorda le lamentele del movimento #Justice4Barb scoppiato dopo la prima stagione. Lungi dall’aver dimenticato Barb, però, sembra che Nancy abbia seppellito il suo dolore e l’odio verso se stessa nel profondo della sua mente, permettendo a Vecna di sfruttarlo. Più Nancy rimane nella visione, più è in pericolo. Fortunatamente, però, non è sola e i ragazzi sono già riusciti a far uscire Max da una trance simile. Si spera che riescano a fare qualcosa di simile per Nancy.

La spiegazione dell’identità e la storia di Vecna 

Stranger Things ha sempre giocato con i tropi dell’horror, ma Vecna è un nuovo tipo di horror: umano, in grado di comunicare, tentare e provocare. Quando entra nella mente di Nancy, si rende conto che lei è vicina a scoprire la sua vera identità. Credendo di non avere nulla da temere, poiché pensa che Nancy sia ora sotto il suo controllo, Vecna le rivela la sua storia. Questo coincide con l’esplorazione della propria psiche da parte di Eleven nel Progetto Nina del dottor Brenner, mentre affronta i suoi ricordi repressi.

Sembra che Vecna sia in realtà Henry Creel, il figlio di Victor Creel, il presunto serial killer di Hawkins, imprigionato nel Pennhurst Mental Hospital dopo essere stato accusato dell’omicidio della moglie e della figlia nel 1959. Henry era il vero assassino, un bambino con tutti i poteri di Eleven ma senza la sua coscienza.

Avrebbe ucciso anche suo padre Victor se non avesse esagerato, finendo in coma. Si è risvegliato sotto le cure del dottor Martin Brenner, diventando il primo soggetto di sperimentazione di Brenner.

Henry Creel è il Numero Uno: l’origine del laboratorio Hawkins

Henry Creel è diventato il Numero Uno, il modello per tutti i futuri esperimenti del dottor Brenner. All’inizio Brenner ha cercato di controllare il Numero Uno, ma quando ha capito che era impossibile, si è accontentato di trovare un modo per limitare i suoi poteri. Fatto ciò, Brenner ha lavorato duramente per riprodurre Victor Creel, creando una serie di bambini dotati di poteri speciali, tra cui Eleven. Questi bambini sono cresciuti sotto la cura del dottor Brenner e per loro Henry Creel era solo uno degli inservienti. Ma Henry ha ingannato Eleven per liberarlo, poi ha ucciso le guardie e gli altri soggetti di sperimentazione del Laboratorio Hawkins. Avrebbe fatto lo stesso con Eleven, se lei non si fosse dimostrata più potente di lui e non lo avesse sconfitto. È stata questa battaglia a creare la prima “finestra” sull’Upside Down al Laboratorio Hawkins, attraverso la quale Henry è stato catapultato nell’Upside Down. Lì, con il corpo orribilmente mutilato dall’esperienza, si è fuso con la mente collettiva del Mind Flayer per diventare Vecna.

Stranger Things ha sempre fatto riferimento al genere dei supereroi: un esempio classico è l’Hellfire Club della quarta stagione, tratto dai fumetti degli X-Men. Ora ha abbracciato un tropo tradizionale dei supereroi, perché Vecna è essenzialmente un’immagine speculare e contorta dell’eroe. Inoltre, il retroscena di Vecna lo inserisce nella storia di Eleven, legando i due personaggi in modo intrigante. Questo retcon ha un impatto importante sui Stranger Things universe tie-ins, che hanno visto protagonisti altri soggetti dei test di Hawkins con poteri molto diversi. Ci sono prove di un certo grado di coordinamento tra i fratelli Duffer e i team che lavorano su altri media; la sceneggiatrice di fumetti Jody Houser ha dichiarato a Gizmodo di non poter utilizzare il personaggio Number One, suggerendo che i fratelli Duffer sapevano di avere dei progetti in cantiere. Ma il coordinamento non deve essere andato molto lontano, perché il volume 1 della quarta stagione di Stranger Things contraddice gran parte di questi contenuti.

Qual è il piano di Vecna?

Il passato di Vecna è stato finalmente svelato, ma il suo piano rimane un mistero. I Portali che ha aperto potrebbero facilmente fungere da testa di ponte per un esercito inviato dal potente Mind-Flayer; il fatto che non lo abbia fatto suggerisce che abbia in mente qualcosa di peggiore di un’invasione. È possibile che Vecna stia effettivamente cercando di creare un numero sufficiente di porte per unire il mondo capovolto e quello reale, in modo che le dimensioni entrino in collisione; strani terremoti stanno scuotendo il mondo capovolto, forse segni di instabilità dimensionale.

Perché il mondo capovolto è bloccato nel 1983

Mentre si trova nell’Upside Down, Nancy è scioccata nel rendersi conto che questa copia distorta di Hawkins è rimasta bloccata nel 1983, precisamente nello stesso giorno in cui Eleven ha aperto il portale per la prima volta. È possibile che l’apertura del portale abbia fuso un’altra dimensione, la dimora del Mind-Flayer, dei Demogorgon e delle altre creature che sono state viste in Stranger Things, con una copia difettosa di Hawkins. Tuttavia, esiste ancora una vaga connessione tra l’Upside Down e il mondo reale, il che spiega perché Will potesse usare le luci per comunicare tra le dimensioni nella prima stagione di Stranger Things.

Il Progetto Nina spiegato: come Eleven ha riacquistato i suoi poteri

Nel frattempo, Eleven partecipa a un altro esperimento del dottor Brenner, il Progetto Nina, nel tentativo di riacquistare i suoi poteri. Il dottor Brenner ritiene che ci sia un parallelo tra la perdita dei poteri di Eleven e l’esperienza di alcuni sopravvissuti a un ictus, che perdono le loro capacità perché il loro cervello non funziona più allo stesso modo. Secondo Brenner, la chiave per riportare Eleven alla normalità è costringerla a rivivere gli eventi che le hanno permesso di liberare il suo potenziale, ovvero il massacro al laboratorio Hawkins e la sua battaglia con Vecna. La mente di Eleven ha represso questi ricordi per anni, ma la sofisticata vasca di deprivazione sensoriale di Brenner la costringe finalmente ad affrontarli. Se la teoria di Brenner è corretta, Eleven ha appena riacquistato i suoi poteri, anche se non li usa nella stagione 4, episodio 7 di Stranger Things.

Cosa succede dopo a Hopper, Joyce e Murray in Russia

L’episodio 7 della quarta stagione di Stranger Things riprende la scena post-crediti della terza stagione, che rivelava che i russi avevano catturato un Demogorgon mentre si trovava a Hawkins e lo stavano dando in pasto ai prigionieri. Fortunatamente, Hopper riesce a capire come tenere a bada un Demogorgon abbastanza a lungo da ottenere il suo miracolo, mentre Joyce e Murray riescono a farlo uscire dall’arena improvvisata dove stava combattendo contro la creatura.

Il gruppo deve ora fuggire dalla prigione in Kamchatka e trovare un modo per tornare negli Stati Uniti.

Suzie salva di nuovo il mondo (andrà anche lei a Hawkins?)

Un’ultima sottotrama della stagione 4, volume 1 di Stranger Things è incentrata su Mike, Will e Jonathan che cercano di scoprire cosa è successo a Eleven. Si recano dalla fidanzata di Dustin, Suzie, convinti che lei abbia le competenze informatiche necessarie per rintracciare El hackerando un codice che hanno ricevuto da un agente governativo morto mentre li proteggeva. La loro scommessa paga, con Suzie che sblocca la posizione del Progetto Nina con notevole facilità. Presumibilmente ora sono tutti diretti al Progetto Nina per avvertire Eleven che alcune figure del governo la ritengono responsabile degli eventi di Hawkins e la stanno cercando. La domanda interessante è se Suzie deciderà di farsi coinvolgere; le hanno mentito per convincerla a collaborare con loro, ma è da tempo che Dustin le racconta storie incredibili sul salvare il mondo, e sarebbe una bella ricompensa vederla assumere un ruolo più importante.

Stranger Things 4 – Volume 2: tutto quello che sappiamo

Alcune scene chiave dei trailer della quarta stagione di Stranger Things non sono state ancora viste nella serie, il che significa che fanno parte degli ultimi due episodi. Diverse mostrano truppe che attaccano il Progetto Nina, mentre Eleven usa di nuovo i suoi poteri. Una scena divertente mostra Eddie che suona la sua chitarra elettrica nell’Upside Down, forse per aiutare Nancy a uscire dal suo stato di trance; lei appare in diverse scene che non sono ancora state viste, confermando che sopravviverà all’Upside Down. Ma la cosa più emozionante di tutte sono un paio di scene indistinte di una battaglia tra Eleven e Vecna nell’Upside Down. L’episodio 8 della quarta stagione di Stranger Things durerà 1 ora e 25 minuti, mentre l’episodio finale avrà una durata incredibile di 2 ore e 30 minuti. Realisticamente, quindi, quelle scene potrebbero ancora nascondere molti colpi di scena importanti nella quarta stagione di Stranger Things.

 
 

Stranger Things – Stagione 1, la spiegazione del finale

Stranger Things - Stagione 1

La recente incursione di Netflix nel genere horror fantascientifico alimentato dalla nostalgia degli anni ’80, Stranger Things dei fratelli Duffer, è composta da otto episodi di “Amblin davvero dark” ispirati a Steven Spielberg, John Carpenter e Stephen King. La serie segue gli abitanti di una piccola città dell’Indiana che indagano sulla scomparsa di un ragazzino. Stranger Things inizia con il mistero di cosa sia successo a Will Byer (Noah Schnapp), ma con il progredire della stagione, diventa chiaro che la risposta a questo particolare enigma è più oscura e complicata di quanto chiunque a Hawkins, nell’Indiana, potesse immaginare, men che meno i tre migliori amici di Will, Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin), che scoprono una ragazza di nome Eleven (Millie Bobby Brown) nel mezzo del bosco.

Nel finale della prima stagione, “Capitolo otto: Il mondo alla rovescia”, Joyce Byers (Winona Ryder) e il capo Hopper (David Harbour) viaggiano nel mondo alla rovescia attraverso il Laboratorio Nazionale di Hawkins alla ricerca di Will per riportarlo a casa. Inoltre, Nancy (Natalia Dyer), Jonathan (Charlie Heaton) e Steve (Joe Keery) tentano di sconfiggere Demogorgon, mentre Eleven e i ragazzi affrontano lo scontro finale con il dottor Brenner (Matthew Modine). L’episodio si conclude con una sequenza che riprende un mese dopo il salvataggio di Will e la sconfitta di Demogorgon, con alcuni nodi che vengono sciolti e altri lasciati in sospeso.

Ora, se non siete ancora sicuri di cosa pensare del finale della prima stagione di Stranger Things, analizziamo il Demogorgon, Eleven, l’Upside Down e l’epilogo del “Capitolo otto: L’Upside Down”, oltre a ciò che potrebbe significare per la seconda stagione della serie, ancora non annunciata.

L’ultima battaglia di Eleven

La storia di Eleven e del suo coinvolgimento con il dottor Brenner e il laboratorio Hawkins si è sviluppata lentamente nel corso della prima stagione di Stranger Things, rivelando che la ragazza possiede potenti poteri telecinetici. Anche la portata dei poteri di El è stata rivelata gradualmente, culminando nella sua resa dei conti finale, prima con un corridoio pieno di uomini del dottor Brenner, che ha ucciso con lo stesso metodo usato in precedenza contro gli assistenti di laboratorio, poi con Demogorgon, per salvare i suoi amici.

Nella sua resa dei conti finale contro il Demogorgon, Eleven è in uno stato di debolezza a causa del tempo trascorso nella vasca di deprivazione sensoriale improvvisata alla ricerca di Will (che avviene durante il penultimo episodio, “Capitolo 7: La vasca da bagno”) e dell’attacco ai collaboratori di Brenner. Poi, quando Eleven distrugge il Demogorgon, riducendo la bestia in particelle di materia, viene avvolta dalla distruzione e scompare. Non è chiaro cosa succeda a El, se sia stata distrutta insieme al Demogorgon o se sia stata trasportata altrove, ad esempio in un’altra dimensione.

Durante tutta la prima stagione è stato stabilito che i poteri di El la indeboliscono, causandole una sorta di danno fisico al cervello, come dimostrano il sangue che le esce dal naso e dalle orecchie durante il suo scontro con il Demogorgon. Quindi, è possibile che l’uso dei suoi poteri per sconfiggere il Demogorgon abbia causato danni irreparabili al suo corpo. Certamente, considerando che Eleven si volta verso i suoi amici e dice specificamente addio a Mike, in quella scena crede di voler spingere i limiti dei suoi poteri telecinetici potenzialmente fino alla morte per sconfiggere la bestia.

Detto questo, è più probabile che Eleven sia stata trasportata in un’altra dimensione attraverso o con il Demogorgon. Sappiamo che la creatura si ritira nell’Upside Down quando è ferita, poiché è quello che ha fatto dopo l’attacco di Nancy, Jonathan e Steve. Ma non sappiamo cosa succede a un Demogorgon quando muore.

I poteri di Eleven colpiscono un essere vivente dall’interno (l’osso rotto del bullo, il cervello degli uomini di Brenner), ma il Demogorgon ha reagito in modo diverso, disintegrandosi in particelle di materia, e in Stranger Things non ci sono precedenti che indichino cosa siano queste particelle o di cosa sia capace un Demogorgon in fin di vita. Forse è tornato nell’Upside Down, o ha viaggiato in una dimensione completamente nuova, portando El con sé: questa sembra l’ipotesi più probabile, dato che la nuvola di particelle di Demogorgon avvolge El prima della sua scomparsa.

Il salvataggio di Will

Dopo aver cercato Will per tutta la stagione, Joyce e Hopper si dirigono nell’Upside Down, dove sanno che si trova il bambino, indossando tute protettive contro i rischi biologici del laboratorio Hawkins. Sebbene il salvataggio di Will sembri abbastanza semplice, e il peso emotivo della scena attinga all’arco narrativo di Joyce lungo tutta la stagione e ai flashback di Hopper durante l’episodio, questa è la visione più lunga che gli spettatori hanno dell’Upside Down nella prima stagione. Alla fine del “Capitolo otto”, Will è uno dei quattro personaggi che hanno viaggiato nell’Upside Down e sono tornati nella loro dimensione, insieme a Joyce, Hopper e Nancy.

Inoltre, sebbene l’Upside Down sia spiegato attraverso la conoscenza dei ragazzi di Dungeons & Dragons e del suo Regno delle Ombre, ci sono ancora molte cose che non sappiamo al riguardo. In particolare, non sappiamo cosa siano le escrescenze sulle pareti e sulle strade, cosa stessero facendo con Will o se fossero controllate dal Demogorgon. Dato che Stranger Things esplora in gran parte l’Upside Down attraverso i personaggi principali, che ne sanno molto poco, gli spettatori rimangono con più domande che risposte su questo aspetto particolare della serie.

Detto questo, c’è una scena nel viaggio di Hopper e Joyce attraverso l’Upside Down che offre un indizio specifico: Hopper che indaga su quello che sembra essere un uovo schiuso. Non è chiaro se l’uovo sia il luogo da cui proviene il Demogorgon, anche se ciò sembra improbabile dato che El ha affrontato il Demogorgon prima di aprire il portale per l’Upside Down e sarebbe strano mostrare agli spettatori l’uovo a questo punto della storia se fosse solo per spiegare che la bestia proviene da un uovo. Ma se l’uovo non è il luogo da cui proviene il Demogorgon, allora sorge la domanda: cosa è nato esattamente da esso? Potrebbe trattarsi di un altro Demogorgon o di una creatura completamente diversa.

L’epilogo

La sequenza finale del “Capitolo otto” presenta un salto temporale che vede i ragazzi tornare a giocare a Dungeons & Dragons, questa volta con Lucas, Will e Dustin d’accordo sul lancio di una palla di fuoco. Una breve inquadratura della bacheca della stazione di polizia conclude la vicenda della scomparsa di Will attraverso una serie di ritagli di giornale con i titoli: “Il ragazzo che è tornato in vita”, “Il laboratorio Hawkins blocca le indagini”, “Altre teste cadono nello scandalo della polizia di Stato” e “Coroner arrestato per aver falsificato l’autopsia”.

Tutto sommato, l’epilogo riporta Stranger Things allo status quo di Hawkins, Indiana: Nancy sta con Steve, anche se danno a Jonathan una macchina fotografica sostitutiva; i Byers tornano alla vita di sempre nella loro casa ormai riparata; Hopper è ancora burbero e prende in giro i suoi colleghi. Tuttavia, ci sono due brevi scorci al di fuori dello status quo: Hopper che lascia un contenitore di cibo nella foresta insieme ad alcuni waffle Eggo, e Will che tossisce una lumaca e ha una visione dell’Upside Down.

Dato che Hopper lascia un paio di waffle Eggo in quello che sembra essere il tipo di scatola usata dai campeggiatori per proteggere il cibo dagli animali, sembrerebbe che sappia che Eleven è ancora là fuori da qualche parte, o che creda/sperasse che lo sia. Prima del salto temporale, Hopper viene visto salire in macchina con alcuni dipendenti del laboratorio Hawkins. Sebbene non sia chiaro a cosa si riferisse, è possibile che abbia stretto un nuovo accordo con loro (oltre a quello che gli ha permesso di andare a cercare Will insieme a Joyce in cambio del loro silenzio). Tuttavia, questa scena offre la speranza che Eleven sia ancora viva.

Per quanto riguarda la visione di Will, sembrerebbe che il tempo trascorso nell’Upside Down, circa una settimana, lo abbia influenzato. Tra tutti i personaggi che hanno viaggiato in quella dimensione e sono tornati a casa, lui è quello che ha trascorso più tempo lì e, dato che i tecnici del Laboratorio Hawkins hanno detto a Joyce e Hopper che l’aria è tossica, è chiaro che ci saranno effetti duraturi sul ragazzo. Tuttavia, tra la lumaca che ha espulso e la visione, resta da vedere come esattamente questi effetti altereranno Will in futuro: peggioreranno o miglioreranno col tempo?

Guardando alla seconda stagione

Sebbene la prima stagione di Stranger Things abbia risolto il mistero principale, ovvero la scomparsa di Will, e il mostro Demogorgon sia stato sconfitto, i personaggi principali (e, per estensione, gli spettatori) non sanno ancora molto sull’Upside Down, sulla creatura o sulla portata dei poteri di Eleven. Di conseguenza, anche se abbiamo la risposta a una domanda, il “Capitolo Otto” lascia molte altre questioni da esplorare nella seconda stagione. Infatti, in un’intervista con Variety, i fratelli Duffer hanno rivelato che questo era il punto centrale del finale: “Alla fine della serie non sanno né capiscono tutto. Questo è voluto”.

Quindi, il finale di Stranger Things ha volutamente lasciato gli spettatori con delle domande, ma gli showrunner hanno intenzione di esplorarle nelle prossime stagioni. Inoltre, gli showrunner hanno detto che ci sarà un salto temporale tra la prima e la seconda stagione (cioè, se Netflix rinnoverà la serie, anche se sembra incredibilmente probabile che il servizio di streaming lo farà). Gli spettatori torneranno a seguire i personaggi circa un anno dopo gli eventi della prima stagione.

Il salto temporale consentirà a Stranger Things di ripartire da zero, dato che sarà passato molto tempo dalla scomparsa e dal ritorno di Will. Tuttavia, considerando il conflitto con il Laboratorio Hawkins, la sorte di Eleven e l’esistenza dell’Upside Down ancora irrisolti, è probabile che la serie esplorerà questi aspetti fantascientifici in futuro, offrendoci, si spera, un’altra stagione avvincente e divertente.

 
 

Stranger Things – Stagione 5: rinnovo, cast, conclusione della storia e tutto quello che sappiamo

Stranger Things 5
© Netfix

È stato confermato che la quinta stagione di Stranger Things sarà l’ultimo capitolo dell’epica saga horror fantascientifica dei fratelli Duffer, e l’ultimo volume della storia di Eleven, Will e della città di Hawkins è atteso con grande trepidazione. Il finale della quarta stagione in due parti di Stranger Things ha visto gli eroi affrontare Vecna, mentre Hawkins è rimasta alle prese con un’altra frattura causata dal cattivo. La storia ha ancora un ultimo arco narrativo da coprire, e la quinta stagione di Stranger Things porterà finalmente a termine, in un modo o nell’altro, la lotta di Eleven contro Vecna e il Mondo Invertito.

I fratelli Duffer hanno pianificato la vasta trama di Stranger Things fin dall’inizio, con una storia articolata su più stagioni già pronta prima che Netflix presentasse al mondo Eleven, Hawkins e l’Upside Down. Dal debutto della serie nel 2016, Eleven e gli altri eroi di Hawkins hanno affrontato incredibili difficoltà, perdendo amici e familiari e salvando il mondo in diverse occasioni. Per ogni vittoria, però, l’Upside Down diventa più intelligente, scatenando nuovi incubi. È chiaro che prima della fine della quinta stagione di Stranger Things, ci dovrà essere uno scontro finale di proporzioni epiche.

Le ultime notizie sulla quinta stagione di Stranger Things

Stranger Things 5

I fratelli Duffer aggiornano la timeline

Mentre continua l’attesa per l’ultima stagione della popolare serie originale Netflix, arrivano le ultime notizie sotto forma di un aggiornamento sulla timeteline della quinta stagione di Stranger Things da parte dei fratelli Duffer. Il dinamico duo dietro la serie ha parlato candidamente di quando i fan potranno vedere la quinta stagione, e le notizie sono sia buone che cattive. Ross e Matt Duffer hanno confermato che il 2025 è la data di uscita, ma hanno anche detto che “c’è ancora molta strada da fare”. Questo fa pensare che Stranger Things non arriverà su Netflix prima della fine dell’anno, ma non c’è ancora niente di confermato.

Per quanto riguarda le buone notizie, i due hanno confermato che la stagione finale è ormai in fase avanzata di post-produzione, iniziata nel gennaio 2025. Hanno detto: “Al momento ci stiamo concentrando sulle sequenze di effetti visivi”, prima di rivelare: In realtà siamo in anticipo sulla tabella di marcia, cosa rara per noi. Sebbene la serie stia recuperando terreno nella fase di post-produzione, è improbabile che l’ultima stagione arrivi presto, soprattutto se Netflix ha intenzione di rilasciarla in un periodo specifico dell’anno.

Stato della produzione della quinta stagione di Stranger Things

Le riprese della quinta stagione si sono concluse a dicembre 2025

Le riprese si protrarranno per quasi tutto il 2024, prima di concludersi a dicembre

Non c’è ancora una data di uscita per la quinta stagione di Stranger Things, ma Finn Wolfhard ha ipotizzato che potrebbe essere all’inizio del 2025 (via GQ). Questo prima degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA, che hanno causato il rinvio di molte serie, tra cui Stranger Things. Per questo motivo, le riprese non potranno iniziare prima dell’inizio del 2024. Le riprese si protrarranno per quasi tutto il 2024, prima di concludersi a dicembre. Nel luglio 2024, il CEO di Netflix Ted Sarandos ha confermato che la stagione 5 di Stranger Things arriverà nel corso del 2025, ma questa finestra piuttosto ampia non è stata ridotta a un intervallo più specifico.

La seconda parte della quarta stagione di Stranger Things è stata pubblicata il 1° luglio 2022.

Nel febbraio 2025, i fratelli Duffer hanno confermato di essere immersi nel processo di post-produzione, ma di non essere ancora in grado di restringere il periodo di uscita. Pur annunciando di essere in anticipo sui tempi, hanno anche confermato che la quinta stagione non sarebbe arrivata a breve.

Cast della quinta stagione di Stranger Things

Il cast principale torna per l’ultima volta

Sebbene non ci siano stati annunci ufficiali sul cast della quinta stagione di Stranger Things, si prevede che la maggior parte, se non tutti, i membri del cast principale torneranno. Stranger Things è riuscita a evitare qualsiasi controversia sul ricambio del cast, e la quinta stagione non dovrebbe essere diversa. Anche i membri del cast i cui personaggi sono morti potrebbero tornare sullo schermo, compresa Max di Sadie Sink, il cui destino era incerto nel finale della quarta stagione. Tuttavia, alcune immagini recenti dal set mostrano che Max potrebbe essere viva dopo la sua terribile esperienza, e Sadie Sink avrà senza dubbio un ruolo nella quinta stagione.

Inoltre, Linda Hamilton si unirà al cast della quinta stagione di Stranger Things. L’annuncio del casting di Hamilton per la quinta stagione di Stranger Things ha accennato a un collegamento con l’Upside Down, il che significa che potrebbe interpretare un ruolo da cattiva per l’iconica eroina di fantascienza. Le foto dal set hanno rivelato il ritorno di Amybeth McNulty nei panni di Vickie, mentre Cara Buono riprenderà il ruolo di Karen Wheeler. Anche il malvagio Dr. Brenner interpretato da Matthew Modine tornerà nonostante sia “morto” nella quarta stagione.

Dettagli sulla trama della quinta stagione di Stranger Things

Vecna viene sconfitto nella seconda parte della quarta stagione di Stranger Things, ma non viene ucciso, e la sua scomparsa prefigura quasi certamente il suo ritorno come cattivo della stagione finale. Nel frattempo, i quattro portali che si sono aperti in tutta Hawkins si collegano al centro, aprendo voragini nella città con la suggestione che qualsiasi cosa (o persona) nell’Upside Down possa ora entrare nella città. Secondo i Duffer, c’è già un piano preciso per la trama della quinta stagione di Stranger Things, come hanno rivelato nella loro lettera ai fan:

“Ci sono ancora molte storie emozionanti da raccontare nel mondo di Stranger Things: nuovi misteri, nuove avventure, nuovi eroi inaspettati. Ma prima speriamo che continuerete a seguirci mentre completiamo questa storia di una ragazza potente di nome Eleven e dei suoi coraggiosi amici, di un capo della polizia distrutto e di una madre feroce, di una piccola città chiamata Hawkins e di una dimensione alternativa chiamata Upside Down. Come sempre, vi siamo grati per la vostra pazienza e il vostro sostegno”.

È noto che la quinta stagione di Stranger Things concluderà la storia, il che significa che gli ultimi episodi dovranno essere ancora più emozionanti di quelli precedenti. Il destino di personaggi come Max è ancora in bilico e la quinta stagione dovrà affrontare immediatamente il suo coma per soddisfare la curiosità dei fan. Al momento non si sa come la stagione finale aumenterà la posta in gioco, ma si prevede che l’Upside Down invaderà ancora di più Hawkins.

Trailer di Stranger Things – Stagione 5

Guarda il primo teaser qui sotto

Mentre l’attesa per l’ultima puntata della serie si allunga, le ultime notizie arrivano sotto forma di un teaser della quinta stagione di Stranger Things che rivela i titoli degli episodi. Realizzato nello stile dell’iconica sigla della serie, Netflix ha ora rivelato tutti gli 8 titoli degli episodi prima del ritorno di Stranger Things nel 2025. Anche se i nomi non rivelano molto, è importante notare che il titolo dell’episodio 2 è stato leggermente modificato. Invece di annunciare il titolo completo, è semplicemente elencato come “The Vanishing of______”, con il nome sfocato.

Ciò significa che il personaggio in questione sarà probabilmente noto al pubblico e Netflix sta evitando il più possibile gli spoiler. Poiché l’incidente scatenante dell’intera serie è stata la scomparsa di Will Byers nella prima stagione, è logico che l’ultima puntata rispecchi la struttura della stagione di debutto.

 
 

Anora, la spiegazione del finale del film vincitore dell’Oscar

Anora film
Anora film (2024) - Sean Baker - Cre Film, FilmNation Entertainment

Il finale di Anora è triste. Scritto e diretto da Sean Baker, già acclamato per The Florida Project e Rocket Man, Anora ha ricevuto recensioni eccezionalmente positive. Il film ha debuttato al Festival di Cannes ed è stato candidato a diversi premi. Anora si conclude con il personaggio principale interpretato da Mikey Madison che sale su un aereo privato con il resto del cast di Anora – Vanya, i suoi genitori, Igor, Toros e Garnick – diretto a Las Vegas per annullare il suo matrimonio. Anora si oppone a fare qualcosa che non vuole, ma viene minacciata dalla madre di Vanya, Galina, se non obbedisce.

Anora, ancora desiderosa di lottare, ma stanca di essere maltrattata e trattata come se fosse nulla, segue il gruppo a Las Vegas. A questo punto sa che le sue opzioni sono limitate e che la famiglia di Vanya è troppo ricca e potente per poterla combattere. A Las Vegas, Vanya ignora praticamente Anora e le sue suppliche. Firma i documenti per l’annullamento prima di lanciare a Galina la sua pelliccia di visone e andarsene. Torna a New York con Igor, che porta Anora in banca e le restituisce l’anello di fidanzamento. Anora inizia a fare sesso con Igor, ma poi si ferma e scoppia in lacrime.

Perché Anora piange solo alla fine del film

Anora passa gran parte del film a maledire tutti quelli che lavorano per i genitori di Vanya e continua a ripetersi che non ha bisogno di nessuno mentre si difende. Anora supplica Vanya di lottare per lei per tutto il film, ma alla fine è esausta per aver combattuto da sola senza un vero sostegno. La realtà è che tutti gli eventi hanno influenzato Anora: è stata umiliata, costretta ad annullare il matrimonio e messa in discussione. È stato solo nel momento di tranquillità con Igor che è riuscita a provare pienamente tutti i suoi sentimenti e a mostrarsi vulnerabile.

Anora probabilmente pensava che piangere davanti a Vanya, ai suoi genitori e a Toros l’avrebbe fatta sembrare debole.

L’unica persona su cui Anora poteva contare era se stessa, ma Igor era gentile con lei nei momenti in cui gli altri non lo erano, ed è per questo che si sentiva al sicuro a piangere con lui. Anora probabilmente pensava che piangere davanti a Vanya, ai suoi genitori e a Toros l’avrebbe fatta sembrare debole. Ancora nel mezzo di tutta quella situazione e scioccata dalla piega che avevano preso gli eventi, Anora non sapeva cosa sarebbe successo in quel momento. È come se il momento in cui crolla fosse il momento in cui i suoi sentimenti e il trauma di tutto ciò che è successo finalmente la raggiungono.

Anora e Igor staranno insieme?

Anora

Anora ha un rapporto conflittuale con Igor, ma lui è anche l’unico che la tratta come un essere umano, simpatizzando con lei quando nessun altro lo fa. Anche se alla fine Anora era ancora infastidita da Igor, c’era un po’ di flirt tra i due. Probabilmente Anora sentiva di potersi fidare di Igor più di chiunque altro, e lui capiva la sua situazione senza giudicarla. Considerando che Anora cerca di fare sesso con lui per un attimo, Baker allude alla possibilità che i due possano avere una relazione sentimentale. Anora mostra la sua vulnerabilità con Igor, e lui non la respinge.

Sebbene le basi di una relazione romantica non sarebbero solide, dato che Anora sta vivendo un’esperienza traumatica, lei e Igor potrebbero provare a stare insieme per un po’. Probabilmente non durerà, però. Alla fine, Igor ha comunque aiutato la famiglia di Vanya a spingere Anora verso un annullamento che lei non voleva, e questo è destinato a farla sentire in un certo modo a lungo termine, indipendentemente dal fatto che stiano insieme o meno. Il finale di Anora potrebbe suggerire una coppia, ma ci sono anche prove sufficienti che ciò non accadrà e che potrebbe essere, in realtà, una cattiva idea.

Cosa succederà ad Anora dopo l’annullamento del matrimonio

Anora riceve i soldi che le erano stati promessi per lasciare Vanya, ma quella somma le basterà solo per un po’. Avendo lasciato il lavoro di spogliarellista e dopo essere stata umiliata per aver dovuto tirare fuori Vanya dallo strip club davanti a tutti i suoi ex colleghi, Anora probabilmente non tornerà a lavorare lì, considerando tutto quello che è successo. Se lo facesse, Anora dovrebbe essere pronta ad affrontare molte reazioni negative, pettegolezzi e imbarazzo. Anora potrebbe continuare a lavorare come spogliarellista, ma potrebbe decidere di stare tranquilla per un po‘ prima di tornare al lavoro.

Dopotutto, ha passato un periodo difficile e le conseguenze emotive, tra cui il tradimento e i maltrattamenti da parte di Vanya e della sua famiglia, l’hanno segnata profondamente. Ha bisogno di tempo per riprendersi, quindi potrebbe vivere dei soldi che le sono stati dati per un po’ prima di decidere cosa fare della sua vita. Anora ha affrontato qualcosa che la segnerà per molto tempo e ha bisogno di tempo per elaborare tutto ciò che è successo, le sue azioni e quelle di Vanya, e come queste cose influenzeranno il suo futuro.

Perché Vanya non lotta per il suo matrimonio con Anora

Nonostante Vanya avesse dichiarato il suo amore per Anora e il desiderio di sposarla, è scappato dalla sua villa al primo segno di conflitto esterno. Invece di parlare con lei, Vanya si è comportato come un bambino. E per molti versi era ancora un bambino che non era pronto per un impegno così importante come il matrimonio. Vanya era molto giovane, ricco e profondamente privilegiato. Quando ha sposato Anora, in parte è stato per sfidare il controllo dei suoi genitori. Vanya era convinto di poter fare ciò che voleva senza che loro avessero voce in capitolo, finché non ha più potuto.

Opporsi ai desideri dei suoi genitori avrebbe fatto perdere a Vanya i suoi privilegi, il suo status e il suo denaro, che per lui erano più importanti che stare con Anora.

Perché la realtà era che Vanya viveva ancora all’ombra dei suoi genitori. Non era indipendente, non aveva soldi né un lavoro. Vanya non ha lottato per il suo matrimonio con Anora perché sapeva che alla fine non sarebbe durato. Era solo questione di tempo prima che i suoi genitori lo scoprissero e Vanya lo sapeva. Non avrebbe mai preso la loro relazione sul serio come lei avrebbe voluto. Era ancora troppo spaventato dai suoi genitori per allontanarsi da loro e difendere ciò che voleva.

Per Vanya, sposare Anora era come un gioco: aveva investito molto nella loro relazione e nella felicità che gli aveva dato per un po’, prima di perdere interesse e passare ad altro. Opporsi ai desideri dei suoi genitori avrebbe significato per Vanya perdere i suoi privilegi, il suo status e il suo denaro, che per lui erano più importanti che stare con Anora. Per lui, Anora era sacrificabile rispetto alla vita che conduceva. Vanya era solo un visitatore di passaggio e Anora era una garanzia collaterale nel suo tentativo di divertirsi.

Il vero significato di Anora

Anora mette a nudo il maltrattamento di una donna, in particolare una spogliarellista, da parte dei ricchi e potenti. Vanya fa promesse che non può mantenere per tutto il film, e Anora subisce le conseguenze della sua indifferenza. Anora viene scartata e ignorata dai genitori di Vanya a causa del suo status e del suo lavoro, e approfondisce le ripercussioni delle decisioni affrettate e quanto la ricchezza e l’influenza possano influenzare una persona come Anora che non ha nulla di tutto ciò.

La famiglia di Vanya ha giocato con lei e con le sue emozioni prima di buttarla fuori come se fosse inferiore a loro. Anora è sincero nel trattare la situazione del personaggio principale, e i temi del film sottolineano lo squilibrio di potere nel matrimonio tra Anora e Vanya. Il film è un’acuta esplorazione delle varie forme di controllo – che sia parentale, legato al denaro e al potere o patriarcale – e di come viene utilizzato per mantenere lo status e la reputazione. Anora ha sempre la peggio, e il messaggio duraturo del film è proprio quanto questo sia ingiusto e terribile.

Come è stato accolto il finale di Anora

Sebbene Anora sia stato elogiato per molti aspetti, dalle interpretazioni al ritmo frenetico della storia, il finale è stato sottolineato da molti critici come il vero punto di forza del film. È stato incluso in varie liste dei migliori finali di film del 2024, dando una conclusione appropriata alla storia e lasciando il pubblico con qualcosa su cui riflettere. Ciò è evidente data la varietà delle interpretazioni del finale.

Collider l’ha inserito nella sua lista dei migliori finali cinematografici degli ultimi cinque anni, sottolineando come la tenerezza di Yuri nei confronti di Anora e la reazione di quest’ultima la dicano lunga sul personaggio principale. Dopo che la sua relazione con Vanya si è rivelata non essere amore, il calore dimostrato da Yuri nei suoi confronti riempie Anora di confusione e dolore, mentre il suo aspetto esteriore duro si sgretola:

Si trova faccia a faccia con il primo uomo che ha incontrato che non la vede come un oggetto, che non le dà amore in modo transazionale, e non può fare a meno di scoppiare in lacrime.

Sebbene IndieWire elogi il finale, vede nella sua ambiguità una possibilità di felicità. Anche se Anora è tornata al punto di partenza e conclude il film in lacrime, ha dimostrato forza e determinazione che le hanno permesso di concedersi un momento di vulnerabilità, suggerendo al contempo che supererà questa difficoltà:

Non vediamo il volto di Ani nell’ultima inquadratura, lasciando il suo futuro più ambiguo e permettendo al pubblico di sperare in una storia d’amore tra Ani e Igor anche dopo i titoli di coda. Forse, ma sappiamo almeno che Ani starà bene.

Digital Spy ha trovato anch’esso il finale perfetto, sottolineando come lo slancio del resto di Anora prepari perfettamente il pubblico a un finale più intimo ed emozionante:

Invece, dopo due ore di slancio propulsivo, il fatto che questo finale malinconico e un po’ deludente ci dia un barlume di comprensione dei sentimenti di Ani, che ha visto infrangersi le sue speranze monumentali.

 
 

Running Point, spiegazione del finale della prima stagione: cosa succederà alla squadra di basket di Kate Hudson?

Running Point serie tv netflix

Running Point di Netflix è finalmente arrivato, ed ecco cosa succede alla fine della prima stagione di Running Point e come influirà su una potenziale seconda stagione di Running Point. La nuova serie comica sul basket con Kate Hudson ha visto tutti e 10 i suoi episodi pubblicati su Netflix, e l’accoglienza mista di Running Point su Rotten Tomatoes non ha ostacolato la sua popolarità. Running Point parte da una premessa unica e la sviluppa in direzioni diverse, con i vari membri della famiglia Gordon che vedono le loro storie individuali scontrarsi nel finale della prima stagione di Running Point.

Running Point racconta la storia di Isla Gordon, interpretata da Kate Hudson, figlia dell’ex presidente dei Los Angeles Waves, Jack Gordon. Dopo che suo fratello Cam Gordon viene coinvolto in uno scandalo, viene mandato in una struttura di riabilitazione e nomina Isla nuova presidente dei Waves. Isla deve superare il sessismo dell’industria del basket mentre guida la squadra di basket in difficoltà verso il successo, insieme ai suoi due fratelli e al resto del cast di Running Point. Running Point è stato paragonato alla serie Apple Ted Lasso, anche se il finale dello show dimostra quanto le due serie siano diverse.

Cosa succede nel finale di Running Point

Dopo aver superato ogni tipo di prova nel corso di Running Point, Isla Gordon, interpretata da Kate Hudson, porta finalmente i Waves al successo, qualificandosi per la settima partita dei playoff. Con grande sorpresa di molti, però, i Waves perdono, ponendo fine alla loro stagione prima del previsto. Questo porta tutti i membri della famiglia Gordon allo sconforto, specialmente Isla, che sta ancora soffrendo per l’abbandono del fidanzato un mese prima. Nello stadio vuoto dopo la partita, Isla ha una conversazione con l’allenatore delle Waves Jay Brown, e i due finiscono per baciarsi.

Qualche tempo dopo, Isla torna nel suo ufficio nella sede delle Waves e trova una sorpresa: Cam Gordon. Cam era stato ricoverato in una struttura di riabilitazione nell’episodio 1 di Running Point, ma a quanto pare era riuscito a scappare durante gli eventi dell’episodio 10. Cam sembra aver ripreso il suo vecchio lavoro, forse in risposta alla tragica perdita dei Waves. Nel frattempo, Travis rimane nella sua nuova struttura di riabilitazione, Jackie viene accettata nella famiglia Gordon, Sandy e il suo ex fidanzato tornano insieme e i Waves iniziano a prepararsi per la prossima stagione.

Qual è il piano di Cam Gordon per i Waves?

È di nuovo il presidente?

Running Point stagione 1 termina con un enorme colpo di scena, con la rivelazione di Cam Gordon che arriva immediatamente prima dei titoli di coda. Sebbene non sia esplicitamente spiegato, Cam seduto sulla sedia di Isla implica che è tornato a lavorare per i Waves, riprendendo il suo vecchio lavoro. Questo è sorprendente, dato che era stato lui a nominare Isla alla sua assenza. Nessuno dei Gordon si aspettava che Cam uscisse così rapidamente dalla clinica di riabilitazione e, mentre Sandy e Ness inizialmente hanno cercato di estromettere Isla dal ruolo, nessuno sembra essere contento del ritorno di Cam.

Cam potrebbe riprendere il controllo dei Waves dopo la loro sconfitta, rispondendo ad alcuni dei fallimenti dell’amministrazione di Isla. Sebbene abbia avuto una stagione più positiva rispetto agli anni precedenti, il sessismo unito alla dura sconfitta potrebbero aver spinto Cam a tornare. Potrebbe anche essere che Cam avesse sempre pianificato di tornare, indipendentemente dal successo o meno di Isla. Le polemiche che circondano Cam e i fallimenti della sua precedente presidenza avranno senza dubbio un impatto importante sulla squadra, creando una dinamica interessante per la seconda stagione di Running Point.

Isla e Lev torneranno insieme (o lei finirà con il coach Brown)?

Nell’episodio 9 di Running Point, Lev lascia Isla, rompendo il loro fidanzamento a causa del suo impegno nel lavoro. All’inizio dell’episodio 10 di Running Point, si scopre che è passato un mese da quando Lev se n’è andato, senza alcun segno del suo ritorno. Questo rimane vero fino alla fine del finale, quando Isla prende la sorprendente decisione di baciare il coach Brown dopo la straziante sconfitta nella settima partita. Questo potrebbe dare vita a un interessante triangolo amoroso nella seconda stagione di Running Point, con Isla divisa tra il suo ex fidanzato e il suo nuovo amore.

Isla capisce che ricorderà sempre le sconfitte più delle vittorie

Prima di baciare il coach Brown, Isla ha una breve conversazione con lui, durante la quale discutono della sconfitta straziante. Isla spiega che, nonostante i successi della stagione, si sente un fallimento. Brown le spiega allora che, nel basket come nella vita, si ricordano sempre più le sconfitte che le vittorie. Questo aiuta Isla a capire perché si sente così, e lei comprende immediatamente questo punto di vista.

Questo è uno dei temi principali di Running Point, che coinvolge quasi tutti i personaggi. Sandy, Ness e Isla affrontano tutti questa situazione nelle loro relazioni con i rispettivi partner, mentre Travis la affronta con la sua dipendenza dalla droga e Dyson con le sue prestazioni nel basket. I personaggi di Running Point si tormentano costantemente invece di riconoscere i propri successi, e questo è qualcosa su cui tutti i membri del cast dovranno lavorare in futuro.

Il vero significato del finale di Running Point

Sebbene Running Point abbia molti temi, uno dei principali ha a che fare con la leadership di Isla nei Waves. Anche se riesce a emulare suo padre, Jack Gordon, si rende presto conto che non è la strada giusta. Isla deve invece mettere in campo il suo metodo di leadership unico. Mentre i giocatori di basket dicono che prima si sentivano come cavalli da tiro, Isla si prende cura di loro e li tratta come persone, mettendo il loro benessere al di sopra delle prestazioni della squadra. Anche se questo approccio rende la vita di Isla più difficile in alcuni momenti, Running Point sostiene che sia il modo migliore di esercitare la leadership.

Come il finale di Running Point prepara la seconda stagione

Ci sono molte trame irrisolte alla fine della prima stagione di Running Point, molte delle quali potrebbero essere continuate in una seconda stagione. La trama principale che verrà continuata ha a che fare con la leadership di Cam nei Waves, con Isla che senza dubbio entrerà in conflitto con lui per la sua posizione dopo il cliffhanger della prima stagione. Nel frattempo, anche la potenziale relazione di Isla con il coach Brown potrebbe svilupparsi dopo il loro incontro romantico nel finale. Potrebbe anche essere approfondito il periodo di Travis Buggs in riabilitazione, dato che la sua storia è una delle più irrisolte di Running Point.