All’inizio del film, ci sono una
serie di notizie che commentano l’identità segreta di Spider-Man e
l’attacco di Mysterio a Londra, per il quale è stato accusato Peter
Parker. Uno di questi report include un telegiornale che discute
dell’insediamento asgardiano di New Asgard; “I disordini
politici continuano a New Asgard dal momento in cui Z…” si
legge, e poi il messaggio viene tagliato prima che si possa leggere
altro. È ragionevole presumere che si tratti di un riferimento allo
Zeus di Russell Crowe, che sarà introdotto in Thor: Love and
Thunder.
Diretto e co-sceneggiato dalla regista di Lady Bird
Greta Gerwig, il film live-action sarà incentrato sui
giocattoli per bambini Mattel, con Robbie nei panni di Barbie e
Gosling nei panni di Ken. L’adattamento cinematografico
live-action dell’amata bambola è in lavorazione da diversi anni,
con star come Amy Schumer e Anne
Hathaway che sono state considerate brevemente per il
ruolo della protagonista.
Margot Robbie seguirà il film anche come
produttrice, con la sua LuckyChap Entertainment, che è reduce dal
grande successo agli Oscar dello scorso anno per Una donna
promettente. I produttori di Barbie includono anche Tom Ackerley e
Josey McNamara di LuckyChap; Robbie Brenner e Ynon Kreiz di Mattel;
e David Heyman. Fanno parte del cast di Barbie Margot Robbie, Ryan Gosling,
America Ferrera,
Kate McKinnon e
Alexandra Shipp.
I piani per adattare la storia di
Barbie per
il grande schermo hanno subìto alcune battute d’arresto negli
ultimi anni, ma quando Robbie, Gerwig e Baumbach si sono imbarcati
nel progetto rispettivamente nel 2018 e nel 2019, le cose sono
andate a gonfie vele. Secondo quanto riportato da Variety, Barbie
avrebbe dovuto iniziare la produzione all’inizio del 2022 presso i
Leavesden Studios di WB a Londra, con un’uscita nelle sale prevista
per il 2023.
La recensione di Un’altra scatenata dozzina non può non
considerare l’originale del 2003 con un trascinante Steve
Martin come capofamiglia. A raccogliere il suo testimone è
stato chiamato Zach Braff che in compagnia di
Gabrielle Union, anche executive
Producer.
Un’altra scatenata dozzina, la trama
La storia racconta della
famiglia Baker, due genitori con entrambi alle spalle un divorzio e
due figli (+1 adottivo per lui), seguiti da due parti gemellari, ai
quali si aggiunge un nipote turbolento. Basta fare un po’ i conti e
si arriva facilmente alla dozzina, scatenata a dir poco, del
titolo. Paul e Zoey gestiscono un locale in cui si prepara solo la
colazione, è un grande momento per l’attività di famiglia, perché i
due stanno pensando di ingrandirsi e Paul, il più sognatore dei
due, insegue l’ambizione di avere un franchise. Questa sua
iniziativa si scontra però con la ritrosia di Zoey, che, più
realista, si rende conto che questo grande passo per la famiglia
significa anche sradicare tutta la loro ciurma di figli in un’altra
casa, un altro contesto, una nuova vita per tutti. Ma l’entusiasmo
di questa nuova avventura è contagioso, e alla fine tutti si
convincono a imbarcarsi in questa avventura. Riusciranno i Baker a
sopravvivere a questi cambiamenti epocali nella loro vita?
Un linguaggio divertente e
universale
Un’altra scatenata
dozzina è divertente. Non ci sono altre parole per definirlo: la
scrittura e le interpretazioni costruiscono un quadro gustosamente
gioioso, vario, inclusivo, colorato. Il film cattura lo spirito
della contemporaneità e mostra come, miracolosamente, le cose
possano funzionare anche in un contesto così caotico. Inoltre,
parlando di questioni legate agli equilibri famigliari, parla un
linguaggio universale, accessibile e moderno.
Il film è interpretato da
Gabrielle Union, Zach Braff, Erika Christensen, Timon Kyle
Durrett, Journee Brown, Kylie Rogers, Andre Robinson, Caylee
Blosenski, Aryan Simhadri, Leo Abelo Perry, Mykal-Michelle Harris,
Christian Cote, Sebastian Cote e Luke
Prael.
Un’altra scatenata dozzina è diretto da
Gail Lerner, con una sceneggiatura di
Kenya Barris & Jenifer Rice-Genzuk Henry basata
sul romanzo di Frank Bunker Gilbreth, Jr. e
Ernestine Gilbreth Carey. Kenya
Barris è il produttore, mentre Shawn
Levy, Gabrielle Union, Brian
Dobbins e Donald J. Lee, Jr. sono gli
executive producer.
Dai creator
Stephen Merchant (The Office) e
Elgin James (Mayans
M.C.) arriva su Amazon Prime Video la miniserie in sei
puntate prodotta in collaborazione con BBC. Lo spunto di partenza
di The Outlaws ricorda neppure troppo da lontano
quello di un prodotto di culto realizzato qualche anno fa, ovvero
The Misfits: come nell’altro show anche questo
gruppo di protagonisti viene infatti costretto a lavorare l’uno a
fianco dell’altro nei servizi sociali dopo aver infranto la legge.
Personaggi radicalmente differenti tra loro per età, razza,
esperienze di vita ed estrazione sociale si troveranno a
condividere un destino comune legato a una valigia piena di denaro
che scotta, la quale provocherà ovviamente un mare di guai e
pericoli.
The Outlaws, la trama della serie
In The
Outlaws si può riconoscere fin dalle prime scene del pilot
il tocco di un autore comico a tratti geniale quale è
Stephen Merchant: attraverso molte situazioni e
soprattutto le dinamiche che regolano le relazioni tra le figure in
scena possiamo infatti scorgere la critica sociale dell’autore
all’Inghilterra governata da Boris Johnson, soavemente vanesia e
fortemente bigotta. L’ambientazione principale di una Bristol che
si presenta come una “working class city” fornisce il setting
perfetto con la sua architettura industriale, i quartieri più
poveri e le piccole industrie che tentano di sopravvivere
all’outsourcing. Dentro tale contesto si muovono personaggi che
rappresentano con arguzia il presente dell’Inghilterra, le sue
divisioni e i contrasti sociali.
Attenzione alla contemporaneità
Pur non risparmiando
bordate anche feroci all’attuale condizione del Paese, Merchant e
James non dimenticano comunque che la necessità principale di
The Outlaws è l’intrattenimento, anche se nel
corso delle puntate l’efficacia della trama e il tono si fanno
maggiormente ondivaghi. Dopo i primi due episodi davvero frizzanti
e velenosi lo show inizia a risentire di una certa stanchezza
narrativa, dovuta probabilmente al fatto di dover “allungare” in
sei parti da un’ora ciascuna una trama tutto sommato piuttosto
semplice. Nelle puntate centrali sono le caratterizzazioni dei
personaggi più che la storia a garantire divertimento e situazioni
spiritose, ma questo non nasconde il fatto che la narrazione
risulti in più di un’occasione piuttosto tirata per le lunghe. Per
fortuna della serie la caratterizzazione di almeno un paio di
figure di contorno è davvero riuscita, e questo consente agli
sceneggiatori di riempire molti momenti morti con trovate comiche
di sicuro impatto. Quando poi si hanno attori consumati come lo
stesso Merchant – capace di adoperare la sua fisicità dinoccolata e
goffa con la solita maestria – e il grande veterano
Christopher Walken, ecco che anche ogni piccolo
sketch può diventare fonte di intrattenimento leggero. In episodi
differenti figurano poi guest star di lusso come Claes Bang e
soprattutto il grande istrione Richard E. Grant, i quali recitano
cammei che di certo non guastano.
The Outlaws è già stata rinnovata
Già confermato per una
seconda stagione che probabilmente porterà a chiusura alcune
sottotrame lasciate volutamente aperte dalla prima, The
Outlaws è una miniserie che garantisce il giusto
divertimento grazie soprattutto a un’ambientazione originale e a
personaggi bizzarri in grado di far sorridere. Sul piano narrativo
lo show non funziona sempre quando deve mantenere alta la tensione
legata al plot criminale, mentre dal punto di vista della satira
sociale i risultati sono innegabilmente migliori: anche se
rappresentati attraverso la lente deformante della commedia, a
tratti anche grottesca, i personaggi rappresentano poco del meglio
e molto del peggio dell’Inghilterra di oggi. Alla fine si vuol bene
a questi poveri, squinternati piccoli delinquenti. Dietro le loro
rispettive maschere possiamo infatti intravedere abbastanza verità
da riconoscere una parvenza di noi stessi in loro. E questo è al
tempo stesso edificante e inquietante…
Con un film che riesce ad arrivare
alla
sezione Panorama del Festival di Berlino 2022, Chiara
Bellosi dirige un cast scarno di personaggi ma fatto da
grandi personalità. Calcinculo
è un dramma intimista e profondo, costruito sui silenzi, sulle
musiche e sui due protagonisti: Benedetta (Gaia Di
Pietro) e Amanda (Andrea
Carpenzano). Con la sua seconda opera, Chiara
Bellosi scende in profondità e raccontan onestamente il
disagio adolescenziale più profondo e la crisi esistenziale vissuta
dai personaggi principali.
Calcinculo la trama del film
Benedetta (Gaia Di
Pietro) ha 15 anni. Vive in un costante senso di
inadeguatezza e disagio: a scuola passa il tempo con un’unica
amica, a casa rimane in disparte, oscurata dalle discussioni tra i
genitori e dall’effervescenza delle due sorelle minori. L’unico
sfogo di Benedetta sembra essere il cibo: mangiare di
nascosto è il suo illusorio conforto. Nella noia
quotidiana della periferia di Roma in cui vive
Benedetta, l’arrivo delle giostre porta una ventata d’aria
fresca: tra i giostrai c’è Amanda (Andrea
Carpenzano), un ragazzo che ha adottato un nome femminile.
Amanda si mostra subito curiosa e amorevole nei confronti
di Benedetta, generando in lei una serie di emozioni mai
provate prima.
Tra i due si instaura così un
rapporto strambo fatto di contrasti, cattive influenze, sentimenti
sbilanciati. Per quanto sbagliato, tutto ciò fa sentire
Benedetta finalmente viva, libera e sé stessa.
Alla ricerca della leggerezza
Benedetta e Amanda
sono una l’opposto dell’altra: la prima è timida e silenziosa, la
seconda è appariscente e parla costantemente. La prima è ingenua,
la seconda è fin troppo maliziosa, la prima è in carne, la seconda
è pelle e ossa. Nonostante tutte le differenze, entrambe sono in
cerca di leggerezza: leggiadria per l’anima e per il corpo.
L’intero film gioca sul tema della
leggerezza: le farfalle di tulle create da Amanda, il tema
della danza, ma anche la giostra del ”calcinculo” evocano la
spensieratezza. Tutti questi elementi stridono con
Benedetta: la pesantezza che adombra la sua anima è ben
espressa dal corpo della ragazza. Il modo in cui la regista sceglie
di mostrare il disagio psicologico della protagonista, per metafore
e contrasti, è efficace e potente.
Il cibo come estremo rifugio
Alla leggerezza si lega anche il
discorso dei problemi con il cibo di Benedetta. Il tema
dei disturbi alimentari è affrontato, ma non è il centro di
Calcinculo. Si parla di abbuffate, di diete, di
commenti sgraditi, ma anche e soprattutto di cosa spinge
Benedetta a cercare rifugio nel cibo.
Il rapporto con la madre,
interpretata da Barbara Chichiarelli, è uno dei
filoni principali del film. Benedetta cerca costantemente
l’affetto e l’accettazione da parte della mamma, una donna che, tra
la frustrazione e le preoccupazioni quotidiane, fatica ad esprimere
l’amore per la figlia. Chichiarelli è un
personaggio potente ed efficace, una mamma realistica della
provincia romana. E, come ogni genitore di fronte al figlio
adolescente, tenta di aiutare la figlia, ma sbaglia sempre.
Calcinculo è un racconto muto di
parole, ma non afono
Calcinculo è un
racconto estremamente descrittivo. I personaggi parlano poco,
mentre la potenza drammatica è espressa dalle immagini didascaliche
che mostrano la quotidianità di Benedetta e la stravaganza
della vita di Amanda. Entrambi gli attori interpretano il
proprio personaggio più con il corpo che con la voce: dai movimenti
semplici, all’abbigliamento, dalle acconciature fino ai balli più
sfrenati.
La cinepresa gira con delicatezza
attorno agli attori, mostra tutto, ma da un punto di vista sempre
discreto. Chiara Bellosi, con l’ausilio di
Gaia Di Pietro, attrice esordiente, e
Andrea Carpenzano, ribadisce come si possa fare
cinema senza dover dire tutto a parole. La sceneggiatura, un lavoro
a quattro mani di Maria Teresa Venditti e
Luca De Bei, per quanto poco densa è ben fatta ed
è ricca di frasi potenti che colpiscono come frecce i personaggi a
cui vengono rivolte (e lo spettatore). Nel film grande rilievo
viene dato all’espressività della musica che fa danzare le scene e,
letteralmente, gli interpreti. Anche nelle note, c’è tutta la
ricerca di leggerezza di Calcinculo.
La femminilità: scoperta e
cercata
Calcinculo parla di
femminilità. Benedetta è un’adolescente che scopre il suo
corpo. Inizialmente se ne vergogna, si nasconde ma, grazie a
Amanda, impara a vedere in sé stessa la bellezza. Come
spesso accade per chi soffre di disturbi alimentari,
Benedetta è in disperato bisogno di amore, ha un vuoto
dentro che va nutrito, e non per forza con il cibo.
Amanda sembra in grado di
dare a Benedetta questo amore, ma anch’essa ne è in cerca.
Il nome che ha adottato significa proprio questo: ”colei che deve
essere amata”. Amanda vuole essere accettata come donna,
grida al mondo la sua femminilità con i vestiti e con gli
atteggiamenti. Calcinculo è quindi la storia di
due anime spezzate, una storia ”d’amore” che non può realmente
esistere perché assurda e pericolosa: un film vero e, come la vita,
a tratti spensierato, a tratti straziante.
In poco più di 90 secondi, la nuova
featurette di Moon Knight ha portato l’entusiasmo dei fan
alle stelle: introducendo il tono oscuro e la struttura
stratificata del progetto, nuove location ed epiche sequenze
d’azione, sembra proprio che con questa serie il MCU
aprirà un nuovo capitolo.
Il cast principale e la troupe ci
hanno offerto un primo sguardo a questo inedito progetto,
caratterizzato da personaggi caratterialmente complessi, di cui
verrà analizzata nel dettaglio la profondità psicologica. Per
quanto riguarda il comparto tecnico della serie, si partirà
sicuramente dalle caratteristiche chiave del MCU,
ma tanto altro ci attenderà con il debutto su Disney+ di
Moon Knight, stabilito per il 30 marzo.
Il co-protagonista Ethan Hawke
definisce Moon Knight “Un nuovo supereroe in un nuovo mondo”
Questa affermazione di
Ethan
Hawke che, in Moon Knight, interpreta il villain principale
(Arthur Harrow), può avere molteplici significati,
soprattutto considerando che è ormai imperante nel MCU
l’idea di multiverso. In primo luogo, riferirsi a
Moon
Knight come “nuovo supereroe” è qualcosa di abbastanza
scontato, dato che questa sarà la prima serie in streaming della
Marvel a concentrarsi su un eroe
non presente nelle prime fasi del MCU.
La dicitura “nuovo universo”,
potrebbe in parte riferirsi all’ambientazione della serie, ovvero
l’Egitto, sicuramente una location inesplorata dal MCU,
ma potrebbe anche suggerire che la storyline di Moon Knight si svolgerà in una dimensione
completamente distaccata dal resto del MCU. Considerando che le avventure
multiversali stanno diventando sempre più un aspetto chiave della
Fase Quattro del MCU,
siamo ansiosi di capire dove ci porterà Moon Knight.
“È un vero e autentico studio del
personaggio” – La star della serie Oscar Isaac
Uno studio del personaggio
è una tipologia di narrazione focalizzata sulla caratterizzazione
del protagonista principale, le prove che deve affrontare, le sue
speranze e i suoi sogni. Non si tratta di una novità assoluta per
il MCU:
dal punto di vista narrativo, infatti, anche una serie come
Wandavision
propende per lo studio del personaggio, e molti dei film da solisti
degli eroi Marvel si soffermano maggiormente
sull’arco dei protagonisti piuttosto che sull’avanzare della trama,
soprattutto per quanto riguarda le loro origin story.
Tuttavia, questa è la prima volta
che il materiale promozionale ha confermato tale struttura per un
progetto prima della sua uscita, permettendo al pubblico
di prepararsi ad una serie trainata dai caratteri dei personaggi,
piuttosto che da colpi di scena. Questo non significa che la trama
di Moon Knight non sarà coinvolgente, ma piuttosto
che lo show si concentrerà sulle lotte interne, i punti di forza e
le debolezze del nostro protagonista, mentre cerca di gestire la
sua condizione di salute mentale e i suoi nuovi superpoteri.
Moon Knight si discosterà dal MCU
come il pubblico lo conosce
Una critica comunemente
rivolta ai film del MCU
è che tendono a seguire una certa routine produttiva, anche se
commercialmente di successo. Questo è un procedimento abbastanza
tipico per gli studios di Hollywood, ma il presidente dei
Marvel Studios Kevin Feige sottolinea
in questa featurette che la serie sarà in controtendenza
rispetto agli altri progetti Marvel.
Feige ha definito
il design e l’estetica di Moon Knight “incredibilmente unico”,
affermazione che è stata confermata anche da Oscar Isaac, Ethan
Hawke e May Calamawy nella
featurette. Considerando che gran parte della Fase
Quattro si è già significativamente discostata dal
MCU
come lo conoscevamo prima, l’enfasi del cast e del presidente dello
studio sulla natura distintiva di Moon Knight implica un cambiamento ancora
più grande rispetto a ciò che abbiamo visto prima.
“Il nostro compito era quello di…
Trattare il tema della salute mentale molto seriamente”. – Oscar
Isaac
Una delle tematiche
approfondita nella Fase Quattro del MCU
è stata sicuramente quello della salute mentale degli eroi
protagonisti: dall’elaborazione del lutto di
Wanda, le tendenze narcisistiche di
Loki, fino al PTSD e al senso di colpa
sperimentato da Bucky Barnes e Clint
Barton (AKA Hawkeye), i Marvel Studios si sono
impegnati a confezionare ritratti empatici di vari livelli e forme
di salute mentale senza modificare totalmente la visione delle
storyline dei fumetti.
Ciò che rende l’affermazione di
Isaac così significativa è che si tratta di una
chiara dichiarazione di intenti su come lo show gestirà il tema
della condizione di salute mentale del protagonista, condizione che
è parte integrante del concetto e identità di Moon Knight, e quindi non poteva essere
esclusa dalla trama principale. Non ci resta che vedere come i
Marvel Studios ci
presenteranno il disturbo dissociativo dell’identità di Moon Knight, sperando in un ritratto efficace
e, soprattutto, fondamentalmente umano.
“Impariamo a conoscere Steven e poi
impariamo a conoscere Marc… E sono la stessa persona”. – Il regista
Mohamed Diab
I
fan dei fumetti di Moon Knight sanno che il supereroe ha
identità multiple ma, prima che questa featurette uscisse,
non sapevamo effettivamente come questa particolare caratteristica
del supereroe sarebbe stata rimodellata nella serie.
Sappiamo che almeno due di esse
verranno approfondite: la serie inizierà focalizzandosi sulla vita
mondana del docile Steven Grant e, man mano che la
trama andrà sviluppandosi, faremo la conoscenza dello spavaldo
Marc Spector, in un connubio inscindibile di
suspense e sequenze d’azione. Il tono e ritmo dello show dovrebbe
dunque rispecchiare lo schema delle diverse identità del
personaggio che si scontrano e alla fine coesistono.
“Il tono è quello di un Fight Club
che incontra Indiana Jones”. – La co-star della serie May
Calamawy
Anche la co-protagonista
May Calamawy, che in Moon Knight interpreta Layla,
la socia di Marc Spector, definisce la trama di
Moon Knight “ampia e sovrannaturale”, lasciando
intendere che alcuni elementi della serie richiameranno
un’atmosfera alla Fight Club e Indiana
Jones.
Similmente all’operazione di
bilanciamento tra le molteplici identità del nostro protagonista,
il tono generale di Moon Knight probabilmente camminerà sulla
linea di confine tra gli ormai iconici tropi di queste due
fantastiche pellicole.
“Ogni aspetto di questo show ha una
dualità”. – Ethan Hawke
La dualità è parte
integrante della storyline di Moon Knight, e di qualsiasi narrazione
supereroistica incentrata su un protagonista “umano” che si
destreggia tra una vita mondana e un alter-ego potenziato. Più
recentemente questo conflitto è stato messo in luce in Spiderman: No Way Home il che ha portato, come
sappiamo, a conseguenze multiversali.
I fan Marvel sanno già che Oscar
Isaac dovrà destreggiarsi in una duplice performance
attoriale, presentando ogni variazione caratteriale che il
passaggio di identità tra Steven Grant e
Marc Spector comporta. Eppure, la dichiarazione di
Hawke apre la possibilità che tali duplici
conflitti riguardino anche altre questioni inaspettate:
dai cattivi all’ambientazione della serie, per culminare con la
forza soprannaturale di Khonshue, i fan si
aspettano qualsiasi cosa da una storia ricca di sfumature e
potenziali sorprese come quella di Moon
Knight.
Il celebre regista britannico
Ken Loach ha dedicato tutta la sua attività
cinematografica alla descrizione delle condizioni di vita dei ceti
meno abbienti, schierandosi sempre dalla parte dei lavori e della
difesa dei loro diritti. Vincitore in due occasioni della Palma
d’oro a Cannes (di cui l’ultima arrivata nel 2016 grazie a Io, Daniel Blake, altro
titolo particolarmente politico), Loach ha presentato nel 2019,
proprio al prestigioso festival francese, il suo ultimo film:
Sorry We Missed You (qui la recensione). È questo uno
struggente racconto votato al proporre un ritratto realistico della
difficile attività dei corrieri freelance e sull’impatto che tale
lavoro ha sulle famiglie di queste persone.
Loach e lo sceneggiatore
Paul Laverty hanno raccontato di essersi
interessati a questo argomento durante le riprese di Io, Daniel
Blake. Interessatisi alla gig economy, hanno deciso di andare
alla scoperta del complesso mondo dei corrieri, esplorando la
realtà del loro lavoro e le conseguenze che questo ha in modi più o
meno evidenti su tutta la loro vita. Disgustato dal modo in cui le
multinazionali si arricchiscono sulle spalle dei loro dipendenti,
Loach ha così deciso di dar vita ad un nuovo film di denuncia,
asciutto e realistico a tal punto da instillare nello spettatore un
senso di colpa non indifferente, che spinge a rivalutare la propria
attività di consumatore.
Per gli appassionati del regista
Sorry We Missed You è dunque un nuovo imperdibile tassello
nella sua poetica degli ultimi, ma si tratta in generale di un film
che tutti dovrebbero vedere per comprendere aspetti nascosti di
realtà ormai fin troppo radicate. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Sorry We Missed You: la trama del film
Protagonista del film è
Ricky Turner, cittadino di Newcastle, Inghilterra,
felicemente sposato con Abbie. I due hanno due
figli, il sedicenne sebastian e l’undicenne
Liza. Tutti insieme vivono in una modesta ma
accogliente casa, facendo affidamento l’uno sull’altro. La crisi
economica mondiale verificatasi a partire dal 2007 porta però Ricky
a perdere il lavoro. Di conseguenza, egli deve abbandonare il sogno
di acquistare una casa propria e, possibilmente, più spaziosa. Per
rilanciarsi nel mondo del lavoro e potersi assicurare uno stipendio
con cui sostenere la sua famiglia, Ricky si vede dunque costretto a
prendere una difficile scelta.
Venduta l’auto di sua moglie, egli
acquista un furgone con cui poter avviare un’attività di corriere
freelance per conto di una grossa ditta di consegne. Si tratta di
un impiego particolarmente richiesto, che porta però Ricky a
dovervisi dedicare intensamente, finendo con il trascurare sempre
più la sua famiglia. I ritmi frenetici a cui è soggetto tanto lui
quanto anche Abbie, assistente domiciliare per anziani e malati,
inizia ben presto a minare i rapporti famigliari. Il pesante clima
di tensione si ripercuote naturalmente anche sui figli, generando
un malessere dal quale però non sembra esserci via di uscita.
Fermarsi dal fare le consegne, significa per Ricky perdere il
lavoro e tutto ciò che ne consegue.
Sorry We Missed You: il
cast del film e la storia vera
Come alcuni altri film di Ken Loach,
anche il cast di Sorry We Missed You è composto da
attori non professioni o comunque poco conosciuti. L’assenza di
personalità riconoscibili rende infatti più facile per il pubblico
credere che i personaggi siano persone comuni con problemi reali
nei quali ci si può identificare. Ad interpretare Ricky Turner, il
capofamiglia protagonista del film, vi è dunque un attore di nome
Kris Hitchen. Per dar vita al suo personaggio,
egli si è ispirato al sé stesso di quando lavorava come idraulico
prima di riuscire ad affermarsi nel mondo della recitazione.
L’attrice Debbie Honeywood interpreta la moglie
Abbie, mentre Rhys Stone e Katie
Proctor hanno i ruoli di Sebastian e Liza.
La storia del film, come raccontato
dallo stesso Loach, prende in parte ispirazione dalle esperienze di
Don Lane. Questi era un corriere per DPD, morto
nel gennaio 2018 dopo aver lavorato da malatto durante il periodo
delle consegne di Natale. Egli aveva saltato diversi appuntamenti
in ospedale per curare il suo diabete di tipo 1 perché gli erano
state addebitate 150 sterline da DPD in seguito all’aver saltato le
consegne per partecipare a un appuntamento. Temendo ulteriori
addebiti, Lane ha dunque dovuto preferire il lavoro alla salute,
rimettendoci la vita. La vicenda colpì molto Loach, che ebbe anche
modo di incontrare diversi altri corrieri per farsi raccontare la
loro esperienza e poterne dare un ritratto realistico nel film.
Sorry We Missed You: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Sorry We Missed You grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 18 marzo alle ore 21:20
sul canale Rai 3.
Katherine Waterston
è una di quelle attrici versatili e brillanti, talmente brava da
rendere migliore ogni ruolo che interpreta. Sebbene abbia iniziato
l’attività non da giovanissima, l’attrice ha subito recuperato fama
e stima, grazie alla sua capacità di scegliere i ruoli migliori e
in grado di farsi valere senza fare accomodarsi al cognome famoso
che porta.
2. Ha lavorato per il
piccolo schermo ed è anche doppiatrice e produttrice. Nel
corso della sua carriera, l’attrice non si è dedicata solo al
grande schermo, ma ha preso parte anche a produzioni seriali.
Infatti, ha recitato nelle serie Boardwalk Empire
(2012-2013), The Third Day (2020) e in un episodio di
Perry Mason (2022). Inoltre, in quanto doppiatrice ha
prestato la propria voce per il videogioco Lego Dimensions
(2015), mentre come produttrice ha partecipato alla realizzazione
del film And It Was Good (2015).
Katherine Waterston: chi è il suo
fidanzato
3. Ha avuto un lungo
fidanzamento. L’attrice è stata fidanzata a lungo, per
circa sei anni, con il drammaturgo e regista americano Adam
Rapp. Tuttavia, non ci sono notizie precise riguardo la
loro rottura o altre frequentazioni, anche perché l’attrice ha
sempre mantenuto la sua vita privata come tale. Durante la premiere
londinese di Animali fantastici – I crimini di
Grindelwald, l’attrice ha rivelato al mondo di essere in dolce
attesa. Il figlio è poi nato nel 2019, ma non è noto chi sia il
padre.
Katherine Waterston è su Instagram
4. Ha un profilo sul celebre
social. L’attrice ha aperto da alcuni anni un proprio
account Instagram che è seguito da circa 72,7 mila persona di
persone. La Waterston non è in realtà molto attiva sul social ma la
sua bacheca, con attualmente 54 post, raccoglie post relativi a
momenti di svago, cause benefiche da lei sostenute e, naturalmente,
alle sue attività lavorative, che siano per set cinematografici o
per altro. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte
le sue novità dentro e fuori dal set.
Katherine Waterston in
Alien
5. Si è ispirata alla
capigliatura di un suo collega. Nel periodo in cui
era impegnata sul set di Animali fantastici e dove
trovarli, l’attrice ha avuto la possibilità di sostenere
una video audizione per il ruolo da protagonista in Alien: Covenant. In
preparazione per questa, l’attrice ha pensato che la parrucca
indossata dal collega Ezra Miller,
interprete di Credence nella saga fantasy, sarebbe stata molto
cool se indossata da lei nel video. Ciò ha contribuito, infatti, ha
farle ottenere il ruolo in Alien.
6. Non è stata la prima
scelta. Prima che le venisse assegnato il ruolo di
Daniels, l’attrice ha dovuto “scontrarsi” con una belle
concorrenza, tra cui spicca il nome di Rebecca
Ferguson. Tuttavia, quest’ultima ha poi declinato
l’offerta per poter partecipare alle riprese di Life e la
Waterston ha convinto tutti sull’assegnare a lei la parte. Grazie a
quel ruolo ha poi ottenuto ancor più popolarità nel mondo di
Hollywood e presso il grande pubblico.
Katherine Waterston in Animali
fantastici
7. Non è stata l’unica ad
essere considerata per il ruolo di Tina. Tra i ruoli per
cui l’attrice è maggiormente celebre vi è quello di Porpentina
Goldstein in Animali fantastici e dove
trovarli. Anche in questo caso, prima di poter ottenere la
parte la Waterston si è dovuta “scontrare” con altre attrici
particolarmente celebri. Per quel personaggio i produttori avevano
infatti considerato anche Kate Upton ed
Elizabeth Debicki. Alla
fine fu però la Waterston ad ottenere il ruolo, rivelandosi
l’interprete adatta per esso.
8. Non si è mai paragonata
ad Hermione. In quanto protagonista femminile del film, in
molti hanno paragonato Porpentina ad Hermione. L’attrice, tuttavia,
ha dichiarato di non essersi mai sentita in competizione con
Hermione e di ritenere il celebre personaggio interpretato
da Emma Watson e
il suo completamente differenti, tanto non essere mai stata
preoccupata da questo tipo di confronto.
9. Reciterà anche nel terzo
capitolo della saga. Nonostante i ritardi che hanno
portato il nuovo capitolo della saga, Animali fantastici – I segreti
di Silente, ad uscire ben quattro anni dopo Animali
fantastici – I crimini di Grindelwald, l’attrice ha confermato
che tornerà a vestire il ruolo di Porpentina anche in questo
capitolo. Non è ancora noto a cosa andrà incontro il suo
personaggio in questo terzo film della saga, ma la Waterston ha
promesso grandi cose.
Katherine Waterston: età e
altezza
10. Katherine Waterston è
nata il 3 marzo del 1980a Westminster,
Londra. La sua altezza complessiva corrisponde a 182
centimetri.
Iconico attore e stuntman italiano,
Giuliano Gemma ha avuto una lunghissima carriera,
composta da film per il cinema e prodotti per la televisione.
Distintosi come uomo prestante ed energico, con un passato di
trapezista circense, anche quando divenne attore affermato girò molte
scene pericolose e acrobatiche di persona, senza ricorrere mai a
una controfigura. Passando con naturalezza da pellicole commerciali
ad altre più impegnate, egli si affermò presso il grande pubblico,
che ancora oggi lo ricorda con grande affetto.
Ecco 10 cose che forse non sai di Giuliano
Gemma.
Giuliano Gemma: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera cinematografica di Gemma ha inizio con
piccoli ruoi in film come Venezia, la luna e tu (1958) e
Ben-Hur (1959). Successivamente ottiene sempre più
popolarità recitando in pellicole come Arrivano i titani
(1962), Il giorno più corto (1963), Il Gattopardo (1963),
Angelica (1964), Vivi o
preferibilmente morti (1969), Anche gli angeli mangiano
fagioli (1973), L’arciere di fuoco (1971),
Delitto d’amore (1974), Il deserto dei tartari
(1976), Il prefetto di ferro (1977), Corleone
(1978), Un uomo in ginocchio (1979), Tenebre
(1982) e Claretta (1984). Tra i suoi ultimi film per il
cinema si annoverano Tex e il signore degli abissi (1985),
Speriamo che sia femmina (1986), Qualcuno pagherà
(1988), Un bel dì vedremo (1996), Un uomo perbene
(1999), La donna del delitto (2000) e To Rome with Love
(2012).
2. Ha lavorato molto anche
in televisione. Verso gli ultimi anni della sua carriera
l’attore si è dedicato prevalentemente alla televisione, recitando
in serie come Caccia al ladro d’autore (1985), I
promessi sposi (1990), Deserto di fuoco (1997),
Angelo il custode (2011), Giovanni Paolo II
(2005), Pompei (2007), Il capitano (2005-2007),
Butta la luna (2009) e Capri 3 (2010). Ha poi
recitato anche in film TV come Non aprite all’uomo nero
(1990), Jewels (1990), Una storia italiana
(1993) e L’uomo che piaceva alle donne – Bel Ami
(2001).
3. Ha ricevuto prestigiosi
riconoscimenti. Nel corso della sua lunga carriera Gemma
ha ricevuto diversi premi di grande prestigio. Nel 1977 ha ad
esempio vinto un David di Donatello speciale per Il deserto dei
tartari, mentre nel 1979 è stato riconosciuto con un Grolla
d’oro per il suo ruolo in Un uomo in ginocchio e
Corleone. Ha poi vinto due volte il Premio Vittorio De
Sica, nel 1983 e nel 2008, e ha ricevuto sempre nel 2008 il Nastro
d’argento e il Globo d’oro alla carriera.
Giuliano Gemma: le relazioni e la figlia Vera
4. Si è sposato due
volte. L’attore è stato sposato due volte, la prima con
Natalia Roberti, dalla quale ha avuto le figlie
Vera e Giuliana. La Roberti
tuttavia scomparve prematuramente nel 1995, lasciando un vuoto
nella vita dell’attore. Egli riuscì a colmarlo sposando in seconde
nozze nel 1997 la giornalista Daniela “Baba”
Richerme. I due non ebbero figli, ma vissero profondamente
legati fino alla scomparsa di lui.
5. Sua figlia è
un’attrice. La figlia Vera, nata nel 1970, ha seguito le
orme paterne divenendo un’attrice cinematografica e televisiva.
Cresciuta tra Roma e i set cinematografici del padre, da bambina ha
avuto modo di recitare accanto a lui nel film Il grande
attacco. Nel corso della sua carriera ha poi avuto modo di
recitare in film come La sindrome di Stendhal, Il cartaio
e Scarlet Diva. Negli ultimi anni ha invece partecipato
come concorrente a diversi programmi televisivi.
Giuliano Gemma aveva una cicatrice
6. Aveva una cicatrice sul
volto. Non tutti sono a conoscenza del particolare
aneddoto che vi è dietro la cicatrice che l’attore aveva sul volto.
Da bambino nel periodo in cui viveva nelle campagna presso i suoi
nonni in Reggio Emilia, l’attore rimase vittima dell’espulsione di
un ordigno bellico. Questo sembra fosse rimasto in un campo, non
visibile, e in seguito alla sua detonazione Giuliano rimase ferito
da una scheggia, che lo colpì alla guancia. Di quell’incidente,
all’attore rimase dunque una cicatrice che ha rappresentato per
lui, negli anni, un ulteriore simbolo di fascino e di
identificazione.
Giuliano Gemma e i film western
7. Ha recitato in molti film
western. Gemma conobbe grandissima popolarità a partire
dagli anni Sessanta, un decennio che gli permise di prendere parte
a molti film appartenenti ad un genere cinematografico molto in
voga in quegli anni nel nostro Paese: il western all’italiana. Tra i
titoli più celebri che lo videro in ruoli di rilievo si annoverano
Una pistola per Ringo, Un dollaro bucato, Il ritorno di Ringo,
Adios gringo, Per pochi dollari ancora, I lunghi giorni della
vendetta, I giorni dell’ira e Il bianco, il giallo, il
nero.
Giuliano Gemma: l’incidente e la morte
8. Ha avuto un incidente
d’auto. Il 1° ottobre del 2013 l’attore fu coinvolto in un
incidente stradale. La Toyota Yaris sulla quale viaggiava si è scontrata
frontalmente con una Bmw con a bordo un uomo e suo figlio.
L’impatto è avvenuto tra via del Sasso a via di Zambra. Gemma è poi
stato trasportato all’ospedale San Paolo di Civitavecchia, ma è
morto per arresto cardiaco quella sera stessa. Ancora oggi le
dinamiche dell’incidente ed eventuali ritardi nel prestare soccorso
ai coinvolti non sono del tutto chiari, nonostante dei tentativi di
ricostruire l’accaduto.
9. È sepolto a
Roma. In seguito alla scomparsa dell’attore, il Comune di
Roma organizzò la camera ardente in Campidoglio, poi i funerali si
tennero nella Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del
Popolo: in memoria della sua giovanile esperienza, la bara fu
trasportata da una squadra di Vigili del Fuoco. Giuliano Gemma è
stato quindi sepolto nella tomba di famiglia del Cimitero di Prima
Porta, a Roma.
Giuliano Gemma: età e altezza dell’attore
10. Giuliano Gemma è nato il
2 settembre del 1938 a Roma ed è deceduto a Civitavecchia il 1°
ottobre del 2013, all’età di 75 anni. L’attore era alto
complessivamente 1.85 metri.
È disponibile dal 18
marzo su Disney+Un’altra scatenata
dozzina, la versione aggiornata al 2022 del classico per
tutta la famiglia diretto da Shawn Levy con
Steve Martin. In occasione della promozione del
film, abbiamo incontrato Gabrielle Union,
produttrice esecutiva e protagonista nei panni di Zoey, Zach Braff che interpreta suo marito, Paul,
Timon Kyle Durrett che è l’ex marito di Zoey, Dom,
Erika Christensen che invece è la ex di Paul,
Kate, e la regista del film, Gail Lerner.
La storia segue le
avventure della famiglia allargata dei Baker, mentre si
destreggiano tra una vita domestica frenetica e la gestione della
loro attività familiare.
La sfida principale del
film è stata di aggiornare a oggi quello che era il concept del
film originale, e quindi il concetto della famiglia allargata è
stato fondamentale per costruire la storia. Ma la carte vincente
del film secondo Union, è che parlando di famiglia, il film parla a
tutto il mondo, dal momento che ogni essere umano viene da una
famiglia o mira a costruirsene una, quindi “tutti nel mondo
possono relazionarsi con il dramma familiare, il divertimento in
famiglia, la risoluzione dei problemi in casa (…) Ed è sempre più
frequente vedere queste famiglie miste, co-genitori, famiglie
multigenerazionali, tutti sotto lo stesso tetto (…) questo è un
film che coinvolge tutte le famiglie e dice che prima o poi si
trova qualcuno con cui ci si può relazionare. C’è almeno un
pezzetto di questa famiglia per ognuno, un pezzetto che ti
assomiglia.”
Protagonista maschile del
film è Zach Braff: “Conosco tanti genitori che
possono relazionarsi con l’equilibrio tra lavoro ed essere
genitore. E, naturalmente, in UN’Altra Scatenata Dozzina, questo
equilibrio viene portato all’estremo. Ovviamente, è una realtà
aumentata. Anche se si è davvero verificato per questa famiglia che
ha scritto il libro.”
Secondo la regista,
quello che è davvero belo della storia che il film racconta è il
fatto che, da un punto di vista di un bambino, deve essere bello
avere i propri compagni di giochi in casa: “Il mondo può essere
un posto difficile e quella casa è la tua rete di protezione, in
questo film quella casa è resa un posto così divertente in cui
vivere!”
Il film è interpretato da
Gabrielle Union e Zach Braff nei panni dei genitori,
Erika Christensen e Timon Kyle
Durrett nei panni dei co-genitori, Journee Brown,
Kylie Rogers, Andre Robinson, Caylee Blosenski, Aryan Simhadri, Leo
Abelo Perry, Mykal-Michelle Harris, Christian Cote, Sebastian
Cote e Luke Prael che invece interpretano
la ciurma di bambini e ragazzi. Un’altra scatenata dozzina è
diretto da Gail Lerner, con una sceneggiatura di Kenya
Barris & Jenifer Rice-Genzuk Henry basata sul romanzo di
Frank Bunker Gilbreth, Jr. e Ernestine
Gilbreth Carey. Kenya Barris è il
produttore, mentre Shawn Levy, Gabrielle Union, Brian
Dobbins e Donald J. Lee, Jr. sono gli
executive producer.
In Compagnia del Lupo. Il cuore nero
delle fiabe, la nuova stagione della serie di Carlo
Lucarelli che svela i segreti nascosti nei racconti del “C’era una
volta”. A partire da martedì 22 febbraio, alle ore 21:15,
torna ogni settimana su Sky Arte – con una nuova stagione composta
da otto episodi – In Compagnia del Lupo. Il cuore nero
delle fiabe, la produzione Sky Original realizzata da TIWI
e condotta da Carlo Lucarelli che svela i segreti nascosti nei
racconti del “c’era una volta”.
Ancora una volta la serie è accompagnata
dalla pubblicazione di podcast realizzati in collaborazione con
Carlo Lucarelli e ricchi di contenuti originali, disponibili ogni
martedì sul sito di Sky Arte e sulle principali piattaforme
gratuite di streaming. I podcast sono distribuiti daSpreaker, prima
piattaforma in Italia per la creazione, distribuzione e
monetizzazione di podcast.
“C’è un motivo per cui continuiamo a
raccontarci le favole, anche a distanza di secoli – afferma Carlo
Lucarelli – Anzi, ce ne sono tanti. Sono costruzioni narrative
bellissime, piene di emozioni e colpi di scena. Raccontano lo
spirito di un periodo e fatti che ancora ci parlano. Ma
soprattutto, per quanto le racconti e le ripeti, non sono mai le
stesse. E questo è solo uno dei misteri che abbiamo cercato di
svelare con In Compagnia del Lupo. Le storie che raccontiamo nella
nuova stagione sono ancora più sorprendenti, misteriose e
inquietanti. Da non perdere.”
Nella prima stagione di In Compagnia
del Lupo. Il cuore nero delle fiabe, Lucarelli ha
accompagnato il pubblico alla scoperta degli aspetti più insoliti,
spaventosi e avventurosi nascosti nelle storie di Cappuccetto
Rosso, Il Piccolo Principe, Barbablù, La Bella e la Bestia, le bambine delle
fiabe dei Fratelli Grimm, Peter Pan, il Brutto Anatroccolo e Hansel
e Gretel, che sono diventati anche i protagonisti di un omonimo
volume edito da Sky Arte e TIWI, con approfondimenti, illustrazioni
originali e immagini d’archivio disponibile in tutte le
librerie.
La nuova stagione – anticipata lo scorso
dicembre da una puntata speciale dedicata al lato oscuro di Babbo
Natale, ben lontano dall’uomo corpulento con la barba bianca e il
sacco pieno di regali che i bambini tanto amano – prosegue il suo
viaggio all’interno di storie classiche e meno conosciute, ma tutte
dai risvolti sorprendenti, a volte inquietanti, con strette
connessioni a fatti di cronaca realmente accaduti. Gli episodi,
come sempre accompagnati da illustrazioni animate, coinvolgono
numerosi ospiti e location d’eccezione, come il Castello Bonoris di
Montichiari(BS) e BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna.
Nel corso del sesto episodio, in onda
martedì 22 marzo alle ore 21.15, Lucarelli – accompagnato dallo
scrittore e architetto Gianni Bondillo – ci racconta la storia
dell’uomo più gentile al mondo: il Gobbo di Notre-Dame.
Nel 2010 nell’archivio della Tate Gallery di
Londra viene ritrovato ed esaminato il diario di uno scalpellino
inglese, Henry Sibson. L’uomo lavora a Parigi durante il periodo
dei primi restauri di Notre-Dame e tra le sue pagine racconta di
aver conosciuto un uomo gentilissimo, a cui gli scalpellini che
lavorano nella Cattedrale hanno dato il soprannome Le Bossu, Il
Gobbo. Nei pressi di Notre-Dame, proprio in quegli anni, vive anche
Victor Hugo, l’autore di Notre-Dame de Paris, il romanzo che ha per
protagonista Quasimodo, il Gobbo di Notre-Dame. È facile pensare
che anche Hugo abbia conosciuto lo stesso uomo e che sia stato
proprio lui ad ispirargli il celebre personaggio. Quello che è più
difficile capire è come un romanzo così tragico possa essere
diventato una delle storie più famose realizzate da Walt Disney. Il
romanzo e il film sono davvero molto diversi tra loro. C’è una
cosa, però, che hanno in comune. Entrambi parlano di cosa
significhi essere un mostro, un reietto, il capro espiatorio a cui
dare la colpa di tutto il male del mondo. Hugo lo fa con la potenza
della sua penna e ci immerge nelle profondità dell’animo umano.
Disney lo fa con delicatezza, addolcendo tutti gli aspetti più
crudeli ed inquietanti della storia originale.
Carlo Lucarelli conduce gli spettatori in un
mondo che credevano di conoscere e, svelando lati poco noti di
tutte quelle storie che hanno accompagnato gli anni della loro
infanzia, li immerge in un’atmosfera magica e inquietante e li
porta a scoprire che c’è qualcosa di più pauroso di ciò che
troviamo nelle fiabe: la realtà. E forse no, il cattivo non è solo
il lupo.
In Compagnia del Lupo. Il cuore nero
delle fiabe è una produzione Sky Original in onda su Sky
Arte realizzata da TIWI con il sostegno della Regione
Emilia-Romagna.
“Volevo salvare
l’anima della compagna, poi ho capito di essere io l’anima della
compagnia…” dice Rebekah Neumann a suo marito
Adam in una delle puntate centrali di WeCrashed,
serie di Apple TV+ dedicata all’ascesa e
caduta dell’impresa WeWork. La donna ha perfettamente ragione: è
lei l’anima di quello che per alcuni anni si è rivelato un piccolo
grande fenomeno sociale, fino a creare un giro d’affari di alcuni
miliardi di dollari.
Lo show in otto puntate
ispirato dal podcast di David Brown mette in scena
con precisione certosina ed elegante senso della commedia
dell’assurdo proprio questo: l’anima della donna e dell’uomo che
hanno creato dal nulla un impero economico. La forza principale del
progetto è però quella di andare controcorrente e mostrare per
intero la vacuità, la meschinità, l’ipocrisia di questi personaggi.
Sotto questo punto di vista WeCrashed è un
qualcosa di sorprendentemente coraggioso, in quanto non concede mai
allo spettatore di
dubitare della superficialità della futilità dei protagonisti.
Fin dall’inizio la loro
è una anti-epopea ottimamente costruita a livello narrativo, che
puntata dopo puntata sa immergere in un vortice di decisioni
dettate puramente da ego smisurato, egoismo, vanità e ipocrisia. In
ogni momento in cui la trama sembra lasciar trasparire un minimo di
umanità nelle figure di Adam o Rebekah, ecco che qualche colpo di
scena oppure un dettaglio dissonante intervengono a ricordarci
quanto entrambi siano fuori dal mondo. Raramente è capitato di
vedere una miniserie in cui nulla viene concesso alla
drammatizzazione di un antieroe, per quanto fallace o ambiguo esso
sia.
In una maniera che, lo
ammettiamo, risulta piuttosto complessa da esprimere con totale
precisione, WeCrashed potrebbe essere una delle
serie più rappresentative di questi anni: attraverso la
rappresentazione del vuoto pneumatico rappresentato da Adam
Neumann e Rebekah Paltrow – cugina di
Gwyneth – la serie riesce a rendere i suoi protagonisti
paradigmatici, emblemi assurdi di una società in trasformazione che
(probabilmente) ancora non riesce a comprendere del tutto la sua
nuova dimensione e cerca punti di riferimento i quali spesso non
hanno lo spessore necessario o anche soltanto l’integrità morale
per esserlo.
Pur indirizzando i
propri strali contro queste due figure ben identificabili
WeCrashed propone un discorso tutt’altro che
conciliatorio anche sull’ambiente che li ha prodotti e lasciati
successivamente proliferare. La New York delle opportunità per
tutti, del flusso di denaro inarrestabile, del politically correct
a ogni costo, del #MeToo e della “Cancel Culture”, dei millennial e
dei social media: quanto tale contesto è (co)responsabile della
folle epopea economica e culturale che risponde al nome di WeWork?
Costruendo lo sviluppo narrativo dello show come un crescendo
rossiniano i creator Lee Eisenberg e Drew Crevello riescono
nell’intento di mettere alla berlina tutto e tutti, non salvando un
solo personaggio dell’entourage di WeWork. Sotto questo punto di
vista la miniserie si fa molto più radicale di altre contemporanee,
pur nascondendolo dietro la confezione della commedia satirica. Da
notare che alla regia dei primi episodi ci sono John Requa e Glenn
Ficarra, registi e sceneggiatori che in passato hanno denotato un
tocco sapido e pungente quando si tratta di ironizzare sul nostro
presente.
Jared Leto e Anne Hathaway
sono i protagonisti
Ultimo tassello del
discorso, ma di certo non meno importante dei precedenti, riguarda
la performance dei due protagonisti Jared Leto e Anne Hathaway, i quali si prestano con sincero
coraggio a impersonare con adesione e puntualità due figure tanto
meschine, probabilmente riuscendo al tempo stesso a ridere di loro
stessi e del loro stato di “star”: se l’attore che interpreta Adam
Neumann è indubbiamente efficace pur lavorando con un trucco che
non lo aiuta più di tanto, la vera mattatrice di
WeCrashed è una Hathaway che sa cambiare tono,
atteggiamento, linguaggio fisico all’interno di una sola scena e
risultare comunque credibile e irritante al tempo stesso.
Il lavoro dell’attrice
sul personaggio si muove costantemente su un equilibrio instabile
tra realismo e caricatura, facendosi puntata dopo puntata sempre
più prezioso. Non temiamo di sbilanciarci affermando che
l’interpretazione di Rebekah è uno dei capolavori personali per la
Hathaway, forse la miglior interpretazione della sua carriera. La
capacità di farsi ammirare eppure detestare significa in questo
caso aver fatto un lavoro enorme sul ruolo.
Sembra che
Netflix stia finalmente cercando un modo per
limitare gli account condivisi in più abitazioni. In merito è
infatti arrivato un importante annuncio da parte della società di
Reed
Hastings, lo scorso 16 marzo 2022, in cui si comunica
la volontà di arginare quello che ormai è un costume consolidato,
ovvero la condivisione dell’account al di fuori
della famiglia, ovvero con persone che vivono in altre case.
Nell’annuncio si legge che la possibilità di condividere gli
schermi di un account ha portato della confusione in merito
all’utilizzo corretto della funzione. Sottolineando che per un
unica sottoscrizione, c’erano più utenti in più case,
Netflix ha registrato anche un danno economico, di
investimento e di produzione di nuovi contenuti.
Contro la condivisione dell’account, il provvedimento
di Netflix
Per questo motivo,
l’azienda della grande N rossa ha deciso di porre
rimedio, continuando a permettere un account condiviso per più
case, ma pagando un sovrapprezzo per gli schermi differenti. I test
sono stati avviati in Cile, Perù e Costa Rica, e
dovranno condurre a risultati soddisfacenti, prima di diventare la
regola in tutti i Paesi dove è attivo il servizio.
Se questo dovesse
accadere, la piattaforma aggiungerà la feature Extra
Member, che permetterà di aggiungere al proprio account
Netflix fino a 2 account satelliti per chi abita
in altre case, con tanto di indirizzo email e di password separata.
In questo modo nessuno dovrà cambiare account ma ci saranno solo
delle piccole modifiche da fare sul proprio.
Per il momento si tratta
solo di prove, per cui, se la cosa dovesse diventare operativa
anche da noi, ci saranno gli opportuni annunci ufficiali.
Una versione alternativa del finale
di Spider-Man:
No Way Home prepara il ritorno di Tobey Maguire e Andrew Garfield nel MCU. I fan non hanno smesso di
parlare del film dalla sua uscita nelle sale nel dicembre 2021 e la
recente uscita digitale di No Way Home è servita
solo ad alimentare ulteriormente la conversazione. Sia Garfield che
Maguire hanno ripreso i loro ruoli di Spider-Man per il crossover
Sony/Marvel Studios, unendosi al Peter Parker di
Tom
Holland mentre navigavano tra i pericoli del
multiverso per riportare una serie di cattivi alle rispettive linee
temporali. Mentre il trio alla fine si è separato alla fine,
potrebbe esserci la possibilità che si riuniscano di nuovo in
futuro.
Nonostante le molteplici fughe di
notizie e le voci persistenti che hanno anticipato l’uscita del
film, nulla ha sminuito l’impatto di vedere Holland, Maguire e
Garfield insieme sul grande schermo. Tra tutti i pezzi commoventi
di Spider-Man: No Way Home, il regista Jon
Watts si è assicurato di ottenere il massimo da quella che
sembrava un’occasione unica per riunire tutti e tre gli attori.
Tuttavia, una scena eliminata dal trequel suggerisce che Maguire e
Garfield potrebbero tornare nell’MCU in futuro.
Nella scena, il trio dice i loro
addii finali e Holland scherza: “Ci vediamo dopo”.
Garfield poi risponde: “Sai dove trovarci”. Ciò stabilisce
effettivamente che il Peter di Tom Holland è in grado di contattare
quelli di Garfield e Maguire in qualsiasi momento, lasciando la
porta aperta per una riunione ad un certo punto in futuro.
Sam Raimi ha
recentemente incontrato
Empire per discutere di Doctor Strange nel Multiverso della Follia e
ha accennato al ruolo di America Chavez nel film.
Il regista ha detto che Doctor Strange continuerà a esplorare il
Multiverso nel film, Multiverso attraverso il quale Chavez può
effettivamente viaggiare. Quindi, Strange sarà in una posizione in
cui dovrà “imparare da una bambina”, cosa insolita per un uomo
colto e fondamentalmente arrogante come lui.
“Strange sta ancora imparando a
conoscere il Multiverso. Ed ecco un personaggio che può
effettivamente attraversarlo. È un tale saccente tutto il tempo, e
deve imparare da una bambina che probabilmente è
intelligente.”
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Parlando con
KCRW mentre promuove Il Potere del Cane,
Benedict Cumberbatch ha commentato l’arco
narrativo di Doctor Strange nel MCU finora e come il personaggio è
cresciuto da quando è stato presentato. L’attore ha poi citato le
somiglianze tra il suo eroe stregone e Iron Man di
Robert Downey Jr. Entrambi sono geni, noti per il
loro sarcasmo, ma dietro questo comportamento egoriferito c’è il
loro sforzo per andare d’accordo con le altre persone.
Se non sei una persona
socievole, come faresti? Bene, voglio dire, l’irritabilità tipica
del marchio, il tipo di arguzia improvvisata e umiliante, il tipo
di ego dietro a questo personaggio, ma anche il suo aspetto
divertente, che è qualcosa che abbiamo visto molto prevalente con
Tony Stark, e in particolare l’incandescente interpretazione di
Downey di questa caratteristica, nella sua performance nell’ultimo
decennio. È sicuramente qualcosa in cui sento che questi due hanno
in comune molto più del loro pizzetto. C’è un modo in cui hanno
difficoltà con le altre persone o un modo in cui il loro ego ha la
meglio su di loro. E il loro spirito è qualcosa che esce a pieno
titolo in molte occasioni. Penso che in passato sia stato così con
Strange.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Un nuovo report di Deadline sul casting di Sydney Sweeney in Madame
Web, ha condiviso un confronto intrigante tra il
personaggio protagonista di questo film SONY, che sarà interpretato
da Dakota Johnson, e Doctor Strange.
Secondo gli addetti ai lavori impegnati nella realizzazione del
film che appartiene allo Spider-Verse, Madame Web è vista come il
Doctor Strange dell’Universo Spider-Man di Sony. Il report indica
che ciò è dovuto ai suoi poteri sensoriali psichici. È stato
riferito in precedenza che la Sony potrebbe alterare il personaggio
di Madame Web per adattarla meglio a Dakota
Johnson e ai loro piani per l’universo condiviso, e ora
sembra che il potere e l’importanza di Doctor Strange potrebbero
far parte del film.
Nel cast di Madame Web ci sono
Dakota Johnson e Sydney
Sweeney. Lo studio si trova in una posizione di forza dopo
l’uscita di
Spider-Man: No Way Home, che ha incassato 1,74
miliardi di dollari a livello globale, l’incasso più alto nella
storia della Sony.
Giovanissima ma già con alcuni
importanti titoli cinematografici e televisivi nel suo curriculum,
l’attrice londinese Mimi Keene ha conquistato
tutti non solo con il suo fascino ma anche con un talento a dir
poco notevole. Capace di comunicare profonde emozioni con minimi
accenni del volto, è oggi un’attrice in rapida ascesa, molto
richiesta e con un futuro particolarmente promettente davanti a
lei.
Ecco 10 cose che forse non sai di Mimi
Keene.
Mimi Keene: i suoi film e le serie TV
1. È celebre per alcune
serie TV. La carriera da attrice della Keene ha avuto
inizio nel 2013 con un piccolo ruolo in un episodio della serie
Sadie J. Successivamente ha recitato nel film televisivo
Our Girl (2013) e in un paio di episodi della serie
Children in Need (2013-2014). Ottiene una prima popolarità
grazie alla soap opera EastEnders, dove ricopre il ruolo
di Cindy Williams. Nel 2016 appare in un episodio di
Casulty, mentre è nel 2019 che arriva la celebrità grazie
alla serie Sex Education. Qui,
accanto ad attori come Asa Butterfield
e Emma Mackey,
ricopre il ruolo di Ruby Matthews.
2. Ha recitato in alcuni
film. Ad oggi la Keene è apparsa solamente in due film per
il cinema, ma ha lasciato intendere di voler decisamente ripetere
l’esperienza in futuro. Ad oggi, dunque, i due lungometraggi in cui
si può ritrovare l’attrice sono Close (2019), un thriller
con protagonista Noomi Rapace, e
il biografico Tolkien (2019), basato sulla vita del
celebre scrittore, con protagonista Nicholas
Hoult.
3. Ha recitato anche per un
videogioco. Oltre ad essersi dedicata al cinema e alla
televisione, la Keene ha avuto modo di vivere un’esperienza che non
capita a tutti i suoi colleghi: recitare per un videogioco. Ha
infatti dato voce ai personaggi di Eurayle, Stheno e Medusa in
Castlevania: Lords of Shadow – Mirror of Fate (2013) e
Castlevania: Lords of Shadow 2 (2014). L’attrice non si è
però limitata a fornire la voce a questi personaggi, ma li ha anche
interpretati fisicamente grazie alla tecnica della motion
capture.
Mimi Keene in Sex Education
4. Ha fatto recitare il suo
cagnolino nella serie. Chi segue l’attrice sui social
saprà del suo grande amore per il suo chihuahua chiamato Baby. Un
cagnolino da cui l’attrice non si separa mai, a tal punto da aver
cercato di farlo comparire anche in Sex Education sin
dalla prima stagione. L’occasione è finalmente arrivata con la
terza stagione, dove il chihuahua fa finalmente la sua comparsa
accanto all’attrice. La Keene si è definita felicissima della cosa
e di come il cagnolino ha gestito le riprese che lo vedevano
coinvolto.
5. È entusiasta della
crescita del suo personaggio. Con la terza stagione della serie il
personaggio di Ruby ottiene molto più spazio e attenzioni. Gli
spettatori hanno infatti modo di scoprire molto di più di lei e
l’attrice ha potuto mettersi alla prova con una vera e propria
crescita emotiva e caratteriale del personaggio. La Keene è infatti
rimasta entusiasta di come Ruby sia cambiata rispetto alla prima
stagione, sentendosi sempre più legata a lei, gioendo dei suoi
successi e soffrendo per i suoi dolori.
Mimi Keene in Tolkien
6. Ha interpretato un ruolo
chiave nel film. Nel film del 2019 Tolkien,
incentrato sulla vita e le opere del celebre scrittore
di Il Signore degli Anelli, la Keene interpreta la
versione da ragazza di Edith Bratt, di cui Tolkien è innamorato e
che diverrà poi sua moglie. La versione adulta del personaggio è
invece interpretata da Lily Collins.
Si è trattato di un ruolo molto importante per la Keene, che ha con
esso avuto modo di farsi notare da un pubblico sempre più
ampio.
Mimi Keene e Asa Butterfield
7. Potrebbe avere una
relazione con il collega. Buona parte della terza stagione
di Sex Education vede la Keene recitare a stretto contatto
con Asa Butterfield, interprete del protagonista
Otis Milburne. Impossibile notare una forte chimica tra i due e se
anche nella serie la loro relazione non finisce bene, alcuni indizi
lasciano pensare che nella realtà stiano invece davvero insieme. Di
recente, infatti, sui rispettivi social i due hanno pubbliacato
delle foto che sembrano essere scattate negli stessi luoghi. Ad
oggi non vi sono ancora conferme, ma sono in molti a pensare che
tra i due attori sia effettivamente nato qualcosa.
Mimi Keene: Instagram e Twitter
8. Ha un account molto
seguito. Come la maggior parte dei suoi colleghi, anche la
giovane attrice ha aperto da qualche anno il proprio profilo
Instagram, seguito da circa 4,2 milioni di persone. Il suo profilo,
con attualmente circa 40 post, è un tripudio di foto che la
ritraggono protagonista tra momenti lavorativi e di svago.
Seguendola, si potrà dunque rimanere aggiornati su tutte le sue
attività, dalla recitazione alla pubblicità, fino ai luoghi da lei
visitati e molto altro.
9. È presente anche su
Twitter. Oltre ad Instagram, l’attrice ha un proprio
profilo anche sul social Twitter, dove è seguita da oltre centomila
persone. Qui la Keene è meno attiva rispetto ad Instagram, ed è
principalmente solita ricondivedere tweet altrui che la riguardano
o rispecchiano il suo pensiero su determinate tematiche. Per chi
possiede un account anche su questa piattaforma, sarà possibile
seguirla e scoprire di più di lei.
Mimi Keene: età e altezza dell’attrice
10. Mimi Keene è nata il 5
agosto del 1998 a Londra, Inghilterra. L’attrice è alta
complessivamente 1.59 metri.
Sappiamo ormai da tempo che Rachel Zegler sarà una dei villain di Shazam! Fury
of the Gods, ma quello che non sappiamo ancora è se i
rumor che vogliono la presenza di Wonder Woman di Gal Gadot nel
film siano veritieri.
Impegnata nella produzione del
live action di Biancaneve proprio insieme a Gadot che
sarà la regina Grimilde, Rachel Zegler si è fatta sfuggire un commento.
Parlando con Empire Magazine, l’attrice ha detto che non è
la prima volta che incontra Gal Gadot su un set. Il che potrebbe
confermare il fatto che l’attrice israeliana abbia partecipato,
seppure brevemente, alle riprese di Shazam! Fury
of the Gods.
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of
the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film uscirà al
cinema il 12 dicembre 2023. Nel cast è confermato il ritorno di
Asher Angel, mentre i villain saranno interpretati
dalle new entry Helen Mirren, Rachel
Zegler eLucy
Liu. Mark
Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon
Hounsou sarà ancora una volta il Mago. Il primo
film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
Sam Raimi, che ha
diretto la trilogia originale di Spider-Man della
Sony, esprime l’onore di vedere i suoi personaggi essere riportati
sul grande schermo in Spider-Man:
No Way Home.
La Marvel ha tenuto nascosto il
coinvolgimento di Tobey Maguire e Andrew Garfield durante la promozione, ma ha
reso cattivi come Doc Ock di Alfred Molina e Green Goblin di Willem Dafoe parti fondamentali della campagna
di marketing. Questa decisione è stata una celebrazione di tutti i
film di Spider-Man, rendendo omaggio a quasi 20
anni di storia del cinema. Per coloro che sono cresciuti con la
trilogia originale di Raimi, è stato emozionante rivedere quei
personaggi sul grande schermo.
Ecco cosa ha dichiarato Sam Raimi,
definendosi onorato di aver rivisto i suoi personaggi sullo schermo
ancora una volta:
“Sono stato onorato. È come se
qualcuno dicesse: ‘Conosci i tuoi vecchi amici che sono morti?
Abbiamo trovato un modo per riportarli indietro per un breve
periodo.’ Quasi come avere il potere del sole nel palmo
della tua mano, eh?” Che è una citazione da
Spider-Man 2!
Una Sing-Along di Encanto è in arrivo su
Disney+. Il musical animato è
diventato un successo straordinario sin dal suo debutto nelle sale
a novembre e con l’uscita su Disney+ il mese successivo.
Ambientato in Colombia, il film racconta la storia di una casa
incantata abitata dalla famiglia Madrigal. Grazie una candela
miracolosa, ogni membro della famiglia è dotato dei propri poteri
unici, ad eccezione di Mirabel, una figlia apparentemente normale
che desidera un dono tutto suo.
Basandosi sul successo di Encanto, Disney+ ha annunciato che una
versione da cantare del film uscirà venerdì 18 marzo. Secondo
Disney, questo sarà il primo di numerosi musical che lo studio
intende pubblicare entro la fine dell’anno. Altri film come
Frozen e Frozen 2, insieme alle
versioni animate e live-action di La bella e la bestia, saranno
ripubblicati con l’opzione Sing-Along.
Il film Walt Disney Animation
Studios Encanto arriverà il 24
novembre nelle sale italiane. ALVARO SOLER,
spagnolo di Barcellona ma tedesco di padre e di casa a Berlino
(dove si è trasferito nel 2015 per registrare il suo primo album
dopo aver vissuto 7 anni a Tokyo), ha totalizzato oltre 80 dischi
tra Oro e Platino (di cui 20 solo in Italia) e oltre 4 miliardi di
stream. L’artista, che ha pubblicato il suo ultimo disco
quest’estate intitolato Magia e ha ottenuto la certificazione Oro
per il singolo omonimo, ha dichiarato a proposito del suo
coinvolgimento in Encanto: “è stato un sogno divenuto
realtà. Da quando ho memoria canto le canzoni della Disney, sono un
grandissimo fan di tutte le colonne sonore come quella de Il
Re Leone o Tarzan. Oruguitas innamorate è una canzone
molto speciale e piena di magia, che spero vi piaccia come ha
incantato me fin da subito. Sono felicissimo di far parte di
quest’esperienza meravigliosa”.
In una nuova intervista con
Empire, Chloé Zhao ha rifiutato di commentare
la possibilità di tornare in casa Marvel per dirigere il sequel di
Eternals.
La sua semplice risposta alla domanda iniziale della rivista su un
potenziale ritorno al MCU è stata “nessun
commento“.
Ciò potrebbe essere dovuto al fatto
che lei e la Marvel non hanno ancora raggiunto
un accordo sul fatto che continueranno o meno a lavorare insieme in
futuro, che si tratti di un sequel di Eternals,
di uno spinoff o di un’altra proprietà del MCU. In ogni caso, la regista ha
anticipato la sua eccitazione nel vedere cosa nascerà dai molti
semi delle piante di Eternals,
anche se non dovesse essere coinvolta. Zhao ha detto:
“Ma come fan, una delle gioie è
potersi sedere e vedere come possono crescere i semi che pianti. E
ho piantato molti semi con questo film”.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Nella prima immagine di
Johnny & Clyde, la versione di Tom
DeNucci della storia di Bonnie e Clyde,
Megan Fox appare come un boss del crimine. Il
film in uscita promette una rilettura moderna sulla famigerata
coppia vista nel classico film del 1967 formata da Warren
Beatty e Faye Dunaway, oltre a molti
altri adattamenti da allora.
Nel settembre 2021, sia la Fox che
Tyson Ritter di Preacher si sono
uniti ufficialmente al film di DeNucci.
Megan Fox è forse più conosciuta per il suo ruolo
nel franchise di Transformers. Oltre a Johnny &
Clyde,
l’attrice apparirà anche nel prossimo film I
Mercenari 4 insieme alle star di ritorno
Sylvester Stallone, Jason Statham, Dolph Lundgren
e Randy Couture.
Come riportato da Deadline, una
prima immagine di Johnny & Clyde mostra Megan Fox nei panni di un boss del crimine del
casinò Alana Hart. Nella foto, Fox siede su una sedia di pelle di
grandi dimensioni su una scrivania apparentemente vuota con i piedi
alzati. Il suo sguardo verso la quarta parete appare severo pur
mantenendo un atteggiamento cool ma senza fronzoli:
Il principale stregone del MCU interpretato da
Benedict Cumberbatch tornerà presto sul grande
schermo con il suo secondo film da solista, Doctor Strange nel Multiverso della Follia.
Diretto da Sam Raimi, il film racconta le
conseguenze causate dal coinvolgimento di Doctor Strange nei problemi di Peter Parker
(Tom Holland) in Spider-Man: No Way
Home. Prima di allora, tuttavia, il mago è stato anche
determinante nella sconfitta di Thanos (Josh
Brolin). Nonostante ciò, a quanto pare, non è un membro
ufficiale degli Avengers.
Stephen Strange è stato introdotto
nella parte finale della Infinity Saga. Il suo
arrivo nel MCU ha ufficialmente aperto la
sacca mistica dell’universo che viene ulteriormente esplorata nella
Fase 4 con il viaggio di Wanda Maximoff (Elizabeth
Olsen) nel diventare Scarlet Witch. Strange aveva
operato principalmente separatamente dall’universo più grande
facendo parte dei Maestri delle Arti Mistiche che proteggevano
silenziosamente la Terra dalle minacce interdimensionali. Ma,
quando Thanos e i suoi tirapiedi sono venuti a cercare le Gemme
dell’Infinito, ha dovuto collaborare con i Vendicatori e altri eroi
attivi del franchise per sconfiggere il cattivo.
Contrariamente al presupposto che
Doctor Strange sia ora un Vendicatore,
Benedict Cumberbatch dice che non lo è. Parlando
con
KCRW mentre promuove Il Potere del Cane, l’attore ha spiegato
perché, tecnicamente, non è un Vendicatore, e ha qualcosa a che
fare con il suo mandato originale di Maestro delle Arti
Mistiche.
“No non lo sono (un Vendicatore,
ndr). Non sono alla Stark Tower con Nick Fury. No, è un po’ al di
fuori di quel regno, ma non penso che sia necessariamente un tratto
caratteriale. Penso che sia solo un titolo di lavoro. È lì per
proteggere la realtà dei Vendicatori in un modo diverso da quello
che hanno adottato fino al punto in cui tutto si scontra negli
ultimi due film dei Vendicatori, quindi mantiene la sua posizione
di adulto alla periferia di quel mondo, ma penso solo per il tempo
necessario. C’è sempre un momento in cui deve lavorare con le
persone e fare squadra. E sai, potremmo vederlo nel prossimo film;
devi aspettare e vedere.”
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Mentre Jared Leto sta per dare vita a Morbius al
cinema, l’attore di Suicide Squad e Justice League commenta la
possibilità di interpretare di nuovo il Joker nel DCEU. Dopo i
ritardi legati al COVID-19, a Leto manca meno di un mese per
tornare al genere cinecomic in Morbius,
l’ultimo capitolo dello Spider-Verse di Sony. Simile a
Venom, Morbius porta l’iconico
cattivo di Spider-Man nella rotta dell’antieroe con il famoso
Vampiro Vivente della Marvel che fa il suo debutto dal
vivo. Tuttavia, prima del suo ruolo alla Marvel, Leto aveva già
familiarizzato con il genere dei supereroi attraverso il DCEU.
Molti attori hanno dato vita al
Joker in vari progetti live-action nel corso dei decenni. Mentre la
Warner Bros. stava mettendo in funzione il DCEU, l’attore/musicista
ha ottenuto il ruolo del famoso acerrimo nemico di Batman in
Suicide Squad del 2016. Prima del naufragio di
Justice League, lo studio aveva in programma di
far comparire il Joker di Jared Leto in altri progetti DCEU. Poi
però è arrivato Joaquin Phoenix con la sua incarnazione del
personaggio al di fuori del DCEU mentre la parte di Leto è stata
gradualmente eliminata.
Mentre Jared Leto potrebbe essere impegnato con
le sue nuove avventure Marvel nei panni di
Morbius per i prossimi anni, sarebbe mai disposto
a riprendere il suo Joker in un futuro film DC? In
una nuova intervista con Variety, a Leto è stato chiesto
direttamente se fosse ancora interessato a interpretare il Clown
Principe del Crimine. Ecco cosa ha risposto Leto: “Mai dire
mai. Per me sono persone che vivono e respirano. So che non lo
sono, ovviamente, ma mi affeziono. È un peccato non farlo mai
più”. Abbiamo rivisto l’attore nei panni di
Joker nella scena finale della Snyder Cut
di Justice League.
Morbius, la trama
Uno dei personaggi più enigmatici e
tormentati della Marvel, l’antieroe
Michael Morbius, arriva sul grande schermo interpretato
dall’attore Premio Oscar® Jared Leto. Infetto da una rara e
pericolosa malattia del sangue, determinato a salvare chiunque sia
destinato a subire la sua stessa sorte, il
Dr. Morbius tenta una scommessa disperata. Quello che
inizialmente sembra essere un successo si rivela presto un rimedio
potenzialmente più pericoloso della malattia stessa.
Jared Leto è il protagonista dello
spin-off dedicato al personaggio dello Spider-Verse in produzione
alla Sony, Morbius.
Il premio Oscar interpreta il Dr. Michael Morbius, un biochimico
che tenta di curare una fatale malattia del sangue iniettandosi un
siero derivato da pipistrelli. Diventando Morbius, ha tutte le
qualità di un vampiro – incluso il gusto per il sangue umano.
Matt Smith, Tyrese
Gibson, Adria Arjona e Jared
Harris completano il cast del film, che uscirà nelle
sale italiane il 31 marzo 2022. La Arjona interpreterà Martine
Bancroft, l’interesse amoroso del protagonista Morbius: nei
fumetti, Martine diventa una potenziale vittima della sua sete di
sangue mentre è alle prese con la trasformazione che lo ha reso una
strana versione da laboratorio dei vampiri soprannaturali della
tradizione.
In occasione della release in
digitale di Spider-Man: No Way Home, l’account
Twitter ufficiale del film ha diffuso un video che mostra i tre
protagonisti, Tom
Holland, Zendaya
e Jacob Batalon, reagire ai loro primo provini per
i ruoli di Peter Parker, MJ e Ned. Ecco il video di seguito:
Richard Linklater
ha spiegato come il suo nuovo film Apollo 10½: A Space Age
Childhood si connetta tematicamente con Harry Potter. Il nuovo film del regista di
Boyhood uscirà su Netflix il 1 aprile 2022.
I film di Linklater sono rinomati
per il loro stile distinto, spesso utilizzando narrazioni sciolte e
concentrandosi sugli effetti del tempo. In precedenza hanno
esplorato l’esperienza dell’infanzia e il processo e le sfide
associate alla crescita. Continuando con questo tema,
Apollo 10½: A Space Age Childhood sarà incentrato
sull’esperienza di un bambino (di dieci anni e mezzo) mentre viene
reclutato per unirsi a una missione segreta della NASA. Il film è
animato utilizzando il rotoscoping, seguendo le orme del film di fantascienza di Linklater del
2006 A Scanner Darkly, che è stato adattato
dall’omonimo romanzo di Philip K Dick.
Ora, Linklater ha condiviso con
Deadline il modo in cui Apollo 10½: A Space Age
Childhood si collega alla serie di Harry
Potter. Il regista ha spiegato che il film è stato
concepito riflettendo sulle fantasie della sua infanzia, quando
avrebbe immaginato di essere reclutato in un ruolo speciale. Ha
continuato confrontando l’idea con l’invito di Harry Potter a
frequentare Hogwarts:
“Ho pensato a quella fantasia
che avevo di essere reclutato, è quasi come una cosa di Harry
Potter… ogni bambino ha quella fantasia che forse sei speciale, hai
un ruolo da interpretare nel mondo che potrebbe essere
utile.”
Apollo 10½: A Space Age
Childhood arriverà il 1° aprile su Netflix e segna il
ritorno di Richard Linklater all’animazione, dopo Walking
Life e A Scanner Darkly. Nel cast vocale
originale del film ci sono Glen Powell, Jack Black, Zachary
Levi e Josh Wiggins. Guarda il
trailer:
La Marvel ha espresso il suo sostegno
alla comunità LGBTQ+ dopo che la società madre
dello studio, la Disney, ha ricevuto contraccolpi per la sua
controversa gestione del disegno di legge “Don’t Say Gay”
della Florida (ufficialmente noto come il disegno di legge sui
diritti dei genitori nell’istruzione).
La Disney si è trovata in cattive
acque ultimamente dopo aver omesso di esprimersi contro il
controverso disegno di legge in Florida che vieterebbe la
discussione sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere
con i bambini in età scolare sotto i 10 anni. Il CEO della Disney
Bob Chapek ha rilasciato una nota sulla mancanza
di una dichiarazione dell’azienda contro il disegno di legge,
sottolineando nuovamente il sostegno dell’azienda ai suoi
dipendenti LGBTQ+ e alle loro comunità. Tuttavia, questo gesto è
stato accolto con critiche da molti dipendenti Disney.
La scarsa risposta della Disney al
disegno di legge “Don’t Say Gay” e un recente rapporto dei
dipendenti della Pixar che afferma che la Disney ha censurato gli
sforzi per aumentare il materiale LGBTQ + nei progetti Pixar, ha
portato a uno sciopero di una settimana da parte dei dipendenti e
sostenitori LGBTQ+ Disney. Ciò ha messo sotto i riflettori le varie
filiali della Disney, inclusi Marvel Studios e Lucasfilm. Gli studi che
fanno parte della Disney li hanno associati alla risposta della
società, che non è riuscita a denunciare attivamente il disegno di
legge “Don’t Say Gay” nonostante le proteste dello staff Disney e
Pixar.
I Marvel Studios si sono rivolti ai social media
per annunciare che prendono le distanze dalle azioni della società
madre. In una dichiarazione pubblicata su Twitter, la società ha
affermato di “denunciare con forza tutte le leggi che violano i
diritti umani fondamentali della comunità LGBTQIA+”. Lo studio
si impegna a continuare il suo “forte impegno” per essere
un alleato della comunità LGBTQ+ promuovendo “uguaglianza,
accettazione e rispetto”.
Gli anni tra il 2010 e il 2020 hanno
visto un successo sbalorditivo per i film basati sui fumetti, con
l’esempio lampante delle pellicole del Marvel Cinematic
Universe. È facile per i cinefili assumere che il
processo di adattamento segua sempre una precisa direzione,
partendo dai fumetti che, con la loro creatività e ingegno ispirano
trame e personaggi sviluppati poi compiutamente nei film.
Tuttavia, dagli anni ’60 ad oggi, ci
sono stati casi in cui, in realtà, il film ha preceduto l’ideazione
di fumetti, che fungono poi da sequel o prequel di questo,
ambientati nello stesso universo del film, o che ne rimodellano la
trama adattandola alle tipicità del fumetto.
2001: Odissea nello spazio
L’innovativo e suggestivo 2001: Odissea nello spazio (1968) di
Stanley Kubrick è considerato uno dei capolavori
della Settima Arte, la cui trama trae ispirazione da diverse opere
di Arthur C. Clarke; eppure, l’omonimo romanzo,
sempre a cura dello scrittore Clarke, uscì in realtà assieme al
film e non prima, come si suol credere.
Dato che i fumetti erano un modo per
il pubblico di assaporare l’universo cinematografico e l’esperienza
della sala, dopo che un film era uscito al cinema, non è una
sorpresa che il grandioso 2001: Odissea nello Spazio abbia ricevuto un
adattamento a fumetti. Ciò che è sorprendente è in realtà che
Jack Kirby, co-creatore di molti dei personaggi
più iconici della Marvel Comics, è colui che lo ha
scritto e disegnato.
Avatar
Il
film campione d’incassi del 2009 Avatar è
visivamente stupefacente, un vero e proprio spettacolo per gli
occhi, quindi non è affatto una sorpresa che abbia ricevuto la
propria serie a fumetti. Ciò che è invece stupefacente è quanto
tempo ci sia voluto per arrivarci: è stato infatti solo nel 2017
che il primo albo illustrato di Avatar è stato
rilasciato, ovvero una breve storia intitolata
“Brothers“, come parte del Free Comic Book
Day di quell’anno.
Poi, tra gennaio e agosto 2019,
Avatar: Tsu’tey’s Path è stata rilasciato come
mini-serie, a cui è seguita poi un’edizione brossurata a cura della
Dark Horse Comics. Con Avatar
2 che dovrebbe approdare nelle sale a dicembre 2022, è
probabile che uscirà qualche nuovo fumetto ma, per ora, questo è
tutto ciò che è stato rilasciato.
Final Destination
Ammettiamolo: il fulcro dei film di
Final Destination sono le scene di morte,
parte di ciò che ha fatto andare avanti il franchise con ben cinque
film nel corso di 11 anni, e il motivo per cui i cinefili lo
ricordano in primo luogo.
Prima c’è stato il fumetto
auto-conclusivo “Sacrifice“, uscito nel 2006, che
è stato poi seguito da una miniserie, Spring
Break, ambientata in Messico. Entrambe sono state raccolte
in edizione brossurata, e sembrano adattarsi perfettamente
all’universo cinematografico in cui la Morte arriva per coloro che
sfuggono alla sua presa la prima volta: un ottimo acquisto per i
fan di Final Destination e dei fumetti horror in
generale.
The Fountain
Il film di Darren
Aronofsky del 2006 The Fountain racconta
la storia avvincente di un uomo alla ricerca di una cura per la
malattia di sua moglie, con altre due fantasiose storyline minori
che si intrecciano alla narrazione principale: la prima di queste
riguarda gli antichi Maya, mentre l’altra riguarda i futuri viaggi
nello spazio.
La Vertigo Comics
ha adattato la sceneggiatura iniziale di Aronofsky dopo che il
primo tentativo di produzione di The Fountain è
fallito, pensandola come una mini-serie che potesse raccontare la
storia inizialmente destinata al grande schermo. Anche se è uscito
nel 2005 il fumetto, che rielabora la trama della sceneggiatura
surreale di Aronosky, non è stato in realtà fonte di ispirazione
per il film del 2006.
Ghostbusters
Quando il film Ghostbusters di Ivan Reitman
è uscito nel 1984, è diventato immediatamente un successo di
critica e di botteghino, e anche se i film successivi non sono
stati considerati allo stesso livello dell’originale, i film del
franchise sono ancora oggi riconosciuti come un’impressionante
miscela di commedia, azione e horror.
Anche se la serie animata
The Real Ghostbusters ha goduto di un fumetto
dedicatogli, è stato solo nel 2004 che il franchise cinematografico
ne ha ricevuto uno proprio. Tuttavia, a causa di problemi di
licenza, sembra quasi impossibile che l’editoria americana possa
ottenere i diritti della serie di film. Fortunatamente, però, la
IDW ha pubblicato la propria graphic novel, Ghostbusters:
The Other Side, nel 2009, che ha riproposto alcuni dei
migliori personaggi dei Ghostbusters originali.
Interstellar
I film di Christopher
Nolan si basano fondamentalmente su due elementi chiave:
idee e immagini, qualità che si riscontrano anche nel prezioso
fumetto autoconclusivo scritto da Nolan stesso, chiamato
“Absolute Zero“.
Rilasciato esclusivamente attraverso
il sito web della rivista Wired, la storia segue il Dr.
Mann – interpretato nel film Interstellar da Matt Damon –
mentre indaga sul pianeta che è stato mandato a studiare per una
potenziale abitabilità. Per i fan del film, si tratta di una
lettura obbligatoria, ma per chi ha seguito la filmografia di Nolan
e ne apprezza la poetica registica, il fumetto offre uno sguardo
interessante alle abilità che il regista potrebbe dimostrare,
qualora si cimentasse nella stesura di fumetti.
John Wick
Le scene d’azione della serie
John Wick sono riconosciute come alcune delle
migliori dello scorso decennio, un vero e proprio spettacolo visivo
che doveva essere “adattato” anche su carta. John Wick sì è prestato a questo tipo di
trasposizione dal settembre del 2017 al gennaio dell’anno seguente,
in una serie limitata di cinque numeri anch’essa dal titolo
“John Wick“.
Rilasciata per aumentare l’hype
verso John Wick: Capitolo 2, il film utilizza la
struttura tipica del prequel, fornendoci alcuni retroscena della
gioventù di John Wick e della sua iniziazione al
mondo del crimine e degli omicidi, tematica introdotta al pubblico
proprio dal primo film del 2014.
Mad Max: Fury Road
Uscito 30 anni dopo Mad Max
oltre la sfera del tuono, Mad Max: Fury Road del 2015 è uno dei film più
acclamati degli anni 2010, e anche del cinema del 21° secolo nel
suo complesso. Tuttavia, esso esiste nella stessa continuità dei
film precedenti, e la serie di fumetti entra in gioco proprio per
sottolineare queste connessioni.
I fumetti di Mad Max: Fury Road sono usciti da maggio ad
agosto 2015, subito dopo la prima cinematografica del film, e
forniscono una backstory a molti dei personaggi principali della
pellicola. Purtroppo, questo non è stato accolto con l’entusiasmo
desiderato, probabilmente a causa di alcune ingenuità di scrittura;
nonostante ciò, la qualità grafica e artistica dell’opera è
innegabile, e il fumetto meriterebbe una lettura solo per
questo.
The Matrix
In generale, i film d’azione con
protagonista Keanu Reeves sembrano meritarsi di
diritto degli spin-off a fumetti, almeno quelli che hanno
avuto un grande successo nella cultura popolare, e The
Matrix l’ha certamente avuto.
Pubblicati inizialmente dal 1999 al
2003, i fumetti sono una serie di corti ambientati nel mondo di
Matrix, tra cui uno scritto dal celebre
Neil Gaiman. Molte delle storyline si concentrano
su personaggi secondari e danno forma all’universo che abbiamo
conosciuto nel film. Tutti i fumetti sono stati poi raccolti e
pubblicati nel 2019 nell’edizione The Matrix Comics: 20th
Anniversary Edition, che li ha nuovamente resi disponibili
ai lettori più affezionati.
Se7en
Se7en di David Fincher
presenta una delle sequenze finali più inquietanti della storia del
cinema, e questa è una delle ragioni principali per cui il film è
rimasto così a lungo nella cultura popolare, anche se è uscito 27
anni fa. Pubblicata da settembre 2006 a ottobre 2007 come una serie
limitata di sette numeri, gli avvenimenti dei fumetti di Se7en si svolgono in concomitanza con il film
originale del 1995.
La differenza, tuttavia, è che si
concentrano sulla figura di John Doe, l’assassino
del film: infatti, ogni numero è basato su un peccato mortale che
Doe punisce nel film, ed è gestito da un team creativo separato.
Anche se è difficile battere l’originale, essi preservano comunque
la sua natura estremamente inquietante.