Il dio dell’Inganno colpisce
ancora! Con un video messaggio Tom Hiddleston ha
annunciato la nuova data di lancio di LOKI e
l’appuntamento settimanale con i nuovi episodi
della serie originale Marvel Studios in esclusiva su
Disney+.
LOKI
segue le vicende del dio dell’Inganno quando esce dall’ombra di suo
fratello, in una nuova serie che si svolge dopo gli eventi
di Avengers: Endgame. Tom Hiddleston torna
nei panni del protagonista, insieme a Owen Wilson, Gugu
Mbatha-Raw, Sophia Di Martino, Wunmi Mosaku e
Richard E. Grant. Kate Herron è
la regista, mentre Michael Waldron è il capo
sceneggiatore.
L’attesissimo ritorno a Westeros si
fa un po’ più vicino con le prime foto ufficiali dal set, appena
rilasciate da HBO, di House
of the Dragon, il primo spin-off de Il Trono di
Spade atteso al debutto su Sky e NOW in
contemporanea con la messa in onda americana nel 2022.
Basata sul romanzo di George R. R.
Martin “Fuoco e sangue” e ambientata 300 anni prima degli eventi
della serie madre, House
of the Dragon racconterà la storia di Casa
Targaryen.
Nelle foto, alcuni fra i
protagonisti della nuova serie:
Emma D’Arcy nei
panni della Principessa Rhaenyra Targaryen: primogenita del
re Viserys, cavaliere di draghi di Valyria purosangue. I più
direbbero che Rhaenyra è nata con tutto ciò che potrebbe
desiderare…ma non è nata uomo.
Matt Smith è il
Principe Daemon Targaryen: fratello minore del Re Viserys ed
erede al trono. Guerriero senza pari e cavaliere di draghi, Daemon
ha il vero sangue di drago. Ma si dice che ogni volta che un
Targaryen viene al mondo, gli dei lancino una moneta…
Steve Toussaint è
Lord Corlys Velaryon, “The Sea Snake”: Lord di Casa
Velaryon, una stirpe di Valyria antica almeno quanto Casa
Targaryen. Come “The Sea Snake,” il più famoso avventuriero
mai andato per mari nella storia di Westeros, Lord Corlys è più
ricco dei Lannister e rivendica di possedere la flotta più grande
al mondo.
Olivia Cooke nei
panni di Alicent Hightower: figlia di Otto Hightower, Primo
Cavaliere del Re, è la donna più avvenente di tutti i Sette Regni.
È cresciuta nel Red Keep, la cerchia di persone più vicine al Re.
Ha grazia cortese e spiccato acume politico.
Rhys Ifans è
Otto Hightower: Primo Cavaliere del Re, Ser Otto è leale
servo del Re e del suo regno. Secondo lui, la più grande minaccia
al regno è Daemon, il fratello del Re, e la sua posizione di erede
al trono.
House of the Dragon, la serie
tv
House
of the Dragon è l’annunciato prequel ambientato poche
centinaia di anni prima degli eventi di “Game of
Thrones” e racconta la storia di House Targaryen.
Dovrebbe andare in onda nel 2022. HBO ha dato allo show
un ordine di 10 episodi, con il casting iniziato durante
l’estate. Martin ha co-creato la serie con Ryan
Condal, con lo spettacolo basato sul libro di Martin
“Fire & Blood“. Miguel Sapochnik e Condal
saranno co-showrunner e produttori esecutivi insieme a
Martin e Vince Gerardis.
Sara Lee Hess sarà anche scrittrice e produttrice
esecutiva. Sapochnik dirigerà anche il pilota e gli episodi
aggiuntivi. In precedenza ha diretto sei episodi di “Game of
Thrones“, tra cui “Hardhome”, “Battle of the Bastards” e “Winds
of Winter”.
A sette anni da
Elle, Paul Verhoeven torna con
Benedetta, il suo nuovo film che sarà presentato
in concorso al Festival di Cannes 2021, il prossimo luglio. Il film
uscirà al cinema dal 9 luglio nelle sale francesi.
Benedetta, la trama
Alla fine del XV secolo, con la
peste che devastò la terra, Benedetta Carlini si unì al convento di
Pescia, in Toscana, come novizia. Capace fin dalla tenera età di
compiere miracoli, l’impatto di Benedetta sulla vita nella comunità
è immediato e epocale. Benedetta accoglie una giovane donna nel suo
convento, e le due iniziano una relazione appassionata.
Benedetta è interpretato da
Virginie Efira, Charlotte Rampling, Daphné
Patakia e Lambert Wilson. Il film è
basato su un libro di Judith C. Brown, a sua volta
basato su una storia vera. Verhoeven aveva inizialmente contattato
il suo frequente collaboratore Gerard Soeteman per
adattare il libro.
Vision ha diffuso il trailer di
Morrison
il nuovo film di Federico Zampaglione tratta dal
suo romanzo Dove tutto è a metà. Una storia di vita,
amicizia e speranza, che mette a confronto due vite diverse ma
legate dalla grande passione per la musica: Lodo, giovane e pieno
di grandi sogni da dividere con la sua band, interpretato da
Lorenzo Zurzolo (Baby, Sotto il sole di Riccione), e Libero, una ex rockstar
in cerca del grande rilancio, interpretato da Giovanni
Calcagno (Il primo Natale, Il
traditore).
Nel cast anche Carlotta
Antonelli (Bangla, Suburra – La serie) e
Giglia Marra (Una serata speciale,
Squadra antimafia – Palermo oggi), oltre all’amichevole
partecipazione di Riccardo De Filippis
(Giorni, Romanzo criminale) e la partecipazione
di Adamo Dionisi (Suburra, The
Shift). Morrison è una produzione
Pegasus Entertainment, prodotto da Martha Capello,
Ilaria Dello Iacono e Giorgio Ferrero, in associazione con
QMI e sarà distribuito prossimamente da
Vision Distribution.
Claire Foy è una
delle attrici britanniche che ha raggiunto la popolarità grazie
alla serie Netflix The
Crown. Il ruolo di Elisabetta II, l’ha fatta
conoscere al grande pubblico dopo anni di dura gavetta.
Il suo debutto nel mondo della
recitazione risale al 2008 e nel corso di 10 anni Claire
Foy è riuscita a conquistare davvero tutti sia nel mondo
delle serie che nel mondo del cinema, grazie anche al ruolo di
Janet Armstrong in First Man – Il Primo Uomo.
Ecco tutto quello che non
sapevate di Claire Foy.
The Crown, Netflix: Claire Foy
Nel novembre del 2016 è uscita sulla
piattaforma di Netflix la prima stagione di The Crown. La
serie si incentra sulla vita della regina Elisabetta, soprattutto
riguardo i primi anni del suo regno. Claire Foy venne scelta per
vestire i panni proprio della protagonista. La sua interpretazione
dura per due stagioni, passando il testimone alla collega Olivia Colman e per la sua performance vince
addirittura un Golden Globe come Miglior Attrice in una serie
drammatica.
Claire Foy deve la stragrande parte
della sua popolarità proprio grazie a Netflix e a
The Crown. Tuttavia, è scoppiata una vera e propria bomba che
vede la Foy protagonista riguardo la questione della disparità di
trattamento: l’attrice inglese, che è stata la protagonista della
serie per ben due stagioni, ha ricevuto un compenso ben inferiore
rispetto a Matt Smith, suo comprimario, che veste i panni
del Principe Filippo, Duca di Edimburgo. Inutile dire che questa
questione ha determinato una serie di polemiche da parte del
pubblico e dei membri del cast della serie stessa.
L’attrice ha commentato di sentirsi
sorpresa di essere al centro della discussione, mentre
Jared Harris, suo collega nella serie, ha asserito
che la Foy, avendo frequentato per molte più ore il set rispetto a
Smith e avendo dato lei il successo alla serie, meriterebbe di
essere pagata e di parificare l’uguaglianza.
Claire Foy nel 2021
Nel 2021 interpreterà Margaret
Campbell nella miniserie A Very English
Scandal. Ha interpretato Joan Richmond nel film
My Son e Emily Richardson-Wain nel film
The Electrical Life of Louis Wain.
Vanessa Kirby and Claire Foy
Nel maggio del 2015 Vanessa Kirby è stata selezionata per
interpretare la principessa Margaret sempre per la serie The
Crown. La Kirby e la Foy si sono conosciute sul set e sono
diventate della amiche molto strette, tanto da supportarsi a
vicenda nei rispettivi progetti di lavoro.
Vanessa Kirby e Claire Foy sono
viste spesso insieme, soprattutto ai red carpet delle anteprime dei
loro lavori: le due non lavoreranno più sul set di The
Crown insieme, dato che hanno passato il testimone e Olivia
Colman ed Helena Bonham Carter. Ma la loro amicizia è
talmente stretta che probabilmente appariranno insieme in
futuro.
The Lady in the Van: Claire Foy
Nel 2015, Claire Foy è entrata nel
cast del film The Lady in the Van, diretto da
Nicholas Hytner. Il ruolo della Foy è prettamente
marginale (interpreta un’assistente sociale), ma va detto di aver
fatto parte di un grande cast e di aver condiviso sia il set che lo
schermo con una delle attrici più famose e pazzesche del mondo del
cinema e delle serie: si parla di Maggie Smith.
Infatti, il film è incentrato
direttamente su di lei che sulla Foy stessa, facente parte di una
narrazione tratta da una storia vera: nella metà degli anni
Settanta, Miss Shepherd vive in un furgone malconcio che parcheggia
di volta in volta presso le dimore delle strade di un quartiere
residenziale di Londra. Sarà il commediografo Alan Bennett a
offrirle una sistemazione nel proprio vialetto.
Claire Foy in Vampire Academy
Nel febbraio del 2013 venne
annunciato il cast che avrebbe fatto parte di Vampire Academy, film che sfrutta i diritti della
serie L’accademia dei Vampiri. Diretto da Mark
Waters, il film vede Claire Foy nei panni di Sonya Karp,
uno dei personaggi protagonisti: infatti, grazie a questa
pellicola, la Foy recita al fianco di Zoey Deutch, Lucy
Fry, Dominic Sherwood e Olga Kurylenko.
In Italia il film uscì nel 2014 in
poche copie, eppure Vampire Academy, terzo lungometraggio
per la Foy, andrebbe rivisto sotto un’altra luce e ampiamente
rivalutato: la storia è quella di un’amicizia tra Rose e Lissa
appartenenti a diverse famiglia di vampiri, una di stirpe reale e
l’altra no. Entrambe dovranno combattere contro gli Strigoi,
vampiri malvagi, ed evitare di tornare nei loro luoghi di
origine.
Eppure, se Gosling ha vestito i
panni del protagonista, e cioè quelli di Neil
Armstrong, la Foy ne ha interpretato la moglie, dando vita
a un ruolo da non protagonista che, invece, è molto di più. È
proprio lei, con il suo sguardo espressivo ed occhi magnetici, che
fa parte delle migliori scene in cui viene raccontato l’uomo e non
l’astronauta.
Per poter interpretare al meglio il
ruolo di Janet Armostrong, la Foy si è preparata leggendo il libro
che ha ispirato il film First Man: The Life of Neil
Armstrong di James R. Hansen e si è
concentrata sulla voce, sul timbro e sulle diverse espressioni,
cercando di esprimere, tramite la sua interpretazione, il carattere
tenace e tutte le sfumature del personaggio. Il film è diretto da
Damien Chazelle, regista prodigio, che è tornato ad aprire il
Festival di Venezia dopo l’enorme successo (e sei premi Oscar
vinti) di La La Land.
Claire Foy Ivy Rose Moore
Ivy Rose Moore è la figlia nata nel
settembre 2015 dal matrimonio tra Claire Foy e Stephen Campbell
Moore che dopo quattro anni di matrimonio hanno divorziato. In
merito al loro matrimonio hanno dichiarato: «Ci siamo lasciati e
viviamo separati da un po’ di tempo», ha fatto sapere l’attrice in
una nota a Metro.Co.UK. «Continuiamo però a essere grandi amici,
con il massimo rispetto reciproco».
Olivia Colman è
una delle attrici britanniche che negli ultimi anni ha avuto una
notevole popolarità. Unica e fuori dagli schemi, si è fatta
conoscere per aver partecipato a diverse serie tv, come The Night Manager e Broadchurch, ma anche grazie a diversi film come A
Royal Weekend e Assassinio sull’Orient Express.
Le sue doti recitative sono
pazzesche e nonostante la sua ascesa continui da diversi anni, la
Colman è sempre rimasta una persona umile, conscia del proprio
lavoro, delle proprie responsabili nell’interpretare personaggi di
rilievo, riuscendo a farsi amare dal pubblico di tutto il
mondo.
Ecco quello che non
sapevate di Olivia Colman.
Olivia Colman in Doctor Who
La carriera di
Olivia Colman è cominciata nel 2019 ed è costellata da
numerose serie tv alle quali l’attrice ha partecipato. Una di
queste è proprio Doctor Who: ha recitato solo in
L’Undicesima Ora, primo episodio della quinta stagione
della nuova serie ed episodio di debutto di Matt Smith come undicesimo dottore.
In seguito non ha più partecipato
alla serie, ma nel corso dell’estate del 2017 il nome della Colman
è girato parecchio sulle bocche di tutti. La decima stagione era
l’ultima e avrebbe visto la presenza di
Peter Capaldi per l’ultima volta nei panni del
dodicesimo dottore. Ai tempi non era stato ancora rivelato chi
avrebbe potuto raccogliere l’eredità del dottore e tra le ipotesi
più accreditate vi era quella che una donna sarebbe potuta essere
la protagonista.
Nella fattispecie, il nome più
citato e ipotizzato era proprio Olivia Colman: tuttavia David Tennant, interprete del decimo dottore e
al fianco dell’attrice nella serie Broadchurch, aveva asserito che
Olivia non sarebbe potuta essere il tredicesimo dottore, poiché gli
sembra l’attrice più impegnata sulla Terra. In seguito, poi, il
ruolo di tredicesimo dottore è andato a Jodie Whittaker.
Olivia Colman e i social
Olivia Colman non nessun tipo di
social network e, quindi, non ha nessun profilo Twitter ufficiale.
Tuttavia, di recente il suo hashtag è molto inflazionato e questo
non può che essere un buon segno: infatti, significa che l’attrice
è conosciuta ai più e che il suo nome circola per il mondo.
Olivia Colman: il film
Ultimamente vi sono diversi suoi
progetti che sono pronti a fare faville: prima di tutto c’è molta
attesa per il suo ultimo film, La Favorita di Yorgos Lanthimos (che ha conquistato l’ultima
edizione della Mostra del Cinema di Venezia), in cui la Colman
interpreta la Regina Anna che viene contesa dai personaggi
interpretati da Emma Stone e Rachel Weisz.
In seconda istanza, la Colman sarà
protagonista assoluta della terza stagione di The Crown: infatti, interpreterà la
Regina Elisabetta II, raccogliendo il testimone datole da
Claire Foy, recitando al fianco di Helena Bonham Carter. Non è stata rivelata
ancora nessuna data di uscita da Netflix, ma uscirà sicuramente nel
corso del 2019. Ecco, quindi, che pur non avendo un account di
nessun tipo, della Colman si parla comunque e sempre in maniera del
tutto positiva.
Olivia Colman in Broadchurch
Nel 2012 Olivia Colman ha iniziato
le riprese di Broadchurch, una serie televisiva Britannica ideate da
Chris Chibnall e trasmessa dal 2013 al 2017.
Broadchurch è un piccolo centro marittimo inglese e la serie inizia
con Alec Hardy (David Tennant)
che è appena stato promosso al grado di ispettore di polizia: nello
stesso momento viene ritrovato sulla spiaggia il cadavere di un
bambino.
Inizia la prima indagine in cui
Alec viene affiancato da Ellie Miller, ovvero
Olivia Colman. La serie, che si compone di 3 stagione con 8 episodi
ciascuna, è stata un trampolino di lancio perfetto per la Colman,
che ha avuto l’occasione per farsi conoscere in tutto il mondo. Nel
corso dei 5 anni che vanno dalla realizzazione della prima alla
terza stagione, la Colman ha più volte dichiarato di adorare il
personaggio di Ellie, che non è stato facile trovare una
connessione che la unisse con lei e di vedere in lei una persona
con ottimi principi.
Ellie lavora nella forza di polizia
per servire la sua comunità e lo fa duramente: proviene da quel
paese, conosce tutti e ama la sua cittadina. Inoltre, l’attrice
inglese ha ammesso anche di apprezzare il tipo di rapporto che si
crea tra Ellie e Alec: i due all’inizio si scontrano ma devono
lavorare insieme e nel corso degli episodi il loro rapporto cresce
e si evolve in vera amicizia, senza scivoloni in cliché
romantici.
Olivia Colman: Oscar e Bafta
Nel corso della sua carriera,
Olivia Colman ha ricevuto numerose candidature a tanti premi
diversi e sicuramente ne riceverà anche in futuro: quello che la
rende particolare è che è riuscita a vincere ben tre premi
BAFTA in due anni consecutivi. Infatti, nel 2013 ha vinto
il BAFTA come Miglior Attrice non Protagonista per la serie
britannica Accused e il premio come Miglior Attrice in
Programma TV commedia per Twenty Twelve.
Nel 2014 la Colman ha replicato,
vincendo nella categoria di Miglior Attrice per la serie
Broadchurch: con questa vittoria, l’attrice inglese è
letteralmente scoppiata in lacrime definendo la sua vittoria,
successiva alla due dell’anno precedente, e le sue lacrime come una
cosa poco cool. Questi premi sono la prova che la sua fama e la sua
bravura sono ormai conclamate e in continua crescita.
Nel 2018 ha ricevuto il plauso
della critica per la sua interpretazione della Regina Anna di Gran
Bretagna nel film biografico La favorita, grazie a cui si è
aggiudicata il Premio Oscar nella sezione di miglior attrice alla
sua prima candidatura, la Coppa Volpi per la migliore
interpretazione femminile al Festival di Venezia, il Golden Globe
per la migliore attrice in un film commedia o musicale e il BAFTA
alla migliore attrice protagonista.
Olivia Colman: The Crown
Infatti, anche se è qualche
anno che non fa parte del giro dei premi, sicuramente il 2019 e il
2020 saranno per lei due anni di riscatto e sicuramente sarà
anche protagonista di diverse cerimonie, quasi sicuramente anche
dei BAFTA. Basti pensare alla terza stagione di The Crown (della quale non è conosciuta la data di
uscita e che concorrerà sicuramente ai premi del 2020) e al film
La Favorita: per la sua interpretazione ha già ricevuto
una candidatura per la Miglior Attrice in un Film o Commedia
Musicale ai prossimi
Golden Globe e non è detto che non ne riceva altre.
Olivia Colman nel 2021
Nel 2021 ha ricevuto la sua seconda
candidatura al Premio Oscar nella sezione migliore attrice non
protagonista per la sua interpretazione nel film
The Father – Nulla è come sembra. Nel 2021 interpreterà
Susan Edwards nella serie annunciata Landscapers. Semppre nello
stesso hanno ha interpretato Leda in The Lost Daughter,
Mrs. Niven in Mothering Sunday e ha prestato la voce a PAl
nel film d’animazione I Mitchell contro le macchine.
Dovrebbe far parte del cast di Secret
Invasion, l’annunciata e attesa serie prodotta dai
Marvel Studios e in arrivo
su Disney+ nel 2022.
La pandemia ha senza dubbio cambiato
le abitudini di fruizione di film e serie tv da parte degli
spettatori. Cinema chiusi, fiorire di nuovi streamer, hanno
accelerato un processo che probabilmente era già in divenire. Ma
quali sono le piattaforme streaming più seguite e usate in
Italia?
Ecco i grafici che ci riportano il
comportamento del mercato SVOD nel primo quadrimestre in Italia. I
primi tre streamer coprono il 71% del mercato. Netflix rimane
leader, anche se Amazon Prime Video si sta facendo sotto con uno
scarto pari al 2%. Disney+ è al terzo posto ad un anno
dall’arrivo nel nostro Paese.
Per quanto riguarda la crescita nei
mesi del 2021, il lancio di Star ha fruttato molto bene a Disney+ che ha registrato la crescita
maggiore nell’ultimo mese. La cosa ha impattato negativamente su
Netflix e Prime Video, che hanno entrambi registrato una flessione
nello stesso periodo. Ecco i grafici:
Esattamente come i fumetti ai quali
si ispirano, le storie del
MCU tendono ad essere molto più complesse di quanto si possa
erroneamente credere. Anche gli eroi hanno dimostrato di essere
imperfetti, mentre non tutti i cattivi sono così irredimibili come
potrebbero sembrare. Screen
Rant ha raccolto le 10 più grandi redenzioni che abbiano visto
nell’Universo Cinematografico Marvel:
Tony Stark
In qualità di primo eroe
del MCU, Tony Stark ha in qualche modo stabilito una sorta di
standard, di modello di “complessità” per tutti gli altri
personaggi a venire. Sebbene sia un genio quando si tratta di
tecnologia, Stark è anche piuttosto irresponsabile quando si tratta
di come viene utilizzata.
Dopo essere stato catturato da
alcuni terroristi che usano le sue stesse armi per danneggiare gli
altri, Stark si rende conto di avere un altro scopo. Lavora per
garantire che la sua tecnologia rimanga sotto il suo controllo,
interrompe la produzione di armi e diventa Iron Man per proteggere
il mondo da minacce future.
Skurge
Quando Heimdall si nasconde una volta che Loki prende il
controllo di Asgard, Skurge viene promosso a custode del Ponte
dell’Arcobaleno. Tuttavia, è molto meno eroico di Heimdall, quindi
quando Hela si presenta per prendere il sopravvento, le giura
subito fedeltà.
Skurge si comporta in modo piuttosto codardo, non facendo
nulla quando Hela massacra gli Asgardiani, ma è anche chiaro che è
pieno di sensi di colpa. Quando Thor cerca di evacuare gli
Asgardiani, Skurge cerca di mescolarsi con la folla, ma la sua
coscienza alla fine ha la meglio e si sacrifica per permettere agli
altri di scappare.
Rocket Raccoon
Parte del fascino dei
Guardiani della Galassia è che sono tutti individui molto
incasinati che, unendosi, danno vita ad una vera e propria famiglia
disfunzionale. Tuttavia, Rocket è colui che ha più difficoltà ad
accettare questo concetto.
La sua dolorosa storia passata lo ha
reso comprensibilmente diffidente nei confronti degli altri e
spesso è capace di scagliarsi con modi arrabbiati e offensivi per
tenere le persone a debita distanza. Alla fine, riconosce la sua
tendenza a respingere le persone e inizia ad ammettere quanto gli
altri significhino per lui.
Stephen Strange
È abbastanza chiaro che
Stephen Strange è stato in gran parte modellato su Tony Stark, in
quanto eroe arrogante ed egoista. Essendo uno dei chirurghi più
talentuosi in vita, Strange salva vite ma in realtà si preoccupa di
più della gloria. Anche dopo un incidente paralizzante, non
acquisisce umiltà, ma diventa solo distruttivo.
Inizialmente inizia ad allenarsi
nelle arti mistiche per guarire sé stesso, ma presto a Strange
viene mostrato uno scopo più grande in qualità di eroe e, per la
prima volta, mette le vite degli altri davanti alla sua. È persino
disposto ad essere brutalmente ucciso, ancora e ancora, in un loop
temporale, per salvare la sua dimensione.
Thor
L’arroganza sembra essere una caratteristica comune degli eroi
della Marvel e Thor era forse il personaggio più arrogante di
tutti. Il Dio del Tuono lasciò che quel titolo gli desse alla testa
quando andò in cerca di gloria sul campo di battaglia, riaccendendo
persino una guerra con i Giganti del Ghiaccio.
Dopo
essere stato esiliato sulla Terra, Thor viene privato dei suoi
poteri e scopre di non essere degno di sollevare il Mjolnir. Questa
sconfitta alla fine gli fa guadagnare un po’ di umiltà e alla fine
ammette di avere ancora molto da imparare.
Wanda
Pochi personaggi hanno
vissuto così tante esperienze tragiche nel MCU come Wanda Maximoff,
il che spiega il suo arco narrativo così complicato. Fedele ai
fumetti, inizia come una cattiva che lavora al fianco di Ultron per
abbattere i Vendicatori, solo per comprendere, in seguito, che non
sono loro la vera minaccia. Si unisce così agli eroi, insieme a suo
fratello che però viene ucciso.
Nell’affrontare il suo trauma
passato, Wanda trova la felicità con Visione e diventa uno dei più
potenti Vendicatori. WandaVision complica ulteriormente la sua redenzione
in quanto potrebbe suggerire che si sta dirigendo di nuovo su un
sentiero oscuro, ma sappiamo che comunque è ancora un personaggio
molto comprensivo.
Yondu
Yondu è un altro
personaggio rude dei film dei Guardiani della Galassia, i cui
tratti più positivi sono sepolti sotto un aspetto da burbero. In
qualità di ladro Ravager, ha rapito Peter Quill dalla Terra quando
era un bambino e si è trasformato, col tempo, in un rapitore
piuttosto terrificante.
Tuttavia, Yondu alla fine si rende conto che Peter è stato
come un figlio per lui per tutto questo tempo e che lo ama davvero.
Alla fine, Yondu dice a Peter come si sente e dà la sua vita per
salvare la cosa più vicina che aveva ad una
famiglia.
Bucky
Considerato quanto fosse
premuroso e protettivo Bucky Barnes con il suo amico Steve Rogers,
è difficile vedere tutto il dolore che ha dovuto affrontare in
seguito. Dopo essere stato ritenuto morto durante la guerra, Bucky
subisce il lavaggio del cervello per diventare uno spietato
assassino.
Grazie al suo amico Steve e ai
wakandiani, la mente di Bucky è stata riparata e lui è stato
liberato. The Falcon and the Winter Soldier ha mostrato che era
ancora tormentato dai ricordi, ma alla fine è riuscito a fare
ammenda e a rimettere insieme la sua vita.
Loki
Ai tempi in cui il MCU era
noto per i suoi cattivi poco brillanti, Loki era visto come il
miglior cattivo che avevano creato. Era un villain complesso ma in
qualche modo anche comprensivo che voleva l’approvazione dei suoi
genitori, ma ciò lo ha spinto a diventare un dio malvagio che cerca
di conquistare la Terra.
La relazione tesa tra Loki e Thor si
ammorbidisce nel tempo, soprattutto dopo che Thor incoraggia suo
fratello a essere più che il Dio dell’Inganno. Purtroppo, la loro
riconciliazione arriva poco prima che Loki venga ucciso da
Thanos.
Nebula
Nebula è un altro personaggio tragico la cui vita fatte di
abusi aiuta a comprendere meglio i suoi inizi da cattiva. Viene
presentata come la sorella adottiva di Gamora che ha sofferto per
mano di Thanos. Si unisce poi a Ronan per aiutare a realizzare i
suoi piani di distruzione la galassia, che vede come un modo per
sconfiggere suo padre.
L’odio di Nebula per Thanos si trasforma in odio anche per
Gamora, anche se lei la vede come una sorella in fondo. Le due si
riconciliano e uniscono le forze, e Nebula diventa in seguito un
prezioso membro dei Vendicatori.
Dalla visionaria regista Emerald
Fennell (Killing Eve) arriva un nuovo appassionante thriller sulla
vendetta. Tutti dicono che Cassie (Carey
Mulligan.) era una giovane donna promettente… fino ad
un misterioso evento che ha brutalmente dirottato il suo futuro.
Nella vita di Cassie però nulla è come sembra: è perfidamente
intelligente, seducente e astuta, e vive una doppia vita segreta di
notte. Ora un incontro inaspettato sta per dare a Cassie
l’opportunità di rimediare agli errori del passato in questa
avvincente e emozionante storia.
BiM Distribuzione
annuncia che The Father – Nulla è come sembra arriva
in Italia solo al cinema dal 20 maggio in lingua
originale (con sottotitoli in italiano) e dal 27
maggio in versione italiana. Un passo importante per
supportare la riapertura delle sale e offrire al pubblico
l’opportunità di vedere il film di Florian Zeller
con protagonisti Anthony Hopkins e Olivia Colman, premiato agli Oscar
2021 per l’interpretazione di Anthony Hopkins come
Migliore Attore Protagonista e per la
Migliore Sceneggiatura Non Originale di Florian
Zeller e Christopher Hampton.
The Father – Nulla è come sembra è tratto dall’opera
teatrale Il padre (Le père) scritta da Florian Zeller e
andata in scena per la prima volta a Parigi nel 2012, conquistando
il premio Molière per la Miglior commedia, prima di debuttare a
Broadway e nel West End londinese, dove ha ottenuto premi Tony e
Olivier per il Miglior attore (rispettivamente a Frank Langella e
Kenneth Cranham). Zeller firma la regia dell’adattamento
cinematografico – il suo esordio nel lungometraggio – girato a
Londra da una sceneggiatura che ha scritto a quattro mani con
Christopher Hampton (Espiazione, Le relazioni pericolose). Accanto
ai premi Oscar Anthony Hopkins e Olivia Colman, completano il cast
del film Mark Gatiss (La favorita, la serie televisiva Sherlock),
Imogen Poots (Green Room, Non buttiamoci giù), Rufus Sewell (Judy,
la serie televisiva L’uomo nell’alto castello) e Olivia Williams
(Victoria e Abdul, An education).
La trama
Anthony ha 81 anni. Vive da solo
nel suo appartamento londinese e rifiuta tutte le persone che sua
figlia Anne cerca di imporgli. Presto però Anne non potrà più
andarlo a trovare tutti i giorni: ha preso la decisione di
trasferirsi a Parigi con un uomo che ha appena conosciuto…Ma se è
così, allora chi è l’estraneo che piomba all’improvviso nel
soggiorno della casa di Anthony, sostenendo di essere sposato con
Anne da oltre dieci anni? E perché afferma con tanta convinzione
che quella dove vive è casa sua e della figlia? Eppure Anthony è
sicuro che quello sia il suo appartamento. Sembra esserci nell’aria
qualcosa di strano, come se il mondo ad un tratto avesse smesso di
seguire le regole abituali. Smarrito in un labirinto di domande
senza risposta, Anthony cerca disperatamente di capire che cosa
stia succedendo attorno a lui. The father – Nulla è come sembra è
il racconto di un uomo la cui realtà si sgretola pian piano davanti
a nostri occhi.
Debutterà al cinema dal 27 Maggio
distribuito da I Wonder PicturesFortuna,
il film di Nicolangelo Gelormini con
Valeria Golino, Pina Turco, Cristina Magnotti, Giovanni Ludeno,
Marcello Romolo, Libero De Rienzo.
Una produzione DAZZLE
COMMUNICATION con INDIGO
FILM e con RAI CINEMA con il
sostegno di BANCO BPM con il patrocinio
ufficiale di SAVE THE CHILDREN.
Fortuna, la trama
Nancy è una bambina timida che
vive con i genitori in un palazzone incastonato come un meteorite
in una periferia come tante, con tutte le sue contraddizioni e
contrasti. Chiusa da qualche tempo in un silenzio inaspettato per
chi le sta intorno, viene portata dalla madre da Gina, una
psicologa che si rivelerà distratta e scostante. La bambina sembra
non riconoscersi più nel nome con cui gli adulti la chiamano e
sente di non appartenere a ciò che la circonda: come in una favola
a cui a volte stenta a credere, pensa di essere una principessa in
attesa di tornare sul suo pianeta nello spazio. Sono Anna e Nicola,
i suoi amici del cuore con cui condivide lunghe giornate di giochi,
a chiamarla Fortuna. Ed è solo con loro che condivide anche un
segreto molto difficile da raccontare. Una storia liberamente
ispirata a fatti realmente accaduti.
Ecco l’intervista a Eiza González e
Demián Bichir, i nuovi villain di Godzilla
vs. Kong, il film diretto da Adam Wingard
che prosegue il racconto del MonsterVerse della Legendary Pictures.
Godzilla vs. Kong arriverà in Italia in digitale,
disponibile su tutte le piattaforme streaming a partire dal 6
maggio.
L’intreccio di due storie
ambientate nel presente e nel passato è al centro del film
L’ultima
lettera d’amore, in cui l’ambiziosa giornalista Ellie
Haworth (Felicity Jones) scopre una serie di
lettere d’amore segrete risalenti al 1965 e decide di risolvere il
mistero della relazione proibita che raccontano. Mentre porta alla
luce la storia tra Jennifer Stirling (Shailene Woodley), moglie di
un facoltoso industriale, e Anthony O’Hare (Callum Turner), un
giornalista di finanza incaricato di seguire la sua storia, anche
Ellie si trova coinvolta in un’avventura romantica, con l’onesto e
amabile archivista (Nabhaan Rizwan) che la aiuta a trovare altre
lettere. Tratto dal romanzo di JoJo Moyes e diretto da Augustine
Frizzell.
Il regista James Gunn ha confermato che Guardiani
della Galassia Vol. 3 sarà il suo ultimo film del
franchise. Essendo la principale forza creativa dietro gli eroi
cosmici, il regista è stato parte integrante della costruzione
dell’universo al centro dei film. Tuttavia, nel caso in cui i
Marvel Studios decidessero di
andare oltre il threequel, è probabile che Gunn non sarà più
coinvolto.
Per molto tempo, i franchise solisti
del MCU non si sono mai estesi oltre il terzo capitolo, ma sembra
che le cose siano destinate gradualmente a cambiare, soprattutto
con l’avvio della Fase 4. Si può dire che tutto è iniziato con la
conferma di Thor: Love
and Thunder, mentre più di recente è stato
ufficializzato anche Captain America 4 (che non ha ancora un titolo
ufficiale). Proprio per questo, un quarto capitolo di
Guardiani
della Galassia potrebbe non essere fuori dal regno delle
possibilità.
Lo scorso lunedì i Marvel Studios
hanno diffuso online una speciale featurette per celebrare l’arrivo
dei titoli della Fase 4 destinati al grande schermo, confermando –
tra le altre cose – che Guardiani
della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale a maggio
2023. Nella giornata di ieri, in risposto alla domanda di un fan su
Twitter, James Gunn ha poi confermato che il nuovo film
sarà anche l’ultimo capitolo del franchise di cui si occuperà.
Di
cosa parlerà Guardiani della Galassia Vol. 3?
Anche
se Gunn ha da tempo terminato la sceneggiatura del threequel, i
dettagli sulla trama non sono ancora stati rivelati, e poiché le
riprese non sono ancora partite, è probabile che resteranno top
secret per ancora molto tempo. Tuttavia, ci sono almeno due archi
narrativi molto attesi che i fan si aspettano di vedere: la ricerca
di Gamora e la tragica storia delle origini di Rocket
Raccoon.
Black
Panther 2 è in lavorazione ormai da diverso tempo, con
Ryan Coogler che sarà coinvolto nuovamente in
qualità di regista e sceneggiatore. Al momento non sappiamo ancora
di cosa parlerà nello specifico il film, dal momento che la storia
del sequel ha dovuto fare i conti con la tragica e prematura
scomparsa di Chadwick Boseman, avvenuta lo scorso anno.
Tuttavia, di recente i Marvel Studios hanno confermato il
titolo ufficiale della pellicola, ossia Black
Panther: Wakanda Forever, titolo che – secondo
Screen Rant – sembra perfetto per vari motivi.
Black Panther:
Wakanda Forever è un chiaro riferimento al saluto usato
dalla popolazione dell’immaginario paese africano. Il saluto
“Wakanda Forever” è diventato estremamente popolare dopo l’uscita
del primo Black
Panther nel 2018. Con le braccia incrociate sul petto e le
mani chiuse a pugno, il gesto viene usato come saluto dai
wakandiani, ma è anche un simbolo di massimo rispetto. Inoltre, è
una frase e un saluto che vengono impiegati subito prima della
battaglia, come esemplificato da T’Challa prima di combattere
Thanos in Avengers:
Infinity War. Ancora, “Wakanda Forever” è sinonimo di
longevità e il suo significato si estende ben oltre la cornica del
MCU, denotando anche l’eccellenza e l’orgoglio della comunità
afroamericana.
Quando Black
Panther è arrivato per la prima volta nelle sale, il
saluto ha iniziato a spopolare sui social: ancora oggi, resta un
simbolo centrale del film. Tornado all’attesissimo sequel, se da un
lato il titolo Black
Panther: Wakanda Forever è un chiaro riferimento al
gesto stesso, dall’altro è anche un richiamo al potere e
all’impatto duraturo delp rimo film, ora più che mai saldamente
radicato nella cultura pop. Oggi, quasi tutti sanno cosa significa
quando qualcuno saluta esclamando “Wakanda Forever” o semplicemente
imitando il gesto delle braccia incrociate con i pugni chiusi. Sia
il film che il personaggio Black Panther hanno fatto la storia: gli
effetti di entrambi a livello culturale e sociale non possono
essere sopravvalutati. In tal senso, l’influenza di Wakanda vivrà
per sempre e il titolo del sequel è proprio un rimando a questo
concetto.
Inoltre, la produzione di Black
Panther 2 andrà avanti senza Chadwick Boseman, molto dopo aver combattuto a
lungo – circa quattro anni – contro un cancro al colon. Il ruolo di
Re T’Challa non verrà interpretato da nessun altro attore e il
sequel avrà l’arduo compito di spostare l’attenzione dal viaggio
del suo eroe principale: per questo, Black
Panther: Wakanda Forever tocca anche l’eredità
duratura di Boseman e i suoi anni trascorsi nel ruolo. Non è ancora
chiaro in che modo il sequel spiegherà perché T’Challa non è più al
centro della storia, ma il titolo chiarisce che la sua memoria
sopravvive a prescindere.
Black Panther: Wakanda Forever,
nuove storie e nuovi personaggi da scoprire…
Wakanda
Forever è dunque un titolo appropriato per il sequel di
Black Panther, dal momento che elogia non solo l’importanza del
saluto, ma anche la storia leggendaria del paese e il suo popolo
così poliedrico. Quasi sicuramente il film si concentrerà su nuovi
personaggi provenienti da tutta Wakanda, oltre ai già noti Shuri,
Nakia, Okoye e il resto delle Dora Milaje, oltre ad esplorare parti
del regno immaginario che ancora nessuno conosce. Considerando
come il primo film ha impostato il ricco mondo in cui risiedono
T’Challa e la sua famiglia, ci sono una moltitudine di storie da
raccontare e personaggi, vecchi e nuovi, da (ri)scoprire.
Black
Panther 2 arriverà nelle sale l’8 luglio
2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha
confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al
compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative
con i Marvel Studios per interpretare il villain principale del
sequel.
In Big Sky 1×15
che si intitolerà “Bitter Roots” quando Scarlet riceve una
telefonata allarmante che dice che sua sorella è scomparsa, Ronald
si rende conto di quanto sia stata distorta la sua situazione e
deve decidere la sua prossima mossa. Nel frattempo, Cassie,
Jenny, Gil e Rosie si trovano in un groviglio di guai nel ranch,
costretti ad affrontare il peggio del gruppo dei
Kleinsasser. Ma questa squadra è dura e anche gli alberi
genealogici più forti possono cadere nel nuovo episodio di Big Sky
che andrà in onda MARTEDÌ 11 MAGGIO su ABC.
Guest star di Big Sky
1×15 sono Omar Metwally nei panni di Mark Lindor, Ryan
Dorsey nei panni di Rand Kleinsasser, Britt Robertson nei panni di
Cheyenne Kleinsasser, Michelle Forbes nei panni di Margaret
Kleinsasser e Kyle Schmid nei panni di John Wayne Kleinsasser.
“Bitter Roots” è stato scritto da Elwood Reid e Dominique Holmes e
diretto da Alonso Alvarez.
Big Sky 1×15
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David
E. Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley
sarà lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di
libri di CJ Box, “Big Sky” è prodotto da David E. Kelley,
Ross Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television Studios,
insieme a ABC Signature e Touchstone Television. Big
Sky in streaming è disponibile su Star,
il nuovo canale per adulti di Disney+.
La serie racconta
degli investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt
uniscono le forze con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny
Hoyt, per cercare due sorelle che sono state rapite da un
camionista su una remota autostrada nel Montana. Ma quando scoprono
che queste non sono le uniche ragazze scomparse nella zona, devono
correre contro il tempo per fermare l’assassino prima che un’altra
donna venga rapita. Big Sky vede protagonisti
Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Come ben sappiamo, la
Snyder Cut di Justice
League è diventata realtà grazie all’enorme sostegno
dei fan di Zack Snyder. Ora, in una recente intervista
con il
Times, il regista ha rivelato che la sua più grande
preoccupazione era che la Warner Bros. gli facesse causa per il suo
sostegno alle richieste da parte dei fan di vedere la versione
originale del cinecomic.
“Ero preoccupato perché temevo
che lo studio potesse farmi causa”, ha spiegato il regista.
“Temevo che potessero fare qualcosa per farmi stare
zitto”. Nel periodo antecedente l’effettiva realizzazione
del suo taglio, Snyder ha sempre sostenuto il suo fandom e
nell’intervista ha difeso da chi negli ultimi anni lo ha spesso
definito “tossico”: “La verità è una sola. E cioè che il fandom
ha raccolto 750.000 dollari per la prevenzione dei suicidi e per la
sensibilizzazione sul tema della salute mentale. Hanno salvato
delle vite, ma al tempo stesso è stato facile attaccarli, perché
erano un obiettivo facile. Tuttavia, continuano a raccogliere
soldi. Non ci sono molte comunità di fan il cui principale
obbiettivo, oltre al desiderio di vedere l’opera di un regista che
apprezzano, è quello di aumentare la consapevolezza su temi quali
la salute mentale e la prevenzione dei suicidi. Per me è difficile
pensare di potersela prendere con loro.”
Il regista è poi tornato a parlare
del rapporto con la Warner Bros. e della mancanza di libertà
creativa, aspetto fondamentale che di recente ha riscoperto grazie
all’esperienza di Army
of the Dead con Netflix: “Le cose si complicano
quando si ingaggia un regista con una visione molto personale e gli
si chiede di prendere parte ad un progetto che in qualche modo
esclude quell’elemento. Ci sono tantissimi registi in grado di
accettare condizioni del genere. Sono davvero bravi. La realtà è
che io ho un mio specifico punto di vista, molto semplicemente. Col
tempo ho imparato che è molto più facile per me creare un mondo e
invitare il pubblico a farne parte piuttosto che mettere il mio
ingranaggio a sostegno della ruota di qualcun altro. Ad esempio, mi
piacerebbe girare un film di Star
Wars, visto che è un universo che conosco molto bene. Ma credo
che non potrei mai sopravvivere a quell’esperienza.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
La nipote di Peggy è stata
introdotta per la prima volta in Captain
America: The Winter Soldier come ex agente dello SHIELD al
servizio di Nick Fury. Dopo la rivelazione che l’HYDRA si era
infiltrata segretamente nell’organizzazione, alla fine Sharon ha
deciso di cambiare lavoro, diventando un membro della CIA e venendo
coinvolta nel bombardamento delle Nazioni Uniti organizzato da
Zemo, evento durante il quale perse la vita T’Chaka, il Re di
Wakanda.
L’ultima volta che abbiamo visto
Sharon nel MCU, era stata bollata come nemica dello stato
all’indomani degli eventi di Captain
America: Civil War dopo aver rubato lo scudo di Cap e
le ali di Falcon. Prima di uscire di scena, però, è stata
protagonista di una scena in cui lei e Steve si sono scambiati un
breve ma intenso bacio, momento che ha generato diverse reazioni
negative, sia perché Sharon è imparentata con Peggy (il grande
amore di Steve) sia perché il co-fondatore dello SHIELD era appena
morto.
Parlando con
Collider, a Emily VanCamp è stato chiesto di quel
particolare momento di Civil
War e l’attrice ha candidamente rivelato che anche lei era
dubbiosa in merito al bacio. “Ti fidi e speri che alla fine
tutto abbia un senso. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono
chiesti: ‘Non staremo andato un tantino oltre? Non dovrebbe essere
un momento amichevole?’. Non sapevo cosa pensare. Ma forse nessuno
di noi lo sapeva davvero”, ha spiegato l’attrice.
“Penso che non sia colpa di
nessuno se quel momento non ha funzionato in relazione alla storia.
Non credo che qualcuno sapesse già dove fossero diretti i
personaggi o cosa sarebbe accaduto dopo quel momento. Tuttavia, è
stato un momento dolce. Alla fine stavamo solo facendo del nostro
meglio per servire la storia, quindi è anche difficile dire: ‘È
stato un momento terribile, non aveva alcun senso’ o cose del
genere. Stavamo tutti pensando di fare la cosa giusta e alla fine
qualcosa di buono n’è uscito fuori, perché c’è stata quella scena
grandiosa tra Sam e Bucky in macchina! Forse è proprio grazie a
quella scena – e a quella dinamica – che abbiamo avuto The Falcon
and the Winter Soldier.”
I piani iniziali per Sharon e Steve
dopo Civil War
In origine, c’erano dei piani per
continuare la storia d’amore tra Sharon e Steve in Avengers:
Infinity War, come rivelato dagli sceneggiatori
Christopher Markus e Stephen McFeely. In una primissima bozza della
sceneggiatura, infatti, i due avevano vissuto insieme fino
all’attacco di Thanos alla Terra. Il presunto stato della loro
relazione, però, non era così eccezionale e, alla fine, Kevin Feige
ha probabilmente sentito il bisogno di cancellare quella
storyline.
Disponibile dal 14 maggio
su Amazon Prime Video, The Underground Railroad è la nuova serie
Amazon Original firmata dal premio Oscar Barry
Jenkins. Basato sull’omonimo romanzo premio Pulitzer
di Colson Whitehead, lo show si
distanzia dalla trama originale per accogliere svolte nuove e
impreviste, seguendo l’istinto del suo creatore ma rispettando lo
spirito di partenza.
The Underground Railroad – la trama
La trama di The
Underground Railroad racconta un disperato tentativo di
fuga. La protagonista è Cora Randall, interpretata dall’esordiente
Thuso Mbedu, che prova a fuggire dalla sua
condizione di schiavitù, nel periodo subito precedente la Guerra
Civile Americana. La nostra eroina si ritrova nel Sud e la sua vita
è in costante pericolo. Scappa per riuscire a raggiungere la tanto
agognata libertà, che di fatto le viene negata dalla nascita.
Fugge da una piantagione
in Georgia, mettendosi sulle tracce della famigerata “ferrovia
sotterranea”. Scopre con sorpresa che non si tratta di una leggenda
o di una metafora ma di una vera e propria ferrovia, colma di
ingegneri e conducenti. Una rete segreta che si diffonde sotto il
suolo del Sud razzista e schiavista.
Il suo lungo viaggio non
è privo di pericoli, e alle sua calcagna c’è sempre Ridgeway (Joel
Edgerton), un cacciatore di taglie intenzionato a riportarla
indietro, spedendola nuovamente in catene nella piantagione dalla
quale è scappata. A spingerlo non vi è solo la sua “professione” ma
anche una motivazione personale: la madre della giovane, Mabel, è
infatti l’unica persona che l’uomo non sia riuscito a catturare
nella sua lunga carriera.
Cora si sposta da uno
Stato all’altro, lottando per restare in vita. Un viaggio
estenuante, che la vede fronteggiare il ricordo di una madre che
l’ha abbandonata e il terrore di una condizione alla quale non
vuole tornare. È decisa a lottare con tutte le sue forze perché in
questo mondo nessuno è disposto a regalarti nulla, soprattutto se
il colore della tua pelle ti definisce automaticamente uno
schiavo.
Il racconto di un popolo
Barry
Jenkins ha scelto di raccontare la sua storia, quella
degli afroamericani in quanto comunità, della loro origine come
popolo, a partire dalla condizione di schiavitù nella quale sono
stati tenuti per troppo tempo e senza alcuna ragione. Lo fa
seguendo l’ucronia di un romanzo che si è imposto alla sua
attenzione già dopo la realizzazione di Moonlight e che è rimasto a
maturare dentro di lui, fino alla possibilità, grazie ad Amazon
Studios, di realizzarne un adattamento che fosse in qualche modo la
sua lettura della stessa storia.
Il linguaggio di The Underground Railroad però non è quello
della denuncia, della violenza, della rivolta. Come sua
meravigliosa abitudine, Jenkins racconta anche la più terribile
delle vicende con grazia ed eleganza, partendo da circostanze reali
per assumere poi i toni sognanti e poetici di un racconto che non
perde mai la sua efficacia universale, anche trasfigurato da un
linguaggio tanto personale quanto distintivo.
E
il merito va anche agli interpreti, all’esordiente Thuso
Mbedu la cui Cora è il cuore pulsante e sanguinante della
storia, al veterano Joel Edgerton, che regala
sempre grande intensità ai suoi personaggi e che nonostante sia il
volto più noto della produzione, si mette al servizio del suo
narratore e di Ridgeway, il suo sgradevole personaggio. Citiamo anche il piccolo
Chase W. Dillon e Aaron Pierre
che contribuiscono nel comporre un quadro espressivo prezioso e
intenso.
Violenza e bellezza nel cinema di Jenkins
Il racconto di Jenkins
non segue un percorso temporale lineare, ma viaggia con la velocità
del flusso di coscienza da un quadro all’altro, mantenendo sempre
una grande coerenza formale e regalando allo spettatore fortissime
emozioni accostate alla bellezza delle sue immagini, un vero e
proprio topos nel cinema e nella serialità da lui firmata,
che trova in questo nuovo prodotto, da lui interamente scritto e
girato, una nuova vetta.
Prodotta dalla Plan B di
Brad Pitt, da Pastel e da Big Indie con Amazon
Studios, The Underground Railroad sarà disponibile
su Amazon Prime Video dal prossimo 14 maggio 2021.
Lo scorso lunedì sono arrivate
online – grazie ad un video celebrativo della Fase 4 del MCU – le prime immagini ufficiali
de Gli Eterni,
l’attesissimo cinecomic di Chloé Zhao (regista
premio Oscar per
Nomadland) che arriverà nelle sale il prossimo
novembre.
Tra i vari personaggi che abbiamo
visto nelle prime immagini, figura anche Thena, che sarà
interpretata dal premio Oscar Angelina
Jolie. In base alla descrizione dei personaggi del
film emerse alcuni mesi fa, Thena è una feroce guerriera più a suo
agio in battaglia che in qualsiasi altro contesto, che ha la
capacità di usare l’energia cosmica per formare qualsiasi arma
portatile a cui possa pensare. Spesso scontrosa e distaccata,
stringe un’improbabile amicizia con Gilgamesh (interpretato da
Don Lee) che abbraccia secoli.
Ora, in una recente intervista con
CinemaBlend, è stata proprio Jolie a parlare del film,
elogiando il lavoro di Zhao e la sua capacità di essere riuscita a
portare qualcosa di nuovo all’interno dell’Universo Cinematografico
Marvel: “Sono felicissima per la sua vittoria agli Oscar”,
ha detto l’attrice. “Penso che sia una regista davvero
speciale, oltre ad essere una donna molto interessante. È davvero
premurosa. Prende molto seriamente il suo lavoro. Penso che stia
portando una nuova voce attraverso i suoi film, così come
rappresenterà qualcosa di nuovo per la Marvel. Non vedo l’ora che
il pubblico abbia la possibilità di vedere il film.”
In un’altra intervista con
Access Hollywood, ad Angelina
Jolie è stato chiesto di commentare le prime immagini
ufficiali del film uscite lo scorso lunedì, ma l’attrice ha
spiegato di non averle viste. Tuttavia, ha rivelato di aver già
visto il primo trailer ufficiale, confermando indirettamente che
potrebbe arrivare online molto presto…
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri
superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e
i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come
Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood
Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore
tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi,
eroina che ama muoversi tra gli umani.
Walt Disney Studios e Marvel Entertainment sarebbero
state citate in giudizio da Horizon Comics a causa del design dei
vari costumi sfoggiati dal personaggio di
Iron Man nel MCU. Horizon Comics è una società con
sede a Montral, fondata nel 1995 da Ben e Raymond Lai. La
causa è basata su un precedente già archiviato (negli Stati Uniti)
che citava alcune somiglianze tra la serie a fumetti di Horizon,
Radiz, e il design del costume di Iron Man a partire dal terzo film
del franchise standalone, ossia Iron Man
3 del 2013.
La serie Radix è iniziata nel 1995
ed è stata pubblicata da Image Comics dal dicembre 2001 all’aprile
2002. Nel 2013 i fratelli Lai hanno intentato la loro prima causa
contro la Marvel a causa di alcune somiglianze tra il costume di
Iron Man in Iron Man 3
e quello sfoggiato da Caliban, uno dei personaggi di Radix. La
causa venne in parte respinta, ma è stata consentita la
prosecuzione a causa delle somiglianze tra il design del poster di
Iron Man 3 e le illustrazioni di Caliban. Alla fine, quel caso è
stato completamente archiviato a causa sia di una sentenza di non
violazione che dell’incapacità di Horizon di sostenere le spese
legali.
Ora, secondo quanto riportato da
CTV News, un’altra causa (questa volta nel Quebec) sarebbe
stata intentata da Horizon Comics contro Disney e Marvel poche
settimana fa. Questa nuova causa combina nuove prove con quella del
2013, sostenendo che dall’uscita di Iron Man 3, i successivi film
del MCU “si sarebbero appropriati costantemente delle opere di
Horizon” in riferimento al personaggio di Iron Man, in particolare
per quanto riguarda Avengers:
Infinity War del 2018.
I fratelli Lai affermano che le
somiglianze tra il costume di Iron Man
3 e quello del personaggio di Caliban sono state rimosse,
ma la nuova tuta di Iron Man in Infinity
War ricorda molto il personaggio di Radix Maxwell.
Inoltre, la causa sostiene che i costumi dei personaggi Marvel di
Ant-Man e di Wasp nei fumetti utilizzano i design di personaggi
militari presenti in Radix 2.
I fratelli Lai hanno lavorato con la
Marvel in passato, avendo contribuito ai fumetti sia di Thor che
degli X-Men. Se le accuse di Horizon fossero convalidate da un
tribunale, sarebbe indubbiamente una piccola grande vittoria per le
aziende più piccole e per gli artisti meno conosciuti. Tuttavia, le
cose sono ancora ben lontane dall’essere dimostrate in
tribunale…
Stefano Sollima
resta in America con il suo nuovo lavoro Senza
Rimorso, produzione originale Amazon
Prime, e si aggiunge alla lunga lista di registi che
si sono misurati con le trasposizioni cinematografiche dei romanzi
di TomClancy, noto autore di
thriller di spionaggio, da cui sono stati tratti ad esempio
Caccia a Ottobre Rosso di John
McTiernan con Sean Connery, Giochi di
potere e Sotto il segno del
pericolo, entrambi diretti da Philipe
Noyce, protagonista Harrison Ford, ma anche, più recentemente,
Al vertice della tensione e Jack Ryan – L’iniziazione. Dunque,
anche dopo il successo di
Soldado, la sfida per il regista che ha diretto
A.C.A.B. e Suburra, ma ha anche aperto la strada
alla nuova serialità televisiva italiana con Romanzo
Criminale e raggiunto il successo internazionale con
Gomorra
– La serie, è tutt’altro che semplice.
La trama di Senza
Rimorso
Il soldato John Kelly, Michael B. Jordan, fa parte del corpo scelto
dei Navy Seals, impegnato in pericolose missioni in zone di guerra.
Con la sua squadra deve liberare un agente della CIA, prigioniero
ad Aleppo di un gruppo di terroristi siriani. Quando arrivano sul
posto, però, John e i suoi si rendono conto che si tratta di un
deposito di armi russo e i sequestratori sono in realtà trafficanti
di armi russi. Capiscono anche che l’agente della CIA Robert
Ritter, Jamie Bell, in missione con loro, ne era al
corrente, ma non li aveva informati. L’operazione riesce, ma
l’uccisione dei russi rischia di scatenare ritorsioni verso la
squadra guidata dal tenente Karen Greer, Jodie Turner-Smith, oltre che pesanti tensioni
tra Usa e Russia. John torna a casa dalla moglie incinta, Pam,
Lauren London, deciso a lasciare l’esercito. Poco
dopo, però, alcuni componenti di quell’operazione vengono uccisi e
Kelly scampa per miracolo a un agguato in cui resta uccisa proprio
Pam. Solo uno degli aggressori è ancora vivo e John giura a sé
stesso che lo troverà. La ricerca dell’assassino di Pam lo porta,
assieme alla sua squadra, fino a Murmansk, in Russia. Pian piano
però, Kelly si rende conto di essere solo una pedina. Qualcuno sta
giocando con le vite di questi soldati per regalare all’America un
nuovo nemico contro cui combattere. Riuscirà la squadra dei
corpi speciali a mettersi in salvo, scoprire tutta la verità e
assicurare alla giustizia i colpevoli della cospirazione?
Senza rimorso ma con
qualche perplessità
In questo nuovo capitolo della
storia americana di Stefano Sollima, quel che si
riconosce subito è lo stile registico. La capacità di creare
inquadrature suggestive, di inserirvi elementi realistici, la
precisione nei particolari di ogni scena, l’amore per gli inizi
in medias res. E poi l’amore per l’acqua. Un’elemento che
più di altri il regista trova confacente a sé e al suo modo di
creare le atmosfere adatte al film, siano esse cupe e disperanti,
come la pioggia incessante di Suburrache
dilagava nel finale, o di suspense e azione spettacolare come
avviene in questo Senza Rimorso. Insomma,
proprio come sul set di Suburra, Sollima
continua a scandire spesso e volentieri: “Manda l’acqua”,
con esiti sempre coinvolgenti e d’impatto. Così, ecco una Aleppo
devastata, dove galline e mucche si muovono tra le macerie e il
nemico emerge, appunto, dall’acqua. Ecco il protagonista, un
Michael B. Jordan prestante ma
inespressivo, usare a suo vantaggio l’elemento, come nella scena
della cella, oppure dover impegnare tutte le sue capacità per non
soccombervi, come nella sequenza dell’ammaraggio dell’aereo. Il
regista pone l’accento su azione e spettacolarità.
Sembra però che manchino alcune
caratteristiche tipiche del cinema di Sollima, a
partire dalla complessità dei personaggi, dalla pluralità dei
punti di vista. A parte il personaggio interpretato da Jamie Bell, che ha un’evoluzione nel corso del
film, gli altri, il protagonista per primo, assomigliano più a una
sorta di supereroi che a persone, che abituate a un lavoro
pericoloso, capace di metterle a dura prova, ci si aspetta abbiano
però le loro fragilità e dubbi. Se è vero infatti che pur di
trovare la verità sulla morte della moglie, Kelly non esita a
uccidere, è altrettanto vero che coloro che ne fanno le spese sono
“i cattivi”. Dunque lui finisce per essere sempre, immancabilmente,
“il buono”, che fa del male, ma solo in nome della verità e quando
arriva a confondere giustizia e vendetta, uccidendo, paga. Manca
quell’approccio problematico e maggiormente realistico, che poneva
domande più che abbracciare un punto di vista. Alcune sequenze
puramente action nella vicenda sembrano poi create appositamente
per esaltare le qualità da supereroe del protagonista,
indubbiamente dotato di prestanza fisica e resistenza non comuni.
Sembra insomma che Sollima abbracci con
convinzione alcuni stilemi dell’estetica americana, rinunciando a
qualcosa di più autenticamente suo.
La sceneggiatura, curata
da Taylor Sheridan come per Soldado e da Will
Staples, però non sempre funziona. I dialoghi sono spesso
retorici e se nella prima parte la narrazione è chiara e coerente,
poi qualcosa sembra sfuggire di mano e si cerca di compensare
uno sviluppo confuso con l’infittirsi dell’azione spettacolare.
Michael B. Jordan – Creed, Creed II, Black
Panther – è sempre al centro dell’azione, non
spicca però per doti attoriali, e non lo fa neppure Jodie Turner-Smith, nei panni del diretto
superiore di John. Entrambi sono a dir poco scarsamente espressivi.
Di tutt’altro tenore, per fortuna, Jamie Bell e
Guy Pierce, il Segretario Clay.
Anche le musiche non regalano le
sorprese, le emozioni inaspettate che di solito punteggiano i
lavori di Sollima. La colonna sonora di Jónsi –
voce dei Sigur Rós – è efficace nel creare
suspense e accompagnare l’incalzare dell’azione, ma non ha momenti
davvero eclatanti, così come non ci sono brani di altri artisti che
colpiscono in modo particolare, sia per la scelta, sia per il modo
in cui sono inseriti all’interno della narrazione, ed è un vero
peccato. Senza Rimorso finisce per essere
la dimostrazione che una tecnica registica ineccepibile non basta a
fare un buon film e lascia allo spettatore più di una
perplessità.
Dove vedere in streaming
Senza Rimorso
Prodotto da Amazon
Original, in associazione con Paramount
Pictures, Skydance, Weed
RoadPictures e New Republic
Pictures, Senza Rimorso è
disponibile in streaming su Amazon Prime Video.
Nel corso degli ultimi mesi diverse
fonti (qualcuna più attendibile, altre meno) hanno indicato che
entrambi gli attori appariranno nel film, ma ad oggi non c’è stata
alcuna conferma ufficiale in merito. Tuttavia, Andrew Garfield ha finalmente affrontato la
questione in una recente intervista con Josh Horowitz in occasione
del suo celebre podcast Happy Sad
Confused.
Horowitz ha chiesto all’attore
britannico del suo possibile ritorno nel terzo capitolo di
Spider-Man ambientato nel MCU, ma Garfield lo ha prontamente
interrotto dicendo: “Ti interrompo subito perché non ci sono
spoiler da fare. Non c’è niente che possa essere rovinato. È una
cosa assolutamente folle. Al tempo stesso, però, è anche
divertente. Su Twitter vedo spesso Spider-Man in tendenza, ma è
perché sono le persone che vanno fuori di testa. Vorrei poter
parlare a tutti e dire semplicemente: ‘Vi consiglio di
rilassarvi’.”
L’attore ha quindi negato il suo
coinvolgimento in
Spider-Man: No Way Home, aggiungendo (in riferimento
anche al possibile ritorno di Maguire): “Posso parlare soltanto
per me stesso. Potrebbero anche avere dei piani, ma la verità è che
non ho ricevuto nessuna chiamata. Questo è tutto quello che posso
dire. Forse un giorno mi chiameranno, chissà… magari capiranno che
la gente vuole che accada.”
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle
sale americane il 17 dicembre 2021.
Dopo tanti mesi lontani
dalla sala cinematografica, tornare in quelle poche strutture
aperte e avere la possibilità di guardare, tra gli altri, un film
di Woody Allen è davvero un bel regalo e questa
recensione di Rifkin’s
Festival mira proprio a convincere gli scettici che
anche l’Allen “minore” vale la pena di essere visto, possibilmente
in sala.
Wallace
Shawn interpreta Mort Rifkin, un ex professore di cinema
alle prese con la stesura del suo primo romanzo, che accompagna la
moglie, Sue, al Festival di San Sebastian, dove lei è impegnata a
seguire l’attività stampa del nuovo film del promettente regista
francese Philippe, un giovane autore ambizioso e borioso, osannato
dalla critica ma, agli occhi di Mort, un po’ sopravvalutato e
inconcludente, rispetto ai “grandi maestri del cinema europeo”, che
per lui sono inarrivabili. Il festival di Mort sarà insolito, tra i
sospetti di una tresca tra Sue e Philippe, gli incontri con
personaggi famosi, le possibilità di vedere sullo schermo i
capolavori del cinema che ama, l’incontro con un’affascinante
dottoressa che gli farà sentire di nuovo l’adrenalina
dell’avventura, un pizzico di ipocondria e sogni strani che lo
turbano e lo proiettano nelle scene di famosi film in bianco e
nero.
Non è una novità che
Allen parli di se stesso nei suoi film e Rifkin’s
Festival non è un’eccezione. In questo caso sceglie
però di affidare a Shawn il ruolo di se stesso che all’attore
sembra stare particolarmente comodo. Quindi, guidati da un
simpatico Mort/Shawn/Allen, seguiamo il suo percorso attraverso una
San Sebastian da cartolina. Come ogni posto che non gli appartiene
quanto New York, Woody Allen procede per
impressioni nel tratteggiare i luoghi delle sue storie, e in questo
caso il contributo alla fotografia di Vittorio
Storaro è preziosissimo. Il maestro italiano regala una
luce particolare, quasi invadente ad ogni scena del film, che sia
un interno freddo o un esterno caldo e soleggiato, tutto grazie al
sapiente uso di una tecnica affinata per anni. Ma lo stesso
risultato di eccellenza Storaro lo raggiunge nelle scene che
replicano i film europei in bianco e nero, conferendo a Rifkin’s
Festival una vivacità che, per questa volta in merito
ad un film di Allen, non arriva dalla sceneggiatura, di solito
elemento migliore di ogni prodotto del regista newyorkese. Per una
volta, infatti, sono le immagini che parlano meglio delle battute
argute.
Un racconto dentro a un
racconto
Quello che invece sembra
esserci a profusione nel film è la malinconia dell’accettazione del
cambiamento, l’età che avanza, le storie d’amore che finiscono, la
ricerca di un piccolo guizzo di vita, il protagonista Mort sembra
serenamente abbandonato alla mutevolezza del momento che vive,
attraverso incontri e addii, tutto raccontato con precisione al suo
psicanalista, nella scena che apre e chiude il film. Siamo quindi
dentro ad un racconto del protagonista che è a sua volta un
racconto di Woody Allen.
Il regista sta facendo i
conti con la sua vita? Improbabile, dato che in ogni suo film
(oltre che nella sua recente autobiografia) ha raccontato un pezzo
di sé, ma sicuramente è arrivato ad un momento della sua carriera
in cui fare film è più una terapia che un’urgenza. E in
Rifkin’s
Festival lo dimostra anche l’ambientazione, un
festival di cinema, quelli che da tempo ci mancano, e il tipo di
sogni che fa il protagonista, riproposizione di capolavori del
cinema europeo, da Fino all’Ultimo Respiro a
Il Settimo Sigillo.
Sogni cinematografici da grandi autori europei
Woody
Allen racconta il suo pigro vivere in confronto con la sua
sfrenata passione per il cinema. Sebbene ogni omaggio sia inserito
nella storia narrativamente, cioè racconta un pezzetto di trama in
più, almeno per quello che accade nella testa del protagonista, si
tratta anche di pretesti per riproporre scene memorabili della
storia del cinema, “abbassarle” in qualche modo, e restituirle al
pubblico. Un’intuizione che, insieme alle bellissime immagini, vale
tutto il film.
Pure davanti a un
Woody Allen “minore” non si può che non
inchinarsi, per il mestiere, l’intelligenza, la bellezza con cui le
immagini vengono presentate allo spettatore. In Rifkin’s
Festival più che mai, Allen si spoglia della sua aura
di sceneggiatore brillante e si regala ai suoi fan prevalentemente
nelle vesti di un pittore, di un illustratore, di un regista di
immagini splendide.
Il detto “la realtà supera la
fantasia” è quanto mai vero e si riconferma tale grazie a
storie talmente incredibili da sembrare possibili soltanto nei
film. Eppure questi ultimi traggono spesso spunto proprio da
vicende realmente avvenute, talvolta poco note ma contenenti
elementi tali da renderle perfette per il grande schermo. Tra
queste opere vi è Masterminds – I geni della
truffa, spassosa commedia del 2016 diretta da
Jared Hess, già noto per commedie come
Napoleon Dynamite e Super Nacho. Ancora una volta
dunque, Hess torna a raccontare al cinema sotto forma di commedia
vicende reali, che non smettono di stupire circa le risorse
dell’essere umano.
Masterminds – I geni della
truffa non è però solo la riproposizione in chiave comica
della sfortunata vicenda vera, bensì anche una riflessione sulla
ricchezza e su ciò che si è pronti a fare in situazioni disperate.
Nell’America delle contraddizioni, il protagonista di questo film
incarna alla perfezione l’uomo abbandonato dal proprio Paese ad uno
stato di povertà, che non può che ovviamente spingere ad una
ribellione verso coloro che invece detengono il potere. Tematiche
queste estremamente attuali e delicate, qui stemperate grazie
all’uso della commedia, che non smette però di far riflettere sulla
precarietà di tale sistema.
Passato in sordina al momento della
sua uscita, il film non si affermò come un particolare successo,
schiacciato dalle altre commedie presenti in sala al momento della
sua uscita. Con gli anni Masterminds – I geni della truffa
ha però guadagnato un certo seguito, merito anche della sua
rilevanza sociale. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori ed alla
storia vera dietro al film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Masterminds – I geni della truffa: la trama del film
Protagonista del film è
David Ghantt, un camionista di veicoli blindati
che trascorre un’esistenza piuttosto monotona. L’unico barlume di
eccitazione è dato dalla sua provocante collega Kelly
Campbell. Stanco della sua misure paga, David decide,
insieme ad un gruppo di maldestri criminali guidati da
Steve Chambers, di mettere a segno una rapina da
17 milioni di dollari. I banditi si lasciano però alle spalle una
scia di prove, consistenti soprattutto in acquisti sfrenati di beni
di lusso. David si vedrà perciò costretto ad eludere i poliziotti,
sopravvivere ad un pericoloso sicario e cercare di ribaltare la
situazione dei doppiogiochisti che l’hanno incastrato facendone il
capro espiatorio della situazione.
Masterminds – I geni della truffa: il cast del film
Tra i protagonisti del film vi sono
alcuni dei più celebri attori comici dell’attuale panorama
statunitense. Ad interpretare il buffo David Ghantt vi è infatti
Zach
Galifianakis, divenuto celebre grazie alla trilogia di
Una notte da leoni. Nei panni del compare Steve Chambers
si ritrova invece OwenWilson, celebre per Zoolander e
Midnight in Paris, mentre la collega di David, Kelly
Campbell, è interpretata dall’attrice Kristen Wiig,
recentemente vista in Wonder Woman 1984.Kate McKinnon
interpreta Jandice Gartrell, rivale di Kelly. L’attore Jason Sudeikis,
noto a sua volta per diversi film comici, interpreta il sicario
Mike McKinney, comparendo però nel film dopo quasi un’ora
dall’inizio. Gli attori Leslie Jones e Jon
Daly interpretano infine due detective dell’FBI.
Masterminds – I geni della truffa:
la vera storia dietro il film
Quanto narrato nel film è
particolarmente aderente alla vicenda realmente avvenuta.
Masterminds – I geni della truffa vanta infatti il vero
David Ghantt come consulente. La storia di questi ha inizio nel
1997, quando lavorava come autista di furgoni blindati. Guadagnando
pochissimi dollari all’ora, David aveva uno stato economico
prossimo alla povertà totale. L’occasione per riscattarsi arriva
nel momento in cui Kelly Campbell, sua collega, gli propone di
rapinare i loro datori di lavoro insieme a Steve Chambers, un
piccolo truffatore. Insieme, i tre decisero di dar vita a quella
che è passata alla storia come la rapina dell’Ottobre 1997 alla
Loomis Fargo.
Ghantt, Chambers e Campbell
escogitarono il seguente piano: Ghantt sarebbe rimasto nel caveau
dopo il suo turno la notte della rapina, il 4 ottobre 1997, e
avrebbe lasciato entrare in questo i suoi compagni. A quel punto
caricarono più denaro possibile in un furgone. Nel frattempo,
Ghantt avrebbe preso per sé $ 50.000, quanti potevano essere
legalmente trasportati attraverso il confine senza domande, e
sarebbe fuggito in Messico. Chambers avrebbe poi trattenuto la
maggior parte del denaro rimanente e l’avrebbe trasferito a Ghantt
qualora necessario. Una volta calmatasi la situazione, Ghantt
sarebbe potuto tornare e avrebbero diviso il bottino in modo
uniforme.
Tuttavia, nell’attuare tale piano,
i tre disattivarono soltanto due delle tre telecamere di
sorveglianza presenti. Questa riprese dunque i tre arrivare a
rapinare la cifra record di 17 milioni di dollari. I tre a quel
punto si divisero, vivendo un periodo di spese folli e di vita da
ricchi. L’FBI iniziò però a rintracciare i loro movimenti sospetti
di denaro, giungendo infine a rintracciarli e arrestarli. Ghantt
venne condannato a sette anni e mezzo di prigione, ma è stato
rilasciato dopo cinque per buona condotta. Quasi tutta la refurtiva
è stata poi recuperata, tranne 2 milioni di dollari, mancanti
all’appello ancora oggi.
Masterminds – I geni della truffa: il trailer e dove vedere il
film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Masterminds – I geni della
truffa è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Netflix,
Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 4
maggio alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Per dar vita ad un buon thriller
non serve mostrare ogni cosa allo spettatore. Come ormai più volte
confermato, è proprio ciò che non si vede a fare più paura. Un film
di questo genere può dunque costruirsi anche in buona parte su una
chiamata telefonica, rendendo ugualmente accattivante la vicenda.
Un esempio è il film The Call, scritto da
Richard D’Ovidio e diretto da Brad
Anderson. Questi si era in particolare già distinto con
celebri film di genere come L’uomo senza sonno e
Vanishing on 7th Street. Abile dunque nel padroneggiare la
tensione e atmosfere cupe, Anderson ha dato nuovamente conferma del
suo talento con questo nuovo progetto.
Originariamente, però, la storia di
The Call era stata pensata per una serie televisiva,
diluendo dunque molto la narrazione così da coprire un’intera
stagione. D’Ovidio decise però di ridurre il tutto ad un film,
certo che condensare la storia in un lungometraggio avrebbe
favorito la costruzione di una maggior tensione. Lo sceneggiatore e
il regista iniziarono allora a condurre approfondite ricerche sul
lavoro degli operatori per le linee d’emergenza, al fine di
risultare fedeli al loro lavoro. Importante per loro era anche che
a guidare la storia vi fosse un personaggio femminile forte, capace
di gestire da sé l’intera situazione.
Al momento della sua uscita The
Call si affermò come un autentico successo, guadagnando circa
70 milioni di dollari a fronte di un budget di 13. Ricevette
inoltre diversi premi e lodi, in particolare per le interpretazioni
delle protagoniste. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Call: la trama del film
Protagonista del film è la
centralinista del 911 Jordan Turner. La donna vive
da ormai sei mesi con i sensi di colpa per non essere riuscita a
mantenere il collegamento telefonico con una giovane rapita,
impedendo così alla polizia di rintracciarla. La morte di questa
ragazza ha così scosso profondamente Jordan, che da quel momento
vive con la paura di commettere nuovamente un errore. Per questo,
la donna è ora incaricata di fare semplicemente da insegnante ai
nuovi tirocinanti che desiderano intraprendere quel lavoro. Jordan
viene però richiamata all’azione nel momento in cui nota una sua
collega in difficoltà nel gestire una chiamata di soccorso.
Jordan si offre di assumere la
chiamata, trovandosi a dialogare con una ragazza di nome
Casey, la quale è stata aggredita da uno
sconosciuto e imprigionata nel bagagliaio della sua auto. Per
Jordan si tratta dell’occasione per rimediare ai propri errori, ma
stavolta non dovrà assolutamente sbagliare se vuole che la ragazza
venga ritrovata viva. Attraverso la telefonata, Casey riesce a
fornire a Jordan tutti i dettagli possibili e utili alla sua
individuazione. Quando le cose si complicheranno, però, la
centralinista capirà di non poter più restare dietro al telefono,
ma di dover attivamente andare a cercare la ragazza.
The Call: il cast del film
Ad interpretare Jordan Turner vi è
l’attrice premio Oscar Halle Berry.
Questa accettò da subito il ruolo, entusiasta di poter prendere
parte ad un film dove una donna comune ma forte prende in mano le
redini della situazione diventando un’eroina. Dedicatasi a fondo al
suo personaggio, la Berry propose anche alcune modifiche nella
caratterizzazione e nei dialoghi, così da far risultare più
realistica la donna. Per comprendere il suo ruolo, inoltre, ebbe
modo di incontrare vere centraliniste del 911, apprendendo da loro
cosa occorre fare e dire in situazioni d’emergenza e come gestire
al meglio lo stress e anche le situazioni più complesse.
L’attore Morris
Chestnut è presente nei panni di Paul Phillips, collega e
fidanzato di Jordan. Per prepararsi al ruolo, egli ebbe a sua volta
modo di incontrare veri poliziotti, seguendoli nei loro giri di
perlustrazione per la città. Nei panni della ragazza rapita, Casey
Welson, vi è l’attrice candidata all’Oscar Abigail
Breslin, mentre il suo rapitore è Michael Foster,
interpretato da Michael Eklund, noto per i suoi
ruoli da cattivo o antieroe. Per ottenere il ruolo, questi inviò un
video-provino ai produttori, dimostrandosi inquietante e viscido il
giusto per il personaggio. Nel film sono poi presenti il wrestler
David Otunga nei panni dell’ufficiale di polizia
Jake Devans e Michael Imperioli in quelli di Alan
Denado. L’attrice Roma Maffia è invece Maddy.
The Call: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Call è infatti
disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play e
Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma
di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di martedì 4 maggio alle ore
21:25 sul canale Nove.
Come è ormai noto, l’essere umano
utilizza soltanto una minima parte del suo cervello. Sorge dunque
spontaneo chiedersi cosa si potrebbe essere in grado di fare
qualora questo venisse impiegato al massimo delle sue capacità. Una
realtà che oggi, grazie alla tecnologia, sembra ogni giorno più
raggiungibile. Su questa, e su molte altre tematiche
esistenzialiste, si basa il film di fantascienza del 2014
Transcendence, scritto da Jack
Paglen e diretto da Wally Pfister.
Quest’ultimo esordisce proprio con quest’opera alla regia, dopo
essere stato il direttore della filmografia di tutti i film
di Christopher
Nolane aver vinto l’Oscar proprio
con Inception.
Il film, che all’epoca della sua
uscita non fu accolto in modo particolarmente entusiasta, risulta
invece oggi particolarmente attuale e di gran fascino. Il futuro
prossimo configurato dagli autori vede infatti un mondo soggiogato
dalla presenza sempre più dilagante della tecnologia. Una minaccia
che va di pari passo ad un pericoloso virus che si diffonde nel
pianeta proprio nell’anno 2021. Trascendence sembrava
dunque un film di fantascienza al momento della sua uscita, mentre
oggi è estremamente più simile alla realtà, presentando una serie
di risvolti ed elementi presenti già oggi tra di noi. Dotato di un
cast di grandi celebrità, si tratta dunque di un film da
riscoprire.
Questo è infatti capace di parlare
molto di più al pubblico di oggi di quanto non abbia fatto nel
2014. Pur con i suoi limiti e difetti, Trascendence si va
infatti a collocare a metà nel discorso tra il peso della
tecnologia e il recupero dell’elemento naturale, rivelandosi di
fatto anticipatore di una serie di immaginari e risvolti poi
realmente verificatisi. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Transcendence: la trama del film
La storia raccontata è quella di
Will Caster uno dei più importanti ricercatori in
ambito di intelligenza artificiale, vicino alla creazione di una
macchina in grado di sentire tutto lo spettro delle emozioni umane
e, allo stesso tempo, conservare un’intelligenza in grado di
immagazzinare ogni minimo atomo di sapere. Per impedirgli di
diffondere tale tecnologia, però, l’uomo viene colpito e ucciso da
un gruppo di terroristi anti-tecnologici. Prima che muoia, sua
moglie Evelyn riesce però a collegare la
mente dell’amato alla macchina di intelligenza artificiale. Di
fatto, dunque, Will perde il proprio corpo ma guadagna la
possibilità di essere infinito nella realtà digitale.
Quando i terroristi responsabili dell’omicidio di Will scoprono
quello che Evelyn ha fatto, iniziano allora a darle la caccia per
distruggere anche l’ultimo residuo dell’uomo. Nel tentativo di
salvarlo di nuovo, la donna collega la macchina alla rete Internet,
rendendolo così disponibile da qualsiasi apparecchio tecnologico.
Quello che Evelyn però non sa, è che la connessione a ogni computer
della Terra porterà l’intelligenza artificiale Will a prendersi
delle libertà che rischiano di farlo diventare il vero cattivo
della storia. Spetterà dunque a lei fermarlo, prima che sia troppo
tardi per l’intera specie umana.
Transcendence: il cast del film
Per il ruolo dello scienziato Will Caster, Pfister scelse da
subito l’attore Johnny Depp.
Dichiaratosi interessato al progetto, questi inizio a documentarsi
sulle tematiche affrontate, al fine di avere una più completa
conoscenza delle intelligenze artificiali e delle problematiche
ambientali. Per la sua partecipazione al film, l’attore ricevette
un compenso di 20 milioni di dollari più il 15% del botteghino
mondiale della pellicola. Accanto a lui, nei panni della moglie
Evelyn Caster, vi è invece l’attrice Rebecca Hall,
nota anche per i film Vicky Cristina Barcelona e The
Town. Originariamente però, per il ruolo era stata considerata
Kate Winslet, che rifiutò per via di altri
impegni.
Il premio Oscar
Morgan Freeman
interpreta Joseph Tagger, il mentore di Will nella sua ricerca
scientifica. Paul Bettany,
oggi noto per essere Visione nel MCU, è Max Waters, il miglior amico
di Will. Per tale personaggio erano stati considerati
anche Ewan McGregor e
TomHardy. Cillian Murphy
interpreta Donald Buchanan, agente dell’FBI, mentre Kate Mara è
Bree, leader del gruppo di terroristi anti-tecnologia. Diversi
altri noti attori, come James McAvoy, Tobey Maguire,
Christian Bale e Jude Law erano stati
considerati per alcuni ruoli non definiti, ma per vari motivi
nessuno di loro poté partecipare. Nel film è inoltre presente un
cameo dell’imprenditore e inventore ElonMusk, individuabile durante la scena della
presentazione del progetto di Will.
Transcendence:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Transcendence è infatti
disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Netflix, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 4
maggio alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Un quaderno in cui tre giovani
decidono di raccontare la loro vita privata è al centro
de Il Quaderno Nero dell’Amore,
che, diretto dall’artista Marilù S.
Manzini e tratto dal suo omonimo romanzo edito da
Rizzoli, arriverà al cinema dal 27
maggio, distribuito da Europictures.
Quel quaderno, col pretesto di documentare la loro quotidianità,
finirà per nascondere pensieri, follie, confessioni, segreti…forse
anche crimini. Nel cast Emilia Verginelli (Io,
Don Giovanni),Michele
Cesari (Come diventare grandi nonostante i
genitori) Martina Palmitesta
(Nour), Giulia di Quilio, Carmen
Giardina.
Il Quaderno Nero dell’Amore, la
trama
Due giovani donne e un loro
coetaneo, per gioco, si mettono ad annotare su un quaderno i
segreti indicibili delle loro vite private. Mavi, designer
d’interni, collezionista di odori, conserva sottovuoto indumenti
delle persone che li indossavano. Paola, aspirante starlet ha
difficoltà a realizzarsi. Riccardo, accanito amatore seriale, sta
conducendo alla rovina il locale alla moda che gestisce con
leggerezza. Seguiamo le vicende dei tre amici e il loro uso di quel
quaderno nero che, col pretesto di documentare e dare voti
principalmente ai rapporti sessuali, finisce per nascondere
pensieri, follie, confessioni, segreti, forse anche crimini. Tra
momenti di erotismo, altri drammatici, e altri ancora di commedia,
Mavi lascerà emergere le proprie frustrazioni e il suo desiderio di
riscatto. Paola verrà bloccata nelle sue aspirazioni artistiche da
una malattia che lei trasformerà poi nel proprio successo.
Riccardo, lasciato senza un soldo dalla nonna che lo aveva finora
finanziato, farà emergere un lato di sé molto oscuro…
Il Quaderno nero , proposto da
Mavì, inizia come un gioco, un gioco nel quale si condividono i
segreti intimi dei partecipanti. Questo Gioco ci permette di
entrare nelle vite dei protagonisti. Mavì, viziosa ma
sentimentalmente insoddisfatta. Riccardo, in mezzo alla sua
lussuria in cerca di un onda perfetta. Paola, assillata dalla
madre che vorrebbe vederla primeggiare come modella (nonostante non
abbia la presenza adatta). Ad un certo punto il Quaderno perde
quasi importanza davanti al capitolare delle loro storie, che
porterà i protagonisti in situazioni drammatiche. A questo punto si
capisce che di fatto il Film è una storia d’amore e i protagonisti
troveranno la loro riuscita in maniera diversa da quella che
cercavano. Nel film non ci sono giudizi morali su niente di ciò che
accade, è come una fiaba noir. L’utilizzo del green screen ,
con paesaggi stilizzati, rende i paesaggi simili a quelli che
troviamo nei libri di fiabe e accentuano il contrasto con la messa
in scena. Parlo di messa in scena perché il film ha
un’impostazione teatrale. tutto sembra girato e recitato sul
palcoscenico di un teatro.
È disponibile da oggi un nuovo
contenuto video che vede Paola Cortellesi rispondere a domande e
curiosità dopo la sua nuova esperienza di doppiaggio di 22, la
vivace e sarcastica anima protagonista di 22 contro la
Terra, il nuovo cortometraggio Disney e Pixar
ambientato prima degli eventi di Soul, il
film Disney e Pixar vincitore del premio Oscar. Il corto è
disponibile da oggi, venerdì 30 aprile, in esclusiva su Disney+.
Paola Cortellesi torna nell’Ante-Mondo per
prestare nuovamente la propria voce alla scettica anima 22 che, nel
cortometraggio, sfida le regole e si rifiuta di andare sulla Terra,
reclutando un gruppo di altre cinque nuove anime nel suo tentativo
di ribellione. Tuttavia, mentre le loro azioni portano a risultati
inattesi, il piano sovversivo di 22 potrebbe condurre a una
sorprendente rivelazione sul significato della vita.
22 contro la Terra è
diretto da Kevin Nolting e prodotto da Lourdes Marquez Alba ed è
disponibile in streaming solo su Disney+ da oggi, venerdì 30 aprile.
Sony Pictures
Italia ha diffuso il trailer del film horror Il Sacro
Male prodotto da Sam Raimi, Rob
Tapert e Evan Spiliotopoulos dal 20
Maggio 2021. Il film è basato sul libro “Shrine”, un bestseller di
James Herbert.
Il Sacro
Male, prodotto da Sam Raimi, Rob Tapert e Evan
Spiliotopoulos (anche regista e sceneggiatore del film), racconta
la storia di Alice, una ragazza non udente che, dopo una presunta
apparizione della Vergine Maria, riacquista la capacità di sentire
e di parlare ma soprattutto sembra essere in grado di guarire i
malati. Molte persone, sentendo la notizia, accorrono nella piccola
città del New England per assistere ai miracoli, tra cui un
giornalista (Jeffrey
Dean Morgan) che spera di rilanciare la propria
carriera indagando su ciò che accade ad Alice. Quest’ultimo però,
in seguito ad eventi terrificanti che riguardano le azioni della
giovane, inizia a domandarsi se dietro ai presunti miracoli non ci
sia qualcosa di più sinistro.