Iniziata nel 1979, la saga di
Alien è oggi una delle più
affascinanti narrazioni sullo scontro tra l’essere umano e gli
alieni. Il primo film, diretto da Ridley
Scott, è ancora oggi considerato uno dei più importanti
horror di fantascienza di sempre e il suo sequel Aliens – Scontro
finale, diretto da JamesCameron, è uno dei migliori secondi capitoli mai
arrivati al cinema. Dopo questi due film tanto acclamati, è
arrivato al cinema nel 1992 un terzo capitolo intitolato
Alien³. Meno fortunato dei primi due, il cui livello
era difficilmente raggiungibile, questo si è però negli anni
affermato come un’affascinante rivisitazione della saga con
elementi a loro modo inediti.
Questo terzo capitolo è diretto da
David Fincher, qui alla sua opera prima ed oggi
celebre per film come Zodiac, The Social Network e
Mank. Per lui fu un
ingresso nel mondo del cinema particolarmente complicato, essendosi
trovato a lavorare su di una sceneggiatura rimaneggiata più e più
volte nel corso degli anni. Lo scritto finale era infatti una
miscella di quanto prodotto da più sceneggiatori, senza che si
fosse trovata una soluzione coerente per il tutto. Si puntò dunque
molto sugli effetti speciali, ambito in cui Fincher era già un
esperto avento lavorato per la Industrial Light & Magic.
Nonostante ciò, il film fu comunque
accolto malamente tanto dalla critica quanto dal pubblico e lo
stesso Fincher continua a rinnegarlo ancora oggi. In mezzo ai suoi
tanti difetti, però, in Alien³ si possono ritrovare alcuni
elementi interessanti, che espandono la mitologia della saga. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Alien³: La trama del film
La storia del terzo film della saga
si svolge nell’anno 2179. L’astronave USS Sulaco, dove in stato di
ipersonno si trovano il tenente Ellen Ripley, il
caporale Hicks, la piccola Newt e
all’androide Bishop, effettua un atterraggio di
emergenza per via di un incendio scaturito da un cortocircuito. La
nave approda così sul pianeta Fiorina 161, una colonia penale
abitata solo da 25 detenuti. All’impatto sopravvive solo Ripley, la
quale scopre ben presto che il cortocircuito è stato causato da
alcune bruciature tipiche dell’acido emesso dai terribili
xenomorfi. Temendo che uno di questi si fosse intrufolato nella
navicella, la donna richiede una perlustrazione approfondita della
zona.
Come da lei temuto, uno xenomorfo
sembra realmente essere a piede libero nella colonia e non passa
molto prima che gli stessi detenuti inizino a sparire ed essere
ritrovati brutalmente uccisi. Ciò che Ripley non sa, però, è che
quello in circolazione non è l’unico alieno presente. Qualcosa sta
infatti crescendo dentro di lei, qualcosa di spaventoso, che
potrebbe dar vita a nuove forme di orrore. Più cerca di uccidere
l’alieno che infesta la colonia carceraria, più Ripley dovrà fare i
conti con terribili verità, che la porteranno a dover prendere
decisioni tremendamente dolorose per sé stessa e per quanti le sono
intorno.
Alien³: il cast del film
Ad interpretare il personaggio di
Ellen Ripley non poteva che esserci anche in questo caso l’attrice
Sigourney
Weaver, ormai divenuta iconica in tale ruolo. Per
questo film, all’attrice fu chiesto di rasarsi completamente i
capelli. La Weaver si disse disponibile a farlo, a patto di poter
ricevere un compenso maggiore. In seguito, l’attrice ha più volte
descritto il set del film come un completo caos, dovuto alle
continue intromissioni da parte della produzione. La Weaver ha
infatti sempre preso le difese di Fincher, apprezzando la sua
visione del film a sua detta poi castrata dallo studios. All’inizio
del film compaiono poi anche Danielle Edmond nei
panni di Newt e Michael Biehn in quelli del
capolare Hicks.
Lance Henriksen
allo stesso modo riprende il ruolo interpretato nel secondo film,
quello dell’androide Bishop. Qui, in realtà, egli compare
prevalentemente come voce, in quanto il corpo del personaggio è
andato distrutto. Egli dichiarò poi di aver accettato di
partecipare al film solo per fare un favore al produttore Walter
Hill, affermando di disprezzare il film per il suo carattere
nichilista. Tra i nuovi attori si ritrova invece CharlesDance, che interpreta il dottor Jonathan
Clemens, personaggio che sviluppa un certo legame con Ripley.
Compaiono poi gli attori Charles S. Dutton nei
panni del detenuto Leonard Dillon e Pate
Postlethwaite in quelli del detenuto David Postlethwaite.
Holt McCallany è invece Junior, mentre
Paul McGann interpreta Walter Golic.
Alien³: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Alien³ è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili,
Google Play, Apple iTunes, Disney+, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 31
agosto alle ore 23:00 sul canale
Rai 4.
Se si pensa a saghe cinematografiche
che coniugano la fantascienza con l’horror, i primi due titoli che
vengono in mente sono senza dubbio Alien e Predator. Il primo, il
cui film iniziale è uscito nel 1979, portava l’essere umano a
scontrarsi con i terribili xenomorfi nel cuore dello spazio. In
Predator, arrivato al cinema per la prima volta nel 1987,
invece, sono gli alieni a venire sul pianeta Terra, con l’obiettivo
di uccidere e conquistare tutto ciò che gli si presenta davanti.
Era inevitabile che prima o poi le due mostruose creature si
sarebbero incontrate e date guerra e ciò è proprio quello che
avviene in Alien vsPredator.
Diretto nel 2004 da Paul W.
S. Anderson (regista anche noto per Mortal Kombat, Resident
Evil e Death Race), il film è
il crossover che si attendeva da anni, con l’idea di far scontrare
le due temibili specie aliene risalente già agli anni Ottanta. Lo
scontro è infatti stato inizialmente al centro della serie a
fumetti omonima di Randy Stradley e pubblicata
dalla Dark Horse Comics, come anche del videogioco
del 1999 dallo stesso titolo. Contrariamente a queste opere, però,
la sceneggiatura scritta dallo stesso Anderson dà vita ad un
racconto strettamente legato ai precedenti film delle due saghe,
configurandosi come un loro prequel.
In seguito, con l’arrivo di
Prometheus e Alien: Covenant,
Alien vs Predator non ha più fatto parte del canone delle
due saghe, rimanendo però come un titolo particolarmente avvincente
per quanti adora lo scontro tra creature di questo tipo. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo sequel.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Alien vs Predator: la trama del film
La vicenda del film si svolge ai
giorni nostri, quando un satellite in orbita sopra l’Antartide
registra sull’isola di Bouvetøya un improvviso aumento della
temperatura. Qui viene ritrovata una piramide con elementi della
civiltà egizia, azteca e cambogiana situata a circa 600 metri sotto
la superficie. Karl Weyland, direttore della
compagnia Weyland, organizza dunque una spedizione per studiare il
prezioso ritrovamento. Dell’equipe fanno parte scienziati,
archeologi e chimici, tutti sotto la guida di Alex
Woods e Sebastian De Rosa. Giunti
sull’isola, però, il gruppo si ritrova a fare i conti con orrori
impensabili.
Qui ritrovano infatti un’antica
stazione di caccia abbandonata e la stessa piramide si rivela
essere un rifugio per creature ancora ignote. Ben presto, gli umani
lì presenti capiranno di aver risvegliato qualcosa di molto
pericoloso, dando il via ad una guerra che non li riguarda ma che
determinerà anche la loro esistenza. Nel momento in cui alcune uova
aliene iniziano a schiudersi e alcuni mastodontici predatori alieni
si risvegliano, lo scontro tra le due orripilanti specie ha inizio,
senza che nessuno dei presenti abbia via di fuga. Alex e Sebastian
dovranno dunque far fronte comune per cercare di impedire che lo
scontro esca dall’isola e porti distruzione ovunque.
Alien vs Predator: il cast del film
Il primo attore a essere scelto per
Alien vs. Predator è stato Lance
Henriksen, che ha interpretato il personaggio
dell’androide Bishop in Aliens e Alien 3. Sebbene
i film di Alien siano ambientati centinaia di anni nel
futuro, Anderson voleva mantenere la continuità con la serie
includendo un attore familiare. Henriksen ricopre dunque qui il
ruolo di Karl Weyland, che secoli dopo sarà preso come modello per
l’androide conosciuto. Per il ruolo della combattiva Alexa Woods
vennero considerate numerose attrici, ma ad ottenere il ruolo fu
infine Sanaa Lathan, divenuta nota per essere
stata la madre del protagonista in Blade. Per l’attrice,
il set fu particolarmente stressante, poiché doveva continuamente
vivere uno stato di tensione e terrore.
Desiderio del regista era poi quello
di dotare il film di un cast di attori internazionali. Fu così che
arrivò a scegliere l’italiano Raoul Bova per il ruolo
di Sebastian De Rosa e lo scozzese Ewen Bremner
per la parte del chimico Graeme Miller. Gli attori Tommy
Flanagan e Agathe de La Boulaye sono
invece i soldati Mark Verheiden e Adele Rousseau, i quali
accompagnano il gruppo. L’attore ed esperto di effetti speciali
Tom Woodruff Jr. (tra i suoi lavori più noti si
annoverano quelli per i film Alien 3, It, Jurassic World – Il
regno distrutto e Godzilla vs.Kong) interpreta qui
l’alieno xenomorfo. Ian Whyte, invece, dà vita ai
minacciosi Predatori presenti nel film.
Alien vs Predator: il sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Nel 2008, quattro anni dopo l’uscita
di questo primo crossover, è arrivato al cinema Alien vs.
Predator 2. Questo nuovo capitolo è diretto stavolta dai
fratelli
Greg e ColinStrause,
noti come artisti degli effetti speciali di numerosi film di
successo e qui al loro primo lungometraggio da registi. Questo
sequel ha portato avanti lo scontro tra le due specie aliene,
spostando però altrove l’ambientazione e presentando un casto del
tutto inedito. Tale secondo film della serie crossover, tuttavia,
incassò molto meno del predecessore, portando di fatto i produttori
a non mettere in cantiere un terzo capitolo.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Alien vs.
Predator è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Disney+, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 31
agosto alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Iron Man del 2008 è responsabile del lancio del
MCU e di un cambiamento profondo all’interno
dell’industria cinematografica e dell’impatto dei blockbuster sui
risultati al box office. Il ruolo di Robert Downey Jr. nei panni di Tony Stark è
stato subito amato dal pubblico, rendendo il personaggio (e di
riflesso l’attore) la vera pietra miliare di un franchise da quasi
23 miliardi di dollari, per più di un decennio. Tutto sommato,
Downey è apparso in 10 film MCU, tra cui Iron
Man e i suoi due sequel, prima di dire addio al
personaggio con il ruolo in Avengers: Endgame del 2019.
Tuttavia, nonostante anni di
speculazioni e di continui tira e molla da parte di Downey, il
tanto discusso Iron Man 4 non si è mai
concretizzato. Perché? Gli sceneggiatori di Avengers: Infinity War e Endgame, Christopher Markus e
Stephen McFeely, avevano spiegato perché i
Marvel Studios hanno scelto di rinunciare a un
quarto Iron Man, sottolineando il riconoscimento e la
lealtà del marchio che il MCU ha costruito nel corso degli
anni, che ha permesso anche la libertà di espandersi verso
proprietà più rischiose, come ad esempio i Guardiani della Galassia.
“Avremmo già avuto un Iron Man 4
se si fosse trattato di un qualsiasi altro studio”, aveva
detto McFeely nel 2019. “Ma hanno deciso, alla fine, di correre
il rischio su altre proprietà. Da un punto di vista puramente
egoistico, le scelte audaci che hanno fatto sono stato fantastiche
per noi, in quanto sceneggiatori”. Un altro motivo per cui
Iron Man 4 non è mai stato realizzato è che il contratto
di Downey è stato negoziato per dare priorità ai film degli
Avengers e alle sue apparizioni in altri progetti, come
Captain America: Civil War e
Spider-Man: Homecoming. Nel frattempo,
Robert è diventato uno degli attori più pagati di Hollywood grazie
al suo impegno con il MCU.
Si è fatto affidamento sul
personaggio di Iron Man non solo per aiutare a rafforzare le
connessioni tra i vari film dell’universo cinematografico, come con
i crossover di successo Civil War, Infinity War eEndgame,
ma anche per crearne di nuovi, come con il suo fondamentale ruolo
di mentore in Spider-Man: Homecoming, che ha portato il Peter Parker
di Tom Holland nel MCU. Altri personaggi come Black
Panther e Doctor Strange appaiono in film che non sono i
loro per lo stesso motivo, ossia per approfondire quei legami con
l’intero universo condiviso. Tuttavia, sono stati in grado di farlo
in modo efficace solo perché Iron Man lo aveva fatto prima di loro.
Anche il modo in cui Iron Man entra in altri film è diverso da come
lo fa, ad esempio, il Nick Fury di Samuel L. Jackson. Fury è senza dubbio un
personaggio cool, vitale per il successo del MCU, ma anche lui è “collegato”
grazie alla figura di Tony Stark.
Perché un Iron Man 4 non avrebbe avuto senso
È interessante che Tony Stark sia
stato in grado di conferire credibilità e affidabilità agli altri
film del MCU, perché quando il primo
Iron Man era in fase di sviluppo, in pratica era
considerato un rischio su tutta la linea. Iron Man ha davvero
spianato la strada all’espansione del MCU nel modo che tutti noi
conosciamo oggi, ma alla fine il personaggio ha finito per essere
meno efficace nel suo franchise da solista rispetto a quando è
apparso in altri film. Quindi, nonostante si pensasse ad Iron
Man 4, la verità era che presenza di Tony Stark nell’universo
non era mai mancata.
Alla fine, tuttavia, Iron Man ha
dovuto fare un passo indietro dal centro narrativo del MCU per motivi pratici, per dare
una degna conclusione alla sua storia. “Ha bisogno di una fine
o perderà il suo valore”, aveva detto Markus nel 2019. “La
fine è ciò che cementerà il personaggio”. Se un personaggio
non mostra i suoi difetti o le sue debolezze, le sue storie si
arenano e quanto il pubblico ha investito nel suo viaggio, alla
fine, non ripaga mai.
Una volta che è diventato chiaro che
Tony sarebbe stato fondamentale per sconfiggere Thanos e salvare
l’intero universo, non c’era più bisogno di Iron Man 4.
Vedere Tony affrontare una posta in gioco inevitabilmente più
piccola dopo Avengers: Endgame poteva essere interessante per i fan
del personaggio, ma il peso e l’impatto di un’avventura da solista
avrebbe di certo sminuito i suoi precedenti successi. Pertanto,
ecco perché Iron Man 4 non è mai stato realizzato; al
contrario, l’eredità di Tony è fortemente radicata nelle sue
relazioni con gli altri personaggi rispetto a qualsiasi altro eroe
MCU.
Si svolgerà con
un eccezionale doppio
programma la Preapertura della 78.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia, che avrà luogo martedì 31
agosto alla Sala
Darsena del Palazzo del Cinema (Lido di Venezia).
Al doppio
programma della Pre-apertura, con inizio delle due
proiezioni alle ore 18. 30 e alle ore 21.00, sarà invitato
il pubblico di Venezia attraverso la collaborazione con i
quotidiani Il Gazzettino, La Nuova di Venezia e Mestre
e il Corriere del Veneto.
Alle
ore 18.30 sarà
presentato La Biennale di Venezia: il cinema al
tempo del Covid, un diario filmato
da Andrea Segre, prodotto dalla Biennale di
Venezia con Rai Cinema e Istituto Luce Cinecittà, sul “dietro le
quinte” dell’edizione 2020 della Mostra del Cinema, svoltasi con le
limitazioni imposte dai protocolli di sicurezza dovuti alla
pandemia.
Alle
ore 21.00 sarà
presentato Per grazia
ricevuta (1971), scritto, diretto e interpretato
da Nino Manfredi, omaggio all’attore e
regista per i 100 anni dalla nascita. Il film, presentato in una
nuova copia restaurata, è il lungometraggio d’esordio nella regia
di Manfredi. Il restauro è stato realizzato nel 2021 dal Centro
Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e da Istituto
Luce – Cinecittà a partire dal negativo scena originale 35mm messo
a disposizione da RTI – Mediaset in collaborazione con Infinity+.
Per la colonna sonora è stato utilizzato un positivo ottico della
Cineteca Nazionale. Laboratorio: Istituto Luce-Cinecittà. La
proiezione avrà luogo alla presenza di Giovanna e Luca Manfredi,
figli di Nino, e delle sue nipoti Margherita e Matilde (figlie di
Luca), interpreti della serie Rai Fiction Che Dio ci
aiuti.
Per
assistere gratuitamente a una o a entrambe le proiezioni in Sala
Darsena del doppio programma, il pubblico interessato
potrà collegarsi al sistema di prenotazione
online dei posti in sala della Biennale sul
sito www.labiennale.org, visualizzando con il proprio
smartphone i QR Code pubblicati da
venerdì 27 a lunedì 30 agosto su Il Gazzettino, La
Nuova di Venezia e Mestre, e da venerdì 27 a domenica 29
agosto sul Corriere del Veneto. Le
prenotazioni saranno possibili fino a esaurimento dei posti
riservati a ciascuna testata.
Il 31 agosto servizio straordinario ACTV linea
20 da San Marco (San Zaccaria) Il servizio di Linea 20 da
San Zaccaria dall’1 settembre viene effettuato a frequenza 15’
dalle ore 6.45 alle ore 1.40, e prolungato con estensione a Lido
Casinò di tutte le corse. La 78. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia si terrà al Lido dall’1 all’11
settembre 2021, diretta da Alberto
Barbera.
Debutta su SKY e NOWL’ombra delle spie, l’incredibile storia vera di
un uomo qualunque che si trova, quasi inconsapevolmente, nel ruolo
di agente segreto durante uno dei momenti più difficili della
Guerra Fredda: la crisi dei missili di Cuba. Una storia di coraggio
e grande amicizia, L’ombra delle spie è
diretto da Dominic Cooke e sceneggiato da Tom O’Connor e
interpretato da
Benedict Cumberbatch, Merab Ninidze,
Rachel Brosnahan e Jessie Buckley.
L’ombra delle spie, in streaming ecco dove vederlo
L’ombra delle spie debutta in prima tv su Sky Cinema Uno il 30
agosto alle 21.15. L’ombra delle spie in streaming è disponibile su
NOW.
L’ombra delle spie, trama e cast
L’OMBRA DELLE SPIE racconta la
storia vera di Greville Wynne (Benedict
Cumberbatch), un commesso viaggiatore inglese, che
durante gli anni della Guerra Fredda divenne una spia, reclutata
dall’MI6 – l’intelligence britannica – e dalla Cia per ottenere
informazioni. Per lavoro Wynne era solito viaggiare nell’Est
Europa, motivo che spinse i servizi segreti a ingaggiarlo come
corriere, così da ottenere da una fidata fonte russa, Oleg
Penkovsky (Merab Ninidze), informazioni top-secret sul programma
nucleare sovietico e sulle intenzioni di Kruscev installare missili
nucleari a Cuba. Un reclutamento, quello di Wynne, che lo ha
portato a percorrere vie pericolose e a rischiare la sua stessa
vita, pur di salvare il mondo da una catastrofe nucleare…
La storia vera di
Greville Wynne
La storia di Wynne è
straordinaria. Era un ingegnere elettrico reclutato nell’MI5
che divenne un intermediario per la spia sovietica di alto rango
Penkovsky che era impegnata nella vendita di armi e segreti sulle
armi all’intelligence britannica durante la Guerra Fredda. I
due uomini divennero amici ma quando le loro attività furono
rivelate da un doppiogiochista che lavorava per il KGB Wynne fu
arrestato e imprigionato in Russia. Penkovsky, che è stato
soprannominato dall’Occidente come “la spia che ha salvato il
mondo” per aver fornito informazioni chiave sulla crisi
missilistica cubana, non è stato così fortunato: ha dovuto
affrontare un plotone di esecuzione (anche se nel suo
libro The Man From Odessa Wynne ha affermato che
Penkovsky si suicidò in prigione).
Wynne fu rilasciato in cambio della
spia Gordon Lonsdale nel 1964. In quella che avrebbe potuto essere
una scena di un romanzo di John Le Carré, si dice che i due uomini
si siano incrociati nella Terra di Nessuno che divide Berlino Est e
Ovest nel prime ore del mattino del 22 aprile. Wynne avrebbe
continuato a scrivere una serie di romanzi sulla sua esperienza
prima di morire nel 1990 all’età di 70 anni.
Il cast del film
Nel film protagonisti sono Benedict
Cumberbatch come Greville Wynne, Merab Ninidze come colonnello Oleg
Penkovsky, Rachel Brosnahan come Emily Donovan, ufficiale della
CIA, Jessie Buckley come Sheila Wynne, la moglie di Greville, Angus
Wright come Dickie Franks, ufficiale dell’MI6. Kirill Pirogov come
Gribanov, ufficiale del KGB, Keir Hills come Andrew Wynne, figlio
di Greville, Maria Mironova come Vera, la moglie di Penkovsky. Emma
Penzina come Nina, la figlia di Penkovsky. Željko Ivanek come John
A. McCone, Vladimir Chuprikov come Nikita Krusciov, Primo
Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Nel cast
anche Anton Lesser come Bertrand e Alice Orr-Ewing come Tamara.
Il MCU è noto anche per essere stato in grado di
elevare il materiale di partenza alla base dei suoi adattamenti.
Proprio per questo,
ComicBookMovie ha raccolto 9 esempi di come l’Universo
Cinematografico Marvel sia riuscito a migliorare le
storie su cui si basano i film.
La motivazione di Thanos
Non si può
negare che la motivazione che spingeva Thanos a cercare di ottenere
le Gemme dell’Infinito nella trama di “Infinity Gauntlet” fosse
assai inquietante. L’uomo era innamorato della Morte e voleva
uccidere metà dell’universo per impressionarla. Tuttavia, in quella
particolare storia, non c’è mai stato molto spazio per le sfumature
del personaggio nella sua caratterizzazione.In Avengers:
Infinity War, i Marvel Studios hanno preso la ricerca di
Thanos e le hanno dato una svolta assai più interessante. Proprio
come la sua controparte dei fumetti, anche il Titano Pazzo del
MCU voleva raccogliere le Gemme
dell’Infinito per decimare metà dell’universo. Tuttavia, voleva
farlo nel tentativo (sbagliato) di dare alla metà rimanente più
risorse per vivere una vita piena e abbondante.
Questa nuova
motivazione ha dato a Thanos una caratterizzazione più sfumata che,
a volte, ha fatto sì che il pubblico si schierasse davvero dalla
parte del ragazzo viola. È sempre un folle, ma il suo intento
malvagio è in qualche modo radicato nel desiderio di aiutare gli
altri. Chiaramente, la caratterizzazione di Thanos nei fumetti è
tutt’altro che debole. Semplicemente, i film hanno preso ciò che
era alla base del materiale di partenza e lo hanno decisamente
migliorato.
Il Mandarino di Iron Man 3
Quando Iron Man
3 è stato ufficializzato, al pubblico era stata promessa
una versione radicata del Mandarino, uno dei più grandi nemici
dell’iconico supereroe. Non aveva i poteri mistici dei Dieci Anelli
come nei fumetti, ma era minaccioso, aveva un esercito a sua
disposizione ed era interpretato da Ben Kingsley. Quando il film è
uscito, però, è stato rivelato che il Mandarino (almeno, la
versione interpretata da Kingsley), era in realtà Trevor Slattery,
un attore fallito assunto per interpretare il Mandarino da uno dei
vecchi rivali di Tony. Slattery ha dimostrato di essere un
individuo instabile che non sembrava nemmeno consapevole di cosa
stesse facendo realmente. La rivelazione ha fatto arrabbiare molti
fan dei fumetti, che hanno chiesto a gran voce di vedere un
adeguato adattamento del noto cattivo sul grande
schermo.
Il
fatto è che… il colpo di scena di Slattery non era affatto male. In
effetti, aveva una sua ragion d’essere. Rivelare che il Mandarino
di Slattery era soltanto un fake ha funzionato non solo perché si è
trattato di un espediente narrativo esilarante, ma anche perché ha
praticamente sorpreso sia il pubblico generalista che i fan dei
fumetti. Bisogna riconoscere che è spesso difficile per i film di
supereroi prendano strade in grado di sorprendere davvero lo
spettatore. Capovolgendo ciò che tutti si aspettavano dal
Mandarino, quindi, i Marvel Studios hanno fatto
impazzire i lettori di fumetti e hanno reso il resto di Iron Man
3 una storia tanto eccitante e inaspettata. Certo, è
comprensibile che i fan siano stati irritati da quella rivelazione,
ma è stata una svolta assai divertente che ha dato uno scossone
vero e proprio alla premessa del “cattivo ragazzo” di turno che
ormai conosciamo fin troppo bene. Alla fine, i Marvel Studios introdurranmo il
vero Mandarino in Shang-Chi
e la Leggenda dei Dieci Anelli. Quindi, si può
tranquillamente affermare che il personaggio non è mai stato
davvero sprecato, ma semplicemente usato come una divertente
sorpresa prima della sua ufficiale, autentica
rivelazione.
Il rapporto tra Iron Man e Spider-Man
La guida di Tony Stark nei
confronti di Peter Parker nel MCU è stata alquanto controversa,
poiché alcuni fan hanno chiesto a gran voce di vedere il giovane
eroe essere più indipendente. Si tratta di una richiesta
comprensibile, soprattutto considerando per quanti anni visto
Spider-Man dover fare i conti con la sua vita da solo. Tuttavia, la
familiarità dei fan con la natura solitaria di Spidey è anche ciò
che fa funzionare davvero bene la sua relazione con Stark nel
MCU. Abbiamo avuto molti fumetti,
programmi tv e film dell’Uomo Ragno alle prese con i suoi poteri,
con il lavoro e con le relazioni, senza avere nessuno intorno a cui
appoggiarsi veramente.
Al contrario, il MCU ha posto la domanda: “E se
Peter Parker avesse avuto una spalla per una volta?”. Proprio
come la svolta del Mandarino, avere Peter Parker con qualcuno che
lo guidasse attraverso il “lavoro” del supereroe è stato molto
speciale e ci ha permesso di vedere, in live action, come sarebbe
stato l’Uomo Ragno aiutato dal supporto di qualcuno. Ovviamente,
questo non vuol dire vedere Spider-Man agire da solo sia un male.
Rimane un punto fermo nella narrativa del personaggio. Detto
questo, è anche divertente avere la possibilità di scoprire l’altra
faccia della medaglia.
Le origini di Carol Danvers
Neanche questa è,
chiaramente, una critica alla versione a fumetti di Carol Danvers.
Il suo viaggio nell’Universo Marvel è stato un bel viaggio ed è
stato affascinante vederla evolversi come supereroina nel corso dei
decenni. Tuttavia, il MCU ha preso ciò che era stato
stabilito egregiamente nei fumetti e lo ha usato per creare una
backstory ancora più complessa e coinvolgente per
l’eroe.
Presentare Carol Danvers come una potenza che non è in grado
di ricordare il suo passato e che viene usata come arma dai Kree a
causa delle sue abilità è stata di certo un’ottima idea. Un tale
approccio ha dato vita ad un film straordinario, ossia Captain
Marvel del 2019, e ha aperto anche la strada a
innumerevoli possibilità per il futuro del personaggio
nell’universo condiviso. Quel retroscena ha anche dato alla natura
eroica di Carol un ulteriore livello di entusiasmo, poiché il
pubblico ha potuto osservarla mentre abbracciava la sua identità e
faceva i conti con la sua vita in quanto ibrido tra un umano e un
Kree.
I legami familiari di Killmonger
Un cattivo che è una
macchina per uccidere con un intelletto di livello geniale,
abbastanza forte da battere Pantera Nera in persona in un
combattimento corpo a corpo. C’è un modo per rendere tutto ciò
ancora più fantastico? Come hanno dimostrato i Marvel Studios con Erik Stevens
(alias Killmonger) in Black
Panther del 2018, c’è! Nei fumetti, Erik Killmonger (nato
N’Jadaka) ha un retroscena assai complesso che è stato oggetto
anche di alcuni retcon. Tuttavia, tutto si riduce al fatto che + un
wakandiano rapito dal suo paese dai criminali e portato negli Stati
Uniti. Lì, decise di vendicarsi di Wakanda e della Pantera Nera per
avergli voltato le spalle.
Alle prese con l’adattamento del
cattivo per Black
Panther, Ryan Coogler e i Marvel Studios hanno stabilito che
Killmonger fosse il cugino perduto da tempo di T’Challa, che è
stato abbandonato negli Stati Uniti dopo che il re T’Chaka aveva
ucciso suo padre. Rendere T’Challa e Killmonger parenti di sangue
ha reso le loro interazioni ancora più potenti e strazianti. Era
chiaro che, se le cose fossero andate diversamente tra T’Chaka e
suo fratello, Killmonger sarebbe potuto andare a Wakanda e
diventare il partner di T’Challa. Questo scenario alla “What If… ?”
è ancora più avvincente e dimostra ancora una volta quanto i
Marvel Studios abbiano sempre
saputo sfruttare al meglio i retroscena dei personaggi dei
fumetti.
Avvoltoio
Adrian Toomes, alias Avvoltoio, è stato un ostacolo per
Spider-Man per decenni e ci sono state diverse storie avvincenti
incentrate sul cattivo. Con così tanti anni di backstory
alle spalle, può essere difficile reinventare correttamente un
personaggio per il grande schermo mantenendo al tempo stesso la sua
essenza. Questo è, tuttavia, esattamente ciò che hanno fatto i
Marvel Studios quando hanno
adattato Toomes per
Spider-Man: Homecoming.Il film ha stabilito che Adrian Toomes è il padre del primo
amore di Peter Parker, Liz Allan, mettendolo in un conflitto
diretto e molto personale con l’arrampicamuri.
Non
era più solo un criminale alla disperata ricerca di potere: voleva
anche provvedere alla sua famiglia, e il crimine era l’unico modo
che aveva trovato per farlo. La sua motivazione era forte e la sua
caratterizzazione ancora di più, grazie alla performance
carismatica di Michael Keaton.Sì, sapevamo che Toomes era il bad guy di turno, ma
era anche chiaro che c’era un uomo (in qualche modo) buono sotto il
costume e dietro tutte quelle buffonate violente. Avvoltoio è stato
spesso una sorta di “zimbello” nei fumetti a causa del suo costume
colorato e delle sue abilità peculiari, ma i Marvel Studios lo hanno cementato
sia come un formidabile nemico che come una simpatica presenza
nell’universo di Spider-Man.
Il tema della sorellanza in Black Widow
Black
Widow ha recentemente introdotto Yelena Belova al pubblico
generalista. Nei fumetti, Belova è un avversario di Natasha
Romanoff. Il film, tuttavia, ha adottato un approccio diverso che
ha elevato sia il personaggio che il suo rapporto con Natasha.
Black
Widow, infatti, ha reso Belova e Natasha giovani spie
russe, che sono state affidate ad una falsa famiglia per rubare
informazioni per il cattivo conosciuto come Dreykov. Anche se
quella famiglia era soltanto una falsa, Yelena e Natasha sono
diventate effettivamente sorelle nella vita reale, ma alla fine,
purtroppo, sono state fatte a pezzi.
La relazione tra i personaggi ha
dato a Black
Widow una dinamica molto intima e personale, poiché
entrambe le ex assassine si sono ricongiunte dopo anni di
separazione e hanno gradualmente accettato il loro amore reciproco.
Il modo in cui i Marvel Studios si sono avvicinati a
Yelena e alla sua relazione con Natasha ha evitato di rendere la
nuova Vedova Nera soltanto una versione malvagia/più violenta di
Nat, e ha invece introdotto una versione del personaggio che il
pubblico potrebbe facilmente accettare.
La relazione tra Hank Pym e Janet
Nei fumetti, Hank Pym è un
personaggio piuttosto instabile. Nonostante abbia avuto la sua
giusta dose di momenti eroici nelle sue diverse incarnazioni nei
fumetti nel corso degli anni, ha anche fatto diverse cose
spregevoli. La caratteristica più famigerata del personaggio in
entrambi gli universi “616” e “Ultimate” è il fatto che sia stato
violento nei confronti di Janet Van Dyne. Nell’universo “616”,
infatti, ha colpito pesantemente Janet, mentre nel mondo impostato
da “Ultimate” è stato un vero abusatore seriale che ha sottoposto
Janet a violenze sia fisiche che verbali.
Fortunatamente, quando è arrivato il momento di adattare il
personaggio per il grande schermo, i Marvel Studios hanno deciso di
omettere la natura “violenza” di Pym nei fumetti. In Ant-Man e
Ant-Man
and the Wasp, infatti, Hank Pym è stato raffigurato come
un marito amorevole. Janet e Hank erano migliori amici e non c’era
alcuna indicazione che Hank fosse violento. Il modo in cui Pym è
stato gestito nel MCU è stato molto intelligente,
perché ha permesso a un personaggio che è stato comunque noto per
così tanti anni, di non avere più a che fare con tutte quelle
caratteristiche spregevoli che avevano reso la sua controparte
fumettistica così problematica.
La dinamica tra Steve Rogers e Bucky Barnes
Nei fumetti di “Captain America” degli anni ’40, Bucky
Barnes è stato introdotto come una figura simile a Robin per Steve
Rogers. Era un bambino che idolatrava il suo partner adulto e lo
accompagnava nelle sue avventure. La loro relazione è stata un
punto fermo della mitologia di Captain America per molti anni, ma i
Marvel Studios hanno deciso di dare
una svolta alla loro dinamica in
Captain America: Il primo Vendicatore. Nel film, non solo
Bucky aveva la stessa età di Steve, ma era anche più grande e più
forte di lui prima che Rogers ricevesse il Siero del
super-soldato.
Vedere Bucky difendere e in qualche modo fare da mentore a
Steve prima che diventasse Captain America, ha dato alla coppia una
dinamica tutta nuova, a tratti divertente, da fratello minore a
fratello maggiore, e ha reso le loro interazioni una gioia da
guardare. Il fatto che si conoscessero fin dall’infanzia ha anche
dato importanza alle scene in cui Rogers ha dovuto combattere Bucky
nei panni del Soldato d’Inverno in
Captain America: The Winter Soldier.
I Hate Suzie è la
nuova serie tv dark comedy britannico creata da Lucy Prebble e
Billie Piper. È stato prodotto da Bad Wolf in associazione con Sky
Studios , con Prebble come showrunner. Tutti gli
episodi sono stati scritti da Prebble e la maggior parte sono stati
diretti da Georgi Banks-Davies.
La serie segna la terza
collaborazione tra Prebble e Piper, che in precedenza hanno
lavorato insieme a Secret Diary of a Call Girl (2007-11) e The
Effect (2012). Il 19 febbraio 2021, la serie è stata rinnovata per
una seconda serie. La serie ha ricevuto il plauso della critica
dalla critica televisiva per la sua scrittura, la regia e
l’interpretazione di Piper. È stato riconosciuto da diverse
pubblicazioni e da Conor Molloy come uno dei migliori programmi
televisivi dell’anno.
I Hate Suzie in streaming, ecco
dove vederlo
I Hate Suzie è stato
presentato in anteprima su su Sky Atlantic e NOW TV il 27 agosto
2020. I Hate Suzie in streaming è disponibile su NOW.
I Hate Suzie è disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
I Hate Suzie: trama e cast
I Hate Suzie segue
la vita dell’attrice Suzie Pickles (Piper) la cui vita viene
sconvolta quando il suo telefono viene violato e le sue fotografie
compromettenti sono trapelate. Ogni episodio è incentrato su “uno
degli otto stadi del trauma” che Suzie sperimenta,
un’interpretazione dei cinque stadi del dolore.
In I Hate
Suzie protagonisti sono Billie Pipercome Suzie Pickles,Leila Farzadcome Naomi Jones,Daniel Ingscome
Cob Betterton,Nathaniel Martello-Whitecome Carter Vaughan eMatthew Jordan-Caws come
Frank.
Gli episodi della prima stagione
di I Hate Suzie
St. 1 episodio 1: Le foto
compromettenti di Suzie sono state hackerate dal suo telefono. La
sua vita apparentemente perfetta implode in modo spettacolare.
St. 1 episodio 2: Quando nessuno
crede alla sua affermazione che le foto di sesso sono false, Suzie
fa festa mentre la sua vita familiare è in bilico.
St. 1 episodio 3: Lavorando per
salvare il suo matrimonio, Suzie concorda sul fatto che forse
lavorare con l’uomo in questione non è l’idea migliore. Naomi tenta
di tenere a bada la stampa.
St. 1 episodio 4: Suzie rilascia
un’intervista disastrosa e lotta per fare pace con i propri
desideri. Nel frattempo, Naomi è in modalità di controllo dei danni
hard-core.
St. 1 episodio 5: Cob decide che è
il suo turno di scatenarsi e Suzie è costretta a combinare la sua
cena con i suoi produttori con la notte selvaggia di Cob.
St. 1 episodio 6: Suzie è alla
ricerca di un cambiamento di carriera e di audizioni per un nuovo
musical. La politica familiare viene alla luce con i genitori di
Suzie.
St. 1 episodio 7: Suzie cerca di
mantenere la calma e di concentrarsi sull’equilibrio tra lavoro e
famiglia. Naomi si ritrova in difficoltà.
St. 1 episodio 8: Suzie deve fare
i conti con la sua situazione e prendere alcune decisioni
importanti.
Yahya Abdul-Mateen
II ha fatto il suo debutto nel DC
Extended Universe nel primo film di Aquaman
nei panni di David Kane, spietato pirata e mercenario d’alto mare
che perde suo padre mentre cerca di combattere contro l’eroe del
titolo all’interno di un sottomarino.
In origine, David era stato assunto
da Orm Marius per dirottare il sottomarino al fine di innescare
un’unione di Atlantide per condurre una guerra in superficie. Kane
si ritrova a collaborare con il re di Atlantide per dare la caccia
ad Aquaman e Mera usando un’armatura di Atlantide che in
seguito modificherà per trasformarsi ufficialmente in Black
Manta.
Durante una recente intervista con
Variety in occasione della promozione di Candyman,
Abdul-Mateen II ha parlato del sequel Aquaman and
the Lost Kingdom, anticipando che il suo personaggio
sarà “più maturo” e che il nuovo film esplorerà maggiormente
l’essere umano che si nasconde dietro il cattivo.
“Riusciremo a capire meglio
questo personaggio, alcuni dei suoi valori e alcune delle sue
motivazioni”, ha detto Yahya Abdul-Mateen II.
“La speranza è che con Aquaman 2 si possa mostrare una
versione più completa di David Kane. Nel primo film, abbiamo avuto
modo di conoscerlo, ma alla fine si trattava di arrivare a Black
Manta. Proprio per questo, la mia speranza è che il pubblico possa
conoscere un po’ di più David Kane e scoprire cosa lo motiva, cosa
vuole e contro cosa lotta.”
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni
dell’eroe in Aquaman and
the Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel,
diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph
Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il
padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di
Wan, scriverà la sceneggiatura del film, mentre il
regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost
Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre
2022.
Il personaggio della Contessa Valentina Allegra de Fontaine è
apparso per la prima volta nella serie
The Falcon and the Winter Soldier, dove l’abbiamo vista
entrare in scena in qualità di agente di un’organizzazione
governativa segreta interessata a procacciare supereroi. Il
personaggio è poi apparso anche nella scena post-credits di
Black Widow, dove inizialmente avrebbe dovuto fare il
suo debutto (ma il Covid-19 ha poi stravolto tutti i piani dei
Marvel Studios).
Val è un personaggio dei fumetti
assai misterioso, che ha legami con praticamente qualsiasi
organizzazione, dallo S.H.I.E.L.D. all’Hydra e oltre. Ha radici
profonde all’interno della comunità clandestina della Marvel, cosa che la rende uno dei
personaggi più loschi dei fumetti. Al momento non sappiamo in quale
progetto del MCU rivedremo il personaggio, ma
pare che possa trattarsi nientemeno che di Black
Panther: Wakanda Forever.
Di recente, infatti, un utente di
Twitter ha portato alla luce alcuni scatti condivisi via
Instagram dal truccatore di Julia Louis-Dreyfus
che mostrano l’attrice su un set ad Atlanta, in Georgia, circondata
da schermi verdi. Alcuni utenti di IG hanno commentato il post
facendo notare che, in realtà, le foto potrebbero fare riferimento
anche ai reshoot della serie Hawkeye (che dovrebbe essere collegata alla
scena post-credits di Black Widow in cui Val appare al fianco di Yelena
Belova).
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha
confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al
compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i
Marvel Studios per interpretare il
villain principale del sequel.
Alla regia di I Mercenari
4 ci sarà Scott Waugh (Need for
Speed), mentre la sceneggiatura porterà la firma di
Spenser Cohen. La produzione partirà il prossimo ottobre. I
dettagli sulla trama non sono ancora stati rivelati, ma ovviamente
la storia si concentrerà ancora una volta sull’ormai celebre gruppo
di mercenari veterani. Tuttavia, pare che il protagonista del nuovo
film non sarà più il personaggio di Barney Ross interpretato da
Stallone, ma bensì quello di Lee Christmas interpretato da Statahm.
Fox sarà la protagonista femminile.
Jason Statham sarà coinvolto anche in qualità di
produttore insieme a Kevin King Templeton, Les Weldon, Yariv
Lerner, Jeffrey Greenstein e Jonathan Yunger di Millennium Media.
“È così divertente riunire queste star per un film d’azione
senza esclusione di colpi”, ha dichiarato in una nota
ufficiale Jason Constantine, presidente delle
acquisizioni e delle co-produzioni di Lionsgate Motion Picture
Group. “Il nuovo film alzerà la posta in gioco e sarà
l’avventura più grande e più tosta di sempre.”
Il successo della saga de I Mercenari
La saga de I Mercenari (The Expendables in
originale) è stata scritta ed interpretata daSylvester
Stallone, basata sui personaggi creati
da David Callaham. Il primo film, diretto
dallo stesso Stallone, è uscito nel 2010, seguito dal secondo
capitolo diretto da Simon West nel 2012 e dal terzo capitolo
diretto da Patrick Hughes nel 2014. La saga è stata creata per
omaggiare i blockbuster d’azione degli anni ’80
e ’90. Tutti e tre i film hanno incassato oltre 829 milioni di
dollari al box office mondiale.
La regista Chloé
Zhao è stata la seconda donna, nonché la prima donna di
colore, a vincere il premio Oscar come miglior regista grazie a
Nomadland. È naturale, dunque, che il
suo coinvolgimento in Eternals,
il film Marvel in arrivo nelle sale a
novembre, sia uno dei motivi per cui il nuovo film dei Marvel Studios è così atteso.
Il terzo lungometraggio del MCU in uscita nel 2021, in arrivo
dopo Black
Widow e Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, introdurrà
ufficialmente la razza aliena cosmica del titolo nel longevo
franchise di successo. Dopo essersi nascosti sulla Terra per
migliaia di anni, gli Eterni si uniranno ancora una volta per
combattere contro i Devianti, una razza di esseri malvagi con cui
condividono un lignaggio. Grazie ad un controllo creativo sul film
che si potrebbe definire quasi senza precedenti, sappiamo che Zhao
ha girato Eternals servendosi
principalmente di location reali e, quando possibile, di effetti
pratici al posto della CGI.
Sappiamo anche che è stato proprio
il lavoro che Zhao ha fatto con Nomadland a spingere Kevin Feige ad ingaggiarla per Eternals,
e ora il produttore del film Nate Moore ha
rivelato che, in realtà, i due film non sono così diversi come
potrebbero sembrare. Intervistato da
Empire Magazine, Moore ha elencato quelli che, dal suo punto di
vista, sono i punti di contatto tra le due pellicole, spiegando che
entrambi i film condividono “la stessa risonanza tematica”.
“Chloé è interessata a
raccontare storie di outsider che si trovano alla deriva in nuovi
mondi”, ha detto Moore. “Nomadland e Eternals condividono entrambi quel DNA. Chiaramente,
Nomadland non ha gli stessi fronzoli di Eternals, ma ha la medesima
risonanza tematica. Questa è sicuramente una novità per tutti noi.
‘Dalla regista premio Oscar di…’ non è una frase che sei abituato a
sentire prima di un film Marvel.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Nonostante il confronto con il
Deadshot di
Will Smith fosse in qualche modo inevitabile, alla fine il
personaggio di Robert Dubois/Bloodsport interpretato da
Idris
Elba in The Suicide
Squad si è rivelato uno dei migliori all’interno
del film diretto da James Gunn.
In seguito all’uscita del film, i
fan hanno subito iniziato a chiedersi quando avrebbero potuto
vedere di nuovo il mercenario esperto di tecnologia in azione.
Proprio per questo, c’è stata molta eccitazione quando, nelle
ultime ore,
è iniziata a circolare online una voce a proposito di un
progetto interamente dedicato a Bloodsport (il report, però, non ha
specificato se si sarebbe trattato di un film o di una serie
tv).
Sfortunatamente, non sembra esserci
alcuna verità in questa notizia, poiché il regista James Gunn ha prontamente smentito il rumor su
Twitter, anche se ha aggiunto che esiste una “possibilità
di vedere ancora di più a proposito Bloodsport in futuro.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Arriva da
The Hollywood Reporter la notizia che i Walt Disney Studios
hanno ufficialmente dato il via libera al sequel di Jungle Cruise, il film basato sull’omonima
attrazione dei parchi Walt Disney, uscito nelle sale e in
contemporanea su Disney+ lo scorso luglio.
Dwayne Johnson e Emily Blunt torneranno a vestire i panni
rispettivamente di Frank Wolff e della dottoressa Lily Houghton.
Anche il regista del film Jaume Collet-Serra
(attualmente impegnato con la produzione dell’atteso Black
Adam, il cinecomic DC che vedrà “The Rock” nei panni
dell’anti-eroe eponimo), dovrebbe tornare dietro la macchina da
presa, così come il candidato all’Oscar Michael
Green, che dovrebbe occuparsi ancora una volta della
sceneggiatura.
Jungle Cruise ha di recente superato i 100
milioni di dollari al box office nazionale, portando gli incassi a
livello mondiale a circa 187 milioni. Inoltre, a soli tre giorni di
distanza dall’uscita su Disney+ con Accesso Vip, il film ha
guadagnato oltre 30 milioni di dollari, secondo i dati riportati
dalla multinazionale.
Sebbene in una situazione di
normalità questi numeri non sarebbero stati considerati
particolarmente entusiasmanti (ricordiamo che il budget del film è
stato di 200 milioni di dollari), data la situazione in cui viviamo
ora è probabile che la Disney abbia comunque ritenuto tali cifre
sufficienti per procedere con il sequel, incentivata probabilmente
anche dall’accoglienza positiva da parte del pubblico.
La sinossi ufficiale di Jungle Cruise
Da Londra, in Inghilterra, Lily
parte per la foresta amazzonica e recluta Frank per guidarla lungo
il corso del fiume con La Quila, la sua barca diroccata ma
affascinante. Lily è determinata a scoprire un antico albero con
straordinarie capacità curative, in grado di cambiare il futuro
della medicina. Durante questa epica ricerca, l’improbabile duo
incontra innumerevoli pericoli e forze soprannaturali, nascosti
nell’ingannevole bellezza della rigogliosa foresta pluviale. Ma
quando vengono svelati i segreti dell’albero perduto, la posta in
gioco per Lily e Frank diventa sempre più alta e il loro destino e
quello dell’umanità sono appesi a un filo.
Mastercard, main sponsor della
78.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia (1-11 settembre), e orgoglioso sostenitore della magia
del cinema, dei nuovi talenti, delle diverse prospettive e delle
nuove avventure – invita gli amanti del cinema, gli studenti e gli
appassionati ad un’esclusiva serie di conversazioni, in
collaborazione con La Biennale di Venezia, con alcuni delle più
influenti personalità del cinema contemporaneo. Insieme scopriremo
come le storie raccontate dai grandi cineasti possano avere un
impatto duraturo, ben oltre il film stesso.
La passione per il cinema ci apre
gli occhi verso nuovi mondi, nuove realtà e nuove sfide. Coloro che
creano la magia del cinema sul grande schermo hanno la
straordinaria capacità di mostrarci la vita da una nuova
prospettiva, trascinandoci in un viaggio inaspettato o
permettendoci di rivivere luoghi a noi già familiari in una maniera
totalmente nuova. Come queste storie vengono colte cambia in
base alla lente creativa che dà inizio a questo viaggio, insieme
all’ambiente in cui vengono vissute.
Unisciti a Bong
Joon Ho,
Tim Roth, Susan Sarandon,
Marisa Tomei,
Paolo Virzì e
Robin Wright e ascoltali condividere i loro pensieri
su come il grande cinema possa dare vita a diverse correnti di
pensiero e prospettive, stimolare un’infinità di emozioni e
influenzare le nostre vite fin dal momento iniziale di ogni
film.
Nel nostro appuntamento “See
life through a different lens: contactless connections – Exploring
the power of cinema to connect us” esploreremo il ruolo del
regista, dell’attore e del cineasta e di tutti coloro che ruotano
attorno al mondo del cinema nel costruire storie che non solo ci
aiutano a cogliere le diverse sfumature di una realtà cangiante, ma
che ci permettono di connetterci a nuovi e diversi mondi, ricchi di
opportunità davveropriceless.
“Il cinema, a differenza di
tutte le altre forme d’arte, ci invita e ci dà la possibilità di
vedere la vita sotto una diversa prospettiva. E mentre ci
addentriamo in un momento di grandi cambiamenti , il cinema riveste
un ruolo ancora più importante. Siamo orgogliosi di poter, anche
quest’anno, rinnovare la nostra forte collaborazione con la
Biennale di Venezia, per aiutare le persone in tutto il mondo di
fare esperienza del potere trasformazionale del cinema. –
ha dichiarato Jeannette Liendo,Integrated Marketing and Communications, Mastercard
Europe– Ascoltando i contributi più recenti di
icone e leggende del mondo del cinema, vogliamo offrire agli amanti
della Settima Arte e agli studenti di cinema un’esperienza
coinvolgente e irripetibile, permettendogli di essere più vicini al
processo creativo di quest’arte che, per loro, è assolutamente
priceless.”
“Il cinema è una
finestra spalancata sul mondo. Ogni film, se di qualità, è in grado
di insegnarci qualcosa, di renderci consapevoli dei grandi
cambiamenti in atto nella società contemporanea, di influire sui
nostri pregiudizi e le nostre conoscenze. Con il cinema, si può
viaggiare a ritroso per riscoprire eventi dimenticati o deformati
dalle consuetudini, e arrivare là dove non siamo in grado di
giungere con i nostri mezzi limitati, che si tratti di Paesi
lontani o del futuro che ci attende. Nessuna forma d’arte più del
cinema è in grado di intrattenerci e istruirci nello stesso tempo,
contribuendo ad accrescere la nostra consapevolezza di individui e
di cittadini del mondo. Siamo lieti di poter contare sulla
collaborazione di Mastercard per rafforzare il nostro impegno a
sostegno del cinema e alla sua diffusione”, ha commentato
Alberto Barbera, Direttore artistico della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia.
I PROTAGONISTI
Bong Joon Ho ha
debuttato con Barking Dogs Never Bite prima di raggiungere
la fama internazionale con Memorie di un assassino. I
successivi The Host e Mother riscuotono un grande
successo di pubblico e critica e numerosi premi. Ha fatto la sua
prima incursione nelle produzioni internazionali con
Snowpiercer, interpretato da Chris Evans, John Hurt, Tilda
Swinton, Ed Harris e Octavia Spencer, e Okja, sempre con
un cast stellare. Il suo ultimo film, Parasite, ha vinto
la Palma d’oro, il David di Donatello, il Golden Globe, il Critics
Choice Award, e il BAFTA per la miglior sceneggiatura e il miglior
film straniero, nonché l’Oscar per la migliore sceneggiatura
originale, per la migliore regia, come miglior film internazionale
e come miglior film.
Tim Roth è tra gli
attori più versatili e talentuosi del panorama cinematografico
mondiale. Protagonista per film di maestri quali Quentin Tarantino,
Francis Ford Coppola, Michael Haneke, Robert Altman, Werner Herzog,
Wim Wenders, si presta anche a progetti più popolari qualiThe
Incredible Hulk, a serie tv di successo per la Marvel / Disney +, senza
dimenticare il suo impegno per il teatro, che gli è valso numerosi
premi. Tra i suoi film più recenti Bergman Island di Mia
Hansen-Love e Sundown di Michael Franco.
Susan Sarandon,
considerata uno dei migliori talenti della sua generazione, ha
ricevuto cinque candidature al Premio Oscar per Atlantic
City, Thelma & Louise, L’olio di Lorenzo,
Il cliente e si è aggiudicata la statuetta per Dead
Man Walking. Nel corso della sua carriera è stata inoltre
premiata con un BAFTA e uno Screen Actors Guild Award, venendo
candidata nove volte ai Golden Globe e sei al Premio Emmy. Nella
sua lunga carriera ha lavorato con Billy Wilder, Jim Sharman, Louis
Malle, Tony Scott, Paul Schrader, Joel Schumacher, John Turturro,
Cameron Crowe, Paul Haggis. Nel 2010 è stata nominata
ambasciatrice di buona volontà dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite
(FAO).
Marisa Tomei,
premio Oscar per Mio cugino Vincenzo, viene candidata
altre due volte all’Oscar per In the Bedroom e per The
Wrestler. Si divide tra teatro
e ruoli da protagonista al cinema con Qualcuno da
amare,Cronisti d’assalto,Only
You – Amore a prima vista. Dopo il film di
denuncia Benvenuti a Sarajevo si mette in luce con due
ruoli comici in L’altra faccia di Beverly Hills e
in What Women Want – Quello che le donne vogliono.
Per Onora il padre e la madre ottiene una
candidatura agli Independent Spirit Awards. Viene scelta per
interpretare May Reilly nei film del Marvel Cinematic Universe, compresi
i film Spider-Man:
Homecoming, Spider-Man: Far from Home
e Spider-Man: No Way Home.
Paolo Virzì,
debutta nella regia nel 1994 a Venezia con La Bella Vita.
Passa dalla Livorno popolare di Ovosodo (Gran Premio della
Giuria alla 54ª Mostra di Venezia) e La Prima Cosa Bella
all’on the road lungo la East Coast USA con The Leisure
Seeker, in concorso alla 74ª Mostra di Venezia, con Donald
Sutherland e Helen Mirren (nominata ai Golden Globes come Miglior
Attrice). Notti Magiche è la sua ultima fatica. Ha vinto 7
David di Donatello e 8 Nastri d’Argento. È stato 2 volte nella
cinquina dell’EFA come Miglior Regista Europeo e per 2 volte ha
rappresentato l’Italia agli Oscar.
Robin Wright è
un’attrice pluripremiata e filantropa che ha marcato Hollywood
indelebilmente. Indimenticabile in House of Cards, durante
la sua lunga carriera, di gran successo, ha recitato con Denis
Villeneuve, Robert Redford, Robert Zemeckis, Nick Cassavetes,
Rodrigo Garcia, David Fincher, Bennett Miller, Rob Reiner, Barry
Levinson, Anthony Minghella, M. Night Shyamalan, Sean Penn, Peter
Kosminsky, Luis Mandoki. Nel 2014, Wright ha fondato Pour Les
Femmes, una linea di pigiami socialmente consapevole, con la
stilista Karen Fowler. Robin è anche una devota sostenitrice dei
diritti delle donne dell’Est Congo.
Le Conversation Series di
“See life through a different lens” saranno disponibili
sul canale Youtube di Mastercard, su priceless.com e labiennale.org
con il seguente calendario :
Dal primo all’11 settembre 2021 al
Lido di Venezia, nell’anno delle celebrazioni dei 1600 anni della
fondazione della città, prende il via la
78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica,
organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera:
la Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema
internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di
industria, in uno spirito di libertà e di dialogo.
La prima Esposizione Internazionale
d’Arte Cinematografica risale al 1932 nell’ambito della
diciottesima Biennale di Venezia. Il festival, denominato “1ª
Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”, nacque da
un’idea del presidente della Biennale di allora, il conte Giuseppe
Volpi, dello scultore Antonio Maraini, segretario generale, e di
Luciano De Feo, segretario generale de L’Unione Cinematografica
Educativa (emanazione della Società delle Nazioni con sede a Roma),
concorde sull’idea di svolgere la rassegna nella città lagunare e
primo direttore-selezionatore.
L’edizione 1932 si svolse dal 6 al
21 agosto 1932 e fu la prima manifestazione internazionale di
questo tipo: si svolse interamente sulla terrazza dell’Hotel
Excelsior al Lido di Venezia e, anche se non era una rassegna
competitiva, nel cartellone c’erano titoli che fecero la storia del
cinema. Tra questi, vale la pena di ricordare Probito del grande
regista statunitense Frank Capra, Grand Hotel di
Edmund Goulding, Il Campione di King Vidor, il
primo e inimitabile Frankestein di James Whale.
Alla serate erano presenti gli attori protagonisti dei film che
fecero arrivare al Lido oltre 25mila spettatori: si parla dei
maggiori divi internazionali dell’epoca come Greta Garbo,
Clark Gable, Fredric March, Loretta Young, John Barrymore, Joan
Crawford, senza dimenticare l’idolo italiano Vittorio De
Sica e il grande Boris Karloff, passato alla storia per il suo
ruolo del mostro nel primo Frankestein. Il primo film della storia
della Mostra, che venne proiettato la sera del 6 agosto 1932, fu Il
dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde) di Rouben Mamoulian. Il
primo film italiano, Gli uomini, che mascalzoni… di Camerini, venne
presentato invece la sera dell’11 agosto 1932.
In mancanza di una giuria e
dell’assegnazione di premi ufficiali, introdotti solamente più
tardi, un referendum indetto dal comitato organizzatore, presieduto
da Attilio Fontana dell’Ice (Istituto del Commercio Estero), svolto
tra il pubblico accorso alla rassegna, decretò come miglior regista
il sovietico Nikolaj Ekk per il film Il cammino verso la vita,
mentre il film di René Clair A me la libertà venne eletto come il
più divertente. Come migliore attrice fu premiata Helen Hayes, come
miglior attore Fredric March; il film “più commovente” risultò
essere la pellicola americana Il fallo di Madelon Claudet di Edgar
Selwyn.
La seconda edizione si svolse due
anni dopo, nel 1934, e fu la prima rassegna competitiva: i Paesi
rappresentati erano 19 e i giornalisti accreditati più di 300. Dal
1935 la Mostra diventò annuale, segno evidente del successo
internazionale della manifestazione. In quello stesso anno venne
istituita la Coppa Mussolini per il miglior film straniero e
italiano, ma non esisteva una vera giuria. Era la presidenza della
Biennale che decretava i vincitori dei premi. Oltre alla Coppa
Mussolini, vennero distribuite le Grandi Medaglie d’oro
dell’Associazione nazionale fascista dello spettacolo, inoltre i
premi per le migliori interpretazioni e giovani registi alla loro
opera prima.
Con il crescere della notorietà e
del prestigio della rassegna, crebbe anche il numero di opere e dei
Paesi partecipanti in concorso. A partire da questa edizione, però,
e fino al Dopoguerra, alla Mostra non parteciparono più i film
sovietici, mentre il prestigioso premio per gli attori assunse la
denominazione di Coppa Volpi, dal cognome del conte Giuseppe Volpi,
padre della rassegna.
Di edizione in edizione, molte
furono le innovazioni della Mostra: nel 1937 venne inaugurato il
nuovo Palazzo del Cinema, opera dell’architetto Luigi Quagliata,
costruito a tempo di record secondo i dettami del Modernismo,
diffusosi all’epoca e mai più abbandonato nella storia della
rassegna, tranne che tra il 1940 ed il 1948.
Gli anni Quaranta rappresentarono
uno dei momenti più difficili della rassegna a causa delle guerre
in corso: le edizioni del 1940, 1941 e 1942 si svolsero a Venezia,
ma lontano dal Lido. Pochi furono i Paesi partecipanti. La mostra
riprese a pieno regime nel 1946 a seguito della conclusione della
guerra, ma le proiezioni si svolsero stavolta al cinema San Marco,
a causa della requisizione del Palazzo del Cinema da parte degli
Alleati.
L’edizione del 1946 per la prima
volta si svolse nel mese di settembre, a seguito dell’accordo con
il neonato Festival
di Cannes, che proprio nella primavera del ‘46 aveva
organizzato la sua prima rassegna. Nel 1947 la mostra si tenne al
Palazzo Ducale, in una splendida e unica cornice, raggiungendo un
record di novantamila presenze. Il 1947 vide anche ripristinata la
Giuria internazionale per assegnare il Gran premio internazionale
di Venezia.
La crescita della Mostra e la sua
importanza sempre maggiore portò a un richiesta di maggiori spazi:
tra il 2000 e il 2001 la direzione si concentrò su un forte
rafforzamento delle infrastrutture, affiancando ai palazzi storici
nuove ampie sedi, ristrutturate o create appositamente per il
festival, migliorando i collegamenti tra le diverse zone e portando
lo spazio totale a disposizione della rassegna ad oltre 11.000
metri quadrati.
Trieste
Science+Fiction Festival, il più importante evento
italiano dedicato ai mondi della fantascienza e delle meraviglie
del possibile in programma dal 27 ottobre al 3 novembre 2021 nel
capoluogo giuliano, svela il poster dell’edizione 2021: un disegno
originale realizzato dal talento dell’illustrazione italiana
Alessandro Pautasso, in arte Kaneda, che vanta importanti
riconoscimenti e collaborazioni tra cui il New York Times, Disney,
NBA, Warner Bros, Sony, Universal e Greenpeace.
L’immagine vuole
rappresentare l’ingresso nel mondo del cinema di fantascienza con i
viaggi nello spazio e le fantastiche incognite del futuro: uno
sguardo colorato pieno di stupore che invita all’immaginazione e
alla meraviglia. “Con quest’opera, ho desiderato interpretare la
fantascienza attraverso l’immaginario sci-fi classico visto con gli
occhi di un bambino” – spiega Kaneda – “Ecco dunque le astronavi, i
viaggi spaziali e l’incontro con l’ignoto.”
Alessandro Kaneda
Pautasso è un illustratore torinese con uno stile fortemente
caratterizzato da energici colori al neon e da forme geometriche
astratte. Nato nel 1982, dopo essersi innamorato di un libro di
illustrazioni dei Beatles di Alan Aldridge, ha iniziato a disegnare
quasi ogni giorno. Attratto dalle arti visive, decide di
intraprendere una carriera nel campo della grafica pubblicitaria e
dell’illustrazione e contemporaneamente si concentra sull’arte
digitale. I lavori di Kaneda sono stati presentati su prestigiosi
giornali e riviste internazionali come il New York Times, il
Washington Post, il Los Angeles Times, il Seattle Times e Wired UK;
ha curato illustrazioni per Adobe, NBA TV, Juventus FC, Adidas
China, Sunglass Hut, Warner Bros Italy, Remy Martin, Futurebrand
Paris, Lowe China, Sony Music Italy, Universal Records, Greenpeace;
key-arts, copertine di cd e libri, tra cui Disney Books e la cover
dell’album di Mika “Songbook vol. 1.”.
La 21° edizione del TS+FF
è progettata per svolgersi con formula ibrida, in presenza a
Trieste e on-line, con il ritorno del pubblico in presenza nelle
sedi tradizionali del festival ma aperto anche alla partecipazione
su web, dopo l’esperienza virtuale dell’anno scorso su MYmovies che
ha portato a un sensibile allargamento del pubblico su scala
nazionale.
“Un festival per il
21esimo secolo, disegnato secondo un modello “smart”, – ha
dichiarato Daniele Terzoli, presidente de La Cappella Underground –
immaginato in funzione della nuova quotidianità e del mondo
digitale, costruito su un’idea di sostenibilità e pensato per
andare incontro alle esigenze di tutti gli spettatori.”
Il Trieste
Science+Fiction Festival, con la conferma della partnership con
MYmovies, si svolgerà infatti anche quest’anno in un’edizione
ibrida, con modalità di partecipazione online e dal vivo in quattro
diverse sale: la sala del Politeama Rossetti (con una platea da 960
posti), il Teatro Miela e il Cinema Ariston di Trieste, e la
sala virtuale di MYmovies, sito leader in Italia nell’informazione
cinematografica.
Fondato a Trieste
nell’anno 2000, Trieste Science+Fiction Festival ha raccolto
l’eredità dello storico Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste svoltosi
dal 1963 al 1982, la prima manifestazione dedicata al cinema di
genere in Italia e tra le primissime in Europa, divenendo il più
importante evento italiano dedicato ai mondi della fantascienza e
del fantastico. Cinema, televisione, new media, letteratura,
fumetti, musica, arti visive e performative compongono
l’esplorazione delle meraviglie del possibile.
Tra i grandi ospiti
internazionali presenti al Trieste Science+Fiction Festival dal
2000 a oggi si ricordano i nomi di Neil Gaiman, Pupi Avati,
Dario Argento, Jimmy Sangster, John Landis, Lamberto Bava, Terry
Gilliam, Enki Bilal, Joe Dante, Jean “Moebius” Giraud, Ray
Harryhausen, Christopher Lee, Roger Corman, George Romero, Alfredo
Castelli, Gabriele Salvatores, Alejandro Jodorowsky, Bruce
Sterling, Rutger Hauer, Sergio Martino, Douglas Trumbull, Phil
Tippett e Brian Yuzna.
Trieste Science+Fiction
Festival è organizzato dal centro ricerche e sperimentazioni
cinematografiche e audiovisive La Cappella Underground con la
collaborazione e il sostegno di: MIC – Direzione Generale Cinema e
Audiovisivo, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, PromoTurismo
FVG, Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste,
Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali.
Trieste Science+Fiction
Festival è membro ufficiale del board della Méliès International
Festivals Federation, fa parte di AFIC – Associazione Festival
Italiani di Cinema e partecipa ad EURASF, rete europea di festival
con focus sul film scientifico.
Il Festival è
riconosciuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia tra i
progetti triennali di rilevanza regionale di interesse
internazionale in campo cinematografico. La manifestazione si
avvale del patrocinio dei principali enti scientifici del
territorio: AREA Science Park, ICGEB, ICTP, INAF – Osservatorio
Astronomico di Trieste, IS Immaginario Scientifico – Science
Centre, OGS, SISSA.
La sede principale della
manifestazione, grazie alla collaborazione del Comune di Trieste e
del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, sarà il Politeama
Rossetti. Il palazzo della Casa del Cinema di Trieste, sede delle
maggiori associazioni di cultura cinematografica del territorio, è
il quartier generale della manifestazione e con la collaborazione
del Teatro Miela ospiterà le sezioni collaterali del festival,
mentre altre iniziative e programmi speciali sono previsti nella
sala d’essai del Cinema Ariston.
Figli del
sole (Khorshid) di Majid Majidi, in arrivo nelle sale
italiane dal 2 settembre 2021 grazie a Europictures. Il candidato
al Premio Oscar Majid Majidi, già in nomination per “I ragazzi del
paradiso”, torna dietro la macchina da presa per raccontare una
nuova ed emozionante storia di bambini. Il film “Figli del sole” è
stato presentato in concorso alla 77ª
Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove
il giovane protagonista Rouhollah Zamani è stato insignito del
Premio Marcello Mastroianni 2020, ed è stato selezionato per
rappresentare l’Iran nella categoria Miglior Film Internazionale
agli Oscar 2021.
Al centro della trama di
Figli del sole l’appassionante storia del
dodicenne Ali e dei suoi tre amici che per trovare un antico tesoro
dovranno… tornare a scuola! Tra lavoretti e piccoli furti, il
gruppo di ragazzini cerca di sbarcare il lunario nelle periferie di
Teheran. Con un colpo di scena quasi miracoloso, ad Ali viene
affidato il compito di recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il
ragazzo recluta così la sua banda, ma per ottenere l’accesso al
tunnel i bambini dovranno iscriversi alla Sun School, un istituto
di beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini
lavoratori, situato in prossimità del tesoro nascosto. Un
film acclamato dalla critica internazionale, che parla di amicizia
e avventura, speranza e voglia di riscatto, affrontando tematiche
di grande attualità.
“Sono sempre stato
entusiasta del sorprendente mondo dei bambini” – spiega il regista
Majid Majidi – “Come regista, sono
autenticamente attratto dai giovani, sono la mia ispirazione: la
loro passione, originalità, immaginazione e la libertà, che gli
permette di imbarcarsi nelle loro avventure. (…) Non volevo fare
una polemica seria sul lavoro minorile. Volevo fare un film
divertente, energico, gioioso, pieno di avventura e coraggio, che
mostrasse quanto siano capaci, pieni di risorse e resilienti questi
bambini. Per affrontare temi cupi come il lavoro minorile, serve
empatia e umorismo, per questo ho deciso di creare un’avventura
pericolosa alla ricerca di un tesoro. La parola “tesoro” emoziona
tutti e significa qualcosa di diverso per tutti, perché è una
speranza inaspettata di trovare qualcosa di speciale, di
magico.”
La trama
Il dodicenne Ali e i suoi
tre amici lavorano sodo per sopravvivere e sostenere le proprie
famiglie, tra lavoretti in garage e piccoli reati. Con un colpo di
scena quasi miracoloso, ad Ali viene affidata la responsabilità di
recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il giovane quindi recluta
la sua banda, ma per ottenere l’accesso al tunnel i bambini
dovranno prima iscriversi alla Sun School, un istituto di
beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini lavoratori,
situato vicino al tesoro nascosto.
Qual è stato il tuo processo per il casting
dei giovani, in particolare Rouhollah (Ali) e Shamila
(Zahra)?
In tutti i miei film, il
casting è la parte che richiede più tempo in fase di
pre-produzione. È un processo difficile e complicato. Il processo
di eliminazione è molto doloroso e straziante, richiede molto tatto
ed empatia, specialmente con i bambini, per non infrangere i loro
sogni. È una grande responsabilità. Nel corso di quattro mesi
abbiamo fatto oltre 3.000 provini, prima di trovare i nostri
attori. Alcuni sono veri bambini di strada, come Shamila (Zahra) e
suo fratello Aboulfazl. Sono immigrati afghani sia sullo schermo,
sia nella vita reale. Vivono con i genitori e, proprio come nel
film, passano le giornate lavorando sulla strada o in metropolitana
e frequentando una scuola per bambini lavoratori. Un anno fa ho
visitato la loro scuola. Shamila era come una luce, sicura di sé,
con un carisma naturale. Poi ho incontrato suo fratello minore e
gli ho chiesto di discutere nella loro lingua. Erano così naturali
e perfetti che gli abbiamo chiesto di venire al casting. La loro
forza nella recitazione proviene proprio dal loro vissuto. Quanto a
Rouhollah (Ali), anche lui non aveva mai recitato. Era puro, con
un’energia grezza, determinato a dare più del previsto. Scegliere
il personaggio principale era il compito più difficile. Ma
Rouhollah ha superato tutti, perché aveva una tale intensità e un
tale desiderio di ottenere il ruolo di protagonista… Proprio come
il personaggio che interpreta, determinato a trovare il tesoro e
salvare sua madre.
Note di regia
FIGLI DEL SOLE parla di
bambini costretti a lavorare per sostenere le proprie famiglie. Ad
oggi, sono 152 milioni i bambini in questa situazione. Le
organizzazioni internazionali portano avanti una lotta disperata
per sostenere questi giovani vittime di abusi, privati anche del
loro diritto umano all’istruzione. Il messaggio di FIGLI DEL SOLE è
che siamo tutti responsabili nei confronti di questi bambini, molti
dei quali sono estremamente talentuosi e tutti preziosi.
Semplicemente, non è tollerabile che il loro status sociale ed
economico li consegni a un futuro di opportunità limitate e scarse
prospettive. FIGLI DEL SOLE vuole dimostrare le capacità e
l’umanità di questi bambini. I nostri giovani attori protagonisti
erano tutti bambini lavoratori e si sono rivelati tutti performer
sorprendenti ed estremamente intelligenti.
Abbiamo aspettato quella che
sembrava un’eternità per il primo trailer di
Spider-Man: No Way Home, ma dire che vogliamo vederne
e saperne di più a proposito del film sarebbe un mero
eufemismo!
La speranza è che la campagna
marketing entri nel vivo nei prossimi mesi, in attesa della data di
uscita fissata per il 17 dicembre. Tuttavia, è molto probabile che
a proposito del film non verrà rivelato più nulla nelle prossime
settimane. Eppure, un piccolo aggiornamento a proposito dell’atteso
blockbuster è stato diramato nelle ultime ore, anche se al momento
manca una conferma ufficiale.
Sul sito web della catena di cinema
britannica
Cineworld (via
CBM), viene specificato che
Spider-Man: No Way Home durerà ben 150 minuti. È molto
probabile, tuttavia, che questo sia solo un placeholder. Ad ogni
modo, è importante sottolineare che il sito aveva già “anticipato”
la durata di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli: in
precedenza, infatti, il sito aveva segnalato che il film sarebbe
durato 130 minuti; di fatto, la durata effettiva di Shang-Chi è di 132 minuti.
Se la durata di 150 minuti (o giù di
lì) dovesse essere confermata da Sony Pictures, allora Spider-Man:
No Way Home sarà ufficialmente il film dedicato
all’iconico personaggio più lungo mai realizzato da Sony e Marvel. Non ci resta, dunque, che
attendere una conferma ufficiale.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà
nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli potrebbe
cambiare drasticamente il MCU, dal momento che il film
introdurrà quasi certamente nel franchise molti nuovi elementi
provenienti direttamente dai fumetti originali. L’eroe asiatico
occupa uno spazio unico nell’Universo Marvel ed ha profondi legami con
molti altri importanti eroi e squadre dei fumetti.
È figlio di un villain
Shang-Chi è stato co-creato
dallo scrittore Steve Englehart e dall’artista Jim Starlin (il
co-creatore del grande cattivo Marvel Thanos) ed era, in realtà,
una specie di spin-off di un franchise al di fuori della Marvel Comics. Shang-Chi è stato presentato,
infatti, come il figlio del supercriminale Fu Manchu, che la
Marvel ha preso in licenza dal
romanziere Sax Rohmer.
Problemi di diritti hanno costretto
la Marvel ad allontanarsi dal mito di
Fu Manchu, e così il padre dell’eroe è stato successivamente
ribattezzato Zheng Zu. Shang-Chi faceva parte dell’organizzazione
criminale di suo padre, ma non conosceva proprio tutta la verità
sui suoi intenti malvagi. Alla fine gli voltò le spalle e si
impegnò a combatterlo, unendosi pe run po’ di tempo all’agenzia di
spionaggio britannica MI-6.
Maestro delle arti marziali
Shang-Chi è cresciuto fin dalla nascita imparando le arti
marziali. Suo padre e i suoi collaboratori lo hanno addestrato in
una varietà di arti marziali e stili di armi, rendendolo uno dei
migliori combattenti corpo a corpo al mondo.
Sebbene non abbia superpoteri, ha padroneggiato l’arte del
Chi, che gli consente di superare i limiti umani in termini di
abilità e resistenza. Le sue abilità sono state molto utili contro
numerosi supercriminali Marvel e ha anche contribuito ad
addestrare molti altri eroi Marvel nelle arti
marziali.
Ha addestrato Spider-Man nelle arti marziali
In una storyline che avrebbe molto potenziale per il futuro
del MCU, Shang-Chi ha addestrato
Spider-Man nelle arti marziali. In “Amazing Spider-Man: Infested
#1” del 2011, Spider-Man ha temporaneamente perso il suo Senso di
ragno. Per rimediare, si allena con Shang-Chi per sviluppare un
nuovo stile di combattimento che si basa, ovviamente, sui suoi
superpoteri.
Ciò
gli torna utile durante la trama di “Spider-Island”, in cui molte
persone normali a New York iniziano a sviluppare i poteri tipici di
Spidey. Quest’amicizia con Spider-Man, sotto molti aspetti
improbabile, continua in realtà ancora oggi, con entrambi gli eroi
che prestano servizio come Vendicatori.
Deadly Hands of Kung Fu
Le prime avventure di
Shang-Chi lo hanno portato in giro per il mondo. Si è scontrato per
la prima volta con altri supereroi Marvel in grande stile in “Deadly
Hands of Kung Fu #31” del 1976. Ha poi collaborato con altri
importanti artisti marziali Marvel, come Iron Fist e White
Tiger, per affrontare la malvagia Corporation.
La Corporation è un’azienda
internazionale fortemente invischiata in attività illegali. È nota
nei fumetti per essere gestito da un gruppo di cattivi, tra cui
Curtis Jackson, uno dei vari Power Broker dei fumetti.
Marvel Knights
Shang-Chi ha fatto
sporadiche apparizioni nei fumetti dopo che la questione “diritti”
su molti dei personaggi a cui era stato associato, come Fu Manchu,
si è notevolmente complicata. Le cose hanno cominciato a cambiare
per Shang-Chi nei primi anni 2000.
Divenne un membro di spicco dei
Marvel Knights, un gruppo guidato
da Daredevil. Shang-Chi si unì a Daredevil, Vedova Nera e Dagger
per catturare il Punitore, ricercato per aver infranto la legge. Lo
stesso Punitore sarebbe poi entrato rapidamente a far parte della
squadra, anche se per breve tempo.
Ero in vendita
Shang-Chi è stato associato
a diverse squadre Marvel, tra cui gli Eroi in
vendita. Questa iterazione della squadra è stata gestita dalle
Figlie del Drago, Misty Knight e Colleen Wing. Shang-Chi si è unito
a loro sulla scia del “Atto di Registrazione dei Superumani”, che
nei fumetti ha dato il via alla conseguente trama di “Civil
War”.
Questo periodo si concluse con una
tragedia per Shang-Chi, poiché uccise il suo compagno di squadra,
Humbug, dopo che Humbug cercò di sacrificare un’altra sua amica,
Tarantula, all’alieno Brood che aveva invaso la Terra.
La Società delle Cinque Armi
Negli ultimi anni,
Shang-Chi ha scoperto di più sul suo passato e sulla sua famiglia.
Ha anche scoperto la verità dietro l’organizzazione criminale di
suo padre, che in realtà era la Società delle Cinque Armi. Suo
padre, Zheng Zu, aveva creato la società segreta molti secoli
prima.
Il fratellastro e la sorellastra di
Shang-Chi, Saber e Dagger, gli rivelano tutto, incluso il fatto che
era destinato a prendere il controllo della società. Alla fine,
Shang-Chi prende il suo posto come Comandante Supremo della
Società.
Un membro degli Avengers
Shang-Chi è diventato uno
dei membri più potenti dei Vendicatori all’indomani degli eventi
del crossover “Avengers vs. X-Men” nel 2012. Iron Man lo ha
cercato, intento a migliorare il potere della squadra, che si era
rivelata non essere esattamente quello che ci si aspettava nella
catastrofica lotta contro i mutanti.
Shang-Chi ha combattuto in molte
battaglie critiche con i Vendicatori, incluso il combattimento al
fianco di Wolverine contro il gigantesco drago su cui è stato
costruito il paese immaginario Marvel di Madripoor.
I Protettori
Un altro importante team di supereroi Marvel di cui Shang-Chi ha fatto
parte è I Protettori. Questa squadra era composta da supereroi
asiatico-americani tra cui Hulk (Amadeus Cho), Silk, l’agente dello
S.H.I.E.L.D. Jimmy Woo e Ms. Marvel, Kamala Khan.
La
squadra è stata rapita, insieme a numerosi civili di New York City,
e portata su un pianeta alieno chiamato Seknarf Seven. I Protettori
dovettero combattere per la loro libertà contro la Guardia
Imperiale, che cercava di usare i loro prigionieri umani come
cibo.
Ospite della Forza della Fenice
Nei fumetti sugli Avengers
più recenti, Shang-Chi è diventato uno dei tanti ospiti
dell’onnipotente Forza della Fenica, che torna sulla Terra alla
ricerca di un nuovo ospite e procede a fare un’audizione a ciascuno
dei Vendicatori, incluso Shang-Chi. Questa audizione ha preso la
forma di un Duello di Dio.
Sebbene Shang-Chi fosse
particolarmente adatto a vincere questo torneo, fu incoraggiato da
Capitan America a “sconfiggerlo”, poiché Steve Rogers credeva che
Shang-Chi possedesse le giuste qualità per essere l’ospite del
potere cosmico. Tuttavia, la Forza della Fenice ha reso Shang-Chi
più arrabbiato e spericolato, costringendo l’eroe a rifiutare di
usarla.
Sfortunatamente, la performance al
box office di The Suicide
Squad di James Gunn non è stata quella che la Warner
Bros. si aspettava. Nonostante l’accoglienza estremamente positiva
da parte della critica, il riavvio delle avventure della Task Force
X sul grande schermo ha incassato lo scorso fine settimana soltanto
4,6 milioni di dollari, facendo salire gli incassi del film, a
livello internazionale, a quota 101,8 milioni.
Soltanto in Nord America, il film è
riuscito a portare a casa 52 milioni di dollari, cifra che ha fatto
salire gli incassi globali a quota 154, 6 milioni. Si stima che,
prima della fine della sua corsa nelle sale, il film arrivi ad una
cifra che dovrebbe oscillare tra i 175 e i 200 milioni di dollari.
Un risultato di certo deludente, considerando che il budget
impiegato per il film è stato di circa 185 milioni.
Tuttavia, le cose per
The
Suicide Squad sono andate decisamente meglio su HBO
Max. Secondo
Samba TV, organizzazione che si occupa di raccogliere e
analizzare i dati relativi alle visualizzazioni, il film di
James Gunn è stato visto da 4,7 milioni di
utenti statunitensi durante i primi tre weekend a seguito
dell’uscita, superando Wonder
Woman 1984 (3,9 milioni) e
Zack Snyder’s Justice League (3,2 milioni), diventando
così il cinecomic DC più visto sulla piattaforma di streaming.
Tuttavia, il film non è riuscito a
raggiungere le cifre di altri titoli della Warner Bros. usciti in
contemporanea sia nelle sale che su HBO Max, come Mortal
Kombat (5,5 milioni) e Godzilla
vs. Kong (5,1 milioni). Ricordiamo che The Suicide
Squad è stato reso disponibile per tutti gli abbonati
alla piattaforma di streaming senza costi aggiuntivi.
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli sarà il primo
cinecomic dei Marvel Studios con al centro della storia un
eroe asiatico. Ad interpretare l’eponimo protagonista sarà Simu Liu, attore cinese noto agli appassionati
di serie tv per Kim’s Convenience, ma di fatto sconosciuto
al grande pubblico.
In una recente intervista con
The Hollywood Reporter, Liu ha raccontato del momento esatto in
cui ha ricevuto la telefonata da parte di Kevin Feige che lo informava che era stato
scelto per il ruolo di Shang-Chi nell’omonimo film. “Ricordo
quella telefonata come se fosse ieri”, ha spiegato l’attore.
“Era il 16 luglio 2019. Erano le 18:30 circa. Mi ero appena
svegliato, avevo fatto un pisolino. Ero in mutante e stavo
mangiando dei cracker ai gamberetti. Anche il mio cane stava
riposando e all’improvviso ricevo questa chiamata da un numero
sconosciuto di Burbank, in California. Dall’altra parte, la voce
squillante di Kevin Feige che mi diceva che la mia vita sarebbe
cambiata per sempre. È stato un momento parecchio
memorabile.”
Liu ha anche ironizzato sulla
speranza di essere stato scelto per il suo talento di attore e non
per un tweet che aveva condiviso nel 2018. Prima del suo casting,
infatti, l’attore aveva scritto alla Marvel su Twitter, dicendo che
voleva interpretare Shang-Chi nel MCU. Naturalmente, Liu non avrebbe
mai potuto immaginare che circa sette mesi dopo da quel tweet il
suo sogno si sarebbe realizzato. Ovviamente, quel tweet è riemerso
dopo l’annuncio del suo casting e ora Liu ha spiegato a
THR come il tutto sia stato una coincidenza assolutamente
divertente.
“Non riesco a immaginare che
Kevin Feige controlli costantemente chi gestisse l’account Twitter
dei Marvel Studios. Quindi spero di non
essere stato scelto per il tweet”, ha detto l’attore.
“Spero di essere stato scelto per la mia capacità di
recitazione o per qualsiasi altro motivo.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
In una recente intervista con il
Los Angeles Times, Kumail Nanjiani ha parlato del suo personaggio
nell’attesissimo Eternals,
il film Marvel diretto dalla regista premio
Oscar Chloé Zhao che arriverà nelle sale a
novembre.
Nel film l’attore pakistano
interpreterà Kingo, un personaggio che a quanto pare si prepara a
sovvertire numerosi stereotipi. Secondo Nanjiani, infatti, i film
di Hollywood tendono a rappresentare i pakistani o come dei “nerd”
o come dei “terroristi”. Al contrario, Kingo sarà un personaggio
davvero “figo” e pieno di gioia secondo l’attore.
“Kingo è un Eterno, quindi
esiste da migliaia di anni. Ha diversi super poteri ed è diventato
una star del cinema di Bollywood”, ha spiegato Nanjiani.
“Tutti gli Eterni hanno fatto parte della società umana in modi
diversi, ma lui si è davvero immerso nella loro cultura,
innamorandosi delle trappole della modernità. Adora essere ricco.
Adora essere famoso. Adora essere un Eterno.”
“Lavoro in quest’ambiente da
circa un decennio e conosco ormai quali sono le opportunità che
vengono date agli attori pakistani. Ci trasformano in dei nerd.
Volevo che Kingo fosse l’esatto opposto. Volevo che fosse un figo.
Spesso le persone associano nerd alla parola ‘debole’, invece
volevo che Kingo fosse l’esatto opposto, anche fisicamente. Oppure
diventiamo terroristi, e io volevo che fosse il contrario. Volevo
che fosse questo personaggio pieno di gioia”, ha aggiunto
l’attore. “Lavorando con Chloé, abbiamo preso ogni singola cosa
che non avevo avuto modo di fare e abbiamo creato un personaggio
che è l’esatto opposto di come molta cultura pop americana vede le
persone del Pakistan o del Medio Oriente.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
La carriera di Kevin Feige alla Marvel è iniziata nel 2000, quando
è stato assunto dallo studio per lavorare al primo capitolo della
saga di X-Men ad opera della Fox in qualità di produttore
associato. Impressionato dalla sua conoscenza dell’universo
Marvel e dal successo del film,
circa sette anni dopo l’allora amministratore delegato Avi Arad ha
promosso Feige a direttore di produzione dei Marvel Studios. Il resto è storia.
“Sai, non mi sembra che le cose
siano cambiate poi tanto”, ha spiegato Feige in merito
all’evoluzione dei primi film tratti dai fumetti Marvel rispetto all’odierno
MCU. “In quei primi film di
Spider-Man diretti da Sam Raimi, ero lì a guardare e imparare da un
gruppo di persone che stavano cercando di superare ogni aspettativa
e di realizzare non solo i propri sogni d’infanzia, ma anche quelli
di tutti i fan di questi personaggi. So che il panorama oggi è
diverso, ma essendo coinvolto dall’inizio, posso dire che è
praticamente quello che abbiamo fatto anche noi con ogni singolo
film e serie tv. In questo senso, è esattamente come
allora.”
Kevin Feige sulla rinnovata
collaborazione con Sam Raimi dopo la trilogia di Spider-Man
“Da un punto di vista
estremamente personale, tornare a lavorare con Sam, con cui ho
lavorato durante i primissimi anni della mia carriera alla Marvel, è stato surreale ma al
tempo stesso un sogno che diventa realtà”, ha aggiunto Feige a
proposito del coinvolgimento di Sam Raimi nel sequel di Doctor
Strange. “Mi sono reso conto, nel vederlo di nuovo
all’opera, nel vedere di nuovo i suoi manierismi, di aver assorbito
e imparato da lui più di quanto pensassi. Il fatto che sia di nuovo
tornato alla regia e che ora sia in sala di montaggio a lavorare su
un film di Doctor Strange è un sogno che si realizza ma
anche la chiusura di un cerchio.”
In una recente intervista con
Collider, Braham ha anticipato che il film non sarà il classico
cinecomic, sottolineando che sarà un film dalla portata gigantesca
e dalla storia estremamente complessa. “I lavori su The
Flash procedono alla grande”, ha detto il direttore della
fotografia. “È un film complesso, un fantastico concept da
portare nelle generazioni che sono cresciute con questi tipi di
fumetti. Anche se, non è propriamente un cinecomic. Non è basato
sulla realtà, ma è molto più complesso dal punto di vista tecnico:
penso che tutti i registi siano davvero entusiasti quando la
complessità tecnica della narrazione non ostacola la realizzazione
di un film di buona qualità.”
“Spero che non verrà mai visto
unicamente come un film di supereroi”, ha aggiunto. “Spero
che verrà accolto come un film e basta, perché è quello che è.
Penso che queste cose debbano andare così. Bisogna realizzare
grandi film che abbiano come protagonisti supereroi dietro cui si
celano personaggi veritieri, con tutti i pregi e i difetti che sono
alla base di ogni essere umano.”
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Non ci sarà
invece Billy Crudup, che aveva interpretato
Henry Allen (il padre di Barry) in Justice
League: l’attore verrà sostituito nella parte
da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere
ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da
Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.
La piattaforma HBO MAX ha diffuso
la featurette che presenta “Red Hood” in Titans
3 il nuovo personaggio in arrivo nell’annunciata
terza stagione della serie Titans.
Titans 3
Titans 3 sarà la
terza stagione della serie Titans
prodotta dalla DC Entertainmet
e creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg
Berlanti. Titans vede come produttori
esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e
Sarah Schechter.
In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick”
Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r /
Starfire,
Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e
Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan /
Beast Boy. Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan
Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka
Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey
Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno
Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua
Orpin nei panni di Superboy e Esai
Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.
Nella serie tv Dick Grayson emerge
dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi
eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono
aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche
che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di
fumetti di sempre. La prima stagione Titans
ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC
Universe, gestito da Warner Bros. Digital
Networks.
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli sembra
destinato a diventare un successo al botteghino. Il film uscirà
nelle sale italiane il 1 settembre e in quelle americane il 3, e
ovviamente i fan non vedono l’ora di scoprire dove la storia
condurrà il personaggio del titolo, dal momento che tutto nel
MCU – come ben sappiamo – è
collegato.
Coloro che hanno già avuto modo di
vedere il film hanno anticipato che ci saranno diversi suggerimenti
in merito al futuro dell’eroe nell’universo condiviso
(probabilmente nelle ormai tradizionali scene post-credits), ma
durante una recente intervista con
The Hollywood Reporter è stata proprio la star del film,
Simu Liu, a parlare del suo viaggio
all’interno del MCU.
L’attore non ha potuto anticipare
nulla in merito alla trama del film, ma ha quanto pare ha già le
idee chiare su quale direzione dovrebbe intraprendere la storia di
Shang-Chi. “Per quanto riguarda ciò che verrà dopo, so che
quello che ho in mente è la stessa cosa a cui pensano anche tutti
gli altri. Tutti speriamo che ci sia un nuovo film degli Avengers,
in futuro”, ha detto l’attore. “Ovviamente, non ne so
nulla, ma essendo un grande fan dell’intero franchise, so che quel
film è considerato la punta di diamante. Tutta la frenesia dei
media che circonda questi progetti può essere considerato una cosa
a sé stante, quindi è certamente quello che spero”.
Quando la fonte ha poi insistito per
ulteriori dettagli, Liu ha aggiunto: “Davvero, non ne so nulla.
Assolutamente nulla. Penso che ora siano concentrati sul nostro
film, sul farlo conoscere e apprezzare al mondo e sulla speranza
che la gente vada al cinema. La speranza è davvero che il pubblico
vada al cinema per godere dell’azione strabiliante e
dell’incredibile storia che sono alla base di questo
film.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
La prima cosa che viene
in mente
durante la visione di The White Lotus è una parafrasi di
un celebre titolo almodovariano: ricchibianchi
sull’orlo di una crisi di nervi. E proseguendo con la visione
(abbiamo visto i primi quattro episodi di sei in anteprima)
l’impressione iniziale è confermata. The White
Lotus, serie ideata e diretta interamente da Mike
White (Enlightened), racconta la vita in un resort di lusso
alle Hawaii, mentre al centro della vicenda ci sono da una parte
gruppi assortiti di turisti, tutti bianchi e ricchissimi, e
dall’altra i componenti dello staff alle prese con le loro
richieste sempre più assurde, ma dopotutto “il cliente ha sempre
ragione!”.
The White Lotus, la trama
C’è una top manager –
Connie Britton (Nashville, American Horror
Story) – accompagnata da un marito di non altrettanto successo
(Steve Zahn, The Good Lord Bird), dai loro
figli adolescenti (Sydney Sweeney e Fred Echinger) e
dalla migliore amica della figlia (Brittany O’Grady), la
coppia in luna di miele (Alexandra
Daddario e Jake Lacy), una donna in lutto per la
morte della madre (Jennifer Coolidge), in cerca di un
tanto agognato relax a cinque stelle in quello che è un vero e
proprio paradiso terrestre – la serie è stata girata per intero
sull’isola di Maui, nell’arcipelago hawaiano. I vacanzieri vengono
accolti dal manager e dalla responsabile dei servizi della spa
della struttura, che presto si troveranno a dover provvedere a
qualunque capriccio dei loro ospiti, mentre si destreggeranno con i
fattori di stress delle loro vite. Mentre dinamiche sempre più dark
emergeranno di giorno in giorno, la miniserie rivelerà gradualmente
le complesse verità di viaggiatori dalle vite solo in apparenza
perfette, dei cerimoniosi dipendenti e dell’idilliaco luogo di
vacanza.
Un gruppo che alla
condivisione di ceto sociale (non viene detto chiaramente, ma
potendosi permettere una vacanza in quel posto è implicito)
contrappone una serie di prospettive e approcci diversi alla vita e
alla società, tutti immersi in una contemporaneità che sembra
ricalcare per la prima volta in maniera fedele gli ultimi anni e la
rivoluzione sociale che è ancora in atto in tutto il mondo, tra
movimento di Black Lives Matter, alla parità di genere sul posto di
lavoro che ha fatto seguito al movimento Me Too, fino
all’attenzione e all’inclusività nella società e sul posto di
lavoro.
Ricchibianchi sull’orlo di una crisi di
nervi
The White
Lotus riesce con grande naturalezza a fotografare uno
spaccato di vita “altrove”, una vita in vacanza in cui si sospende
la routine (chi ci riesce, almeno) e si prova a ritrovare se
stessi. Scopriremo presto che per alcuni è più facile che per altri
e che non tutti sono pronti ad affrontare i propri mostri.
Quello che però tiene
incollati a The White Lotus, oltre alla sempre
accattivante dinamica da soap opera, è una “promessa” che ci viene
fatta nei primissimi minuti dell’episodio di apertura, l’attesa di
qualcosa di terribile. Il meccanismo narrativo è semplice ed
efficace: all’inizio della serie ci viene detto che accadrà
qualcosa di brutto, e per tutto lo show (almeno per i primi quattro
episodi) aspettiamo che quella “promessa” venga mantenuta. Nel
corso di questa spasmodica attesa, i personaggi e le loro vite si
srotolano davanti agli occhi dello spettatore, con uno stile che
dietro all’apparente classicità nasconde una costruzione minuziosa
della suspance, una tensione crescente che continua a salire da
episodio a episodio e che è perfettamente rappresentata, dopo la
metà della serie da un contrappunto musicale quasi straniante che
si ripropone in ogni scena dal ritmo più sostenuto rispetto alla
normalità della serie. Un tema musicale che è lo stesso dei titoli
di testa e di coda e che con grande facilità detta il ritmo
“scomodo” di una storia che dice molto di più di quanto non
sembri.
A pochi giorni
dall’uscita di Nine Perfect Strangers, The White
Lotus ci fa ritornare in un posto lussuosissimo dove, in
un modo o nell’altro, i fortunati ospiti si confrontano con le loro
stesse paure, in cui si trovano faccia a faccia con se stessi, e in
cui sono ignorati del fatto che qualcosa di terribile sta per
abbattersi su di loro. Un’esperienza da fare tutta d’un fiato.
Ecco la nostra intervista a
Brian Mendoza, regista di SweetGirl, il film con Jason Momoa
disponibile su Netflix.
Sweet girl, film
diretto da Brian Andrew Mendoza, racconta la storia
di Ray Cooper (Jason
Momoa), un uomo rimasto da poco vedovo, dopo che sua
moglie (Adria Arjona) è morta di cancro.
Intenzionato a vendicare la morte della donna, Ray accusa una
compagnia farmaceutica, che produceva un farmaco potenzialmente
salvavita, di averlo ritirato dal mercato, favorendo così
l’aggravasi di sua moglie e la sua successiva dipartita.
La sua sete di giustizia e il suo desiderio di scoprire la verità
sul perché il farmaco non sia più in commercio, lo portano a un
incontro mortale con qualcuno che è pronto a farlo tacere per
sempre, pur di portare a galla cosa si nasconde dietro quella
scelta farmco-aziendale. È così che la missione di Ray non è più
giustizia e vendetta, ma proteggere l’unico familiare che gli è
rimasto, sua figlia.
Annette, ritorno
sul grande schermo del regista Leos Carax,
premiato a Cannes per la miglior regia, è uscito
nelle sale internazionali il 7 Agosto 2021 ed è disponibile su
Amazon Prime Video dal 20
Agosto 2021 (per le sale italiane, invece, l’uscita è prevista per
Dicembre).
Annette e l’epopea del naufragio contemporaneo
“So may we start?”, “Possiamo,
quindi, cominciare?”, chiede Leos Carax in
persona ai protagonisti del suo nuovo film,
Annette, che esce a distanza di nove anni dal
mirabolante Holy Motors (2012). Il prologo di
Annette si presenta come una dichiarazione di
intenti da parte di chi tiene le redini dell’intera opera visiva e
concettuale: non solo il regista, che sfoglierà man mano i capitoli
della storia di Annette, ma anche il duo rock
SPARKS, corpus musicale della pellicola, che ci
avverte su come le tracce musicali andranno a permeare l’intera
opera, dando voce a personaggi grotteschi e anomici, che devono
necessariamente esprimersi attraverso un canale comunicativo a sé
stante.
Henry Mc Henry (un
Adam Driver totalizzante) è conosciuto come Ape of
God, comico sornione e sovvertivo, innamoratosi
dell’eterea e fiabesca cantante lirica Ann
Defrasnoux (Marion
Cotillard). L’unione tra i due artisti viene sancita dalla
nascita della figlia Annette, figura cristologica
ma immateriale, inconsistente e usurata dagli altri, resa
visivamente come un burattino. Inizia così un’Odissea
contemporanea, spogliata da qualsiasi fardello di mistificazione
narrativo, in cui Ulisse è un eroe tramortito e
depotenziato, Telemaco una figura scarnificata che
tenta in tutti i modi di esistere, e Penelope un
simbolo di maternità sfasciato.
Annette è un canto
pessimista che si serve dei mezzi da sempre padroneggiati da Carax
quali uno spettro visivo immaginifico e una sinestesia di voci e
suoni che assurgono ad emblema metodico di un cinema irrazionale ma
profondamente vero, emotivo e passionale. E’ caricatura visiva,
simulacro di ciò che trova nel fuori controllo dell’assurdità
narrativa il canale più puro per raccontare la storia di percezioni
distorte della realtà. Annette si configura come
un musical infernale (ma necessariamente purgatoriale) la cui unica
chiave di interpretazione è l’immersione in un abisso di desideri
irrecuperabili, condizioni psicologiche precarie e ostinazione di
un stato dell’essere falsato e obsoleto.
La coppia formata da Henry ed Ann è
una rielaborazione dolorosa delle figure di Adamo
ed Eva, alla ricerca di un Eden illusorio e
contaminato, che vive delle loro antinomie, di un disequilibrio
relazionale assoluto, in cui poco importa se si
distrugge il pubblico attraverso la
commedia, o lo si salva tramite l’opera:
il risultato è comunque lo sprofondare in un abisso vorticoso,
provocatorio e disarmante.
E’ chiaro che la poetica di Carax
verta sul consegnare allo spettatore un elaborato
film-mondo, interiorizzato e assieme
dissacrato, la cui decodifica parte dagli elementi del profilmico,
quali tonalità cromatiche ricorrenti e simbologiche, una direzione
attoriale perfettamente delineata verso l’esorbitanza e la
caricatura (Driver) e verso un fiabesco intonso e inafferrabile
(Cotillard). La cornice da musical anticonvenzionale mette in luce
non solo il talento di Ann e lo sberleffo comico di Henry, ma anche
la drammaturgia sinfonica di una piccola anima calpestata, la cui
voce fanciullesca non è indirizzata all’essere speciale per i
genitori, nella simbologia della prima parola pronunciata da un
neonato, quanto piuttosto è condannata ad essere voce
per gli altri.
Ad interpretare la funzione di
cantastorie è in Annette un Simon Helberg
fenomenale, nei panni di un direttore d’orchestra, un
Conductor senza nome, tra la mischia di nomi
propri estremamente profanati. E’ lui a stabilire l’andamento
melodico della narrazione, che tenta di “ripulire” a sprazzi, con
un accenno di purezza dei sentimenti da lui provati. I personaggi
di Annette tentano di sopravvivere all’autore, di
coglierlo in fallo ed ergersi a immanenza storica, eppure Carax
agisce come forza provvidenziale, che risistema i suoi “burattini”
all’interno di uno schema prestabilito, in cui i rapporti di forza
si sovvertono, per dar spazio a una marea emotiva
irrefrenabile.
Annette: il fascino distruttivo del prodigio profanato
Lo stand-up comedian Henry è
rappresentazione di un machismo sovrabbondante, tronfio di
supponenza mitopoietica, i cui accordi disarmonici cozzano con la
sensibilità sofisticata di Ann, che muore sul palcoscenico come
un’Ofelia disarmata, sperduta tra foreste che rimarcano
continuamente la condizione di equilibrio precario e soffocato che
la soggioga
L’impianto teatrale di
Annette è continuamente potenziato da inquadrature
concepite come tableaux vivants, tracce di un saliscendi
introspettivo che va a naufragare necessariamente in brani musicali
prorompenti, esasperati canti che sfidano il confine tra realtà e
finzione, andando a recuperare una dimensione favolistica
inquietante, i cui richiami visivi sono evidenti nella
fotografia.
Opera lirica dissacrata, spazio
comico perturbato, Annette abita dimensioni
variegate, che non possono essere ricondotte a un ordine
prestabilito senza entrare pienamente in contatto con la poetica di
Carax: divisiva, senza ombra di dubbio, ma qui al pieno delle sue
potenzialità. La visionarietà magnetica del suo estro creativo
trova piena conformazione se confrontatasi con una realtà
menzognera e subdola, in cui il pastiche e la caricatura plasmano
l’essere umano, incapace di evadere perfino nella dimensione
artistica e a cui non resta che abitare l’abisso: voragine
relazionale, sociale, induttiva e collaterale.
Annette è maschera
aberrante della tossicità inattesa ma costituiva, dello
spogliamento di valore dei simboli e delle immagini, dell’invidia
connaturata a ciò che non siamo e che abbiamo perso. I personaggi
di Annette sono spiriti fallaci traghettati da una
provvidenza castigatrice, che ambisce a riportare ordine dove la
forza umana non può più agire, prigionieri irascibili dell’immagine
cinematografica.
Se un attore è in grado di far
ridere, allora saprà anche mettere in scena tutte le altre
emozioni, perché riuscire a fare breccia nel cuore degli spettatori
e strappargli una risata è davvero un’arte complicata. Alla luce di
questa verità non sorprende affatto che la reginetta della sit-com
americana, Kaley Cuoco, abbia finalmente raggiunto
l’interesse di Golden Globes e Emmy grazie al suo ruolo ne
L’assistente di volo – The Flight Attendant.
L’attrice, nota per il ruolo di Penny in The
Big Bang Theory, ha seguito una vera e propria palestra
fattoriale, per dodici anni, dieci stagioni dello show, al fianco
di colleghi preparatissimi, trovandosi spes-so a recitare davanti
ad un pubblico live, e affinando così tanto le sue doti che,
arrivata la parte complessa e drammatica di Cassandra Bowen nello
show HBO
Max, tutto quello che ha dovuto fare è stato indossare il
completo da assisten-te di volo e imbarcarsi per questa avventura
che l’ha resa protagonista della stagione televisiva di quest’anno.
E mentre possiamo vedere tutta la serie su su Sky e in streaming su
NOW, ecco di
seguito i momenti più divertenti che Kaley Cuoco ha messo in scena nei panni
di Penny!
L’assistente di volo – The Flight Attendant è
disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Penny canta ‘Soffice
Kitty’ a Sheldon
Nell’episodio della prima stagione
“The Pancake Batter Anomaly”, Sheldon si becca un brutto
raffreddore e impara rapidamente quanta poca pazienza possono avere
i suoi amici per lui. Tutti tranne Penny, che da subito, oltre a
essere il principale turbamento di Leonard, è anche una figura
materna / amica per tutti gli altri e in particolare per Sheldon.
Incaricata di prendersi cura del vicino, Penny porta Sheldon a casa
e lo mette a letto, poi si ritrova con una richiesta insolita. Il
malaticcio Sheldon chiede a Penny di cantagli “Soffice Kitty”, la
sua ninna nanna preferita, il suo conforto quando è malato. Penny è
chiaramente perplessa, ma presto obbedisce amorevolmente,
dimostrando che è una delle uniche persone disposte a gestire
l’insopportabile genio.
“Your Ken Can Kiss My
Barbie.”
Come si capisce da subito,
nonostante il centro romantico della serie siano Penny e Leonard,
la vera coppia vincente è formata da Penny e Sheldon. Una delle
poche discussioni che i due hanno si svolge nella lavanderia dello
stabile in cui vivono, con un gioco di parole di Penny che, pur non
essendo completamente ortodosso, è assolutamente geniale e Kaley Cuoco consegna la battuta con dei tempi
comici perfetti. Sheldon e Penny attraversano un lungo periodo di
antagonismo, ma c’è un episodio in particolare che li mette l’uno
contro l’altro sul serio: un episodio della seconda stagione, “The
Panty Pinata Polarization.” Dopo che Penny riceve la terza
ammonizione da parte di Sheldon, è bannata dal mettere piede nel
suo appartamento. Quello che segue è una guerra di volontà tra i
due, inclusi scherzi strategici come Penny che occupa tutte le
lavatrici dello stabile di sabato sera, la sera che il metodico
Sheldon dedica al bucato, dopo che Sheldon le ha steso il bucato
sui fili del telefono, per strada. Tutto questo colpire e
controbattere è esilarante e si conclude con questo scambio:
Sheldon: Woman, you are playing
with forces beyond your ken.
Naturalmente in italiano lo scambio
perde efficacia, ma quel “Ken can kiss my Barbie” è decisamente un
tocco da maestro per la nostra adorata Penny!
Sheldonabbraccia Penny per la prima volta
Per quanto possa essere difficile
da credere, dato l’arco narrativo che percorre Sheldon durante le
undici stagioni dello show, c’è stato un tempo in cui anche
toccare un’altra persona era impensabile per lui. Ma la vicinanza
di Penny ha contribuito in maniera decisiva a fargli aprire cuore e
braccia… C’è un momento in cui Sheldon cede ad un abbraccio per la
prima volta, ed è l’episodio di Natale della seconda stagione, “The
Bath Item Gift Hypothesis”. Per Natale, Penny sorprende Sheldon con
un tovagliolo autografato dal leggendario attore Leonard Nimoy, il
signor Spock in persona. Sheldon, assolutamente fuori di sé dalla
gioia e dalla gratitudine, fa qualcosa che non ha mai fatto prima:
abbraccia Penny, sconvolgendo per primo se stesso, in quello che
Leonard descrive giustamente come “un miracolo dei Saturnali”.
Dove sono le tue paperelle
adesive, Penny?
Con Leonard lontano, Sheldon e
Penny avevano in programma di passare una notte tranquilla nei loro
rispettivi appartamenti. Ma quando Sheldon sente Penny gridare
aiuto, passa alla modalità supereroe e salva la situazione. Entra
nell’appartamento della ragazza (dopo aver bussato tre volte) e
trova Penny avvolta nella tenda della doccia dopo essere scivolata.
Si è lussata la spalla e ha bisogno di aiuto per raggiungere
l’ospedale. La prima cosa che però pensa di fare Sheldon non è
aiutarla ma chiederle dove sono le sue “paperelle adesive
antiscivolo”, cosa che le avrebbe impedito di scivolare, appunto.
La sequenza diventa sempre più divertente dalla scena della
“vestizione” all’avventura in ospedale, fino a quando, Penny,
alterata dagli antidolorifici, torna a casa con un esausto
Sheldon.
L’ossessione per i Giochi
di Ruolo
Quando Penny ha imparato a giocare
a Age of Conan, si accorge che il gioco di ruolo è più divertente
di quanto si aspettasse. Con l’aiuto di Sheldon, migliora
rapidamente e questa passione impressiona
Sheldon, ma gli altri si rendono conto che la ragazza comincia
a sviluppare una dipendenza, un’ossessione. Dopo aver svegliato
Sheldon nel cuore della notte per chiedergli aiuto in una
situazione di gioco difficile e aver perso il lavoro solo per
rimanere a giocare, Penny è diventata un vero e proprio mostro. Non
si lava più, resta in pigiama, non va al lavoro e passa ogni
singolo momento di veglia a giocare. E proprio quando sembra che
nulla la possa distrarre dal gioco, Penny si rende conto che è
andata fuori di testa quando accetta di uscire, nel gioco, con il
personaggio giocato da Howard. L’idea di uscire, anche solo
virtualmente, con Howard è stata un deterrente sufficiente!
Ovviamente questo momento è accompagnato dalle impagabili
espressioni comiche di Kaley Cuoco, che ha poi messo al servizio
della sua Cassandra in L’assistente di volo – The Flight
Attendant, disponibile su su Sky e in streaming su
NOW.