Durante la prima edizione della
Geeked Week di Netflix, un evento internazionale che si sta
svolgendo online dal 7 all’11 giugno con tante iniziative dedicate
alle serie e ai film più amati del servizio,
Netflix ha annunciato quattro new entry nel cast
della quarta stagione di Stranger
Things, le cui riprese sono al momento in corso ad
Atlanta.
Di seguito i nomi degli attori e i
relativi ruoli, che si aggiungono al celebre cast della serie.
Amybeth McNulty
(Chiamatemi Anna) interpreterà Vickie, la
nerd del gruppo, disinvolta e dalla parlantina veloce, che
catturerà l’attenzione di uno dei nostri amati personaggi.
Myles Truitt
(Queen Sugar, Black Mafia Family) interpreterà
Patrick, una star del basket di Hawkins che ha
amici, talento e una bella vita… fino a quando degli eventi
scioccanti gli faranno perdere il controllo della sua vita.
Regina Ting Chen
(Regina del Sud, The Falcon and The Winter
Soldier) interpreterà Ms.
Kelly, una consulente di orientamento che si
preoccupa profondamente per i suoi studenti, specialmente quelli
più in difficoltà.
Grace Van Dien
(Charlie Says, The Village) interpreterà
Chrissy, capitano delle cheerleader e la ragazza
più popolare della scuola. Tuttavia, sotto la superficie
apparentemente perfetta si cela un oscuro segreto.
Nato come una lettera d’amore verso
quei film degli anni ‘80 che hanno affascinato un’intera
generazione, Stranger Things è un dramma emozionante
ambientato nella città apparentemente normale del Midwest di
Hawkins, nell’Indiana. Dopo che un ragazzo è svanito nel nulla, il
suo affiatato gruppo di amici e familiari cerca risposte e viene
trascinato in una serie di eventi mortali e ad alto rischio. Sotto
la superficie della loro città si nasconde uno straordinario
mistero soprannaturale, insieme ad esperimenti governativi
top-secret e una pericolosa porta che collega il nostro mondo a un
regno potente ma sinistro. Le amicizie saranno messe alla prova e
le vite saranno alterate poiché ciò che scopriranno cambierà
Hawkins e forse il mondo per sempre.
Dalla sua uscita nel 2016, il
fenomeno globale Stranger
Things ha ottenuto oltre 65
premi e 175 nomination alle più importanti
manifestazioni e festival, tra cui gli Emmy Awards, Golden Globes,
Grammy Awards, SAG Awards, DGA Awards, PGA Awards, WGA Awards,
BAFTA, Peabody Award, AFI Awards, People’s Choice Awards, MTV Movie
& TV Awards, Teen Choice Awards e molti altri. La serie candidata
tre volte agli Emmy Awards come miglior serie tv drammatica è uno
dei titoli Netflix più visti. La sola stagione 3 è
stata vista nei primi quattro giorni dal debutto in 40,7
milioni di case, più di qualsiasi altro film o serie
Netflix in quel periodo, e in 64 milioni
nelle prime quattro settimane.
Stranger
Things è creata dai fratelli Duffer e prodotta da
Monkey Massacre Productions e 21 Laps Entertainment. I fratelli
Duffer sono anche i produttori esecutivi della serie, insieme a
Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps Entertainment, e a Iain
Paterson.
Benvenuti a Space Jam! Il campione
NBA e icona globale LeBron James vive un’epica avventura a fianco
dell’intramontabile Bugs Bunny, nel film evento di
animazione/live-action “Space Jam:
New Legends”, diretto da Malcolm D. Lee, con un team
di filmakers innovativi come Ryan Coogler e Maverick Carter.
Quest’avventura di trasformazione
è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che punto
possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i propri
figli. Quando LeBron e il suo giovane figlio Dom vengono
intrappolati in uno spazio digitale da una malvagia Intelligenza
Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare a casa sani e salvi
guidando Bugs, Lola Bunny e l’intera banda dei notoriamente
indisciplinati Looney Tunes verso la vittoria, sul campo di gioco,
contro i campioni digitalizzati dell’Intelligenza
Artificiale: una super potente squadra di basket piena di
professionisti all stars mai vista prima. Tunes contro Goons
nella sfida con la posta in gioco più alta della sua vita, che
ridefinirà il legame tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il
potere di essere se stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono
le convenzioni, sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo
anche “King” James con il loro modo di giocare.
James è protagonista accanto al
candidato all’Oscar® Don Cheadle (i film di “Avengers”, “Hotel
Rwanda”), Khris Davis (“Judas and the Black Messiah”, “Atlanta” per
la TV), Sonequa Martin-Green (“The Walking Dead” per la TV, “Star
Trek: Discovery”), l’esordiente Cedric Joe, Jeff Bergman (“Looney
Tunes Cartoons”), Eric Bauza (“Looney Tunes Cartoons”) e Zendaya
(l’imminente “Dune”,
“Malcolm & Marie”).
Lee (“Girls Trip”, “Night School”)
dirige da una sceneggiatura di Juel Taylor & Tony Rettenmaier &
Keenan Coogler & Terence Nance e Jesse Gordon e Celeste Ballard,
storia di Juel Taylor & Tony Rettenmaier & Keenan Coogler & Terence
Nance. Basato su “Space Jam”, scritto da Leo Benvenuti & Steve
Rudnick e Timothy Harris & Herschel Weingrod. Il film è prodotto da
Ryan Coogler, LeBron James, Maverick Carter e Duncan Henderson, i
produttori esecutivi sono Sev Ohanian, Zinzi Coogler, Allison
Abbate, Jesse Ehrman, Jamal Henderson, Spencer Beighley, Justin
Lin, Terence Nance e Ivan Reitman.
Il team creativo dietro la cinepresa
include il direttore della fotografia Salvatore Totino (“Spider-Man: Homecoming”), il
produttore animazioni Troy Nethercott (“Wonder Park”), gli
scenografi Kevin Ishioka (“The Mule”), Akin McKenzie ( “When They
See Us” per Netflix) e Clint Wallace (l’imminente “Eternals”), il montatore Bob Ducsay (“Godzilla: King of the Monsters”, “Star
Wars Episode VIII – The Last Jedi”) e la costumista Melissa
Bruning (“Rampage”, “War for the Planet of the Apes”). Le musiche
sono di Kris Bowers (“Greenbook”, “Bridgerton” per Netflix).
Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Proximity/The SpringHill Company Production, un film di
Malcolm D. Lee, “Space Jam: New Legends”. Il film sarà distribuito
in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures e arriverà in Italia al
cinema dal 23 settembre.
Jonas Carpignano torna al Festival
di Cannes. Il suo nuovo film, A CHIARA, sarà
proiettato in anteprima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs,
dove quattro anni fa aveva già presentato “A Ciambra”, realizzato
con il supporto di Martin Scorsese (produttore esecutivo) e
vincitore del David di Donatello alla migliore regia e al miglior
montaggio. Un film acclamato in tutto il mondo.
Una co-produzione tra
Italia, Francia e Svezia, A CHIARA è prodotto da Stayblack con Rai
Cinema, Haut et Court, Arte France Cinéma e con il contributo del
Ministero della Cultura, con il sostegno di Eurimages,
CNC.
A CHIARA è il terzo lungometraggio
di Carpignano: il regista e sceneggiatore ha realizzato il capitolo
di chiusura della sua “trilogia gioiese”, dopo “Mediterranea”
(presentato alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2015) e “A
Ciambra” (2017).
“È un onore per me presentare questo
film a Cannes – ha dichiarato Carpignano – Sono grato alla
Quinzaine per averlo selezionato, e ancora più grato al cast e alla
troupe per il loro lavoro che ha permesso di portare questa storia
sullo schermo. Non vedo l’ora che il pubblico veda il film e scopra
l’interprete principale che ne è il fulcro. Vedere Swamy Rotolo
diventare Chiara è stato per me una grande gioia. Niente mi rende
più felice che immaginare lei e la sua famiglia a Cannes”.
A CHIARA – IL
FILM
La famiglia Guerrasio si riunisce
per celebrare i 18 anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela.
È un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una
sana rivalità tra la festeggiata e sua sorella Chiara di 15 anni
sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte
improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che hanno
spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla
verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole
per sé stessa.
Dopo il tour europeo che ha previsto
anche proiezioni virtuali e Q&A live con i registi, e dopo la
Settimana del pubblico del Premio LUX (10-16
maggio) che ha offerto la possibilità di guardare i film
nominati online, i voti degli spettatori europei e dei membri del
Parlamento Europeo sono stati sommati: con una cerimonia che si è
tenuta nel corso di una sessione plenaria del Parlamento Europeo a
Strasburgo (Francia) il Presidente del Parlamento Europeo,
David Maria Sassoli, ha annunciato il film
vincitore di fronte ai membri del Parlamento, ai partner invitati e
ai rappresentati dei film nominati Bartosz
Bielenia, protagonista di CORPUS CHRISTI,
Kasper Dissing, produttore
di UN ALTRO GIRO, e Alexander
Nanau, regista di COLLECTIVE.
Nel corso della premiazione, il
regista Alexandr Nanau ha dichiarato che il premio va innanzitutto
alle vittime e alle loro famiglie, ancora in attesa di un
riconoscimento ufficiale da parte della Romania. Il premio, ha
detto, serve a ribadire che “vogliamo combattere la corruzione e
vogliamo una stampa libera”
Il Premio LUX del Pubblico unisce i
voti del pubblico e dei membri del Parlamento. E’ promosso dalla
European Film Academy e dal Parlamento Europeo, in partnership con
la Commissione Europea e Europa Cinema.
Dopo Tutto il mio
folle amore e il documentario Fuori era
primavera, Gabriele Salvatores torna a dirigere con
Comedians. Un progetto che arriva da lontano. Il film
è una trasposizione fedele del testo che il drammaturgo inglese
Trevor Griffiths scrisse nel 1975. Testo su cui il regista ha
scelto di tornare dopo ventun anni da una prima lettura da cui era
nato uno spettacolo teatrale e poi un film, che vi si era ispirato,
seppur in maniera molto libera, Kamikazen – Ultima notte a
Milano del 1988. E’ con Comedians che
Salvatores sceglie di tornare alla riapertura delle sale,
dal 10 giugno.
Comedians –la
trama
Un gruppo di aspiranti
comici sta per esibirsi. Sono tutti allievi del maestro Eddie
Barni, Natalino Balasso, che tiene un corso nei locali di
una scuola di Milano. Prima dello spettacolo, riuniti nell’aula
dove di solito fanno lezione, i comici cercano di tenere a freno
l’ansia per l’esibizione e di mettere a punto i propri pezzi. Ci
sono i fratelli Filippo e Leo Marri, Ale e Franz, con la
loro vena malinconica, c’è l’operaio Gio Di Meo, Walter
Leonardi, con la battuta e la barzelletta sempre pronte. Ci
sono il meridionale Michele Cacace, Vincenzo Zampa e Samuele
Verona, Marco Bonadei, impresario di se stesso che sogna di
sfondare. Infine, c’è il giovane Giulio Zappa, Giulio
Pranno. Barni li motiva e cerca di far trovare loro la
concentrazione necessaria, perchè la serata è importante. A
vederli, infatti, ci sarà Bernardo Celli, Christian De Sica,
un famoso comico, vecchia conoscenza di Barni, ora talent scout,
che potrebbe scegliere qualcuno di loro per un suo nuovo progetto
televisivo. La rivalità tra i comici si accende, mentre Celli
spiega quali sono per lui i capisaldi della comicità, del tutto
diversi da quelli di Barni. I nuovi talenti riusciranno a
convincerlo? I comici resteranno fedeli alla lezione del maestro o
cercheranno di compiacere il selezionatore?
Il mestiere del
comico tra etica e successo
Comedians è
senza dubbio un film dal forte impianto teatrale. È stato lo stesso
Gabriele Salvatores a voler sottolineare di aver ripreso
fedelmente il testo scritto da Griffiths, che viene infatti
indicato come autore della sceneggiatura, assieme al regista.
L’azione si svolge quasi per intero in un unico spazio: l’aula
scolastica. Il solo momento in cui si esce da lì è quello in cui si
sale sul palcoscenico del locale dove i comici si esibiscono. È un
film incentrato sulla parola, come spesso succede nei lavori tratti
da testi teatrali, un film in cui sostanzialmente si dibatte e si
espongono vari punti di vista su un tema centrale: cosa significa
essere un comico? Come si fa a far ridere? Ci deve essere o no
un’etica della risata? Barni e Celli rappresentano i due poli
opposti della discussione, la dicotomia tra etica e successo.
L’uno, convinto che la comicità debba sfuggire dallo stereotipo,
dalla battuta facile e scontata, fatta solo per strappare la risata
a tutti i costi. L’altro, sostenitore del comico come
intrattenitore puro, della comicità come momento votato
all’evasione. A sostenere i due punti di vista, mai banalizzati,
ciascuno con argomentaizioni ampiamente condivisibili, gli ottimi
Balasso e De Sica, il quale interpeta un personaggio
che ha in comune con De Sica attore parte delle convinzioni che
hanno dettato il suo percorso artistico, e che qui rivendica, come
ha affermato in conferenza stampa. La giusta
via, forse, sta nel mezzo, nel difficile equilibrio tra ciò che
porta facilmente al successo e l’aspirazione a far pensare, a
sorprendere, a far cambiare punto di vista, con una
risata.
Il dibattito si rivela
interessante innanzitutto perché è sempre molto attuale, essendo
l’Italia un paese largo produttore di comici e commedie di tutti i
tipi, con esempi anche recenti che portano alla ribalta il tema e
le domande che qui i protagonisti si pongono. In secondo luogo, la
dicotomia tra Celli e Barni è anche la diatriba fra chi vuole
apparire a tutti i costi e chi invece si accontenta di fare il
proprio lavoro nell’ombra. Il che non significa essere meno capaci.
Anche questo un grande tema, oggi che chiunque cerca la ribalta – i
quindici minuti di celebrità di cui parlava Warhol – su un social,
o su un vero e proprio palco, poco importa. C’è voglia di apparire,
ma si dovrebbe forse riscoprire, come suggerisce il personaggio di
Barni, l’orgoglio di quello che si fa, anche se non si ha un
pubblico a cui mostrarlo. Il lavoro dell’insegnante svolto da Barni
è un po’ l’emblema di questa filosofia. L’insegnate è colui che non
lavora per la gloria e raramente viene ringraziato per quello che
fa, ma semina qualcosa tra i suoi allievi, contento semplicemente
di veder germogliare, ogni tanto, una piantina.
In
Comedians, poi, si parla anche dell’importanza di
inseguire i propri sogni e coltivare i propri talenti. I
protagonisti sono persone più o meno giovani che si barcamenano tra
un lavoro provvisorio e la speranza di poter vivere del mestiere
che amano, quello di attori. Il film peraltro non sembra avere una
precisa collocazione temporale, salvo qualche piccolo cenno. È un
inno alla perseveranza.
Invito allo spettatore a non essere
passivo
Comedians
è un film che
stimola una riflessione, interessante, che spinge lo spettatore a
non essere passivo, ma anzi attivarsi e porsi le stesse domande dei
protagonisti. La perizia tecnica e stilistica di Salvatores
ne fa un lavoro elegante ed estremamente curato, con un uso
significativo e ben dosato del bianco-nero nella fotografia di
Italo Petriccione, e primi piani con cui il regista cattura
nelle espressioni l’essenza dei personaggi. Efficace anche l’idea
del count down che scandisce il tempo che separa gli attori
dall’entrata in scena. Il film riesce nella non facile impresa di
mantenere vivo l’interesse fino alla fine del racconto. Da
sottolineare l’attenzione che il regista ha sempre per la parte
musicale, stavolta impreziosita da brani di Tom Waits.
A completare il quadro le
buone prove di un cast di attori più o meno noti, in cui il regista
ha voluto ancora con sé Giulio Pranno dopo Tutto il
mio folle amore. L’attore si dimostra ancora talentuoso
nell’interpretare il suo personaggio, intelligente ed anche
coraggioso outsider. Esaspera le caratteristiche del clown e lo fa
diventare quasi Joker. È un personaggio oscuro e inquieto, anziché
comico, e sceglie una recitazione particolarmente teatrale. Senza
dubbio d’impatto, a volte un po’ eccessivo.
Certo è che
Comedians, a dispetto del titolo, ma anche di alcune
presenze nel cast, da cui solitamente ci si aspettano risate, da
De Sica a Balasso, fino ad Ale e Franz, non
è un film comico, ma è un film su cosa sia il mestiere del
“commediante”. Dunque resterà deluso chi si aspetta di ridere. Come
anche lo sarà chi si aspettava da Salvatores un ritorno
diverso, magari con una trama accattivante, piena di avventure e
colpi di scena. Comedians è un film non facile, che
impegna, che chiede partecipazione. Per questo non è per tutti.
Tuttavia, è una riflessione seria e ben condotta sulla complessa
arte del far ridere e un’occasione per tornare al cinema
apprezzando il lavoro di chi il cinema sa fare con classe.
È finalmente arrivato il
Loki Day, il giorno in cui Disney+ mette a
disposizione dei suoi abbonati il primo episodio della serie
dedicata all’amatissimo Dio dell’Inganno: dal 9 giugno, per sei
mercoledì, la piattaforma della Casa di Topolino ci offrirà una
nuova avventura targata Marvel Studios. Non più Streghe in lutto o
compagni d’arme in crisi d’identità, ma un Dio bistrattato che
cerca il suo posto nei Mondi, o forse nei Tempi, sarebbe più
corretto dire, visto che la serie scritta da Michael Waldron prende
le mosse proprio da quel momento, in Avengers:
Endgame, in cui Loki, utilizzando il
Tesseract (quindi la Gemma del Tempo) scappa da
New York e, inconsapevolmente, crea una linea temporale
alternativa, proprio come aveva spiegato l’Antico a Bruce Banner
nello stesso film.
Atterrato in un
imprecisato deserto, Loki crede di essere sfuggito
alla sua cattura, tuttavia viene intercettato immediatamente da un
gruppo armato che lo cattura e lo porta nel quartier generale della
TVA, la Time Variant Authority, un’agenzia che si
occupa di mantenere intatta la linea temporale sacra, quella cioè
che vede svolgersi davanti a sé, in successione precisa, gli eventi
predeterminati della storia dell’uomo e degli uomini. Troviamo
quindi il Dio dell’Inganno catapultato in questa dimensione/mega
ufficio che gestisce il tempo e tutte le sue variazioni, e qui
incontra Mobius, un agente speciale del
TVA che gli spiega dove si trova e qual è l’interesse
“aziendale” di tenere Loki prigioniero e in vita al loro
servizio.
Loki, le premesse della
storia
Il primo episodio di
Loki corrisponde ad un world building, ovvero
introduce lo spettatore e il protagonista stesso all’interno di un
mondo nuovo, che ha i suoi scopi e le sue regole, ed entrambi
vengono spiegati ed analizzati nel corso dell’intera puntata per
fornire tutti gli elementi necessari ad orientarsi in questa nuova
realtà e in questa nuova storia.
Quello che si perde in
mancanza d’azione e avventura è però compensato dalla densità di
tutto ciò che viene mostrato allo spettatore: da una parte
tantissimi concetti nuovi da assimilare al MCU, con personaggi da conoscere e
misteri da risolvere le cui basi vengono poste già nei primi minuti
dell’episodio pilota, dall’altra un ambiente completamente nuovo,
un mega ufficio che strizza l’occhio al design anni ’70, sia nelle
forme che nei colori, in alcuni casi da una fotografia che ricorda
smaccatamente il miglior David Fincher di Seven e Zodiac, governato da una burocrazia
insormontabile e pesantissima, che in più di un’occasione viene
presa in giro dalla brillante scrittura di Waldron.
Un lungo episodio doppio pone le
basi
Tutto questo lungo ed
interessante preambolo viene completato dall’episodio numero 2, che
arriverà su Disney+ il 16
giugno prossimo e che pone definitivamente le basi per la storia
che questa nuova miniserie ci vuole raccontare. Anche in questo
caso, come in WandaVision,
si ha l’impressione che tutta la storia possa convogliarsi in
maniera importante e significativa negli avvenimenti che verranno
raccontati in Doctor Strange and the Multiverse of Madness,
ipotesi corroborata anche dalla presenta del citato Waldron alla
scrittura, che firma anche la sceneggiatura del film che sarà
diretto da Sam Raimi. È sempre più palese, dunque,
che queste serie Marvel Studios servano, sì, ad
approfondire e raccontare singoli personaggi molto amati dai fan
(come nel caso di Loki) o sottosfruttati fino a
questo momento (come Wanda o Sam Wilson), ma anche a riempire dei
vuoi, dei buchi che ci accompagneranno nelle visioni
cinematografiche in programma per i prossimi tre anni.
Fondamentale, per
Loki, è ovviamente la presenza di Tom Hiddleston. Con questo nuovo inizio per il
suo personaggio, l’attore inglese è trai membri più longevi del
cast dell’intero MCU, dal momento che sono già 10
anni che lo interpreta e chissà quali altre avventure lo aspettano.
E ovviamente il suo personaggio si è trasformato con lui: da
villain puro e semplice, anche se con le sue motivazioni e le sue
ragioni (opinabili), Loki è diventato uno strambo
personaggio in bilico tra bene e male, senza mai diventare davvero
cattivo e mantenendo costante nelle persone che ha di fronte il
dubbio sulle sue vere intenzioni, sempre con acume e quel sorriso
beffardo che lo caratterizza.
Loki-Mobius: un nuovo buddy
duo
L’ironia è da subito la
principale chiave intorno alla quale ruotano i fatti, le persone,
le dinamiche relazionali che con Loki promettono una nuova coppia
comica nel MCU. Dopo l’approfondimento e il
consolidamento della dinamica Bucky-Sam, ecco che Loki incontra
Mobius, interpretato da Owen Wilson, un’aggiunta importante in un cast
pieno di sorprese. E sembra che di fronte a lui Loki abbia una
specie di specchio in cui si riflettono tutti i suoi difetti e le
sue colpe e gli vengono restituite purificate, Mobius è un uomo
giusto e retto, ha fede nel suo credo e vede per Loki la speranza
della redenzione. Chissà se il Dio dell’Inganno riuscirà a cogliere
quest’occasione per essere finalmente compreso o se riuscirà anche
adesso a deludere le aspettative di chi si fida di lui, continuando
a promuovere il proprio tornaconto.
La tragica e a suo modo
eroica uscita di scena di Loki in
Avengers:
Infinity War, morto per mano di Thanos, aveva
completamente riabilitato la figura del figlio di Laufey agli occhi
del MCU, ma solo nella sua ora finale.
Che adesso Loki possa avere la possibilità di stare dalla parte dei
buoni e di fare finalmente la cosa giusta? Lo scopriremo su
Disney+, dal 9 giugno, ogni
mercoledì per sei mercoledì.
Michael Waldron,
l’head writer della serie Loki nonché sceneggiatore del sequel di
Doctor Strange, ha parlato del suo ruolo di
ipotetico “custode” del Multiverso nell’Universo Cinematografico
Marvel.
In un’intervista con
Screen Rant in occasione della promozione della serie Disney+ disponibile da oggi, Waldron ha
riflettuto sulla natura del Multiverso sia nella serie con
protagonista Tom Hiddleston che nel sequel con protagonista
Benedict Cumberbatch. Waldron ha spiegato di
non sentirsi ancora a suo agio nel ruolo di “custode” del
Multiverso (qualora esista davvero!), attribuendo ad altri
storyteller del MCU la capacità di avere il
controllo sulle loro storie e sui relativi legami con il più grande
MCU in continua espansione.
“Non lo so. Penso che tutti –
tutti i registi e gli sceneggiatori del MCU -, siano custodi di questa
cosa, perché finiamo tutti per creare problemi e risolverli a
vicenda. Quindi, se riesco a creare problemi solo me stesso e
non anche a qualche altro povero sceneggiatore, immagino che questo
renda la vita un po’ più facile.”
Con l’arrivo di Loki su Disney+, i fan non dovranno più
attendere per scoprire come la serie continuerà a infondere nel
MCU legami con il Multiverso. Anche
se manca ancora poco meno di un anno all’uscita di Doctor Strange
in the Multiverse of Madness nei cinema, non dovrebbe
passare molto tempo prima che arrivino i primi sguardi
all’attesissimo sequel. Con la produzione che si è conclusa ad
aprile, i primi materiali ufficiali potrebbero arrivare prima di
quanto i fan pensino.
Loki, la serie dedicata al Dio dell’Inganno
interpretato da Tom Hiddleston, debutta ufficialmente oggi su
Disney+ con il primo episodio (un nuovo
episodio sarà poi disponibile ogni mercoledì, per un totale di
sei). Per celebrare l’arrivo della nuova serie ambientata
nell’Universo Cinematografico Marvel sulla piattaforma di
streaming, ripercorriamo insieme – grazie a
ComicBookMovie – i 10 migliori momenti dell’iconico
personaggio:
Loki è stato in qualche
modo redento in Thor:
The Dark World dopo la morte di Frigga, e in seguito si è
sacrificato dopo aver subito un colpo che era destinato a suo
fratello. Il cattivo è morto tra le braccia di Thor, pochi istanti
dopo aver ucciso Kurse ed essersi assicurato che il Dio del Tuono e
Jane Foster sarebbero stati in grado di porre fine al piano di
Malekith.
È
stato un momento straziante. Tuttavia, una scena post-credits
avrebbe rivelato che Loki aveva soltanto finto la sua morte! Mentre
Thor stava combattendo contro Malekith, il dio del male tornò ad
Asgard, bandì Odino sulla Terra e prese il suo posto sul trono di
Asgard. Siamo ovviamente contenti che Loki sia sopravvissuto, ma
quanto accaduto riduce parte dell’impatto di questa
scena.
Il confronto con Vedova Nera
In
The Avengers, abbiamo visto Tom Hiddleston al suo meglio
quando il Dio dell’Inganno ha rimproverato e apparentemente
superato in astuzia Vedova Nera. La tensione in questa scena era
decisamente palpabile, resa tale anche dal fatto che i due
personaggi erano separati da un vetro. Tuttavia, uno degli elementi
più incredibili è il modo in cui Natasha Romanoff è riuscita a
superare in astuzia Loki e ad usare il suo odio per gli umani
contro di lui.
Rendendosi conto che Hulk era la
chiave del piano di Loki, Nat entra subito in azione. Sembra che
questo abbia aiutato molto a gettare le basi affinché Loki
diventasse uno dei migliori cattivi del MCU, anche se è stato il momento
che analizzeremo a breve che ha davvero scioccato i fan…
Uccidere l’agente Coulson
In
The Avengers, l’agente Coulson interpretato da
Clark Gregg è stato subito apprezzato dai fan dei fumetti. Anche se
si trattava di un personaggio nuovo, il pubblico è riuscito subito
ad entrarci in sintonia. Alla fine, però, Joss Whedon ha ben
pensato di ucciderlo nel modo più brutale possibile!
Anche se sembrava che Coulson fosse
riuscito a sconfiggere il Dio dell’Inganno usando la tecnologia
creata dai resti del Distruttore, era tutta un’illusione, e Loki ha
continuato a usare lo spettro per pugnalare l’agente dello SHIELD
alla schiena. È vero, Coulson è poi tornato nella serie
Agents
of SHIELD, ma ciò non significa che la sua morte nel film
faccia meno male…
Un momento fraterno
Taika Waititi ha salvato il
franchise di Thor grazie a Thor:
Ragnarok del 2018 e il modo in cui il regista ha gestito
la relazione del Dio dell’Inganno con suo fratello ha davvero
colpito i fan. Mentre si trovano insieme in ascensore, Thor e Loki
riflettono sulle loro esperienze passate, con il cattivo (ora più
un antieroe) che scopre che il Dio del Tuono, in effetti, si è
sempre preso cura di lui.
Loki si sente chiaramente in colpa
e questo aiuta a spiegare le sue azioni sia più avanti nel film che
in Avengers:
Infinity War. Il fatto che questo momento sia stato
seguito da un brillante team-up lo rende un punto culminante ancora
più grande.
“Inginocchiatevi!”
Loki era ancora un cattivo
in piena regola in
The Avengers, cosa enfatizzata da questa scena in
Germania. Il Dio dell’Inganno aveva incaso la Terra poco dopo aver
stretto un accordo con Thanos. Ordinando a coloro che lo circondano
di “inginocchiarsi”, Loki crede che gli umani “desiderino la
sottomissione” e sente chiaramente che sta facendo la cosa giusta
conquistando Midgard.
Quando un uomo anziano si alza e chiarisce che non si
inchinerà mai davanti a un tiranno (chiaramente è sopravvissuto
alla Seconda Guerra Mondiale e alla Germania nazista), Loki sta per
farlo fuori, ma improvvisamente interviene Captain America. È un
grande momento, che all’epoca sembrava molto più grande di quanto
non lo sia ora, dato che il MCU si è espanso oltre i nostri
desideri più reconditi.
Thor vs. Loki
Thor
è servito come solida introduzione sia per il Dio del Tuono che per
Loki, con i Marvel Studios che non hanno perso tempo
nell’esplorare il lato malvagio del personaggio. Dopo aver avuto un
ruolo nel fatto che Thor sia stato bandito sulla Terra, Loki
reclama il trono di Asgard per sé e in seguito invia il Distruttore
sulla Terra nel tentativo di uccidere suo fratello e i Tre
Guerrieri.
È difficile però non percepire
quanto fosse in conflitto in quel momento, cosa che ci ha permesso
di dare un primo assaggio al fatto che c’era molto di più in questo
personaggio a livello profondo. Questa battaglia finale, di sicuro
personale, è stata davvero emozionante e gloriosa e ha contribuito
ad aggiungere molta profondità al personaggio di Loki. La
rivelazione successiva, cioè che aveva simulato la sua morte e che
sarebbe stato il cattivo principale in
The Avengers, era semplicemente la ciliegina
sulla torta.
Forse non è poi così cattivo…
Abbiamo accennato
all’impatto che la morte di Frigga ha avuto su Loki, ma è stato
questo momento in Thor:
The Dark World che ha davvero plasmato alcuni degli strati
più complessi del personaggio. Nonostante abbia mostrato coraggio,
quando Loki abbandona l’illusione e vediamo lo stato in cui si
trova davvero – per non parlare del dolore che prova per la morte
di sua madre dopo il loro precedente scambio di battute -, è stato
davvero un momento speciale.
Sì, questo non è uno dei migliori
film dei Marvel Studios, ma per Loki ha
contribuito a gettare le basi per le sue storie future. Nonostante
le sue azioni atroci in
The Avengers, questo momento ci ha fatto capire
che il Dio dell’Inganno non era poi così cattivo, e che dentro era
più tormento di quanto nessuno di noi avesse mai pensato in
passato.
Compiere l’ultimo sacrificio
Anche se non si poteva
ancora fidare completamente di Loki (aveva preso il Tesseract da
Asgard prima che venisse distrutto), quando Thor:
Ragnarok finì e iniziò Avengers:
Infinity War, l’imbroglione aveva chiaramente
risolto molti dei problemi che aveva avuto con suo fratello. Di
conseguenza, non è stata una grande sorpresa quando Loki ha
compiuto l’ultimo sacrificio ritrovandosi faccia a faccia con
Thanos.
Prendendo tempo nella speranza che
Thor potesse salvare la situazione, Loki tentò di tradire e
uccidere il Titano Pazzo, ma si ritrovò sopraffatto dal cattivo che
brandiva le Gemme dell’Infinito. Di conseguenza, Loki è morto dopo
essere stato soffocato a morte da Thanos, ma non prima di aver
avuto l’occasione di sussurrargli: “Non sarai mai un
Dio.”
Ragnarok
Ancora una volta, sembrava
che Loki si fosse dimostrato inaffidabile, tradendo Thor e dando
ragione a suo fratello. Tuttavia, quella conversazione avvenuta
nell’ascensore (di cui abbiamo parlato prima) ha chiaramente
colpito il Dio dell’Inganno, quindi il suo ritorno ad Asgard
insieme alle forze dell’arena del Gran Maestro è stato un momento
assolutamente delizioso.
Sì, Loki ha colto l’occasione per
celebrare il suo arrivo (dichiarandosi il “salvatore” di Asgard),
ma questo è stato comunque un grande momento per lui, e ancora una
volta lo ha aiutato a trasformarsi da cattivo a eroe. Guardalo
indossare quel casco iconico mentre prendeva a calci il nemico è
stato fantastico!
Loki non può competere con Hulk
Certo, questo scambio con Hulk non è finito bene per il Dio
dell’Inganno, ma è sicuramente il suo momento migliore nel MCU fino ad oggi. Nessuno avrebbe
potuto prevederlo, ma questo è ciò che lo ha reso veramente grande.
Mentre il cattivo si scontrava con il Gigante di Giada in
The Avengers, non sapeva che Hulk stava per dare
il benservito a questo “Dio gracile”.
Loki
è stato sconfitto ed è stato il modo perfetto per concludere questa
storia. Ha anche creato un divertente throwback moment per
i Marvel Studios, che ha dato poi i
suoi frutti in Thor:
Ragnarok, quando Loki ha esultato mentre guardava Thor
sperimentare esattamente come lui si era sentito. Questo momento è
stato iconico e, ammettiamolo… Loki se lo
meritava!
In una recente intervista con
ComicBook, Tom Hiddleston ha avuto la possibilità di
riflettere sulla morte di Loki per mano di Thanos in Avengers:
Infinity War, spiegando la prospettiva del Dio
dell’Inganno in merito all’attacco da parte del Titano Pazzo.
“Penso che l’intera scena sia
estremamente terrificante sia per Thor che per Loki”, ha detto
l’attore. “Sinceramente, aveva già visto Thor in alcuni momenti
difficili, ma ha sempre creduto che suo fratello avrebbe comunque
trovato una via d’uscita. In quel momento, sa che se non farà
nulla, suo fratello morirà per mano di Thanos. Quando inizia a
parlare, penso che in realtà volesse solo guadagnare tempo. Dice:
‘Se stai andando sulla Terra, potrebbe servirti una guida. Io
ho un po’ di esperienza al riguardo’. Sta cercando di pensare
a un modo per fermare Thanos. Sta improvvisando”.
A proposito del momento in cui
diventa chiaro che il piano di Loki è quello di attirare Thanos il
più vicino possibile per ucciderlo con un coltello, Hiddleston ha
detto: “Penso che poi si sia reso conto che aveva solo un
tentativo e che poteva anche non funzionare, ma che almeno poteva
servire per salvare suo fratello. L’ho sempre trovato un gesto
molto commovente. Sa quello che sta per fare. In difesa di Loki, so
che alcune persone hanno criticato il fatto che stesse per
usare un coltello e cose del genere, ma lui stava puntando alla
testa. Ce l’aveva quasi fatta, proprio perché sapeva come
farlo.”
Hiddleston ha poi menzionato il
momento esatto in cui si evince il legame tra Loki e Thor: “Ho
sempre trovato molto toccante che quando si presenta, dice: ‘Io,
Loki di Jotunheim, principe di Asgard, Dio dell’Inganno, figlio di
Odino…’. Si riconosce come figlio di Odino. Fino a quel momento,
dal punto di vista di Loki, avevano sempre avuto film in cui era
più sulla falsa riga del: ‘Chi si farebbe chiamare figlio di
Odino?’. Il fatto che si rivolga a sé stesso in quel modo e il modo
in cui guarda ora Thor… l’ho trovato davvero molto
toccante.”
Tuttavia, il piano di Loki fallisce
e alla fine il personaggio viene ucciso da Thanos. “Sì, penso
che in quel momento gli sia passato proprio questo per la mente:
‘Accidenti, non ha funzionato’. Sì, credo proprio che abbia pensato
a quello”, ha concluso Hiddleston.
In un viaggio cinematografico
decennale senza precedenti, Avengers:
Infinity War abbraccia l’intero Universo Cinematografico
Marvel e porta sul grande schermo la più grande e
fatale resa dei conti di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati dovranno essere pronti a sacrificare tutto nel tentativo di
sconfiggere il potente Thanos prima che il suo impeto di
devastazione e rovina porti alla fine dell’universo.
Sylvester Stallone ha confermato l’arrivo
della Director’s Cut di Rocky IV, il quarto
capitolo della celebre saga uscito nel 1985 e diretto proprio dalla
star hollywoodiana. Il titolo ufficiale della nuova versione sarà
Rocky vs. Drago – The Ultimate Director’s Cut.
Ad oggi, Rocky IV è il film
dell’intero franchise che ha ottenuto il maggior incasso al
botteghino, con oltre 300 milioni di dollari conquistati in tutto
il mondo. Oltre a recitare nel film, Stallone si è anche occupato
della regia e della sceneggiatura, e proprio lo scorso anno ha
fatto sapere che stava lavorando al suo taglio del film, la cui
uscita, in origine, doveva coincidere con il 35° anniversario
dell’originale.
Anche se i piani sono poi cambiati,
Stallone ha fatto sapere adesso che i lavori sulla Director’s Cut
continuano e che Rocky vs. Drago arriverà nelle sale
americane il prossimo 11 novembre. Attraverso un post condiviso via
Instagram,
il celebre attore ha ringraziato tutti i tecnici che lo hanno
aiutato a lavorare alla sua versione del film e che gli hanno
permesso di portarla a termini dopo tutti questi anni.
Rocky vs. Drago: in arrivo la Director’s Cut di Rocky IV
Il mese scelto per la release di
Rocky vs. Drago – The Ultimate Director’s Cut non
è assolutamente casuale: sia Rocky IV che Rocky V
vennero distribuiti al cinema a novembre, così come i due capitoli
della più recente saga spin-off Creed. Sappiamo che
Creed III è stato ufficialmente messo in
cantiere, con il suo protagonista, Michael B. Jordan, che si occuperà anche della
regia. Sfortunatamente, Stallone ha già confermato che non tornerà
nei panni di Rocky Balboa.
Ricordiamo che in Rocky IV,
ambientato durante gli anni centrali della Guerra fredda, viene esplorata la rivalità – divenuta nel
tempo storica e cinematograficamente rivelante – tra Rocky Balboa,
il campione italo-americano (interpretato da Stallone), e Ivan
Drago, il temibile e glaciale sovietico (interpretato da Dolph Lundgren).
Il tema del Batman di Tim Burton del 1989, composto da Danny
Elfman, ha avuto origine in un luogo davvero sorprendente…
il bagno di un aereo! A rivelarlo è stato proprio il celebre
compositore durante un’intervista con Marc Maron in occasione del
suo podcast WTF.
Elfman ha spiegato di aver concepito
il tema del film con protagonisti
Michael Keaton,
Jack Nicholson e Kim Basinger mentre si trovava nel bagno di un
aereo che lo stava riportando a casa da Los Angeles, dopo che aveva
fatto visita al set del film allestito a Londra.
A quanto pare, le sue azioni misero
in allarme gli assistenti di volo, con Elfman che si trovò quindi
costretto a spiegare cosa stava realmente accadendo: “Cominciai
a correre in bagno e a intonare una sorta di cantilena, poi tornai
al mio posto e continuavo a pensare, a pensare. Dopo dieci minuti,
corsi di nuovo in bagno. Poi di nuovo al mio posto e poi di nuovo a
il bagno, perché non riuscivo a farlo con il ragazzo seduto accanto
a me.”
Grazie al tema di Batman,
Danny Elfman ottenne il prestigiosissimo Grammy
Awards. Tuttavia, di recente il compositore aveva rivelato di
essere alquanto insoddisfatto dal
modo in cui le sue musiche sono state incorporate nel film: dal
suo punto di vista, infatti, la colonna sonora sarebbe stato
drasticamente modificata, perdendo gran parte della sua complessità
orchestrale a favore di semplice percussioni.
Danny Elfman è
un collaboratore abituale di Tim
Burton. Oltre a Batman e Batman
– Il ritorno, ha curato le musiche di quasi tutti i
film dell’amatissimo regista, inclusi Beetlejuice –
Spiritello porcello, Edward mani di forbice, Mars Attacks!, Il
mistero di Sleepy Hollow, Big Fish, Alice in Wonderland e
il più recenteDumbo.
Ricordiamo che
Michael Keaton tornerà ad interpretare la versione di
Batman del dittico di Burton nell’attesissimo The
Flash, il cinecomic diretto da Andy
Muschietti e attualmente in fase di produzione, che
arriverà nelle sale nel 2022.
Dopo l’annuncio
del castNetflix
ha diffuso una featuette dietro le quinto di The
Sandman, l’attesissimo adattamento televisivo basato
sul fumetto di Neil Gaiman.
The
Sandman è la nuova serie Originale
Netflix basata sul fumetto del 1989-1996 scritto
da Neil Gaiman e pubblicato
dalla DC Comics. La serie è stata
sviluppata da Allan
Heinberg per Netflix –
con Heinberg, Gaiman e David S.
Goyer come produttori esecutivi ed è prodotta da DC
Entertainment e Warner Bros. Television.
The
Sandman racconta la storia di Dream, il titolo Sandman. Al
momento la trama della serie non è stata rivelata. Ma le premesse
ci dicono che ambientata nel 1916, Dream, il re delle storie e uno
dei sette Endless , viene catturato in un rituale occulto. Dopo
essere stato tenuto prigioniero per 105 anni, nel 2021 fugge e si
propone di riportare l’ordine nel suo regno dei sogni.
Captain
Marvel è il film che ha segnato il debutto nel
MCU dell’attrice Gemma Chan nei panni di Minn-Erva. Il
personaggio non ha avuto una vita lunga sul grande schermo, ma per
fortuna a Chan è stata offerta l’opportunità di tornare nel
MCU grazie ad un nuovo ruolo.
L’attrice, infatti, interpreta Serie
nell’attesissimo Eternals,
il cinecomic di Chloé Zhao che arriverà finalmente
nelle sale di tutto il mondo il prossimo novembre. Ora, in una
recente intervista con
Empire, Chan ha parlato proprio del suo ritorno nell’universo
condiviso e del suo approccio ad un personaggio completamente
diverso.
“Mi sento davvero molto
fortunata ad essere stata riaccolta nel MCU così in fretta dopo la mia
prima apparizione. È stata un’accoglienza molto calorosa”, ha
raccontato alla rivista. “Mi sento fortunata perché nella
troupe ho ritrovato molto persone con cui avevo già lavorato,
quindi c’era una sorta di continuity in quel senso. Tuttavia, sono
due progetti completamente diversi, in tempi completamente diversi,
con personaggi totalmente diversi.”
Sulla base di tutto ciò che abbiamo
visto e sentito a proposito del film, Eternals sarà un film molto diverso rispetto
agli standard a cui ci ha abituati la Marvel, dal momento che la regista
Chloé Zhao (premio Oscar per
Nomadland) ha avuto la possibilità di portare il suo stile
distintivo all’interno del progetto, godendo di piena autonomia e
libertà creativa.
“L’abbiamo girato come se fosse
un film indipendente, quasi completamente in esterni, utilizzando
la luce naturale. Praticamente tutto durante l’ora d’oro”, ha
aggiunto Chan. “È un film veramente epico e ambizioso. Chloé
Zhao ha portato il suo stile e la sua sensibilità
distintivi.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi,
amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che
interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren
Ridloff, che interpreta la velocissima
Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta
l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena. Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Destin Daniel
Cretton, il regista dell’attesissimo
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, ha parlato
delle influenze del film, citando come fonti d’ispirazione primarie
Jackie Chan e il film La tigre e il dragone di Ang
Lee.
In una recente intervista con
Empire, Cretton ha parlato del processo di realizzazione del film e
di quanto abbia faticato per assicurarsi che l’introduzione del
protagonista interpretato da Simu Liu avvenisse in maniera corretta.
Riflettendo poi sull’azione presente all’interno del film, il
regista ha poi indicato due dei capisaldi culturali più iconici del
genere come ispirazione per le sequenze.
“L’autenticità, il rispetto e la
fedeltà a questo genere sono stati l’obiettivo principale fin dal
primo giorno. C’è una coreografia che ricorda La tigre e il
dragone, mentre altre scene di combattimento sono ispirate a Jackie
Chan. Abbiamo anche avuto coreografi dalla Cina continentale che
hanno creato delle bellissime scene di combattimento in stile
wuxia. È stato importante per noi fin dall’inizio che il primo
supereroe asioamericano del MCU fosse davvero un supereroe.
Vogliamo che sia alla pari con gli altri supereroi del MCU e non solo il Maestro del Kung
Fu. Shang-Chi è un incredibile artista marziale, ma non è solo
questo… è molto di più.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Tom Hiddleston ha confermato che Loki non
apparirà in Thor: Love and
Thunder, l’atteso quarto capitolo della saga dedicata
al Dio del Tuono. Non sarà dunque il film di Taika Waititi l’occasione in cui rivedremo i
due fratelli asgardiani riunirsi dopo i tragici eventi di Infinity
War (ammesso che la versione alternativa del Dio
dell’Inganno protagonista della serie a lui dedicata – da oggi
disponibile su Disney+ – riesca a trovare un modo per
incrociare nuovamente il destino di suo fratello).
Dopo aver ingannato la morte diverse
volte, Loki è ufficialmente deceduto per mano di Thanos – nella
timeline principale del MCU – proprio nel cinecomic di
Anthony e Joe Russo. Nessuno
si sarebbe dunque aspettato di rivedere il personaggio nella nuova
avventura cinematografica di Thor, che pare essere del tutto ignaro
– almeno per ora – dell’esistenza di una versione alternativa del
suo perfido fratello (anche perché, di fatto, le due versione
esistono in due realtà diverse).
Ciononostante, alcuni continuano a
sperare che il Dio dell’Inganno possa riuscirsi con il Dio del
Tuono proprio nel finale del film di Waititi. Tuttavia, è stato
proprio Tom Hiddleston a smorzare qualsiasi tipo di
entusiasmo in merito, confermato in un’intervista con Empire (via
Digital Spy) che non sarà presente in Love and Thunder e che, per il
momento, è meglio che i percorsi dei due principi asgardiani
restino separati.
“Abbiamo parlato dei film di
Thor come di una saga familiare. La dualità e l’antagonismo che
esiste tra Thor e Loki, due personaggi diametralmente opposti, è un
libro che forse dovrebbe rimanere chiuso al momento. Abbiamo
esplorato il più possibile la relazione tra questi due
fratelli.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Arriva al cinema con Lucky Red
l’ultimo film dello Studio Ghibli realizzato interamente in CGI 3D,
Earwig
e la Strega, entrato a far parte della selezione
virtuale del festival
di Cannes 2020 nella sezione 4 Animated Films.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Diana Wynne Jones, già autrice del libro “Il
castello errante di Howl” da cui è stato tratto il
capolavoro di animazione di Hayao Miyazaki. Anche in questo caso è
stato lo stesso Hayao Miyazaki a proporre l’adattamento di
Earwig
e la Strega allo Studio Ghibli, che ha
accolto la proposta decidendo di sperimentare per la prima volta
l’animazione completamente in CGI 3D e affidandone la regia a Goro
Miyazaki.
Earwig è una
ragazzina di 10 anni cresciuta in orfanotrofio, per lei una casa
fantastica in cui riesce ad ottenere tutto quello che desidera. La
sua vita cambia quando viene adottata da Bella Yaga e Mandragora,
una stranissima coppia con incredibili poteri magici.
Prodotto da Rai
Cinema, con Indiana Production e distribuito da 01
Distribution, Comedians,
il nuovo film di Gabriele Salvatores arriva in sala dal 10
giugno in 250 copie. Una scelta coraggiosa, visto il periodo
difficile per le sale, dovuto all’emergenza Covid, e
l’approssimarsi dell’estate, ma di cui il regista si dice convinto,
e spiega: “Per me è importante uscire con questo film
adesso. […] A me la carriera è andata bene e ogni tanto
nella vita bisogna restituire qualcosa. Questa è la mia maniera di
dire che il cinema va avanti: le sale sono aperte, torniamo al
cinema”. Si dice anche convinto che “le sale non chiuderanno
mai. Non sono uno stupido ottimista. Non chiuderanno perche sono
quel luogo dove si può decidere di passare due ore senza essere per
forza interattivi, se non con la mente e le emozioni,
abbandonandosi a un viaggio di due ore pensato da un’altro. […]
In una sala si sospende la realtà per un attimo, mentre a casa
tua, per quanto possa essere bello il film che stai vedendo, la
realtà è sempre presente”.
Il progetto arriva da
lontano, da una pièce teatrale del 1985, tratta da un testo di
Trevor Griffiths, messa in scena dallo stesso Salvatores e
diventata poi un film da lui diretto, Kamikazen – Ultima
notte a Milano. Molta è la curiosità intorno a questa
rilettura dopo ventun anni, che ha dato vita a
Comedians. Così ne parla il regista, sottolineando le
differenze tra i due progetti:“Kamikazenè
veramente un’altra cosa. Non c’è la scuola, non c’è il maestro, non
c’è l’esaminatore, tant’è vero che nel film non c’è neanche scritto
che sia ispirato o in realzione al testo di Griffiths. […]
Lì abbiamo indagato le vite private dei singoli personaggi.
[…] L’umanità delle case di ringhiera di Milano”. “Quando
avevamo messo in scena il testo di Griffiths nell’85 eravamo
giovani affamati di successo e desiderosi di farci vedere. Quindi
lo avevamo usato come contenitore per riempirlo di gag e di
improvvisazioni. Rileggendolo ventun anni dopo, ho scoperto quello
che i Pink Floyd chiamerebbero il “dark side of the moon” di questo
testo, cioè la parte più riflessiva e malinconica. Questa è una
piccola umanità che deve giorno per giorno fare i conti con la
vita. Sognano una visibilità che è molto difficile da avere. Il
testo si è rivelato, rileggendolo, molto più attuale di quello che
pensavo”. “Ci sono temi che non avevo intravisto nella prima
lettura. Per esempio, il rapporto tra padre e figlio che c’è tra i
personaggi interpretati daBalassoePrannoè interessante, è un padre che non glie le
fa passare e un figlio che lo contesta. […] C’è voglia di
apparire, di successo, di non essere perso in umanità di
“raindogs” [cani randagi ndr.] ma essere qualcuno su un
palco con una luce. Questo è molto attuale. Non è necessario che
tutti stiano sul palco con la luce addosso. Ognuno può fare bene il
proprio lavoro anche senza farsi vedere per forza”.
E trattando della
dicotomia tra bravura e successo, tema affrontato nel film,
parla della sua esperienza personale: “Il vero problema è il
successo […] A questo io ho risposto cercando di fare ogni
volta qualcosa che non sapevo fare, cioè cambiando genere, tipo di
film, sia per imparare qualcosa, ma soprattutto per non
considerarmi in nessun modo arrivato. Quando sei convinto di saper
fare molto bene una cosa sei vicino alla fine, secondo me. Credo
che soprattutto per un artista ci voglia l’ansia, la paura di non
saperlo fare. La voglia di provare delle cose nuove per rimanere
vivo”.
Il regista spiega
poi come ha lavorato al film, facendo precedere le riprese
da prove, proprio come si fa in teatro: “Ho usato un metodo che
aveva usato ancheClint Eastwood […] inMillion Dollar BabyeGran
Torino. Ha preso gli attori e il direttore della
fotografia, ha provato prima il film […]. Quindi, quando è
andato a girare, ci ha messo cinque settimane. Noi ce ne abbiamo
messe quattro. Ma abbiamo fatto due settimane di prove prima. Così,
quando arrivi sul set sai già dove mettere la macchina […],
gli attori sanno dove spostarsi. […] Con due macchine da
presa mi sono inserito tra di loro, semplicemente a stargli vicino,
a farli vedere. Il grosso vantaggio rispetto al teatro è proprio
poter vedere delle cose piccolissime” . Esperienza che il
regista dice di voler ripetere in futuro, aggiungendo: “E’ un
vizio degli attori italiani, che passano da un film all’altro
velocissimamente e quindi non hanno mai il tempo di provare. Invece
durante le prove […] nascono tantissime idee e
rapporti”.
A questo proposito, così
alcuni membri del cast raccontano l’esperienza sul
set.
Il giovane Giulio
Pranno, già protagonista di Tutto il mio follle
amore, che qui iterpreta Zappa, il personaggio inquieto,
dice: “Ho costruito il personaggio andando sul set giorno dopo
giorno e lavorando con gli altri. Questo è stato un lavoro di
gruppo. Con Gabriele è il secondo film che facciamo insieme. Mi sa
dirigere e sono stato molto tranquillo su questo set. Mi sono molto
fidato del lavoro. […] Ho fatto anche un corso di clownerie
per prepararmi al ruolo”. E aggiunge di essere un amante del
“black humour”.
Ale e Franz
interpretano i fratelli Filippo e Leo Marri, Ale racconta
così i loro personaggi: “Siamo il prototipo del fallimento: un
fallimento personale, umano. E siamo sulla soglia di un nuovo
fallimento, all’inizio […] messo nella giusta direzione da
Barni, ma appena arriva Celli, dentro di noi si crea questo grosso
dubbio, soprattutto in me. Quindi andiamo nella direzione più
facile, perché il pubblico vuol ridere, andiamo sulla risata
facile, quella immediata. […] Lui [Leo, interpretato da
Franz ndr.] se ne risente, va per la sua strada e si crea una
crepa tra di noi che manda tutto a ramengo.” Mentre
Franz ricorda: “Abbiamo iniziato davvero conBalassocome insegnante in un laboratorio. […]
È stato davvero per noi un sogno lavorare con Gabriele, un
percorso artistico che ha trovato il suo compimento”.
Natalino Balasso,
che interpreta Eddie Barni, l’insegnante buono, descrive così il
maestro: “Barni dice quello che penso io e Griffiths l’aveva già
scritto nel ’78 […] La prima cosa che insegno loro è
[…]: quando si
entra in campo con le battute, con la comicità, capire perchè si è
lì. Sembra una cosa ovvia, semplice, ma non è così. Credo che il
novanta per cento della comicità non lo abbia capito. Anche per
questo il film è importante”, e aggiunge: “Il mio
personaggio dice delle cose che condivido a pieno”. Interrogato
su cosa lo diverta, Balasso afferma: “Non ho una comicità
preferita. Rido di molte cose, a volte anche di una comicità molto
banale. Il comico che mi fa più ridere in assoluto è mio zio. Però
è una cosa legata anche alle fasi della vita. Credo che da giovani
si rida di certe cose, poi col passar degli anni, anche di
altre”.
Christian De Sica,
qui nei panni del talent scout prammatico, descrive l’esperienza
con Salvatores: “Non avevo mai avuto la fortuna di
lavorare con Salvatores, ma ci conosciamo da tanti anni e ora con
questo film siamo diventati anche amici. Serviva un attore
nazional-popolare, guitto, uno che fa i cinepanettoni, e coi
produttori si sono detti: chi prendiamo? Io ho accettato e lui ha
scoperto uno straordinario attore drammatico”, dice tra il
serio e il faceto. Poi prosegue: “Ho lavorato con tanti
registi […] ma il clima in quei giorni a Trieste è stato
meraviglioso. […] Lui è come un papà o una mamma. C’era una
tale gentilezza e leggerezza. Veramente un attore si sente
tranquillo nelle sue mani. […] È un film di una grande
classe e questo dimostra anche il coraggio cheSalvatoresancora ha. Si mette alla prova con un
film artisticamente così severo e lo fa uscire il 10 giugno dopo il
covid. È un passo importante anche per il cinema, per gli
esercenti, per il pubblico”. Mentre sul suo personaggio così
argomenta: “Questo personaggio secondo me non dice poi tante
stronzate, dice la verità: io non cerco dei filosofi, non siate
profondi, io sto cercando dei comici, se volete avere successo.
Nella vita l’ho seguita questa strada e non è che mi sia andata
male”. A chi gli domanda cosa lo faccia ridere, l’attore
risponde guardando ai classici: “Mi fanno ridere ancora oggi
moltissimoTotòeAlberto
Sordi. Credo siano i più grandi comici che abbiamo avuto
nel mondo”.
Su come sia cambiata
la comicità negli anni, Salvatores risponde invece così, e non
rinuncia a una critica alla classe politica: “Si è
sdoganato completamente, negli anni ’80 e ’90, il politicamente
scorretto. Il che per certe cose è un bene, ma per certe altre
siamo andati un po’ oltre. Adesso, se dici una cosa gentile, ti
dicono che sei un buonista. Bisogna essere cattivi, un po’ haters,
un po’ protagonisti, non essere d’accordo. E anche usare la
comicità come
fanno alcuni dei nostri politici per essere amici, simpatici e non
invece padri. Abbiamo tanto bisogno di padri secondo me, in questo
momento. Di padri come Natalino e De Sica. Puoi non essere
d’accordo con il personaggio di Christian, ma almento prende
una posizione. […] Ci vuole qualcuno che si prenda la
responsabilità. Mi piacerebbe tanto che la nostra classe politica
fosse un po’ più così”.
Da qui un dibattito sugli
eccessi del politicamente scorretto e del suo contrario, che
a sua volta, se estremizzato, può diventare pericolso quanto e più
dello stereotipo. Il regista argomenta così: “Il politicamente
corretto, sopratutto se usato in una certa maniera, è rischioso.
Guardate per esempio quello che sta succedendo con MeToo. Una
istanza giusta, un motivo giusto che sta diventando certe volte
anche ridicolo. Sento delle cose che arrivano dall’America che
veramente sono impressionanti. Il politicamente corretto nel cinema
porta al fatto di premiare per forza un film che ha degli attori
neri. Ora c’è l’obbligo di rappresentare nel film varie cose. In
Malcom e Mary il regista bianco è stato criticato perchè mette in
scena un regista nero, appropriandosi di una cultura che non è la
sua. Secondo me è pazzia. È una questione di equilibrio. Bisogna
stare attenti da entrambe le parti. È una domanda molto importante
ed io non ho la risposta precisa. Mi barcameno”.
Franz sul tema e
sull’esistenza di limiti da non oltrepassare in campo comico,
commenta: “Il limite è legato alla sensibilità di ciascuno.
Noi [ come duo comico con Ale ndr.] ci siamo posti un limite
dall’inizio, che combacia con la nostra sensibilità. Non scherziamo
sulle malattie. C’è poi una barriera tra lo scherzare tra amici e
il mettere in scena qualcosa. Nel momento in cui sali su un palco,
hai una responsabilità molto maggiore”.
Interviene anche
Balasso: “E’ un problema anche culturale. C’è sempre meno
gente che capisce l’ironia. L’ironia va anche capita, ci vuole
anche un’intelligenza, bisogna metterla in campo”.Comedians
di Gabriele Salvatores è in sala dal giugno in 250 copie.
Bataclan
di Emanuele Aldrovandi, miglior corto di fiction e per l’animazione
Solitaire di Edoardo Natoli, presentato
alle Giornate degli Autori di Venezia, vincono l’edizione 2021 dei
Corti d’Argento selezionati dai Giornalisti Cinematografici tra gli
oltre 250 cortometraggi prodotti nel 2020 e presentati anche in
streaming nei principali Festival e nelle numerose
rassegne specializzate dell’anno. A un’esordiente speciale come
Jasmine Trinca, per la prima volta regista, il
Nastro speciale per la migliore opera prima, Being my
Mom.
Un Premio speciale
75 assegnato anche per festeggiare un anniversario
importante nella storia dei Nastri va a La
Fellinette, mix di fiction e animazione nel
piccolo film ideato, scritto e diretto da Francesca Fabbri Fellini:
un omaggio al grande Federico, lo zio regista, e al suo mondo. Un
cast di talenti artistici e tecnici ma anche la tenerezza di un
ricordo della nipote bambina – ritratta dal regista con le sue
matite colorate sulla spiaggia invernale di Rimini – che prende
vita nella memoria di un sogno infantile. E un Premio speciale va
anche ad Alessandro Haber “autore e protagonista
dell’anno” in una varità di corti che hanno più interpretato
l’attualità dei giorni difficili che stiamo ancora vivendo.
Dodici, come ogni anno, i
titoli della selezione finalista di fiction, scelti dalla
Giuria dei Giornalisti Cinematografici: una short
list in cui cinquina e vincitori sono stati scelti tra i
corti, selezionati per il Direttivo dei Giornalisti Cinematografici
da Maurizio di Rienzo, con la collaborazione di Oscar Cosulich per
l’animazione, opere prevalentemente presentati nei principali
festival e nelle rassegne specializzate.
Per la fiction i titoli in
selezione finalista sono: Bataclan di Emanuele
Aldrovandi, Il muro bianco di Andrea Brusa e Marco
Scotuzzi, Inverno di Giulio Mastromauro, J’ador
di Simone Bozzelli, Finis terrae di Tommaso Frangini,
Les aigles de Carthage di Adriano Valerio, Una nuova
prospettiva di Emanuela Ponzano, Being my mom di
Jasmine Trinca, Fiori, fiori, fiori! di Luca Guadagnino,
Ragazzi di paura di Maurizio Braucci, Omelia
contadina di Alice Rohrwacher e JR e Zombie di
Giorgio Diritti. Una selezione originale e mai come
quest’anno eterogenea, nella quale spiccano anche alcuni
divertissements, insolitamente firmati da autori che non
dialogano abitualmente con il mondo dei corti e nati durante il
periodo difficile del lockdown.
Anche per l’animazione la
‘cinquina’ e il vincitore sono stati selezionati tra 12
finalisti: conSolitaire di Edoardo Natoli,
Alma di Michelangelo Fornaro, En rang par deux di
Elisabetta Bosco, Margherita Giusti, Viola Mancini,
Infinito di Simone Massi e No, I don’t want to
dance! di Andrea Vinciguerra, Abdita di Valentina
Giorgi, Arianna Morganti, Dennis Pezzolato, Giulia Zanetti,
Balkanika di Lu Pulici, Bleed di Igor Imhoff,
Concatenation di Donato Sansone, La grande onda di
Francesco Tortorella, Sogni al campo di Marta Guidi e
Maria Cerri, Terra ca nun dormi di Francesco Mescolini,
Valentino Presti, Marco Rinicella.
I Corti d’Argento segnalano, insieme
ai vincitori dei Nastri d’Argento 2021, il cortometraggio vincitore
del greencontest dedicato ad aspiranti filmmaker
sul tema della sostenibilità, un’iniziativa promossa da Smart
Italia, da sempre ambasciatrice di una mobilità intelligente e
sostenibile. Il contest prevedeva la realizzazione di un corto,
della durata massima di 3 minuti, incentrato proprio sulla mobilità
sostenibile, tema sul quale il Sngci ha aderito partecipando alla
giuria. A guadagnarsi un posto in prima fila accanto ai
professionisti del corto al termine della ‘call to action’,
condivisa dai Giornalisti Cinematografici durante i mesi dei
lockdown, è stato Daniele Vergaro, autore del corto
Non torneremo alla normalità perché la normalità era il
problema. Dal 17 visibile sul canale YouTube Cinemagazine
Sngci.
I CORTI d’ARGENTO 2021
Fiction
BATACLAN di Emanuele Aldrovandi
Animazione
SOLITAIRE di Edoardo Natoli
Migliore opera prima
BEING MY MOM di Jasmine Trinca
PREMI SPECIALI
LA FELLINETTE di Francesca Fabbri
Fellini
Alessandro HABER, autore e protagonista
dell’anno
Con una menzione per il documentario di montaggio a
LA NAPOLI DI MIO PADRE di Alessia Bottone
LA SELEZIONE FINALISTA
Fiction
Bataclan di Emanuele Aldrovandi
Being my mom di Jasmine Trinca
Il muro bianco di Andrea Brusa, Marco Scotuzzi
Inverno di Giulio Mastromauro
Omelia contadina di Alice Rohrwacher, JR
Animazione
Solitaire di Edoardo Natoli
Alma di Michelangelo Fornaro
En rang par deux di Elisabetta Bosco, Margherita
Giusti, Viola Mancini
Ouistreham di
Emmanuel Carrère con Juliette Binoche inaugura la Quinzaine des
Réalisateurs a Cannes. Diretto da Emmanuel Carrère e
interpretato da Juliette Binoche, Ouistreham
(titolo internazionale: Between Two Worlds) sarà il film di
inaugurazione della Quinzaine des Réalisateurs a Cannes. Il film
segna il ritorno alla regia del grande scrittore francese ed è
tratto dal celebre romanzo-inchiesta della giornalista Florence
Aubenas. Protagonista è una scrittrice “infiltrata” per mesi tra le
donne delle pulizie del ferryboat che attraversa la Manica, donne
costrette spesso a lavorare in condizioni disumane e al di fuori di
ogni regola. Il film sarà distribuito in Italia da Teodora
Film.
Re Granchio (The legend of King
Crab) di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis verrà
presentato alla 53a QUINZAINE DES RÉALISATEURS del Cannes Film
Festival 2021. Una produzione RING FILM con
RAI CINEMA in coproduzione con SHELLAC
SUD, VOLPE FILMS, WANKA CINE in associazione con
LASER FILM una co-produzione:
Italia-Francia-Argentina prodotto da Tommaso
Bertani. Co-prodotto da Thomas Ordonneau,
Massimiliano Navarra, Agustina Costa Varsi, Ezequiel
Borovinsky
Nel film Alcuni vecchi cacciatori
ricordano insieme la storia di Luciano. Tardo Ottocento, Luciano è
un ubriacone che vive in un borgo della Tuscia. Il suo stile di
vita e la sua ribellione al dispotico principe locale lo hanno reso
un reietto per il resto della comunità. In un estremo tentativo per
proteggere dal principe la donna che ama, Luciano commette un atto
scellerato che lo costringe a fuggire in esilio nella Terra del
Fuoco. Qui, la ricerca di un mitico tesoro, al fianco di marinai
senza scrupoli, si trasforma per lui in un’occasione di redenzione.
Ma la febbre dell’oro non può seminare che tradimento, avidità e
follia in quelle terre desolate
Apple
TV+ ha rilasciato uno speciale trailer con l’anteprima
dei nuovi Apple Originals in uscita nel 2021. Il nuovo trailer
include un primo sguardo alle attesissime serie Apple Original
“Fondazione“,
“Invasion“, “The Shrink Next
Door“, “Schmigadoon!” e “Sig.
Corman” e le seconde stagioni di “The Morning
Show“, “Ted
Lasso“, “See” e “Truth Be Told“,
tutte in uscita nel 2021. Il trailer mostra anche altre serie per
bambini e famiglie da godere su Apple TV+ quest’anno, tra cui le
nuove serie “Wolfboy e la fabbrica del tutto” e
“Cuccioli cercano casa” e altri episodi di “Doug: il robot
curioso”.
Apple TV+ ospita i titoli
pluripremiati Apple Originals degli storytellers più creativi di
oggi. Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di
qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento
per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i
tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019,
Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming di prodotti
completamente originali lanciato in tutto il mondo, ha presentato
in anteprima titoli originali e che hanno ricevuto molti
riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di
streaming. Apple Originals ha ricevuto 329 nomination a diversi
premi e ottenuto 81 vittorie in poco più di un anno, tra cui un
Golden Globe, Critics Choice Awards, Critics Choice Documentary
Awards, Daytime e Primetime Emmy Awards, un NAACP Image Award, un
Peabody Award e altro ancora.
Apple TV+ è disponibile sull’app Apple TV in oltre 100 paesi, su
oltre 1 miliardo di schermi, inclusi iPhone, iPad, Apple TV, iPod
touch, Mac, specifiche smart TV Samsung, LG, Sony e VIZIO, Amazon
Fire TV e dispositivi Roku, console PlayStation e Xbox e
su tv.apple.com,
per € 4,99 al mese con una prova gratuita di sette giorni. Per un
periodo di tempo limitato, i clienti che acquistano un nuovo
iPhone, iPad, Apple TV, Mac o iPod touch possono usufruire
gratuitamente di un anno di Apple TV +. Questa offerta speciale è
valida per tre mesi dopo la prima attivazione del dispositivo.
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, insieme a
Spider-Man: No Way Home, è forse uno dei titoli più attesi
del futuro del MCU.
Non solo per il coinvolgimento dietro la macchina da presa di
Sam Raimi, ma anche per il ritorno di Scarlet
Witch e per l’introduzione di nuovi personaggi che potrebbero avere
un ruolo chiave nel futuro dell’universo condiviso, tra cui America
Chavez. In attesa dell’arrivo del film nelle sale,
Screen Rant ha ipotizzato 10 modi in cui il sequel potrebbe
drasticamente cambiare il
MCU:
Un sequel diretto di WandaVision
Durante l’intera Saga
dell’Infinito, Wanda Maximoff è stata sempre presentata come uno
degli eroi meno interessanti di tutti. Poi è arrivato WandaVision e l’ha trasformata in uno dei personaggi
più complessi e avvincenti dell’interno franchise.
Accedere al Multiverso non
è qualcosa che dovrebbe essere preso alla leggera, come ha appreso
Bruce Banner quando ha incontrato l’Antico in un 2012 alternativo e
come Loki sta per imparare mentre si scontrerà con la Time Variance
Authority nella serie Disney+ a lui dedicata.
In Doctor Strange
in the Multiverse of Madness, Stephen Strange
potrebbe aprire il continuum spazio-temporale ed esplorare tutti
quegli ipotetici scenari considerati troppo dark per essere
approfonditi nella serie animata
What If… ?
È una raccolta di incantesimi
nefandi che è stata scritta da Chthon il Dio del Caos, che ha
scelto personalmente Wanda Maximoff per esercitare la Magia del
Chaos, che è stata già esplorata in
WandaVision.
America Chavez sarà cruciale per gli Young Avengers?
Il sequel di Doctor
Strange introdurrà America Chavez, uno dei personaggi
preferiti dai fan dei fumetti, che sarà interpretato da Xochitl
Gomez. Nei fumetti, America e Kate Bishop (successore di Occhio di
Falco) sono migliori amiche ed entrambe sono membri chiave degli
Young Avengers.
Per
un po’, il MCU ha cercato di lavorare per
l’assemblaggio della propria squadra di Young Avengers… America e
Kate saranno probabilmente cruciali per la sua
formazione.
Strange potrebbe finalmente
diventare lo Stregone Supremo
Nei fumetti, Stephen
Strange è conosciuto come lo Stregone Supremo, il leader dei
Maestri delle Arti Mistiche, ma non ha ancora ricevuto questo
titolo nel MCU.
Sia che Multiverse of
Madness riveli che Strange è diventato lo Stregone Supremo
subito dopo la Battaglia della Terra o mostri come si guadagnerà
tale riconoscimento, dovrebbe finalmente assumere il suo titolo
ufficiale nell’attesissimo sequel.
Karl Mordo sta uccidendo gli stregoni
Karl Mordo si è lamentato
del fatto che ci sono “troppi stregoni” in una delle scene
post-credits di Doctor
Strange, suggerendo che nel sequel eliminerà gli
stregoni uno per uno.
Mentre Mordo gira per il mondo
uccidendo in serie i detentori della magia, potrebbe uccidere un
personaggio molto amato dai fan. Ovviamente, Strange è al sicuro ed
è giusto dire che anche Wanda dovrebbe è al sicuro… ma Mordo
potrebbe anche puntare a Wong.
Un precedente per il genere horror nel MCU?
Tutti i film della Marvel sono in generale dei grandi
blockbuster di supereroi, anche se alcuni di essi esplorano generi
parecchio individuali. Thor:
Ragnarok è un’avventura fantascientifica per certi
aspetti, Spider-Man:
Homecoming è a suo modo un coming-of-age e
Captain America: The Winter Soldier potrebbe essere
definito un thriller politico in stile anni ’70.
Con Sam Raimi alla guida di Doctor Strange
in the Multiverse of Madness, il sequel potrebbe
configurarsi come primo horror in piena regola del MCU, spianando la strada alla
Marvel per realizzare molti più
film con toni e atmosfere simili.
Una colonna sonora memorabile
Uno dei problemi principali
del MCU è che nessuna delle sue colonne
sonore è mai stata davvero memorabile, fatta eccezione forse per
Guardiani della Galassia. Tuttavia,
a parte il tema dei Vendicatori di Alan Silvestri e la
rielaborazione orchestrale della sigla della vecchia serie animata
di Spider-Man ad opera di Michael Giacchino, le musiche originali
della Marvel non sono mai riuscite a
distinguersi.
Ciò potrebbe cambiare con Doctor Strange
in the Multiverse of Madness, la cui colonna
sonora è stata composta da Danny Elfman, l’uomo dietro gli iconici
temi portanti di Batman di Tim Burton e
Spider-Man di Sam Raimi.
L’introduzione di Mefisto
I fan della Marvel speravano che Mefisto
sarebbe apparso in WandaVision. Tuttavia, la serie ha
saggiamente mantenuto l’attenzione sulla relazione tra Wanda e
Visione e Mefisto, alla fine, non è mai stato
introdotto.
Strange potrebbe formare una nuova
squadra di Vendicatori
Con la morte di Tony Stark
e il ritiro di Steve Rogers, i Vendicatori si sciolsero dopo la
battaglia finale in Endgame. Tuttavia, sappiamo che un
giorno un quarto film dedicato agli Avengers accadrà.
Gli eroi più potenti della Terra
torneranno prima o poi, probabilmente con il Captain America di Sam
Wilson alla guida. Tuttavia, anche Stephen Strange potrebbe essere
cruciale nella formazione della prossima squadra degli
Avengers.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Diana Wynne Jones, già autrice del libro “Il
castello errante di Howl” da cui è stato tratto il capolavoro
di animazione di Hayao Miyazaki. Anche in questo caso è stato lo
stesso Hayao Miyazaki a proporre l’adattamento di
Earwig e la Strega allo Studio Ghibli, che ha
accolto la proposta decidendo di sperimentare per la prima volta
l’animazione completamente in CGI 3D e affidandone la regia a Goro
Miyazaki.
Earwig e la Strega, la trama
Earwig è una
ragazzina di 10 anni cresciuta in orfanotrofio, per lei una casa
fantastica in cui riesce ad ottenere tutto quello che desidera. La
sua vita cambia quando viene adottata da Bella Yaga e Mandragora,
una stranissima coppia con incredibili poteri magici.
Sky presenta il nuovo film
Sky Original RITORNO AL
CRIMINE, atteso sequel di “Non ci resta che
il crimine”. Il film, nuovamente diretto da
Massimiliano Bruno, che ne è anche sceneggiatore
con Alessandro Aronadio, Andrea Bassi e Renato
Sannio, è prodotto daFulvio e Federica
Lucisano ed è una produzione Italian International
Film – Gruppo Lucisano con Rai
Cinema.
RITORNO
AL CRIMINE, arriverà in prima assoluta
lunedì 12 luglio su Sky Cinema e in streaming su
NOW. Da non perdere il primo capitolo della comedy
saga, Non ci resta che il crimine, che verrà riproposto il
10 luglio alle 21.15 su Sky Cinema e in streaming su NOW.
Torna un cast all star con
Alessandro Gassmann, Marco
Giallini, Edoardo Leo e Gian
Marco Tognazzi, cui si aggiungono Carlo
Buccirosso, Giulia Bevilacqua,
Massimiliano Bruno eGianfranco
Gallo, e con la partecipazione di Loretta
Goggi.
RITORNO
AL CRIMINE è una storia rocambolesca e fantasiosa che
spazia dal genere della commedia a quello dell’action movie e gioca
sul cliché dei viaggi nel tempo. Se in “Non ci resta che il
crimine” i protagonisti si erano messi nei guai con la banda
della Magliana, qui gli antagonisti sono dei camorristi di
periferia e il campo dello scontro si allarga da Roma a Napoli. Nel
film, il cui titolo è un omaggio alla saga di Ritorno al
Futuro, il racconto si alterna tra una Napoli vintage nel
1982, bellissima ma pericolosa, e una Napoli contemporanea, frivola
ma non meno pericolosa. Tra inseguimenti e sparatorie tipici dei
film poliziotteschi degli anni 70 e il gergo metropolitano quasi
incomprensibile, i protagonisti Gassmann, Giallini, Leo e Tognazzi
mostrano il loro lato più comico e divertente.
Il regista Massimiliano
Bruno ha commentato: «Una grande uscita in un momento
positivo, dopo un anno e mezzo di sacrifici. Siamo felici di far
divertire il nostro pubblico durante questa che si preannuncia come
l’estate della rinascita. Sono davvero contentissimo di
ricominciare. E non è finita qui...»
SINOSSI – Per
inseguire una donna che scappa possono esserci varie ragioni, o è
la donna della vita oppure è una che ha trafugato un sacco di
soldi. E così Sebastiano (Alessandro Gassmann), Moreno (Marco
Giallini), Giuseppe (Gian Marco Tognazzi) e Gianfranco
(Massimiliano Bruno) si ritrovano a Montecarlo sulle tracce della
dirompente ragazza che aveva rapito il cuore di uno e i soldi di
tutti. Ma nel frattempo la vita va avanti e prende strade
inaspettate, e i quattro amici di sempre dovranno fare i conti con
un marito, Ranieri (Carlo Buccirosso), spregiudicato mercante
d’arte, una figlia contesa, Lorella (Giulia Bevilacqua), e un boss,
Renatino (Edoardo Leo), più implacabile che mai e con un passato
che torna con le pistole in pugno e intenzioni tutt’altro che
pacifiche. Gianfranco Gallo interpreta un fantomatico
camorrista detto O’ Rattuso.
RITORNO AL
CRIMINE, il 12 luglio in prima assoluta su Sky Cinema e NOW e
disponibile on demand
Dopo Wandavision
che ha sorpreso il suo pubblico e The Falcon and The Winter Soldier che invece
lo ha fatto tornare a territori sicuri, conosciuti e amati,
LOKI
è la nuova serie che ci riporta nel MCU, e arriva direttamente su
Disney+ da mercoledì 9 giugno, per un
episodio a settimana, per le prossime sei settimane. Alla guida di
questa nuova avventura c’è naturalmente Tom
Hiddleston, che interpreta il Dio degli Inganni ormai da
dieci anni.
“Quando ho saputo che avrei di
nuovo interpretato LOKI
sono stato travolto da un misto di delizia e sorpresa, penso sia la
descrizione più accurata che posso fornire” spiega Hiddleston,
che ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione della
serie insieme agli interpreti Owen Wilson (Mobius
M. Mobius), Gugu Mbatha-Raw (Ravonna
Renslayer), Wunmi Mosaku (Hunter B-15) e ai
filmmaker Kevin Feige (produttore),
Michael Waldron (sceneggiatore) e Kate
Herron (regista).
Il ritorno di Loki
“Ero molto eccitato all’idea di
tornare – ha continuato Hiddleston – ma dovevo sgranchirmi
bene le braccia, perché la fine di LOKI
in Infinity War aveva un sapore così definitivo per il personaggio,
per il suo arco narrativo, però sapevo che in Endgame sarebbe
sparito in una nuvoletta grigia insieme al Tesseract, e quando i
creativi mi hanno spiegato che saremmo partiti proprio da lì,
allora ho pensato che ci sarebbero state tutte le possibilità da
esplorare.”
Kevin Feige,
produttore della serie e leader dei Marvel Studios ha parlato così della genesi
dello show: “Non lo sapevamo (che avremmo fatto una serie su
Loki, ndr) quando abbiamo girato Infinity War, ma lo sapevamo
quando abbiamo girato Endgame. Una delle mie cose preferite
all’uscita del cinema durante le proiezioni di Endgame è stata che
le persone dicevano che ci eravamo dimenticati di Loki, del fatto
che fosse sparito così nel nulla, e sapevamo che in produzione
c’era già lo show in arrivo su Disney+. Poi quando lo abbiamo
annunciato, è stato bello”.
A dirigere tutte le puntate della
serie è stata chiamata Kate Herron, la quale con
molto candore ha però ammesso che il suo coinvolgimento è stato
leggermente pilotato: “Non mi hanno scelta come regista, sono
stata molesta, ho stalkerato la produzione in un modo così
insistente, che alla fine mi hanno concesso di dirigere la
serie”. Ma è sicuro che Herron avesse anche una visione ben
precisa e dei riferimenti, soprattutto nella componente thriller
dello show, che hanno ammaliato sicuramente i produttori. Tra
questi c’è il debito visivo a David Fincher, in
particolare a Seven e a Zodiac. E
a certificarlo interviene Feige: “Sapevamo che volevamo al
centro della scena LOKI
e sapevamo che dovevano esserci i viaggi nel tempo, ma tutto il
resto ce lo ha messo Kate.”
Le new entry nel MCU
Trai volti che fanno il loro
ingresso nel MCU con LOKI,
ci sono anche Owen Wilson (Mobius M. Mobius),
Gugu Mbatha-Raw (Ravonna Renslayer) e
Wunmi Mosaku (Hunter B-15). Per Wilson è stata
un’emozione entrare a far parte dell’universo Marvel: “Si tratta di
un’emozione forte e te ne accorgi quando cominciano ad uscire foto
e trailer, ti accorgi di quanto il pubblico sia affezionato. Prima
non capivo il grado di segretezza che c’era intorno alla
produzione, adesso mi è tutto chiaro. il mondo intero è affezionato
a queste storie e personaggi (…) Non ci è voluto molto a
convincermi, è bastata una telefonata con Kate che mi ha messo
dentro alla storia di Mobius e Loki, in cui mi ha raccontato del
loro rapporto, come nasce e come cresce. E poi il contributo
fondamentale è stato di Tom, parlare con lui fuori dal set della
storia di Loki, del suo viaggio nel MCU, mi ha molto aiutato a capire
il personaggio che avevo davanti, e mi ha aiutato a dare a Mobius
le giuste motivazioni. Sono tutti elementi che contribuiscono a
cementare il rapporto trai due.”
Gugu Mbatha-Raw
interpreta invece Ravonna Renslayer, un altro personaggio dei
fumetti che qui trova uno spazio inedito: “Per me è stata come
una origin story di un personaggio che i lettori già conoscono.
Raccontarne il prima mi è sembrato un modo molto interessante per
esplorarlo in maniera inedita, e abbiamo cominciato da zero.
Lavorare su questo set è stato come chiudere un cerchio della vita,
con Tom e Wunmi (Mosaku) abbiamo studiato insieme. È bello vedere
una generazione che cresce con persone che si ritrovano e hanno
relazioni di amicizia e si ritrovano sul set, durante la pandemia,
dopo che si sono incrociati per corridoi e aule. Quando mi hanno
chiesto di interpretare questo ruolo, non sapevo che fosse una
chiacchierata per una parte in Loki, ma è stata una chiacchierata
al telefono non una audizione e mi hanno convinta subito.”
Un altro volto nuovo del MCU è Wunmi
Mosaku, che interpreta invece un personaggio del tutto
nuovo, scritto per lo show, Hunter B-15: “Non ho avuto nessun
riferimento nei fumetti, e per me è stato meglio, non ho avuto
nessuna pressione. Nessuno può dirmi cosa succede o come fare cosa,
perché dipende tutto da me! Ma la pressione l’ho sentita comunque
entrando nel MCU, una bella pressione, certo, ma
poi si è unita una emozione liberatoria, la possibilità di creare
da zero un personaggio per questo universo. E pensare che non
sapevo di aver fatto questa audizione, o meglio, ne ho fatta una
per un progetto segretissimo, e ho pensato che dovesse essere
qualcosa di grosso, perché non mi avevano detto neanche il titolo.
Poi ho ricevuto una telefonata in cui mi dicevano che ero stata
presa per Loki dei Marvel Studios, e io ho risposto
‘ma quando l’ho fatta questa audizione?’. Conosco Gugu e Tom dalla
scuola di recitazione, è stato molto eccitante.”
“Loki è ironico come Tom”
Il tono di Loki (e di Thor) si è
modificato nel corso della loro storia cinematografica, tanto che
da serio e shakespeariano è diventato quasi comico, o comunque
sempre affilato ed ironico. Secondo Kevin Feige,
questa possibilità si è aperta in parte perché i fumetti contengono
una certa ironia, in parte perché Hemsworth e Hiddleston sono stati
in grado di abbracciare questi toni a mano a mano che le storie dei
loro personaggi venivano raccontate. “Lo spirito di Tom è in
Loki e doveva essere nella serie. Così è stato e abbiamo lavorato
per questo. Si possono portare personaggi così in posti molto
drammatici, ma tendenzialmente è merito della grandezza dei
personaggi e degli attori così, che li interpretano.”
Ma dopo dieci anni nei panni di
Loki,
viene da chiederselo, Tom Hiddleston è ancora
contento di interpretarlo? “Sono molto fortunato, amo
interpretare Loki proprio perché ha una enorme range emozionale
– spiega l’attore britannico – Non è mai la stessa
esperienza e dopo dieci anni c’è ancora qualcosa da esplorare.
Tutte le mia conversazioni con i filmmaker e con gli attori sono
sempre piacevoli e penso sia perché Loki è complesso e ogni volta
ci sono nuovi temi da esplorare.”
Un grande onore grazie ai fan
Ma poi aggiunge: “Non c’è
dubbio sul fatto che se io posso interpretarlo è perché sono le
persone che lo amano, e per me è gratificante ed è un onore, nel
tempo mi sono accorto di ciò che rappresenta per tutti, alcuni
amano il suo essere un antagonista, altri amano la sua ironia,
altri non lo sopportano, altri sono trasportati dalla sua
vulnerabilità, dal senso di essere molto umano che dà il suo essere
vulnerabile. E io devo molto a tutti questi aspetti che sono stati
scritti sul personaggio da tutti quelli che lo hanno raccontato,
dai creatori a fumetti, da chi ha fatto le storie fino a tutti
quelli che ne hanno scritto per il cinema, dal primo film a questa
serie.”
Loki sarà
disponibile su Disney+ dal 9 giugno con un episodio a
settimana per sei settimane.
Zack Snyder afferma che sarebbe interessato a
dirigere un film basato su Dragon Ball Z se si
presentasse l’occasione giusta. Il regista ha costruito gran parte
della sua carriera su adattamenti di fumetti come
300,
Watchmen e i film del DCEU come
Justice League.
Ora sta iniziando ad avventurarsi
più a fondo nel mondo dell’animazione grazie ad alcuni progetti che
ha in cantiere con Netflix. Poiché i remake e gli adattamenti degli
anime continuano ad essere di tendenza, Snyder potrebbe essere
senza dubbio tra i candidati ideali per dirigerne uno in
futuro.
Via
ComicBook, Zack Snyder ha discusso della possibilità di
portare un anime sul grande schermo durante una recente intervista
con
Tyrone Magnus. Al regista è stato chiesto di Dragon
Ball Z in particolare, ma ha risposto di essere aperto, in
generale, all’idea di adattare un anime, rivelando che spesso si
ritrova a guardarli insieme ai i suoi figli.
“Lo prenderei in considerazione,
assolutamente. Voglio dire, se ci fossero le giuste
condizioni”, ha dichiarato il regista. “Sicuramente farei
il remake di un anime o un live-action. Sarebbe divertente, perché
amo l’animazione e guardo un sacco di anime con mio figlio… che è
troppo giovane per guardarli, ma noi li guardiamo comunque
(ride).”
I piani futuri di Zack Snyder al
cinema
Ricordiamo che i tra prossimi
progetti di Zack
Snyder figurano un film dedicato a Re Artù, e ad
altri due incentrati sulle figure di George Washington e Napoleone.
Inoltre, sempre di recente il regista ha sottolineato il suo
interesse nel portare sul grande schermo il romanzo “The
Fountainhead” di Ayn Rand, progetto che però pare abbia accantonato
a causa di alcune implicazioni politiche.
Zack Snyderè stato di recente impegnato nella
promozione di Army of the Dead, il suo nuovo film Netflix,
con protagonista Dave
Bautista, disponibile sulla piattaforma dal 21
maggio.
Castle è la
serie tv americana poliziesca creata da
Andrew W. Marlowe per ABC andata in onda per un
totale di otto stagioni dal 9 marzo 2009 al 16 maggio 2016.
La serie è stata prodotta
congiuntamente da Beacon Pictures e ABC Studios raccontava le vite
di Richard Castle (Nathan
Fillion), un romanziere di gialli di successo, e Kate Beckett
(Stana
Katic), un detective della omicidi, mentre risolvono vari
crimini insoliti a New York City. Il detective Beckett è
inizialmente infuriato al pensiero di lavorare con uno scrittore e
fa di tutto per tenerlo fuori dai piedi. Tuttavia, i due iniziano
presto a sviluppare sentimenti reciproci. La trama generale della
serie si è concentrata sulla storia d’amore tra i due personaggi
principali e sulla loro indagine in corso sull’omicidio della madre
di Beckett.
Castle in streaming
Castle in streaming è disponibile su Star,
canale per adulti di Disney+.
Richard Castle (Nathan
Fillion) è un famoso romanziere di gialli . Annoiato e affetto
dal blocco dello scrittore, uccide Derrick Storm, il protagonista
della sua fortunata serie di libri. Viene portato dal dipartimento
di polizia di New York per essere interrogato su un omicidio
imitativo basato su uno dei suoi romanzi, dove incontra e rimane
incuriosito da Kate Beckett (Stana
Katic), la detective assegnata al caso. Castle è ispirato a
prendere Beckett come musa ispiratrice per Nikki Heat, il
personaggio principale della sua prossima serie di libri e usa la
sua amicizia con il sindaco per costringere la polizia a lasciarlo
pedinare Beckett.
L’esuberante figlio
maschio di Castlela personalità si scontra con il comportamento più
riservato e professionale di Beckett. Tuttavia, quando Beckett
inizia ad apprezzare l’aiuto di Castle nell’aiutarla a catturare
gli assassini, i due alla fine diventano amici e poi amanti. I loro
casi spesso riguardano omicidi che si verificano all’interno di
varie sottoculture o ambienti insoliti, inclusi reality show
televisivi, appassionati di vampiri, una convention di fantascienza
e un uomo che afferma di essere un viaggiatore del tempo. Una trama
ricorrente tratta dell’omicidio irrisolto della madre di Beckett
anni prima, un’indagine che porta a una cospirazione sempre più
estesa e pericolosa. La serie si concentra anche sui retroscena di
personaggi secondari come il detective Javier Esposito, il
detective Kevin Ryan, il medico legale Lanie Parish, il capitano
Roy Montgomery e il capitano Victoria Gates, attraverso più
episodi.
Il cast della serie tv
Nel cast di Castle
protagonisti sono
Nathan Fillionnel ruolo di Richard Castle ,
all’anagrafe Richard Alexander Rodgers, uno scrittore di gialli di
successo, che segue e assiste il NYPD. Stana Katic come Katherine “Kate” Beckett , un
detective della polizia di New York e l’omicidio in seguito, il
capitano. Jon Huertas è il detective Javier “Javi”
Esposito , un ex soldato delle forze speciali dell’esercito.
Seamus Dever come Detective Kevin Ryan , un ex
detective della narcotici che lavora come parte della squadra di
Beckett. Tamala Jones come Dr. Lanie Parish , un
medico legale e un amico di Beckett e interesse amoroso di nuovo
per Esposito.
Nel cast anche Ruben
Santiago-Hudson come capitano Roy Montgomery (stagioni
1-3; stagione ospite 6), capo di Beckett e capitano del 12 °
distretto. Molly Quinn come Alexis Castle , figlia
di Castle dalla sua prima moglie, Meredith. Susan
Sullivan come Martha Rodgers , la madre di Castle,
un’attrice dentro e fuori Broadway. Penny Johnson
Jerald come capitano Victoria Gates (stagioni 4-7), la
sostituzione del capitano Montgomery, precedentemente con gli
affari interni. Toks Olagundoye come Hayley
Shipton (stagione 8), un ex ufficiale del Metropolitan Police
Service e operativo dell’MI6 dalla Gran Bretagna che ora lavora
come specialista della sicurezza.
Le stagioni di Castle
Castle 8 stagione
Nell’ottava stagione di Castle che
ha debuttato il 21 settembre 2015 Quando il figlio di un
diplomatico russo viene ucciso Beckett e Castle si ritrovano in un
gioco internazionale di crimine e punizione, con Castle che dovrà
intrattenere un agente di sicurezza russo il quale si scopre essere
più coinvolto nell’omicidio di quanto previsto.
Castle 7 stagione
Nella settima stagione di Castle
che ha debuttato il 29 settembre 2014 quando una giovane donna
muore per un arresto cardiaco a causa di avvelenamento da
digossina, Castle e Beckett devono infiltrarsi in un ranch in
Arizona. A New York, Ryan ed Esposito scoprono che la vittima stava
cercando i fratelli Peacock, rapinatori di treni che sono stati
uccisi nel 1893.
Castle 6 stagione
Nella sesta stagione di Castle che
ha debuttato il 24 settembre 2012 La morte di un uomo in una
chiesa e, prima di morire, lascia al parroco un bambino. Il bambino
però non è il figlio dell’uomo ucciso ma nessuno ne denuncia la
scomparsa. Nel frattempo se ne prendono cura Castle e Beckett
andando avanti nelle indagini.
Castle 5 stagione
Nella quinta stagione di Castle che
ha debuttato il 24 settembre 2012 dopo la morte di un ricco
uomo d’affari, Beckett viene assegnata alla protezione di Erik
Vaughn, un affascinante miliardario che si trova in pericolo di
vita. Castle, logorato dalla gelosia, cerca di risolvere il
caso il più in fretta possibile per riuscire ad allontanare Beckett
da Vaughn
Castle 4 stagione
Nella quarta stagione di Castle che
ha debuttato il 19 settembre 2011 Castle e Beckett indagano
sull’omicidio di una star, avvenuto pochi istanti prima della sua
comparsa sul palco di un popolare programma di danza. Nelle
indagini scoprono lentamente il turbolento passato della vittima e
si ritrovano in un caso di scambio di persone, tra la vittima e una
donna a lei identica.
Castle 3 stagione
Nella terza stagione di Castle che
ha debuttato il 20 settembre 2010 in un processo per omicidio un
giurato, Joe McKusick, muore. Kate e Castle indagando scoprono che
la sua morte è fortemente collegata con il caso di cui era giurato
e che tutto fa parte di un disegno più grande. L’accusato del
processo iniziale, Otis Williams, è innocente e Joe lo sapeva.
Castle 2 stagione
Nella seconda stagione di Castle
che ha debuttato il 21 settembre 2009 Un famoso giocatore di
baseball, di origine cubane, viene assassinato a colpi di mazza e
trovato quindi morto su un campo di gioco. Castle e Beckett
cominciano a indagare nel mondo del baseball e conseguentemente
negli ambienti cubani.
Castle 1 stagione
Nella prima stagione di Castle che
ha debuttato il 9 marzo 2009 Quando una donna viene uccisa durante
una rapina in una abitazione il caso passa in mano alla squadra
omicidi. Mentre Castle si rivolge a un vecchio ed
esperto ladro si scopre un collegamento con alcune serate di gala
per beneficenza: Castle invita Beckett a una di
queste per investigare.
Curiosità sulla serie tv
Gli scrittori della vita reale Stephen J. Cannell , James
Patterson , Dennis Lehane e Michael Connelly appaiono nei panni di
se stessi durante le periodiche partite di poker nell’appartamento
di Castle.
In genere, discutono del caso attuale di Castle e Beckett e
prendono in giro Castle sul suo coinvolgimento con Beckett.
Dopo la morte di Cannell il 30 settembre 2010, una sedia vuota
è stata tenuta al tavolo da poker per un anno in suo onore.
Sono anni, ormai, che si parla di un
possibile sequel de I Goonies, la comedy adventure del
1985 divenuta negli anni un vero e proprio cult, diretta da
Richard Donner, sceneggiata da Chris
Columbus e basata su un’idea di Steven Spielberg.
La
reunion virtuale dello scorso anno a cui avevano partecipato
tutti i membri del cast aveva in qualche modo riacceso le speranze
in merito al progetto, ma ora è stato Corey
Feldman (interprete di Mouth nel film originale) a
confermare che il sequel è di nuovo caduto nel dimenticatoio.
Parlando con
Dread Central, Feldman ha confermato che tutti i membri del
cast sarebbero disposti a girare un nuovo film, ma puntualmente le
loro speranze vengono deluse. Nonostante Columbus avesse dichiarato
di aver lavorato alla sceneggiatura, alla fine il progetto non si è
mai concretizzato. Secondo Feldman, è probabile che il motivo
principale per cui il sequel non vedrà mai luce risieda nella
scelta di Donner di dedicarsi all’annunciato quinto capitolo della
saga di Arma letale.
“Non so cosa diavolo stia
succedendo”, ha spiegato Corey. “So soltanto che quando ho
scoperto che il mio caro amico Richard Donner aveva firmato per
realizzare Arma letale 5 e che quel film sarebbe stato il suo canto
del cigno, allora ho capito che il sequel dei Goonies era
definitivamente morto. Non possiamo fare un altro Goonies senza
Donner. E Donner è impegnato con Arma letale.”
A maggio dello scorso anno era
trapelata la notizia che Adam F. Goldberg aveva scritto in gran
segreto una sceneggiatura per un ipotetico sequel de
I Goonies. Chissà, forse un sequel verrà comunque
realizzato senza Donner, usando proprio la sceneggiatura che
Goldberg ha scritto per gioco? Solo il tempo, prima o poi, ce lo
dirà…
Chadwick Boseman è
conosciuto per il ruolo di T’Challa/Black Panther che lo ha reso
famoso in tutto il mondo, ma in realtà è nato come regista e
commediografo, tanto che ha scritto uno spettacolo teatrale, messo
in scena nel 2006.
Ecco 10 cose che, forse, non sapevate su Chadwick
Boseman.
Chadwick Boseman: film e
carriera
1. Chadwick Boseman è stato
un attore americano della Carolina del Sud. Nato il 29
novembre 1977, dalla madre Carolyn, infermiera e dal padre Leroy
Boseman, tappezziere. Nel 1995 si è diplomato alla T.L. Hanna High
School per poi frequentare la Howard University di Washington,
conseguendo un Bachelor of Fine Arts in regia; infine è andato
anche a Londra alla British American Drama Academy. Chadwick
Boseman ha conseguito gli studi con il pallino della regia e non si
sarebbe mai aspettato di stare, un giorno, dall’altra parte della
macchina da presa.
2. Chadwick Boseman ha
debuttato come attore nel 2003. Chadwick Boseman è entrato
ne mondo della recitazione nel 2003, grazie ad alcune
interpretazioni come in La valle dei pini e Squadra
Emergenza, mentre nel 2004 ha fatto parte di Law & Order –
I due volti della giustizia e in Date, un
cortometraggio. Se all’inizio il suo scopo era solo quello
conoscere il mondo della recitazione per relazionarsi con gli
attori nei suoi progetti di regia, in seguito ci ha preso gusto.
Nel 2006 recita in un episodio di CSI: NY e in altri due
corti, LadyLike e The Appointment. Chadwick
arriva sul grande schermo nel 2008 con The Express, mentre
continua ad apparire in altre serie tv come Cold Case – Delitti
irrisolti e Lie to me.
3. Chadwick Boseman ha
partecipato a tante serie tv. Oltre a quelle già dette,
Chadwick Boseman ha fatto parte anche di serie come Lincoln
Heights (2008-2009), Persona sconosciuta (2010),
The Glades (2010), Castle
(2011), Justified – L’uomo della legge (2011) e
Fringe (2011). In seguito, Chadwick Boseman prosegue con
il cinema, entrando nel cast di film come 42 – La vera storia
di una leggenda americana, nel biopic Get on Up: la storia di James Brown e nel blockbuster
Gods
of Egypt (2016). A proposito di biopic, Chadwick Boseman
ha espresso il desiderio di voler un giorno interpretare Jimi
Hendrix: chissà se in futuro riuscirà a dare forma al suo
sogno.
Chadwick Boseman: Black
Panther
4. Chadwick Boseman venne
messo in prova dalla Marvel nel 2016. Il 2016 è
stato l’anno che ha visto una battaglia epica in Captain America: Civil War. Questo è il primo film in
cui compare Chadwick Boseman nel ruolo di
Black Panther. Probabilmente questo film è
servito per poter capire quanto un personaggio come
Black Panther potesse suscitare interesse. Dopo aver
conquistato il pubblico, la Marvel, ha quindi deciso di
investire per un film dedicato al personaggio e di includerlo in
Avengers: Infinity War, entrambi usciti nel 2018.
Certamente un gran colpo per la Marvel, che è riuscita a trovare in
Chadwick Boseman l’interprete perfetto per un supereroe, re di
Wakanda, altrettanto niente male. L’ultima apparizione nel Marvel Cinematic
Universe è stato il film campione d’incasso Avengers: Endgame.
Chadwick Boseman morte
5. Chadwick Boseman è
scomparso prematuramente nel 2020. Il 28 Agosto 2020 tutti
i fan e gli appassionati di cinema sono stai sconvolti dalla
notizia della prematura scomparsa dell’attore che ha perso la vita
a causa di un tumore al colon, diagnosticatogli nel 2016. La
diagnostica nel 2016 era di terzo stadio, poi progredito al quarto
stadio nel 2020. Non ha mai parlato pubblicamente del cancro e,
secondo la rivista The Hollywood Reporter, “solo una manciata
di non familiari sapeva che Boseman era malato”. Durante il
trattamento, che prevedeva più interventi chirurgici e
chemioterapia, ha continuato a lavorare e ha completato diversi
film. Poco prima di morire aveva sposato Taylor Simone Ledward.
I suoi ultimi film
Tra il 2019 e il 2020 sono usciti
diversi film che lo hanno visto interprete dopo Endgame. Nel
2019 ha interpretato Andre Davis in City of Crime. Nel 2020 è stato Stormin’ Norman in
Da 5 Bloods – Come fratelli per la quale ha ottenuto
una nomination all’Oscar e Levee in
Ma Rainey’s Black Bottom, suo ultimi film.
Chadwick Boseman: social
6. Chadwick Boseman aveva
un account Instagram seguitissimo. Il suo profilo
Instagram ufficiale conta 5,6 milioni di seguaci. Le sue foto sono
sempre piene di gioia e ritraggono Chadwick insieme ai colleghi del
gruppo Marvel o in compagnia di altre
star, oltre che esserci diversi post che lo vedevano protagonista
di numerosi shooting. Dalle sue foto traspare sempre la gioia del
lavoro che faceva, dimostrando di amarlo e di esserne grato.
7. Chadwck Boseman ha un
profilo Twitter dove comunica con i suoi fan. Chadwick
Boseman utilizzava il suo account ufficiale Twitter per comunicare
con i suoi fan. Oltre a postare le foto che compaiono anche sul suo
profilo Instagram, Chadwick Boseman condivideva campagne
promozionali di ricerca, soprattutto riguardo i bambini, e sono
diverse le foto che lo ritraggono mentre regala sorrisi ed emozioni
a bambini malati. Inoltre, Twitter veniva usato da Chadwick anche
per commentare diversi eventi.
Chadwick Boseman: curiosità
8. Chadwick Boseman è stato
un professore ed è uno sportivo. Dal 2002 al 2007,
Chadwick Boseman è stato un professore di teatro al Centro di
Ricerca per la Cultura Nera di Schomburg Center, ad Harlem.
Boseman, inoltre è stato anche uno sportivo: ha praticato il
baseball e il basket, il suo sport preferito, che ha praticato per
molto tempo.
9. Chadwick Boseman era
molto riservato. Non si sapeva molto della sua vita
personale e quotidiana e non lasciava nessuna traccia nemmeno sui
social. Stando a diverse voci, pare che l’attore americano si stato
già sposato e che abbia anche in divorziato il passato.
10. Chadwick Boseman è
stato un commediografo. Chadwick, oltre che la passione
per la regia, è stato anche commediografo e ha scritto Deep
Azure, uno spettacolo andato in scena al Congo Square Theatre
Company di Chicago, in Illinois. Spettacolo per il quale è stato
nominato nel 2006 per il Joseph Jefferson Award. Adorava qualsiasi
tipo di musica: che sia jazz, classica, blues, rock o hip-hop, la
musica lo aiuta a scrivere e lo ispira.
In seguito alla distribuzione della
Snyder Cut di Justice
League, l’hashtag #RestoreTheSnyderVerse ha iniziato a guadagnare sempre
più terreno, anche se è diventato chiaro in breve tempo che la
Warner Bros. non ha alcun interesse a continuare con la visione
dell’universo DC da parte di Zack Snyder.
Sappiamo che il regista ha
continuato a scontrarsi con lo studio anche duranti i lavori del
suo taglio, ma ora è emerso che l’intero progetto stava per saltare
definitivamente a causa dei disaccordi sul personaggio di
Lanterna Verde. Snyder, infatti, aveva scelto
l’attore Wayne T. Carr per il ruolo di John Stewart nel
suo film, ma la Warner Bros. ha puntato i piedi e gli ha imposto di
eliminarlo dal finale e di sostituirlo con Martin Manhunter (questo
a causa dei piani che lo studio avrebbe per il personaggio).
Ora, parlando con lo YouTuber
Tyrone Magnus, è stato proprio Zack Snyder a ricordare la sua ennesima ultima
battaglia con lo studio. “Quando ci siamo scontrati, io
continuavo a dire: ‘Ragazzi, non capisco. Abbiamo tutta questa
faccenda del Multiverso. A chi importa?'”, ha spiegato Snyder.
“Pensavo solo che il finale giusto per il mio film fosse con
John Stewart. Non voglio togliere nulla a Harry Lennix e a Martin
Manthuner, che è un personaggio bellissimo. Vederlo all’interno del
film e poi direttamente alla fine è stato bello… in un certo senso,
ha completato la sua storia. Ma il mio intento era che fosse John
Stewart ad incontrarsi con Bruce Wayne.”
“Anche se non ci fossero stati
altri film, aveva comunque senso l’intervento di John Stewart in
cui esclamava: ‘Il Corpo delle Lanterne Verde verrà a combattere
con voi contro Darkseid perché abbiamo bisogno di farlo. Non ce la
farete senza di noi. Siamo i vostri potenti alleati'”, ha
continuato il regista. “Per me era davvero una stupidaggine. Ma
la lotta che si venne a creare stava sconfinando in qualcosa di
molto serio.”
Che ci crediate o no, alla fine gli
scontri tra Snyder e la WB sono diventati così accesi che la
Snyder Cut stava per essere annullata del tutto. “Per
me, non valeva la pena fare questo a Wayne, così come non valeva la
pena far saltare l’intero film… e ci siamo andati molto vicini. Non
volevo che gli altri, incluso Wayne, pensassero che il film fosse
stato cancellato per colpa mia. Così, alla fine, ho lasciato
correre. Ad ogni modo, Wayne è stato davvero incredibile.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.