Attraverso i
suoi profili social ufficiali, il regista James
Wan ha rivelato che Aquaman and The Lost Kingdom sarà il titolo
ufficiale dell’attesissimo sequel del cinecomic con protagonista
Jason Momoa, che tornerà ancora una volta nei
panni del Re di Atlantide.
Non sappiamo a cosa possa fare
riferimento il titolo “The Lost Kingdom”, visto che i dettagli
sulla trama non sono ancora stati svelati, ma di recente The
Illuminerdi (via
CBM) è venuto a conoscenza del fatto che il titolo di
lavorazione del sequel sarà “Necrus”, un riferimento alla
misteriosa Città Nera che si trova nella parte più profonda di un
canyon sottomarino e che ha fatto la sua unica apparizione nei
fumetti in Aquaman #30.
I suoi abitanti sono una società
militarista guidata dal re Mongo, che crede che qualsiasi invasione
da parte degli abitanti della superficie dovrebbe essere accolta
con una risposta aggressiva e fatale. Ciò potrebbe rappresentare,
almeno in parte, il centro della storia che verrà affrontata nel
sequel.
Ricordiamo che in Aquaman
2 torneranno, oltre a Momoa, anche Amber Heard (Mera), Patrick Wilson (Orm), Yahya
Abdul-Mateen II (Black Manta) e Dolph
Lundgren (Nereus). Nessuna notizia, invece, in merito
all’eventuale ritorno di Nicole Kidman (Atlanna), Temuera
Morrison (Thomas Curry) e Willem Dafoe (Vulko).
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Vi ricordiamo che Jason
Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe nel
sequel di Aquaman,
film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo
cinematografico DC. Diverse fonti fanno sapere che gli studios
vorrebbero riportare James
Wan dietro la macchina da presa
per Aquaman
2 ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente
di James
Wan(The Orphan, The Conjuring 2, The
Conjuring 3), scriverà la sceneggiatura del film insieme
a Will Beal, mentre il regista e Peter Safran saranno
co-produttori. Aquaman
2 uscirà nelle sale americane il 16 dicembre
2022.
Il lungometraggio a sé stante
racconterà la sanguinosa guerra dietro al Fosso di Helm, la
fortezza descritta ne Il Signore degli Anelli: Le Due
Torri, e la storia dell’uomo dal quale prende il nome:
Helm Hammerhand, il leggendario re di Rohan che ha trascorso gran
parte del suo regno bloccato in un assedio prolungato e
costoso.
Il veterano regista di anime Kenji
Kamiyama, che ha diretto la serie anime Ultraman prodotta da
Netflix, dirigerà il film da una sceneggiatura di
Jeffrey Addiss e Will Matthews (The Dark Crystal: Age of
Resistance). Joseph Chou (Blade Runner: Black Lotus) si
occuperà della produzione.
Sebbene il team di registi sia
nuovo del franchise cinematografico de Il Signore degli
Anelli, il progetto dovrebbe essere collegato ai sei film
della Terra di Mezzo del regista Peter Jackson basati sui libri di
J.R.R. Tolkien. Philippa Boyens,
che ha vinto un Oscar per la sceneggiatura de Il Signore
degli Anelli: Il Ritorno del Re, sarà consulente del
progetto, che si baserà proprio sulla Trilogia per quello che
riguarda l’aspetto estetico della messa in scena.
Il progetto non sarà collegato alla
serie tv in produzione presso gli Amazon Studios,
ma si sa che con quella progetto in stato avanzato, New
Line e Warner vogliono fare del loro film una priorità,
con l’animazione già affidata alla Sola
Entertainment e il casting vocale già in fase avanzata.
Dal momento che i sei lungometraggi ambientati nella Terra di Mezzo
hanno incassato oltre 5,8 miliardi di dollari in tutto il mondo, la
Warner Bros. non vorrebbe perdere troppo terreno rispetto al
colosso dello streaming.
Aaron Sorkin è
conosciuto a livello internazionale come uno degli sceneggiatori
più importanti del cinema statunitense. Autore di acclamati film
come Codice d’onore, L’arte di vincere e Steve
Jobs, nel 2010 è infine arrivato a vincere l’Oscar per il film
The Social Network. Nel
2017, infine, egli ha deciso di firmare anche la sua prima regia,
portando al cinema Molly’s Game (qui la recensione), acclamato
film biografico dedicato a Molly Bloom ed alla sua
straordinaria attività nel complesso e controverso mondo del poker,
che le ha causato non pochi problemi. Come solito nelle opere di
Sorkin, ne nasce un film brillante, teso ed estremamente
coinvolgente.
Sorkin scrive la sua sceneggiatura
a partire dal libro di memorie Molly’s Game: From Hollywood
Elite to Wal Street’s Billionaire Boys Club, My High-Stakes
Adventure in the World of Underground Poker. Dalla travagliata
vicenda di questa donna, lo sceneggiatore e regista trae un
racconto incentrato sul desiderio di rialzarsi dopo una brutta
caduta, sul non arrendersi davanti alle avversità. La parabola di
Molly è estremamente chiara circa tale tematica, dimostrando quanto
solida possa essere la struttura su cui Sorkin costruisce le sue
opere.
Acclamato da pubblico e critica, il
film ha guadagnato numerosi premi a livello mondiale, tra cui anche
una nuova nomination all’Oscar per la sceneggiatura non originale
per Sorkin. Per quanti amano il suo cinema e le sue storie,
Molly’s Game è un titolo assolutamente imperdibile. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Molly’s Game: la trama del film
Protagonista del film è
Molly Bloom, una giovane e carismatica speranza
olimpica dello sci, costretta ad abbandonare lo sport dopo una
grave lesione fisica. Costretta a costruirsi una nuova carriera,
Molly intraprende gli studi di legge, ottenendo poi un lavoro
estivo che la introduce all’ambiente del poker clandestino. Da qui
Molly inizia una scalata al potere apparentemente inarrestabile, ma
tutto prende una piega inaspettata quando si ritrova arrestata in
piena notte dall’FBI.
Costretta ad affrontare le accuse a suo carico per gioco d’azzardo
illegale, Molly potrà contare su quello che è il suo unico alleato,
l’avvocato difensore Charlie Jaffey, inizialmente
riluttante ad assumere il caso, ma che si convincerà infine
scoprendo che c’è molto di più in Molly Bloom di quello che le
volgari storie da tabloid rivelano.
Molly’s Game: il cast del film
Ad interpretare la carismatica
Molly Bloom vi è la candidata all’Oscar Jessica
Chastain. A volerla è stata la stessa Bloom,
affermando che l’attrice sarebbe stata perfetta per il ruolo. Lo
stesso Sorkin rimase stregato da lei, affidandole il ruolo. Per
prepararsi alla parte, la Chastain ebbe modo di incontrare la donna
che si apprestava ad interpretare, apprendendo da lei quanto
necessario per la sua interpretazione. Allo stesso modo, studiò il
mondo del poker, al fine di scoprire i segreti. Accanto a lei, nei
panni dell’avvocato Charlie Jaffey vi è invece l’attore Idris Elba. A
causa di suoi altri impegni, Elba ebbe solo 10 giorni per girare
tutte le sue scene.
Nel ruolo di Larry Bloom, il severo
padre di Molly, vi è l’attore Kevin Costner,
il quale accettò poiché interessato all’animo di quell’uomo così
complesso. Nel film è poi presente l’attore Michael
Cera nei panni del Giocatore X, un personaggio composito
vagamente ispirato a Tobey Maguire, il quale era
solito frequentare gli eventi organizzati dalla Bloom.
Jeremy Strong è Dean Keith, l’uomo che introduce
Molly al mondo del poker, mentre Bill Camp è
Harlan Eustice, uno dei giocatori di poker. Tutti gli altri
giocatori di carte nel film sono reali professionisti del poker.
Sorkin voleva infatti del realismo a riguardo, riscontrabile in
particolare nel modo in cui i giocatori maneggiano le carte durante
le partite.
Molly’s Game: la vera storia
dietro il film
Il film di Sorkin, nonostante
alcune necessarie modifiche, risulta particolarmente fedele alla
storia di Molly Bloom, la quale ha collaborato come consulente del
film. Come viene mostrato, questa era davvero una promettente
sciatrice, la quale vide interrotta la sua carriera sportiva a
causa di un brutto incidente. Successivamente, mentre si prendeva
un anno di pausa tra la laurea e la scuola di legge, nel 2003 Molly
è andata a Los Angeles, iniziando a svolgere diversi lavori, tra
cui quella di cameriera e assistente di direzione dell’imprenditore
immobiliare Darin Feinstein, uno dei comproprietari della discoteca
di Hollywood The Viper Room. Grazie a lui, Molly è stata introdotta
all’ambiente, imparandone i segreti e conoscendo i giocatori più
influenti.
Come avviene poi nel film, quando
Darin ha licenziato Molly, questa ha deciso di utilizzare i
contatti che aveva ottenuto per avviare una serie di partite di
poker da lei gestite. Agli eventi organizzati da Molly hanno
partecipato numerose celebrità di Hollywood, nomi come
Tobey Maguire, Matt Damon, Ben Affleck, Leonardo Di
Caprio e Macaulay Culkin. Molti altri
nomi rimangono ad oggi ancora segreti. Nel momento in cui il
circolo di Molly iniziava a crescere, questa si vide costretta
prendere una percentuale dal piatto, infrangendo però così una
legge federale. Arrestata e portata in tribunale, Molly riuscì
infine ad ottenere una pena di soli mille dollari e 200 ore di
servizi alla comunità. Pentita, oggi Molly è una motivatrice che
aiuta altre donne ad ottenere successo nella vita.
Molly’s Game: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Molly’s
Game è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 10 giugno alle ore 21:10
sul canale Rai Movie.
Outer Banks 2 è la seconda stagione
della serie Originale Netflix Outer Banks creato da Jonas
Pate (Deceiver), Josh
Pate (Deceiver), e Shannon
Burke (Syriana)
Outer Banks 2: quando esce e dove vederla in streaming
Outer Banks 2 in streaming uscirà il 30 luglio
su Netflix.
Outer Banks 2: la trama e il cast
Outer Banks è una storia di
formazione che segue un affiatato gruppo di adolescenti nella
località balneare di Outer Banks, Carolina del Nord. Un blackout
causato da un uragano dà il via a una serie di crimini, spingendo
questa banda di amici a prendere decisioni che stravolgeranno il
corso della loro vita. La ricerca del padre del loro leader, amori
proibiti, un’importante caccia al tesoro e le tensioni crescenti
con i rivali trasformeranno la loro estate in un’indimenticabile
avventura piena di misteri.
Nella serie
protagonisti sono Chase Stokes nel ruolo di
“John B.”, Rudy Pankow come
“JJ”, Jonathan Daviss come
“Papa”, Madison Bailey come
“Kiara”, Madelyn Cline come “Sarah
Cameron”, Charles Esten come “Ward
Cameron”, Austin North come “Topper”
e Drew Starkey come “Rafe Cameron”.
Nei ruoli ricorrenti troveremo
Cullen Moss come vice Shoupe, un poliziotto impreciso Julia
Antonelli come Wheezie Cameron, la sorella minore di Sarah e Rafe
Caroline Arapoglou nei panni di Rose, la matrigna dei fratelli
Cameron e la moglie di Ward E. Roger Mitchell come Heyward, il
padre di Pope CC Castillo come Lana Grubbs, la vedova di un uomo di
nome Scooter Grubbs che è stato ucciso durante l’uragano Agatha
Chelle Ramos come vice Plumb, Brian Stapf come
Cruz Marland Burke come Mike Deion Smith come Kelce, l’amica di
Rafe, Nicholas Cirillo come Barry, spacciatore di
Rafe e proprietario di un banco dei pegni Gary Weeks come Luke, il
padre di JJ Elizabeth Mitchell come Limbrey (stagione 2) e Carlacia
Grant come Cleo (stagione 2)
Sei aspiranti comici stanchi della
mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di
stand-up si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club.
Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro
per un programma televisivo. Per tutti è la grande occasione per
cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima. Le esibizioni iniziano
e ogni comico sale sul palco con un grande dilemma: rispettare gli
insegnamenti del proprio maestro, devoto a una comicità
intelligente e senza compromessi o stravolgere il proprio numero
per assecondare il gusto molto meno raffinato dell’esaminatore? O
forse cercare una terza strada, di assoluta originalità? Attraverso
le storie di sei comici, Comedians è una riflessione sul senso
stesso della comicità nel nostro tempo, affrontando temi di
assoluta attualità.
Il nuovo lungometraggio
di Lamberto Sanfelice, Futura, è stato presentato da remoto con la
partecipazione del regista e tre degli attori del cast.
Il suo primo lavoro, che
ha raccolto molto successo, era stato Cloro nel 2015, che
l’ha portato al Sundance e al Festival di Berlino, e facendogli
anche aggiudicare una candidatura ai Globi d’oro e ai David di
Donatello.
Ad accogliere la stampa,
oltre dunque al regista, in collegamento sulla piattaforma Zoom ci
sono: Matilde Gioli, Niels Schneider e il jazzista
Stefano Di Battista, che del film ha curato anche
le musiche.
I primi ringraziamenti
Lamberto Sanfelice li rivolge a Adler
Entertainment, che non ha avviato la distribuzione della pellicola
finché non c’è stata la possibilità di permetterne l’uscita in
sala, che avverrà il 17 giugno. E, nel dichiararsi ovviamente molto
contento dell’evento, il regista racconta quanto sarà importante
l’ausilio del grande schermo per la visione di Futura, e non
solo per l’elegante fotografia di Luca Bigazzi: «Il film è un
dialogo che i personaggi sostengono tra loro con la musica, più che
le parole, anzi: se la cavano molto meglio con gli strumenti
musicali,» scherza Sanfelice, «Attraverso le melodie
descrivono loro stessi e le proprie sfumature».
La storia è quella
dell’ex trombettista Louis (Niels Schneider) che
ha abbandonato il sogno del jazz, per fare male il padre e peggio
il tassista, dal momento che scarrozza una spacciatrice trans
(Daniela Vega) rischiando puntualmente la
vita.
«Il mio personaggio è
in bilico,» spiega Niels «Non riesce a fare il padre e a
relazionarsi con l’ex compagna Valentina [Matilde Gioli n.d.r.], e
sente al contempo il peso d’essere figlio d’arte». L’ombra del
personaggio del padre è, infatti, secondo Sanfelice, un omaggio al
celebre jazzista Massimo Urbani: irraggiungibile
icona del genere musicale che incarna perfettamente il senso che
vuole essere trasmesso dal film.
«A differenza di
Louis, la mia Valentina è una ragazza matura, tra l’altro molto
lontana dalle figure femminili che fino ad oggi avevo
interpretato,» racconta Matilde Gioli,
«Ha insegnato molto anche a me,» dice sorridendo, «In
particolare durante una scena in cui affronto il mio ex compagno ho
avuto molta difficoltà: io al posto di lei avrei dato subito di
matto. Valentina, invece, mantiene la calma».
Viene poi posta una
domanda a Stefano Di Battista, a sua volta
personaggio di spicco nella scena musicale jazz, ma che si trovava
alla sua prima volta nel mondo del cinema: «Questa esperienza
per noi musicisti è stata un regalo. Siamo stati trattati da tutti
con grande disponibilità. Pensavo che sui set cinematografici, se
si sbagliava, si venisse multati,» dice ridendo Di Battista,
«Invece non è così! Ho vissuto dei momenti di cui sarò sempre
grato a Lamberto Sanfelice». Per quanto riguarda la scrittura
della colonna sonora, spiega che è come se fosse stato il film
stesso a scriverla: «Proprio come Morricone componeva i suoi
pezzi lasciandosi ispirare in modo quasi magico, così anch’io mi
sono lasciato suggestionare dalle atmosfere del film».
Così viene chiesto al
regista da dove sia sorta per lui la passione del jazz: «È una
storia incredibile, che è quella che mi ha fatto venire l’idea del
soggetto. Ho fatto amicizia con un tassista che suonava la tromba e
che mi ha introdotto in tutto il mondo che racconto. Oggi lui non
fa più il tassista, ma il trombettista a tempo pieno. La musica può
condurre a rivedere le proprie priorità e a realizzare sogni che si
costruiscono man mano».
Due autentiche superstar della
musica italiana e internazionale, vere e proprie leggende della
storia della pop culture, tra i più famosi autori di
colonne sonore al mondo – da Sandokan e
Orzowei ai celebri film di Bud Spencer e
Terence Hill: dopo il successo virale del video LA LA LA LA LALLA – Il coro dei pompieri (Christmas
Version), gli OLIVER ONIONS tornano oggi
e lo fanno per un’occasione speciale e particolarmente sentita.
A cinque anni dalla
scomparsa di Bud Spencer, il duo composto da
Guido e Maurizio De Angelis gli
rende omaggio con la prima esclusiva pubblicazione
discografica degli OLIVER ONIONS accompagnati dalla voce del grande
amico e attore: BANANA JOE feat. BUD
SPENCER, disponibile in streaming e su tutte
le piattaforme digitali. Il brano, uno dei più
conosciuti e stimati della loro discografia cinematografica,
anticipa il nuovo monumentale disco in uscita il prossimo
autunno per BMG, dall’iconico titolo FUTURE
MEMORABILIA.
Fiammante artwork cartoon, elementi
tipicamente caraibici, ritmica moderna delle produzioni latino
americane: BANANA JOE feat. BUD SPENCER è
un brano arioso e spensierato, speciale regalo ai fan da cui esonda
il forte sentimento di amicizia che legava Bud e
gli OLIVER ONIONS. La title track è quella
dell’omonimo film cult dell’82 diretto da Steno (Stefano Vanzina),
costruito sull’indimenticabile tappeto musicale creato dal duo.
In occasione di questa stessa
ricorrenza, il prossimo 27 giugno aprirà al pubblico il Bud
Spencer Museum di Berlino: un museo temporaneo sulle opere
cinematografiche e sulla vita sportiva dell’intramontabile attore e
atleta, curato dalla famiglia Pedersoli.
Torna nelle sale
italiane Bong Joon-ho, il regista sudcoreano
che con il suo “Parasite” in pochi mesi ha saputo vincere la Palma
d’Oro al festival
di Cannes e i più importanti Oscar 2020: Miglior Film (prima
volta nella storia che l’Academy a un’opera straniera), Miglior
Regista, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Film Straniero.
Parasite è un film straordinario, ma è soltanto l’ultimo di sette
lungometraggi con i quali il regista asiatico si è affermato come
uno dei nuovi maestri del Cinema internazionale.
Tra questi “Madre”
(2009), un thriller hitchcockiano che da giovedì 1 luglio sarà
distribuito in Italia da Pier Francesco Aiello per PFA Films ed
Emme Cinematografia.
Il progetto alla base di
“Madre” è iniziato con l’attrice Kim Hye-ja,
veterana dell’industria cinematografica e televisiva coreana:
“Era il 2004 quando un giovane regista venne a cercarmi,
dicendo di voler fare un film con me. Fu così che conobbi Bong
Joon-ho”, ha dichiarato.
Il film parte con un incipit memorabile e spiazzante: un campo
di grano dorato si dispiega attorno alla figura esile di una donna
di mezza età, che cammina guardando verso l’orizzonte. Dopo essersi
guardata intorno con fare circospetto, prende coraggio e, sulle
note di una musica malinconica ma frizzante, la donna inizia a
eseguire con precisione i passi di una danza bizzarra, che la vede
alternare stati d’animo abbandonati a scatti di seria contrizione o
di ferma risoluzione, in bilico tra comico e tragico.
Do-joon (interpretato da Won Bin) ha
27 anni ed è l’unica ragione di vita di sua madre, che, per
mantenersi, gestisce un piccolo dispensario di piante medicinali e
pratica l’agopuntura. Il giovane è ben lungi dall’essere
indipendente e la sua ingenuità lo porta a comportarsi a volte in
modo stupido e pericoloso, il che rende sua madre ansiosa. Una
notte, mentre torna a casa ubriaco, incontra una studentessa che
segue per un po’ prima che scompaia in un vicolo buio. La mattina
dopo, viene trovata morta e Do-joon è accusato del suo omicidio.
Tra poliziotti pigri che pensano solo a portare a termine le loro
indagini e un avvocato incompetente e venale che rinuncia di
occuparsi di un caso così poco redditizio, la madre si rifiuta di
credere che il suo amato figlio sia colpevole e intraprende
immediatamente le proprie indagini per trovare l’assassino della
ragazza. Armata di straordinario coraggio e di uno smodato istinto
materno, si mette in viaggio, da sola, alla ricerca dell’assassino
della giovane donna, ascoltando l’amore incondizionato che solo una
madre può provare: fino a che punto sarà disposta a spingersi per
salvare suo figlio?
Queste le riflessioni del regista Bong Joon-Ho
sul film:
“Tutti hanno una madre e tutti hanno un’idea precisa di cosa
sia una madre: è la persona che ciascuno di noi ama di più, la più
gentile, e al contempo la più irritante. Sono molti i sentimenti
che si contrappongono quando si ha a che fare con questa
figura e questo perché la relazione tra un figlio e sua madre
è alla base di tutte le relazioni umane. Innumerevoli romanzi, film
e programmi televisivi si sono avvicinati alla figura materna, ma
io volevo esplorarla in un modo che fosse mio, peculiare,
funzionale a scoprire dove potevo portarla a livello
cinematografico, per poi spingerla fino all’estremo”. E cosi
prosegue: “Volevo fare un film che scavasse in profondità, in ciò
che è caldo e potente, come il cuore di una palla di fuoco. In
questo senso, la mamma è una sfida cinematografica per me, perché
nei miei film precedenti erano tutte storie che tendevano a
estendersi: se un caso di omicidio (Memorie di un assassino –
Memories of Murder) mi ha portato a parlare degli anni ’80 e della
Corea, e l’apparizione di un mostro (The Host), mi ha spinto a
parlare di una famiglia, della società coreana e degli Stati Uniti,
“Madre” è, al contrario, un film dove tutte le
forze convergono verso il cuore delle cose. Avere a che fare
con la figura materna è un déjà vu, ma vedo questo film come un
nuovo approccio e spero che venga percepito anche dagli
spettatori come qualcosa di familiare, ma estraneo”.
Bong Joon-ho in questo periodo è impegnato
contemporaneamente con due sceneggiature, una in inglese e una in
coreano: “Il film coreano è ambientato a Seoul e ha elementi unici
di horror e azione. Quello in inglese è un progetto drammatico,
basato su eventi realmente accaduti nel 2016. Dovrebbe essere
ambientato metà negli Stati Uniti e metà in Inghilterra. Il primo
potrebbe essere paragonato a Parasite, come atmosfere. Il secondo a
Madre”.
L’International Coalition for
Filmmakers at Risk (ICFR) e i suoi promotori, la European Film
Academy, l’International Documentary Film Festival Amsterdam e il
Rotterdam International Film Festival (IFFR), insieme ai
firmatari riportati di seguito, chiedono alle autorità di Myanmar
di rilasciare immediatamente e senza condizioni la regista
Ma Aeint.
Uscita di casa il 5 giugno è
stata arrestata e attualmente è tenuta in custodia in un luogo
segreto, senza nessuna spiegazione ufficiale.
Siamo molto preoccupati per le
condizioni di Ma Aeint. Invitiamo le istituzioni cinematografiche e
culturali di tutto il mondo a unirsi a noi nell’appello affinché le
autorità di Myanmar rilascino la regista immediatamente e senza
condizioni. Se ci sono accuse contro di lei, che siano chiarite, e
che la sua sicurezza sia come prima cosa garantita.
Il Festival
di Cannes 74 ha completato la vasta gamma di film
della sua selezione ufficiale, incluso il film d’animazione
Where Is Anne Frank? diretto dal candidato
all’Oscar Ari Folman (Valzer con
Bashir). Il festival ha anche aggiunto
Vortex” di Gaspar Noe alla
sezione Premiere di Cannes e Mes Freres Et Moi di
Yohan Manca a Un Certain Regard.
Ulteriori titoli, destinati alle
proiezioni di mezzanotte, sono Tralala di
Arnaud e Jean-Marie Larrieu e
Supremes di Audrey Estrougo. Le
proiezioni speciali annunciate in aggiunta al programma sono
Bill Murray’s Party: New Worlds, The Cradle of a
Civilisation di Andrew Muscato;
Mi iubta Mon amour di Neomie
Ferlant; Les Heroiques di Maxime
Roy; e Are You Lonesome Tonight? di
Wen Shipei.
Mi iubta Mon amour
segnerà il grande ritorno di Foleman dopo il suo film ibrido live
action/animazione del 2013 The Congress con
Robin Wright e Paul Giamatti che
ha partecipato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes.
Where Is Anne Frank? uscirà in Francia con Le
Pacte e sarà venduto all’estero da Wild Bunch International.
Prima di queste aggiunte,
il programma di Cannes comprendeva già 62 film, tra cui i nuovi
film di Wes Anderson (The French Dispatch),
Leox Carax (Annette), Paul
Verhoeven (Benedetta), Asghar Farhadi (A
Hero) e Julia Ducournau (Titane).
Cannes 74 deve ancora svelare il
film che chiuderà l’edizione 2021. Si dice che potrebbe essere
OSS 117: From Africa With Love di Nicolas
Bedos, il terzo capitolo della serie di parodie di
spionaggio con Jean Dujardin.
Il primo episodio della serie
Loki,
dal titolo “Gloriosi propositi”, è finalmente disponibile
su Disney+ da ieri.
ComicBookMovie ha raccolto le più grandi rivelazioni presenti
all’interno dell’episodio che, in qualche modo, hanno già posto le
basi per il futuro del MCU:
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER
SUL PRIMO EPISODIO DI LOKI!!!
Perché ai Vendicatori è stato permesso di viaggiare indietro
nel tempo?
Loki
chiarisce quasi subito il ruolo della Time Variance Authority nel
MCU,
rivelando che quando qualcuno fuoriesce dal percorso designato
all’interno della “sacra linea temporale sacra”, questo qualcuno
viene ripristinato. Considerato questo assunto, la domanda dovrebbe
sorge spontanea: perché ai Vendicatori è stato permesso di
viaggiare indietro nel tempo, prendere le Gemme dell’Infinito da
varie linee temporali e cambiare totalmente il corso degli
eventi?
Come apprendiamo nella serie, erano
semplicemente destinati a farlo, apparentemente perché è
ciò che i Custodi del Tempo volevano che accadesse. A questo punto
si potrebbe pensare che anche la timeline in cui Steve Rogers ha
avuto il suo lieto fine con Peggy Carter avrebbe dovuto essere
ripristinata, ma se Sam Wilson era destinato a diventare il nuovo
Captain America, allora si capisce il motivo per cui gli è stato
permesso di rimanere dov’era. Sembra, comunque, che molte
informazioni ci vengano ancora tenute nascoste, e che c’è ancora
molto da scoprire sulla TVA…
La guerra nel Multiverso
Secondo Miss Minutes, la mascotte della TVA, una volta c’è
stata una guerra nel Multiverso con più linee temporali che
combattevano tra di loro per uscirne dominanti. La pace è stata
ripristinata solo dopo l’intervento dei Custodi del Tempo, che
hanno ufficialmente creato la “sacra linea temporale”.
È interessante notare che in uno
degli artwork promozionali della serie What If… ? si fa riferimento ai tutti i personaggi del
MCU che
saranno coinvolti nella serie come ai “Guardiani del Multiverso”.
Tra le conseguenze di Loki (e
del sequel di
Doctor Strange) potrebbe esserci anche la possibilità di
vedere alcuni personaggi del MCU come nuovi
protettori delle linee temporali al posto della TVA. Inoltre, non è
da escludere che questa cosiddetta “guerra nel Multiverso” possa
essere la causa scatenante degli eventi che vedremo nel sequel di
Doctor Strange…
Gli eventi Nexus
Nella serie viene spiegato che le linee temporali ramificate
sono chiamate eventi Nexus. A questo punto, non si può fare a meno
di ripensare a quella strana pubblicità presente in
WandaVision. Nei fumetti, gli esseri Nexus sono esseri
rari abbastanza potenti da cambiare la realtà e incasinare la
“sacra linea temporale” che la TVA ha creato. Stranamente, sono
anche considerati la chiave per mantenere stabile il Multiverso,
quindi sembra che i Custodi del Tempo sappiamo di avere un posto
nei loro piani.
Scarlet Witch è un essere Nexus, così come Kang il
Conquistatore, quindi sembra che questo concetto verrà esplorato
molto nel futuro del MCU. Se Wanda
Maximoff sta per farsi strada attraverso il Multiverso alla ricerca
di Billy e Tommy, sembra che le ramificazioni della “sacra linea
temporale” potrebbero essere ancora più grandi di quanto i fan
credano…
Le Gemme dell’Infinito
Alla fine di Avengers:
Endgame, le Gemme dell’Infinito sono state riportate al
loro posto nella “sacra linea temporale”, continuando a non
esistere più ai giorni nostri dopo che Thanos le aveva distrutte.
Tuttavia, nella premiere di Loki veniamo
a conoscenza del fatto che la TVA ha dei cassetti pieni di Gemma,
con alcuni membri dello staff che le usano come fermacarte.
Questo sottolinea il potere della TVA, ma se un furfante
malizioso come Loki le portasse nel mondo… beh, vorrebbe dire che
la storia di queste antiche reliquie potrebbe non essere finita. È
probabile che questo dipenda da ciò che accadrà alla TVA, ma
indipendentemente dal fatto che Loki riesca a mettersi al comando o
che vengano in qualche modo distrutte, le Gemme dell’Infinito
potrebbero entrare di nuovo in gioco. Onestamente, un finale con il
Dio dell’Inganno che scatena tutto il loro potere sarebbe davvero
incredibile…
La redenzione di Loki
Dopo aver superato in astuzia la TVA, Loki riesce a dare uno
sguardo al suo futuro. Assistendo alla morte di sua madre, al
momento in cui ha fatto ammenda con Thor e alla sua scomparsa per
mano di Thanos, il Dio del Male è stato lasciato con molto da
elaborare. Questo è importante, perché significa che gli ultimi
nove anni di narrazione nel MCU non siano stati spazzati
via.
Questo è ancora un Loki molto diverso, ma nemmeno lo stesso
cattivo apparentemente irredimibile che ha cercato di conquistare
la Terra in
The Avengers. Da qui, la porta è aperta per i Marvel Studios per fare praticamente qualsiasi
cosa con il Dio dell’Inganno, e tale prospettiva è decisamente
molto eccitante. Ora, non sappiamo se Loki sarà un eroe o un
cattivo, ma forse potrebbe diventare una via di mezzo tra le due
cose. Ad ogni modo, è stato il modo perfetto per gestire questa
“re-introduzione” del personaggio.
Loki come D.B. Cooper
Questo è un momento che forse non rappresenterà una svolta per
il Marvel Cinematic Universe, ma è
sicuramente interessante. Il fatto che il Dio dell’Inganno sia
venuto sulla Terra per scommessa nei primi anni ’70, decenni prima
degli eventi di Thor,
significa che gli Asgardiani potrebbero aver avuto un ruolo nella
storia molto prima che il Dio del Tuono venisse bandito.
Sappiamo che Odino ha combattuto su Midgard migliaia di anni
fa, e ciò indica che potrebbero aver svolto un ruolo chiave in
altri eventi storici. È possibile che vedremo più momenti come
questo nel corso di Loki,
ma in quali altri momenti della storia recente potrebbero aver
avuto un ruolo gli Asgardiani? Nel caso di Loki, è possibile che
sia molto più di un “semplice” D. B.
Cooper…
Un’anticipazione in merito a Mefisto?
All’inizio della premiere di Loki,
Mobius scopre che qualcuno che assomiglia al diavolo ha ucciso
alcuni agenti della Time Variance Authority. Ovviamente, molti fan
hanno subito iniziato a pensare che il grande cattivo della serie
sarà Mefisto, soprattutto dopo che il personaggio non è apparso in
WandaVision. Ovviamente, non sarà
così!
È
stato confermato, infatti, che quel dettaglio non è correlato a
Mefisto, mentre quella grande rivelazione alla fine dell’episodio
sembra essere un indizio che il bambino si riferisse proprio a
Loki. Ricordate: il Dio dell’Inganno porta le corna sulla testa, e
per un bambino di quell’epoca è probabile che la Variante
assomigliasse molto al diavolo! Tuttavia, è strano che i Marvel Studios continuino a
disseminare tutti questi apparenti riferimenti a
Mefisto…
Il villan della serie è… Loki!
Il finale dell’episodio rappresenta un grande (e indubbiamente
affascinate) spoiler su cosa bisogna aspettarsi dai successi
episodi. Il fatto che Loki debba dare la caccia a sé stesso è un
aspetto decisamente a favore per il potenziale narrativo della
serie, soprattutto perché servirà come primo assaggio di cosa
significhi avere più versioni dello stesso personaggio nel
Multiverso.
Resta da capire come si evolveranno le cose da qui, ma il Dio
dell’Inganno sta chiaramente tramando qualcosa di sinistro e sembra
aver bisogno della TVA per farlo. Perché questo Loki è molto più
esperto? Qual è il loro obiettivo finale? È tutto ancora da
scoprire. Una battaglia Loki vs. Loki potrebbe decisamente accadere
e non possiamo fare a meno di chiederci se questa “Variante”
troverà un terreno comune con l’altra o se rimarrà fedele alla
TVA…
Mortal Kombat, la nuova esplosiva avventura
cinematografica ispirata alla celebre saga di videogame, diretta da
Simon McQuoid e prodotta da James Wan, arriva in Italia in
DVD, Blu-ray™, 4K UHD e Steelbook 4K UHD dal 7 luglio.
Il film sarà inoltre
disponibile già a partire dal 30 giugno per l’acquisto
digitale su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play,
TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film &
TV.
Da New Line Cinema arriva la nuova
avventura cinematografica di “Mortal Kombat”, che porta in vita
l’intensa azione della saga di videogame campione di vendite, in
tutta la sua brutale gloria, mettendo l’uno contro l’altro i
campioni indiscussi e tanto amati dai fan, in una battaglia cruenta
e senza esclusione di colpi, che li spingerà al limite. Il film è
diretto dal pluripremiato regista australiano Simon McQuoid, al suo
debutto nel cinema, e prodotto da James Wan (i film di “The
Conjuring”, “Aquaman”), Todd Garner (“Into the Storm”, “Tag”),
McQuoid ed E. Bennett Walsh (“Men in Black: International”,
“The Amazing Spider-Man 2”).
In “Mortal Kombat”, il campione di
MMA Cole Young, abituato a scontrarsi con chiunque per soldi, è
ignaro della sua eredità, e del motivo per cui l’arcistregone
dell’Outworld, Shang Tsung, abbia inviato il suo miglior guerriero
Sub-Zero, un Criomante ultraterreno, a dargli la caccia. Temendo
per la sicurezza della sua famiglia, Cole va alla ricerca di Sonya
Blade, che è sotto la direzione di Jax, Maggiore delle Forze
Speciali che porta anche lui sulla pelle lo stesso marchio del
drago con cui Cole è nato. Presto si ritrova nel tempio di Lord
Raiden, Antico Dio e Protettore di Earthrealm, che garantisce
rifugio a coloro che portano il marchio come il suo. Qui, Cole si
allena con i guerrieri esperti Liu Kang, Kung Lao e l’implacabile
mercenario Kano, per prepararsi a combattere con i più grandi
campioni della Terra, contro i nemici dell’Outworld, in una
battaglia in cui è in gioco il destino dell’universo. Riuscirà Cole
ad essere abbastanza motivato da scatenare il suo arcana –
l’immenso potere custodito nella sua anima – in tempo, non solo per
salvare la sua famiglia, ma anche per fermare l’Outworld una volta
per tutte?
Il variegato cast internazionale
riflette la natura globale del brand, con talenti che spaziano dal
mondo del cinema, alla televisione e alle arti marziali. L’ensemble
include Lewis Tan (“Deadpool 2”, “Wu Assassins” per Netflix) nel ruolo di Cole Young; Jessica McNamee
(“The Meg”) nel ruolo di Sonya Blade; Josh Lawson (“Bombshell”)
nel ruolo di Kano; Tadanobu Asano (“Midway”) è Lord Raiden;
Mehcad Brooks (“Supergirl” per la TV) è Jax; Ludi Lin (“Aquaman”) è
Liu Kang; con Chin Han (“Skyscraper”) nei panni di Shang Tsung; Joe
Taslim (“Star Trek Beyond”) in quelli di Bi-Han e Sub-Zero; e
Hiroyuki Sanada (“Skyscraper”) nei panni di Hanzo Hasashi e
Scorpion. Inoltre sono presenti Max Huang come Kung Lao, e Sisi
Stringer come Mileena.
McQuoid ha diretto il film da una
sceneggiatura di Greg Russo e Dave Callaham (“Wonder Woman 1984”), da una storia di Oren
Uziel (“Mortal Kombat: Rebirth”) e Russo, basato sul videogioco
creato da Ed Boon e John Tobias. Richard Brener, Dave Neustadter,
Victoria Palmeri, Michael Clear, Jeremy Stein e Larry Kasanoff sono
i produttori esecutivi.
Per la trasposizione cinematografica
del popolarissimo franchise, McQuoid ha guidato un team di
filmmaker australiani e statunitensi, tra cui il direttore della
fotografia Germain McMicking (“True Detective”, “Top of the Lake:
China Girl”), lo scenografo Naaman Marshall (“Underwater”,
“Servant”), i montatori Dan Lebental (“Spider-Man: Far From Home”) e Scott
Gray (“Top of the Lake”, “Daffodils”), il supervisore agli effetti
visivi Chris Godfrey (“Hacksaw Ridge”), la costumista Cappi Ireland
(“Lion”, “The Rover”), ed il coreografo dei combattimenti Chan
Griffin. Musiche di Benjamin Wallfisch (“Blade Runner 2049”, i film
di “IT”).
New Line Cinema presenta una
produzione Atomic Monster / Broken Road: “Mortal Kombat”.Tutte le
versioni DVD, Blu-ray, 4K UHD e Steelbook 4K UHD sono già disponibili per il
pre-order.
1 di 3
MORTAL KOMBAT 11
ULTIMATE: Acclamato dalla critica e
vincitore dei prestigiosi THE GAME AWARDS 2020
nella categoria “Best Fighting Game” Mortal Kombat 11
Ultimate offre l’esperienza definitiva e completa
di Mortal Kombat 11 unendo in un’unica edizione il Kombat Pack
2 con i nuovi combattenti Mileena, Rain e Rambo, Mortal Kombat 11,
Kombat Pack 1 e Mortal Kombat 11: Aftermath. Disponibile
ora per: PlayStation®5, PlayStation®4, PlayStation®4 Pro,
Xbox Series X|S, le console Xbox One, Nintendo Switch™, PC e
Stadia.
Giovedì 24 giugno uscirà nelle sale
italiane, distribuito da Medusa Film, Storm Boy – Il
ragazzo che sapeva volare. Ecco il trailer del film con
Geoffrey Rush e per la prima volta sul grande
schermo, il giovanissimo Finn Little. Il film racconta
l’emozionante storia sull’amicizia tra un ragazzino e un pellicano,
ambientata nel lontano Coorong National Park dell’Australia
Meridionale. Un’appassionante e commovente racconto su amicizia,
amore, famiglia, perdita, speranza, rispetto e libertà con un
messaggio ecologista.
The Falcon and the Winter Soldier hanno
ufficialmente introdotto un nuovo Captain America nel MCU. D’ora in avanti, infatti, sarà
il Sam Wilson di Anthony Mackie a brandire l’iconico scudo di
Steve Rogers, ma quanto durerà il suo mandato?
Chris Evans ha interpretato Steve Rogers da Captain America: Il primo Vendicatore del 2011 fino ad
Avengers:
Endgame del 2019 (anche se alcuni recenti voci hanno
parlato di un possibile ritorno dell’attore nei panni del
supereroe). I Marvel Studios hanno ufficialmente messo in
cantiere Captain America 4 con Mackie protagonista, ma
l’attore sembra fin troppo consapevole che il suo tempo nei panni
del personaggio potrebbe essere limitato.
Parlando con Variety, l’attore ha
detto: “Sicuramente non voglio essere un Captain America di 55
anni, quindi ho tempo dai sei agli otto anni, credo”. Ciò
lascia intendere che Mackie potrebbe interpretare Cap per ancora un
decennio (o giù di lì), ma ad oggi è difficile immaginare cosa
potrebbe accadere dopo, a meno che i Marvel Studios non stiano già
pianificando l’introduzione di un “terzo” Captain America nel
MCU dopo la fine del “mandato” di
Sam Wilson.
Anthony Mackie spiega cosa
significa per lui essere il nuovo Cap del MCU
Sempre nel corso della medesima
intervista, Mackie ha anche parlato di cosa ha significato per lui
diventare il nuovo Cap: “Una mia amica è un’insegnante a
Homestead, in Florida, e lavora con bambini con bisogni speciali.
Un giorno ha detto ad uno dei suoi alunni: ‘Cosa stai facendo? Ti
farai male’. E il bambino ha risposto: ‘Beh, Captain America mi
assomiglia ora, quindi ho bisogno di rimettermi in forma, semmai
avesse bisogno del mio aiuto’. Ho pensato che fosse la cosa più
bella in assoluto. Una cosa del genere mi rende infinitamente
orgoglioso.”
James Gunn, il regista di Guardiani della Galassia, ha più volte parlato
di numerose scene che sono state tagliate dal film in fase di
montaggio. Di recente, via
Twitter, il regista e sceneggiatore ha condiviso un’immagine
tratta proprio da una delle tante scene cancellate, alla quale lo
stesso ha fatto riferimento chiamandola “L’ultima cena di
Groot“.
Come si evince dalla foto, si tratta
di un omaggio all’iconico dipinto di Leonardo da Vinci raffigurante
L’ultima cena, che nel corso degli anni è stato oggetto di numerose
parodie. Nell’immagine condivida da Gunn, Groot rappresenta Gesù,
mentre Drax sembra essere al posto di Giuda; il resto degli
Apostoli sono alieni all’apparenza sconosciuti. Questa sequenza
avrebbe avuto luogo nel bar Boot of Jemiah sulla stazione
Ovunque.
Nella didascalia che ha accompagnato
la foto, Gunn ha scritto: “Mi sono appena ricordato di questo
momento cancellato da Guardiani Vol. 1, L’ultima cena di Groot, ma
rifinito ancora una volta con amore dai nostri amici degli effetti
visivi della @Framestore.”
Via Twitter (@JamesGunn)
Il futuro di James Gunn con i Guardiani della Galassia
Negli ultimi mesi Gunn è stato
impegnato con la post-produzione di The Suicide
Squad in vista dell’uscita nel film ad agosto.
Attualmente sta lavorando alla serie spin-off Peacemaker, che debutterà su HBO Max.
Tuttavia, il regista ha recentemente confermato che inizierà la
produzione di Guardiani
della Galassia Vol. 3 entro la fine dell’anno.
Proprio di recente, Zoe Saldana ha confermato il suo ritorno in
GOTG Vol. 3 nei panni di Gamora. Naturalmente, Star-Lord
(Chris
Pratt) e il resto degli eroi intergalattici sono
pronti a unirsi a lei. È da tempo che si parla del fato che il
personaggio di
Adam Warlock farà il suo debutto nel MCU proprio in GOTG Vol.
3, ma Gunn ha prontamente smentito le voci. Al momento non
sappiamo nulla in merito alla trama del film.
Matt Bomer ha
conquistato il cuore di molti con il suo fascino e dal viso
squadrato, e con ruoli audaci in progetti come White
Collar, Magic Mike e
American Horror Story. Matt ha compiuto 40 anni
nel 2017, ma non smette di scalare le classifiche degli uomini più
sexy di sempre, così come quelle degli attori più versatili oggi in
circolazione. Se siete anche voi tra i fan degli occhi di Matt
Bomer, ecco dieci cose che dovete assolutamente sapere su di
lui.
Matt Bomer: film e carriera
1. Ha cominciato a recitare
al liceo, dove interpretò opere dello scrittore che è
ancora oggi una delle sue ispirazioni più grandi, Larry Kramer. In
un’intervista con Out Magazine del 2017, ha dichiarato di
aver capito allora che quelle “erano le sue persone” e che avrebbe
recitato per vivere. In particolare, gli piaceva il teatro, e si è
trasferito a New York dopo essersi laureato da una
scuola di recitazione nel 2000, con la speranza di lavorare a
Broadway. Nel 2012 ha interpretato Ken nel film di successo
Magic Mike diretto da Steven
Soderbergh al fianco di
Matthew McConaughey e
Channing Tatum. Nel 2003 ha interpretato Luc Johnston Dal 2007
al 2009 ha preso parte alla serie di successo Chuck. Nel 2007 è
stato trai protagonisti di Traveler ma è con la serie White Collar – Fascino criminale del 2009 che ottiene
il maggior successo da protagonista.
Nel 2018 ha interpretato Ross
Craine nel film Jonathan, Sean nel film Papi Culo e sam in Viper
Club.
Nel 2020 è stato trai protagonisti
della terza
stagione della serie tv The Sinner
nel ruolo di Jamie. Sempre nel 2020 è riapparso come McCoy Whitman
nell’ultima stagione di Will
& Grace. Nello stesso hanno ha interpretato Donald nel
film The
Boys in the band.
Nel 2021 ha prestato la sua voce
al personaggio di Flash / Barry Allen nel film
d’animazione Justice Society: World War II. Nel 2021 è
tornato nel ruolo di Larry Trainor in Doom Patrol.
2. Ha quasi interpretato
Superman: nel 2002, infatti, era la scelta privilegiata
del regista Brett Ratner per il reboot del
supereroe. Dopo mesi di lavoro, il progetto andò a Brian
Singer, e Superman Returns vide come protagonista
Brandon Routh. Possiamo solo affermare che
Matt Bomer ha, in effetti, il viso perfetto per
interpretare il supereroe, e che con gli occhiali da vista è
adorabile. Peccato.
Matt Bomer è Gay?
3. Il teatro ha significato un
momento particolarmente importante per lui: mentre recitava in
Romeo e Giulietta allo Utah Shakespeare Festival,
ha fatto outing. Al tempo, frequentava una donna
della compagnia, e fu ispirato da un makeup artist a fare il passo
decisivo. L’uomo, gay, viveva con serenità la propria identità.
Matt ha dichiarato di aver pensato: se questa persona può vivere la
propria verità, io cosa sto facendo?”
4. Per la sua famiglia,
accettare il fatto che fosse gay non è stata una cosa
immediata. Infatti, Matt ha ricevuto un’educazione
cristiana, venendo dalla conservativa Spring, in Texas. Scrisse una
lettera ai propri genitori, facendo coming out con loro, alla quale
segui un litigio. Ma piano piano, hanno capito.
Matt Bomer marito?
5. L’ha tenuto nascosto per
tre anni, facendo attenzione a tenere la propria vita
privata lontano dalla sfera pubblica. Poi, ad un certo punto,
durante gli Steve Chase Humanitarian Awards nel 2012, ha
menzionato, durante il proprio discorso, il fatto di essere
sposato con Simon Halls e di avere tre figli. Nel 2014, ha
dichiarato in un’intervista di essere sposato dal 2011. I due si
sono sposati a New York con una piccola cerimonia, e le persone a
loro più vicine.
6. È un attivista,
e ha ricevuto premi per il proprio lavoro nel campo. Ha parlato
spesso di tematiche LGBT, e come il marito è stato premiato nel
2012 dal Gay, Lesbian and Straight Education Network Inspiration
Award. Recentemente, inoltre, ha ricevuto l’Ambassador of Children
Award al Norma Jean Gala.
7. Matt Bomer ha tre figli
con il marito Simon Halls. Nel 2015 ha dichiarato di voler
dare loro una bella e normale infanzia, anziché falli diventare
star precoci.
Matt Bomer fisico
8. Lo stato del
fisico di Matt Bomer è spesso determinato dal personaggio che
interpreta. È conosciuto per il proprio corpo muscoloso e
scolpito, ma è stato capace di arrivare all’estremo: per il film
The Last Tycoon, nel quale interpreta un
produttore che si priva del cibo durante i giorni settimanali, ha
perso circa 11 chili, e per The Normal Heart, dove interpreta uno
scrittore omosessuale che non fa coming out e la cui vita è
tormentata dall’AIDS, ne ha persi quasi il doppio.
9. Fa meditazione
trascendentale, alla quale si è appassionato dopo essersi
trasferito a New York nel 2000. La pratica permette di arrivare e
stabilizzarsi in uno stato mentale di riposo. Gli era sembrata una
cosa stupida, ma dopo averla provata, dice di aver trovato la cosa
che gli permette di rimanere equilibrato e concentrato. La pratica
ogni giorno, per venti minuti.
10. Matt Bomer ha un
profilo Instagram seguitissimo (ovviamente), nel quale
condivide anche piccoli momenti di vita privata. Come nel 2017,
quando nel giorno del suo compleanno ha postato la foto del regalo
ricevuto dal marito: un tenero cagnolino. A voi decidere chi sia il
più adorabile.
In una recente intervista con
Collider
in occasione della promozione di Luca, il nuovo film
d’animazione Disney e Pixar, il giovane attore Jack Dylan
Grazer ha avuto la possibilità di parlare di Shazam! Fury
of the Gods, in cui tornerà a vestire i panni di
Frederick “Freddy” Freeman, il migliore amico di William “Billy”
Batson/Shazam.
Oltre a rivelare che
il team sta facendo cose che non erano stati in grado di fare con
il predecessore, Grazer ha parlato anche del nuovo costume che
vedremo sfoggiare a
Zachary Levi nel film film e della sceneggiatura,
senza scendere però nei dettagli per paura di rivelare troppo
(l’attore ha scherzato tirando in ballo Tom Holland, noto per aver spesso rivelato
cose dei film dei Marvel Studios di cui non era autorizzato a
parlare).
“Abbiamo un cast eccezionale.
Abbiamo Helen Mirren, Lucy Liu, abbiamo la nuova star emergente
Rachel Zegler, che vedremo in West Side Story di Steven Spielberg. La sceneggiatura è davvero
esilarante. È più divertente della prima, devo ammetterlo. Questa
volta avremo a che fare con cose decisamente più grandi. È pieno di
azione e di colpi di scena ed è super divertente. Il costume sarà
diverso, senza cappuccio. E le scarpe sembrano quelle di Iron Man.
Oh, aspetta, no. Iron Man non esiste. Chi è Iron Man?”
In base ai commenti di Grazer,
sembra che il regista David F. Sandberg e la sua
troupe abbiano effettivamente voglia di correre dei rischi, e
questa non può che essere una notizia allettante per tutti i fan di
Shazam!.
Espandere l’universo del film per includere almeno tre cattivi è
una sfida che punta indubbiamente ad un film dalla portata molto
più grande, che potrebbe catapultare l’eroe interpretato da Levi in
un’avventura al cardiopalma.
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of
the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film
uscirà al cinema il 2 giugno 2023. Nel cast è confermato il ritorno
di Asher Angel e di Jack Dylan
Grazer, mentre i villain saranno interpretati dalle new
entry Helen Mirren, Rachel
Zegler e Lucy
Liu. Mark
Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon
Hounsou sarà ancora una volta il Mago. Il primo
film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
È passato un bel po’ di tempo
dall’ultima volta che abbiamo sentito parlare del film su
Nightwing in cantiere alla Warner Bros. ormai da
anni. La maggior parte dei fan crede che il progetto sia
ufficialmente caduto nel dimenticatoio, soprattutto da quando lo
studio ha deciso di portare il DCEU in una direzione totalmente
diversa. Tuttavia, sembra che ci sia ancora una speranza per il
ritorno di Dick Grayson sul grande schermo.
Al progetto è sempre stato associato
il regista Chris McKay (LEGO
Batman – Il film), mentre la sceneggiatura avrebbe dovuto
portare la firma di Bill Dubuque (The
Accountant). In passato era stato lo stesso McKay a
riferire che la WB aveva accantonato il progetto, ma ora il regista
è tornato a riaccendere la speranza, rivelando di essere ancora
interessato al film, che spera di poter girare davvero prima o
poi.
“Spero che sia ancora una
realtà. Spero che riusciremo ancora a fare quel film”, ha
spiegato McKay in un’intervista con
CinemaBlend in occasione della promozione del suo nuovo film
La guerra di domani. “Per quanto mi
riguarda, non è ancora perduto. Ovviamente hanno avuto altre
priorità, hanno avuto altre sfide da affrontare. C’erano cose che
dovevano fare e penso che finalmente abbiano trovato la loro
strada, grazie ai loro recenti successi e alle cose che hanno in
programma di fare.”
Poi ha aggiunto: “Penso che
tutto ciò apra la porta ad un film di Nightwing. Ci sono diversi
modi per farlo, al di là di quale universo potrebbe far parte.
Nightwing potrebbe davvero essere un grande film, ricco di azione,
molto emotivo. Magari dal punto di vista del budget non potrebbe
essere paragonabile ad un progetto come La guerra di domani, ma dal
punto di vista della portata e delle dimensioni, per quanto
riguarda l’azione e il cuore, un film su Nightwing meriterebbe di
essere realizzato.”
Sembra quindi
che da parte di Chris McKay ci sia ancora tutta la
volontà di realizzare un film su Nightwing. Resta
da vedere se il progetto riceverà mai il via libera da parte della
Warner Bros. Considerata la popolarità del personaggio, lo studio
non potrebbe che trarre vantaggio da uno standalone a lui
dedicato.
Ewan McGregor tornerà a vestire i panni
di Obi-Wan
Kenobi nell’omonima serie di Star
Wars che debutterà prossimamente su Disney+. L’ultima volta che l’attore ha interpretato il
Maestro Jedi è stato ne La
vendetta dei Sith del 2005, il capitolo finale della
trilogia prequel.
Ora, in una recente intervista con
Variety in
occasione dello speciale format Actors on Actors, McGregor ha
parlato con Pedro Pascal (star della serie The
Mandalorian) della sua esperienza con i film della
trilogia prequel, soffermandosi in particolare sull’uso degli
effetti visivi (argomento
sul quale aveva già riflettuto in passato). McGregor ha parlato
di quanto sia stato difficile, per lui, adattarsi alla CGI negli
episodi L’attacco dei cloni e
La vendetta dei Sith, in riferimento soprattutto alla
creazione in digitale del personaggio di Yoda (ne La minaccia fantasma era stato utilizzato un burattino
meccanico).
L’attore ha confessato di aver
preferito di gran lunga l’esperienza con il burattino: “Nel
primo film che ho fatto sono stato fortunato perché ho girato le
mie scene con il pupazzo di Yoda sul set. Ed è stato straordinario,
perché era come se stessi recitando davvero con lui. Non riuscivo a
credere che stessi davvero recitando con Yoda. C’erano tante
persone che lo animavano: il palco era sollevato e alcuni di loro
erano sotto il pavimento, quindi era come se stessimo camminando
proprio l’uno accanto all’altro. Sembrava davvero che fosse ‘vivo’.
Poi, ogni volta che George urlava ‘stop’, Yoda moriva, perché tutti
si fermavano. Era un po’ inquietante ogni volta che finivamo una
scena assistere a quel momento.”
L’attore ha poi aggiunto: “Poi
lo hanno sostituito nel secondo e nel terzo film con la versione
digitale, e non è stato più così accattivante. Inoltre, conosciamo
tutti Yoda nella sua versione pupazzo, sin dai film originali.
Quando improvvisamente è stato generato al computer, non mi è
sembrato più Yoda. È stato interessante che in The Mandalorian sia tornato a essere un vero
burattino.”
Ewan McGregor protagonista della serie Obi-Wan Kenobi
La produzione della serie Obi-Wan
Kenobi è attualmente in corso. La storia inizia 10
anni dopo i drammatici eventi di La vendetta dei Sith, dove Kenobi ha affrontato
la sua più grande sconfitta, la caduta e la corruzione del suo
migliore amico e apprendista Jedi, Anakin Skywalker, diventato il
malvagio Signore dei Sith Darth Vader. Nel cast figurano anche
Moses Ingram, Joel Edgerton, Bonnie Piesse, Kumail
Nanjiani, Indira Varma, Rupert Friend, O’Shea Jackson Jr., Sung
Kang, Simone Kessell e Benny
Safdie.
Il primo episodio di Loki
è finalmente disponibile su Disney+ da ieri. Il protagonista
Tom Hiddleston è attualmente impegnato nella
promozione della serie e le numerose interviste rilasciate
dall’attore britannico sono state l’occasione non solo per parlare
della serie in cui è tornato a vestire i panni del Dio
dell’Inganno, ma anche per ricordare i suoi anni trascorsi con la
grande famiglia Marvel.
Poche ore prima della premiere di
Loki
su Disney+, Hiddleston è stato ospite
dello show di Jimmy
Kimmel e ha ricordato il momento in cui è stato scelto per
l’iconico villain ma anche la prima volta che ha incontrato
Chris Hemsworth, che nel MCU interpreta suo fratello Thor.
Sono già trascorsi dieci anni da quando i due attori hanno recitato
insieme per la prima volta in un film dei Marvel Studios. Nonostante la morte di Loki
nella timeline principale, entrambi i personaggi sono ancora una
parte fondamentale dell’era post-Endgame del MCU.
Proprio di recente Hemsworth aveva
celebrato il decimo anniversario del primo Thor
di
Kenneth Branagh condividendo su Instagram
un vecchio scatto che lo ritraeva proprio al fianco di Hiddleston.
Come spiegato da quest’ultimo, la foto era stata scattata proprio a
casa di Branagh, durante una lettura del copione, subito dopo che
entrambi erano stati scelti per i rispettivi ruoli.
“Era il 2009, eravamo appena
stati scelti ed è stata la prima volta che ho incontrato
Chris”, ha ricordato Tom Hiddleston. “Eravamo a casa di Kenneth
Branagh, in Inghilterra. Quando vedo quella foto penso alla nostra
gioventù. Ci eravamo appena conosciuti. Chris era Thor e io ero
Loki e Kenneth aveva avuto un’idea. Scavò dentro un vecchio
guardaroba e tirò fuori un mantello rosso per Thor e un mantello
verde per Loki. Penso che quei costumi provenissero dai suoi film
su Enrivo V e Amelto.”
Tom Hiddleston e Chris Hemsworth
non si riuniranno in Thor: Love and Thunder
Prossimamente rivedremo Chris Hemsworth nei panni del Dio del Tuono
nell’attesissimo Thor: Love
and Thunder di Taika Waititi, dove però non ci sarà Loki. A
confermarlo una volta per tutte è stato proprio Tom Hiddleston in una recente intervista:
“Abbiamo parlato dei film di Thor come di una saga familiare.
La dualità e l’antagonismo che esiste tra Thor e Loki, due
personaggi diametralmente opposti, è un libro che forse dovrebbe
rimanere chiuso al momento. Abbiamo esplorato il più possibile la
relazione tra questi due fratelli.”
La
Universal Pictures ha finalmente confermato che le prime
immagini ufficiali dell’attesissimo Jurassic
World: Dominion arriveranno al cinema in
occasione dell’uscita di Fast and
Furious 9. L’esclusiva preview accompagnerà le proiezioni
IMAX del nuovo capitolo della saga con protagonista
Vin Diesel (e targata sempre Universal).
L’annuncio è stato accompagnato dal
primo teaser poster ufficiale di Dominion, il quale suggerisce che
il film potrebbe collegarsi al primo Jurassic Park in un modo apparentemente
inaspettato. Il poster, infatti, ci mostra una zanzara che beve
sangue dalla pelle di un dinosauro chiamato Moros Intrepidus. La
tagline ufficiale, invece, recita: “Tutto è iniziato qui”.
La zanzara è, ovviamente, un richiamo al modo in cui John Hammond
(il fondatore di Jurassic Park) ha ricreato i dinosauri usando il
DNA fossilizzato estratto da una zanzara congelata nell’ambra.
Nel primo
Jurassic Park, invece, veniva spiegato che gli scienziati
avevano estratto il sangue di dinosauro da una zanzara fossilizzata
e lo avevano poi combinato con il DNA di altri vari animali per
creare i dinosauri del parco. Il teaser poster di Dominion si
rifarà chiaramente a questa storia.
Due storie parallele in Jurassic World: Dominion?
Nel frattempo, in una recente
intervista con
Collider, il regista di Jurassic
World: Dominion, Colin Trevorrow, ha parlato della struttura
narrativa del nuovo film, che sarà molto diversa rispetto ai
capitoli precedenti. Ci saranno, infatti, due storyline principali
che si intersecheranno e che permetteranno di rendere giustizia a
tutti i personaggi dell’intero franchise.
“Racconteremo due storie
parallele che a mano a mano si intersecano sempre di più. Mi rendo
conto che si tratta di una struttura non convenzionale per un film,
ma non volevo tralasciare nessun personaggio. Sam, Laura e Jeff
sono una parte importate del film tanto quanto Chris e Bryce… e non
solo in termini di minutaggio, di quanto li vedremo sullo schermo,
ma proprio ai fini della storia, alla loro importanza all’interno
dell’intero racconto.”
Jurassic
World: Dominion vedrà sia Chris
Pratt che Bryce
Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a
loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella
Pineda, Jake Johnson e Omar
Sy. Laura
Dern e Sam
Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che
avevano in Jurassic
Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan
Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta
nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe
originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff
Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic
World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta
in Jurassic World:
Il Regno Distrutto.
Durante la prima edizione della
Geeked Week di Netflix, un evento internazionale che si sta
svolgendo online dal 7 all’11 giugno con tante iniziative dedicate
alle serie e ai film più amati del servizio,
Netflix ha annunciato quattro new entry nel cast
della quarta stagione di Stranger
Things, le cui riprese sono al momento in corso ad
Atlanta.
Di seguito i nomi degli attori e i
relativi ruoli, che si aggiungono al celebre cast della serie.
Amybeth McNulty
(Chiamatemi Anna) interpreterà Vickie, la
nerd del gruppo, disinvolta e dalla parlantina veloce, che
catturerà l’attenzione di uno dei nostri amati personaggi.
Myles Truitt
(Queen Sugar, Black Mafia Family) interpreterà
Patrick, una star del basket di Hawkins che ha
amici, talento e una bella vita… fino a quando degli eventi
scioccanti gli faranno perdere il controllo della sua vita.
Regina Ting Chen
(Regina del Sud, The Falcon and The Winter
Soldier) interpreterà Ms.
Kelly, una consulente di orientamento che si
preoccupa profondamente per i suoi studenti, specialmente quelli
più in difficoltà.
Grace Van Dien
(Charlie Says, The Village) interpreterà
Chrissy, capitano delle cheerleader e la ragazza
più popolare della scuola. Tuttavia, sotto la superficie
apparentemente perfetta si cela un oscuro segreto.
Nato come una lettera d’amore verso
quei film degli anni ‘80 che hanno affascinato un’intera
generazione, Stranger Things è un dramma emozionante
ambientato nella città apparentemente normale del Midwest di
Hawkins, nell’Indiana. Dopo che un ragazzo è svanito nel nulla, il
suo affiatato gruppo di amici e familiari cerca risposte e viene
trascinato in una serie di eventi mortali e ad alto rischio. Sotto
la superficie della loro città si nasconde uno straordinario
mistero soprannaturale, insieme ad esperimenti governativi
top-secret e una pericolosa porta che collega il nostro mondo a un
regno potente ma sinistro. Le amicizie saranno messe alla prova e
le vite saranno alterate poiché ciò che scopriranno cambierà
Hawkins e forse il mondo per sempre.
Dalla sua uscita nel 2016, il
fenomeno globale Stranger
Things ha ottenuto oltre 65
premi e 175 nomination alle più importanti
manifestazioni e festival, tra cui gli Emmy Awards, Golden Globes,
Grammy Awards, SAG Awards, DGA Awards, PGA Awards, WGA Awards,
BAFTA, Peabody Award, AFI Awards, People’s Choice Awards, MTV Movie
& TV Awards, Teen Choice Awards e molti altri. La serie candidata
tre volte agli Emmy Awards come miglior serie tv drammatica è uno
dei titoli Netflix più visti. La sola stagione 3 è
stata vista nei primi quattro giorni dal debutto in 40,7
milioni di case, più di qualsiasi altro film o serie
Netflix in quel periodo, e in 64 milioni
nelle prime quattro settimane.
Stranger
Things è creata dai fratelli Duffer e prodotta da
Monkey Massacre Productions e 21 Laps Entertainment. I fratelli
Duffer sono anche i produttori esecutivi della serie, insieme a
Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps Entertainment, e a Iain
Paterson.
Benvenuti a Space Jam! Il campione
NBA e icona globale LeBron James vive un’epica avventura a fianco
dell’intramontabile Bugs Bunny, nel film evento di
animazione/live-action “Space Jam:
New Legends”, diretto da Malcolm D. Lee, con un team
di filmakers innovativi come Ryan Coogler e Maverick Carter.
Quest’avventura di trasformazione
è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che punto
possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i propri
figli. Quando LeBron e il suo giovane figlio Dom vengono
intrappolati in uno spazio digitale da una malvagia Intelligenza
Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare a casa sani e salvi
guidando Bugs, Lola Bunny e l’intera banda dei notoriamente
indisciplinati Looney Tunes verso la vittoria, sul campo di gioco,
contro i campioni digitalizzati dell’Intelligenza
Artificiale: una super potente squadra di basket piena di
professionisti all stars mai vista prima. Tunes contro Goons
nella sfida con la posta in gioco più alta della sua vita, che
ridefinirà il legame tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il
potere di essere se stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono
le convenzioni, sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo
anche “King” James con il loro modo di giocare.
James è protagonista accanto al
candidato all’Oscar® Don Cheadle (i film di “Avengers”, “Hotel
Rwanda”), Khris Davis (“Judas and the Black Messiah”, “Atlanta” per
la TV), Sonequa Martin-Green (“The Walking Dead” per la TV, “Star
Trek: Discovery”), l’esordiente Cedric Joe, Jeff Bergman (“Looney
Tunes Cartoons”), Eric Bauza (“Looney Tunes Cartoons”) e Zendaya
(l’imminente “Dune”,
“Malcolm & Marie”).
Lee (“Girls Trip”, “Night School”)
dirige da una sceneggiatura di Juel Taylor & Tony Rettenmaier &
Keenan Coogler & Terence Nance e Jesse Gordon e Celeste Ballard,
storia di Juel Taylor & Tony Rettenmaier & Keenan Coogler & Terence
Nance. Basato su “Space Jam”, scritto da Leo Benvenuti & Steve
Rudnick e Timothy Harris & Herschel Weingrod. Il film è prodotto da
Ryan Coogler, LeBron James, Maverick Carter e Duncan Henderson, i
produttori esecutivi sono Sev Ohanian, Zinzi Coogler, Allison
Abbate, Jesse Ehrman, Jamal Henderson, Spencer Beighley, Justin
Lin, Terence Nance e Ivan Reitman.
Il team creativo dietro la cinepresa
include il direttore della fotografia Salvatore Totino (“Spider-Man: Homecoming”), il
produttore animazioni Troy Nethercott (“Wonder Park”), gli
scenografi Kevin Ishioka (“The Mule”), Akin McKenzie ( “When They
See Us” per Netflix) e Clint Wallace (l’imminente “Eternals”), il montatore Bob Ducsay (“Godzilla: King of the Monsters”, “Star
Wars Episode VIII – The Last Jedi”) e la costumista Melissa
Bruning (“Rampage”, “War for the Planet of the Apes”). Le musiche
sono di Kris Bowers (“Greenbook”, “Bridgerton” per Netflix).
Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Proximity/The SpringHill Company Production, un film di
Malcolm D. Lee, “Space Jam: New Legends”. Il film sarà distribuito
in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures e arriverà in Italia al
cinema dal 23 settembre.
Jonas Carpignano torna al Festival
di Cannes. Il suo nuovo film, A CHIARA, sarà
proiettato in anteprima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs,
dove quattro anni fa aveva già presentato “A Ciambra”, realizzato
con il supporto di Martin Scorsese (produttore esecutivo) e
vincitore del David di Donatello alla migliore regia e al miglior
montaggio. Un film acclamato in tutto il mondo.
Una co-produzione tra
Italia, Francia e Svezia, A CHIARA è prodotto da Stayblack con Rai
Cinema, Haut et Court, Arte France Cinéma e con il contributo del
Ministero della Cultura, con il sostegno di Eurimages,
CNC.
A CHIARA è il terzo lungometraggio
di Carpignano: il regista e sceneggiatore ha realizzato il capitolo
di chiusura della sua “trilogia gioiese”, dopo “Mediterranea”
(presentato alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2015) e “A
Ciambra” (2017).
“È un onore per me presentare questo
film a Cannes – ha dichiarato Carpignano – Sono grato alla
Quinzaine per averlo selezionato, e ancora più grato al cast e alla
troupe per il loro lavoro che ha permesso di portare questa storia
sullo schermo. Non vedo l’ora che il pubblico veda il film e scopra
l’interprete principale che ne è il fulcro. Vedere Swamy Rotolo
diventare Chiara è stato per me una grande gioia. Niente mi rende
più felice che immaginare lei e la sua famiglia a Cannes”.
A CHIARA – IL
FILM
La famiglia Guerrasio si riunisce
per celebrare i 18 anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela.
È un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una
sana rivalità tra la festeggiata e sua sorella Chiara di 15 anni
sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte
improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che hanno
spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla
verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole
per sé stessa.
Dopo il tour europeo che ha previsto
anche proiezioni virtuali e Q&A live con i registi, e dopo la
Settimana del pubblico del Premio LUX (10-16
maggio) che ha offerto la possibilità di guardare i film
nominati online, i voti degli spettatori europei e dei membri del
Parlamento Europeo sono stati sommati: con una cerimonia che si è
tenuta nel corso di una sessione plenaria del Parlamento Europeo a
Strasburgo (Francia) il Presidente del Parlamento Europeo,
David Maria Sassoli, ha annunciato il film
vincitore di fronte ai membri del Parlamento, ai partner invitati e
ai rappresentati dei film nominati Bartosz
Bielenia, protagonista di CORPUS CHRISTI,
Kasper Dissing, produttore
di UN ALTRO GIRO, e Alexander
Nanau, regista di COLLECTIVE.
Nel corso della premiazione, il
regista Alexandr Nanau ha dichiarato che il premio va innanzitutto
alle vittime e alle loro famiglie, ancora in attesa di un
riconoscimento ufficiale da parte della Romania. Il premio, ha
detto, serve a ribadire che “vogliamo combattere la corruzione e
vogliamo una stampa libera”
Il Premio LUX del Pubblico unisce i
voti del pubblico e dei membri del Parlamento. E’ promosso dalla
European Film Academy e dal Parlamento Europeo, in partnership con
la Commissione Europea e Europa Cinema.
Dopo Tutto il mio
folle amore e il documentario Fuori era
primavera, Gabriele Salvatores torna a dirigere con
Comedians. Un progetto che arriva da lontano. Il film
è una trasposizione fedele del testo che il drammaturgo inglese
Trevor Griffiths scrisse nel 1975. Testo su cui il regista ha
scelto di tornare dopo ventun anni da una prima lettura da cui era
nato uno spettacolo teatrale e poi un film, che vi si era ispirato,
seppur in maniera molto libera, Kamikazen – Ultima notte a
Milano del 1988. E’ con Comedians che
Salvatores sceglie di tornare alla riapertura delle sale,
dal 10 giugno.
Comedians –la
trama
Un gruppo di aspiranti
comici sta per esibirsi. Sono tutti allievi del maestro Eddie
Barni, Natalino Balasso, che tiene un corso nei locali di
una scuola di Milano. Prima dello spettacolo, riuniti nell’aula
dove di solito fanno lezione, i comici cercano di tenere a freno
l’ansia per l’esibizione e di mettere a punto i propri pezzi. Ci
sono i fratelli Filippo e Leo Marri, Ale e Franz, con la
loro vena malinconica, c’è l’operaio Gio Di Meo, Walter
Leonardi, con la battuta e la barzelletta sempre pronte. Ci
sono il meridionale Michele Cacace, Vincenzo Zampa e Samuele
Verona, Marco Bonadei, impresario di se stesso che sogna di
sfondare. Infine, c’è il giovane Giulio Zappa, Giulio
Pranno. Barni li motiva e cerca di far trovare loro la
concentrazione necessaria, perchè la serata è importante. A
vederli, infatti, ci sarà Bernardo Celli, Christian De Sica,
un famoso comico, vecchia conoscenza di Barni, ora talent scout,
che potrebbe scegliere qualcuno di loro per un suo nuovo progetto
televisivo. La rivalità tra i comici si accende, mentre Celli
spiega quali sono per lui i capisaldi della comicità, del tutto
diversi da quelli di Barni. I nuovi talenti riusciranno a
convincerlo? I comici resteranno fedeli alla lezione del maestro o
cercheranno di compiacere il selezionatore?
Il mestiere del
comico tra etica e successo
Comedians è
senza dubbio un film dal forte impianto teatrale. È stato lo stesso
Gabriele Salvatores a voler sottolineare di aver ripreso
fedelmente il testo scritto da Griffiths, che viene infatti
indicato come autore della sceneggiatura, assieme al regista.
L’azione si svolge quasi per intero in un unico spazio: l’aula
scolastica. Il solo momento in cui si esce da lì è quello in cui si
sale sul palcoscenico del locale dove i comici si esibiscono. È un
film incentrato sulla parola, come spesso succede nei lavori tratti
da testi teatrali, un film in cui sostanzialmente si dibatte e si
espongono vari punti di vista su un tema centrale: cosa significa
essere un comico? Come si fa a far ridere? Ci deve essere o no
un’etica della risata? Barni e Celli rappresentano i due poli
opposti della discussione, la dicotomia tra etica e successo.
L’uno, convinto che la comicità debba sfuggire dallo stereotipo,
dalla battuta facile e scontata, fatta solo per strappare la risata
a tutti i costi. L’altro, sostenitore del comico come
intrattenitore puro, della comicità come momento votato
all’evasione. A sostenere i due punti di vista, mai banalizzati,
ciascuno con argomentaizioni ampiamente condivisibili, gli ottimi
Balasso e De Sica, il quale interpeta un personaggio
che ha in comune con De Sica attore parte delle convinzioni che
hanno dettato il suo percorso artistico, e che qui rivendica, come
ha affermato in conferenza stampa. La giusta
via, forse, sta nel mezzo, nel difficile equilibrio tra ciò che
porta facilmente al successo e l’aspirazione a far pensare, a
sorprendere, a far cambiare punto di vista, con una
risata.
Il dibattito si rivela
interessante innanzitutto perché è sempre molto attuale, essendo
l’Italia un paese largo produttore di comici e commedie di tutti i
tipi, con esempi anche recenti che portano alla ribalta il tema e
le domande che qui i protagonisti si pongono. In secondo luogo, la
dicotomia tra Celli e Barni è anche la diatriba fra chi vuole
apparire a tutti i costi e chi invece si accontenta di fare il
proprio lavoro nell’ombra. Il che non significa essere meno capaci.
Anche questo un grande tema, oggi che chiunque cerca la ribalta – i
quindici minuti di celebrità di cui parlava Warhol – su un social,
o su un vero e proprio palco, poco importa. C’è voglia di apparire,
ma si dovrebbe forse riscoprire, come suggerisce il personaggio di
Barni, l’orgoglio di quello che si fa, anche se non si ha un
pubblico a cui mostrarlo. Il lavoro dell’insegnante svolto da Barni
è un po’ l’emblema di questa filosofia. L’insegnate è colui che non
lavora per la gloria e raramente viene ringraziato per quello che
fa, ma semina qualcosa tra i suoi allievi, contento semplicemente
di veder germogliare, ogni tanto, una piantina.
In
Comedians, poi, si parla anche dell’importanza di
inseguire i propri sogni e coltivare i propri talenti. I
protagonisti sono persone più o meno giovani che si barcamenano tra
un lavoro provvisorio e la speranza di poter vivere del mestiere
che amano, quello di attori. Il film peraltro non sembra avere una
precisa collocazione temporale, salvo qualche piccolo cenno. È un
inno alla perseveranza.
Invito allo spettatore a non essere
passivo
Comedians
è un film che
stimola una riflessione, interessante, che spinge lo spettatore a
non essere passivo, ma anzi attivarsi e porsi le stesse domande dei
protagonisti. La perizia tecnica e stilistica di Salvatores
ne fa un lavoro elegante ed estremamente curato, con un uso
significativo e ben dosato del bianco-nero nella fotografia di
Italo Petriccione, e primi piani con cui il regista cattura
nelle espressioni l’essenza dei personaggi. Efficace anche l’idea
del count down che scandisce il tempo che separa gli attori
dall’entrata in scena. Il film riesce nella non facile impresa di
mantenere vivo l’interesse fino alla fine del racconto. Da
sottolineare l’attenzione che il regista ha sempre per la parte
musicale, stavolta impreziosita da brani di Tom Waits.
A completare il quadro le
buone prove di un cast di attori più o meno noti, in cui il regista
ha voluto ancora con sé Giulio Pranno dopo Tutto il
mio folle amore. L’attore si dimostra ancora talentuoso
nell’interpretare il suo personaggio, intelligente ed anche
coraggioso outsider. Esaspera le caratteristiche del clown e lo fa
diventare quasi Joker. È un personaggio oscuro e inquieto, anziché
comico, e sceglie una recitazione particolarmente teatrale. Senza
dubbio d’impatto, a volte un po’ eccessivo.
Certo è che
Comedians, a dispetto del titolo, ma anche di alcune
presenze nel cast, da cui solitamente ci si aspettano risate, da
De Sica a Balasso, fino ad Ale e Franz, non
è un film comico, ma è un film su cosa sia il mestiere del
“commediante”. Dunque resterà deluso chi si aspetta di ridere. Come
anche lo sarà chi si aspettava da Salvatores un ritorno
diverso, magari con una trama accattivante, piena di avventure e
colpi di scena. Comedians è un film non facile, che
impegna, che chiede partecipazione. Per questo non è per tutti.
Tuttavia, è una riflessione seria e ben condotta sulla complessa
arte del far ridere e un’occasione per tornare al cinema
apprezzando il lavoro di chi il cinema sa fare con classe.
È finalmente arrivato il
Loki Day, il giorno in cui Disney+ mette a
disposizione dei suoi abbonati il primo episodio della serie
dedicata all’amatissimo Dio dell’Inganno: dal 9 giugno, per sei
mercoledì, la piattaforma della Casa di Topolino ci offrirà una
nuova avventura targata Marvel Studios. Non più Streghe in lutto o
compagni d’arme in crisi d’identità, ma un Dio bistrattato che
cerca il suo posto nei Mondi, o forse nei Tempi, sarebbe più
corretto dire, visto che la serie scritta da Michael Waldron prende
le mosse proprio da quel momento, in Avengers:
Endgame, in cui Loki, utilizzando il
Tesseract (quindi la Gemma del Tempo) scappa da
New York e, inconsapevolmente, crea una linea temporale
alternativa, proprio come aveva spiegato l’Antico a Bruce Banner
nello stesso film.
Atterrato in un
imprecisato deserto, Loki crede di essere sfuggito
alla sua cattura, tuttavia viene intercettato immediatamente da un
gruppo armato che lo cattura e lo porta nel quartier generale della
TVA, la Time Variant Authority, un’agenzia che si
occupa di mantenere intatta la linea temporale sacra, quella cioè
che vede svolgersi davanti a sé, in successione precisa, gli eventi
predeterminati della storia dell’uomo e degli uomini. Troviamo
quindi il Dio dell’Inganno catapultato in questa dimensione/mega
ufficio che gestisce il tempo e tutte le sue variazioni, e qui
incontra Mobius, un agente speciale del
TVA che gli spiega dove si trova e qual è l’interesse
“aziendale” di tenere Loki prigioniero e in vita al loro
servizio.
Loki, le premesse della
storia
Il primo episodio di
Loki corrisponde ad un world building, ovvero
introduce lo spettatore e il protagonista stesso all’interno di un
mondo nuovo, che ha i suoi scopi e le sue regole, ed entrambi
vengono spiegati ed analizzati nel corso dell’intera puntata per
fornire tutti gli elementi necessari ad orientarsi in questa nuova
realtà e in questa nuova storia.
Quello che si perde in
mancanza d’azione e avventura è però compensato dalla densità di
tutto ciò che viene mostrato allo spettatore: da una parte
tantissimi concetti nuovi da assimilare al MCU, con personaggi da conoscere e
misteri da risolvere le cui basi vengono poste già nei primi minuti
dell’episodio pilota, dall’altra un ambiente completamente nuovo,
un mega ufficio che strizza l’occhio al design anni ’70, sia nelle
forme che nei colori, in alcuni casi da una fotografia che ricorda
smaccatamente il miglior David Fincher di Seven e Zodiac, governato da una burocrazia
insormontabile e pesantissima, che in più di un’occasione viene
presa in giro dalla brillante scrittura di Waldron.
Un lungo episodio doppio pone le
basi
Tutto questo lungo ed
interessante preambolo viene completato dall’episodio numero 2, che
arriverà su Disney+ il 16
giugno prossimo e che pone definitivamente le basi per la storia
che questa nuova miniserie ci vuole raccontare. Anche in questo
caso, come in WandaVision,
si ha l’impressione che tutta la storia possa convogliarsi in
maniera importante e significativa negli avvenimenti che verranno
raccontati in Doctor Strange and the Multiverse of Madness,
ipotesi corroborata anche dalla presenta del citato Waldron alla
scrittura, che firma anche la sceneggiatura del film che sarà
diretto da Sam Raimi. È sempre più palese, dunque,
che queste serie Marvel Studios servano, sì, ad
approfondire e raccontare singoli personaggi molto amati dai fan
(come nel caso di Loki) o sottosfruttati fino a
questo momento (come Wanda o Sam Wilson), ma anche a riempire dei
vuoi, dei buchi che ci accompagneranno nelle visioni
cinematografiche in programma per i prossimi tre anni.
Fondamentale, per
Loki, è ovviamente la presenza di Tom Hiddleston. Con questo nuovo inizio per il
suo personaggio, l’attore inglese è trai membri più longevi del
cast dell’intero MCU, dal momento che sono già 10
anni che lo interpreta e chissà quali altre avventure lo aspettano.
E ovviamente il suo personaggio si è trasformato con lui: da
villain puro e semplice, anche se con le sue motivazioni e le sue
ragioni (opinabili), Loki è diventato uno strambo
personaggio in bilico tra bene e male, senza mai diventare davvero
cattivo e mantenendo costante nelle persone che ha di fronte il
dubbio sulle sue vere intenzioni, sempre con acume e quel sorriso
beffardo che lo caratterizza.
Loki-Mobius: un nuovo buddy
duo
L’ironia è da subito la
principale chiave intorno alla quale ruotano i fatti, le persone,
le dinamiche relazionali che con Loki promettono una nuova coppia
comica nel MCU. Dopo l’approfondimento e il
consolidamento della dinamica Bucky-Sam, ecco che Loki incontra
Mobius, interpretato da Owen Wilson, un’aggiunta importante in un cast
pieno di sorprese. E sembra che di fronte a lui Loki abbia una
specie di specchio in cui si riflettono tutti i suoi difetti e le
sue colpe e gli vengono restituite purificate, Mobius è un uomo
giusto e retto, ha fede nel suo credo e vede per Loki la speranza
della redenzione. Chissà se il Dio dell’Inganno riuscirà a cogliere
quest’occasione per essere finalmente compreso o se riuscirà anche
adesso a deludere le aspettative di chi si fida di lui, continuando
a promuovere il proprio tornaconto.
La tragica e a suo modo
eroica uscita di scena di Loki in
Avengers:
Infinity War, morto per mano di Thanos, aveva
completamente riabilitato la figura del figlio di Laufey agli occhi
del MCU, ma solo nella sua ora finale.
Che adesso Loki possa avere la possibilità di stare dalla parte dei
buoni e di fare finalmente la cosa giusta? Lo scopriremo su
Disney+, dal 9 giugno, ogni
mercoledì per sei mercoledì.
Michael Waldron,
l’head writer della serie Loki nonché sceneggiatore del sequel di
Doctor Strange, ha parlato del suo ruolo di
ipotetico “custode” del Multiverso nell’Universo Cinematografico
Marvel.
In un’intervista con
Screen Rant in occasione della promozione della serie Disney+ disponibile da oggi, Waldron ha
riflettuto sulla natura del Multiverso sia nella serie con
protagonista Tom Hiddleston che nel sequel con protagonista
Benedict Cumberbatch. Waldron ha spiegato di
non sentirsi ancora a suo agio nel ruolo di “custode” del
Multiverso (qualora esista davvero!), attribuendo ad altri
storyteller del MCU la capacità di avere il
controllo sulle loro storie e sui relativi legami con il più grande
MCU in continua espansione.
“Non lo so. Penso che tutti –
tutti i registi e gli sceneggiatori del MCU -, siano custodi di questa
cosa, perché finiamo tutti per creare problemi e risolverli a
vicenda. Quindi, se riesco a creare problemi solo me stesso e
non anche a qualche altro povero sceneggiatore, immagino che questo
renda la vita un po’ più facile.”
Con l’arrivo di Loki su Disney+, i fan non dovranno più
attendere per scoprire come la serie continuerà a infondere nel
MCU legami con il Multiverso. Anche
se manca ancora poco meno di un anno all’uscita di Doctor Strange
in the Multiverse of Madness nei cinema, non dovrebbe
passare molto tempo prima che arrivino i primi sguardi
all’attesissimo sequel. Con la produzione che si è conclusa ad
aprile, i primi materiali ufficiali potrebbero arrivare prima di
quanto i fan pensino.
Loki, la serie dedicata al Dio dell’Inganno
interpretato da Tom Hiddleston, debutta ufficialmente oggi su
Disney+ con il primo episodio (un nuovo
episodio sarà poi disponibile ogni mercoledì, per un totale di
sei). Per celebrare l’arrivo della nuova serie ambientata
nell’Universo Cinematografico Marvel sulla piattaforma di
streaming, ripercorriamo insieme – grazie a
ComicBookMovie – i 10 migliori momenti dell’iconico
personaggio:
Loki è stato in qualche
modo redento in Thor:
The Dark World dopo la morte di Frigga, e in seguito si è
sacrificato dopo aver subito un colpo che era destinato a suo
fratello. Il cattivo è morto tra le braccia di Thor, pochi istanti
dopo aver ucciso Kurse ed essersi assicurato che il Dio del Tuono e
Jane Foster sarebbero stati in grado di porre fine al piano di
Malekith.
È
stato un momento straziante. Tuttavia, una scena post-credits
avrebbe rivelato che Loki aveva soltanto finto la sua morte! Mentre
Thor stava combattendo contro Malekith, il dio del male tornò ad
Asgard, bandì Odino sulla Terra e prese il suo posto sul trono di
Asgard. Siamo ovviamente contenti che Loki sia sopravvissuto, ma
quanto accaduto riduce parte dell’impatto di questa
scena.
Il confronto con Vedova Nera
In
The Avengers, abbiamo visto Tom Hiddleston al suo meglio
quando il Dio dell’Inganno ha rimproverato e apparentemente
superato in astuzia Vedova Nera. La tensione in questa scena era
decisamente palpabile, resa tale anche dal fatto che i due
personaggi erano separati da un vetro. Tuttavia, uno degli elementi
più incredibili è il modo in cui Natasha Romanoff è riuscita a
superare in astuzia Loki e ad usare il suo odio per gli umani
contro di lui.
Rendendosi conto che Hulk era la
chiave del piano di Loki, Nat entra subito in azione. Sembra che
questo abbia aiutato molto a gettare le basi affinché Loki
diventasse uno dei migliori cattivi del MCU, anche se è stato il momento
che analizzeremo a breve che ha davvero scioccato i fan…
Uccidere l’agente Coulson
In
The Avengers, l’agente Coulson interpretato da
Clark Gregg è stato subito apprezzato dai fan dei fumetti. Anche se
si trattava di un personaggio nuovo, il pubblico è riuscito subito
ad entrarci in sintonia. Alla fine, però, Joss Whedon ha ben
pensato di ucciderlo nel modo più brutale possibile!
Anche se sembrava che Coulson fosse
riuscito a sconfiggere il Dio dell’Inganno usando la tecnologia
creata dai resti del Distruttore, era tutta un’illusione, e Loki ha
continuato a usare lo spettro per pugnalare l’agente dello SHIELD
alla schiena. È vero, Coulson è poi tornato nella serie
Agents
of SHIELD, ma ciò non significa che la sua morte nel film
faccia meno male…
Un momento fraterno
Taika Waititi ha salvato il
franchise di Thor grazie a Thor:
Ragnarok del 2018 e il modo in cui il regista ha gestito
la relazione del Dio dell’Inganno con suo fratello ha davvero
colpito i fan. Mentre si trovano insieme in ascensore, Thor e Loki
riflettono sulle loro esperienze passate, con il cattivo (ora più
un antieroe) che scopre che il Dio del Tuono, in effetti, si è
sempre preso cura di lui.
Loki si sente chiaramente in colpa
e questo aiuta a spiegare le sue azioni sia più avanti nel film che
in Avengers:
Infinity War. Il fatto che questo momento sia stato
seguito da un brillante team-up lo rende un punto culminante ancora
più grande.
“Inginocchiatevi!”
Loki era ancora un cattivo
in piena regola in
The Avengers, cosa enfatizzata da questa scena in
Germania. Il Dio dell’Inganno aveva incaso la Terra poco dopo aver
stretto un accordo con Thanos. Ordinando a coloro che lo circondano
di “inginocchiarsi”, Loki crede che gli umani “desiderino la
sottomissione” e sente chiaramente che sta facendo la cosa giusta
conquistando Midgard.
Quando un uomo anziano si alza e chiarisce che non si
inchinerà mai davanti a un tiranno (chiaramente è sopravvissuto
alla Seconda Guerra Mondiale e alla Germania nazista), Loki sta per
farlo fuori, ma improvvisamente interviene Captain America. È un
grande momento, che all’epoca sembrava molto più grande di quanto
non lo sia ora, dato che il MCU si è espanso oltre i nostri
desideri più reconditi.
Thor vs. Loki
Thor
è servito come solida introduzione sia per il Dio del Tuono che per
Loki, con i Marvel Studios che non hanno perso tempo
nell’esplorare il lato malvagio del personaggio. Dopo aver avuto un
ruolo nel fatto che Thor sia stato bandito sulla Terra, Loki
reclama il trono di Asgard per sé e in seguito invia il Distruttore
sulla Terra nel tentativo di uccidere suo fratello e i Tre
Guerrieri.
È difficile però non percepire
quanto fosse in conflitto in quel momento, cosa che ci ha permesso
di dare un primo assaggio al fatto che c’era molto di più in questo
personaggio a livello profondo. Questa battaglia finale, di sicuro
personale, è stata davvero emozionante e gloriosa e ha contribuito
ad aggiungere molta profondità al personaggio di Loki. La
rivelazione successiva, cioè che aveva simulato la sua morte e che
sarebbe stato il cattivo principale in
The Avengers, era semplicemente la ciliegina
sulla torta.
Forse non è poi così cattivo…
Abbiamo accennato
all’impatto che la morte di Frigga ha avuto su Loki, ma è stato
questo momento in Thor:
The Dark World che ha davvero plasmato alcuni degli strati
più complessi del personaggio. Nonostante abbia mostrato coraggio,
quando Loki abbandona l’illusione e vediamo lo stato in cui si
trova davvero – per non parlare del dolore che prova per la morte
di sua madre dopo il loro precedente scambio di battute -, è stato
davvero un momento speciale.
Sì, questo non è uno dei migliori
film dei Marvel Studios, ma per Loki ha
contribuito a gettare le basi per le sue storie future. Nonostante
le sue azioni atroci in
The Avengers, questo momento ci ha fatto capire
che il Dio dell’Inganno non era poi così cattivo, e che dentro era
più tormento di quanto nessuno di noi avesse mai pensato in
passato.
Compiere l’ultimo sacrificio
Anche se non si poteva
ancora fidare completamente di Loki (aveva preso il Tesseract da
Asgard prima che venisse distrutto), quando Thor:
Ragnarok finì e iniziò Avengers:
Infinity War, l’imbroglione aveva chiaramente
risolto molti dei problemi che aveva avuto con suo fratello. Di
conseguenza, non è stata una grande sorpresa quando Loki ha
compiuto l’ultimo sacrificio ritrovandosi faccia a faccia con
Thanos.
Prendendo tempo nella speranza che
Thor potesse salvare la situazione, Loki tentò di tradire e
uccidere il Titano Pazzo, ma si ritrovò sopraffatto dal cattivo che
brandiva le Gemme dell’Infinito. Di conseguenza, Loki è morto dopo
essere stato soffocato a morte da Thanos, ma non prima di aver
avuto l’occasione di sussurrargli: “Non sarai mai un
Dio.”
Ragnarok
Ancora una volta, sembrava
che Loki si fosse dimostrato inaffidabile, tradendo Thor e dando
ragione a suo fratello. Tuttavia, quella conversazione avvenuta
nell’ascensore (di cui abbiamo parlato prima) ha chiaramente
colpito il Dio dell’Inganno, quindi il suo ritorno ad Asgard
insieme alle forze dell’arena del Gran Maestro è stato un momento
assolutamente delizioso.
Sì, Loki ha colto l’occasione per
celebrare il suo arrivo (dichiarandosi il “salvatore” di Asgard),
ma questo è stato comunque un grande momento per lui, e ancora una
volta lo ha aiutato a trasformarsi da cattivo a eroe. Guardalo
indossare quel casco iconico mentre prendeva a calci il nemico è
stato fantastico!
Loki non può competere con Hulk
Certo, questo scambio con Hulk non è finito bene per il Dio
dell’Inganno, ma è sicuramente il suo momento migliore nel MCU fino ad oggi. Nessuno avrebbe
potuto prevederlo, ma questo è ciò che lo ha reso veramente grande.
Mentre il cattivo si scontrava con il Gigante di Giada in
The Avengers, non sapeva che Hulk stava per dare
il benservito a questo “Dio gracile”.
Loki
è stato sconfitto ed è stato il modo perfetto per concludere questa
storia. Ha anche creato un divertente throwback moment per
i Marvel Studios, che ha dato poi i
suoi frutti in Thor:
Ragnarok, quando Loki ha esultato mentre guardava Thor
sperimentare esattamente come lui si era sentito. Questo momento è
stato iconico e, ammettiamolo… Loki se lo
meritava!
In una recente intervista con
ComicBook, Tom Hiddleston ha avuto la possibilità di
riflettere sulla morte di Loki per mano di Thanos in Avengers:
Infinity War, spiegando la prospettiva del Dio
dell’Inganno in merito all’attacco da parte del Titano Pazzo.
“Penso che l’intera scena sia
estremamente terrificante sia per Thor che per Loki”, ha detto
l’attore. “Sinceramente, aveva già visto Thor in alcuni momenti
difficili, ma ha sempre creduto che suo fratello avrebbe comunque
trovato una via d’uscita. In quel momento, sa che se non farà
nulla, suo fratello morirà per mano di Thanos. Quando inizia a
parlare, penso che in realtà volesse solo guadagnare tempo. Dice:
‘Se stai andando sulla Terra, potrebbe servirti una guida. Io
ho un po’ di esperienza al riguardo’. Sta cercando di pensare
a un modo per fermare Thanos. Sta improvvisando”.
A proposito del momento in cui
diventa chiaro che il piano di Loki è quello di attirare Thanos il
più vicino possibile per ucciderlo con un coltello, Hiddleston ha
detto: “Penso che poi si sia reso conto che aveva solo un
tentativo e che poteva anche non funzionare, ma che almeno poteva
servire per salvare suo fratello. L’ho sempre trovato un gesto
molto commovente. Sa quello che sta per fare. In difesa di Loki, so
che alcune persone hanno criticato il fatto che stesse per
usare un coltello e cose del genere, ma lui stava puntando alla
testa. Ce l’aveva quasi fatta, proprio perché sapeva come
farlo.”
Hiddleston ha poi menzionato il
momento esatto in cui si evince il legame tra Loki e Thor: “Ho
sempre trovato molto toccante che quando si presenta, dice: ‘Io,
Loki di Jotunheim, principe di Asgard, Dio dell’Inganno, figlio di
Odino…’. Si riconosce come figlio di Odino. Fino a quel momento,
dal punto di vista di Loki, avevano sempre avuto film in cui era
più sulla falsa riga del: ‘Chi si farebbe chiamare figlio di
Odino?’. Il fatto che si rivolga a sé stesso in quel modo e il modo
in cui guarda ora Thor… l’ho trovato davvero molto
toccante.”
Tuttavia, il piano di Loki fallisce
e alla fine il personaggio viene ucciso da Thanos. “Sì, penso
che in quel momento gli sia passato proprio questo per la mente:
‘Accidenti, non ha funzionato’. Sì, credo proprio che abbia pensato
a quello”, ha concluso Hiddleston.
In un viaggio cinematografico
decennale senza precedenti, Avengers:
Infinity War abbraccia l’intero Universo Cinematografico
Marvel e porta sul grande schermo la più grande e
fatale resa dei conti di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati dovranno essere pronti a sacrificare tutto nel tentativo di
sconfiggere il potente Thanos prima che il suo impeto di
devastazione e rovina porti alla fine dell’universo.