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The Flash: ufficiale il ritorno di Kiersey Clemons nei panni di Iris West

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Kiersey Clemons, che ha interpretato Iris West in una scena tagliata dalla versione cinematografica di Justice League, tornerà nei panni del personaggio per l’atteso The Flash, andando così ad affiancare Ezra Miller nei panni di Barry Allen e Michael Keaton e Ben Affleck in quelli delle rispettive iterazioni di Batman.

Anche se finora non è stato rivelato molto in merito alla trama del film, pare che la storia sarà fortemente ispirata alla famose serie a fumetti “Flashpoint”. Se ciò dovesse essere confermato, nel film vedremo Barry Allen saltare da una linea temporale all’altra e, probabilmente, sarà in questo modo che avrà l’opportunità di incontrare il Batman di Keaton. Tuttavia, non è chiaro ad oggi come il film possa spianare la strada ad eventuali progetti futuri legati al DCEU, come ad esempio il sequel di Aquaman.

Ora, secondo quanto riportato da The Hollywood Reporter, l’attrice Kiersey Clemons tornerà in The Flash per interpretare Iris West. Nonostante sia una figura importante nei fumetti di Flash, nonché il principale interesse amoroso di Barry Allen, Iris è stata tagliata dalla versione cinematografica di Justice League. Tuttavia, la ritroveremo nell’attesissima Snyder Cut, che arriverà su in America e in Italia il prossimo 18 marzo. Tuttavia, sarà il cinecomic di Andy Muschietti a segnare il debutto ufficiale del personaggio sul grande schermo e, di conseguenza, nel DCEU.

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 1 luglio 2022. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Nel cast ci saranno anche Billy Crudup, che sarà di nuovo Henry Allen (il padre di Barry, già visto in Justice League) e la new entry Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl. Il film dovrebbe essere ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.

Black Panther 2: Ryan Coogler sulle difficoltà nello scrivere il sequel

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Ryan Coogler, regista di Black Panther, uno dei cinecomic di maggior successo del MCU, tornerà dietro la macchina da presa per l’attesissimo sequel che arriverà già nel 2022 e che, purtroppo, sarà orfano del suo incredibile protagonista, Chadwick Boseman, scomparso tragicamente ad agosto dello scorso anno.

Ospite del podcast “Unbothered” di Jemele Hill, il regista ha parlato proprio delle difficoltà che sta riscontrando durante la pre-produzione di Black Panther 2, proprio a causa della dipartita di Boseman. Il regista ha spiegato di aver iniziato a lavorare allo script del sequel da prima della scomparsa dell’attore, e che in seguito al tragico avvenimento ha dovuto lavorare sodo per far convivere il suo dolore con la responsabilità di tracciare un nuovo percorso narrativo per il film. A detta del regista, si è trattato di un processo incredibilmente difficile.

“Una cosa che ho imparato da quando sono su questa Terra è che, al di là di come la si guardi, è difficile riuscire ad avere un’idea su qualcosa mentre la stai vivendo. Si tratta di uno dei dolori più profondi che abbia mai dovuto affrontare nella mia vita: dover portare avanti un progetto senza una persona in particolare. Questa persona era il collante che teneva insieme tutto”, ha dichiarato Coogler.

“Ognuno di noi ha una vita privata e una vita professionale. Quando ami il tuo lavoro, le due cose si fondono. E così la tua vita diventa il tuo lavoro per la maggior parte del tempo”, ha aggiunto. “Sto cercando di fare proprio questo. Trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Sto lavorando per costruire due cose che possano stare in piedi da sole. Ma non ci sono ancora riuscito. Questa è senza dubbio la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare nella mia vita professionale.”

Black Panther 2 e l’eredità di Chadwick Boseman

Nel corso dell’intervista, Ryan Coogler ha anche spiegato quanto sia stato strano passare circa un anno a scrivere dialoghi per Chadwick Boseman che, alla fine, l’attore non avrebbe mai potuto interpretare. La sua morte ha avuto un forte impatto su milioni di persone in tutto il mondo, e coloro che hanno lavorato con lui e si preparavano a tornare sul set insieme, senza dubbio si sono ritrovati in una posizione a dir poco straziante. Certamente, il compito di Coogler non è dei più semplici, dal momento che oltre a portare avanti la storia di T’Challa e di Wakanda, dovrà anche trovare un modo per omaggiare l’eredità di Boseman.

Black Panther 2 arriverà nelle sale l’8 luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al compianto Chadwick Boseman nel primo film, non verrà interpretato da un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.

Letitia Wright (Shuri), Angela Bassett (Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei rispettivi personaggi interpretati già nel primo film. L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain principale del sequel.

Women in Comics: 22 fumettiste USA per la prima volta in mostra in Europa

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Preceduta da quattro incontri in streaming arriva a Roma, direttamente da New York, in esclusiva europea, la mostra Women in Comics curata da Kim Munson e dalla leggendaria Trina Robbins. La straordinaria collettiva di 22 artiste statunitensi che “hanno fatto la Storia del fumetto nordamericano”, in programma dal 1° giugno 2021 a Palazzo Merulana, è promossa dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e co-prodotta da ARF! Festival e Comicon.

WOMEN IN COMICS: GLI INCONTRI.

Con la curatela della fumettista e illustratrice Rita Petruccioli (Bao Publishing, Il Castoro, Mondadori) e della giornalista Francesca Torre (StayNerd.it, Inside Art) i quattro incontri in streaming metteranno alcune delle migliori autrici di Women in Comics – in diretta dagli Stati Uniti – a confronto con cinque tra le più rappresentative colleghe italiane, su tematiche di grande rilevanza socio-culturale e attualità legate ai movimenti femministi e l’arte militante, al corpo femminile e la sua rappresentazione nel disegno, all’antirazzismo, il transfemminismo e l’intersezionalità, alla violenza e il rapporto tra generi e identità nel fumetto.

Questo il calendario degli incontri che si svolgeranno tutti alle ore 18:

Giovedì 18 marzo 2021: Fumetto e femminismi: e noi dove eravamo? Trina Robbins (dagli USA) incontra Silvia Ziche (dall’Italia), moderate dalla scrittrice Susanna Raule.

Giovedì 15 aprile 2021: Corpi rivoluzionari e donne che li disegnano”. Emil Ferris e Coleen Doran (dagli USA) incontrano Sara Pichelli (dall’Italia), moderate dal giornalista RAI Riccardo Corbò.

Giovedì 13 maggio 2021: “Balloon intersezionali”. Alitha Martinez e Ebony Flowers (dagli USA) incontrano Fumettibrutti ed Elisa Macellari (dall’Italia), con la moderazione a cura Bande de Femmes.

Giovedì 10 giugno 2021: Drawing Power: raccontare la violenza a fumetti”. Trininad Escobar (dagli USA) incontra Rita Petruccioli (dall’Italia), con la moderazione a cura della Casa delle donne Lucha Y Siesta.

 

WOMEN IN COMICS: LA MOSTRA.

Arriva a Roma l’esposizione originale che è stata allestita una sola volta nel 2020 alla Galleria della prestigiosa Society of Illustrators di New York, l’Associazione professionale fondata da Henry S. Fleming nel 1901 (oggi diretta da Anelle Miller) che, oltre alle mostre, dal 1959 ogni anno, produce e pubblica Illustrators Annual, considerato uno dei più importanti cataloghi di illustrazione del mondo.

Composta da 90 opere originali la mostra Women in Comics, che aprirà il 1° giugno a Palazzo Merulana, propone una storia di autodeterminazione dei comics nordamericani grazie alle sue 22 protagoniste che, dal fumetto vintage degli anni ’50 al graphic novel più autoriale, esplorando temi come amore, sessualità, creatività, discriminazione, indipendenza, attraversa la psichedelia degli anni ’70 e del fumetto underground, fino alla scena contemporanea mainstream di Marvel DC Comics.

“Questa mostra” – sottolinea la curatrice Kim Munson“è una rappresentazione dell’ampia gamma e diversità delle donne che operano nei fumetti e dei tanti generi in cui stanno lavorando, siano esse memorie personali, storie per bambini, di supereroi, di genere epico/fantasy, o ancora nel graphic journalism e nella grafica editoriale.”

Accanto alle tavole di Trina Robbins, vera e propria icona “militante” del fumetto underground e dell’attivismo femminista che nel 1986 è stata la prima fumettista della storia a disegnare Wonder Woman per una major come la DC Comics, saranno presenti opere originali di Afua Richardson e Alitha Martinez (entrambe autrici afroamericane e attiviste, vincitrici dell’Eisner Award per il loro lavoro su World of  Wakanda della Marvel, serie spin-off del già “politico” Black Panther di Ta-Nehisi Coates), di Colleen Doran (che ha disegnato sui testi di sceneggiatori del calibro di Neil Gaiman e Alan Moore) e di Emil Ferris, il cui graphic novel La mia cosa preferita sono i mostri (pubblicato in Italia da Bao Publishing) è diventato un vero successo editoriale di critica e pubblico, premiato anche con il Fauve d’Or al Festival Internazionale di Angoulême come “Miglior fumetto dell’anno” del 2018.

E ancora: Ebony Flowers (autrice di Hot Comb, considerato da Guardian, Washington Post e Believer uno dei migliori libri del 2019), Trinidad Escobar (fumettista e poetessa filippina di San Francisco, dove insegna al California College of the Arts), Tillie Walden (Su un raggio di sole, Bao), Jen Wang (Il Principe e la sarta, Bao), Joyce Farmer (Special Exits, Eris Edizioni) e tante altre.

WOMEN IN COMICS: IL DOCUFILM.

Completerà il programma la proiezione di She Makes Comics della regista Marisa Stotter (Respect Films, 2014), un film/documentario – “la storia mai raccontata delle donne nell’industria dei fumetti” – che verrà proiettato per la prima volta in Italia a ciclo continuo nella sala espositiva di Palazzo Merulana e sarà collegato ad un progetto didattico che coinvolgerà le scuole italiane.

Noir in Festival XXX: Raymond Chandler incontra il Re del Terrore

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Volge al termine il Noir in Festival, che cala il sipario sulla 30ma edizione con tanti imperdibili incontri nella giornata conclusiva di venerdì 12 marzo.

Protagonista indiscusso sarà l’irlandese John Banville, maestro del genere premiato dal Noir con il Raymond Chandler Award alla carriera, che si racconterà in uno speciale incontro in streaming intervistato dal CEO di Film London Adrian Wootton (ore 12.00, su Facebook e YouTube). John Banville, nelle librerie italiane dal 15 aprile con il suo ultimo Delitto d’inverno (Guanda), ripercorrerà le tappe della sua carriera di scrittore, giornalista e sceneggiatore, e saluterà il pubblico del Noir in Festival anche nel corso della cerimonia di premiazione (in diretta su MYmovies a partire dalle ore 19.30).

Accanto ad un maestro come John Banville, l’ospite d’onore della serata sarà Diabolik, attraverso le immagini inedite del backstage dell’ultimo attesissimo film dei Manetti Bros.dedicato al Re del terrore. Durante la serata di chiusura, che sarà trasmessa esclusivamente su MYmovies, i fratelli Manetti saranno protagonisti di un incontro sulla loro carriera, che ha mosso i primi passi proprio al Noir durante gli anni a Courmayeur con l’episodio De Generazione e il premiato Piano 17, fino ad arrivare all’ultimo Diabolik di cui i registi mostreranno in anteprima un inedito backstage, grazie alla collaborazione con Rai Cinema e 01 Distribution.

La cerimonia di premiazione incoronerà il vincitore del Premio Giorgio Scerbanenco, Tullio Avoledo, premiato dalla giuria letteraria per il suo Nero come la notte (Marsilio), e culminerà con l’assegnazione del Premio Caligari per il miglior noir italiano dell’anno e del Black Panther Award per il miglior film.

Nel corso della giornata sarà inoltre assegnato per la prima volta il Premio Speciale Caligari per la creatività produttiva a cavallo tra i generi nel cinema italiano di oggi ad Andrea Paris, Matteo Rovere e Sydney Sibilia, menti delle factories produttive Ascent Film e Groenlandia (ore 16.00, su MYmovies, Facebook e YouTube).

Il programma di venerdì 12 propone ancora un ricco palinsesto di incontri: da Charlotte Link (ore 11.00, su Facebook e YouTube), autrice tedesca contemporanea di maggior successo che in dialogo con Alessandra Casella racconterà la nuova indagine della sua Kate Linville in Senza Colpa (Corbaccio), a Gianrico Carofiglio (ore 18.00, su Facebook e YouTube) con il suo ultimo emozionante giallo La disciplina di Penelope (Mondadori), che durante la conversazione con John Vignola racconterà la sua nuova protagonista, l’ex pubblico ministero Penelope Spada. Seguirà la conversazione con Paolo Roversi: il vincitore del Premio del Pubblico – Noir in festival per il romanzo noir italiano più votato dai lettori tra i semi finalisti del Premio Scerbanenco con Psychokiller (Sem), presenterà con Luca Crovi Il pregiudizio della sopravvivenza (Marsilio), ottava avventura del giornalista hacker Enrico Radeschi.

Il programma del 30° Noir in Festival si chiude con l’anteprima di Les Apparences, il nuovo lavoro di Marc Fitoussi, che il regista presenterà in diretta in conclusione alla cerimonia di premiazione; il film, tratto dal romanzo Betrayal della svedese Karin Alvtegen, sotto la maschera della commedia cela un sofisticato thriller psicologico (ore 21.00, MYmovies). Ultimo appuntamento per la retrospettiva dedicata a Lucio Fulci con Le porte del silenzio(ore 22.00, MYmovies).

Il Noir in Festival si svolge in streaming gratuito su tutto il territorio nazionale sulla piattaforma MYmovies.it e sui canali social del festival (Facebook, YouTube, Instagram). Tutti i film saranno disponibili per 24 ore dalla data di prima programmazione, previa prenotazione.

Thor: Love and Thunder, Natalie Portman tutta muscoli sul set

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Thor: Love and Thunder, Natalie Portman tutta muscoli sul set

Natalie Portman è stata avvistata sul set di Thor: Love and Thunder, film in cui tornerà ad essere la Dottoressa Jane Foster, ma questa volta con qualche aggiornamento in più. A giudicare dalle braccia muscolose sfoggiate in queste immagini, sembra che l’attrice abbia preso molto sul serio la prossima evoluzione del suo personaggio, che, come sappiamo dalla storia dei fumetti, diventerà il nuovo Thor.

Ecco le foto che stanno spopolando su Twitter:

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Wildland: recensione del film di Jeanette Nordahl #NoirinFest

Wildland: recensione del film di Jeanette Nordahl #NoirinFest

In concorso alla XXX edizione del Noir in Festival, Wildland è il primo lungometraggio della regista danese Jeanette Nordahl, già assistente alla regia nella fortunata serie tv Borgen – Il potere, oltre che di film danesi come Carl Mørk – 87 minuti per non morire e il successivo  The absent one – Battuta di caccia. In quest’edizione del Festival, Nordahl è tra le più attese della nutrita pattuglia al femminile. Ci si aspetta molto da questo giovane talento, classe 1985. Il suo film, ultimato nel 2019, infatti ha già convinto alla Berlinale 2020, dove è entrato a far parte della sezione Panorama.

 Wildland, la trama

La diciassettenne Ida, Sandra Guldberg Kampp, perde la madre in un incidente d’auto. Viene così affidata alla zia materna, Bodil, Sidse Babett Knudsen, che la accoglie a casa sua, dove vive con i figli Jonas, Joachim Fjelstrup, e Mads, Besir Zeciri, la moglie di Jonas, Marie, Sofie Torp, e la nipotina. Poco dopo si unisce a loro anche il terzo figlio di Bodil, David, Elliot Crosset Hove, con la sua ragazza Anna, Carla Philip Røder. Ida li osserva, non sa cosa aspettarsi da loro. Presto si rende conto che Bodil ha un legame morboso con i figli. I tre fanno tutto ciò che dice la madre, che dirige letteralmente le loro vite. In più, la famiglia ha dei loschi affari e mentre Bodil si occupa della parte “amministrativa”, i tre figli fanno il lavoro sporco. Presto anche Ida viene coinvolta, come nuovo membro della famiglia e sperimenta su di sé quanto sia complicato svincolarsi da quel legame malato. Quando la situazione si complica ulteriormente, Ida è costretta a una scelta difficile.

La famiglia è una terra selvaggia e pericolosa

wildland recensioneA prima vista il titolo del film, Wildland, “terra selvaggia”, sembrerebbe in aperto contrasto con l’immagine che lo accompagna: una famiglia apparentemente normalissima seduta su un divano. Non vi è infatti nessun segno di catastrofi, di minacce incombenti legate al mondo della natura, una natura che si riveli un pericolo per l’uomo e lo metta a dura prova. È proprio questo che la regista vuole mostrare: come una famiglia, che dovrebbe essere il luogo più sicuro, in cui ci si sente più protetti, possa essere invece quello in cui si è più in pericolo, peggio di una giungla. Soprattutto se, come nel caso dei protagonisti, si tratta di una famiglia disfunzionale, dedita ad attività criminali. Jeanette Nordahl dunque si mostra ben più interessata ai meccanismi emotivi, relazionali e psicologici che possono innescare una situazione di tensione, di suspense e di pericolo, piuttosto che a indagare pericoli esterni.

Wildland entra a pieno nella contraddizione e ne esplora i paradossi, grazie anche a un gruppo di buoni attori che riescono a incarnarne le varie sfumature. Tra questi spicca, nel ruolo della matriarca Bodil, Sidse Babett – già protagonista della serie tv  Borgen – il Potere, ha lavorato con Susan Bier, Emmanuelle Bercot e con Ron Howard per Inferno.  

La giovane Ida, timida e indecifrabile, è invece interpretata da Sandra Guldberg Kampp, con la sua fresca grazia. Ella si pone inizialmente come outsider che osserva questo gruppo e le sue dinamiche, ma ne viene presto risucchiata, proprio a causa della natura perversa dei legami in gioco. Se da una parte la ragazza percepisce come assurdo il funzionamento di questa famiglia e vorrebbe staccarsene, dall’altra ne trae un senso di protezione e appartenenza e  si fa lusingare dalle attenzioni di una madre ossessivamente protettiva, a suo modo perfino amorevole, che non si rende conto di danneggiare i figli proprio mentre cerca di proteggerli, essendo al tempo stesso manipolatrice. Una splendida Sidse Babett  sa abilmente incarnare entrambi gli aspetti di questa sorta di mostro a due teste che è Bodil.  I tre figli maschi rappresentano in vario modo le tre declinazioni dell’essere succubi: Jonas sembra il più responsabile, ma è un burattino nelle mani della madre, David è il più fragile, vorrebbe ribellarsi ma non ne ha la forza e così annulla sé stesso nella dipendenza, Mads è un bambinone. Ma i veri punti di forza del film sono le figure femminili. Sono le giovani donne quelle che potrebbero in qualche modo sovvertire questo ordine malato. Non tanto Marie, quanto la stessa Ida ed anche Anna, la compagna di David. Sembrano quelle più forti e più in grado di autodeterminarsi, ma qui la regista delude in parte le aspettative, non dando a queste tre figure lo slancio che sembravano promettere. Forse una su tre prenderà una strada diversa. Lasciamo allo spettatore scoprire chi sarà.

wildland filmAd ogni modo, l’ambiguità, l’ambivalenza dei legami morbosi al centro del film avvince lo spettatore, alimenta la sua curiosità, insieme a un sentimento di angoscia crescente, dovuto all’aggravarsi della situazione, man mano che una vera e propria trappola si stringe attorno all’ultima arrivata, Ida. Dunque, il film funziona, pur con qualche sbavatura in scrittura: qualche traccia narrativa accennata e poi abbandonata, dunque prescindibile. Il film è scritto da Ingeborg Topsøe e basato su un’idea della regista assieme alla stessa Topsøe. Un evento tragico nel sottofinale e il finale aperto lasciano sul piatto più di un interrogativo, e se quest’indeterminatezza può non piacere a tutti, si tratta di una scelta d’impatto, che spinge lo spettatore ad immaginare un possibile futuro.

Wildland conferma quindi in Jeanette Nordahl un talento da seguire.

The Spellbound: la recensione del film di Pascal Bonitzer #NoirinFest

Ci sono poche cose pericolose come le ossessioni generate dall’amore, e proprio intorno a tale sentimento si costruisce il nuovo film del regista francese Pascal Bonitzer, dal titolo The Spellbound. Noto per aver precedentemente realizzato titoli come Encore e Piccoli tradimenti, egli si affida ora per il suo nuovo lungometraggio ad un racconto dello scrittore Henry James, intitolato The Way it Came. Nasce da qui una storia che fa del proprio mistero continuo il suo punto di forza, gettando lo spettatore nel vortice di una vicenda più complessa di quello che potrebbe sembrare. Tra inganni e piccoli ma decisivi dettagli, l’amore diventa il teatro ideale tanto per la vita quanto per la morte.

Presentato in concorso alla 30° edizione del Noir in Festival, il film ha per protagonista la disincantata Coline (Sara Giraudeau). In cerca di un’occupazione stabile, questa inizia a scrivere per una rubrica mensile intitolata “La storia del mese”. Per il suo primo articolo le viene affidato il caso di Simon (Nicolas Duvauchelle). L’uomo, che abita in una remota baita sui Pirenei, racconta infatti di aver visto il fantasma di sua madre al momento del trapasso di questa. Scettica circa la realisticità dell’evento, Coline si mette in marcia per incontrare Simon. Parlando con questi, la donna si ritrova coinvolta in un gioco di seduzione quantomai insolito, scoprendo a sue spese che i fantasmi possono essere più reali di quanto si creda.

Un noir tra amore e incanto

The Spellbound è traducibile in italiano come “Gli incantati“, e descrive perfettamente i due protagonisti della storia. Coline appare essere una donna senza grandi certezze nella vita, alla ricerca di qualcosa di vero a cui potersi aggrappare. Simon, in modo simile, sembra aver perso ogni contatto con la realtà, ritirandosi ad una vera e propria vita da eremita. Per loro sembra non poterci essere più magia, eppure, come sempre accade, questa si presenta nel momento più inaspettato. Prima di vedere ciò, però, Bonitzer sceglie di mostrarci i personaggi per come saranno alla fine del viaggio.

La scena d’apertura del film, infatti, si svolge a tre anni di distanza dagli eventi poi narrati. Ha così inizio un viaggio a ritroso, che permette tanto di confrontare il dopo con il prima, quanto di entrare nel cuore delle tematiche del film. Quella che apparentemente sembra essere una classica storia d’amore, possessione e ossessione, svela in realtà significati più nascosti e affascinanti. L’intera opera si muove infatti su un costante equilibrio tra la vita e la morte, e al centro di questi due valori si trova naturalmente l’amore.

Bonitzer si sbilancia ora verso il primo ora verso il secondo in base a chi tra Coline e Simon assume maggior rilevanza. Se la prima è alla disperata ricerca di qualcosa di vivo, altrettanto non si può dire dell’uomo. Con il progredire della storia, il confine tra vita e morte diverrà sempre più labile, lasciando ai personaggi il compito di scegliere da quale parte stare. L’amore, che può ferire o uccidere, diventa allora il pretesto per raccontare tale eterno conflitto, attraverso il quale si cerca di indagare l’animo umano e il suo rapporto con tali sentimenti.

The Spellbound recensione

The Spellbound: la recensione

Rarefatto come l’aria delle montagne dove si svolge buona parte della storia, The Spellbound ricorda per atmosfera un’opera come Personal Shopper. Anche in questa, infatti, vi è l’elemento metafisico del fantasma, e anche in questo si cercavano risposte all’elaborazione del lutto. Meno compiuto del film di Assayas, questo di Bonitzer pecca forse di uno svolgimento non sempre all’altezza del materiale di partenza. Alcuni passaggi narrativi sembrano infatti rallentati da un gioco ad inizi poco evidente, che se da un lato può stimolare la visione di alcuni spettatori, dall’altro rischia di spazientire chi è meno disposto a concedere il proprio tempo.

Se c’è un elemento di forza evidente nel film, oltre al suo mistero generale, è però senza dubbio la presenza dell’attrice protagonista. Sara Giraudeau, con i suoi grandi occhi blu, incarna perfettamente l’incanto del titolo, riuscendo infine a far sviluppare un certo trasporto nei suoi confronti. Grazie a lei, Bonitzer ha modo di condurre fino alla fine il gioco del suo film, che seppur imperfetto presenta ugualmente elementi su cui poter riflettere. Ancora una volta, a chi vorrà lasciarsi possedere, sarà possibile accedere a chiavi di lettura di non immediata comprensione.

Hangry Butterflies – la rinascita delle farfalle dal 15 marzo su Rai 3

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Debutterà Lunedì 15 Marzo in onda su Rai3 Hangry Butterflies – la rinascita delle farfalle, iil documentario diretto e scritto da Maruska Albertazzi.

Fotografia Francesco Andreoli, Montaggio Pietro Morana. Musiche di Giulia Ananìa e Marta Venturini. Con le canzoni di Giulia Ananìa Una produzione BLINDSPOT STUDIOS con RAI CINEMA. Prodotto da Francesco Romeres e Alessandro D’Amario.

La trama

Dietro l’hashtag #larinascitadellefarfalle c’è una community di migliaia di ragazze, spesso giovanissime, che grazie alla loro forza diventano ogni giorno più consapevoli e unite. Un gruppo di guerriere che, attraverso i propri profili social, sono riuscite a creare una rete vera, fisica, reale a cui aggrapparsi nei momenti più difficili. Hangry Butterflies racconta del primo incontro dal vivo tra un gruppo di queste ragazze: hanno tra i 14 e i 22 anni e stanno guarendo dal disturbo del comportamento alimentare. Storie che si intrecciano, che si toccano, che scivolano l’una nell’altra come in un gioco di scatole cinesi. Perché queste ragazze sono una la sponsor dell’altra. Sono oltre 3 milioni in Italia le persone che convivono con disturbi del comportamento alimentare. Tra queste 2,3 milioni sono adolescenti. “Hangry” è un neologismo nato unendo “hungry” – affamato – e “angry” – arrabbiato” –  e descrive quella sensazione di nervosismo, rabbia e inquietudine che ci prende quando siamo affamati e non possiamo mangiare.  Milioni di donne, in questo momento, sono “hangry” e non perché non hanno accesso al cibo. Perché se lo negano.  All’anoressia, alla bulimia e agli altri disturbi dell’alimentazione è dedicato il 15 Marzo, la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla.  Il Fiocchetto Lilla è il Simbolo della lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), ed è il simbolo di una lotta per il diritto alla cura contro un’epidemia che sta prendendo dimensioni sempre più preoccupanti, alla quale non vengono ancora destinati fondi sufficienti e specifici.

In questo periodo il sistema sanitario nazionale è rallentato dalla pandemia in corso: negli ultimi 4 mesi del 2020 c’è stato un incremento del 30% rispetto al 2019 delle richieste di presa in carico presso le asl per i DCA. E solo nei primi 6 mesi del 2020 sono state registrate 230.458 prese in carico di DCA, soprattutto tra i più giovani. 

Justice League Snyder Cut può considerarsi “canonico”? Zack Snyder dice la sua

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La Snyder Cut di Justice League in arrivo il prossimo 18 marzo sarà un film molto diverso rispetto a quello arrivato nelle sale nel 2017, ma che piaccia o meno, le decisioni creative messe in atto da Joss Whedon, alla fine, hanno avuto un impatto su ciò che abbiamo visto in Aquaman e Shazam!

Naturalmente, adesso sarebbe impossibile rendere “canonica” la storia raccontata nella Snyder Cut, qualcosa di cui sembra essere assolutamente consapevole perfino Zack Snyder. Ospite all’interno del podcast DC Cinematic, al regista è stato proprio chiesto in che modo il suo taglio del cinecomic si inserirà all’interno del più ampio DCEU, con lo stesso che ha ammesso che la sua versione non potrà mai essere considerata realmente “canonica”.

“È interessante… in un certo senso, all’interno del DCEU, o qualunque cosa sia diventato, quella trilogia (L’uomo d’acciaio, Batman v Superman, Justice League) è come se fosse diventata qualcosa di isolato, una cosa a sé stante. La mia versione di Justice League non è ‘canonica’. Per la Warner Bros. lo è la versione di Joss Whedon.”

“Nella loro mente, quella fa parte del canone”, ha aggiunto Snyder. “Quello che ho fatto io, invece, non lo è. Nella sua totalità. Ma alla fine mi sta bene così, per sento che non avrei mai potuto realizzare il mio film, in totale autonomia, sapendo che sarebbe stato canonico. Alla fine, la Warner Bros. sta percorrendo tutta un’altra strada. E non c’è nulla che io possa fare al riguardo. È una decisione che non spetta a me.”

Zack Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il 18 marzo 2021 in esclusiva digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

MCU: i 10 più grandi tradimenti visti nel franchise

MCU: i 10 più grandi tradimenti visti nel franchise

Il MCU è pieno di personaggi ambigui che fingono di essere chi in realtà non sono. Al di là dei cattivi in piena regola, però, ci sono moltissimi personaggi che si muovono lungo una linea davvero sottile, a metà strada fra luce e oscurità, agendo spesso in modo amorale, senza però mai esagerare. Proprio per questo, i tradimenti più inaspettati e dolorosi sono spesso arrivati da coloro che nessuno avrebbe mai additato come una vera minaccia. Screen Rant ha raccolto i 10 più grandi tradimenti visti nel Marvel Cinematic Universe:

Clint volta le spalle ai Vendicatori

Il dolore può spingere le persone a compiere gesti totalmente folli. Ognuno ha il suo modo di elaborarlo, con alcuni che decido di intraprendere un percorso spesso oscuro per liberarsi da rabbia e frustrazione. Dopo la scomparsa della sua famiglia in seguito allo Snap, Clint intraprende un percorso accecato dalla rabbia e dalla vendetta, assumendo l’identità di Ronin e diventando a tutti gli effetti un serial killer.

Certo, uccide solo i cattivi, ma la verità è che la rabbia di Ronin non è altro che una proiezione di uno stato di autodistruzione. Clint rincorre la morte, scegliendo missioni sempre più violente e spericolate. Sceglie di abbandonare tutti i suoi precedenti legami con i Vendicatori, in un momento in cui avrebbe dovuto essere lì per loro.

Ultron sfrutta Wanda e Pietro

Quando i gemelli Wanda e Pietro Maximoff si incontrano con Ultron, si uniscono al suo piano per distruggere i Vendicatori. Nutrendo un forte rancore nei confronti di Tony Stark, i gemelli aiutano l’intelligenza artificiale a manipolare la squadra, colpendoli nei loro punti deboli. I Maximoff credono che Ultron voglia semplicemente eliminare i Vendicatori, ma la verità è molto più oscura.

In realtà, il robot vuole eliminare il mondo intero, giustificando le sue azioni affidandosi a ad un vecchio tropo secondo cui è giusto, per un cattivo, distruggere prima e creare dopo. Ultron sfrutta la perdita e il dolore dei gemelli per usare i loro poteri contro i Vendicatori. Tuttavia, una volta che se ne rendono conto, si uniscono alla battaglia contro di lui.

Obadiah vuole uccidere Tony

All’inizio del suo viaggio nel MCU, Tony vede Obadiah Stane come un amico e un collega, ma soprattutto come un mentore e una figura paterna. In realtà Stane, il secondo in comando alla Stark Industries, vuole rilevare la compagnia e trama il rapimento e l’eventuale assassinio di Tony. Il suo piano fallisce quando Tony costruisce la tuta di Iron Man e sfugge al pericolo mortale.

Il ruolo di Obadiah in qualità di cattivo non è stato sorprendente per il pubblico. Tuttavia, lo è stato per Tony: vedere una delle persone più importanti della sua vita rivoltarsi contro di lui è stato sicuramente un duro colpo per il “genio, miliardario, playboy, filantropo”.

L’Antico usa il potere della Dimensione Oscura

Mistico, prepotente e quasi etereo, l’Antico è un mentore per ogni studente di Kamar-Taj. È saggio ma misterioso, accessibile ma distante. A causa della sua vasta conoscenza, è un enigma per quasi tutti quelli che lo circondano.

L’Antico è uno dei personaggi più complessi del MCU. Sa cosa deve fare e comprende che a volte le regole devono essere infrante o piegate per vincere la guerra. Tuttavia, il suo uso del potere della Dimensione Oscura per sostenere la sua lunga vita è stato visto come un grande tradimento, con Mordo che rimane disilluso da lui e dalla stregoneria in generale. 

Lo SHIELD utilizza il Tesseract per costruire armi

Uno dei punti principali della trama del primo film degli Avengers è la natura ambigua dello S.H.I.E.L.D. Dopo la visita di Thor sulla Terra, le autorità decidono che la Terra ha bisogno di un sistema di difesa più elevato per combattere gli Dei e i mostri che si stanno generando rapidamente.

L’uso del Tesseract da parte dello S.H.I.E.L.D. per creare armi di distruzione di massa è un piano sorprendentemente fuorviante. Come dice Thor, è solo un segno che la Terra è pronta per una forma di guerra superiore. Il fatto che lo S.H.I.E.L.D. riconduca tutto alla guerra è un chiaro segnale che non tutto è come sembra all’interno dell’organizzazione.

Ave, Hydra!

E parlando dello S.H.I.E.L.D., Captain America: The Winter Soldier rivela quanto sia veramente corrotta l’organizzazione. Alexander Pierce, segretario del Consiglio di sicurezza mondiale, è in realtà un agente dell’Hydra responsabile del caos in tutto il mondo: il suo obiettivo è che le persone cedano volontariamente la loro libertà in cambio della sicurezza.

Pierce riesce quasi a far raggiungere all’Hydra il suo obiettivo. Riesce a ingannare il mondo intero, vivendo una vita lunga, piena di criminalità e caos. Pierce e l’Hydra si dimostrano incredibilmente astuti e spietati, facendo sembrare tutti intorno a loro, incluso Nick Fury, dei dilettanti. 

N’Jobu si schiera con Klaue

Il fratello minore del re T’Chaka, N’Jobu, è una spia wakandiana a Oakland, in California. A causa della sua esposizione nei confronti del mondo esterno, N’Jobu si radicalizza. Arriva a vedere l’isolamento di Wakanda come un errore e vuole usare il vibranio per avviare una rivoluzione globale per le persone di origine africana.

Le opinioni estremiste di N’Jobu lo portano a schierarsi con Ulysses Klaue, rivelandogli l’esistenza di Wakanda e aiutandolo a rubare una scorta di vibranio. L’attacco provoca la morte di diversi cittadini wakandiani, che a sua volta porta alla caduta in disgrazia di N’Jobu e alla sua morte.

Quasi tutto quello che ha fatto Loki

Se c’è un personaggio nel MCU che è sinonimo di tradimento, quello è certamente Loki. Dopotutto, è il Dio dell’Inganno, ed è più che all’altezza del suo titolo. Di volta in volta, Loki tradisce suo fratello maggiore, riuscendo a ingannare il Dio del Tuono nove volte su dieci.

Loki non è necessariamente malvagio: è solo un misantropo narcisista che vuole essere il re ad ogni costo. Loki ha un lato anche morbido che viene alla luce di tanto in tanto. Tuttavia, considerando che comunque è un pluriomicida, la redenzione è probabilmente qualcosa che non avrebbe mai potuto ottenere in una sola vita.

Nebula “tradisce” i Vendicatori

Non è esattamente giusto dire che Nebula tradisce i Vendicatori, perché in realtà non è la “vera” Nebula a farlo. È il suo sé del passato, quello ancora ciecamente fedele a Thanos, che volta le spalle agli eroi più potenti della Terra e porta il Titano Pazzo e il suo esercito nel futuro.

La Nebula del presente non può fare altro che guardare mentre la sua sé del passato rovina il viaggio nel tempo con alcune delle sue attività disoneste. Il tradimento complica le cose per i Vendicatori e provoca quasi un secondo, ancora più letale Snap. Alla fine le cose si risolvono quando i Vendicatori finalmente si riuniscono.

Steve mente per proteggere Bucky

La relazione di Steve con Bucky Barnes è parecchio complicata. Più che un’amicizia, Steve e Bucky condividono un legame che nessun altro, nemmeno il pubblico, può comprendere appieno. In un certo senso, sono l’uno l’amore della vita dell’altro. Che sia di natura romantica o meno, è un’altra questione, ma il punto è che sono entrambi disposti a morire per l’altro.

Una volta scoperta la verità sul coinvolgimento di Bucky nella morte dei genitori di Tony, Steve continua a mantenere il segreto, condannando alla fine anche sé stesso. Il suo errore provoca una gigantesca frattura nei Vendicatori, che può essere risolta solo una volta che la minaccia del Titano Pazzo diventa imminente. Non è solo un gigantesco tradimento nei confronti della fiducia di Tony, ma è anche la cosa più codarda che abbia mai fatto.

A casa tutti bene – la serie: annunciata la nuova serie tv Sky Original

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Svelato il cast di A casa tutti bene – la serie, il primo progetto per la TV firmato da Gabriele Muccino, reboot dell’omonimo film campione di incassi del 2018 del regista vincitore del David di Donatello. Le riprese della serie prodotta da Sky e Marco Belardi per Lotus Production – società di Leone Film Group, inizieranno il 15 marzo a Roma, dove continueranno fino all’estate, per un debutto su Sky e NOW TV previsto nel 2021.

Per la serie, un family drama in otto episodi girati da Gabriele Muccino e da lui scritti insieme a Barbara Petronio, Andrea Nobile, Gabriele Galli, Camilla Buizza, un grande cast corale a interpretare i membri della numerosa famiglia – nei suoi due rami – al centro della storia.

A casa tutti bene – La Serie quando esce e dove vederla in streaming

A casa tutti bene – La Serie uscirà a novembre 2021 su SKY. A casa tutti bene – La Serie in streaming sarà disponibile su NOW.

Il cast di A casa tutti bene – la serie tv

Laura Morante (Lacci, Ciliegine, Ricordati di me) e Francesco Acquaroli (Fargo, Suburra – la serie, Alfredino – Una storia italiana) guidano il cast nei ruoli di Alba e Pietro Ristuccia, proprietari del ristorante La Villetta, a Roma, e genitori di Carlo, Sara e Paolo interpretati rispettivamente da Francesco Scianna (Baarìa, La mafia uccide solo d’estate, Latin Lover), Silvia D’Amico (The Place, Hotel Gagarin, Christian) e Simone Liberati (Petra, La profezia dell’armadillo, Suburra).

Euridice Axen (Gli Infedeli, Loro, Il Processo) è Elettra, ex moglie di Carlo, mentre l’esordiente Sveva Mariani interpreta Luna, la figlia della coppia, legata a Manuel, il cuoco del ristorante La Villetta interpretato da Francesco Martino (L’oro di Scampia, Catturandi – Nel nome del padre). Nei panni di Ginevra, attuale compagna di Carlo, Laura Adriani (Tutta colpa di Freud, Non c’è più religione).Antonio Folletto (Gomorra – la serie, Capri-Revolution, I bastardi di Pizzofalcone) è invece il compagno di Sara, Diego.

Quindi i Mariani: Paola Sotgiu (Suburra – la serie) interpreta Maria Ristuccia (in Mariani), sorella di Pietro e madre di Sandro e Riccardo Mariani, nei cui panni figureranno Valerio Aprea (Boris, Figli, Smetto quando voglio) e Alessio Moneta (1992, Baciami ancora). Emma Marrone (Gli anni più belli) interpreta la compagna di Riccardo, Luana, mentre Milena Mancini sarà Beatrice, la compagna di Sandro.

Nel cast anche il giovanissimo Federico Ielapi (Pinocchio, Quo vado?, Tutti per 1 – 1 per tutti), Maria Chiara Centorami (Come saltano i pesci, Universitari – Molto più che amici) e Mariana Falace (Gli anni più belli, Si vive una volta sola).

La trama di A casa tutti bene – la serie tv

Un segreto legato a una dolorosa vicenda del passato torna all’improvviso nelle vite dei Ristuccia, proprietari del ristorante La Villetta, da quarant’anni uno dei più rinomanti locali della Capitale. Siamo nel cuore del rione Trastevere, a Roma. Carlo, la nuova compagna Ginevra e la sorella Sara sono sempre lì, tutti i giorni, ad aiutare i genitori Pietro e Alba nella gestione dell’attività. Unico assente Paolo, il fratello artista, che nessuno sa dove sia. Un giorno, però, un evento inaspettato sconvolge gli equilibri familiari. I Mariani, un altro ramo della famiglia, reclamano un posto all’interno dell’attività, minacciando di far riemergere un terribile segreto dal passato dei Ristuccia che ancora oggi ha delle profonde conseguenze nelle vite dei protagonisti.

A CASA TUTTI BENE – LA SERIE | Su Sky e NOW TV nel 2021

Avengers: Endgame, Anthony Mackie e Sebastian Stan hanno contribuito al finale

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Kevin Feige ha spiegato che Anthony Mackie e Sebastian Stan hanno contribuito alla scena finale di Avengers: Endgame, in cui i rispettivi personaggi (Sam Wilson e Bucky Barnes) hanno detto addio al loro caro amico Steve Rogers (Chris Evans). Quest’ultimo, infatti, grazie alla scoperta del viaggio nel tempo da parte dei Vendicatori, ha deciso di tornare nel passato e vivere finalmente la sua vita insieme a Peggy Carter (Hayley Atwell).

Secondo quanto raccontato da Feige a Variety, parte di ciò che abbiamo visto sullo schermo nel finale di Avengers: Endgame non era nella sceneggiatura. Il boss dei Marvel Studios ha spiegato che, in realtà, sono stati proprio Mackie e Stan a suggerire la scena sulla panchina. Inizialmente, Sam doveva essere l’unico dei due ad avvicinare a Steve, ma sono stati proprio gli attori a far sì che la scena prendesse una direzione diversa.

“In realtà, sono stati Anthony e Sebastian a inventare il blocco per la scena della panchina alla fine di Endgame. Si avvicinano a Steve Rogers insieme. Nella sceneggiatura, soltanto Sam notava questo signore anziano seduto su una panchina. Hanno avuto quest’idea che iniziavamo a camminare insieme, e poi Sam si faceva avanti. Anche l’idea di lui che tiene lo scudo ed esclama: ‘Sembra che appartenga a qualcuno altro’, è stata loro.”

Sam Wilson e Bucky Barnes sono stati entrambi una parte fondamentale dell’arco narrativo di Steve Rogers nel MCU. Nel finale di Endgame, Steve ha ufficialmente lasciato in eredità a Sam lo scudo di Captain America, spianando così la strada agli eventi dell’attesissima serie The Falcon and the Winter Soldier, che debutterà su Disney+ il prossimo 19 marzo.

Avengers: Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile 2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel cast del film – tra gli altri – figurano Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris Hemsworth e Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Titans of Cult: a marzo nuove steelbook in Edizione Limitata

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Titans of Cult: a marzo nuove steelbook in Edizione Limitata

Dal 22 marzo, dopo il successo di “Mad Max: Fury Road”, “Blade Runner – The Final Cut” e “Wonder Woman”, torna “Titans of Cult” – la prestigiosa collana di Steelbook in Edizione Limitata che omaggia i grandi cult del cinema – con la special edition di  “Batman”.

Jack Nicholson è Joker, che dopo un orribile incidente si è trasformato in un folle criminale. Michael Keaton è Batman, che in seguito ad un trauma infantile è diventato un vigilante mascherato. Kim Basinger è Vicki Vale, la fotoreporter di talento desiderata da entrambi. In questa sua nuova speciale edizione, “Batman”, l’incredibile spettacolo diretto da Tim Burton, con le canzoni di Prince e la colonna sonora di Danny Elfman, sarà disponibile in edizione Steelbook a 2 dischi, con il film disponibile in 4K Ultra HD e in Blu-Ray, la Joker Card e un’esclusiva spilletta in metallo.

In arrivo dal 12 marzo anche “Wonder Woman 1984”, la “Titans of Cult” Steelbook Limited Edition di “Pacific Rim, oltre ai cult sci-fi “Il Pianeta Proibito” di Fred M. Wilcox (che festeggia quest’anno il suo 65esimo anniversario) e “L’uomo che fuggì dal futuro” (primo lungometraggio di George Lucas, al suo 50esimo anniversario), disponibili per la prima volta in una speciale edizione Steelbook Blu-Ray, che conterrà anche il poster originale delle pellicole.

WONDER WOMAN 1984:d al 12 marzo in DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K

Wonder Woman 1984, l’attesissimo film diretto da Patty Jenkins con protagonista Gal Gadot, arriva in DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K da venerdì 12 marzo.

Dalla regista Patty Jenkins e con protagonista Gal Gadot nel ruolo che dà il titolo al film, “Wonder Woman 1984” fa un balzo in avanti fino agli anni ’80, dove l’ultima avventura di Wonder Woman la vede cavalcare fulmini nel cielo, indossare ali dorate e inseguire un suo sogno mentre è alla caccia di due nuovi e formidabili nemici: Max Lord e Cheetah.

In “Wonder Woman 1984”, il destino del mondo è nuovamente in pericolo, e solo l’intervento di Wonder Woman riuscirà a salvarlo. Questo nuovo capitolo della storia di Wonder Woman, vede Diana Prince vivere tranquillamente in mezzo ai mortali nei vibranti e scintillanti anni ‘80—un’epoca di eccessi spinta dal bisogno di possedere tutto. Nonostante sia ancora in possesso di tutti i suoi poteri, mantiene un basso profilo, occupandosi di antichi manufatti e agendo come supereroina solo in incognito. Ma adesso, Diana dovrà uscire allo scoperto e fare appello alla sua saggezza, alla sua forza e al suo coraggio per salvare il genere umano da un mondo in pericolo di vita. Nel film sono protagonisti anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor, Kristen Wiig in quello di Cheetah, Pedro Pascal è Max Lord, Robin Wright è Antiope e Connie Nielsen come Hippolyta.

Nelle versioni Blu-Ray e 4K sono inclusi i contenuti extra del film, tra cui spiccano gli speciali “Scene Studies”, “The Making Of Wonder Woman 1984” e “Gal & Kristen”. Tutte le versioni DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K sono già disponibili per il pre-order su Amazon.

PACIFIC RIM: dal 12 marzo ‘Titans of Cult’ Steelbook Limited Edition

Quando una legione di mostruose creature aliene emerge dagli oceani, una guerra mortale ha inizio. Per combatterle, gli umani creano un’arma speciale: enormi robot, chiamati Jaeger. Ma anche i Jaeger sembrano impotenti di fronte alla ferocia delle creature. Sull’orlo della sconfitta, il genere umano non ha altra scelta che rivolgersi a due improbabili eroi chiamati a pilotare un obsoleto Jaeger come ultima speranza prima dell’apocalisse.

L’edizione Steelbook a 2 dischi (disponibile con il prezzo suggerito al pubblico di €34,99) include:

  • Il film Pacific Rim in 4K Ultra HD e in Blu-Ray
  • Un’esclusiva spilletta smaltata
  • Un poster da collezione

IL PIANETA PROIBITO: dal 12 marzo in Steelbook Blu-Ray

“Il Pianeta Proibito” è il precursore dei film di fantascienza moderni, un’opera all’avanguardia che è stata fonte inesauribile di ispirazione per infinite avventure spaziali cinematografiche degli anni successivi. Leslie Nielsen interpreta un comandante che con il suo incrociatore spaziale atterra sul pianeta Altair-4, dove vivono il professor Morbius (Walter Pidgeon), sua figlia (Anne Francis), un diligente robot Robby… e una terribile forza misteriosa. Realizzato con straordinarie scenografie in scala e con la prima colonna sonora interamente elettronica della storia del cinema, “Il Pianeta Proibito” è un film che appartiene a una galassia cinematografica tutta sua.

Di seguito i contenuti speciali della Steelbook Limited Edition che conterrà anche il poster originale del film:

  • Scene Eliminate e Filmati di Repertorio
  • 2 Sequel con protagonista Robby il robot:
  • Film “Il Robot e lo Sputnik”
  • “Robot Client”, un episodio originale della Serie Tv “L’Uomo Ombra”
  • Documentario Originale TCM Watch: “Science Fiction, the 1950s and Us”
  • 2 Featurette:
  • Amazing! Exploring the Far Reaches of Forbidden Planet
  • Robby the Robot: Engineering a Sci-Fi Icon
  • Estratti dalla Serie TV The MGM Parade
  • Trailer Cinematografici de “Il Pianeta Proibito” e “Il Robot e lo Sputnik”

L’UOMO CHE FUGGI DAL FUTURO: dal 12 marzo in Steelbook Blu-Ray

La prima visionaria pellicola di George Lucas ora in versione Director’s Cut. Un’agghiacciante esplorazione del futuro che può diventare un’avvincente valutazione del presente. “L’Uomo che Fuggì dal Futuro”, prima opera del grande regista George Lucas, ci propone un’indimenticabile interpretazione di Robert Duvall, nella parte di THX 1138. Il prigioniero THX, il cui corpo e la cui mente sono controllati da un sofisticato sistema computerizzato, tenterà l’impossibile fuga da un mondo in cui non esiste la parola libertà e l’amore è il peggiore crimine. “L’elemento più entusiasmante de L’Uomo che Fuggì dal Futuro non è tanto il messaggio quanto il mezzo – l’uso del film non per raccontare una storia ma per comunicare un messaggio. Sbalorditivo… affascinante… agghiacciante e incredibilmente potente”. (Charles Champlin, Los Angeles Times).

Di seguito i contenuti speciali della Steelbook Limited Edition che conterrà anche il poster originale del film:

  • Commento di George Lucas e Walter Murch
  • Cinema del suono: solo traccia audio degli effetti speciali
  • Master Sessions: Galleria Fotografica sul Lavoro Pioneristico di Walter Murch
  • 2 Documentari: A Legacy of Filmmakers: The Early Years of American Zoetrope e Artifact from the Future: The Making of THX 1138
  • Electronic Labyrinth THX 1138 4EB: il Cortometraggio Originale di George Lucas
  • Featurette della produzione originale: Bald

Jennifer Garner rimpiange che la sua Elektra non abbia fatto parte del MCU

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Jennifer Garner, che ha interpretato il personaggio di Elektra nell’omonimo film del 2005 e in Daredevil al fianco di Ben Affleck, ha ammesso di essere dispiaciuta che quei film non siano stati realizzati dopo l’esplosione del MCU. Il film con Affleck e lo spin-off con Garner sono stati entrambi un fallimento, tant’è che il franchise dedicato all’Uomo Senza Paura non è stato più esplorato fino all’arrivo della serie Netflix con Charlie Cox, trasmessa dal 2015 al 2018.

In una recente intervista con The Hollywood Reporter in occasione della promozione della commedia Yes Day (disponibile da domani su Netflix), Jennifer Garner ha ricordato la sua esperienza nei panni di Elektra, ammettendo che è un “peccato” che abbia perso l’opportunità di entrare a far parte del MCU. L’attrice ha quindi elogiato il lavoro fatto nel corso degli anni da Kevin Feige, che ha saputo “elevare” ogni tipo di componente dei film tratti dai fumetti, dalla regia alle sceneggiature, fino al tono del film (che spesso abbraccia quello tipico della commedia).

“Onestamente, è stato un vero peccato”, ha dichiarato Garner. “Una volta che Kevin Feige ha preso in mano la situazione, è riuscito a elevare tutto: dalla scrittura alla regia… ha anche inserito quel tocco da commedia nelle storie che voleva raccontare. Io non ho avuto quell’esperienza quando ho realizzato i miei film.”

Al momento non sappiamo se rivedremo mai i personaggi di Daredevil ed Elektra sul grande schermo. A lungo si è parlato di un possibile ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in Spider-Man: No Way Home, ma ad oggi non esiste ancora una conferma ufficiale. Di recente, invece, Zack Snyder, regista di Batman v Superman e Justice League, ha ammesso che si unirebbe volentieri alla grande famiglia Marvel per realizzare un film dedicato ad Elektra.

Doctor Strange 2, Cumberbatch su Raimi: “È una forza incredibile”

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Doctor Strange in the Multiverse of Madness è uno dei titoli della Fase 4 del MCU più attesi di sempre, non solo perché nel sequel ritroveremo Elizabeth Olsen nei panni di Scarlet Witch (il film sarà collegato alla serie WandaVision), ma anche perché rivedremo finalmente Benedict Cumberbatch nei panni di Stephen Strange (anche se è stato confermato che prima dell’arrivo del sequel il personaggio apparirà in Spider-Man: No Way Home). 

Le riprese di Doctor Strange 2 sono attualmente in corso a Londra. Il film sarà diretto da Sam Raimi, che tornerà ad occuparsi di supereroi dopo la sua trilogia di Spider-Man conclusasi ufficialmente nel 2007. Raimi è subentrato a Scott Derrickson, regista del primo Doctor Strange, che ha abbandonato il progetto a causa di alcune “divergenze creative” con i Marvel Studios, ma che sarà comunque coinvolto in qualità di produttore esecutivo.

Al momento i dettagli sulla trama del film non sono ancora stati resi noti: sappiamo, però, che Strange si ritroverà ad affrontare un “amico diventato nemico” che, accidentalmente, ha scatenato un male di proporzioni epiche. Come la maggior parte degli attori che firmano un contratto con la Marvel, anche Benedict Cumberbatch ha giurato di mantenere il più stretto riserbo sulla trama del sequel. Tuttavia, in una recente intervista con Collider, l’attore britannico ha avuto la possibilità di parlare della produzione e del lavoro con Sam Raimi.

Benedict Cumberbatch e il set “collaborativo” di Doctor Strange 2

“Sam è fantastico”, ha spiegato Cumberbatch. “È incredibilmente collaborativo. È arrivato da noi strascinandosi dietro il suo bagaglio da icona a tutti gli effetti. È una forza incredibile, specialmente quando si tratta di cinecomic. Al tempo stesso, però, è umile, gentile, riconoscente. Vuoi davvero metterti al suo servizio. Quando è felice, allora sai che hai fatto le cose nel modo giusto. Ti sa indirizzare, riesce a farti raggiungere l’obiettivo. Lavorare a questo film si è rivelato un processo molto, molto collaborativo. Certo, c’era molta eredità con la quale confrontarsi… ma Sam è la persona giusta. All’inizio sembra che stesse semplicemente facendo del suo meglio in base a ciò che era già stato fatto. A mano a mano, invece, è diventato sempre più creativo. Talmente tanto, che a volte mi faceva paura.”

Doctor Strange in the Multiverse of Madness vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).

Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

Non uccidere: la recensione del film di David Victori #NoirinFest

La notte è il momento della giornata dove tutto può succedere, anche l’impensabile. Al cinema questa è più volte stata assimilata alla sospensione del possibile, e il film Non uccidere, opera seconda di David Victori, non fa eccezione. Appassionato di storie adrenaliniche e ricche di emozioni, il regista spagnolo dà qui vita ad un percorso lungo una notte, durante la quale prende forma un vero e proprio incubo. Se da un punto di vista narrativo questo è un territorio piuttosto battuto, il regista tenta di allontanarsi dai suoi predecessori attraverso una serie di ambizioni e capacità estetiche che conferiscono al film un ritmo a dir poco forsennato.

Presentato in concorso al Noir in Festival, il film ha per protagonista Dani (Mario Casas). Questi è un bravo ragazzo, che negli ultimi anni si è dedicato esclusivamente al padre malato. Dopo la morte del genitore, questi decide di riprendere in mano la sua vita. Proprio quando ha in mente un lungo viaggio che la sorella ha deciso di regalargli, incontra Mila (Milena Smit), una ragazza tanto sensuale quanto instabile, che trasformerà la notte in un vero incubo. Le conseguenze dell’incontro porteranno Dani a compiere cose che non avrebbe mai immaginato di poter fare.

Attraverso le emozioni del protagonista

La sequenza d’apertura del film è già di per sé una chiara dichiarazione d’intenti. Il regista sceglie di riprendere il protagonista sempre di spalle, seguendolo attraverso un piano-sequenza in una serie di attività. Questo pedinamento permette dunque di comprendere come l’intero film sarà per lo spettatore un viaggio quanto più ravvicinato possibile a Dani. Si avrà letteralmente la possibilità di essere accanto a lui e seguirlo nelle sue peripezie. Come dichiarato dallo stesso regista, il suo intento primario è proprio quello di permettere a chi guarda il film di avere a che fare con un viaggio sensoriale che lo porti a provare il disagio e le emozioni che il protagonista vive.

Nel momento in cui la notte da incubo di Dani ha inizio, ciò diventa ancor più evidente. La macchina da presa diventa l’occhio dello spettatore, ma allo stesso tempo è il mezzo attraverso cui si esterna lo stato d’animo del personaggio. Capiterà infatti di imbattersi in una serie di lunghi piani-sequenza che nella loro instabilità sottolineano lo smarrimento e la paura del protagonista. Allo stesso modo, una serie di movimenti virtuosistici che portano lo spettatore a vivere quel malessere che determinate situazioni suscitano. Tale ricerca stilistica potrebbe per certi aspetti risultare una forzatura o una manipolazione di ciò che si dovrebbe provare, ma è innegabile il suo conferire al tutto un’attrattiva particolarmente entusiasmante.

Non uccidere film

Non uccidere: la recensione

Tra i titoli più famosi che in una notte portano i loro protagonisti a vivere incubi dell’assurdo è impossibile non citare Fuori orari Good Time. Seguendo una struttura simile, Non uccidere non brilla certo per originalità, ma consapevole di ciò Victori punta tutto sull’elemento visivo, sulla capacità di comunicare emozioni e stati d’animo attraverso questo. Allo stesso tempo, come il titolo lascia ben intendere, riesce a dar vita ad una riflessione morale sempre più attuale. Il protagonista, presentato come un classico bravo ragazzo senza macchie, sembra essere la cavia di un esperimento. Il tema di questo potrebbe essere sintetizzato in “Cosa saresti disposto a fare per sopravvivere?”.

Victori unisce dunque grande intrattenimento a tematiche etiche, portando lo spettatore a dover rispondere in prima persona alle domande poste. È facile dire al protagonista come dovrebbe comportarsi, risulta frustrante quanto sceglie di agire in tutt’altro modo. Il tentativo di annullare la distanza tra personaggio e spettatore sembra dunque servire anche a portare quest’ultimo a giungere a proprie personali riflessioni, che potrebbero in fin dei conti non differire troppo da quelle fatte da Dani. Nel suo finale, anche fin troppo esplicito, tutto ciò risulta ancor più evidente. Per queste sue caratteristiche estetiche e tematiche, Non uccidere conferma il talento del suo regista. Victori, scoperto tramite un cortometraggio dal celebre Ridley Scott, potrebbe infatti diventare uno dei nomi di punta del nuovo cinema spagnolo.

ASC Awards 2021: tutte le nomination, c’è anche Notturno di Gianfranco Rosi

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Sono state annunciate le nomination per gli ASC Awards 2021, i premi del sindacato dei direttori della fotografia a Hollywood che premiano le eccellenze di settore. Ecco di seguito tutti i candidati:

Motion Picture, Miniseries, or Pilot Made for Television

  • Martin Ahlgren, ASC for The Plot Against America“Part 6”
  • Anette Haellmigk for The Great “The Great”
  • Pete Konczal for Fargo “The Birthplace of Civilization”
  • Steven Meizler for The Queen’s Gambit “End Game”
  • Gregory Middleton, ASC, CSC for Watchmen “This Extraordinary Being”

Episode of a One-Hour Television Series – Non-Commercial

  • David Franco for Perry Mason “Chapter 2”
  • Ken Glassing for Lucifer “It Never Ends Well for the Chicken”
  • Adriano Goldman, ASC, ABC, BSC for The Crown“Fairytale”
  • David Greene, ASC, CSC for Impulse “The Moroi”
  • M. David Mullen, ASC for The Marvelous Mrs. Maisel “It’s Comedy or Cabbage”
  • Fabian Wagner, ASC, BSC for The Crown “Imbroglio”

Episode of a One-Hour Television Series – Commercial

  • Marshall Adams, ASC for Better Call Saul “Bagman”
  • Carlos Catalán for Killing Eve “Meetings Have Biscuits”
  • François Dagenais, CSC for Project Blue Book “Area 51”
  • Jon Joffin, ASC for Motherland: Fort Salem “Up is Down”
  • C. Kim Miles, ASC, CSC, MySC for Project Blue Book“Operation Mainbrace”

Episode of a Half Hour Series for Television

  • Ava Berkofsky for Insecure “Lowkey Lost”
  • Greig Fraser, ASC, ACS for The Mandalorian“Chapter 1: The Mandalorian”
  • Baz Idoine for The Mandalorian “Chapter 13: The Jedi”
  • Matthew Jensen, ASC for The Mandalorian “Chapter 15: The Believer”
  • Jas Shelton for Homecoming “Giant”

Spotlight Award

  • Katelin Arizmendi for Swallow
  • Aurélien Marra for Two of Us
  • Andrey Naydenov for Dear Comrades!

Theatrical Release

  • Erik Messerschmidt, ASC for Mank
  • Phedon Papamichael, ASC, GSC for The Trial of the Chicago 7
  • Joshua James Richards for Nomadland
  • Newton Thomas Sigel, ASC for Cherry
  • Dariusz Wolski, ASC for News of the World

Documentary

  • Michael Dweck and Gregory Kershaw for The Truffle Hunters
  • Victor Kossakovsky and Egil Håskjold Larsen for Gunda
  • Gianfranco Rosi for Notturno

Creed 3 al cinema nel 2022, Michael B. Jordan confermato alla regia

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Dopo mesi di rumor parecchio insistenti, arriva da Deadline la conferma ufficiale che Michael B. Jordan dirigerà Creed 3, firmando così il suo debutto dietro la macchina da presa. La MGM ha inoltre annunciato che il film arriverà nelle sale americane il 23 novembre 2022. Le riprese dovrebbero partire entro la fine del 2021.

Naturalmente Jordan (che vedremo prossimamente nell’attesissimo Senza rimorso di Stefano Sollima, basato sul romanzo di Tom Clancy) tornerà a vestire anche i panni di Adonis “Donnie” Johnson, mentre Tessa Thompson (attualmente impegnata sul set di Thor: Love and Thunder) sarà ancora una volta Bianca Taylor. Per quanto riguarda Sylvester Stallone, più volte in passato il leggendario attore ha specificato che non sarebbe tornato nei panni di Rocky Balboa. Nel terzo episodio rivedremo anche Phylicia Rashad, che in Creed II aveva interpretato Mary Anne Creed.

Creed 3, il terzo episodio di Creed è stato ufficializzato a febbraio del 2020. All’epoca venne soltanto confermato che ad occuparsi della sceneggiatura sarebbe stato Zach Baylin, noto per aver curato lo script di King Richard, un biopic incentrato sulla vita del padre delle campionesse di tennis Serena e Venus Williams, che avrà come protagonista Will Smith e che debutterà nelle sale e su HBO Max il prossimo 19 novembre. Alla sceneggiatura collaborerà anche Keenan Coogler.

Il primo Creed, uscito nel 2015 (e noto in Italia col titolo Creed – Nato per combattere), è stato diretto da Ryan Coogler, regista di Black Panther, ed è stato un enorme successo sia di critica che di pubblico. Il sequel, Creed II, è uscito nelle sale nel 2018 ed è incassato 215 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 50 milioni. Il sequel è stato diretto da Steven Caple Jr., mentre Coogler è tornato in qualità di produttore esecutivo.

Deadpool: Ryan Reynolds spiega perché il budget ridotto ha aiutato il film

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Il primo Deadpool, uscito nelle sale nel 2016, ha sicuramente ridefinito alcune concezioni alla base della realizzazione di un film di supereroi di successo. Il cinecomic con Ryan Reynolds, infatti, è passato alla storia per aver battuto numerosi record nonostante il budget ridotto, e ora è stato l’interprete di Wade Wilson a riflettere sulla questione, spiegando quanto sia stato proprio quel budget ad aiutare il film a lungo termine.

Il personaggio di Deadpool era sempre stato considerato dalla Fox degno di essere esplorato sul grande schermo, ma a causa del flop di Lanterna Verde del 2011 (sempre con Reynolds protagonista), lo studio era parecchio titubante. Secondo alcune voci, proprio per questo motivo Fox – solo 48 ore prima che Deadpool ricevesse ufficialmente il via libera – arrivò a tagliare il budget di circa 8 milioni, lasciando a Reynolds e soci solo 58 milioni con cui realizzare il loro film. Alla fine, Deadpool conquistò circa 800 milioni di dollari al box office mondiale, diventando il progetto ideale di ogni studio cinematografico (budget ridotto e incassi al di sopra delle aspettative).

Naturalmente, Ryan Reynolds è molto orgoglioso dei risultati che sono stati raggiunti dal film. In una recente intervista con Entrepreneur, l’attore canadese ha spiegato che, proprio grazie al successo di Deadpool, oggi più che mai ritiene che un budget ridotto possa effettivamente rappresentare un vantaggio. “Ogni volta che lo studio sottraeva denaro al nostro buget, sostituivamo qualsiasi situazione che perdevamo con un personaggio”, ha spiegato. “Alla fine questo è diventato il segno distintivo del progetto, la caratteristica distintiva di quella proprietà. Le persone non ricordano tutte quelle sciocchezze legate al dover salvare il mondo, ecc… Ricordano quello che il personaggio dice o come reagisce in un determinato momento. Per me, quella lezione vale oro. Perché significa che puoi penetrare lo zeitgeist e fare colpo senza spendere un sacco di soldi e rovinare la banca.”

Il futuro di Deadpool al cinema

Dopo l’uscita di Deadpool 2 e l’acquisizione di Fox da parte di Disney, il futuro di Deadpool è stato per lungo tempo appeso al filo dell’incertezza. Tuttavia, lo scorso gennaio è stato confermato che Deadpool 3 si farà e che sarà ufficialmente collegato al MCU. Al momento le uniche informazioni sul film riguardano gli sceneggiatori: la Marvel, infatti, ha affidato a Wendy Molyneux e Lizzie Molyneux-Logelin (che andranno a sostituire i veterani Rhett Reese e Paul Wernick) il compito di scrivere il nuovo film.

Yellowstone 5: Paramount annuncia la quinta stagione

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Yellowstone 5: Paramount annuncia la quinta stagione

Sembra che Yellowstone 5 si farà, lo show con Kevin Costner è stato tranquillamente rinnovato per una quinta stagione. Le riprese per la quinta stagione di Yellowstone inizieranno a luglio 2021. La terza stagione di Yellowstone – creata da Taylor Sheridan (già sceneggiatore di Hell or High Water, Sicario e Soldado) è andata in onda su SKY Atlantic e si è conclusa da poco, mentre cresce l’attesa per la quarta stagion, oggi arriva la conferma della quinta stagione.

In Yellowstone 5 ritornano John Dutton (Kevin Costner), capofamiglia e proprietario del ranch, entrato in conflitto con l’imprenditore edile Dan Jenkins (Danny Huston), e con il presidente della riserva indiana di Broken Rock, Thomas Rainwater (Gil Birmingham), coinvolgerà nuovamente i quattro figli Kayce (Luke Grimes), Jamie (Wes Bentley) e Beth (Kelly Reilly) nella sua personale guerra contro i poteri forti.

Scritta e diretta da Taylor Sheridan, candidato all’Oscar per la sceneggiatura di Hell or High Water e già dietro al successo di Sicario e Soldado, Yellowstone è un avvincente dramma familiare che ha conquistato il pubblico e la critica italiani e internazionali mettendo in scena un’America inedita. Protagonista ancora una volta il premio Oscar Kevin Costner nei panni del cowboy John Dutton.

TINA: trailer del documentario

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TINA: trailer del documentario

La Universal Pictures ha diffuso il trailer di TINA, il documentario realizzato dai registi vincitori dell’Oscar Dan Lindsay e T.J. Martin e con interviste a TINA TURNER, OPRAH WINFREY, ANGELA BASSETT, KATORI HALL, CARL ARRINGTON, ANN BEHRINGER, TERRY BRITTEN, ROGER DAVIES, RHONDA GRAAM, KURT LODER, LE’JEUNE RICHARDSON, JIMMY THOMAS e ERWIN BACH 

E’ stato presentato, con grande successo di critica, il nuovo trailer del documentario TINA. Realizzato dai registi vincitori dell’Oscar® Dan Lindsay, T.J. Martin (Undefeated), TINA è uno sguardo rivelatore e intimo sulla vita e la carriera dell’icona musicale Tina Turner, che racconta il suo difficile cammino, fino al successo e alla fama, le sue battaglie, nella vita privata e nell’ambito professionale, le sue rivincite,  la sua stupefacente trasformazione  in un fenomeno globale negli anni ’80. Filmati, nastri audio e foto personali mai visti prima, raccontano, in tutta la sua complessità, la vita avvincente della regina del rock ‘n’ roll. TINA uscirà nei cinema quest’estate.

TINA, la trama

 TINA “celebra” il valore di una donna e di una superstar globale e il ritratto intimo di una donna che ha superato incredibili avversità per percorrere la sua carriera, per definire una sua identità in totale autonomia. Dagli inizi della sua carriera come regina dell’R&B ai suoi tour da record nelle arene degli anni ’80, Tina Turner apre il sipario per invitarci nel suo mondo privato in un modo che non ha mai fatto prima. Rivelando i suoi conflitti, le sue lotte e condividendo alcuni dei suoi momenti più personali. TINA è il documentario che traccia il ritratto di una delle più grandi figure della musica moderna. 

Lightbox Production presenta TINA, prodotto dal premio Oscar® Simon Chinn e dal produttore vincitore di un Emmy® Jonathan Chinn, insieme alla produttrice nominata agli Emmy® Diane Becker; e dai produttori esecutivi Erwin Bach, Tali Pelman, Will Clarke, Andy Mayson, Mike Runagall, David Gilbery e Charles Dorfman.

Joe Manganiello sui piani originali per Deathstroke e sul futuro del personaggio

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Il Deathstroke di Joe Manganiello avrà finalmente la possibilità di apparire sul grande schermo ed avere un certo minutaggio a disposizione (anche se non sappiamo effettivamente quale sarà il suo ruolo nella storia) grazie all’attesissima Snyder Cut di Justice League, in arrivo il prossimo 18 marzo sia in America che in Italia.

Inizialmente il personaggio, apparso per la prima volta nella seconda scena post-credits della versione cinematografica di Justice League (scena che, nei fatti, non si è poi collegata a nessun progetto concreto), sarebbe dovuto apparire nel nuovo standalone dedicato a Batman, quando il film era ancora nelle mani di Ben Affleck e non era ancora passato a Matt Reeves, che l’avrebbe poi trasformato nel The Batman che arriverà al cinema nel 2022.

Da allora, Manganiello ha più volte parlato dei piani originali per il personaggio di Deathstroke, ribadendo più e più volte che oltre al film di Affleck, la Warner Bros. aveva in cantiere anche uno standalone dedicato a Slade Wilson. In occasione di una recente ospitata all’interno del podcast Happy Sad Confused, l’attore statunitense ha spiegato che la visione di Affleck era stata fortemente influenzata dal videogioco “Batman: Arkham Origins” per quanto riguarda l’approccio all’azione, spiegando che lui e Affleck avevano guardato il video promozionale dedicato allo scontro tra i due personaggi per capire come orchestrare al meglio le sequenze d’azione.

Sempre nel corso della medesima intervista, Manganiello ha rivelato che inizialmente il personaggio di Deathstroke sarebbe dovuto apparire anche nel sequel di Suicide Squad (la pellicola uscita nel 2016 e non il film diretto da James Gunn). “C’erano quattro o forse cinque versioni differenti di Suicide Squad 2 che includevano anche il mio personaggio”, ha spiegato. “Alla fine non è stato realizzato nessun film. C’era una sceneggiatura di Zak Penn, c’era la versione di Gavin O’Connor. C’era una versione con Will Smith, un’altra senza Will Smith, una in cui c’eravamo solo io e Will Smith. Siamo andati avanti così per molto tempo.”

Come già avvenuto in passato, Manganiello ha fatto ancora una volta riferimento al futuro di Deathstroke dopo l’uscita della Snyder Cut. L’attore ha spiegato che i fan resteranno estasiati da ciò che Zack Snyder ha fatto con il personaggio nella sua versione del cinecomic, lasciando intendere che potrebbe davvero esserci un futuro per il personaggio sul grande schermo, indipendentemente da chi verrà chiamato ad occuparsene: “Penso che ci sarà molto eccitazione nel continuare quello che Zack ha fatto nel suo film”, ha dichiarato.

Joe Manganiello sullo standalone di Deathstroke mai realizzato

In un’altra intervista con The Hollywood Reporter, invece, l’attore ha parlato dello standalone di Deathstroke, spiegando che il progetto è stato sospeso tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 a causa dei cambiamenti esecutivi avvenuti all’interno della Warner Bros. Manganiello aveva scritto un trattamento ed era stato lui a convincere il regista Gareth Evans (The Raid – Redenzione) ad occuparsi della regia, nonostante questi non fosse particolarmente convinto. Tuttavia, come spiegato dall’attore, la Warner Bros. era riluttante a dare il via libera ad un film basato su un supercriminale: “Quando le cose si sono calmate, non è stata vista come una priorità fare un film da 40 milioni di dollari sulle origini di un cattivo.”

Gatecrash, recensione del film diretto da Lawrence Gough #NoirinFest

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Presentato nella selezione ufficiale in concorso del Noir in Festival XXX, Gatecrash tradisce la sua origine teatrale nell’impianto basato sulla totale unità di tempo e spazio. Il film, diretto da Lawrence Gough, si basa infatti su una piece teatrale di Terry Hughes e mette in scena una mascolinità tossica che si conclude in un violento epilogo. 

Questo dramma da camera, compresso in spazi angusti, ruota attorno a un incidente automobilistico che non ci viene mai mostrato, ma solo raccontato. L’evento causa dei conflitti tra una manciata di personaggi che costituiscono il punto fermo di un ritmo della narrazione crescente, nonostante non ci sia grande movimento, né dei personaggi, né del montaggio stesso del film. 

Nicole (Olivia Bonamy) e Steve (Ben Cura), una coppia che chiaramente vive di abusi, tornano a casa, una graziosa ma isolata villetta di campagna, una casa che nei colori e negli arredi, prugna, tortora e grigi, ricorda i lividi che Nicole porta sul volto, dopo che, sulla via del ritorno, Steve ha investito qualcosa o qualcuno con la macchina.

Gatecrash, un noir che non è all’altezza della fonte

Non ci viene mostrato niente, ma dai discorsi della coppia, capiamo che era lui a guidare, quando hanno investito un misterioso passante, ma che dà la colpa a lei, perché dice di essere stato distratto dalla sua conversazione. Mentre questo dispiegamento di mascolinità tossica si avvicina al suo momento più alto, la conversazione trai due viene interrotta da qualcuno che arriva alla porta: un poliziotto (Samuel West) che con fare fintamente disinvolto chiede alla coppia se hanno visto qualcosa di strano nei dintorni. Da questo momento in poi, la situazione degenera.

A questo punto del film cominciano a verificarsi diverse cose strane, che mirano probabilmente a confondere e sedurre lo spettatore, ma che purtroppo conferiscono al film, nel suo svolgimento, un andamento caotico, fuori controllo. Monti dialoghi si ripetono, pronunciati da personaggi diversi, nessuno dei protagonisti ha motivazioni chiare e i toni cominciano ad oscillare dal fantasy macabro al thriller senza però trovare una loro dimensione vera e propria. 

A questa dinamica già confusa, si aggiunge un altro elemento dissonante, ovvero l’apparizione, apparentemente senza motivazione alcuna, di un altro personaggio, l’anziano Sid, interpretato da Anton Lesser (meglio conosciuto in TV per Game of Thrones in cui interpreta l’infido Qyburn). Il personaggio risulta il più risolto e strutturato di tutti, e sembra quindi che sia stato l’attore stesso a dargli spessore, visto che da sceneggiatura, firmata da Lawrence Gough e Alan Pattinson, nessuno degli altri sembra avere lo stesso approfondimento. 

Se dalle recensioni degli specialisti di teatro, la storia aveva un suo interesse e la piece in sé è stata accolta con grande favore, la versione cinematografica di Gatecrash non possiede né lo stesso appeal, né l’allure lynchiano che ha fatto la fortuna del testo originale.

50 Santarcangelo Festival, la recensione del documentario

50 Santarcangelo Festival, la recensione del documentario

Partecipa anche tu, se hai il coraggio’ è il motto del Festival irriverente e mai scontato di Santarcangelo, che festeggia il cinquantenario dalla sua nascita con un’opera in suo onore. Un lavoro minuzioso ed evocativo, plasmato dalle menti dei registi Alessandro Rossi e Michele Mellara e presentato alla diciassettesima edizione delle Giornate degli Autori, nella sezione “Notti Veneziane – l’Isola degli autori” (Venezia 2020). 

50 Santarcangelo Festival è la storia di un Festival che ospita l’espressione e l’evoluzione del teatro in un contesto politico e sociale in fermento, che ne arricchisce forme e colori.

Il duo di registi, già assiduo frequentatore del Festival di Santarcangelo ha attinto, su commissione, dagli archivi video accumulati negli anni e ne ha tratto una congerie saporita di sensazioni ed immagini. Corpi in azione e voci in asincrono riflettono scontri e miscugli di un festival che è stato ed è unico nel suo genere. 

50 Santarcangelo Festival sbircia su un mondo altro, incantato e chiassoso, sconosciuto a molti e piccolo gioiello per chi vi ha preso parte, raccontato attraverso gli occhi dei molteplici direttori che si sono succeduti alla sua guida, ognuno dei quali si è sempre dimostrato alla ricerca instancabile di integrazione ed innovazione: ‘Se rimani uguale a te stesso muori, ma se vuoi rimanere te stesso devi cambiare’ (Antonio Attisani – Direttore del Festival, 1981).

Il tutto nasce dall’incontro fortuito tra il sindaco di Santarcangelo Romagnola, Romeo Donati ed il registra di teatro, allora in turnée, Piero Patino, dei quali l’intento è quello di proporre ‘spettacoli che abbraccino le attività di palcoscenico, senza riferimenti’ alla politica (Romeo Donati). 

La recensione di 50 Santarcangelo Festival

Perché è questo che è il teatro: politica, performance, arti sceniche, teatro d’attore, musica ed infine incontro di tutte queste forme in una sola.

Ciò che si nota guardando la pellicola è quanto il festival sia orientato alla condivisione e insieme all’apprendimento: è una fucina di talenti, una ‘Woodstock del teatro, un grande laboratorio di strada’, come tiene a sottolineare Roberto Dacci, Direttore illuminato di svariate edizioni del Festival. 

Nelle edizioni che si susseguiranno, si esibiranno compagnie teatrali tra le più importanti e all’avanguardia dello scenario italiano ed europeo, rinvigorendo ogni volta la manifestazione con energie nuove e dirompenti.

Alessandro Rossi e Michele Mellara non sono nuovi al genere del documentario ed in particolare a tematiche delicate quali ambiente e diritti umani ed hanno reso con eleganza la storia di un Festival che ha rappresentato il luogo di incontro di tradizioni teatrali lontane geograficamente e concettualmente, che ha permesso scambi culturali altrimenti impensabili e, cosa più importante, è stato e rimane un punto di riferimento per il teatro e gli artisti che lo praticano.

Il lavoro è un tripudio di immagini, forme e corpi in fiore, raccontati dai testimoni di allora e di oggi. Un’opera che è riuscita nella difficile impresa di rendere il teatro tramite il cinema, che ha saputo cogliere la scintilla nelle performance, i momenti di stupore ed attonimento. Ha restituito con compiutezza sensazioni ed emozioni di un passato che ha forgiato attori e compagnie del presente, raccontandone l’evoluzione tra bisbigli e sospiri e talvolta urla, rivelando e nascondendosi, ma mai annoiando.

Artmedia cinema e scuola: Alex Infascelli e Francesco Bruni si raccontano

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Il 15 e il 26 marzo i registi ALEX INFASCELLI e FRANCESCO BRUNI saranno i protagonisti di due importanti incontri virtuali, nell’ambito del progetto ArtMedia Cinema e Scuola – Immagini personaggi storie. Percorsi di cinema per studenti, ideato e curato da Loredana Commonara e rivolto agli studenti dei licei di tutta Italia.

I due incontri saranno preceduti rispettivamente dalle proiezioni, programmate per i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, di Mi chiamo Francesco Totti, per la regia di Alex Infascelli (dall’8 all’ 11 marzo) e di Cosa sarà? di Francesco Bruni (dal 22 al 25 marzo). Dopo il primo evento dello scorso 19 febbraio, moderato da Mario Sesti e con la partecipazione di

Sara Serraiocco per il film Non odiare di Mauro Mancini, l’iniziativa prosegue così il suo viaggio nel cinema contemporaneo con nuovi appuntamenti, destinati a stimolare la curiosità dei ragazzi e consegnare loro strumenti utili per avviare un’analisi critica su una realtà sempre più confusa. «Siamo riusciti a trovare il modo più efficace per poter mettere in opera la seconda edizione del progetto ‘ArtMedia Cinema e Scuola’» dichiara Loredana Commonara. «Mai come quest’anno, vista la situazione dell’istruzione, del comparto della cultura in generale e del cinema in particolare, un progetto del genere diventa necessario. Lo vediamo dalla risposta delle scuole, degli insegnanti e soprattutto degli studenti».
Il progetto nasce con l’obiettivo di creare una vera e propria palestra per l’audiovisivo, in grado di fornire gli strumenti per leggere un’opera cinematografica e di ridurre la distanza tra pubblico e specialisti attraverso proiezioni e occasioni di confronto con attori, registi, sceneggiatori e compositori, veicolato dai maggiori esponenti della critica e del giornalismo.
L’origine del progetto è da rintracciare nel concorso nazionale OPEN FRONTIERS YOUNG, che si tiene ogni anno nell’ambito del VENTOTENE FILM FESTIVAL. Dedicato ai cortometraggi interamente realizzati da studenti italiani (dall’ideazione al soggetto, dalla recitazione alla produzione), da molti anni il concorso ha l’obiettivo primario di avvicinare i giovani a quegli ideali di unità e condivisione con cui l’Unione Europea è nata e che, non a caso, affondano le proprie radici nella storia dell’isola di Ventotene.

In un momento a dir poco drammatico per il settore culturale come quello che stiamo attraversando, il percorso di educazione e approfondimento portato avanti da ArtMedia – Cinema e Scuola gioca così un ruolo ancora più fondamentale nel diversificare l’offerta formativa delle scuole e degli studenti, colpiti dagli effetti della pandemia, fornendo ai ragazzi nuove occasioni di dialogo e, allo stesso tempo, avvicinandoli al mondo del lavoro creativo attraverso la sperimentazione in campo. Conclusione naturale del progetto e degli incontri di quest’anno sarà, infatti, la produzione di un cortometraggio che vedrà la partecipazione attiva dei ragazzi.

Tra i tantissimi protagonisti che, nella precedente edizione, hanno accompagnato gli studenti in questo importante viaggio di educazione e di approfondimento nel cinema d’autore contemporaneo, ricordiamo: Emir Kusturica, Monica Guerritore, Luca Zingaretti, Roberto Saviano e Claudio Giovannesi, Daniele Lucchetti, Alessandro Borghi, Riccardo Milani, Paola Cortellesi, Francesco Piccolo ed Elena Sofia Ricci.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito di CIPS – Cinema e Immagini per la Scuola – Piano nazionale di educazione visiva per le scuole promosso dal Ministero dell’Istruzione e dal Ministero della Cultura, con il patrocinio del Comune di Roma Assessorato alla Crescita culturale.

Il progetto ArtMedia – Cinema e Scuola vede il coinvolgimento dei licei di tre diverse regioni: Istituto Comprensivo Pisacane di Ponza e Isiss Pacifici e De Magistris di Sezze (Latina), IIS G. De Sanctis e IMS Margherita di Savoia di Roma, Liceo classico musicale statale Domenico Cirillo di Aversa (Napoli), Istituto Isabella D’este Caracciolo di Napoli, ISI di Barga (Lucca).

Stephen Amell: 10 cose che non sai sull’attore

Stephen Amell: 10 cose che non sai sull’attore

Protagonista dal fisico e dalle abilità eccezionali di Arrow, Stephen Amell è in circolazione da un bel po’. Ha recitato in The Vampire Diaries, Beautiful People, Heartland, CSI e NCIS, 90210, Hung – Ragazzo Squillo, New Girl, Private Practice, The Flash, Legends of Tomorrow, e molto altro. Cosa non sapete su di lui? Ecco dieci curiosità su Stephen Amell.

Stephen Amell in The Vampire Diaries

Stephen Amell in The Vampire Diaries1. Stephen Amell ha mancato due ruoli in The Vampire Diaries. Inizialmente, aveva fatto l’audizione per il ruolo di Mason Lockwood, e poi per quello di Elijah. Entrambe le volte, fu preso in considerazione, per poi essere però scartato. Ma riuscì ad entrare nel cast del telefilm, quando fu scelto per il ruolo del lupo mannaro Brady nella seconda stagione.

Stephen Amell: fisico

stephen amell

2. Stephen Amell: il fisico e il body-shaming. Stephen Amell è famoso per il proprio fisico, per la propria forza, e per la capacità di sottoporsi costantemente ad allenamenti intensissimi per mantenere una forma smagliante, soprattutto per Arrow. Ad un certo punto, però, una fan dell’attore ha commentato una fotografia nella quale l’attore sembra avere un po’ di “pancetta”, e in modo offensivo: “Questo non è il mio Oliver Queen, lui non è così grasso. Rimettiti in forma”. Ovviamente, Stephen Amell, su Twitter, si è difeso dicendo: “Quindi, mi prendo due mesi di pausa dopo aver lavorato senza sosta dal luglio 2014 fino all’aprilo 2017… Una fotografia compare su internet… E le persone mi scrivono sulla timeline per prendere in giro la mia pancia in una foto a distanza. A chi pensate di stare scrivendo?”

3. Stephen Amell ha interpretato un prostituto. Se pensate che, in Arrow, Stephen appaia molto spesso senza maglietta, sappiate che non è niente in confronto a Hung, lo show televisivo nel quale Stephen Amell ha sfoggiato il proprio fisico parecchie volte nel corso di dieci puntate. Ovviamente, le scene di sesso facevano parte del contratto: già dal primo giorno sul set.

Stephen Amell: Instagram e Twitter

4. Stephen e i social media. Su Twitter, lo trovate come @StephenAmell, e ha 2.35 milioni di follower. Anche l’account certificato di Stephen Amell su Instagram si chiama @stephenamell. Qui, l’attore ha al momento 5.2 milioni di follower. Sul profilo, vediamo tante (tantissime) foto dell’allenamento di Stephen Amell (più o meno quotidiano, nonché tante di momenti passati con gli amici e scatti adorabili con la figlia.

Stephen Amell: Facebook e la causa LGBT

5. Stephen Amell su Facebook e il Pride. Nel 2017, Stephen Amella a Vancouver quando l’annuale Pride ebbe luogo: lui non mancò di partecipare insieme alla moglie Cassandra e postò tantissime fotografie su Facebook. Ma i commenti negativi e assurdi cominciarono ad arrivare. Lui, però, ha risposto con un post a parte, dicendo di essere sorpreso dalla quantità di messaggi negativi e di odio. E ha chiesto agli autori di andare a “stare dalla parte sbagliata della storia” da un’altra parte.

6. Stephen Amell fa tantissima beneficienza. Supporta attivamente diverse cause e diverse associaizoni, tra cui F**k Cancer. è qui che va a finire la maggior parte del ricavato della sua azienda vinicola. Non solo: Stephen a prestato la propria faccia per realizzare delle magliette, poi vendute con lo scopo di raccogliere fondi per l’organizzazione. Ha lanciato, poi, una campagna per le due associazioni Stand For Silence e Paws&Stripes. insieme ad una nuova parola: “sinceriously” (“sinceriamente”), e significa “la capacità di parlare apertamente, in materia aperta e onestamente, di qualsiasi cosa”. A detta sua: cosa c’è di maglio per far parlare le persone di una parola nuova?

Stephen Amell: Arrow

Stephen Amell Arrow7. Stephen Amell in Arrow: il tic di Oliver. Amell ha dato molto al ruolo di Oliver Queen in Arrow, soprattutto per quanto riguarda le differenze tra i due. Uno dei modi nei quali l’attore ha sottolineato la duplicità del personaggio, è stato attraverso un tic delle mani. È un movimento che arriva all’improvviso, uno scatto con il quale le mani si muovono come per allungarsi a prendere una freccia. Amell ha confermato che questo tratto appartiene solamente ad Oliver, ed è stato una sua idea: quando il personaggio è stressato o non a suo agio, l’azione ha l’effetto di calmarlo, sottolineando quanto sia a proprio agio nei panni di Arrow piuttosto che in quelli di Oliver Queen.

8. Stephen Amell e Arrow: i supereroi sono di famiglia. Se avete visto The Flash, avrete notato che c’è un tizio che assomiglia molto a Stephen Amell: ecco, è proprio lui. E l’altro tizio che assomiglia a lui chi è? È suo cugino Robbie, che nello show interpreta Ronnie/Firestorm. A quanto pare, i due sono cresciuti insieme, erano molto vicini, e dei campioni di beer pong.

Allenamento di Stephen Amell

9. L’allenamento di Stephen Amell in Arrow è reale. L’attore si è preparato come si deve per il rule di Oliver Queen, e molte delle sequenza d’allenamento fatte da Stephen Amell sono reali (inclusa la routine di esercizio che vediamo nel primo episodio”. “È uno dei momenti più discussi del pilot”, ha raccontato Guggenheim all’Huffington Post. Stephen Amell è diventato un tale fenomeno dell’esercizio chiamato “salmon ladder”, da partecipare ad America Ninja Warrior, completando il difficilissimo percorso senza problemi.

10. A proposito di allenamento, Stephen Amell è istruttore di spinning. Stephen Amell ha un fisico incredibile, ma non solamente grazie ad Arrow. All’inizio della carriera, infatti, per guadagnarsi da vivere l’attore faceva anche l’istruttore di spinning. Ora che è famoso, riceve parecchi messaggi sui social media da parte di vecchi allievi. Ed è stato istruttore anche sullo schermo, per la serie del 2004 Queer As Folk.

Fonti: hmv, Mental Floss, UpWorthy, WhatCulture

Nastri d’Argento 2021 documentari, vince Mi chiamo Francesco Totti

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Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli è il Nastro d’Argento 2021 per il Cinema del reale, The Rossellinis di Alessandro Rossellini, ritratto di una famiglia allargata decisamente speciale, il miglior documentario sul cinema. Oggi l’annuncio dei Giornalisti Cinematografici che hanno assegnato il Premio per la docufiction a Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese segnalando anche con una menzione speciale La verità su La dolce vita di Giuseppe Pedersoli.

Significativi i premi con i quali il Direttivo Nazionale del Sngci, che assegna i Nastri, ha deciso di sottolineare l’importanza del ‘cinema del reale’ in un’edizione dedicata quest’anno alla memoria di Cecilia Mangini, per cui parla ancora una volta il suo straordinario lavoro nell’ ultimo documentario – in ‘cinquina’ – realizzato con Paolo Pisanelli. Il Direttivo del Sindacato ha voluto inoltre sottolineare la qualità e l’importanza di due titoli, fuori selezione, nati per lo schermo televisivo: SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano di Cosima Spender, serie originale Netflix realizzata da un gruppo produttivo e creativo composto, con la regista, da Gianluca Neri, Valerio Bonelli, Andrea Romeo, Nicola Allieta, Christine Reinhold, Carlo Gabardini, Paolo Bernardelli e Edizione Straordinaria di Walter Veltroni, proposto da Rai Cultura con il materiale di Rai Teche. Due opere che rappresentano un valore aggiunto al miglior giornalismo d’inchiesta come a quello televisivo: percorsi della memoria con cui si può rileggere – nel racconto di una stagione controversa come nelle ‘aperture’ sulla grande cronaca nazionale – la Storia del Paese. Il Sngci lancia, inoltre, da quest’anno, segnalando Punta Sacra di Francesca Mazzoleni – viaggio d’autore alla foce del Tevere dove ancora è vivo il ricordo di Pier Paolo Pasolini – la prima edizione del Premio Valentina Pedicini che nasce per valorizzare sempre di più nel cinema del reale, lo sguardo di una nuova generazione di autrici e autori, in collaborazione con la Sede di Palermo dedicata al Documentario del Centro Sperimentale di Cinematografia diretta da Costanza Quatriglio.

Tornando ai vincitori dei Nastri Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli è prodotto da The Apartment e Wildside, entrambe del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment e Fremantle, con Vision Distribution e Rai Cinema in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Distribuito in Italia da Vision e all’estero da Vision e NBC Universal, il film riceve nel palmarès dei Nastri anche il Premio per il protagonista dell’anno, ovviamente Francesco Totti che ha messo in campo, oltre il pallone, la sua immagine, la sua vicenda umana e professionale e le sue emozioni più intime.

Entra invece nella storia di un vero e proprio ‘clan’ familiare che non si è mai raccontato con tanta sincerità, The Rossellinis diretto da Alessandro Rossellini che del grande regista è nipote (prodotto da B&B Film e VFS Films con Rai Cinema, in associazione con Luce Cinecittà con il sostegno del Mibact e altre collaborazioni anche internazionali). I protagonisti, insieme ad Alessandro sono – con le loro confidenze inedite – Isabella, Renzo, Robin, Ingrid, Gil, Nur, ovviamente il grande Roberto. Alessandro, che ha avuto al suo fianco come co-regista Lorenzo D’amico De Carvalho, presenta il film come il racconto e “l’iperbole di una famiglia affascinante, appassionata ed anche bugiarda” E dice: ”L’arte di narrarsi al meglio è forse l’unico pezzetto di genio creativo che abbiamo ereditato da nonno Roberto”. Ecco perché The Rossellinis è il suo personale tentativo di restituire “un’immagine sincera di una grande, amata e complicata famiglia”.

Il caso Braibanti, che i Nastri premiano per la docufiction è, infine, un film importante e necessario perché attraverso il lavoro di ricostruzione tra molte testimonianze – da Piergiorgio Bellocchio a Dacia Maraini, da Lou Castel a Maria Monti nonché quella del nipote di Braibanti – offre l’occasione di ripercorrere una vicenda processuale che, per  un reato codificato dal Codice Rocco dell’era fascista (poi cancellato dalla Corte Costituzionale nel 1981) fu di fatto un processo all’omosessualità.

Nel complesso un palmarès, quest’anno, particolarmente ricco di temi, storie e personaggi che non ha dimenticato l’attualità in un’annata difficile, siglata da interessanti testimonianze sul lockdown come dalla musica (gli Extraliscio di Elisabetta Sgarbi), dall’arte (Pino, su Pascali, di Walter Fasano) o dalla memoria anche privata di Molecole, che ha inaugurato l’ultima Mostra di Venezia. E anche un’incursione nella vita e nei pensieri più intimi che riguardano il corpo o l’esperienza della malattia vissuta nel lockdown (come testimoniano gli italiani che racconta Gabriele Salvatores e svela con coraggio Elisa Fuksas nel suo iSola) ma anche il vissuto nelle tragedie italiane dei terremoti (con un esordio alla regia di Alessandro Preziosi). I Nastri ricordano che tra i titoli finalisti è stata ancora una volta grande protagonista la memoria del cinema con il fascino di Alida Valli (Alida di cent’anni in questi giorni, e l’immenso patrimonio felliniano, nel centenario della nascita, con l’originalissimo Fellini degli spiriti di Anselma Dell’Olio. Tra le storie che ha raccontato la selezione delle Docufiction finaliste anche il viaggio di Nella Condorelli ne La storia vergognosa, racconto di lotta contro antiche vessazioni nella memoria della Sicilia contadina. Dalla Storia alla politica, infine, il ritratto, mai tanto attuale, di una donna speciale come Nilde Iotti, attraverso un film siglato anche da un reading dei suoi discorsi affidato alla voce e all’immagine di Paola Cortellesi.

La Selezione ufficiale e finalista è consultabile su www.cinemagazineweb.it

Il Direttivo dei Nastri d’Argento ha già annunciato i Premi speciali dei Nastri 75 per il Documentario a Notturno di Gianfranco Rosi e Salvatore – Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino assegnati dai Giornalisti Cinematografici. I premi sono stati scelti in una Selezione di 60 titoli tra i 170 usciti nel 2020 e visionati dalla Giuria del Direttivo Nazionale: la short list selezionata per il voto da Maurizio Di Rienzo con il Direttivo Nazionale (composto da Laura Delli Colli con Fulvia Caprara, Oscar Cosulich, Paolo Sommaruga e Stefania Ulivi) riguarda, per regolamento, film proposti nell’anno solare (2020) da Festival e rassegne anche su piattaforme e reti tv. Di seguito, la lista dei vincitori e le ‘cinquine’ finaliste

 

I vincitori e le ‘cinquine’ finaliste

I PREMI Nastri d’Argento Documentari 2021

 

CINEMA DEL REALE

MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex INFASCELLI

Protagonista dell’anno

Francesco TOTTI

Premio Valentina Pedicini 2021

PUNTA SACRA di Francesca MAZZOLENI

CINEMA SPETTACOLO CULTURA

THE ROSSELLINIS di Alessandro ROSSELLINI

DOCUFICTION

IL CASO BRAIBANTI di Carmen GIARDINA e Massimiliano PALMESE

Menzione speciale a LA VERITA’ SU LA DOLCE VITA di Giuseppe PEDERSOLI

Premi speciali (fuori selezione)

SANPA – Luci e tenebre di San Patrignano di Cosima SPENDER

EDIZIONE STRAORDINARIA di Walter VELTRONI

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I vincitori sono stati scelti tra queste ‘cinquine finaliste’

 

CINEMA DEL REALE

DUE SCATOLE DIMENTICATE – UN VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia MANGINI e Paolo PISANELLI

FUORI ERA PRIMAVERA – Viaggio nell’Italia del lockdown di Gabriele SALVATORES

iSOLA di Elisa FUKSAS

MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex INFASCELLI

MOLECOLE di Andrea SEGRE

CINEMA SPETTACOLO CULTURA

ALIDA di Mimmo VERDESCA

EXTRALISCIO–PUNK DA BALERA di Elisabetta SGARBI

FELLINI DEGLI SPIRITI di Anselma DELL’OLIO

PINO di Walter FASANO

THE ROSSELLINIS di Alessandro ROSSELLINI

 

DOCUFICTION  

IL CASO BRAIBANTI di Carmen GIARDINA e Massimiliano PALMESE

LA LEGGE DEL TERREMOTO di Alessandro PREZIOSI

LA STORIA VERGOGNOSA di Nella CONDORELLI

LA VERITA’ SU LA DOLCE VITA di Giuseppe PEDERSOLI

NILDE IOTTI, IL TEMPO DELLE DONNE di Peter MARCIAS

Noir in Festival XXX: investigatori, gazze ladre e stormtrooper

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Noir in Festival XXX: investigatori, gazze ladre e stormtrooper

Inizia con un dialogo a due voci tra uno dei più acclamati autori della narrativa italiana contemporanea e una giovane ma già affermata scrittrice e sceneggiatrice il programma di giovedì 11 marzo del Noir in Festival, che vedrà Nicola Lagioia e Antonella Lattanzi protagonisti di un incontro incentrato sul tema “Maschile / Femminile al nero” (ore 11.00, su Facebook e YouTube). Durante la conversazione, moderata da Mazzino Montinari, i due autori si confronteranno sul tema a partire dai loro ultimi romanzi: La città dei vivi di Nicola Lagioia (Einaudi) e Questo giorno che incombe di Antonella Lattanzi (HarperCollins).

Si passa poi dalla realtà contingente alla fantascienza con la masterclass “La cosmogonia di Star Wars, a cura del regista e saggista Federico Greco, condotta da Giorgio Gosetti con la partecipazione di Elisabetta Sgarbi: un viaggio attraverso la storia della saga cinematografica più amata di tutti i tempi (ore 12.00, su Facebook e YouTube). Altro imperdibile viaggio attraverso universi fantastici sarà l’incontro, moderato dal critico Roberto Silvestri, con Brian Yuzna, regista culto del genere fanta-horror tra gli anni ’80 e ’90 cui il festival rende omaggio con il Premio Luca Svizzeretto come maverick dell’anno (ore 17.00, su MYmovies, Facebook e YouTube).

Tra i grandi ospiti internazionali di questa edizione, che proprio nella giornata di venerdì incontreranno (virtualmente) il pubblico del festival, due autori che non hanno bisogno di presentazioni: Alicia Giménez-Bartlett – creatrice di una delle detective “seriali” più amate, Petra Delicado – che racconterà il suo iconico personaggio attraverso l’Autobiografia recentemente pubblicata da Sellerio in dialogo con Alessandra Casella e Marina Fabbri (ore 18.00, su Facebook e YouTube); e poi, ancora, il “padre” di Alex Rider, lo scrittore e sceneggiatore Anthony Horowitz (ore 19.00 su Facebook e YouTube), bestseller in patria da centinaia di migliaia di copie che al Noir presenta il suo ultimo romanzo, I delitti della gazza ladra (Rizzoli).

L’appuntamento con il cinema di genere parte alle ore 19.00 su MYmovies con Non amarmi, film d’esordio di Marco Cercaci presentato al Noir come evento speciale fuori concorso: il racconto di una passione morbosa nella cornice della Seconda Guerra Mondiale, ispirato a fatti realmente accaduti riletti in chiave noir dal regista. Per il concorso internazionale l’argentino Karnawal, opera prima di Juan Pablo Fénix che indaga le dinamiche familiari concentrandosi soprattutto sulla figura di un padre assente dai trascorsi criminali magistralmente interpretato da Alfredo Castro (ore 21.00, MYmovies). L’ultimo appuntamento della giornata è con Non si sevizia un paperino (ore 22.00, MYmovies), uno dei titoli più apprezzati della filmografia di Lucio Fulci, cui il Noir in Festival dedica la retrospettiva di quest’anno.

Il Noir in Festival si svolge in streaming gratuito su tutto il territorio nazionale sulla piattaforma MYmovies.it e sui canali social del festival (Facebook, YouTube, Instagram). Tutti i film saranno disponibili per 24 ore dalla data di prima programmazione, previa prenotazione.

Mila Kunis: 10 cose che non sai sull’attrice

Mila Kunis: 10 cose che non sai sull’attrice

Mila Kunis è una delle attrici più belle di Hollywood, con una delle carriere più longeve, con una certa vena comica e con un carattere instancabile. Lavora parecchio, e i fan sono innamorati di lei sin dai tempi di That 70s Schow. Che amiate/odiate Meg Griffin, o che vi siate visti tutte le sue commedie romantiche, ecco alcune curiosità su di lei. Cosa non sapete su Mila Kunis? Ecco dieci curiosità.

Mila Kunis: gli inizi

mila kunis

1. Mila Kunis non è nata negli Stati Uniti. Mila è infatti nata a Kiev, in Ucraina, e aveva solamente sette anni quando i genitori lasciarono l’Unione Sovietica. “Mi fu detto che ci saremmo trasferiti in fondo alla strada”, ha raccontato a riguardo. Quando arrivarono negli Stati Uniti, lei e i genitori riuscirono ad entrare con un permesso per rifugiati religiosi.

2. Mila Kunis ha cominciato a recitare a Los Angeles, e i genitori erano un po’ preoccupati. Una volta arrivata a Los Angeles, Mila ha cominciato a prendere lezioni di recitazione ed è apparsa in alcune pubblicità. Inizialmente, i genitori erano un po’ preoccupati: “Siamo arrivati in questo Paese senza nulla e, quindi, qualunque livello di successo per noi è importante” ha raccontato l’attrice, “(I miei genitori) non hanno mai voluto che io facessi l’attrice, perché è una professione talmente imprevedibile. Quando sei un immigrato, e devi lavorare duramente anche solo per sopravvivere, è naturale preoccuparti di avere un lavoro e delle entrate stabili. Ma penso che ora si siano più o meno convinti del fatto che stia andando piuttosto bene”.

Mila Kunis: film

mila kunis

3. Mila Kunis: i film e gli show degli inizi. Dopo una serie di pubblicità di alto profilo e dopo essere apparsa in serie come Settimo cielo, la carriera di Mila ebbe una svolta quando ottenne il ruolo di Jackie in That ‘70s Show nel 1998. Nel 1999, poi, cominciò a doppiare Meg Griffin in I Griffin, che interpreta ancora oggi. Per Mila Kunis, nei film, i ruoli importanti arrivarono circa un decennio più avanti, con Non mi scaricare (2008) e, da allora, ha costantemente arricchito la propria filmografia con film come Max Payne (2008), Codice Genesi (2010), Il cigno nero (2010), Amici di letto (2011), Ted (2012), e Il grande e potente Oz (2013).

4. Mila Kunis: i film recenti. In seguito, Mila Kunis ha recitato in diversi film, tra cui Blood Ties – La legge del sangue (2013), Third Person (2013), 90 minuti a New York (2014), Jupiter – Il destino dell’universo (2015), Bad Moms: Mamme molto cattive (2016), Bad Moms 2: mamme molto più cattive (2017), e Il tuo ex non muore mai (2018). Mentre continua a doppiare Meg ne I Griffin (l’ultima stagione del quale è uscita proprio nel 2018), Mila Kunis doppierà anche Greta in Wonder Park, in uscita nel 2019.

Mila Kunis: altezza e fisico

5. Mila Kunis altezza e fisico. Mila è alta 1.63 metri, e pesa 52 chilogrammi. Nel 2010, a quanto pare, ha perso parecchio peso per interpretare la ballerina de Il Cigno Nero. A riguardo, a Glamour UK Mila ha raccontato: “Non credo avessi mai realizzato (prima di allora) di cosa sia capace il corpo umano. (…) Amo tantissimo il cibo. Ma quanto la gente dice ‘Non riesco a perdere peso’, no no, puoi. Il tuo corpo può fare di tutto, qualunque cosa, se solo lo vuoi”.

Mila Kunis: occhi di colore diverso

6. Mila Kunis ha gli occhi di colore diverso. Per chi non se ne fosse accorto, gli occhi di Mila Kunis sono di due colori diversi: l’occhio destro è marrone, mentre l’occhio sinistro è verde. Questa condizione si chiama eteronomia e, nonostante sia ereditaria, gli occhi dell’attrice sono diventati così nel tempo.

Mila Kunis: Instagram

7. Mila Kunis non ha Instagram. Durante un’intervista con Cosmopolitan, Mila ha spiegato perché non si trova su Instagram, dicendo che, secondo lei, i social media sono oramai diventati piattaforme prevalentemente negative. Inoltre, il marito Ashton Kutcher ha spiegato perché anche i figli non compaiono mai nelle foto di Instagram: “Abbiamo una rete social privata, nella quale condividiamo cose con le nostre famiglie, cosicché i nonni possano vedere i bambini eccetera. Ma non condividiamo pubblicamente alcune foto dei nostri bambini, perché pensiamo che essere pubblici sia una scelta personale”.

Mila Kunis e Ashton Kutcher

8. Il matrimonio non era nei piani di Mila Kunis e Ashton Kutcher. Mila non aveva in mente di sposarsi e, già da giovanissima, aveva affermato di non volersi sposare finché il matrimonio tra persone dello stesso sesso non sarebbe stato legale. Quando poi ha detto a Ashton Kutcher della propria intenzione di non sposarsi, sembra che lui sia stato subito d’accordo: dopo il difficile divorzio da Demi Moore, non aveva esattamente intenzione di sposarsi di nuovo. Ma qualcosa cambiò, e i due decisero di sposarsi a un anno dall’inizio della loro relazione. A quanto pare, Kutcher aveva cominciato a pianificare il giorno del matrimonio già da prima che il divorzio dalla Moore fosse finalizzato, in modo da poter chiedere a Mila di sposarlo il prima possibile.

Mila Kunis Wyatt Isabelle Kutcher

Le cose sono cambiate in meglio quando Ashton Kutcher e Mila hanno avuto Wyatt Isabelle, la loro prima figlia nata dall’amore, quella che secondo Ashton ha «cambiato ogni cosa». Infatti l’attore è spesso fotografato in momenti premurosi mentre l’accompagna all’asilo a West Hollywood, Los Angeles. Ma Wayatt non è l’unico, Dimitri infatti è il secondo genito.

9. Mila Kunis e Ashton Kutcher erano amici di letto. Prima di sposarci, Mila Kunis e Ashton Kutcher erano amici. Poi, quando cominciarono a provare attrazione l’uno per l’altra, decisero semplicemente di cambiare i “termini” di questa amicizia. Mila ne ha parlato pubblicamente, e, per sua stessa ammissione, nessuno dei due ha imparato niente dai propri film (lei, da Amici di letto, e lui da Amici, amanti, e…). I due hanno sempre trattato la propria relazione da amici di letto con molta schiettezza. Poi, però, sono arrivati i sentimenti.

Mila Kunis senza trucco per Glamour

10. Nel 2016, Mila Kunis senza trucco era sulla copertina di Glamour. Nonostante sembri che Photoshop abbia fatto la sua parte, Mila Kunis si è fatta fotografare senza trucco per la copertina di Glamour. Quando le è stato chiesto come si è sentita ad essere stata fotografata struccata, ha risposto: “Bene! Non indosso il trucco. Non mi lavo i capelli tutti i giorni. Non è qualcosa al quale mi associo”. Non è contro il makeup, ha poi raccontato: semplicemente, non è da lei.

Fonti: IMDb, Heightline, Stylecaster, Biography, Independent, HelloGiggles, ScreenRant

Edward mani di forbice: 10 curiosità e le frasi più belle del film

Il capolavoro di Tim Burton ha ormai quasi trent’anni, ma gli amanti del regista di tutto il mondo lo amano ancora con tutto il cuore. Un film di grande tenerezza, grande umorismo, e anche grande oscurità, Edward mani di forbice è diventato un classico del cinema recente.

Cosa non sapete sul film? Ecco dieci curiosità su Edward mani di forbice.

Edward mani di forbice: trailer

Edward mani di forbice, film e curiosità

1. Gli studios volevano Tom Cruise per il ruolo di Edward. Dopo il successo di Batman del 1989, la 20th Century Fox decise di rischiare con la piccola favola suburbana di Edward mani di forbice, ma volevano che fosse una star di rilievo ad interpretare il protagonista. In particolare, volevano Tom Cruise, che allora stava godendo di un particolare periodo di gloria dopo il successo di Rain Man – L’uomo della pioggia. Tim Burton ebbe una conversazione con Tom Cruise, sul quale disse poi che “era interessante, ma credo che le cose siano andate per il meglio” dopo aver scelto Johnny Depp. “Alla fine dell’incontro mi sentivo così, e credo di averlo detto anche a lui: ‘è bello avere tante domande sul personaggio, ma o lo fai o non lo fai’”.

2. Gli studios erano preoccupati per l’aspetto di Edward mani di forbice. Prima dell’uscita del film, gli studios erano preoccupati del fatto che il potenziale pubblico avrebbe risposto male all’apparizione di Edward, il cui aspetto e look erano così diversi da quelli per cui Johnny Depp era conosciuto. Per questo motivo, cercarono di impedite l’uscita di alcune foto dell’intero cast prima dell’uscita del film.

3. Il quartiere di Edward mani di forbice esiste davvero. Mentre è ispirato a Burbank, California, ovvero la città natale di Tim Burton, il film fu girato in un luogo reale vicino a Tampa, in Florida. Il designer di produzione, Bo Welch, preparò le case della cittadina dipingendo ogni casa di un colore pastello. Durante i lavori, alcuni dei residenti erano ancora nella loro casa. “Inizialmente la cosa non gli piacque, ma credo che poi si abituarono. Lo rese un posto più divertente”.

Edward mani di forbice e Johnny Depp

edward mani di forbice

4. Per Johnny Depp, Edward mani di forbice fu la prima collaborazione con Tim Burton. Tim Burton avrebbe preferito un attore sconosciuto per la parte di Edward, ma decise di fare un compromesso e scegliere Johnny Depp, il quale al tempo era l’idolo dei teenager soprattutto grazie ai suoi ruoli televisivi. “Non lo conoscevo davvero” ha raccontato, “non avevo visto lo show nel quale aveva recitato (21 Jump Street), ma credo di aver visto una sua foto da qualche parte”. Il film è stata la prima delle loro tantissime collaborazioni.

5. Johnny Depp ha ripreso il ruolo di Edward mani di forbice in un’occasione. Fu per Seth MacFarlane ne I Griffin, in un episodio del 2012 dal titolo Crisi di mezza età.

6. C’è un fossile che porta il nome di Johnny Depp, grazie a Edward mani di forbice. Nel 2013, un fossile vecchio 505 milioni di anni fu chiamato Kooteninchela Deppi, proprio in onore di Johnny Depp. Come mai? “Quando vidi per la prima volta le paia di artigli isolati nei fossili di questa specie, non fui capace di fare a meno di pensare a Edward mani di forbice” ha raccontato il paleontologo Dr. David Legg, “In realtà, sono anche un fan di Johnny Depp, e quindi, quale occasione migliore per onorarlo che immortalarlo come un’antica creatura che una volta solcava i mari?”.

Gli attori di Edward mani di forbice

7. Winona Ryder non si immedesimava con il proprio personaggio in Edward mani di forbice. Tra gli attori di Edward mani di forbice c’è una giovanissima Winona Ryder, che interpreta la bionda cheerleader Kim. Il personaggio, però, era molto diverso da lei, e dal personaggio che Winona Ryder aveva interpretato nel precedente film di Tim Burton, Beetlejuice. E a Tim Burton, questa cosa piaceva: “Pensai che l’idea di lei nei panni di una cheerleader, con una parrucca bionda, fosse molto divertente” ha raccontato, “Non si identificava con il personaggio. (…)  A scuola, lei stessa veniva torturata da persone come quella. Fu così divertente. Ridevo ogni giorno, quando la vedevo arrivare sul set con questo piccolo costume da cheerleader e una parrucca bionda da Hayley Mills. Sembrava Bambi”.

8. Il film esiste in parte grazie a Dianne West. Se siete tra gli amanti il film, dovete ringraziare uno degli attori di Edward mani di forbice, ovvero Dianne West. Infatti, non contribuì al film solamente con la propria performance meravigliosa, ma fu anche la prima persona a leggere la sceneggiatura, e una sostenitrice instancabile del film. Burton ha raccontato: “Lei era così rispettata, che una volta che lei approvò il film, altri mostrarono interesse immediatamente. In molti modi, lei è stata il mio angelo custode”.

9. Il film permise a Tim Burton di lavorare con uno dei suoi eroi. Tra gli attori di Edward mani di forbice, c’è anche uno degli eroi di sempre di Tim Burton, ovvero Vincent Price. Il re dell’horror, nel film ha interpretato il creatore/padre di Edward. Dopo la fine delle riprese del film, Tim Burtoncominciò ad intervistare Price per un documentario dal titolo Conversations with Vincent, che però fu interrotto nel 1993 a causa della morte dell’attore.

Il costume di Edward mani di forbice

10. Stan Winston ha realizzato le mani del costume di Edward mani di forbice. Le iconiche mani di Edward furono disegnate da Stan Winston, il re del trucco e degli effetti speciali famoso per aver lavorato a Terminator, Jurassic Park e Alien. Fu Winston a decidere di usare delle vere forbici per le dita di Edward. Quando Winston mostrò i primi schizzi a Tim Burton, a quanto pare lui disse: ”Non pensavo che avrebbe davvero avuto dita di forbice. Pensavo sarebbero stati solamente lunghi e affilati pezzi di metallo che non erano stati finiti, ma così è molto meglio!” In seguito, Winston collaborò ancora con il regista, per Batman – Il ritorno e Big Fish.

Edward mani di forbice: frasi

Edward mani di forbice frasiEdward mani di forbice è un film memorabile non solo per i personaggi, per l’atmosfera, per l’estetica inconfondibile, ma anche per alcune frasi memorabili.

Ecco le migliori frasi di Edward mani di forbice:

  • Non mi ha finito. (Edward)
  • “Come fai a sapere che lui è ancora vivo?”
    “Non lo so , non ne sono sicura ma io credo che lo sia. Vedi, prima che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta, ma dopo il suo arrivo è caduta. Se ora lui non fosse lassù, non credo che nevicherebbe così. A volte può vedermi ancora ballare tra quei fiocchi”. (Kim)
  • “Stringimi.”
    “Non posso…” (Kim e Edward)
  • Non lasciare mai che qualcuno ti dica che sei un handicappato.
  • Morì, prima di finire l’ uomo da lui creato. (Kim)
  • “Allora perché lo hai fatto?”
    “Perché me lo hai chiesto tu.” (Kim e Edward)

Edward mani di forbice: streaming

Dove trovare Edward mani di forbice in streaming in italiano? Edward mani di forbice è ora in streaming su Disney+, nonché disponibile per il noleggio e l’acquisto su diverse piattaforme, tra cui Rakuten TV, Chili Cinema, Prime video e iTunes.

Fonti: Mental Floss

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