Sarà presentato in concorso alla
77esima edizione della Mostra del cinema di Venezia,
Padrenostro il nuovo film con protagonista
Pierfrancesco Favino, diretto da Claudio Noce. Nel
cast anche Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco
Gheghi, Anna Maria De Luca, Mario Pupella, Lea Favino, Eleonora De
Luca, Antonio Gerardi, Francesco Colella, Paki Meduri, Giordano De
Plano.
La sua figura forte, magnetica,
eroica, assurge ad archetipo di un’intera generazione di uomini per
i quali le emozioni erano percepite solo come debolezza e obbligate
a essere camuffate da silenzi. Nel dicembre del 1976, quando mio
Padre subì l’attentato, io avevo un anno e mezzo: abbastanza per
comprendere la paura, troppo pochi per capire che quell’affanno
avrebbe abitato dentro di me per molto tempo. Non sono mai riuscito
a dirglielo. Scrivere questa lettera a mio Padre tracciando i
contorni di una generazione di bambini “invisibili” avvolti dal
fumo delle sigarette degli adulti non è stato facile; provare a
farlo mutando le parole da private in universali è stata una
grande sfida come cineasta e come uomo.
Padrenostro: la
trama
Roma, 1976.
Valerio ha dieci anni e una fervida immaginazione. La sua vita di
bambino viene sconvolta quando, insieme alla madre Gina, assiste
all’attentato ai danni di suo padre Alfonso da parte di un commando
di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di
vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la
famiglia. Ma è proprio in quei giorni difficili che Valerio
conosce Christian, un ragazzino poco più grande di lui.
Solitario, ribelle e sfrontato, sembra arrivato dal nulla.
Quell’incontro, in un’estate carica di scoperte, cambierà per
sempre le loro vite.
Sarà presentato oggi fuori concorso
il nuovo film di Roger Michell The Duke con
protagonisti Jim Broadbent,
Helen Mirren, Fionn Whitehead,
Matthew Goode, Anna Maxwell Martin.
The Duke, nella grande tradizione
delle Ealing Comedies, mostra un uomo semplice che parla
apertamente ai potenti. Per quanto si tratti di una storia seria,
non va presa troppo sul serio.
The Duke, la trama
Nel 1961,
Kempton Bunton, un taxista di sessant’anni, rubò il ritratto
del Duca di Wellington di Francisco Goya dalla National Gallery di
Londra. Fu il primo (e finora unico) furto nella storia della
Gallery. Kempton mandò una richiesta di riscatto asserendo che
avrebbe restituito il dipinto a condizione che il governo si
impegnasse a favore degli anziani attraverso maggiori investimenti:
si era a lungo battuto affinché i pensionati avessero diritto
alla televisione gratuita. Ciò che accadde successivamente
è leggenda. Fu solo cinquant’anni più tardi che l’intera
storia venne a galla: Kempton aveva intessuto una trama di bugie.
L’unica verità era che era una brava persona, determinato a
cambiare il mondo e salvare il suo matrimonio. Come e
perché avesse deciso di ricorrere al Duca per portare a
compimento il suo piano rimane una storia incredibilmente
affascinante.
È Robert Pattinson il membro della
crea di The Batman ad essere risultato positivo al
tampone del coronavirus,
così come riportato qualche ora fa. La Warner Bros aveva
confermato la positività di un membro della produzione, senza
specificare chi fosse, ma adesso Vanity Fair
riferisce che si tratta proprio di Pattinson.
“Un membro della produzione di
The Batman è risultato positivo al test del
COVID-19 e si è messo in isolamento volontario, in conformità con i
protocolli stabiliti – ha detto in un comunicato un portavoce
della Warner Bros – Le riprese sono temporaneamente
sospese.”
La notizia della chiusura arriva
giorni dopo che il set era stato riaperto a seguito della chiusura
forzata dello scorso marzo, quando le riprese erano a circa sette
settimane dall’inizio. Le riprese del film dovrebbero essere
completate entro la fine dell’anno per rispettare le consegne e la
data d’uscita, tuttavia con un nuovo stop e tre mesi di materiale
da girare, sembra davvero difficile.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
La Warner Bros. ha sospeso le
riprese di The Batman, nel Regno Unito, dopo che
un membro della crew è risultato positivo al COVID-19. “Un
membro della produzione di The Batman è risultato
positivo al test del COVID-19 e si è messo in isolamento
volontario, in conformità con i protocolli stabiliti – ha
detto in un comunicato un portavoce della Warner Bros – Le
riprese sono temporaneamente sospese.”
La notizia della chiusura arriva
giorni dopo che il set era stato riaperto a seguito della chiusura
forzata dello scorso marzo, quando le riprese erano a circa sette
settimane dall’inizio. Le riprese del film dovrebbero essere
completate entro la fine dell’anno per rispettare le consegne e la
data d’uscita, tuttavia con un nuovo stop e tre mesi di materiale
da girare, sembra davvero difficile.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Lo
avevamo detto all’inizio dell’anno, quando avevamo avuto la
possibilità di vedere poche scene dal film, ma alla luce della
visione completa ne abbiamo la certezza: Mulan
è il miglior adattamento in live action che la Walt
Disney abbia mai tirato fuori dai suoi classici
animati.
Basato più sulla leggenda cinese
che sul cartone animato del 1998, il film vede protagonista
l’intrepida Mulan,
che sin da bambina dimostra di essere in grado di adoperare il chi,
una forza interiore che la connette con il mondo e che la rende in
grado di compiere meraviglie. Arrivata in età da marito, la ragazza
viene promessa ad uno sconosciuto, ma la sua indole indomita la
renderà molto poco appetibile per il partito mentre,
contemporaneamente, una minaccia incombe sulla sua famiglia.
L’Imperatore sta arruolando di nuovo il suo esercito, perché gli
Unni sono alle porte e la Cina è chiamata nuovamente alla guerra.
Desiderosa di salvare suo padre da morte certa, perché ferito e
avanti con gli anni, Mulan ne ruba spada, cavallo e armatura, e si
finge uomo nell’esercito cinese. Qui la ragazza sarà costretta a
convivere con i suoi coetanei, i quali impareranno a rispettare la
sua voce e a cooperare con lei. Ma la battaglia è vicina e il
segreto della ragazza non rimarrà tale a lungo.
Mulan, un’avventura epica sulle spalle di una ragazzina
Diretto da Niki
Caro, il film Disney sfrutta al massimo tutte le sue
potenzialità spettacolari. Corse a cavallo, combattimenti,
coreografie di lotte corpo a corpo o a suo di spade, ogni scena è
coreografata alla perfezione, traducendosi in un intrattenimento di
buon livello. Inoltre anche il lavoro sull’attualizzazione della
protagonista è fatto con grande intelligenza.
Ogni live action con protagonista
una principessa, nell’era post #MeToo, prevede che questo
personaggio sia sveglio, indipendente e coraggioso, forzando quanto
già di rivoluzionario c’era dentro i classici d’animazione. Cosa
fare quando il personaggio in questione lo è già? Mulan, sia
quella della leggenda che quella del cartone animato, è tutto
questo, ma la rilettura femminista della storia introduce degli
elementi fantasy per rafforzarne il senso.
Nella versione animata la I want song è Riflesso, quella in cui la
protagonista rivela le sue paure e i suoi desideri. Nel film, la
canzone viene rievocata solo da pochi accordi in sottofondo, mentre
la fanciulla guerriera capisce che per corrispondere davvero al suo
riflesso e quindi per realizzarsi, deve scendere in battaglia come
una donna, per abbracciare la sua vera natura e compiere il suo
destino. Una sfumatura sottile che però risulta epica e moderna
allo stesso tempo.
Molte delle polemiche che hanno
preceduto il film si sono concentrate
sull’assenza di Mushu, il draghetto che nel film consiglia e
aiuta Mulan a sopravvivere nell’accampamento. Il film sostituisce
il drago con una fenice, simbolo di rinascita. La scelta si rivela
estremamente adatta soprattutto perché il draghetto del film
d’animazione era il comic device, mentre in questo caso la linea
comica viene completamente sacrificata, per cui la presenza di un
uccello mitologico che aleggia rassicurante alle spalle della
protagonista a mo di guardiano è più che efficace e si sposa molto
bene con il tono del film.
Straordinaria anche Liu
Yifei, nei panni di Mulan, grande carisma ed innata
eleganza la rendono una protagonista perfetta per un blockbuster
che riesce ad intrattenere e divertire, soprattutto grazie alla
regia di Caro che non perde occasione per spingere
sull’acceleratore grazie ai mezzi che la Disney le ha messo a
disposizione.
Charles Dance è il
protagonista di The
Book of Vision, l’esordio al cinema di fiction di
Carlo Hintermann e presentato come titolo di
apertura alla 35° Settimana Internazionale della Critica, a Venezia
77. Ecco la nostra intervista.
Con The
Book of Vision, Carlo S.
Hintermann firma il suo primo lungometraggio e dirige
un cast internazionale che vanta nomi come Charles
Dance, attore inglese star della serie
TV Game of Thrones, Lotte
Verbeek, molto nota al mondo delle serie TV (The Black
List, Outlander, I Borgia), Sverrir
Gudnason protagonista di Borg
McEnroe, Isolda Dychauk (I
Borgia, Faust, TwoGirls) e Filippo
Nigro. Il film aprirà la 35° edizione della Settimana
Internazionale della Critica a Venezia il 3 settembre.
Nel trailer ufficiale del film,
co-prodotto con Entre Chien et Loup (Belgio) e Luminous Arts
Productions (UK) con Rai Cinema e il sostegno della Direzione
Generale Cinema e la Provincia di Trento, si possono cogliere le
atmosfere visionarie e le suggestive ambientazioni in location
straordinarie. Altissimo il valore artistico, estetico e produttivo
del film, che porta la firma di eccellenze del settore a partire
dal produttore esecutivo Terrence Malick.
Direttore della fotografia Joerg Widmer, tra
i più celebrati direttori della fotografia europei,
Scenografo David Crank, considerato uno dei
più talentuosi scenografi americani e
costumista Mariano Tufano, vincitore del
David di Donatello per i costumi
di Nuovomondo nel 2007.
Musiche Hanan Townshend in
collaborazione con Federico Pascucci.
L’artwork è stato realizzato
da Lorenzo Ceccotti, in
arte LRNZ, Conceptual Visual Designer del
film.
“Di questo lavoro ho provato a
cogliere e isolare la visione trascendente e immanente della
natura, che brulica fuori e dentro il corpo, sempre in mutamento
come l’anima. Per un artista visuale raccontare le storie senza
tempo è allo stesso tempo una grande sfida formale e di onestà, ma
anche un’opportunità rarissima. Non posso quindi che essere grato
per essere stato considerato all’altezza di presentare un’opera
tanto profonda, complessa e ricca.” LRNZ
SINOSSI
Eva (Lotte Verbeek), una giovane e
promettente dottoressa, abbandona la sua carriera per immergersi
nello studio della Storia della medicina e mettere in discussione
tutto: la propria natura, il proprio corpo, la propria malattia e
un destino che sembra segnato. Johan Anmuth (Charles Dance) è
un medico nella Prussia del Settecento, in bilico tra nuove spinte
razionaliste e antiche forme di animismo. Book of Vision è il
manoscritto capace di intrecciare le loro esistenze in un vortice
ininterrotto. Lontano dall’essere un testo scientifico, il libro
contiene le speranze, le paure e i sogni di più di 1800 pazienti:
il medico prussiano sapeva come ascoltarli e il loro spirito vaga
ancora tra le pagine, dove vita e morte fanno entrambe parte di un
unico flusso. La storia di Anmuth e dei suoi pazienti darà così a
Eva la forza per vivere appieno la propria vita, comprendendo che
niente si esaurisce nel proprio tempo.
Dopo una lunga carriera nel mondo
del cinema, tre documentari e un credits anche in The Tree
of Life di Terrence Malick come unità
italiana, Carlo Hintemann esordisce alla regia con
The Book of Vision, che realizza in
collaborazione con il co-regista di The Dark Side of The
Sun, Lorenzo
Ceccotti (LRNZ), in questa sede Conceptual Visual
Designer e autore del
suggestivo poster.
The Book of
Vision, la storia tra passato e presente
Il film, scelto come apertura della
35° Settimana Internazionale della Critica a
Venezia 77, racconta una “visione trascendente
e immanente della natura” che si infiltra nei corpi in
continuo mutamento e li fa dialogare con l’ambiente, con la natura
stessa. Questo dialogo continuo tra pieni e vuoti, natura e uomo,
passato e presente, si concretizza in primo luogo nella struttura
narrativa del film. La storia racconta di Eva (Lotte
Verbeek), una giovane e promettente dottoressa, che decide
di abbandonare la sua carriera per immergersi nello studio della
Storia della medicina e mettere in discussione tutto ciò in cui ha
sempre creduto: la propria natura, il proprio corpo, la propria
misteriosa malattia e un destino che sembra segnato.
Nelle sue ricerche, Eva si imbatte
nel Libro della Visione che la porta dentro le memorie di un medico
prussiano del Settecento, Johan Anmuth (Charles
Dance), un umanista della medicina che, a differenza dei
dottori moderni, pensava fosse importante prendersi cura del
paziente nella sua interezza di essere umano, non soltanto della
malattia con un approccio scientifico. Attraverso quelle parole,
Eva diventa Elizabeth, un nobildonna prussiana, in cura (e
segretamente innamorata e ricambiata) da Anmuth. La storia di
quello che sembra essere l’ultimo dei medici umanisti e di questa
affascinante e malinconica donna diventano una seconda vita per
Eva, una proiezione di sé nel passato, un ponte emozionale che le
fa vivere due vite in una e le permette di affrontare la sua
malattia e la sua condizione con uno stato d’animo più saldo e
sicuro.
Suggestioni per immagini
che mettono da parte la logica
L’andamento ondivago del racconto di
Hintermann, perso tra passato e presente, tra fantasia e realtà, si
presta principalmente ad una fruizione emotiva, perché se da una
parte lo sguardo è completamente rapito dalla totale bellezza
dell’immagine, dall’utilizzo della luce alla scelta di
posizionamento della camera che crea angoli e suggestioni insolite,
questa visione così alta e poetica si scontra con una apparente
incapacità di tenere il testo ancorato alle immagini, in cui la
struttura narrativa che si perde, per ritrovarsi soltanto nel
finale, lasciando però qualche vuoto, qualche nesso logico
pendente.
I volti degli interpreti, guidati
dall’affascinante Lotte Verbeek (Eva/Elizabeth) si
confondono tra passato e presente, dal momento che quasi tutti loro
interpretano due ruoli differenti nelle due linee temporali, e
questa doppia presenza, specialmente per Verbeek e per
Charles Dance, rafforza ancora di più la
suggestione di connessione universale tra i moderni scienziati che
cercano una verità andata perduta, e i vecchi “lettori” del creato,
esseri umani protesi ad ascoltare i messaggi che la Natura stessa è
in grado di comunicare loro. Soprattutto la parte della storia
ambientata nel passato si avvale di alcune invenzioni visive che
catturano l’immaginazione e la trascinano dentro al racconto, come
il misterioso “albero dei morti” che il fuoco dell’industria vuole
abbattere, o la foresta stessa che respira e comunica con chi
possiede l’indole propensa ad accoglierne le verità.
Il debito verso Malick
In The Book of
Vision, il libro della visione non è soltanto l’oggetto
fisico, ma è il film stesso che diventa impressione colma di spunti
filosofici che se da una parte non vengono del tutto affrontati o
approfonditi, sono comunque dettagli che rivendicano la loro
presenza e contribuiscono alla ricca e selvaggia confusione che
trasuda da ogni inquadratura. L’occhio di Hintermann è stato
sicuramente educato dalle sue collaborazioni prestigiose tanto che
in più di un’occasione si possono notare scelte che omaggiano
smaccatamente il cinema di Terrence Malick, che
qui compare come produttore esecutivo.
The Book of Vision
è un’opera che lascia interdetti sul piano narrativo, confondendo
lo spettatore con una resa da sceneggiatura che forse avrebbe
meritato maggiore attenzione, ma che allo stesso tempo riesce a
parlare allo spirito, alla pancia dello spettatore, attraverso la
bellezza luminosa delle immagini che lo compongono.
Il genere televisivo spy
thriller non conosce mai crisi. Il pubblico ama le avvincenti
storie di spionaggio ed essere partecipe di indagini sotto
copertura con finali al cardiopalma. Tuttavia, nonostante ci siano
un’infinità di serie tv di questo tipo, solo alcune riescono
davvero a fare breccia nel cuore dei telespettatori. Tra le più
appassionanti degli ultimi anni c’è sicuramente Homeland –
Caccia alla Spia, diventata una vera e propria serie
cult.
Ispirata alla famosa serie
israeliana Prisoners of War creata da
Gideon Raff, Homeland, creata da
Howard Gordon e Alex Gansa per
Showtime, racconta dell’agente della CIA, Carrie
Mathison, affetta da disturbo bipolare, alle prese una nuova
possibile minaccia per gli Stati Uniti.
Homeland cast e trama
Dopo otto ani di prigionia, il
sergente dei Marines, Nicholas Brody (Damian
Lewis), ritenuto scomparso in azione durante la guerra
in Iraq, viene invece liberato e fa ritorno a casa. Una volta
arrivato negli States, Brody viene accolto come un eroe nazionale,
un sopravvissuto che non si è mai piegato ai suoi aguzzini.
Ma mentre tutti acclamano il
ritorno dell’eroe, c’è chi non è convinto della veridicità della
sua storia. L’analista della CIA, Carrie Mathison (Claire
Danes), è l’unica a sospettare di Brody, credendo che
possa essere una vera minaccia per gli Stati Uniti. L’agente ha
infatti identificato Bordy come uno sconosciuto prigioniero di
guerra americano che poi si è convertito all’Islam ed è diventato
uno dei seguaci di al-Qaida.
Nonostante i suoi sospetti, Carrie
non è in grado di provare le sue teorie per mancanza di prove. Non
riuscendo però a mollare il caso, l’agente decide di coinvolgere i
suoi capi, chiedendo che Brody sia messo sotto stretta sorveglianza
per evitare e prevenire un nuovo attacco terroristico su suolo
americano. Carrie è convinta infatti che le prove della
colpevolezza di Brody siano nascoste nel suo garage dove l’ex
marine compie in segreto i suoi riti di preghiera. Non avendo
purtroppo telecamere nascoste nell’edificio, l’agente è costretta a
mollare la presa.
Mentre le indagini di Carrie
procedono a rilento, Brody invece diventa il volto pubblico delle
forze armate statunitensi; tra interviste e ospitate nei talk show,
l’ex marine è ormai l’uomo più amato d’America. La sua popolarità è
alle stelle e c’è chi addirittura pensa ci possa essere un futuro
per lui nel mondo politico.
Carrie dovrà fare ricorso a tutti i
suoi assi nella manica per smascherare Brody e arrivare finalmente
alla verità.
Homeland personaggi
La serie Homeland – Caccia
alla Spia, andata in onda dal 2013 al
2020 per ben 8 stagioni e 96
episodi, negli anni ha subito diversi stravolgimenti di
cast. Nonostante i protagonisti siano sempre gli stessi, ad ogni
stagione c’è un nuovo personaggio che fa la sua comparsa e che sarà
inevitabilmente al centro dell’azione.
Protagonista indiscussa della serie
è Carrie Mathison, interpretata da Claire
Danes, un’analista della CIA assegnata all’unita
Antiterrorismo. E’ una donna forte e determinata nonostante debba
affrontare la difficile realtà del suo disturbo bipolare, malattia
di cui anche il padre era affetto. A complicare la vita di Carrie
ci pensa l’ex marine Nicholas Brody (Damian
Lewis), rimasto prigioniero di al-Qaida per otto anni
e misteriosamente liberato dalle sue carceri.
Ma mentre la Mathison si affanna a
cercare le prove del coinvolgimento di Brody in attività
terroristiche, l’ex marine tenta di riprendere in mano la propria
vita. Dopo otto anni torna a casa ma scopre che sua moglie Jessica
Brody (Morena
Baccarin), dopo la sua presunta morte, ha iniziato una
relazione con Mike Faber (Diego
Klattenhoff), capitano dei Marines e migliore amico di
Brody. Insomma, nonostante tutta l’America ormai lo veda come un
eroe, Nicholas sente di aver perso tutto.
A guidare l’Antiterrorismo e le
indagini contro Abu Nazir (Navid Negahban), alto
membro di al-Qaida, è David Estes (David
Harewood), capo dell’agente Mathison. Ma uno dei
personaggi più importanti della serie e della vita di Carrie è
senza dubbio Saul Berenson (Mandy
Patinkin), capo della divisione Medio Oriente della
CIA, nonché suo amico e mentore.
In ognuna delle stagioni di
Homeland, la storia si fa sempre più intricata e i
personaggi continuano ad aumentare. Il lavoro della CIA si
interseca a quello della politica e alla fine è sempre più
difficile riconoscere i buoni dai cattivi.
Homeland 8: l’ultima
stagione?
Grazie al successo ottenuto dalla
sua sesta stagione, Homeland, nel 2016 è stata
rinnovata per altre due stagioni. L’ottava stagione, che sarebbe
stata poi l’ultima della serie, è andata in onda sul cane
Showtime dal 9 febbraio al 26 aprile 2020.
[SPOILER
ALERT]
In quest’ultima stagione vediamo
Carrie Mathison che cerca di riprendersi dallo
shock dei mesi di prigionia nei gulag russi. Nonostante fisicamente
l’agente CIA stia recuperando le forze, è la memoria a farle brutti
scherzi. I suoi ricordi sono confusi e frammentati e la donna si
trova ancora in un precario stato emotivo.
Nel frattempo Saul
Berenson è diventato consigliere della Sicurezza Nazionale
al servizio del Presidente Warner. Il suo obiettivo, nonché il più
importante dell’amministrazione Warner, è mettere fine alla guerra
in Afghanistan. Saul ha quindi il compito difficile di negoziare la
pace con i talebani ma per farlo ha bisogno dell’aiuto di Carrie e
dei suo contatti in Medio Oriente. La città di Kabul fa infatti
resistenza e, per difendersi dagli attacchi stranieri, crea
alleanze con pericolosi mercenari e signori della guerra.
Contro quindi il parere dei medici,
Saul convince Carrie a tornare in azione per aiutarlo nella sua
difficile missione, un’ultima volta.
Con l’ottava stupefacente stagione
di Homeland si chiude un cerchio. Carrie tornerà in azione e, tra
missioni sotto copertura, salti temporali e decisioni discutibili,
anche la sua lealtà verrà messa in discussione, come quella dell’ex
marine Nicholas Brody nella prima stagione.
Inoltre, molte delle questioni irrisolte delle stagioni precedenti
trovano una loro risoluzione negli ultimi episodi di
Homeland 8.
Homeland 9: il futuro della
serie
Con la messa in onda dell’ottava
stagione di Homeland e del suo finale ricco di
tensione, in molti si sono chiesti se gli autori non avessero in
mente una nuova stagione conclusiva. Il finale di Homeland
8 ha infatti lasciato tutti i fan della serie a bocca
aperta. Vediamo quindi nel dettaglio cos’è successo in quest’ultima
puntata, la 8×12 dal
titolo “Prigioni di Guerra”.
[SPOILER
ALERT]
Nel finale Carrie
sembra intenzionata a uccidere il suo mentore Saul
Berenson nel tentativo così di costringerlo a divulgare il
nome della sua fonte segreta, spingendo a sua volta
l’intelligence russa a consegnare un’importante prova che
avrebbe fermato una nuova guerra in Medio Oriente. Tuttavia, Saul
riconosce il bluff di Carrie e, prima che le possa mettere e mani
sulle informazioni, brucia la sua fonte.
A questo punto l’azione si sposta
in Russia due anni e mezzo più tardi. Carrie si è trasferita a
Mosca dove vive con il suo nuovo fidanzato, Yevgeny Gromov
(Costa Ronin), ex ufficiale delle forze armate
russe, e ha appena scritto un libro contro la CIA. Nonostante tutto
però, Carrie continua a lavorare per gli Stati Uniti, mandando
informazioni riservate a Saul, sostituendo di fatto il suo vecchio
informatore.
Questo intricato e ambiguo finale,
per i fan della serie nasconde la volontà da parte degli autori di
produrre una nuova stagione di Homeland. Tuttavia in una recente
intervista rilasciata a Entertainment
Weekly, Alex Gansa ha dichiarato di
non aver fatto piani per una nona stagione di Homeland.
“Come ha detto Howard (Gordon),
‘Mai dire mai!”. Siamo tutti contenti di come sia finita la serie.
Per adesso un nuovo capitolo non sembra necessario ma chi lo sa
cosa potrà accadere in futuro […] ma per adesso, sembra proprio la
fine”. [fonte: Entertainment
Weekly]
Homeland su Netflix
Tutte le stagioni di
Homeland – Caccia alla Spia, sono disponibili in
abbonamento sulla piattaforma streaming di Netflix.
Nei primi anni duemila molti
network hanno mandato in onda nuove serie tv dedicate al mondo teen
e che sono diventate dei cult della televisione. Stiamo parlando di
serie come Gilmore
Girls, Roswell,
Everwood, Veronica Mars,
One Tree Hill e ovviamente
Smallville.
Creata da Alfred
Gough e Miles Millar per il network della
CW, Smallville racconta dell’adolescenza di
Clark Kent e dell’inizio del mito di
Superman, uno degli
eroi più famosi dell’universo DC Comics.
Smallville cast e trama
Nella notte del 16 ottobre del 1989
una pioggia di meteoriti contenenti materiale radiattivo, la
kriptonite, si abbatte sul Kansas e sulla cittadina di
Smallville. Jonathan Kent (John Schneider) e sua
moglie Martha Kent (Annette
O’Toole), trovandosi poco distanti dal punto
dell’impatto, si avvicinano alla zona e scoprono un bambino vicino
a un’astronave. I coniugi quindi decidono di trarre in salvo il
piccolo, portandolo via con sé e crescendolo come fosse un
figlio.
Dodici anni più tardi, il piccolo
bambino alieno è ormai cresciuto e fa parte della famiglia. Clark
Kent (Tom
Welling) è un adolescente dal carattere buono e
paziente, sempre disposto ad aiutare gli altri, rispettoso e
coraggioso. Cosciente di aver dei poteri sovrumani ma non in grado
ancora di controllarli completamente, Clark tenta di stare fuori da
guai.
https://youtu.be/DoBFUuqQYyk
Tuttavia, c’è chi a scuola indaga
sulla pioggia di meteoriti del 1989 e sugli effetti del materiale
radioattivo dei frammenti ancora presenti sul suolo dell’impatto.
Una delle giornaliste più curiose e che vuole andare in fondo a
questa storia è Chloe Sullivan (Allison
Mack), migliore amica di Clark, una ragazza molto
intelligente e intraprendente con una terribile cotta per il
giovane Kent.
Secondo le indagini di Chloe, pare
ci siano dei ragazzi che, a causa delle fuoriuscite di materiale
radioattivo, abbiano subito delle mutazione genetiche e sviluppato
degli strani poteri. Ma se questo strano materiale, la
kryptonite, dona agli altri poteri straordinari e
pericolosi, a Clark causa non pochi problemi. Sembra infatti che il
ragazzo risponda in maniera opposta all’esposizione alla
kryptonite che gli causa forti dolori.
Smallville, Clark Kent e Lex
Luthor: la nascita di un’amicizia
Durante le sue indagini, Chloe,
affiancata da Clark e dall’amico Pete Ross (Sam Jones
III), finirà per mettersi nel guai, intralciando i piani
del malvagio miliardario Lionel Luthor (John
Glover), padre di Lex Luthor (Michael
Rosenbaum). A complicare ulteriormente le cose c’è la
nascita di una strana amicizia tra Lex e Clark, nata a seguito del
salvataggio del giovane miliardario da parte di Kent durante un
incidente stradale.
[SPOILER ALERT]
https://youtu.be/REsO0CTgZpA
Lex, distratto dal cellulare alla
guida della sua macchina sportiva, sbanda e finisce contro il
guard rail, investendo Clark e facendo finire entrambi nel
fiume. Kent, uscito illeso dall’impatto con l’auto, si tuffa e
porta in salto Lex, intrappolato nella sua macchina.
Nonostante Clark gli abbia salvato
la vita e i suoi ricordi siano confusi, Lex non riesce a non
pensare al momento dell’impatto e al fatto che il giovane Kent
fosse proprio sulla sua traiettoria. Come mai Clark è riuscito a
salvarsi nell’impatto? E come ha fatto da solo a tirarlo fuori
dalle macerie inabissate della sua macchina? Ci sono tante cose che
non tornano in quell’incidente e Lex è intenzionato a scoprire la
verità.
Grazie a quel salvataggio, tra Lex
e Clark comincia una strana amicizia, rapporto che nel corso del
tempo subirà alcune radicali trasformazioni. Mentre Clark, infatti,
sembra credere alla buona fede di Lex, il giovane miliardario
comincia a indagare alle sue spalle, prendendo informazioni sulla
sua vita. C’è qualcosa di misterioso in Clark che Lex non vede
l’ora di scoprire.
Smallville episodi: l’evoluzione
della serie nelle stagioni
Nel corso della prima stagione
impariamo a conoscere pian piano tutti i personaggi principali di
Smallville. In ogni puntata, Clark e compagni si
trovano alle prese con il cosiddetto “mostro della
settimana”, ovvero un essere umano che, colpito dalle
radiazioni della kryptonite, ha sviluppato degli strani poteri che
utilizza per i suoi loschi scopi.
Dopo lo strano incidente con Lex
Luthor, Clark capisce di avere poteri sovrumani che vanno ben oltre
la sua immaginazione, poteri che può utilizzare per aiutare gli
altri e la città a fermare questi criminali. Nonostante però le sue
intenzioni siano onorevoli, Clark tenta in tutti i modi di
nascondere i suoi poteri, cercando di conciliare la sua vita
d’adolescente con quella di ‘vigilante’
[SPOILER ALERT]
https://youtu.be/_0e4Im-5rfU
Ma se è vero che “da grandi
poteri derivano grandi responsabilità”, è vero anche che da
grandi poteri derivano un mucchio di scomode domande. Clark inizia
a prendere coscienza di sé e a controllare i suoi poteri ma i dubbi
sul suo passato sono ancora tanti. Nella prima stagione Kent
comincia a fare domande sulle sue origini aliene e sul suo arrivo
sulla Terra. Clark è infatti atterrato a Smallville durante la
tempesta di meteoriti, evento che ha provocato la morte dei
genitori di Lana Lang (Kristin
Kreuk), la ragazza di cui Clark è innamorato.
Dalla seconda stagione in poi,
insieme al cattivo della settimana, vengono introdotti anche alcuni
archi narratici un po’ più complessi e che riguardano personaggi
principali della serie o addirittura il passato di Clark. Sempre
nella seconda stagione, inoltre, viene introdotto il personaggio
del Dottor Virgil Swann (Christopher Reeve),
uno scienziato che collabora con Clark e che lo aiuterà a scoprire
tutti i tasselli mancanti delle sue origini aliene.
Le stagioni di Smallville
Ma se nella seconda stagione c’è
chi aiuta Clark a custodire il suo segreto e a recuperare la
memoria del suo passato perduto, nella terza stagione c’è chi farà
di tutto per remargli contro. E’ proprio da questo punto in poi che
i rapporti tra il giovane Kent e i Luthor si incrinano. Il malvagio
Lionel Luthor è sempre più vicino a scoprire il
segreto di Clark ed è intenzionato a servirsi dei poteri
kryptoniani per i suoi loschi scopi. Questo continuo tira e molla
tra Lionel e Clark, finirà col rovinare anche il già fragile
rapporto d’amicizia con Lex.
[SPOILER ALERT]
https://youtu.be/ky4nbXWTsjQ
Col passare del tempo, più Clark si
avvicina a scoprire la verità sul suo passato e più la sua vita è
in pericolo. Quando il suo padre biologico, Jor-El (Terence
Stamp, voce), si manifesta, alcuni dei nemici del suo
pianeta cominciano a minacciare la Terra. Nella quinta stagione
Clark combatte contro Brainiac (James
Marsters) , un malvagio androide che vuole liberare il
Generale Zod (Callum Blue), nemico di Jor-El,
dalla prigione della Zona Fantasma.
Una volta aperti i canali di
comunicazione tra la Terra e Krypton – pianeta alieno dov’è nato
Superman –, i personaggi umani e alieni cominciano sempre più di
frequente a interagire tra loro.
Iniziamo quindi a conoscere nuovi
personaggi appartenenti a entrambi i mondi come Lois Lane
(Erica Durance), cugina di Chloe, Kara Zor-El
(Laura
Vandervoort), cugina kryptoniana di Clark, il malvagio
Doomsday, alias Davis Bloom (Sam
Witwer) e Tess Mercer (Cassidy
Freeman), sorellastra di Lex Luthor.
Smallville stagione 10
Smallville è stata
una delle serie tv più longeve della tv americana, tanto da
arrivare a ben 10 stagioni e 217
episodi. Prodotta dal 2001 al 2011, la serie ha
appassionato milioni di spettatori in tutto il mondo, tenendoli
incollati al televisore per dieci anni. La decima
stagione, andata in onda sul canale della
CW dal 24 settembre 2010 al 13 maggio 2011, ha
segnato, purtroppo per i fan, la fine della serie.
A partire dalla quinta stagione,
gli autori di Smallville si sono concentrati maggiormente sullo
sviluppo del personaggio di Clark Kent e della sua trasformazione
da adolescente con poteri a vero supereroe. Nonostante la serie non
segua l’andamento narrativo classico dei fumetti di Superman, ad un
certo punto, durante le stagioni finali, il Clark Kent di
Smallville fa il suo ingresso ufficiale nel mondo della DC. Vengono
infatti introdotti alcuni dei supereroi e supercriminali storici
della DC Comics, come Oliver Queen/Arrow (Justin
Hartley), Kara Zor-El/Kara Kent/Supergirl (Laura
Vandervoort), il malvagio Darkseid e molti altri
ancora.
[SPOILER
ALERT]
In questa stagione Clark
Kent, aka Superman, dovrà combattere contro un nuovo
terribile nemico, Darkseid. Si tratta di
un alieno despota proveniente dall’apocalittico pianeta di
Apokolips da sempre attratto dalla Terra e desideroso di
impadronirsene. Malvagio oltre ogni immaginazione, Darkseid è anche
dotato di straordinari poteri persuasivi ed è in grado di entrare
nel corpo di un’altra persona e controllarne i pensieri e le
azioni.
Grazie alla possessione, in passato
Darkseid aveva tentato di sconfiggere Clark utilizzando persone
anche a lui vicine come Oliver Queen. Nella decima stagione,
l’alieno demoniaco stringe un patto con Lionel
Luthor; lui avrà la sua anima se riporterà in vita il
figlio Lex. Darkseid quindi resuscita Lex Luthor e
si impossessa del corpo di Lionel per affrontare e distruggere
Clark.
Smallville 11: il ritorno di Clark
Kent?
La fine di
Smallville aveva spezzato il cuore di tutti i fan
della serie che, fedeli, avevano seguito le avventure del giovane
Superman per ben dieci anni. Circa un anno fa, proprio gli stessi
fedelissimi seguaci di Tom
Welling, avevano lanciato una petizione online per
chiedere una nuova stagione di Smallville.
Nonostante la news della petizione
sia rimbalzata il giro per il web e sia stata firmata da tantissimi
fan, a frenare l’entusiasmo generale è stato lo stesso
protagonista. In un’intervista, infatti, l’attore aveva
dichiarato:
“Ci sono persone che vorrebbero
vedermi nuovamente nei panni di Superman… e ci sono persone a cui
non piacerebbe; a dire il vero nessuno mi ha effettivamente
proposto di farlo. Per cui non lo so, sarebbe un po’ strano. Non so
chi è Clark Kent oggi. Sarebbe sicuramente Superman…”
https://www.youtube.com/watch?v=xNnD4trB-RA
Ma se il progetto di
Smallville 11 è stato accantonato, i fan di
Tom
Welling e delle serie dell”universo DC hanno ricevuto,
tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, un grande sorpresa. Il
giovane Superman, ovvero il Clark Kent di Smallville, è apparso in
Crisis of
Infinite Earths, il sesto crossover di
Arrowverse, episodio che mette in comunicazione le
serie di Supergirl, Batwoman,
The Flash,
Arrow e
Legends of
Tomorrow.
Tom
Welling e Erica
Durance, nei panni di Clark Kent e
Lois Lane, sono comparsi nella seconda parte del
crossover quando Iris West-Allen, incontra la sua
controparte su Earth-38. In questo universo parallelo, Lois e Clark
hanno avuto un figlio e Superman non ha più poteri. Kent ha
rinunciato a fare l’eroe per poter vivere una vita normale insieme
alla sua famiglia.
Smallville streaming ita: dove
vedere la serie
Purtroppo al momento le stagioni di
Smallville non sono disponibili in Italia né sulla
piattaforma streaming di Netflix né su Amazon Prime Video. Tuttavia, le prime
quattro stagioni della serie sono disponibili in acquisto su
Rakuten o sul Microsoft
Store.
Sarà Blu Yoshimi
l’attrice con meno di trent’anni che inaugurerà il
ciclo di incontri di “Meno di Trenta alla Mostra”;
presente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia per accompagnare la presentazione di “Cigar au miel” di
Kamir Aïnouz, la giovane attrice è già stata candidata alla prima
edizione del premio “Meno di Trenta” per la categoria di Migliore
Attrice-Categoria Cinema” con il film “Likemeback” di Leonardo
Guerra Seragnoli.
Con il suo talento, impegno e
simpatia, Blu Yoshimi incarna a pieno lo spirito di questa
iniziativa: “Meno di Trenta” alla Mostra” è
infatti un’occasione per valorizzare i giovani protagonisti
dell’audiovisivo italiano presenti alla Mostra di Venezia.
L’appuntamento è oggi 3
settembre alle ore 18.00all’Italian Pavilion, allestito all’interno
dell’Hotel Excelsior.
Gli incontri, condotti dai
giornalisti Cristiana Paternò (Cinecittà News.it) e Stefano Amadio (Cineitaliano.info), si svolgeranno
dal 3 al 10 settembre e verranno trasmessi
in diretta streaming sul sito www.italianpavilion.it.
L’accesso allo spazio Italian
Pavilion è regolato dalle norme anti-covid: accesso a numero
chiuso, controllo della temperatura, tracciabilità, mascherine e
igienizzazione delle mani.
BLU YOSHIMI
Blu Yoshimi , classe 1997. Lavora
come attrice per il cinema, televisione e teatro dal 2001. Debutta
al cinema nel 2008 a fianco di Nanni Moretti nel film “Caos Calmo”,
poi protagonista di “Piuma”, “Likemeback” e prossimamente di un
film italo-argentino. Nel 2019 ha fatto parte della giuria per i
cortometraggi di “Alice Nella Citta’”, sezione legata alla Festa
del Cinema di Roma e poi ha ricoperto un ruolo sul set opera prima
di Kamir Ainouz, nel film “Cigare Au Miel”. Ha iniziato a studiare
recitazione all’eta’ di 9 anni con compagnie teatrali, a 11 con
membri dell’actors’ studio quali Doris Hicks, Michael Margotta,
Jack Waltzer, Cloe Xaufflaire, Lidia Vitale e Mary Setrakian per il
canto.
Segue la filosofia e il lavoro di
scuole internazionali quali il Susan Batson Studio di New York e
Estudio Coraza di Madrid. Nel frattempo continua i suoi studi
universitari al Dams sviluppando uno studio approfondito sulla
scrittura cinematografica che sta mandando avanti nella creazione
di soggetti di serie, cortometraggi e due lungometraggi. Puntando
ad un mondo migliore usa la sua immagine supportando e promuovendo
cause sociali come nel caso del FAI e Every Child Is My Child.
È stato diffuso un nuovo trailer
ufficiale italiano di No Time
to Die, il prossimo film dedicato al franchise di
James
Bond che vedrà protagonista Daniel Craig.
SINOSSI di No time to
Die
In No Time To
Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo
essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene
però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico
ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per
liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più
insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso
villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.
Il MCU è pieno zeppo di
personaggi memorabili, anche se i personaggi principali del
franchise possono variare da film a film. Tuttavia, almeno fino ad
oggi, i personaggi principali sono stati sicuramente i Vendicatori
e Thanos. Nuovi personaggi come Black Panther e Captain
Marvel diventeranno certamente
personaggi ancora più centrali, ora che
Iron Man e
Captain America non ci sono più. Tuttavia, c’è anche un altro
gruppo di personaggi che opera più nell’ombra ma che contribuisce
ugualmente a avanti la storia. Parte del motivo per cui il MCU ha avuto così tanto
successo è che anche molti dei personaggi secondari dinamici e
interessanti. In effetti, come portato alla luce da
Screen Rant, molti di questi personaggi meritano più
attenzione, perché spesso ampiamente (e ingiustamente)
sottovalutati.
1Shuri
In
Black
Panther, Shuri è uno dei principali membri del cast, ma è
apparsa a malapena negli ultimi due film degli Avengers. Si spera
che questo cambierà nei film futuri e non solo in Black Panther
2.
La
sua energia vitale, il suo senso dello stile, il suo ironico senso
dell’umorismo e il fatto che sia la persona più intelligente del
MCU, la rendono un personaggio molto affascinante, che merita
assolutamente di essere approfondito in futuro.
Anche Letitia
Wright ha condiviso il suo tributo a Chadwick
Boseman, a ormaicinque giorni dall’annuncio della
sua prematura morte a causa di un cancro al colon. L’attrice,
che in Black Panther interpreta Shuri, la geniale
sorella minore di T’Challa, ha condiviso un video molto toccante,
in cui parla del suo dolore di sorella per la perdita di un
fratello.
Ecco di seguito il video:
https://www.instagram.com/p/CEnRJPMBPT6/
Al di là della bellezza e
delicatezza di questo ricordo, Wright potrebbe essere al centro di
un rinnovato interesse per i Marvel Studios, visto che potrebbe
essere proprio lei ad occupare il posto lasciato vuoto da Boseman.
Di fronte al rifiuto di scegliere un nuovo attore per il ruolo, lo
Studio potrebbe infatti rivolgersi proprio a Letitia/Shuri, visto
che nei fumetti è lei che ad un certo punto assume il ruolo di
Regina del Wakanda e Black Panther del suo popolo.
Al momento possiamo immaginare che
la produzione del sequel di Black Panther sia
stata messa completamente in fermo, con un lavoro di riscrittura
che sarà necessario alla luce delle tristi novità.
Dwayne Johnson è soltanto l’ultima star di Hollywood
in ordine di tempo a cui è stato diagnosticato il COVID-19.
Tom Hanks e Rita Wilson sono
state le prime celebrità a risultare positive al virus. Anche se
all’epoca non erano negli Stati Uniti, il virus era già in agguato
a Hollywood. Idris Elba è stata la star successiva a
risultare positiva, e con il passare del tempo il numero di casi è
aumentato, con tantissime altre star (tra cui anche Bryan Cranston) risultate tutti positivi al
virus.
The Rock ha iniziato la sua carriera
come star della WWE ed in poco tempo è diventato uno degli attori
più richiesti di Hollywood. Ha preso parte alla longeva saga di
Fast and Furious, ha doppiato Maui nel classico Disney
Oceania ed è stato protagonista del riavvio del franchise
di Jumanji. Tra i prossimi progetti dell’attore figurano
anche l’attesissimo Black
Adam, cinecomic DC in arrivo al cinema il prossimo
anno, e l’action thriller Red Notice in cui reciterà al
fianco di Ryan Reynolds e Gal
Gadot.
Dwayne Johnson ha annunciato la sua diagnosi di
COVID-19 attraverso un post su Instagram.
Ha filmato un video di 11 minuti in cui spiega che lui, sua moglie
e le sue due figlie sono risultati positivi al virus un paio di
settimane fa. Ha rivelato che, sebbene sia stato uno dei momenti
più difficili che abbia mai dovuto affrontare, adesso lui e tutta
la sua famiglia si sono completamente ripresi. Mentre lui e sua
moglie presentavano sintomi gravi, le sue due figlie avevano solo
una leggera tosse. L’attore ha spiegato di aver contratto il virus
da alcuni amici di famiglia e ha ricordato ai fan di restare
vigili, poiché il virus è ancora in circolazione.
I fan hanno naturalmente mostrato
tutto il loro sostegno attraverso i commenti. Il video ha raggiunto
oltre 1,3 milioni di visualizzazioni e non c’è da stupirsi,
considerato che The Rock è una celebrità amata non solo per il suo
lavoro ma anche, e soprattutto, per la sua personalità. Per vedere
il video, cliccate sull’immagine di seguito:
Dal 4 settembre The Boys
2 sarà disponibile su Amazon Prime Video con i primi tre
episodi della seconda stagione di The
Boys e con i restanti cinque distribuiti uno a
settimana, ogni venerdì. Si tratta di un appuntamento temuto e
atteso dai fan di Butcher e di Patriota, che tornano a capeggiare
le rispettive fazioni, facendo i conti con un profondo
cambiamento.
Perché se al primo giro era stata
una vera scoperta, travolgente, scorretta, violenta e volgare, al
secondo giro Eric Kripke non fa sconti e alza
l’asticella, regalandoci innanzitutto una serie di dinamiche nuove,
approfondite, che non si adeguano assolutamente a quanto già visto
(ma lo elevano) e in secondo luogo approfondisce, modifica, fa
crescere i personaggi che già conoscevamo, inserendoli in
situazioni nuove, soprattutto alla luce dei fatti visti in chiusura
del primo ciclo.
The Boys 2, decostruzione di due leader
La serie si apre sul funerale di
Translucent, che era stato brutalmente ucciso dai Boys e che gli
aveva messo contro i Sette. Patriota dal canto suo cerca di
prendere il comando della Vought, tentando di occupare il vuoto
lasciato da Madelyn. Tuttavia si troverà a confrontarsi con due
personaggi nuovi davvero difficili da fronteggiare: da una parte il
minaccioso Stan Edgar, amministratore delegato dell’azienda che lo
tiene per il guinzaglio e gli ricorda il suo ruolo di puro oggetto
di marketing all’interno dell’organizzazione; dall’altra arriva nel
gruppo, a sostituire Translucent, Stormfront, sfrontata,
irriverente e affascinante nuova “eroina” che gli renderà la vita
complicata.
Per quanto riguarda Butcher, a
inizio serie viene creduto disperso, ma non tarda a riprendere il
suo posto trai Boys, che nel frattempo si erano dati alla
clandestinità. Tuttavia la sua scoperta che la moglie è ancora viva
e il conseguente venir meno della sua motivazione principale di
odio nei confronti dei Sette, lo spinge a ridimensionare anche il
suo atteggiamento, diventando leggermente più ragionevole e
riflessivo, senza però perdere un briciolo della sua sanguinosa
violenza. In questo processo gli viene in soccorso Hughie, che
nella prima stagione era stato un protagonista vittima degli
eventi, maldestro e forse un po’ fuori posto. Adesso, il giovane si
impegnerà ad occupare con “onore” il suo posto nei Boys, scalando
anche le vette del comando e diventando un pari di Butcher, quando
in precedenza ne era stato una sorta di allievo.
Il politicamente scorretto come impegno… politico
La serie a fumetti di Garth
Ennis e Darick Robertson trova
un suo secondo adattamento, un seguito naturale alla prima stagione
di grande successo di The
Boys, un proseguimento più grande, più maturo, più
approfondito, ma anche più violento, scorretto, sgradevole, senza
la minima traccia di eroismo, politicamente scorretto, non solo per
ciò che mostra, ma anche perché in un’epoca di timore e di
grandissima (a volte eccessiva) attenzione a ciò che si racconta e
si dice, The Boys 2, più che mai, non fa sconti e
mette su piazza tutti gli argomenti di maggiore attualità sociale e
politica, sbattendo in faccia allo spettatore razzismo, sessismo,
violenza, nazionalismo.
Questo fa di The Boys
2 non solo una serie politicamente scorretta, ma una serie
politica, civile e tutt’altro che poco attenta o superficiale. La
serie di Kripke ci mostra il mondo come potrebbe essere se
smettessimo di tentare di combattere tutto ciò che crediamo
sbagliato, ci mostra l’apologia, portata all’estremo, di vizi
sistemici della nostra società, che esistono e che poco a poco si
cerca di sradicare. E insieme a questo importantissimo valore
sociale, la serie è anche intrattenimento puro, ma solo per i forti
di stomaco.
Il tour promozionale di Tenet si sta rivelando l’occasione perfetta
per la stampa di provare a carpire quante più dichiarazioni
possibili sugli argomenti più svariati da parte di Christopher Nolan. Dopo aver discusso del suo
futuro con i cinecomics, adesso il regista ha commentato anche
la scelta di Robert Pattinson come protagonista
di The
Batman, essendo l’attore tra i membri del cast del suo
ultimo film e avendo Nolan, in passato, diretto un’intera trilogia
dedicata al Cavaliere Oscuro.
Intervistato da
Entertainment Tonight, Christopher Nolan si è detto entusiasta del
lavoro sicuramente straordinario che Pattinson farà come nuovo
Crociato di Gotham, parlando di come le varie iterazioni sul grande
schermo contribuiscano a mantere sempre viva la natura del
personaggio: “Una delle prime cose che ho imparato quando andai
a parlare con la DC Comics prima di Batman Begins è che il
personaggio di Bruce Wayne prospera proprio grazie alle varie
riletture. Ogni generazione dà vita alla sua versione di Batman ed
è questo che permette di mantenere sempre vivo e aggiornato il suo
mito e la sua leggenda.”
Parlando invece del casting di
Robert Pattinson, Nolan ha spiegato che fin da
subito, quindi prima ancora di vedere le prime immagini ufficiali
del film di Matt
Reeves, sapeva che l’attore avrebbe dato vita ad una
nuova interessante iterazione del personaggio. Come faceva a
saperlo? Gli è bastato lavorare con lui sul set di
Tenet: “Avendo lavorato con Robert posso dire con assoluta
certezza che può fare qualsiasi cosa si metta in testa di fare. Non
potrei essere più eccitato di così nello scoprire cosa farà con
Batman.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Natalie Portman è arrivata in Australia,
presumibilmente per iniziare a girare Thor: Love
and Thunder. L’attrice premio Oscar ha fatto il suo
debutto nel MCU nel 2011 con il primo Thor
diretto da Kenneth Branagh, per poi tornare nei panni di Jane
Foster in Thor: the Dark World del 2013. Il personaggio è stato
poi assente in Thor: Ragnarok del 2017 (nonostante sia poi apparso
brevemente in Avengers:
Endgame del 2019).
Adesso, la Portman tornerà
nell’universo del Dio del Tuono, anche se in un ruolo molto
diverso, poiché in Love and
Thunder il suo personaggio diventerà ufficialmente Mighty
Thor. L’idea che Jane diventasse il nuovo Thor è presa direttamente
dai fumetti, dove il personaggio si ammalò di cancro e ricevette
assistenza da Asgard, dimostrandosi degna di brandire il Mjolnir.
In uno dei più grandi plot twist dei fumetti, ogni volta che Jane
prendeva in mano il martello e si trasformava in Thor, i suoi
trattamenti contro il cancro venivano invertiti, aggiungendo un
pesante elemento di conflitto alla sua situazione.
Il ruolo di Portman come nuovo Thor
in Love and
Thunder è stato ufficializzato nel 2019, ma da allora non
ci sono stati grandi aggiornamenti in merito alla trama del film.
Adesso, però, il
Daily Mail riferisce che l’attrice premio Oscar è arrivata con
la sua famiglia in Australia, e pare che sia proprio per iniziare a
lavorare sul film, anche se al momento non esiste ancora nessuna
conferma in merito, né sappiamo quando le riprese inizieranno
ufficialmente.
In Thor: Love and Thunder si
parlerà anche della malattia di Jane Foster?
Ad oggi non sappiamo se
Love and Thunder
affronterà apertamente il tema del cancro al seno di Jane Foster,
come accaduto nei fumetti. Tempo fa, in merito alla questione,
Taika Waititi aveva dichiarato: “Non lo
sappiamo. Quell’arco narrativo nei fumetti è stato di grande
ispirazione e ha influenzato le prime bozze della sceneggiatura. Ma
alla Marvel, cambiamo sempre tutto. Potrei dire una cosa adesso, e
tra due anni sarebbe completamente l’opposto, addirittura quella
cosa potrebbe non esistere più. Continuiamo a scrivere anche
in fase di post-produzione.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il
Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è
fissata invece al 11 febbraio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Denis
Villeneuve, il regista del prossimo adattamento
cinematografico di Dune,
ha ammesso di non essere totalmente soddisfatto della versione
realizzata da David
Lynch nel 1984. Prima che venisse confermata la nuova
trasposizione del celebre romanzo sci-fi di Frank
Herbert, il film di Lynch è stato per più di trent’anni
l’unico adattamento destinato al grande schermo di quell’opera.
In molti ricorderanno che la
produzione della versione di Lynch fu particolarmente travagliata,
e che il film venne non solo stroncato dalla critica ma accolto
negativamente anche dal pubblico. Di recente
lo stesso Lynch ha ammesso di non ricordare con particolare
affetto il suo adattamento. Nel 2000 il romanzo è stato adattato
per il piccolo schermo (la miniserie Dune –
Il destino dell’universo), ma da allora nessuno ha più cercato
di destreggiarsi con il complicato materiale originale partorito
dalla mente di Herbert.
Per anni molti si sono chiesti se il
romanzo originale non fosse semplicemente “infilmabile”, fino a
quando non è stato confermato che Denis
Villeneuve, regista di Sicario, Arrival e
Blade Runner
2049, avrebbe diretto un nuovo adattamento della colossale
opera fantascientifica. In una recente intervista con
Empire, è stato proprio il regista ha spiegare perché ha
accettato di dirigere la nuova traspozione.
Nel corso dell’intervista,
Villeneuve ha ammesso di non essere totalmente soddisfatto del modo
in cui Lynch ha interpretato la storia, nonostante sia un
grandissimo fan del regista: “Sono un grande fan di David
Lynch. È un maestro. Quando ho visto il suo Dune ricordo
l’eccitazione e la gioia, ma la sua visione… devo ammettere che ci
sono parti che amo e altri elementi che non mi fanno sentire
propriamente a mio agio. Diciamo che non sono mai stato totalmente
soddisfatto da quel film. Ecco perché ho sempre pensato tra me e
me: ‘C’è bisogno di un altro film basato su quel film… c’è bisogno
di una sensibilità diversa’.”
Dune e i vari tentativi di portare
il romanzo al cinema nel corso degli anni
Considerando quanto
sia amato e al tempo stesso intricato il romanzo originale di
Herbert, è facile capire perché Lynch e diversi altri registi nel
corso degli anni non siano mai riusciti a trasformare l’esperienza
sul grande schermo in qualcosa di davvero soddisfacente. In
effetti, il divario lungo circa 36 anni tra l’adattamento di
David
Lynch e il nuovo riavvio di Denis
Villeneuve in arrivo a Dicembre è pieno di storie di
personalità del mondo di Hollywood che non sono mai riuscite a
catturare davvero l’essenza del romanzo. Sarà riuscito nell’ardua
impresa Villeneuve? Purtroppo, lo scopriremo soltanto una volta che
il film verrà distribuito al cinema…
Ecco la nostra intervista a
Luigi Lo Cascio, protagonista di
Lacci, il nuovo film di Daniele
Luchetti, presentato in apertura alla settantasettesima
edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia. Con lui, nel film, ci sono protagonisti
Alba Rohrwacher, Laura
Morante,
Silvio Orlando,
Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda
Caridi.
Lacci, il
film
Napoli, primi
anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo
si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono
ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed
infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una
scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli
innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo
di Domenico Starnone, per il “New York Times”
uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film
di Daniele Luchetti.
Lacci sarà proiettato mercoledì2
settembre, nella Sala
Grande del Palazzo del
Cinema al Lidodi
Venezia, nella serata di apertura della 77.
Mostra. Prodotto da IBC
Movie con Rai
Cinema, Lacci è
scritto da Domenico
Starnone, Francesco
Piccolo e Daniele Luchetti.
Daniele Luchetti
nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da
regista, Domani accadrà (1988), che vince il
David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il
successivo Il portaborse (1991) è il suo primo
grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al
festival di Cannes e vince il David di
Donatello per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore
protagonista. Successivamente dirige La
scuola (1995), I piccoli
maestri (1998) e Mio fratello è figlio
unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo Scamarcio, che viene
presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard e si aggiudica
5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes nel 2010, questa
volta in concorso, con il film La nostra
vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si
aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il
film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il
miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti
di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.
Il regista e sceneggiatore Christopher Nolan, attualmente nelle nostre
sale con la sua ultima fatica
Tenet, ha confermato che la sua esperienza con i film di
supereroi si è ufficialmente conclusa. Dopo i due Batman diretti
negli anni ’90 da Joel Schumacher,
Batman Begins di Nolan ha non solo riavviato le
avventure del Crociato di Gotham sul grande schermo, ma in larga
parte anche rivoluzionato il genere supereroistico al cinema.
Ancorando il personaggio di Bruce
Wayne alla realtà, Nolan ha indubbiamente contribuito ad inaugurare
l’era moderna dei cinecomics, facendo in qualche modo da pioniere
rispetto a tutto ciò che è poi arrivato dopo. Il cavaliere oscuro è ancora oggi considerato
uno dei più grandi film tratti dai fumetti di tutti i tempi, anche
se dopo la fine della sua trilogia dedicata all’iconico personaggio
DC, il regista britannico non è mai più stato coinvolto in alcun
progetto legato all’universo dei fumetti (fatta eccezione per
L’uomo d’acciaio di Zack Snyder,
dove figura in quanto autore del soggetto).
In una recente intervista con
Geeks of Color, Christopher Nolan e John David Washington hanno discusso
dell’ultimo sconvolgente film del regista,
Tenet. Verso la fine dell’intervista, a Washington è stato
chiesto un commento in merito al fatto che molti fan vorrebbero
vederlo nei panni di Lanterna Verde e se fosse
effettivamente disponibile ad universi al DCEU. A quel punto
Washington si è girato verso Nolan e ha esclamato: “Chiedetelo
a lui”, ipotizzando un possibile film sul personaggio diretto
proprio dal regista, che si è limitato a rispondere così alla
provocazione dell’attore: “Credo che i miei giorni con la DC
siano finiti. Tuttavia, John sarebbe una scelta davvero
eccellente.”
HBO Max sta attualmente sviluppando
una serie tv dedicata a Lanterna Verde, mentre alla Warner Bros.
dovrebbe essere ancora in cantiere un film dedicato al Corpo delle
Lanterne Verdi. Entrambi i progetti mirano a rilanciare il
franchise dopo che il film di Ryan Reynolds del 2011 è stato stroncato sia
dai fan che dalla critica. Anche se i personaggi del film e della
serie non sono ancora essere scelti, Washington potrebbe davvero
essere una scelta interessante per un eroe come John Stewart.
Nonostante la sua carriera sia
ancora agli inizi, John David Washington ha già dimostrato di
essere un attore di grande talento grazie al suo ruolo nella serie
Ballers e nel film BlacKkKlansman di Spike Lee, grazie al quale
ha anche ricevuto una nomination ai Golden Globes.
Considerato uno dei registi più
influenti della sua generazione, Quentin Tarantino
ha contribuito in modo inequivocabile a ridefinire il cinema degli
ultimi tre decenni, pur avendo diretto soltanto nove lungometraggi.
Con le sue opere ha portato all’ennesima potenza il postmodernismo,
dando vita a nuovi linguaggi e tecniche oggi di estrema
popolarità.
I dialoghi iperrealistici, la
violenza eccessiva, la non linearità della narrazione e il
citazionismo sono tra i suoi principali marchi di fabbrica. Il
tutto condito da quell’estetica pulp che da sempre contraddistingue
il suo cinema. Ogni suo nuovo film è atteso come un vero e proprio
evento, che non manca di dividere critica e pubblico, ma suscitando
sempre e comunque emozioni forti.
9. È solito comparire in
dei cameo nei suoi film. Tarantino è noto anche per
compiere dei cameo da attore all’interno dei suoi film. Ciò avviene
sin dal suo primissimo titolo, Le iene, dove ricopre il
ruolo di Mr. Brown, uno dei membri della banda criminale destinato
a fare una brutta fine. Il suo cameo più noto è però quello di
Jimmie Dimmick in Pulp Fiction, il quale si lancia in un
divertente monologo che lascia trasparire tutte le nevrosi del
personaggio. Celebre è anche la sua breve apparizione in Django
Unchained, dove viene letteralmente fatto esplodere dal
protagonista. Infine, in Bastardi senza gloria appare come
uno dei nazisti a cui i protagonisti hanno fatto lo scalpo.
8. Ha vinto due premi
Oscar. Tarantino è unanimemente apprezzato per le sue
sceneggiature, da sempre caratterizzate da una scrittura brillante,
dialoghi complessi e un’originale reinvenzione dei generi. Non
sorprende dunque che egli abbia vinto ben due Oscar per la miglior
sceneggiatura originale, rispettivamente per Pulp Fiction
e Django Unchained. Tarantino vanta poi altre due
nomination nella medesima categoria, per Bastardi senza
gloria e C’era una volta a…
Hollywood, tre candidature come miglior regista e una per
il miglior film.
Quentin Tarantino dirige Pulp
Fiction
7. Rifiutò grandi progetti
per poter lavorare al film. In seguito al successo di
Le iene, Tarantino era diventato una vera e propria
celebrità. Ogni produttore voleva lavorare con lui, e in diversi
gli offrirono la regia di titoli poi divenuti grandi successi. Tra
questi, Tarantino avrebbe potuto dirigere Speed e Man
in Black. Egli, tuttavia, non riteneva affini a sé tali storie
e preferì ritirarsi ad Amsterdam per poter lavorare in pace ad una
sua sceneggiatura originale. In breve, diede vita a Pulp
Fiction. Tale film gli portò ancor più fortuna del primo, e lo
consacrò come uno dei registi più affermati e talentuosi della
scena indipendente americana.
6. Cercò in tutti i modi di
convincere Uma Thurman a recitare nel film. Per il ruolo
di Mia Wallace, tra i più importanti del film, Tarantino aveva in
cima alla sua lista delle preferenze l’attrice Uma
Thurman. Questa, tuttavia, inizialmente rifiutò il ruolo,
non convinta del progetto. Disperato, Tarantino la contattò
telefonicamente, leggendole personalmente l’intera sceneggiatura.
L’attrice, a quel punto, si convinse della qualità del progetto, e
finì con l’accettare la parte. Questa si rivelò poi una delle sue
interpretazioni più famose e universalmente acclamate.
Quentin Tarantino: chi è sua
moglie
5. Ha sposato una
cantante. Da sempre molto riservato riguardo la propria
vita sentimentale, Tarantino ha tuttavia annunciato, nel giugno del
2017, il proprio fidanzamento ufficiale con la cantante israeliana
Daniella Pick. I due si erano conosciuti nel 2009, quando il
regista si trovava in Israele per promuovere il suo nuovo film,
Bastardi senza gloria. La coppia giunge poi al matrimonio
nel novembre del 2018, con una cerimonia ebraica. Pochi mesi dopo,
nell’agosto del 2019, hanno invece annunciato di aspettare il loro
primo figlio, Leo, nato poi il 22 febbraio del 2020. Attualmente la
coppia risiede a Tel Aviv, in Israele.
Quentin Tarantino è su
Instagram?
4. Non possiede un profilo
social. Negli anni Tarantino ha più volte dichiarato di
non essere un grande fan dei social network e simili, confermando
di non possedere alcun account di questo tipo. Su Instagram,
tuttavia, è possibile trovare diverse fan page dedicate a lui e al
suo cinema. La più popolare di queste è seguita da ben 559 mila
persone, e tra gli oltre 554 post è possibile ritrovare sia
immagini o video tratti dai suoi film, come anche retroscena,
curiosità, immagini dal set o ancora di eventi di gala a cui
Tarantino ha personalmente preso parte.
Quentin Tarantino: il suo
patrimonio
3. Possiede un ricco
patrimonio. Nonostante abbia diretto soltanto nove film,
la popolarità di Tarantino è talmente tanta che ha permesso a
questi di diventare dei grandissimi successi di botteghino. Occorre
però calcolare che egli non si è limitato a tale attività,
occupandosi anche di scrivere sceneggiature per film diretti da
altri, come anche di produrre opere di alcuni suoi amici registi.
La sua grande influenza nell’industria lo ha così portato anno dopo
anno a maturare un patrimonio sempre più consistente. Oggi questo è
stimato intorno alla cifra di 120 milioni di dollari.
Quentin Tarantino: ha origini
italiane
2. È da sempre molto legato
all’Italia. Tarantino è noto anche per il suo grande
apprezzamento nei confronti del cinema italiano degli anni
Sessanta, Settanta e Ottanta, e ha indicato gli autori
Sergio Leone, Mario Bava e
Lucio Fulci come suoi grandi idoli e fonti di
ispirazione. Molti dei suoi film dimostrano infatti un grande
debito nei confronti di questi e altri celebri registi del Bel
Paese. Egli stesso, inoltre, vanta delle origini italiane. Suo
padre Tony, infatti, era figlio di immigrati, i quali provenivano
dalla Campania, e più precisamente da Portici e Castellammare di
Stabia.
Quentin Tarantino: età e
altezza
1. Quentin Tarantino è nato
a Knoxville, nel Tennessee, Stati Uniti, il 27 marzo del
1963. Il regista è alto complessivamente 185 centimetri.
Icona della commedia sexy
all’italiana, l’attrice Gloria Guida ha
conquistato il cuore degli italiani nel corso di tutti gli anni
Settanta, ottenendo un notevole successo anche all’estero. Grazie
alla sua bellezza, alla sua spontaneità e alle sue buone capacità
recitative è entrata a far parte dell’immaginario collettivo,
distinguendosi in particolare per il ruolo della liceale.
Ecco 10 cose che non sai di
Gloria Guida.
2Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Gloria Guida e Johnny Dorelli
5. È sposata con il noto cantante e
attore. Grazie allo spettacolo teatrale Accendiamo la
lampada, del 1979, la Guida ha modo di conoscere il noto
attore e cantante Johnny Dorelli, con il quale
intraprende una lunga relazione. Dal loro amore nascerà poi la
figlia Guendalina, per la quale la Guida deciderà di abbandonare le
scene e dedicarsi alla famiglia. La coppia, infine, si sposerà
ufficialmente soltanto nel 1991. Nel corso degli anni, hanno sempre
mantenuto un velo di riservatezza sulla loro vita privata, evitando
l’ingresso indesiderato del gossip in essa.
4. Hanno recitato insieme in alcuni
film. Dopo essersi conosciuti sul palcoscenico di un
teatro, i due hanno poi avuto modo di recitare insieme nel film
Bollenti spiriti, del 1981, dove recitano nel ruolo di due
eredi di uno stesso castello, trovandosi così a doverlo condividere
malvolentieri. Il secondo titolo è invece Sesso e
volentieri, basato su diversi episodi dove i due attori
interpretano vari personaggi. La coppia ha infine avuto l’occasione
di ritrovarsi anche sul set della miniserie Festa di
Capodanno, uno degli ultimi titoli in cui ha recitato
l’attrice.
Gloria Guida è su Instagram
3. Ha un account personale.
L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo
seguito da 26,5 mila persone. All’interno di questo, con un totale
di oltre 900 post, la Guida è solita condividere numerose immagini
relative alla propria quotidianità, tra curiosità e momenti di
svago. Non mancano poi anche post relativi ai suoi nuovi lavori in
televisione, come anche ricordi della sua passata carriera da
attrice degli anni Settanta. Variegato e colorato, l’attrice ha
sempre dimostrato una grande attenzione al proprio profilo,
mantenendolo continuamente aggiornato.
Gloria Guida: oggi
2. È una conduttrice. A
partire dal decennio appena trascorso la Guida è tornata ad essere
un volto popolare della televisione italiana, prendendo da prima
parte a programmi come Io canto, Lasciami cantare!, e
Tale e quale show, dove ha avuto modo di impersonare le
cantanti Patty Pravo, Raffaella Carrà, Arisa e Noemi. In seguito,
ha collaborato come inviata per il programma Verissimo,
mentre dal 2018 al 2019 ha condotto Le ragazze, dove si
proponevano eventi della storia italiana raccontati attraverso il
punto di vista di donne diverse per estrazione sociale e
culturale.
Gloria Guida: età e altezza
1. Gloria Guida è nata a
Merano, in Trentino-Alto Adige, Italia, il 19 novembre
1955. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è stato preso di mira
dai fan per molte ragioni diverse, ma il modo in cui il film ha
trattato personaggi come Finn (John
Boyega) e Rose (Kelly
Marie Tran) è stato sicuramente al centro delle
polemiche più accese. In molti hanno lamentato il modo in cui
l’arco narrativo di Finn si sia concluso, mentre per quanto
riguarda Rose, il suo ruolo è stato relegato ad un vero e proprio
cameo rispetto all’episodio precedente, forse in risposta ad alcuni
fan della saga che non avevano mostrato particolare interesse per
il personaggio.
Adesso, in una lunga intervista a
cuore aperto con
GQ, John Boyega ha difeso il regista
J.J. Abrams, ma ha riconosciuto che il suo personaggio
è stato messo da parte nonostante sia sempre stato considerato una
parte fondamentale del franchise: “Dovete lasciare in pace il
mio amico”, ha dichiarato l’attore riferendosi al regista.
“Non sarebbe nemmeno dovuto tornare per cercare di rimediare ai
loro casini. Spesso ti lasci coinvolgere in alcuni progetti e sai
già che non ti piacerà tutto. Quello che direi alla Disney è di non
prendere un personaggio di colore soltanto per questioni di
marketing e venderlo come più importante di quello che
effettivamente è all’interno di un franchise dove poi verrà messo
da parte. Non va bene. Lo dico apertamente.”
“Sapevate cosa fare con Daisy
Ridley, sapevate cosa fare con Adam Driver”,ha continuato
Boyega. “Sapevate cosa fare con tutti gli altri personaggi, ma
quando si è trattato di Kelly Marie Tran, quando si è trattato di
John Boyega… avete mandato a f*****o tutto. Cosa volete che
dica?”
John Boyega parla della sua
esperienza sul set di Star Wars
“Quello che vogliono che tu dica
è: ‘Mi è piaciuto farne parte. È stata una grande esperienza’.
Accetterò di dire una cosa del genere soltanto quando mi ritroverò
a far parte di esperienze che possano veramente definirsi
fantastiche”, ha ammesso senza mezzi termini l’attore.
“Hanno dato tutte le sfumature ad Adam Driver, tutte le
sfumature a Daisy Ridley. Siamo onesti! Daisy lo sa. Adam lo sa. Lo
sanno tutti. Non sto dicendo nulla di nuovo.”
Sicuramente, le dichiarazioni di
Boyega in merito alla sua esperienza con il franchise di Star Wars non possono lasciare indifferenti,
anche se non è la prima volta che l’attore si scaglia apertamente
contro la saga. Tuttavia, è innegabile che diversi personaggi di
questa nuova trilogia abbiano ricevuto trattamenti diversi rispetto
ad altri. Che sia stata esclusivamente colpa dello studio o in
parte anche responsabilità di
J.J. Abrams e Chris Terrio
(co-autore della sceneggiatura), questo forse non lo sapremo
mai…
Lucasfilm e il
regista J.J.
Abrams uniscono ancora una volta le forze per
condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia
lontana lontana con Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran,
con Ian McDiarmid e Billy
Dee Williams.
Con una carriera iniziata in
televisione e proseguita al cinema, l’attrice Melissa
Leo ha conquistato ruolo dopo ruolo sempre maggiori
attenzioni e onori. A partire dal nuovo millennio, in particolare,
ha avuto modo di partecipare ad una serie di importanti titoli che
ne hanno messo in luce la versatilità e il talento, portandola ai
massimi riconoscimenti dell’industria. Ad oggi l’attrice continua
ad essere particolarmente impegnata, divisa tra produzioni di vario
genere, e sempre pronta a dimostrare nuove sfumature del proprio
talento.
Ecco 10 cose che non sai di
Melissa Leo.
2Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Melissa Leo in The Fighter
5. Non si sentiva giusta per la
parte. Nel film The Fighter, l’attrice interpreta
il ruolo della madre dei due personaggi principali. Tuttavia,
inizialmente, la Leo non era sicura di accettare la parte, poiché
si considerava troppo giovane per questa. L’attrice, infatti, aveva
soltanto 11 e 14 anni in più ai due attori protagonisti. Il regista
riuscì però a tranquillizzarla a riguardo, affermando che grazie al
trucco e alle luci avrebbe potuto tranquillamente sembrare la vera
madre dei due. Dopo alcuni test, la Leo si convinse del risultato e
accettò la parte che poi l’avrebbe portata all’Oscar.
4. È sempre rimasta nel
personaggio. Attrice devota e pronta a tutto per dar vita
ai propri personaggi, la Leo decise di rimanere nei panni di Alice
Ward anche durante le pause tra le riprese. Ciò le permise di
calarsi meglio nel ruolo, prendendo confidenza con il suo modo di
pensare, muoversi e agire. Aggirandosi tra le location con anche i
costumi del personaggio indosso, l’attrice venne spesso scambiata
dai residenti locali per la vera Alice Ward, a dimostrazione di
quanto la mimesi attuata dalla Leo fosse estremamente fedele e
realistica.
Melissa Leo in Prisoners
3. Si è trasformata fisicamente per il
ruolo. Nel thriller Prisoners, l’attrice
interpreta il ruolo di Holly Jones, zia di Alex, sospettato del
rapimento alla base del film. La Leo, che è solita cercare di
trasformarsi quanto più possibile per calarsi meglio nei panni dei
propri personaggi, richiese di poter indossare una parrucca grigia,
e si fece inoltre preparare dai costumisti un posteriore in
gommapiuma che potesse darle un aspetto più goffo. Inoltre, per
caratterizzare ulteriormente la trasandatezza del personaggio,
impedì che gli occhiali indossati venissero puliti alla fine di
ogni giornata, così da mantenere quello sporco naturale.
Melissa Leo: chi è suo marito?
2. È molto riservata sulla propria
vita personale. L’attrice è tanto devota all’arte della
recitazione quanto legata alla propria privacy, da lei sempre
difesa. Della sua vita al di fuori delle scene, infatti, si sa
molto poco. Attualmente, non è infatti dato sapere se l’attrice
abbia o meno una relazione in corso, e ad ogni modo non sembra
essere sposata. L’unica notizia riguardo alla propria vita
sentimentale è quella che l’ha vista legata per un breve tempo
all’attore John Heard, con il quale ha avuto un figlio nel
1987.
Melissa Leo: età e altezza
1. Melissa Leo è nata a New
York, Stati Uniti, il 14 settembre del 1960. L’attrice è
alta complessivamente 163 centimetri.
Tutto ebbe inizio nel 2013, quando
la Disney rilasciò nei cinema di tutto il mondo il
film Frozen, diretto da Chris
Buck e Jennifer Lee. In breve tempo, fu
chiaro che tale titolo era destinato a diventare un prodotto di
proporzioni colossali, che avrebbe dato vita ad uno dei franchise
più imponenti dell’ultimo decennio. Con il trionfo agli Oscar, dove
ottenne il premio al miglior film d’animazione e alla miglior
canzone originale, Frozen si affermò come uno dei più
grandi successi animati di sempre, dando così il via alla sua
solida fortuna.
Amato e ricercato ovunque, oggi
Frozen è un brand espansosi ai videogiochi, alle
attrazioni da parco giochi, ai libri, giocattoli, fumetti, e vanta
una lunga serie di cortometraggi, serie animate e musical. La
musica, infatti, è un elemento centrale del film, e le canzoni in
esso contenuto sono oggi tra le più ascoltate e vendute di sempre.
Dopo anni di attesa, infine, nel 2019 è arrivato al cinema il
sequel ufficiale, Frozen II – Il segreto di Arendelle, che
ha ulteriormente aumentato i consensi intorno a sé.
Con un budget complessivo di 300
milioni di dollari, i due film hanno infranto numerosi record al
momento della loro uscita, affermandosi tra i titoli più visti del
loro rispettivo anno. L’incasso complessivo a livello mondiale è di
2,7 miliardi di dollari, e ciò li ha portati ad essere tra i film
d’animazione e non più redditizi di sempre, riuscendo nell’impresa
tutt’altro che semplice di superare il miliardo di dollari a testa.
Dato un simile successo, è lecito aspettarsi altri sequel
cinematografici per il futuro, ma in attesa che questi vengano
annunciati è bene prepararsi sui primi due scoprendo le loro
origini e le loro curiosità.
Frozen: la trama dei film
Frozen – Il Regno di Ghiaccio
(2013)
Protagoniste di Frozen – Il Regno di
Ghiaccio sono Elsa e Anna, principesse del regno di
Arendelle. La prima delle due sorelle possiede lo strabiliante dono
di manipolare il ghiaccio, ma tale potere si rivela particolarmente
pericoloso, e in seguito ad un incidente i reali decidono di
confinare la piccola lì dove non può nuocere a nessuno. Anni dopo
però, i due regnanti muoiono improvvisamente, ed Elsa è chiamata a
salire al trono. Durante la festa dell’incoronazione, Anna si
invaghisce del principe Hans e accetta la frettolosa proposta di
sposarlo. Le rimostranze di Elsa scatenano una furibonda lite tra
le sorelle e la neo regina perde nuovamente il controllo dei suoi
poteri, gettando Arendelle in un rigido e nevoso inverno.
Fuggita per paura di quanto
causato, Elsa si esilia nuovamente in un castello di ghiaccio da
lei costruito. È qui che Anna dovrà recarsi, nel disperato
tentativo di placare l’ira della sorella e riportare la
tranquillità nel regno. Affidata la reggenza temporanea ad Hans, la
giovane intraprende il rischioso viaggio, durante il quale si
imbatterà nell’umano Kristoff, nella renna Sven e nel pupazzo di
neve Olaf. Mentre è concentrata sulla sorella, però, Anna non sa
che rimasto nel regno Hans trama malvagi piani alle sue spalle.
Riappacificarsi con la sorella e comprendere l’una i bisogni
dell’altra sarà l’unico modo per far tornare tutto alla
tranquillità.
Frozen II – Il segreto di
Arendelle (2019)
Con Frozen II – Il
segreto di Arendelle ci si trova a 3 anni dagli eventi del
precedente film, e il regno di Arendelle sembra finalmente aver
ritrovato la pace. Elsa ha ormai imparato a controllare i suoi
straordinari poteri, mentre Anna ha trovato in Kristoff l’amore
della sua vita. Improvvisamente però, la tranquillità del regno
viene ad essere turbata da una nuova minaccia, proveniente stavolta
dal passato. Elsa, infatti, si trova ad essere richiamata da un
canto misterioso proveniente dalla foresta e che solo lei riesce a
sentire.
Prima che possa rendersene conto,
quella voce risveglia in lei poteri nascosti e antichissimi, legati
ad alcuni misteriosi spiriti che avevano già avuto a che fare tempo
addietro con la sua famiglia. Improvvisamente, una serie di
maledizioni si imbattono sul regno. Le due sorelle, in compagnia
dei loro amici, dovranno così risolvere il mistero legato alla
morte dei loro genitori. Pronti a dirigersi a Nord, dove si trova
il regno dominato dall’autunno, il gruppo non ha la minima idea di
quali segreti li aspettano. Per Elsa, infatti, è giunto il momento
di sapere da dove deriva il suo incredibile potere.
Frozen: i personaggi e i
doppiatori
Come si deduce dalla trama dei
film, la protagonista assoluta dei film è Elsa, regina di
Arendelle riservata e dal traumatico passato. Dotata del potere di
controllare il ghiaccio, questo si è a lungo rivelato una
maledizione per lei, fino a quando non ha imparato a controllarlo
grazie all’amore. La sorella minore, Anna, ha
invece un carattere particolarmente in contrasto con quello di
Elsa. Lei è forte, coraggiosa e determinata, devota all’avventura e
all’amore, che infine troverà in Kristoff. Questi,
orfano sin da bambino, è cresciuto scontroso e rozzo insieme ai
troll che lo hanno allevato. Il suo è però un cuore d’oro, che
verrà sciolto proprio da Anna. A loro si affiancano la renna
Sven, fedele compagna di Kristoff, e il pupazzo di
neve parlante Olaf, buffo, ingenuo ma molto
tenero.
A doppiare questi personaggi sono
stati chiamati alcuni nomi celebri di Hollywood. Kristen Bell
è infatti la voce originale di Anna, che in italiano è invece
doppiata dall’attrice Serena
Rossi. Per il ruolo di Elsa la Disney ha invece scelto
la cantante Idina
Menzel, doppiata da Serena Autieri
per la lingua italiana. Il personaggio di Kristoff ha invece la
voce di Jonathan Groff, mentre celebre è il
doppiaggio del pupazzo Olaf, che se in inglese vanta la voce di
Josh Gad, in italiano ha quella del comico
Enrico Brignano. Nel primo film, inoltre, è
possibile udire la voce di Alan
Tudyk nei panni del Duca di Weselton. Per il sequel,
invece, oltre alle voci fin qui citate si sono aggiunte quelle di
Evan Rachel
Wood per il personaggio di Iduna e quella di
Sterling K. Brown per il ruolo di Mattias.
Frozen: le origini della storia e
le differenze con la fiaba originale
La storia di Frozen è basa
sulla fiaba La regina delle nevi, scritta nel 1844 dal
danese Hans Christian Andersen. Questi è noto in
particolare per essere stato l’autore di racconti come La
principessa sul pisello, Mignolina, La
sirenetta, Il brutto anatroccolo e La piccola
fiammiferaia. Dalle sue opere, incentrate su tematiche come il
diverso e il doppio, sono state tratte diverse trasposizioni
cinematografiche, tra cui in ultimo quella di Frozen.
Realizzare tale film, tuttavia, non fu affatto semplice per il
celebre studios. Walt Disney aveva intenzione di
realizzarne un film già negli anni Quaranta, ma alla fine il
progetto venne sempre rinviato. Ciò anche a causa degli eredi
di Andersen, non disposti a cedere i diritti.
Pur riuscendo infine ad ottenere il
permesso di realizzare il film, la Disney si trovò a stravolgere
non poco la storia raccontata in La regina delle nevi. La
trama originale, infatti, ruota intorno al personaggio di Gerda,
una bambina che intraprende un viaggio per salvare l’amato Kay
dalle grinfie della Regina delle Nevi, la quale ha ipnotizzato il
giovane. Nel film Frozen, invece, tutto ruota intorno al
legame tra le due sorelle, completamente inesistente nel racconto
di Andersen. I produttori del film, inoltre, scrissero il
personaggio della regina delle nevi, poi chiamato Elsa, affinché
avesse una propria redenzione finale, discostandosi così dalla
crudeltà dell’originale.
Per la Disney, infatti, era
necessario aggiungere complessità al personaggio di Elsa, che si
afferma così con il non essere la solita principessa di turno. Ella
è infatti sia antagonista che protagonista, e attraverso il
percorso che la porta dall’uno all’altro valore dà luogo ad uno dei
temi fondamentali del film, ovvero l’accettazione di sé stessi. La
studios ha poi proseguito con l’aggiungere gli altri personaggi
principali precedentemente citati, arricchendo il racconto di
elementi comici e sentimentali. Tali differenze, se anche
allontanano il film dalla sua fonte letteraria, hanno permesso di
dar vita a soluzioni narrative più soddisfacenti per il mezzo
cinematografico, nonché ad una storia in linea con i valori della
Disney.
Frozen: le canzoni dei film e dove
trovare questi in streaming
I due film di Frozen sono
diventati celebri grazie alle canzoni presenti al loro interno.
Tali brani, cantati esclusivamente dallo stesso cast di doppiatori,
hanno infatti la funzione di contribuire alla descrizione dei
personaggi e del loro stato d’animo. Il più celebre di tutti,
nonché motivo portante della serie, è certamente Let It
Go. Tale brano ha poi vinto il premio Oscar alla miglior
canzone originale. Anche il sequel del 2019
ha conosciuto particolare popolarità grazie ai nuovi brani
presentati, tra cui Into the Unknown, candidato
anch’esso nella medesima categoria degli Oscar senza però riportare
la vittoria.
Per gli appassionati dei due film,
o per chi volesse vederli per la prima volta, è possibile fruirne
grazie alla loro presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. I due film di Frozen
sono infatti presenti nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Sono inoltre disponibili su
Disney+, piattaforma ufficiale dello
studios. Per vederli, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarli in totale
comodità e al meglio della qualità video.
Prima di diventare la nota attrice
televisiva che è oggi, Jeanine Mason si è
guadagnata una grande fama come ballerina. Tale attività le ha così permesso di
ottenere una grande popolarità, che l’ha infine portata a comparire
in alcune celebri serie della TV statunitense. Giovane, carismatica
e ricca di talenti, la Mason sembra decisa a volersi affermare come
uno dei volti di punta della sua generazione, e grazie ai ruoli
fino ad ora ricoperti ciò sembra un traguardo sempre più
prossimo.
Ecco 10 cose che non sai di
Jeanine Mason.
2Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Jeanine Mason in Grey’s Anatomy
5. Ha recitato nella celebre serie
medical drama. A partire dalla quattordicesima stagione,
con l’episodio Ain’t That a Kick in the Head, l’attrice ha
fatto la sua comparsa nella serie Grey’s Anatomy nel ruolo
della dottoressa Sam Bello. In breve il suo personaggio diventa
particolarmente amato e centrale nella storia della stagione. La
Mason reciterà poi in tutto in dodici episodi tra il 2017 e il
2018, facendo la sua ultima apparizione nell’episodio Judgment
Day, ventesimo della quattordicesima stagione.
4. Ha lasciato la serie.
Divenuta ormai particolarmente celebre, all’attrice viene offerto
un ruolo da protagonista nella nuova serie Roswell, New
Mexico. Per tale motivo, l’attrice ha reso noto che non
sarebbe tornata a far parte del cast di Grey’s Anatomy,
terminando il suo ruolo con la fine della quattordicesima stagione.
Il suo addio ha generato malcontento negli spettatori, i quali si
erano ormai affezionati al suo personaggio. Ma la Mason non ha dato
segni di ripensamento, lasciando poi il ruolo come
anticipato.
Jeanine Mason e Nathan Parsons in Roswell, New
Mexico
3. È la protagonista della
serie. In Roswell, New Mexico, l’attrice
interpreta Liz Ortecho, un ingegnere biomedico di ritorno nella
città del titolo. Qui si imbatterà in una sua vecchia fiamma, Max,
interpretato dall’attore NathanParsons, che scoprirà essere un alieno sotto
copertura. Per lei, a quel punto, si apriranno le porte di un mondo
molto più grande e strano del previsto. Per l’attrice si tratta del
primo vero ruolo da protagonista, e la Mason ha dichiarato di
sentirsi particolarmente a suo agio nel ruolo, e di sentirsi sempre
più fiduciosa nelle proprie capacità attoriali.
Jeanine Mason è su Instagram
2. Ha un account personale.
L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo
seguito da 186 mila persone. All’interno di questo, la Mason è
solita condividere post relativi alla propria quotidianità, tra
momenti di svago, curiosità o luoghi da lei visitati. Non mancano
inoltre anche diverse immagini o video riguardo al proprio lavoro
da interprete. Grazie a questi, infatti, l’attrice promuove
ulteriormente il proprio lavoro, permettendo ai fan di rimanere
costantemente aggiornati sui suoi progetti.
Jeanine Mason: età e altezza
1. Jeanine Mason è nata a
Miami, in Florida, Stati Uniti, il 14 gennaio del 1991.
L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.
Sarà il grande regista più volte
premio Oscar Oliver Stone a tenere a battesimo al Lido
EST
– Dittatura Last Minute – il nuovo film di Antonio
Pisu di Genoma Films in programma oggi come film di
apertura della Sezione non competitiva “Notti Veneziane – L’Isola
degli Autori” alla selezione delle Giornate degli Autori. In
occasione della presentazione del film e della proiezione
ufficiale, Oliver Stone presenterà anche la sua autobiografia
“Cercando la luce” edito da La Nave di Teseo.
Il produttore e attore del film
Paolo Rossi Pisu ha organizzato la presenza di Oliver Stone
nel suo lungo tour che lo ha portato in giro per l’Italia a
scoprire le bellezze del nostro paese e a partecipare a eventi
culturali nelle Marche, a Roma, a Bassano e infine ora a Venezia,
dove EST – Dittatura Last Minute debutta ufficialmente in
attesa di arrivare in sala il prossimo autunno.
EST
– Dittatura Last Minute è un originale road-movie
ambientato nel 1989 alla vigilia della caduta del muro, tratto da
una storia vera e girato tra il Cesenate e la Romania. Il film è
scritto e diretto da Antonio Pisu (che ritorna alla regia
dopo la sua opera prima Nobili Bugie) e prodotto da
Genoma Films diPaolo Rossi Pisu, e in collaborazione
con Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, autori del libro
“Addio Ceausescu” da cui è tratta la sceneggiatura. La
storia nasce appunto da un’idea degli stessi Maurizio Paganelli e
Andrea Riceputi che nel 1989, giovani ventiquattrenni dal grande
entusiasmo, intrapresero con un amico il viaggio raccontato nel
film. Il ruolo del protagonista è affidato a Lodo Guenzi –
voce e chitarra de Lo Stato Sociale nonché diplomato all’accademia
di Arte Drammatica Nico Pepe – che con il film EST
– Dittatura Last Minute fa il suo esordio sul grande
schermo. Al suo fianco gli altri due attori esordienti Matteo
Gatta e Jacopo Costantini. Il film è stato realizzato
con il sostegno della Regione Emilia Romagna.
The Hollywood Reporter ha pubblicato una lunga intervista a
Chloe Zhao, la regista dell’attesissimo film
Marvel dedicato a Gli Eterni. L’intervista
include anche una serie di chiarazioni del presidente dei Marvel
Studios Kevin
Feige, il quale ha descritto il tono del film di Zhao
come “affascinante”, rivelando che uno dei motivi per cui
lo studio ha deciso di procedere con lo sviluppo del film è stata
proprio la visione e le idee portate dalla regista.
Dal canto suo, Zhao ho spiegato:
“Ho radici nella cultura manga molto forti e profonde. Ho
portato un po’ di questa influenza anche ne Gli
Eterni. E non vedo l’ora di spingere ancora di più
l’acceleratore su quel ‘matrimonio’ tra Oriente e Occidente”.
Sembra quindi che la regia avesse grandi ambizioni in merito al suo
film: “Dove possiamo spingerci dopo Avengers: Endgame? Non sto facendo questo
film soltanto da regista, ma lo sto facendo anche da fan.”
Nonostante alcuni registi si siano
scontrati con i Marvel Studios in passato, Chloe
Zhao ha spiegato di aver avuto tutta la libertà creativa
necessaria durante la realizzazione de Gli Eterni, attribuendo
a Feige e allo studio il merito di aver saputo correre dei rischi e
di fare qualcosa di diverso: ciò include, ovviamente, anche la
prima relazione LGBTQ+ del MCU.
“In qualche modo è sempre stato
inerente alla storia e alla composizione dei diversi tipi di
Eterni”, ha spiegato Kevin
Feige. “Penso che sia estremamente ben fatto e non
vedo l’ora che il livello di inclusione nei nostri film futuri non
sia più un argomento”. Il film vanta anche un cast
alquanto diversificato, e questo è stato molto importante per Zhao
quando ha deciso di raccontare la storia di questi personaggi.
La regista de Gli Eterni sui
personaggi: “È importante che il pubblico li veda come
individui.”
“Volevo che riflettesse il mondo
in cui viviamo”, ha spiegato la regista. “Ma volevo anche
mettere insieme un cast che si sentisse come un gruppo di
disadattati. Voglio che alla fine del film il pubblico non pensi:
‘Quest’attore è di questa etnia, quell’attore è di quella
nazionalità’. Voglio che invece pensi: ‘Questa è una famiglia’. Non
pensi a ciò che rappresentano. Li vedi semplicemente come
individui.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
È THR a rivelare che il
protagonista del nuovo film di
Paul Thomas Anderson sarà Cooper
Hoffman, nientemeno che il figlio di Philip
Seymour Hoffman, collaboratore e amico del regista,
scomparso prematuramente nel 2014.
Per molto tempo non si è saputo
niente del film se non che era ambientato negli anni ’70 e
raccontava di un giovane protagonista, uno studente delle superiori
che è anche un attore bambino di successo. Ora sappiamo che il
figlio diciassettenne dell’attore vincitore dell’Oscar è stato
scelto per questo ruolo.
Recentemente è stato rivelato che
anche Benny Safdie, uno dei fratelli Safdie, che
ha intervistato Anderson lo scorso anno in un ampio podcast, si era
unito al film. THR aggiunge anche ulteriori dettagli, incluso il
fatto che il film senza titolo è fondamentalmente una storia di
formazione, ma coinvolgerà più trame, il che dà credito al paragone
con Altman.
THR dice che il personaggio di
Cooper Hoffman, che sarà comunque il protagonista,
apparirà in più storie, proprio come accade in Magnolia, ma con un
personaggio più centrale rispetto agli altri. Alana
Haim della band pop di Los Angeles Haim – Anderson ha
girato molti dei loro video musicali – è stata recentemente
avvistata sul set del film.
Philip Seymour Hoffman è apparso in
cinque dei film di Anderson, tra cui Hard Eight,
Boogie Nights, Ubriaco d’amore, The Master e
Magnolia.
Sarà presentato oggi in concorso a
Venezia 77 Amants, il film francese diretto da
Nicole Garcia con protagonisti Pierre
Niney, Stacy Martin, Benoît Magimel. La pellcila è
prodotta da Les Films Pelléas, (Philippe Martin, David Thion),
France 3 Cinéma, Mars Films, Véronique et François Mallet, LDRP,
Impala, Victoire Newman, Pauline’s Angel.
La trama
Lisa e Simon sono inseparabili. Sono
innamorati l’uno dell’altra da quando erano adolescenti. Capita una
tragedia, provocata dalle attività criminali di Simon. Egli è in
pericolo e fugge. Senza Lisa. Lei aspetta invano notizie da lui.
Tre anni dopo, è sposata con Leo quando le loro strade si
incrociano nuovamente su un’isola nell’Oceano Indiano.
Amants, il commento del
regista
Lisa e Simon sono giovani, belli e innamorati. Quasi troppo bello
per essere vero. Ma sulla loro strada c’è la morte, che distrugge
l’idillio. È un incidente, ma Simon non chiama i servizi di
emergenza. Come il Lord Jim di Conrad, Simon
fugge in un remoto angolo della Terra; spera di mettere a tacere il
senso di colpa ma questo lo segue, gli dà la caccia e lo
divora, impedendogli una vita normale. Tre anni dopo, incontra per
caso Lisa nell’Oceano Indiano, nell’albergo dove lui lavora e dove
lei è ospite insieme al ricchissimo marito, Léo Redler. Lisa,
alla fine, è l’unica che riesce a sfuggire alla stretta di
questa favola cupa.