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La signora delle rose: tutto quello che c’è da sapere sul film

La signora delle rose: tutto quello che c’è da sapere sul film

In molte occasioni i fiori sono stati protagonisti o oggetti primari di film, spesso utilizzati come metafore per raccontare la bellezza che ci circonda. Da un’opera insolita come Il ladro di orchidee fino al recente Il maestro giardiniere, i fiori hanno dunque spesso trovato il proprio spazio ideale sul grande schermo. Un altro film che recentemente li ha resi protagonisti è il francese La signora delle rose, diretto nel 2021 dal regista , qui al suo secondo lungometraggio a 9 anni di distanza dal precendete Parlez-moi de vous (2012).

Anche in questo caso, come si accennava, i fiori e in particolare le rose sono portatori di una specifica metafora. Pinaud ha infatti raccontato che l’idea per il film è nata dopo aver scoperto come nascono gli innesti floreali, creati prendendo i migliori esemplari tra stami e pistilli per dar vita a un nuovo fiore in grado di partecipare ai concorsi esistenti a riguardo. Il regista ha raccontato di aver visto in ciò una metafora dell’ipercompetitività della società moderna, sviluppando dunque il desiderio di costruire un racconto incentrato su tale tema.

Oltre a ciò, il film è anche una deliziosa commedia ricca di buoni sentimenti e quel gradito grado di leggerezza, attraverso cui si racconta quella necessità di non arrendersi davanti alle difficoltà ma di imparare a trovare la soluzione anche nei luoghi più inaspettati. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a La signora delle rose. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La signora delle rose cast

La trama di La signora delle rose

Protagonista del film è Eve Vernet, una delle più grandi e famose creatrici di rose. Nonostante la fama mondiale, la sua società sta però per fallire ed essere acquistata dalla concorrenza. Tutti i sogni di Eve sembrano dunque destinati a finire, ma la sua segretaria Vera crede di aver trovato la soluzione ai loro problemi e assume tre dipendenti molto particolari e senza alcuna conoscenza di giardinaggio. Saranno proprio loro a risollevare le sorti dell’azienda, ma dovranno essere guidati dalle conoscenze di Eve, che dovrà a sua volta fidarsi di loro.

Il cast di attori del film

Protagonista del film, nel ruolo di Eve Vernet, vi è l’attrice Catherine Frot, celebre per la sua partecipazione a commedie come La cena dei cretini (1998), Una relazione al femminile – La Nouvelle Ève (1999) e, più recentemente, in film come La cuoca del presidente (2012), Quello che so di lei (2017) e Sotto le stelle di Parigi (2020). Nel ruolo della sua assistente Véra vi è invece l’attrice Olivia Côte, vista invece in Pupille – In mani sicure (2018). Gli attori Manuel Foulgoc, Fatsah Bouyahmed e Marie Petiot recitano invece nei ruoli di Fred, Samir e Nadège. Vincent Dedienne, infine, interpreta Lamarzelle, l’acquirente dell’azienda di Eve.

La signora delle rose finale

Il finale di La signora delle rose

Per cercare di risolvere la propria situazione, Eve vuole creare un nuovo ibrido da una rosa eccezionale, di cui Lamarzelle possiede uno dei pochissimi esemplari. Poiché quest’ultimo si rifiuta di collaborare, contrariamente alle abitudini della professione, decide di sfruttare l’esperienza delinquenziale di Fred, uno dei suoi tre nuovi dipendenti, andando a rubare la rosa tanto agognata. Il furto va a buon fine ed Eve si rende conto in quell’occasione che Fred ha un olfatto eccezionale che avrebbe potuto aprirle le porte di una carriera in profumeria. Eve può a quel punto realizzare l’ibridazione su cui si basano tutte le sue speranze di salvare l’attività.

Per poter avere dei ritorni economici per tirare avanti fino alla fioritura degli ibridi, manda Samir e Nadège a vendere rose porta a porta. Una terribile grandinata, però, causa molti danni alle sue coltivazioni e quando anche l’ibridazione non dà i risultati sperati, Eve si rassegna a dover vendere la sua attività a Lamarzelle. Proprio mentre si appresta a firmare il contratto di vendita, però, Nadège si accorge che uno degli ibridi che lei, Samir e Fred, hanno realizzato ha dato un risultato pratico, una rosa eccezionale che può essere premiata. Eve quindi la mette in vendita e la nuova rosa vince la medaglia d’oro al concorso Bagatelle. Eve può così salvare la sua attività e Fred inizia la sua formazione per lavorare in profumeria.

Il trailer di La signora delle rose e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di La signora delle rose grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 9 aprile alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Hopper. Una Storia d’Amore Americana, la recensione

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Hopper. Una Storia d’Amore Americana, la recensione

Dopo Il bacio di Klimt e Le meraviglie del Museo Egizio, il terzo appuntamento della Parte 2 de La Grande Arte al Cinema è dedicato a Edward Hopper. Arriva nelle sale solo il 9 e 10 aprile (elenco sale su nexodigital.it) il documentario Hopper. Una Storia d’Amore Americana, il film evento dedicato a uno dei più grandi e rappresentativi realisti dell’arte statunitense.

La domanda alla base della ricerca documentaristica di Phil Grabsky lo spinge a cercare le ragioni e le cause che hanno condotto un illustratore in difficoltà nato nello stato di New York a creare una tale quantità di capolavori in grado di parlare alle persone comuni così come agli esperti e capace di raccontare il tema del silenzio, dell’attesa e della solitudine con una tale potenza, contemporaneamente cristallina e misteriosa.

Concentrandosi su un racconto biografico abbastanza classico, il documentario scende nei dettagli della vita privata di Hopper, raccontandone gli anni giovanili a Parigi, che hanno formato il suo spirito e la sua sensibilità, per passare poi al lungo periodo vissuto negli Stati Uniti, sposato con l’artista Josephine Verstille Nivison, compagna di vita e fondamentale presenza e ispirazione per la sua creazione, che abbandonò la sua promettente carriera artistica per fargli da manager.

Hopper. Una Storia d’Amore Americana, la recensione del documentario

Quella che Hopper dipinge sulle sue tele è un’America popolare, silenziosa e misteriosa,  quasi avulsa dalla contemporaneità e dalla realtà, eppure tremendamente presente, nel tempo capace di influenzare pittori come Rothko e Banksy, cineasti come Alfred Hitchcock e David Lynch, ma anche fotografi e musicisti.

Tuttavia, il film cerca di raccontare non solo la grandezza artistica, ma anche la vera identità, intima e silenziosa, di questo artista riflessivo, maestro della narrazione per immagini.

Attraverso l’uso abbastanza classico e standard delle interviste a esperti, montate con materiale fotografico e filmati d’epoca, Grabsky racconta la vita e le opere di Hopper, sfruttando le immagini fisse sui dipinti, più o meno famosi, dell’artista, per lasciar parlare proprio lui, attraverso il Voice over che ne recita le lettere,. Gli articoli, i biglietti privati, i commenti alla sua arte, ai suoi dipinti, alle sue scelte, ma anche alla sua vita personale e alle sue relazioni.

Inoltre, proprio come recita il titolo, il documentario Hopper. Una Storia d’Amore Americana racconta proprio di amore, quello per l’architettura e i paesaggi aperti e talvolta desolati degli States ma anche quello, tenero e appassionato, per la determinata compagna di vita Jo. E quello che scopriamo, di pari passo con il regista, è un mondo di emozioni e di vita.

Hopper. Una Storia d’Amore AmericanaLa scoperta inattesa di un animo complesso

“Inizialmente sono stato attratto dall’idea di un uomo scorbutico, monosillabico e sgradevole – ha dichiarato infatti Phil Grabskyma ho imparato che questa era una sintesi molto ingiusta dell’uomo Hopper, che è stato molto più complicato e complesso di così. Durante gli studi per il film, ho anche scoperto che non si può capire Edward Hopper senza capire sua moglie, Jo. È per questo motivo che, con il progredire delle ricerche, abbiamo cambiato il titolo in Hopper: Una storia d’amore americana, alludendo sia al suo amore per l’architettura e i paesaggi americani, sia al suo rapporto con Jo. L’eliminazione della folla dalle sue scene urbane ci permette di concentrarci sulla narrazione di una persona sola e della sua solitudine”.

Con lunghe inquadrature che si soffermano sui suoi dipinti, a osservarli avide e curiose, il film affonda completamente dentro l’arte di Hopper, la racconta e la fruisce, come se fosse davvero l’occhio dello spettatore di un museo, di una mostra, che dedica il tempo giusto a ogni opera, per non perderne nessun dettaglio o sfumatura. E questa scelta estetica permette anche dalla poltrona della sala di sentire il calore, di avvertire la brezza, o l’ondeggiare dell’erba, le sensazioni tattili che, vivide, schizzano fuori dai colori brillanti delle opere di Hopper.

La fabbrica di cioccolato: le differenze tra il libro e il film con Johnny Depp

Il visionario regista Tim Burton ha da sempre abituato i propri spettatori a grandi e poetiche favole attraverso cui poter raccontare il diverso, l’antieroe eccentrico che si rivela più umano degli umani. Da Edward mani di forbice a Big Fish – Le storie di una vita incredibile, il suo cinema si muove infatti su questi temi ricorrenti, riadattati ogni volta per l’occasione ma sempre capaci di dar vita a storie a dir poco toccanti e coinvolgenti. Nel 2005 il regista originario di Burbank ha portato al cinema uno dei racconti più amati di sempre, dimostrando quanto questo si sposasse con la sua poetica. Si tratta, naturalmente, di La fabbrica di cioccolato.

Scritto nel 1964 dal celebre autore di libri per ragazzi Roald Dahl, il libro La fabbrica di cioccolato era già stato adattato per il grande schermo nel 1971, dove ad interpretare lo stravagante Willy Wonka era l’attore Gene Wilder. Dahl, tuttavia, si dichiarò sempre insoddisfatto da quella trasposizione e per anni cercò di ottenere che se ne realizzasse una nuova versione. In seguito, sono stati i suoi eredi ad occuparsi dei diritti sul libro, trovando in Burton il regista perfetto per dar vita al magico mondo narrato da Dahl. In breve il progetto riuscì così a prendere vita, tra grandi ricostruzioni scenografiche e sbalorditivi effetti speciali.

Questa nuova versione de La fabbrica di cioccolato, dai toni più dark ma allo stesso tempo più divertenti, non mancò di ottenere il successo sperato. Apprezzato da grandi e piccoli, è ancora oggi un film capace di incantare chiunque. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze tra il libro e il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La fabbrica di cioccolato trama
Johnny Depp, Adam Godley, Freddie Highmore, David Kelly e Deep Roy in La fabbrica di cioccolato. © 2005 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved

La trama di La fabbrica di cioccolato

Protagonista del film è il piccolo Charlie Bucket, il quale vive in una minuscola casetta insieme ai genitori e ai quattro simpatici nonni. Nonostante vivano in condizioni di estrema povertà, Charlie è felice con la sua famiglia, ma è anche affascinato dalle vicende di Willy Wonka, il cioccolataio più famoso del mondo grazie alle sue strampalate invenzioni dolciarie. Ora, dopo anni di silenzio e isolamento, Wonka indìce un concorso in cui offre un tour nella sua fabbrica ai cinque bambini che troveranno i biglietti d’oro nascosti nelle confezioni di cioccolata. Proprio Charlie troverà l’ambito biglietto d’oro e accompagnato dal nonno Joe intraprenderà un’avventura che cambierà per sempre la sua vita.

 

Il cast del film

Ad interpretare il celebre Williy Wonka non poteva che esserci Johnny Depp, attore feticcio di Burton, qui alla loro quarta collaborazione. L’attore, fidandosi dell’amico, accettò di partecipare al film senza neanche il bisogno di leggere la sceneggiatura. I due iniziarono a lavorare sul look da dare al personaggio, ideando insieme la bizzarra capigliatura e gli occhiali che il personaggio porta spesso. Depp ha poi indicato come principale fonte di ispirazione il celebre imprenditore Howard Hughes. Questi era celebre per le sue fobie sui germi e le sue manie di controllo. Per il ruolo del piccolo Charlie Bucket, invece, venne scelto Freddie Highmore. Questi fu raccomandato proprio da Depp, il quale aveva recitato con il bambino nel film Neverland – Un sogno per la vita, rimanendo colpito dal suo talento.

Nel film sono poi presenti numerosi degli attori ricorrenti nel cinema di Burton. A partire da Helena Bonham Carter, che interpreta qui la mamma di Charlie. Noah Taylor e David Kelly interpretano invece rispettivamente il padre del protagonista e il simpatico nonno Joe. I giovani Julia Winter, AnnaSophia Robb, Jordan Fry e Philip Wiegratz sono presenti nei panni degli altri fortunati bambini Veruca, Violetta, Mike e Augustus. Christopher Lee è invece presente nei panni del dottor. Wilbur Wonka, il severo padre di Willy. In ultimo, Deep Roy, altro attore ricorrente nei film di Burton, interpreta tutti i 165 Umpa Lumpa presenti nel film. Ciò è stato possibile grazie alla sua disponibilità a recitare più volte le sue scene, avvalendosi anche di alcuni effetti speciali.

La fabbrica di cioccolato cast
Johnny Depp, James Fox, Adam Godley, Freddie Highmore, David Kelly, Missi Pyle, AnnaSophia Robb, Julia Winter e Jordan Fry in La fabbrica di cioccolato. © 2005 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved

Le differenze tra il libro e il film di La fabbrica di cioccolato

Nell’adattare l’amato libro di Dahl, Burton si assicurò di poter essere quanto più fedele possibile a questo. Naturalmente, però, decise di apportare una serie di modifiche o di particolari integrazioni. Nel romanzo di Dahl, ad esempio, non è presente la vicenda personale di Willy Wonka con suo padre. Burton ha però deciso di aggiungere tale sottotrama per evidenziare il problema del personaggio nei confronti del concetto di famiglia. Allo stesso modo, per dare un più stretto legame tra la famiglia di Charlie e la fabbrica di cioccolato, il nonno Joe viene descritto come un ex operaio di questa. Un mestiere che, però, nel racconto del libro non ha mai svolto.

Nel libro, inoltre, ogni vincitore del Biglietto d’oro può portare con sé entrambi i genitori. Si tratta però di molti personaggi a cui fare attenzione, troppi per un film, che semplifica infatti questo aspetto permettendo ad ogni vincitore la presenza di un solo accompagnatore. Diverse differenze si ritrovano anche nella rappresentazione di alcuni degli altri bambini che hanno trovato il biglietto d’oro. In particolare, Violetta si presenta come un’esperta di karate, mentre Mike Tivù è un patito di videogiochi. Caratterizzazioni queste assenti nel libro. Dei bambini, inoltre, è anche indicata la diversa provenienza geografica, mentre Dahl non ha mai sottolineato tale aspetto.

Un ulteriore enorme differenza la si può ritrovare anche nel finale. Giunti alla conclusione, il libro mostra Wonka che vola via con il suo ascensore di vetro, raccoglie la famiglia Bucket e sfreccia nello spazio. Questo ha creato la premessa per il sequel, non altrettanto amato, Charlie e il grande ascensore di vetro. Il film, invece, si conclude con Wonka che suggerisce a Charlie di abbandonare la sua famiglia, cosa che il bambino rifiuta. Così, Wonka, dopo un’iniziale reticenza, accetta di portare la loro casa nella sua fabbrica, garantendosi così la collaborazione di quel bambino che diverrà suo erede.

Il trailer di La fabbrica di cioccolato e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. La fabbrica di cioccolato è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Prime Video, Now e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 9 aprile alle ore 21:10 sul canale TwentySeven.

Mignolo, il nuovo corto con Francesco Gheghi

Mignolo, il nuovo corto con Francesco Gheghi

Mignolo è il nuovo cortometraggio diretto da Gianluca Granocchia, che vede protagonista un inedito Francesco Gheghi. “Un corto pensato per tutti i ragazzi che, finite le superiori o l’università, si ritrovano da soli o dispersi nella società, che ormai si è dimenticata di loro”, spiega il regista. “Si può avere paura, incertezze o rabbia ma il mondo è così vasto che non bisogna pensare di essere soli. Da qualche parte un altro animale solitario identico a te c’è. Basta solo cercarlo”.

Mignolo è un piccolo grande racconto sulla società odierna vista attraverso gli occhi dei suoi giovani: ragazzi che, in mezzo a mille emozioni, non riescono più a identificarne nessuna. Ecco che allora ci si nasconde dietro una maschera, per provare di saper essere qualcosa, se non qualcuno.

Gianluca Granocchia (1989), dopo la laurea in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo, frequenta il corso di regia presso l’accademia Griffith. Fondatore dell’associazione culturale Parallel Vision Production, si diploma in regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. È stato assistente alla regia in film come “Lovely boy” di Francesco Lettieri, “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, “La chimera” di Alice Rohrwacher. Sta attualmente lavorando al suo primo lungometraggio.

Francesco Gheghi (2003) ha iniziato a recitare in teatro all’età di 13 anni. Nel 2018 fa il suo esordio al cinema nel ruolo di Nicola, un bambino costretto a vivere come un senzatetto insieme a suo padre, interpretato da Elio Germano, in “Io sono Tempesta”, di Daniele Luchetti. L’anno successivo è il protagonista di “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano Cipani, e successivamente è al fianco di Pierfrancesco Favino in “PadreNostro”, di Claudio Noce. Ha interpretato poi “Il filo invisibile”, di Marco Simon Puccioni, “Piove”, di Paolo Strippoli, e il film per la TV “A muso duro”, di Marco Pontecorvo.

Prodotto da Image Hunters, con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, Mignolo sarà distribuito in Italia da Pathos Distribution, realtà che ha come mission la diffusione di cortometraggi e documentari nei festival e attraverso le TV.

Colin Farrell in The Ballad Of A Small Player di Edward Berger

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Colin Farrell in The Ballad Of A Small Player di Edward Berger

Colin Farrell continua a tenersi molto impegnato. L’attore irlandese sarà il protagonista di The Ballad Of A Small Player di Netflix con la regia di Edward Berger (Niente di nuovo sul fronte occidentale). Rowan Joffe adatterà la sceneggiatura, basata sul romanzo di Lawrence Osborne. Mike Goodridge produrrà attraverso la sua Good Chaos insieme a Berger per Nine Hours e Matthew James Wilkin.

La storia segue un giocatore d’azzardo ad alto rischio che, dopo essere stato tormentato dal suo passato e dai suoi debiti, decide di restare nascosto a Macao e incontra uno spirito affine che potrebbe contenere la chiave della sua salvezza. La produzione dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno. Il film segna il primo progetto nato dalla partnership creativa di Berger e dall’accordo globale per un film first look con Netflix, tramite la sua società Nine Hours.

Colin Farrell continua a lavorare tanto sia sul grande che sul piccolo schermo. E’ appena uscita su Apple TV+ la sua serie Sugar e entro la fine dell’anno, uscirà l’attesissima serie Max, The Penguin, in cui riprende il suo ruolo acclamato dalla critica nei panni del gangster più famigerato di Gotham City già visto in The Batman.

Attualmente sta girando il film drammatico della Sony e della Imperative A Big Bold Beautiful Journey con Margot Robbie.

Julianne Moore con James McAvoy nell’action thriller Control

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Julianne Moore con James McAvoy nell’action thriller Control

Dopo aver ottenuto una nomination ai Golden Globe per il suo ruolo in May December di Todd Haynes, Julianne Moore è stata scelta per recitare al fianco di James McAvoy in Control, un thriller d’azione di StudioCanal e The Picture Company.

Basato sul podcast di Zack Akers e Skip Bronkie, Control ruota attorno al tormentato dottor Conway (McAvoy), che si sveglia una mattina al suono di una voce misteriosa nella sua testa. Con la sua realtà ora in discussione, la voce fa una serie di richieste crescenti che deve seguire o si verificheranno conseguenze devastanti. Anche se i dettagli non sono stati rivelati, sappiamo che Moore interpreta un personaggio fondamentale con cui il medico dovrà confrontarsi.

Entrato in produzione questo mese con la regia di Robert Schwentke (Red, Flight Plan), Control sarà prodotto dai partner di The Picture Company Andrew Rona e Alex Heineman nell’ambito del loro accordo generale a lungo termine con Studiocanal. Si tratta del quinto film che le compagnie gireranno a Berlino in collaborazione con lo Studio Babelsberg. Ron Halpern e Shana Eddy stanno supervisionando il progetto per StudioCanal.

Nel film di Netflix May December, Julianne Moore interpreta Gracie, la cui controversa relazione con il marito Joe (Charles Melton), iniziata quando lui aveva solo 13 anni e lei 36, viene riportata alla luce dopo che l’attrice (Natalie Portman) ha deciso di interpretarla in un film. Attualmente interpreta Mary Villiers, contessa di Buckingham, nella miniserie storica di Starz Mary & George, e la vedremo prossimamente accanto a Sydney Sweeney e Domhnall Gleeson nel thriller della Apple Echo Valley. In arrivo per la Moore è anche The Room Next Door, il primo lungometraggio inglese di Pedro Almodóvar, in cui recita accanto a Tilda Swinton.

Sylvester Stallone accusato di aver creato un “ambiente tossico” sul set di Tulsa King

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Sylvester Stallone è stato accusato di aver creato un “ambiente tossico” sul set di Atlanta della serie Paramount+ Tulsa King facendo commenti denigratori sugli attori secondari, tra le altre accuse. Si dice che Rose Locke, direttrice del casting della serie, abbia lasciato la serie. I rappresentanti di Stallone non hanno risposto immediatamente alla richiesta di commento.

Tulsa King, creato dallo showrunner superstar di Yellowstone Taylor Sheridan, è attualmente in produzione con la sua seconda stagione ad Atlanta. La prima stagione di presentata in anteprima nel novembre 2022, è stata girata in Oklahoma, dove è ambientato lo spettacolo. Si dice che la Paramount+ sia a conoscenza delle accuse.
Le affermazioni contro Stallone che hanno scatenato la discussione tra gli attori secondari sono state amplificate sui social media dalla scrittrice televisiva Julie Benson (“Star Trek: Prodigy”).

L’8 aprile, Benson ha pubblicato due screenshot su X e ha scritto: “Ho ricevuto questa notizia inquietante dal mio amico di Atlanta che ha esperienza con Tulsa King questa settimana. L’agente del casting se ne è andata perché era così disgustata. Il mio amico è in ansia all’idea di lavorare adesso. @TheSlyStallone cosa ha da dire per se stesso, signore? Oltre che delusa, sono furiosa”.

Gli screenshot contenevano un post su Facebook con un nome utente sfocato, che raccontava di un’accusa secondo cui Sylvester Stallone sarebbe stato sentito dire al regista dello show “Che ca**o sta succedendo con questi fo**uti sfondi brutti?”, intendendo gli extra in una scena. Continuava dicendo: “Lui e il regista hanno continuato a chiamare certe persone con nomi terribili e hanno riso di loro”, fornendo dettagli. E poi, “Sly ha detto: ‘Porta qui ragazze carine che mi stiano intorno.'”

Il post su Facebook afferma che Locke, che ha una lunga lista di crediti come direttore del casting delle comparse, si è dimessa dallo show e che gli attori delle comparse “devono tutti stare insieme” per “mostrare questa produzione che non supportiamo” questo tipo di mancanza di rispetto.

L’altro screenshot mostrava quello che sembrava essere un messaggio email di Locke, in cui scriveva di essere andata sul set dopo essere stata “informata di certe cose“. “Alla fine mi sono dimessa perché era un ambiente chiaramente tossico in cui non mi sentivo a mio agio nel mettere me stessa o gli artisti di sottofondo”, ha scritto Locke. Si è quindi scusata con i destinatari dell’e-mail e ha incluso il suo numero di telefono per sollecitare informazioni su qualsiasi cosa le persone abbiano vissuto o “visto o sentito. Invierò le informazioni alle risorse umane.”

Bridget Jones: Mad About The Boy, in arrivo il quarto capitolo con Renée Zellweger e Hugh Grant

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Renée Zellweger (Judy) ha concluso un accordo per riprendere il ruolo che le è valso la sua prima nomination all’Oscar in Bridget Jones: Mad About the Boy della Universal Pictures e della Working Title.

Non solo Bridget, ma altri volti noti del franchise torneranno tra cui Hugh Grant e Emma Thompson. Il film Bridget Jones: Mad About the Boy sarà diretto da Michael Morris (To Leslie), mentre i nuovi arrivati nel cast includono Chiwetel Ejiofor (Rob Peace) e Leo Woodall (The White Lotus).

Cosa racconterà Bridget Jones: Mad About the Boy?

Basato sugli amati romanzi di Helen Fielding e su un precedente articolo da lei scritto come protagonista di The Independent, il franchise rom-com Bridget Jones è incentrato sull’omonimo personaggio accattivante ma perennemente single di Zellweger, che esamina i suoi rapporti con l’affascinante Mark Darcy (Colin Firth) e il malizioso Daniel Cleaver (Grant), tra gli altri.

L’adattamento cinematografico originale, Il diario di Bridget Jones, è stato distribuito nel 2001, con i successivi Bridget Jones: The Edge of Reason e Bridget Jone’s Baby in arrivo rispettivamente nel 2004 e nel 2016. I tre film insieme hanno incassato oltre 760 milioni di dollari in tutto il mondo. Presentata in Bridget Jone’s Baby nei panni della dottoressa Rawling, il ginecologo di Jones, Emma Thompson ha anche co-scritto la sceneggiatura di quel film.

Simon Rex con Octavia Spencer e Ariana DeBose nel cast di Tow

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Simon Rex con Octavia Spencer e Ariana DeBose nel cast di Tow

Simon Rex (Red Rocket) si unirà a Rose Byrne, Octavia Spencer, Ariana DeBose, Dominic Sessa e Demi Lovato nel film di Stephanie Laing, Tow, attualmente in produzione.

Tow racconterà la vera storia di Amanda Ogle, una donna di Seattle che vive nella sua macchina e che ha lottato per riscattare dall’inferno dei carri attrezzi la sua automobile tenuta sotto sequestro per una cifra di $ 21.634. Ogle è anche produttore esecutivo.

La sceneggiatura originale è scritta da Jonathan Keasey, Brant Boivin e Annie Weisman. L’Exchange ha acquisito i diritti di vendita internazionali e CAA Media Finance rappresenterà il mercato nazionale.

Vedremo prossimamente Simon Rex nel debutto alla regia di Zoe Kravitz, Blink Twice, per Amazon MGM Studios, al fianco di Channing Tatum. Recita inoltre al fianco di Sydney Sweeney, Paul Walter Hauser e Halsey in Americana della Lionsgate, presentato in anteprima mondiale al SXSW. Apparirà inoltre al fianco di Bryan Cranston e Allison Janney nel film di Jon S. Baird Everything’s Going to Be Great per la Lionsgate; così come il film misterioso della Lionsgate Greedy People con Joseph Gordon-Levitt e Lily James; e Operation Taco Gary’s, che ha prodotto e di cui guiderà il cast insieme a Jason Biggs, Dustin Milligan, Brenda Song e Arturo Castro. Presto inizierà la produzione di Easy Waltz di Nic Pizzolatto con Vince Vaughn e Al Pacino.

Avengers: le migliori frasi pronunciate da ogni Vendicatore

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Avengers: le migliori frasi pronunciate da ogni Vendicatore

Pur offrendo una buona dose di scene d’azione e narrazioni avvincenti, il Marvel Cinematic Universe è noto per i suoi personaggi memorabili, tra cui spiccano gli Avengers, senza i quali ovviamente non esisterebbe. Caratterizzato da una pletora di personalità diverse per i quali il pubblico – in particolare i fan del franchise – non può fare a meno di tifare, il MCU è comprensibilmente uno degli universi cinematografici più amati anche per via di tali personaggi.

Naturalmente, con così tanti film all’attivo e tutto lo sviluppo dei personaggi, l’MCU ha offerto ai fan numerose citazioni memorabili, che restano tra le più potenti e rappresentativi dell’universo Marvel. Per celebrare tutte queste battute indimenticabili, ripercorriamo le migliori citazioni di ogni Avengers, a partire dall’esilarante battuta di Occhio di Falco in Avengers: Age of Ultron e terminando con la memorabile frase di Tony Stark in Avengers: Endgame.

Hawkeye/Clint Barton in Avengers: Age of Ultron (2015)

Hawkeye

“The city is flying, we’re fighting an army of robots, and I have a bow and arrow. None of this makes sense.” – “La città sta volando, stiamo combattendo contro un esercito di robot e io ho un arco e una freccia. Niente di tutto questo ha senso”

Anche se, in generale, il personaggio di Jeremy Renner non è molto amato dai fan come altri Avengers (non prima dell’uscita della sua serie, almeno), Clint ha una buona dose di battute memorabili nel MCU. Una delle sue citazioni migliori arriva in Avengers: Age of Ultron, dove Clint ha probabilmente dato il meglio di sé (e il pubblico ha avuto modo di conoscerlo meglio come personaggio).

Questa battuta in particolare racchiude la personalità amante del divertimento e la consapevolezza di sé. Molti appassionati della Marvel sostengono, in modo dispregiativo, che non sia poi così utile, quindi è divertente vedere il personaggio di Renner essere umile e ammettere che il suo arco e le sue frecce non sono paragonabili ai poteri sovrumani di altri Vendicatori come Capitan America (Chris Evans) o Thor (Chris Hemsworth). È anche una citazione esilarante se si considera che sarebbe un pensiero condivisibile se lo scenario di Avengers: Age of Ultron dovesse mai accadere nella vita reale.

War Machine/James Rhodes in Iron Man 3

War Machine

“If you want this suit, you’re going to have to pry my cold dead body out of it.” – “Se vuoi questo vestito, dovrai tirar fuori il mio corpo morto e freddo”

Nonostante il poco tempo sullo schermo, War Machine di Don Cheadle sta ricevendo sempre più attenzioni e sta dimostrando di essere uno dei personaggi più tosti del MCU. La sua determinazione e la sua lealtà (in particolare nei confronti del Tony di Robert Downey Jr.) sono parte di ciò che lo rende così simpatico. Anche se le cose sono apparentemente cambiate dopo Secret Invasion, è impossibile dimenticare le cose buone che Rhodey ha fatto per la squadra dei Vendicatori.

Quando discute con l’agente dello Sweat Shop in Iron Man 3, Rhodes chiarisce che non intende assolutamente dare via i suoi poteri (cioè la sua preziosa tuta). Questa è una delle citazioni più memorabili di Lit. James Rhodes, perché è una citazione molto significativa che mette in luce la sua personalità volitiva.

Vision in WandaVision (2021)

wandavision

“What is grief, if not love persevering?” – “Che cos’è il dolore, se non l’amore che persevera?”

Precedentemente conosciuto come il sistema operativo dell’intelligenza artificiale di Tony, J.A.R.V.I.S., la Visione di Paul Bettany ha assunto forma umana in Age of Ultron e in seguito ha trovato l’amore tra le braccia della Scarlett Witch di Elizabeth Olsen. Sebbene sia morto in Infinity War dopo aver distrutto la Pietra della Mente e essersi sacrificato per il bene comune, l’onnipotente Wanda lo ha riportato in vita in WandaVision. Ma a quale costo?

Che cos’è il dolore, se non l’amore che persevera?” è una frase molto toccante, soprattutto se si considera il contesto in cui viene pronunciata, quindi non c’è da stupirsi che abbia fatto parlare così tanto di sé all’uscita della serie. È tragica e commovente allo stesso tempo, perché mette in luce la comprensione che Vision ha del genere umano pur non essendo umano e offre al pubblico una prospettiva riflessiva e confortante sul lutto.

Hulk/Bruce Banner in The Avengers (2012)

Hulk Bruce Banner The Avengers

“That’s my secret, Cap. I’m always angry.” – “Questo è il mio segreto, Cap. Sono sempre arrabbiato”.

Non è una novità che Bruce Banner, la controparte del MCU del candidato all’Oscar Mark Ruffalo, e il suo alter ego, Hulk, non fossero grandi amici. Tuttavia, è innegabile che i due condividessero un legame ineguagliabile, nel bene e nel male, e che formassero un team-up straordinario anche quando non erano uniti in modo permanente. Quando Banner si trasforma, gli altri sanno che devono togliersi di mezzo.

Quale frase migliore per riassumere Hulk (almeno quando era un po’ meno consapevole di sé…) di “Sono sempre arrabbiato“? Questa frase iconica viene pronunciata durante il primo film dei Vendicatori come risposta a Capitan America, quando il personaggio di Ruffalo si sta preparando per il grande scontro di New York prima di affrontare i Chitauri.

Spider-Man/Peter Parker in Captain America: Civil War (2016)

Spider-Man/Peter Parker, 'Captain America: Civil War' (2016)

“Look, when you can do the things that I can, but you don’t, and then the bad things happen. They happen because of you.” – “Senta, quando si riesce a fare le cose che faccio io… se non le fai… e poi succedono cose brutte, succedono per causa tua.”

Tom Holland dà vita alla versione preferita dalla generazione Z dell’amato Peter Parker, che nel corso degli anni è diventato il personaggio Marvel più popolare (e più simpatico) di tutti i tempi. Se da una grande responsabilità deriva un grande potere, Holland ha dimostrato di essere più che capace di calarsi nei panni di Spider-Man e le sue impeccabili battute, molte delle quali comiche, ne sono la prova.

Nonostante le sue battute divertenti, una delle battute più memorabili di Tom Holland nel ruolo del personaggio è una battuta molto sentimentale che riassume perfettamente la sua personalità e le sue motivazioni. Durante una conversazione con Tony dopo che questi ha scoperto i suoi superpoteri (e tutte le cose che fa con essi), Peter rivela in modo molto genuino che non avrebbe senso approfittare delle sue capacità, soprattutto perché, grazie ad esse, può impedire che accadano cose brutte.

Scarlet Witch/Wanda Maximoff in Doctor Strange nel Multiverso della Follia (2022)

The Scarlet Witch Vision Quest

“You break the rules and become a hero. I do it and I become the enemy. That doesn’t seem fair.” “Tu infrangi le regole e diventi un eroe. Io lo faccio e divento il nemico. Non mi sembra giusto.”

Il personaggio della Olsen è stato dipinto come un cattivo fin dai tempi di WandaVision (dopotutto ha imprigionato un buon numero di persone innocenti), e in Doctor Strange nel Multiverso della Follia i fan possono vedere un lato pienamente antagonista di Wanda, che è stato corrotto dalla Darkhold. Nonostante le sue buone intenzioni, il dolore di Wanda l’ha in qualche modo accecata, portando a una tragica caduta che, secondo alcuni fan, non meritava.

Tu infrangi le regole e diventi un eroe. Io lo faccio e divento il nemico“. La frase pronunciata da Wanda quando chiama in causa il Doctor Strange di Benedict Cumberbatch nel film – che in precedenza aveva fatto ricorso alla Darkhold e causato un’Incursione – è forse la più memorabile del personaggio di Olsen fino ad ora. Anche se Wanda non è del tutto nel giusto, il modo in cui la Olson la interpreta è di altissimo livello.

Falcon/Sam Wilson in The Falcon and the Winter Soldier (2021)

the falcon and the winter soldier
Falcon/Sam Wilson (Anthony Mackie) in Marvel StudiosTHE FALCON AND THE WINTER SOLDIER exclusively on Disney+. Photo by Chuck Zlotnick. ©Marvel Studios 2021. All Rights Reserved.

“But what would be the point of all the pain and sacrifice if I wasn’t willing to stand up and keep fighting?” – “Ma che senso avrebbe tutto il dolore e il sacrificio se non fossi disposto ad alzarmi e a continuare a lottare?”.

Grazie alla sua fedeltà e amicizia imperiture, Sam Wilson è sempre stato il braccio destro di Steve Rogers. Considerando lo sviluppo del personaggio di Sam di Anthony Mackie nel corso dei film (e ora nella serie The Falcon e Winter Soldier, che ha rappresentato una svolta importante in quanto lo ha introdotto come prossimo Capitan America), è logico che abbia pronunciato una frase così forte.

In una conversazione con la sorella Sarah Wilson, interpretata da Adepero Oduye, Sam fa un’ottima osservazione quando si chiede quale sarebbe il motivo di sopportare un tale dolore e sacrificio se non quello di difendere se stesso e gli altri. Si tratta di una frase che fa molto Sam Wilson e che dimostra, attraverso la sua personalità caparbia, che era davvero destinato a diventare il prossimo Capitan America.

Black Widow/Natasha Romanoff in Captain America: Civil War

Natasha Romanoff Black Widow Captain america: Civil War

“Staying together is more important than how we stay together.” – “Restare insieme è più importante di come si sta insieme”.

Nonostante appaia dura come un chiodo, è logico che l’unione e il lavoro di squadra siano una priorità per questo personaggio tosto ma incredibilmente affettuoso, considerando il passato straziante di Natasha Romanoff; ne ha passate tante e alla fine ha trovato una vera famiglia, legata dal cuore e non dal sangue, negli Avengers. In Civil War, Natasha sottolinea quanto i Vendicatori siano importanti per lei.

Stare insieme è più importante di come stiamo insieme” è una delle migliori battute di Natasha Romanoff (Scarlett Johansson) nel MCU, perché sottolinea ulteriormente che si tratta di un personaggio dal cuore gentile che dà valore alla comunità e al legame umano, nonostante le prime impressioni. Come si evince dal suo tragico finale, Natasha è sempre stata una delle persone più premurose del franchise.

Captain America/Steve Rogers, in Captain America: The First Avenger (2011), Captain America: Civil War (2016), Avengers: Endgame (2019)

Captain America_Steve Rogers

“I can do this all day.” “Posso farlo tutto il giorno”.

Sarebbe impossibile non citare la frase di Steve Roger come la più iconica del franchise e come una delle più citate del Marvel Cinematic Universe. Sebbene la frase venga pronunciata in tre film diversi (con Civil War e Avengers: Endgame fanno riferimento a Captain America: Il primo vendicatore), sarebbe impossibile dimenticare la prima volta che Rogers disse che avrebbe potuto “fare questo tutto il giorno” mentre affrontava un bullo a Brooklyn quando era molto più piccolo.

Nonostante il suo valore di riutilizzo, la cosa più bella di questa citazione è che riassume molto bene la personalità forte e sicura di Steve, annotando perfettamente la sua resilienza di fronte alle sfide: è un nobile uomo di parola che non si arrenderà finché non avrà ottenuto ciò che vuole e fatto ciò che ritiene giusto.

Iron Man/Tony Stark, Avengers: Endgame (2019)

avengers: endgame iron man

“Everybody wants a happy ending. Right? But it doesn’t always roll that way.” “Tutti vogliono un lieto fine. Giusto? Ma non è sempre così”

Sebbene il personaggio di Robert Downey Jr. abbia avuto la sua buona dose di citazioni iconiche nel MCU (non dimentichiamo “Io sono Iron Man“, che ha insistito a ripetere vicino al letto di morte, facendo di conseguenza prendere a tutti i fazzoletti), una delle sue più memorabili è stata pronunciata anche in Endgame e fa luce su come non tutte le storie abbiano un lieto fine convenzionale – e va bene così.

Nel corso dell’intero franchise, Tony Stark ha sempre dimostrato di essere un realista estroverso che non ha paura di dire le cose come stanno, ed è proprio per questo che non si è tirato indietro contro Steve quando gli Accordi di Sokovia di Civil War hanno rotto la loro amicizia. Come è evidente, nonostante il suo grande ego, Stark non era il tipo di personaggio delirante che non vedeva le cose come stavano, e questa battuta – piuttosto commovente visto il contesto in cui viene pronunciata – lo evidenzia esattamente.

Matrix 5: 8 personaggi della saga che devono tornare nel nuovo film

Sebbene non sia stato rivelato molto sul prossimo Matrix 5, diretto da Drew Goddard (Quella casa nel bosco, 7 sconosciuti a El Royale), lo sviluppo di questo inaspettato sequel è in corso, ma per continuare adeguatamente la storia, alcuni personaggi devono necessariamente tornare in scena. Nel 2021, Matrix Resurrection ha come noto offerto un ulteriore sviluppo ad una vicenda che sembrava conclusa con il terzo film, Matrix Revolutions. Questo quarto film si conclude poi con un finale potenzialmente aperto, a partire dal quale il nuovo annunciato film probabilmente ripartirà. Dopo aver visto quali storie ad ora incompiute Matrix 5 potrebbe dover risolvere, vediamo ora quali personaggi sarebbe importante ci fossero anche nel prossimo capitolo.

Thomas Anderson alias Neo

keanu reeves

Thomas Anderson è il personaggio centrale della serie di film Matrix. Non solo è una parte centrale della storia, ma fino a questo punto l’intera vicenda tende a ruotare intorno a lui e alla sua posizione di prescelto che ha liberato gli esseri umani dalla schiavitù delle macchine. Neo, come viene chiamato, è un uomo che possiede incredibili poteri e abilità all’interno del mondo di Matrix e può letteralmente cambiare la realtà e le leggi della natura secondo la sua volontà.

In Matrix Revolutions, Neo ha dato la sua vita per liberare gli umani e impedire alle macchine malvagie di distruggere le persone che si erano liberate dal loro controllo. Tuttavia, le cose sono cambiate molto nei 60 anni trascorsi tra Matrix Revolutions e Matrix Resurrection, il che ha fatto sì che Mr. Anderson dovesse essere estratto da Matrix per combattere ancora una volta in battaglia. Ora lui e Trinity hanno realizzato i loro poteri congiunti e si sono impegnati a ricostruire Matrix come meglio credono, il prossimo film dovrà affrontare questi eventi.

Trinity

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L’altra metà di Neo, Trinity è stata una delle principali combattenti per la libertà che hanno contribuito a far uscire Thomas Anderson da Matrix nel film del 1999. Nella trilogia originale, Trinity si rivelò essere l’amore predestinato del prescelto, che avrebbe dato il suo cuore alla persona in grado di salvare l’umanità. Trinity, come noto, muore in Matrix Revolutions, ferita a morte mentre volava con Neo nella Città delle Macchine.

Tuttavia, è stata resuscitata insieme a Neo per la versione riavviata di Matrix in Matrix Resurrection. Mentre Neo ha mantenuto alcuni dei suoi ricordi e il suo nome precedente, Trinity ha avuto una vita completamente nuova, con un marito e dei figli. Si faceva chiamare Tiffany, prima che Neo la aiuti a riacquistare i suoi ricordi e a unirsi nuovamente a lui. Il tutto si conclude con Trinity che acquisisce un potere pari a quello di Neo, essendo una parte di lui, e i due tornano insieme. Matrix 5, ovviamente, dovrà mostrare cosa succederà ora ai due innamorati.

Agente Smith

Hugo Weaving Matrix

 

L’antitesi di Neo, ma anche un’altra persona che condivideva parte del suo destino e della sua profezia, l’Agente Smith era un programma disonesto che inizialmente serviva Matrix e manteneva l’ordine per conto delle macchine. Smith ha mostrato un’intelligenza e una personalità incredibilmente elevate quando ha incontrato Neo. Egli disprezza chiaramente gli esseri umani, a un livello che va oltre l’essere un programma, e grazie alla sua ambizione e determinazione ha trovato il modo di corrompere il suo programma e di annullare alcune parti di Matrix.

È stato anche restaurato insieme a Neo e Trinity, visto il suo stretto legame con il protagonista. Sebbene l’attore sia stato cambiato in Matrix Resurrection da Hugo Weaving a Jonathan Groff, sappiamo che Weaving non ha potuto riprendere il ruolo a causa di conflitti di programmazione ma potrebbe essere più disponibile per Matrix 5. In tal caso, è importante esplorare il futuro di Smith, che si è rivolto all’Analista e ha lavorato brevemente con Neo in Matrix Resurrection. Quell’alleanza non sarebbe mai potuta durare, ed esplorare cosa accadrà in seguito sarebbe incredibilmente interessante.

Bugs

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Bugs è stata introdotta per la prima volta in Matrix Resurrection, dove era una vera e propria credente nella leggenda di Neo, e ha avuto un ruolo fondamentale nel riportare Neo fuori da Matrix. Bugs sembra essere una figura molto importante, poiché il suo tatuaggio e il suo soprannome la collegano alla vita originale di Neo nel primo film di Matrix e al modo in cui è arrivato a capire che la realtà era semplicemente un programma all’interno del quale viveva. Bugs era un membro rispettato della comunità di Io e, dopo il suo lavoro con Neo, è probabile che abbia guadagnato ancora più attenzione.

Per dare un finale significativo al personaggio di Bugs e al suo ruolo nel futuro, ricostruendo una nuova Matrix con Neo e Trinity o aiutando a guidare la popolazione di Io, è importante scoprire cosa accadrà in seguito. Matrix Resurrection si è concluso con una nota piuttosto aperta e ambigua, con molti personaggi che non hanno trovato una soluzione adeguata alla loro storia. Il principale di questi è Bugs, che sicuramente avrà un ruolo fondamentale nella storia futura.

Bambino

Matrix Bambino

Bambino è stato uno dei personaggi più interessanti ad apparire nella trilogia originale come cittadino di Zion sia in Matrix Reloaded che in Matrix Revolutions. Egli è una delle poche persone conosciute in grado di sfuggire a Matrix attraverso l’autosostentamento, ovvero senza bisogno della pillola rossa. La sua volontà e la sua capacità di dare un senso al mondo che lo circondava erano notevoli e aveva una fede devota in Neo come salvatore di Zion.

Grazie alle sue notevoli capacità e al suo intelletto, sembrava che Bambino fosse destinato a uno scopo più importante dopo la trilogia originale, ma poco viene rivelato sul suo destino. Considerando il lasso di tempo di 60 anni, è certo che sia molto più vecchio, ma era giovane quando Neo si è sacrificato e se Niobe è riuscita a sopravvivere, è possibile che lo abbia fatto anche lui. Per Matrix 5 è d’obbligo scoprire di più sulla sua storia e se avesse uno scopo più importante dopo il sacrificio di Neo.

L’Oracolo

matrix oracolo

L’Oracolo era una parte fondamentale della Matrice originale, che condivideva le voci della grande profezia e aiutava a guidare l’umanità nella sua speranza. Tuttavia, era anche un programma di Matrix, collocato lì intenzionalmente per servire gli scopi dell’Architetto. Era unica nel suo genere, in quanto si schierò dalla parte degli umani e portò avanti attivamente i mezzi che si sperava potessero porre fine al programma di Matrix.

In Matrix Resurrection, viene rivelato che quando fu creata l’ultima versione di Matrix, ci fu un’ampia epurazione del sistema. In tale epurazione, l’Oracolo è stato uno dei programmi eliminati. Tuttavia, non sempre i programmi scompaiono completamente anche quando vengono eliminati. È possibile che l’Oracolo possa essere ripristinato o addirittura ricreato da Neo e Trinity in una versione aggiornata di Matrix. Un suo ritorno in Matrix 5 potrebbe donare nuovi scopi ai protagonisti e alla saga stessa.

Sati

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Sati appare per la prima volta come una giovane ragazza in Matrix Revolutions. Tuttavia, nonostante il suo aspetto, Sati è in realtà un programma creato da altri due programmi senza alcuna funzione, se non quella di essere. Neo impedisce che il giovane programma venga cancellato e lo affida alle cure dell’Oracolo. Mentre si trova lì, l’Oracolo le rivela che un giorno avrà uno scopo più grande.

In Matrix Resurrection, una Sati ormai cresciuta appare infatti a Neo e gli rivela il suo ruolo nel prendersi cura di lui mentre vive nella nuova versione di Matrix. Sati fornisce inoltre a Neo e a Niobe istruzioni e indicazioni chiare su come salvare Trinity dalle capsule in cui le macchine l’hanno rinchiusa. Sati tuttavia ha avuto un ruolo piuttosto breve nel quarto film, ma sembra che sia diventata un po’ come il suo tutore adottivo, fornendo guida e speranza a chi ne ha bisogno. Un suo ritorno in Matrix 5 è dunque doveroso.

Morpheus

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Morpheus (interpretato da Laurence Fishburne nei primi tre film) è uno dei personaggi più importanti della serie di Matrix e uno degli unici a cambiare drasticamente aspetto nel corso della serie. Il motivo è che il Morpheus umano e mortale è effettivamente morto nei 60 anni che intercorrono tra la morte di Neo in Matrix Revolutions e Matrix Resurrection. Il Morpheus che Neo incontra nel quarto film è infatt solo un programma che ha unito parti dell’Agente Smith e del suo mentore e amico Morpheus dai ricordi onirici di Neo stesso.

Morpheus aiuta Neo a vedere la verità su Matrix sia nella trilogia originale che nel successivo sequel e, come programma, svolge un ruolo fondamentale nell’aiutarlo a conoscere Io e il nuovo mondo nato dal suo sacrificio. Il programma Morpheus ha il potenziale per essere una parte significativa dei film futuri, specialmente con il precedente che potrebbe cambiare forma ed esistere come saggio programma guida per i combattenti per la libertà. In definitiva, realizzare Matrix 5 senza Morpheus sarebbe un errore.

Il Segreto di Liberato: il nuovo film di Francesco Lettieri

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Il Segreto di Liberato: il nuovo film di Francesco Lettieri

Uscirà il 9 maggio, data simbolica per chi conosce il cantante partenopeo, Il Segreto di Liberato, il nuovo film che Francesco Lettieri (Ultras, Lovely Boy) ha scritto e dirige insieme a Giorgio Testi, con le animazioni di Giuseppe Squillaci e LRNZ.

Con le voci di Liberato, Nando Paone e Simona Tabasco, il film sarà distribuito al cinema da Be Water Film per una settimana. Del progetto si sa ancora molto poco, fatta eccezione che per le bellissime illustrazioni di LRNZ e per una breve sinossi “in lingua”:

“A NAPULE TUTT’ QUANT’ TENIMM’ ‘NU SEGRET’.OGNI VICO, OGNI PALAZZO, OGNI MURO TEN’ ‘E MISTER’ SUOJE.CE STA ‘O SEGRET’ ‘RO MUNACIELL’, ‘ A BELLA ‘MBRIANA, ‘O SANG’ ‘E SANGENNARO, ‘E PRET’ ‘DA PEDAMENTINA, ‘A SIRENA PARTENOPE, LL’OV’ SOTT’ ‘OCASTIELL’, ‘O SEGRET’ ‘E PULECENELL’…E PO’ CE STA ‘O SEGRET’ MIE.”

Joker: Folie à Deux, ecco la preview del trailer in arrivo stanotte

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L’account Instagram di Joker: Folie à Deux ha diffuso la preview del trailer del film che arriverà questa notte alle 3.30 ora italiana.

Joker: Folie à Deux, quello che sappiamo sul film

Joker: Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il ruolo del cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno di Sophie di Zazie Beetz  insieme ai nuovi arrivati ​​Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”. Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente dal suo punto di vista.

Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora. Il sequel di Joker sarà conosciuto come un progetto Elseworlds, secondo il co-presidente dei DC Studios James Gunn. I film con questa denominazione sono al di fuori della continuità principale del DCU. Altri progetti Elseworlds includono The Batman – Parte II e la serie The Penguin. L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata al 4 ottobre 2024.

George Lucas riceverà la Palma d’oro alla carriera a Cannes 2024

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George Lucas riceverà la Palma d’oro alla carriera a Cannes 2024

Leggenda di Hollywood, il regista, sceneggiatore e produttore George Lucas riceverà la Palma d’oro alla carriera sabato 25 maggio, in occasione della cerimonia di chiusura del 77esimo Festival di Cannes 2024.

Alla sola menzione del suo nome si illumina un’intera sezione della Settima Arte e si sentono alcune indimenticabili note musicali (di John Williams!). Inseparabile dalle saghe di Star Wars e Indiana Jones, George Lucas ha regalato per sempre ai film di successo una storia illustre e al pubblico di tutto il mondo un piacere senza eguali.

“Il Festival di Cannes ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Sono rimasto sorpreso ed euforico quando il mio primo film, THX-1138, è stato selezionato per essere proiettato in un nuovo programma per registi esordienti chiamato Quinzaine des Réalisateurs. Da allora, sono tornato al festival in molte occasioni in vari ruoli come scrittore, regista e produttore. Sono davvero onorato di questo riconoscimento speciale che significa molto per me.”

La Palma d’Oro Onoraria gli sarà consegnata sul palco del Grand Théâtre Lumière durante la Cerimonia di Chiusura sabato 25 maggio 2024. Il Festival di Cannes è lieto di rendere omaggio a una delle più grandi figure del cinema contemporaneo, un uomo dalla carriera straordinaria, che unisce grande spettacolo e innovazione, mitologia e modernità, cinefilia e tecnologia.

La cerimonia di chiusura del 77° Festival di Cannes 2024 si terrà la sera del 25 maggio. Camille Cottin fungerà da maestro di cerimonia.

Fabbricante di lacrime: le location dove è stato girato il film Netflix

Da quando è arrivato su Netflix, il 4 aprile, Fabbricante di lacrime (qui la recensione) è divenuto subito uno dei titoli più visti del momento sulla piattaforma, ottenendo ottimi riscontri anche all’estero. Sì, perché nonostante presenti un racconto ambientato negli Stati Uniti e con protagonisti ragazzi americani, il film è un progetto tutto italiano, diretto dal regista Alessandro Genovesi (10 giorni senza mamma, 7 donne e un mistero) a partire dal romanzo omonimo scritto dall’autrice Erin Doom. Questo adattamento di un grande successo editoriale era molto atteso da tempo, dunque non sorprende il successo che sta ottenendo.

Poiché è stato girato in Italia, i luoghi presenti nel film sono facilmente visitabili e qui di seguito si andrà proprio alla scoperta dei principali tra essi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Fabbricante di lacrime. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e, in particolare, alle location dove è stato girato il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il libro di Erin Doom

La storia editoriale di Fabbricante di lacrime è esemplificativa delle nuove possibilità che questo settore offre ai giovani emergenti. Nel 2017 Erin Doom condivise a puntate i suoi primi due libri, Nel modo in cui cade la neve e Fabbricante di lacrime, sul social network Wattpad, dove riscossero un notevole successo. Nel dicembre del 2020 decise poi di pubblicare a proprie spese su Amazon Fabbricante di lacrime che entrò subito in classifica. Poco dopo venne contattata da Magazzini Salani, che ne acquisì i diritti e decise di ripubblicarlo nel maggio del 2021 in un’edizione riveduta. Con circa 450.000 copie vendute è poi risultato essere il libro più venduto in Italia nel 2022.

Fabbricante di lacrime libro
Ph: Loris T. Zambelli/Netflix

La trama e il cast di Fabbricante di lacrime

Tra le mura del Grave, l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una leggenda: quella del Fabbricante di lacrime, un misterioso artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche Rigel, un orfano inquieto e misterioso.

Egli è l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare. Anche se Nica e Rigel sono uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra impossibile. Ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda. Al Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.

Protagonisti del film, nel ruolo di Nica e Rigel, sono gli attori Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni. Mentre quest’ultima è qui al suo primo ruolo in un film, Baldasseroni è invece meglio noto con lo psudonimo Biondo, ed è un rapper con già 4 album all’attivo, oltre ad aver partecipato ai film È per il tuo bene e 50km all’ora. Recitano poi nel film Alessandro Bedetti nel ruolo di Lionel, Nicky Passarella in quello di Billie e Sveva Romana Candelletta nel ruolo di Miki. Infine, Roberta Rovelli interpreta Anna, Orlando Cinque è Norman e Sabrina Paravicini interpreta Margaret.

Fabbricante di lacrime location
Ph: Loris T. Zambelli/Netflix

Le location di Fabbricante di lacrime: dove è stato girato il film?

Come noto, il racconto è ambientato in una piccola città del Minnesota, negli Stati Uniti. Tuttavia, le riprese si sono in realtà svolte in Italia e in particolare a Roma e dintorni. La produzione si è dunque impegnata a far sì che i luoghi prescelti potessero reggere l’illusione di un racconto ambientato ben altrove. Innanzitutto per il Grave, l’orfanotrofio al centro del racconto, dove sono cresciuti i due protagonisti Nica e Rigel, è stato utilizzato il complesso del Buon Pastore, in via di Bravetta a Roma, edificio risalente alla prima metà del Novecento collocato all’interno della Riserva naturale della Valle dei Casali.

La casa dei coniugi Milligan, che adottano i due protagonisti, è invece una villetta situata in via del Pianello, a Bracciano, La Barnaby High School, che Nica e Rigel iniziano a frequentare dopo essere stati adottati, deve il suo ingresso al Museo Lasalle, Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane, situato in via Aurelia 476, a Roma. Qui i due giovani conoscono Miki, che vive invece in una residenza in stile inglese che nella realtà è conosciuta come Villa York, situata nella campagna a nord di Roma lungo la via Cassia, nel territorio di Campagnano Romano.

L’edificio neoclassico che fornisce gli esterni del tribunale è invece l’Accademia Britannica, in via Antonio Gramsci 61 nel parco di Villa Borghese a Roma. Nel visitarla, si può dunque effettuare un ampio giro nel parco, il quale come noto contiene numerosi luoghi di grande fascino. Infine, una delle location più affascinanti del film è senza dubbio il ponte di ferro che conduce alla scuola dei ragazzi. Nella realtà, questo è il ponte che a Pescara collega piazza Garibaldi con via Orazio. Per chi si fosse chiesto dove è girata la scena iniziale, questa ha come sfondo il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Il trailer del film e come vederlo in streaming su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Fabbricante di lacrime unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Michael B. Jordan raggiunto da attori di The Batman e Loki nel suo nuovo thriller soprannaturale

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Michael B. Jordan sta collaborando con il regista di Creed e Black Panther Ryan Coogler per recitare in un thriller soprannaturale, che tutti i report indicano come un film sui vampiri. Nuovi membri del cast stanno ora iniziando a essere rivelati e includono volti familiari di The Batman e Loki.

Secondo Deadline, Jayme Lawson (The Batman) è entrato a far parte del cast del thriller senza titolo in un ruolo non rivelato. THR ha anche rivelato che anche Wunmi Mosaku (Loki) è stato scelto per un ruolo misterioso. I loro casting seguono le recenti aggiunte di Delroy Lindo e Jack O’Connell. Coogler scriverà e dirigerà il film, che ha scatenato un’intensa guerra di offerte prima che la Warner Bros. acquisisse i diritti. I dettagli della trama sono ancora in gran parte sconosciuti, al di là dei report secondo i quali il film coinvolgerà i vampiri, e si dice che Jordan interpreterà dei gemelli. Le riprese del film inizieranno alla fine di questo mese per una data di uscita fissata al 7 marzo 2025.

Mosaku ha interpretato B-15 nella serie Loki dei Marvel Studios su Disney+. È anche conosciuta per i suoi ruoli in altri spettacoli tra cui Lovecraft Country, Luther, We Own This City, Black Mirror e Vera. Nel film, ha avuto un ruolo nei film in franchising Batman v Superman: Dawn of Justice e Animali fantastici e dove trovarli. Più recentemente, ha avuto ruoli nei film Call Jane e Alice, Darling.

Lawson potrebbe essere meglio conosciuto per aver interpretato il sindaco di Gotham City Bella Reál in The Batman, il film di supereroi di Matt Reeves con Robert Pattinson nei panni del Cavaliere Oscuro. È apparsa anche in film come Till, The Woman King e How to Blow Up a Pipeline. Lawson ha interpretato una giovane Michelle Obama nella miniserie del 2022 The First Lady, e più recentemente è stata nella quarta stagione della serie Genius del National Geographic.

David Harbour nel cast del nuovo progetto di Sylvester Stallone

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David Harbour nel cast del nuovo progetto di Sylvester Stallone

Da quando ha scritto e interpretato Rocky (1976), Sylvester Stallone è stato un pilastro del genere d’azione a Hollywood. Il suo ultimo progetto, Levon’s Trade, ha appena scelto la star di Stranger Things David Harbour, insieme ad altri grandi nomi, per arricchire il suo cast.

Secondo Deadline, Harbour si è unito al cast di Levon’s Trade insieme a Michael Peña, Jason Flemyng e Arianna Rivas. Il film sarà diretto da David Ayer, che ha molta esperienza nel genere. Ayer ha diretto Harsh Times (2005), End of Watch (2012), Suicide Squad (2016) e The Beekeeper (2023).

La sceneggiatura di Levan’s Trade è stata scritta da Stallone e rivista da Ayer, ed era basata sul romanzo omonimo dell’autore di fumetti Chuck Dixon, meglio conosciuto per il suo lavoro con la Marvel su The Punisher e con la DC su personaggi come Batman, Nightwing, e Robin. Il romanzo adattato da Stallone e Ayer è il primo degli undici libri della serie di romanzi gialli di Levon Cade.

La sinossi ufficiale recita: “Levon Cade (Statham) ha lasciato la sua ‘professione’ alle spalle per andare dritto e lavorare nell’edilizia. Vuole vivere una vita semplice ed essere un buon padre per sua figlia (Gie). Ma quando la figlia adolescente del suo capo, Jenny (Rivas) scompare, è chiamato a impiegare nuovamente le abilità che lo hanno reso una figura leggendaria nell’oscuro mondo delle operazioni segrete. La sua caccia allo studente universitario scomparso lo porta nel cuore di una sinistra cospirazione criminale che crea un reazione a catena che minaccerà il suo nuovo modo di vivere.”

Peña, Harbour e Jason Statham, scelto per il ruolo principale, hanno già collaborato e hanno una storia lavorativa con David Ayer. Peña e Harbour hanno recitato in End of Watch, un thriller d’azione in stile documentario che segue il personaggio di Peña e quello di Jake Gylenhaal mentre pattugliano uno dei quartieri più pericolosi di Los Angeles.

David Harbour è diventato famoso nel 2016 con l’uscita dello show di successo di Netflix Stranger Things. Da allora, l’attore ha continuato a recitare in ruoli importanti, come assumere il ruolo principale in Hellboy (2019). Ha anche interpretato una versione molto arrabbiata e molto bellicosa di Babbo Natale in Violent Night (2022). Harbour ha recitato in Gran Turismo (2023) e ha doppiato Eric Frankenstein nel film animato Creature Commandos della DC. L’attore apparirà anche nel film Marvel del 2025, Thunderbolts, nel ruolo di Red Guardian.

Grey’s Anatomy 20 in streaming dal 25 Aprile su Disney+

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Grey’s Anatomy 20 in streaming dal 25 Aprile su Disney+

Disney+ ha annunciato che Grey’s Anatomy tornerà in Italia il 25 aprile sulla piattaforma streaming per la sua attesissima ventesima stagione, con nuovi episodi settimanali ogni giovedì. Le prime diciannove stagioni sono già disponibili in streaming.

Grey’s Anatomy è considerata una delle più grandi serie televisive contemporanee. Il medical drama, giunto alla sua ventesima stagione, segue un gruppo di medici del Grey Sloan Memorial che si trovano quotidianamente ad affrontare decisioni di vita o di morte. Cercano conforto l’uno nell’altro e, a volte, più di una semplice amicizia. Insieme scoprono che nella medicina e nelle relazioni non è tutto bianco o nero.

Grey’s Anatomy vede protagonisti Ellen Pompeo (Meredith Grey), Chandra Wilson (Miranda Bailey), James Pickens Jr. (Richard Webber), Kevin McKidd (Owen Hunt), Caterina Scorsone (Amelia Shepherd), Camilla Luddington (Jo Wilson), Kim Raver (Teddy Altman), Jake Borelli (Levi Schmitt), Chris Carmack (Atticus “Link” Lincoln), Anthony Hill (Winston Ndugu), Alexis Floyd (Simone Griffith), Harry Shum Jr. (Benson “Blue” Kwan), Adelaide Kane (Jules Millin), Midori Francis (Mika Yasuda) e Niko Terho (Lucas Adams).

Le guest star della ventesima stagione di Grey’s Anatomy

Tra le prime guest star annunciate per questa stagione ci saranno Jessica Capshaw che riprenderà il suo ruolo nei panni di Arizona Robbins, mentre Alex Landi tornerà nel ruolo del dottor Nico Kim. Nel frattempo, Natalie Morales arriverà al Grey Sloan Memorial Hospital per interpretare Monica Beltran, un chirurgo pediatrico il cui pragmatismo e la cui lucidità l’hanno resa una delle migliori nel suo campo. La sua volontà di spingersi oltre i limiti può essere ammirevole e seccante, ma è sempre finalizzata a fornire cure di alta qualità ai suoi pazienti. Freddy Miyares si unisce al cast con un ruolo ricorrente nel ruolo di Dorian, un paziente intelligente, affettuoso e simpatico che è stato coinvolto in un grave incidente e sta lottando per il suo futuro.

Shonda Rhimes è l’ideatrice e la produttrice esecutiva di Grey’s Anatomy. Meg Marinis è showrunner e produttrice esecutiva. Betsy Beers, Mark Gordon, Debbie Allen ed Ellen Pompeo sono produttori esecutivi. La serie è prodotta da ABC Signature, parte dei Disney Television Studios.

EVIL: trailer della quarta stagione in arrivo su Paramount+

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EVIL: trailer della quarta stagione in arrivo su Paramount+

Paramount+ ha svelato il trailer ufficiale la data della première della stagione finale della serie originale EVIL, amata dai fan e acclamata dalla critica.

La serie, che ha recentemente iniziato la produzione a New York City dei quattro episodi bonus precedentemente annunciati, sarà trasmessa in anteprima, dopo gli Stati Uniti e il Canada, venerdì 24 maggio in Italia, Australia, Francia, Germania, Svizzera e Austria.

La trama della quarta stagione di EVIL

Nella nuova stagione, Kristen, David e Ben continueranno a esaminare casi di sperimentazione tecnologica, maiali posseduti, oppressione e infestazione demoniaca, una musa danzante evocata da presunte streghe e una reliquia malvagia. Nel frattempo, Leland tenta di convincere Kristen a crescere un bambino anticristo concepito con il suo ovulo. David viene reclutato dai servizi segreti del Vaticano per la “visione remota”, una capacità paranormale di vedere l’invisibile per individuare il male. Ben viene colpito da un fascio di ioni che gli provoca visioni di un demone che lo deride, finché non scopre una soluzione insolita per scacciarlo. Infine, tutti e tre si rendono conto che restano solo poche settimane per esaminare i casi, perché la parrocchia ha deciso di sciogliere la squadra per mancanza di fondi. Il tutto culmina in un ultimo confronto con Leland e le 60 famiglie che costituiscono il Male nel mondo moderno.

La serie EVIL è interpretata da Katja Herbers, Mike Colter, Aasif Mandvi, Michael Emerson, Kurt Fuller, Andrea Martin, Christine Lahti, Brooklyn Shuck, Skylar Gray, Maddy Crocco e Dalya Knapp. EVIL è prodotto da CBS Studios in associazione con King Size Productions. Robert King, Michelle King, Liz Glotzer, Rockne S. O’Bannon e Sam Hoffman sono i produttori esecutivi. La serie è distribuita a livello internazionale da Paramount Global Content Distribution.

Kiseiju – La zona grigia: recensione del k-drama Netflix

Kiseiju – La zona grigia: recensione del k-drama Netflix

Il grande e visionario regista Yeon Sang-ho (conosciuto per gli acclamati film Train to Busan e Peninsula, e la cupa serie Hellbound) torna su Netflix con il primo spin-off sudcoreano dell’iconico manga giapponese Parasyte di Hitoshi Iwaaki, pubblicato da KODANSHA Ltd nel 1989 e da cui è tratto anche l’anime Kiseiju – L’ospite indesiderato. La miniserie – intitolata Kiseiju – La zona grigia (titolo originale Parasyte – The Grey) e costituita da 6 episodi di circa 50 min ciascuno – è un eccitante e cruento body horror che rielabora la storia di Shinichi e Miji in una chiave sudcoreana del tutto nuova e inaspettata. In questa lotta tra parassiti e umani, infatti, il protagonista non è più l’introverso Shinichi, bensì la giovane sfortunata Jeong Su-in, interpretata dalla talentuosa attrice Jeon So-nee, già nota per i suoi ruoli in Encounter, When My Love Blooms e Our Blooming Youth.

Kiseiju – La zona grigia, la trama

In seguito a un inspiegabile evento cosmico, la vita sulla Terra è sconvolta dall’arrivo di migliaia di misteriose larve aliene che, dopo essere cadute dal cielo, si insinuano nei cervelli degli esseri umani, nutrendosi di essi e prendendo possesso dei loro corpi. I parassiti, privi di qualsiasi forma di coscienza, seguono unicamente il loro istinto di sopravvivenza, diffondendo morte e scompiglio ovunque vadano. Ed è proprio a causa di questa tragica invasione che, dopo un violento attacco, si forma il “Grey Team”, una task force militare guidata dalla coraggiosa e determinata Jun-Kyung (interpretata da Lee Jung-hyun, PeninsulaDecision to Leave), istituita con lo scopo di smascherare e sterminare definitivamente i violenti parassiti.

Mentre i questi iniziano a evolversi, creando piccole sanguinarie comunità, e Jun-Kyung è impegnata in una guerra pericolosa e imprevedibile, un evento ancora più straordinario accade alla giovane Jeong Su-in (Jeon So-nee): svenuta e in fin di vita, diventa l’ospite di un parassita che non riesce a prendere completamente il controllo del suo cervello, possedendo quindi solo parzialmente il suo corpo e per pochi minuti al giorno. È così che, proprio come il dottor Jekyll e Mr Hyde, Su-in si trova presto a dover condividere la propria esistenza con il (non poi così malvagio) parassita “Heidi”.

“Se la popolazione umana si riducesse a un centesimo, i veleni diminuirebbero nella stessa misura?”

Fin dai primissimi istanti dell’episodio 1, emerge chiaramente l’intenzione di Yeon Sang-ho di creare un prodotto in gran parte diverso dalla fonte da cui trae ispirazione. Kiseiju – La zona grigia, infatti, si discosta dagli elementi tipici del romanzo di formazione che caratterizzavano il malinconico racconto dell’adolescente Shinischi e del suo parassita Migi, per abbracciare un’atmosfera horror ancor più cupa, angosciante e con un marcato taglio socio-politico. L’episodio 1 si apre con una premessa che sottolinea una critica sociale e politica intensa: se le azioni umane rappresentano la principale fonte di dolore nel mondo, quale sarebbe l’effetto di una drastica riduzione della popolazione? Saremmo capaci di ridurre le sofferenze e le tragedie che affliggono il nostro pianeta?

Ancora una volta, il maestro Yeon Sang-ho cela dietro le sue oscure e spaventose creature riflessioni profonde sull’autodistruzione umana. Che siano zombie o alieni a minacciare e parassitare la Terra, poco conta. L’opera di Yeon riesce magistralmente a mettere in evidenza come la malvagità e l’imprudenza umana siano più pericolose e dannose di qualsiasi altra forma mostruosa di male. A questo doloroso e potente messaggio, il regista aggiunge – attraverso i personaggi di Jeong Su-In e del furfante Koo Kyo-hwan (interpretato dall’attore Seol Kang-woo) – una speranza sincera e commovente: la chiave per la sopravvivenza risiede nell’unione e nella fiducia reciproca.

Kiseiju - La zona grigia | Immagine dal set.
Kiseiju – La zona grigia | Immagine dal set. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2024

Convivere con il proprio dolore e rinascere

Al di là delle intense scene d’azione, la trama avvincente e la critica socio-politica ben definita, un altro aspetto distintivo della serie è la straordinaria resilienza dei suoi personaggi principali, partendo da quelli femminili. Attraverso pochi flashback, infatti, il pubblico è immediatamente coinvolto nel vissuto delle protagoniste Su-In e Jun-Kyung, generando una forte empatia. Pur conoscendo ben poco sul loro passato, dunque, il pubblico viene catapultato direttamente nei loro traumi, in quei ricordi così tragici e dolorosi da aver segnato profondamente le loro vite e loro stesse. La lotta contro i mostruosi e spietati parassiti diventa così per entrambe un vero e proprio percorso di guarigione, un’opportunità per imparare a convivere con il proprio dolore e rinascere.

In particolare, il legame tra Su-In e il suo parassita diventa sempre più emblematico episodio dopo episodio, rivelando una profonda interdipendenza, elemento che caratterizza anche l’opera nipponica originale. Il parassita, nominato appunto Heidi, e Su-In sviluppano una relazione che va al di là della mera sopravvivenza. Mentre Heidi assiste Su-In nel processo di elaborazione dell’abbandono della madre e delle violenze subite dal padre; Su-In, a sua volta, instilla in Heidi l’importanza e il coraggio necessari per affidarsi agli altri, compresi i suoi simili.

Kiseiju – La zona grigia | Immagine dal set. In foto gli attori (da sinistra a destra) Koo Kyo-hwan, Yoon Hyun-gil e Jeon So Nee. Cr. Cho Wonjin/Netflix © 2024

In altre parole, Su-In non si limita a dimostra a Heidi quanto gli esseri umani possano sentirsi fragili e soli, ma anche e soprattutto quanto grande sia la forza naturale dell’umanità quando confida nella comunità e nella solidarietà reciproca. L’ambivalenza di questo personaggio diventa quindi una metafora potente del concetto che non si è soli su questa Terra, né tantomeno nell’universo, e che anche nei momenti più bui, c’è sempre la possibilità di trovare conforto e sostegno negli altri.

Un horror Netflix degno di Hitoshi Iwaaki

Con effetti speciali spettacolari, una buona dose di splatter e sequenze di azione coreografate in modo impeccabile grazie anche all’uso di rapidi movimenti di macchina, l’opera di Yeon Sang-ho riesce in pochi episodi a catturare l’attenzione del pubblico, immergendolo completamente nella stessa angoscia, repulsione e collera evocate dalla narrazione di Hitoshi Iwaaki.

Nonostante alcune lacune narrative e il ritmo precipitoso, Kiseiju non solo offre uno spettacolo visivo coinvolgente e convincente, ma arricchisce la narrazione con riflessioni che, seppur non del tutto originali (come dimostra La Creatura di Gyeonseong), regalano al pubblico un’esperienza televisiva cupa, intensa e decisa, all’altezza dell’opera madre.

Scream VII: i primi dettagli parlano di una “questione di famiglia”

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Scream VII si preannuncia come un affare di famiglia. Sono emersi nuovi dettagli sulla trama del sequel meta-slasher, rivelando che la famiglia di Sidney Prescott sarà l’obiettivo principale di Ghostface.

Secondo l’insider Daniel Richtman (via X), “Stanno cercando di scegliere i due figli di Sid. Sembra che il film si concentrerà sulla famiglia di Sid poiché tutti e 4 (lei, suo marito e i 2 figli) sono elencati come protagonisti.” Questi dettagli della trama sembrano confermare che Scream VII non presenterà nessuno dei personaggi introdotti nei sequel Scream (2022) e Scream VI (2023), in particolare i Core Four. Invece, il franchise si concentrerà nuovamente sulla protagonista originale, Sidney Prescott, con Neve Campbell che tornerà nel ruolo dopo che il personaggio era assente da Scream VI.

Mentre Campbell è finora l’unico nome ufficialmente collegato a Scream VII, secondo quanto riferito, anche i veterani del franchise Courteney Cox e Patrick Dempsey sarebbero in trattative per tornare. La Cox, che è l’unico attore oltre al doppiatore di Ghostface Roger L. Jackson ad apparire in tutti e sei gli episodi di Scream, riprenderebbe il ruolo della giornalista Gale Weathers, mentre Dempsey tornerebbe nei panni del detective Mark Kincaid, apparso in Scream 3 (2000). Nei due precedenti film di Scream, è stato rivelato che Sidney aveva ripreso la sua relazione con Mark fuori dallo schermo e che i due erano ora sposati e con figli.

Ripley: la spiegazione del finale fatta dal creatore e dagli interpreti

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Tom Ripley è un maestro della reinvenzione, ma le sue notevoli capacità possono portarlo in là solo fino a un certo punto. Alla fine di Ripley (la recensione), l’elegante truffatore interpretato da Andrew Scott è alle strette e la polizia italiana è disperatamente sulle tracce dell’uomo che sospettano di aver ucciso due persone, Freddie Miles (Eliot Sumner) e lo stesso Ripley. Questo dà a Ripley, che si è spacciato per Dickie Greenleaf (Johnny Flynn), una perfetta via di fuga. Poiché è Dickie che la polizia sospetta di omicidio – e Dickie di cui Ripley ha usato l’identità (e il conto in banca) – Ripley può tornare a un porto sicuro: il suo nome e il suo passaporto.

La gente ha un sacco di preconcetti su Tom Ripley“, ha detto Andrew Scott a Netflix in merito al personaggio creato da Patricia Highsmith nel suo romanzo del 1955 Il talento di Mr. Ripley. “Quindi il mio lavoro, in un certo senso, è ignorare tutto questo e cercare di creare la nostra versione particolare“. È un lavoro simile a quello di Tom Ripley, che mette insieme un’identità dai frammenti che ruba lungo la strada. Continuate a leggere per conoscere l’identità in erba di Tom e il destino delle sue vittime.

Cosa succede a Dickie Greenleaf?

Tom si reca in Italia su richiesta del padre di Dickie (Kenneth Lonergan), che lo ingaggia per convincere Dickie a tornare a casa dalla sua lunga vacanza italiana. Tom non ha molta fortuna: l’espatriato americano è perfettamente felice di dipingere nel villaggio di Atrani, dove vive con la sua fidanzata scrittrice, Marge Sherwood (Dakota Fanning). Ma Tom riesce a entrare nelle grazie di Dickie in un modo insolito: dice la verità, gettando il padre di Dickie sotto l’autobus e ammettendo ciò per cui è stato pagato.

Per Dickie, questo è sufficiente per accettare Tom nella sua cerchia ristretta. “[Dickie] si nasconde in Italia, fa una specie di Hemingway o di Gertrude Stein o altro e cerca di ricrearsi come artista bohémien“, racconta Flynn a Tudum. “Si vergogna di ciò che è, cioè un nouveau riche“. Quindi l’idea di fare amicizia con l’impiegato del padre e di mettere in difficoltà il suo vecchio fa ridere Dickie, finché Tom non si lascia coinvolgere un po’ troppo dalla relazione.

Credo che ami Dickie“, ha detto Scott. Ma “non è specificato quale sia la natura di questo amore dal punto di vista di Tom“. Scott ha apprezzato la natura indefinita della relazione. “Penso che con Tom sia molto importante capire che non è una persona che può essere etichettata“, ha detto. “Penso che sia molto importante non trovare una piccola scatola in cui metterlo“.

Per Flynn, i sentimenti di Tom erano più chiari. “Tom arriva e ha queste idee sulla profondità della loro amicizia rispetto al legame che hanno Dickie e Marge“, dice Flynn. “Vuole qualcosa di più. Vuole essere lui, e non sa cosa fare“.

Quando Dickie scopre che Tom indossa i suoi vestiti, il rapporto tra i due inizia ad arrossire. Ben presto Tom è stato estromesso dai piani natalizi di Marge e Dickie e, non tanto velatamente, allontanato dalle loro vite. Un’ultima fuga a Sanremo finisce nel sangue, quando Tom colpisce a morte Dickie durante una gita in barca e lo butta senza tante cerimonie in mare. Qualunque cosa fossero l’uno per l’altro – amici, coinquilini, qualcosa di più – è finita.

Tom Ripley riesce a farla franca?

Tom Ripley finale

Quando scorrono i titoli di coda dell’ottavo episodio (“Narciso”), Tom ha accumulato due cadaveri: Dickie e Freddie Miles, un amico di Dickie che ha sospettato un po’ troppo di Tom. A questo si aggiungono i numerosi crimini finanziari (incassare gli assegni di Dickie, vendere le sue proprietà, compiere piccole truffe a New York) e morali (spezzare il cuore di Marge, mentire continuamente) che Tom commette. Ma, avendo adottato l’identità di Dickie dopo il loro sfortunato viaggio in barca, Tom è perseguito dalla polizia italiana per l’unico crimine che non ha commesso: il suo stesso omicidio. Così torna alle origini, trasferendosi da Roma a Venezia e tornando a usare il suo vero passaporto e nome.

Tom è un truffatore, è un bugiardo, è intelligente ed è un criminale“, dice a Tudum il creatore e regista di Ripley Steven Zaillian. “Ma sento anche che ci relazioniamo con lui perché molti dei suoi tratti sono tratti che abbiamo anche noi. Ha aspirazioni, prova invidia, ha orgoglio, desidera delle cose“. L’ultima cosa che il Tom in continua evoluzione vuole è essere se stesso, ma creare una nuova versione ricca di sé in Italia non è poi così male.

A Venezia, Tom si costituisce alla polizia, fingendo sorpresa all’idea di essere una persona interessata a un caso di omicidio. Quando arriva l’ispettore Ravini (Maurizio Lombardi), Tom si mette una parrucca e una barba finta e sistema con cura l’illuminazione del suo appartamento per ingannare l’ispettore. Con le autorità convinte che Tom sia vivo, egli convince il padre di Dickie e Marge che Dickie si è ucciso, lasciando Tom libero in Italia.

Beh, per lo più. Nel finale, la serie torna nell’ufficio dell’ispettore Ravini, che riceve una copia del nuovo libro di Marge, La mia Atrani. Esaminando la dedica a Dickie, Ravini scopre una sorpresa inquietante: la foto di Dickie nel libro non è ovviamente il Dickie che ha interrogato in più occasioni.

Mi sono innamorato di questo ispettore mentre lo scrivevo”, dice Zaillian. “E mentre lo stavamo girando, credo che Maurizio sia stato così bravo [che] ho pensato: ‘Oh, sarebbe davvero bello avere un ultimo momento con lui e il suo coinvolgimento con Tom’“. Così Tom vive ancora, ma dovrà sempre guardarsi le spalle.

Cosa succede tra Marge e Tom?

Ripley Dakota fanning marge

Quando si incontrano ad Atrani, Marge è sospettosa nei confronti di Tom. Dapprima pensa che si stia approfittando di Dickie e di suo padre, poi ipotizza che la sua relazione con Dickie sia ancora più sordida. Ma quando Dickie scompare, le cose cambiano. Prende per buona la lettera di rifiuto di “Dickie” e crede a Tom quando questi inizia a raccontare la storia del tragico suicidio di Dickie. Flirta persino con l’idea di sfruttare l’entusiasmo della stampa per la scomparsa di Dickie per vendere il suo libro.

Credo che la vediamo evolvere verso una forma di accettazione e poi di leggero opportunismo”, dice Fanning a Tudum. “Se questo sta accadendo, e se questo è ciò che mi viene detto essere la verità e la realtà, allora credo che lo userò in qualche modo per trarne beneficio. Credo che questo sia un tratto del personaggio di Tom Ripley che vediamo nascere e crescere un po’ in Marge“.

Naturalmente, questo mette Marge in contrasto con Tom. “Vedono qualcosa l’uno nell’altra“, continua Fanning. “Tom è disgustato dalla versione di Marge e Marge è disgustata dalla versione di Tom, ma c’è qualcosa di simile“.

A parte le somiglianze, il loro rapporto arriva a un punto morto quando Tom prende in considerazione l’idea di spingerla in un canale di Venezia dopo aver trascorso una giornata estenuante con lei. Alla fine decide di non farlo e i due prendono strade diverse, liberi di vivere – e forse di approfittare – del ricordo di Dickie nel modo che ritengono più opportuno.

Qual è il legame con Caravaggio in Ripley?

ripley Caravaggio

L’arte è onnipresente in Ripley, senza parlare dei dipinti di Dickie Greenleaf, che Flynn descrive come “oggettivamente brutti”. Il finale si chiude con un’apertura sorprendente e allo stesso tempo familiare per gli spettatori di Ripley: un viale romano e un cadavere. L’unico problema? Questo omicidio è avvenuto più di 300 anni prima che Tom Ripley nascondesse il corpo di Freddie Miles sulla Via Appia. All’epoca, la polizia romana aveva subito indicato il pittore Caravaggio come l’assassino, e vediamo Caravaggio seduto con un bicchiere di vino, prima che un duro taglio con Tom faccia emergere il parallelismo tra i due uomini.

Ho iniziato scrivendo l’interesse di [Tom] per la bellezza dei dipinti, dell’arte, e poi sapendo che a un certo punto sarei entrato nella storia di Caravaggio“, dice Zaillian, “perché Caravaggio è un altro uomo vissuto a Roma che ha ucciso qualcuno e poi è stato in fuga per il resto della sua vita. Questo piccolo parallelo mi sembrava interessante“.

Nei momenti finali di Ripley, la serie torna a Caravaggio, mentre Tom siede con il suo bicchiere di vino e ammira un nuovo Picasso appeso nel suo appartamento di Venezia. (I lettori della Highsmith noteranno che in seguito Tom intraprenderà una carriera nel campo della falsificazione di opere d’arte) “Ho impiegato molto tempo per scegliere il Picasso che avremmo usato“, racconta Zaillian. “Sapevo di volere un quadro cubista e che il cubismo consiste nel decostruire una figura umana in parti, in modo da poterla vedere più chiaramente“.

Questo è, in sostanza, un altro modo di descrivere Tom. “Mi è sembrato che alla fine, vedendo questi pezzi di Tom e queste diverse personalità di Tom e queste diverse identità che ha assunto e queste cose che ha forgiato, lo vedessimo in realtà frammentato, come il quadro cubista che è proprio di fronte a lui“, aggiunge Zaillian. Tom Ripley: artista della truffa, con l’accento sull’artista.

Chi interpreta John Malkovich in Ripley?

ripley john malkovich

Il candidato all’Oscar John Malkovich fa una breve ma cruciale apparizione nell’ultimo episodio di Ripley, interpretando Reeves Minot, un compagno di chiacchiere che condivide con Tom il gusto per il vino e la buona compagnia (e il crimine). Ho pensato: “Non sarebbe divertente se John Malkovich facesse questa piccola parte?“. “, ricorda Zaillian. Con un divertente colpo di scena, Malkovich ha interpretato Ripley nel film del 2002 Ripley’s Game (tratto da uno dei romanzi preferiti di Zaillian, la Highsmith). “Il personaggio non appare fino al secondo libro di Ripley, ma ho pensato che sarebbe stato interessante incontrarlo in questa prima storia e sono stato felicissimo quando John ha accettato”, ha detto Zaillian a Netflix.

Per quanto riguarda i romanzi successivi: Come il suo materiale di partenza, Ripley si conclude con una nota concisa, con Tom che assume la nuova identità di Timothy Fanshaw. Ma se ne avesse l’opportunità, Zaillian vorrebbe continuare ad adattare l’affettuosamente soprannominata “Ripliade”. “Penso che gli altri libri siano buoni e che vediamo Tom in molti modi diversi mentre cresce“, dice Zaillian.

Per Andrew Scott, questi diversi aspetti di Ripley sono il fulcro della serie. “Si tratta di capire come ogni essere umano abbia entrambi gli aspetti: si possono fare cose terribili e si vuole fare del bene“, ha detto Scott. “Penso che questo sia il motivo per cui Tom Ripley è così affascinante. Io amo Tom“.

Jonathan Nolan racconta le prime disastrose proiezioni di Memento: “C’era un tale disprezzo”

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Lo sceneggiatore di Memento Jonathan Nolan ricorda le disastrose prime proiezioni del thriller psicologico. Il regista Christopher Nolan ha vissuto una svolta decisiva con il suo film del 2001, basato sul racconto di suo fratello Jonathan, su un uomo con perdita di memoria a breve termine che cerca tortuosamente di risolvere il caso dell’omicidio di sua moglie. Realizzato per meno di 10 milioni di dollari, il film ha utilizzato un approccio innovativo e non lineare simile allo stile che Nolan avrebbe poi utilizzato per il suo cinema successivo e anche per il blockbuster premio Oscar Oppenheimer.

Memento ha incassato 40 milioni di dollari con un budget relativamente piccolo, e ora è ampiamente acclamato, ma il film è stato inizialmente accolto piuttosto freddamente dai potenziali distributori, come ha rivelato di recente Jonathan Nolan, ricordando le disastrose prime proiezioni del film.

“Quindi l’abbiamo proiettato per tutti, tutti nello stesso giorno, marzo del 2000. Ho portato Chris fuori a mangiare una bistecca. Emma [Thomas] è andata a una proiezione, [i produttori], le sorelle Todd, sono andate a un’altra, Aaron Ryder, il nostro produttore, è andato a una terza, e mi hanno chiamato sul mio vecchio cellulare Nokia. Chris ed io aspettavamo le congratulazioni… arrivarono le chiamate e nessuno voleva comprarlo.

Tutto è iniziato con Harvey Weinstein e tutti gli altri… L’abbiamo proiettato per tutte queste sale cinematografiche e siamo rimasti totalmente male. Nessuno lo voleva e la risposta di tutti è stata: “Oh, pensavo fosse fantastico”. “Va bene, quanto vuoi offrire?” Non avremmo preso molti soldi. E la risposta è stata: “Lo capisco, ma il pubblico non lo capirà”. E c’era un tale disprezzo per il pubblico.

Questo aspetto è davvero ciò che ha motivato gran parte della mia carriera e gran parte del modo in cui ho affrontato la mia carriera. C’è un tale disprezzo per il pubblico, li considerano dei fottuti idioti. Quindi non lo avrebbero capito. E ho pensato tra me: “Dio, ho incontrato alcuni di questi dirigenti. Cosa ti fa pensare di essere molto più intelligente del pubblico? Perché non lo sei.”

David Lynch: Netflix non produrrà il suo film d’animazione Snootworld

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Il film d’animazione di David Lynch, Snootworld, non verrà presentato su Netflix. Ora però conosciamo qualche dettaglio in più rispetto al progetto. Parlando con Deadline, Lynch e la co-creatrice Caroline Thompson hanno rivelato che il loro film d’animazione Snootworld è stato rifiutato da Netflix. Nonostante ciò, entrambi intendono comunque trovare un modo per produrre il film. Il creatore di Twin Peaks ha rivelato la sua intenzione di realizzare un film per famiglie utilizzando la sua storia su “Snoots”, mentre Thompson ha spiegato quale sarà la storia esatta del film pianificato.

David Lynch: Non so quando ho iniziato a pensare a Snoots, ma facevo questi disegni di Snoots e così ha iniziato ad emergere una storia. Mi sono incontrato con Caroline e abbiamo lavorato su una sceneggiatura. Proprio di recente ho pensato che qualcuno potesse essere interessato a sostenere questo progetto, quindi l’ho presentato a Netflix negli ultimi mesi ma l’hanno rifiutato. Snootworld è una specie di storia vecchio stile e l’animazione oggi è più incentrata su battute superficiali. Le favole vecchio stile sono considerate lamentose: a quanto pare la gente non vuole vederle. Adesso è un mondo diverso ed è più facile dire di no che dire di sì.

Caroline Thompson: Mi toglie il fiato quanto sia stravagante. Gli Snoot sono queste minuscole creature che hanno una transizione rituale all’età di otto anni, momento in cui diventano più piccoli e vengono mandati via per un anno in modo da essere protetti. Il mondo va nel caos quando l’eroe Snoot della storia scompare nel tappeto e la sua famiglia non riesce a trovarlo ed entra in un mondo pazzo e magnifico.

Anche se il film per famiglie di David Lynch non verrà presentato su Netflix, questi nuovi dettagli da parte sua e di Thompson confermano che i due vogliono ancora dare vita al film. Anche se non è chiaro se lo stesso Lynch si occuperà della co-sceneggiatura e della regia del film, la possibilità rimane aperta. Ha anche menzionato che sua figlia, Jennifer Lynch, si occuperà del progetto, ma anche questo rimane un dettaglio vago.

Megalopolis di Francis Ford Coppola fatica a trovare un distributore

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Megalopolis di Francis Ford Coppola fatica a trovare un distributore. Il film drammatico di fantascienza è stato per lungo tempo un progetto di passione per il regista, che ha iniziato a scriverlo già nel 1983, con il risultato che Coppola in persona ha finanziato la produzione con 120 milioni di dollari di tasca propria. Con un cast stellare che include Adam Driver, Giancarlo Esposito e Aubrey Plaza, la storia segue un architetto idealista (Driver) che vuole ricostruire New York come megalopoli dopo un disastro globale.

Secondo un report di The Hollywood Reporter, il 28 marzo si è tenuta una proiezione di Megalopolis per trovare la distribuzione. Erano presenti dirigenti di studi cinematografici tra cui Warner Bros., Disney, Netflix e Paramount. Nonostante l’immensa curiosità per il progetto, i potenziali distributori sono rimasti delusi e disinteressati. A quanto pare, Megalopolis è troppo di nicchia per riscuotere un successo commerciale, ma uno studio più piccolo non sarà in grado di supportare un’ampia spinta di marketing, insieme all’uscita IMAX. Cosa che Coppola aveva previsto.

La riluttanza degli Studios ad accettare di distribuire Megalopolis è la manifestazione di un problema più ampio di Hollywood, ovvero la riluttanza a distribuire progetti che non siano commercialmente sicuri. Il fondatore di un’etichetta specializzata alla proiezione di Megalopolis ha condiviso che “mi è piaciuto enormemente” e che “è un film molto grande” che “ha una vita reale”. …Come definisci commerciale un film? Guardi film come Blade Runner, è diventato molto più commerciale rispetto al fine settimana di apertura.” Blade Runner non è andato bene al botteghino, ed è diventato un film di fantascienza amato e acclamato.

Tuttavia, questa etichetta specializzata non sceglierà Megalopolis, anche se si tratta del prossimo Blade Runner. Un altro partecipante alla proiezione ammette che Megalopolis “vacilla, vaga, va dappertutto? Sì. Ma è davvero fantasioso e dice qualcosa sul nostro tempo”. La produzione cinematografica fantasiosa e l’attualità dei suoi temi rendono il progetto ancora più intrigante, eppure viene ritenuto commercialmente pericoloso.

Sebbene dal punto di vista commerciale la posizione dei distributori è comprensibile, è necessario che si ricrea a Hollywood lo spazio per film “indipendenti”. È inoltre necessario che ci sia spazio per progetti ad alto budget che siano originali e non facciano parte di un franchising consolidato o di una proprietà intellettuale.

Flaminia, recensione del film di e con Michela Giraud

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Flaminia, recensione del film di e con Michela Giraud

“Visto da vicino nessuno è normale” e questo Flaminia, trentenne “perfettibile” di Roma Nord, con una sorella con la Sindrome di Asperger, ce lo mostra con grande onestà, mettendo a confronto la presunta normalità con ciò che è diverso e “fuori dagli schemi” previsti dall’ambiente sociale. È lei la protagonista dell’esordio dietro alla macchina da presa di Michela Giraud (qui l’intervista), ed è pronta a rubare il cuore degli spettatori… Ma facciamo un passo indietro.

La maggior parte del pubblico italiano conosce Michela Giraud per il suo “Mignottone pazzo”, hit nata durante la prima stagione di LOL – chi ride è fuori, ma chi la segue anche nei suoi spettacoli di stand-up comedy, sa molte più cose di lei, che si evincono da quello che racconta nel corso dei suoi show. Per questo, i suoi accoliti non rimarranno sorpresi dallo scoprire che Flaminia, che Giraud scrive dirige e interpreta, è tratto dalla sua storia personale.

Flaminia, una storia personale. La trama

Nel film, Flaminia De Angelis è tutto quello che una ragazza di Roma Nord deve essere: sorridente, ossessionata dalla forma fisica, sempre attenta all’abbigliamento e ricca, o meglio arricchita. Subendo la pressione del mondo in cui vive e soprattutto di sua madre Francesca, la giovane donna sta per sposare Alberto, un buono a nulla belloccio e con più di un vizio, ma figlio di un importante diplomatico. Il matrimonio regalerà all’intera famiglia di borghesi arricchiti la tanto agognata scalata sociale.

Tutto è pronto per il grande evento quando nella vita patinata della protagonista (che scopriremo molto presto essere tenuta insieme con fatica e insoddisfazione) piomba Ludovica, la sua sorellastra, un uragano di complessità. Trentenne nello spettro autistico, Ludovica irrompe nei ritmi di Flaminia con la forza di un terremoto, mettendo a nudo tutte le ipocrisie con cui la donna crede di convivere benissimo. Questo scontro farà deflagrare l’ordine delle cose, spingendola a rimettersi in discussione.

Smussare gli angoli per adattare il linguaggio

La stand-up comedy ha di un codice linguistico e soprattutto contenutistico ben preciso. Su quei palchi, gli stand-up comedian hanno la licenza di dire tutto e con grande cattiveria. La battuta scorretta, il doppio senso, il commento pesante, si accetta tutto in quelle occasioni, è un patto che lo spettatore sottoscrive tacitamente. Per il suo esordio alla regia (e alla sceneggiatura) Michela Giraud ha dovuto però aggiustare il tiro, limare quella cattiveria e trasformare il suo linguaggio da stan-up in storia, sviluppo dei personaggi e archi narrativi. A questa esigenza puramente tecnica si è aggiunta anche la decisione, coraggiosa, di mettere in piazza una parte di se stessa molto personale, e non con i toni sarcastici e buffi con cui ne aveva già parlato nei suoi show, ma drammatizzando gli avvenimenti e trasformandoli in fiction.

Flaminia recensioneLudovica, il motore del cambiamento

La storia di Flaminia prende il via quando Ludovica entra in scena. La donna è uno “strumento” grazie al quale la vicenda si mette in moto in una direzione ben precisa; il suo irrompere nella vita dell’altra “figlia di suo padre” genera una serie di reazioni che scuotono Flaminia dal suo torpore e dalla sua routine. Per quanto assolutamente sopra le righe, Ludovica è una donna che ha già fatto il suo percorso, è compiuta e centrata, con tutte le sue difficoltà, e questo spaventa anche più della diversità che manifesta. E Flaminia non può che arrendersi di fronte alla sua purezza e onestà, mentre cerca di arginare una personalità così consapevole anche nella sua difficoltà.

Forse con un pizzico di sorpresa, l’aspetto drammatico è quello che risulta meglio riuscito e più autentico in Flaminia, che non è né un film comico né una commedia vera e propria. Si distanzia dai primi perché ha una storia articolata e non si risolve in una serie di situazioni e sketch, ma si scosta anche dalla seconda perché i toni che assume quando la storia di incupisce sono davvero seri, quasi oscuri, molto (forse troppo?) distanti dalla comicità parodistica dell’inizio del film. E allora viene il dubbio che, forse anche comprensibilmente, il lavoro di Giraud sia stato pavido. Abbandonando la sua “cattiveria” ed esponendosi così intimamente ha giocato con cautela lì dove avrebbe potuto avventurarsi, forte di doti drammatiche davvero notevoli.

I momenti più emozionanti del film, che la vedono protagonista insieme alla splendida Rita Abela, superba interprete di Ludovica, sono i migliori, e anche in una scena in particolare che non sveliamo, in cui Flaminia mostra la sua fragilità, Giraud è un’interprete drammatica davvero notevole. Ed è in questi piccoli spazi di grande espressione e interpretazione che si intuisce che forse il coraggio di osare avrebbe reso il film un’opera più completa e significativa.

Zendaya e il cast a Roma per presentare Challengers

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Zendaya e il cast a Roma per presentare Challengers

L’acclamatissima protagonista di Dune – Parte Due Zendaya è arrivata a Roma per presentare il suo nuovo film da protagonista, ovvero Challengers del regista italiano Luca Guadagnino. L’attrice ha presenziato sia stamattina che questa sera alla premiere tenutasi al Cinema Barberini di Roma. L’attrice era accompagnata dal regista Luca Guadagnino e dai protagonisti Josh O’Connor e Mike Faist.

Sposata con un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte (Mike Faist), la strategia di Tashi per la redenzione del marito prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh O’Connor), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della vittoria. Ecco tutte le foto:

Ecco anche le foto del photocall di Challengers sullo sfondo di Roma

Challengers

Il candidato all’Oscar e al BAFTA Luca Guadagnino (“Chiamami col tuo nome”, “Io sono l’amore”), ha diretto il film da una sceneggiatura di Justin Kuritzkes. I produttori di Challengers sono Amy Pascal, Guadagnino, Zendaya e Rachel O’Connor, con Bernard Bellew in veste di produttore esecutivo. La vincitrice del Golden Globe, Zendaya (i film “Dune”, la serie TV “Euphoria”) recita al fianco del vincitore del Golden Globe e del SAG Award e candidato ai BAFTA Josh O’Connor (“The Crown”) e al candidato ai BAFTA Mike Faist (“West Side Story”).

Il team creativo di Guadagnino include collaboratori abituali come il direttore della fotografia Sayonbhu Mukdeeprom, la scenografa Merissa Lombardo, il montatore Marco Costa e il costumista Jonathan Anderson. La colonna sonora del film è opera dei vincitori dei premi Oscar, Golden Globe e BAFTA Trent Reznor e Atticus Ross (“Soul”, “The Social Network”, “Bones and All”). Metro Goldwyn Mayer Pictures presenta una produzione Why Are You Acting? / Frenesy Films / Pascal Pictures, un film di Luca Guadagnino, “Challengers“. Il film uscirà nelle sale italiane il 24 aprile 2024, e sarà distribuito dalla Warner Bros. Pictures.

Dredd – Il giudice dell’apocalisse: tutto quello che c’è da sapere sul film

Gli ultimi anni di cinema ci hanno dimostrato quanto i personaggi dei fumetti e le loro storie possano essere fonte di grande fascino anche sul grande schermo. Al di là dei supereroi della Marvel o della DC, sono numerosi i casi di adattamenti di questo tipo, risalenti anche a ben prima che i cosiddetti cinecomic diventassero una solida realtà. Un brillante esempio, criticato alla sua uscita ma divenuto con il tempo un cult, è il film del 1995 Dredd – La legge sono io. Nel 2012 è poi stato realizzato un reboot, diretto da Pete Davis, dal titolo Dredd – Il giudice dell’apocalisse, che ha riportato il personaggio sul grande schermo.

Ambientato in un futuro distopico, il film ha per protagonista il Giudice Dredd, personaggio dei fumetti ideato nel 1977 da John Wagner e Carlos Ezquerra. Questo nacque come satira della società contemporanea e come denuncia al continuo aumento di potere dei corpi di Polizia nello stato moderno democratico. Attraverso la distopia e la fantascienza, dunque, si raccontavano risvolti preoccupanti della società, elementi poi riprodotti fedelmente anche nel primo film realizzato. Questo secondo, scritto da Alex Garland (Ex Machina, Annientamento, Civil War), si caratterizza invece per la presenza di toni più cupi, una maggiore violenza, un approccio più realistico e il minor spazio concesso alla satira.

Apprezzato da critica e pubblico, Dredd – Il giudice dell’apocalisse è diventato negli anni un film cult, con un nutrito seguito di fan che ancora oggi sperano nella realizzazione di un sequel. Per gli amanti del genere è dunque un film imperdibile, ma prima di intraprendere una visione del film sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Dredd - Il giudice dell'apocalisse cast
Olivia Thirlby in Dredd – Il giudice dell’apocalisse. Photo credit: Joe Alblas – © 2012 – Lionsgate

La trama di Dredd – Il giudice dell’apocalisse

Ambientato in un futuro postapocalittico, nel quale gli Stati Uniti sono ridotti ad una landa devastata e radioattiva, Mega City è un agglomerato urbano abitato da circa 800 milioni di persone. La legge, in questo luogo infernale, è rappresantata dai “Giudici”, un corpo di forze speciali con l’autorità di poter ricercare i criminali ed emettere la loro sentenza seduta stante. Tra i più temuti tra questi vi è Joseph Dredd, un imperturbabile giudice che non si fa scrupoli nel perseguire la giustizia. Data la sua esperienza, a lui viene affidato il compito di valutare la recluta Cassandra Anderson.

La ragazza non sembra soddisfare tutti i requisiti necessari per far parte dell’Accademia che forma i Giudici, ma a cui si è voluto comunque concedere un’opportunità. Nel mentre, vengono ritrovati alcuni cadaveri contrassegnati dalla firma di Madeline Madrigal, una spietata assassina ancora a piede libero. Per Dredd e Cassandra ha dunque inizio la caccia, durante la quale, però, emergeranno una serie di verità inaspettate. Cassandra, infatti, è ben più che una semplice umana e ben presto Dredd scoprirà di dover compiere delle scelte estremamente difficili anche per un giudice come lui.

 

Il cast di attori del film

Ad interpretare il personaggio che fu di Sylvester Stallone vi è qui l’attore Karl Urban. Egli è stato fin da subito affascinato da Dredd e dal fatto che interpretarlo significava recitare costantemente con il volto coperto dall’elmetto. Per lui fu dunque importante imparare a trasmettere emozioni senza l’uso delle espressioni facciali. Per poter dar vita ad una miglior interpretazione del celebre personaggio dei fumetti, Urban ha inoltre affermato di non essere mai uscito dal personaggio, neanche nelle pause tra una ripresa e l’altra. Questa scelta lo ha pertanto portato a mantenere una grande serietà e nessuno lo ha mai visto sorridere sul set.

Accanto a lui, nei panni di Cassandra, vi è l’attrice Olivia Thirlby. Per interpretare il suo personaggio, l’attrice si è addestrata all’uso di armi e al combattimento, così da poter essere fisicamente credibile accanto a Dredd. Nel ruolo di Madeline Madrigal, l’antagonista del film, vi è invece l’attrice Lena Headey. Originariamente il personaggio era stato immaginato come una donna anziana, ma l’attrice ha convinto lo sceneggiatore a riscriverlo come una persona di mezz’età. I tatuaggi che Madeline sfoggia nel film sono i veri tatuaggi dell’attrice, i quali sono però stati ampliati dagli addetti al trucco. Nel film compare anche l’attore Domhnall Gleeson nei panni del tecnico informatico di Madeline.

Dredd - Il giudice dell'apocalisse sequel
Karl Urban in Dredd – Il giudice dell’apocalisse. Foto di Joe Alblas – © 2011 ~ DNA Films Limited (UK) & Kalahari Pictures (Pty) Limited (South Africa).

Dredd – Il giudice dell’apocalisse: ci sarà un sequel?

Data la buona accoglienza di pubblico e critica, lo sceneggiatore Alex Garland confermò l’interesse a realizzare ulteriori due film dedicati al personaggio. Il primo di questi due sequel avrebbe dovuto concentrarsi sulle origini di Dredd e di Mega City, mentre il secondo avrebbe visto il giudice scontrarsi con la sua nemesi più celebre, ovvero Giudice Morte. Successivamente, però, si ipotizzò di realizzare una serie televisiva piuttosto che ulteriori film. I piani per realizzare tutto ciò subirono però una battuta d’arresto e nonostante alcune petizioni e la volontà di Urban di realizzare un sequel, ad oggi non sembrano esserci piani concreti per riportare Dredd al cinema o in televisione.

Nel 2016, Urban aveva però dichiarato che “sono in corso conversazioni” riguardo a una continuazione di Dredd sui servizi di streaming Netflix o Prime Video. In un’intervista del maggio 2016, Urban ha dichiarato che, sebbene la strategia di marketing “mal gestita” del film e la “sfortunata” performance al botteghino abbiano reso “problematico” il tentativo di realizzare un sequel, “il successo che ha ottenuto in tutti i media successivi alla proiezione ha sicuramente rafforzato l’argomento a favore di un sequel”. Nel maggio 2017 è stato annunciato che una serie televisiva intitolata Judge Dredd: Mega-City One è in fase di sviluppo da parte di IM Global Television e Rebellion e che Urban è discussione per recitare nella serie. Ad oggi, però, non sono stati forniti aggiornamenti.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Dredd – Il giudice dell’apocalisse grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Infinity+, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8 aprile alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Robert Downey Jr. conferma di essere disponibile a ritornare come Iron Man: “Kevin Feige vincerà sempre”.

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Robert Downey Jr. ha interpretato per la prima volta Tony Stark nel film Iron Man del 2008, dando un’impronta al supereroe che lo ha fatto emergere dalla B-List e ha reso il Vendicatore corazzato forse il volto più amato del Marvel Cinematic Universe.

L’attore ha dato l’addio al ruolo con Avengers: Endgame e da allora si è dedicato a film più seri, tra cui un ruolo in Oppenheimer di Christopher Nolan, un progetto che è valso a Robert Downey Jr. un Oscar come “Miglior attore non protagonista”.

Continuano a circolare voci che vedranno il premio Oscar tornare nei panni di una variante malvagia di Iron Man in Avengers: Secret Wars e Robert Downey Jr. dichiara ora a Esquire di non aver chiuso la porta alla possibilità di interpretare nuovamente Tony.

Felicemente. È una parte troppo integrante del mio DNA“, ha detto Robert Downey Jr. a proposito di un possibile ritorno. “Quel ruolo mi ha scelto. E sentite, io dico sempre: mai e poi mai scommettere contro Kevin Feige. È una scommessa persa. Lui è la casa. Vincerà sempre“.

Kevin Feige ha dichiarato che l’Iron Man morto in Avengers: Endgame non tornerà a farsi vedere perché i Marvel Studioshanno intenzione di conservare quel momento e di non toccarlo più“. Ha poi aggiunto: “Abbiamo lavorato tutti duramente per molti anni per arrivare a quel momento, e non vorremmo mai annullarlo magicamente in alcun modo“.

Questo però non esclude una variante multiversale, vero?

In un’altra parte della copertina, l’attrice di Pepper Potts Gwyneth Paltrow ha riflettuto sulle collaborazioni uniche tra lei e Downey nel MCU.

C’era questo processo in cui [il regista] Jon Favreau, Robert e io andavamo nella roulotte di Jon la mattina e Robert diceva: ‘Non ho intenzione di dire queste battute’ e le buttava via“, ha ricordato l’attrice.

E poi improvvisavamo dal vivo nella roulotte o sul set“. “Penso che per far sì che qualcosa sia vivo per Robert, deve essere fresco, e lui lo rende fresco facendolo sembrare appena inventato. Molte di quelle battute famose sono state scritte dieci minuti prima che le dicessimo“.

Gwyneth Paltrow ha anche detto che sarebbe disposta a interpretare di nuovo Pepper, anche se non senza Robert Downey Jr. al suo fianco. “Oh mio Dio, smettila di urlarmi contro“, ha scherzato lo scorso settembre.  “Abbiamo smesso di farlo perché Iron Man è morto. E che bisogno c’è di Pepper Potts senza Iron Man? Non lo so. Chiamate la Marvel e sgridateli, non io. Io me ne sto seduto qui“.

Special Delivery: dal cast al finale, tutto quello che c’è da sapere sul film

Gli appassionati di questo genere, dunque, potranno trovare qui tutto ciò che ci si aspetta da un film di questo tipo. Grazie al suo passaggio televisivo, sarà dunque possibile scoprirlo e lasciarsi incantare dalle sue tante qualità. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Special Delivery. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai dettagli sul suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Special Delivery cast attori

La trama di Special Delivery

Protagonista del film è Eun-ha, una ragazza che all’apparenza lavora in una rimessa al porto di Seoul. In realtà, ha una professione segreta ben diversa: sotto la guida del signor Baek e con la collaborazione del giovane Asif, offre infatti un servizio di “consegne speciali” alla guida di auto truccate, trasportando cose e persone per conto di chi può pagare per le sue capacità tutt’altro che comuni al volante. Una notte, però, le cose prendono una piega inaspettata quando un uomo in fuga da un poliziotto corrotto le affida il figlio Seo-won, assieme alla chiave di sicurezza di un conto in banca pieno di soldi. Per lei sarà l’inizio di un’avventura senza precedenti.

Il cast di attori del film

Ad interpretare la protagonista, Eun-ha, vi è l’attrice Park So-dam, divenuta celebre a livello internazionale per la sua interpretazione di Kim Ki-jung nel film premiato agli Oscar Parasite. Prima di girare questo film, tuttavia, Park So Dam aveva paura di guidare a causa di un suo passato incidente d’auto. Per prepararsi al ruolo, dunque, si è allenata tre mesi prima delle riprese due volte alla settimana con un esperto di arti marziali e la sua controfigura, con l’obiettivo di poter girare quante più scene possibile lei stessa. A causa del particolare colore dei capelli del suo personaggio, inoltre, la produzione ha dovuto affittare un parrucchiere a Busan per tingere i capelli dell’attrice.

Accanto a lei, nel ruolo di Jo Kyung-pil, l’investigatore che le dà la caccia, vi è invece Song Sae-byeok, visto anche nel recente Broker – Le buone stelle. Kim Eui-sung interpreta il ruolo di Baek Kang-cheol, presidente della Baekgang Industries, una società di consegne speciali, mentre Jung Hyeon-jun interpreta Kim Seo-won. Quest’ultimo si è a sua volta distinto per il film Parasite, dove interpretava Da Song, e ritrova dunque qui la sua collega di quel set, Park So-dam. Completano poi il cast Yeon Woo-jin nel ruolo di Kim Doo-shik, il cliente speciale e padre di Seo-won, Yeom Hye-ran in quello di Han Mi-Young, inseguitrice di Eun-ha da parte del Servizio di Intelligence Nazionale e Han Hyun-min nel ruolo di Asif, esperto di riparazioni di veicoli express.

Special Delivery finale

Il finale di Special Delivery

Nel finale di Spiecial Delivery, Eun-ha si ritrova dunque coinvolta in un traffico di gioco d’azzardo illegale di cui l’ufficiale di polizia corrotto Kyeong-pil è l’artefice. Egli sta inseguendo l’ex giocatore di baseball Kim Doo-Sik, ma ancor di più il figlio Seo-won, in quanto vuole recuperare la chiave di sicurezza del conto bancario contenente 30 milioni di dollari, che è in possesso di Seo-won. Ha così inizio un lungo inseguimento tra le strade di Seoul che si risolve solo quando Eun-ha e Kyeong-pil arrivano allo scontro diretto. Lei riesce ad accoltellarlo a morte, ma entrambi finiscono in mare e sembrano annegare. Euh-ha, in realtà, finge la propria morte così da poter sfuggire alla polizia che le dà la caccia.

Il piccolo Seo-won si salva e viene recuperato dalle autorità, venendo poi ammesso in un orfanotrofio e a scuola, potendo così tornare a vivere una vita quanto più normale possibile. Dopo la scuola, tuttavia, Seo-won rincontra finalmente Eun-ha e i due si dirigono verso l’orfanotrofio di Seo-won. Eun-ha, però, riceve un messaggio da un cliente e dice a Seo-won che devono dirigersi verso un punto di raccolta. Questo risvolto finale ci rivela che lei lavora ancora come addetta alle consegne speciali e che dunque potrebbero esserci in serbo altre avventure nel suo futuro. Questo finale, dunque, sembra lasciare aperta la porta per un eventuale sequel, sul quale però al momento non si hanno notizie.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Special Delivery grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

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