In molte occasioni i fiori sono
stati protagonisti o oggetti primari di film, spesso utilizzati
come metafore per raccontare la bellezza che ci circonda. Da
un’opera insolita come Il ladro di orchidee fino al
recente Il maestro
giardiniere, i fiori hanno dunque spesso trovato il
proprio spazio ideale sul grande schermo. Un altro film che
recentemente li ha resi protagonisti è il francese La
signora delle rose, diretto nel 2021 dal regista
PierrePinaud,
qui al suo secondo lungometraggio a 9 anni di distanza dal
precendete Parlez-moi de vous (2012).
Anche in questo caso, come si
accennava, i fiori e in particolare le rose sono portatori di una
specifica metafora. Pinaud ha infatti raccontato che l’idea per il
film è nata dopo aver scoperto come nascono gli innesti floreali,
creati prendendo i migliori esemplari tra stami e pistilli per dar
vita a un nuovo fiore in grado di partecipare ai concorsi esistenti
a riguardo. Il regista ha raccontato di aver visto in ciò una
metafora dell’ipercompetitività della società moderna, sviluppando
dunque il desiderio di costruire un racconto incentrato su tale
tema.
Oltre a ciò, il film è anche una
deliziosa commedia ricca di buoni sentimenti e quel gradito grado
di leggerezza, attraverso cui si racconta quella necessità di non
arrendersi davanti alle difficoltà ma di imparare a trovare la
soluzione anche nei luoghi più inaspettati. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
La signora delle rose. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama di La signora delle rose
Protagonista del film è Eve
Vernet, una delle più grandi e famose creatrici di rose.
Nonostante la fama mondiale, la sua società sta però per fallire ed
essere acquistata dalla concorrenza. Tutti i sogni di Eve sembrano
dunque destinati a finire, ma la sua segretaria
Vera crede di aver trovato la soluzione ai loro
problemi e assume tre dipendenti molto particolari e senza alcuna
conoscenza di giardinaggio. Saranno proprio loro a risollevare le
sorti dell’azienda, ma dovranno essere guidati dalle conoscenze di
Eve, che dovrà a sua volta fidarsi di loro.
Il cast di attori del film
Protagonista del film, nel ruolo di
Eve Vernet, vi è l’attrice Catherine Frot, celebre
per la sua partecipazione a commedie come La cena dei
cretini (1998), Una relazione al femminile – La Nouvelle
Ève (1999) e, più recentemente, in film come La cuoca del presidente (2012),
Quello che so di lei (2017) e Sotto le stelle di Parigi (2020). Nel ruolo della sua
assistente Véra vi è invece l’attrice OliviaCôte, vista invece in Pupille – In mani
sicure (2018). Gli attori Manuel Foulgoc,
Fatsah Bouyahmed e Marie Petiot
recitano invece nei ruoli di Fred, Samir e Nadège. Vincent
Dedienne, infine, interpreta Lamarzelle, l’acquirente
dell’azienda di Eve.
Il finale di La signora delle rose
Per cercare di risolvere la propria
situazione, Eve vuole creare un nuovo ibrido da una rosa
eccezionale, di cui Lamarzelle possiede uno dei pochissimi
esemplari. Poiché quest’ultimo si rifiuta di collaborare,
contrariamente alle abitudini della professione, decide di
sfruttare l’esperienza delinquenziale di Fred, uno
dei suoi tre nuovi dipendenti, andando a rubare la rosa tanto
agognata. Il furto va a buon fine ed Eve si rende conto in
quell’occasione che Fred ha un olfatto eccezionale che avrebbe
potuto aprirle le porte di una carriera in profumeria. Eve può a
quel punto realizzare l’ibridazione su cui si basano tutte le sue
speranze di salvare l’attività.
Per poter avere dei ritorni
economici per tirare avanti fino alla fioritura degli ibridi, manda
Samir e Nadège a vendere rose
porta a porta. Una terribile grandinata, però, causa molti danni
alle sue coltivazioni e quando anche l’ibridazione non dà i
risultati sperati, Eve si rassegna a dover vendere la sua attività
a Lamarzelle. Proprio mentre si appresta a firmare il contratto di
vendita, però, Nadège si accorge che uno degli ibridi che lei,
Samir e Fred, hanno realizzato ha dato un risultato pratico, una
rosa eccezionale che può essere premiata. Eve quindi la mette in
vendita e la nuova rosa vince la medaglia d’oro al concorso
Bagatelle. Eve può così salvare la sua attività e Fred inizia la
sua formazione per lavorare in profumeria.
Il trailer di La signora
delle rose e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di La
signora delle rose grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 9
aprile alle ore 21:30 sul canale
Rai 1.
Dopo Il bacio di
Klimt e Le meraviglie del Museo Egizio, il terzo
appuntamento della Parte 2 de La Grande Arte al Cinema è
dedicato a Edward Hopper. Arriva nelle sale solo
il 9 e 10 aprile (elenco sale su nexodigital.it) il
documentario Hopper. Una Storia d’Amore Americana,
il film evento dedicato a uno dei più grandi e rappresentativi
realisti dell’arte statunitense.
La domanda alla base
della ricerca documentaristica di Phil
Grabsky lo spinge a cercare le ragioni e le cause che
hanno condotto un illustratore in difficoltà nato nello stato di
New York a creare una tale quantità di capolavori in grado di
parlare alle persone comuni così come agli esperti e capace di
raccontare il tema del silenzio, dell’attesa e della solitudine con
una tale potenza, contemporaneamente cristallina e misteriosa.
Concentrandosi su un
racconto biografico abbastanza classico, il documentario scende nei
dettagli della vita privata di Hopper, raccontandone gli anni
giovanili a Parigi, che hanno formato il suo spirito e la sua
sensibilità, per passare poi al lungo periodo vissuto negli Stati
Uniti, sposato con l’artista Josephine Verstille
Nivison, compagna di vita e fondamentale presenza e
ispirazione per la sua creazione, che abbandonò la sua promettente
carriera artistica per fargli da manager.
Hopper. Una Storia d’Amore Americana, la recensione del
documentario
Quella che Hopper dipinge
sulle sue tele è un’America popolare, silenziosa e
misteriosa, quasi
avulsa dalla contemporaneità e dalla realtà, eppure tremendamente
presente, nel tempo capace di influenzare pittori come
Rothko e Banksy, cineasti come
Alfred Hitchcock e David Lynch,
ma anche fotografi e musicisti.
Tuttavia, il film cerca
di raccontare non solo la grandezza artistica, ma anche la vera
identità, intima e silenziosa, di questo artista riflessivo,
maestro della narrazione per immagini.
Attraverso l’uso
abbastanza classico e standard delle interviste a esperti, montate
con materiale fotografico e filmati d’epoca, Grabsky racconta la
vita e le opere di Hopper, sfruttando le immagini fisse sui
dipinti, più o meno famosi, dell’artista, per lasciar parlare
proprio lui, attraverso il Voice over che ne recita le lettere,.
Gli articoli, i biglietti privati, i commenti alla sua arte, ai
suoi dipinti, alle sue scelte, ma anche alla sua vita personale e
alle sue relazioni.
Inoltre, proprio come
recita il titolo, il documentario Hopper. Una Storia
d’Amore Americana racconta proprio di amore, quello per
l’architettura e i paesaggi aperti e talvolta desolati degli States
ma anche quello, tenero e appassionato, per la determinata compagna
di vita Jo. E quello che scopriamo, di pari passo con il regista, è
un mondo di emozioni e di vita.
La scoperta inattesa di
un animo complesso
“Inizialmente sono
stato attratto dall’idea di un uomo scorbutico, monosillabico e
sgradevole – ha dichiarato infatti Phil
Grabsky – ma ho imparato che questa era una sintesi
molto ingiusta dell’uomo Hopper, che è stato molto più complicato e
complesso di così. Durante gli studi per il film, ho anche scoperto
che non si può capire Edward Hopper senza capire sua moglie, Jo. È
per questo motivo che, con il progredire delle ricerche, abbiamo
cambiato il titolo in Hopper: Una storia d’amore americana,
alludendo sia al suo amore per l’architettura e i paesaggi
americani, sia al suo rapporto con Jo. L’eliminazione della folla
dalle sue scene urbane ci permette di concentrarci sulla narrazione
di una persona sola e della sua solitudine”.
Con lunghe inquadrature
che si soffermano sui suoi dipinti, a osservarli avide e curiose,
il film affonda completamente dentro l’arte di Hopper, la racconta
e la fruisce, come se fosse davvero l’occhio dello spettatore di un
museo, di una mostra, che dedica il tempo giusto a ogni opera, per
non perderne nessun dettaglio o sfumatura. E questa scelta estetica
permette anche dalla poltrona della sala di sentire il calore, di
avvertire la brezza, o l’ondeggiare dell’erba, le sensazioni
tattili che, vivide, schizzano fuori dai colori brillanti delle
opere di Hopper.
Il visionario regista Tim Burton ha
da sempre abituato i propri spettatori a grandi e poetiche favole
attraverso cui poter raccontare il diverso, l’antieroe eccentrico
che si rivela più umano degli umani. Da Edward mani di forbice a
Big Fish – Le storie di una vita
incredibile, il suo cinema si muove infatti su questi temi
ricorrenti, riadattati ogni volta per l’occasione ma sempre capaci
di dar vita a storie a dir poco toccanti e coinvolgenti. Nel 2005
il regista originario di Burbank ha portato al cinema uno dei
racconti più amati di sempre, dimostrando quanto questo si sposasse
con la sua poetica. Si tratta, naturalmente, di La fabbrica
di cioccolato.
Scritto nel 1964 dal celebre autore
di libri per ragazzi Roald Dahl, il libro
La fabbrica di cioccolato era già stato
adattato per il grande schermo nel 1971, dove ad interpretare
lo stravagante Willy Wonka
era l’attore Gene Wilder. Dahl, tuttavia, si
dichiarò sempre insoddisfatto da quella trasposizione e per anni
cercò di ottenere che se ne realizzasse una nuova versione. In
seguito, sono stati i suoi eredi ad occuparsi dei diritti sul
libro, trovando in Burton il regista perfetto per dar vita al
magico mondo narrato da Dahl. In breve il progetto riuscì così a
prendere vita, tra grandi ricostruzioni scenografiche e
sbalorditivi effetti speciali.
Questa nuova versione de La
fabbrica di cioccolato, dai toni più dark ma allo stesso
tempo più divertenti, non mancò di ottenere il successo sperato.
Apprezzato da grandi e piccoli, è ancora oggi un film capace di
incantare chiunque. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
differenze tra il libro e il film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è il piccolo
Charlie Bucket, il quale vive in una minuscola
casetta insieme ai genitori e ai quattro simpatici nonni.
Nonostante vivano in condizioni di estrema povertà, Charlie è
felice con la sua famiglia, ma è anche affascinato dalle vicende di
Willy Wonka, il cioccolataio più famoso del mondo
grazie alle sue strampalate invenzioni dolciarie. Ora, dopo anni di
silenzio e isolamento, Wonka indìce un concorso in cui offre un
tour nella sua fabbrica ai cinque bambini che troveranno i
biglietti d’oro nascosti nelle confezioni di cioccolata. Proprio
Charlie troverà l’ambito biglietto d’oro e accompagnato dal
nonno Joe intraprenderà un’avventura che
cambierà per sempre la sua vita.
Il cast del film
Ad interpretare il celebre Williy
Wonka non poteva che esserci Johnny Depp,
attore feticcio di Burton, qui alla loro quarta collaborazione.
L’attore, fidandosi dell’amico, accettò di partecipare al film
senza neanche il bisogno di leggere la sceneggiatura. I due
iniziarono a lavorare sul look da dare al personaggio, ideando
insieme la bizzarra capigliatura e gli occhiali che il personaggio
porta spesso. Depp ha poi indicato come principale fonte di
ispirazione il celebre imprenditore Howard
Hughes. Questi era celebre per le sue fobie sui germi
e le sue manie di controllo. Per il ruolo del piccolo Charlie
Bucket, invece, venne scelto Freddie Highmore.
Questi fu raccomandato proprio da Depp, il quale aveva recitato con
il bambino nel film Neverland – Un sogno per la
vita, rimanendo colpito dal suo talento.
Nel film sono poi presenti numerosi
degli attori ricorrenti nel cinema di Burton. A partire da Helena Bonham
Carter, che interpreta qui la mamma di Charlie.
Noah Taylor e David Kelly
interpretano invece rispettivamente il padre del protagonista e il
simpatico nonno Joe. I giovani Julia Winter, AnnaSophia
Robb, Jordan Fry e Philip Wiegratz sono
presenti nei panni degli altri fortunati bambini Veruca, Violetta,
Mike e Augustus. Christopher Lee
è invece presente nei panni del dottor. Wilbur Wonka, il severo
padre di Willy. In ultimo, Deep Roy, altro attore
ricorrente nei film di Burton, interpreta tutti i 165 Umpa Lumpa
presenti nel film. Ciò è stato possibile grazie alla sua
disponibilità a recitare più volte le sue scene, avvalendosi anche
di alcuni effetti speciali.
Le differenze tra il libro e il
film di La fabbrica di cioccolato
Nell’adattare l’amato libro di Dahl,
Burton si assicurò di poter essere quanto più fedele possibile a
questo. Naturalmente, però, decise di apportare una serie di
modifiche o di particolari integrazioni. Nel romanzo di Dahl, ad
esempio, non è presente lavicenda
personale di Willy Wonka con suo padre. Burton ha però
deciso di aggiungere tale sottotrama per evidenziare il problema
del personaggio nei confronti del concetto di famiglia. Allo stesso
modo, per dare un più stretto legame tra la famiglia di Charlie e
la fabbrica di cioccolato, il nonno Joe viene descritto
come un ex operaio di questa. Un mestiere che, però, nel
racconto del libro non ha mai svolto.
Nel libro, inoltre, ogni vincitore
del Biglietto d’oro può portare con sé entrambi i
genitori. Si tratta però di molti personaggi a cui fare
attenzione, troppi per un film, che semplifica infatti questo
aspetto permettendo ad ogni vincitore la presenza di un solo
accompagnatore. Diverse differenze si ritrovano anche nella
rappresentazione di alcuni degli altri bambini che
hanno trovato il biglietto d’oro. In particolare, Violetta si
presenta come un’esperta di karate, mentre Mike Tivù è un patito di
videogiochi. Caratterizzazioni queste assenti nel libro. Dei
bambini, inoltre, è anche indicata la diversa provenienza
geografica, mentre Dahl non ha mai sottolineato tale aspetto.
Un ulteriore enorme differenza la si
può ritrovare anche nel finale. Giunti alla
conclusione, il libro mostra Wonka che vola via con il suo
ascensore di vetro, raccoglie la famiglia Bucket e sfreccia nello
spazio. Questo ha creato la premessa per il sequel, non altrettanto
amato, Charlie e il grande ascensore di vetro. Il film,
invece, si conclude con Wonka che suggerisce a Charlie di
abbandonare la sua famiglia, cosa che il bambino rifiuta. Così,
Wonka, dopo un’iniziale reticenza, accetta di portare la loro casa
nella sua fabbrica, garantendosi così la collaborazione di quel
bambino che diverrà suo erede.
Il trailer di La
fabbrica di cioccolato e dove vedere il film in streaming
e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. La fabbrica di
cioccolato è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Apple TV, Prime Video, Now e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 9 aprile alle ore 21:10
sul canale TwentySeven.
Mignolo è il nuovo
cortometraggio diretto da Gianluca Granocchia, che
vede protagonista un inedito Francesco Gheghi. “Un corto pensato per tutti
i ragazzi che, finite le superiori o l’università, si ritrovano da
soli o dispersi nella società, che ormai si è dimenticata di loro”,
spiega il regista. “Si può avere paura, incertezze o rabbia ma il
mondo è così vasto che non bisogna pensare di essere soli. Da
qualche parte un altro animale solitario identico a te c’è. Basta
solo cercarlo”.
Mignolo è un piccolo grande racconto
sulla società odierna vista attraverso gli occhi dei suoi giovani:
ragazzi che, in mezzo a mille emozioni, non riescono più a
identificarne nessuna. Ecco che allora ci si nasconde dietro una
maschera, per provare di saper essere qualcosa, se non
qualcuno.
Gianluca Granocchia (1989), dopo la
laurea in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo,
frequenta il corso di regia presso l’accademia Griffith. Fondatore
dell’associazione culturale Parallel Vision Production, si diploma
in regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. È
stato assistente alla regia in film come “Lovely boy” di Francesco
Lettieri, “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, “La chimera” di Alice
Rohrwacher. Sta attualmente lavorando al suo primo
lungometraggio.
Francesco Gheghi (2003) ha iniziato
a recitare in teatro all’età di 13 anni. Nel 2018 fa il suo esordio
al cinema nel ruolo di Nicola, un bambino costretto a vivere come
un senzatetto insieme a suo padre, interpretato da Elio Germano, in
“Io sono Tempesta”, di Daniele Luchetti. L’anno successivo è il
protagonista di “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano
Cipani, e successivamente è al fianco di Pierfrancesco Favino in
“PadreNostro”, di Claudio Noce. Ha interpretato poi “Il filo
invisibile”, di Marco Simon Puccioni, “Piove”, di Paolo Strippoli,
e il film per la TV “A muso duro”, di Marco Pontecorvo.
Prodotto da Image Hunters, con il
sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi
Crea”, Mignolo sarà distribuito in Italia da Pathos Distribution,
realtà che ha come mission la diffusione di cortometraggi e
documentari nei festival e attraverso le TV.
Colin Farrell continua a tenersi molto
impegnato. L’attore irlandese sarà il protagonista di The
Ballad Of A Small Player di Netflix con la regia di Edward
Berger (Niente di nuovo sul fronte
occidentale).Rowan Joffe adatterà
la sceneggiatura, basata sul romanzo di Lawrence
Osborne. Mike Goodridge produrrà
attraverso la sua Good Chaos insieme a Berger per Nine Hours e
Matthew James Wilkin.
La storia segue un giocatore
d’azzardo ad alto rischio che, dopo essere stato tormentato dal suo
passato e dai suoi debiti, decide di restare nascosto a Macao e
incontra uno spirito affine che potrebbe contenere la chiave della
sua salvezza. La produzione dovrebbe iniziare entro la fine
dell’anno. Il film segna il primo progetto nato dalla partnership
creativa di Berger e dall’accordo globale per un film first look
con Netflix, tramite la sua società Nine Hours.
Colin Farrell continua a lavorare tanto sia
sul grande che sul piccolo schermo. E’ appena uscita su Apple TV+ la sua serie
Sugar e entro la fine dell’anno, uscirà
l’attesissima serie Max, The
Penguin, in cui riprende il suo ruolo acclamato dalla
critica nei panni del gangster più famigerato di Gotham City già
visto in The
Batman.
Attualmente sta girando il film
drammatico della Sony e della Imperative A Big Bold
Beautiful Journey con Margot Robbie.
Dopo aver ottenuto una nomination ai
Golden Globe per il suo ruolo in May December di
Todd Haynes, Julianne Moore è stata scelta per recitare al
fianco di James McAvoy in
Control, un thriller d’azione di StudioCanal e The
Picture Company.
Basato sul podcast di Zack
Akers e Skip Bronkie,
Control ruota attorno al tormentato dottor Conway
(McAvoy), che si sveglia una mattina al suono di
una voce misteriosa nella sua testa. Con la sua realtà ora in
discussione, la voce fa una serie di richieste crescenti che deve
seguire o si verificheranno conseguenze devastanti. Anche se i
dettagli non sono stati rivelati, sappiamo che Moore interpreta un
personaggio fondamentale con cui il medico dovrà confrontarsi.
Entrato in produzione questo mese
con la regia di Robert Schwentke (Red,
Flight Plan), Control sarà prodotto dai
partner di The Picture Company Andrew Rona e Alex Heineman
nell’ambito del loro accordo generale a lungo termine con
Studiocanal. Si tratta del quinto film che le compagnie gireranno a
Berlino in collaborazione con lo Studio Babelsberg. Ron Halpern e
Shana Eddy stanno supervisionando il progetto per StudioCanal.
Nel film di NetflixMay December, Julianne Moore interpreta Gracie, la cui
controversa relazione con il marito Joe (Charles
Melton), iniziata quando lui aveva solo 13 anni e lei 36,
viene riportata alla luce dopo che l’attrice (Natalie
Portman) ha deciso di interpretarla in un film.
Attualmente interpreta Mary Villiers, contessa di Buckingham, nella
miniserie storica di Starz Mary & George, e la vedremo prossimamente
accanto a Sydney Sweeney e Domhnall
Gleeson nel thriller della Apple
Echo Valley. In arrivo per la Moore è anche The Room Next Door, il primo lungometraggio
inglese di Pedro Almodóvar, in cui recita accanto
a Tilda Swinton.
Sylvester Stallone è stato accusato di aver
creato un “ambiente tossico” sul set di Atlanta della serie
Paramount+Tulsa King facendo commenti denigratori sugli
attori secondari, tra le altre accuse. Si dice che Rose
Locke, direttrice del casting della serie, abbia lasciato
la serie. I rappresentanti di Stallone non hanno risposto
immediatamente alla richiesta di commento.
Tulsa King, creato dallo showrunner superstar
di Yellowstone Taylor Sheridan, è
attualmente in produzione con la sua seconda stagione ad Atlanta.
La prima stagione di presentata in anteprima nel novembre 2022, è
stata girata in Oklahoma, dove è ambientato lo spettacolo. Si dice
che la Paramount+ sia a conoscenza delle accuse.
Le affermazioni contro Stallone che hanno scatenato la discussione
tra gli attori secondari sono state amplificate sui social media
dalla scrittrice televisiva Julie Benson (“Star
Trek: Prodigy”).
L’8 aprile, Benson ha pubblicato due
screenshot su X e ha scritto: “Ho ricevuto questa notizia
inquietante dal mio amico di Atlanta che ha esperienza con Tulsa
King questa settimana. L’agente del casting se ne è andata perché
era così disgustata. Il mio amico è in ansia all’idea di lavorare
adesso. @TheSlyStallone cosa ha da dire per se stesso, signore?
Oltre che delusa, sono furiosa”.
Gli screenshot contenevano un post
su Facebook con un nome utente sfocato, che raccontava di un’accusa
secondo cui Sylvester Stallone sarebbe stato sentito dire
al regista dello show “Che ca**o sta succedendo con questi
fo**uti sfondi brutti?”, intendendo gli extra in una scena.
Continuava dicendo: “Lui e il regista hanno continuato a
chiamare certe persone con nomi terribili e hanno riso di
loro”, fornendo dettagli. E poi, “Sly ha detto: ‘Porta qui
ragazze carine che mi stiano intorno.'”
Il post su Facebook afferma che
Locke, che ha una lunga lista di crediti come direttore del casting
delle comparse, si è dimessa dallo show e che gli attori delle
comparse “devono tutti stare insieme” per “mostrare
questa produzione che non supportiamo” questo tipo di mancanza
di rispetto.
L’altro screenshot mostrava quello
che sembrava essere un messaggio email di Locke, in cui scriveva di
essere andata sul set dopo essere stata “informata di certe
cose“. “Alla fine mi sono dimessa perché era un ambiente
chiaramente tossico in cui non mi sentivo a mio agio nel mettere me
stessa o gli artisti di sottofondo”, ha scritto Locke. Si è
quindi scusata con i destinatari dell’e-mail e ha incluso il suo
numero di telefono per sollecitare informazioni su qualsiasi cosa
le persone abbiano vissuto o “visto o sentito. Invierò le
informazioni alle risorse umane.”
Renée Zellweger (Judy) ha
concluso un accordo per riprendere il ruolo che le è valso la sua
prima nomination all’Oscar in Bridget Jones: Mad About the Boy della
Universal Pictures e della Working Title.
Basato sugli amati romanzi di
Helen Fielding e su un precedente articolo da lei
scritto come protagonista di The Independent, il franchise
rom-com Bridget Jones è incentrato sull’omonimo
personaggio accattivante ma perennemente single di Zellweger, che
esamina i suoi rapporti con l’affascinante Mark Darcy (Colin
Firth) e il malizioso Daniel Cleaver
(Grant), tra gli altri.
L’adattamento cinematografico
originale, Il diario di Bridget Jones, è stato
distribuito nel 2001, con i successivi Bridget Jones: The
Edge of Reason e Bridget Jone’s
Baby in arrivo rispettivamente nel 2004 e nel 2016. I
tre film insieme hanno incassato oltre 760 milioni di dollari in
tutto il mondo. Presentata in Bridget Jone’s
Baby nei panni della dottoressa Rawling, il
ginecologo di Jones, Emma Thompson ha anche
co-scritto la sceneggiatura di quel film.
Simon Rex (Red
Rocket) si unirà a Rose Byrne,
Octavia Spencer,
Ariana DeBose, Dominic Sessa e Demi
Lovato nel film di Stephanie Laing,
Tow, attualmente in produzione.
Tow racconterà la
vera storia di Amanda Ogle, una donna di Seattle
che vive nella sua macchina e che ha lottato per riscattare
dall’inferno dei carri attrezzi la sua automobile tenuta sotto
sequestro per una cifra di $ 21.634. Ogle è anche produttore
esecutivo.
La sceneggiatura originale è scritta
da Jonathan Keasey, Brant Boivin e Annie
Weisman. L’Exchange ha acquisito i diritti di vendita
internazionali e CAA Media Finance rappresenterà il mercato
nazionale.
Vedremo prossimamente Simon
Rex nel debutto alla regia di Zoe Kravitz, Blink Twice, per
Amazon MGM Studios, al fianco di Channing Tatum. Recita inoltre al fianco di
Sydney Sweeney, Paul Walter
Hauser e Halsey in Americana della
Lionsgate, presentato in anteprima mondiale al SXSW. Apparirà
inoltre al fianco di Bryan Cranston e Allison Janney nel film di Jon S.
BairdEverything’s Going to Be Great per la
Lionsgate; così come il film misterioso della Lionsgate
Greedy People con Joseph Gordon-Levitt e Lily James; e Operation Taco
Gary’s, che ha prodotto e di cui guiderà il cast insieme a
Jason Biggs, Dustin Milligan, Brenda Song e
Arturo Castro. Presto inizierà la produzione di
Easy Waltz di Nic Pizzolatto con
Vince Vaughn e Al Pacino.
Pur offrendo una buona dose di scene
d’azione e narrazioni avvincenti, il Marvel Cinematic Universe
è noto per i suoi personaggi memorabili, tra cui spiccano gli
Avengers, senza i quali ovviamente non
esisterebbe. Caratterizzato da una pletora di personalità diverse
per i quali il pubblico – in particolare i fan del franchise – non
può fare a meno di tifare, il MCU è comprensibilmente
uno degli universi cinematografici più amati anche per via di tali
personaggi.
Naturalmente, con così tanti film
all’attivo e tutto lo sviluppo dei personaggi, l’MCU ha offerto ai fan
numerose citazioni memorabili, che restano tra le più potenti e
rappresentativi dell’universo Marvel. Per celebrare tutte queste
battute indimenticabili, ripercorriamo le migliori citazioni di
ogni Avengers, a partire dall’esilarante battuta
di Occhio di Falco in
Avengers: Age of Ultron e terminando con la memorabile
frase di Tony Stark in Avengers:
Endgame.
Hawkeye/Clint Barton in Avengers:
Age of Ultron (2015)
“The city is flying, we’re
fighting an army of robots, and I have a bow and arrow. None of
this makes sense.” – “La città sta volando, stiamo combattendo
contro un esercito di robot e io ho un arco e una freccia. Niente
di tutto questo ha senso”
Anche se, in generale, il
personaggio di Jeremy Renner non è molto amato dai fan come
altri Avengers (non prima dell’uscita della sua serie, almeno),
Clint ha una buona dose di battute memorabili nel MCU. Una delle sue citazioni
migliori arriva in Avengers:
Age of Ultron, dove Clint ha probabilmente dato il
meglio di sé (e il pubblico ha avuto modo di conoscerlo meglio come
personaggio).
Questa battuta in particolare
racchiude la personalità amante del divertimento e la
consapevolezza di sé. Molti appassionati della Marvel sostengono, in modo
dispregiativo, che non sia poi così utile, quindi è divertente
vedere il personaggio di Renner essere umile e ammettere che il suo
arco e le sue frecce non sono paragonabili ai poteri sovrumani di
altri Vendicatori come Capitan America (Chris
Evans) o Thor (Chris
Hemsworth). È anche una citazione esilarante se si
considera che sarebbe un pensiero condivisibile se lo scenario di
Avengers: Age of Ultron dovesse mai accadere
nella vita reale.
War Machine/James Rhodes in Iron
Man 3
“If you want this suit, you’re
going to have to pry my cold dead body out of it.” – “Se vuoi
questo vestito, dovrai tirar fuori il mio corpo morto e
freddo”
Nonostante il poco tempo sullo
schermo, War Machine di Don Cheadle sta ricevendo sempre più
attenzioni e sta dimostrando di essere uno dei personaggi più tosti
del MCU. La sua determinazione e la sua
lealtà (in particolare nei confronti del Tony di Robert Downey Jr.) sono parte di ciò che lo
rende così simpatico. Anche se le cose sono apparentemente cambiate
dopo Secret
Invasion, è impossibile dimenticare le cose buone che
Rhodey ha fatto per la squadra dei
Vendicatori.
Quando discute con l’agente dello
Sweat Shop in Iron Man
3, Rhodes chiarisce che non intende assolutamente dare
via i suoi poteri (cioè la sua preziosa tuta). Questa è una delle
citazioni più memorabili di Lit. James Rhodes, perché è una
citazione molto significativa che mette in luce la sua personalità
volitiva.
Vision in WandaVision (2021)
“What is grief, if not love
persevering?” – “Che cos’è il dolore, se non l’amore che
persevera?”
Precedentemente conosciuto come il
sistema operativo dell’intelligenza artificiale di Tony,
J.A.R.V.I.S., la Visione di Paul Bettany ha assunto forma umana in Age of
Ultron e in seguito ha trovato l’amore tra le braccia della
Scarlett Witch di Elizabeth Olsen. Sebbene sia morto in
Infinity
War dopo aver distrutto la Pietra della Mente e
essersi sacrificato per il bene comune, l’onnipotente Wanda lo ha
riportato in vita in WandaVision.
Ma a quale costo?
“Che cos’è il dolore, se non
l’amore che persevera?” è una frase molto toccante,
soprattutto se si considera il contesto in cui viene pronunciata,
quindi non c’è da stupirsi che abbia fatto parlare così tanto di sé
all’uscita della serie. È tragica e commovente allo stesso tempo,
perché mette in luce la comprensione che Vision ha del genere umano
pur non essendo umano e offre al pubblico una prospettiva
riflessiva e confortante sul lutto.
Hulk/Bruce Banner in The Avengers
(2012)
“That’s my secret, Cap. I’m
always angry.” – “Questo è il mio segreto, Cap. Sono sempre
arrabbiato”.
Non è una novità che
Bruce Banner, la controparte del MCU del candidato all’Oscar
Mark Ruffalo, e il suo alter ego, Hulk, non
fossero grandi amici. Tuttavia, è innegabile che i due
condividessero un legame ineguagliabile, nel bene e nel male, e che
formassero un team-up straordinario anche quando non erano uniti in
modo permanente. Quando Banner si trasforma, gli altri sanno che
devono togliersi di mezzo.
Quale frase migliore per riassumere
Hulk (almeno quando era un po’ meno consapevole di sé…) di
“Sono sempre arrabbiato“? Questa frase iconica viene
pronunciata durante il primo film dei Vendicatori come risposta a
Capitan America, quando il personaggio di Ruffalo si sta preparando per il grande
scontro di New York prima di affrontare i Chitauri.
Spider-Man/Peter Parker in Captain
America: Civil War (2016)
“Look, when you can do the
things that I can, but you don’t, and then the bad things happen.
They happen because of you.” – “Senta, quando si riesce a fare le
cose che faccio io…se non le fai… e poi succedono cose
brutte, succedono per causa tua.”
Tom Holland dà vita alla versione preferita
dalla generazione Z dell’amato Peter Parker, che
nel corso degli anni è diventato il personaggio Marvel più popolare (e più
simpatico) di tutti i tempi. Se da una grande responsabilità deriva
un grande potere, Holland ha dimostrato di essere più che capace di
calarsi nei panni di Spider-Man e le sue impeccabili battute, molte
delle quali comiche, ne sono la prova.
Nonostante le sue battute
divertenti, una delle battute più memorabili di Tom Holland nel ruolo del personaggio è una
battuta molto sentimentale che riassume perfettamente la sua
personalità e le sue motivazioni. Durante una conversazione con
Tony dopo che questi ha scoperto i suoi superpoteri (e tutte le
cose che fa con essi), Peter rivela in modo molto genuino che non
avrebbe senso approfittare delle sue capacità, soprattutto perché,
grazie ad esse, può impedire che accadano cose brutte.
“You break the rules and become
a hero. I do it and I become the enemy. That doesn’t seem fair.”
“Tu infrangi le regole e diventi un eroe. Io lo faccio e divento il
nemico. Non mi sembra giusto.”
Il personaggio della Olsen è stato
dipinto come un cattivo fin dai tempi di WandaVision
(dopotutto ha imprigionato un buon numero di persone innocenti), e
in
Doctor Strange nel Multiverso della Follia i fan
possono vedere un lato pienamente antagonista di Wanda, che è stato
corrotto dalla Darkhold. Nonostante le sue buone intenzioni, il
dolore di Wanda l’ha in qualche modo accecata, portando a una
tragica caduta che, secondo alcuni fan, non meritava.
“Tu infrangi le regole e diventi
un eroe. Io lo faccio e divento il nemico“. La frase
pronunciata da Wanda quando chiama in causa il Doctor Strange di
Benedict Cumberbatch nel film – che in precedenza
aveva fatto ricorso alla Darkhold e causato un’Incursione – è forse
la più memorabile del personaggio di Olsen fino ad ora. Anche se
Wanda non è del tutto nel giusto, il modo in cui la Olson la
interpreta è di altissimo livello.
Falcon/Sam Wilson in The Falcon and the
Winter Soldier (2021)
“But what would be the point of all
the pain and sacrifice if I wasn’t willing to stand up and keep
fighting?” – “Ma che senso avrebbe tutto il dolore e il sacrificio
se non fossi disposto ad alzarmi e a continuare a
lottare?”.
Grazie alla sua fedeltà e amicizia
imperiture, Sam Wilson è sempre stato il braccio destro di
Steve Rogers. Considerando lo sviluppo del
personaggio di Sam di Anthony Mackie nel corso dei film (e ora nella
serie The Falcon e Winter Soldier, che ha
rappresentato una svolta importante in quanto lo ha introdotto come
prossimo Capitan America), è logico che abbia pronunciato una frase
così forte.
In una conversazione con la sorella
Sarah Wilson, interpretata da Adepero Oduye, Sam
fa un’ottima osservazione quando si chiede quale sarebbe il motivo
di sopportare un tale dolore e sacrificio se non quello di
difendere se stesso e gli altri. Si tratta di una frase che fa
molto Sam Wilson e che dimostra, attraverso la sua
personalità caparbia, che era davvero destinato a diventare il
prossimo Capitan America.
Black Widow/Natasha Romanoff in
Captain America: Civil War
“Staying together is more
important than how we stay together.” – “Restare insieme è più
importante di come si sta insieme”.
Nonostante appaia dura come un
chiodo, è logico che l’unione e il lavoro di squadra siano una
priorità per questo personaggio tosto ma incredibilmente
affettuoso, considerando il passato straziante di
Natasha Romanoff; ne ha passate tante e alla fine ha trovato
una vera famiglia, legata dal cuore e non dal sangue, negli
Avengers. In Civil War, Natasha sottolinea quanto
i Vendicatori siano importanti per lei.
“Stare insieme è più importante
di come stiamo insieme” è una delle migliori battute di
Natasha Romanoff (Scarlett
Johansson) nel MCU, perché sottolinea
ulteriormente che si tratta di un personaggio dal cuore gentile che
dà valore alla comunità e al legame umano, nonostante le prime
impressioni. Come si evince dal suo tragico finale, Natasha è
sempre stata una delle persone più premurose del franchise.
Captain America/Steve Rogers, in
Captain America: The First Avenger (2011), Captain America: Civil
War (2016), Avengers: Endgame (2019)
“I can do this all day.” “Posso
farlo tutto il giorno”.
Sarebbe impossibile non citare la
frase di Steve Roger come la più iconica del franchise e come una
delle più citate del Marvel Cinematic Universe.
Sebbene la frase venga pronunciata in tre film diversi (con
Civil
War e Avengers: Endgame fanno
riferimento a Captain America: Il primo vendicatore),
sarebbe impossibile dimenticare la prima volta che Rogers disse che
avrebbe potuto “fare questo tutto il giorno” mentre
affrontava un bullo a Brooklyn quando era molto più piccolo.
Nonostante il suo valore di
riutilizzo, la cosa più bella di questa citazione è che riassume
molto bene la personalità forte e sicura di Steve, annotando
perfettamente la sua resilienza di fronte alle sfide: è un nobile
uomo di parola che non si arrenderà finché non avrà ottenuto ciò
che vuole e fatto ciò che ritiene giusto.
Iron Man/Tony Stark, Avengers:
Endgame (2019)
“Everybody wants a happy
ending. Right? But it doesn’t always roll that way.” “Tutti
vogliono un lieto fine. Giusto? Ma non è sempre così”
Sebbene il personaggio di Robert Downey Jr. abbia avuto la sua buona
dose di citazioni iconiche nel MCU (non dimentichiamo
“Io sono Iron Man“, che ha insistito a ripetere
vicino al letto di morte, facendo di conseguenza prendere a tutti i
fazzoletti), una delle sue più memorabili è stata pronunciata anche
in Endgame
e fa luce su come non tutte le storie abbiano un lieto fine
convenzionale – e va bene così.
Nel corso dell’intero franchise,
Tony Stark ha sempre dimostrato di essere un
realista estroverso che non ha paura di dire le cose come stanno,
ed è proprio per questo che non si è tirato indietro contro Steve
quando gli Accordi di Sokovia di Civil War hanno
rotto la loro amicizia. Come è evidente, nonostante il suo grande
ego, Stark non era il tipo di personaggio delirante che non vedeva
le cose come stavano, e questa battuta – piuttosto commovente visto
il contesto in cui viene pronunciata – lo evidenzia
esattamente.
Sebbene non sia stato rivelato molto
sul prossimo Matrix 5, diretto da Drew Goddard
(Quella
casa nel bosco,
7 sconosciuti a El Royale), lo sviluppo di questo
inaspettato sequel è in corso, ma per continuare adeguatamente la
storia, alcuni personaggi devono necessariamente tornare in scena.
Nel 2021, Matrix
Resurrection ha come noto offerto un ulteriore sviluppo ad
una vicenda che sembrava conclusa con il terzo film, Matrix Revolutions. Questo quarto film si conclude poi
con un finale potenzialmente aperto, a partire dal quale il nuovo
annunciato film probabilmente ripartirà. Dopo aver visto quali
storie ad ora incompiute Matrix 5 potrebbe dover
risolvere, vediamo ora quali personaggi sarebbe importante ci
fossero anche nel prossimo capitolo.
Thomas Anderson alias Neo
Thomas Anderson è
il personaggio centrale della serie di film Matrix. Non solo è una
parte centrale della storia, ma fino a questo punto l’intera
vicenda tende a ruotare intorno a lui e alla sua posizione di
prescelto che ha liberato gli esseri umani dalla schiavitù delle
macchine. Neo, come viene chiamato, è un uomo che
possiede incredibili poteri e abilità all’interno del mondo di
Matrix e può letteralmente cambiare la realtà e le leggi della
natura secondo la sua volontà.
In Matrix Revolutions, Neo ha dato la sua vita per
liberare gli umani e impedire alle macchine malvagie di distruggere
le persone che si erano liberate dal loro controllo. Tuttavia, le
cose sono cambiate molto nei 60 anni trascorsi tra Matrix Revolutions e Matrix
Resurrection, il che ha fatto sì che Mr. Anderson dovesse
essere estratto da Matrix per combattere ancora una volta in
battaglia. Ora lui e Trinity hanno realizzato i loro poteri
congiunti e si sono impegnati a ricostruire Matrix come meglio
credono, il prossimo film dovrà affrontare questi eventi.
Trinity
L’altra metà di Neo,
Trinity è stata una delle principali combattenti
per la libertà che hanno contribuito a far uscire Thomas Anderson
da Matrix nel film del 1999. Nella trilogia originale, Trinity si
rivelò essere l’amore predestinato del prescelto, che avrebbe dato
il suo cuore alla persona in grado di salvare l’umanità. Trinity,
come noto, muore in Matrix Revolutions, ferita a morte mentre volava con
Neo nella Città delle Macchine.
Tuttavia, è stata resuscitata
insieme a Neo per la versione riavviata di Matrix in Matrix
Resurrection. Mentre Neo ha mantenuto alcuni dei suoi
ricordi e il suo nome precedente, Trinity ha avuto una vita
completamente nuova, con un marito e dei figli. Si faceva chiamare
Tiffany, prima che Neo la aiuti a riacquistare i suoi ricordi e a
unirsi nuovamente a lui. Il tutto si conclude con Trinity che
acquisisce un potere pari a quello di Neo, essendo una parte di
lui, e i due tornano insieme. Matrix 5,
ovviamente, dovrà mostrare cosa succederà ora ai due
innamorati.
Agente Smith
L’antitesi di Neo, ma anche un’altra
persona che condivideva parte del suo destino e della sua profezia,
l’Agente Smith era un programma disonesto che
inizialmente serviva Matrix e manteneva l’ordine per conto delle
macchine. Smith ha mostrato un’intelligenza e una personalità
incredibilmente elevate quando ha incontrato Neo. Egli disprezza
chiaramente gli esseri umani, a un livello che va oltre l’essere un
programma, e grazie alla sua ambizione e determinazione ha trovato
il modo di corrompere il suo programma e di annullare alcune parti
di Matrix.
È stato anche restaurato insieme a
Neo e Trinity, visto il suo stretto legame con il protagonista.
Sebbene l’attore sia stato cambiato in Matrix
Resurrection da Hugo Weaving a Jonathan
Groff, sappiamo che Weaving non ha potuto riprendere il
ruolo a causa di conflitti di programmazione ma potrebbe essere più
disponibile per Matrix 5. In tal caso, è
importante esplorare il futuro di Smith, che si è rivolto
all’Analista e ha lavorato brevemente con Neo in Matrix
Resurrection. Quell’alleanza non sarebbe mai potuta
durare, ed esplorare cosa accadrà in seguito sarebbe
incredibilmente interessante.
Bugs
Bugs è stata
introdotta per la prima volta in Matrix
Resurrection, dove era una vera e propria credente nella
leggenda di Neo, e ha avuto un ruolo fondamentale nel riportare Neo
fuori da Matrix. Bugs sembra essere una figura molto importante,
poiché il suo tatuaggio e il suo soprannome la collegano alla vita
originale di Neo nel primo film di Matrix e al modo in cui è arrivato a capire che la
realtà era semplicemente un programma all’interno del quale viveva.
Bugs era un membro rispettato della comunità di Io e, dopo il suo
lavoro con Neo, è probabile che abbia guadagnato ancora più
attenzione.
Per dare un finale significativo al
personaggio di Bugs e al suo ruolo nel futuro, ricostruendo una
nuova Matrix con Neo e Trinity o aiutando a guidare la popolazione
di Io, è importante scoprire cosa accadrà in seguito. Matrix
Resurrection si è concluso con una nota piuttosto aperta e
ambigua, con molti personaggi che non hanno trovato una soluzione
adeguata alla loro storia. Il principale di questi è Bugs, che
sicuramente avrà un ruolo fondamentale nella storia futura.
Bambino
Bambino è stato uno
dei personaggi più interessanti ad apparire nella trilogia
originale come cittadino di Zion sia in
Matrix Reloaded che in
Matrix Revolutions. Egli è una delle poche persone conosciute
in grado di sfuggire a Matrix attraverso l’autosostentamento,
ovvero senza bisogno della pillola rossa. La sua volontà e la sua
capacità di dare un senso al mondo che lo circondava erano notevoli
e aveva una fede devota in Neo come salvatore di Zion.
Grazie alle sue notevoli capacità e
al suo intelletto, sembrava che Bambino fosse destinato a uno scopo
più importante dopo la trilogia originale, ma poco viene rivelato
sul suo destino. Considerando il lasso di tempo di 60 anni, è certo
che sia molto più vecchio, ma era giovane quando Neo si è
sacrificato e se Niobe è riuscita a sopravvivere, è possibile che
lo abbia fatto anche lui. Per Matrix 5 è d’obbligo
scoprire di più sulla sua storia e se avesse uno scopo più
importante dopo il sacrificio di Neo.
L’Oracolo
L’Oracolo era una
parte fondamentale della Matrice originale, che condivideva le voci
della grande profezia e aiutava a guidare l’umanità nella sua
speranza. Tuttavia, era anche un programma di Matrix, collocato lì
intenzionalmente per servire gli scopi dell’Architetto. Era unica
nel suo genere, in quanto si schierò dalla parte degli umani e
portò avanti attivamente i mezzi che si sperava potessero porre
fine al programma di Matrix.
In Matrix
Resurrection, viene rivelato che quando fu creata l’ultima
versione di Matrix, ci fu un’ampia epurazione del sistema. In tale
epurazione, l’Oracolo è stato uno dei programmi eliminati.
Tuttavia, non sempre i programmi scompaiono completamente anche
quando vengono eliminati. È possibile che l’Oracolo possa essere
ripristinato o addirittura ricreato da Neo e Trinity in una
versione aggiornata di Matrix. Un suo ritorno in Matrix
5 potrebbe donare nuovi scopi ai protagonisti e alla saga
stessa.
Sati
Sati appare per la
prima volta come una giovane ragazza in Matrix Revolutions. Tuttavia, nonostante il suo
aspetto, Sati è in realtà un programma creato da altri due
programmi senza alcuna funzione, se non quella di essere. Neo
impedisce che il giovane programma venga cancellato e lo affida
alle cure dell’Oracolo. Mentre si trova lì, l’Oracolo le rivela che
un giorno avrà uno scopo più grande.
In Matrix
Resurrection, una Sati ormai cresciuta appare infatti a
Neo e gli rivela il suo ruolo nel prendersi cura di lui mentre vive
nella nuova versione di Matrix. Sati fornisce inoltre a Neo e a
Niobe istruzioni e indicazioni chiare su come salvare Trinity dalle
capsule in cui le macchine l’hanno rinchiusa. Sati tuttavia ha
avuto un ruolo piuttosto breve nel quarto film, ma sembra che sia
diventata un po’ come il suo tutore adottivo, fornendo guida e
speranza a chi ne ha bisogno. Un suo ritorno in Matrix
5 è dunque doveroso.
Morpheus
Morpheus
(interpretato da LaurenceFishburne nei primi tre film) è uno dei personaggi
più importanti della serie di Matrix e uno degli unici a
cambiare drasticamente aspetto nel corso della serie. Il motivo è
che il Morpheus umano e mortale è effettivamente morto nei 60 anni
che intercorrono tra la morte di Neo in Matrix
Revolutions e Matrix
Resurrection. Il Morpheus che Neo incontra nel quarto film
è infatt solo un programma che ha unito parti dell’Agente Smith e
del suo mentore e amico Morpheus dai ricordi onirici di Neo
stesso.
Morpheus aiuta Neo a vedere la
verità su Matrix sia nella trilogia originale che nel successivo
sequel e, come programma, svolge un ruolo fondamentale
nell’aiutarlo a conoscere Io e il nuovo mondo nato dal suo
sacrificio. Il programma Morpheus ha il potenziale per essere una
parte significativa dei film futuri, specialmente con il precedente
che potrebbe cambiare forma ed esistere come saggio programma guida
per i combattenti per la libertà. In definitiva, realizzare
Matrix 5 senza Morpheus sarebbe un errore.
Uscirà il 9 maggio, data simbolica
per chi conosce il cantante partenopeo, Il Segreto di
Liberato, il nuovo film che Francesco
Lettieri (Ultras,
Lovely Boy) ha scritto e dirige insieme a
Giorgio Testi, con le animazioni di
Giuseppe Squillaci e LRNZ.
Con le voci di
Liberato,Nando Paone e
Simona Tabasco, il film sarà distribuito al cinema
da Be Water Film per una settimana. Del progetto si sa ancora molto
poco, fatta eccezione che per le bellissime illustrazioni di LRNZ e
per una breve sinossi “in lingua”:
“A NAPULE TUTT’ QUANT’ TENIMM’ ‘NU
SEGRET’.OGNI VICO, OGNI PALAZZO, OGNI MURO TEN’ ‘E MISTER’ SUOJE.CE
STA ‘O SEGRET’ ‘RO MUNACIELL’, ‘ A BELLA ‘MBRIANA, ‘O SANG’ ‘E
SANGENNARO, ‘E PRET’ ‘DA PEDAMENTINA, ‘A SIRENA PARTENOPE, LL’OV’
SOTT’ ‘OCASTIELL’, ‘O SEGRET’ ‘E PULECENELL’…E PO’ CE STA ‘O
SEGRET’ MIE.”
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il ruolo del
cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno di Sophie
di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.
Il sequel di Joker
sarà conosciuto come un progetto Elseworlds,
secondo il co-presidente dei DC Studios James Gunn. I film con questa denominazione
sono al di fuori della continuità principale del DCU. Altri progetti
Elseworlds includono The
Batman – Parte II e la serie ThePenguin.
L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata al 4
ottobre 2024.
Leggenda di Hollywood, il regista,
sceneggiatore e produttore George Lucas riceverà la Palma d’oro
alla carriera sabato 25 maggio, in occasione della
cerimonia di chiusura del 77esimo Festival
di Cannes 2024.
Alla sola menzione del suo nome si
illumina un’intera sezione della Settima Arte e si sentono alcune
indimenticabili note musicali (di John Williams!).
Inseparabile dalle saghe di Star
Wars e Indiana Jones, George
Lucas ha regalato per sempre ai film di successo una
storia illustre e al pubblico di tutto il mondo un piacere senza
eguali.
“Il Festival di Cannes ha sempre
avuto un posto speciale nel mio cuore. Sono rimasto sorpreso ed
euforico quando il mio primo film, THX-1138, è
stato selezionato per essere proiettato in un nuovo programma per
registi esordienti chiamato Quinzaine des
Réalisateurs. Da allora, sono tornato al festival in molte
occasioni in vari ruoli come scrittore, regista e produttore. Sono
davvero onorato di questo riconoscimento speciale che significa
molto per me.”
La Palma d’Oro Onoraria gli sarà
consegnata sul palco del Grand Théâtre Lumière durante la Cerimonia
di Chiusura sabato 25 maggio 2024. Il Festival di Cannes è lieto di
rendere omaggio a una delle più grandi figure del cinema
contemporaneo, un uomo dalla carriera straordinaria, che unisce
grande spettacolo e innovazione, mitologia e modernità, cinefilia e
tecnologia.
La cerimonia di chiusura del 77°
Festival di Cannes 2024 si terrà la sera del 25 maggio.
Camille Cottin fungerà da maestro di
cerimonia.
Da quando è arrivato su Netflix,
il 4 aprile, Fabbricante di lacrime (qui
la recensione) è divenuto subito uno dei titoli più visti del
momento sulla piattaforma, ottenendo ottimi riscontri anche
all’estero. Sì, perché nonostante presenti un racconto ambientato
negli Stati Uniti e con protagonisti ragazzi americani, il film è
un progetto tutto italiano, diretto dal regista Alessandro
Genovesi (10
giorni senza mamma,
7 donne e un mistero) a partire dal romanzo omonimo
scritto dall’autrice Erin Doom. Questo adattamento di un
grande successo editoriale era molto atteso da tempo, dunque non
sorprende il successo che sta ottenendo.
Poiché è stato girato in Italia, i
luoghi presenti nel film sono facilmente visitabili e qui di
seguito si andrà proprio alla scoperta dei principali tra essi. In
questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Fabbricante di lacrime. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e, in particolare, alle location dove è
stato girato il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Il libro di Erin Doom
La storia editoriale
di Fabbricante di lacrime è esemplificativa
delle nuove possibilità che questo settore offre ai giovani
emergenti. Nel 2017 Erin Doom condivise a puntate i suoi primi due
libri, Nel modo in cui cade la neve e Fabbricante di lacrime, sul social
network Wattpad, dove riscossero un notevole
successo. Nel dicembre del 2020 decise poi di pubblicare a proprie
spese su Amazon Fabbricante di lacrime che entrò
subito in classifica. Poco dopo venne contattata da Magazzini
Salani, che ne acquisì i diritti e decise di ripubblicarlo nel
maggio del 2021 in un’edizione riveduta. Con circa 450.000 copie
vendute è poi risultato essere il libro più venduto in Italia nel
2022.
Tra le mura del Grave,
l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si
racconta da sempre una leggenda: quella del Fabbricante di lacrime, un
misterioso artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e
le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni
per Nica è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole.
Il suo sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi
Milligan hanno avviato le pratiche per l’adozione
e sono pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. Nella
nuova casa, però, Nica non è da sola. Insieme a lei viene portato
via dal Grave anche Rigel, un orfano inquieto e
misterioso.
Egli è l’ultima persona al
mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è
intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è
dotato di una bellezza in grado di ammaliare. Anche se Nica e Rigel
sono uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra
impossibile. Ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di
combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per
l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda. Al
Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di
accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.
Protagonisti del film, nel
ruolo di Nica e Rigel, sono gli attori Caterina
Ferioli e Simone Baldasseroni.
Mentre quest’ultima è qui al suo primo ruolo in un film,
Baldasseroni è invece meglio noto con lo psudonimo
Biondo, ed è un rapper con già 4 album all’attivo,
oltre ad aver partecipato ai film
È per il tuo bene e 50km all’ora. Recitano poi nel film Alessandro
Bedetti nel ruolo di Lionel, Nicky
Passarella in quello di Billie e Sveva Romana
Candelletta nel ruolo di Miki. Infine, Roberta
Rovelli interpreta Anna, Orlando Cinque è
Norman e Sabrina Paravicini interpreta
Margaret.
Ph: Loris T. Zambelli/Netflix
Le location di Fabbricante
di lacrime: dove è stato girato il film?
Come noto, il racconto è ambientato
in una piccola città del Minnesota, negli
Stati Uniti. Tuttavia, le riprese si sono in
realtà svolte in Italia e in particolare a Roma e
dintorni. La produzione si è dunque impegnata a far sì che i luoghi
prescelti potessero reggere l’illusione di un racconto ambientato
ben altrove. Innanzitutto per il Grave, l’orfanotrofio al centro
del racconto, dove sono cresciuti i due protagonisti Nica e Rigel,
è stato utilizzato il complesso del Buon Pastore,
in via di Bravetta a Roma, edificio risalente alla
prima metà del Novecento collocato all’interno della
Riserva naturale della Valle dei Casali.
La casa dei coniugi Milligan, che
adottano i due protagonisti, è invece una villetta situata in
via del Pianello, a Bracciano, La
Barnaby High School, che Nica e Rigel iniziano a frequentare dopo
essere stati adottati, deve il suo ingresso al Museo
Lasalle, Casa Generalizia dei Fratelli delle
Scuole Cristiane, situato in via Aurelia
476, a Roma. Qui i due giovani conoscono
Miki, che vive invece in una residenza in stile inglese che nella
realtà è conosciuta come Villa York, situata nella
campagna a nord di Roma lungo la via Cassia, nel
territorio di Campagnano Romano.
L’edificio neoclassico che fornisce
gli esterni del tribunale è invece l’Accademia
Britannica, in via Antonio Gramsci 61 nel
parco di Villa Borghese a Roma. Nel visitarla, si
può dunque effettuare un ampio giro nel parco, il quale come noto
contiene numerosi luoghi di grande fascino. Infine, una delle
location più affascinanti del film è senza dubbio
il ponte di ferro che conduce alla scuola dei
ragazzi. Nella realtà, questo è il ponte che a
Pescara collega piazza Garibaldi
con via Orazio. Per chi si fosse chiesto dove è
girata la scena iniziale, questa ha come sfondo il Parco
nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Il trailer del film e come vederlo
in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Fabbricante di lacrime unicamente
grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix,
dove attualmente è al 1° posto della Top
10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per
vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità
video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti
nel catalogo.
Michael B. Jordan sta collaborando con il
regista di Creed e Black
PantherRyan Coogler per
recitare in un thriller soprannaturale, che tutti i
report indicano come un film sui vampiri. Nuovi membri del cast
stanno ora iniziando a essere rivelati e includono volti familiari
di The
Batman e Loki.
Secondo Deadline, Jayme
Lawson (The Batman) è entrato a far parte
del cast del thriller senza titolo in un ruolo non rivelato. THR ha
anche rivelato che anche Wunmi Mosaku
(Loki) è stato scelto per un ruolo misterioso. I
loro casting seguono le recenti aggiunte di Delroy
Lindo e Jack O’Connell. Coogler scriverà
e dirigerà il film, che ha scatenato un’intensa guerra di offerte
prima che la Warner Bros. acquisisse i diritti. I dettagli della
trama sono ancora in gran parte sconosciuti, al di là dei report
secondo i quali il film coinvolgerà i vampiri, e si dice che Jordan
interpreterà dei gemelli. Le riprese del film inizieranno alla fine
di questo mese per una data di uscita fissata al 7 marzo 2025.
Mosaku ha interpretato B-15 nella
serie Loki dei Marvel Studios su Disney+. È anche conosciuta per i suoi
ruoli in altri spettacoli tra cui Lovecraft
Country, Luther, We Own This
City, Black Mirror e
Vera. Nel film, ha avuto un ruolo nei film in
franchising Batman v Superman: Dawn of Justice
e Animali fantastici e dove
trovarli. Più recentemente, ha avuto ruoli nei film
Call Jane e Alice, Darling.
Lawson potrebbe essere meglio
conosciuto per aver interpretato il sindaco di Gotham City Bella
Reál in The Batman, il film di supereroi di
Matt Reeves con Robert Pattinson
nei panni del Cavaliere Oscuro. È apparsa anche in film come Till,
The Woman King e How to Blow Up a
Pipeline. Lawson ha interpretato una giovane Michelle
Obama nella miniserie del 2022 The First Lady, e
più recentemente è stata nella quarta stagione della serie Genius
del National Geographic.
Da quando ha scritto e interpretato
Rocky (1976), Sylvester Stallone
è stato un pilastro del genere d’azione a Hollywood. Il suo ultimo
progetto, Levon’s Trade, ha appena scelto la star
di Stranger Things
David Harbour, insieme ad altri grandi nomi, per
arricchire il suo cast.
Secondo Deadline, Harbour si è unito
al cast di Levon’s Trade insieme a Michael
Peña, Jason Flemyng e Arianna Rivas. Il
film sarà diretto da David Ayer, che ha molta
esperienza nel genere. Ayer ha diretto Harsh Times
(2005), End of Watch (2012), Suicide Squad (2016) e The
Beekeeper (2023).
La sceneggiatura di Levan’s
Trade è stata scritta da Stallone e
rivista da Ayer, ed era basata sul romanzo omonimo
dell’autore di fumetti Chuck Dixon, meglio
conosciuto per il suo lavoro con la Marvel su The
Punisher e con la DC su personaggi come Batman, Nightwing,
e Robin. Il romanzo adattato da Stallone e Ayer è il primo degli
undici libri della serie di romanzi gialli di Levon
Cade.
La sinossi ufficiale recita:
“Levon Cade (Statham) ha lasciato la sua ‘professione’ alle
spalle per andare dritto e lavorare nell’edilizia. Vuole vivere una
vita semplice ed essere un buon padre per sua figlia (Gie). Ma
quando la figlia adolescente del suo capo, Jenny (Rivas) scompare,
è chiamato a impiegare nuovamente le abilità che lo hanno reso una
figura leggendaria nell’oscuro mondo delle operazioni segrete. La
sua caccia allo studente universitario scomparso lo porta nel cuore
di una sinistra cospirazione criminale che crea un reazione a
catena che minaccerà il suo nuovo modo di vivere.”
Peña, Harbour e Jason
Statham, scelto per il ruolo principale, hanno già
collaborato e hanno una storia lavorativa con David
Ayer. Peña e Harbour hanno recitato in End of
Watch, un thriller d’azione in stile documentario che
segue il personaggio di Peña e quello di Jake
Gylenhaal mentre pattugliano uno dei quartieri più
pericolosi di Los Angeles.
David Harbour è diventato famoso nel 2016 con
l’uscita dello show di successo di NetflixStranger
Things. Da allora,
l’attore ha continuato a recitare in ruoli importanti, come
assumere il ruolo principale in Hellboy (2019). Ha
anche interpretato una versione molto arrabbiata e molto bellicosa
di Babbo Natale in Violent Night (2022). Harbour
ha recitato in Gran Turismo (2023) e ha doppiato Eric
Frankenstein nel film animato Creature Commandos
della DC. L’attore apparirà anche nel film Marvel del 2025, Thunderbolts, nel ruolo di Red
Guardian.
Disney+ ha annunciato che
Grey’s
Anatomy tornerà in Italia il 25 aprile sulla
piattaforma streaming per la sua attesissima ventesima stagione,
con nuovi episodi settimanali ogni giovedì. Le prime diciannove
stagioni sono già disponibili in streaming.
Grey’s
Anatomy è considerata una delle più grandi serie
televisive contemporanee. Il medical drama, giunto alla sua ventesima
stagione, segue un gruppo di medici del Grey Sloan Memorial che si
trovano quotidianamente ad affrontare decisioni di vita o di morte.
Cercano conforto l’uno nell’altro e, a volte, più di una semplice
amicizia. Insieme scoprono che nella medicina e nelle relazioni non
è tutto bianco o nero.
Grey’s
Anatomy vede protagonisti
Ellen Pompeo (Meredith Grey),
Chandra Wilson (Miranda Bailey), James Pickens Jr. (Richard Webber), Kevin McKidd (Owen Hunt), Caterina
Scorsone (Amelia Shepherd), Camilla
Luddington (Jo Wilson), Kim Raver (Teddy Altman), Jake
Borelli (Levi Schmitt), Chris Carmack (Atticus “Link” Lincoln),
Anthony Hill (Winston Ndugu), Alexis Floyd (Simone Griffith), Harry
Shum Jr. (Benson “Blue” Kwan), Adelaide Kane (Jules Millin), Midori
Francis (Mika Yasuda) e Niko Terho (Lucas Adams).
Le guest star della ventesima
stagione di Grey’s
Anatomy
Tra le prime guest star annunciate
per questa stagione ci saranno Jessica Capshaw che riprenderà il
suo ruolo nei panni di Arizona Robbins, mentre Alex Landi tornerà
nel ruolo del dottor Nico Kim. Nel frattempo, Natalie Morales
arriverà al Grey Sloan Memorial Hospital per interpretare Monica
Beltran, un chirurgo pediatrico il cui pragmatismo e la cui
lucidità l’hanno resa una delle migliori nel suo campo. La sua
volontà di spingersi oltre i limiti può essere ammirevole e
seccante, ma è sempre finalizzata a fornire cure di alta qualità ai
suoi pazienti. Freddy Miyares si unisce al cast con un ruolo
ricorrente nel ruolo di Dorian, un paziente intelligente,
affettuoso e simpatico che è stato coinvolto in un grave incidente
e sta lottando per il suo futuro.
Shonda Rhimes è
l’ideatrice e la produttrice esecutiva di Grey’s
Anatomy. Meg Marinis è showrunner e produttrice
esecutiva. Betsy Beers, Mark Gordon, Debbie Allen ed Ellen Pompeo
sono produttori esecutivi. La serie è prodotta da ABC Signature,
parte dei Disney Television Studios.
Paramount+ ha svelato il trailer
ufficiale la data della première della stagione finale della serie
originale EVIL,
amata dai fan e acclamata dalla critica.
La serie, che ha recentemente
iniziato la produzione a New York City dei quattro episodi bonus
precedentemente annunciati, sarà trasmessa in anteprima, dopo gli
Stati Uniti e il Canada, venerdì 24 maggio in Italia, Australia,
Francia, Germania, Svizzera e Austria.
La trama della quarta stagione di
EVIL
Nella nuova stagione, Kristen,
David e Ben continueranno a esaminare casi di sperimentazione
tecnologica, maiali posseduti, oppressione e infestazione
demoniaca, una musa danzante evocata da presunte streghe e una
reliquia malvagia. Nel frattempo, Leland tenta di convincere
Kristen a crescere un bambino anticristo concepito con il suo
ovulo. David viene reclutato dai servizi segreti del Vaticano per
la “visione remota”, una capacità paranormale di vedere
l’invisibile per individuare il male. Ben viene colpito da un
fascio di ioni che gli provoca visioni di un demone che lo deride,
finché non scopre una soluzione insolita per scacciarlo. Infine,
tutti e tre si rendono conto che restano solo poche settimane per
esaminare i casi, perché la parrocchia ha deciso di sciogliere la
squadra per mancanza di fondi. Il tutto culmina in un ultimo
confronto con Leland e le 60 famiglie che costituiscono il Male nel
mondo moderno.
La serie EVIL
è interpretata da Katja Herbers, Mike Colter, Aasif Mandvi, Michael
Emerson, Kurt Fuller, Andrea Martin, Christine Lahti, Brooklyn
Shuck, Skylar Gray, Maddy Crocco e Dalya Knapp. EVIL è
prodotto da CBS Studios in associazione con King Size Productions.
Robert King, Michelle King, Liz Glotzer, Rockne S. O’Bannon e Sam
Hoffman sono i produttori esecutivi. La serie è distribuita a
livello internazionale da Paramount Global Content
Distribution.
Il grande e visionario
regista Yeon Sang-ho (conosciuto per gli acclamati
film Train to Busan e
Peninsula, e la cupa serie Hellbound) torna
su Netflix con il primo
spin-off sudcoreano dell’iconico manga giapponese
Parasyte di Hitoshi Iwaaki, pubblicato da KODANSHA
Ltd nel 1989 e da cui è tratto anche l’anime Kiseiju –
L’ospite indesiderato. La miniserie – intitolata
Kiseiju – La zona grigia (titolo
originale Parasyte – The Grey) e costituita da 6
episodi di circa 50 min ciascuno – è un eccitante e
cruento body horror che rielabora la storia di Shinichi e
Miji in una chiave sudcoreana del tutto nuova e inaspettata. In
questa lotta tra parassiti e umani, infatti, il
protagonista non è più l’introverso Shinichi, bensì la giovane
sfortunata Jeong Su-in, interpretata dalla
talentuosa attrice Jeon So-nee, già nota per i
suoi ruoli in Encounter, When My Love Blooms e
Our Blooming Youth.
Kiseiju – La zona grigia, la trama
In seguito a un inspiegabile evento
cosmico, la vita sulla Terra è sconvolta dall’arrivo di
migliaia di misteriose larve aliene che, dopo
essere cadute dal cielo, si insinuano nei cervelli degli esseri
umani, nutrendosi di essi e prendendo possesso dei loro corpi. I
parassiti, privi di qualsiasi forma di coscienza, seguono
unicamente il loro istinto di sopravvivenza, diffondendo
morte e scompiglio ovunque vadano. Ed è proprio a causa di
questa tragica invasione che, dopo un violento attacco, si forma il
“Grey Team”, una task force militare guidata dalla
coraggiosa e determinata Jun-Kyung (interpretata
da Lee Jung-hyun,
Peninsula, Decision to Leave),
istituita con lo scopo di smascherare e sterminare definitivamente
i violenti parassiti.
Mentre i questi iniziano a
evolversi, creando piccole sanguinarie comunità, e Jun-Kyung è
impegnata in una guerra pericolosa e imprevedibile, un evento
ancora più straordinario accade alla giovane Jeong
Su-in (Jeon So-nee): svenuta e in fin di vita, diventa
l’ospite di un parassita che non riesce a prendere completamente il
controllo del suo cervello, possedendo quindi solo parzialmente il
suo corpo e per pochi minuti al giorno. È così che, proprio come il
dottor Jekyll e Mr Hyde, Su-in si trova presto a dover
condividere la propria esistenza con il (non poi così
malvagio) parassita “Heidi”.
“Se la popolazione umana si riducesse a un
centesimo,i veleni diminuirebbero nella stessa
misura?”
Fin dai primissimi istanti
dell’episodio 1, emerge chiaramente l’intenzione di Yeon Sang-ho di
creare un prodotto in gran parte diverso dalla fonte da cui
trae ispirazione. Kiseiju – La zona grigia,
infatti, si discosta dagli elementi tipici del romanzo di
formazione che caratterizzavano il malinconico racconto
dell’adolescente Shinischi e del suo parassita Migi, per
abbracciare un’atmosfera horror ancor più cupa, angosciante e con
un marcato taglio socio-politico. L’episodio 1 si apre con una
premessa che sottolinea una critica sociale e politica
intensa: se le azioni umane rappresentano la principale
fonte di dolore nel mondo, quale sarebbe l’effetto di una drastica
riduzione della popolazione? Saremmo capaci di ridurre le
sofferenze e le tragedie che affliggono il nostro
pianeta?
Ancora una volta, il maestro Yeon
Sang-ho cela dietro le sue oscure e spaventose creature
riflessioni profonde sull’autodistruzione umana. Che siano
zombie o alieni a minacciare e parassitare la Terra, poco conta.
L’opera di Yeon riesce magistralmente a mettere in evidenza come
la malvagità e l’imprudenza umana siano più
pericolose e dannose di qualsiasi altra forma mostruosa di male. A
questo doloroso e potente messaggio, il regista aggiunge –
attraverso i personaggi di Jeong Su-In e del furfante Koo
Kyo-hwan (interpretato dall’attore Seol
Kang-woo) – una speranza sincera e commovente: la chiave
per la sopravvivenza risiede nell’unione e nella fiducia
reciproca.
Al di là delle intense scene
d’azione, la trama avvincente e la critica socio-politica ben
definita, un altro aspetto distintivo della serie è la
straordinaria resilienza dei suoi personaggi principali,
partendo da quelli femminili. Attraverso pochi flashback, infatti,
il pubblico è immediatamente coinvolto nel vissuto delle
protagoniste Su-In e Jun-Kyung, generando una forte
empatia. Pur conoscendo ben poco sul loro passato, dunque,
il pubblico viene catapultato direttamente nei loro traumi, in quei
ricordi così tragici e dolorosi da aver segnato profondamente le
loro vite e loro stesse. La lotta contro i mostruosi e spietati
parassiti diventa così per entrambe un vero e proprio
percorso di guarigione, un’opportunità per imparare a
convivere con il proprio dolore e rinascere.
In particolare, il legame
tra Su-In e il suo parassita diventa sempre più
emblematico episodio dopo episodio, rivelando una profonda
interdipendenza, elemento che caratterizza anche l’opera nipponica
originale. Il parassita, nominato appunto Heidi, e Su-In sviluppano
una relazione che va al di là della mera
sopravvivenza. Mentre Heidi assiste Su-In nel processo di
elaborazione dell’abbandono della madre e delle violenze subite dal
padre; Su-In, a sua volta, instilla in Heidi l’importanza e il
coraggio necessari per affidarsi agli altri, compresi i suoi
simili.
In altre parole, Su-In non si limita
a dimostra a Heidi quanto gli esseri umani possano sentirsi fragili
e soli, ma anche e soprattutto quanto grande sia la forza
naturale dell’umanità quando confida nella comunità e
nella solidarietà reciproca. L’ambivalenza di questo personaggio
diventa quindi una metafora potente del concetto
che non si è soli su questa Terra, né tantomeno nell’universo, e
che anche nei momenti più bui, c’è sempre la possibilità di trovare
conforto e sostegno negli altri.
Un horror Netflix degno di Hitoshi Iwaaki
Con effetti speciali spettacolari,
una buona dose di splatter e sequenze di azione
coreografate in modo impeccabile grazie anche all’uso di rapidi
movimenti di macchina, l’opera di Yeon Sang-ho riesce in
pochi episodi a catturare l’attenzione del pubblico,
immergendolo completamente nella stessa angoscia,
repulsione e collera evocate dalla narrazione di Hitoshi
Iwaaki.
Nonostante alcune lacune
narrative e il ritmo precipitoso, Kiseiju non
solo offre uno spettacolo visivo coinvolgente e convincente, ma
arricchisce la narrazione con riflessioni che, seppur non del tutto
originali (come dimostra La Creatura di Gyeonseong), regalano al pubblico
un’esperienza televisiva cupa, intensa e decisa,
all’altezza dell’opera madre.
Scream
VII si preannuncia come un affare di famiglia. Sono
emersi nuovi dettagli sulla trama del sequel meta-slasher,
rivelando che la famiglia di Sidney Prescott sarà
l’obiettivo principale di Ghostface.
Secondo l’insider Daniel
Richtman (via X), “Stanno cercando di scegliere i due
figli di Sid. Sembra che il film si concentrerà sulla famiglia di
Sid poiché tutti e 4 (lei, suo marito e i 2 figli) sono elencati
come protagonisti.” Questi dettagli della trama sembrano
confermare che Scream
VII non presenterà nessuno dei personaggi
introdotti nei sequel Scream (2022) e
Scream
VI (2023), in particolare i Core Four. Invece, il
franchise si concentrerà nuovamente sulla protagonista originale,
Sidney Prescott, con Neve Campbell che tornerà nel
ruolo dopo che il personaggio era assente da Scream
VI.
Mentre Campbell è finora l’unico
nome ufficialmente collegato a Scream
VII, secondo quanto riferito, anche i veterani del
franchise Courteney Cox e Patrick
Dempsey sarebbero in trattative per tornare. La Cox, che è
l’unico attore oltre al doppiatore di GhostfaceRoger L. Jackson ad apparire in tutti e sei gli
episodi di Scream, riprenderebbe il ruolo della giornalista Gale
Weathers, mentre Dempsey tornerebbe nei panni del detective Mark
Kincaid, apparso in Scream 3 (2000). Nei due
precedenti film di Scream, è stato rivelato che Sidney aveva
ripreso la sua relazione con Mark fuori dallo schermo e che i due
erano ora sposati e con figli.
Tom Ripley è un
maestro della reinvenzione, ma le sue notevoli capacità possono
portarlo in là solo fino a un certo punto. Alla fine di
Ripley (la
recensione), l’elegante truffatore interpretato da
Andrew Scott è alle strette e la polizia
italiana è disperatamente sulle tracce dell’uomo che sospettano di
aver ucciso due persone, Freddie Miles (Eliot
Sumner) e lo stesso Ripley. Questo dà a
Ripley, che si è spacciato per Dickie Greenleaf
(Johnny Flynn), una perfetta via di fuga. Poiché è Dickie
che la polizia sospetta di omicidio – e Dickie di cui
Ripley ha usato l’identità (e il conto in banca) –
Ripley può tornare a un porto sicuro: il suo nome e il suo
passaporto.
“La gente ha un sacco di
preconcetti su Tom Ripley“, ha detto Andrew Scott a Netflix
in merito al personaggio creato da Patricia
Highsmith nel suo romanzo del 1955
Il talento di Mr. Ripley. “Quindi il mio lavoro, in un
certo senso, è ignorare tutto questo e cercare di creare la nostra
versione particolare“. È un lavoro simile a quello di Tom
Ripley, che mette insieme un’identità dai frammenti che ruba lungo
la strada. Continuate a leggere per conoscere l’identità in erba di
Tom e il destino delle sue vittime.
Cosa succede a Dickie
Greenleaf?
Tom si reca in Italia su richiesta
del padre di Dickie (Kenneth Lonergan), che lo
ingaggia per convincere Dickie a tornare a casa dalla sua lunga
vacanza italiana. Tom non ha molta fortuna: l’espatriato americano
è perfettamente felice di dipingere nel villaggio di Atrani, dove
vive con la sua fidanzata scrittrice, Marge Sherwood (Dakota
Fanning). Ma Tom riesce a entrare nelle grazie di
Dickie in un modo insolito: dice la verità, gettando il padre di
Dickie sotto l’autobus e ammettendo ciò per cui è stato pagato.
Per Dickie, questo è sufficiente per
accettare Tom nella sua cerchia ristretta. “[Dickie] si
nasconde in Italia, fa una specie di Hemingway o di Gertrude Stein
o altro e cerca di ricrearsi come artista bohémien“, racconta
Flynn a Tudum. “Si vergogna di ciò che è, cioè un nouveau
riche“. Quindi l’idea di fare amicizia con l’impiegato del
padre e di mettere in difficoltà il suo vecchio fa ridere Dickie,
finché Tom non si lascia coinvolgere un po’ troppo dalla
relazione.
“Credo che ami Dickie“, ha
detto
Scott. Ma “non è specificato quale sia la natura
di questo amore dal punto di vista di Tom“.
Scott ha apprezzato la natura indefinita della relazione.
“Penso che con Tom sia molto importante capire che non è una
persona che può essere etichettata“, ha detto. “Penso che
sia molto importante non trovare una piccola scatola in cui
metterlo“.
Per Flynn, i sentimenti di Tom erano
più chiari. “Tom arriva e ha queste idee sulla profondità della
loro amicizia rispetto al legame che hanno Dickie e Marge“,
dice Flynn. “Vuole qualcosa di più. Vuole essere lui, e non sa
cosa fare“.
Quando Dickie scopre che Tom indossa
i suoi vestiti, il rapporto tra i due inizia ad arrossire. Ben
presto Tom è stato estromesso dai piani natalizi di Marge e Dickie
e, non tanto velatamente, allontanato dalle loro vite. Un’ultima
fuga a Sanremo finisce nel sangue, quando Tom colpisce a morte
Dickie durante una gita in barca e lo butta senza tante cerimonie
in mare. Qualunque cosa fossero l’uno per l’altro – amici,
coinquilini, qualcosa di più – è finita.
Tom Ripley riesce a farla
franca?
Quando scorrono i titoli di coda
dell’ottavo episodio (“Narciso”), Tom ha accumulato due cadaveri:
Dickie e Freddie Miles, un amico di Dickie che ha sospettato un po’
troppo di Tom. A questo si aggiungono i numerosi crimini finanziari
(incassare gli assegni di Dickie, vendere le sue proprietà,
compiere piccole truffe a New York) e morali (spezzare il cuore di
Marge, mentire continuamente) che Tom commette. Ma, avendo adottato
l’identità di Dickie dopo il loro sfortunato viaggio in barca, Tom
è perseguito dalla polizia italiana per l’unico crimine che non ha
commesso: il suo stesso omicidio. Così torna alle origini,
trasferendosi da Roma a Venezia e tornando a usare il suo vero
passaporto e nome.
“Tom è un truffatore, è un
bugiardo, è intelligente ed è un criminale“, dice a Tudum il
creatore e regista di Ripley Steven Zaillian.
“Ma sento anche che ci relazioniamo con lui perché molti dei
suoi tratti sono tratti che abbiamo anche noi. Ha aspirazioni,
prova invidia, ha orgoglio, desidera delle cose“. L’ultima
cosa che il Tom in continua evoluzione vuole è essere se stesso, ma
creare una nuova versione ricca di sé in Italia non è poi così
male.
A Venezia, Tom si costituisce alla
polizia, fingendo sorpresa all’idea di essere una persona
interessata a un caso di omicidio. Quando arriva l’ispettore Ravini
(Maurizio Lombardi), Tom si mette una parrucca e
una barba finta e sistema con cura l’illuminazione del suo
appartamento per ingannare l’ispettore. Con le autorità convinte
che Tom sia vivo, egli convince il padre di Dickie e Marge che
Dickie si è ucciso, lasciando Tom libero in Italia.
Beh, per lo più. Nel finale, la
serie torna nell’ufficio dell’ispettore Ravini, che riceve una
copia del nuovo libro di Marge, La mia Atrani. Esaminando
la dedica a Dickie, Ravini scopre una sorpresa inquietante: la foto
di Dickie nel libro non è ovviamente il Dickie che ha interrogato
in più occasioni.
“Mi sono innamorato di questo
ispettore mentre lo scrivevo”, dice Zaillian. “E mentre lo
stavamo girando, credo che Maurizio sia stato così bravo [che] ho
pensato: ‘Oh, sarebbe davvero bello avere un ultimo momento con lui
e il suo coinvolgimento con Tom’“. Così Tom vive ancora, ma
dovrà sempre guardarsi le spalle.
Cosa succede tra Marge e Tom?
Quando si incontrano ad Atrani,
Marge è sospettosa nei confronti di Tom. Dapprima pensa che si stia
approfittando di Dickie e di suo padre, poi ipotizza che la sua
relazione con Dickie sia ancora più sordida. Ma quando Dickie
scompare, le cose cambiano. Prende per buona la lettera di rifiuto
di “Dickie” e crede a Tom quando questi inizia a raccontare la
storia del tragico suicidio di Dickie. Flirta persino con l’idea di
sfruttare l’entusiasmo della stampa per la scomparsa di Dickie per
vendere il suo libro.
“Credo che la vediamo evolvere
verso una forma di accettazione e poi di leggero
opportunismo”, dice Fanning a Tudum. “Se questo sta accadendo,
e se questo è ciò che mi viene detto essere la verità e la realtà,
allora credo che lo userò in qualche modo per trarne beneficio.
Credo che questo sia un tratto del personaggio di Tom Ripley che
vediamo nascere e crescere un po’ in Marge“.
Naturalmente, questo mette Marge in
contrasto con Tom. “Vedono qualcosa l’uno nell’altra“,
continua Fanning. “Tom è disgustato dalla versione
di Marge e Marge è disgustata dalla versione di Tom, ma c’è
qualcosa di simile“.
A parte le somiglianze, il loro
rapporto arriva a un punto morto quando Tom prende in
considerazione l’idea di spingerla in un canale di Venezia dopo
aver trascorso una giornata estenuante con lei. Alla fine decide di
non farlo e i due prendono strade diverse, liberi di vivere – e
forse di approfittare – del ricordo di Dickie nel modo che
ritengono più opportuno.
Qual è il legame con Caravaggio in
Ripley?
L’arte è onnipresente in
Ripley, senza parlare dei dipinti di Dickie
Greenleaf, che Flynn descrive come “oggettivamente brutti”. Il
finale si chiude con un’apertura sorprendente e allo stesso tempo
familiare per gli spettatori di Ripley: un viale
romano e un cadavere. L’unico problema? Questo omicidio è avvenuto
più di 300 anni prima che Tom Ripley nascondesse il corpo di
Freddie Miles sulla Via Appia. All’epoca, la polizia romana aveva
subito indicato il pittore Caravaggio come l’assassino, e vediamo
Caravaggio seduto con un bicchiere di vino, prima che un duro
taglio con Tom faccia emergere il parallelismo tra i due
uomini.
“Ho iniziato scrivendo
l’interesse di [Tom] per la bellezza dei dipinti, dell’arte, e poi
sapendo che a un certo punto sarei entrato nella storia di
Caravaggio“, dice Zaillian, “perché Caravaggio è un altro
uomo vissuto a Roma che ha ucciso qualcuno e poi è stato in fuga
per il resto della sua vita. Questo piccolo parallelo mi sembrava
interessante“.
Nei momenti finali di Ripley, la
serie torna a Caravaggio, mentre Tom siede con il suo bicchiere di
vino e ammira un nuovo Picasso appeso nel suo appartamento di
Venezia. (I lettori della Highsmith noteranno che in seguito Tom
intraprenderà una carriera nel campo della falsificazione di opere
d’arte) “Ho impiegato molto tempo per scegliere il Picasso che
avremmo usato“, racconta Zaillian.
“Sapevo di volere un quadro cubista e che il cubismo consiste
nel decostruire una figura umana in parti, in modo da poterla
vedere più chiaramente“.
Questo è, in sostanza, un altro modo
di descrivere Tom. “Mi è sembrato che alla fine, vedendo questi
pezzi di Tom e queste diverse personalità di Tom e queste diverse
identità che ha assunto e queste cose che ha forgiato, lo vedessimo
in realtà frammentato, come il quadro cubista che è proprio di
fronte a lui“, aggiunge Zaillian. Tom Ripley: artista della
truffa, con l’accento sull’artista.
Chi interpreta John Malkovich in
Ripley?
Il candidato all’Oscar John Malkovich fa una breve ma cruciale
apparizione nell’ultimo episodio di Ripley, interpretando Reeves
Minot, un compagno di chiacchiere che condivide con Tom il gusto
per il vino e la buona compagnia (e il crimine). Ho pensato:
“Non sarebbe divertente se John Malkovich facesse questa
piccola parte?“. “, ricorda Zaillian. Con un divertente colpo
di scena,
Malkovich ha interpretato Ripley nel film del 2002
Ripley’s Game (tratto da uno dei romanzi preferiti
di Zaillian, la Highsmith). “Il personaggio non appare fino al
secondo libro di Ripley, ma ho pensato che sarebbe stato
interessante incontrarlo in questa prima storia e sono stato
felicissimo quando John ha accettato”, ha detto Zaillian a
Netflix.
Per quanto riguarda i romanzi
successivi: Come il suo materiale di partenza, Ripley si conclude
con una nota concisa, con Tom che assume la nuova identità di
Timothy Fanshaw. Ma se ne avesse l’opportunità, Zaillian vorrebbe
continuare ad adattare l’affettuosamente soprannominata “Ripliade”.
“Penso che gli altri libri siano buoni e che vediamo Tom in
molti modi diversi mentre cresce“, dice Zaillian.
Per Andrew Scott, questi diversi aspetti di Ripley
sono il fulcro della serie. “Si tratta di capire come ogni
essere umano abbia entrambi gli aspetti: si possono fare cose
terribili e si vuole fare del bene“, ha detto Scott.
“Penso che questo sia il motivo per cui Tom Ripley è così
affascinante. Io amo Tom“.
Lo sceneggiatore di MementoJonathan Nolan
ricorda le disastrose prime proiezioni del thriller psicologico. Il
regista Christopher Nolan ha vissuto una svolta
decisiva con il suo film del 2001, basato sul racconto di suo
fratello Jonathan, su un uomo con perdita di memoria a breve
termine che cerca tortuosamente di risolvere il caso dell’omicidio
di sua moglie. Realizzato per meno di 10 milioni di dollari, il
film ha utilizzato un approccio innovativo e non lineare simile
allo stile che Nolan avrebbe poi utilizzato per il suo cinema
successivo e anche per il blockbuster premio Oscar Oppenheimer.
Memento ha
incassato 40 milioni di dollari con un budget relativamente
piccolo, e ora è ampiamente acclamato, ma il film è stato
inizialmente accolto piuttosto freddamente dai potenziali
distributori, come ha rivelato di recente Jonathan
Nolan, ricordando le disastrose prime proiezioni del
film.
“Quindi l’abbiamo proiettato per
tutti, tutti nello stesso giorno, marzo del 2000. Ho portato Chris
fuori a mangiare una bistecca. Emma [Thomas] è andata a una
proiezione, [i produttori], le sorelle Todd, sono andate a
un’altra, Aaron Ryder, il nostro produttore, è andato a una terza,
e mi hanno chiamato sul mio vecchio cellulare Nokia. Chris ed io
aspettavamo le congratulazioni… arrivarono le chiamate e nessuno
voleva comprarlo.
Tutto è iniziato con Harvey
Weinstein e tutti gli altri… L’abbiamo proiettato per tutte queste
sale cinematografiche e siamo rimasti totalmente male. Nessuno lo
voleva e la risposta di tutti è stata: “Oh, pensavo fosse
fantastico”. “Va bene, quanto vuoi offrire?” Non avremmo preso
molti soldi. E la risposta è stata: “Lo capisco, ma il pubblico non
lo capirà”. E c’era un tale disprezzo per il pubblico.
Questo aspetto è davvero ciò che
ha motivato gran parte della mia carriera e gran parte del modo in
cui ho affrontato la mia carriera. C’è un tale disprezzo per il
pubblico, li considerano dei fottuti idioti. Quindi non lo
avrebbero capito. E ho pensato tra me: “Dio, ho incontrato alcuni
di questi dirigenti. Cosa ti fa pensare di essere molto più
intelligente del pubblico? Perché non lo sei.”
Il film d’animazione di David Lynch, Snootworld, non
verrà presentato su Netflix. Ora però conosciamo qualche dettaglio in più
rispetto al progetto. Parlando con Deadline, Lynch e
la co-creatrice Caroline Thompson hanno rivelato
che il loro film d’animazione Snootworld è stato
rifiutato da Netflix. Nonostante ciò, entrambi intendono comunque
trovare un modo per produrre il film. Il creatore di Twin
Peaks ha rivelato la sua intenzione di realizzare un film
per famiglie utilizzando la sua storia su “Snoots”, mentre Thompson
ha spiegato quale sarà la storia esatta del film pianificato.
David Lynch: Non so quando ho iniziato a
pensare a Snoots, ma facevo questi disegni di Snoots e così ha
iniziato ad emergere una storia. Mi sono incontrato con Caroline e
abbiamo lavorato su una sceneggiatura. Proprio di recente ho
pensato che qualcuno potesse essere interessato a sostenere questo
progetto, quindi l’ho presentato a Netflix negli ultimi mesi ma
l’hanno rifiutato. Snootworld è una specie di storia vecchio stile
e l’animazione oggi è più incentrata su battute superficiali. Le
favole vecchio stile sono considerate lamentose: a quanto pare la
gente non vuole vederle. Adesso è un mondo diverso ed è più facile
dire di no che dire di sì.
Caroline Thompson:
Mi toglie il fiato quanto sia stravagante. Gli Snoot sono
queste minuscole creature che hanno una transizione rituale all’età
di otto anni, momento in cui diventano più piccoli e vengono
mandati via per un anno in modo da essere protetti. Il mondo va nel
caos quando l’eroe Snoot della storia scompare nel tappeto e la sua
famiglia non riesce a trovarlo ed entra in un mondo pazzo e
magnifico.
Anche se il film per famiglie di
David Lynch non verrà presentato su Netflix,
questi nuovi dettagli da parte sua e di Thompson confermano che i
due vogliono ancora dare vita al film. Anche se non è chiaro se lo
stesso Lynch si occuperà della co-sceneggiatura e della regia del
film, la possibilità rimane aperta. Ha anche menzionato che sua
figlia, Jennifer Lynch, si occuperà del progetto,
ma anche questo rimane un dettaglio vago.
Megalopolis
di Francis Ford Coppola fatica a trovare un
distributore. Il film drammatico di fantascienza è stato per lungo
tempo un progetto di passione per il regista, che ha iniziato a
scriverlo già nel 1983, con il risultato che Coppola in persona ha
finanziato la produzione con 120 milioni di dollari di tasca
propria. Con un cast stellare che include
Adam Driver, Giancarlo Esposito e
Aubrey Plaza, la storia segue un architetto
idealista (Driver) che vuole ricostruire New York come megalopoli
dopo un disastro globale.
Secondo un report di The Hollywood
Reporter, il 28 marzo si è tenuta una proiezione di Megalopolis
per trovare la distribuzione. Erano presenti dirigenti di studi
cinematografici tra cui Warner Bros., Disney, Netflix e Paramount. Nonostante l’immensa curiosità
per il progetto, i potenziali distributori sono rimasti delusi e
disinteressati. A quanto pare, Megalopolis è
troppo di nicchia per riscuotere un successo commerciale, ma uno
studio più piccolo non sarà in grado di supportare un’ampia spinta
di marketing, insieme all’uscita IMAX. Cosa che Coppola aveva
previsto.
La riluttanza degli Studios ad
accettare di distribuire Megalopolis è
la manifestazione di un problema più ampio di Hollywood, ovvero la
riluttanza a distribuire progetti che non siano commercialmente
sicuri. Il fondatore di un’etichetta specializzata alla proiezione
di Megalopolis ha condiviso che “mi è piaciuto
enormemente” e che “è un film molto grande” che
“ha una vita reale”. …Come definisci commerciale un film?
Guardi film come Blade Runner, è diventato molto più commerciale
rispetto al fine settimana di apertura.”Blade
Runner non è andato bene al botteghino, ed è diventato un
film di fantascienza amato e
acclamato.
Tuttavia, questa etichetta
specializzata non sceglierà Megalopolis,
anche se si tratta del prossimo Blade Runner. Un
altro partecipante alla proiezione ammette che Megalopolis
“vacilla, vaga, va dappertutto? Sì. Ma è davvero fantasioso e
dice qualcosa sul nostro tempo”. La produzione cinematografica
fantasiosa e l’attualità dei suoi temi rendono il progetto ancora
più intrigante, eppure viene ritenuto commercialmente
pericoloso.
Sebbene dal punto di vista
commerciale la posizione dei distributori è comprensibile, è
necessario che si ricrea a Hollywood lo spazio per film
“indipendenti”. È inoltre necessario che ci sia spazio per progetti
ad alto budget che siano originali e non facciano parte di un
franchising consolidato o di una proprietà intellettuale.
“Visto da vicino
nessuno è normale” e questo Flaminia,
trentenne “perfettibile” di Roma Nord, con una sorella con la
Sindrome di Asperger, ce lo mostra con grande onestà, mettendo a
confronto la presunta normalità con ciò che è diverso e “fuori
dagli schemi” previsti dall’ambiente sociale. È lei la
protagonista dell’esordio dietro alla macchina da presa di
Michela Giraud (qui
l’intervista), ed è pronta a rubare il cuore degli spettatori…
Ma facciamo un passo indietro.
La maggior parte del
pubblico italiano conosce Michela Giraud per il
suo “Mignottone pazzo”, hit nata durante la prima stagione
di LOL – chi ride è fuori, ma chi la segue anche
nei suoi spettacoli di stand-up comedy, sa molte più cose
di lei, che si evincono da quello che racconta nel corso dei suoi
show. Per questo, i suoi accoliti non rimarranno sorpresi dallo
scoprire che Flaminia, che Giraud scrive
dirige e interpreta, è tratto dalla sua storia
personale.
Flaminia, una storia personale. La
trama
Nel film, Flaminia De
Angelis è tutto quello che una ragazza di Roma Nord deve essere:
sorridente, ossessionata dalla forma fisica, sempre attenta
all’abbigliamento e ricca, o meglio arricchita. Subendo la
pressione del mondo in cui vive e soprattutto di sua madre
Francesca, la giovane donna sta per sposare Alberto, un buono a
nulla belloccio e con più di un vizio, ma figlio di un importante
diplomatico. Il matrimonio regalerà all’intera famiglia di borghesi
arricchiti la tanto agognata scalata sociale.
Tutto è pronto per il
grande evento quando nella vita patinata della protagonista (che
scopriremo molto presto essere tenuta insieme con fatica e
insoddisfazione) piomba Ludovica, la sua sorellastra, un uragano di
complessità. Trentenne nello spettro autistico, Ludovica irrompe
nei ritmi di Flaminia con la forza di un terremoto, mettendo a nudo
tutte le ipocrisie con cui la donna crede di convivere benissimo.
Questo scontro farà deflagrare l’ordine delle cose, spingendola a
rimettersi in discussione.
Smussare gli angoli per adattare il
linguaggio
La stand-up
comedy ha di un codice linguistico e soprattutto
contenutistico ben preciso. Su quei palchi, gli stand-up comedian hanno la licenza di dire tutto e con
grande cattiveria. La battuta scorretta, il doppio senso, il
commento pesante, si accetta tutto in quelle occasioni, è un patto
che lo spettatore sottoscrive tacitamente. Per il suo esordio alla
regia (e alla sceneggiatura) Michela Giraud ha
dovuto però aggiustare il tiro, limare quella cattiveria e
trasformare il suo linguaggio da stan-up in storia, sviluppo dei
personaggi e archi narrativi. A questa esigenza puramente tecnica
si è aggiunta anche la decisione, coraggiosa, di mettere in piazza
una parte di se stessa molto personale, e non con i toni sarcastici
e buffi con cui ne aveva già parlato nei
suoi show, ma drammatizzando gli avvenimenti e trasformandoli
in fiction.
Ludovica, il motore del
cambiamento
La storia di Flaminia prende il via
quando Ludovica entra in scena. La donna è uno “strumento” grazie
al quale la vicenda si mette in moto in una direzione ben precisa;
il suo irrompere nella vita dell’altra “figlia di suo
padre” genera una serie di reazioni che scuotono Flaminia
dal suo torpore e dalla sua routine. Per quanto assolutamente sopra
le righe, Ludovica è una donna che ha già fatto il suo percorso, è
compiuta e centrata, con tutte le sue difficoltà, e questo spaventa
anche più della diversità che manifesta. E Flaminia non può che
arrendersi di fronte alla sua purezza e onestà, mentre cerca di
arginare una personalità così consapevole anche nella sua
difficoltà.
Forse con un pizzico di
sorpresa, l’aspetto drammatico è quello che risulta meglio riuscito
e più autentico in Flaminia, che non è né un film
comico né una commedia vera e propria. Si distanzia dai primi
perché ha una storia articolata e non si risolve in una serie di
situazioni e sketch, ma si scosta anche dalla seconda perché i toni
che assume quando la storia di incupisce sono davvero seri, quasi
oscuri, molto (forse troppo?) distanti dalla comicità parodistica
dell’inizio del film. E allora viene il dubbio che, forse anche
comprensibilmente, il lavoro di Giraud sia stato pavido.
Abbandonando la sua “cattiveria” ed esponendosi così intimamente ha
giocato con cautela lì dove avrebbe potuto avventurarsi, forte di
doti drammatiche davvero notevoli.
I momenti più emozionanti
del film, che la vedono protagonista insieme alla splendida
Rita Abela, superba interprete di Ludovica, sono i
migliori, e anche in una scena in particolare che non sveliamo, in
cui Flaminia mostra la sua fragilità, Giraud è un’interprete
drammatica davvero notevole. Ed è in questi piccoli spazi di grande
espressione e interpretazione che si intuisce che forse il coraggio
di osare avrebbe reso il film un’opera più completa e
significativa.
L’acclamatissima protagonista di
Dune –
Parte DueZendaya è arrivata a Roma per presentare il
suo nuovo film da protagonista, ovvero Challengers
del regista italiano Luca Guadagnino. L’attrice ha presenziato sia
stamattina che questa sera alla premiere tenutasi al Cinema
Barberini di Roma. L’attrice era accompagnata dal regista Luca
Guadagnino e dai protagonisti Josh O’Connor e Mike
Faist.
Sposata con un fuoriclasse reduce
da una serie di sconfitte (Mike
Faist), la strategia di Tashi per la redenzione del marito
prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare
sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh
O’Connor), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di
Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la
tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della
vittoria. Ecco tutte le foto:
Ecco anche le foto del photocall di Challengers sullo sfondo di
Roma
1 di 15
Rome, Italy, April 8, 2024
- Zendaya attends at photocall for the movie "Challengers" in Hotel
Hassler in Rome. Credits: Luigi de Pompeis/Alamy Live News
Il candidato all’Oscar e al BAFTA
Luca Guadagnino (“Chiamami col tuo nome”, “Io sono
l’amore”), ha diretto il film da una sceneggiatura di
Justin Kuritzkes. I produttori di
Challengers sono Amy Pascal, Guadagnino,
Zendaya e Rachel O’Connor, con Bernard Bellew in veste
di produttore esecutivo. La vincitrice del Golden Globe,
Zendaya (i film “Dune”,
la serie TV “Euphoria”) recita al fianco del vincitore del Golden
Globe e del SAG Award e candidato ai BAFTA Josh
O’Connor (“The
Crown”) e al candidato ai BAFTA Mike Faist
(“West Side Story”).
Il team creativo di Guadagnino
include collaboratori abituali come il direttore della fotografia
Sayonbhu Mukdeeprom, la scenografa Merissa Lombardo, il montatore
Marco Costa e il costumista Jonathan Anderson. La colonna sonora
del film è opera dei vincitori dei premi Oscar, Golden Globe e
BAFTA Trent Reznor e Atticus Ross (“Soul”, “The Social Network”,
“Bones and All”). Metro Goldwyn Mayer Pictures presenta una
produzione Why Are You Acting? / Frenesy Films / Pascal Pictures,
un film di Luca Guadagnino, “Challengers“.
Il film uscirà nelle sale italiane il 24 aprile 2024, e sarà
distribuito dalla Warner Bros. Pictures.
Gli ultimi anni di cinema ci hanno
dimostrato quanto i personaggi dei fumetti e le loro storie possano
essere fonte di grande fascino anche sul grande schermo. Al di là
dei supereroi della Marvel o della DC,
sono numerosi i casi di adattamenti di questo tipo, risalenti anche
a ben prima che i cosiddetti cinecomic diventassero una
solida realtà. Un brillante esempio, criticato alla sua uscita ma
divenuto con il tempo un cult, è il film del 1995
Dredd – La legge sono io. Nel 2012 è poi stato
realizzato un reboot, diretto da Pete Davis,
dal titolo Dredd – Il giudice dell’apocalisse, che
ha riportato il personaggio sul grande schermo.
Ambientato in un futuro distopico,
il film ha per protagonista il Giudice Dredd, personaggio dei
fumetti ideato nel 1977 da John Wagner e
Carlos Ezquerra. Questo nacque come satira della
società contemporanea e come denuncia al continuo aumento di potere
dei corpi di Polizia nello stato moderno democratico. Attraverso la
distopia e la fantascienza, dunque, si raccontavano risvolti
preoccupanti della società, elementi poi riprodotti fedelmente
anche nel primo film realizzato. Questo secondo, scritto
da Alex Garland (Ex
Machina,
Annientamento, Civil War),
si caratterizza invece per la presenza di toni più cupi, una
maggiore violenza, un approccio più realistico e il minor spazio
concesso alla satira.
Apprezzato da critica e pubblico,
Dredd – Il giudice dell’apocalisse è diventato
negli anni un film cult, con un nutrito seguito di fan che ancora
oggi sperano nella realizzazione di un sequel. Per gli amanti del
genere è dunque un film imperdibile, ma prima di intraprendere una
visione del film sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Ambientato in un futuro
postapocalittico, nel quale gli Stati Uniti sono ridotti ad una
landa devastata e radioattiva, Mega City è un agglomerato urbano
abitato da circa 800 milioni di persone. La legge, in questo luogo
infernale, è rappresantata dai “Giudici”, un corpo di forze
speciali con l’autorità di poter ricercare i criminali ed emettere
la loro sentenza seduta stante. Tra i più temuti tra questi vi è
Joseph Dredd, un imperturbabile giudice che non si
fa scrupoli nel perseguire la giustizia. Data la sua esperienza, a
lui viene affidato il compito di valutare la recluta
Cassandra Anderson.
La ragazza non sembra soddisfare
tutti i requisiti necessari per far parte dell’Accademia che forma
i Giudici, ma a cui si è voluto comunque concedere un’opportunità.
Nel mentre, vengono ritrovati alcuni cadaveri contrassegnati dalla
firma di Madeline Madrigal, una spietata
assassina ancora a piede libero. Per Dredd e Cassandra ha dunque
inizio la caccia, durante la quale, però, emergeranno una serie di
verità inaspettate. Cassandra, infatti, è ben più che una semplice
umana e ben presto Dredd scoprirà di dover compiere delle scelte
estremamente difficili anche per un giudice come lui.
Il cast di attori del film
Ad interpretare il personaggio che
fu di Sylvester Stallone vi è
qui l’attore Karl Urban.
Egli è stato fin da subito affascinato da Dredd e dal fatto che
interpretarlo significava recitare costantemente con il volto
coperto dall’elmetto. Per lui fu dunque importante imparare a
trasmettere emozioni senza l’uso delle espressioni facciali.
Per poter dar vita ad una miglior
interpretazione del celebre personaggio dei fumetti, Urban ha
inoltre affermato di non essere mai uscito dal personaggio, neanche
nelle pause tra una ripresa e l’altra. Questa scelta lo ha pertanto
portato a mantenere una grande serietà e nessuno lo ha mai visto
sorridere sul set.
Accanto a lui, nei panni di
Cassandra, vi è l’attrice Olivia Thirlby. Per
interpretare il suo personaggio, l’attrice si è addestrata all’uso
di armi e al combattimento, così da poter essere fisicamente
credibile accanto a Dredd. Nel ruolo di Madeline Madrigal,
l’antagonista del film, vi è invece l’attrice Lena Headey.
Originariamente il personaggio era stato immaginato come una donna
anziana, ma l’attrice ha convinto lo sceneggiatore a riscriverlo
come una persona di mezz’età. I tatuaggi che Madeline sfoggia nel
film sono i veri tatuaggi dell’attrice, i quali sono però stati
ampliati dagli addetti al trucco. Nel film compare anche l’attore
Domhnall
Gleeson nei panni del tecnico informatico di
Madeline.
Dredd – Il giudice
dell’apocalisse: ci sarà un sequel?
Data la buona accoglienza di
pubblico e critica, lo sceneggiatore Alex Garland
confermò l’interesse a realizzare ulteriori due film dedicati al
personaggio. Il primo di questi due sequel avrebbe dovuto
concentrarsi sulle origini di Dredd e di Mega City, mentre il
secondo avrebbe visto il giudice scontrarsi con la sua nemesi più
celebre, ovvero Giudice Morte. Successivamente,
però, si ipotizzò di realizzare una serie televisiva piuttosto che
ulteriori film. I piani per realizzare tutto ciò subirono però una
battuta d’arresto e nonostante alcune petizioni e la volontà di
Urban di realizzare un sequel, ad oggi non sembrano esserci piani
concreti per riportare Dredd al cinema o in televisione.
Nel 2016, Urban aveva però
dichiarato che “sono in corso conversazioni” riguardo a
una continuazione di Dredd sui servizi di streaming
Netflix o Prime Video. In un’intervista del maggio
2016, Urban ha dichiarato che, sebbene la strategia di marketing
“mal gestita” del film e la “sfortunata”
performance al botteghino abbiano reso “problematico” il
tentativo di realizzare un sequel, “il successo che ha ottenuto
in tutti i media successivi alla proiezione ha sicuramente
rafforzato l’argomento a favore di un sequel”. Nel maggio 2017
è stato annunciato che una serie televisiva intitolata
Judge Dredd: Mega-City One è in fase di sviluppo
da parte di IM Global Television e Rebellion e che Urban è
discussione per recitare nella serie. Ad oggi, però, non sono stati
forniti aggiornamenti.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Dredd
– Il giudice dell’apocalisse grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Infinity+, Now, Amazon Prime Video e Tim
Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
aprile alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Robert Downey Jr. ha interpretato per la prima
volta Tony Stark nel film Iron Man del
2008, dando un’impronta al supereroe che lo ha fatto emergere dalla
B-List e ha reso il Vendicatore corazzato forse il volto più amato
del Marvel Cinematic
Universe.
L’attore ha dato l’addio al ruolo
con Avengers:
Endgame e da allora si è dedicato a film più seri, tra
cui un ruolo in Oppenheimer di Christopher
Nolan, un progetto che è valso a Robert Downey Jr. un Oscar come “Miglior
attore non protagonista”.
Continuano a circolare voci che
vedranno il premio Oscar tornare nei panni di una variante malvagia
di Iron Man in Avengers:
Secret Wars e Robert Downey Jr. dichiara ora a Esquire
di non aver chiuso la porta alla possibilità di interpretare
nuovamente Tony.
“Felicemente. È una parte
troppo integrante del mio DNA“, ha detto Robert Downey Jr. a proposito di un
possibile ritorno. “Quel ruolo mi ha scelto. E sentite, io dico
sempre: mai e poi mai scommettere contro Kevin Feige. È una
scommessa persa. Lui è la casa. Vincerà sempre“.
Kevin Feige ha dichiarato che l’Iron
Man morto in Avengers:
Endgame non tornerà a farsi vedere perché i
Marvel Studios “hanno intenzione di
conservare quel momento e di non toccarlo più“. Ha poi
aggiunto: “Abbiamo lavorato tutti duramente per molti anni per
arrivare a quel momento, e non vorremmo mai annullarlo magicamente
in alcun modo“.
Questo però non esclude una
variante multiversale, vero?
In un’altra parte della copertina,
l’attrice di Pepper PottsGwyneth Paltrow ha riflettuto sulle
collaborazioni uniche tra lei e Downey nel MCU.
“C’era questo processo in cui
[il regista] Jon Favreau, Robert e io andavamo nella roulotte di
Jon la mattina e Robert diceva: ‘Non ho intenzione di dire queste
battute’ e le buttava via“, ha ricordato l’attrice.
“E poi improvvisavamo dal vivo
nella roulotte o sul set“. “Penso che per far sì che
qualcosa sia vivo per Robert, deve essere fresco, e lui lo rende
fresco facendolo sembrare appena inventato. Molte di quelle battute
famose sono state scritte dieci minuti prima che le
dicessimo“.
Gwyneth Paltrow ha anche detto che sarebbe
disposta a interpretare di nuovo Pepper, anche se non senza
Robert Downey Jr. al suo fianco. “Oh mio
Dio, smettila di urlarmi contro“, ha scherzato lo scorso
settembre. “Abbiamo smesso di farlo perché Iron Man è
morto. E che bisogno c’è di Pepper Potts senza Iron Man? Non lo so.
Chiamate la Marvel e sgridateli, non io. Io me
ne sto seduto qui“.
Il film sudcoreano del 2022
Special Delivery è un concentrato di adrenalina e
colpi di scena, con evidenti ispirazioni a film come Drive,
Baby Driver – Il genio della fuga o, ancor di più, la saga
di Transporter, con protagonista Jason Statham. Scritto e diretto da Dae-min
Park, qui al suo terzo lungometraggio, questo film
ripropone infatti la figura dell’autista di merci dalla dubbia
legalità, trasformando tuttavia il protagonista dal classico
antieroe maschile in una giovane ragazza dall’incredibile talento
al volante, che nulla ha da invidiare ai suoi simili dell’altro
sesso.
Il film trae poi ulteriore carattere
dal suo basarsi profondamente sulle caratteristiche culturali della
Corea del Sud, offrendo così qualcosa di completamente diverso dai
film americani poc’anzi citati, anziché essere una loro banale
copia. Girato nella capitale Seoul, Special
Delivery dimostra infatti di saper sfruttare ogni angolo e
contesto urbano della città a proprio vantaggio, così da rendere
ancor più avvincente gli inseguimenti che in essa si verificano.
Come spesso avviene nei film coreani, anche qui c’è l’occasione per
offrire attraverso un’opera di genere una riflessione sulle
differenti classi sociali e sul ruolo dei bambini.
Gli appassionati di questo genere,
dunque, potranno trovare qui tutto ciò che ci si aspetta da un film
di questo tipo. Grazie al suo passaggio televisivo, sarà dunque
possibile scoprirlo e lasciarsi incantare dalle sue tante qualità.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Special Delivery. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e ai dettagli sul suo finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Special Delivery
Protagonista del film è
Eun-ha, una ragazza che all’apparenza lavora in
una rimessa al porto di Seoul. In realtà, ha una professione
segreta ben diversa: sotto la guida del signor
Baek e con la collaborazione del giovane
Asif, offre infatti un servizio di “consegne
speciali” alla guida di auto truccate, trasportando cose e persone
per conto di chi può pagare per le sue capacità tutt’altro che
comuni al volante. Una notte, però, le cose prendono una piega
inaspettata quando un uomo in fuga da un poliziotto corrotto le
affida il figlio Seo-won, assieme alla chiave di
sicurezza di un conto in banca pieno di soldi. Per lei sarà
l’inizio di un’avventura senza precedenti.
Il cast di attori del film
Ad interpretare la protagonista,
Eun-ha, vi è l’attrice Park So-dam, divenuta
celebre a livello internazionale per la sua interpretazione di Kim
Ki-jung nel film premiato agli Oscar Parasite.
Prima di girare questo film, tuttavia, Park So Dam aveva paura di
guidare a causa di un suo passato incidente d’auto. Per prepararsi
al ruolo, dunque, si è allenata tre mesi prima delle riprese due
volte alla settimana con un esperto di arti marziali e la sua
controfigura, con l’obiettivo di poter girare quante più scene
possibile lei stessa. A causa del particolare colore dei capelli
del suo personaggio, inoltre, la produzione ha dovuto affittare un
parrucchiere a Busan per tingere i capelli dell’attrice.
Accanto a lei, nel ruolo di Jo
Kyung-pil, l’investigatore che le dà la caccia, vi è invece
Song Sae-byeok, visto anche nel recente Broker – Le buone stelle. Kim
Eui-sung interpreta il ruolo di Baek Kang-cheol,
presidente della Baekgang Industries, una società di consegne
speciali, mentre Jung Hyeon-jun interpreta Kim
Seo-won. Quest’ultimo si è a sua volta distinto per il film
Parasite,
dove interpretava Da Song, e ritrova dunque qui la sua collega di
quel set, Park So-dam. Completano poi il cast Yeon
Woo-jin nel ruolo di Kim Doo-shik, il cliente speciale e
padre di Seo-won, Yeom Hye-ran in quello di Han
Mi-Young, inseguitrice di Eun-ha da parte del Servizio di
Intelligence Nazionale e Han Hyun-min nel ruolo di
Asif, esperto di riparazioni di veicoli express.
Il finale di Special
Delivery
Nel finale di Spiecial
Delivery, Eun-ha si ritrova dunque coinvolta in un
traffico di gioco d’azzardo illegale di cui l’ufficiale di polizia
corrotto Kyeong-pil è l’artefice. Egli sta inseguendo l’ex
giocatore di baseball Kim Doo-Sik, ma ancor di più il figlio
Seo-won, in quanto vuole recuperare la chiave di sicurezza del
conto bancario contenente 30 milioni di dollari, che è in possesso
di Seo-won. Ha così inizio un lungo inseguimento tra le strade di
Seoul che si risolve solo quando Eun-ha e Kyeong-pil arrivano allo
scontro diretto. Lei riesce ad accoltellarlo a morte, ma entrambi
finiscono in mare e sembrano annegare. Euh-ha, in realtà, finge la
propria morte così da poter sfuggire alla polizia che le dà la
caccia.
Il piccolo Seo-won si salva e viene
recuperato dalle autorità, venendo poi ammesso in un orfanotrofio e
a scuola, potendo così tornare a vivere una vita quanto più normale
possibile. Dopo la scuola, tuttavia, Seo-won rincontra finalmente
Eun-ha e i due si dirigono verso l’orfanotrofio di Seo-won. Eun-ha,
però, riceve un messaggio da un cliente e dice a Seo-won che devono
dirigersi verso un punto di raccolta. Questo risvolto finale ci
rivela che lei lavora ancora come addetta alle consegne speciali e
che dunque potrebbero esserci in serbo altre avventure nel suo
futuro. Questo finale, dunque, sembra lasciare aperta la porta per
un eventuale sequel, sul quale però al momento non si hanno
notizie.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Special Delivery grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.