Woody Harrelson è impegnato nel tour
promozionale di White House Plumbers, una nuova limited series
HBO di cui è protagonista e ha risposto inevitabilmente a delle
domande scaturite da una recente dichiarazione dell’amico e collega
Matthew McConaughey, secondo il quale i due potrebbero
essere fratelli biologici.
Harrelson ha confermato la notizia
durante un’intervista a “The Late Show With Stephen Colbert“.
Matthew McConaughey aveva raccontato che durante una
vacanza in Grecia con le rispettive famiglie, la madre di
quest’ultimo aveva dichiarato che aveva conosciuto il papà Woody Harrelson. E quel “conosciuto” detto
dopo una pausa significativa, aveva fatto insospettire i due. A
quanto sembra, le tempistiche corrisponderebbero alla nascita di
Matthew e a un periodo di crisi in cui i suoi genitori si erano
allontanati.
“Beh, dirò solo che c’è una
certa veridicità in quel pensiero – ha dichiarato Woody
Harrelson – perché abbiamo parlato con Ma ‘Mac, la madre
legittima di Matthew, e lei ce lo ha fatto sapere una volta …
Voglio dire, è pazzesco. Eravamo in Grecia a guardare la squadra
statunitense vincere la Coppa del Mondo e stavamo fecendo dei
discorsi molto profondi, dicendo qualcosa sui rimpianti. E ho
detto: “Sai, è strano che mio padre non abbia rimpianti”. E conosco
Ma’ Mac da molto tempo, e lei dice: “Conoscevo… tuo padre”. E sono
state le pause che ho trovato un po’ inquietanti… o interessanti.
‘Conoscevo tuo padre.’” La versione di Harrelson coincide con
il racconto che Matthew McConaughey ha fatto a Kelly Ripa qualche giorno fa in cui entrambi
gli attori hanno confermato che la rivelazione di Ma’ Mac era
“piena di insinuazioni“.
Come ha detto McConaughey nella sua
versione della storia, “il padre [di Woody] era in licenza
nello stesso momento in cui mia madre e mio padre erano al loro
secondo divorzio”. Harrelson ha confermato che i due aspettano
un test del DNA per chiarire questa faccenda. I due attori
sono amici di lunga data e hanno recitato insieme in
EDtv e True Detective.
Attualmente stanno pianificando una reunion sullo schermo con la
serie comedy di Apple
TV+Brother From Another Mother, in cui
reciteranno come versioni fittizie di se stessi mentre
trasferiscono le loro famiglie sotto lo stesso tetto in un ranch
del Texas.
“Vogliamo fare un test [del
DNA], ma per lui è una questione molto più importante”, ha
detto Harrelson. “Voglio dire, si sente come se stesse perdendo
un padre. Ma io cerco di fargli capire che in realtà non sta
perdendo un padre, ma ne sta guadagnando un secondo e anche un
fratello!”.
“E’ un po ‘più facile per Woody
dire: ‘Dai, facciamo [test del DNA]’, perché qual è la posta in
gioco per lui?” McConaughey ha detto all’inizio del mese.
“È un po’ più difficile per me perché mi sta chiedendo di
correre il rischio di dire: ‘Aspetta un attimo, stai cercando di
dirmi che mio padre potrebbe non essere mio padre dopo 53 anni in
cui ci ho creduto?’ E’ una posta alta in gioco”.
Che la vicenda si riveli vera o
falsa, risulta quantomeno propizio per la promozione che la notizia
che i due siano fratelli di madre diversa, sia uscita fuori proprio
alla vigilia della produzione della serie, Brother From
Another Mother.
Ecco le nostre intervista ai
protagonisti di Io e Mio Fratello. Ecco cosa hanno
raccontato del film il regista Luca Lucini, e i
protagonisti Denise Tantucci,
Cristiano Caccamo, Greta Ferro,
Teresa Mannino e Claudio
Colica.
Sofia (Denise
Tantucci) è la pecora nera della famiglia. Ha 28 anni, è
una sciupafemmine e ha lasciato la Calabria, sua terra d’origine,
per trasferirsi a Milano, dove vive con il suo coinquilino
Alessandro (Claudio Colica). Mauro
(Cristiano
Caccamo) è il fratello di Sofia. Affidabile e
amorevole, al contrario di Sofia con la quale è sempre in guerra,
non ha lasciato la Calabria e porta avanti l’azienda di famiglia.
Sofia e Mauro non sono solo sorella e fratello, hanno anche
un’altra cosa in comune: Michela (Greta Ferro),
primo e unico amore di Sofia, che però sta per sposare proprio
Mauro. Quando Sofia si rende conto che sta per perdere la donna
della sua vita, decide di tornare a casa, in Calabria. Ma il
ritorno di Sofia romperà ogni equilibrio e in un susseguirsi di
situazioni tragicomiche, i due fratelli saranno costretti a
guardarsi davvero in faccia e a scegliere chi voler essere da
grandi… Tra amori passati e ritrovati, storie di amicizia, famiglia
e fratellanza, Luca Lucini torna sul set con una commedia romantica
e ricca di intrighi.
Dal 21 aprile, sarà disponibile su
Netflix la serie tv di produzione fiamminga
La
famiglia dei diamanti, realizzata dai creatori della
serie campione d’incassi FAUDA, Rotem
Shamir e Yuval Yefet. Muovendosi nel
territorio del thriller poliziesco, la serie analizza come
un’influente famiglia di trafficanti di diamanti con sede ad
Anversa tenterà di scampare una clamorosa rovina, sfruttando
tattiche illegali e forza bruta. Nel cast del progetto,
Casper Knopf nel ruolo di Tommy McCabe,
Kevin Janssens nel ruolo di Noah Wolfson,
il protagonista della serie, Marie Vinck nel ruolo
di Gia Wolfson, Robbie Cleiren nel ruolo
di Eli Wolfson, Janne Desmet nel ruolo di
Rivki Wolfson, Yona Elian nel ruolo di
Sarah Wolfson, Ini Massez nel ruolo di
Adina Glazer e Els Dotterman nel ruolo di
Jo Smets.
La famiglia dei diamanti, la trama
della serie
Questa nuova serie tv sarà una gioia
per gli occhi dei fan delle serie crime-thriller, in cerca di
qualcosa di inedito da visionare sulla piattaforma. La trama de
La famiglia dei diamanti ruota attorno a una
famiglia ebrea ultraortodossa, i Wolfson, e al
loro impero commerciale: la famiglia ha infatti l’azienda di
diamanti più longeva di Anversa e nel corso degli anni ha acquisito
un notevole potere nella zona. Tuttavia, c’è una minaccia che
incombe per i Wolfson: a causa di alcune decisioni sbagliate prese
dall’erede dell’impero commerciale Eli, vedono
infatti crollare la propria posizione di rilievo e prestigio.
Il primo episodio della serie si
concentra sul ritorno di Noah Wolfson, il figlio
ribelle ed ormai estraneo alla superpotenza aziendale, ad Anversa.
Si tratta di un ritorno forzato, ma che smuove l’intera trama della
serie: il figlio minore dei Wolfson, Eli, si è
suicidato per motivi apparentemente sconosciuti ed è ritenuto
responsabile di aver fatto precipitare l’impero della famiglia in
un debito enorme. Noah dovrà dunque disperatamente
cercare di salvare l’attività dei Wolfsons e proteggere l’eredità e
l’onore della famiglia.
Scopriamo come a
Eli piacesse scommettere in affari loschi e le sue
decisioni sbagliate hanno quasi distrutto l’impero faticosamente
costruito dalla famiglia. A questo punto, alla presunta azione
salvifica di Noah, che dovrebbe risollevare le sorti dell’azienda,
si lega il desiderio del protagonista di scoprire il motivo della
morte del fratello, indagando su come l’azienda sia arrivata a
questo punto di non ritorno.
Il significato del nucleo
familiare
Proprio sviscerando le dinamiche
familiari dei Wolfson, La famiglia dei
diamanti catturerà maggiormente l’attenzione degli
spettatori, trascinandoli lungo un sentiero narrativo in cui
retaggio culturale e religioso, credenze e obblighi si intersecano.
Le numerose restrizioni che vigono in queste famiglie e la
“fame di libertà” che ne deriva hanno mosso le azioni dei
fratelli. Noah cerca disperatamente di salvare l’eredità e l’onore
della sua famiglia, ma rimane anch’egli invischiato nel mondo del
crimine proprio per il suo desiderio inconscio di evadere, non
sottomettersi nuovamente ai dettami intransigenti che lo hanno
fatto scappare già una volta.
Alla connotazione così specifica
della serie Netflix, che sceglie come punto di partenza il
microcosmo di una comunità ebraica isolata, si aggancia tuttavia
una sorta di universalità, di tematiche e rapporti mostratici, che
ricalca in toto gli archetipi del genere crime, cercando
volontariamente di non sfuggire agli aspetti più commerciali, e per
questo appetibili, di progetti simili. In questo senso, non siamo
di fronte a una produzione che si distingue in maniera
significativa dalle tante altre presenti sulla piattaforma, ma che
sfrutta gli archetipi di storie già scritte e lette, sempreverdi
dal punto di vista dell’appeal che hanno sul pubblico.
Il thriller è nel dramma
I valori e le restrizioni religiose
e le usanze della comunità dettano ogni azione e svolta ricca di
suspense della serie. Il rapporto di Noah con la
sua famiglia estranea, il ruolo delle donne negli affari, il
calendario delle festività e il modo in cui l’intera famiglia
tratta Tommy sono esplicitamente modellati dal
contesto ebraico della serie e contribuiscono a rendere le
dinamiche familiari e gli intrighi della comunità ancora più
entusiasmanti, per una visione senza troppe pretese.
Nel complesso, la serie estende in
maniera ottimale le dinamiche del thriller alla sfera familiare,
accelerando il ritmo in base alle conseguenze che il continuo
mantenimento di segreti e rancori porta con se. La trama centrale
dell’industria dei diamanti dà ai personaggi motivazioni
specifiche, ma non scorre in maniera particolarmente fluida: alcuni
episodi si trascinano e denotano un grado di azione decisamente
minore rispetto alle storyline più vincenti. Tutto sommato,
La famiglia dei diamanti potrebbe coinvolgere gli
spettatori soprattutto grazie al suo convincente impianto da dramma
familiare e la specificità di raccontare questa storia con al
centro una famiglia ebrea chassidica.
La serie tv di genere thriller
spionistico di NetflixThe Night Agent ha fatto un buon lavoro nel
risolvere la maggior parte delle questioni lasciate in sospeso, ma
ci sono ancora alcune domande che i fan si pongono mentre ci si sta
preparando per la seconda stagione, tra cui: che fine farà la
relazione emergente tra Peter Sutherland (Gabriel
Basso) e Rose Larkin (Luciane
Buchanan) ora che Peter è stato nominato Night
Agent dal Presidente Travers
(Kari Matchett)?
Quale sarà il nuovo ruolo
dell’agente dei servizi segreti Chelsea Arrington
(Fola Evans-Akingbola) come parte della scorta del
Presidente?
Collider ha quindi pensato di rispondere a queste domande
mentre
The Night Agent continua la sua corsa di successo
mantenendosi nella top 10 degli show televisivi sul servizio di
streaming.
Che ne sarà della relazione tra
Peter e Rose?
C’è voluto un po’ di tempo,
ma dal momento in cui Rose ha chiamato il numero
di The Night Action e Peter
Sutherland ha risposto al telefono, si è capito che tra
loro c’è chimica. Quando Peter accetta di aiutarla a scoprire cosa
è successo alla zia e allo zio assassinati e diventa la sua guardia
del corpo, il loro rapporto continua a progredire e imparano a
fidarsi completamente l’uno dell’altro. Verso gli ultimi episodi, è
diventato molto evidente che i due erano pronti a portare la loro
relazione al livello successivo e, alla fine della stagione, sono
diventati ufficialmente una coppia. Tuttavia, proprio quando Peter
viene promosso Night Agent, i due sono costretti a separarsi.
In ogni caso, abbiamo la netta
sensazione che Peter e Rose si
riuniranno in qualche modo già nella Stagione 2. Peter sarà tornato
dalla sua missione top secret come Night Agent e
tornerà da Rose negli Stati Uniti o Rose lo raggiungerà ovunque il
suo lavoro lo porti: funzionano troppo bene sia come coppia che
come squadra nel lavoro. The Night Agent ha fatto un ottimo lavoro nel
trovare due attori con una chimica perfetta e scrivere due
personaggi impeccabili. Negli ultimi mesi si è assistito a una
serie di thriller di spionaggio targati Netflix, come
Treason e The Recruit, che non hanno sviluppato
la chimica tra i loro protagonisti con lo stesso aplomb.
Qual è il primo incarico di Peter
come Night Agent?
L’ultima scena della prima
stagione vede Peter salire a bordo di un piccolo
jet privato, aprire un computer portatile e ricevere istruzioni su
dove e cosa farà durante il suo primo incarico come Night
Agent ufficiale che lavora per il programma Night
Action. Il cliffhanger ci lascia quindi a chiederci dove
potrebbe finire all’inizio della seconda stagione. Dopo essersi
lasciato alle spalle Rose e aver ripulito il suo nome, sta infatti
iniziando un nuovo capitolo della sua carriera. Si spera che gli
showrunner facciano di questo la genesi della trama della prossima
stagione e che Rose si unisca a lui in qualche
modo, oppure che torni a casa indenne e con un po’ di esperienza
alle spalle da poter sfruttare per qualsiasi crisi nazionale si
verifichi in seguito.
Come cambierà il ruolo di Chelsea
in POTUS Detail?
Chelsea
Arrington prende molto sul serio il suo lavoro di agente
dei servizi segreti. È giusto che sia così, perché il suo compito
di proteggere beni preziosi che potrebbero essere usati come leva
contro gli Stati Uniti è estremamente importante. Le ci è voluto un
po’ di tempo per avvicinarsi all’agente Erik Monks
(D.B. Woodside), che riteneva un anello debole e
troppo vecchio stile dopo essere tornato da un periodo di
disintossicazione. Sebbene fosse in posizione defilata quando le è
stato assegnato il compito di proteggere Maddie
Redfield, la figlia del vicepresidente, nella seconda
stagione si assumerà una responsabilità molto più grande, visto che
anche lei ha ottenuto una promozione. Inoltre, farà parte del più
grande piano dei Servizi Segreti: lavorare per garantire la
sicurezza del Presidente Travers.
Come abbiamo visto nella prima
stagione, i servizi segreti del Presidente hanno fatto cilecca e,
se non fosse stato per la tenace determinazione di
Peter, il Presidente Travers
sarebbe stato ucciso perché dei furfanti avevano piazzato una bomba
a bordo del Marine One, pronta a esplodere non appena le ruote si
fossero alzate. Speriamo di vederla portare la sua professionalità
e la sua esperienza nella sorveglianza presidenziale e che non si
verifichino più simili incidenti. Da non sottovalutare anche la
possibilità che i creatori dello show riportino il personaggio di
Maddie nella prossima stagione e continuino a
sviluppare l’affiatato legame che si era creato tra i due mentre
Arrington era sotto scorta.
Cosa succederà a Diane Farr?
A capo dello staff del
presidente vi è Diane Farr, uno dei personaggi e
degli aspetti migliori della serie, interpretato da Hong Chau. Per tutta la prima stagione è stato
difficile capire quali fossero i suoi interessi, chi stesse
veramente sostenendo e chi stesse cercando di abbattere. A volte,
sembrava che fosse completamente d’accordo con Rose e Peter nello
smascherare gli assassini della zia e dello zio di
Rose, per poi cambiare idea e tradirli per coprire
il coinvolgimento suo e del Vicepresidente nell’attentato alla
metropolitana descritto nella sequenza di apertura della serie. È
bravissima a convincere lo spettatore della sua lealtà, per poi
fare un rapido dietrofront e lasciarci a bocca asciutta. Alla fine,
però, il suo gioco è terminato e la sua fortuna si è esaurita a
Camp David, quando viene finalmente smascherata per i suoi doppi
affari che conduce e per il tentativo di incastrare
Peter. Ci piacerebbe molto vederla confrontarsi
con questa caduta e tornare in qualche modo nella seconda stagione,
o magari alle prese con il carcere. Senza alcun dubbio, il suo
personaggio è uno dei più avvincenti e ben recitati dello show.
E il Vicepresidente Redfield?
Abbiamo lasciato il
personaggio più spregevole per ultimo: il violento e traditore
Vicepresidente Redfield. Il pubblico di
The Night Agent si augura che gli venga inflitta
la pena di morte per aver partecipato a diversi tentativi di
assassinio e per essere stato un pessimo genitore per
Maddie, che ha incolpato della morte della sorella
da bambina. Sì, ha cercato di scusarsi per i maltrattamenti subiti
dalla figlia alla fine della stagione, ma il danno era già stato
fatto. Dai fan della serie è stato definito “uno dei personaggi
più stronzi, deplorevoli ed egocentrici che abbiamo visto in TV
negli ultimi tempi”: una descrizione piuttosto eloquente.
L’attore Liam
Neeson è oggi conosciuto in particolare per i suoi tanti
thriller d’azione, dove fornisce sempre prove d’attore di grande
livello. Tra i più recenti si trova Run All
Night, diretto dal regista spagnolo Jaume
Collet-Serra, con cui Neeson aveva già collaborato per
Unknown – Senza identità e
Non-Stop. Anche
in questo caso si tratta di un film particolarmente dinamico, come
suggerisce il titolo stesso, andando a raccontare della corsa
contro il tempo di un sicario e del suo tentativo di sfuggire alla
morte promessa da un pericoloso boss mafioso.
La storia originale è scritta da
Brad Ingelsby ed è prodotta dalla Warner Bros.,
dichiaratasi particolarmente entusiasta dell’intrattenimento
fornito dalla storia. Run All Night, il cui sottotitolo
italiano è Una notte per sopravvivere, si basa infatti
sulla scarsità di tempo a disposizione del protagonista per dar
vita ad un crescendo emotivo di grande impatto. Arricchito da un
grande cast, il film si è da subito imposto come uno dei film del
suo genere di maggior attrattiva del suo anno, il 2015. Pur se
accolto da un parere critico diviso a metà tra il positivo e il
negativo, il film si è poi confermato come un discreto successo al
box office.
A fronte di un budget di circa 50
milioni di dollari, Run All Night è infatti riuscito ad
incassarne più di 70 a livello globale. A favorire tale risultato è
certamente la presenza di Neeson, divenuto una vera e propria
garanzia per i film di questo tipo. Prima di lanciarsi nella
visione di questo, però, è certamente utile conoscere alcune
curiosità ad esso legate. Proseguendo nella lettura si potranno
infatti scoprire ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast e alle
piattaforme dove è possibile ritrovare il film in
streaming. Con un approfondimento di questo tipo,
si potrà essere pronti ad una visione come si vede del film in
questione.
Run All Night: la trama
del film
La vicenda del film si apre nella
città di Brooklyn, dove Jimmy Conlon è un ex
cecchino noto con il nome di Il Becchino. Ormai avanti con gli
anni, l’uomo sembra però essersi ritirato a vita privata,
circondato dai sensi di colpa e dall’alcol. Egli è infatti
costretto ad affrontare da solo il brutto rapporto che ha sempre
avuto con il figlio Mike, il quale si è
allontanato da lui per poter vivere in pace con la propria
famiglia. Nel momento in cui Mike finisce con il cacciarsi in
grossi guai, però, per Jimmy sembra presentarsi l’occasione di
riallacciare i rapporti con lui aiutandolo ad uscire dalla sua
brutta situazione. Ciò che Jimmy non sa ancora, però, è che alle
calcagna del figlio c’è Shawn Maguire, il suo
vecchio boss e partner nel mondo criminale.
Per il cecchino arriva dunque il
momento di scegliere da che parte stare, se aiutare suo figlio o
colui che lo ha cresciuto e introdotto nel mondo a cui appartiene.
Se la scelta sembra per Jimmy abbastanza ovvia, altrettanto lo sono
le conseguenze. L’uomo e suo figlio si trovano così a vivere una
notte di fuga, nel tentativo di rimanere in vita e risolvere i loro
guai. A complicare la loro situazione, però, ci si mette di mezzo
anche l’astuto e inarrestabile detective John
Harding. Questi ha dalla sua numerosi conti in sospeso con
Jimmy, e non vede l’ora di poterlo acchiappare e consegnare alla
giustizia. Basterà una sola notte a cambiare la vita di questi
personaggi, i quali con il sorgere del sole non saranno più gli
stessi di prima.
Run All Night: il cast del
film
Come anticipato, nel ruolo del
protagonista Jimmy Conlon vi è l’attore Liam
Neeson. Avendo già recitato in ruoli e film simili,
l’interprete non ha avuto alcun problema a rendere particolarmente
credibile il suo personaggio. Per poter eseguire le complesse scene
previste, però, Neeson ha dovuto sottoporsi a diverse settimane di
allenamento fisico. Così facendo ha potuto raggiungere la forma
ideale richiesta per non dover essere sostituito eccessivamente da
controfigure. Nel ruolo di suo figlio Mike Conlon si trova invece
l’attore Joel
Kinnaman, divenuto celebre l’anno prima grazie al film
RoboCop.
Anche lui, come Neeson, si è cimentato in diverse acrobazie e scene
complesse, dando ulteriormente prova delle sue buone qualità per
tale genere.
Ad interpretare il pericoloso boss
criminale Shawn Maguire vi è invece il candidato all’Oscar Ed
Harris. L’attore, che già in passato aveva interpreto
personaggi spietati, ha qui fornito una nuova convincente
interpretazione. Per risultare ulteriormente realistico, inoltre,
Harris si dedicò ad approfondire il codice d’onore dei criminali
irlandesi, tentando di riproporlo fedelmente nella sua costruzione
del personaggio. L’attore Boyd Holbrook, che aveva
già avuto modo di collaborare con Neeson in La preda
perfetta, interpreta qui il figlio di Maguire, Danny. Nei
panni del detective Harding, invece, si ritrova l’attore Vincent
D’Onofrio, celebre per il personaggio di Palla di
Lardo nel film Full Metal
Jacket. Nel film si ritrova anche un breve cameo di
Nick Nolte nei panni di Eddie Conlon, fratello di
Jimmy. L’attore aveva inizialmente un ruolo più ampio nel film, ma
con il montaggio molte delle sue scene sono state tagliate.
Run All Night: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Run All Night è infatti disponibile nel
catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema,Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 21
aprile alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
La maggior parte dei franchise
horror, indipendentemente da quanto possano essere popolari,
vantano sempre almeno un passo falso. Anche grandi successi come
Venerdì 13, Nightmare e Halloween
hanno uno o più film che non eguagliano gli originali e il loro
successo. Lo stesso non si può dire per la serie Evil
Dead, in Italia nota come La
casa. Nessuno dei capitoli di essa è davvero
considerabile “brutto”. Andando con ordine, ciò che il regista
visionario Sam Raimi ha realizzato con il film
originale del 1981 è a dir poco straordinario. Lavorando con un
budget di meno di mezzo milione di dollari e in condizioni di
lavoro tutt’altro che desiderabili, ha realizzato La
casa.
È questo un film cha sfidato tutte
le probabilità ed è diventato un classico di culto istantaneo,
guadagnandosi persino una brillante recensione dall’acclamato
romanziere horror Stephen King. Quel film si è poi
rapidamente evoluto in un nome familiare tra tutti gli appassionati
di horror, diventando nel tempo un franchise affermato con due
sequel, un remake, una serie televisiva e un reboot. L’arrivo di
La casa – Il risveglio del male (qui la recensione) ha ora
permesso anche a nuove generazioni di spettatori di scoprire questa
imprescindibile saga horror. Nell’andare alla sua scoperta, ecco di
seguito tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.
La casa: l’ordine di visione della saga
Rispetto ad altre saghe, in cui
l’ordine di uscita in sala non sempre corrisponde a quello
cronologico del racconto, per La casa le due cose
coincidono quasi del tutto. I primi tre film sono dunque da vedere
nell’ordine in cui sono usciti e a seguire c’è la serie televisiva
Ash vs. Evil Dead, uscita però dopo il remake La
casa, del 2013. Quest’ultimo, in quanto remake, rappresenta un
caso a parte, senza dunque una precisa collocazione temporale
rispetto alle restanti opere della saga. Il nuovo film, La casa
– Il risveglio del male, è invece concepito come un reboot ma
presenta anche elementi da sequel, collocandosi dunque dopo la
trilogia e la serie. Ecco dunque, per riepilogare, l’elenco per
ordine di uscita e ordine cronologico:
In La casa si offrono
spaventi costanti ed effetti speciali impressionanti, nonostante il
suo budget incredibilmente minimo. Protagonista è Ashley Williams
(Bruce Campbell). Ash, insieme alla sua fidanzata
Linda (Betsy Baker), alla sorella Cheryl
(Ellen Sandweiss), al migliore amico Scott
(Richard DeManicor) e alla fidanzata di Scott,
Shelly (Theresa Tilly), sono tutti diretti a una
piccola vacanza in una baita abbandonata nel boschi. Una volta
arrivati, non ci vuole molto per scoprire il
Necronomicon, un libro rilegato in pelle umana e
scritto con sangue umano. Una volta recitato il testo, il gruppo
rilascia inconsapevolmente il demone Kandarian,
che isola lentamente i cinque adolescenti e li trasforma in
orribili demoni simili a zombi noti come Deadites. Il gruppo dovrà
lottare per poter sopravvivere alla notte.
La casa 2 (1987)
Sebbene l’importanza di La
casa non possa essere sottovalutata, il suo sequel, La
casa 2 è spesso indicato come il preferito dei fan. Il film
riprende esattamente da dove si era interrotto l’originale, con
Ash, unico sopravvissuto, ancora impegnato a respingere il demone
Kandarian. Forse uno dei motivi principali per cui La casa
2 è uno dei preferiti dai fan è il modo in cui mantiene gli
elementi horror dell’originale, includendo però anche momenti di
sottile farsa e umorismo dark. Ad esempio, un secondo Ash sta
ridendo scherzosamente insieme ai mobili senzienti in tutta la
cabina e poi usa una motosega per tagliarsi la mano infetta. Molti
attribuiscono anche al film il merito di aver trasformato Ash
nell’icona dell’orrore che è oggi.
L’armata delle tenebre (1992)
Dopo un film horror al 100% e un
sequel che bilancia horror e umorismo, con L’armata delle
tenebre Raimi abbandonò quasi completamente gli elementi
horror e andò invece nella direzione di una commedia d’azione in
piena regola. Coloro che vogliono una sana porzione di spaventi non
li troveranno qui, ma il film è ancora un’opera fantastica e alla
moda, per non parlare del suo essere estremamente divertente da
guardare. In essa si ritrova Ash trascinato in un portale che lo
riporta indietro nel tempo al Medioevo. Armato della sua mano con
la motosega, del suo potente fucile “boomstick” e del know-how
dell’era moderna, Ash completa la sua evoluzione da impiegato
S-Mart in un eroe uccisore di Deadite.
Ash vs Evil Dead (2015-2018)
Nel 2015 è stata realizzata la prima
e ad ora unica serie della saga. In essa, composta da 3 stagioni e
30 episodi, Ash è un uomo ormai invecchiato. Nonostante abbia
salvato un’intera civiltà in L’armata delle tenebre egli
sta ancora vivendo i suoi giorni come un umile dipendente di
S-Mart. Ciò cambia quando Ash decide di sballarsi con un’amica
finendo con il leggere le maledizioni dal Necronomicon che
rilasciano di nuovo il demone Kandarian sulla Terra. Ora tocca ad
Ash, a due dei suoi colleghi di S-Mart Pablo (Ray
Santiago) e Kelly (Dana DeLorenzo) e alla
misteriosa cacciatrice di Deadite Ruby (Lucy
Lawless) impedire a queste forze demoniache di causare
l’apocalisse.
La casa – Il risveglio del male (2023)
Diretto da Lee
Cronin, La casa – Il risveglio del male segna la
prima volta che una nuova storia di La casa entra nei
cinema ad un decennio dal precedente film, e sebbene questa volta
Ash Williams non sia coinvolto nella trama, è stato confermato che
il sequel ha luogo nella continuità della trilogia originale e di
Ash vs Evil Dead, figurando però allo stesso tempo come
reboot, da cui dovrebbero dunque partire nuovi racconti. Questa
nuova avventura incentrata sull’orrore porta infatti il franchise
fuori dal bosco, spostandosi ora in una città popolata, dove l’ex
madre di famiglia Ellie (Alyssa Sutherland) viene
trasformata in un Deadite da un nuovo Necronomicon. Ora tocca alla
sorella di Ellie, Beth (Lily Sullivan), fermare la
sorella posseduta e salvare i nipoti innocenti e spaventati.
La casa (2013)
Qui è dove le cose si fanno davvero
complicate. Il regista Fede Alvarez vede il suo
La casa non come un remake bensì come un sequel, il
che sarebbe confermato dal cameo nei titoli di coda di Bruce
Campbell e altri membri dei film originali. È dunque possibile che
il film possa essere considerato parte della serie originale, ma
ufficialmente questo è ancora considerato un remake disconnesso
dagli altri film. Questo non vuol dire che non valga la pena di
essere visto, in quanto è un rifacimento piuttosto sensazionale,
con un’enfasi sugli effetti pratici che lo rende un degno membro
del franchise. Qui, la tossicodipendente Mia (Jane
Levy) viene portata in una capanna dai suoi amici per
aiutare a sconfiggere la sua dipendenza, ma tutto va in tilt quando
trovano il famigerato Libro dei Morti e scatenano nuove forze del
male.
Il rifacimento di un’opera già
esistente dovrebbe, idealmente, rendere evidenti da subito i motivi
che giustifichino l’urgenza della sua realizzazione. Nel migliore
dei casi, un remake dovrebbe ad esempio aggiornare le tematiche del
suo predecessore ai tempi correnti, trovando così il proprio posto
nell’attuale panorama culturale. Se è vero che purtroppo ciò non
sempre avviene, Inseparabili – Dead
Ringers, la nuova mini-serie di Prime Video, è invece un caso di
rifacimento che aggiorna i discorsi proposti dal film omonimo del
1988, proponendoli anche da un punto di vista differente nonché,
probabilmente, più idoneo.
L’originale di cui si parla è
Inseparabili, firmato da David Cronenberg e con Jeremy Irons
nel doppio ruolo dei due gemelli protagonisti. Un film che
rifletteva, come spesso avviene nella filmografia del regista
canadese, sulla mutazione del corpo e sulle sue possibili derive.
Ma la serie, con protagonista ora l’attrice premio Oscar Rachel Weisz,
può essere vista non solo come un remake del film, ma anche come un
nuovo adattamento del romanzo da cui anche il film è tratto, ovvero
Twins, di Bari Wood e Jack
Geasland, a sua volta ispirato alla vite e alla morte dei
rispettabili gemelli Marcus, entrambi ginecologi, ritrovati morti
in circostanze misteriose.
L’importanza di sottolineare lo
sguardo che Inseparabili – Dead Ringers
rivolge tanto al film quanto al romanzo si spiega nel momento in
cui la serie si dimostra essere, come suggerito in apertura, non
una mera riproposizione di quei racconti, ma una raccolta della
loro eredità più importante da aggiornare poi alla contemporanea
sensibilità nei confronti del corpo della donna, del processo di
gravidanza e della mutazione genetica. I sei episodi di cui
Alice Birch è showrunner, portano dunque avanti
questo racconto, che tra elementi thriller, splatter e tanto
erotismo non si rivela esente da imperfezioni ma riesce ad avere
forse anche per questo un proprio fascino.
Inseparabili – Dead Ringers, la trama della serie
Protagoniste della serie sono
Elliot e Beverly Mantle (entrambe
interpretate da Rachel Weisz), gemelle che
condividono tutto: droghe, amanti e il desiderio di fare ogni cosa,
incluso spingersi oltre i limiti dell’etica medica, pur di sfidare
pratiche antiquate e portare in primo piano l’assistenza sanitaria
delle donne. I loro obiettivi si rivelano però più difficili del
previsto da raggiungere, ostacolati tanto da dinamiche esterne
quanto interne. Il rapporto tra le due gemelle può infatti essere
definito tanto stretto da diventare ossessivo e possessivo e nel
momento in cui Beverly intraprende una relazione con l’attrice
Genevieve (Britne
Oldford), questo inizierà rovinosamente a
sgretolarsi, mettendo a rischio ogni cosa.
Dalla parte delle donne
Alla luce di quanto fin riportato,
la prima cosa da notare è come la decisione di fare di Elliot e
Beverly due gemelle invece che due gemelli risulti particolarmente
funzionale nonché coerente con gli intenti del racconto. Per
raccontare le esigenze delle donne in maternità come anche la
volontà di offrire loro un’assistenza sanitaria priva di
pregiudizi, era necessario uno sguardo femminile, che grazie alla
presenza di una showrunner donna e di una doppia protagonista donna
emerge in modo chiaro e netto. Non che questo renda
Inseparabili – Dead Ringers meglio del
film di Cronenberg, ci mancherebbe. Semplicemente, le due opere
hanno intenti e obiettivi differenti, e la serie cerca le modalità
più consone per portare a compimento i propri.
Una ricerca che non sempre si compie
ma che anzi in più di un’occasione sembra accontentarsi di risposte
poco esaustive. Questo può essere dipeso anche dalle molte
dinamiche in gioco, che spostano l’attenzione ora sulla ricerca
delle due gemelle ora sulla morbosità del loro rapporto. Alla fine,
pur se queste due linee narrative sono teoricamente interconnesse
tra loro, è la seconda indicata a prevalere, il che porta la serie
a risultare piuttosto sbilanciata. Non aiuta poi il fatto che si
alternino episodi più dinamici ad altri più statici, i quali pur se
importanti narrativamente possono risultare più difficili da
digerire.
Il conflitto tra apparenza e sostanza
Quello che in fin dei conti
caratterizza la serie non è altro che il classico conflitto tra
apparenza e sostanza. Inseparabili – DeadRingers ambisce ad affrontare questioni
importanti, come l’autonomia del corpo, i diritti riproduttivi, la
salute materna fisica e psicologica, la dipendenza psicologica,
l’influenza della maternità sull’identità. Non tutto ciò trova lo
spazio adeguato a potersi esprimere al meglio, contribuendo nel
generare i problemi poc’anzi accennati. In questo caos, si fa
dunque maggiormente notare l’estetica della serie, composta di
geometrie che vorrebbero suggerire un controllo che invece alle due
protagoniste sfugge, una predominanza del colore rosso (amore,
certo, ma anche sangue e violenza) e virtuosismi nei movimenti di
macchina che rendono il tutto più ammaliante.
Naturalmente non può bastare questo
a rendere interessante una serie, ed ecco perché fortunatamente si
può contare sulla presenza di un’attrice straordinaria come la
Weisz, capace di caratterizzare distintamente le due gemelle e
costruendo sulla propria interpretazione il maggior valore della
serie. È l’evoluzione che mette in scena delle due gemelle a rapire
le attenzioni, riuscendo perfino a farle diventare incarnazioni di
quelle tematiche e di quelle mutazioni che la serie vorrebbe
affrontare. Molto di quanto bisognava dire, viene così
implicitamente detto attraverso di loro e allora sì che, vista
così, la serie acquisisce un senso che altrimenti stenta ad
esprimere.
Il suo viaggio continua, con il
Milano-Roma al quale sta già lavorando e che promette di riportarlo
nella Capitale, dove nel 2004 iniziò tutto con Tre metri sopra
il cielo, ma l’ultima tappa del percorso di Luca Lucini è quella del più
recente Io e mio fratello, dal 21
aprile suPrime Video. Un ritorno a casa
particolare che ci porta da Milano ad Altomonte, in Calabria, in
compagnia del ben assortito cast di una commedia romantica scritta
con Marta e IlariaStorti e nella quale si mescolano tradizione e
contemporaneità, individualismo e comunità, famiglia e amori di
vario genere.
Io, lei e mio fratello
Tutto nasce dall’urgenza di Sofia
(Denise Tantucci) di tornare a casa, al Sud.
Pecora nera di una famiglia di viticoltori della provincia di
Cosenza, si è trasferita da qualche anno a Milano, dove vive con il
suo coinquilino Alessandro (Claudio Colica) e
continua a passare da una conquista all’altra. Sempre con il
rimpianto del suo grande amore, l’amica Michela (Greta
Ferro) che ora sta per sposarsi con Mauro (Cristiano
Caccamo), suo fratello.
Affidabile e “predestinato”, dopo la
morte del padre (Marco Leonardi) è stato lui a
portare avanti l’azienda di famiglia insieme all’esperto Bernardo
(Nino Frassica) e a rimanere al fianco della madre
(Lunetta Savino). Che ora si trova al centro
dell’organizzazione di un matrimonio che Sofia cerca di boicottare,
tentando di far innamorare di nuovo di sé la radiosa Michela. Una
missione che scatenerà una serie di reazioni a catena che
coinvolgeranno tutti, anche l’irrequieta e originale zia Tecla
(Teresa Mannino), arrivata per l’occasione.
Una questione di famiglia
Nomi interessanti e di sicura presa
sul grande pubblico, come si vede, danno vita a un intreccio
piuttosto elementare, arricchito da ricami capaci di suggerire
spunti e possibilità senza confondere o distogliere l’attenzione
dalla trama principale. Quella che inizia come la storia della
giovane scavezzacollo farfallona e irrisolta, promettendo gag da
emigrata sullo sfondo della citylife meneghina, diventa quindi
occasione per offrire alla regione Calabria una vetrina alla quale
non tutti sono abituati, talmente abituati – come sottolineato
dallo stesso regista – a vederla solo come terra di malaffare e
‘ndrangheta. Ma soprattutto per raccontare una contemporaneità che
va oltre le app e i luoghi comuni (che pure non mancano), e nella
quale trovano uno spazio importante le tradizioni e la
comunità.
E l’amore, ovviamente. Etero, omo e
familiare, tanto per citare i più evidenti sin dalla sinossi, nella
quale non era possibile – né opportuno – dettagliare di più,
lasciando alla scoperta in streaming dei contrasti e le piccole
grandi sorprese messe in scena da Lucini. Del quale attendiamo il
Le mie ragazze di carta (con Maya Sansa,
Giuseppe Zeno e di nuovo Cristiano
Caccamo) visto al Bif&st da lui definito “la prima
storia che sento veramente mia” e nel quale si racconta il
passaggio dalla pubertà alla preadolescenza di tre adolescenti e
quello dal mondo della campagna al mondo della città.
L’individualismo non basta, il
futuro è comune
Come anche in questo Io
e mio fratello, dove la scelta su cosa voler essere o
fare ‘da grandi’ torna, come sappiamo tutti, e continua a tornare,
anche a distanza di anni. Perché le occasioni arrivano quando
arrivano, a volte, le scelte portano rimpianti e dubbi, e altre
scelte. Merito del regista aver evitato di lasciar troppo spazio
alle scelte meno ‘etiche’, alla confusione, le bugie e i segreti,
trovandone invece per un esempio di amore ‘maturo’ che regala forse
il momento più commovente del film (insieme alla nostalgia legata
alla figura paterna).
Che rimodula lo stereotipo della
sceneggiata meridionale – che a tratti fa capolino, evidentemente
impossibile da non citare – in un finale se non originalissimo e di
rottura, un po’ diverso da quel che avrebbe potuto essere e che
spezza una lancia in favore della libertà, nelle sue varie
declinazioni vero fil rouge di tutta la storia. Ma soprattutto
rilancia il fallimento dell’individualismo dilagante, vero ‘morto
che cammina’ del nostro vivere quotidiano, che – per quanto in
molti ci si ostini a far finta di non vederlo o ammetterlo – non ha
altra speranza che nell’essere comune, e condiviso (non sui
social).
Juan Carlos. La caduta di
un re è la nuova docu-serie Sky Original, presentata in
anteprima mondiale al Festival di
Cannes, che racconta l’ascesa e la caduta dell’ex re spagnolo
Juan Carlos I, in arrivo in esclusiva su Sky Documentaries
e in streaming solo su NOW dal 21 maggio alle 21.15.
La serie, in quattro parti,
ripercorre il regno di re Juan Carlos I, per molti anni considerato
un eroe spagnolo, celebrato in tutto il mondo per aver riformato la
Spagna con i suoi valori moderni, progressisti e democratici. Ha
guidato il suo paese dalla dittatura franchista alla monarchia
parlamentare, trasformando la Spagna in un moderno stato europeo e
diventando il sovrano spagnolo più popolare della storia.
Re Juan Carlos aveva una regina
fedele, una famiglia amorevole, rispetto internazionale, amici
nelle alte sfere e sudditi fedeli; aveva tutto ciò che un re può
desiderare. Allora, come ha fatto un venerato monarca a subire una
caduta così drastica da essere costretto ad abdicare nel 2014 e
infine a fuggire in esilio nel 2020?
L’avvincente documentario propone
interviste esclusive ad amici intimi, giornalisti e sostenitori del
Re, oltre che alla sua ex amante, Corinna zu Sayn-Wittgenstein. Tra
gli altri intervistati l’ex agente dei servizi segreti José Manuel
Villarejo, il biografo Jaime Peñafiel, l’ex presidente della banca
Mario Conde e l’ex marito di Corinna zu Sayn-Wittgenstein, Philip
Adkins.
Juan Carlos. La caduta di
un re parte per una caccia internazionale attraverso
Londra, Monaco, Ginevra, Abu Dhabi e New York per scoprire come
Juan Carlos sia arrivato alla sua enorme fortuna e rispondere alle
domande sui suoi affari finanziari, sui suoi lucrosi legami e sul
suo presunto coinvolgimento in casi di corruzione globale.
La serie mostra come una fatidica
battuta di caccia in Botswana abbia rivelato la storia d’amore
segreta del Re con la compagna, Corinna zu Sayn-Wittgenstein, e
abbia dato il via a una serie di eventi che hanno scosso
profondamente la monarchia spagnola e fatto sgretolare il castello
di carte. C’è poi l questione del perché Juan Carlos abbia
trasferito la somma di 65 milioni di euro sul conto di Corinna poco
prima della fine del suo regno.
Christian
Beetz, coautore, produttore, Gebrueder beetz
Filmproduktion: “Quando abbiamo iniziato a produrre questa
serie investigativa sul re Juan Carlos I di Spagna, non eravamo
consapevoli dell’entità e della portata dello scandalo reale,
finanziario e politico. Poco alla volta si è dipanata una rete di
intrighi, avidità e giochi di potere, che affondano le loro radici
nei circoli più alti della società spagnola e che ancora oggi sono
protetti dal servizio segreto spagnolo CNI. È una storia
straordinaria e che abbiamo cercato di raccontare senza timori o
favori”.
Come già rivelato, la prima
proiezione ufficiale di The
Flash avrà luogo al CinemaCon la
prossima settimana, ma alcuni possibili spoiler sul film hanno già
iniziato a circolare online, provenienti presumibilmente da una
proiezione di prova finale. Non è però un segreto che il film
includerà alcuni grandi cameo, ovviamente, e diverse fonti
affidabili hanno ora parlato di un personaggio dell’Arrowverse che
sembra comparirà in scena. Da subito in molti hanno ipotizzato che,
se un personaggio di quell’universo avesse dovuto partecipare al
film, quello sarebbe idelamente stato il Flash interpretato da
Grant Gustin nella serieThe Flash.
Ma pare che non sarà lui ad avere un cameo nel film.
Alcuni rumor riportano infatti che
sarà Teddy Sears a comparire nel film,
presentandosi come Jay Garrick, un personaggio che
ha interpretato brevemente nella serie TV prima che la sua vera
identità come il malvagio Hunter Zolomon,
anche noto come Zoom, fosse rivelata. La notizia
ha generato una certa sorpresa, soprattutto considerando che
John Wesley Shipp sarebbe stato la scelta più
logica, dopo aver recitato nei panni del supereroe più veloce del
mondo in uno show televisivo di breve durata negli anni ’90, prima
di presentarsi come il vero Jay su The CW.
Ad ogni modo, sembra che quello di
Sears sarà un cameo particolarmente breve e ininfluente nella
storia del film. La sua, se confermata, dovrebbe dunque essere
unicamente un’apparizione a sorpresa, che dovrebbe contribuire a
rendere il film un viaggio divertente per i fan di lunga data
dell’Universo DC sul grande e piccolo schermo. Per scoprire se tale
comparsa avverrà davvero nel film, non resta che attendere la sua
uscita in sala il 23 giugno 2023.
The
Flash, come noto, sarà diretto da
Andy
Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due, e vedrà
Ezra
Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da
Justice
League. Egli viaggerà indietro nel tempo per
impedire l’omicidio di sua madre. Tuttavia, dopo aver alterato la
linea temporale, Barry Allen si ritrova intrappolato in una realtà
alternativa senza metaumani. Per sistemare le cose, si allea con un
vecchio Batman (Michael Keaton)
e con la naufraga kryptoniana Supergirl (Sasha Calle)
per salvare la nuova linea temporale dalle forze del generale
Zod (Michael
Shannon) e tornare nel suo universo.
Rilasciato oggi il trailer
ufficiale in italiano della seconda
stagione di Perry
Mason, l’apprezzatissima serie HBO prodotta
da Robert
Downey Jr e Susan Downey sulle
origini dell’avvocato penalista più di successo della storia della
TV. A impersonarlo torna il vincitore dell’Emmy Award
Matthew Rhys.
La serie andrà dal 14
maggio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
questa serie drammatica HBO ripercorre le origini del celeberrimo e
amatissimo avvocato penalista Perry Mason.
https://youtu.be/qhq_CixYHbk
La seconda, avvincente stagione del
raffinato noir HBO basato sulle opere di Erle Stanley Gardner torna
con un cast ricchissimo in cui spiccano Chris
Chalk (Paul Drake), Juliet Rylance (Della
Street), Eric Lange (Gene Holcomb), Justin
Kirk (Hamilton Burger), Diarra Kilpatrik
(Clara Drake), Katherine Waterston (Ginny Aimes),
Shea Whigham (Pete Strickland), Hope
Davis (Camille Nygaard), Fabrizio Guido
(Rafael Gallardo), Peter Mendoza (Mateo
Gallardo), Onahoua Rodriguez (Luis
Gallardo),Jee Young Han (Marion
Kang), Sean (Sunny Gryce), Tommy
Dewey (Brooks McCutcheon), Paul
Raci (Lydell McCutcheon),Jen
Tullock (Anita St. Pierre), Wallace
Langham (Melville Phipps) e Mark
O’Brien.
La serie è diretta dai regesti
Fernando Coimbra (Narcos), Jessica Lowrey (Halo),
Marialy Rivas (LaJauría), e Nina Lopez-Corrado (Agents
of S.H.I.E.L.D.).
La trama della seconda
stagione di Perry Mason
La seconda stagione riprende con
Perry nella morsa del sistema legale di Los Angeles all’apice della
Grande Depressione. Insieme all’assistente fuoriclasse Della Street
e al duro ex poliziotto Paul Drake, l’ex investigatore privato si
guadagna la fama di assumere clienti che pochi oserebbero
difendere. Mesi dopo che il processo Dodson ha scosso la città,
Perry si sta riabituando alla vita da avvocato quando un caso di
omicidio di alto profilo lo porta di nuovo in pista. Mentre il
procuratore distrettuale si reca da una coppia di fratelli della
desolata Hooverville, Perry viene spinto al centro di una vasta
cospirazione e costretto a fare i conti con ciò che significa
veramente essere colpevoli.
Tra i progetti più attesi della
Marvel vi è il nuovo film di
Fantastici
Quattro, attualmente previsto per la Fase 6. Ci sono
ancora pochissime notizie riguardo tale progetto ma il principale
mistero rimane quello legato a chi interpreterà i quattro
protagonisti. Negli ultimi mesi sono stati ipotizzati diversi
nomi, senza però che i Marvel Studios fornissero mai una conferma o
una smentita. Stando però ad alcuni recenti rumor, i nomi delle
attrici in lizza per il ruolo di Sue Storm
sarebbero ora stati rivelati.
Secondo tali voci, ad ora non
confermate, la star di Mission: Impossible – FalloutVanessa Kirby
sarebbe attualmente in cima alla lista dei Marvel Studios per il ruolo.
L’attrice ha anche recitato in Fast & Furious: Hobbs &
Shaw ed è stata candidata agli Oscar per Pieces of a
Woman. Altre attrici ufficialmente in lizza per interpretare
la Donna Invisibile nell’MCU sarebbero poi Mila Kunis
(Family Guy), Allison
Williams (M3GAN) e Jodie Comer
(The Last Duel). È bene notare che quasi tutte queste
attrici erano già state ipotizzate tempo addietro dai fan.
Secondo quanto riferito, il casting
per Fantastici Quattro è iniziato a febbraio e
sarebbe inoltre stato riferito che “l’obiettivo è prima
scegliere Sue Storm e costruire il resto della squadra a partire da
quella scelta“. Il regista di WandaVisionMatt Shakman
sarà al timone di Fantastici Quattro, e mentre si vocifera
di molti nomi per Reed Richards, incluso Adam Driver,
nessuno è stato ancora scelto ufficialmente e non sono ancora
circolate voci per quanto riguarda la Torcia Umana e la Cosa.
Galactus e
Silver Surfer dovrebbero fungere da principali
antagonisti. Come noto, il film è previsto nelle sale per il
14 febbraio 2025.
I Marvel Studios hanno rilasciato un
nuovo spot per Guardiani della Galassia Vol.
3, che ironicamente promette un “lieto fine” alla
trilogia del Marvel Cinematic Universe
dello sceneggiatore e regista James
Gunn. Finora, i trailer del film sono stati
divertenti, ma si sono anche dimostrati fortemente malinconici (e
potenzialmente tragici). Sebbene anche questo nuovo spot sia pieno
di emozioni, i toni si spostano qui verso luoghi più spensierato e
persino, in qualche modo, trionfanti.
Per quanto riguarda l’umorismo,
questo finisce infatti con una nota ironica, con il narratore che
invita gli spettatori a iniziare la loro estate con un “lieto
fine” sulla scena di Peter Quill/Star-Lord (Chris
Pratt) che fissa con desiderio Nebula (Karen
Gillan), che però rifiuta preventivamente e violentemente
qualsiasi potenziale flirt. Il promo passa quindi a una scena in
cui Rocket (Bradley Cooper) dichiara: “Hai dei
problemi, Quill“. Per i fan risulterà però difficile credere a
questa promessa di lieto fine, sia perché il film sarà l’ultimo
dedicato ai Guardiani, sia perché da tempo circolano voce su eventi
tragici che potrebbero avvenire nel film.
La sinossi ufficiale per
Guardiani della Galassia Vol. 3 recita
infatti quanto segue: “in Guardiani della Galassia Vol. 3 la
nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’ diverso.
Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora, deve
radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo oltre
che per proteggere uno di loro. Una missione che, se non completata
con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li
conosciamo.“
I film di
Spider-Man stanno finalmente arrivando su
Disney+, in quanto sembra sia stato
raggiunto un accordo con Sony Pictures che consente di realizzare
un archivio di film in streaming di Spider-Man. Dunque, la trilogia
di Spider-Man con Tobey Maguire sarà
disponibile a partire dal 21 aprile insieme a The Amazing Spider-Man
con Andrew Garfield. Allo stesso modo, Spider-Man: Homecoming
con Tom Holland arriverà su Disney+ il 12 maggio. Inoltre, è stato
confermato che anche Venom con Tom
Hardy sarà disponibile in streaming dal 12 maggio.
Per ora non è stato confermato se i
titoli verranno inseriti anche nel catalogo italiano (dove però
Homecoming e Venom sono già presenti). Sebbene
poi questa sia una notizia entusiasmante, ci sono ancora alcuni
film di Spider-Man molto significativi che Disney+ deve ancora aggiungere alla sua
libreria. Questi sono Spider-Man: Far From
Home e Spider-Man: No Way
Home, ma anche The Amazing Spider-Man
2, Venom: La furia di
Carnage e il film animato Spider-Man: Un nuovo
universo. Il motivo della loro assenza potrebbe dipendere
dal loro essere piuttosto recenti e ancora legati dunque a
particolari e precedenti accordi
Tuttavia, questo nuovo annuncio
suggerisce il desiderio di avere alla fine tutti i film e gli
spin-off esistenti di Spider-Man su Disney+. Pertanto, è probabile che la
Disney stia semplicemente aspettando la scadenza dei contratti
prima di iniziare a lavorare con Sony per aggiungere l’intera
raccolta di film di Spider-Man e Venom alla loro
già piuttosto ampia libreria di contenuti Marvel. Nell’attesa che ciò
avvenga, ecco di seguito lo spot rilasciato che comunica l’arrivo
dei film in piattaforma.
Arriva in prima tv lunedì
24 aprile
Il Colibrìdi
Francesca Archibugi, melodramma corale con
protagonista Pierfrancesco Favino, in onda
alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema
Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand.
Tratto dall’omonimo best-seller –
vincitore del premio Strega – di Sandro Veronesi,
il film vanta un grandissimo cast corale che vede, accanto a
Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio
Albelli, Alessandro Tedeschi,
Benedetta Porcaroli, Massimo
Ceccherini, Fotinì Peluso,
Francesco Centorame, Pietro
Ragusa, Valeria Cavalli e inoltre la
partecipazione di Nanni Moretti. La sceneggiatura è firmata da
Francesca Archibugi, Laura Paolucci e Francesco
Piccolo.
La trama del film Il
Colobrì
Il film è il
racconto della vita di Marco Carrera, “il Colibrì”, una vita di
coincidenze fatali, perdite e amori assoluti. La storia procede
secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un
periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che
va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo. È al mare che
Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta.
Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la
vita.
La sua vita coniugale sarà
un’altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele. Marco
tornerà a Firenze sbalzato via da un destino implacabile, che lo
sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti
troverà Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che
insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati.
Il Colibrì è la storia della forza ancestrale della vita, della
strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che
talvolta sembra insostenibile. Anche con le potenti armi
dell’illusione, della felicità e dell’allegria.
Stando ad alcuni rumor circolati
nelle ultime ore, la star della trilogia sequel di Star
WarsJohn Boyega
potrebbe tornare nei panni di Finn per il prossimo film della saga, ancora
senza titolo, con protagonista Daisy Ridley,
nuovamente nei panni di Rey. Tale notizia arriva dagli affermati
insider Jeff Sneider e John
Rocha, con quest’ultimo che ha dichiarato che “diverse
fonti mi hanno contattato a causa di questo film e mi hanno detto
che – secondo loro e quello che stanno ascoltando – John Boyega
farà parte del progetto“. “Questo è quello che sto
sentendo anche io da un paio delle mie fonti e da persone fidate
che conosco“, ha poi affermato Snieder.
Vale però la pena notare che,
attualmente, Boyega non è ufficialmente collegato alla produzione
del nuovo film di Star Wars con la Ridley, il che
significa che questa voce deve per ora essere presa con le pinze.
Come noto, la Lucasfilm ha annunciato questo nuovo progetto nel
corso della Star Wars Celebration.
Poco si sa di questo nuovo film, a parte il fatto che racconterà
gli sforzi di Rey Skywalker (Ridley) per ricostruire l’Ordine Jedi,
15 anni dopo gli eventi di Star Wars: L’ascesa di
Skywalker. Il due volte premio Oscar al miglior
cortometraggio Sharmeen Obaid-Chino dirigerà il
progetto a partire da una sceneggiatura di Steven
Knight.
Considerando il legame esistente tra
Rey e il personaggio di Boyega, Finn, è difficile credere che
questi non sarà presente nel film. Una sua eventuale assenza
dovrebbe infatti essere spiegata in modo convincente. Ma sappiamo
anche che l’attore si è espresso in modo non
propriamente favorevole nei confronti del franchise, dicendosi disposto a tornare solo ad
alcune condizioni. Ad ora, però, non resta che attendere
maggiori informazioni, per questo film che, oltre al titolo, è
ancora privo di data di uscita ufficiale. Ora che è stato
annunciato però, è lecito aspettarsi che da qui in avanti maggiori
comunicazioni verranno fatte a riguardo, permettendo così di
scoprire qualcosa di più riguardo questo misterioso, atteso e
temuto nuovo capitolo della saga.
Apple TV+
ha svelato oggi il primo teaser della serie drammatica
“Lezioni di chimica” (“Lessons in Chemistry”),
interpretata e prodotta esecutivamente dal premio Oscar Brie Larson (“Captain
Marvel”, “Room”)
e basata sul romanzo d’esordio best-seller di Bonnie Garmus,
autore, editore scientifico e copyrighter. “Lessons in Chemistry”
farà il suo debutto globale su Apple TV+ questo
autunno.
La trama e il cast di Lezioni di
chimica
Ambientata nei primi anni ’50,
segue Elizabeth Zott (Brie
Larson), il cui sogno di diventare una scienziata
viene stroncato dalla società patriarcale in cui vive. Quando
Elizabeth viene licenziata dal laboratorio, accetta un lavoro come
conduttrice in un programma televisivo di cucina e si propone di
insegnare a una nazione di casalinghe trascurate – e agli uomini
che improvvisamente la stanno ascoltando – molto più che semplici
ricette.
Al fianco di Brie Larson troviamo Lewis
Pullman (“Top Gun: Maverick”, “Outer Range”), la
vincitrice del NAACP Image Award Aja Naomi King
(“Le regole del delitto perfetto”, “The Birth of a Nation – Il
risveglio di un popolo”), Stephanie Koenig
(“L’assistente di volo – The Flight Attendant”, “The Offer”),
Kevin Sussman (“The Big Bang Theory,” “The
Dropout”), Patrick Walker (“Gaslit”, “Gli ultimi giorni di Tolomeo
Grey”), e Thomas Mann (“Winning Time: L’ascesa della dinastia dei
Lakers”, “Quel fantastico peggior anno della mia vita”).
Proveniente dagli Apple Studios,
Lezioni di chimica è prodotto da Aggregate Films.
Il sei volte candidato all’Emmy Award Lee Eisenberg (“WeCrashed”,
“Little America”) è showrunner. La serie è prodotta esecutivamente
dalla candidata all’Oscar Susannah Grant (“Unbelievable”, “Erin
Brockovich – Forte come la verità”) insieme a Larson. Jason Bateman
e Michael Costigan (“Ozark”, “A Teacher: una storia sbagliata”)
sono produttori esecutivi della Aggregate Films. Natalie Sandy è
produttrice esecutiva di Piece of Work Entertainment insieme a
Eisenberg. Louise Shore è anche produttrice esecutiva.
Dopo anni passati a interpretare
Capitan America nel Marvel Cinematic Universe, Chris Evans ha
affermato che ha adorato il poter essere colui che viene salvato da
un pericolo all’interno dell’imminente commedia d’azione di
Apple
TV+Ghosted. Intervistato alla
premiere di Ghosted a New York il 18 aprile, Evans ha insistito sul
fatto di essere stato la “damigella in pericolo” per una volta, con
la co-protagonista Ana de Armas
che lo salva dai guai. “È stato fantastico. Voglio dire,
abbiamo visto tutti Ana essere tosta; era così brava in No Time to
Die“, ha detto Evans.
“È stato bello essere la
damigella in pericolo. È stato bello aver bisogno di essere
salvato, principalmente perché non ho dovuto sudare durante le
sequenze d’azione“. In Ghosted, infatti, Evans
interpreta Cole Riggan, un romantico senza speranza innamoratosi di
Sadie, interpretata dalla Armas. Dopo però che questa smette di
rispondere ai suoi messaggi, Cole decide di cercarla, finendo però
con lo scoprire che Sadie è in realtà un agente della CIA in
missione. A quel punto Cole finirà per essere trascinato in
un’avventura internazionale, durante il quale dovrà fare
affidamento su Sadie per non rimanere ucciso.
Evans e la de Armas hanno già
lavorato insieme in Knives Out e The Grey Man, ma
a differenza di questi, in Ghosted faranno finalmente
squadra. “Sì, finalmente siamo riusciti ad andare
d’accordo“, ha detto Evans. “Ma la bellezza del film è che
anche se c’è un interesse amoroso all’inizio, la maggior parte del
film è una discussione tra loro, e questo è divertente perché Ana è
davvero divertente, molto versatile, molto aperta
all’improvvisazione. Era una compagna di scena perfetta per questo
tipo di dinamica“. Alla luce di ciò, ricordiamo Ghosted arriva dal 21
aprile Apple TV+, permettendo così di poter ritrovare
Evans negli inediti panni di colui che necessita di essere
salvato.
HBO Films ha
diffuso il primo teaser trailer di Reality,
il prossimo thriller drammatico biografico che vedrà protagonista
Sydney Sweeney.
Come mostra il trailer
teaser di Reality di un minuto , la
star di Euphoria interpreta Reality Winner,
un informatore nella vita reale. Winner, un ex membro
dell’aeronautica americana e traduttore della NSA, ha scoperto il
coinvolgimento della Russia nelle elezioni presidenziali
statunitensi del 2016. La premiere del film negli USA è prevista
per il 29 maggio su HBO e Max. Basato sull’opera teatrale di Tina
Satter Is This A
Room , Reality è diretto
da Tina Satter e si basa su una sceneggiatura
scritta da Satter e James Paul Dallas. Il film è interpretato dal
candidato all’Emmy
Sydney Sweeney (Euphoria,
The
White Lotus), Josh Hamilton e Marchánt
Davis.
“Il 3 giugno 2017, Reality
Winner, ex specialista dell’intelligence americana di 25 anni, si
confronta con agenti dell’FBI che
arrivano a casa sua per mettere in dubbio il suo ruolo sospetto
nella cattiva gestione di informazioni riservate“, si legge
nel logline. “Basato su fatti realmente accaduti, il
dialogo del film è tratto direttamente dalla trascrizione della
loro conversazione tesa e travolgente. I produttori
esecutivi di Reality sono Satter, Ellyn Daniels, Will
O’Connor, Daniel Ginsberg, Andrew Beck, Bill Way, Elliott Whitton,
Eva Maria Daniells, Philipp Engelhorn e Caitlin Gold. I
produttori sono Noah Stahl, Brad Becker-Parton, Riva Marker e Greg
Nobile.
Mentre Avatar: La via
dell’acqua di James Cameron è
appena tornato in sala per nuove proiezioni, è stato comunicato che
il film ha ottenuto un profitto particolarmente importante dai suoi
guadagni record al box office. Il pluripremiato sequel di Avatar, che attualmente
è il terzo film di maggior incasso della storia, ha infatti
ottenuto un utile netto di 531,7 milioni di
dollari dopo la sua forte corsa nelle sale. Le entrate del film,
che includono passaggio nelle sale cinematografiche, home-video e
TV/streaming, ammontano a quasi 1,62 miliardi di
dollari mentre le spese, sommando la produzione, il marketing e
altri costi, avevano raggiunto oltre 1,08 miliardi di
dollari.
come noto, Avatar – La via
dell’acqua è stato per sette settimane consecutive al vertice
del box office dopo la sua uscita a dicembre, incassando alla fine
oltre 2,31 miliardi di dollari in tutto il mondo.
Solo il film Avatar originale (2,92 miliardi) e Avengers: Endgame (2,79
miliardi) hanno guadagnato numeri al botteghino maggiori nella
storia del cinema. Il successo di questo nuovo film ha dunque reso
Cameron il primo regista a detenere tre film da due miliardi di
dollari a suo nome (il terzo è Titanic), assicurando anche
all’attrice Zoë Saldaña
l’onore di diventare la prima star a recitare in quattro film che
hanno incassato 2 miliardi al botteghino (i due Avatar e
gli ultimi due Avengers).
Come noto, infine, lo scorso
novembre, Cameron aveva affermato che l’enorme budget di La via
dell’acqua era “un cattivo affare”, insistendo sul fatto che
doveva diventare uno dei quattro maggiori incassi nella storia del
cinema per poter raggiungere il pareggio. Un risultato ampiamente
raggiunto, che ha permesso a Cameron di confermare, oltre al già
annunciato Avatar 3 anche Avatar
4 e Avatar 5, con i quali dovrebbe portare a
compimento l’epico racconto iniziato nel 2009. È molto probabile
che gli incassi di Avatar: La via
dell’acqua cresceranno ancora nel tempo e sarà
interessante scoprire a quali cifre potranno arrivare i successivi
capitoli.
Come ormai noto, la Fase 4 del
Marvel Cinematic Universe
è stata caratterizzata da alti e bassi, generando non poca
confusione tra i fan. La Fase 5, con
Ant-Man and the Wasp:
Quantumania, non ha migliorato le cose, complicando
ulteriormente la situazione e il futuro della Multiverse
Saga. Ora, il co-regista di Avengers: Endgame, Joe
Russo, ha però chiesto ai fan di essere pazienti con la
Marvel e con la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. “Non
c’è nessuno più bravo a raccontare storie del presidente dei
Marvel Studios Kevin Feige in questo momento.
Se hai intenzione di scommettere su qualcuno, scommetti su di
lui“, ha detto il regista nel corso di un’intervista.
“Penso che il tipo di storia che
si è svolto nelle fasi su cui abbiamo lavorato fosse un tipo di
storia molto specifico che si è concluso in quelle fasi e ora è il
momento di una nuova storia, e penso che questa sia la direzione
che la Marvel sta prendendo Ti stanno
raccontando una storia molto diversa, una storia molto nuova e
penso che il pubblico debba solo essere paziente con il
reindirizzamento perché non puoi continuare a raccontare la stessa
storia più e più volte o perdi il pubblico“. Per Russo,
dunque, si tratta solo di avere pazienza, con il quadro generale di
questo nuovo racconto che sarà presto chiaro.
Joe Russo ha poi continuato,
affermando: “penso che stiano prendendo delle oscillazioni
molto grandi e stanno giocando con il tono e stanno sostenendo la
diversità tanto quanto chiunque nello spazio narrativo in questo
momento e tutte queste cose sono enormi vittorie per grandi-
narrazione su scala.” I commenti di Joe Russo arrivano dopo
che i fan, come anticipato, hanno espresso preoccupazione per il
fatto che l’MCU sia diminuito di qualità dopo
la conclusione della Infinity Saga.
Diversi titoli della Fase 4, tra cui Eternals e Thor: Love and Thunder, hanno
ricevuto recensioni contrastanti da parte della critica e hanno
avuto prestazioni inferiori alle aspettative al botteghino.
Le attenzioni sono ora tutte puntate
su Guardiani della Galassia
Vol. 3 in arrivo al cinema il 3
maggio, il quale avrà il compito di risollevare un po’ gli
animi. I due precedenti film diretti da James
Gunn sono tra i più apprezzati dai fan e le
aspettative sono molto alte anche per questo nuovo capitolo, che se
da una parte concluderà le avventure dei Guardiani, dall’altra
introdurrà nuovi personaggi, che potrebbero rivelarsi decisivi per
il futuro dell’MCU. In generale, volendo credere
alle parole di Joe Russo, non resta che attendere e vedere cosa
accadrà nel corso di questa Fase 5, decisamente decisiva in vista
del gran finale della Fase 6.
I creatori di Stranger
Things Matt e Ross Duffer stanno sviluppando un
nuovo dramma di fantascienza intitolato The
Boroughs per Netflix, ad annunciarlo è il The Hollywood
Reporter. La nuova serie vedrà Jeffrey Addiss e Will Matthews
(The Dark Crystal: Age of Resistance)
agire come showrunner del progetto, con l’idea per la serie
sviluppata sempre dal duo di scrittori. La serie sarà composta da
una prima stagione di otto episodi e sarà prodotta da
Addiss, Matthews e i Duffer tramite la loro
società Upside Down Pictures.
Secondo una breve descrizione della
serie, The Boroughs si svolgerà in una
“comunità di pensionati apparentemente pittoresca nel deserto del
New Mexico” e ruoterà attorno a “un gruppo di improbabili eroi che
devono unirsi per impedire a una minaccia ultraterrena di rubare
l’unico cosa che non hanno: il tempo.
“Siamo fan della scrittura di
Jeff e Will da molto tempo, e quando ci hanno presentato la loro
idea per The
Boroughs , abbiamo subito capito che avevano
qualcosa di molto speciale tra le mani“, hanno detto i Duffer
in un comunicato che annunciava la notizia su
Giovedì. “Sebbene gli eroi di The
Boroughs abbiano qualche anno in più rispetto ai
ragazzi di Stranger
Things, sono un gruppo di disadattati
altrettanto adorabile, e non vediamo l’ora che tu ti unisca a loro
in un’avventura che a volte è spaventosa, divertente e
profondamente toccante”.
The
Boroughsè un altro progetto su cui i Duffer
stanno lavorando per Netflix insieme ad una serie
di altri titolo annunciati in sviluppo. Oltre
all’imminente quinta
e ultima stagione di Stranger
Things, il duo di fratelli ha anche
recentemente annunciato unanuova serie
animataambientata nel mondo di Stranger
Things, oltre a uno
spettacolo teatralee una serie spin-off live-action
basata sul franchise di successo. La coppia sta
anche
lavorando a un adattamento di The
Talisman di
Stephen King e Peter Straub , nonché
a un adattamento live-action della serie anime di
successo Death
Note .
In occasione dell’uscita in sala
di La casa – Il risveglio del
male (qui la recensione), il
produttore del franchise di La casa (nonché sua ex star)
Bruce Campbell ha
rivelato che lui e Sam Raimi hanno in programma di
rilasciare nuovi film di La casa con maggior
frequenza. Dopo il successo del primo film di Raimi nel 1981,
Campbell è tornato nei panni di Ash Williams per due sequel e, più
recentemente, per uno show televisivo. Il regista Fede
Álvarez aveva invece diretto il remake del franchise nel 2013, e
ora La casa – Il risveglio del male di Lee
Cronin si propone come sequel-reboot del franchise, con un
legame più profondo con i film originali.
Mentre Campbell non ha fornito
risposte alle domande su un suo possibile ritorno nei panni di Ash
per un futuro film della saga di La casa, ha invece rivela
in un’intervista qual è il piano per il futuro del franchise.
Sostanzialmente, Campbell condivide la speranza di creare una rete
più interconnessa di nuovi film negli anni a venire. “Penso che
le storie progrediranno un po’ di più adesso. Proveremo a farli più
ogni 2 o 3 anni piuttosto che ogni 10 anni. È anche la prima volta
che Sam lavora con suo fratello Ivan per creare una Bibbia
complessiva che dia ai futuri scrittori e registi un’idea di dove
dovrebbe andare questa cosa per legarsi potenzialmente ad alcune di
queste storie”.
“Quindi penso che diventerà un
po’ più interconnesso con il passare degli anni. Ma perché è tutta
una questione di libri. Potrebbe essere un libro nel passato, un
libro nel futuro. È ancora da definire“. Il commento di
Campbell suggerisce dunque che i tre Necronomicon
potrebbero anche essere alla base di storie passate o future. Con
La casa – Il risveglio del male che dimostra che il
franchise può avere successo anche con una nuova ambientazione con
nuovi personaggi e un nuovo regista, il campo di gioco può davvero
essere aperto a nuove voci, ampliando il mondo in modo
entusiasmante. Resta da vedere come proseguirà ora il franchise di
La casa, ma è chiaro che c’è ancora molto da
raccontare.
Il film Venom 3 con
Tom Hardy ha iniziato il suo processo casting
e l’attrice di Ted LassoJuno Temple è
in trattative per unirsi al progetto, prossimo film Sony-Marvel. Mentre l’MCU si sta concentrando sulla
Multiverse Saga, infatti, Sony Pictures continua a costruire il suo
universo condiviso ispirato a Spider-Man. Attualmente c’è
Venom 3 nella fase di
pre-produzione, con Hardy che riprenderà ancora una volta il ruolo
di Eddie Brock.
Mentre i dettagli della trama sono
ancora nascosti, Venom 3 sembra dunque poter vantare un
nuovo membro del cast. Secondo alcune fonti, Temple, meglio
conosciuta per il suo ruolo in Ted Lasso di Apple TV +,
starebbe stringendo un accordo per unirsi al sequel di Venom. La Sony
Pictures, però, non ha ancora commentato riguardo casting di
Temple, il cui ruolo che andrà a ricoprire rimane ancora
sconosciuto.
Ad ora sappiamo unicamente che
Venom 3 concluderà la trilogia dedicata ad Eddie Brock. La
Sony Pictures è stata molto vaga su ciò che il futuro ha in serbo
per Hardy all’interno del Sony’s
Spider-Man Universe dopo questo terzo lungometraggio. Con
altri film nell’universo di Spider-Man di Sony ancora in
corso, è difficile immaginare che Venom non comparirà più sul
grande schermo dopo questo trequel. Un film come Madame Web, che secondo quanto riferito
si occuperà del multiverso, sarebbe il posto naturale in cui il
personaggio potrebbe apparire.
Per ora, ad ogni modo, non resta che
aspettare l’inizio effettivo della produzione, per scoprire di più
sulla trama e sul ruolo che la Temple andrà a ricoprire nel film,
qualora le trattative andassero per il meglio. E dato che il suo
ruolo viene descritto come un personaggio “chiave”, probabilmente
avrà una grande importanza in Venom 3. Per ora ci
limitiamo a ricordare che Venom 3 sarà diretto da
Kelly Marcel, che sta anche scrivendo la
sceneggiatura. Sarà inoltre interpretato ancora una volta da
Tom Hardy e prodotto da Avi Arad,
Matt Tolmach, Amy Pascal e Hutch Parker.
La letteratura per giovani si è
affermata negli ultimi anni come un’inesauribile miniera d’oro per
il cinema. La settima arte ha infatti potuto attingere a piene mani
in un ampio bacino di racconti pensati per i ragazzi, nei quali si
affrontano tematiche, dinamiche e tabù propri di quell’età. Si è
così passati dai film tratti da romanzi per giovani di genere
distopico fino ai più classici racconti di formazione, senza
dimenticare la sfera dell’erotismo. A quest’ultima ci ha pensato la
serie di quattro (ad oggi) lungometraggi
After, tratti dai romanzi di Anna
Todd. Il secondo capitolo di questi, After
2, si è in particolare affermato come un importante
successo.
Questo perché, uscito nell’autunno
del 2020 in vari paesi del mondo, ha contribuito al ritorno in sala
di numerosi spettatori nonostante i timori relativi alla pandemia
da Covid-19. Un risultato che conferma una volta di più il grande
interesse nei confronti di tale serie, dei suoi protagonisti e
delle tematiche affrontate. Questo secondo capitolo, adattamento
cinematografico del romanzo del 2013 After – Un cuore in mille
pezzi, porta infatti avanti il racconto dei due giovani
protagonisti, aggiungendo però nuove dinamiche e proponendo
passioni ancora più intense.
Per tutti gli appassionati di questo
genere di storie, dunque, si tratta di un film da non perdere, che
nel bene e nel male sa trovare il modo di comunicare con gli
spettatori più giovani e in cerca di storie intense, che permettano
di sognare e fantasticare. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e ai suoi sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di After 2
Dopo le dolorose rivelazioni emerse
nel primo film, in questo nuovo capitolo
Tessa e Hardin si
trovano a dover affrontare nuove sfide se vogliono tornare non
uniti più di prima. Tessa, che intanto ha cominciato a lavorare
come stagista nella prestigiosa casa editrice Vance, suscita
l’interesse di altri ragazzi, disposti a farle dimenticare Hardin.
Ma non soltanto la sua sfera sentimentale è un completo caos. Un
improvviso ritorno, infatti, sconvolgerà la ragazza: qualcuno che
non vedeva da tempo farà capolino nella sua vita, senza alcun
preavviso. Hardin, invece, ha disperatamente bisogno di lei e,
sebbene Tessa provi a perdonarlo, non sa ancora quali terribili
segreti nasconde il passato del ragazzo.
A dar volto alla protagonista è di
nuovo l’attrice Josephine
Langford, la quale ha rivelato di essere stata una fan
di After sin dalle sue prime
pubblicazioni su Wattpad. Per sua fortuna, per questo secondo film
ha avuto più tempo per prepararsi. Come noto, essendo stata scelta
all’ultimo per il ruolo, ebbe a disposizione soltanto una settimana
per prepararsi alle riprese del primo. Nei panni di Hardin Scott vi
ancora Hero
Fiennes-Tiffin, da sempre prima scelta per il ruolo.
Per poter assumere tali panni, l’attore si è sottoposto di nuovo a
diverse ore di trucco, volte ad applicare sul suo corpo i tatuaggi
che caratterizzano il personaggio.
Per il ruolo della madre di
Tessa è invece stata scelta l’attrice Selma
Blair, la quale si è dichiarata entusiasta di poter
prendere parte ad un progetto amato dai giovani. Per lei si è
trattata dell’ultima volta nei panni di tale personaggio, essendo
poi stata sostituita da Mira Sorvino a
partire dal terzo film. Dylan Sprouse, conosciuto
principalmente per il suo ruolo di Zack Martin nella serie Zack
e Cody al Grand Hotel, è invece Trevor Matthews, collega di
Tessa presso la casa editrice. Si ritrovano poi nel film anche
Louise Lombard nel ruolo Trish Daniels,
Charlie Weber in quello di Christian Vance,
e Candice King nei panni di Kimberly
“Kim” Vance.
I sequel di After 2, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
In seguito al buon successo del
film, sono stati realizzati anche After 3, basato su After –
Come mondi lontani e After – Anime perdute e
After 4, basato sull’ultimo libro della
serie, After – Amore infinito. Per il 2023 è invece
previsto After 5 (il cui titolo originale
è After Everything). Questo è però basato sulla novella
prequel, intitotala Before. La trama ruoterà attorno alla
vita di Hardin Scott prima che incontrasse Tessa Young. Il progetto
descriverà in dettaglio una “conversazione più ampia”, con una
trama più ampia che include il trauma del personaggio e la vita
familiare. Poiché il film ritrarrà il personaggio in giovane età,
Hero Fiennes Tiffin non riprenderà il ruolo. Attualmente non è però
nota la data di uscita.
In attesa di vedere i sequel, è
possibile fruire di After 2 grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Infinity+, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 20 aprile alle ore 21:20
sul canale Rai 2.
Quello del war movie è un
genere che negli ultimi anni si è sempre più dimostrato interessato
a narrare non tanto i vari conflitti bellici in sé quanto gli
effetti che questi provocano sull’essere umano. Tra stress e
psicosi, è facile ritrovare tutto ciò in opere esemplari come
The Hurt Locker e
Good Kill. Ci
sono però film ancor più estremi di questo genere che puntano tutto
sul confronto tra l’uomo con le proprie paure più grandi. Uno di
questi è Mine
(qui la recensione),
lungometraggio del 2016 e titolo d’esordio per gli italiani
Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.
In questa loro opera prima, infatti, il genere viene spogliato e
ridotto all’osso per concentrarsi unicamente sulla psicologia del
personaggio.
Un film estremamente complesso tanto
da realizzare quanto da rendere efficace. I due giovani registi e
sceneggiatori non si sono però fatti scoraggiare, dimostrando una
volta di più la possibilità di realizzare anche opere di produzione
italiana di questo genere. Con le riprese svoltesi nelle Isole
Canarie, dove è stato ricostruito il deserto del Nord Africa,
Mine risulta infatti particolarmente realistico e capace
di generare tensione basandosi unicamente sui pochi elementi presi
in considerazione. Accolto con grande entusiasmo dalla critica
italiana, il film ha così lanciato la carriera dei due cineasti,
interessati a dar vita ad opere diverse da quelle che si è solite
vedere nel cinema italiano.
Venduto a livello internazionale,
ancora oggi Mine è indicato come uno dei migliori atipici
film di guerra. Pur rimanendo sullo sfondo, il conflitto riecheggia
nel soldato protagonista, contribuendo alla formazione di tutte
quelle psicosi che il cinema ha più volte raccontato. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo significato
generale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Mine
Protagonista del film è il marines
Mike Stevens, il quale insieme al commilitone
Tommy Madison si trova a fuggire nel deserto del
Nord Africa in seguito ad un fallito tentativo di assassinio. Nel
tentativo di rientrare alla base, i due si rendono però conto di
essersi persi e anche il loro strumento gps sembra essere fuori
uso. Per loro sfortuna, vagando nel deserto, si imbattono in un
campo minato. Tommy, che per primo finisce su una di queste, perde
all’istante le gambe nell’esplosione. Nel tentativo di aiutarlo,
anche Mike finirà con il pestare una mina. Impossibilitato a
muoversi, il marines non può che attendere i soccorsi, i quali non
arriveranno però prima di cinquantadue ore. Per Mike ha così inizio
una terribile prova di resistenza, senza acqua né cibo, ed esposto
a tutti i rischi possibili.
Per un film incentrato pressocché su
di un unico attore, costretto ad una prova di resistenza data
dall’immobilità, era assolutamente necessario trovare l’interprete.
Il produttore statunitense propose ai due registi di affidare il
ruolo ad Armie Hammer,
distintosi in quegli anni in film come The Social Network e
J. Edgar. Per i due Fabio, però, questi aveva troppo
fascino per la parte di Mike Stevens ed erano convinti che avrebbe
rovinato il film. Dopo averlo incontrato, però, si convinsero che
questi poteva essere l’attore giusto. Hammer, infatti, si disse
disponibile ad adattarsi al ruolo, preparandosi accuratamente a
tutte le evoluzioni psicologiche che questo necessitava. La sua
interpretazione è stata poi particolarmente lodata.
Accanto a lui, nei panni del
commilitone Tommy Madison vi è l’attore inglese Tom
Cullen, principalmente noto per le serie Downton
Abbey, The Five e Knightfall. Prima di lui i due
registi avevano però considerato attori come Ramy Malek e
Adam Brody.
L’attrice Annabelle
Wallis, nota per film come Annabelle e
King Arthur – Il potere della spada, è invece presente nei
panni di Jenny, la ragazza di Mike. Gli attori Geoff
Bell e Juliet Aubrey interpretano
rispettivamente il padre e la madre del protagonista, mentre
Clint Dyer è il Berbero. Questi fa parte di quella
popolazione autoctona tipica delle zone del Nord Africa e nel corso
del film darà diversi consigli di vita allo stesso
protagonista.
Mine: il significato del
film
Come anticipato, Mine è un
film estremamente atipico per il suo genere. Non solo blocca il
personaggio in mezzo ad uno spazio potenzialmente infinito,
contrariamente ai soliti spazi angusti, ma pone anche una serie di
metafore che lo spettatore è chiamato a raccogliere lungo la
visione. La prima e più importante è naturalmente la mina. Questa
rappresenta infatti la paura di proseguire, di muoversi e andare
avanti. Se lo facesse, infatti, Mike teme che qualcosa di terribile
potrebbe capitare. Rimanendo bloccato, però, il protagonista è
costretto a confrontarsi con una serie di episodi del passato, di
sensazioni e paure. Si sviluppa così un vero e proprio viaggio
nella mente, che porta il protagonista a fare i conti con i propri
demoni interiori. Soltanto nel momento in cui troverà il coraggio
di andare avanti e muoversi, capirà di non essere mai stato
realmente in pericolo.
Il trailer di Mine e dove
vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Mine è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì
20aprile alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
La scioltezza e la
versatilità con cui Elizabeth Banks, regista di
Cocainorso, sta attraversando da qualche tempo a
questa parte le pieghe dell’industria dello show business
hollywoodiano è qualcosa che merita sincera ammirazione. Come
attrice ha recentemente centrato due notevoli successi artistici
“impegnati” quali la miniserie Mrs. America e soprattutto il lungometraggio
Call Jane, esordio alla regia di Phyllis
Nagy di cui non si è purtroppo parlato abbastanza ma che
vi consigliamo assolutamente di recuperare.
Dietro la macchina da presa invece Banks continua un percorso
votato alla leggerezza, e Cocainorso non poteva
che dirigersi con coerenza verso tale direzione.
Cocainorso, tratto da una storia
vera
Questa commedia
mescolata al survival-horror che rivisita una storia realmente
accaduta possiede proprio nella sua idea di partenza il DNA
necessario per diventare un piccolo oggetto di culto, fattore che
l’autrice sa sfruttare con intelligenza. L’immersione dello
spettatore nell’universo filmico dominato dall’orso strafatto di
cocaina è immediato, scintillante ed esplicitamente votato al
divertimento. Insomma, Banks si affida ancora una volta al genere
che conosce meglio
per declinarlo nella sua espressione migliore, evitando però
inutili sovrastrutture:Cocainorso
non vuole essere una teorizzazione o un “manifesto” al femminile,
semplicemente cerca di divertirsi a far divertire il pubblico.
In un momento in cui il
cinema di intrattenimento stenta visibilmente nel tentativo di
regalarci contenuti originali, spesso nascondendo tale mancanza
dietro la ridondanza della messa in scena – in particolar modo
quando si possono adoperare a dismisura gli effetti speciali –
Cocasinorso invece punta sulla follia dell’assunto
di partenza e lo sviluppa grazie a una sceneggiatura che accompagna
i vari personaggi in scena (ma leggete pure “vittime designate”,
immaginiamo sappiate bene di che tipo di film stiamo scrivendo…)
dentro una trama capace di proporre momenti di azione ben
congegnati: su di essi si poggia infine una messa in scena mai
indecisa, che non risparmia colpi bassi allo spettatore quando si tratta di mostrare
il proprio lato gore.
A questo gioco
goliardico si prestano recitando a briglia sciolta
Keri Russell,
Alden Ehrenreich, Margo Martindale, O’Shea Jackson
Jr., il
compianto Ray Liotta e altri caratteristi di
lusso (vi risparmiamo una sorpresa o due…). Un cast che riesce con
efficacia a sottolineare l’assurdità di situazioni e avvenimenti
senza però lasciar scivolare il tono dentro la parodia
ridanciana.
Perché l’aspetto forse
più interessante di Cocainorso è proprio quello di
non sbilanciarsi mai veramente in favore della commedia: ovviamente
l’intento è quello di far passare al pubblico un’ora e mezzo di
stralunato divertimento, ma non soltanto necessariamente attraverso
la risata. Il lato horror e la conseguente estetica “forte” che
esso necessariamente comporta sono elementi fondanti del progetto,
e Elizabeth Banks non se ne dimentica nella
maniera più assoluta.
La rappresentazione
dell’animale protagonista è sotto questo punto di vista
emblematica: ai brevi momenti di comicità assurda dovuta
dall’essere “strafatto” si contrappongono quelli in cui diventa una
belva sanguinaria, rendendo Cocainorso un mix con
una sua specifica energia, stridente quanto produttiva.
Il film di Elizabeth Banks risulta un ibrido
interessante, che intrattiene ma tutto sommato non concede quasi
mai momenti di cinema liberatorio (i quali troppo spesso peccano di
una certa frivolezza). Se proprio vogliamo trovare un limite al suo
operato è probabilmente quello di essere fin troppo “intelligente”,
o meglio costruito in maniera tale che la volontà di creare un film
che funzioni si sovrappone alla ricerca dell’imprevisto, di quel
qualcosa di magari imperfetto ma comunque originale, diverso.
Cocainorso, sia ben chiaro nel bene molto più che
nel senso deteriore del termine, è esattamente quello che ci si
aspetta da esso. Frizzante, sanguigno, in poche parole
inattaccabile nel suo essere cinema d’evasione. Eppure si ha
comunque l’impressione che qualche caduta di tono, qualche
variazione inaspettata lo avrebbero reso ancor più interessante. Ma
tant’è, quello che Elizabeth Banks, il suo cast di attori e il
suo bestione zannuto hanno realizzato è decisamente divertente.
Netflix annuncia che la terza parte di
Lupin, la serie francese fenomeno globale,
sarà disponibile dal 5 ottobre in tutti i Paesi in cui il servizio
è attivo.
In questi nuovi 7 episodi
Omar Sy tornerà nel ruolo di Assane Diop al fianco
di Ludivine Sagnier, Antoine Gouy, Soufiane Guerrab e
Shirine Boutella. Creata da George Kay in collaborazione
con François Uzan, la serie è diretta da Ludovic Bernard, Podz
(Daniel Grou) e Xavier Gens e prodotta da Gaumont.
La trama della terza
stagione di Lupin
Assane ora è in
clandestinità e deve imparare a vivere lontano dalla moglie e dal
figlio. Le sofferenze che lui stesso ha causato lo spingono a
tornare a Parigi con una folle proposta: abbandonare la Francia e
ricominciare da capo altrove. Ma gli spettri del passato sono
sempre dietro l’angolo e un ritorno inatteso sconvolgerà i suoi
piani.
Dopo
Tre piani,
Nanni Moretti torna dietro – e davanti – la
macchina da presa con
Il sol dell’avvenire, che tra commedia e dramma
rappresenta una summa del Moretti regista, della sua concezione di
cinema e del rapporto con gli attori, ma anche del Moretti uomo dai
saldi principi, faticoso nei rapporti, scaramantico, con le sue
idiosincrasie, sarcastico e tagliente – metaforicamente e
letteralmente. Il Moretti che tutti conoscono, dai tempi di
Ecce Bombo, insomma. Il film, che sarà in
concorso al prossimo Festival
di Cannes, accanto a Bellocchio e
Rohrwacher, rappresenta anche un momento di
autocritica e riflessione su sé stesso, soprattutto per quel che
riguarda affetti e relazioni. Senza tralasciare la passione
politica che ha sempre contraddistinto il regista.
La trama de Il sol
dell’avvenire
Giovanni,
Nanni Moretti, è un regista alle prese con un
film ambientato nel ’56, al tempo dell’invasione russa in Ungheria.
In questo film,
Silvio Orlando interpreta Ennio, un giornalista
de L’Unità, animatore di una sezione del Pci al Quarticciolo.
Accanto a lui, Barbora Bobulova veste i panni di
Vera, una sarta, attivista del medesimo circolo. Proprio nei giorni
in cui i carri armati entrano in Ungheria, la sezione romana ospita
il circo ungherese Budavari. Ennio e Vera si trovano, come tutti i
militanti del Pci, a dover prendere posizione riguardo ai fatti di
Ungheria. Lo spettatore segue Giovanni e la sua troupe sul set,
alle prese con i problemi quotidiani. Intanto, Giovanni sta
pensando anche a un altro suo progetto cinematografico: un film
incentrato sulla storia d’amore tra due ragazzi, con colonna sonora
di canzoni italiane anni ’60. Nella vita privata del protagonista,
poi, sta per succedere qualcosa di inatteso: sua moglie,
Margherita Buy, che è anche la sua produttrice, vuole
lasciarlo da tempo e sta cercando il modo giusto per dirglielo,
mentre sua figlia, Valentina
Romani, intraprende una relazione sentimentale con un
uomo molto più grande di lei. Le certezze di Giovanni sembrano
crollare e lui si trova spaesato.
Il sol dell’avvenire, summa
morettiana
Il sol
dell’avvenire sembra una summa di tutti i lavori più
iconici di Moretti: da Ecce Bombo a Sogni d’oro,
da La messa è finita, a Palombella rossa. Un
florilegio, un amarcord – con il richiamo felliniano del circo –
pieno di citazioni dei suoi film precedenti. Si parte dal nome del
protagonista, Giovanni, e dalla coperta di Sogni d’Oro,
per arrivare alla sua passione per i dolci, alle disquisizioni
sulle scarpe – imperdibile il monologo sui sabot – al monopattino
che prende il posto della storica vespa, a tante altre che lo
spettatore più appassionato potrà divertirsi a scovare. Complice un
finale rigorosamente top secret, il film sembra la chiusura di una
fase, se non di una carriera – cosa fermamente smentita dal
regista. Ne Il sol dell’avvenire c’è il
Moretti che piace alla follia o si odia. Quello che i detrattori
dicono noiosamente egoriferito e chi lo ama non vede l’ora di
vedere. Perché si riconosce nel suo spirito tagliente e condivide
parecchie delle sue considerazioni, ne apprezza la franchezza e la
coerenza con cui tiene fede alla propria identità, nonostante le
critiche.
Coerenza e coesione ne Il sol
dell’avvenire
Nonostante la struttura complessa –
due film nel film – le sceneggiatrici Federica
Pontremoli, Valia Santella e
Francesca Marciano hanno fatto, insieme con
Nanni Moretti, un ottimo lavoro. Non era facile
tenere tutto assieme, ma ci sono riusciti senza annoiare, dando
dinamicità e riuscendo al tempo stesso a mantenere chiari i diversi
filoni narrativi. Il sol dell’avvenire è
un film estremamente coeso e coerente. Si può dire che i due film,
uno girato e l’altro immaginato dal regista, rappresentino un po’ i
due filoni lungo i quali Moretti si è sempre mosso: quello dei
rapporti umani, privato, e quello politico, da regista e da uomo
politicamente e socialmente impegnato quale è sempre stato.
Entrambi confluiscono nel prodotto finale, restituendo un quadro
completo della personalità del regista e del suo cinema. La durata,
poi, non è eccessiva, e ciò fa sì che il lavoro non si disperda e
diluisca in rivoli poco proficui, risultando anzi, anche poetico in
alcuni momenti.
Lo stupore negli occhi
Un elemento che rimane impresso
anche dopo la visione de Il sol
dell’avvenire ed è ricorrente nel film, è lo sguardo
stupito, esterrefatto del regista di fronte ad alcune cose del
mondo, ad alcuni cambiamenti, talvolta derive, attuali, ma anche ad
alcuni aspetti del carattere o dei gusti altrui, che lo lasciano,
appunto basito. Valga ad esempio il gustosissimo colloquio con i
dirigenti di Netflix. È da apprezzare questo coraggio di stupirsi,
di essere ancora esterrefatti, se è il caso, di indignarsi, anziché
farsi scivolare tutto addosso, come assuefatti. Questo, Moretti
riesce ancora a farlo e forse invita anche lo spettatore a
ritrovare lo stupore, perché, come afferma, “due o tre principi
bisogna pureaverli”.
Moretti cineasta intransigente ne
Il sol dell’avvenire
Il Moretti regista si descrive qui
come lo si immaginava, e forse anche peggio, nel suo essere
dispotico e impositivo: l’ascolto, e il canto delle canzoni sul set
per prepararsi a girare, l’attrice che deve obbedire, altrimenti
viene cacciata, a costo di ricominciare da capo il film. Ma anche
un’idea di cinema chiarissima e difesa a spada tratta, come nella
godibilissima e surreale sequenza del film violento che Moretti
interrompe. È un’estremizzazione, ma risponde a un’etica del
cinema, a una visione reale, a un rifiuto categorico della violenza
come forma di intrattenimento fine a sé stessa: “Comincerete a
piangere perché vi renderete conto di quello che avete
combinato”, dichiara il protagonista al suo giovane collega.
Sulla propria visione del cinema Moretti non ha tentennamenti e non
la mette in discussione, come non mette in discussione
l’istituzione della sala, verso cui dichiara, anche da esercente,
amore incondizionato.
Autocritica privata
Ciò su cui invece il regista pare
riflettere anche in maniera autocritica è il sé privato. Forse è un
segno dei tempi, rappresenta un elemento nuovo. Così, la
convinzione iniziale di essere “delizioso” lascia il posto
al dubbio, alla messa in discussione di sé, alla consapevolezza di
un carattere non facile e a un tentativo di ammorbidimento di
alcuni aspetti, alla ricerca di un dialogo, per andare incontro a
degli affetti che non vuole perdere.
Qualcosa di sinistra ne
Il sol dell’avvenire
Da un regista politico, nel senso
più ampio del termine, per cui ogni inquadratura e sfumatura è un
atto politico, non ci si poteva poi non attendere un riferimento
alla politica in senso stretto, alla sinistra, verso cui, da
elettore e cittadino, Moretti è sempre stato critico in maniera
costruttiva. Basti pensare alla famosa scena di
Aprile in cui esortava l’allora
segretario del PDS D’Alema a dire “una cosa di sinistra”
in un dibattito televisivo. Qui Moretti richiama sarcasticamente
“il sol dell’avvenire” garibaldino prima e partigiano poi, non
ancora apparso all’orizzonte, e pensa bene di intervenire
direttamente, come non sveliamo. Compie però un gesto a suo modo
rivoluzionario, contrario al realismo del “la storia non si fa coi
se”. Il gesto poetico di un sognatore che vuole vedere in qualche
modo realizzata l’utopia in cui ha creduto, che, superato il mezzo
del cammin della propria vita, pensa bene di realizzarsela da sé.
Forse proprio la sua coerenza, il non vergognarsi mai della propria
identità, l’orgoglio nel rivendicarla che c’è ne Il sol
dell’avvenire, una visione non solo del cinema, ma
anche della società, propria di Moretti, che può insegnare molto
alla sinistra italiana. Una visione su cui si può dibattere,
dissentire, discutere, ma pur sempre una visione, che forse i
partiti di sinistra hanno perso da tempo. Una visione in cui anche
il dialogo con le nuove generazioni è importante, per spiegare cosa
è stato a chi non lo sa, non lo ha vissuto.
Il cast de Il sol
dell’avvenire
Infine il cast de Il sol
dell’avvenire: un insieme ben assortito di certezze e
nuovi ingressi, come Barbora Bobulova,
perfettamente integrata nel gruppo. Dal canto suo,
Margherita Buy, al quinto film con Moretti, riesce
ancora a creare un bilanciamento perfetto con il regista e attore,
facendo da contrappeso alla sua figura ingombrante, ricavandosi
anche uno spazio più ampio. Silvio Orlando, che
torna a collaborare con Moretti a diciassette anni di distanza da
Il caimano, interpreta sé stesso ed Ennio
con la consueta misura, ma anche con dei guizzi espressivi degni di
nota. Nel cast anche Mathieu Amalric nel ruolo di
un eccentrico amico finanziatore, e una serie di giovani attori.
Valentina Romani è reduce dal successo di
Mare
Fuori e qui sa calarsi in un personaggio
totalmente diverso. Altri giovani offrono buone prove, come
Blu Yoshimi, molto intensa ed efficace, e
Giuseppe Scoditti. A completare il lavoro, una
colonna sonora in cui ritroviamo il Franco Battiato caro a Moretti
– in un momento davvero poetico del film – ma anche altri classici
della canzone d’autore italiana, come De André o Luigi Tenco,
accanto a Noemi e Aretha Franklin. Il sol
dell’avvenire, prodotto da Sacher
Film e Fandango, con Rai
Cinema e Le Pacte, è in sala dal 20
aprile.
Esce oggi in sala, distribuito da
Universal, Cocainorso, il
nuovo film diretto da Elizabeth Banks. Ispirato alla storia vera del
1985 dell’incidente aereo in cui un corriere della droga perde un
carico di cocaina e un orso bruno la mangia, questa dark comedy
feroce vede come protagonisti un gruppo stravagante di poliziotti,
criminali, turisti e adolescenti che si ritrovano in una foresta
della Georgia, dove un predatore enorme di 230 chili ha appena
ingerito una quantità impressionante di cocaina e si aggira
infuriato in cerca di altra droga… e di sangue.
Cocainorso vede nel cast
Keri Russell (The Americans), la vincitrice
dell’Emmy Margo Martindale (The Americans), il
vincitore dell’Emmy Ray Liotta (I molti santi del
New Jersey), Alden Ehrenreich (Solo: A Star Wars Story),
O’Shea Jackson Jr. (Straight Outta Compton),
Jesse Tyler Ferguson (Modern Family),
Kristofer Hivju (Game of Thrones), Kahyun
Kim (American Gods), Christian Convery
(Sweet Tooth), Brooklynn Prince (Un sogno chiamato
Florida) e il nuovo arrivato Scott Seiss.
Diretto da Elizabeth Banks
(Charlie’s Angels, Pitch Perfect 2) da una sceneggiatura di Jimmy
Warden (La Babysitter: Killer Queen), Cocainorso è prodotto dai
vincitori dell’Oscar® Phil Lord e Chris Miller (Spider-Man: Un
nuovo universo, I Mitchells contro le macchine) e da Aditya Sood
(Sopravvissuto – The Martian) per Lord Miller, da Elizabeth Banks e
Max Handelman (Pitch Perfect franchise) per Brownstone Productions
e da Brian Duffield (Spontaneous). Robin Fisichella (Ma) è il
produttore esecutivo.