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Avatar: Ash and Fire, James Cameron condivide nuovi dettagli sul popolo della cenere

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Quest’anno ci aspettano molti film importanti, ma il 2025 si concluderà con quello che probabilmente sarà di gran lunga il più importante di tutti: Avatar: Fire and Ash di James Cameron. Il trequel esplorerà ancora una volta nuove zone di Pandora, abbandonando i Metkayina, amanti dell’oceano, per concentrarsi sul popolo della cenere, decisamente meno amichevole. Oggi, grazie ad Empire, abbiamo anche un primo sguardo al Varang di Oona Chaplin e ai “Wind Traders” del film, che si possono vedere nei post Instagram qui di seguito:

Varang è la leader di un popolo che ha attraversato un’incredibile avversità. È indurita da questo”, racconta Cameron a Empire Online. “Farebbe qualsiasi cosa per loro, anche cose che noi considereremmo malvagie. Una cosa che volevamo fare in questo film è non essere semplicistici in bianco e nero. O semplicistico blu e rosa”. “Stiamo cercando di evolvere oltre il paradigma ‘tutti gli umani sono cattivi, tutti i Na’vi sono buoni’”, ha poi detto, per quanto riguarda l’evoluzione del franchise, che non si limita a mettere i Na’vi contro l’RDA.

Secondo il regista, la Chaplin “è così brava che non ho apprezzato la sua interpretazione fino a quando non abbiamo recuperato l’animazione di Wētā. È un nemico, un personaggio avverso, ma [Chaplin] la fa sentire così reale e viva”. In Avatar: Fire and Ash non incontreremo però solo i cattivi, perché è prevista anche l’introduzione dei “Wind Traders”, Na’vi che viaggiano tra le nuvole grazie a gigantesche creature del Pandoran.

Sono commercianti nomadi, equivalenti alle carovane di cammelli della Via delle Spezie nel Medioevo”, spiega Cameron. “E sapete, sono semplicemente divertenti. Come tutti i Na’vi, vivono in simbiosi con le loro creature. Se avete un po’ di sangue nautico nelle vene, vorrete essere sulla [loro] nave”. Con questi nuovi dettagli, non resta che attendere di poter vedere un primo trailer del film, in vista dell’uscita in sala fissata a dicembre.

Avatar: Fire and Ash, quello che sappiamo

Avatar: Fire and Ash riprenderà subito dopo quegli eventi, quando Jake e Neytiri incontreranno il Popolo della Cenere, che Cameron ha lasciato intendere essere più attratto dalla violenza e dal potere rispetto agli altri clan. “Ci sono nuovi personaggi, uno in particolare penso che sarà amato, o amerete odiarlo”, ha detto Cameron.

Oona Chaplin (“Game of Thrones”) interpreta il leader del popolo della Cenere, Varang. Anche David Thewlis e Michelle Yeoh si uniscono al cast. Insieme a Worthington e Saldaña, il cast di ritorno include Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet, Cliff Curtis, Britain Dalton, Jack Champion, Trinity Jo-Li Bliss, Bailey Bass, Joel David Moore, Edie Falco e Dileep Rao.

Avatar: La via dell’acqua e Avatar: Fire and Ash sono entrambi scritti da Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver. In origine, dovevano essere un unico film, ma durante il processo di scrittura, Cameron ha deciso che c’era troppo materiale e ha diviso la storia in due parti. L’uscita del film in sala è attualmente prevista per il 19 dicembre 2025.

Cameron ha prodotto tutti i film di “Avatar” con il suo partner creativo di lunga data Jon Landau, morto di cancro a luglio a 63 anni. “La sua eredità non sono solo i film che ha prodotto, ma l’esempio personale che ha dato: indomito, premuroso, inclusivo, instancabile, perspicace e assolutamente unico”, ha affermato Cameron in una dichiarazione all’epoca. “Ha prodotto grandi film, non esercitando potere ma diffondendo calore e la gioia di fare cinema. Ci ha ispirato tutti a essere e a dare il meglio di noi, ogni giorno. Ho perso un caro amico e il mio più stretto collaboratore per 31 anni. Una parte di me è stata strappata via”.

Giustizia privata: dal cast alla storia vera, tutte le curiosità sul film con Jamie Foxx

Sono i molti i film dove uomini qualunque decidono di farsi giustizia da sé, insoddisfatti da quella offerta dalle autorità. Tra i titoli più recenti di questo filone si ritrovano Il giustiziere della notte e Vendetta finale, ma prima di questi, nel 2009, è arrivato al cinema il film Giustizia privata (qui la recensione), diretto da F. Gary Gray e scritto da Kurt Wimmer. Attraverso la storia qui narrata si esplora dunque la sfiducia nelle istituzioni, come anche il senso di colpa che si genera da situazioni al limite come quella qui raccontata. Il titolo originale, Law Abiding Citizen (letteralmente: cittadino rispettoso della legge), risulta particolarmente esplicito, e ironico, riguardo a tali argomenti.

Pur se accolto in modo negativo dalla critica, Giustizia privata si è affermato come un buon successo a box office. Il film è infatti arrivato ad un guadagno di circa 127 milioni di dollari a fronte di un budget di 53. Girato nella città di Philadelphia, sfondo ideale per una storia crime di questo tipo, il lungometraggio è poi stato candidato come miglior film d’azione ai prestigiosi Saturn Awards, perdendo però contro Bastardi senza gloria. Arricchito da un cast di grandi attori, tra cui alcuni premi Oscar, Giustizia privata è ancora oggi, a distanza di più di dieci anni, uno dei film più ricercati dagli amanti di questo genere.

Particolarmente teso e dinamico, questo riesce infatti a coinvolgere lo spettatore in una spirale di violenza e vendetta, abbattendo la distinzione tra buoni e cattivi. Ognuno dei personaggi presenti vanta infatti tante ragioni quanti torti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Giustizia privata trama
Colm Meaney e Jamie Foxx in Giustizia privata

La trama di Giustizia privata

Protagonista del film è l’ingegnere Clyde Shelton, il quale conduce una tranquilla esistenza nella città di Philadelphia, insieme alla moglie ed alla figlia. Purtroppo per lui, tutto ciò viene irrimediabilmente spezzato nel momento in cui durante una notte due criminali si introducono nella sua abitazione. Si tratta di Clarence Darby e Rupert Ames, i quali oltre a rubare ciò che possono decidono di violentare e uccidere la moglie e la figlia di Clyde sotto gli occhi di questi. I due vengono però arrestati, e l’ingegnere spera di poter vedere giustizia fatta. A causa di alcuni errori durante le indagini, però, non risultano esserci abbastanza indizi per condannare entrambi gli assassini.

L’avvocato Nick Rice, che ha in mano il caso, decide allora di patteggiare, convincendo Darby a testimoniare contro Rupert. Quest’ultimo verrà dunque condannato alla pena capitale, mentre l’altro viene rilasciato. Deluso e tradito dal sistema, Clyde cova allora il desiderio di ottenere una vendetta personale. Cose orribili iniziano infatti a capitare a quanti non hanno permesso che la famiglia dell’uomo ottenesse giustizia. Ben presto, Rice capisce di essere sulla lista dei condannati a morte e per poter evitare di fare una brutta fine dovrà riuscire a riscattarsi delle sue azioni, ottenendo il perdono di Clyde.

Il cast del film

Protagonisti del film, rispettivamente nei ruoli dell’ingegnere Clyde Shelton e dell’avvocato Nick Rice, sono gli attori Gerard Butler ed il premio Oscar Jamie Foxx. Originariamente, però, i due avrebbero dovuto interpretare l’uno il ruolo dell’altro. A proporre lo scambio sembra essere stato Foxx, più interessato ad interpretare il ruolo dell’avvocato. Butler, entusiasta dell’idea, acconsentì subito. Accanto a loro, nei panni del detective Dunningan vi è l’attore Colm Meaney, celebre per aver interpretato il personaggio di Miles O’Brien nel franchise di Star Trek. Il procuratore distrettuale Jonas Cantrell ha invece il volto di Bruce McGill, attore noto per i suoi ruoli da giudice o avvocato.

L’attrice Leslie Bibb interpreta invece Sarah Lowell, collega di Nick. Ad interpretare i due criminali, Clarence Darby e Rupert Ames, vi sono gli attori Christian Stolte e Josh Stewart. Il primo è principalmente noto per il ruolo di Randy “Mouch” McHolland in Chicago Fire, mentre il secondo è ricordato per serie come Squadra emergenza e Dirt. L’attrice Regina Hall, celebre per il ruolo di Brenda la migliore amica della protagonista della saga di Scary Movie, dà vita al personaggio di Kelly Rice, la moglie dell’avvocato Nick. Infine, la premio Oscar Viola Davis è presente nei panni del sindaco della città. Originariamente tale ruolo era stato offerto all’attrice Catherine Zeta-Jones, la quale ha però rifiutato la parte.

Giustizia privata cast
Gerard Butler in Giustizia privata

Giustizia privata è tratto da una storia vera?

In un’intervista, il regista ha parlato di alcune decisioni prese durante le riprese del film e delle ricerche effettuate. Uno dei commenti che si è più fatto notare è stata la dichiarazione che Giustizia privata non è “un documentario“. Con ciò il regista voleva intendere di non aver preso spunto da nessuna storia di vita reale a cui sentisse il bisogno di rimanere fedele. Tuttavia, Gray ha portato avanti numerose ricerche con l’obiettivo di rendere il film realistico. “Non ho mai visto un’esecuzione in vita mia, ma ho fatto delle ricerche in video. Penso che tutte le persone coinvolte abbiano fatto un buon lavoro nel creare quella che penso sia un’esecuzione che sarebbe andata male“.

Nella stessa intervista, Gray ha parlato delle armi utilizzate da Shelton, dicendo: “Ho fatto molte ricerche con esperti di armi e persone del Dipartimento della Difesa, e ho studiato molto gli strumenti della CIA. Quasi tutto è possibile. È questa la parte spaventosa. È questo che rende il personaggio così divertente e pericoloso“. Questo dimostra che, pur non essendoci un episodio specifico da cui Gray ha tratto i dettagli, la libertà creativa l’ha portato a cercare altre fonti per sviluppare le sue idee. In ogni caso, si può stabilire che Giustizia privata non è basato su una storia vera.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per poter guardare e approfondire il film e i suoi significati, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su due delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Giustizia privata è infatti disponibile nel catalogo di Tim Vision e Prime Video per il noleggio, l’acquisto o la visione compresa nell’abbonamento alla piattaforma. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 15 gennaio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Alien: Romulus, Fede Álvarez afferma che il sequel porterà il franchise in “acque inesplorate”

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Da oggi Alien: Romulus (qui la nostra recensione) è disponibile su Disney+. Il film è stato un successo significativo al botteghino ed ha anche ottenuto un ottimo riscontro da parte della critica, quindi non è stata una grande sorpresa quando l’anno scorso Steve Asbell, capo dei 20th Century Studios, ha confermato che i primi piani per un sequel sono in corso. Sebbene il regista Fede Álvarez non abbia ancora firmato ufficialmente per il ritorno, sembra che la cosa sia quasi fatta.

Durante una nuova intervista con Empire, il regista ha infatti confermato che sta lavorando alla sceneggiatura del sequel e promette che il film porterà il classico franchise horror fantascientifico “in acque inesplorate”. “Rodo [Sayagues, co-sceneggiatore] e io ci stiamo lavorando proprio ora. Siamo entusiasti di dove può arrivare. Abbiamo quasi spuntato tutte le caselle delle cose che volevo vedere [in Romulus], e abbiamo riportato in auge molte delle cose che non vedevo da tempo. Ovunque andremo ora, potremo spingerci in acque inesplorate”.

Alvarez ha anche ribadito che il piano attuale è quello di seguire i sopravvissuti del film precedente, la Rain Carradine di Cailee Spaeny e suo fratello androide Andy (David Jonsson), che abbiamo visto entrare nel crio-sonno per il loro viaggio verso Yvaga III nei momenti finali di Alien: Romulus. “Penso che sarà molto eccitante andare con i personaggi che conoscete da questo film, in un luogo del franchise di Alien in cui non siamo mai stati prima, e scoprire cose che non avete mai visto prima”.

Fede Alvarez pronto a realizzare un sequel di Alien: Romulus

In una precedente intervista, Álvarez aveva spiegato perché esiterebbe ad andare avanti con un sequel fino a quando non avranno trovato una storia degna di essere raccontata. “Beh, voglio dire, vogliamo assolutamente farlo”, ha detto il regista a Gizmodo l’anno scorso. “Lo studio vuole farlo. Io voglio farlo. Credo che con i sequel si tratti sempre di trovare la storia giusta. Io e Rodo [Sayagues], il mio co-sceneggiatore, abbiamo alcune idee, ma non è finché non troviamo qualcosa che ci faccia dire ‘Ok, questo è un film che vale la pena fare’ che ci imbarchiamo davvero”.

“Quindi è questo il processo in cui ci troviamo ora, cercare di trovare una storia che sia degna del tempo di tutti e che sia degna del titolo. Altrimenti, non si vuole mai cadere nell’errore di fare [un sequel] solo perché il primo è un grande successo… [fare un sequel] solo perché si può fare, è sempre una ricetta per il disastro”. Non resta dunque che attendere per scoprire esattamente quali direzioni prenderà l’annunciato sequel di Alien: Romulus.

Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn: 10 curiosità sul film con Margot Robbie

Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn ha segnato il ritorno al cinema della celebre criminale della DC Comics, interpretata nuovamente dall’attrice Margot Robbie. Nel film, diretto da Cathy Yan, Harley Quinn viene ripresa in seguito agli eventi di Suicide Squad, quando dopo aver rotto la propria relazione con Joker decide di unirsi al gruppo Birds of Prey (la recensione), nel tentativo di sconfiggere un nuovo super criminale arrivato a Gotham City.

Ecco 10 curiosità sul film Birds of Prey.

La produzione di Birds of Prey

1. Margot Robbie ha proposto l’idea alla Warner. Dopo aver ricoperto i panni di Harley Quinn, l’attrice Margot Robbie desiderava poter vestire nuovamente i panni del personaggio. Per questo motivo propose l’idea per il film alla Warner Bros., la quale acconsentì dato l’ampio riscontro positivo ottenuto dal personaggio. L’unica condizione richiesta dall’attrice fu che il film ottenesse il permesso di essere un prodotto vietato a certe fasce di pubblico, permettendo così una maggiore libertà creativa.

2. È stato co-prodotto dall’attrice protagonista. Particolarmente devota al progetto, la Robbie ha deciso di co-produrre il film con la sua compagnia, la LuckyChap. Partecipando alla produzione di Birds of Prey, questo è il progetto più ambizioso fino ad ora per lo studio di produzione dell’attrice, con un budget stimato di 75 milioni di dollari.

3. Il film aveva un titolo di lavorazione piuttosto noto. Il titolo che la produzione aveva assegnato al film nel corso della sua pre-produzione e della fase iniziale delle riprese era Fox Force Five. I fan accaniti di Quentin Tarantino ricorderanno che questo è uno dei titoli dei pilot mai diventati serie interpretati da Mia Wallace nel film Pulp Fiction (1994).

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Il cast di Birds of Prey

4. Ewan McGregor non era la prima scelta per Maschera Nera. Il villain principale del film è Maschera Nera, che nei fumetti DC Comics è uno dei più temibili nemici di Batman. Per il personaggio la produzione aveva inizialmente pensato agli attori Sam Rockwell e Sharlto Copley. Rockwell tuttavia rifiutò al ruolo, con la produzione che continuò a cercare un attore che corrispondesse a quell’archetipo. La parte fu infine assegnata ad Ewan McGregor.

5. Diverse attrici furono prese in considerazione per Cacciatrice. Tra le alleate di Harley Quinn nel film vi è Cacciatrice. Per il ruolo furono prese in considerazioni diverse giovani attrici, come Cristin Milioti, Margaret Qualley e Alexandra Daddario. Il ruolo fu però infine assegnato all’attrice Mary Elizabeth Winstead.

Dov’è Joker in Birds of Prey?

6. Joker doveva comparire nel film. Inizialmente, è stata girata una scena sulla rottura della relazione tra Harley Quinn e Joker, utilizzando una controfigura di Jared Leto. Tuttavia, la scena è poi stata tagliata dal film quando si è deciso di concentrare l’attenzione del film interamente su Harley. Si trattava inoltre di una necessità imposta dall’indisponibilità di Leto a prendere parte ad ulteriori riprese.

In Birds of Prey Harley Quinn ha un nuovo look

7. Il personaggio è stato pensato in modo diverso. In Suicide Squad il personaggio di Harley Quinn appariva prevalentemente come un oggetto del desiderio per la componente maschile. In questo nuovo film a lei dedicato, al contrario, il personaggio sfoggerà un nuovo look, il che permetterà di segnare un ulteriore svolta nel suo arco narrativo. La Robbia ha indicato il merito di ciò nella presenza alla produzione, alla regia e alla sceneggiatura di tutte donne.

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Birds of Prey è vietato ai minori

8. È una novità nel DC Extended Universe. Birds of Prey è l’ottavo film del DC Extended Universe, ma sarà solo il primo a sfoggiare il Rated R, che equivale negli Stati Uniti ad un divieto per i minori di 17 anni per via della presenza di violenza, linguaggio forte, riferimenti sessuali e uso di droghe.

La regista di Birds of Prey

9. La regista detiene un importante primato. Per Cathy Yan, Birds of Prey è la seconda opera cinematografica, ma la prima ad ottenere una distribuzione particolarmente imponente. Nell’assumere il ruolo di regista, la Yan è divenuta la prima donna asiatica a dirigere un film di supereroi, e la seconda regista donna di un film DC dopo Patty Jenkins.

Birds of Prey doveva essere il primo di una trilogia?

10. Sarebbe potuto essere l’inizio ad una trilogia su Harley Quinn. Stando ad alcune voci, il film sarebbe stato concepito come primo capitolo di una trilogia dedicata al personaggio di Harley Quinn. I successivi due capitolo dovrebbero essere Gotham City Sirens e Birds of Prey vs. Gotham City Sirens. Il successo non particolarmente redditizio e i continui cambi di direzione del management di WB e DC hanno messo fine a quei progetti.  Inoltre con l’avvento di James Gunn è in discussione anche la partecipazione di Margot Robbie come Harley Quinn per il prossimo futuro della nuova DCU.

Fonte: IMDb

L’uomo nel bosco, recensione del film di Alain Guiraudie

L’uomo nel bosco, recensione del film di Alain Guiraudie

Alain Guiraudie, regista francese de Le Roi de l’évasion e Lo sconosciuto del lago, torna dal 16 gennaio nelle sale italiane con L’uomo nel bosco (Miséricorde). Coprodotto da Albert Serra, la sua ultima fatica dietro la cinepresa è un brillante mix di thriller rurale, dramma di provincia e commedia picaresca, sulla scia dell’eccellente As Bestas di Sorgoyen.

In un’apparentemente tranquilla cittadina di provincia francese, Saint-Martial, dove sembra non vivere nessuno tranne la decina di protagonisti, si svolge questo film mutevole che all’inizio sembra prediligere un approccio drammatico alla parola carica di significato usata per il titolo originale (Misericordia), ma che a poco a poco si rivela un brillante esercizio comico con una buona dose di humour nero e di irriverenza anticlericale, entrambe specialità del suo regista, il grande Alain Guiraudie.

Ritorno al villaggio che non c’è

Tutto inizia con l’arrivo di un’auto nel villaggio in questione: il conducente è Jérémie (Félix Kysyl), un giovane rientrato al paesino natale per prendere parte al funerale dell’anziano panettiere del villaggio, che si fermerà per qualche giorno a casa della vedova, Martine (Catherine Frot). Il rapporto di Jérémie con il defunto – pare che da adolescente lavorasse nella sua panetteria – e con la sua famiglia non è del tutto chiaro, ma notiamo fin da subito cmhe ha un rapporto caloroso con Martine e uno più teso con il figlio Vincent (Jean-Baptiste Durand) e con il solitario Walter (David Ayala), un amico di famiglia, entrambi in qualche modo emarginati.

Man mano che Jéremie prolunga la sua permanenza nel villaggio e che i fratelli si innervosiscono a vicenda e lo affrontano – ognuno a modo suo, l’uno con un combattimento fisico impressionantemente appiccicoso, l’altro accampando scuse, fuggendo o bevendo troppo – la tensione inizia a crescere, così come le confusioni sessuali e altri misteri. A loro si aggiunge il curiosissimo prete locale, Padre Grisolles (Jacques Develay), che sembra essere ovunque e, quando avviene un atto criminale, la polizia avrà gli stessi poteri di aprire le porte delle stanze dei sospettati quando dormono.

Jérémie e Vincent in una scena de L'uomo nel bosco
Jérémie e Vincent in una scena de L’uomo nel bosco – Cortesia di Movies Inspired

Tutti vogliono Jérémie

L’uomo nel bosco è un film tanto intrigante quanto scomodo: mette lo spettatore tra l’incudine e il martello, costringendolo a entrare nella situazione, oppure invitandolo o ipnotizzandolo, piuttosto, grazie al puro intrigo, squisitameante costruito. Fin da subito si capisce che c’è qualcosa di molto sbagliato e che ci sono segreti che verranno alla luce. C’è, ovviamente, un interesse malsano e morboso nel volerli scoprire, per quanto oscuri possano essere. Più sono perversi, meglio è.

Religione, sesso, segreti e bugie di ogni tipo vengono alla luce in una combinazione molto acida che Guiraudie gestisce con eleganza e leggerezza. Per qualche motivo non del tutto chiaro, Jérémie suscita passioni nel villaggio, e nessun sesso o credo può resistere al suo fascino misterioso. Come in Strangers By the Lake, sesso e crimine si mescolano in modi impensabili nell’opera di questo regista francese iconoclasta, libero e felicemente irrispettoso.

Una scena del film L'uomo nel bosco
Una scena del film L’uomo nel bosco – Cortesia di Movies Inspired

Chiusure che diventano spazi labirintici

I film di Guiraudie tendono sempre a concentrarsi su una parte della Francia, sulla sua terra natale, l’Occitania, e da lì si proiettano in luoghi sconosciuti, in un mistero mai definito. La storia che racconta L’uomo nel bosco non si allontana di una virgola dal realismo, eppure nega la realtà rappresentata per avvolgerla in un’atmosfera strana e inquietante, vicina alla fiaba o alla favola. Il bosco in cui si svolge gran parte del film sembra essere un luogo astratto costruito in modo frammentario, attraverso inquadrature che lo delimitano ma che lo aprono anche a molteplici interpretazioni, così come la fila di alberi che lo compongono sembra sempre nascondere qualcosa. La casa della vedova, così come la stanza in cui vive il protagonista, è uno spazio labirintico che non viene mai mostrato nella sua interezza. E il protagonista stesso, intrappolato in questo clima ossessivo, non può fare altro che vagare in questi spazi come se non potesse sfuggirvi, come se fosse condannato a vagarvi per tutta la vita.

In questo microcosmo opprimente, in cui finisce per svolgersi una commedia dell’intreccio dai toni piuttosto cupi, Guiraudie introduce diverse questioni apparentemente trascendentali, che nelle sue mani finiscono per costruire una sottile e assurda metafisica: il desiderio porta alla notte, che a sua volta porta alla morte. E questi tre temi, intrecciati in un rondò dalla struttura perfetta ma pieno di punti di fuga, danno vita a una ragnatela che contraddice la pulizia delle inquadrature: il mondo è un luogo apparentemente semplice in cui tutto cospira per complicarci la vita. Tuttavia, la misericordia, intesa come canalizzazione del desiderio per ricomporre l’ordine perduto, è sempre in grado di offrire consolazione. Il protagonista può finire intrappolato nel villaggio, ma raggiunge anche una certa pace interiore: la felicità consiste in quell’equilibrio tra l’accettazione della morte e il traboccare della vita.

Daredevil: Born Again, le 10 più grandi rivelazioni del trailer

Daredevil: Born Again, le 10 più grandi rivelazioni del trailer

A distanza di più tempo di quanto si credeva, il trailer di Daredevil: Born Again è finalmente arrivato on line e c’è da dire che il piacere ha ripagato l’attesa. Leggermente diverso rispetto alla versione trapelata online dopo il D23 dello scorso anno, il video promette una nuova avventura ricca di azione e sangue per l’Uomo senza Paura.

La Marvel Television è chiaramente attenta a non svelare troppo della serie di 9 episodi. Tuttavia, ci sono diverse grandi rivelazioni e accenni a ciò che accadrà, comprese le apparizioni di personaggi come Bullseye, il Punitore e Muse. Grazie a CBM, ecco un approfondimento sul trailer di Daredevil: Born Again che analizza tutti i momenti più importanti, le rivelazioni, i potenziali spoiler sulla trama, i riferimenti ai fumetti e gli Easter Egg.

Alleati improbabili?

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Matt Murdock e Wilson Fisk si incontrano in una tavola calda per uno scambio teso ma i due si rivolgono l’uno all’altro quasi come se fossero vecchi amici. Sembra che i due nemici di lunga data abbiano raggiunto una sorta di tregua. Il nuovo ruolo di Fisk come sindaco lo rende probabilmente intoccabile, anche se sembra che Matt sia aperto all’idea che il Kingpin del crimine abbia voltato pagina (l’avvocato non è del tutto convinto, e a ragione, visti i flash di Fisk che si azzuffa violentemente con qualcuno che intercalano questo incontro).

Il punto più importante è l’ammissione da parte di Fisk che “non è del tutto spiacevole” rivedere Matt. È un complimento a rovescio, certo, ma i due potrebbero non farsi la guerra in questa serie… almeno non ancora.

Amici riuniti

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Inizialmente non ci si aspettava che Elden Henson e Deborah Ann Woll riprendessero i loro ruoli di Foggy Nelson e Karen Page in Daredevil: Born Again. La revisione creativa ha cambiato le cose, fortunatamente, ed entrambi i personaggi possono essere visti al fianco di Matt. Sembra che si tratti della stessa sequenza che abbiamo visto girare nelle foto e nei video del set.

Tuttavia, Karen appare successivamente in quella che sembra essere un’aula di tribunale. E sì, il fatto che sia vestita di nero ci fa un po’ preoccupare su cosa ne sarà di Foggy. In ogni caso, non ci aspettiamo che abbiano un ruolo importante in questa prima stagione.

Sindaco Fisk

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Wilson Fisk è ora il sindaco di New York e, a giudicare dalla foto della folla, è adorato dai cittadini della Grande Mela. Non è chiaro come Daredevil: Born Again affronterà il fatto che Kingpin ha trascorso del tempo dietro le sbarre. Probabilmente sarebbe abbastanza facile con una battuta a effetto rivelare che è stato scagionato da tutte le accuse. Nel MCU sono successe cose più strane.

Si dice che Fisk otterrà il suo sostegno dando un giro di vite ai vigilanti di strada che gli hanno causato un gran mal di testa nel corso degli anni. In base alla prossima diapositiva, però, Matt potrebbe non essere troppo infastidito da questo…

Mai più Daredevil

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Nella versione originale di Daredevil: Born Again, Matt avrebbe rinunciato a essere un vigilante per quasi tutta la prima stagione dello show. I Marvel Studios si sono resi conto che era una pessima idea, anche se sembra che questo punto della trama sia rimasto.

Alla domanda di Fisk sul perché abbia rinunciato a essere un vigilante, Matt risponde: “È stato superato un limite”. Ha superato il limite o l’eroe si sta forse riferendo all’attacco di Bullseye? Non prevediamo che rinuncerà al mantello per molto tempo, anche se lo si può vedere con un costume di fortuna più avanti nel trailer. Se Daredevil non in giro, avrebbe senso che l’avvocato non si opponga necessariamente al piano di Fisk di eliminare i vigilanti pericolosi.

Bullseye

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Wilson Bethel torna a vestire i panni di Benjamin “Dex” Poindexter e si rimette in piedi mentre una squadra di guardie lo accompagna in prigione. La terza stagione di Daredevil ha percorso una strada strana con la storia del cattivo, rendendolo uno che si faceva passare per Daredevil, ma ci aspettiamo che i Marvel Studios lo rendano più in linea con la sua controparte a fumetti (anche se il suo classico costume è stato scambiato con uno molto più concreto).

Bullseye può essere visto in seguito all’attacco e, anche se non prevediamo necessariamente un suo ruolo importante in Born Again, la nuova Marvel Television ha il merito di non aver lasciato in sospeso questo cliffhanger.

Un nuovo interesse amoroso

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Sembra che Matt e Karen siano saldamente in zona amicizia, perché questo trailer mostra un nuovo interesse amoroso: Heather Glenn. Nei fumetti, la socialite ha aiutato Matt a finanziare il suo studio legale grazie all’aiuto del padre, l’industriale Maxwell Glenn. Come Daredevil, l’avvocato ha scoperto di essere caduto sotto il controllo dell’Uomo Porpora e di essere stato coinvolto in una cospirazione criminale.

L’eroe fa del suo meglio per scagionarlo, ma quando non ci riesce, il padre di Heather muore suicida. Matt alla fine si stanca delle feste e dell’abuso di alcol della sua ragazza e, dopo che le loro strade si separarono, lei cade sempre più nell’alcolismo e si toglie la vita.

Muse

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Muse è un serial killer squilibrato con un talento artistico. Sembra uscito direttamente dalla pagina e si scontra con Daredevil in un faccia a faccia che fa pensare a una minaccia fisica per il vecchio Hornhead. Vediamo anche i suoi accattivanti graffiti e, come suggeriscono le foto del set, tutti gli indizi indicano che è alla ricerca del sangue del sindaco Wilson Fisk.

Se, ad esempio, la sua famiglia è stata uccisa da Kingpin, come si sentirà Daredevil a intervenire per fermare una ricerca di vendetta di cui si è occupato lui stesso in passato? I corpi appesi al soffitto potrebbero cambiare le cose, naturalmente.

Qualcosa di familiare…

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Wilson Fisk e Vanessa Fisk vengono brevemente mostrati mentre mangiano insieme e, sullo sfondo, c’è quel familiare ritratto bianco… che ha ancora il sangue schizzato sopra dal finale della terza stagione. La sua presenza qui non solo conferma che il Daredevil di Netflix è canonico, ma che i Marvel Studios non intendono più trattare quella serie come qualcosa che potrebbe essere accaduto.

Daredevil: Born Again si svolge sulla Terra-616 e ci aspettiamo qualche piccolo cambiamento… dopo tutto, è improbabile che Kevin Feige sia vincolato ad alcune delle idee più stupide della precedente Marvel Television.

Tigre bianca

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Forse non ve ne siete accorti, ma è Hector Ayala che combatte contro quei teppisti nella metropolitana (cosa che abbiamo potuto confermare grazie al trailer trapelato al D23). In questo sneak peek, Hector veste i panni della Tigre Bianca, anche se con un costume un po’ più nero rispetto alla versione completamente bianca dei fumetti. Intorno al suo collo c’è l’amuleto che conferisce il potere e che, come sappiamo, alla fine passerà a sua nipote, Angela del Toro, la prossima Tigre Bianca.

Una nota più triste è che l’attore che qui interpreta la Tigre Bianca, Kamar de los Reyes, è morto nel dicembre 2023 dopo aver lottato contro il cancro.

Nuovi costumi

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Matt non si è vestito fino al finale della prima stagione di Daredevil e ha poi indossato lo stesso costume nella maggior parte della seconda stagione e in The Defenders, prima di abbandonarlo per la sua versione nera fatta in casa per tutta la terza stagione.

Da allora lo abbiamo visto con il classico costume giallo in She-Hulk: Attorney at Law e questo trailer ci suggerisce ancora più look alternativi. Vengono mostrati cinque cappucci, due dei quali di diverse tonalità di rosso e gli altri bianchi, gialli e neri.

Il costume rosso che appare nelle foto del set viene mostrato durante alcune intense scene di combattimento e sembra essere quello che indosserà per la maggior parte di Daredevil: Born Again. In base a questa anticipazione, ci si aspetta che l’attore sfoggi anche altri nuovi look.

Così. Tanta. Violenza

Immagine dal trailer di Daredevil: Born Again

Ci era stato promesso che Daredevil: Born Again non si sarebbe tirato indietro in termini di violenza e questo trailer è senza dubbio all’altezza delle aspettative. Il sangue scorre a fiumi, le ossa si rompono, i pugni arrivano a destinazione e l’Uomo Senza Paura si scrolla di dosso la versione buffa dell’eroe che abbiamo visto in She-Hulk: Attorney at Law. Non illudetevi, Born Again si guadagnerà la classificazione TV-MA.

Non è chiaro cosa questo significhi per Daredevil nel più ampio MCU. Tuttavia, se Wolverine e Deadpool possono frequentare gli eroi più potenti della Terra in Avengers: Doomsday, non vediamo perché questo personaggio non possa incrociare il suo cammino con Spider-Man.

La ragazza della palude, la spiegazione del finale: chi ha ucciso Chase?

Il film del 2019 La ragazza della palude, tratto dal romanzo best-seller Where the Crawdads Sing di Delia Owens, ha fatto molto parlare di sé. Diretto da Olivia Newman, già regista di First Match, e prodotto dalla premio Oscar Reese Whiterspoon, il film ha infatti offerto non solo un’intricata storia con un enigma da risolvere ma anche una serie di riflessioni sulla conservazione della natura e l’istinto di protezione umano. Tematiche che si scoprono particolarmente delicate se poste in rapporto con ciò che circonda l’opera e la vita della Owens.

Il film è anche celebre per la presenza di un brano  dal titolo “Carolina“, scritto e interpretato dalla cantautrice americana Taylor Swift, realizzato prima ancora che la pellicola entrasse in produzione. La Swift ha dichiarato di essersi “assolutamente persa nel libro quando l’ha letto anni fa” e di aver “voluto creare qualcosa di ossessionante ed etereo” per il film quando ha saputo che lo stavano producendo. Ma, come si diceva, sono molteplici i motivi per cui La ragazza della palude è noto, a partire dal suo controverso finale e dalle vere vicende che sembra evocare.

Sono infatti molti gli aspetti interessanti del film e in questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a La ragazza della palude. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alla spiegazione del finale e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La ragazza della palude cast
Jojo Regina in La ragazza della palude. Foto di Michele K. Short/Michele K Short – © 2021 CTMG, Inc.

La trama e il cast di La ragazza della palude

Protagonista del film è Kya, una bambina abbandonata che è cresciuta fino all’età adulta nelle pericolose paludi della Carolina del Nord. Per anni, le voci sulla “ragazza della palude” hanno perseguitato Barkley Cove, isolando la forte e selvaggia Kya dalla sua comunità. Per lei tutto sembra cambiare quando conosce Chase, quaterback locale con cui intraprende una relazione. Quando però il giovane viene ritrovato morto, Kya è immediatamente indicata come la principale sospettata.

Ad interpretare Kya vi è l’attrice Daisy Edgar-Jones, divenuta celebre per la serie Normal People. Ad interpretare Tate, amico e amante di Kya, da giovane vi è Luke David Blumm, mentre la sua versione adulta è interpretata da Taylor John Smith e quella anziana da Sam Anderson. Chase è invece interpretato da Blue Clarke da giovene da Harris Dickinson da adulto. Michael Hyatt interpreta Mabel Madison, mentre Garret Dillahunt e Ahna O’Reilly interpretano “Pa” Jackson Clark e “Ma” Julienne Clark.

La spiegazione del finale: chi ha ucciso Chase?

Nel finale del film, con la sola teoria infondata che la vuole assassina, la collana mancante di Chase e la testimonianza a suo favore di un pescatore, Kya viene dichiarata non colpevole. Da quel momento in poi, la ragazza ritrova il suo primo amore Tate e trascorre il resto della sua vita insieme a lui. Pubblica libri naturalistici illustrati e riceve spesso la visita di Jodie e della sua famiglia. Ormai settantenne, mentre attraversa la palude con la sua barca, immagina di vedere sua madre tornare alla baita.

La ragazza della palude storia vera
Taylor John Smith e Daisy Edgar-Jones in La ragazza della palude. Foto di Michele K Short/Michele K Short – © 2021 CTMG, Inc.

Poco dopo, Tate trova Kya morta nella barca al loro molo. Dopo aver raccolto le cose di lei, trova un passaggio del suo diario in cui si dice che per proteggere la preda, a volte il predatore deve essere ucciso. Il testo è accompagnato da un disegno di Chase. Tate trova poi la collana di conchiglie mancante e dopo una breve riflessione la getta nell’acqua della palude. Il finale suggerisce dunque che è effettivamente stata Kya ad uccidere Chase.

Le sue ragioni non vengono mai spiegate esplicitamente, ma è chiaro che Chase stava diventando violento e non voleva permettere che Kya lo abbandonasse. Cresciuta con un padre violento, la ragazza era probabilmente stanca di essere una preda e si è trasformata in un predatore per assicurarsi la sopravvivenza. Nel gettare la collana nell’acqua, Tate decide dunque di nascondere la verità e proteggere la donna amata.

La ragazza della palude è tratto da una storia vera?

La ragazza della palude non è basato su una storia vera, ma alcune persone hanno trovato delle analogie tra gli elementi rappresentati nel film (e nel libro da cui è tratto) e la vita dell’autrice Delia Owens. Infatti, la Owens, l’ex marito Mark e il figliastro Christopher sono attualmente ricercati dalle autorità dello Zambia per essere interrogati in merito all’omicidio di un presunto bracconiere avvenuto nel 1995. Ad oggi Delia e gli altri coinvolti hanno categoricamente smentito la cosa, ma l’aver scritto un romanzo con dinamiche di questo tipo ha contribuito al riaccendersi del caso.

Il trailer di La ragazza della palude e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di La ragazza della palude grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Infinit+, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video.

Wolf Man, recensione del film horror di Leigh Whannell

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Wolf Man, recensione del film horror di Leigh Whannell

Dopo il grande successo de L’uomo invisibile, rielaborazione thriller e moderna del classico del cinema dell’orrore, Leigh Whannell, accompagnato da Blumhouse e Universal, ci regala un nuovo e inquietante racconto: Wolf Man, rivisitazione moderna e psicologicamente intensa della leggendaria figura dell’uomo lupo. Il film cerca di essere da una parte un viaggio nei recessi più oscuri della psiche umana dall’altra una rielaborazione audace di un mito che ha affascinato il pubblico per generazioni.

La trama di Wolf Man: un incubo familiare

Al centro della storia c’è Blake (Christopher Abbott), un uomo con una infanzia turbolenta che è costretto a tornare nella vecchia casa nel cuore delle foreste dell’Oregon, dopo che suo padre viene dichiarato morto dopo lunghi anni di ricerche in quelle stesse foreste. La sua vita sembra essere in un punto morto: il matrimonio con Charlotte (Julia Garner), donna assorbita dalla carriera e distante, è in crisi, e il rapporto con la loro figlia Ginger (Matilda Firth) è segnato dall’incomprensione. Quando Blake convince Charlotte a prendere una pausa dalla frenesia di San Francisco e a rifugiarsi nella casa di famiglia, quello che inizialmente doveva essere un tentativo di recuperare i suoi legami familiari, si trasforma presto in un incubo.

Nel cuore della notte, la famiglia viene attaccata da una creatura invisibile, e si rifugia all’interno della casa mentre la minaccia si aggira minacciosamente all’esterno. Ma, mentre la tensione cresce e la creatura rimane misteriosamente nel fuori campo, la situazione prende una piega ancora più oscura: Blake inizia a comportarsi in modo strano, mostrando segni di una specie di malattia, come se fosse stato infettato da un virus. La sua metamorfosi è progressiva e dolorosa, e ben presto Charlotte dovrà decidere se il pericolo rappresentato dal mostro all’esterno è meno spaventoso della creatura che sta prendendo il posto del suo stesso marito.

Wolf Man
Charlotte (Julia Garner), Blake (Christopher Abbott) e Ginger (Matilda Firth) in Wolf Man, diretto da Leigh Whannell. © 2025 Universal Studios. All Rights Reserved.

Una visione moderna dell’uomo lupo

Wolf Man non si limita a raccontare la classica leggenda del mostro che emerge dalla notte: Whannell porta la figura dell’uomo lupo nel XXI secolo, creando una storia che non solo esplora la trasformazione fisica ma anche quella psicologica. La figura del lupo, tradizionalmente simbolo di selvaggia irrazionalità, qui si intreccia con la psicologia umana, in particolare con le difficoltà e le fratture all’interno della famiglia.

Il punto di forza del film è senza dubbio l’approccio alla trasformazione. Non è presente il classico mito dell’argento come unica arma che può uccidere la creatura, né le classiche convenzioni del genere; al contrario, la trasformazione avviene attraverso un processo sensoriale estremamente inquietante. Con l’aumento della percezione di suoni, odori e sensazioni tattili, Blake scivola progressivamente in uno stato animale che lo rende incapace di riconoscere le persone che ama.

Le leggende classiche vengono parzialmente abbandonate, ma le invenzioni narrative sono numerose e spesso sorprendenti, a partire dalla gestione della tensione e della suspense. L’elemento sonoro, per esempio, diventa un elemento fondamentale, utilizzato con maestria per accentuare il terrore crescente e per far sentire lo spettatore intrappolato nella casa insieme ai protagonisti.

Sebbene il film si avvalga anche di effetti visivi, è la componente sonora che gioca il ruolo principale nel generare ansia. Nella prima parte, la mancanza di azione crea un’atmosfera di inquietudine palpabile, sostenuta da suoni, rumori e silenzi che disagio e inquietudine. La creatura nascosta nel buio diventa più spaventosa proprio perché non si vede, ma solo percepire attraverso i suoni che la circondano.

Il film non si risparmia quando si tratta di gore: la trasformazione di Blake è rappresentata con un’intensità visiva che fa il suo dovere nel rendere il processo fisico doloroso e credibile, con un bell’omaggio a John Landis e al suo classico Un Lupo Mannaro Americano a Londra. Il sangue scorre a fiumi, ma senza mai cadere nel caricaturale, mantenendo un tono di realismo disturbante.

Wolf Man
Charlotte (Julia Garner), e Ginger (Matilda Firth) in Wolf Man, diretto da Leigh Whannell. © 2025 Universal Studios. All Rights Reserved.

Tematiche sociali e riflessioni familiari

Oltre alla componente horror, Wolf Man cerca anche di approcciare in maniera più profonda ai temi sociali e personali che affronta. Il film si concentra su dinamiche familiari complesse: il conflitto tra genitori e figli, il deteriorarsi di un matrimonio e le difficoltà che nascono quando una persona si ritrova intrappolata in una situazione che sembra impossibile da superare. In quest’ottica, Wolf Man non è solo un horror, ma anche un’esplorazione psicologica delle relazioni familiari, dei legami che si sgretolano e della violenza che può emergere nei contesti più intimi.

Wolf Man è un film che mescola un personaggio mitologico, horror classico, dramma psicologico e riflessioni sociali, sforzandosi di trovare un punto di vista originale. Mentre il film è narrativamente ingenuo in alcune sue scelte, cerca di essere una riflessione sul cambiamento, sulla paura e sull’impossibilità di sfuggire alle proprie ossessioni interiori. Whannell conferma la sua abilità nel giocare con la suspense e nel manipolare l’orrore psicologico, mentre gli attori, Christopher Abbott e Julia Garner, riescono a trasmettere tutta la tensione emotiva che la situazione richiede.

Come per L’uomo invisibile, Leigh Whannell riesce a toccare il mostro classico, raccontandolo con un punto di vista che parla all’oggi, dando nuovo ossigeno al personaggio e riproponendolo al pubblico contemporaneo.

Daredevil: Born Again, il primo trailer della serie è qui!

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Daredevil: Born Again, il primo trailer della serie è qui!

Marvel Television ha diffuso il primo trailer di Daredevil: Born Again che arriverà su Disney+ il prossimo 4 marzo 2025. Nella serie ritroveremo il Matt Murdock di Charlie Cox e il Kingpin di Vincent D’Onofrio, entrambi già entrati nel MCU rispettivamente in Spider-Man: No Way Home e in Echo.

CORRELATE:

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

Il cast di Daredevil: Born Again

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Born Again debutta su Disney+ il 4 marzo 2025.

We live in time – Tutto il tempo che abbiamo: il trailer del film con Florence Pugh e Andrew Garfield

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Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e poi nella sezione Grand Public della Festa del cinema di Roma, We live in time – Tutto il tempo che abbiamo (qui la nostra recensione) di John Crowley, con Florence Pugh e Andrew Garfield, arriva al cinema dal 6 febbraio.

John Crowley, noto per la sua visione calorosa e delicata dell’amore e dell’immigrazione inBrooklyn (candidato agli Oscar 2016), torna a dirigere un film romantico e intenso sulla capacità dell’amore di plasmare il tempo e la vita delle persone.

We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo – Cortesia di Lucky Red

La trama di We live in time – tutto il tempo che abbiamo

Un incontro fortuito cambia le vite di Almut (Florence Pugh), una chef in ascesa, e Tobias (Andrew Garfield), appena uscito da una storia travagliata.

Attraverso istantanee della loro vita insieme – innamorarsi perdutamente, costruire una casa, diventare una famiglia – emerge una verità che mette a dura prova la loro storia d’amore. Mentre intraprendono un percorso scandito dalla dittatura del tempo, imparano ad apprezzare ogni attimo del loro amore.

Dalla nostra recensione di We Live in Time

Il lavoro di Nick Payne e John Crowley è riflessione sulla natura dell’amore, che non cerca la permanenza, ma accetta la sua finitezza. Lo spettatore è invitato a riflettere sul valore del tempo e sull’importanza di scegliere come vivere il tempo a disposizione, con la consapevolezza che tutto è passeggero su questa Terra.

Diva Futura: il trailer del film con Pietro Castellitto

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Diva Futura: il trailer del film con Pietro Castellitto

Ecco il TRAILER di DIVA FUTURA di Giulia Louise Steigerwalt con Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan, Lidija Kordić, Davide Iachini, Marco Iermanò, film presentato in Concorso alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Diva Futura è prodotto da Matteo Rovere, è una produzione Groenlandia e PiperFilm con Rai Cinema in collaborazione con Netflix e uscirà nelle sale il 6 febbraio, distribuito da PiperFilm.

Il film è scritto da Giulia Louise Steigerwalt, la fotografia è a cura di Vladan Radovic, il montaggio di Gianni Vezzosi, la scenografia di Cristina Del Zotto, le musiche originali di Michele Braga, i costumi di Andrea Cavalletto, il trucco di Alessandra Vita, le acconciature di Donatella Borghesi, il casting di Sara Casani.

La trama di Diva Futura

Italia, anni ’80/’90. Riccardo Schicchi, con la sua agenzia Diva Futura, rivoluziona la cultura di massa trasformando l’utopia hippie dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale nel mondo del porno ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. Viene coniata l’espressione “pornostar”, segnando l’inizio di una nuova era.

L’impatto mediatico è travolgente fino a portare all’elezione in Parlamento di Ilona Staller, detta “Cicciolina”, alla nascita del Partito dell’Amore e alla candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma. È attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle, che viene raccontata l’avventura di questa grande “famiglia”, dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni fino a perdere il controllo sull’industria stessa della pornografia. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti

BAFTA 2025: annunciate le candidature, Emilia Perez e Conclave i più nominati

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Conclave e Emilia Pérez guidano le nomination ai premi cinematografici BAFTA 2025, guidando un mix eterogeneo di talenti e titoli in una competizione in cui, per la prima volta da anni, non c’è un chiaro favorito in nessuna delle categorie principali.

The Brutalist, Anora, Dune: Parte Due, Wicked e A Complete Unknown sono anch’essi molto in lizza, mentre artisti del calibro di Demi Moore (“The Substance“), Cynthia Erivo (“Wicked“), Jeremy Strong (“The Apprentice”), Ariana Grande (“Wicked“), Selena Gomez (“Emilia Pérez“), Mikey Madison (“Anora“), Kieran Culkin (“A Real Pain“), Yura Borisov (“Anora“), Isabella Rossellini (“Conclave“), Zoe Saldaña (“Emilia Pérez“) e Guy Pearce (“The Brutalist“) sono tra i 12 dei 24 artisti nominati, sia affermati che emergenti, che hanno ottenuto il loro primo cenno ai BAFTA.

Conclave recensione film 2024
Ralph Fiennes – Conclave – Cortesia Eagle Pictures

Altrove, c’è spazio per i “soliti” attori dei BAFTA, come Saoirse Ronan (“The Outrun”), Hugh Grant (“Heretic”) e Jamie Lee Curtis (“The Last Showgirl”). Conclave, il thriller ambientato in Vaticano di Edward Berger, ha ottenuto 12 nomination, tra cui miglior film, regista, attore protagonista per Ralph Fiennes e attrice non protagonista per Isabella Rossellini. Nel frattempo, Emilia Pérez, il thriller-musicale di Jacques Audiard su un boss del cartello messicano transgender, ne ha ricevute 11, tra cui miglior film, regista, attrice protagonista per Gascón e attrice non protagonista per Gomez e Saldaña.

Ma ci sono anche numerose sorprese, tra cui la nomination di Strong per il suo ruolo di supporto nel film biografico di Ali Abassi su Donald Trump “The Apprentice” (che vedrà l’attore confrontarsi con il fratello di “Succession” Culkin). Ci sarà probabilmente gioia per il fatto che Coralie Fargeat sia entrata nella lista dei registi per il suo selvaggio body-horror “The Substance“, l’unica regista donna in lizza (anche se molti avrebbero sperato che Payal Kapadia si potesse unire a lei per “All We Imagine as Light”).

La cerimonia dei BAFTA Film Awards si terrà il 16 febbraio alla Royal Festival Hall di Londra con la star di “Doctor WhoDavid Tennant che torna come presentatore.

Emilia Pérez recensione film
Zoe Saldana in Emilia Pérez. Foto di Shanna Besson – WHY NOT PRODUCTIONS – PATHÉ FILMS – FRA – © 2024

Ecco tutti i nominati ai BAFTA 2025

MIGLIOR FILM

MIGLIOR FILM BRITANNICO

  • “Bird” — Andrea Arnold, Tessa Ross, Juliette Howell, Lee Groombridge
  • Blitz” — Steve McQueen, Tim Bevan, Eric Fellner, Anita Overland
  •  “Conclave” — Edward Berger, Tessa Ross, Juliette Howell, Michael A. Jackman, Peter Straughan
  •  “Il Gladiatore II” — Ridley Scott, Douglas Wick, Lucy Fisher, Michael Pruss, David Scarpa, Peter Craig
  • “Hard Truths” — Mike Leigh, Georgina Lowe
  •  “Kneecap” — Rich Peppiatt, Trevor Birney, Jack Tarling, Naoise Ó Cairealláin, Liam Óg Ó Hannaidh, JJ Ó Dochartaigh
  •  “Lee” — Ellen Kuras, Kate Solomon, Kate Winslet, Liz Hannah, Marion Hume, John Collee, Lem Dobbs
  •  “Love Lies Bleeding” — Rose Glass, Andrea Cornwell, Oliver Kassman, Wereonika Tofilska
  •  “The Outrun” — Nora Fingscheidt, Sarah Brocklehurst, Dominic Norris, Jack Lowden, Saoirse Ronan, Amy Liptrot
  •  “Wallace and Gromit: Vengeance Most Fowl” — Nick Park, Merlin Crossingham, Richard Beek, Mark Burton

MIGLIOR DEBUTTO PER UNO SCENEGGIATORE, REGISTA E PRODUTTORE BRITANNICO

  •  “Hoard” — Luna Carmoon (Director, writer)
  •  “Kneecap” — Rich Peppiatt (Director, writer)
  • Monkey Man” — Dev Patel (Director)
  • “Santosh” — Sandhya Suri (Director, writer), James Bowsher (Producer), Balthazar de Ganay (Producer), also produced by Alan McAlex, Mike Goodridge
  • “Sister Midnight” — Karan Kandhari (Director, writer)

MIGLIOR FILM IN LINGUA NON INGLESE

  •  “All We Imagine as Light” — Payal Kapadia, Thomas Hakim
  •  “Emilia Pérez” — Jacques Audiard
  • I’m Still Here” (“Ainda Estou Aqui”) — Walter Salles
  •  “Kneecap” — Rich Peppiatt, Trevor Birney
  •  “The Seed of the Sacred Fig” — Mohammad Rasoulof, Amin Sadraei

DOCUMENTARIO

  •  “Black Box Diaries” — Shiori Ito, Hanna Aqvilin, Eric Nyari
  •  “Daughters” — Natalie Rae, Angela Patton
  •  “No Other Land” — Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor
  •  “Super/Man: The Christopher Reeve Story” — Ian Bonhôte, Peter Ettedgui, Lizzie Gilliett, Robert Ford
  • “Will & Harper” — Josh Greenbaum, Rafael Marmor, Christopher Leggett, Will Ferrell, Jessica Elbaum

FILM D’ANIMAZIONE

  •  “Flow” — Gints Siibalodis, Matīss Kaža
  •  “Inside Out 2” — Kelsey Mann, Mark Nielsen
  •  “Wallace and Gromit: Vengeance Most Fowl” — Nick Park, Merlin Crossingham, Richard Beek
  •  “Il Robot Selvaggio” — Chris Sanders, Jeff Hermann

FILM PER BAMBINI E FAMIGLIE

  •  “Flow” — Gints Siibalodis, Matīss Kaža
  •  “Kensuke’s Kingdom” — Kirk Hendry, Neil Boyle, Camilla Deakin
  •  “Wallace and Gromit: Vengeance Most Fowl” — Nick Park, Merlin Crossingham, Richard Beek
  •  “Il Robot Selvaggio” — Chris Sanders, Jeff Hermann

REGISTA

SCENEGGIATURA ORIGINALE

  •  “Anora” — written by Sean Baker
  •  “The Brutalist” — written by Brady Corbet and Mona Fastvold
  •  “Kneecap” — written by Rich Peppiatt, story by Rich Peppiatt, Naoise Ó Cairealláin, Liam Óg Ó Hannaidh, JJ Ó Dochartaigh
  •  “A Real Pain” — written by Jesse Eisenberg
  •  “The Substance” — written by Coralie Fargeat

SCENEGGIATURA ADATTATA

  •  “A Complete Unknown” — screenplay by James Mangold and Jay Cocks
  •  “Conclave” — screenplay by Peter Straughan
  • Emilia Pérez” — screenplay by Jacques Audiard
  • “Nickel Boys” — screenplay by RaMell Ross and Joslyn Barnes
  •  “Sing Sing” — screenplay by Clint Bentley and Greg Kwedar, story by Clint Bentley, Greg Kwedar, Clarence ‘Divine Eye’ Maclin, John ‘Divine G’ Whitfield

ATTRICE PROTAGONISTA

ATTORE PROTAGONISTA

  •  Adrien Brody, “The Brutalist
  • Timothée Chalamet, “A Complete Unknown
  • Colman Domingo, “Sing Sing”
  • Ralph Fiennes, “Conclave
  • Hugh Grant, “Heretic”
  •  Sebastian Stan, “The Apprentice”

ATTRICE NON PROTAGONISTA

ATTORE NON PROTAGONISTA

CASTING

  •  “Anora” — Sean Baker, Samantha Quan
  •  “The Apprentice” — Stephanie Gorin, Carmen Cuba
  •  “A Complete Unknown” — Yesi Ramirez
  •  “Conclave” — Nina Gold, Martin Ware
  •  “Kneecap” — Carla Stronge

FOTOGRAFIA

MONTAGGIO

COSTUMI

  •  “Blitz” — Jacqueline Durran
  •  “A Complete Unknown” — Arianne Phillips
  •  “Conclave” — Lisy Christl
  •  “Nosferatu” — Linda Muir
  •  “Wicked” — Paul Tazewell

MAKE UP & HAIR

  •  “Dune: Parte Due” — Love Larson, Eva Von Bahr
  •  “Emilia Pérez” — Julia Floch Carbonel, Emmanuel Janvier, Jean-Christophe Spadaccini, Romain Marietti
  •  “Nosferatu” — David White, Traci Loader, Suzanne Stokes-Munton
  • The Substance” — Pierre-Olivier Persin, Stéphanie Guillon, Frédérique Arguello, Marilyne Scarselli
  • Wicked” — Frances Hannon, Laura Blount, Sarah Nuth

COLONNA SONORA ORIGINALE

SCENOGRAFIA

  •  “The Brutalist” — Judy Becker, Patricia Cuccia
  •  “Conclave” — Suzie Davies, Cynthia Sleiter
  •  “Dune: Parte Due” — Patrice Vermette, Shane Vieau
  •  “Nosferatu” — Craig Lathrop
  •  “Wicked” — Nathan Crowley, Lee Sandales

SUONO

  •  “Blitz” — John Casali, Paul Cotterell, James Harrison
  •  “Dune: Parte Due” — Ron Bartlett, Doug Hemphill, Gareth John, Richard King
  •  “Il Gladiatore II” — Stéphane Bucher, Matthew Collinge, Paul Massey Danny Sheehan
  •  “The Substance” — Valérie Deloof, Victor Fleurant, Victor Praud, Stéphane Thiébaut, Emmanuelle Villard
  •  “Wicked” — Robin Baynton, Simon Hayes, John Marquis, Andy Nelson, Nancy Nugent Title

EFFETTI VISIVI

  •  “Better Man” —  Luke Millar, David Clayton, Keith Herft, Peter Stubbs
  •  “Dune: Parte Due” — Paul Lambert, Stephen James, Gerd Nefzer, Rhys Salcombe
  •  “Il Gladiatore II” — Mark Bakowski, Neil Corbould, Nikki Penny, Pietro Ponti
  •  “Kingdom of the Planet of the Apes” — Erik Winquist, Rodney Burke, Paul Story, Stephen Unterfranz
  •  “Wicked” — Pablo Helman, Paul Corbould, Jonathan Fawkner, Anthony Smith

CORTO D’ANIMAZIONE BRITANNICO

  •  “Adiós” — José Prats, Natalia Kyriacou, Bernardo Angeletti
  •  “Mog’s Christmas” — Robin Shaw, Joanna Harrison, Camilla Deakin, Ruth Fielding
  •  “Wander to Wonder” — Nina Gantz, Stienette Bosklopper, Simon Cartwright, Maarten Swart

CORTO BRITANNICO

  •  “The Flowers Stand Silently, Witnessing” — Theo Panagopoulos, Marissa Keating
  •  “Marion” — Joe Weiland, Finn Constantine, Marija Djikic
  •  “Milk” — Miranda Stern, Ashionye Ogene
  •  “Rock, Paper, Scissors” — Franz Böhm, Ivan, Hayder Rothschild Hoozeer
  •  “Stomach Bug” — Matty Crawford, Karima Sammout-Kanellopoulou

EE RISING STAR AWARD (votati dal pubblico)

  •  Marisa Abela
  • Jharrel Jerome
  • David Jonsson
  • Mikey Madison
  • Nabhaan Rizwan

ACAB, recensione della serie Netflix con Marco Giallini

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ACAB, recensione della serie Netflix con Marco Giallini

Dopo il film del 2012 di Stefano Sollima, il romanzo di Carlo Bonini trova una nuova forma nella serie ACAB, disponibile su Netflix dal 15 gennaio. Un ambizioso e asciutto tentativo di trasporre il potente immaginario dell’omonimo romanzo in sei episodi intensi, brutali, ma aperti a porre (e a porsi) domande sulla “zona grigia” dell’animo umano.

Prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, questa nuova versione, che segue il racconto di Sollima, si muove tra narrazione sociale e introspezione psicologica, senza mai risparmiarsi nella rappresentazione della violenza e delle contraddizioni delle forze dell’ordine, in un tentativo, più o meno a fuoco, di isolare anche i singoli dal gruppo e di raccontarli nella loro umana quotidianità.

La storia di ACAB – la serie

Acab
Foto di Marco Ghidelli – © 2025 Netflix, Inc.

Ambientata tra i tumultuosi scontri in Val di Susa, la serie si apre con un episodio che mette subito in chiaro le sue intenzioni. La squadra del Reparto Mobile di Roma, soprannominata semplicemente “Roma”, perde il suo capo durante una notte di feroce conflitto. Questo evento destabilizzante pone le basi per il racconto, che esplora le dinamiche interne di un gruppo forgiato dall’uso di metodi estremi e dall’affiatamento cameratesco. Marco Giallini, nei panni dell’ispettore Ivano Valenti detto “Mazinga” (lo stesso del 2012), incarna perfettamente il veterano indurito dagli anni, mentre Adriano Giannini interpreta Michele Nobili, il nuovo comandante, simbolo di una visione riformista e umano/razionale, in netto contrasto con quella tradizionale della squadra.

“Roma” non è solo una squadra, ma una famiglia che si regge su un precario equilibrio di omertà, violenza e sopravvivenza. Ogni personaggio porta con sé un bagaglio di fallimenti personali che si riflette nel lavoro: relazioni tossiche, solitudine e traumi irrisolti. Valentina Bellè, che interpreta l’agente Marta Sarri, introduce un elemento di novità nella squadra, rappresentando una nuova generazione di poliziotti, con tutte le difficoltà di adattamento in un contesto così ostile. Come sempre negli ultimi anni, Bellè brilla per intensità e interpretazione, pure senza sfuggire al cliché in cui la intrappola la sceneggiatura stessa.

Un equilibrio tribale minacciato dalla razionalità

L’equilibrio del gruppo è minacciato dall’arrivo di Nobili, il comandante proveniente dalla Senigallia, squadra soprannominata “rosa” per i suoi metodi meno brutali. Questo contrasto ideologico tra una visione riformista e la tradizione della “mano pesante” è il cuore pulsante della serie. Mentre Nobili combatte il modus operandi della sua nuova squadra deve anche confrontarsi con la sua personale discesa all’Inferno, che potrebbe portarlo ad abbracciare quella “mano pesante” dalla quale tanto prova a distanziarsi. Con questa umanità rovinata in gioco, la serie cerca di riflettere sul dilemma centrale di ogni ordine democratico: dove finisce l’esercizio legittimo della forza e dove inizia l’abuso di potere?

Foto di Marco Ghidelli – © 2025 Netflix, Inc.

La buona regia di Michele Alhaique si distingue per il suo approccio crudo e realistico. Siamo lontanissimi dai prodotti “per la televisione” che facevano a meno di effetti visivi e virtuosismi, qui la qualità del prodotto è alta e tutte le maestranze in campo contribuiscono alla realizzazione di un prodotto cinematograficamente valido. Gli scontri in Val di Susa sono rappresentati con un’intensità quasi documentaristica, catturando la violenza in tutta la sua brutale immediatezza. Sassi, lacrimogeni, petardi e scudi diventano strumenti narrativi che trascinano lo spettatore nel caos. Le scene d’azione non sono mai fini a se stesse, e vengono sfruttate per sottolineare la disumanizzazione che inevitabilmente accompagna la gestione del disordine pubblico.

Il viaggio nel privato di ACAB

Parallelamente, la serie scava nelle vite private dei protagonisti, rivelando un mondo di miserie quotidiane. Questa dimensione intima, che si alterna ai momenti di violenza collettiva, offre un ritratto umano e complesso dei poliziotti, senza mai cadere nella trappola della giustificazione o della condanna unilaterale. Non si salva nessuno, e nessuno si redime, tutti sono messi in discussione e il giudizio rimane sospeso.

La writers room di ACAB, costituita da Carlo Bonini, Filippo Gravino, Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini, si esercita in una danza tra pubblico e privato, tra incertezza, dubbio e dolori privati e granitica convinzione pubblica, nell’esercizio del proprio ruolo. Ognuno dei personaggi ha una ferita privata che si riverbera in qualche modo sul pubblico, senza che questo privato doloroso venga raccontato come una giustificazione alla violenza. L’equilibrio è delicato e se in parte riesce, non evita nessuno dei cliché che incontrano lungo la strada.

Ed ecco che gli ACAB sono soli, estraniati dai figli, con un passato violenti, con traumi indicibili. Probabilmente non era nell’interesse della scrittura sorprendere o proporre personaggi in qualche modo nuovi, anche se all’ennesima svolta prevedibile, il sospetto di scelte dettate dalla pigrizia prende piede. Per fortuna questo difetto non si riscontra nella struttura dei dialoghi, diretti e brutali, che rispecchiano fedelmente le tensioni e le contraddizioni di un ambiente così complesso.

L’influenza del contesto storico e sociale

Foto di Marco Ghidelli – © 2025 Netflix, Inc.

Uno degli aspetti più interessanti della serie è il suo legame con il contesto storico e sociale. Il romanzo e il film originale erano stati fortemente influenzati dal massacro della Diaz e dal G8 di Genova, ma la serie si aggiorna al presente, mostrando come le dinamiche di violenza e protesta siano cambiate negli ultimi anni. L’inserimento della figura femminile di Marta e la rappresentazione di un reparto mobile alle prese con un nuovo “autunno caldo” conferiscono alla narrazione una dimensione di attualità e inclusività. Le forze dell’ordine sono cambiate nella forma, ma la sostanza rimane sempre quella.

L’intento di elaborare quelle “zone grigie” a cui si accennava all’inizio della recensione di ACAB viene solo parzialmente compiuto, la mancanza di un vero e proprio effetto sorpresa e la mancanza di uno sviluppo coerente e omogeneo per tutti i personaggi della squadra sembrano denotare una certa fretta nelle scelte narrative, un taglio dei protagonisti che non giova certamente al racconto corale che sarebbe dovuta essere questa serie. Anche se il valore produttivo, le interpretazioni e la messa in scena rendono ACAB una serie da tenere d’occhio, il mancato approfondimento e la conseguente fallita problematizzazione del tema la rendono forse riuscita a metà, soprattutto in un contesto storico e politico dove i tanto condannati metodi dei protagonisti sembrano caldeggiati e sponsorizzati da chi invece dovrebbe tutelare la pace e il rispetto.

Avengers: Doomsday, Deadpool e Wolverine si riuniranno nel film dei Marvel Studios [RUMOR]

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Deadpool & Wolverine è stato un grande successo per i Marvel Studios, battendo i record di incassi e aiutando a scrollarsi di dosso le accuse di “stanchezza da supereroi” da parte di chi non vedeva l’ora di vedere la fine del genere. Immaginiamo che la Disney sia desiderosa di capitalizzare la popolarità di Wade Wilson e Logan prima che la Saga del Multiverso si concluda e l’insider Daniel Richtman sostiene di aver saputo quando vedremo la prossima volta il duo. Nonostante le precedenti notizie sul loro ritorno in Avengers: Secret Wars, Richtman afferma che sia Deadpool che Wolverine avranno un ruolo in Avengers: Doomsday.

Questo non è affatto sorprendente perché si prevede che la Terra-10005 avrà un ruolo importante nell’uscita del 2026, probabilmente durante un’incursione con la Terra-616 che metterà gli X-Men contro i Vendicatori. La presenza di Deadpool e Wolverine in entrambi i film dei Vendicatori è imprescindibile e, nonostante Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars siano rimasti avvolti nella segretezza, sappiamo già che il Mercenario Chiacchierone stringerà amicizia con Thor. Dopotutto, dobbiamo sempre scoprire per quale motivo il Dio del Tuono piange sul corpo ferito di Deadpool.

Quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

“Essere in grado di creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’universo Marvel ha realizzato un sogno di una vita e abbiamo scoperto un potente legame con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e l’intero team Marvel per portare questa epica avventura nella narrazione in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno affermato i fratelli Russo in una dichiarazione dopo il panel del SDCC.

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Until Dawn: la prima featurette rivela le differenze con il gioco per PlayStation

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Prima di prendere il timone di Shazam!, il regista David F. Sandberg si è cimentato in progetti horror come Lights Out e Annabelle: Creation. Shazam! Furia degli Dei ha poi fatto fiasco in quelli che si sono rivelati 365 giorni terribili per il DCEU nel 2023, e ora il regista si lascia alle spalle i supereroi per tornare all’horror con un adattamento del gioco per PlayStation Until Dawn.

Tuttavia, come già anticipato, il film si discosterà molto dal gioco, seguendo la strada dei loop temporali e facendo in modo che questi amici ricomincino da capo la loro giornata dopo essere morti. Ogni volta che tornano indietro, avranno a che fare con un nuovo genere horror, un concetto intrigante… che ha però poco o nulla a che fare con il gioco. Per quel che vale, l’insider @Cryptic4KQual ha recentemente condiviso: “Le persone che amavano il gioco e che hanno partecipato alle proiezioni di prova del film non sembravano apprezzare il film, ma gli spettatori della prima ora sembravano apprezzarlo molto”.

Quindi, un film horror solido, ma non necessariamente l’adattamento che i giocatori avrebbero voluto. Ora, sui propri social la Sony ha diffuso un nuovo video che, oltre ad alcune prime scene del film, ci offre un commento del regista, il quale spiega l’approccio al film. Di seguito, ecco il “first look” di Until Dawn:

Cosa significa la nuova storia di Until Dawn per l’adattamento cinematografico

Le scelte più importanti di Until Dawn riguardano la vita o la morte del personaggio in determinate situazioni. L‘interattività del giocatore è una parte importante del gioco, che si basa anche su elementi slasher e di terrore soprannaturale per offrire un’esperienza horror unica. Tuttavia, la notizia che l’adattamento cinematografico avrà un cast e una storia diversi significa che alcuni elementi non verranno riproposti. Uno dei principali è lo Psycho, un cattivo slasher che è in realtà un personaggio del gioco, motivato da un evento importante che è il motivo per cui i personaggi si recano alla baita.

Tuttavia, il film potrebbe continuare a utilizzare gli stessi elementi soprannaturali, come i wendigo, che sarebbero facili da inserire in una storia originale grazie alla loro versatilità. Purtroppo, questo significa che personaggi classici come Josh (Rami Malek), Sam (Hayden Panettiere) e Mike (Brett Dalton) non torneranno in nessuna veste. Tuttavia, ciò significa che il nuovo cast interpreterà personaggi diversi a cui il pubblico potrà affezionarsi prima dell’inizio degli orrori, e che l’adattamento del videogioco live-action si differenzierà per questa decisione.

Di cosa parla Until Dawn?

Uscito per la prima volta nel 2015, Until Dawn è un videogioco horror interattivo che segue otto amici e nemici che vengono riuniti in un remoto rifugio di montagna. Con scenari di vita o di morte che presentano un misterioso assassino, wendigo cannibali, una funivia e una grotta mineraria di vecchia data che si riverbera nel presente, i membri del gruppo devono lottare contro le loro paure se vogliono sperare di superare la notte tutti interi.

X-Men: Beau DeMayo, showrunner di X-Men ’97, avrebbe dovuto scrivere il film reboot

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I Marvel Studios/Disney hanno licenziato lo showrunner di X-Men ’97, Beau DeMayo, poco prima della prima mondiale della serie animata. Ci sono notizie contrastanti su cosa sia successo esattamente, ma si dice che DeMayo sia stato licenziato per aver inviato foto oscene a membri del suo staff, e ci sono state altre accuse che sostengono che sia stato fisicamente e sessualmente inappropriato con molti dei suoi colleghi.

DeMayo ha sempre negato tutto questo, suggerendo che il suo licenziamento fosse dovuto semplicemente all’omofobia e sostenendo di essere stato privato del suo credito per la seconda stagione di X-Men ’97. Ora, stanto a quanto riportato, si apprende che la Marvel avrebbe voluto che DeMayo giocasse un ruolo importante nel debutto dei mutanti nel live-action del MCU.

Lo YouTuber @She_DreadzMe ritiene infatti che DeMayo fosse destinato a scrivere e a fare da consulente per il prossimo reboot degli X-Men prima del suo licenziamento e gli ha chiesto conferma. DeMayo ha risposto a una domanda sul progetto affermando che “l’intenzione era che io lo consultassi o lo scrivessi prima di fare le mie denunce sui diritti civili in Blade”. Come sempre, si tratta di dichiarazioni non del tutto verificabili, ma dato il ruolo avuto da DeMayo nella serie animata è effettivamente probabile che si volesse affidare a lui l’intero franchise, ora in cerca di nuovi autori.

Quando arriveranno gli X-Men nel MCU?

I film dedicati ai mutanti Marvel hanno cominciato la loro corsa cinematografica nel 2000 con il primo film di Bryan Singer, seguito nel 2003 dal secondo capitolo. Nel 2006 è uscito Conflitto finale diretto da Brett Ratner. Nel 2009 è stata inaugurata la trilogia dedicata a Wolverine che ha percorso le sale parallelamente con la tetralogia prequel: del 2009 è X-Men le origini – Wolverine, del 2011 X-Men: l’inizio, del 2013 Wolverine – l’immortale, del 2014 Giorni di un futuro passato, del 2016  Apocalisse, del 2017 Logan: The Wolverine e del 2019 Dark Phoenix.

I due film dedicati a Deadpool, del 2016 e del 2018 sono stati ambientati nello stesso universo della Fox. Ora Deadpool e Wolverine ha portato nel MCU i due eroi del titolo, e aprirà ufficialmente la strada ai mutanti Marvel verso l’universo condiviso di Kevin Feige. Ancora non sappiamo quando arriveranno ufficialmente con il film tutto loro che è stato annunciato, ma tra alcuni camei, riferimenti e la recente serie animata X-Men ’97 il loro debutto potrebbe ormai sempre imminente.

Le teorie principali sugli X-Men nel MCU

La teoria prevalente tra i fan è che gli Avengers combatteranno gli X-Men quando le loro rispettive realtà si scontreranno in un’Incursione. Sembra proprio che il palcoscenico sia stato predisposto per uno scontro dopo l’arrivo di Maria Rambeau nella realtà della squadra (un mondo che si pensa sia Terra-10005). Vedremo cosa succederà. Tuttavia, è giusto dire che tutti rimarranno scioccati se la squadra mutante non farà la sua apparizione – costumi dei fumetti e tutto il resto – nei prossimi film di Avengers.

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Black Panther: rivelati i tre attori presi in considerazione per il nuovo T’Challa del MCU

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Con le voci che continuano a circolare sui piani dei Marvel Studios per un possibile casting di un nuovo T’Challa per il Marvel Cinematic Universe, lo scooper @MyTimeToShineH ha ora suggerito quelli che sarebbero i tre attori presi in considerazione per il ruolo nel franchise di Black Panther. Si tratta però di un rumor assolutamente senza conferma ufficiale, che va preso tenendo in considerazione che altre voci smentiscono invece questa ricerca da parte dei Marvel Studios.

Secondo il prolifico leaker, ad ogni modo, “Alcuni degli attori che i Marvel Studios stanno/stanno considerando per interpretare il ‘Nuovo T’Challa’ sono: John David Washington, Kelvin Harrison Jr., Aaron Pierre”. John David Washington, figlio dell’icona del cinema Denzel Washington, è noto soprattutto per aver recitato in Tenet, The Creator e BlackKklansman. Kevin Harrison Jr., invece, ha recentemente prestato il suo talento per Mufasa: Il Re Leone e ha ricevuto ampi consensi per il suo lavoro in Waves e Chevalier. Il nome più interessante – ma anche improbabile – della lista è però quello di Aaron Pierre.

Lo è perché la star di Ridge Rebel è stata recentemente scritturata per il ruolo di John Stewart in Lanterns, serie DC. Immaginiamo che questo lo abbia messo fuori gioco e che possa essere l’attore misterioso che ha rifiutato i Marvel Studios l’anno scorso. Ad ogni modo, non è ancora chiaro se i Marvel Studios siano semplicemente alla ricerca di un interprete per una variante di T’Challa o per qualcuno che interpreti la versione adulta di suo figlio, introdotto alla fine di Wakanda Forever. Anche se quest’ultima opzione richiederebbe un salto temporale piuttosto importante.

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Quando vedremo Black Panther 3?

Alla fine dello scorso anno, Letitia Wright è stata interpellata sul suo futuro nel MCU e, pur facendo finta di niente, ha confermato che presto tornerà a vestire i panni di Shuri. “Se è… diciamo, diciamo…” ha stuzzicato l’attrice, scegliendo chiaramente con cura le parole. “Mi piacerebbe continuare con Shuri. È uno dei miei personaggi preferiti, una tale benedizione, onestamente, non scherzo. Sono così grata per lei. Ci sono molte cose in arrivo”.

Da quell’intervista, Denzel Washington ha rivelato che sarà presente in Black Panther 3 e i Marvel Studios, nel frattempo, hanno ulteriormente confermato che il threequel è in lavorazione quando è stata annunciata l’uscita del produttore Nate Moore dallo studio. “Quasi tutto quello che so sulla produzione l’ho imparato dal mio periodo ai Marvel Studios”, ha detto il mese scorso parlando della sua partenza. “Mi sento fortunato ad aver lavorato con un gruppo di persone che amano il cinema e la narrazione tanto quanto i miei colleghi della Marvel e il cast e la troupe dei nostri film”.

Moore ha aggiunto: “Ma non potrei essere più entusiasta di applicare la mia esperienza e la mia passione per il cinema a film di tutti i generi, compreso il ritorno al mondo di Wakanda per Black Panther 3”. Questo è tutto quello che ad oggi sappiamo, compreso il fatto che il prossimo film di Black Panther probabilmente non uscirà prima di Avengers: Secret Wars.

Vision: Faran Tahir tornerà nel ruolo di Raza, villain di Iron Man

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I Marvel Studios sono pronti a riportare in vita un cattivo del primo film del MCU per la prossima serie Disney+ Vision. Deadline riporta infatti che Faran Tahir tornerà a vestire i panni di Raza, lo spietato leader del gruppo terroristico dei 10 Anelli che aveva preso di mira Tony Stark (Robert Downey Jr.) nel film Iron Man del 2008. Sembrava che Raza avesse incontrato la sua fine per mano di Obadiah Stane (Jeff Bridges), ma vale la pena notare che in realtà non lo abbiamo visto morire quando Stane ha mandato i suoi uomini nella tenda per finire il suo ex alleato.

Non abbiamo idea del perché la Marvel stia utilizzando questo particolare personaggio per lo spin-off di WandaVision, ma potrebbe avere a che fare con il coinvolgimento di Stark nella creazione di Visione. È anche possibile che Raza sia morto e che appaia solo nei flashback o come una sorta di illusione. Di certo, sembra proprio che la serie andrà ad esplorare le origini di Visione e tutto ciò che c’è di collegato a Tony Stark. Non resta dunque che attendere ulteriori informazioni sulla serie, sul suo sviluppo e su quando potremo finalmente vederla.

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Cosa sappiamo su Vision?

Vision, la cui produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo nuovo show live-action della Marvel in quasi due anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato secondo un modello a caratteristiche.

All’inizio di quest’anno abbiamo scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore esecutivo di Star Trek: Picard, Terry Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di tragico sintetizzatore del MCU e la storia dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il suo nuovo scopo nella vita”.

Il finale di WandaVision ha rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero “Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera Visione”.

Daredevil: Born Again, il primo trailer è in arrivo oggi!

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Daredevil: Born Again, il primo trailer è in arrivo oggi!

Anche se a questo punto ci sembra di aver visto parecchio di Daredevil: Born Again, grazie alle numerose fughe di notizie (tra foto e video trapelati dal set), i Marvel Studios non hanno ancora rilasciato un teaser ufficiale per l’attesissimo revival della serie. Inizialmente era stato riportato che il primo trailer sarebbe arrivato lunedì, ma l’interprete di Kingpin, Vincent D’Onofrio, ha rivelato che gli incendi in California hanno causato un ritardo, assicurando però che sarebbe arrivato “presto”.

I fan pensavano di dover aspettare fino alla prossima settimana, ma la pagina Instagram ufficiale di Daredevil: Born Again ha ora confermato con una storia che il primo trailer sarà pubblicato online alle 7.00 PT/10.00 ET, ovvero alle 16:00 ora italiana. Anche se c’è sempre la possibilità che si tratti dello stesso filmato dei teaser trapelati, i trailer che la Marvel proietta agli eventi sono di solito almeno un po’ diversi da quelli rilasciati ufficialmente. Non resta dunque che attendere di poterlo vedere per scoprire qualcosa in più su questo atteso progetto.

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In Daredevil: Born Again della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

Il cast di Daredevil: Born Again

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

La serie debutterà su Disney+ il 4 marzo 2025.

L’esorcista del Papa 2: la conferma e tutto ciò che sappiamo

L’esorcista del Papa 2: la conferma e tutto ciò che sappiamo

L’Esorcista del Papa del 2023 è stato un successo a sorpresa quando è uscito nelle sale, quindi non è una sorpresa che siano emerse notizie su L’Esorcista del Papa 2. Il film horror vede Russell Crowe nei panni di Padre Gabriele Amorth, l’esorcista capo del Vaticano, che viene inviato all’estero per eseguire esorcismi. L’orrore della possessione demoniaca, un po’ fuori dalle regole, e il potere della star Russell Crowe sono i motivi per cui L’esorcista del Papa ha avuto così tanto successo.

L’esorcista del Papa non ha reinventato la ruota, ma ha compreso e soddisfatto le aspettative del pubblico tanto da far ottenere il via libera a L’esorcista del Papa 2 . Sebbene il film abbia ricevuto un’accoglienza contrastante, con un “marcio” 49% su Rotten Tomatoes, il film popcorn è diventato un successo di pubblico a sorpresa, guadagnando 76 milioni di dollari in tutto il mondo (via Box Office Mojo). Il successo del film non si è esaurito con l’uscita dai multiplex, poiché è diventato anche un grande successo su Netflix. Era quindi solo questione di tempo prima che arrivasse la notizia dell ‘Esorcista 2 del Papa.

L’esorcista del Papa 2, le notizie più recenti

Il sequel ha ottenuto il via libera

Non si conoscono ancora i dettagli del sequel, ma il via libera è il primo aggiornamento importante da quando L’esorcista del Papa è arrivato nel 2023.

Sebbene le voci su un sequel si siano susseguite sin dal debutto dell’originale, l’ultima notizia vede L’esorcista del Papa 2 ottenere un via libera ufficiale. Considerando il successo al botteghino del film, la decisione di realizzare un sequel sembra una scelta commerciale intelligente. Il produttore Jeff Katz ha dato la notizia su X (ex Twitter) e si è detto felicissimo del futuro del film. Non si conoscono ancora i dettagli del sequel, ma il via libera è il primo aggiornamento importante da quando L’esorcista del Papa è arrivato nel 2023.

Confermato L’esorcista del Papa 2

Il sequel de L’esorcista del Papa è stato annunciato nell’aprile del 2023 prima di ottenere il via libera nel maggio del 2024. Sebbene fosse previsto un incasso di 4-10 milioni di dollari nel weekend d’esordio, L’esorcista del Papa ha incassato la parte alta di questa fascia, guadagnando 9,2 milioni di dollari nei primi giorni. Il successo del weekend di apertura ha probabilmente portato la Sony a decidere di dare il via libera al film in tempi così brevi. Tuttavia, mentre lo sviluppo del sequel è in corso, i dettagli sono ancora pochi ed è probabile che sia ancora all’inizio del processo di sviluppo.

Il cast de L’esorcista del Papa 2 

Padre Amorth tornerà?

Sebbene non sia stato confermato alcun membro del cast di L’esorcista del Papa 2, Russell Crowe tornerà senza dubbio nel ruolo di Padre Amorth, essendo il volto del franchise. Anche Cornell John tornerà probabilmente nel ruolo del vescovo Lumumba nel cast de L’esorcista del Papa 2, poiché il primo film lasciava intendere un ruolo più ampio per il vescovo nel sequel. C’era un numero sorprendente di sopravvissuti in L’esorcista del Papa, il che lascia aperta la porta al ritorno di uno qualsiasi di loro nel cast di L’esorcista del Papa 2. Tuttavia, poiché il sequel seguirà probabilmente Gabriele mentre conduce un altro esorcismo, il film avrà probabilmente un cast completamente diverso.

La storia dell’Esorcista 2 del Papa

I molti casi di Padre Amorth

Dato che il film è ancora in fase di sviluppo, non ci sono conferme sulla storia de L’esorcista del papa 2. Tuttavia, il primo film ha creato un sequel. Alla fine de L’esorcista del Papa, viene rivelato che quello con cui Gabriele aveva avuto a che fare era solo uno dei 200 angeli caduti, lasciando intendere che l’esorcista farà altre 199 visite. Così come il primo film era basato su eventi veri, anche L’esorcista del Papa 2 potrebbe utilizzare altri esorcismi reali per la sua narrazione. Il vescovo Lumumba e Gabriele diventano anche stretti alleati nel finale del film, dando vita a un seguito di esorcismo in coppia con Lumumba.

Neil Gaiman risponde alle accuse. Ecco le conseguenze sui suoi progetti per cinema e tv

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Neil Gaiman ha risposto all’articolo di copertina del New York Magazine in cui diverse donne accusavano l’autore di violenza sessuale, scrivendo sul suo blog personale: “Non ho mai avuto rapporti sessuali non consensuali con nessuno. Mai”.

Nella dichiarazione completa, pubblicata sul blog di Gaiman martedì mattina, l’autore ha espresso rammarico per come ha gestito le relazioni personali, scrivendo che “ero emotivamente non disponibile mentre ero sessualmente disponibile, egocentrico e non così premuroso come avrei potuto o dovuto essere”. Tuttavia, ha negato le accuse di violenza sessuale: “Non sono disposto a voltare le spalle alla verità e non posso accettare di essere descritto come qualcuno che non sono, e non posso e non voglio ammettere di aver fatto cose che non ho fatto”.

A luglio, Tortoise Media aveva diffuso la notizia che Gaiman era stato accusato di violenza sessuale da due donne e ha pubblicato un podcast in sei parti, “Master“, che ha trattato le accuse di cinque donne. Tuttavia, l’articolo del NY Mag ha amplificato la storia.

I progetti per cinema e tv di Neil Gaiman

Neil Gaiman ha negato strenuamente tutte le accuse contro di lui da quando è uscito il podcast Tortoise, affermando che tutte le relazioni erano consensuali. Tuttavia, dopo il rapporto di Tortoise a luglio, diversi progetti cinematografici e televisivi di Gaiman sono stati interessati. La terza stagione di “Good Omens” di Prime Video si concluderà ora con un episodio di 90 minuti, con Gaiman che non fa parte della produzione. La Disney ha sospeso la produzione del suo adattamento cinematografico di “The Graveyard Book” e Netflix ha cancellato “Dead Boy Detectives“, anche se non è chiaro se fosse correlato alle accuse. Ma la seconda stagione di “The Sandman” dovrebbe comunque uscire quest’anno su Netflix, oltre all’adattamento della serie “Anansi Boys” di Prime Video.

Squid Game 2 è la terza stagione più vista di Netflix in assoluto, dopo Squid Game 1 e Mercoledì

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Con 152,5 milioni di visualizzazioni totali, la seconda stagione di Squid Game è diventata la terza stagione televisiva più vista su Netflix, dietro solo alla sua prima stagione (265 milioni) e Mercoledì (252 milioni).

Quattro giorni dopo la sua première del 26 dicembre, la seconda stagione di “Squid Game” aveva accumulato 68 milioni di visualizzazioni, diventando il più grande debutto televisivo di sempre di Netflix. Una settimana dopo, aveva raccolto 126,2 milioni di visualizzazioni in 11 giorni, più di qualsiasi serie Netflix abbia mai raggiunto in quel lasso di tempo. La serie in lingua coreana ha trascorso un’altra settimana in cima alla classifica delle prime 10 serie TV non in inglese, con la prima stagione che è ricomparsa al n. 3.

La nostra recensione di Squid Game 2

  • Sinossi: Tre anni dopo aver vinto lo Squid Game, il Giocatore 456 rimane determinato a trovare le persone che stanno dietro a questo gioco e a porre fine al loro sport malvagio. Utilizzando i soldi che ha vinto per finanziare la sua ricerca, Gi-hun inizia dal luogo più ovvio: cercare l’uomo in abito elegante che gioca a ddakji nella metropolitana. Ma quando i suoi sforzi producono finalmente dei risultati, la strada per distruggere l’organizzazione si rivela più letale di quanto immaginasse: per porre fine al gioco, deve rientrarvi.
  • Numero episodi: 7 episodi
  • Scrittore/regista: Hwang Dong-hyuk
  • Produttori esecutivi: Kim Ji-yeon, Hwang Dong-hyuk
  • Prodotta da: Firstman Studio
  • Cast principale: Lee Jung-jae, Lee Byung-hun, Wi Ha-jun, Gong Yoo, Yim Si-wan, Kang Ha-neul, Park Gyu-young, Lee Jin-uk, Park Sung-hoon, Yang Dong-geun, Kang Ae-sim, Lee David, Choi Seung-hyun, Roh Jae-won, Jo Yu-ri e Won Ji-an.

È ufficialmente cominciata la produzione di Supergirl: Woman of Tomorrow

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Grazie a Screen Daily abbiamo la conferma che la produzione di Supergirl: Woman of Tomorrow è ufficialmente cominciata. Speravamo in un annuncio ufficiale (e forse anche in un’anteprima) da parte di James Gunn o del regista Craig Gillespie, ma al momento nessuno ha condiviso annunci o contenuti dal film. Le riprese si stiano svolgendo nei teatri di posa al chiuso dei Warner Bros. Studios, Leavesden a Londra.

La star Milly Alcock ha condiviso una foto sulla sua pagina Instagram, confermando che ora si trova a Londra. Tuttavia, l’attrice di House of the Dragon ha fatto attenzione a non rivelare la sua acconciatura nello scatto. Il dettaglio avrebbe infatti potuto suggerirci che tipo di parrucca indossa!

Cosa sappiamo di Supergirl: Woman of Tomorrow?

Supergirl: Woman of Tomorrow sarà il secondo film DCU dei DC Studios e sarà diretto dal regista di Curdelia Craig Gillespie. Ana Nogueira (The Vampire Diaries) ha scritto la sceneggiatura dopo essere stata inizialmente assunta per scrivere il film di Supergirl con Sasha Calle di Flash.

Nel film, Supergirl viaggia attraverso la galassia per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per intraprendere una ricerca omicida di vendetta. Il cast include Milly Alcock nel ruolo di Supergirl, Eve Ridley nel ruolo di Ruthye Marye Knoll, Matthias Schoenaerts nel ruolo di Krem delle Colline Gialle e Jason Momoa nel ruolo di Lobo.

Quando Supergirl: Woman of Tomorrow fu annunciato per la prima volta, Gunn disse: “Vediamo la differenza tra Superman che è stato mandato sulla Terra e cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, rispetto a Supergirl che è stata cresciuta su una roccia, un frammento di Krypton, e ha visto tutti intorno a lei morire ed essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita, e poi è arrivata sulla Terra quando era una ragazzina”. “È molto più hardcore, non è esattamente la Supergirl che siamo abituati a vedere”, ha concluso.

James Gunn e Peter Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando è stato rivelato lo slate del DCUGods and Monsters“. Il progetto sarà basato almeno in parte sull’omonima serie di fumetti di King del 2022.

Captain America: Brave New World sarà il film di Cap più breve di sempre

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Manca un mese all’arrivo di Captain America: Brave New World nei cinema e si prevede che i biglietti per il film saranno finalmente in vendita entro la fine della settimana, negli USA. Nel frattempo, abbiamo notizie in merito alla durata dell’ultimo capitolo della Multiverse Saga per gentile concessione di AMC Theaters. Captain America: Brave New World dura 1 ora e 58 minuti (118 minuti), il che lo rende il film di Captain America più corto di sempre, fino ad oggi.

Captain America: Il Primo Vendicatore è durato 124 minuti, Captain America: The Winter Soldier è durato 136 minuti e Captain America: Civil War, un film degli Avengers in tutto tranne che nel nome, è durato 147 minuti. Si ritiene che il seguito di The Falcon and the Winter Soldier abbia subito parecchi cambiamenti in post-produzione, con riprese aggiuntive che hanno aggiunto e rimosso personaggi.

Captain America: Il Primo Vendicatore è riuscito a infilare un sacco di storia nei suoi 124 minuti, quindi il fatto che questo film sia più corto di soli 6 minuti non è motivo di preoccupazione. In definitiva, ciò che è importante è che il film faccia la cosa giusta per Sam Wilson durante la sua prima uscita da solista sul grande schermo.

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreterà la cattiva Diamondback, mentre Giancarlo Esposito sarà Sidewinder. Harrison Ford, invece, assume qui il ruolo di Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che a quanto rivelato dal primo trailer si trasformerà ad un certo punto nel Hulk Rosso. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America.

Dalla pagina allo schermo. Gli studenti di Latina a scuola tra cinema e fumetti!

Al via il progetto formativo Dalla pagina allo schermo. Percorsi di didattica laboratoriale sul rapporto tra cinema e fumetti, realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Meritoper l’a.s. 2024/2025 e che vede coinvolti gli Istituti Scolastici di Latina I.C. Don Milani, I.C. Torquato Tasso e I.C. Giuseppe Giuliano.

In un arco di tempo che va da novembre 2024 a maggio 2025, il progetto si rivolge a studenti di classi primarie e secondarie di I° grado, proponendo un percorso di esplorazione dei rapporti tra cinema e fumetto, entrambe forme di narrazioni per immagini, attraverso un percorso didattico comparativo che unisce momenti di alfabetizzazione e di analisi delle due forme d’arte, incontri laboratoriali di storytelling, disegno e produzione partecipata finalizzati alla realizzazione di un prodotto audiovisivo.

I formatori di “Dalla Pagina allo Schermo”

Proposto dall’Istituto Don Milani, il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione tra una rete di dirigenti scolastici del territorio, un gruppo di operatori culturali e di settore esperti, come Mauro Uzzeo e Renato Chiocca. Ad affiancarli, una rete di partner che vede Cinefilos APS, associazione di promozione culturale fondata nel 2019 da un collettivo di professionisti del settore cinematografico con l’obiettivo di diffondere la cultura cinematografica, con particolare attenzione al pubblico giovane, e anche Dreamcatchers Entertainment, casa di produzione con il desiderio di proporre una nuova, inedita prospettiva nel raccontare storie con parole, immagini, musica, utilizzando principalmente l’innovazione tecnologica e l’infinito potere del video in tutte le sue forme.

Inoltre, immancabile anche una sala cinematografica del territorio, il Supercinema 2.0 di Latina, che accoglierà gli studenti per le proiezioni. Gli appuntamenti sono fissati al 21 gennaio, quando verrà proiettato il film Nausicaa della Valle del Vento, capolavoro d’animazione del 1984 del premio Oscar Hayao Miyazaki; e il 6 febbraio, quando gli studenti assisteranno invece alla proiezione di Asterix e il segreto della pozione magica, film del 2018 diretto da Alexandre Astier e Louis Clichy, facente parte del celebre franchise di Asterix. Film che, attraverso il confronto con i rispettivi fumetti, contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi del progetto.

Un’esperienza formativa capace, dunque, di sviluppare un approccio critico al linguaggio cinematografico e all’arte del fumetto e di potenziare le competenze nei linguaggi audiovisivi e creativi.

Sopravvissuti: dal cast alla storia vera, tutte le curiosità sul film

Sopravvissuti (qui la recensione) è il film del 2022 che ha segnato il debutto come regista di Guillaume Renusson, qui al suo primo lungometraggio, da lui scritto e diretto, incentrato su una vicenda dolorosa ma capace di trasmettere fiducia nell’essere umano, oltre a dimostrare di quanto possa fare la differenza concedere il proprio aiuto a chi ne ha bisogno. Il tutto, però, viene narrato all’interno di un contesto che fa assumere al film i caratteri di un survival movie, sullo stile di titoli come Arctic e La società della neve.

Da non confondere con il film omonimo del 2015 – con protagonisti Chiwetel Ejiofor e Margot Robbie – né con la serie Rai del 2022, Sopravvissuti offre dunque un’esperienza emotiva molto forte, che ha permesso al film di ottenere numerose lodi. Dopo essere stato presentato in anteprima in concorso al Festival di Angoulême 2022, ha infatti ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio come Migliore film internazionale al Rome Independent Film Festival 2023.

A contribuire al suo fascino, vi sono però anche le location naturali, grazie alle riprese svolte nelle Alte Alpi e nelle Alpi dell’Alta Provenza in Francia. Oltre a quanto fin qui riportato, in questo articolo, approfondiamo anche altre delle principali curiosità relative a Sopravvissuti. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle storie a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Denis Ménochet in Sopravvissuti
Denis Ménochet in Sopravvissuti

La trama di Sopravvissuti

Protagonista del film è Samuel, che dopo un sinistro stradale molto grave, si ritrova costretto ad affrontare una riabilitazione non solo fisica, ma anche mentale. In quell’incidente, infatti, è morta sua moglie e l’uomo da quel momento non avverte altro che un unico bisogno: stare da solo. È così che Samuel si reca nel suo chalet in montagna, nel cuore delle Alpi italiane, dove poter passare del tempo con nient’altro attorno a sé se non la natura.

Un notte, però, un ospite inatteso arriva nello chalet. Si tratta di una donna straniera di nome Chehreh, che cerca rifugio dalla tormenta di neve prima di raggiungere la Francia, attraversando le montagne. Samuel non vorrebbe finire nei guai, ma si rende conto di quanto Chehreh sia in pericolo e, forse ricordando il tragico incidente della moglie, decide di aiutarla. I due, però, non dovranno affrontare soltanto l’ostilità della natura, ma qualcosa di peggiore: la cattiveria umana.

Il cast di attori

Ad interpretare Samuel vi è Denis Ménochet, attore francese noto in Italia per aver recitato in Bastardi senza Gloria (2009) di Quentin Tarantino e The French Dispatch (2021) di Wes Anderson. Per il ruolo di Chehreh, il regista e i produttori volevano invece un volto sconosciuto e hanno così scelto Zar Amir Ebrahimi. Riguardo al suo casting, Renusson ha affermato: “Sebbene Zar sia molto conosciuta in Iran, era sconosciuta in Francia. Al casting, ha fatto la sua prova guardandomi dritto negli occhi. Non era spaventata o vittima, ma molto forte”.

“Mi sono detto che, di fronte al colosso dai piedi d’argilla che è Samuel, era un bene che ci fosse questa donna, fragile in apparenza ma resistente. Zar ha anche la capacità di cambiare volto: le tre volte che l’ho vista al casting, ho avuto l’impressione di vedere tre donne diverse… È stato un bene per il film, perché l’idea era che Chehreh diventasse sempre più la moglie morta di Samuel“. Per i ruoli degli inseguitori, invece, il regista voleva tre volti “normali”, così ha scelto Luca Terracciano, Oscar Copp e Victoire Du Bois, quest’ultilma già vista in Chiamami col tuo nome (2017).

Sopravvissuti recensione film
Denis Ménochet e Zar Amir Ebrahimi in Sopravvissuti

Il film è tratto da una storia vera?

Per il suo film d’esordio, Renusson ha affermato di non essersi basato su una storia vera, ma di essere comunque stato interessato a trattare il tema dei migranti, dei loro trafficanti e di chi invece gli dà la caccia senza pietà. Il regista voleva però proporre tali dinamiche in un film concepito come un survival movie. Per questo motivo, come affermato dallo stesso Renusson, la storia prende ispirazione da diversi film, tra cui Essential Killing (2010) di Jerzy Skolimowski, Dersu Uzala – Il piccolo uomo delle grandi pianure (1975) di Akira Kurosawa, Il grande silenzio (1968) di Sergio Corbucci e il western Revenant – Redivivo (2015) di Alejandro González Iñárritu.

Il trailer di Sopravvissuti e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 7 ottobre alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Tutto in un giorno: la storia vera dietro al film con Penelope Cruz

L’attore Juan Diego Botto, al suo esordio alla regia, porta sul grande schermo Tutto in un giorno (qui la nostra recensione), film candidato a cinque premi Goya (gli Oscar spagnoli) che affronta un tema molto sentito in Spagna: quello degli sfratti. L’idea del film nasce da un confronto sulla situazione spagnola tra il regista e Penélope Cruz, qui in veste di produttrice e protagonista. L’attrice stessa gli aveva chiesto di scrivere qualcosa su una coppia con un problema di gelosia e che sta affrontando uno sfratto. Il progetto ha però assunto una forma divesa quando la moglie del regista e co-sceneggiatrice del film Olga Rodriguez, ha messo il marito in contatto con assistenti sociali, assemblee condominiali, avvocati, persone emarginate.

Dal dialogo con queste realtà Botto ha dunque scritto qualcosa di diverso, che ha incontrato l’entusiasmo della Cruz, che lo ha definito un lavoro ricco di verità. Rispetto alla vicenda originale, si pone dunque maggiore attenzione sul dramma della precarietà, dei diritti negati e dell’esclusione sociale, trasmettendo questa sensazione di inquietudine e agitazione anche attraverso precise scelte di regia. Nessuno dei personaggi è al sicuro e nell’arco di un giorno si troveranno a vedere sconvolta la propria vita.

Per gli appassionati di un cinema impegnato, che intrattiene ma che solleva importanti tematiche sociali, è dunque questo un film da non perdere e da riscoprire in tutta la sua drammaticità. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Tutto in un giorno. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Luis Tosar, Claudia Melo e Christian Checa in Tutto in un giorno
Luis Tosar, Claudia Melo e Christian Checa in Tutto in un giorno. Cortesia di BiM Distribuzione

La trama e il cast di Tutto in un giorno

Il film racconta 24 ore della vita di tre personaggi in lotta per la sopravvivenza, che hanno in comune il tema drammatico dello sfratto. Azucena è una madre di famiglia, coraggiosa ma disperata perché rischia di perdere la casa. La sua vita è una lotta quotidiana fatta di ristrettezze economiche visto che il marito è un operaio che guadagna una miseria. La banca ha deciso di toglierle la casa e lei ha 24 ore per risolvere questo dramma. Poi c’è Teodora.

Una donna alle prese con le scelte di vita sbagliate e i fallimenti di suo figlio. Lei lo cerca per aiutarlo ma lui si nega affranto dai suoi problemi. E infine troviamo Rafa, un avvocato che ha come missione di aiutare realmente chi è in difficoltà senza trarne alcun vantaggio personale. Deciderà anzi di sacrificare tempo e energie dedicate alla propria famiglia per una causa sociale in cui crede profondamente. Si trova alle prese con un caso di custodia, una ragazza araba rischia di vedersi togliere la figlia e lui farà di tutto per impedirlo.

Ad interpretare Azucena vi è l’attrice Penélope Cruz, mentre accanto a lei ritroviamo nel ruolo di Teodora l’attrice Adelfa Calvo, mentre l’avvocato Rafa è interpretato da Luis Tosar. Quest’ultimo aveva già lavorato con il regista in un episodio di Tales of the Lockdown (2020), una serie di cinque racconti sviluppati durante la pandemia. Completano il cast Christian Checa nel ruolo di Raúl, Aixa Villagrán in quello della compagna Helena, lo stesso Juan Diego Botto in quello di Manuel, marito di Azucena, Font García in quello di Germán e María Isabel Díaz Lago in quello di Paty.

Adelfa Calvo in Tutto in un giorno
Adelfa Calvo in Tutto in un giorno. Cortesia di BiM Distribuzione

La storia vera dietro il film

Il film racconta un problema sociale molto pesante per la società spagnola ma che tende a rimanere nascosto. In Spagna infatti, si registrano circa 41.000 sfratti ogni anno, più di 100 al giorno. In particolare, si fa riferimento alla Piattaforma delle Vittime dei Mutui (Plataforma de Afectados por la Hipoteca o PAH), un’associazione e movimento sociale per il diritto all’abitazione sorto a febbraio 2009 a Barcellona e presente in tutto il territorio spagnolo. La Piattaforma nacque durante la crisi immobiliare spagnola del 2008-2013 che fu scatenata dalla bolla immobiliare e dalle posteriori proteste in Spagna del 2011.

La PAH raggruppa persone con difficoltà per pagare l’Ipoteca, che si trovano in un processo di sfratto e persone solidali con questa problematica sociale. La Piattaforma realizza poi azioni di disobbedienza civile e di resistenza passiva per impedire le esecuzioni e le notificazioni di sfratti, convocando concentrazioni sulla porta di casa delle vittime ed impedendo il passo agli ufficiali giudiziari. Questa campagna iniziò nel novembre del 2010 e nel febbraio del 2017 aveva già fermato 2045 sfratti su tutto il territorio spagnolo, secondo la propria organizzazione.

Tutto in un giorno non racconta dunque le esatte vicende di persone realmente esistenti, ma prende spunto da un preciso contesto sociale per dar vita a personaggi che si muovono all’interno di esso e subiscono situazioni al di là della loro portata. Naturalmente, nei personaggi ideati dal regista saranno confluiti alcuni elementi delle persone da lui incontrate durante le ricerche, ma per il film ha esplicitamente detto di non voler narrare direttamente di nessuno di loro, preferendo che sia il difficile contesto ad emergere, anziché dei precisi personaggi.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Tutto in un giorno grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 14 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Mechanic: Resurrection, tutto quello che c’è da sapere sul film con Jason Statham

Recentemente visto al cinema nel film action The Beekeper (qui la recensione), l’attore Jason Statham vanta un lungo elenco di partecipazioni a film di questo genere. The Transporter, Wrath of Man – La furia di un uomo, Safe o Parker sono solo alcuni dei tanti, tra i quali si ritrova anche l’apprezzato Mechanic: Resurrection. Si tratta del sequel di Professione assassino (titolo italiano di The Mechanic), il quale uscito nel 2011 era un remake dell’omonimo film del 1972 con Charles Bronson, solo con un finale differente. Quel film non si affermò però come un grande successo e quindi questo sequel è stato finanziato in modo indipendente.

Statham ha infatti dichiarato che, dopo aver avuto ruoli di supporto in I mercenari 3 (2014), Fast & Furious 7 (2015) e Spy (2015), voleva offrire ai suoi fan una nuova performance da protagonista nel genere che si aspettano da lui. Decise così di dare vita a Mechanic: Resurrection, regia di Dennis Gansel, dove però ci si allontana dall’ambientazione metropolitana del primo capitolo per spostarsi nelle tipiche ambientazioni esotiche delle popolari saghe di spionaggio. Girato in localita come Thailandia, Malesia, Bulgaria, Brasile, Australia e Cambogia, il film si è dunque arricchito di un sapore internazionale, merito anche di un cast variegato.

Per chi dunque è in cerca di un buon film d’azione con protagonista Statham, Mechanic: Resurrection è dunque un titolo da scoprire o riscoprire, ricco di colpi di scena, sequenze d’azione particolarmente entusiasmanti e tanto ritmo. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Tommy Lee Jones, Aaron Brumfield e Damian Mavis in Mechanic Resurrection
Tommy Lee Jones, Aaron Brumfield e Damian Mavis in Mechanic Resurrection. Foto di Maitree Khunasuterat – © Jackie Emt

La trama di Mechanic: Resurrection

Protagonista del film è Arthur Bishop, un ex sicario che, dopo aver inscenato la propria morte, si è trasferito a Rio de Janeiro dove tutti lo conoscono ora come Santos. Nella sua precedente attività l’uomo era noto per la sua capacità di far passare gli omicidi come morti accidentali. Chiuso con il suo vecchio lavoro, adesso vuole però condurre una vita tranquilla senza più spargimenti di sangue. La sua serenità, tuttavia, non è ovviamente destinata a durare. Un giorno viene infatti contattato da Renee Tran che, per conto del suo capo, vuole assoldarlo per l’assassino di tre persone, cosa che però deve appunto passare come un incidente.

Bishop non riesce a capire come possano averlo trovato e, non fidandosi, decide di scappare. Non prima però di aver scattato una fotografia alla donna e aver ucciso gli uomini che erano con lei. Sentendosi in trappola, c’è solo una cosa che può fare: andare in Thailandia dalla sua amica Mei per cominciare a fare delle ricerche e capire meglio chi sia il mandante che voleva commissionargli l’omicidio. Dopo aver investigato, scopre che dietro a Renee c’è un tale di nome Riah Crain. A questo punto Arthur deve però scoprire perché voleva far ammazzare quelle persone e perché ha scelto proprio lui per tale compito.

Il cast del film

Come anticipato, ad interpretare Arthur Bishop torna l’attore Jason Statham, il quale ha dichiarato di aver provato grande soddisfazione nel poter eseguire i propri stunt. “Da bambino ho fatto un sacco di esperienza con diversi tipi di arti marziali, ginnastica e sport, e questo può davvero darti un vantaggio nel fare questo tipo di sequenze“, ha affermato. Per l’attore, le scene di combattimento sono costruite per essere anche un’evoluzione del personaggio di Arthur Bishop. “Bisogna farlo sembrare inventivo e intelligente, perché Bishop è un uomo che elabora le cose man mano. Stiamo cercando di far sembrare che stia improvvisando con la location che lo circonda, cosa che a volte è piuttosto difficile da fare“, ha affermato l’attore.

Accanto a lui, l’attrice Jessica Alba interperta Gina Thornton, alleata di Arthur, mentre Sam Hazeldine è Riah Crain. Per prepararsi alle sequenze d’azione, i due si sono sottoposti a un intenso allenamento fisico. “Nei momenti in cui si vede Gina difendersi e in azione, volevo che fosse brutale, reale, intenso e disordinato“, ha affermato Alba. Nel film recitano poi i premi Oscar Tommy Lee Jones nel ruolo di Max Adams e Michelle Yeoh in quelli di Mei. Il primo dei due, in realtà, pur essendo pubblicizzato come uno dei protagonisti, compare nel film solo dopo 1 ora e 11 minuti. Gli attori John Cenatiempo, Toby Eddington e Femi Elufowoju interpretano rispettivamente Jeremy, Adrian Cook e Krill.

Mechanic Resurrection Jason Statham Jessica Alba
Jason Statham e Jessica Alba in Mechanic: Resurrection

Il finale del film

Nel finale di Mechanic: Resurrection, Bishop decima i mercenari di Crain e si dirige verso la barca del criminale, ancorata nelle vicinanze. Lì salva Thornton, ma scoprendo che la barca è imbottita di esplosivi, la fa salire su in una capsula di emergenza così che possa allontanarsi rapidamente. Nel mentre, lui uccide i restanti mercenari e poi sopraffà Crain, legandolo alla barca con una catena di metallo. A quel punto, le bombe esplodono, uccidendo Crain e, apparentemente, anche Bishop. In seguito, Thornton torna in Cambogia ma rimane sorpresa quando Bishop si fa vivo. Si scopre così che è sopravvissuto fuggendo in un gavone stagno della catena dell’ancora. Max Adams, a quel punto, distrugge le prove in segno di gratitudine per avergli risparmiato la vita e avergli permesso di monopolizzare il commercio di armi.

Mechanic: Resurrection: ci sarà un sequel?

Mechanic: Resurrection si affermato come un buon risultato al box office, con un incasso globale di circa 125 milioni di dollari a fronte di un budget di appena 40. Tale riscontro positivo poteva far pensare che sarebbe stato realizzato almeno un altro film, così da realizzare quantomeno una trilogia dedicata ad Arthur Bishop. Tuttavia, ad oggi non si hanno notizie riguardo un Mechanic 3. Il film non è in programma nel futuro dell’attore e l’assenza di dichiarazioni in merito sembra essere la prova definitiva che, al momento, non c’è l’intenzione di realizzare un terzo film. La cosa dispiacerà sicuramente a chi ha apprezzato i primi due e chiedeva a gran voce una nuova avventura per Arthur Bishop.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Mechanic: Resurrection grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 14 gennaio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Alto Knights: trailer del nuovo film con Robert De Niro

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Alto Knights: trailer del nuovo film con Robert De Niro

La Warner Bros. Pictures ha rilasciato il primo trailer di Alto Knights, film che vede protagonista il premio Oscar Robert De Niro in un doppio ruolo, diretto dal regista premio Oscar Barry Levinson. Il film segue due dei più noti boss della criminalità organizzata di New York, Frank Costello e Vito Genovese (entrambi interpretati da De Niro), mentre si contendono il controllo delle strade della città. Una volta migliori amici, piccole gelosie e una serie di tradimenti li mettono in una rotta di collisione mortale che rimodellerà la mafia (e l’America) per sempre. Si tratta dunque di un ritorno al genere gangster per De Niro, dopo i successi di “The Irishman” e “Killers of the Flower Moon, entrambi diretti dall’amico Martin Scorsese.

Il cast di Alto Knights

Il film è stato scritto dal candidato all’Oscar Nicholas Pileggi (“Quei bravi ragazzi“) e prodotto dal premio Oscar Irwin Winkler (”Rocky”, “Quei bravi ragazzi“), Levinson, Jason Sosnoff, Charles Winkler e David Winkler, con Mike Drake come produttore esecutivo. Il film, inizialmente intitolato Wise Guys, era in lavorazione già dagli anni ’70, ma nel corso dei decenni è stato accantonato da tutti i principali studios. La Warner Bros. Pictures ha iniziato a lavorare al film nel maggio 2022 e ha dato il via libera nell’agosto successivo.

In Alto Knights, De Niro recita accanto a Debra Messing (“Will & Grace”), Cosmo Jarvis (“Shōgun”), Kathrine Narducci (“The Irishman”), Michael Rispoli (“Billions”), Michael Adler (“Peppermint”), Ed Amatrudo (“Till”, “Nashville”), Joe Bacino (“Kick-Ass”), Anthony J. Gallo (“The Irishman”), Wallace Langham (“Le Mans ’66 – La grande sfida”), Louis Mustillo (“Cooper’s Bar”, “Mike & Molly”), Frank Piccirillo, Matt Servitto (“Billions”) e Robert Uricola (“Toro scatenato”).

Il film sarà al cinema dal 20 marzo 2025.

The Walking Dead: The Ones Who Live – stazione 1, la spiegazione del finale: cosa succederà a Rick e Michonne

Dopo sei episodi drammatici e ricchi di azione, la storia di Rick e Michonne si è conclusa nel finale della stagione 1 di The Walking Dead: The Ones Who Live. Oltre cinque anni dopo la scomparsa di Rick, il protagonista di Andrew Lincoln è tornato nel franchise insieme a Michonne (Danai Gurira). Sebbene siano riusciti a riunirsi contro ogni previsione, Rick e Michonne hanno dovuto affrontare il loro nemico più pericoloso, il CRM. Distruggere questo gruppo è stato tutt’altro che facile, ma le strategie di sopravvivenza degli esperti di Rick e Michonne e il loro modo di pensare fuori dagli schemi hanno contribuito a porre fine all’esercito apparentemente impenetrabile del CRM.

Liberare il CRM e permettere alla Repubblica Civica di operare in modo più pacifico sembrava il destino di Rick e Michonne in The Ones Who Live, ma non è stato il momento più importante del finale. Dopo aver finalmente sconfitto il gruppo militare, la coppia si è lasciata alle spalle la Repubblica Civica e si è riunita ai propri figli. Il finale tanto atteso ed emozionante di The Walking Dead: The Ones Who Live ha permesso a Rick e Michonne di abbracciare per la prima volta i loro figli come una famiglia. Rick ha finalmente potuto incontrare RJ, un momento che si aspettava da anni e, nonostante alcuni temi oscuri della serie, questa riunione di famiglia è stata il momento felice che si meritavano.

Cosa succederà a Rick e Michonne dopo “The Ones Who Live”?

Con molte riunioni di personaggi ancora da fare, Rick e Michonne sono probabilmente tornati a casa con RJ e Judith per vedere i loro amici per la prima volta dopo anni. RJ e Judith sono stati gli unici camei del finale di The Ones Who Live, ma Rick e Michonne hanno inevitabilmente ritrovato i loro ex amici fuori dallo schermo.

Ciò significa che Rick e Michonne devono aver trovato il Commonwealth e si sono ricollegati al gruppo principale. Gli elicotteri nell’inquadratura finale di The Ones Who Live indicano che la Repubblica Civica si sta espandendo, forse creando una zona sicura negli Stati Uniti.

Dato che Rick e Michonne hanno contribuito a distruggere il CRM e a rivelare i suoi segreti, potrebbero far parte del prossimo capitolo della Repubblica Civica. Ciò significa che il Commonwealth, Hilltop e Alexandria potrebbero diventare comunità alleate della Repubblica Civica, con Rick e Michonne a collegarle. Piuttosto che tornare nella CR, Rick e Michonne sono presumibilmente rimasti nel Commonwealth, visto che i loro figli si sono stabiliti lì, o forse hanno anche cercato di ricostruire Alexandria. Alexandria ha un valore sentimentale, poiché è il luogo in cui è iniziata la storia d’amore tra Rick e Michonne e i loro figli sono cresciuti lì, quindi la ricostruzione sarebbe importante.

L’alleanza con la Repubblica Civica significa che avranno un accesso più facile a ogni comunità grazie alla tecnologia avanzata e ai viaggi aerei. Rick è in grado di pilotare un elicottero e sarebbe un ottimo modo per spostarsi tra le zone sicure e assicurarsi che le comunità siano fiorenti. Il finale di The Ones Who Live indica che Rick e Michonne sono concentrati a ricostruire la loro famiglia e a passare del tempo con i loro figli. Tuttavia, dopo il loro epico viaggio, il loro matrimonio potrebbe essere all’orizzonte, visto il loro fidanzamento nell’episodio 5, e una Alexandria ricostruita sarebbe il luogo perfetto per le loro nozze.

Come Rick e Michonne hanno sconfitto il CRM

Sebbene il CRM sia stato costruito come una delle più grandi minacce di The Walking Dead, Rick e Michonne sono riusciti ad occuparsi dei cattivi con un semplice piano. Dopo che Jadis ha rivelato la posizione dei suoi file nell’episodio 5, Michonne è arrivata nel suo ufficio e ha cercato le lettere, mentre Rick è tornato al CRM e ha ricevuto il briefing di Echelon. Sebbene nessuno dei due piani sia andato esattamente come da copione, le cose sono andate meglio del previsto. Entrambi sono venuti a conoscenza delle vere intenzioni del CRM prima di riunirsi per formare una nuova strategia che avrebbe fermato il CRM per sempre.

Michonne è riuscita a strappare la lettera di Jadis mentre Rick ha ucciso il Maggiore Generale Beale, prima di scoprire l’attacco proposto dall’MRC a Portland. Mentre avrebbero potuto semplicemente cercare di fuggire dopo aver distrutto la lettera, Rick e Michonne hanno deciso di provare a porre fine definitivamente ai piani dell’MRC causando un’esplosione di gas. Gli attacchi di gas dell’MRC hanno spazzato via Omaha e ucciso due alleati di Michonne, rendendoli l’arma perfetta per distruggere anche Portland. Fortunatamente, Rick e Michonne hanno preparato il gas con le granate, usando i walker per tirare le spine.

Il loro piano era già in atto prima che Thorne cercasse di intervenire, il che significa che i protagonisti hanno dovuto temporeggiare prima di mettersi al riparo durante l’esplosione. Il gas ha ucciso migliaia di soldati e li ha trasformati in walker, ma Thorne è sopravvissuto e ha cercato di uccidere Rick e Michonne. Sebbene le cose si mettano male per i protagonisti, essi riescono a uscire dalla situazione lottando, ma Thorne muore nel frattempo. Dopo aver lasciato il complesso pieno di zombie, Rick e Michonne sono riusciti a fuggire e a dire alla Repubblica Civica la verità sul CRM prima di tornare a casa.

Il CRM rimane attivo in The Walking Dead (ma non è un cattivo)

Nonostante Rick e Michonne abbiano sconfitto il CRM, il gruppo militare rimane attivo, ma non è più un cattivo. La trasmissione della Repubblica Civica ha rivelato che la CRC ha votato all’unanimità per una supervisione d’emergenza sulle forze rimanenti del CRM, il che significa che l’esercito funziona ancora con l’influenza della Repubblica Civica. In precedenza, le due entità erano separate e il CRM operava lontano dalla Repubblica Civica, consentendo loro di lavorare in modo indipendente. Ciò significa che il sistema A e B da loro creato, gli esperimenti sugli esseri umani e gli attacchi con il gas sono avvenuti all’insaputa della Repubblica Civica, il che ha permesso al CRM di coprire le sue azioni malvagie.

In precedenza avevano affermato che una sezione del perimetro di Omaha era stata violata, causando 90.000 morti, mentre in realtà il CRM era responsabile di quelle morti. Ora che la Repubblica Civica è consapevole dei suoi piani malvagi, può usare l’esercito per fare del bene e cercare di riparare i danni causati al mondo. Anche se molte vite sono state perse durante l’esplosione di gas di Rick e Michonne, il finale di The Ones Who Live suggerisce che il CRM è ancora operativo. Il loro regno malvagio è terminato e l’MRC può ora essere utilizzato per salvare vite umane anziché prenderle.

Il piano del CRM nel finale di The Ones Who Live: spiegato

Il piano del CRM nel finale di The Ones Who Live non è dissimile dall’assalto a Omaha in World Beyond. In World Beyond, la fazione militare ha usato il gas cloro per uccidere l’intera comunità di Omaha in modo pulito ed efficace, e il CRM ha tentato di attaccare Portland in The Ones Who Live usando lo stesso metodo. Michonne ha assistito a un briefing del CRM sui piani, che ha rivelato che c’erano persone che vivevano a Portland pronte a evacuare bambini selezionati con un ponte aereo. Pur sapendo che i bambini avrebbero dovuto affrontare un trauma, l’MRC era pronto a distruggere Portland per poter prendere le loro provviste.

Rivendicare il cibo e le medicine di altre comunità è l’obiettivo finale del CRM. Avevano previsto che tutti sarebbero morti in circa 14 anni, per questo volevano creare una comunità suprema. Beale credeva che il mondo fosse già morto e che l’unico modo per sopravvivere fosse quello di badare a se stessi, permettendo persino a Rick di portare la sua famiglia al CRM se si fosse unito alla loro missione. Si sarebbero concentrati esclusivamente sull’autoconservazione e Beale credeva persino che Rick avrebbe potuto guidare il CRM in futuro. Non sorprende che Rick non sia d’accordo con questo piano e uccida Beale prima di rivelare le vere intenzioni del CRM.

Perché Thorne ha cercato di fermare il piano di Rick e Michonne

Pearl Thorne era una stretta alleata di Rick in The Ones Who Live, ma nel finale di stagione ha cercato attivamente di uccidere Rick e Michonne. All’inizio della serie, Rick aveva sfruttato la sua amicizia con Thorne per permettere a Michonne di entrare nel CRM e migliorare la sua posizione all’interno dell’esercito. Sebbene si fidasse e credesse in Rick, Thorne ha cercato di sparare a Michonne nell’episodio 3 di The Ones Who Live dopo che lei aveva quasi rovinato il piano del CRM. Come Rick, Thorne inizialmente voleva fuggire dal CRM, ma ha finito per abbracciare completamente la visione di Beale, andando contro i desideri di Okafor.

Okafor credeva di poter cambiare il CRM dall’interno e aveva coinvolto Rick e Thorne per aiutarlo. Tuttavia, dopo la morte di Okafor, Thorne ha ricevuto il briefing di Echelon e ha deciso di partecipare al tentativo del CRM di dominare l’America. Per questo motivo ha cercato di fermare Rick e Michonne nel finale, credendo che i metodi di Beale fossero l’unico modo per sopravvivere. Sebbene non sia chiaro il motivo per cui si sia impegnata così tanto nell’obiettivo finale dell’MRC, in punto di morte ha mugolato “Okafor aveva ragione”, suggerendo di aver cambiato idea.

I cattivi del CRM potrebbero non essere del tutto scomparsi

The Ones Who Live

Beale ha detto di aver tenuto il briefing di Echelon 2533 volte, il che indica che ci sono ancora dei soldati che condividono il suo obiettivo. Sebbene molti di loro siano probabilmente morti durante il finale, il fatto che la Repubblica Civica abbia assunto il controllo d’emergenza del gruppo significa che ci sono dei sopravvissuti. Potrebbe essere difficile per loro operare sotto la Repubblica Civica, ma ci sono ancora soldati dell’MRC che fanno parte di altre comunità. Beale ha menzionato che il CRM ha delle spie in altre comunità come Portland, indicando che alcune di queste spie potrebbero cercare di far rivivere i precedenti obiettivi del gruppo.

Una di queste spie potrebbe essere Genet di Daryl Dixon. The Walking Dead ha fatto intendere che la CRM e i cattivi di Daryl Dixon potrebbero essere collegati, il che significa che Genet potrebbe essere coinvolto nel gruppo. Huck era una spia che operava nella colonia del Campus di Omaha nel Mondo di là e, sebbene alla fine si sia opposta all’MRC, è improbabile che Genet faccia lo stesso. Il suo gruppo ha condotto esperimenti che assomigliano ai progetti scientifici del CRM e ha persino creato una propria variante di zombie. La sua missione in Francia potrebbe essere collegata al CRM, suggerendo che la visione malvagia di Beale potrebbe non essere scomparsa per sempre.

Perché Rick ha lasciato la sua mano protesica in “The Ones Who Live”?

The Ones Who Live

Prima che Rick e Michonne vadano a sabotare la fornitura di gas cloro del CRM, Rick si lascia dietro la sua mano protesica, che si rivela simbolica. Nel tentativo di sfuggire al CRM, Rick si è tagliato la mano nella prima di The Ones Who Live, ma non è riuscito a ottenere la libertà. Una volta che si è impegnato con il CRM, gli è stata fornita una nuova mano protesica che ha utilizzato per tutto lo spinoff. La protesi si è rivelata un’arma utile, in quanto non solo ha potuto usarla per evitare di essere morso dai walker, ma ha anche incorporato una lama dispiegabile.

Sebbene si riveli un utile sostituto di quella vera, Rick decide di abbandonare la protesi prima di attaccare il CRM. Questo ha una ragione simbolica, in quanto Rick lascia la sua mano dietro di sé come segno di aver finalmente ottenuto la libertà. L’essere intrappolato nel CRM è ciò che gli ha fatto perdere la mano vera e la protesi gli ricordava che era un soldato del CRM. Andarsene senza la mano è la prova che Rick era pronto a superare questo capitolo e a tornare finalmente a casa per stare con la sua famiglia.

Ci sarà una seconda stagione di The Ones Who Live?

A differenza di Daryl Dixon e Dead City, il finale di The Ones Who Live non prevede un’altra stagione. Gli altri spinoff sono stati entrambi rinnovati per una seconda stagione, ma The Ones Who Live è sempre stata descritta come una serie limitata. Dopo la conclusione dell’episodio 5, sembrava che lo show potesse aver bisogno di un’altra stagione per concludere le cose, ma lo spinoff è riuscito a concludere tutto nell’episodio 6. Non è possibile escludere la possibilità di una seconda stagione, ma con Rick e Michonne che si riuniscono ai loro figli e il CRM che viene sconfitto, le cose sembrano piuttosto conclusive.

Anche se l’MRC dovesse tornare a essere un cattivo o se Rick e Michonne dovessero tornare nel franchise, è probabile che ciò avvenga in una sorta di crossover. La loro storia d’amore ha raggiunto il suo culmine e il periodo di lontananza della coppia dal gruppo principale si è concluso, il che significa che non c’è un vero motivo per avere una seconda stagione, nonostante la qualità dello show. Non ci sono questioni importanti da risolvere e Rick e Michonne hanno avuto la fine che si meritavano. Anche se si spera che i personaggi tornino in una serie crossover, la seconda stagione di The Ones Who Live sembra improbabile.

Il vero significato del finale di The Walking Dead: The Ones Who Live

Per quanto riguarda i temi più profondi in gioco nell’episodio finale di The Walking Dead: The Ones Who Live, c’è un chiaro messaggio alla base del modo in cui lo show si conclude. The Ones Who Live suggerisce in definitiva che il potere dell’amore e della famiglia è in grado di sconfiggere anche le idee e le ideologie più oppressive. Il dogma di Beale e Thorne ha guidato la CRM per anni, permettendole di diventare la formidabile forza militare contro cui Rick e Michonne si trovano a combattere in The Ones Who Live.

Quando si parla dei temi più profondi in gioco nell’episodio finale di The Walking Dead: The Ones Who Live, c’è un chiaro messaggio alla base del modo in cui si conclude la serie. The Ones Who Live suggerisce in definitiva che il potere dell’amore e della famiglia è in grado di sconfiggere anche le idee e le ideologie più opprimenti. Il dogma di Beale e Thorne ha guidato la CRM per anni, permettendole di diventare la formidabile forza militare contro cui Rick e Michonne si trovano a combattere in The Ones Who Live.

Questo è evidente nelle battute di Rick e Michonne che rispettivamente mettono fine a Beale e Thorne. Le parole di commiato di Rick nei confronti di Beale ricordano a voce alta che, nonostante gli sforzi di Beale, è stato l’amore di Rick per sua moglie e i suoi figli a spingerlo a fare le sue scelte. Da parte sua, quando Michonne conficca la sua katana in Thorne, si assicura che l’ultima cosa che il suo nemico sente siano le parole “l’amore non muore”. È chiaro che la fine di The Ones Who Live è una dichiarazione forte sul valore dell’amore, della famiglia e della compagnia di fronte a difficoltà insormontabili, soprattutto quando queste difficoltà assumono la forma di un brutale regime militare.

Questo non è solo il messaggio centrale dell’episodio finale di The Ones Who Live . È la forza tematica che guida tutto ciò che accade in tutti e sei gli episodi dello spinoff di TWD . L’intero show ruota attorno al tentativo di Rick e Michonne di ritrovarsi nonostante la considerevole forza del CRM che cerca di tenerli separati. La vittoria finale di The Ones Who Live ne consolida l’idea centrale: l’amore può davvero vincere su tutto, anche quando si scontra con una forza militare pesantemente armata durante l’apocalisse zombie.

Come è stato accolto il finale della stagione 1 di The Ones Who Live

Per la maggior parte, il finale di The Walking Dead: The Ones Who Live è stato ben accolto, anche se non è stato considerato innovativo o uno dei migliori episodi finali di TWD e dei suoi numerosi spin-off. Se il sentimento generale nei confronti dell’episodio 6 di The Ones Who Live , “The Last Time”, potesse essere riassunto in una sola parola, quella parola sarebbe “soddisfacente”. Non è stato un brutto episodio, ma, come l’intera serie di The Ones Who Live, è stato anche un po’ prevedibile.

Questa è stata una critica leggera che ha accompagnato l’intero spin-off di TWD. L’esito sembrava inevitabile. A differenza di The Walking Dead: Daryl Dixon o Dead City, The Ones Who Live ha dato l’impressione di coprire semplicemente un terreno che sarebbe stato (e agli occhi di molti fan, avrebbe dovuto essere) percorso dalla trama della serie principale se Rick Grimes non se ne fosse andato nella nona stagione. L’intera storia di The Ones Who Live ha chiuso la storia d’amore di Rick e Michonne in modo ordinato e ha finalmente risolto molti misteri della CRM, ma non ha nemmeno portato a nulla che i fan non si aspettassero.

La sensazione che The Ones Who Live abbia giocato un po’ troppo secondo i canoni si riflette in molte recensioni. Ad esempio, il critico Erik Kain di Forbes ha commentato così il finale di The Walking Dead: The Ones Who Live:

“Avrebbe potuto essere molto di più. Meritava di essere molto di più. I fan meritavano di più. Andrew Lincoln e Danai Gurira meritavano di più. Tutto questo avrebbe dovuto essere risolto nella serie principale, così avremmo potuto riunirli tutti (anche se sostengo che alla fine sarebbero dovute morire più persone). In realtà, credo che la morte di Rick alla fine di questa serie sarebbe stata molto più coraggiosa, ma sono comunque contento che non l’abbiano ucciso. Il punto debole che ho per questi personaggi voleva un lieto fine. Ma non volevo questo lieto fine. Troppo pulito, troppo comodo, troppo mal scritto, troppo affrettato. Io sono lo schiacciante senso di delusione di Jack”.

Kain non era solo nella sua valutazione. Anche Ron Hogan, scrivendo per Den of Geek, ha sottolineato la prevedibilità del finale di The Ones Who Live . Tuttavia, Hogan è stato un po’ più clemente, controbilanciando la mancanza di colpi di scena con l’osservazione che non tutte le storie di in The Walking Dead devono necessariamente avere un finale tragico o pieno di colpi di scena:

È banale? Certo che lo è; The Walking Dead non è mai stato famoso per le sfumature emotive. Ma la sdolcinatezza può essere una buona cosa se funziona, e questo finale funziona davvero, nonostante qualche goffaggine. È grande, sincero e meritato; 14 anni e più serie televisive di personaggi torturati e in difficoltà significano che la conclusione della storia di Rick e Michonne può essere una dolce riunione di famiglia e un raggio di sole che attraversa le nuvole grigie.

In definitiva, il finale di The Ones Who Live ha fatto molto bene. Le scene d’azione sono state, come sottolineato da quasi tutte le recensioni, spettacolari. Inoltre, ha presentato alcuni dei momenti migliori per Rick e Michonne, sia come coppia che individualmente, che sono stati una gioia per i fan che annoverano i personaggi tra i loro preferiti in The Walking Dead. Inoltre, per quanto prevedibili possano essere stati i momenti finali, il fatto che Rick si sia riunito con la sua famiglia per un “vissero tutti felici e contenti” significa che la seconda stagione di The Walking Dead: The Ones Who Live (se mai ci sarà) potrà dare al pubblico una nuova storia che lo terrà con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.

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