Home Blog Pagina 126

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere 2, Il nuovo epico trailer della seconda stagione

0

Oggi San Diego si è trasformata nella Terra di Mezzo durante la presentazione di Prime Video della seconda stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Gli showrunner J.D. Payne e Patrick McKay sono stati raggiunti sul palco dell’iconica Hall H da tanti componenti del cast per una conversazione vivace e interessante moderata dalla vincitrice dell’Emmy Yvette Nicole Brown (Avengers: Endgame, Community), celebre fan del genere.

Il cast ha emozionato i 6.500 fan che hanno affollato l’enorme sala dei congressi, svelando un nuovo trailer esclusivo della prossima stagione. Il trailer ricco di azione si concentra sulla temuta ricomparsa del leggendario villain Sauron, annunciando il ritorno dell’oscurità e del male nella Terra di Mezzo, i cui regni erano finalmente in pace dopo molti anni di atroci combattimenti. Il trailer ha poi evidenziato la creazione di più Anelli del Potere, forgiati con l’aiuto dei poteri di Sauron, l’inganno e la manipolazione.

I fan hanno dimostrato entusiasmo anche nel vedere un assaggio di molte delle creature fantastiche, e talvolta spaventose, che faranno la loro comparsa in questa stagione, tra cui Shelob, un esercito di Spettri dei Tumuli, un Troll di collina chiamato Damrod, un Verme marino e persino gli Ent! Il pubblico ha quindi goduto della visione di alcune scene di battaglia importanti, fondamentali nella seconda stagione.

I componenti del cast che hanno partecipato al panel nella Hall H sono Cynthia Addai-Robinson, Robert Aramayo, Maxim Baldry, Morfydd Clark, Ismael Cruz Córdova, Charles Edwards, Trystan Gravelle, Sam Hazeldine, Ema Horvath, Tyroe Muhafidin, Sophia Nomvete, Lloyd Owen, Megan Richards, Charlie Vickers, Benjamin Walker, e Daniel Weyman.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere tornerà il 29 agosto. Fino ad allora, i fan possono solo speculare sulle prossime avventure. Se non avete ancora visto la prima stagione, è disponibile in streaming su Prime Video. Preparatevi a un’altra epica saga nella Terra di Mezzo.

La serie tv Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

La prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100 milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25 milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita, divenendo il più grande debutto nella storia di Prime Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita.

Lo show ha inoltre battuto tutti i precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto precedentemente lanciato. Inoltre, Gli Anelli del Potere è la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America, Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo. Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426 ore nel weekend.

La seconda stagione di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è prodotta dagli showrunner ed executive producers J.D. Payne & Patrick McKay. A loro si uniscono gli executive producer Lindsey Weber, Callum Greene, Justin Doble, Jason Cahill e Gennifer Hutchison, insieme alla co-executive producer Charlotte Brandstrom, i produttori Kate Hazell e Helen Shang e i co-produttori Andrew Lee, Matthew Penry-Davey e Clare Buxton.

La nuova stagione debutterà a livello globale giovedì 29 agosto 2024 su Prime Video, in più lingue e in oltre 240 Paesi e territori. Per rimanere aggiornati su tutte le novità relative alla serie Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, visitate la pagina dedicata sul sito di Amazon MGM Studios.

Nightmare: la spiegazione del finale del film

Nightmare: la spiegazione del finale del film

Quella di Nightmare è una delle saghe più fortunate e durature del cinema horror, che dagli anni Ottanta in poi ha infestato gli incubi degli spettatori di tutto il mondo. Il primo film, Nightmare – Dal profondo della notte, è ancora oggi il capitolo più apprezzato, contenente una serie di elementi che lo rendono un vero cult del suo genere che ha dato vita ad una lunga serie di imitatori e canoni poi ripresi dal cinema dell’orrore successivo. Nel 2010 è poi stato realizzato un suo sequel, in Italia intitolato semplicemente Nightmare, che rappresenta allo stesso tempo anche un reboot della saga.

A dirigere questa nuova pellicola vi è il regista Samuel Bayer, noto principalmente per aver realizzato numerosi videoclip di star della musica e anche diversi spot commerciali per importanti brand. Nightmare è dunque il suo debutto nel mondo del cinema, un progetto che ha però avuto una lunga gestazione prima di potersi concretizzare sul grande schermo. Originariamente si pensò infatti di dar vita ad un prequel che raccontasse dei primi omicidi di Kruger, salvo poi scartare l’idea in favore di un remake del primo film, il quale viene però rivisitato attraverso alcune novità, tra cui quella di eliminare l’umorismo tipico del villain.

Con un incasso globale di 117 milioni di dollari, questo nuovo Nightmare si è affermato come il maggior successo economico della saga, non senza però soffrire il confronto con l’originale. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Nightmare. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Nightmare

Protagonisti del film sono un gruppo di adolescenti di Elm Street, i quali iniziano tutti ad avere spaventosi incubi con protagonista un uomo dal volto completamente sfigurato e armato di un guanto con lame al posto delle dita. Questi sogni si dimostrano però più reali del previsto nel momento in cui alcuni di questi ragazzi iniziano a morire davvero. Indagando su ciò, i rimanenti scopriranno di essersi imbattuti in Freddy Krueger, un bidello pedofilo bruciato vivo dai genitori dei bambini molestati. Egli è però ora tornato sfruttando il mondo dei sogni come luogo ideale dove commettere nuove bestialità. Per fermarlo, i giovani protagonisti dovranno trovare un modo per abbattere il confine tra sogno e realtà.

Nightmare Rooney Mara
Rooney Mara in Nightmare. Foto di New Line Cinema

 

Il cast del film e il design di Freddy Krueger

Ad interpretare Nancy Thompson, già iconica protagonista dell’originale del 1984, è qui l’attrice Rooney Mara, celebre per film come Millennium – Uomini che odiano le donne e Carol. All’epoca ancora in attesa di consacrarsi come una delle migliori interpreti della sua generazione, Mara fu quasi sul punto di abbandonare la recitazione proprio a causa di questo film. Le riprese furono infatti per lei un’esperienza terribile, che l’attrice ha più volte ricordato con dispiacere. Accanto a lei vi sono poi gli attori Kyle Gallner nei panni di Quentin Smith, Katie Cassidy in quelli di Kris Fowles e Thomas Dekker per Jesse Braun. Kellan Lutz è Dean Russell, mentre Clancy Brown è Alan Smith.

Per interpretare il personaggio di Freddie Krueger si decise invece di non ricorrere a Robert Englund, il quale aveva ricoperto tale ruolo in tutti i precedenti film della saga. Al suo posto venne scelto l’attore Jackie Earle Haley, celebre per essere stato Rorschach in Watchmen. L’attore fu elogiato da Englund come la giusta scelta per la parte. Haley, però, affermò di voler costruire il suo Freddie in modo differente rispetto a quanto visto nei precedenti film. Per dar vita all’aspetto tipico di Krueger si pensò inizialmente di ricorrere alla CGI, decidendo però poi di utilizzare del trucco prostetico, migliorato poi con gli effetti speciali.

Per applicare tale trucco occorrevano circa quattro ore e mezzo, tempo durante il quale l’attore poteva sperimentare la giusta intonazione di voce per il personaggio. Haley decise infatti di non far doppiare il personaggio, ma di sperimentare da sé per cercare di ipotizzare che tipo di suono potessero emettere delle corde vocali ustionate. La sua voce è comunque poi stata lievemente ritoccata digitalmente al fine di fargli assumere quella qualità sonora più soprannaturale. In ultimo, Haley dovette indossare lenti a contatto per le riprese, una insanguinata e una piuttosto opaca, quest’ultima irritante dal momento che oscurava la vista all’attore.

Nightmare Freddy Krueger
Jackie Earle Haley e Kellan Lutz in Nightmare. Foto di Photo Courtesy of New Line Cinem – © 2010 New Line Productions, Inc.

La spiegazione del finale del film

Verso il finale del film, dopo aver scoperto di essere loro i bambini molestati da Kruger – cosa che avevano però rimosso – Nancy e Quentin si accorgono di essere i soli rimasti del loro gruppo di amici. A causa dell’insonnia, i due hanno sporadici microsonni e diventano ipnagogici, causando allucinazioni. Per cercare di fermare Krueger, si recano all’asilo. Durante il tragitto, Nancy subisce però un attacco da parte di Krueger, durante il quale tira fuori dal sogno un pezzo del suo maglione per portarlo nella realtà. Quentin porta Nancy in ospedale, dove ruba l’adrenalina per aiutarla a rimanere sveglia.

All’asilo, i due trovano le prove dei crimini di Krueger, tra cui delle foto molto crude. Krueger, ora un fantasma, vuole dunque vendicarsi dei bambini per aver rivelato i suoi abusi. Nancy decide quindi di far uscire Krueger dal mondo dei sogni come ha fatto con il suo maglione e di ucciderlo. Lei e Quentin organizzano dunque un piano che prevede innanzitutto di addormentarsi. Nel sogno, vengono subito attaccati. Mentre Krueger insegue Nancy, le sue grida svegliano però Quentin, che usa l’adrenalina per svegliarla. Nancy riesce così a trascinare Krueger con sé nella realtà.

Qui Kruger sembra essere privo dei suoi poteri e Nancy riesce infatti a tagliargli il collo prima di dare fuoco alla stanza con il suo corpo all’interno. Una volta spento l’incendio, però, la polizia non riesce a trovare i resti di Krueger. Dopo che Nancy e sua madre tornano a casa, Krueger appare nel riflesso dello specchio e uccide sua madre, tirando poi il suo corpo attraverso lo specchio mentre a Nancy non resta che urlare. Si rende così evidente che Freddy è ancora vivo e che dunque lo scontro avvenuto poco prima potrebbe essere stato frutto di un sogno. Il film non offre però una spiegazione certa a riguardo.

Ci sarà un sequel di Nightmare?

Mentre questo nuovo film prendeva forma, i produttori annunciarono l’intenzione di dar vita anche a dei sequel, di fatto facendo ripartire la saga. Nulla venne però confermato fino al momento dell’uscita in sala del film, poiché si aspettava di vedere quale sarebbe stato il responso di questo nuovo Nightmare. Nonostante questo si affermò come un buon successo economico, i pareri di critica e pubblico particolarmente negativi spinsero i produttori a cancellare i piani per ulteriori film, affermando che non c’era più l’interesse necessario a giustificarli.

Il trailer di Nightmare e dove vedere il film in streaming e in TV

È comunque possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Nightmare è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26 luglio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Annem: tutto quello che c’è da sapere sul film

Annem: tutto quello che c’è da sapere sul film

Dopo lo struggente Mio figlio, arriva in televisione un altro film turco, Annem, diretto nel 2019 da . Anche noto come Mia madre (Annem, in turco, significa appunto “mamma”) questo esplora il complesso rapporto tra una madre e sua figlia, attraverso una storia di crescita, amore e sacrificio, che invita gli spettatori a riflettere sull’importanza della famiglia e dei legami che ci definiscono e dei quali non si dovrebbe avere vergogna.

Il film è poi impreziosito dalla presenza della nota attrice Özge Gürel, già conosciuta in Italia grazie ad alcune soap opera divenute particolarmente popolari grazie a Mediaset. Un seguito che ha permesso che anche altre opere, come Annem, arrivassero sui nostri schermi. Opere che tra dramma, leggerezza e tematiche universali sanno parlare direttamente ai loro spettatori di riferimento. Se Mio figlio affrontava il tema del rapporto padre-figlio con la problematica dell’autismo, in Annem si ha invece un rapporto ostacolato dalle differenze generazionali.

Gli appassionati di questo genere potranno dunque ritrovare in questo film un’opera meritevole di essere conosciuta, capace di emozionare e far riflettere sui propri rapporti famigliari. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Annem. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Annem cast

La trama di Annem

Il film narra la storia struggente di una madre e di una figlia. Nazli vive in un piccolo villaggio della Turchia e il suo sogno è quello di andare via, lontano soprattutto dai suoi genitori. Sua madre Ayse vive per lei, farebbe di tutto per renderla felice e incoraggia il suo desiderio di fuga. Suo padre invece è silenzioso e burbero e non è d’accordo che la figlia vada via di casa. Nazli si vergogna di sua madre, del suo lato grezzo e contadino e quando ha l’occasione di andare all’università di Istanbul, è finalmente felice di allontanarsi da lei.

Nella grande città può essere chi vuole e finisce per incontrare un ragazzo di cui s’innamora. Ma quando arriva il momento di tornare al villaggio per presentare il fidanzato ai suoi, Nazli è preda di sentimenti molto intensi e contrastanti. Il suo ritorno farà però emergere molte verità che Nazli aveva fino a quel momento ignorato. Per lei, quella sarà l’occasione per riscoprire sua madre e le proprie origini, trovandosi davanti alla scelta del tipo persona che sarà da quel momento in avanti.

Annem location

Il cast di attori e le location del film

Ad interpretare la giovane Nazli vi è l’attrice Özge Gürel, celebre per le serie Cherry Season – La stagione del cuore e Bitter Sweet – Ingredienti d’amore. Sua madre Ayse, invece, è interpretata dall’attrice Sumru Yavrucuk, nota invece per le seire No: 309, Evlilik Hakkinda Her Sey e Sahane Hayatim. Le due attrici, in preparazione al loro ruolo, hanno trascorso diverso tempo a contatto così da sviluppare un certo rapporto madre-figlia, anche se nel film molto di questo è raccontato da un punto di vista conflittuale.

Accanto a loro, recitano poi gli attori Sercan Badur nel ruolo di Mert, Tuna Orhan in quello di Osman, Itir Esen in quello di Nihal, Fatma Toptas in quello di Nesrin e Fulya Özcan in quello di Hacer. Per quanto riguarda le riprese, invece, queste si sono svolte tra Istanbul e Kirklareli, in Turchia. Due location che riflettono il contrasto tra la vita rurale e quella urbana, elemento centrale nella storia di Nazlı. La scelta delle location sottolinea il passaggio dalla semplicità del villaggio alla complessità della vita cittadina, simbolizzando il viaggio interiore della protagonista.

Il trailer di Annem e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26 luglio alle ore 21:20 su Canale 5. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Mediaset Infinity, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Astolfo: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Astolfo: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Dopo aver esordito con grande successo alla regia nel 2008 con il film Pranzo di Ferragosto, Gianni Di Gregorio ha diretto negli anni una serie di altri film molto apprezzati da critica e pubblico. Tra questi si annoverano Gianni e le donne, Buoni a nulla e Lontano lontano. L’ultimo film da lui ad oggi diretto è Astolfo, del 2022. Presentato alla Festa del Cinema di Roma e poi distribuito nelle sale cinematografiche, anche questo suo quinto lungometraggio è stato molto apprezzato da critica e pubblico.

Riguardo agli obiettivi di questo suo progetto il regista e attore ha dichiarato: “Credo che Astolfo sia il film più allegro e spensierato che ho fatto. Sicuramente il lungo isolamento dovuto alla pandemia e un acciacco di salute hanno scatenato una reazione straordinaria e incontrollata, considerando il fatto che mi sono messo a parlare d’amore alla mia età. Ma in effetti l’amore non ha età, e lasciare aperto uno spiraglio all’amore, all’empatia e all’amicizia è importante per la qualità della nostra vita”.

In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Astolfo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove è stato girato. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Astolfo location

La trama di Astolfo

Protagonista del film è Astolfo, placido pensionato romano, che viene sfrattato dal suo appartamento e decide di tornare a vivere nella casa di famiglia, un palazzotto un tempo nobiliare e oggi in sfacelo, in un paesino dell’Italia centrale. Trova un paio di stravaganti abusivi che vivono lì, un sindaco sgradevole e impiccione, un vecchio amico che si è arricchito. E, senza volerlo, senza cercarlo, trova anche l’amore: Stefania, una signora vedova che il figlio vorrebbe confinare al ruolo di nonna e che invece è piena di voglia di vivere. Sarà l’inizio di una nuova vita, più travagliata ma anche più bella, più vera, l’unica che valga la pena di essere vissuta.

Il cast e le location del film

Ad interpretare Astolfo vi è lo stesso Gianni Di Gregorio, che sin da suo esordio alla regia ha sempre recitato nei propri film. Ha però preso parte anche a progetti altru come La stanza del figlio e Siccità. Accanto a lui, nel ruolo di Stefania, vi è invece l’attrice Stefania Sandrelli, tra le più celebri attrici del cinema italiano, recentemente vista anche in Marcello mio e Lei mi parla ancora. Nel cast si ritrovano anche Agnese Nano nel ruolo di Franca e Simone Colombari in quello del sindaco. Alfonso Santagata interpreta invece Carlo.

Astolfo cast

Per quanto riguarda le location, Astolfo è stato girato in parte a Roma – per le scene iniziali – in modo più esteso ad Artena, in provincia di Roma. Nella capitale, ad esempio, ritroviamo in Via Lorenzo Valla 27 la casa romana da cui Astolfo viene sfrattato, ma anche la casa di Stefania, in Via Leone Dehon. Spostandoci ad Artena, ritroviamo il Palazzo del Governatore in Piazza della Vittoria, utilizzato come municipio dove Astolfo chiede invano di incontrare il sindaco. Il bar di Clementina, amica di gioventù di Astolfo che lui fa finta di cercare per far contento Carlo, è invece il Bar Michela in Via Valle dell’Oste 73, sempre ad Artena.

Il negozio di alimentari dove Astolfo conosce il “cuoco” si trova invece alla fine di Via del Pavone, mentre il palazzo di famiglia di Astolfo è Palazzo Borghese in Piazza della Vittoria. Uscendo da Artena, la chiesa che Stefania chiede a Astolfo di visitare alla loro prima uscita è il Santuario Vescovio in Strada Santuario Vescovio a Torri in Sabina, in provincia di Rieti. In ultimo, il casale di Carlo, l’amico donnaiolo di Astolfo, è il Castello di Corcolle in Via Zagarolese a Roma,

Il trailer di Astolfo e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Astolfo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 26 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Sono Lillo 2, il trailer della nuova stagione in arrivo il 19 settembre

0

Prime Video ha svelato oggi il trailer della seconda stagione di Sono Lillo, nuovo capitolo della serie comedy di successo diretta da Eros Puglielli con protagonista Lillo Petrolo, al suo fianco Pietro Sermonti, Sara Lazzaro, Katia Follesa, Marco Marzocca, Cristiano Caccamo, e con la partecipazione di Paolo Calabresi e Corrado Guzzanti.

Sono Lillo 2 è prodotta da Lucky Red in collaborazione con Prime Video e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal prossimo 19 settembre.

Scritta da Lillo Petrolo, Matteo Menduni, Tommaso Renzoni e Matteo Calzolaio, la nuova stagione in 8 episodi racconta una nuova assurda avventura. Grazie a Posaman, il supereroe più supereroe di sempre, Lillo gode ormai di enorme popolarità. Ma sul set americano del suo prossimo film, scopre che Sergio ha ceduto tutti i suoi diritti d’immagine per un kolossal su Posaman supereroe camorrista. Disperato, cercherà in tutti i modi di svincolarsi dal film che finirebbe per distruggere la sua carriera. A complicare le cose si aggiungeranno problemi di identità e di cuore con il ritorno di Marzia dal Giappone, maledizioni e varchi dimensionali.

Si aggiungono al cast tante guest star come Maccio Capatonda, Nino Frassica, Max Angioni, Brenda Lodigiani, Herbert Ballerina, Giovanni Vernia, Yoko Yamada, con la partecipazione straordinaria di Silvan.

Rakuten TV celebra l’inizio dei Giochi Olimpici con una offerta di contenuti legati allo sport

0

Il 26 luglio Parigi si vestirà a festa per ospitare una nuova edizione dei Giochi Olimpici, la 33esima della storia. Due settimane in cui lo sport sarà al centro della scena su scala globale e i migliori atleti del pianeta parteciperanno a diverse discipline. RAKUTEN TV, una delle principali piattaforme di streaming europee, celebra l’arrivo dei Giochi Olimpici con una vasta gamma di contenuti legati al mondo dello sport. Fino all’11 agosto, i fan del grande evento sportivo di quest’estate potranno godersi esclusivi Originals, film e canali FAST incentrati su questo tema.

RAKUTEN TV – la programmazione

ORIGINALS

  • We All Play– documentario d’ispirazione che esplora la realtà della comunità LGBTQIA+ nel mondo dello sport attraverso le esperienze personali e professionali di importanti atleti d’élite.
  • Ona Carbonell: Un nuovo inizio – L’atleta olimpica di nuoto sincronizzatato Ona Carbonell è diventata madre per la prima volta nell’agosto 2020, un’esperienza che ha cambiato la sua vita da un giorno all’altro. Allo stesso tempo, ha intrapreso un ambizioso piano per gareggiare ai Giochi di Tokyo.
  • La mia decisione, di Andrés Iniesta – documentario che mostra come Andrés Iniesta affronti la decisione più difficile della sua carriera. Una storia di amore per il calcio sotto la minaccia di un ritiro indesiderato.
  • Karate-Do, il cammino di Sandra Sánchez – La storia del superamento degli ostacoli da parte di Sandra Sánchez, un successo tardivo culminato con l’oro olimpico a Tokyo, capitale di questa forma d’arte che nel 2020 diventerà per la prima volta disciplina olimpica.

CANALI FAST- ESTATE DI SPORT

  • Red bull TV–  Uno dei punti salienti di questa stagione è il Red Bull Cliff Diving, dove i migliori subacquei del mondo si sfidano in salti spettacolari da scogliere e piattaforme alte.
  • FIFA+ – Il canale realizzerà una maratona di contenuti che includerà contenuti originali e tornei FIFA del passato, come la Coppa del Mondo U17 o U20 o la Coppa del Mondo femminile 2023.
  • Euronews, Reuters, Bloomberg – questi canali di notizie presenteranno servizi, riassunti delle partite, commenti di esperti del mondo dello sport e alcune dirette…

FILM

  • Sognando Beckham
  • Chi segna vince
  • Campioni
  • Road house
  • Rocky
  • Creed III
  • Space Jam
  • Challengers
  • Una famiglia vincente – King Richard
  • La battaglia dei sessi
  • Wimbledon
  • Rush
  • Le Mans ’66 – La grande sfida
  • L’arte di vincere
  • Invictus
  • Tonya
  • Olympic Dreams
  • In corsa per la vita

Joker: Folie à Deux, il regista svela perché Arthur Fleck non sarà mai il “Principe del Crimine” di Gotham

0

Non ci saremmo mai aspettati che Joker avesse un sequel, ma se vi state dirigendo verso Joker: Folie à Deux vi aspettate di vedere Arthur Fleck trasformarsi nel clown principe del crimine di Gotham City, potreste rimanere delusi.

L’iconico cattivo di Batman è stato ritratto in modo molto diverso sullo schermo nel corso degli anni, sia che si trattasse del terrorista domestico di Heath Ledger o di Jared Leto… beh, qualunque cosa fosse.

Parlando con Empire della continua evoluzione di Arthur – che, dopo tutto, sta per incontrare “Lee” Quinzel – il regista Todd Phillips ha detto: “Non lo faremmo mai [diventare il principe clown del crimine]. Perché Arthur non è chiaramente una mente criminale. Non lo è mai stato”.

“Arthur è diventato questo simbolo per la gente”, aggiunge. “Questo simbolo involontario, inconsapevole, che ora sta pagando per i crimini del primo film, ma che allo stesso tempo ha trovato l’unica cosa che ha sempre voluto, ovvero l’amore. È sempre stato così, anche se è stato spinto e tirato in tutte queste direzioni. Quindi abbiamo cercato di farne la versione più pura possibile”.

Nella stessa intervista, Joaquin Phoenix ha parlato di come portare la musica nel mondo di Joker e ha confermato che i brani del sequel non saranno necessariamente delle interpretazioni perfette.

Joaquin Phoenix
Joaquin Phoenix Venezia 76 – Foto di Luigi De Pompeis – © Cinefilos.it

“Era importante proteggere questo aspetto da fraseggi poco efficaci e da occasionali note stonate”, spiega l’attore. “Arthur è cresciuto sentendo sua madre suonare queste canzoni alla radio.

Non è un cantante e non deve sembrare un cantante professionista. Dovrebbe suonare come qualcuno che sta facendo la doccia e scoppia a cantare”.

“Gaga è sempre stata molto incoraggiante: ‘Segui quello che senti, va bene’”, osserva Phoenix. “Per qualcuno che non è un artista in quel senso, può essere… scomodo farlo, ma anche molto eccitante”.

Joker: Folie à Deux, quello che sappiamo sul film

Joker: Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix nel ruolo del cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno della Sophie di Zazie Beetz  insieme ai nuovi arrivati ​​Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel cast c’è anche Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.

Rumors recenti hanno anche suggerito che la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente dal suo punto di vista. Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.

LEGGI ANCHE: Joker: Folie à Deux, Todd Phillips parla di Lady Gaga come Harley Quinn e degli elementi musicali del sequel

DC STUDIOS: il co-presidente spiega perché SUPERMAN non sarà al Comic-Con

0

Secondo il co-presidente dei DC Studios Peter Safran, è troppo presto per avere un panel nella Hall H del San Diego Comic-Con. In un’intervista a The Wrap, Safran ha dichiarato: “Dal mio punto di vista, è troppo presto. Un anno è sinceramente un periodo lungo per una campagna e quindi, dal nostro punto di vista, penso che andremo più forte e più duramente in un periodo più breve, piuttosto che allungarlo. Questo è il nostro istinto. Credetemi, nei prossimi 12 mesi non mancherà Superman nella vostra vita”.

La risposta di Safan è sicuramente un po’ inquietante e ci fa pensare che ci sia qualcos’altro in ballo, dietro le quinte. In passato ci sono stati molti casi in cui gli studios si sono presentati al SDCC per annunciare e/o promuovere progetti che erano in programma da più di un anno. In passato, il cast e la troupe di diversi progetti di supereroi sono spesso arrivati in aereo durante la notte per partecipare a un panel, per poi tornare rapidamente sul set non appena l’evento si è concluso.

Inoltre, Superman è attualmente previsto nelle sale nordamericane per l’11 luglio 2025, quindi questa sarebbe stata l’unica occasione per il film di essere presente al SDCC prima dell’uscita nelle sale.

All’inizio del mese, Variety ha confermato che, anche se i DC Studios non avranno un panel ufficiale al SDCC, ci si aspetta comunque che rilascino alcune importanti notizie durante l’evento. In base agli altri progetti previsti nell’ambito del Capitolo Uno: Dei e Mostri del DCU, quali novità sperate di vedere rivelate? Voci per Supergirl: Woman of Tomorrow, Batman The Brave and the Bold e Lanterns sembrano intensificarsi.

Le riprese di Superman si sono recentemente concluse a Cleveland, in Ohio, un set pubblico per il film, che alla fine ha rivelato molte foto del set. Gunn ha confermato, durante le riprese in città, che si trattava di un evento a cui era pienamente preparato e che si è assicurato di non filmare nulla che includesse spoiler importanti. Quando le riprese si sono spostate da Cleveland, ha confermato che rimanevano ancora alcune settimane e che il film sarebbe entrato ufficialmente in post-produzione a quasi un anno dall’uscita.

Gunn ha molte altre cose da fare, come il lancio di un nuovo universo DC con Creature Commandos, mentre la seconda stagione di Peacemaker continua le riprese, e altri progetti come Waller continuano a essere sviluppati per essere pronti a espandere il mondo che Superman costruirà. Superman arriverà nelle sale l’11 luglio 2025.

The Crow: prima macabra clip mostra Eric Draven in cerca di vendetta

0

La Lionsgate ha presentato ieri sera, durante il Comic-Con di San Diego, la prima scena completa del suo prossimo remake/reboot/reimagining de The Crow, che ci dà un’idea più precisa di cosa aspettarci dalle sequenze d’azione del film.

Nella clip estesa, vediamo il recentemente risorto Eric Draven (Bill Skarsgård) che cerca di vendicarsi dei criminali che hanno ucciso lui e la sua amante Shelly Webster (FKA twigs). Draven riesce a salire sull’auto dei suoi nemici e ad eliminarne alcuni, ma alla fine viene sopraffatto e gettato fuori dal veicolo, prima di essere investito in autostrada.

In un momento di disgusto piuttosto bello, vediamo Draven che si rimette a posto la frattura composta della gamba (questa versione del personaggio prova chiaramente dolore) prima di continuare l’inseguimento. Il primo trailer non è stato accolto molto bene dai fan, ma cosa ne pensate di questa clip? Guardatela qui sotto insieme a un nuovo poster del SDCC e fatecelo sapere nella sezione commenti.

Durante una recente intervista, il regista Rupert Sanders ha sottolineato che il suo film è ben lontano dall’essere un altro “remake hollywoodiano”, nonostante il budget di 50 milioni di dollari e l’appoggio di un grande studio.

Non c’è assolutamente nulla che abbia a che fare con Hollywood in questo film”, ha dichiarato il regista a Empire. “È un film indie molto scabroso”. Sanders ha poi sottolineato che evitando i soliti orpelli da blockbuster sono riusciti a “rimanere vicini al centro, all’oscurità e alla violenza della graphic novel. L’unica ragione per cui abbiamo potuto farlo è che non si tratta di un film in studio”.

La sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Bill Skarsgård) e Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso, Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a posto le cose sbagliate”.

Il film sarà interpretato anche da Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto la sceneggiatura. La nuova versione de The Crow arriverà nelle sale il 28 agosto 2024.

17 film tristi che fanno venire voglia di abbracciare il proprio cane

A volte abbiamo tutti bisogno di un film triste che ci riporti alla realtà, che ci tocchi il cuore e che ci faccia scendere una lacrima sul viso. I film con i cani sono davvero strappalacrime e vi faranno apprezzare le piccole cose della vita, come abbracciare e portare a spasso il vostro cane, vi ricorderanno di rallentare e annusare le rose.

Ci sono molti film sui cani, la maggior parte dei quali vi farà scoppiare a piangere più volte, come Marley & Me, A Dog’s Purpose e Hachiko – Il tuo migliore amico. Questi film tristi sui cani non vi deluderanno se siete alla ricerca di un bel pianto, o semplicemente per sentirvi più vicini al vostro animale domestico o agli animali in generale.

Il mio cane SkipIl mio cane Skip

My Dog Skip è un film nostalgico che ricorda agli spettatori il loro primo animale domestico e il dolore per la sua perdita con il tempo e l’età. Il film include un cast stellare che comprende Kevin Bacon, Diane Lane, Luke Wilson e Frankie Muniz nei panni di Willie, un ragazzino che convince i genitori a lasciargli tenere un cucciolo di terrier che chiama Skip. I due vivono avventure vorticose mentre Willie impara l’amore incondizionato di un cane.

Sottovalutato capitolo del genere canino, Il mio cane Skip ha il potere di sollevare il pubblico e allo stesso tempo di commuoverlo fino alle lacrime, grazie alla semplice premessa di un ragazzo che trova nel suo cane il migliore amico. Anche se la premessa non è apertamente triste, il potere del film di suscitare questa emozione gli fa guadagnare un posto di diritto tra i film sui cani più tristi.

Where The Red Fern Grows (2003)

Where The Red Fern Grows

Uno dei molteplici adattamenti cinematografici in live action del classico romanzo di Wilson Rawls, Where The Red Fern Grows (Dove cresce la felce rossa) è un’accorata storia di determinazione e del legame tra uomo e cane. Basato sull’infanzia di Rawls negli Ozarks, è la storia di un ragazzo di nome Billy (Joseph Ashton) che racimola e risparmia i suoi soldi per comprare una coppia di Coonhound Redbone che chiama Old Dan e Little Ann. Il trio trascorre le giornate a caccia, guadagnandosi la reputazione di essere la migliore squadra di cacciatori in circolazione. Quando il loro legame viene messo alla prova in un incontro quasi mortale, Billy impara il vero significato dell’amore e del sacrificio.

Dove cresce la felce rossa fa subito venire l’acquolina, dalla tenerezza dei cuccioli al devastante terzo atto. Questo adattamento è un film fondamentale nel genere dei film di cani tristi. Il pubblico, insieme a Billy, viene trasportato su una montagna russa di amore, perdita e compagnia. Il film rispecchia l’esperienza tematica di chi lavora duramente per possedere il proprio primo cane e allo stesso tempo ne affronta la perdita. Dove cresce la felce rossa (Where the Red Fern Grows ) farà sì che ogni amante dei cani si avvicini al proprio animale domestico e lo stringa un po’ di più.

Shiloh, un cucciolo per amico (1996)

Shiloh, un cucciolo per amico (1996)

Non c’è lezione di responsabilità più grande per un ragazzo che l’amore e la cura per un cane. Tratto dal romanzo di Phyllis Reynolds Naylor, vincitore del Newberry Award, Shiloh è la storia straziante di Marty Preston (Blake Heron) e dei suoi sforzi per salvare un beagle di nome Shiloh (Frannie the Dog) dal suo padrone violento, Judd (Scott Wilson), stringendo un accordo che prevede lo sconto sul prezzo del cane in cambio della sua custodia. Quando Judd si rimangia la parola data, Marty non si fermerà davanti a nulla per salvare Shiloh.

Shiloh può essere un classico dimenticato tra gli altri film sui cani, ma si è guadagnato una recensione di tutto rispetto da parte dell’acclamato critico Roger Ebert, che ha elogiato il film per le sue dure lezioni sulla proprietà, la responsabilità, l’onestà e la gentilezza. Se da un lato si tratta della storia di Marty che diventa adulto e cresce, dall’altro Shiloh è il film canino più triste in assoluto per la rappresentazione dei padroni che davvero non danno valore al proprio cane e di quanto si sentano impotenti quelli che lo fanno. Questo adattamento è sicuramente in grado di avvicinare il pubblico e i loro cani.

Turner e il casinaro (1989)

Turner e il casinaro (1989)

Sottovalutato film comico di Tom Hanks, Turner e il casinaro è un film poliziesco in cui l’amico è un cane di nome Hooch. Il detective Scott Turner (Hanks) è inizialmente titubante e deluso all’idea di lavorare con questo cane dispettoso e bavoso, ma presto scopre che le abilità e la sorprendente intelligenza di Hooch possono aiutarlo a catturare un assassino in libertà.

Sarà anche un film comico, ma il pubblico si troverà sempre più coinvolto nel toccante legame che si sviluppa tra i due protagonisti. Mentre continuano a lavorare insieme al caso, diventano inseparabili. Naturalmente, tutto questo porta a un finale emozionante che sottolinea quanto Hooch sia disposto a spingersi oltre per proteggere il suo padrone dal male.

Max (2015)

Max (2015)

Max è un film drammatico d’avventura uscito nel 2015 che parla di un cane militare di nome Max. Max aiuta i Marines americani in Afghanistan insieme al suo padrone. Dopo la morte del suo conduttore sul campo, Max viene adottato dalla sua famiglia. Max è un cane fedele che ha bisogno di pazienza per fidarsi, e la trova nel fratellino del suo defunto conduttore.

Questo film accorato mostra gli alti e bassi della conquista della fiducia di un cane leale ma spaventato. Il film è stato diretto da Boaz Yakin. Fa piangere per il dolore che questo cane prova per la morte del suo conduttore, ma fa sorridere quando si vede Max andare avanti e imparare ad amare di nuovo. Mostra in modo unico il lato di un cane che lavora nell’esercito.

Lassie (2005)

Lassie 2005

Lassie è un film d’avventura per famiglie uscito nel 2005. Parla di un cane, Lassie, che viene venduto a malincuore dalla sua famiglia. Questa cucciola dal cuore spezzato viene trasferita a centinaia di chilometri di distanza dalla sua famiglia, ma la sua missione è quella di ritrovarla contro ogni previsione. È straziante guardare questo cucciolo confuso che cerca di trovare la strada di casa, ma fortunatamente ha un lieto fine, perché i nostri cuori non avrebbero potuto sopportarne uno triste.

Lassie è stato diretto da Charles Sturridge e presenta molti amici che Lassie incontra lungo il cammino, tra cui l’attore Peter Dinklage di Game of Thrones. Questo film include anche molte bellissime riprese panoramiche che vi lasceranno senza fiato. Si tratta diun film straordinario nel suo complesso, a patto che riusciate a trattenere le lacrime per vederlo.

Charlie – Anche i cani vanno in paradiso (All Dogs Go to Heaven,1989)

Charlie - Anche i cani vanno in paradiso (All Dogs Go to Heaven)

Un classico d’animazione agrodolce che alcuni fan ricorderanno di aver visto in VHS, Tutti i cani vanno in paradiso è un film che merita maggiore attenzione. La commedia-dramma di Don Bluth e Gary Goldman segue la storia del pastore tedesco Charlie B. Barkin (Burt Reynolds), che finisce in Paradiso dopo essere stato ucciso dal suo migliore amico. Trova presto il modo di fuggire dall’aldilà per cercare vendetta, ma stringe un legame inaspettato con una ragazzina.

Commovente, umoristico ed emozionante allo stesso tempo, Tutti i cani vanno in paradiso è una toccante storia di amicizia e una dura lezione sui legami che possono ferire e guarire gli individui. Inoltre, ha delle canzoni orecchiabili che completano perfettamente il viaggio di Charlie.

Un viaggio a quattro zampe (2019)

Un viaggio a quattro zampe (2019)

A Dog’s Way Home è un film drammatico d’avventura uscito nel 2019. È molto simile alla storia di Lassie, con la differenza che il cane (Shelby) può parlare agli spettatori. Viene mandata a chilometri di distanza dal suo padrone, che dovrebbe incontrarla subito dopo. Tuttavia, Shelby non lo sa e scappa per ritrovare la sua città natale e il suo padrone.

A Dog’s Way Home è estremamente emozionante fin dall’inizio, in quanto mostra i viaggi disperati di Shelby per ritrovare il suo padrone, ma ha un lieto fine che vi farà apprezzare l’amore e la fedeltà di un cane. A Dog’s Way Home è stato diretto da Charles Martin Smith ed è un film che abbraccia l’anima da guardare con la famiglia e gli amici.

Marley & Me (2008)

Marley & Me

Marley & Me è una commedia romantica uscita nel 2008. Classificare questo film come una commedia per famiglie è molto ingannevole, perché vi lascerà con gli occhi gonfi. Vi farete molte risate nel corso del film, ma dovrete essere preparati per il finale, notoriamente straziante, del film. Questo film ha come protagonista Owen Wilson che porta a casa un cane alla moglie Jennifer Aniston, nella speranza di prendere tempo per avere dei figli. Non sapevano che questo adorabile, ma dispettoso e nevrotico cucciolo avrebbe causato più scompiglio di qualsiasi bambino.

I fan vedono Marley crescere fino a diventare un cane anziano, sviluppando un legame emotivo con il cucciolo, che crolla quando si ammala. Questo film mostra agli spettatori cos’è l’amore incondizionato nella sua forma più bella. Mostra lo stress e i problemi di una famiglia, ma sostituisce i bambini con un soffice quattro zampe. Preparatevi a piangere, ma vi garantirà un nuovo apprezzamento per i vostri animali domestici.

A Dog’s Purpose (2017)

A Dog's Purpose (2017)

Questa serie di film vi farà versare un ciclo di lacrime ogni 10 minuti. Tutto sommato ha un lieto fine, ma è un viaggio per arrivarci. A Dog’s Purpose segue un cane di nome Bailey che attraversa molte vite e proprietari. Questo film, interpretato da K.J. Apa, permette di sentire ciò che Bailey pensa nel corso del film, il che non fa che spezzare ancora di più il cuore.

Il secondo film si intitola A Dog’s Journey (Il viaggio di un cane). Entrambi i finali sono felici e sentiti, ma bisogna essere forti per arrivare alla fine. La parte migliore di questa serie di film è vedere le diverse vite dei cani e dei proprietari. Entrambi i film seguono lo stesso cane fedele in tutte le sue vite contrastanti ed esotiche. Questi film vi faranno desiderare la vita migliore per il vostro cucciolo, piena di avventure, amore e snack.

Red Dog (2011)

Red Dog (2011)

Triste film sui cani basato su un’incredibile storia vera, Red Dog è un commovente dramma australiano sul personaggio principale, un cane amichevole e fedele che viene adottato dagli abitanti di una cittadina mineraria. Col tempo, Red Dog stringe un legame speciale con la comunità e diventa una figura fondamentale, fino a quando non si ammala.

L’incredibile storia di Red Dog farà sentire il pubblico profondamente legato all’affettuoso cane, che ricorda a tutti coloro che lo circondano perché i cani sono creature così amate. L’indimenticabile conclusione sottolinea ulteriormente la notevole fedeltà che i cani possono avere nei confronti dei loro padroni, e gli spettatori possono aspettarsi di piangere lacrime vere quando Red Dog dimostra questo livello di amore e devozione in uno dei film sui cani più tristi di sempre.

8 amici da salvare (Eight Below, 2006)

8 amici da salvare (Eight Below 2006)

Ambientato nel freddo e spietato paesaggio dell’Antartide, 8 amici da salvare è un film drammatico e d’avventura incentrato su un gruppo di cani che vengono abbandonati dai loro padroni a causa di un’improvvisa tempesta. I cani vengono lasciati a combattere da soli contro il rigido inverno per il tempo necessario affinché il loro padrone Jerry Shepard (interpretato da Paul Walker) torni e li salvi.

Se l’intera prova sembra stressante, è perché è così. Gli spettatori tratterranno il fiato mentre questa montagna russa di emozioni mostra la lotta dei cani per la sopravvivenza. La rappresentazione del legame unico tra un cane e il suo padrone lo rende un classico del genere, ed è un film imperdibile per il pubblico che vuole commuoversi, ispirarsi e ricordarsi di tenere i propri cani in un luogo caldo e confortevole.

Red e Toby nemiciamici (1981)

Red e Toby nemiciamici (1981)

Red e Toby nemiciamici è un classico d’animazione Disney che ruota attorno all’amicizia non convenzionale tra un futuro foxhound di nome Copper (Kurt Russell / Corey Feldman) e un’amabile volpe di nome Tod (Mickey Rooney / Keith Mitchell). Nonostante il loro forte desiderio di essere amici, le loro situazioni rendono impossibile sostenere il loro legame, il che porta a scenari strazianti.

Ricco di alcuni dei momenti più sorprendentemente cupi dei film Disney, La volpe e il mastino ha indubbiamente fatto piangere innumerevoli spettatori. È una rappresentazione dolorosa della dura realtà del mondo e di quanto sia difficile separarsi dai propri cari.

Attraverso i miei occhi (2019)

Attraverso i miei occhi (2019)

Attraverso i miei occhi è un dramma sentimentale uscito nel 2019 con protagonisti Milo Ventimiglia e Amanda Seyfried. Il film segue la vita di un cane di nome Enzo che è stato accolto da cucciolo da un aspirante pilota di Formula Uno. Questo golden retriever crede di essere nato per essere un pilota di auto da corsa e capisce che le tecniche usate in pista dovrebbero essere usate anche nel viaggio della vita.

The Art of Racing in the Rain, diretto da Simon Curtis, utilizza il cane per raccontare la storia con la voce fuori campo di Kevin Costner. Si tratta di un film unico che coinvolge sia adorabili cuccioli che auto da corsa piene di azione. Vi farà ridere e piangere tutti insieme e vi lascerà con un messaggio importante: dovete realizzare i vostri sogni, indipendentemente da ciò che vi ostacola.

In fuga a quattro zampe (Homeward Bound: The Incredible Journey, 1993)

In fuga a quattro zampe (Homeward Bound- The Incredible Journey, 1993)

La Disney sa bene come far piangere il pubblico, soprattutto quando ci sono di mezzo dei cani. In fuga a quattro zampe è il viaggio inimmaginabile di tre animali domestici, Shadow, l’anziano golden retriever (doppiato da Don Ameche), Sassy, la gatta himalayana ad alto mantenimento (doppiata da Sally Field), e Chance, il giovane bulldog americano salvato (doppiato da Michael J. Fox), che sfidano la natura selvaggia per ricongiungersi con i loro padroni, che credono di averli lasciati indietro per errore durante una vacanza. Questo iconico film in live-action capovolge il copione del triste genere dei film sui cani raccontandolo dal punto di vista degli animali domestici.

È straziante dall’inizio alla fine quando non capiscono perché sono stati abbandonati, soprattutto Chance, la cui paura del canile è la motivazione delle sue azioni. Il terzo atto con Shadow ha fatto piangere tutti gli spettatori, compreso il finale. Rivedere Homeward Bound da adulti ricorda agli spettatori che si tratta davvero di uno dei più tristi tra i film per cani della Disney, perché anche quando scorrono i titoli di coda, gli spettatori ricorderanno questo film la prossima volta che lasceranno i loro animali in vacanza.

Zanna Gialla (1957)

Zanna Gialla (1957)

Uno dei migliori classici Disney in live-action è il film più triste sui cani, tratto dal romanzo di Fred Gipson vincitore del Newberry Award. Il cane da laboratorio protagonista, Old Yeller, è un randagio che conquista immediatamente il cuore di una famiglia di contadini nel Texas del 1860; tuttavia, il figlio maggiore, Travis (Tommy Kirk), all’inizio esita ad accettare il bastardino, finché Yeller non gli salva la vita. I due formano un legame inimmaginabile che alla fine porta al più duro dei cuori.

Old Yeller non inizia in modo triste, ma finisce in quel modo. Man mano che Yeller cresce con Travis, cresce anche con il pubblico, guadagnandosi il posto di “miglior cane del West”, come recita la sua sigla. Sebbene la premessa generale sia molto sentita sulle gioie della compagnia canina, la conclusione costringe il pubblico a immaginare il peggio se e quando arriverà il momento di perdere il proprio cane. Old Yeller è un classico nostalgico della Disney che sottolinea l’improbabile amore, la lealtà e l’amicizia che derivano dal possedere un cane.

Hachiko – Il tuo migliore amico (2009)

Hachiko - Il tuo migliore amico (2009)

Hachiko – Il tuo migliore amico è un film drammatico del 2008 che inizia come una bella storia di un padrone esitante e di un cane abbandonato che creano un bellissimo legame, una storia che finisce presto in una straziante tragedia. Si basa sulla storia vera di un cane Akita estremamente fedele al suo padrone. Il cane finisce per aspettare ogni giorno in una stazione ferroviaria di Tokyo che il suo padrone torni dal lavoro. Anche dopo la morte del padrone, il devoto cane continua ad aspettare ogni giorno alla stazione ferroviaria per nove anni, finché alla fine muore.

Questa storia strappalacrime ricorda un’altra storia di un cane chiamato Greyfriars Bobby, che ora ha una statua in Scozia. Questo film ricorda al pubblico la fedeltà unica e bellissima che i cani hanno per le persone senza alcuna altra intenzione, ma vi spezzerà il cuore in un milione di pezzi.

Emma Corrin: 5 cose che non sapevate sull’attrice

0
Emma Corrin: 5 cose che non sapevate sull’attrice

Emma Corrin ha incantato il pubblico per la prima volta nel ruolo della Principessa Diana in The Crown di Netflix, ma l’attore ventiseienne ha molto di più di quanto sembri. Sebbene non sia il tipo di celebrità da tabloid che cerca attivamente l’attenzione del pubblico nella sua vita privata, c’è ancora molto da imparare su questo grande talento. Di seguito, cinque cose che probabilmente non sapevate su Emma Corrin.

1. Una volta ha interpretato la famosa truffatrice Anna Delvey (più o meno).

Nel 2021, Emma Corrin ha recitato in Anna X di Joseph Charlton, un’opera teatrale che, per motivi legali, non era ufficialmente basata sulle prodigiose imprese di Delvey, ma ne traeva spunto.

2. È amanti dei cani.

Emma Corrin ha adottato il loro cane, Spencer, durante la pandemia di COVID-19 e lo porta regolarmente sul set dove, dicono, frequenta la troupe come un vecchio professionista.

3. Il suo nome completo è in realtà Emma-Louise.

L’Instagram di Emma Corrin mostra il suo nome completo, anche se nella vita normale si chiamano semplicemente “Emma”.

4. Il suo legame con la Principessa Diana ha radici profonde.

Quando Emma Corrin era giovane, la loro madre, Juliette, fece svenire diverse persone in un caffè di Londra, che avevano scambiato Juliette per Lady Di in persona. (Si dà il caso che questo avvenisse il giorno della tragica morte di Diana, il che potrebbe spiegare gli svenimenti).

5. Quando accetta un ruolo, si impegna a svolgerlo, anche se richiede l’apprendimento di diverse nuove abilità.

Corrin ha imparato il tip tap, il jazz e la danza classica per poter brillare nel ruolo della giovane Diana, ossessionata dalle prestazioni, in The Crown, e ha detto di questa esperienza: “Imparare la danza classica a 24 anni è la cosa peggiore. È quasi impossibile. È una di quelle cose che devi imparare [da] bambino”. Eppure, hanno perseverato (e sono stati nominati per un Emmy)!

Corrin ha iniziato a radersi il cuoio capelluto in modo che la calotta calva si adattasse perfettamente, il che “non è stato così grave come pensavo”. Anzi, “l’ho trovato liberatorio, mi piaceva molto farlo ogni volta che potevo, quando ero in vacanza, persino quando ero in barca”. (Una volta, in un hotel in Italia, si è bruciato un fusibile mentre usavano il tagliacapelli, causando un’interruzione di corrente. “Metà della mia testa era rasata e metà no”). Oggi, i capelli di Corrin sono tagliati e un po’ appiattiti sul letto (ci siamo incontrati per la colazione). C’è una certa scioltezza nel modo in cui si sistemano sulla sedia e molte volte, nel corso della nostra conversazione, Corrin usa una serie di espressioni facciali – broncio pensieroso, cipiglio interrogativo, sguardo intenso, arricciamento incerto di un lato della bocca – per trasmettere emozioni che altrimenti potrebbero risultare scomode.

Emma Corrin in Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine emma corrin

Emma Corrin è a Margate con “amici” e preferisce non parlare del loro partner, l’attore Rami Malek. Margate piace, anche perché nessuno li riconosce: “Oppure li riconoscono e non se ne preoccupano, il che è ancora meglio”. Chiedo se hanno mai incontrato l’artista Tracey Emin, la regina di Margate, e a Corrin si illuminano gli occhi, perché non solo hanno incontrato Emin, ma Emin è diventata una grande amica. “Corrin imita Emin a braccia conserte, guardando la loro casa a Londra, con le sopracciglia alzate e la testa che annuisce”, “perché ho un sacco di sue stampe ovunque. Adoro quello che fa. Era la voce [di una generazione] e ha continuato a lottare”.

Dove vive Emma Corrin?

Di solito Corrin vive ad Hampstead, nella zona ovest di Londra, in un appartamento condiviso con tre amici, tra cui un giornalista politico (“un ottimo modo per tenersi informati”), e il loro cockapoo, Spencer. Sembra che ci sia uno sforzo silenzioso per enfatizzare la natura non stellare della loro esistenza – la maggior parte dei loro amici non sono attori, il che “aiuta” – “Sono davvero grato per questo”. Parlano di festival musicali “fangosi”, dei loro sforzi per risolvere il cubo di Rubik e di come Corrin ci sia quasi riuscito e l’abbia messo giù per un attimo quando qualcun altro – che Dio li maledica – l’ha preso e l’ha strapazzato di nuovo.

Il richiamo della foresta, la spiegazione del finale e le differenze

Come ogni film sui cani che si rispetti,  Il richiamo della foresta (la recensione) ha un finale che fa piangere. Ma, con una svolta rispetto alla norma, le lacrime non sono per il cane principale Buck (il cagnolino interpretato tramite effetti visivi dall’attore Terry Notary).

Come nel romanzo di Jack London del 1903 da cui è tratto, il dolore è per il protagonista umano, John Thornton (interpretato da Harrison Ford). Nel film, Thornton, a lungo tormentato, muore con Buck che lo sorregge per un ultimo sguardo a un bellissimo prato.

Il film non avrebbe avuto la stessa forza emotiva senza la morte di Thornton, assistito da Buck, come parte della conclusione”, dice Ford, riconoscendo che un buon pianto da film di cani non è mai una cosa negativa. “Sono d’accordo con lui”.

Il regista Chris Sanders dice che i fan potrebbero aspettarsi che Buck, che è stato rubato dalla sua comoda casa per diventare un cane da slitta della corsa all’oro dello Yukon prima di trovare compagnia con Thornton, alla fine possa tornare a casa. O trovare una vita emotivamente soddisfacente con Thornton.

Il richiamo della foresta film trama
Omar Sy in Il richiamo della foresta. © 2019 Twentieth Century Fox Film Corporation. All rights reserved.

Ma la morte di Thornton per un colpo di pistola dopo un attacco a sorpresa del cattivo Hal (Dan Stevens) sconvolge tutto. Dopo aver trascorso gli ultimi momenti con Thornton, il cane devastato si trasferisce in natura per vivere a tempo pieno tra i suoi lupi adottivi. Non per niente lo chiamano “Call of the Wild”.

“Le persone che non conoscono la storia originale possono fare il tifo perché Buck trovi la strada di casa, legato e pulito”, dice Sanders. “Ma la vita non funziona così. Il cane trova una nuova casa. Proprio come tutti noi dobbiamo lasciare la nostra casa e trovarne una nuova da qualche altra parte. Ecco perché questa storia resiste: È più reale di tante altre. Eppure Thornton trova conforto con questo cane nei suoi ultimi momenti”.

Come il finale straziante del cane di Il richiamo della foresta si discosta dal romanzo brutale (spoiler!)

Il richiamo della foresta differenze film libro
Harrison Ford e il cane Buck in Il richiamo della foresta. © 2019 Twentieth Century Fox Film Corporation. All rights reserved.

Il finale del film Il richiamo della foresta si discosta dal libro, dove Buck trova Thornton brutalmente ucciso dopo un attacco da parte di una tribù di indiani Yeehat. Nel romanzo, il cane dà la caccia alla tribù e si trasforma in un “uragano di furia viva”. Si lancia verso la vena giugulare del capo, “squarciando la gola”, e una “fontana di sangue” sgorga.

Questo è solo l’inizio dell’omicidio per vendetta. Non avrebbe funzionato per questa produzione Fox-Disney.

“Buck diventa un vero e proprio John Wick nel libro”, dice Sanders. “Il libro prende una piega molto cupa a quel punto. Volevamo mantenere il tutto adatto alle famiglie”.

Sia il film che il libro si concludono con Buck che continua a creare un’eredità con il branco di lupi e la loro progenie. I lupi della zona sono visti con “spruzzi di marrone sulla testa e sul muso, con una striscia di bianco… lungo il petto”, come scrive London.

Sullo schermo, Buck viene mostrato per l’ultima volta con la sua straordinaria compagna lupa bianca. Lo si vede saltellare con dei giovani lupi che assomigliano molto al suo San Bernardo e al suo pastore scozzese.

La scena finale tra Buck e Thornton “può essere triste”, dice Ford. “Ma il film si risolleva e finisce con una nota positiva”.

Il richiamo della foresta: le differenze tra il film e il libro

Il richiamo della foresta: le differenze tra il film e il libro

Jack London, scrittore vagabondo la cui vita, seppur breve, è stata caratterizzata da innumerevoli attività e passioni diverse, è oggi ricordato come uno dei massimi romanzieri di inizio Novecento. Titoli come Martin Eden, Zanna Bianca, Il vagabondo delle stelle e La peste scarlatta sono tutti entrati nell’immaginario culturale. Un altro dei suoi più famosi è Il richiamo della foresta , pubblicato nel 1904, il quale è negli stato più volte adattato per il cinema e la televisione. La trasposizione più recente è quella uscita nel 2020 per la regia di Chris Sanders, qui al suo primo film in live action dopo titoli d’animazione come Lilo & Stich e Dragon Trainer.

Si tratta del quinto adattamento per il grande schermo del romanzo di London, e anche in questo caso gli autori optarono per rimanere quanto più fedeli possibile alla sua storia. Ricco di grandi effetti speciali, a partire dal cane protagonista realizzato in CGI, Il richiamo della foresta (qui la recensione) è un puro film d’avventura ricco di emozioni e calore umano e animale, che ricorda la forza della natura e dell’animo. Si tratta inoltre del primo film prodotto dalla 20th Century Studios (precedentemente nota come Fox) in seguito all’acquisizione della Disney, e tra i primi ad essere distribuiti sulla piattaforma Disney+.

A causa della sua uscita in concomitanza con l’iniziale diffondersi del Covid-19, il film è andato incontro ad uno scarso successo economico. Nel tempo ha però guadagnato un proprio seguito, venendo così riscoperto e svelando tutto il suo fascino. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il richiamo della foresta. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il libro. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il richiamo della foresta film trama
Omar Sy in Il richiamo della foresta. © 2019 Twentieth Century Fox Film Corporation. All rights reserved.

La trama di Il richiamo della foresta, il cast e il cane Buck

La storia narrata nel film ha per protagonista Buck, un cane dal cuore d’oro, la cui tranquilla vita domestica viene sconvolta quando si ritrova improvvisamente portato via dalla sua casa in California e trapiantato nella natura selvaggia dell’Alaska durante la Corsa all’Oro degli anni 1890. Come nuova recluta di una squadra di cani da slitta, di cui in seguito diventerà il leader, Buck vive l’avventura di una vita, trovando il suo vero posto nel mondo e diventando padrone di se stesso. Lungo il suo percorso, inoltre, incontrerà ogni tipo di essere umano, dai più crudeli fino al buono John Thornton, con il quale stringerà un legame destinato a durare per sempre.

Come anticipato, per il cane Buck (ma anche per tutti gli altri animali presenti nel film) si è deciso di ricorrere alla CGI. Questa ha permesso di non mettere a rischio veri animali e di ottenere una più ampia varietà di loro espressioni. Per Buck, tuttavia, si utilizzò il vero cane del regista come modello, al fine di riprodurlo nel modo più realistico possibile. Per quanto riguarda il cast di umani, invece, Harrison Ford è l’anziano e buono John Thornton. A differenza del romanzo di partenza, il personaggio ha qui una storia alle spalle. Si è infatti voluto che l’esperienza di Thornton fosse simile a quella di Buck, per mostrare sia l’uomo che il cane che superano insieme i loro traumi passati.

mentre Omar Sy è Perrault, il secondo padrone di Buck e Cara Gee è Françoise, la sua assistente. Quest’ultima ha origini Ojibwe, tribù indiana, e in questo adattamento interpreta una donna Tlingit, un’altra tribù di nativi. Per prepararsi al ruolo, dunque,Gee ha parlato con un cul Tlingit (pronunciato “klinkit”), così da sapere di più sulla loro cultura. L’attore Dan Stevens interpreta il crudele Hal, terzo padrone di Buck insieme a Karen Gillan nei panni di Mercedes. Recitano poi nel film Bradley Whitford nel ruolo del giudice Miller e Jean Louisa Kelly in quello di Katie Miller.

Il richiamo della foresta cast Buck
Harrison Ford e il cane Buck in Il richiamo della foresta. © 2019 Twentieth Century Fox Film Corporation. All rights reserved.

 

Le differenze tra il libro e il film

Nonostante gli autori del film decisero di attenersi il più possibile a quanto narrato da London, fu inevitabile apportare alcune significative modifiche o approfondimenti di quanto presente nel libro. La prima di queste è la maggior storia pregressa fornita al cane Buck. Per quanto romanzo e film abbiano lo stesso inizio, quest’ultimo contestualizza maggiormente il protagonista nella sua situazione iniziale, presentandolo come un cane particolarmente abituato alla vita domestica. Ciò permette di fargli vivere un arco di trasformazione più completo nel momento in cui si trova a dover sopravvivere nella natura selvaggia. Diversi cambiamenti si ritrovano poi anche nei personaggi umani, a partire da John Thornton.

Questo, interpretato da Ford, compare ben prima che lui e Buck diventino compagni di avventure, mentre nel libro egli fa la sua comparsa soltanto verso la fine del racconto. A differenza di quanto descritto per lui da London, il John del film è un uomo molto più solitario, con un vissuto vagabondo simile a quello di Buck. Per quanto riguarda Perrault e François, la quale nel libro è invece è un uomo, questi sono rappresentati come più gentili e meno inclini alla severità. Di azione, invece, ve ne è qui molta di più rispetto al libro, ma vengono invece ridotte fortemente le scene di maggior violenza presenti nel romanzo.

Tutti gli altri cani presenti, ad esempio, sopravvivo ai vari eventi, a differenza di quanto raccontato da London. Differente, infine, è anche la conclusione del racconto. Mentre nel romanzo Buck uccide gli indiani che hanno assassinato John, per poi abbracciare il richiamo della foresta, nel film egli uccide il suo precedente padrone Hal, il quale però ha ferito a morte John. Quest’ultimo ringrazia Buck e gli fa comprendere di dover vivere secondo i propri istinti. È così che, dopo aver detto addio all’amico e padrone, il cane si dirige nella natura selvaggia, dove intraprende una nuova vita.

Il trailer di Il richiamo della foresta e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Il richiamo della foresta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 19 aprile alle ore 21:20 su Italia 1.

Fonte: IMDb, Cinemablend

La ragazza della palude: le differenze tra il libro e il film

La ragazza della palude: le differenze tra il libro e il film

L’adattamento cinematografico La ragazza della palude prodotto da Reese Whiterspoon del bestseller del New York Times di Delia Owens, Where the Crawdads Sing, è ora su Netflix, con Daisy Edgar-Jones nel ruolo principale di Kya Clark. Il film rimane fedele ai valori fondamentali del romanzo e realizza persino i dettagli più minuti con un occhio genuino al testo originale. Quasi tutti gli aspetti sono inclusi nella traduzione. Tuttavia, ci sono alcuni elementi del libro che non sono stati inclusi o sono stati modificati nella sceneggiatura di Lucy Alibar. Dalle discussioni sulla razza, la cronologia e i temi trasversali, fino a piccoli dettagli che a prima vista potrebbero sembrare superflui, ci sono molti argomenti da approfondire quando si confrontano le due opere.

In primo luogo, sarebbe utile esaminare tutte le piccole cose che sono cambiate tra il libro e il film e che sono evidenti ai grandi fan. All’inizio potrebbero sembrare insignificanti, ma scavando più a fondo si scoprono messaggi importanti che si perdono a causa di queste modifiche. Che si tratti della mancanza del cappello rosso di Tate (Taylor John Smith) durante la sua infanzia, del nuovo confronto di Tate con Chase Andrews (Harris Dickinson) o del taglio della morte del padre di Tate (sono cambiate molte cose su Tate), ogni piccolo cambiamento solleva domande e ha un effetto a catena nella narrazione. Anche il colore dei capelli di Kya passa dal nero al marrone.

Il cane scomparso

L’esempio più lampante di questo effetto a catena è rappresentato dai cambiamenti apportati al bar della città. Il Dog Gone, un locale che nel film viene a malapena messo in evidenza, è stato unito al bar della città (un’attività separata nel libro) ed è gestito da un’allegra donna in blu. L’aspetto più significativo è che Owens sottolinea più volte che le donne non sono ammesse al Dog Gone e si sofferma in particolare sulle prime due donne che frequentano il bar quando Barkley Cove entra nell’era moderna. Senza questo dettaglio, lo spettatore si perde un aspetto di uno dei temi principali della storia: il trattamento delle donne nel Sud di metà secolo. Anche se non influisce sull’intero arco narrativo, la sua omissione è sicuramente deludente.

La ragazza della palude storia vera
Taylor John Smith e Daisy Edgar-Jones in La ragazza della palude. Foto di Michele K Short/Michele K Short – © 2021 CTMG, Inc.

Discussione sulla razza

Un altro aspetto del romanzo che viene deludentemente tralasciato dal film è il commento sul trattamento dei neri nell’epoca. Attraverso la voce interna, viene rivelato che Kya ha molti pensieri sul suo rapporto con la figura paterna e il negoziante Jumpin’ (Sterling Macer, Jr.), che è nero. Sebbene questa ruminazione non sia facilmente trasferibile sullo schermo, poiché non possiamo leggere i pensieri di Kya, è sicuramente dannoso per il film tralasciare le discussioni sul perché Kya non possa abbracciare Jumpin’ o sul perché lui e sua moglie, Mabel, creino disturbo sedendosi in prima fila al processo di Kya. Forse la decisione più controversa è stata quella di eliminare la scena in cui Kya difende Jumpin’ da due ragazzi bianchi che lo molestano per strada. La scena è certamente un’espressione del carattere di Kya, ma ha anche un leggero accenno al tropo del salvatore bianco, quindi la sua rimozione merita un serio dialogo.

Cronologia riordinata

Forse il cambiamento più evidente apportato nel passaggio dalla pagina allo schermo è la cronologia della storia. Diversi punti della trama vengono spostati, come ad esempio il numero di libri pubblicati da Kya quando viene accusata di omicidio o quando riesce a pagare le tasse arretrate sulla sua proprietà. Tuttavia, non sono solo semplici punti a essere ricomposti. L’intera storia viene apparentemente stravolta, cambiando completamente la visione del film. Mentre il libro affrontava la narrazione dal punto di vista della vita di Kya, intervallando sporadicamente flash-forward dell’indagine sull’omicidio tra lunghi tratti di descrizione dell’esperienza di Kya che cresce nella palude, si innamora, perde persone e alla fine viene arrestata, il film inizia con l’arresto di Kya.

La ragazza della palude spiegazione finale
Daisy Edgar-Jones in La ragazza della palude. Foto di Michele K. Short – © 2022 CTMG, Inc.

La trama di La ragazza della palude si basa sul processo per omicidio, e tutto il contesto si presenta sotto forma di flashback ben calibrati sul passato di Kya, ribaltando completamente la narrazione. Per questo motivo, gli spettatori tendono a vederlo come un giallo, piuttosto che come un coming-of-age su una donna che ha subito un torto e che viene accusata di quell’omicidio. Si ignorano in gran parte i lunghi spazi del viaggio di Kya, che raccontano la sua infanzia abbandonata dalla famiglia, la sua crescita da sola nella palude e la sua trasformazione in una rinomata scienziata.

Questo comprende la maggior parte del romanzo, mentre il processo viene semplicemente inserito a più di metà della storia. Quando la trama è strutturata in questo modo, i lettori sono in grado di vedere Kya come una persona intera e non solo come qualcuno da dimostrare colpevole o meno. Senza di ciò, diventa facile trascurarla, smorzando soprattutto la rivelazione finale e rendendo più difficile estendere l’empatia a Kya.

Dov’è andata Amanda Hamilton?

La modifica più sostanziale al tema del film è il taglio di Amanda Hamilton. La Hamilton, una poetessa prolifica pubblicata in molti giornali e riviste locali di Barkley Cove, è un soggetto di grande ammirazione per Kya. Insieme ad altri, come Emily Dickinson, Kya recita o ricorda spesso le sue poesie nel corso del romanzo, ognuna relativa alla sua situazione attuale. Alla fine del libro, Tate trova pagine e pagine di poesie di Amanda Hamilton scritte a mano da Kya dopo la sua morte, rivelando al pubblico che per tutto il tempo ha inviato segretamente i suoi lavori con questo nome. Sebbene sia stato intelligente per i tempi eliminare le poesie della Hamilton dal film, in quanto non hanno alcun ruolo nella storia, è certamente scoraggiante e rimuove un intero aspetto della personalità di Kya. La sorpresa finale non è altrettanto intrigante senza questa ulteriore rivelazione, diminuendo ancora una volta l’empatia del pubblico per Kya.

Sebbene ognuna di queste differenze significative tra La ragazza della palude e il libro di Where the Crawdads Sing danneggi il successo del film, esso rimane comunque in gran parte fedele al testo originale, rendendo grande giustizia a Owens. Se gli spettatori sono alla ricerca di un adattamento che includa tutti i dettagli fondamentali per il successo del suo predecessore, non devono cercare oltre. Alibar, pur prendendosi le sue libertà creative, fa un ottimo lavoro per attenersi allo spirito principale di Where the Crawdad’s Sing.

Gifted Hands – Il dono, la spiegazione del finale e tuto quello che c’è da sapere sul film

Gifted Hands – Il dono è un film drammatico biografico per la televisione del 2009 diretto e co-prodotto da Thomas Carter, scritto da John Pielmeier e interpretato da Cuba Gooding Jr, Kimberly Elise e Aunjanue Ellis. Il film è basato sull’autobiografia del neurochirurgo (e poi politico) Ben Carson, co-scritta da Cecil Murphey e pubblicata con lo stesso titolo nel 1990. Attualmente è disponibile su Netflix.

Il film, presentato da Johnson & Johnson Spotlight, è stato trasmesso in anteprima su TNT sabato 7 febbraio 2009. Gooding Jr. è stato nominato per lo Screen Actors Guild Award per l’eccezionale performance di un attore maschile in una miniserie o film televisivo. Carter è stato nominato per il Directors Guild of America Award per la regia di un film televisivo. Il film ha inoltre ricevuto una nomination ai Critics’ Choice Television Award come miglior film/miniserie e quattro nomination ai Creative Arts Emmy Award.

Di cosa parla Gifted Hands – Il dono

Nel 1987, il dottor Ben Carson si reca a Ulm, in Germania, per incontrare una coppia di coniugi Peter e Augusta Rausch, che hanno due gemelli uniti dietro la testa. Il dottor Carson ritiene di poterli separare con successo, ma si rende conto che rischia di perdere uno o entrambi. Dopo aver spiegato il rischio, e nonostante questo, Ben accetta di operare.
Durante i quattro mesi che trascorre facendo ricerche e formulando un piano per aumentare le possibilità di successo dell’intervento, il film si sposta nel 1961 a Detroit, Michigan, quando l’undicenne Ben Carson va male a scuola. La madre single Sonya, che ha solo la terza elementare, è preoccupata per i fallimenti scolastici di entrambi i figli e decide di fare qualcosa.

Per prima cosa, impone a Ben e al fratello maggiore Curtis di imparare le tabelline della moltiplicazione e, a loro insaputa, si fa ricoverare in un istituto psichiatrico per combattere la depressione. Quando torna, stabilisce che i suoi figli guardano troppa televisione, quindi li limita a non più di due programmi a settimana, imponendo loro di leggere libri e di scrivere relazioni su di essi. Nasconde a Ben e Curtis il fatto di essere analfabeta e di non poter quindi leggere le loro relazioni sui libri.

Ben e Curtis iniziano a imparare molto dal mondo dei libri

Ben e Curtis iniziano a imparare molto dal mondo dei libri. Nel giro di un anno, Ben passa dall’ultimo della classe al primo posto. Dopo la cerimonia di consegna dei diplomi della scuola media, in cui l’insegnante dice con rabbia ai compagni bianchi di Ben che dovrebbero vergognarsi per aver ottenuto risultati peggiori di Ben, nero e meno privilegiato, Sonya fa iscrivere Ben a una scuola superiore prevalentemente nera.

Nella nuova scuola, Ben è ripetutamente vittima di bullismo da parte di due studenti, ma si riappacifica dopo averli superati in una battaglia di battute su “yo mama”. Ben presto si rivelano tossici e danno a Ben un coltello. Nel frattempo, Ben cova un temperamento irascibile che culmina quando minaccia fisicamente Sonya e quasi accoltella uno dei suoi ex bulli. Anche se la lama colpisce la fibbia della cintura dell’amico e non si conficca, Ben corre a casa in preda all’orrore e chiede a Dio di perdonare il suo brutto carattere, secondo la sua fede avventista del settimo giorno, permettendogli di riprendersi.

Dopo un duro lavoro e una forte determinazione, Ben riceve una borsa di studio per l’Università di Yale, dove incontra la sua futura moglie, Candy Rustin, che lo sostiene nella sua lotta per superare Yale. Dopo aver studiato neurochirurgia, Ben viene accettato come specializzando al Johns Hopkins Hospital, dove si trova di fronte a un dilemma che potrebbe porre fine alla sua carriera: operare un uomo morente senza autorizzazione o supervisione o lasciarlo morire. Accetta il rischio e salva la vita dell’uomo, venendo poi promosso dal suo superiore.

Nel 1985, dopo che la madre di Ben ha raggiunto la famiglia nel Maryland, Candy viene portata d’urgenza in ospedale dove abortisce i suoi due gemelli. Il dottor Carson resta con lei tutta la notte fino al mattino successivo, quando esegue un intervento raro, un’emisferectomia, in cui rimuove metà del cervello di un bambino di quattro anni che ha convulsioni cento volte al giorno. Nonostante i drastici rischi, l’intervento è un successo e la bambina si riprende molto più velocemente di quanto Ben avesse previsto, il che gli procura il primo assaggio di esposizione mediatica.

Il film torna poi a quando Ben si sta preparando a un’operazione rischiosa per separare i due gemelli congiunti alla testa. Quando i quattro mesi stanno per finire, Ben non riesce ancora a trovare un modo per separare i gemelli. Poi riceve un’illuminazione mentre gioca a biliardo da solo e, di conseguenza, elabora un piano. A 22 ore dall’intervento, il dottor Carson e la sua équipe riescono a separare i gemelli, salvando le loro vite e liberando i genitori Peter e Augusta. Il film si conclude con il dottor Carson circondato dalla stampa.

Apple TV+ ha svelato le prime immagini di K-Pop Idols

0
Apple TV+ ha svelato le prime immagini di K-Pop Idols

Apple TV+ ha svelato le prime immagini di K-Pop Idols, il nuovo documentario in sei parti che farà il suo debutto il 30 agosto per offrire al pubblico un pass backstage senza precedenti per il dietro le quinte alla realtà altamente competitiva del mondo K-pop.

Lo sfarzo incontra la grinta, mentre sul palco gli artisti K-pop Jessi, CRAVITY e BLACKSWAN danno tutto ciò che hanno a una forma d’arte che non richiede niente di meno della perfezione. Nel corso di sei episodi, la serie segue le superstar superare le sfide per arrivare al successo e abbattere le barriere culturali e musicali nel mondo del K-pop grazie alla passione, alla creatività e alla determinazione con cui inseguono i loro sogni.

K-Pop Idols

K-Pop Idols è prodotto per Apple TV+ da Matador Content di Boat Rocker con il produttore esecutivo, vincitore dell’Emmy, Todd Lubin (“Billy Eilish: The World’s a Little Blurry”) e Jack Turner (“War Game”), insieme al premio Emmy Award Jay Peterson (“Billy Eilish: The World’s a Little Blurry”), Bradley Cramp (“Lord of War”), Chris Kasick (“Citizen Sleuth”), Eric Yujin Kim (“Undoing”), Sue Kim (“The Speed ​​Cubers”) ed Elise Chung (“Bling Empire”).

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019,Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 499 vittorie e 2.262 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar come Miglior film a “CODA”.

Anche io: la storia vera dietro al film sul Me Too

Anche io: la storia vera dietro al film sul Me Too

Due reporter agguerrite, una alta e di origine WASP, l’altra più bassa ed ebrea, in uno dei giornali più potenti del Paese, lottano per chiedere conto a un uomo estremamente potente e senza scrupoli, disposto a spendere enormi quantità di denaro e di influenza per mantenere il muro di silenzio che lo ha protetto per molti anni. Non sto parlando di Tutti gli uomini del presidente, ma di Anche io (She Said), la drammatizzazione di come le reporter del New York Times Jodi Kantor (Zoe Kazan) e Megan Twohey (Carey Mulligan) hanno messo insieme la loro denuncia delle molestie subite dal magnate del cinema Harvey Weinstein, che vanno dal bullismo fino alle aggressioni sessuali.

Come nel caso di Woodward e Bernstein, Kantor e Twohey si sono trovati di fronte alla riluttanza delle persone ad andare in onda, e il film descrive la loro combinazione di persistenza, persuasione e suppliche che alla fine ha rotto la diga. Dato che le affermazioni sul comportamento di Weinstein raccontate in Anche io (She Said) She Said sono già state vagliate dagli avvocati del New York Times e presentate come prove giurate in un tribunale, è improbabile che si tratti di fantasia. Ciò che forse è più interessante è ciò che il film sceglie di tralasciare o di accennare solo di sfuggita. Abbiamo letto l’omonimo libro di Kantor e Twohey, e consultato i resoconti di Ronan Farrow e altri, per determinare quali parti del film sono tratte direttamente dalla vita reale e quali sono licenze artistiche.

Weinstein ha messo sotto sorveglianza i giornalisti?

anch'io (She Said) film

Nel film, Kantor ha la sensazione che un furgone nero con i finestrini oscurati la stia seguendo lungo una strada buia. Mentre guarda indietro, il furgone accelera per superarla. Non viene mai più menzionato.

In realtà, Weinstein ha utilizzato due società di sorveglianza segrete per tenere sotto controllo non solo Kantor e Twohey, ma anche altri reporter che lavoravano a storie su di lui, nonché le fonti che parlavano con i reporter, il tutto allo scopo di fare pressione su di loro per farli tacere. Una era la Kroll, un servizio di intelligence aziendale affermato. L’altro era il Black Cube, un servizio di intelligence israeliano con ex agenti del Mossad e di altri servizi segreti.

Sebbene il film non spieghi mai chi fosse nel furgone nero o se stesse effettivamente seguendo Kantor, in realtà Weinstein si era servito di Kroll per anni, per compilare profili psicologici su molti individui che percepiva come problematici. Secondo quanto riportato da Ronan Farrow sul New Yorker, già a metà degli anni Duemila Weinstein aveva ingaggiato la società per raccogliere informazioni sul defunto David Carr, che stava scrivendo un articolo su di lui per il New York Magazine.

Farrow ha anche riferito che un’agente di Black Cube, che si faceva chiamare “Diana Filip”, si è spacciata per un’attivista per i diritti delle donne e ha incontrato Rose McGowan – una delle prime fonti dei giornalisti del Times, che alla fine ha accusato Weinstein di stupro – registrando di nascosto le loro quattro conversazioni. Sostenendo di essere una direttrice di una società di gestione patrimoniale con sede a Londra, ha chiesto alla McGowan di parlare a un gala di beneficenza per un’iniziativa che combatte la discriminazione delle donne sul posto di lavoro per un compenso di 60.000 dollari. Ha anche inviato e-mail sia a Kantor che a Farrow, cercando di ingraziarsele. Tuttavia, l’unico riferimento a lei nel film è una menzione di sfuggita di un’e-mail di “Diana Filip”.

Weinstein ha anche usato i suoi legami con i giornalisti dei tabloid per ottenere informazioni sulle sue accusatrici. Dylan Howard, che era il responsabile dei contenuti della società che pubblica il National Enquirer, ha condiviso il materiale che la rivista aveva per aiutare Weinstein a smentire le accuse di stupro della McGowan. Ha anche fatto chiamare da uno dei suoi reporter Elizabeth Avellán, la produttrice ed ex moglie del regista Robert Rodriguez, che Rodriguez aveva lasciato mentre aveva una relazione con la McGowan, nella speranza di convincerla a rivelare il suo segreto su McGowan, ma Avellán ha rifiutato.

L’aspetto più perverso è che Weinstein ha fatto chiamare da due ex dipendenti, Denise Chambers e Pamela Lubell, i loro ex colleghi nel tentativo di individuare chi potesse essere tentato di parlare con i giornalisti delle accuse. Tuttavia, Lubell ha dichiarato di essersi recata nell’ufficio di Weinstein nel 2017 per proporgli un’applicazione che stava sviluppando, e lui si è limitato a suggerire a lei e alla Chambers di scrivere un “libro divertente sui vecchi tempi, il periodo d’oro, della Miramax”, e di fornirle un elenco di tutti i dipendenti che conosceva e di mettersi in contatto con loro. L’elenco, ovviamente, fu consegnato a Kroll.

Weinstein ha davvero detto di trovare le donne asiatiche ed ebree poco attraenti?

anch'io (She Said) film

Kantor e Twohey scoprono che la chiave della storia non sono le attrici di alto profilo molestate da Weinstein, ma tre ex assistenti del produttore nell’ufficio di Londra: Zelda Perkins (Samantha Morton), Rowena Chiu (Angela Yeoh) e Laura Madden (Jennifer Ehle). La Chiu vive attualmente in California e quando nel 2015 Kantor si reca a casa sua e trova il marito che sta innaffiando il prato, scopre che non sa che la moglie ha mai lavorato nel mondo del cinema. È Zelda a dare la prima svolta ai giornalisti quando consegna loro una copia dell’accordo di non divulgazione che ha firmato con Miramax. Racconta anche che quando, in qualità di assistente capo di Weinstein, assunse per la prima volta Rowena, allora ventunenne e neolaureata all’Università di Cambridge, Weinstein le assicurò che si sarebbe comportato bene con la nuova ragazza perché “non gli piacevano le donne ebree o asiatiche”.

In effetti, mentre Chiu ha ricordato in un articolo del New York Times del 2019 che “aveva assicurato a Zelda che non mi avrebbe molestato perché, se non ricordo male, non si occupava di ragazze cinesi o ebree”, Weinstein le disse in seguito che “gli piacevano le ragazze cinesi. Gli piacevano perché erano discrete”. Poco dopo, scrive la donna, tentò di violentarla.

Come da istruzioni di Perkins, Chiu aveva indossato due paia di collant per proteggersi quando era stata convocata nella stanza d’albergo di Weinstein per un incontro durante la Mostra del Cinema di Venezia. Tuttavia, anche se lei “ha cercato di placarlo togliendone uno e lasciandomi massaggiare… non ha funzionato. Lui si era tolto l’altro paio e io ero terrorizzata che la mia biancheria intima fosse la prossima”. Harvey si avvicinò: Per favore, mi disse, solo una spinta e sarà tutto finito”.

Chiu riuscì a scappare e si rifugiò immediatamente nella stanza di Perkins. Una volta tornate a Londra, le due donne cercarono di denunciare Weinstein ai suoi superiori e alla polizia, ma si sentirono dire che nessuno avrebbe creduto loro. Al contrario, furono costrette a firmare un accordo di non divulgazione che non permetteva loro di parlare con familiari, amici o terapeuti e imponeva loro di identificare chiunque avesse già parlato con loro. Non è stato nemmeno permesso loro di tenere una copia dell’accordo.

Laura Madden si è dichiarata subito prima dell’intervento chirurgico?

Jodi e Megan hanno bisogno di una fonte che confermi la loro storia prima che vada in stampa, ma non riescono a far parlare nessuno. Chiamano Madden poco prima dell’ultima scadenza per l’articolo, che coincide anche con il momento in cui Laura deve sottoporsi a un intervento di ricostruzione dopo una mastectomia. In camice d’ospedale, la donna concede loro il permesso di utilizzare la sua intervista per la storia.

Sembra un accostamento creato a fini drammatici, ma in realtà è vero. Come gli altri assistenti di Weinstein, Madden era una donna giovane e inesperta quando, nel 1992, ottenne quello che pensava fosse il lavoro dei suoi sogni nel mondo del cinema, un lavoro di coordinamento delle comparse per la produzione Miramax Into the West, girata nella sua nativa Irlanda. Questo la portò a essere convocata nella stanza d’albergo di Weinstein a Dublino, dove lui le disse che poteva garantirle un lavoro permanente nell’ufficio londinese della Miramax, ma poi si tolse l’accappatoio e pretese che lei gli facesse un massaggio prima di, secondo lei, aggredirla sessualmente. Come Chiu, anche lei ha immediatamente raccontato a Perkins l’accaduto. Dopo che Perkins ha affrontato il suo capo, questi si è scusato e Madden ha continuato a lavorare per Miramax per sei anni. Tuttavia, come racconta nel libro a Kantor e Twohey, “la sensazione più forte che ricordo è stata la vergogna e la delusione per il fatto che qualcosa di così promettente si fosse ridotto a questo. Ogni speranza che mi venisse offerto un lavoro per merito mio era svanita”.

In realtà, è stato il tentativo di Weinstein di intimidirla che l’ha motivata a parlare in via ufficiale. Una settimana prima che Kantor la chiamasse nel luglio 2017, ricevette una telefonata da Lubell, con cui non parlava da almeno due decenni. “Mi telefonava per chiedermi se stavo parlando con qualche ‘giornalista scarafaggio’ e cercava di convincermi a dire quanto fosse stato bello lavorare alla Miramax. E io ero davvero scioccato. All’improvviso ho pensato: “È stata costretta a chiamarmi”, c’è Weinstein dietro tutto questo. Questo mi ha spinto ad aspettarmi una telefonata da non so chi, ma da un giornalista. Quando Jodi mi chiamò, ero assolutamente pronta e preparata a parlarle, all’inizio in via ufficiosa“, ha ricordato Madden.

Ormai aveva abbandonato da tempo l’industria cinematografica e viveva in Galles, crescendo le sue figlie. Ancora più sorprendente è il fatto che quando Kantor la chiamò e lei accettò di parlare, non solo si stava riprendendo dal cancro al seno, ma aveva anche divorziato da poco e aveva appena scoperto che l’ex marito aveva una nuova fidanzata.

Dopo aver intervistato Madden in estate, la Kantor si è tenuta in contatto nei mesi successivi, mentre Madden valutava se fosse disposta a rendere pubblica la notizia. “Avevamo accumulato informazioni a New York, tra cui un promemoria molto prezioso che non potevamo più tenere nascosto”, ha detto Kantor. “Laura e io… ci siamo rese conto, credo con orrore di entrambe, che l’intervento chirurgico [per il cancro al seno] di cui Laura mi aveva già parlato… sarebbe coinciso con la pubblicazione della nostra storia. Megan e io ci siamo chieste: “Come possiamo chiederle di parlare? È troppo da chiedere a chiunque”. Allo stesso tempo, non potevano permettersi di perdere Madden perché non aveva firmato un NDA ed era l’unica donna disposta a parlare.

Prima di decidere di partecipare alla storia, Madden ha raccontato l’aggressione alle sue figlie, ora adolescenti. “Continuavano a dire: ”Sono così orgogliosa di te, è così bello che tu faccia parte di questa storia. Le cose devono cambiare”. Vedendo la loro reazione, è stato chiaro che avevo un ruolo da svolgere”, ha detto Madden. “La sera seguente ho inviato un’e-mail a Jodi e Megan. Penso che una volta inviata quell’e-mail ho preso la decisione di andare fino in fondo e di non essere esitante sul fatto di aver preso la decisione sbagliata”.

Lena Dunham ha davvero cercato di aiutare?

In una breve scena del film, Kantor e Twohey vengono a sapere che Lena Dunham e la sua produttrice Jenni Konner vogliono aiutarli.

Nella vita reale, alla ricerca di donne dello spettacolo che potessero essere potenziali testimoni, i reporter sono stati messi in contatto con la Dunham. Come descrivono i giornalisti nel loro libro, all’inizio erano diffidenti perché Dunham non sembrava una persona che avrebbe mantenuto la riservatezza. Vennero a sapere che Dunham e Konner, come molti altri nel settore, avevano sentito parlare del comportamento predatorio di Weinstein e volevano denunciarlo nella loro Lenny Letter online, ma non avevano le risorse per gestire un’indagine del genere. Tuttavia, i due creatori di Girls sono riusciti a inviare discretamente a Twohey e Kantor i nomi e i numeri di attrici che avrebbero potuto essere disposte a parlare. Alla fine hanno preso un pesce grosso, Gwyneth Paltrow.

Weinstein ha davvero cercato di parlare con Kantor “da ebreo a ebreo”?

Alla fine del film, Kantor racconta a Twohey che un membro del team di Weinstein l’aveva avvicinata nel tentativo di dissuaderla dal continuare la storia, chiedendole di parlarle “da ebreo a ebreo”. In una scena precedente, Kantor cerca di conquistare uno dei rappresentanti di Weinstein legando con le loro origini comuni.

Parlando con il Forward, la Kantor ha detto che la scena in cui viene rappresentata mentre lega con il contabile di Weinstein, Irwin Reiter, per il fatto che entrambi sono discendenti di sopravvissuti all’Olocausto e che entrambi hanno trascorso le vacanze di famiglia in un bungalow di Borscht Belt è accurata. “Era un modo per dire: ‘Io e te siamo un po’ uguali’. C’è una parte di noi che proviene da un mondo che gli altri non capiscono. E non si tratta solo di essere ebrei. È un sottoinsieme di un sottoinsieme di un sottoinsieme di un sottoinsieme dell’essere ebreo“, ha detto Kantor, paragonando questa ‘autentica connessione ebraica” ai tentativi più manipolatori di Weinstein di stabilire un rapporto simile.

“Weinstein ha ripetutamente cercato di relazionarsi con me da ebreo a ebreo”, ha ricordato. “Non ho mai reagito visibilmente, perché si cerca sempre di rimanere molto professionali, soprattutto con una persona come lui. Ma non è stato efficace. E nel profondo, anche se non l’avrei mai mostrato, l’ho trovato offensivo”. … L’ipotesi di Weinstein che il tribalismo potesse in qualche modo prevalere sulla mia etica di giornalista – che io fossi in qualche modo distratto da questa storia, sai, da un comune legame ebraico – alla fine è stato un tale errore di calcolo”.

Vikings: Valhalla – stagione 3, la spiegazione finale: cosa succede nel finale di serie?

In nome di Odino, cosa è successo nell’emozionante finale della terza stagione dell’epico show di Netflix Vikings: Valhalla? Fino all’ultimo episodio, i nostri tre protagonisti principali, Freydis Eriksdotter (Frida Gustavsson), Leif Erikson (Som Corlett) e Harald Sigurdsson (Leo Suter), non erano riusciti ad unirsi come alcuni avevano previsto. In realtà, non sono mai stati così lontani l’uno dall’altro come in questo finale. Lo show creato da Jeb Stuart ha riportato Freydis nella sua terra natale, la Groenlandia, dopo aver abbandonato Jomsborg, dove ha a che fare con l’ambiguo padre, Erik il Rosso (Goran Visnjic).

Ora più che altro accademico e filosofo, Leif viaggia per il mondo e finisce per tornare a Gattegat con Re Canuto (Bradley Freegard), alla ricerca di un passaggio verso un nuovo mondo occidentale. Per quanto riguarda Harald, la sua insaziabile sete di potere e l’imperatrice Eleana (Sofya Lebedeva) lo hanno riportato in catene a Costantinopoli, accusato ingiustamente di aver ucciso l’imperatore Romanos III (Nikolai Kinski), ed è alla mercé della sua nemesi, il generale George Maniakes (Florian Munteanu). Inutile dire che nell’episodio finale, “Destini”, ci sarà da risolvere un bel po’ di questioni, che porteranno al punto di partenza.

Tutte le strade riconducono a Kattegat per i nostri tre personaggi principali

Nel penultimo episodio, “Hardrada”, Freydis deve fare i conti con suo padre, Erik il Rosso, la cui disperazione per sfamare il suo popolo sull’arida isola della Groenlandia lo ha costretto a rapire Harald Jr. Freydis lo sfida in battaglia ed è pronta a ucciderlo, ma non può farlo finché non ha riavuto suo figlio al sicuro. Finisce per imbarcarsi su una nave per tornare a Kattegat. Harald fugge dalla prigione come Edmond Dantès ne “Il conte di Monte Christo” e torna in un piccolo villaggio a nord di Kettegat, dove si imbatte in Leif, che vuole vendicarsi di quella che crede essere la morte di Freydis. Infine, si ritrovano tutti e tre insieme nella stessa sala comune di Kattegat dove si erano riuniti per la prima volta nella Stagione 1. Dopo i viaggi sensazionali di Freydis, Harald e Leif, nel finale della serie si ritroveranno nella roccaforte dell’Impero vichingo.

Chi finirà sul trono di Canuto morente alla fine?

Vikings: Valhalla - stagione 3

Quando tutti arrivano a Gattegat, ci sono una manciata di potenziali eredi al trono del malato re Canuto. In punto di morte, Canuto vuole che sua moglie, la regina Emma di Normandia (Laura Berlin), assuma il ruolo. Harald si considera ancora l’opzione migliore per guidare i suoi concittadini. La minaccia più mortale è rappresentata dal folle figlio di Olaf (Johannes Haukur Johannesson), Magnus Olafsson (Set Sjostrand). Egli uccide Svein (Charlie O’Connor), il re di Norvegia in carica, e sua madre, la regina Aelfgifu (Pollyanna McIntosh), mentre tenta di fare un colpo di stato. Quando gli anziani decidono di far governare insieme la Norvegia ad Harald e Magnus, questi ultimi accettano. Tuttavia, Magnus chiede che la “strega pagana” Freydis venga bruciata viva. Vuole vendicare la morte del padre avvenuta per mano di Freydis alla fine della seconda stagione. Harald inizialmente accetta, ma nessuno crede che né lui né Leif permetteranno mai che ciò accada. Dopo che Canuto è stato messo a riposo, la battaglia per l’unico vero sovrano è iniziata.

Le scene finali di “Vikings: Valhalla” spiegate

Mentre Freydis è legata a un palo che sta per essere bruciato, inizia a invocare gli Antichi Dei per far sentire la loro presenza. Le fiamme nascono e si sviluppano in diverse direzioni, provocando la colluttazione della folla. Mentre la pira si accende ai suoi piedi, Leif la soccorre e la fa scendere dal palo della strega. Quando il fumo si dirada, Magnus vede che Freydis è fuggita. Nel frattempo, a Londra, il perfido Conte Godwin (David Oakes) ha compiuto il suo colpo di stato e ha piazzato il suo fantoccio accanto a Emma. Sempre fredda come un cetriolo, la saggia regina Emma asseconda il piano, aspettando l’opportunità di convalidare i desideri del defunto marito Canuto.

Una volta chiarito, Harald abbraccia Frydis e stringe la mano al suo compagno, Leif, prima di metterli su una barca per l’Islanda. Una volta che i suoi amici sono al sicuro lontano da Kattegat, Harald fa imprigionare Magnus per il suo tentativo di colpo di stato. Harald sfida poi tutti i vichinghi presenti nella sala a contestare il suo governo. Nessuno lo fa. Gli viene consegnato l’elmo del re e si proclama re di Norvegia, “Harold Hardrada”. Gli uomini si battono il petto per sostenere il nuovo re e cantano all’unisono “Hardrada”. L’inquadratura finale immortala Freydis e Leif felici e contenti mentre salpano verso il mare aperto, chiudendo in modo appropriato uno spettacolo fantastico e divertente.

Kevin Feige non risponderà a domande sul futuro di Kang nel MCU prima del panel del SDCC

0

Jonathan Majors ha ricevuto molti elogi per il suo lavoro nel ruolo di Kang il Conquistatore nel MCU, impressionando fan e critica in Loki e Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Il cattivo che viaggia nel tempo stava per diventare il nuovo grande cattivo del MCU. Tuttavia, quando Majors si è trovato coinvolto in un processo che si è concluso con la sua condanna per aggressione e molestie nei confronti della sua ex fidanzata, il suo tempo come Kang si è comprensibilmente interrotto, come confermato dai Marvel Studios guidati da Kevin Feige.

Se a ciò si aggiunge che il trequel di Ant-Man ha sprecato la variante “Conquistatore”, è ovvio che i Marvel Studios sembra si allontaneranno dal personaggio nel prosieguo della Saga del Multiverso. Parlando con Screen Rant, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha completamente evitato la domanda se Kang – interpretato da un nuovo attore – sarà ancora presente in Avengers 5 (precedentemente noto come Avengers: The Kang Dynasty).

Ho fatto diverse interviste negli ultimi due giorni e lei è la prima persona che me lo ha chiesto”, ha risposto. “Le riconosco il merito di aver posto la domanda, e mi riconosco il merito di aver cercato di evitarla del tutto”. Con un po’ di fortuna, però i piani della Saga del Multiverso di Feige saranno rivelati durante il panel Hall H dei Marvel Studios al San Diego Comic-Con di domani. La speranza, infatti, è che a quel punto Feige sveli quali sono i piani ufficiali per il personaggio e le prossime fasi del MCU.

Avengers 5: 6 cattivi che dovrebbero unirsi (o sostituire) a Kang il Conquistatore

Lady in the Lake: la storia vera dietro alla serie Apple TV+ con Natalie Portman

L’avvincente serie Lady in the Lake, che ha debuttato la scorsa settimana su Apple TV+, sta già coinvolgendo il pubblico con la storia di due donne i cui destini si intrecciano nella Baltimora degli anni Sessanta. Maddie Schwartz (Natalie Portman) è una casalinga ebrea benestante, la cui vita perfetta inizia a complicarsi dopo aver iniziato a guardare con attenzione al proprio malcontento. La sua storia si collega a quella di Cleo Johnson (Moses Ingram), una madre single nera che lotta per sbarcare il lunario. Il primo episodio si apre con la morte di Cleo, ma la storia che racconta gli eventi della vita di Cleo (e la sua morte) si sviluppa mentre la serie torna indietro di un mese. Lo show esplora le numerose difficoltà che entrambe le donne hanno affrontato, ma Lady in the Lake è in realtà basato su un libro.

Laura Lippman ha pubblicato il suo romanzo bestseller (con lo stesso titolo) nel 2019 e si è scoperto che la Lippman si è ispirata a eventi reali accaduti a Baltimora. Sebbene gli eventi descritti nel libro e nella serie non siano reali al 100%, essi derivano dalla morte di due personaggi di Baltimora. In un’intervista rilasciata a NPR, la Lippman ha dichiarato di essere interessata a fondere fatti e finzione: “Una volta che ho deciso che un crimine reale sarà la mia fonte di ispirazione, non faccio più ricerche al riguardo. Perché non voglio sapere nulla di quel crimine. Mi ha attirato per una sorta di possibilità tematica”. I temi di Lady in the Lake, tra cui la ricerca da parte delle donne di diventare più di quello che la società si aspetta da loro e il tipo di persone che ricevono più attenzione nella nostra cultura, sono presenti nell’adattamento della serie. Ma qual è la vera storia di Lady in the Lake che ha incuriosito tanto la Lippman?

Il romanzo Lady in the Lake è stato ispirato da un omicidio reale

Lady in the Lake
Foto di Courtesy of Apple – © 2024 – Apple TV+

Nella serie, una giovane ragazza di nome Tessie Durst (Bianca Belle) scompare; il suo corpo viene ritrovato da Maddie alcuni giorni dopo vicino al lago. In realtà, una ragazza reale come Tessie ha ispirato Lippman. Il 29 settembre 1969, un rabbino diede a Esther Lebowitz, 11 anni, una bambina bianca ed ebrea, un passaggio a casa da scuola. Fu accompagnata in una farmacia vicino a casa sua, ma non fu più vista viva. Due giorni dopo, la polizia trovò il suo corpo a meno di mezzo miglio da casa sua. Era stata colpita alla testa (con lesioni compatibili con un martello).

Il corpo della Lebowitz diede agli investigatori un indizio su chi l’avesse uccisa, dato che era ricoperto di una sostanza simile alla sabbia e di vernice blu, che la polizia avrebbe poi collegato allo stesso tipo di materiale trovato nelle vasche dei pesci. Questo li ha condotti a un negozio di pesci tropicali, che si trovava accanto alla farmacia dove la Lebowitz si era diretta il giorno della sua scomparsa. Lì la polizia ha trovato ciocche di capelli della Lebowitz e un martello con sopra il suo sangue. Un uomo di 23 anni che gestiva il negozio di pesce insieme alla madre confessò il crimine. Alla fine avrebbe affrontato il processo e sarebbe stato condannato all’ergastolo (dove sarebbe morto nel 2015 all’età di 69 anni).

La scomparsa iniziale di Lebowitz ha avuto un forte impatto sulla comunità ebraica ortodossa e sulla città di Baltimora in generale. Cittadini ebrei e non ebrei formarono grandi gruppi di ricerca, determinati a ritrovare la bambina. Come ha osservato un cugino di Lebowitz, Abba Poliakoff, in un’intervista del 2014, “in qualche modo questo evento, per quanto atroce, per un breve momento ha davvero unito la città. Tutti sono stati coinvolti nella tragedia, non solo la comunità ebraica”. Dopo il ritrovamento del corpo della Lebowitz, più di 1.500 persone si sono presentate al suo funerale per renderle omaggio. Proprio come l’evento ha catalizzato un movimento di solidarietà e comunità per Baltimora, nella serie la morte di Tessie galvanizza Maddie a fuggire dalla vita da cui si sente soffocata. Ma non è stata solo la morte di Lebowitz a ispirare la Lippman durante la stesura del romanzo.

Chi era Cleo Johnson in Lady in the Lake?

Lady in the Lake serie tv

Solo cinque mesi prima della tragica morte di Lebowitz, un altro cittadino di Baltimora scomparve. Si trattava di un caso completamente estraneo a Lebowitz, ma la storia incuriosì comunque la Lippman perché la persona scomparsa ricevette molto meno clamore di quanto ne avesse avuto la bambina . Shirley Parker, che nel libro e nella serie televisiva diventa Cleo Johnson, era una giovane madre single di colore, scomparsa dopo aver litigato con il fidanzato ed essere uscita dall’auto in cui si trovavano. Il suo corpo fu scoperto sei settimane dopo la sua scomparsa da una squadra di lavoro che stava riparando le luci rotte della fontana di Druid Lake.

Il corpo di Parker si trovava in cima alla fontana, in una sezione incassata che ha sommerso il suo corpo in circa un metro d’acqua. La posizione della fontana nel lago ha fatto sì che Parker si guadagnasse il soprannome di “Lady in the Lake”. Ma la morte di Parker fu molto più misteriosa di quella di Lebowitz. Sebbene il referto dell’autopsia indicasse che la donna non era stata colpita da un proiettile o da una pugnalata, qualsiasi segno di violenza era stato cancellato o eroso dalla decomposizione. Senza segni evidenti di un omicidio e con l’ipotesi che potesse essere annegata accidentalmente, nessuno fu mai accusato della sua morte.

Ma la parte più interessante della morte di Parker è il fatto che la reazione del pubblico fu completamente diversa da quella di Lebowitz. Per esempio, al caso di Parker è stata dedicata pochissima attenzione da parte dei media, soprattutto se paragonata all’ondata di pubblicità ricevuta da Lebowitz. Il Baltimore Afro-American ha fatto un po’ di cronaca , ma poiché la Parker era nera, molti media tradizionali hanno pensato che nessuno fosse interessato o si preoccupasse della sua scomparsa (o della sua morte). Non ci furono grandi manifestazioni di dolore quando il corpo della Parker fu ritrovato, né grandi funerali o lutti pubblici. Anche se Parker era una madre amata e un membro laborioso della sua comunità, la sua morte è stata accolta per lo più con il silenzio. A piangerla sono stati solo i familiari e gli amici. Questa disparità nelle reazioni del pubblico e nella copertura mediatica ha incuriosito Lippman. Cosa succede ai membri di una comunità quando la morte di una persona viene accolta con clamore dall’opinione pubblica e un’altra viene semplicemente sorvolata e dimenticata?

Queste due morti sono avvenute a breve distanza l’una dall’altra, ma il modo in cui sono state trattate dai media e dalle comunità di Baltimora è stato molto diverso. Il razzismo e i pregiudizi hanno influenzato la copertura mediatica e i rapporti con la comunità in modo significativo, e sia il libro La signora del lago che la serie descrivono come questi pregiudizi abbiano avuto un impatto su un ampio numero di persone collegate a questi crimini (come Maddie). Anche se né il materiale di partenza né la serie si basano su una storia vera, i progetti puntano i riflettori su eventi reali accaduti molti decenni fa. Anche se i loro nomi e alcuni dettagli sui loro casi sono stati cambiati, Lady in the Lake fa in modo che le storie di Lebowitz e Parker vengano raccontate oggi in qualche modo.

I nuovi episodi di Lady in the Lake sono disponibili in streaming ogni venerdì su Apple TV+.

The Fantastic Four: svelato il primo sguardo a Galactus durante il Drone Show del SDCC

0

Le strade di San Diego, dove in questi giorni si svolge il Comic Con sono state illuminate da un epico spettacolo di droni. Il tutto è culminato con l’apparizione a sorpresa di Galactus, il logo dei The Fantastic Four e il messaggio ai fan di rimanere sintonizzati per rivelazioni ancora più importanti durante il panel dei Marvel Studios di sabato. Sebbene le riprese di The Fantastic Four siano iniziate solo di recente, si dice che sia possibile un filmato di presentazione e un primo sguardo alla Prima Famiglia Marvel in costume.

Tornando a questo show di droni, non solo si tratta del primo sguardo al Galactus del MCU, ma è anche la conferma che avremo un’interpretazione del cattivo accurata dal punto di vista dei fumetti, invece di un’altra nuvola vivente come avvenuto in I Fantastici 4 e Silver Surfer. Non resta a questo punto che attendere maggiori informazioni e prime immagini direttamente dal set del film. Nel mentre, date un’occhiata più da vicino all’arrivo dell’enorme Galactus a San Diego nel post X qui sotto.

The Fantastic Four: quello che c’è da sapere sul film

Il film è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i The Fantastic Four sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà The Fantastic Four, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian Springer. Pedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia Garner, Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel film, mentre Dottor Destino potrebbe avere un semplice cameo nel finale.

LEGGI ANCHE:

The Decameron di Netflix è basato su una storia vera?

The Decameron di Netflix è basato su una storia vera?

Tenetevi stretti i vostri cuori e le vostre sacre reliquie, gente, perché la storia sta per diventare molto più calda. Dopo il successo di successi estivi come Bridgerton Stagione 3 e My Lady Jane di Prime Video, Netflix offre al pubblico la sua ultima dose di drammi d’epoca con l’uscita questa settimana di The Decameron (la nostra recensione). Creata da Kathleen Jordan e prodotta dalla creatrice di Orange is the New Black JenjiKohan, l’ultima serie dello streamer promette tutta la lussuria peccaminosa e l’umorismo anticonformista che hanno contribuito a rendere popolare il genere, con un cast di personaggi dissoluti guidati da Tony Hale e Tanya Reynolds di Sex Education.

Tuttavia, anche se l’estetica medievale e le stranezze d’altri tempi potrebbero far pensare il contrario, parte di ciò che rende la serie di Jordan così unica è il fatto che The Decameron non è, in realtà, basato su una storia vera. La serie trae molta ispirazione dal Decameron di Boccaccio che raffigura l’intera società del tempo, integrando l’ideale di vita aristocratico, basato sull’amor cortese, la magnanimità e la liberalità coi valori della mercatura: l’intelligenza, l’intraprendenza, l’astuzia.

Ambientato nella campagna italiana del 1348, The Decameron segue un gruppo di eccentrici nobili italiani che si ritirano in una villa di campagna per sfuggire alla peste bubbonica che colpisce la città di Firenze. Accompagnati dalla loro sontuosa servitù e dai loro beni, questi aristocratici si rallegrano presto della loro opulenta escursione, ingozzandosi di banchetti e pettegolezzi per evitare un periodo di pestilenza dilagante. Come mostra il trailer della serie, tuttavia, il piacere del cast aristocratico di The Decameron contrasta con la condizione dei soggetti comuni, richiamando l’attenzione sulla disuguaglianza al centro del periodo feudale della serie. Sebbene Jordan non basi la sua storia su un rigoroso resoconto storico, la serie trae ispirazione da un materiale di partenza ancora più accattivante.

The Decameron di Netflix è liberamente basato su un classico omonimo

The Decameron recensione serie
THE DECAMERON. Tony Hale è Sirisco, Karan Gill è Panfilo, Lou Gala è Neifile, Douggie McMeekin è Tindaro, Saoirse-Monica Jackson è Misia, Zosia Mamet è Pampinea, Tanya Reynolds è Licisca e Amar Chadha-Patel è Dioneo nell’episodio 3 di The Decameron. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2023

Prendendo il nome dallo stesso classico letterario che ne ispira la premessa, la nuova serie di Netflix è basata approssimativamente sul Decamerone di Giovanni Boccaccio, una raccolta di racconti pubblicata dall’abile autore fiorentino a metà del XIV secolo. Come la serie di Jordan, il libro ruota attorno a sette donne aristocratiche e tre uomini che si rifugiano in campagna per sfuggire alle strade infestate dalle malattie di Firenze; alla fine il gruppo decide di raccontarsi storie per passare il tempo e incorniciare la raccolta di Boccaccio. Nel corso di dieci giorni – lasso di tempo che dà il titolo al Decameron di Boccaccio – i nobili in fuga affrontano una varietà di temi ed evocano storie tanto romantiche quanto scandalose, con il gruppo che alla fine impara a vivere le incertezze del loro periodo orribile attraverso la narrazione.

Nel corso del tempo, la raccolta di Boccaccio è diventata un punto fermo della storia letteraria, grazie soprattutto alle circostanze uniche e alla varietà dei suoi racconti. Nel Decameron, il gruppo di nobili sceglie ogni sera un re o una regina per determinare il tema della serata, a cui solo il membro più sensazionale del gruppo, Dioneo, spesso si sottrae; in seguito, ogni membro della festa può dare il proprio tocco ai festeggiamenti narrativi della notte. Il risultato è un intreccio selvaggio di 100 cronache che spaziano da racconti cavallereschi a storie deliziosamente sconce, come la risposta piena di insinuazioni di Dioneo al tema della fortuna perduta e recuperata del personaggio Neifile. In una raccolta piena di monache corrotte, ingannatori diabolici, amori condannati e altri punti fermi della narrazione medievale, l’equilibrio tra rettitudine morale e depravazione conferisce al Decameron un tono rinfrescante, onesto ed esilarante.

The Decameron è stato originariamente ispirato da problemi del mondo reale

The Decameron Tanya Reynolds
THE DECAMERON. Tanya Reynolds è Licisca e Jessica Plummer è Filomena nell’episodio 3 di The Decameron. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2023

Al di là di come si sentono le storie nel loro complesso, tuttavia, l’onestà del contenuto narrativo di Boccaccio agisce come un intrattenimento più che ludico per i personaggi principali del Decameron. Incapaci di ignorare la dura realtà di vivere in un periodo di peste, i personaggi di Boccaccio nel Decameron introducono elementi più realistici nei loro racconti man mano che la raccolta progredisce, allontanandosi dalle alte favole di cavalieri e dal lussurioso simbolismo religioso a favore di ritratti crudi dell’ambiente sociale del gruppo. Non solo la peste nera viene citata in più storie, ma anche le storie successive sono ambientate a Firenze e in tutta la Toscana, a volte anche prendendo in giro i corrotti della legge, come un giudice locale. Poiché Boccaccio stesso fu indubbiamente esposto alle terribili conseguenze della peste sui suoi concittadini, il Decameron permette allo scrittore di catturare l’inquietudine e il terrore del suo periodo, creando al contempo una premessa simpatica per la società moderna.

Essendo una raccolta fondata su un gruppo di persone che lottano per coesistere all’ombra di un’epidemia incombente,Il Decameron di Boccaccio possiede diversi parallelismi perspicaci con il mondo di oggi. Essere costretti a trovare il modo di passare il tempo in una quarantena ristretta è un’esperienza purtroppo assimilabile per quasi tutti coloro che hanno vissuto le chiusure dei primi anni 2020, mentre la costante minaccia di un virus potenzialmente fatale è fin troppo familiare per coloro che sono ancora vulnerabili ai peggiori sintomi della COVID-19. Inoltre, la gerarchia sociale introdotta nel libro è un’altra cosa: il gruppo di persone che lottano per coesistere all’ombra di un’epidemia incombente.

The Decameron
Giulia Parmigiani/Netflix © 2024

Inoltre, la gerarchia sociale introdotta e interrogata in tutto il Decameron richiama l’attenzione su come la disuguaglianza fiorisca in tempi di crisi. Analogamente a come il racconto di Edgar Allan Poe “La maschera della morte rossa” illustra come la ricchezza possa mettere al riparo gli aristocratici dagli aspetti più brutali di una crisi comunitaria, il Decameron ritrae i nobili che si allontanano dalla condizione dei popolani, mostrando una disuguaglianza feudale che sembra aver avvicinato Kathleen Jordan al racconto di Boccaccio.

Netflix non è la prima – e nemmeno la più nota – entità a trarre ispirazione dal Decameron. Nei secoli trascorsi da quando la popolarità del libro si diffuse a partire da Firenze, i luridi racconti di Boccaccio hanno influenzato opere letterarie iconiche come i Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer e un’opera teatrale di William Shakespeare,Tutto è bene quel che finisce bene. Il Decameron ha anche ispirato alcuni poeti romantici inglesi, come John Keats, e Netflix non è nemmeno la prima volta che Boccaccio appare a Hollywood. Il regista Jeff Baena ha adattato alcune delle storie del primo giorno del gruppo nella villa del Decamerone per la sua commedia del 2017, The Little Hours, ma l’adattamento di Jordan a queste storie classiche è destinato a diventare il più ampio e moderno dell’opera di Boccaccio.

Mescolando elementi della narrazione preesistente con una maggiore attenzione ai temi sociali del Decamerone , la nuova serie di Netflix è destinata a onorare il materiale di partenza e ad ampliare la rilevanza del Decamerone . Jordan ha già abbracciato il tono eccentrico del libro dando ai personaggi della serie il nome delle loro controparti, tra cui Dioneo e Neifile e innumerevoli altri personaggi del capolavoro di Boccaccio. Inoltre, mettendo in evidenza i personaggi della servitù della storia nel trailer dello show ed esaminando il loro ruolo nel Decameron attraverso una lente più moderna, Jordan intende usare il suo formato lungo a suo vantaggio, approfondendo le complessità della disuguaglianza del 1300 con più tempo di schermo di quello che Baena aveva a disposizione. Anche l’adattamento di Mike Flanagan de La caduta della casa degli Usher ha già dimostrato come il formato di Netflix possa essere efficacemente utilizzato per la narrazione antologica all’interno di una cornice narrativa, ponendo le basi per la creazione da parte di Jordan di una propria interpretazione unica del classico di Boccaccio.

The Decameron Netflix
THE DECAMERON. Tanya Reynolds è Licisca, Zosia Mamet è Pampinea, Jessica Plummer è Filomena, Lou Gala è Neifile e Tony Hale e Sirisco nell’episodio 4 di The Decameron. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Senza basarsi troppo sui fatti storici o sulla vivida narrativa di Boccaccio, The Decameron di Netflix è quindi il raro pezzo di media che fonde il meglio di entrambi. Ispirata all’innovativa visione di Giovanni Boccaccio sulla vita privilegiata in un’epoca di peste, la serie di Jordan si basa su un’eredità di narrazione sfaccettata e stratificata che racchiude più generi e commenta direttamente le circostanze sociali di quella che è ormai un’epoca storica. Le tragedie e la quarantena dei personaggi di Boccaccio si riferiscono direttamente agli spettatori dei giorni nostri e, in qualità di creativa al timone dell’ultimo adattamento de Il Decamerone , Jordan si propone di dare un tocco personale a questo classico italiano, combinando le intuizioni sociali della letteratura con le buffonate di Bridgerton. Con una premessa comica e un cast esilarante, il Decameron sembra pronto a regalare al mondo una storia davvero divertente e attuale.

Deadpool & Wolverine, la spiegazione delle scene post credits: Wade Wilson lancia un’ultima frecciatina

Deadpool e Wolverine portano ufficialmente il Mercante dalla Bocca larga e il suo amico artigliato nel Marvel Cinematic Universe in grande stile. Come sempre, nessun viaggio nel MCU sarebbe completo senza un’antica tradizione: la scena dei titoli di coda. Che ci crediate o no, Deadpool & Wolverine presenta solo una scena, anche se a metà film c’è una gradita sorpresa che sicuramente richiameremo l’attenzione.

Il primo lungometraggio vietato ai minori dei Marvel Studios vede Deadpool (Ryan Reynolds) e Wolverine (Hugh Jackman) formare una scomoda alleanza per salvare l’universo di Deadpool, che è pericolosamente vicino a essere distrutto da una cellula canaglia della Time Variance Authority. Durante i loro viaggi, incontrano un esercito di cattivi degli X-Men guidati da Cassandra Nova (Emma Corrin), un quartetto di camei preferiti dai fan, una vera e propria legione di varianti psicotiche di Deadpool e molto altro ancora.

Il film riesce nella sua missione di salvataggio del multiverso, ma un film Marvel non è veramente finito finché non finiscono i titoli di coda. Sebbene la sequenza di fatto dei titoli di coda di Deadpool & Wolverine non definisca direttamente il futuro di Wade Wilson e Logan Howlett, presenta un altro brillante richiamo a uno dei migliori camei del film.

La scena post credits di Deadpool & Wolverine a metà dei crediti rende omaggio all’era Fox della Marvel

Deadpool & Wolverine si avvia ai titoli di coda piuttosto rapidamente e, mentre questi scorrono, viene proiettato un affascinante sizzle reel. Inizia con clip e dietro le quinte del film originale degli X-Men del 2000. Vediamo alcune star classiche del film che ha dato il via a tutto, tra cui un giovane ed entusiasta Hugh Jackman (che, a dire il vero, non è invecchiato di un solo giorno dal 2000). Il filmato passa poi rapidamente a includere i molti altri film della lunga serie degli X-Men, come X-Men Origins: Wolverine, X-Men: L’Inizio e molti altri.

Detto questo, non è solo la serie degli X-Men a ricevere un gradito tributo. Anche alcuni degli altri adattamenti Marvel dei 20th Century Studios ricevono un po’ di affetto, ed è bello vedere i Marvel Studios ringraziare i film che hanno onestamente ispirato il MCU. Tra le clip degli X-Men ci sono diverse sequenze del film originale di Daredevil del 2003, che riprendono l’emozionante cameo di Elektra (Jennifer Garner) avvenuto all’inizio del film. Si riconoscono anche tutti e tre i film dei Fantastici Quattro del XX secolo , sia i due originali che il controverso remake. A proposito dei Fantastici Quattro…

Chris Evans porta il calore della Torcia Umana in Deadpool & Wolverine

Chris-Evans-Torcia-Umana

Molto prima di indossare le strisce a stelle e strisce e l’iconico scudo di adamantio, Chris Evans ha interpretato la testa calda e presuntuosa Johnny Storm in Fantastic Four del 2005 e Fantastic Four: Rise of the Silver Surfer del 2007. Dopo gli eventi di Avengers: Endgame, sembrava che il viaggio di Evans nel MCU si fosse finalmente concluso dopo aver messo a riposo Captain America. Ci sbagliavamo, perché Chris Evans torna davvero nel Marvel Cinematic Universe in Deadpool & Wolverine, ma non nel modo in cui voi (e lo stesso Deadpool) pensate.

Dopo che Deadpool e Wolverine hanno terminato il loro rapido combattimento davanti al logo della 20th Century Fox, vengono accolti da una figura incappucciata prima che gli scagnozzi di Cassandra Nova li circondino. Questa figura non è altro che un personaggio interpretato da Chris Evans, e Deadpool comprensibilmente pensa che si tratti di una variante di Capitan America. Tuttavia, non appena il personaggio urla “flame on”, è evidente chi sia in realtà: una variante di Johnny Storm, alias la Torcia Umana. Storm cerca di aiutare il duo, ma è impotente di fronte alle abilità pirocinetiche di Pyro (Aaron Stanford).

Cassandra Nove in Deadpool & Wolverine
Cassandra Nove in Deadpool & Wolverine – Credit © Marvel Studios

Deadpool, Wolverine e la Torcia Umana vengono portati alla base di Cassandra Nova, che è il cadavere decomposto di una variante di Ant-Man. Deadpool, da sempre chiacchierone, inizia a cercare di pararsi il culo accusando la Torcia di parlare a vanvera di Cassandra Nova, cosa che Johnny Storm tenta prontamente di mettere a tacere. Tutto ciò non serve a nulla, poiché Nova uccide rapidamente la Torcia Umana nella morte forse più brutale e orribile del film, facendosi strappare la pelle dal proprio corpo e poi collassando in un mucchio di ossa e sangue. Deadpool viene comprensibilmente incolpato da Wolverine e dal resto dei combattenti della resistenza per la morte della Torcia Umana, ma la storia completa dietro i commenti di Johnny viene svelata solo nella scena post-credits.

Deadpool mette le cose in chiaro nella scena post-credits di Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine

La scena post-credits di Deadpool & Wolverine vede Wade Wilson mettere le cose in chiaro su ciò che Johnny Storm ha effettivamente detto su Cassandra Nova. Rientrando di nascosto negli uffici della TVA per dimostrare la propria tesi, Deadpool mostra una versione estesa del viaggio che Deadpool e Wolverine hanno fatto con la Torcia Umana. È sufficiente dire che, sebbene Deadpool sia ancora direttamente responsabile della brutale morte di Johnny Storm, stava dicendo la verità su ciò che Johnny Storm aveva detto.

La sequenza prolungata nell’auto della prigione vede Chris Evans incanalare il suo Bostoniano interiore per pronunciare una sfuriata davvero isterica su Cassandra Nova. Ogni dettaglio blasfemo e grafico che Deadpool avrebbe ripetuto in seguito è dichiarato e non solo. Si prefigura anche direttamente il mezzo e il metodo dietro la sua imminente morte, e Deadpool si gode ogni minuto di questa sfuriata. Mentre la sua interpretazione di Capitan America si è sempre mantenuta sul piano della privacy, la sfuriata vietata ai minori di Chris Evans sul nuovo terrificante cattivo del MCU dà all’amato attore la possibilità di scatenare i suoi insulti creativi. Solo per questo vale la pena di rimanere fino alla fine dei titoli di coda di Deadpool & Wolverine.

Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: la seconda stagione ha appena trovato il suo Tyson

0

Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo ha portato il suo fragore al San Diego Comic Con 2024 oggi con una presentazione tutta nuova sul palco della Hall H. Il cast e la troupe dell’adattamento del romanzo di successo di Disney+ hanno portato i fan presenti dietro le quinte dell’acclamata serie, fornendo nuove informazioni sulla ricerca di Percy (Walker Scobell) per trovare il fulmine di Zeus (Lance Reddick). Inoltre, i relatori hanno fornito alcune anticipazioni su ciò che i fan possono aspettarsi dall’imminente seconda stagione. La notizia più eccitante è che Daniel Diemer si unirà al cast della seconda stagione nel ruolo di Tyson, un ciclope e fratellastro di Percy.

Collider, che ha partecipato al panel, ha raccontato che Diemer ha inviato un video al panel condividendo il suo entusiasmo e rivelando di essere un grande fan dei libri. Per coloro che non hanno letto i libri, Tyson è descritto come un ciclope timido e impacciato con un grande cuore, che trova una casa con Percy dopo aver appreso che Poseidone è suo padre.

I “tre grandi” del cast di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo erano presenti al panel della Hall H di giovedì: Walker Scobell, Leah Sava Jeffries e Aryan Simhadri hanno dimostrato che la loro chimica è altrettanto efficace fuori dallo schermo che nella serie. A loro si sono uniti anche la co-protagonista Virginia Kull, il co-creatore Jonathan E. Steinberg e il produttore esecutivo Dan Shotz. Anche il moderatore ha avuto un potere divino: l’attore di Ade Jay Duplass ha condotto i festeggiamenti.

Di cosa parla la seconda stagione di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo?

La prima stagione di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo è stata ampiamente apprezzata dai fan per la sua fedele accuratezza rispetto ai romanzi originali di Rick Riordan. Tenendo conto di ciò, la seconda stagione della serie seguirà quasi certamente l’esempio, mantenendo tale accuratezza. La prima stagione è stata un adattamento del primo libro della serie, Il ladro di fulmini, quindi la seconda stagione sarà probabilmente un adattamento del secondo libro, Il mare dei mostri.

Il mare dei mostri riprende da dove si era interrotto il primo libro, con la scomparsa di Grover (Aryan Simhadri) dopo che gli era stata affidata una missione di vitale importanza. Percy, Annabeth (Leah Sava Jeffries) e il fratellastro di Percy, Tyson, tracciano una rotta insidiosa verso il Mare dei Mostri per cercare di ritrovare il loro amico scomparso da tempo. Il viaggio non sarà facile, perché il Mare è all’altezza del suo nome con la sua grande varietà di creature mortali, tra cui un ciclope sinistro e violento. La Stagione 1 di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo è ora disponibile in streaming su Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Deadpool & Wolverine: tutte le varianti di Logan confermate nei primi 35 minuti di film – SPOILER

ATTENZIONE – Seguono SPOILER su Deadpool & Wolverine

In Deadpool & Wolverine, la TVA racconta al Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds che quando Wolverine fu ucciso nel film Logan del 2017, morì anche “l’ancora” della sua realtà. Ciò significa che la Terra-10005 alla fine svanirà nel nulla. Piuttosto che perdere i suoi amici e la sua famiglia, Wade Wilson ruba la tecnologia TVA e salta da una realtà all’altra per trovare un sostituto adeguato.

Lungo la strada, incrocia molte varianti di Wolverine, ed ecco di seguito tutte quelle rivelate nei primi di 35 minuti.

Logan

Il primo punto di scalo di Deadpool è la sua realtà, dove visita la tomba di Logan dal film omonimo del 2017. Convinto che il mutante non sia morto (dopo tutto ha un fattore di guarigione), il Mercenario lo dissotterra ed è deluso nel trovare solo uno scheletro di Adamantio e carne in decomposizione.

Tuttavia, Wolverine torna utile perché Wade utilizza le sue ossa (e i suoi artigli) per uccidere brutalmente alcuni agenti della TVA che lo inseguono. Sebbene il film lasci Logan in pace, il film continua a profanare il luogo in cui riposa l’eroe.

Un Wolverine fedele al fumetto

Per anni, i fan si sono lamentati del fatto che Hugh Jackman è alto 188 cm, troppo alto per interpretare Wolverine. In tutta onestà, non hanno torto dato che l’ X-Man è un minuscolo ometto di 160 cm, nei fumetti.

Bene, il trequel affronta questo problema utilizzando effetti visivi per ridurre Jackman alla sua dimensione “corretta”, lasciando Deadpool di Reynolds a torreggiare su di lui di trenta centimetri. Alla fine, sembra chiaro quanto sarebbe stato ridicolo un Wolverine basso come quello dei fumetti.

Patch

Nonostante le speculazioni secondo cui Daniel Radcliffe interpreterà Patch in Deadpool & Wolverine, Jackman assume il ruolo e indossa lo smoking bianco e la benda sull’occhio.

Per quelli di voi che potrebbero non saperlo, il soprannome di “Patch” è quello che Logan ha assunto nei fumetti quando si è recato a Madripoor e si è nascosto tra la gente del posto, intraprendendo avventure senza gli X-Men.

Ha bevuto, giocato d’azzardo e preso a calci in tanti… e probabilmente non ha alcun interesse a fare squadra con Deadpool.

Old Man Logan

Quando Hugh Jackman annunciò che avrebbe appeso gli artigli al chiodo dopo l’ultimo film nei panni di Wolverine al Comic-Con del 2015, aveva tre parole per i fan: “Old Man Logan”.

Il film del 2017 non era proprio quello che ci aspettavamo e alla fine si è rivelato molto diverso da un fedele adattamento della classica storia dei fumetti di Mark Millar e Steve McNiven. Deadpool e Wolverine risolve la situazione. Ad un certo punto, Wade incontra il vero Vecchio Logan, che indossa un cappello e siede su un portico, in stile Clint Eastwood.

Il Wolverine dei Reavers

Uno dei riferimenti più sorprendenti ai fumetti arriva quando una variante di Wolverine viene mostrata crocifissa su una “X” gigante. Nei fumetti, Donald Pierce e i suoi Reavers, inclusa Lady Deathstrike, sono stati responsabili di una delle più grandi sconfitte di Logan, ed è interessante che Deadpool & Wolverine renda omaggio a un momento relativamente oscuro.

Tuttavia, visto che tutto ciò è avvenuto durante la serie Uncanny X-Men di Chris Claremont, forse non dovremmo sorprenderci! Questo è un modo intelligente per mostrare quanto siano pessime alcune linee temporali.

Wolverine contro Hulk

In quello che sarà sicuramente uno dei momenti più piacevoli per i fan, viene mostrato un Wolverine che indossa il suo classico costume marrone mentre si scontra con Hulk. Per quanto ne sappiamo, in realtà non è un vero e proprio scontro, ma la scena rende omaggio alla prima apparizione di Logan in The Incredible Hulk #181.

Glam Rock Wolverine

In uno dei cameo più confusi di cui abbiamo sentito parlare, è quello di un Wolverine con “incredibili capelli glam rock e un costume nero in stile wrestler“. Crediamo che questo sia un riferimento alle avventure dell’eroe degli anni ’90.

Sembra che siano stati fatti alcuni tagli durante la proiezione di anteprima di 35 minuti e, se questo è davvero un Wolverine “glam rock”, allora immaginiamo che sarà qui che Taylor Swift farà un cameo nei panni di Dazzler!

Il nuovo Wolverine

Il Wolverine ubriaco avvicinato da Deadpool nei trailer è la Variante al centro della scena. Per quanto riguarda il motivo per cui Wade sceglie di reclutare questo particolare Logan, è perché indossa il classico abito blu e giallo sotto i suoi abiti civili (sfatando le teorie secondo cui era la TVA a creare il costume per lui).

Sfortunatamente, Wolverine non è considerato un sostituto adatto per il Logan morto nel mondo del Mercenario Chiacchierone, poiché è responsabile del fallimento della sua intera realtà…

House of the Dragon – stagione 2 finalmente si è ricordato che questa Targaryen esiste

House of the Dragon della HBO presenta una delle famiglie più complicate della televisione e la seconda stagione non ha fatto altro che intensificare il dramma conflittuale all’interno di questa stirpe reale. Mentre la spaccata famiglia Targaryen è in guerra per il Trono di Spade, ogni singolo membro delle fazioni in lotta è costretto a fare la sua parte nella distruttiva guerra civile. Alcuni membri della famiglia reale sono stati attivi sul campo di battaglia, mentre altri sono più concentrati sul governo e sulla strategia, ma c’è anche chi deve ancora lasciare il segno nella Danza dei Draghi.

Sebbene la loro assenza dalla serie possa mettere a dura prova la pazienza dei lettori dei libri, ansiosi di vedere i loro beniamini adattati allo schermo, c’è almeno un personaggio che non ha ancora debuttato ma che è stato impostato per essere il prossimo grande protagonista: Il principe Daeron Targaryen. Nell’episodio 6, la serie sembra finalmente ricordarsi del più giovane principe Targaryen, la cui esistenza illumina ulteriormente la portata della forza di rafforzamento della Hightower per la fazione Verde. Anche se non ha ancora fatto un’apparizione degna di nota nella serie, il ricordo della sua esistenza pone una fase emozionante per i prossimi giorni nei Sette Regni, con altri draghi e Targaryen che si preparano a entrare nella mischia.

Chi è Daeron Targaryen?

Il Principe Daeron è il quarto e più giovane figlio di Re Viserys (Paddy Considine) e Alicent Hightower (Olivia Cooke), che è stato assente da Approdo del Re mentre era al servizio dello zio, Lord Ormund Hightower. È facile dimenticarlo, ma nonostante la grande influenza di Otto Hightower (Rhys Ifans), non è lui il capo della famiglia. È invece Lord Ormund a guidare la Casa Hightower, allevando Daeron a Oldtown, la loro sede ancestrale e la più antica e ricca città del Westeros.

Pur essendo separato dal resto della sua famiglia ad Approdo del Re, Daeron è accompagnato dal suo drago legato, Tessarion, mentre viene affidato a una famiglia lontana da casa. Anche se vivere lontano dalla Fortezza Rossa lo ha tenuto lontano dal resto della famiglia, il legame di Daeron con Oldtown e la sua educazione separata giocheranno un ruolo importante nel definire il suo personaggio come una persona completamente distinta dal resto della sua famiglia.

Daeron è un contrasto sorprendente con i suoi fratelli maggiori

Come terzo figlio di Re Viserys, Daeron si trova in una posizione più nebulosa nel conflitto generale per la successione. Secondo i Greens, Viserys aveva già un erede e una riserva in Aegon (Tom Glynn-Carney) e Aemond (Ewan Mitchell), il che ha permesso di mandare Daeron a vivere nella loro casa ancestrale, piuttosto che alla Fortezza Rossa. Sebbene Daeron non sia ancora apparso nella serie, né sia stato scritturato, il suo personaggio è già stato inquadrato come un deliberato contrasto con i suoi fratelli maggiori. Mentre Aegon è sciocco e immaturo e Aemond è crudele e spietato, Daeron viene deliberatamente descritto come “forte” e “salubre” da suo zio, Gwayne (Freddie Fox). Con una descrizione così nettamente contrastante rispetto ai suoi fratelli, Daeron viene già impostato come una persona molto più ammirevole e affidabile, tutte caratteristiche che i Verdi accoglierebbero a braccia aperte.

Sebbene l’assenza di Daeron abbia fatto impennare i fan del libro, la sua assenza non è in realtà un totale disservizio per il personaggio. Attraverso la sua deliberata separazione dal resto della famiglia Hightower, Daeron funge anche da ulteriore illustrazione del trauma e del conflitto generazionale all’interno della sua stessa famiglia. Nonostante il suo genuino amore materno e i suoi sforzi, i risultati dell’educazione di Alicent sono deleteri; i primi giorni di Aegon come re sono stati definiti dalla sua follia e immaturità, mentre l’ascesa di Aemond a principe reggente afferma pienamente che egli è il mostro che tutti temevano che fosse.

Questi difetti caratteriali non sono dovuti esclusivamente ai metodi di educazione di Alicent, ma è un’accusa lampante sentire che Daeron, unico tra i suoi fratelli, è considerato gentile. Gli elogi di Gwayne nei confronti del giovane Targaryen non potrebbero mai essere condivisi con i suoi fratelli maggiori, anche se l’animo gentile di Helaena (Phia Saban) meriterebbe più elogi di quelli che le sono stati tributati. L’inclusione di Daeron nella serie fornirà paralleli narrativi convincenti con i suoi fratelli, illuminando le conseguenze dell’influenza di Otto e Alicent sotto una luce più scrupolosa.

House of the Dragon è pronto a rafforzare i Verdi

Tuttavia, l’introduzione di Daeron nella serie segnerà anche un’importante aggiunta alla rosa dei draghi dello show. Sebbene i Verdi abbiano tecnicamente vinto la Battaglia di Rook’s Rest, la prima battaglia tra draghi della guerra è stata una vittoria di Pirro che ha portato all’invalidazione del loro re e del suo drago, Sunfyre. La morte di Meleys ci ricorda la mortalità delle bestie possenti e diventa sempre più evidente che nessun drago può dettare i termini della guerra. Rhaenyra (Emma D’Arcy) ha già compiuto l’audace passo di cercare altri cavalieri di draghi per i suoi draghi non reclamati, una decisione audace che ha già raccolto la prima ricompensa. Dopo il tentativo fallito di Sir Darklyn (Anthony Flanagan), Seasmoke si è alzato in volo e ha reclamato il suo cavaliere di drago, legandosi ad Addam di Hull (Clinton Liberty) nella scena più divertente della stagione.

Con Rhaenyra che ha già acquisito maggiore potenza di fuoco, anche i Verdi hanno bisogno di più draghi al loro fianco. Sebbene Vhaegar sia spesso elogiato come l’arma più distruttiva di tutto il Continente Occidentale, da solo non può vincere la guerra per i Verdi. Nell’anteprima dell’episodio 7, arrivano notizie positive per i Verdi: si nota che il drago di Daeron, Tessarion, ha spiccato il volo, segno che presto sarà pronto a far piovere fuoco sulla guerra. Poiché la serie si sforza di dare a ogni drago una personalità e dei modi unici, l’introduzione di Tessarion sarà probabilmente un debutto memorabile, non del tutto dipendente dal suo cavaliere. Anche se il cavaliere del drago non farà la sua apparizione in questa stagione, gli Hightower sono sicuramente in trepidante attesa quando arriva la notizia di un altro drago che si aggiunge al loro già formidabile contingente.

Mentre House of the Dragon si è concentrata soprattutto sui figli maggiori, l’introduzione di Daeron segnerà l‘aumento della rilevanza dei fratelli Targaryen più giovani. Così come Daeron è destinato a rafforzare le forze dei Verdi, anche i figli più giovani di Rhaenyra, Joffrey e Aegon III, diventeranno fattori più significativi nella storia della prossima stagione. Sebbene la loro permanenza nella Valle sia stata breve, è già stato confermato che i figli minori di Rhaenyra hanno un drago legato a loro. Anche se ci vorrà del tempo prima che il drago maturi, proprio come il suo cavaliere, il piano di fuga verso Essos per ottenere protezione si spera possa fornire loro un rifugio fino a quando non saranno necessari. Fino ad allora, sia i Verdi che i Neri attendono con il fiato sospeso ciò che deve ancora accadere in guerra. E quando il figlio minore di Alicent farà finalmente il suo atteso debutto, il pubblico capirà perché la storia lo ricorda come “Daeron il Temerario”.

Deadpool e Wolverine: recensione del film con Ryan Reynolds e Hugh Jackman

Definito il “Gesù della Marvel” o il “film che risolleverà le sorti del MCU” e di questa malandata Saga del Multiverso, Deadpool e Wolverine – diretto da Shawn Levi – arriva finalmente in sala dopo essersi facilmente affermato come il film dei Marvel Studios più atteso da Spider-Man: No Way Home ad oggi. Un film preceduto da foto e video trafugati dal set, da anticipazioni di ogni tipo e da teorie su teorie che si sono formate nel corso dei mesi, tra ipotetici camei e supposizioni sul ruolo di quest’opera all’interno della grande narrativa Marvel.

Il “problema” di tutto ciò è che può rivelarsi un’arma a doppio taglio: se da un lato contribuisce a far accrescere le aspettative nei confronti di un film, dall’altro si offre il fianco alle aspettative non soddisfatte. Anche nei confronti di Deadpool e Wolverine, dunque, sarebbe bene entrare in sala non aspettandosi di vedere il film che ci si è probabilmente costruiti nella propria mente bensì quello che – come è giusto che sia – non necessariamente potrebbe offrire tutto ciò che si desidera. Fatta questa premessa, entriamo nel merito del film.

Deadpool & Wolverine Hugh Jackman Ryan Reynolds
Hugh Jackman e Ryan Reynolds in una scena di Deadpool & Wolverine

La trama di Deadpool e Wolverine: a spasso per il Multiverso

Ritroviamo Wade Wilson alias Deadpool (Ryan Reynolds) sei anni dopo gli eventi di Deadpool 2. Dopo aver cercato invano di entrare a far parte degli Avengers, egli si è ora arreso a svolgere un lavoro da venditore di automobili, il tutto per tenersi lontano dai guai e cercare di fare qualcosa di buono della propria vita. Questo equilibrio viene però compromesso dalla scoperta che la sua realtà è prossima alla distruzione. Indossato nuovamente il costume di Deadpool, il Mercenario Chiacchierone si vede costretto a rivolgersi a Wolverine (Hugh Jackman) per cercare di salvare il suo mondo.

Deadpool & Wolverine In soccorso del Marvel Cinematic Universe

È davvero Deadpool & Wolverine il film in grado di rinvigorire l’interesse dei fan nei confronti del MCU? Difficile dirlo ad oggi, di certo è l’occasione perfetta per i Marvel Studios – data la natura squisitamente metacinematografica del personaggio – di ridere di sé stessa e dei propri passi falsi. Ecco allora una pioggia di battute quanto più ironiche possibile sui recenti flop, sul caos generato dal Multiverso e sugli stessi dirigenti Disney/Marvel. Battute che mirano a stemperare la tensione a riguardo e che riescono indubbiamente a strappare più di una risata, svelando che gli stessi dirigenti della Marvel sembrano pentirsi delle strade intraprese negli ultimi anni.

Ryan Reynolds e Hugh Jackman in Deadpool & Wolverine
Ryan Reynolds e Hugh Jackman in Deadpool & Wolverine – Credit © Marvel Studios

Ancora una volta, dunque, un film della Marvel offre non solo una riflessione su sé stesso ma anche sull’intera industria e i propri valori. L’intenzione primaria qui sembra però quella di voler stringere un patto con lo spettatore, suggerendo di lasciarsi alle spalle quanto di poco felice realizzato in questi ultimi anni in vista di un futuro che si promette sarà caratterizzato da film più attenti ai personaggi, ai loro mondi emotivi e – perché no – anche a qualche elemento adulto in più. Deadpool e Wolverine sembra dunque concepito come punto di ripartenza, pur presentando collegamenti al MCU diversi da quelli che ci si aspettava.

Lo sguardo, infatti, è rivolto principalmente ai supereroi Marvel portati al cinema sotto l’egida della Fox: X-Men, BladeI Fantastici 4, Elektra, tanto per citarne alcuni. Opere che vengono qui omaggiate in modo convincente e toccante, come se per il Marvel Cinematic Universe fosse necessario portare a termine quelle storie e ritrovare in quei film quel qualcosa che, nonostante le tante imperfezioni, li ha resi nel tempo tanto amati. La ricerca di Deadpool e Wolverine potrebbe dunque essere letta anche in questo modo.

Tra nostalgia e voglia di redenzione

Il film diventa dunque un elogio a quei film della Fox che hanno in un certo senso caratterizzato l’infanzia di quelli che oggi sono gli spettatori primari dei film del MCU. Con una colonna sonora che spazia da Avril Lavigne ai Green Day, dagli NSYNC a Madonna, si strizza dunque l’occhio a quei primi anni Duemila e alla loro spensieratezza. Tra omaggi più o meno velati si offre dunque un nuovo spazio sul grande schermo a quegli scenari, a quei personaggi e in particolare alle loro fragilità. Perché Deadpool & Wolverine si svela infatti essere anche un film sulle imperfezioni, sui sensi di colpa e sugli errori apparentemente imperdonabili.

I personaggi sono tutti a loro modo guidati da questi sentimenti, in cerca di una personale redenzione. A partire dagli stessi Deadpool e Wolverine, ma potendo estendere la cosa anche ad alcuni degli altri presenti che si dicono esplicitamente in cerca di un finale degno per la loro storia, una legacy. È attraverso l’esaltazione di questi ultimi che si punta ad un riavvicinamento ad un certo pubblico, che con buona probabilità gradirà questa rinnovata attenzione nei loro confronti.

Deadpool & Wolverine Emma Corrin
Emma Corrin è Cassandra Nova in Deadpool & Wolverine

Tra brillanti camei e buddy movie, un film che diverte ed emoziona

Di certo, il racconto che esce fuori da questo Deadpool e Wolverine appare più strutturato di quello di alcuni recenti film, capace di portare a spasso nel Multiverso senza presentarlo in modo caotico. Il coinvolgimento della TVA e i riferimenti alla Sacra Linea Temporale (entrambi introdotti in Loki) vengono utilizzati in modo sapiente per gestire questi passaggi interdimensionali, così come i diversi camei (e ce ne sono almeno un paio che faranno letteralmente impazzire i fan) vengono adeguatamente contestualizzati all’interno del racconto in nome di quella volontà omaggiante a cui si accennava poc’anzi.

Si hanno così due ore di intrattenimento d’alto livello che diverte, emoziona e trasmette una certa grinta. Ci sono tuttavia alcune inevitabili note dolenti, come la villain Cassandra Nova (interpretata da Emma Corrin) particolarmente affascinante ma dal potenziale non del tutto espresso e un retroscena per Wolverine meno convincente di quello che si lasciava intendere. Tuttavia, sequenze come quella dei titoli d’apertura, lo scontro ai auto tra i due protagonisti o ancora quello contro le cento varianti di Deadpool entusiasmano non poco per l’energia che trasmettono e il modo in cui sono stati visivamente concepiti.

Cassandra Nove in Deadpool & Wolverine
Cassandra Nove in Deadpool & Wolverine – Credit © Marvel Studios

Le pecche del film – a cui si potrebbe aggiungere una trama meno rivoluzionaria di quel che ci si aspetta (e qui ritorna il discorso sulle aspettative) – vengono naturalmente oscurate anche dalla presenza in scena di Ryan Reynolds e Hugh Jackman, coppia che si conferma a mani basse l’elemento migliore del film e di cui anche gli scontri verbali valgono da soli il prezzo del biglietto. Ad ogni modo, tornando a quanto si diceva in apertura, meglio non pretendere da Deadpool & Wolverine tutte le risposte di cui ad oggi si avverte il bisogno sul futuro del MCU.

Probabilmente è ancora presto per guardare in quella direzione – anche se vengono gettate una serie di interessanti premesse che potrebbero mostrare tutto il loro potenziale in seguito, tra cui quella degli esseri-ancora – ma lo sguardo tra passato e presente che il film offre vuole ora prima di tutto riaccedere alcune stanze del cuore rimaste troppo a lungo chiuse e questa missione si può dire riuscita. Forse Deadpool e Wolverine scontenterà chi si aspettava di più, ma farà la gioia di quanti hanno qui potuto ritrovare ciò che li aveva fatti appassionare ai cinecomic.

Mr. Paradox: chi è il personaggio di Matthew Macfadyen in Deadpool & Wolverine?

Deadpool & Wolverine (la nostra recensione) riunirà gli antieroi di Ryan Reynolds e Hugh Jackman per un multiverso di follia pieno di mutanti e per un proprio panel al San Diego Comic-Con. Il primo indizio che Wade Wilson si sarebbe avventurato al di fuori della sua dimensione natale è arrivato nel teaser trailer ufficiale, quando il Merc with a Mouth è stato vittima di un’imboscata da parte degli agenti della Time Variance Authority.

La TVA era già apparsa in entrambe le stagioni di Loki, con la missione di mantenere intatta la “Sacra Linea Temporale”, almeno fino a quando la morte di Colui che Rimane (Jonathan Majors) non ha frammentato la linea temporale. Ora la TVA è sotto una nuova gestione, con Mr. Paradox (Matthew Macfadyen) che invia Deadpool in una missione che lo vede incrociare le strade (e le spade e gli artigli) con Wolverine. Ma chi è Mr. Paradox e qual è il suo legame con la TVA?

Mr. Paradox è in realtà una versione diversa di Mobius di “Loki”.

Mr. Paradox Matthew Macfadyen Deadpool & Wolverine

Mr. Paradox è già apparso nel MCU. O almeno una sua versione. Paradox è in realtà una versione di Mobius M. Mobius, interpretato da Owen Wilson in Loki. Paradox proviene da un futuro lontano e ha il compito di emettere un giudizio su coloro che infrangono la linea del tempo. È apparso per la prima volta in She-Hulk #3 insieme a un’altra versione di Mobius, Mr. Ourobouros, per mettere sotto processo Jennifer Walters per aver tentato di avvertire Occhio di Falco che sarebbe morto nel futuro. She-Hulk vince il processo, ma non prima che il cattivo che viaggia nel tempo Clockwise cerchi di annientarla con un cannone “RetroActive” che la cancellerebbe letteralmente dal tempo e dallo spazio. Invece, colpisce Paradosso e Ouroborous, lasciando Mobius come unica sopravvissuta alla prova. Gli spettatori diLoki riconosceranno anche il nome “Ourobouros”, poiché Ke Huy Quan ha interpretato l’omonimo personaggio nella seconda stagione di Loki.

Paradox, che conduce una versione separata della TVA , mostra anche gli effetti della frattura della Sacra Linea Temporale. Si formano linee temporali completamente nuove, che portano a nuovi universi e nuove storie. I progetti dei Marvel Studios hanno iniziato a esplorare questo aspetto, in particolare in Spider-Man: No Way Home e What If? e sembra che Deadpool & Wolverine continuerà la tendenza; il film diretto da Shawn Levycoinvolgerà vari personaggi dei film degli X-Men della 20th Century Fox, tra cui Pyro (Aaron Stanford) e Sabretooth (Tyler Mane). Questo tipo di caos era ciò che la TVA era stata creata per fermare in primo luogo e si sottintende che, a differenza delle sue controparti, Paradox sia più metodico nel curare la linea temporale.

Mobius e le sue varianti sono basati su un personaggio reale

tom hiddleston owen wilson morbius loki-season-one

In tutte le sue apparizioni, soprattutto nei fumetti, Mobius e le sue varianti hanno sempre avuto lo stesso aspetto: capelli castano scuro e baffi. Questo perché è basato su Mark Gruenwald, un dipendente della Marvel Comics che aveva una conoscenza quasi enciclopedica della continuità all’interno della Casa delle Idee. Questo ha portato alla creazione di The Official Handbook of the Marvel Universe, che trattava la storia e i poteri di ogni personaggio mai apparso in un fumetto Marvel.

La più grande affermazione di Gruenwald è stata la scrittura della miniserie Squadron Supreme, che seguiva lo Squadrone titolare nel tentativo di riportare la pace sul loro mondo natale dopo un devastante cataclisma, ma attraversando più di qualche orizzonte morale nel processo. Squadron Supreme ha battuto Watchmen di un anno intero e, sebbene quest’ultimo fumetto sia meglio ricordato, il primo è stato la prova che i fumetti (in particolare il genere supereroistico) potevano essere usati per raccontare storie serie.

Mobius fece la sua prima apparizione in Fantastic Four #353, scritto e illustrato da un altro leggendario creatore della Marvel: Walter Simonson. Simonson è noto soprattutto per il suo lavoro sui fumetti di Thor, che ha introdotto uno degli alleati più forti del Dio del Tuono, Beta Ray Bill. Ha anche illustrato uno dei più grandi crossover della storia con The Uncanny X-Men e New Teen Titans, che ha visto gli X-Men e i Teen Titans unire le forze per impedire a Darkseid di sfruttare il potere della Fenice Oscura. Negli anni successivi, Simonson avrebbe parlato di come avesse creato la TVA per essere una satira della stessa Marvel Comics, e di come Simonson fosse disposto a fingersi il suo unico membro.

Mr. Paradox potrebbe avere un secondo fine in “Deadpool & Wolverine”?

Mr Paradox Deadpool & Wolverine

Una domanda importante (oltre alla presenza o meno di determinati personaggi) è rimasta sospesa su Deadpool & Wolverine: Perché Mr. Paradox cerca Deadpool? L’intero scopo della TVA è quello di occuparsi delle linee temporali allentate in modo rapido, pulito e silenzioso. Chiunque abbia visto i primi due film di Deadpool o conosca anche solo minimamente Deadpool sa che è l’ultima persona che si cercherebbe per salvare il mondo o per portare a termine una missione segreta. Se a ciò si aggiunge una versione di Wolverine che è chiaramente implicito che sia stata sottoposta a un’intensa attività, si ottiene una ricetta per il disastro… potenzialmente in grado di portare alla cancellazione della timeline dei film degli X-Men. Il pubblico dovrà aspettare Deadpool & Wolverine per vedere come si incastrano i pezzi e cosa ha realmente in mente Mr. Paradox.

Chicago Med 10 riserverà un nuovo tipo di sorpresa

0
Chicago Med 10 riserverà un nuovo tipo di sorpresa

La vita ha un modo stranissimo di svolgersi. Proprio quando si pensa che tutto stia finalmente andando secondo i piani, succede qualcosa che mette i bastoni tra le ruote. Il dottor Ripley può confermarlo, quando un’accusa lo ha messo nei guai nella stagione 9 di Chicago Med. La stagione si è conclusa senza che sia stato chiarito se Ripley abbia aggredito il fratello di Lilianna. Nel frattempo, qualcosa si era sviluppato tra lui e la dottoressa Hannah, ma le accuse di violenza fisica non fanno esattamente muovere l’ago della bilancia nelle relazioni. Jessy Schram ha parlato con TV Insider del futuro di Hannah e Ripley in Chicago Med 10, l’attesa decima stagione di Chicago Med. Ha anche rivelato che la stagione riprenderà un mese dopo gli eventi della stagione precedente.

È molto inquieta, molto confusa”, ha detto la Schram parlando della reazione di Hannah alle accuse mosse a Ripley. Tuttavia, “risponderemo a molte delle domande [sollevate da quel cliffhanger]. Penso che torneremo un mese dopo l’accaduto. … Ci sarà ancora più confusione, ma vedremo come si ripercuoterà su di loro, quanto lei ne verrà a conoscenza, quanto lui nasconderà e come questo influirà sul pronto soccorso in generale”, ha anticipato l’attrice, che ha spiegato cosa ci aspetta per lo show e per la giovane coppia appena nata.
Il pronto soccorso vedrà nuovi volti nella stagione 10 di Chicago Med.

La serie ha bisogno di una nuova linfa con la notizia che il dottor Marcel Crockett lascerà il Med nella prossima stagione. “L’aspetto familiare sarà presente. Si amano tutti, ma è molto disfunzionale. Quindi giocheremo molto sulla disfunzione della famiglia, credo che si possa dire”, ha detto Schram parlando dell’uscita del dottor Crockett. Ha parlato di alcuni nuovi personaggi che entreranno in scena, dicendo: “Ci saranno dei nuovi personaggi che entreranno in scena, e naturalmente questo suscita molti caratteri diversi per ragioni diverse. Ma ci sarà una nuova energia e sarà sicuramente diversa da quella che abbiamo visto in passato”.

L’ED vedrà nuovi volti nella stagione 10 di Chicago Med

Chicago Med non è l’unico show di Chicago che presenterà nuovi personaggi. La showrunner di Chicago P.D., Gwen Sigan, ha annunciato che Intelligence avrà dei nuovi membri della squadra. Altrove, la caserma 51 di Chicago Fire ha trovato un nuovo capo dopo l’uscita di Boden. Il presidente della programmazione e della strategia della NBCUniversal, Jeff Bader, ha dichiarato che queste nuove aggiunte “ovviamente mantengono gli show freschi”.

I mercoledì di One Chicago riprenderanno il 25 settembre quando Chicago Med, Chicago Fire e Chicago P.D. riprenderanno per le stagioni 10, 13 e 12 rispettivamente alle 20.00, alle 21.00 e alle 22.00.

For All Mankind: nuove anticipazioni dal SDCC della quinta stagione

0

Grandi notizie per i fan di For All Mankind! Ronald D. Moore, il genio dietro la serie, ha confermato al Comic-Con di San Diego che le riprese della quinta stagione sono ufficialmente in corso, e la rivelazione ha entusiasmato i fan, soprattutto perché negli ultimi mesi gli aggiornamenti sono stati scarsi. Sebbene sia sembrata un’eternità l’ultima volta che abbiamo sentito parlare di un rinnovo, c’erano pochi dubbi sul fatto che For All Mankind sarebbe tornato per un’altra stagione.

Fin dal suo debutto nel 2019, lo show ha sempre ricevuto recensioni entusiastiche da parte della critica e degli spettatori, consolidando il suo posto come una delle migliori serie di fantascienza in circolazione, con Apple TV+ che è la casa perfetta per lo show sulla storia alternativa. Gli sceneggiatori avevano già fatto intendere che la serie avrebbe avuto una durata di circa sette stagioni, quindi la notizia della quinta stagione non è troppo sorprendente, ma è sicuramente rassicurante. Una delle cose più interessanti di For All Mankind è il suo cast sempre diverso.

La struttura unica dello show prevede significativi salti temporali, il che significa che vengono regolarmente introdotti nuovi personaggi e attori per mantenere la storia fresca e coinvolgente. Alla fine della quarta stagione, abbiamo visto accenni a una crescente presenza umana su Marte, soprattutto con l’introduzione della Mars Peacekeeper Security Force. Questo sviluppo suggerisce che nella quinta stagione vedremo molti volti nuovi, che probabilmente porteranno nuova energia e dinamiche alla trama.

Cosa possiamo aspettarci dalla quinta stagione di For All Mankind?

C’è un nuovo volto all’orizzonte con l’aggiunta di Mireille Enos al cast. La Enos è entrata a far parte della serie con un ruolo da series regular, il che ha già spinto i fan a speculare sulle interessanti direzioni che potrebbe prendere il suo personaggio. La conclusione della quarta stagione ci ha lasciato con tante domande e tanta eccitazione per il futuro. Con l’espansione della presenza dell’umanità su Marte, possiamo aspettarci narrazioni più complesse e avvincenti.

L’introduzione di nuovi personaggi darà indubbiamente un po’ di pepe alla vicenda, soprattutto quando si troveranno a dover affrontare le sfide politiche e sociali della colonizzazione di un nuovo pianeta. Il ruolo di Enos nella Forza di Sicurezza dei Pacificatori di Marte lascia presagire sviluppi importanti. Stiamo assistendo a potenziali conflitti, alleanze e ogni sorta di dramma che potrebbe scaturire da una colonia in espansione. Sono queste trame intricate e gli sviluppi dei personaggi a tenere incollati i fan.