Prime
Video ha annunciato che la serie drama di successo
mondiale, vincitrice dell’Emmy, The
Boys, sarà disponibile con la sua quarta stagione
dal 13 giugno 2024. La diabolica serie drama ritornerà con tre
episodi strabilianti il 13 giugno, seguiti da un nuovo episodio
ogni settimana, fino all’epico finale di stagione giovedì 18
luglio. La quarta stagione in otto episodi di The
Boys uscirà in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo.
Per celebrare il compleanno di
Homelander, Prime Video ha inoltre svelato il nuovo artwork
dell’attesissima quarta stagione.
Nella quarta stagione, il mondo è
sull’orlo del baratro. Victoria Neuman è più vicina che mai allo
Studio Ovale e sotto il controllo di Homelander, che sta
consolidando il suo potere. Billy Butcher, a cui restano solo pochi
mesi di vita, ha perso sia il figlio di Becca sia il suo ruolo di
leader di The
Boys. Il resto della squadra è stanco delle sue
bugie. La posta in gioco sarà più alta del solito e loro dovranno
trovare un modo per collaborare e salvare il mondo, prima che sia
troppo tardi.
Il cast di The
Boysvede protagonisti Karl Urban, Jack Quaid, Antony Starr,
Erin Moriarty, Jessie T. Usher, Laz Alonso, Chace Crawford, Tomer
Capone, Karen Fukuhara, Colby Minifie, Claudia Doumit e Cameron
Crovetti. La quarta stagione accoglierà, inoltre, Susan Heyward,
Valorie Curry e
Jeffrey Dean Morgan.
The
Boys è basata sul fumetto best-seller del New
York Times creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in veste
anche di executive producer, e sviluppato dall’executive producer e
showrunner Eric Kripke. Tra gli altri executive producer si
annoverano anche Seth Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H.
Moritz, Pavun Shetty, Phil Sgriccia, Craig Rosenberg, Ken F. Levin,
Jason Netter, Paul Grellong, David Reed, Meredith Glynn e Michaela
Starr. The Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures
Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises,
Original Film e Point Grey Pictures.
Era dalla Mostra
del Cinema di Venezia del 2013 che non si avevano notizie di
Jonathan Glazer, il quale dopo l’Under
the Skin con Scarlett Johansson continuava a rimandare la
presentazione di questo suo nuovo
film. Prima di arrivare al Festival
di Cannes 2023, infatti, si era già parlato di
La zona d’interesse tra i titoli papabili per
le precedenti edizioni delle kermesse del Lido e della Croisette,
dove finalmente è approdato. Interpretato dalla coppia
Christian Friedel-Sandra Hüller, il film offre uno
sguardo diverso della tragica quotidianità e dell‘orrore
dei campi di sterminio nazisti durante la Seconda Guerra
Mondiale e attraverso lo sguardo dei protagonisti della teorizzata
soluzione finale alla base dell’Olocausto.
Camera con vista, sull’Inferno
Ne La zona
d’interesse Rudolf Höss e sua moglie Hedwig sono una
coppia di coniugi tedeschi, divisi tra famiglia – numerosa – e
lavoro quotidiano, dentro e fuori la loro bella casa. Quel che li
rende unici è il fatto di vivere a ridosso del perimetro del Campo
di concentramento di Auschwitz, del quale lui è il comandante. Un
militare ambizioso e senza scrupoli che, per motivi di carriera,
sembra esser pronto a lasciare la cosiddetta “zona di interesse”
(la Interessengebiet di circa 40 chilometri, che circonda la
triste struttura) e la villetta con giardino nella quale la donna
continua a crescere i loro cinque figli, a godere di una vita
perfetta e della speranza di un brillante futuro e a fare finta di
non vedere cosa accade al di là delle mura di recinzione.
Sandra Hüller in una scena di La zona d’interesse
L’orrore suggerito, più che raccontato
Le prime immagini di
La zona d’interesse fanno ripensare al
Suburbicon del 2017 diretto da George Clooney,
non per il tono né tanto meno per la sostanza del narrato, quanto
piuttosto per la superficie di normalità che nasconde altro. Lì un
conflitto prossimo a esplodere, qui una tragedia della quale
conosciamo l’entità, ma che Glazer mostra attraverso una serie di
indizi lasciati sullo sfondo, impossibili da ignorare.
Lo spunto è quello
offerto dal
romanzo omonimo di Martin Amis “La zona
d’interesse“, storia d’amore e burocrazia che l’immagine
filmata supera e potenzia nella sua possibilità di mostrare – senza
soffermarsi troppo – il fumo e le fiamme che fuoriescono dalle
ciminiere delle famigerate docce. Anche il sonoro segue la stessa
direttrice, con la macchina da presa a restituire il suono della
scena ripresa, senza mai indulgere in sottolineature, ma senza
nascondere i colpi di pistola e gli ordini urlati sullo sfondo.
La zona d’interesse, la vita che continua
Sordi e ciechi
all’inconcepibile, i protagonisti, intanto, continuano la loro
vita. Fatta anche di riunioni con gli ingegneri del Reich, arrivati
a proporre nuove tecnologie e più funzionali soluzioni per il
funzionamento dei forni crematori, o con gli altri direttori dei
vari campi, convocati per organizzare lo smaltimenti dei prossimi
arrivi dall’Ungheria. Una normalità, di nuovo, che si specchia
nella pulizia formale di un racconto familiare qualsiasi e insieme
in quella degli ambienti di Auschwitz oggi.
Dopo i lunghi minuti di
total black con i quali si apre La zona
d’interesse , quasi a suggerirci di aguzzare l’udito
più che la vista, improvvisamente il salto nel futuro, il nostro
presente, ci mostra per l’unica volta cosa resta di quelle vittime:
scarpe, bagagli abbandonati, vestiti, oggetti preziosi. Non la
vita, della quale resteranno depredati in eterno. Una sorte che
continua a capitare anche nelle nostre società civili, giusto fuori
dal nostro giardino, mentre molti continuano a erigere muri di
protezione dando mostra di non aver imparato ad aprire gli occhi
sui limiti della nostra stessa coscienza.
Rilasciato oggi il teaser trailer
de Il Tatuatore di Auschwitz, una
nuova serie Sky Original che sarà disponibile
prossimamente in esclusiva su Sky e in streaming solo su
NOW. Basata sul romanzo bestseller internazionale di
Heather Morris, la serie in sei episodi è ispirata alla storia vera
di Lali e Gita Sokolov, due prigionieri del campo di concentramento
di Auschwitz durante la Seconda guerra mondiale.
La storia di Il tatuatore di Auschwitz
Il tatuatore di Auschwitz
è la storia di un uomo, Lali (Jonah Hauer-King), un ebreo slovacco,
che, nel 1942, viene deportato ad Auschwitz, il campo di
concentramento dove oltre un milione di ebrei furono uccisi durante
l’Olocausto. Poco dopo l’arrivo, Lali diventa uno dei Tätowierer
(tatuatori), incaricato di marchiare i compagni di prigionia con i
numeri di identificazione. Un giorno incontra Gita (Hanna
Próchniak), una ragazza appena arrivata nel campo di
concentramento, e se ne innamora all’istante. Inizia così una
storia coraggiosa e indimenticabile. Sotto costante sorveglianza da
parte di un instabile ufficiale nazista delle SS Stefan Baretzki
(Jonas Nay), Lali e Gita sono determinati a mantenersi in vita a
vicenda.
Circa 60 anni dopo, Lali
(Harvey Keitel), ormai ottantenne, incontra
l’aspirante scrittrice Heather Morris (Melanie
Lynskey). Rimasto vedovo da poco, Lali trova il coraggio di
raccontare al mondo la sua storia. Raccontando il suo passato a
Heather, Lali finalmente affronta i fantasmi traumatici della sua
giovinezza e rivive i suoi ricordi di un amore nato nei luoghi più
oscuri.
Diretta da Tali Shalom-Ezer, IL
TATUATORE DI AUSCHWITZ è prodotta esecutivamente da Claire Mundell
attraverso la sua società Synchronicity Films in associazione con
Sky Studios e All3Media International. Jacquelin Perske è
produttrice esecutiva e sceneggiatrice principale, insieme ai
co-sceneggiatori Evan Placey (produttore associato) e Gabbie Asher.
Serena Thompson è produttrice esecutiva per Sky Studios. La colonna
sonora è stata creata dal pluripremiato Hans
Zimmer e Kara Talve.
NBCUniversal Global TV Distribution
e All3Media International gestiscono congiuntamente le vendite
internazionali della serie. Stan, il principale streamer locale
australiano, sta acquisendo i diritti originali della serie nel
proprio territorio, con SkyShowtime che sarà licenziataria dei
diritti della serie per Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria,
Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Kosovo,
Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia,
Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Svezia. La
serie è un’esclusiva Sky e NOW in tutti I territori Sky in Europa
(Reg
Apple TV+
ha svelato oggi il trailer e la data d’uscita di
Earthsounds: i suoni del pianeta, la nuova
docuserie in 12 parti narrata dal vincitore del Golden Globe e
candidato all’Emmy
Tom Hiddleston. Girata per oltre 1.000 giorni
nell’arco di tre anni e mezzo, la serie mostra il nostro pianeta
come mai prima d’ora: un mondo che brulica di storie sonore
sorprendenti, sconosciute e mai raccontate perché non siamo stati
in grado di catturarne i suoni, fino ad ora.
Dove vedere in streaming
Earthsounds: i suoni del pianeta
Grazie a oltre 3.000 ore di audio,
registrato utilizzando tecnologie all’avanguardia, e girata in 20
Paesi di tutti e sette i continenti, Earthsounds: i suoni
del pianeta farà il suo debutto con tutti gli episodi il
23 febbraio su Apple
TV+.
«Ho amato narrare
“Earthsounds: i suoni del pianeta“», ha dichiarato
Tom Hiddleston. «Offspring Films e Apple TV+ hanno creato
qualcosa di assolutamente unico. Vedere e sentire il mondo della
Natura cogliendone i dettagli più intimi e straordinari è
assolutamente emozionante. Ispira meraviglia e stupore.»
Di cosa parla Earthsounds:
i suoni del pianeta?
Earthsounds: i suoni del
pianeta esplora habitat spettacolari, tra cui la foresta
pluviale del Queensland, la banchisa antartica, le dune
della Namibia, le barriere coralline tropicali e altro ancora. Tra
le scoperte e le registrazioni dei suoni più rari offerte al
pubblico dalla serie ci sono leopardi delle nevi che cantano
canzoni d’amore, il chiacchiericcio intimo dei pulcini di struzzo
dall’interno delle loro uova, ragni musicali, richiami di
corteggiamento subacqueo dei trichechi e molto altro. Ma non sono
solo gli animali a emettere rumori insoliti; la serie cattura anche
gli ipnotici suoni segreti del nostro pianeta, tra cui il ronzio
dei deserti, gli alberi che bevono e il misterioso ronzio
dell’aurora boreale.
“Earthsounds: i suoni del pianeta” è prodotta dal pluripremiato
team di Offspring Films e prodotta esecutivamente da Alex
Williamson e Isla Robertson. Sam Hodgson è il produttore della
serie e il regista è Tom Payne. La serie è la seconda
collaborazione tra Offspring Films e Apple
TV+ dopo “Il pianeta notturno a colori” che ha
ottenuto la nomination a quattro premi BAFTA.
Spider-Man: Un nuovo universo e Spider-Man: Across the
Spider-Verse sono stati grandi successi di
critica e di pubblico, con il primo che ha vinto l’Oscar come
“Miglior film d’animazione” e il secondo attualmente nominato nella
medesima categoria. I fan sono ora ansiosi di vedere come si
concluderà la storia nel film Spider-Man: Beyond the Spider-Verse,
ancora senza una data di uscita, ma oltre quel film sembra ci siano
già piani per ulteriori film animati dedicati a Spider-Man.
In passato si è sentito parlare di
piani per uno spin-off su Spider-Gwen, ma sembra il progetto non
sia andato molto in là per via di quanto tempo è stato dedicato
agli ultimi film dello Spider-Verse. Recentemente si è
invece parlato di film d’animazione che ruotano attorno a
personaggi come Spider-Punk e Venom e si è persino parlato di uno o
di entrambi con un rating R. Arriva però ora, tramite l’insider
DanielRichtman,
un aggiornamento su ciò che potrebbe esserci all’orizzonte.
Richtman afferma infatti che la Sony
Animation sta effettivamente sviluppando almeno altri due film
d’animazione su Spider-Man. Purtroppo, non sono stati forniti
ulteriori dettagli ma questi non dovrebbero avere come protagonista
Miles Morales, la cui storia dovrebbe concludersi con Beyond
the Spider-Verse. Non resta dunque che attendere per scoprire
se tale rumor si rivelerà fondato ed eventualmente su chi o su cosa
saranno incentrati questi film. Prima però, si attendono novità su
Beyond the Spider-Verse, inizialmente previsto in sala per
l’aprile 2024 ma
ora rimandato a data da destinarsi.
Cosa sappiamo di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse?
Il film che precede Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, Spider-Man: Across the Spider-Verse, è uscito
all’inizio di quest’anno. È stato diretto da Joaquim Dos
Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson. Il film presenta
le voci di Shameik Moore nel ruolo di Miles
Morales, Hailee Steinfeld nel ruolo di Gwen Stacy,
Jake Johnson nel ruolo di Peter B. Parker,
Issa Rae nel ruolo di Spider-Woman, Daniel Kaluuya nel ruolo di Spider-Punk,
Karan Soni nel ruolo di Spider-Man India, Oscar Isaac nel ruolo di Spider-Man 2099,
Jason Schwartzman nel ruolo di The Spot,
Brian Tyree Henry nel ruolo di Jefferson Davis,
Luna Lauren Velez nel ruolo di Rio Morales,
Greta Lee nel ruolo di Lyla, Andy
Samberg nel ruolo di Scarlet Spider e altri ancora.
Spider-Man: Across the Spider-Verse è stato
prodotto da Phil Lord, Chris Miller, Amy Pascal, Avi Arad e
Christina Steinberg con Alonzo Ruvalcaba. Aditya Sood, e il regista
del primo film, Peter Ramsey, alla produzione esecutiva. Il film
non ha ancora una data di uscita. L’uscita era inizialmente
prevista per il 29 marzo 2024, ma è stata tolta dal calendario.
Johnny Depp ha visitato in forma strettamente
privata e a porte chiuse il Museo Nazionale del Cinema di
Torino e la mostra
Il Mondo di Tim Burton, unica attività extra
lavorativa durante il suo soggiorno a Torino.
Johnny Depp, in città per
le riprese del suo nuovo film Modì che lo vede per la
seconda volta dietro la macchina da presa, è stato accolto dai
vertici del museo: il presidente Enzo Ghigo, il
vicepresidente Gabriele Molinari, il consigliere
Alessandro Bollo e dal direttore Domenico
De Gaetano. Con loro Marco Fallanca che
in questi mesi ha tenuto i rapporti con l’attore e il suo
entourage.
Johnny Depp, accompagnato da alcuni dei suoi
storici collaboratori, è rimasto affascinato dalla struttura della
Mole Antonelliana e dall’allestimento della mostra, perfettamente
integrata con l’ardito verticalismo dell’edificio. Accompagnato dal
direttore, ha percorso tutta la rampa, rivivendo il viaggio
nell’immaginifico mondo di Tim Burton e nella mente di un genio
creativo, l’esplorazione definitiva della sua produzione artistica
e del suo stile inimitabile.
Depp è rimasto estasiato dalla
mostra, quasi emozionato nel rivedere tutti questi i materiali
relativi ai film delle sue numerose collaborazioni con
Tim Burton. Dai primi bozzetti di Edward Mani di Forbice, a Sweeney Todd e Dark Shadows, fino ad arrivare alla lettera autografa
di Tim Burton nella quale il registra gli propone delle modifiche
alle sue battute nel film La Fabbrica di Cioccolato.
Questa lettera ha rievocato in lui molti ricordi e ha voluto essere
ritratto lì accanto così fa poterla mandare a
Tim Burton.
La visita si è conclusa con la
suggestiva salita al Tempietto grazie all’ascensore panoramico
completamente trasparente che gli ha ricordato l’ascensore di
cristallo di Willy Wonka. Lì ha potuto godere della stupenda vista
della città dall’alto, comprendendone la bellezza e il fascino e
dimostrandosi molto interessato alla storia e all’architettura
della capitale subalpina.
Un anno fa, a
marzo 2023, NAVALNY di Daniel Roher
vinceva l’Oscar® come Miglior Documentario. Distribuito da I Wonder
Pictures e IWONDERFULL nel 2022, il documentario di Roher segue,
con il ritmo appassionante di un thriller, il leader
dell’opposizione russa Alexei Navalny, avvocato, attivista,
politico, fondatore del partito Russia del Futuro e della Fondazione Anti-corruzione, strenuo oppositore di
Vladimir Putin: Alexei Navalny è la dimostrazione
che non si possono uccidere le idee.
A distanza un anno,
la vicenda è tragicamente superata dall’attualità e la recente
notizia della morte di Navalny, imprigionato in
Siberia dal 2021, sconvolge il mondo. In seguito alle numerose
richieste da parte delle sale italiane, il film torna al cinema per
una serie di proiezioni evento.
NAVALNYdi Daniel Roher,
potente e pura testimonianza dell’operato dell’attivista, è
un’indagine approfondita condotta grazie a testimonianze dirette
degli eventi successivi all’agosto 2020, quando Alexei Navalny si
ammalò all’improvviso su un volo tra Tomsk e Mosca. Dopo un
atterraggio di emergenza a Omsk, Navalny fu ricoverato in ospedale,
dove cadde in coma. Trasportato d’urgenza a Berlino, ulteriori
accertamenti hanno rilevato tracce di avvelenamento. Il film
ricostruisce l’indagine che ha portato a scoprire la verità
sull’accaduto.
Alexei Navalny nel
corso degli anni ha svelato molte verità scomode attorno al governo
russo e ai potenti oligarchi che lo compongono e lo sostengono, non
ultima la rete di corruzione e l’enorme giro di denaro e potere
attorno a queste figure, a partire da Vladimir Putin. Rientrato in
Russia il 17 gennaio del 2021 e incarcerato con l’accusa mai
provata di appropriazione indebita, Navalny non è mai stato
rilasciato, fino al tragico epilogo della sua morte il 16 febbraio
2024.
“Quando abbiamo
deciso di distribuire in Italia Navalny – spiega dalla
Berlinale Andrea Romeo, fondatore e direttore editoriale di I
Wonder Pictures – sapevamo di lavorare su una storia molto
attuale e che per la stessa volontà del protagonista sarebbe finita
come inizia, cioè con il suo omicidio. Il film è una grande
opportunità per capire qualcosa di più di quanto da trent’anni sta
succedendo in Russia. Il documentario – prosegue
Romeo – è anche un oggetto cinematografico originalissimo, e
credo che l’Oscar per vinto l’anno scorso celebri adeguatamente
un’opera cinematograficamente unica e importante“.
Vincitore
dell’Audience Award e del Festival Favourite Award al Sundance Film
Festival 2022, NAVALNY di Daniel
Roher è oggi una preziosa testimonianza dell’impegno di
Navalny e del suo impegno verso la verità e la libertà e per questo
torna sul grande schermo.
Da quando
Jonathan Majors è stato
licenziato dai Marvel Studios, i fan hanno subito indicato
l’attore Colman Domingo come il sostituto ideale per il
ruolo di Kang il Conquistatore. Ad oggi i Marvel Studios non hanno ancora
annunciato chi sostituirà Majors né quale sarà il ruolo effettivo
del villain nel resto della Saga del Multiverso. Mentre si attende
di saperne di più, è ora lo stesso Domingo a rompere il silenzio a
riguardo durante un’intervista con Vanity Fair. “Il mio team ha
avuto conversazioni con la Marvel su alcuni aspetti del MCU per
anni. So che questo [il recasting] è vero o no? In realtà non lo
so. Il mio team non mi porta qualcosa se non è reale. Quindi non lo
so“.
“Potrei essere in conversazione,
ma non ne sono sicuro. Sarei felice di parlarne. Qualunque cosa
stiano elaborando con Jonathan [Majors] e la sua eredità nel MCU,
sento di dover rimanere nella mia corsia, qualunque essa sia. Ci
sono voci, ci sono conversazioni, ma non ne sono nemmeno sicuro
perché sento che non mi viene in mente nulla finché non c’è
qualcosa di reale. Ma sarei d’accordo“. L’attore, pur
affermando di non sapere nulla a riguardo, rimane dunque cauto e
sembra non rivelare più del dovuto.
Chi potrebbe assumere il ruolo di Kang il Conquistatore?
I fan hanno ad oggi fatto diversi nomi per sostituire Majors
nei panni di Kang il Conquistatore e se alcuni di loro, come
John Boyega o Denzel Washington, potrebbero essere molto
interessanti, Domingo – ora candidato all’Oscar per il film
Rustin – risulta essere la scelta migliore per il ruolo
del villain del MCU. L’attore ha esperienza nell’interpretare un
cattivo in un grande franchise, essendo stato un Victor Strand
particolarmente avvincente e ricco di sfumature in Fear The
Walking Dead, con l’attore che ha dimostrato di essere in
grado di presentare diversi aspetti di un personaggio, proprio come
Majors ha fatto per ogni variante di Kang.
C’è stato un tempo in cui il
Deathstroke di Joe Manganiello era in lizza per un ruolo
importante nel DCEU. I piani originali prevedevano infatti che il
villain venisse a conoscenza dell’identità segreta di Batman nella
scena post-credits di Justice
League (per gentile concessione di Lex Luthor),
ponendo così le basi per il loro scontro in The
Batman. I piani sono però cambiati quando Ben Affleck ha deciso di non dirigere il film,
facendo dunque finire il progetto in un limbo solo per poi essere
del tutto cancellato con la fine del DCEU. Per un certo periodo, si
era persino parlato di uno spin-off incentrato su Deathstroke.
Manganiello ha espresso più volte il
suo interesse a riprendere il ruolo nel nuovo DCU, ma sembra che l’attore abbia ora gettato la
spugna. “James
Gunn è un mio amico, e io e lui ne abbiamo parlato perché Jim
Lee della DC Comics voleva che creassi una serie di graphic novel
basate sulla sceneggiatura che ho scritto per il film sulle origini
di Deathstroke“, ha raccontato l’attore a ComicBook.com. “Quando hanno
iniziato a smantellare il DCEU, anche questo è però andato in
fumo“, ha continuato Manganiello.
“Jim l’ha letto e voleva che
diventasse una serie di graphic novel, ma nessuno poteva
assicurarmi che, se avesse attirato l’attenzione di registi e
produttori, avrei potuto essere coinvolto. Così ho dovuto lasciar
perdere. James Gunn mi ha detto: “Lascia perdere”“. L’attore
si riferirebbe in realtà solo a questo progetto di graphic novel,
ma ampliando il suo discorso si può benissimo dedurre che
Manganiello abbia deciso di lasciar perdere con Deathstroke in
generale, il quale almeno per ora non sarà coinvolto nel nuovo DC
Universe ideato da Gunn.
Joe Manganiello interpreterà ancora Deathstroke?
Gunn non ha tuttavia escluso un
futuro ingresso del personaggio nel suo universo condiviso,
lasciando intendere di avere dei suoi piani per Deathstroke nel
DCU, anche se questi potrebbero non coinvolgere Manganiello. Come
noto, nei fumetti Deathstroke è un mercenario assassino altamente
qualificato, introdotto originariamente come avversario dei Teen
Titans. Noto per le sue eccezionali capacità di combattimento, per
la forza, l’agilità e l’intelletto potenziati e per il suo genio
tattico, egli possiede anche un fattore di guarigione rigenerativo
che ne aumenta la durata e la longevità.
Nonostante il suo status di cattivo,
Deathstroke è spesso rappresentato come un antieroe, con un codice
morale complesso e un senso dell’onore. Le sue motivazioni variano,
ma in genere è spinto dal desiderio di potere, ricchezza o vendetta
personale. Un personaggi dunque decisamente affascinante, che
potrebbe magari in futuro trovare il giusto spazio sul grande
schermo, che sia Manganiello o un altro attore ad assumere il
ruolo.
Da oggi su Prime
VideoLOL Talent Show: Chi fa ridere
è dentro, il nuovo show Original italiano in cinque
episodi, disponibile in esclusiva su Prime
Video. I primi due episodi saranno disponibili da oggi
22 febbraio, seguiti da due episodi il 29 febbraio e dalla finale
il 7 marzo.
LOL Talent Show: Chi fa
ridere è dentro è il nuovo show Original italiano in
cui comici professionisti, amatoriali e artisti di ogni genere
(maghi, cantanti, imitatori, mimi, improvvisatori, rumoristi,
persone comuni con spiccate doti di intrattenimento, e molti altri)
si esibiranno davanti a una giuria d’eccezione per giocarsi la loro
chance di entrare a far parte del cast della quarta stagione di
LOL: Chi ride è fuori. Elio,
KatiaFollesa e Angelo
Pintus, tra i protagonisti più amati delle passate
edizioni di LOL, saranno i giurati di questo nuovo show,
mentre Mago Forest, anche lui veterano del
programma comedy, vestirà i panni di presentatore e accompagnerà i
giudici in questo tour tutto italiano che toccherà le città di
Milano e Napoli, per le audition, e Roma, per la finalissima che
decreterà il vincitore. Ogni episodio, inoltre, avrà una guest
star che, unendosi alla giuria, potrà cambiare le sorti di un
concorrente. LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro è prodotto da Endemol Shine Italy per Amazon
Studios e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 22 febbraio 2024.
LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel
catalogo di Prime Video, tra cui le produzioni italiane Original
Pensati Sexy, No Acitivity – Niente da
segnalare, Karaoke Night – Talenti Senza Vergogna, Gigolò per caso,
Elf Me, Il migliore dei mondi, Monterossi – La Serie S2, AMAZING –
FABIO DE LUIGI, Everybody Loves Diamonds, The Bad Guy, Prisma, Bang
Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di
conoscerti, The Ferragnez – La serie S1 e
S2, The Ferragnez: Sanremo special, All or Nothing:
Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e
S2, Vita da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia
all’uomo S1, S2 e S3, e LOL: Chi ride è
fuori S1, S2 e S3; le serie pluripremiate The
Marvelous Mrs. Maisel e Lizzo’s Watch Out for
the Big Girls, la serie satirica sui supereroi The
Boys e grandi successi come Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack Ryan di Tom
Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici Vite, The
Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani,
Reacher e Il principe cerca figlio, oltre a
contenuti in licenza disponibili in più di 240 paesi e territori
nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia delle migliori
partite del mercoledì sera della UEFA Champions League, oltre
che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altri titoli
Original italiani già annunciati sono le serie Antonia, Sul più
bello – La serie, oltre ai rinnovi per nuove stagioni di
LOL: Chi ride è fuori, Prisma, Sono
Lillo e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. È stata
inoltre annunciata la serie Citadel: Diana, il
capitolo italiano dell’universo Citadel.
In un’intervista a
Vanity Fair, l’attrice premio Oscar Natalie
Portman, prossimamente al cinema con il
film May
December (qui
la recensione), ha dichiarato di non ritenere del tutto un male
il fatto che il cinema stia in un certo senso perdendo di
importanza per gli spettatori più giovani. “La cosa più
sorprendente è stato il declino del cinema come forma primaria di
intrattenimento. Ora è molto più di nicchia“, ha detto la
Portman. “Se chiedete a qualcuno dell’età dei miei figli cosa
sono le star del cinema, non conoscono nessuno rispetto alle star
di YouTube o altro“.
Ha poi continuato motivando così la
cosa: “C’è una liberazione nel fatto che la tua arte non sia
un’arte popolare. Puoi davvero esplorare ciò che ti interessa.
Diventa molto più una questione di passione che di commercio. Ed è
interessante anche guardarsi dal rischio che diventi qualcosa di
elitario. Credo che tutte queste forme d’arte, quando diventano
meno popolari, debbano cominciare a chiedersi: “Ok, per chi lo
facciamo ancora?“. Natalie Portman ha dunque detto che
Hollywood è ora una “moneta a due facce“.
“È sorprendente anche perché c’è
stata una democratizzazione della creatività, in cui i guardiani
sono stati sminuiti e tutti possono fare cose e vengono fuori
talenti incredibili“, ha detto l’attrice. “E
l’accessibilità è incredibile. Se vivevi in una piccola città,
quando sono cresciuta io non potevi accedere al grande cinema
d’autore. Ora sembra che se hai una connessione a Internet, puoi
avere accesso a qualsiasi cosa. È piuttosto strano che allo stesso
tempo si abbia la sensazione che più persone che mai possano vedere
il tuo strano film d’arte grazie al suo straordinario accesso.
Quindi è una moneta a due facce“, ha concluso Natali
Portman.
Ecco il trailer italiano di Borderlands,
il nuovo film di Eli Roth, adattamento
cinematografico della popolare serie di videogiochi di
Gearbox Software. Il film che promette azione e
divertimento vanta un super cast guidato da
Cate Blanchett e
Jamie Lee Curtis. Con loro anche
Kevin Hart,
Jack Black,
Edgar Ramirez, Ariana Greenblatt,
Florian Munteanu, Gina
Gershon.
Borderlands, la
trama
Lilith (Blanchett), una famigerata
cacciatrice di taglie dal passato misterioso, è costretta a
tornare, a malincuore, su Pandora, il suo pianeta natale che è il
più caotico della galassia. La sua missione è trovare la figlia
scomparsa di Atlas (Ramírez), il più potente figlio di p*****a
dell’universo. Lilith stringerà un’alleanza con
un’improbabile squadra di reietti: Roland (Hart), un mercenario
esperto, Tiny Tina (Greenblatt), una adolescente amante degli
esplosivi e il suo muscoloso protettore Krieg (Munteanu), Tannis
(Curtis), una scienziata pazza che ne ha viste di tutti i colori e
Claptrap (Black), un robottino logorroico e saccente.
Insieme, questi strampalati eroi dovranno sconfiggere una specie
aliena e pericolosi banditi e scopriranno uno dei segreti più
incredibili di Pandora. Il destino dell’universo potrebbe
essere nelle loro mani, ma alla fine combatteranno per qualcosa di
più grande: la loro amicizia. Basato su una delle serie di
videogiochi più vendute di tutti i tempi, benvenuti in BORDERLANDS.
Ad agosto solo al cinema!
Nel 2019 il film Terminator: Destino Oscuro ha
riportato sul grande schermo i personaggi Sarah Connor e il
Terminator T-800 di Arnold Schwarzenegger, ma pur ricevendo
recensioni positive da parte di fan e dei critici, il film non ha
avuto il necessario impatto al botteghino. Con soli 62 milioni di
dollari in Nord America e 261 milioni in tutto il mondo, il
blockbuster è stato giudicato un flop. Per quanto James Cameron abbia parlato di un eventuale
Terminator 7, Arnold Schwarzenegger ha dichiarato di aver
“chiuso” con il franchise, osservando che “ho ricevuto il
messaggio forte e chiaro che il mondo vuole andare avanti con un
tema diverso quando si tratta di Terminator“.
Ora, l’attrice di Sarah Connor,
Linda Hamilton, ha condiviso sentimenti simili
in un’intervista a Business Insider, ribadendo
quanto già in passato confermato, ovvero che anche lei non è
affatto interessata a tornare alla serie fantascientifica. “Ho
finito. Ho finito. Non ho più nulla da dire. La storia è stata
raccontata, ed è stata fatta fino allo sfinimento“, ha detto
l’attrice. “Perché qualcuno dovrebbe rilanciarla è un mistero
per me. Ma so che il nostro mondo hollywoodiano è costruito sui
rilanci in questo momento“. Per quanto riguarda l’eredità del
personaggio, Hamilton ha aggiunto: “Mi sento e mi sono sentita
come se Sarah Connor non fosse un’icona”.
“È una donna all’inferno. Fa
delle scelte davvero sbagliate. Non è una buona madre, ma una buona
combattente!“. Quindi cerco di analizzare i dettagli e mi
dico: “Beh, rispettano la sua forza e il suo potere, e ho creato
una guerriera, ma è molto imperfetta. È una persona imperfetta”.
Quindi è stato difficile venire a patti con tutto questo e poi
dire: “Ok, posso accettarlo”, perché ormai lo sento da così tanti
anni che la gente mi tratta come se avessi salvato il futuro“.
“Se poteste vedere quanto sono totalmente sfortunata durante la
mia vita e la mia quotidianità!“, ha poi concluso
l’attrice.
Terminator 7, come
potrebbe essere il prossimo film della saga?
James Cameron, sceneggiatore e regista dei
primi due film di Terminator nonché del franchise Avatar ha spiegato
come la crescita dell’intelligenza artificiale lo abbia influenzato
nella scrittura di un nuovo film della serie. Cameron ha dunque
rivelato che sta scrivendo un nuovo progetto Terminator,
ma sta aspettando che l’intelligenza artificiale si sviluppi
adeguatamente prima di portare avanti il progetto. Non ha però
specificato se il nuovo film, ad ora noto come
Terminator 7 sarà un altro sequel o un riavvio completo
del franchise. Ad oggi questo nuovo film non è ancora stato
confermato né vi sono dettagli più precisi in merito, per cui non
resta che attendere per scoprire se il temibile Terminator tornerà
davvero sul grande schermo.
The Purge
6, sesto film della saga di La
notte del giudizio, ha ricevuto un promettente
aggiornamento direttamente dalla star del franchise Frank Grillo. Ideato dal regista James
DeMonaco, questo franchise distopico esplora come noto gli
effetti dell’evento titolare, un periodo annuale di 12 ore in cui
tutti i crimini sono legali. Dopo cinque film di successo che hanno
incassato complessivamente oltre 533 milioni di dollari in tutto il
mondo, l’imminente The Purge 6 viene ora descritto come
l’ultimo capitolo. A giugno dello scorso anno era stato comunicato
che la sceneggiatura era pronta, ma da quel momento non si è più
saputo nulla.
Ora, in un’intervista con Screen Rant sul red carpet di
Lights Out, Grillo, già apparso nel 2014 in
Anarchia – La notte del giudizio e nel successivo La notte del giudizio: Election Year, conferma che
“la sceneggiatura è pronta. È fondamentalmente incentrata su
Leo Barnes, il mio personaggio. Sarebbe l’ultimo degli ultimi degli
ultimi, come il tizio che continua ad andare in pensione. James
DeMonaco lo dirigerà, se succederà, ed è una questione di soldi. È
una questione di quanto grande vogliono che sia il film, di quanti
soldi vogliono spendere per il film, considerando che hanno fatto
molto in questo franchise. Ma è una grande sceneggiatura“.
Tutto quello che sappiamo su The Purge 6
La notte
del giudizio per sempre, uscito nel 2021, era stato
inizialmente presentato come il quinto e ultimo capitolo del
franchise. Tuttavia, circa due anni dopo la sua uscita,
l’amministratore delegato della Blumhouse Productions, Jason Blum, ha dato un aggiornamento
entusiasmante sul futuro dei film della saga, rivelando che The
Purge 6 era in fase di sviluppo. Da allora, però, gli
aggiornamenti sono stati lenti, mettendo in dubbio lo stato del
film.
Parlando di The Purge 6,
DeMonaco ha rivelato che il film avrebbe portato in vita una
versione da incubo dell’America. Alla fine del film del 2021, gli
Stati Uniti erano caduti nel caos quando numerosi cittadini avevano
reso l’Epurazione un evento continuo, e sembra che il nuovo film
esplorerà ulteriormente ciò che è accaduto al paese in seguito a
quell’evento. DeMonaco ha anche detto che i singoli Stati saranno
estremamente divisivi e che il paese sarà delimitato in base
all’ideologia, alla sessualità e alla religione.
La maggior parte del cast di The
Purge 6 non è ancora stata rivelata, dato che Grillo è l’unico
attore confermato finora. Vale la pena notare che l’ultima volta
che il suo personaggio è apparso nel franchise, stava lavorando per
proteggere il senatore Roan in La notte del giudizio: Election
Year. Sarà dunque interessante vedere come verrà reintrodotto
in The Purge 6 e come reagirà alla nuova America
anarchica. Ad ora, per confermare la realizzazione del film,
sembrerebbe occorrere solo che lo studios di produzione stabilisca
un budget.
La star di Beetlejuice
2Jenna Ortega sta consolidando le speranze dei
fan per il sequel di Beetlejuice (ad oggi,
dopo il primo poster, ufficialmente intitolato
Beetlejuice Beetlejuice) confermando che
il suo ruolo nel film diretto da Tim
Burton è effettivamente quello della figlia di
Lydia Deetz, Astrid. Da tempo si
diceva che la Ortega avrebbe interpretato la figlia di Lydia,
soprattutto dopo la diffusione di foto sul set che la ritraevano
accanto alla star originale di Beetlejuice (e attuale star
di Stranger Things) Winona Ryder. Tuttavia, questa è la prima
conferma ufficiale che si riceve dall’attrice stessa.
“Non so quanto mi sia permesso
dire, ma sono la figlia di Lydia Deetz, quindi lo svelerò“, ha
dichiarato l’attrice a Vanity Fair in una recente
intervista “È strana, ma in un modo diverso e non nel modo in
cui si suppone, direi. Il rapporto tra Lydia e Astrid, il mio
personaggio, è molto importante. Ed è anche molto strano perché si
tratta di recuperare e mettere insieme i pezzi di quello che è
successo nella vita di Lydia da allora, il che è bello, credo, per
chiunque ami il personaggio e sia entusiasta di rivederlo“, ha
concluso Ortega. Non resta dunque che attendere il film
per scoprire come si articolerà il rapporto tra i due
personaggi.
Beetlejuice, uscito nel 1988, era interpretato
da
Michael Keaton,
Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones,
Alec Baldwin e Geena Davis. Quel film è incentrato su una
coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e
dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti
della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto
un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre
73 milioni di dollari, rendendo Burton particolarmente celebre ad
Hollywood. Non si hanno invece ad ora dettagli sulla trama di
Beetlejuice 2, ma sappiamo che il film uscira nelle sale
il 6 settembre 2024.
Ritrovarsi, riconoscersi,
scoprire che il tempo non ha cambiato le cose. Un sentimento
profondo che ha resistito negli anni e che ora ha bisogno di essere
vissuto, una sfida che dovranno affrontare i protagonisti della
nuova serie Sky Original Un amore, i cui terzo e
quarto episodio saranno disponibili da domani, 23 febbraio, in
esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
La trama del terzo e
quarto episodi di Un amore
Ale e Anna iniziano una
relazione clandestina, ma se lui sembra pronto a investire su
questo rapporto, lei, che ha molto di più da perdere, è spaventata.
Passano per la prima volta un weekend insieme, ma la loro fuga
romantica non andrà come avevano sperato.
La serie
Se Ale (Stefano
Accorsi) è pronto a rimettersi in gioco per cercare di
vivere finalmente la sua storia con Anna (Micaela
Ramazzotti), lei invece si trova in difficoltà al
pensiero di perdere la sua stabilità. Un weekend fuori città in un
agriturismo sembra un’occasione perfetta per mettere alla prova il
loro amore ma degli imprevisti li riportano bruscamente alla
realtà.
Prodotta da Sky Studios e
Cattleya, parte di ITV Studios, con il Ministero della Cultura –
Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e con il sostegno della
Regione Emilia-Romagna, attraverso Emilia-Romagna Film Commission,
è una serie creata da Stefano Accorsi e Enrico Audenino, diretta da
Francesco Lagi e scritta da Enrico Audenino, Giordana Mari, Teresa
Gelli, Francesco Lagi, Stefano Accorsi.
Stefano Accorsi (La dea fortuna, Veloce come il
vento, L’ultimo bacio, 1992-1993-1994) e
Micaela Ramazzotti (La pazza gioia, La felicità,
Gli anni più belli, La tenerezza), entrambi vincitori del
David di Donatello, saranno i protagonisti Alessandro e Anna. Nel
cast anche Alessandro Tedeschi (Blocco 181, Il Colibrì, Chiamami
ancora amore), Andrea Roncato (Ricordati di me, Il cuore grande
delle ragazze, Il Signor Diavolo), Ivan Zerbinati (La Porta Rossa
3, Il ragazzo invisibile – Seconda generazione, Non mi lasciare) e
Camille Dugay (Django, Mi piace lavorare (Mobbing), Cuore Sacro).
Con loro Beatrice Fiorentini e Luca Santoro nei panni dei giovani
Alessandro e Anna. E con la partecipazione di Ottavia Piccolo (7
minuti, Tu la conosci Claudia?, La famiglia).
La zona
d’interesse (la
recensione) di Jonathan Glazer è indubbiamente
uno dei film più discussi del 2024, e lo è stato già dalla sua
presentazione in concorso al Festival
di Cannes 2023, dove si è aggiudicato il Gran
premio della giuria. Il film, candidato a 5 premi
Oscar, analizza la quotidianità della famiglia del
comandante del campo di concentramento di Auschwitz, Rudolf
Höss, che cerca di crearsi una vita idilliaca nella loro nuova
dimora situata proprio al lato del filo spinato, dall’altra parte
del muro dove si svolge tragedia dell’Olocausto.
Basato, in parte, sulla storia
dell’omonimo romanzo di Martin Amis del
2014, che racconta in maniera romanzata la vita dell’ufficiale
nazista, che Glazer stava cercando di adattare da oltre un
decennio. Questo provocatorio dramma sulla Seconda Guerra Mondiale
solleva molte domande, lasciando gli spettatori immersi in un
silenzio contemplativo anche giorni dopo la visione. In occasione
dell’uscita nelle sale italiane de La
zona d’interesse, vogliamo analizzare con la voi la
tragica storia vera dietro al film di Jonathan
Glazer e la prospettiva unica con cui il regista
britannico ha scelto di adattarla.
La zona d’interesse: cosa
è accaduto veramente
Bernhard Walther or Ernst Hofmann or Karl-Friedrich Höcker, Public
domain, via Wikimedia Commons
Anche se La zona
d’interesse si basa su eventi reali, non tutto
ciò che viene rappresentato nel film è necessariamente avvenuto.
Gran parte della trama si focalizza sulle dinamiche della
famiglia Höss, di cui esistono pochi documenti
pubblici, pertanto, una porzione del film si basa su speculazioni e
concessioni creative. Tuttavia, il film apporta una significativa
modifica rispetto al libro originale.
Al posto di scegliere come
protagonista la famiglia Doll, attorno a cui Amis
sviluppa la sua narrazione, il regista Jonathan
Glazer sceglie di concentrarsi sulla famiglia
Höss, realmente esistita. Un approccio che rende il film
più fedele alla Storia, poiché permette di esplorare in maniera più
accurata i nazisti coinvolti nei crimini di massa perpetrati
durante l’Olocausto.
L’orrore di un edificio realmente
esistito
Sandra Hüller in una scena di La zona d’interesse
La villa degli
Höss, nel sud della Polonia, è il luogo d’azione
dell’insidioso dramma sull’Olocausto. All’apparenza idilliaco
edificio a due piani con un giardino curato alla perfezione, si
trova in realtà all’ombra di Auschwitz, il campo
di concentramento più grande e più letale del Terzo
Reich. Qui viveva il comandante nazista Rudolf
Höss, comandante del campo di Auschwitz dal maggio
1940 al dicembre 1943, assieme alla moglie Hedwig
e ai loro due figli.
La
zona d’interesse dipinge un ritratto della felicità
domestica della famiglia Höss, che ha costruito il proprio paradiso
sulle fondamenta di un genocidio, senza mai mettere in contrasto
questa utopia con le vittime dell’Olocausto dall’altra parte del
muro, e concentrandosi (quasi) esclusivamente sui suoi carnefici.
La narrazione si apre con una scena familiare, un tranquillo
pic-nic in riva al lago, sotto il sole splendente.
Tuttavia, mentre ci addentriamo
nell’intimità domestica di questa famiglia, scopriamo che Rudolf
(interpretato da Christian Friedel) è coinvolto
direttamente nello sterminio degli ebrei europei. La moglie
Hedwig (interpretata da Sandra
Hüller), che si autoproclama in maniera agghiacciante
“Regina di Auschwitz”, gestisce con rigore una casa in cui le
regole vengono poste al di sopra di tutto, persino del legame con
il marito. Nonostante la famiglia faccia del suo meglio per
soffocare i suoni di disperazione, pianti e spari, le atrocità che
avvengono al di là del muro sono innegabili e filtrano attraverso
le fessure della normalità apparente.
Ricreare la dimora degli Höss
Fonte: The Movie Database
Lo scenografo Chris
Oddy sapeva che il design della casa era fondamentale per
l’efficacia del film. “All’inizio siamo partiti dalla casa vera
e propria, e credo che l’avremo visitata forse sei o sette volte in
totale“, dice Oddy. “Ho familiarizzato molto con la casa e
l’ho osservata abbastanza a lungo da capire cosa c’era di
originale“. Le ricerche di Oddy gli hanno
permesso di ricreare l’intera casa e il suo giardino come si
presentavano dopo i lavori di ristrutturazione di
Rudolph ed stata costruita nello stesso quartiere,
non lontano dal sito originale.
Secondo lo scenografo, la casa era
stata sottratta a una famiglia polacca e sottoposta a modifiche
architettoniche a immagine e somiglianza della famiglia
Höss. Dopo anni di preparazione e quattro mesi
“molto efficienti” di sforzi pratici, il team di
produzione è stato in grado di allestire un’incarnazione
dell’utopia nazista, una casa che diventa importante quanto
qualsiasi personaggio sullo schermo.
“Quello che Chris ha costruito
lì è davvero una simulazione diretta della casa e del giardino e la
sua vicinanza al campo è stata essenziale per noi“, dice
Glazer. “Non c’è nessuna messa in scena di
fantasia. Si sta guardando come vivevano“. Lo spazio ricreato
era una casa a sè stante, così vicina all’indirizzo originale da
avere una vista sulla ciminiera del campo di concentramento. Il
team ha dovuto rielaborare l’ambiente per garantire spazi dinamici
che consentissero agli attori di muoversi, camere da letto e
l’ufficio di Rudolph
posizionati correttamente, nonché finestre nei punti giusti.
Catturare la banalità del
male
Il film La
zona d’interesse è stato girato con 10 telecamere
nascoste in luoghi diversi della casa e senza troupe sul set, per
creare un senso di neutrale obiettività nella narrazione, un
approccio “da Grande Fratello”, come è stato definito dal regista
stesso. Gli attori entravano sul set “e si limitavano ad
esistere“, svolgendo attività domestiche banali nella casa
mentre le telecamere giravano.
“Anche se ci troviamo in una
sorta di casa intima, non ci lasciamo coinvolgere dalle loro
psicologie sullo schermo“, dice Glazer. “Li osserviamo più
per il loro comportamento e le loro azioni che per il loro
pensiero“. Glazer ha consolidato questa
distanza critica evitando le convenzioni e gli strumenti
cinematografici come i primi piani, l’illuminazione artificiale e
il trucco. In questo modo, lo spettatore non viene manipolato dalla
“gloria e dalla glorificazione dei personaggi“, aggiunge.
Al contrario, ci viene offerta una visione dettagliata e
francamente banale della loro routine domestica: i bambini giocano,
marito e moglie rievocano vecchi ricordi e Hedwig
si trucca con rossetto e abiti presi da donne ebree. Non ci
avviciniamo alla conoscenza di questi colpevoli, eppure le loro
vite non appaiono drammaticamente diverse dalle nostre.
Una vita borghese costruita sulla
sofferenza
Fonte: The Movie Database
“In genere possiamo pensare ai
nazisti e alle persone che commettono atrocità come a dei mostri e
quindi non a noi, non a degli esseri umani[…] il che in realtà non
ci insegna nulla“, dice Glazer. “Ci
lascia una distanza molto sicura, immaginando che nessuno di noi
sia in grado di farlo“. Invitando gli spettatori a passare
dalla parte del a quella del colpevole, Glazer ci
invita a riflettere sulle nostre somiglianze con queste persone, a
intendere che potenzialmente siamo tutti capaci di un simile
male.
Trascorrendo il tempo da questa
parte del muro, ci rendiamo conto di come i coniugi
Höss riescano a ripartire senza sforzo il successo
materiale che hanno costruito sulla sofferenza. “Erano persone
normali che erano riuscite a separare i loro cervelli in modo tale
che questo non li preoccupasse“, dice Oddy.
“In un certo senso si rallegravano dello stile di vita da
nouveau riche che si erano ritagliati grazie a questo, senza
battere ciglio“. Questa compartimentazione è presente anche a
livello strutturale. Glazer dice che La zona d’interesse è formato
da due film sovrapposti, uno auditivo e uno visivo. Il film che
sentiamo quando i nostri occhi sono chiusi è informato dai suoni
dei filmati d’archivio, dei documentari e dei libri di storia.
Il potere del fuoricampo
L’impatto de La zona
d’interesse deriva sia da ciò che mostra sia da ciò che
omette, arrivando persino a un frangente documentartistico verso la
fine del film. Con il raro permesso degli amministratori del sito,
gli spettatori vengono portati all’interno del Museo e Memoriale di
Auschwitz-Birkenau nel presente, mentre gli addetti alle pulizie si
occupano dello spazio. “Stavano di nuovo catturando ciò che
accade realmente al museo ogni mattina di ogni giorno“, dice
Oddy. La troupe ha collaborato con il museo per molti mesi,
utilizzando la sua biblioteca d’archivio e la sua vasta collezione
di immagini per la realizzazione del film.
Le scene girate nel museo sono i
nostri unici scorci dell’altro lato del muro, lontano dalla
famiglia Höss. Ci rimane la straziante eredità di
Auschwitz e ci viene ricordata la portata dei crimini del nazismo.
Gli archivi del museo hanno fornito preziose informazioni sulla
vita di Rudolph e Hedwig, che
iniziarono come una famiglia di operai che aspirava a uno stile di
vita borghese. Solo grazie alle promozioni militari di Höss e alla
volontà della coppia di compartimentare le sofferenze di cui la
loro ideologia è responsabile, hanno potuto raggiungere questo
livello di mobilità sociale e finanziare le loro aspirazioni.
Gli ultimi anni di Rudolph
In qualità di comandante di
Auschwitz, Rudolph fu
responsabile dell’uccisione di quasi un milione di ebrei e di altre
persone detenute nel campo. Dopo la fine della guerra, visse sotto
falsa identità prima che i servizi segreti britannici lo
rintracciassero e lo arrestassero. Ruloph testimoniò al processo di
Norimberga – un tribunale congiunto ordinato da Francia, Unione
Sovietica, Regno Unito e Stati Uniti tra il 1945 e il 1946 – prima
di essere processato in Polonia e impiccato il 16 aprile 1947 sul
luogo dei suoi crimini.
Rudolph non ammise
mai la colpevolezza delle sue azioni, insistendo fino alla fine –
con un ritornello che divenne ossessionantemente familiare come
giustificazione di tanti altri nazisti – che stava semplicemente
eseguendo gli ordini. Hedwig si rifece una vita in
Germania, per poi risposarsi e trasferirsi in America, dove visse
fino alla morte, avvenuta a 90 anni. Nel film non vengono mostrate
le vite della famiglia Hoss oltre al periodo ad Auschwitz.
Al contrario,
Glazer lascia il pubblico nell’ossessione di
quello che chiama “genocidio ambientale“. Sono stati
realizzati molti film efficaci sull’Olocausto, molti dei quali
hanno lasciato agli spettatori immagini indelebili di sofferenza.
Glazer ha aggiunto a questo corpus di opere un
film in cui le atrocità più terribili sono appena fuori
dall’inquadratura. “Le atrocità sono perpetue“, dice,
anche se non si possono vedere. “Quando guardo ogni fotogramma
del film, sono sempre lì“.
Uno degli elementi che rendono un
film una vera opera d’arte, e i nominati agli Oscar 2024 non fanno eccezione, è certamente la
precisione con cui i personaggi vengono portati in vita sullo
schermo dagli attori, e ciò non riguarda i soli protagonisti. Ogni
singolo ruolo può fare la differenza in una pellicola, e a
dimostrarcelo sono proprio le cinque grandi attrici in corsa nella
categoria miglior attrice non protagonista.
Di seguito, ecco le
candidate agli Oscar 2024 per migliore attrice non
protagonista
America Ferrera: Barbie
La pellicola candidata agli Oscar 2024 che ha generato maggiormente polemiche e
controversie sul web è certamente Barbie. La commedia ha ottenuto un’ottima
accoglienza dal pubblico, il quale, successivamente alla
rivelazione delle nominations, ha accusato di maschilismo l’Academy
per le mancate candidature di Greta
Gerwig nella categoria miglior regia e di
Margot Robbie come miglior attrice protagonista. Nel
lamentare queste discriminazioni di genere, sembra che il popolo
del web abbia perso di vista la candidatura di un’altra attrice di
Barbie agli Oscar: America
Ferrara.
L’attrice interpreta qui Gloria, una
madre e impiegata di Mattel insoddisfatta della propria vita ormai
priva di magia che aiuta Barbie nel mondo reale. Il personaggio di
Gloria racchiude perfettamente il messaggio profondo della
pellicola: la critica alle dissonanze del patriarcato non passa
propriamente attraverso Barbie o Ken, bensì viene trasmesso proprio
da Gloria, anche e soprattutto attraverso un monologo che è
diventato celebre: “Sono così stanca di vedere me stessa e ogni
singola altra donna fare i salti mortali tutti i giorni per
riuscire a piacere agli altri. E se tutto questo vale anche per una
bambola che rappresenta una donna allora io non so più che
dire.”
Il momento più alto di riflessione
in Barbie è senza alcun dubbio quel discorso di
Gloria su come le donne finiscano inevitabilmente per sentirsi
sbagliate. Qui si riescono a racchiudere in pochi minuti le
insicurezze di tutte le donne e, in questo caso, addirittura delle
Barbie.
Nonostante la serietà delle
tematiche trattate attraverso Gloria, America
Ferrara riesce a portare nel suo personaggio anche una
certa allegria e tenacia: anche nei momenti di crisi nel rapporto
con la figlia Sasha o dopo il “colpo di stato” dei Ken a
Barbieland, Gloria riesce a ritrovare il sorriso e la
forza di continuare ad andare avanti.
Emily Blunt: Oppenheimer
L’attrice, diventata nota al grande
pubblico per il ruolo di prima assistente di Miranda Presley ne
Il diavolo veste Prada, ha sicuramente vissuto una
grande crescita professionale negli ultimi anni. Ed è solamente con
il personaggio di Kitty Oppenheimer che conferma una certa maturità
attoriale. Emily Blunt si ritrova qui ad
interpretare una donna forte, dall’aspetto grave e determinato; una
figura estremamente protettiva nei confronti del marito.
Alcune delle scene divenute più
celebri di
Oppenheimer di
Nolan vedono proprio Kitty al centro della scena. Pur
essendo un personaggio secondario, esterno al lavoro di
laboratorio, Blunt ha permesso a questa donna di
trovare il suo spazio nella narrazione.
La scena che dimostra maggiormente
la forza d’animo di Kitty si ritrova verso la fine del film: i
coniugi Oppenheimer, ormai anziani, incontrano lo
scienziato Edward Teller, collaboratore di Robert durante il
progetto Manhattan, la cui testimonianza aveva portato al ritiro
forzato dalla ricerca di Oppenheimer. Mentre tutti
fingono normalità, abbandonando i tristi tradimenti al passato,
Kitty si rifiuta anche solo di stringergli la mano.
La bravura nell’interpretazione di
tale ruolo da parte di EmilyBlunt, tanto da ottenere una candidatura agli
Oscar, emerge durante la testimonianza di Kitty davanti al
comitato di sicurezza. Qui viene mostrata tutta la forza del
personaggio, nell’acutezza con cui vengono formulate le risposte,
in un tono di ironica sfida nei confronti di coloro che puntavano
solamente a screditare il marito.
Da’Vine Joy Randolph: The
Holdovers- Lezioni di Vita
Terza candidata per l’Oscar come
miglior attrice non protagonista è Da’Vine Joy
Randolph per la sua interpretazione della cuoca Mary Lamb
in
The Holdovers- Lezioni di Vita. Per quanto la
pellicola non lasci molto spazio sullo schermo al personaggio di
Mary, essendo più incentrato sul professore Hunham e lo studente
Angus Tully, l’attrice riesce a stimolare una certa empatia nel
pubblico.
Mary ha da poco perso il proprio
figlio, neanche diciottenne, morto nella guerra in Vietnam. Per
quanto la donna cerchi di mostrarsi forte e rifiuta spesso l’aiuto
e il conforto altrui, questa grande perdita continua a tormentarla.
La performance di Joy Randolph, unita al tanto
dolore con cui il personaggio è stato ideato, fanno sì che lo
spettatore possa sviluppare una forte immedesimazione nello stato
d’animo di Mary. La perdita di un figlio, unico affetto stretto
della donna, è forse il lutto più grande che una madre possa
sopportare.
In The Holdovers
però viene mostrata anche l’elaborazione stessa di questo lutto,
fin quando Mary riesce ad accettarlo e, con una grande forza
d’animo, a superarlo. Rispetto a personaggi come Kitty Oppenheimer
o Gloria in Barbie, qui risalta una certa profondità in questo
personaggio ed è forse questo il motivo per cui Da’Vine Joy
Randolph è generalmente considerata la favorita in questa
categoria, specialmente alla luce della vittoria ai Golden Globe,
ai Bafta e ai SAG Awards.
Danielle Brooks: Il colore
viola
Danielle Brooks
interpreta ne
Il colore viola la giovane Sofia, moglie di Harpo,
figliastro della protagonista Celie. Sofia entra a far parte della
narrazione dopo circa mezz’ora di film, facendo delle apparizioni
brevi ma molto incisive durante lo svolgimento delle vicende.
Sofia è la prima vera donna
temeraria che Celie incontra: una donna che esige rispetto dal
marito, in una relazione non di sottomission, ma quasi matriarcale.
Sofia lascia Harpo nel momento in cui questo cerca di imporsi su di
lei, rispondendo fisicamente con la sua stessa violenza. Lei si
mostra agli occhi di Celie e dello spettatore come un essere
indomabile, certamente non disposta a farsi piegare da un qualsiasi
uomo.
Eppure, in fin dei conti, Sofia
finirà per essere piegata da una forza più forte del patriarcato:
il razzismo. Questa tematica sembra essere tenuta da parte per gran
parte della pellicola; la comparsa di una ricca signora bianca farà
irrompere violentemente le discriminazioni di razza ne Il
colore viola. Mentre stava prendendo il gelato per i
propri figli, viene proposto a Sofia dalla signora di lavorare per
lei. Dopo l’insistenza di quest’ultima, Sofia finisce per
rispondere in maniera sgarbata, venendo aggredita per questo dal
marito della signora. Nel difendersi da tale aggressione fisica, la
donna di colore viene arrestata.
La malinconia e il senso
d’ingiustizia sembrano pervaderla in un primo momento: non mangia,
porta con sé una perenne espressione di totale atarassia. Solo
successivamente finirà per ritrovare la sua forza e il suo
entusiasmo.
Jodie Foster: Nyad – Oltre
l’oceano
L’ultima candidata nella categoria è
Jodie Foster; la nota attrice, unica tra le nominate
per miglior attrice non protagonista ad aver già
ricevuto ben due Oscar, nel 1989 per Sotto
accusa e nel 1992 per Il
silenzio degli innocenti. Foster ottiene una
nomination dopo ben 29 anni di assenza dagli Academy Awards. In
Nyad – Oltre l’oceano interpreta Bonnie Stoll,
allenatrice e amica della nota nuotatrice Diane Nyad; si tratta di
un personaggio abbastanza debole, il quale, specialmente nella
prima metà del film, finisce per assecondare in tutto
Nyad, protagonista su cui viene focalizzata
l’attenzione del pubblico. A differenza delle altre performance
candidate in questa categoria, Bonnie Stoll non porta sullo schermo
alcun messaggio, non instilla nel pubblico un qualche sentimento di
empatia o immedesimazione, proprio perché si tratta di un
personaggio debole, poco delineato.
Il centro della narrazione sembra
essere sempre e solamente la nuotatrice Nyad,
lasciando poco spazio allo sviluppo del personaggio di Bonnie.
Nonostante la bravura della Foster, il ruolo qui interpretato
sembra essere meno meritevole di un premio Oscar rispetto alle
altre candidate, e questo è probabilmente uno dei motivi per cui
viene considerata molto improbabile la sua vittoria.
Oscar 2024: chi vincerà?
America Ferrera,
Emily Blunt, Danielle Brooks,
Jodie Foster e Da’Vine Joy
Randolph hanno dato vita a cinque donne, cinque
personaggi, storici o inventati che siano, rendendoli così vivi da
emozionare il pubblico e la critica. Attraverso le loro performance
hanno portato sullo schermo tematiche sociali, storie di perdite
incolmabili o di invincibile tenacia, o hanno anche semplicemente
rappresentato delle donne forti e determinate. Per quanto tutte
siano entrate nei cuori e nelle menti degli spettatori, solo una ne
uscirà vincitrice. L’attrice a cui sembra essere destinata la
statuetta degli Oscar 2024 è Da’Vine Joy Randolph: il
dolore della perdita di un figlio è un sentimento così profondo e
difficile da rappresentare, ma la Randolph ci è riuscita alla
perfezione, facendo emozionare il pubblico.
Un recente articolo di Variety ha
rivelato alcuni nuovi dettagli sul film Joker:
Folie à Deux, sequel del grande successo di critica e
pubblico del 2019. Questo nuovo capitolo, infatti, avrebbe un
budget di produzione di 200 milioni di dollari, contro i 60 milioni
del primo film. Nel 2019
Joker aveva incassato oltre 1 miliardo di dollari al
botteghino, cosa che a fronte di quel budget ridotto lo ha reso un
film estremamente redditizio. Bisognerà dunque ora scoprire se il
maggior investimento effettuato per questo sequel porterà ad un
simile successo o se si sarà rivelata una mossa azzardata.
Sebbene sia chiaro che la Warner
Bros. speri di replicare quanto accaduto nel 2019, il sequel è
stato descritto come un completo cambio di genere, cosa che secondo
molti potrebbe rivelarsi un’incognita molto rischiosa, considerando
le somme in gioco. Inoltre, si dice che Joaquin Phoenix guadagnerà 20 milioni di
dollari per il suo ritorno come Arthur Fleck alias Joker, mentre lo
stipendio di Lady Gaga sarebbe di 12 milioni di dollari.
Secondo il regista Todd Phillips, che di recente ha mostrato
nuove foto del film, il primo trailer del sequel arriverà a
metà aprile, offrendo l’opportunità di valutare meglio le
prospettive del film al botteghino.
Joker: Folie à Deux, quello che sappiamo sul film
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il ruolo del
cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno di Sophie
di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.
Il sequel di Joker sarà conosciuto come un progetto
Elseworlds, secondo il co-presidente dei DC
Studios James
Gunn. I film con questa denominazione sono al di fuori
della continuità principale del DCU. Altri progetti Elseworlds includono The
Batman – Parte II e la serie ThePenguin. L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata
al 4 ottobre 2024.
Emma Stone e il regista Yorgos
Lanthimos hanno ad oggi lavorato insieme in numerosi
progetti, tra cui l’acclamato film del 2018 La favorita, l’imminente film
antologico Kinds
of Kindness, il cortometraggio
Bleat del 2022 e il film ancora in sala
Povere creature!, vincitore del Leone
d’Oro al Festival di Venezia e candidato a 11 Premi Oscar. In
attesa di sapere quanti e quali Oscar vincerà questo loro progetto
e in attesa di vedere il nuovo film che hanno già girato insieme,
sembra che la Stone e Lanthimos siano pronti a collaborare per una
quinta volta.
Riflettendo sul loro processo di
collaborazione, in particolare su Povere creature!, Emma
Stone ha dichiarato: “Ogni secondo è stato, come dire, un
sogno… Non litighiamo; comunichiamo davvero, fortemente, in quei
momenti. Ma credo che risolviamo sempre tutto in tempi
relativamente brevi“. Lanthimos ha aggiunto: “Possiamo
parlarci liberamente. Quindi ci aiuta. Ci piace entrare nel vivo
delle cose. In generale, cerchiamo di creare un’atmosfera che non
crei tensione“.
Di cosa parla Save the Green Planet
Save the Green Planet ruota attorno
a un giovane disilluso che cattura e tortura un uomo d’affari che
crede faccia parte di un’invasione aliena. Segue una battaglia di
ingegni tra il rapitore, la sua devota fidanzata, l’uomo d’affari e
un detective privato. Il film originale del 2003 è oggi una specie
di cult, che ha vinto diversi premi in vari festival fantasy e ha
assicurato al regista Jang Joon-hwan il Golden
Bell Award come miglior regista esordiente in Corea. Da tempo si
vociferava di un remake statunitense, che avrebbe dunque ora
trovato il suo regista.
Da tempo si vocifera di un nuovo
film interamente dedicato a Hulk, che andrebbe dunque a configurarsi come
un sequel di L’incredibile Hulk, il film del 2008
con
Edward Norton nel ruolo del gigante verde, prima che
questo venisse assunto da Mark Ruffalo. È proprio Ruffalo a suggerire
però ora che tale sequel sarebbe troppo costoso. Parlando con
GQ, Ruffalo ha infatti detto di
ritenere che “l’espansione della Marvel nello streaming sia stata
davvero entusiasmante. Ma il problema dei film Marvel è che
bisognava aspettare tre anni e questo creava un alone di
mistero“.
Questa attesa è stata in qualche
modo diluita dall’ondata di spettacoli rilasciati in streaming,
anche se i Marvel Studios stanno ora riducendo drasticamente la
quantità di contenuti in uscita ogni anno. Potrebbe dunque essere
troppo tardi per pensare ad un sequel di L’incredibile
Hulk, ammette Ruffalo, per quanto ammette che gli piacerebbe
prendere parte ad un film interamente dedicato al gigante verde,
qualora i Marvel Studios lo autorizzino. “Mi piacerebbe fare un
Hulk indipendente, ma non credo che accadrà mai“, ha detto
l’attore.
Il costo della creazione del
personaggio in computer grafica è infatti molto alto, anche se la
tecnologia è migliorata nel tempo. “È molto costoso se si fa un
intero film, ed è per questo che usano Hulk con tanta
parsimonia“. Come noto, dopo Avengers: Endgame l’Hulk di Ruffalo è
riapparso nella serie She-Hulk: Attorney at Law, la quale come noto ha però
avuto forti problemi per via di un budget andato oltre quanto
preventivato, mostrando anche degli effetti speciali ritenuti
scadenti. Alla luce di ciò diventa comprensibile che un intero film
di Hulk possa rivelarsi un’operazione rischiosa.
Dove rivedremo l’incredibile Hulk?
Kevin Feige sembra comunque stia gettando le
basi per un nuovo film su Hulk, da qui il motivo per cui Captain America: Brave New World vedrà la
presenza del Generale Ross, del Leader e di Betty
Ross. Inoltre, nei momenti finali di She-Hulk: Attorney at Law, il Gigante è
tornato sulla Terra e ha presentato alla famiglia suo figlio Skaar.
La teoria prevalente è che presto si potrebbe avere il tanto
vociferato progetto World War Hulk, anche
se resta da vedere come potrebbe inserirsi nei piani della più
ampia Saga del Multiverso.
Ballerina,
lo spinoff di John Wick della Lionsgate con protagonista
Ana de Armas, sarà posticipato di un anno, dal
7 giugno 2024 al 6 giugno 2025. La mossa arriva mentre l’architetto
di John Wick, Chad Stahelski, ha
firmato un nuovo accordo con la Lionsgate per supervisionare il
franchise. Sta lavorando con il regista di Ballerina,
Len Wiseman, su sequenze d’azione aggiuntive per il film, in modo
da renderlo ancora più intenso.
Le aspettative su Ballerina
sono già molto alte, la Lionsgate vuole solo rendere il film,
prodotto da Basil Iwanyk e Thunder Road di Erica Lee, ancora
migliore. Al momento, Ballerina
si trova da solo nella sua nuova data dell’estate 2025.
Ora non c’è più nulla da temere,
perché il redux de Il
Corvo di Rupert Sanders uscirà il 7
giugno di quest’anno, data estiva di Ballerina. Bill Skarsgård riprende l’iconico ruolo del
Corvo in questa rivisitazione moderna della graphic novel
originale di James O’Barr. Le anime gemelle
Eric Draven (Skarsgård) e Shelly Webster (FKA
twigs) vengono brutalmente assassinate quando i demoni del passato
oscuro di lei li raggiungono.
Avendo la possibilità di salvare il
suo vero amore sacrificando se stesso, Eric parte alla ricerca di
una spietata vendetta sui loro assassini, attraversando i mondi dei
vivi e dei morti per rimettere a posto le cose. Nel cast anche
Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan
Bolger. Il film è stato scritto da Zach Baylin e
Will Schneider, sulla base della graphic novel. Il Corvo (The
Crow) è prodotto da Victor Hadida, Molly
Hassell, John Jencks, Samuel Hadida e Edward R. Pressman.
Il 7 giugno uscirà anche l’horror di New Line The Watchers, di
Ishana Night Shyamalan.
Un’altra buona notizia per il 2025
gennaio: Lionsgate aggiungerà un film senza titolo diretto da
Guy Ritchie al 17 gennaio, nel fine settimana del
MLK. Tuttavia, gli Amazon MGM Studios hanno già un film senza
titolo con Jason Statham. Chi batterà ciglio? L’ultimo
film di Guy Ritchie lo riunisce con le star
Henry Cavill ed
Eiza González dopo il loro prossimo film della
Lionsgate The Ministry of Ungentlemanly Warfare
(che uscirà il 19 aprile di quest’anno). Per il weekend MLK del
2025 è previsto anche Paddington della Sony in
Perù. Se tutti i film rimarranno a gennaio, l’attuale conteggio
delle uscite in sala salirà a sei titoli, uno in più rispetto alle
cinque uscite in sala del gennaio 2024.
Dai tempi di Schindler’s List, c’è
stata un’esplosione di film sull’Olocausto: tra questi,
La vita è bella,
Il pianista, Il figlio di Saul e l’attuale candidato
all’Oscar come miglior film
The Zone of Interest.
SPIELBERG The
Zone of Interest è il miglior film sull’Olocausto a
cui abbia assistito dai tempi del mio. Sta facendo un ottimo
lavoro nel sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto sulla
banalità del male.
La Zona d’interesse, il film
La Zona
d’interesse di Jonathan Glaze debutta oggi al cinema in Italia.
Un uomo e sua moglie tentano di costruire una vita perfetta in un
luogo apparentemente da sogno: giornate fatte di gite in barca, il
lavoro d’ufficio di lui, i tè con le amiche di lei e le scampagnate
in bici con i figli. Ma l’uomo in questione è Rudolf Höss,
comandante di Auschwitz, e la curata villetta con giardino della
famiglia si trova esattamente di fianco al muro del campo… Dal
talento di Jonathan Glazer (Under
The Skin), un’opera imprescindibile sulla perdita dell’umanità
e sulla banalità del male, Grand Prix a Cannes 2023.
I Marvel Studios hanno rilasciato il
primo trailer di Deadpool &
Wolverinedurante
il Super Bowl all’inizio di questo mese e non c’è voluto molto
tempo perché il primo contenuti video del film battesse molti
record.
Dopo un difficile 2023 che ha visto Ant-Man
and The Wasp:
Quantumania e The
Marvelssottoperformare, siamo
sicuri che la Disney spera che i numeri generati da questo primom
trailer siano un segno evidente di ciò potrebbe generare il
trequel. Dopotutto, se l’hype iniziale è qualcosa su cui basarsi,
ci sono buone probabilità che questo sarà il primo film dell’MCU
dai tempi di Spider-Man:
No Way Home a raggiungere il
miliardo di dollari al botteghino mondiale.
Ora, sembra che un’altra
anteprima verrà rilasciata a breve. Secondo un
elenco del
BBFC (il British Board of Film
Classification è la versione britannica dell’MPA), un nuovo
trailer di Deadpool e Wolverineè stato classificato oggi.
Descritto come “Trailer C”, durerà
1 minuto e 34 secondi ed è classificato 12A, che è l’equivalente di
PG-13. Per chiarezza, il “Trailer A” era quello pubblicato
online domenica scorsa e il “Trailer B” era la versione ripulita
senza sangue e bombe atomiche.
Questa potrebbe essere solo
un’anteprima abbreviata che verrà proiettata esclusivamente nei
cinema del Regno Unito (che, sfortunatamente, è probabilmente il
risultato più probabile), ma speriamo che questo significhi che un
nuovo sguardo al film sarà disponibile online da un giorno
all’altro.
Ci aspettiamo
cheDeadpool &
Wolverinepresentino una campagna di
marketing non convenzionale con Ryan Reynolds coinvolto, quindi chissà cosa
potrebbe esserci in serbo per noi.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora
segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki,
incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Recentemente la Warner Bros. aveva
comunicato il rinvio di Mickey
17, il nuovo film di Bong
Joon-ho, con protagonista Robert Pattinson, inizialmente previsto per il
marzo di quest’anno. La decisione di spostare l’attesissimo film di
fantascienza del regista coreano, reduce dalle molteplici vittorie
agli Oscar nel 2019 per Parasite,
è stata presa per avere più tempo per terminare il progetto, che
era stato condizionato dagli scioperi dello scorso anno e da altri
vari spostamenti di produzione. Stando ora a quanto riportato da
Variety, l’uscita del film è ora
prevista per il 31 gennaio 2025, poiché Bong
Joon-ho e la sua troupe avranno bisogno di più tempo del previsto
per completare gli effetti visivi.
Di cosa parla Mickey 17?
Questo nuovo progetto del regista
sudcoreano, successivo a Parasite, è tratto dal romanzo di
Edward Ashton del 2022, descritto dalla casa
editrice St. Martin Press come un thriller cerebrale high-concept
facente parte di quel filone di film come “The
Martian” e “Dark Matter“. InMickey
17 Pattinson interpreta qui un “sacrificabile”, ovvero un
dipendente usa e getta di una spedizione umana inviata a
colonizzare un pianeta ghiacciato, che improvvisamente si rifiuta
però di lasciare che il suo clone sostitutivo prenda il suo
posto.
Oltre che una semplice immagine e un
breve teaser, ad oggi non è stato mostrato altro del film, su
cui vige dunque un certo mistero. Sappiamo però che nel cast vi
sono anche gli attori Naomi Ackie, Steven Yeun, Toni Collette e Mark Ruffalo. Bong, oltre ad aver scritto e
diretto, produce anche il film attraverso la sua società Offscreen.
Con la data d’uscita di Mickey
17 fissata al 31 gennaio 2025, non resta
dunque che attendere maggiori informazioni e qualche nuovo
materiale promozionale.
Il noto sito americano THR ha dedicato una delle loro copertine per
celebrare uno dei capolavoro realizzati dal regista premio Oscar
Steven SpielbergSchindler’s List. Nella
lunga intervista concessa dal regista e da molti dei protagonisti
di quel film vengono svelati molti retroscena e storie vere che
hanno portato a compimento l’opera molto sentita dal regista stesso
che ha ammesso di aver impiegato più di un decennio per poterla
realizzare.
“Schindler’s
Listnon è mai stato una cura per
l’antisemitismo“, sottolinea Steven Spielberg. “È stato un promemoria
dei suoi sintomi“.
Trent’anni dopo aver conquistato
gli Oscar,
Steven Spielberg,
Liam Neeson,
Martin Scorsese e altri rivelano la storia non
raccontata di uno dei film più apprezzati di tutti i tempi,
compreso il ruolo segreto di George Lucas dietro
le quinte, il modo in cui Mel Gibson fu proposto per interpretare
Schindler e altro ancora.
Lo speciale svela molti retroscena,
e svela come fosse in difficoltà nel trovare la sceneggiatura
giusta per il film e fu Martin Scorsese a sviluppare la prima bozza
grazie alla sua collaborazione con Steven
Zaillian. In merito a questo particolare le due leggende
ha svelato:
MARTIN SCORSESEEro appena uscito [dalla regia del film del 1988] L’ultima
tentazione di Cristo. Ci furono molte polemiche e difficoltà, e
molte colpe furono attribuite alla comunità ebraica, cosa che mi
spiazzò. Ero molto sensibile alle reazioni. Con quello cattolico
[L’ultima tentazione], potevo discutere; con gli altri gruppi,
dovevo stare molto attento. Avevo chiesto a Steven Zaillian di
occuparsi della sceneggiatura, ma alla fine sentivo che se fosse
emersa qualche controversia, non sapevo se sarei riuscito a
mantenere la mia posizione in termini di chi fosse l’uomo
[Schindler]. Non volevo danneggiare ulteriormente la comunità
ebraica. Sapevo che era il progetto che aveva appassionato Steve da
molti anni.
Quindi l’ho restituito.
SPIELBERGNon
avevo ancora fatto quello che definirei il mio primo film “adulto”,
ed ero terrorizzato all’idea che Schindler’s List fosse il mio
primo film, perché se non fossi stato abbastanza maturo? Ero certo
di non essere pronto ad affrontare la gravità di quell’argomento,
sia dal punto di vista morale che cinematografico, e sentivo di non
avere la saggezza necessaria per poter discutere la storia nelle
inevitabili conversazioni che tutti noi abbiamo dopo che i nostri
film sono pronti per essere distribuiti. Ma non volevo impedire che
la storia si diffondesse nello Zeitgeist, così mi sono rivolto a
Sydney Pollack. Lui ci ha provato e ha deciso che non era in grado
di farlo. Forse a un certo punto ne ho parlato con Barry Levinson;
credo che Barry sia passato. Poi sono andato da Marty [Scorsese] e
Marty ne è rimasto incuriosito. È stato Marty a ingaggiare Steve
Zaillian, quindi il più grande contributo di Marty è stato quello
di trovare il miglior sceneggiatore per adattare il libro di
Keneally.
Il contributo di George Lucas
SPIELBERGTom
Pollock, che dirigeva la divisione lungometraggi della Universal,
mi disse: “Penso che sia fantastico che tu sia interessato a fare
Schindler’s List, ma prima devi finire Jurassic Park”. Stavo
lavorando a
Jurassic Park. Ho detto: “Penso di potermi sovrapporre. Posso
fare Schindler’s List mentre finisco Jurassic Park”. Tom si oppose.
Disse: “Jurassic Park è un grosso affare per questa società, non
puoi abbandonarlo”. Io dissi: “Tom, non lo abbandonerò. Ho già
finito il montaggio del film. Tutto quello che mi resta da fare è
mixarlo, segnarlo e correggere il colore”. E lui ha detto: “Beh,
non puoi farlo dall’Europa dell’Est”. E io risposi: “Sì che
posso”.
Pollock acconsentì. Spielberg
progettò di montare
Jurassic Park dall’Europa, ma in privato cercò aiuto negli
Stati Uniti per il missaggio del suono. La sua soluzione non è mai
stata riportata in precedenza.
SPIELBERGHo
chiamato George [Lucas, amico di lunga data e collaboratore
occasionale di Spielberg]. Gli ho detto: “George, sono nei guai. Lo
studio è molto arrabbiato con me perché non ho intenzione di mixare
Jurassic Park e di andare in Europa a fare Schindler’s List.
Potresti mixare Jurassic Park?”. Avevo già i suoi mixer al lavoro
sul film, così George disse che avrebbe preso il suo posto. E lui e
Kathy Kennedy hanno mixato il film.
Parlando del suo lavoro con
Schindler’s List il regista ha ammesso.
SPIELBERGÈ il miglior film che abbia mai
realizzato. Non dirò che è il miglior film che abbia mai
realizzato. Ma attualmente è il lavoro di cui sono più
orgoglioso.
Schindler’s List è
stato selezionato per le liste AFI e Time dei 100 più grandi film
di tutti i tempi, per la lista del Vaticano dei 45 film più
importanti di sempre e per il National Film Registry della Library
of Congress.
Prima della formazione dei DC
Studios, la Warner Bros. stava progettando un film live-action su
Batman Beyond. L’idea era che il
Cavaliere Oscuro di Michael Keaton passasse il testimone a
Terry McGinnis, permettendo così al DCEU di
dotarsi di un nuovo Batman più giovane. Ora che c’è però in
programma il film
The Brave and the Bold, diretto da Andy
Muschietti, Batman Beyond sembrerebbe essere
stato abbandonato. Si apprende però che lo scrittore e regista
Patrick Harpin e lo scenografo/produttore
Yuhki Demers (anche coinvolto in Spider-Man: Across the
Spider-Verse) hanno proposto alla Warner Bros. un film
d’animazione proprio su Batman Beyond nel corso dello
scorso anno.
“Cinque mesi fa Patrick Harpin è
entrato alla Warner Bros. e ha proposto un film d’animazione di
Batman Beyond“, ha rivelato Demers su X (ex
Twitter). “Prima di proporlo, ci hanno avvertito: ‘Non c’è
assolutamente modo di fare un film su Beyond’, ma hanno apprezzato
il nostro entusiasmo“. “Abbiamo proposto la bozza
dell’intero film e quello che era iniziato come un ‘mai’ si è
trasformato in un ‘forse’“, ha aggiunto lo scenografo. Stando
a quanto riportato, non sembra che i DC Studios o James Gunn siano stati coinvolti in questo
incontro, dato che il regista ha poi aggiunto: “Da allora, ci
siamo fatti strada all’interno della compagnia sperando di arrivare
a James
Gunn. Ma per ora, ecco un assaggio di ciò che abbiamo
preparato“.
Demers ha poi condiviso alcuni
accattivanti concept art del film su Batman Beyond da loro
proposto e risulta facile credere che il “mai” si sia trasformato
in un “forse”. Ad oggi il progetto non è ancora stato confermato,
ma potrebbe benissimo fare parte dell’Elseworlds,
insieme a quei titoli come The Batman – Parte 2 e
Joker: Folie à Deux che non fanno
ufficialmente parte del canone del DCU. Condividendo queste immagini sui social
media, si ha l’impressione che Demers e Harpin, raccogliendo un
eventuale risposta positiva dei fan, sperino di incentivare lo
studio a finanziare il progetto.
5 months ago Patrick Harpin walked into
@wbpictures @DCofficial
and pitched a 𝘉𝘢𝘵𝘮𝘢𝘯 𝘉𝘦𝘺𝘰𝘯𝘥 Animated Feature.
Before we pitched, they warned us "there is absolutely no way we
can do a 𝘉𝘦𝘺𝘰𝘯𝘥 movie", but they loved our enthusiasm. We pitched
the outline for the… pic.twitter.com/1mhFyu6NUp
La serie televisiva originale
Batman Beyond è stata presentata nel 1999
e seguiva Terry McGinnis, un adolescente che assume il mantello di
Batman sotto la guida dell’anziano Bruce Wayne. In questa Gotham
del futuro, Terry indossa una tuta da pipistrello altamente
tecnologica, ereditando l’eredità del Cavaliere Oscuro originale.
Si tratta della continuazione delle serie animate sul Cavaliere
oscuro dopo Batman e Batman – Cavaliere della
notte e si esplora il lato più oscuro di molti progetti di
Batman, giocando su elementi chiave come le emozioni, relazioni
personali, la paura dell’ignoto, il cyberpunk e altri elementi
della fantascienza, come le questioni e dilemmi dell’innovazione e
del progresso tecnologico e scientifico. È anche la prima serie di
Batman che ritrae l’eroe come un adolescente.
Come annunciato nel giugno dello
scorso anno, il regista Andy Muschietti, noto per
aver diretto la trasposizione cinematografica di It e il film The
Flash, è stato scelto da James Gunn per dirigere
The Brave and the Bold, incentrato su Batman e il
Damian Wayne, ovvero Robin. Recentemente, tuttavia, era emersa la
notizia secondo cui Muschietti era stato licenziato
dall’adattamento, forse per via dei lunghi tempi di attesa
richiesti dal regista, attualmente al lavoro sulla
serie Welcome
to Derry.
Jeff Sneider,
ex giornalista del settore di Hollywood e ora affidabile scooper,
ha però riferito che, stando almeno alle sue fonti, Muschietti è
ancora il regista del film. Inoltre, non appena si è diffusa la
voce del possibile licenziamento di Muschietti, sono anche emerse
le immagini del suo posto auto nel lotto della Warner Bros. con
tanto di golf cart a tema Batmobile, che sembrerebbero dunque
smentire ulteriormente tali rumor. Potrà forse volerci più del
previsto prima di avere novità su The
Brave and the Bold, ma Muschietti sarebbe dunque ancora
saldamente al timone del progetto.
Andy Muschietti is STILL ON to direct Batman
the ‘BRAVE AND THE BOLD’.
Tutto quello che sappiamo su
The Brave and the Bold
Parlando l’anno scorso dei piani dei
DC Studios per
The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è
l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di
Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo
l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato
cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo
figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato
sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di
Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi
giorni“.
Il co-CEO dei DC Studios, Peter
Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio
che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’
allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori
dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“.
L’uscita di The
Batman – Parte 2 di Matt Reeves è prevista per il
2025, e ci aspettiamo che il Crociato incappucciato del
DCU faccia
il suo debutto – insieme a Robin – un po’ più avanti nel tempo, in
base a un precedente aggiornamento del co-CEO dei DC Studios
James Gunn. Alla domanda dello scorso novembre
su un possibile annuncio del casting di Bruce Wayne, il regista ha
risposto: “No. Non abbiamo ancora una sceneggiatura”.
È ancora molto presto per questo
progetto e probabilmente non arriverà nelle sale prima del 2027. Il
regista Andy Muschietti, che Gunn
ha ingaggiato dopo essere rimasto impressionato dal suo lavoro su
The
Flash, si pensa si stia concentrando sulla serie
televisiva Welcome
to Derry, quindi la pazienza sarà fondamentale quando
si tratterà di vedere il Cavaliere Oscuro del DCU sui nostri
schermi… a meno che non si presenti prima della sua uscita in
solitaria, ovviamente!
A differenza di Supergirl, questo
non accadrà in Superman:
Legacy, poiché James Gunn ha recentemente confermato che
Batman non sarà tra gli eroi che appariranno nel prossimo
reboot dell’Uomo del Domani.
Dopo la messa in onda degli
episodi 9 e 10 che abbiamo recensito
qui, oggi vi svegliamo le anticipazioni dei nuovi episodi di
terza stagione della serie tvDOC
– Nelle tue mani che andranno in onda questa sera
giovedì 22 Febbraio, in prima serata su Rai 1. Ecco
le anticipazioni dell’episodio settimo e ottavo, che si intitolano
rispettivamente “Lontani” e “La scossa”.
Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO
11, “Lontani”
Le parole di Agnese hanno creato
una frattura fra lei e Andrea, che deve fare anche i conti con la
lontananza da Giulia, in trasferta a Roma per la sua ricerca. In
reparto la situazione è al limite: Teresa deve fare miracoli per
trovare un posto per la figlia di Diana, donna rincontrata dopo
anni da Andrea, ricoverata nonostante i dubbi della madre. Anche
Elisabetta, paziente seguita da Damiano, viene ammessa in reparto
dopo alcuni giorni di malessere che potrebbero essere spia di un
problema ben più grave.
Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 12
“La scossa”
Un violento terremoto semina il
panico all’Ambrosiano: Lin teme che possa essere successo qualcosa
alla sua famiglia; Ric arriva a una decisione sulla proposta fatta
da Laura, nuotatrice paralimpica; Federico deve effettuare un
intervento per cui non si sente pronto; Martina fa un incontro che
rischia di portare a galla il suo segreto; Giulia, invece, deve
gestire il reparto perché Doc è bloccato in un ascensore e deve
salvare una paziente incinta.
DOC
– Nelle tue mani è una produzione Lux Vide,
società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai
Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC
– Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del
Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor
Andrea Fanti (Luca
Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di
primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o
quasi) ritenevano perduti per sempre.
DOC – Nelle tue mani, la
serie
DOC
– Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI
FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una
produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in
collaborazione con Rai Fiction
Nel cast di DOC
– Nelle tue mani
Luca Argentero,
Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti,
Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio,
Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La
regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4),
Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo
Oleotto (ep. 11-16).
Le riprese della serie si sono
svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location
ospedaliera il
Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di
Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.
Il finale della seconda stagione di
Resident
Alienha visto Harry, Asta e la
città di Patience in pericolo più che mai a causa di una nuova
minaccia rappresentata dai Grigi e dall’arrivo di Joseph Rainier.
Resident Alien – stagione 2 ha rivelato una minaccia più
grande di qualsiasi altra quando una versione passata di Harry
(Alan Tudyk) di nome Goliath ha rivelato che la loro razza aveva
ceduto la Terra ai Grigi, che erano determinati a sterminare
l’umanità. La minaccia è così reale che alla fine della stagione
Harry si allea con la sua ex nemica, il generale McCallister (Linda
Hamilton), poiché lei è l’unica con le risorse per fermare i
Grigi.
Anche gli abitanti di Patience
hanno subito una crescita e un cambiamento sotto altri aspetti.
Asta (Sara Tomko) ha cercato di ricostruire il rapporto con sua
figlia Jay (Kaylayla Raine). D’Arcy (Alice Wetterlund) ha
sviluppato una dipendenza dagli antidolorifici quando l’allenamento
per un imminente torneo di sci le ha rovinato il ginocchio. Il vice
sceriffo Liv (Elizabeth Bowen) chiama Peter Bach, il cacciatore di
alieni (Terry O’Quinn), per indagare sugli avvistamenti alieni a
Patience, mentre lo sceriffo Mike (Corey Reynolds) non è d’accordo.
Kate (Meredith Garretson) e Ben (Levi Fiehler) affrontano invece il
ritorno del sonnambulismo cronico di Ben. Tutto questo porta a un
finale davvero scioccante e alla conclusione della seconda stagione
di Resident Alien.
Chi (o cosa) è Joseph Rainier,
esattamente?
L’ibrido umano-alieno è un
nemico… ma potrebbe diventare un amico
Per gran parte della seconda
stagione di Resident Alien, l’assassino interpretato da Enver
Gjokaj era senza nome, così come la sua esatta fedeltà.
Considerando che la sua primissima scena ha rivelato che sbatté
le palpebre con un paio di membrane nittitanti verticali, il
suo status di alieno o ibrido alieno di qualche tipo è stato
confermato, ma non era del tutto chiaro cosa o chi fosse. In
seguito è stato rivelato che era la talpa nell’unità del generale
McAllister quando ha sparato e ucciso Peter Bach mentre Peter e
Harry si erano infiltrati nella base segreta del generale per
salvare il bambino di Harry e il figlio di Peter, Robert (Paul
Piaskowski).
Il finale della seconda stagione di
Resident Alien ha rivelato chi era il misterioso assassino.
Si chiama Joseph Rainier ed è uno dei Grigi. Considerando che va in
giro sotto forma umana e che, finora, non è stato detto che i Grigi
siano in grado di mutare forma come la razza aliena di Harry,
Joseph è quasi certamente un ibrido tra un umano e un alieno
Grigio. Qualunque cosa sia, è lì per compiere la missione dei Grigi
di integrarsi con l’umanità prima di sterminarla completamente. In
qualità di nuovo vice del dipartimento di polizia di Patience, sarà
una spina nel fianco ancora più fastidiosa per Harry nella terza
stagione. Resta da vedere se il suo lato umano prevarrà e se
mostrerà qualche qualità positiva.
Cosa vogliono i Grigi dal
bambino di Ben e Kate
La rivelazione su Ben e Kate è
stata la svolta più terrificante della terza stagione
Joseph Rainier non è un’anomalia.
Il finale della seconda stagione di Resident Alien ha
rivelato il colpo di scena più terrificante di tutti: gli episodi
di “sonnambulismo” di Ben erano in realtà rapimenti alieni da
parte dei Grigi. I Grigi hanno anche rivelato di avere il
bambino di Ben e Kate; all’inizio della stagione, la trama della
gravidanza di Kate si era improvvisamente risolta quando lei aveva
fatto un secondo test di gravidanza e aveva scoperto di non essere
incinta, dopotutto. A quanto pare, i Grigi le hanno rubato il feto
dal grembo e ora lo stanno crescendo a bordo della loro nave in una
sorta di grembo sintetico come uno dei loro bambini ibridi.
La rivelazione straziante solleva
più domande che risposte. Ci si chiede perché i Grigi siano
interessati a certi feti e, in particolare, a quello di Kate e Ben.
Potrebbe avere qualcosa a che fare con Max: dopotutto, è una
delle poche persone sulla Terra in grado di vedere attraverso i
travestimenti e i dispositivi di occultamento degli alieni,
quindi forse gli alieni vogliono fare esperimenti sul suo futuro
fratellino. O forse Max stesso è un ibrido. I Grigi hanno rapito
Ben fin da quando era bambino; chissà cosa gli hanno fatto
geneticamente o come lo hanno manipolato.
Il vice sceriffo Liv ha visto
Ben rapito quando erano bambini?
È possibile che Liv abbia un
suo trauma personale
La rivelazione che Ben è stato
rapito regolarmente dai Grigi per tutta la sua vita porta
naturalmente a chiedersi se anche Resident Alien, la vice
sceriffo Liv, abbia vissuto la stessa esperienza senza rendersene
conto. A differenza di Ben, Liv non ha mai dimenticato il loro
incontro con l’UFO alieno nel bosco durante la gita in
campeggio della loro infanzia, ma i suoi ricordi erano confusi.
Tuttavia, quando ha sentito il pianto del bambino alieno di Harry,
qualcosa si è risvegliato in lei e i ricordi di quella notte hanno
iniziato a riaffiorare.
Tuttavia, Liv non ha mai sofferto
di sonnambulismo né ha mai avuto strani vuoti di memoria, quindi le
prove indicano che i Grigi non l’hanno rapita come hanno fatto con
Ben. Liv ricorda quella notte, però, e questo ha plasmato la sua
personalità: infatti, è l’unica persona nella città di Patience che
crede sinceramente negli UFO e negli alieni senza avere alcuna
prova. Uno dei possibili motivi per cui il ricordo è rimasto
impresso nella sua mente potrebbe essere che Liv ha assistito al
rapimento di Ben quando erano bambini; se nella terza stagione
scopriremo che ricorda più dettagli di quella notte, potrebbe
essere che abbia visto il suo amico venire portato via e che i
Grigi le abbiano cancellato la memoria.
Uno dei possibili motivi per
cui quel ricordo è rimasto impresso nella sua mente potrebbe essere
che Liv ha assistito al rapimento di Ben quando erano
bambini.
Cosa succederà alla bambina di
Harry, Bridget?
Bridget potrebbe davvero
diventare un ponte tra due mondi
Harry raramente sceglie di essere
veramente altruista in Resident Alien, ma la paternità fa
emergere il suo altruismo quando si tratta della sua bambina,
Bridget. Quando viene a sapere da Joseph Rainier che il suo popolo
ha rinunciato alla conquista della Terra e l’ha ceduta ai Grigi,
Harry usa la nave di fuga che Joseph ha lasciato per lui per
mandare Bridget dal suo popolo e sul loro pianeta natale vicino
alla costellazione dell’Orsa Maggiore. Harry ha buone intenzioni,
ma considerando che Bridget è per metà umana e che la razza di
Harry è spietata e sanguinaria, è possibile che Bridget corra
più pericoli che se fosse rimasta sulla Terra.
Tuttavia, probabilmente non è
l’ultima volta che il pubblico vedrà Bridget. Il fatto che Harry
abbia avuto un figlio e abbia instaurato un legame con lui è una
storia troppo importante per finire così. Harry e Sahar hanno
chiamato il bambino “Bridget”, poiché è destinato a essere un ponte
tra la razza di Harry e gli umani; il bambino avrà sicuramente un
ruolo fondamentale da svolgere in futuro. La sua introduzione e la
sua partenza hanno preparato Bridget a essere forse colei che
unirà la razza di Harry agli umani nella loro imminente lotta
contro i Grigi, sia nella terza stagione di Resident
Alien che in quelle successive.
Cosa è successo a Robert (e
come il generale McCallister l’ha catturato)
La storia di Robert è la più
misteriosa di tutte
Robert, come Bridget, è un
personaggio che non ha avuto molto spazio nella seconda stagione di
Resident Alien, ma probabilmente avrà un ruolo più
importante nella terza stagione. Come il bambino di Kate e Ben,
Robert doveva essere il figlio di Peter Bach e sua moglie Jenny.
Tuttavia, i Grigi hanno rubato Robert dal grembo di Jenny quando
era ancora un feto, ma ogni pochi anni rapivano lei e Peter e
permettevano loro di vedere il figlio.
È qui che la storia di Robert
diventa confusa. Quando viene presentato per la prima volta nella
seconda stagione di Resident Alien, è uno dei prigionieri
nella struttura segreta del generale McCallister. Lei lo aveva
rapito in precedenza e lo teneva prigioniero nella struttura,
pensando che fosse un alieno. Non è chiaro quando i Grigi
abbiano lasciato andare Robert e perché, né come sia stato
rapito dal generale McCallister. Se avesse avuto tempo nel mondo
umano normale tra il momento in cui è stato liberato dai Grigi e
quello in cui è stato catturato da McCallister, è logico pensare
che avrebbe cercato i suoi genitori e si sarebbe riunito con loro.
Ora che la fine della seconda stagione di Resident Alien lo
vede rapito ancora una volta dai Grigi, Robert è destinato a
giocare un ruolo importante nella trama futura.
Le interviste in stile
documentario erano reali?
È stato un bel gesto non solo
nei confronti di Peter Bach, ma anche dei veri rapiti dagli alieni
e di chi ha vissuto esperienze simili.
Il finale della seconda stagione di
Resident Alien ha visto l’episodio finale discostarsi dal suo
formato abituale per alternare l’azione consueta a interviste in
stile documentario a testimoni e rapiti alieni. La vice Liv è una
delle intervistate e finalmente dice la verità in un’affermazione
commossa: “Credo negli alieni”. La sua inclusione conferma
che le testimonianze riprese dalla telecamera sono frammenti del
documentario che Peter Bach aveva detto di stare realizzando.
Liv sembra aver superato la sua paura del ridicolo per partecipare
al documentario come modo per onorare la memoria di Peter.
In un divertente colpo di scena,
tuttavia, lo showrunner Chris Sheridan ha rivelato in un’intervista
a
SyFy che le interviste sono tutte di persone reali che hanno
avuto esperienze reali con incontri con alieni o UFO.
Inizialmente, ha spiegato, il piano era quello di far raccontare
solo la storia del vice Liv, ma poi l’idea si è evoluta.
“Ma poi ho pensato che sarebbe stato bello rompere un po’ la
quarta parete intervistando persone reali che hanno avuto
esperienze reali e mostrando le interviste come parte dello stesso
documentario, il che avrebbe potuto rendere la [storia] di Liv più
credibile e farla sembrare ancora più reale… Per le persone che
credono a queste cose, e io ci credo, ci sono persone che sono
state rapite per tutta la vita e forse non se lo ricordano nemmeno
fino a tarda età. Sono ipnotizzati e queste immagini tornano alla
loro mente”.
Avere quel tipo di esperienza,
anche solo una volta, sarebbe sconvolgente. Essere rapiti più e più
volte, come è successo ad alcune persone reali, può rovinare la
vita di una persona. Questo aspetto è esplorato un po’ nel
personaggio di Ben. La sua ansia e insicurezza, insieme al suo
costante senso di fatalità, hanno molto più senso dopo la
rivelazione nella seconda stagione di Resident Alien che è stato
rapito fin dall’infanzia dai Grigi. Anche se non se lo ricorda,
Ben è rimasto con la sensazione che nessuna delle persone nella
sua vita abbia mai voluto proteggerlo quando era bambino,
rafforzando ulteriormente i temi della genitorialità e della
protezione della seconda stagione di Resident Alien.