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Povere Creature!, Willem Dafoe: “È stato un set molto felice”

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Povere Creature!, Willem Dafoe: “È stato un set molto felice”

Prossimamente al cinema con Povere Creature!, nuovo film di Yorgos Lanthimos Leone D’Oro a Venezia 80 (qui la nostra recensione), Willem Dafoe racconta la genesi del suo personaggio, Godwin, un moderno Frankenstein che si lascia trascinare dai sentimenti. Il suo viaggio nel mondo del cinema inizia negli anni Ottanta e dopo oltre quarant’anni ottiene finalmente la sua stella sulla Walk of Fame. Questo riconoscimento tanto ambito lo ha condiviso con amici e colleghi che sono stati al suo fianco durante la cerimonia:

È stato un bel momento pieno di amici e di persone con cui ho lavorato che sono venuti per me. Pedro Pascal, con il quale avevo lavorato come attore, e Patricia Arquette hanno tenuto discorsi meravigliosi, mi sono sentito parte di una comunità. Il fatto di avere una stella è una cosa universalmente riconosciuta, è difficile pensare che quella mattonella vivrà più di me“.

Il lavoro con Povere Creature!

Povere Creature! sarà al cinema dal 25 gennaio. Willem Dafoe interpreta una versione moderna di Frankenstein che si discosta moltissimo però dall’idea di orrore e repulsione. Il merito è ovviamente del regista Yorgos Lanthimos e di Emma Stone, protagonista indiscussa della scena: “Lanthimos è veramente un regista che ha la capacità di creare fantistici mondi. Il teso era molto forto e noi attori entravamo in scena senza una guida poi era lui a guardarci e dare tutte le indicazioni e gli aggiustamenti. Emma [Stone] è fantastica, il film è incentrato su di lei, e noi eravamo lì per darle supporto. Ho visto il bellissimo rapporto che ha con Yorgos. È stato un set molto felice“.

I personaggi che interpretato negli anni hanno sempre una cosa in comune: quello di trasformare Dafoe in un uomo completamente nuovo. Che sia il Goblin in Spider-Man o Godwin di Povere Creature! passare il tempo nella sala trucco non è un problema: “L’ho fatto in passato e probabilmente lo farò ancora, è un fantastico mezzo perché hai la possibilità di lavorare con una maschera. Puoi guardarti allo specchio e ti vedi scomparire ma allo stesso tempo vedi apparire altro. È uno strumento meraviglioso dove scopri che puoi provare altri tipi di sentimenti. Non è comodo ma ne vale la pena“.

Nel film si parla tanto di libertà soprattutto dal punto di vista femminile: “La rappresentazione degli uomini in questo film è che sono oppressivi nei confronti delle donne, però nel film viene mostrato anche che le donne hanno una grande forma di libertà. Ma siamo ora in un momento dove c’è un cambio di posizione delle donne rispetto al rapporto con gli uomini nel passato. Questo film esprime una liberazione attiva ed è un qualcosa che vediamo attraverso gli occhi di una donna“.

Povere Creature! Emma Stone

Il futuro di Willem Dafoe

Dopo la stella sulla Walk of Fame e il tour promozionale per Povere Creature! ci si chiede se Willem Dafoe abbia ancora sogni nel cassetto, ruoli che vorrebbe interpretare: “Non ho una risposta a questa domanda. Ho sempre progetti o ruoli che mi piacerebbe interpretare che sono legati a proposte o persone. Ma allo stesso tempo do il meglio di me quando ci sono personaggi da creare. il processo di creazione che faccio con i personaggi che interpreto è la parte del lavoro che conta di più per me”.

Lungo la sua carriera ha lavorato con ogni genere di autori e registi che hanno contribuito a formare il suo punto di vista cinematografico: “I registi sono sempre stati importanti per me. Perché come attore è fondamentale concedersi alla persona che ha una visione così forte di un film. Quello che mi piace molto è avere a che fare con una persona che ha una visione molto chiara e te la spiega, tu poi fai il resto: cerchi in tutti i modi di abitare quella sensazione di farla tua. Non deve essere qualcosa che capisco immediatamente ma qualcosa che mi viene presentato e che poi posso trasformare a dare vita all’idea del personaggio“.

Appuntamento a Land’s End: recensione del film con Timothy Spall

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Appuntamento a Land’s End: recensione del film con Timothy Spall

Appuntamento a Land’s End di Gillies MacKinnon è il tipico film inglese. Ovvero, quello che possiede in genere una storia piuttosto semplice, piena di momenti toccanti e anche bizzarri e non prevede sequenze d’azione ma si basa e si vanta su una solida recitazione. Questo lungometraggio racconta di un anziano che intraprende un viaggio in autobus, attraverso la Gran Bretagna dalla Scozia alla Cornovaglia, per mantenere una promessa fatta alla moglie defunta. Non è esattamente un’idea che può attirare a prima vista, ma grazie al suo protagonista, invecchiato per il ruolo e interpretato dall’attore britannico Timothy Spall, questo titolo possiede i suoi momenti che emozioneranno chiunque lo vedrà.

La trama di Appuntamento a Land’s End

Tom Harper è da poco vedovo, è un uomo di ben 90 anni, ex soldato che ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale e che ha deciso d’intrapprendere forse il suo ultimo viaggio. Questo signore che ha passato la vita lavorando come meccanico, decide quindi di lasciare la sua casa, quella degli ultimi 50 anni in cui ha vissuto con il suo amore Mary, situata in una zona remota di una piccola città nel Nord della Scozia, pianificando un intero viaggio in autobus locali. Portando con se il minimo disponsabile, una valigetta che contiene i suoi affetti, tra cui anche le ceneri della moglie custodite in una scatola e la sua tessera abbonamento per viaggiare gratis sui bus parte per il luogo in cui è nato.

L’anziano è consapevole che questo percorso non sarà di certo una passeggiata ma con lo spirito che da sempre lo distingue come la costanza, la fedeltà e la serietà parte e per fortuna incontrerà, soprattutto, gente che l’aiuterà nella sua impresa. Inizia così questo viaggio di ben 1348 km fatto di splendidi paesaggi di natura incontaminata della Scozia e quelli più metropolitani inglesi. Tom Harper durante il film mostrerà anche tutto il suo carattere pieno di forza, del tutto in contrasto con la sua vecchiaia, come quando difenderà una ragazza musulmana molestata da un giovane razzista. Un aspetto che sarà notato e poi postato su instagram da alcuni ragazzi, tanto da far diventare virale questo indomito vecchietto in missione.

I primi che soccoreranno in Appuntamento a Land’s End il vecchio Tom saranno una giovane coppia di ritorno da una serata a teatro, che ospiterà l’uomo a casa loro, durante la sua prima notte di viaggio, dopo averlo trovato stanco e confuso in strada e alla ricerca del Bed and Breakfast che aveva prenotato. La mattina dopo ovviamente l’uomo lascia l’appartamento dei suoi gentili salvatori e ripartirà alla via d’altre lunghe giornate in autobus. Dopo un brutto episodio, in cui un controllore inglese butterà giù da un pulmam il protagonista perchè il suo abbonamento gratuito vale solo in Scozia, ovviamente la sua storia inizierà a girare sui social, ancora di più, arrivando pure sulle frequenze di una radio e nessuno più ostacolerà il suo viaggio.

Il signor Harper arriverà quindi a Land’s End in Cornovaglia, il punto più occidentale della terraferma d’Inghilterra, dove dopo aver visitato da solo la tomba del figlia morta di un anno Margaret, il protagonista viene accolto dagli applausi della gente corsa ad accoglierlo. Per Tom però c’è un ultimo passo da fare per concludere la sua promessa, quella di distribuire le ceneri di Mary nel mare e anche questa missione la concluderà al molo con l’aiuto di un bastone e della sua forza d’animo che da sempre possiede.

Timothy Spall come non l’aspetti

Timothy Spall è un volto noto del cinema, a lui sono sempre riservati quei ruoli da caratterista o spalla del cattivo di turno in saghe fantasy celebri come per citarne una quella di Harry Potter. Quest’attore britannico però è molto di più e in questo ruolo da protagonista ne conferma ancora una volta il suo talento, premiato a Cannes nel 2014 con Il Prix d’interprétation masculine per sua interpretazione del pittore Turner.

Appuntamento a Land’s End è molte cose, ma soprattutto è una commovente meditazione sulla vita, sull’amore e sugli impegni che prendiamo nei confronti delle persone a noi più care. È anche un bellissimo viaggio della memoria quella di Tom fatta di flashback ben gestiti dei momenti chiave con Mary, gli alti e bassi di un grande amore, che hanno definito il loro  matrimonio. Sono incorniciati come ricordi riportati alla mente di Tom durante le diverse tappe del suo pellegrinaggio meticolosamente pianificato per onorare una promessa alla sua amata moglie.

Griselda: recensione della serie Netflix con Sofía Vergara

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Griselda: recensione della serie Netflix con Sofía Vergara

“L’unico uomo di cui abbia mai avuto paura è stata una donna, chiamata Griselda Blanco”. Si apre con questa eloquente frase, attribuita a Pablo Escobar, la serie Netflix in sei episodi, disponibile dal 25 gennaio sulla piattaforma. Protagonista assoluta è Sofía Vergara, in una inedita veste drammatica, chiamata a dare corpo e anima alla Madrina del narcotraffico colombiano che negli anni ’70 e ’80 era in totale possesso dello spaccio in tutta Miami.

Griselda: l’Impero nato dalla fuga

Un impero, quello di Griselda, nato dalla fuga e dalla paura. Non c’è grande approfondimento nei fatti che la riguardano avvenuti a Medellín, ma la storia prende le mosse da quando la donna trova il modo di ribellarsi e scappare da suo marito Alberto, narcotrafficante leader nel settore, che controllava i flussi dal centro colombiano fino a New York. Intuiamo che l’infanzia e la prima giovinezza di Griselda sono state dure, è stata picchiata, forse violentata e costretta a prostituirsi, ma in qualche modo è sopravvissuta e, quando il marito le ha chiesto l’indicibile, lei ha trovato il coraggio di scappare, non senza regalargli un colpo quasi letale, prima.

La troviamo in fuga a Miami, sola, con un chilo chi cocaina purissima e tre figli. Quel panetto è la chiave per la sua libertà, il primo mattone di un impero che lei già immagina, e disegna nell’aria con la punta della sua sigaretta, un gesto quasi rituale che l’accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni: tratteggiare i suoi possedimenti, che siano esse case, persone, cose desiderate e che arriveranno.

Da questo punto in poi, Griselda mette in atto il suo piano che la porterà a governare letteralmente la città di Miami, mentre con pungo di ferro, ferocia e determinazione costruisce il suo impero e la sua ricchezza, facendosi strada, sola, in un mondo di uomini.

Un tentativo di empatizzare con un mostro

Creata da Eric Newman, Doug Miro, Ingrid Escajeda e Carlo Bernard, la serie sembra porsi l’obbiettivo di raccontare un personaggio sicuramente affascinante ma anche controverso e oggettivamente malvagio, crudele. Tuttavia, forse perché si fatica ancora a raccontare le donne con la stessa onestà con cui si raccontano gli uomini, la scrittura e la regia tentano costantemente di innalzare in qualche modo la figura di Griselda.

Non è solo un’aspirante narcotrafficante, è anche una donna in fuga, vittima di violenza, non è solo una crudele mandante di omicidi efferati, è una donna che combatte per il suo posto nel mondo, non è la Madrina della droga di tutta Miami, è anche colei che tiene alla cura e alla protezione di chi lavora per lei. E se da una parte è vero che uomini e donne nelle stesso posizioni di potere possono avere priorità e atteggiamenti differenti, è altrettanto vero che raccontare una figura femminile così efferata e terribile, sembra mentalmente ancora difficile, perché la donna è prima di tutto “cura e rifugio” nel sentire comune. E quindi gli sceneggiatori decidono di far leva sulla maternità di Griselda, l’elemento che la tiene ancorata all’umanità, che dovrebbe creare empatia con il pubblico e essere la chiave per la sua comprensione.

Griselda serie tv 2024Griselda Madre e Madrina

Proprio su questo elemento si fonda il punto di svolta nella trama della serie: quando un bambino molto piccolo muore, vittima involontaria di omicidi da lei ordinati, Griselda sembra avere una crisi di identità e tutto quel valore che lei per prima attribuiva al suo essere non solo madre amorevole per i suoi figli, ma anche madrina protettrice per chi dipende da lei, sembra ritorcersi contro di lei. Paranoia, insicurezza, mancanza di fiducia in se stessa deflagrano nell’intimità del personaggio che si lascia cadere in una spirale di autodistruzione che, ancora una volta, trova la giustificazione in un trauma. Di nuovo, per essere “così cattiva” una donna criminale ha bisogno di una causa scatenante indotta. Sembra che sia ancora impossibile raccontare figure femminili genuinamente cattive e negative (cosa che nessuno trova difficile nei confronti invece di un uomo). Le conseguenze dello stilnovismo, si potrebbe dire!

Due donne: una contro l’altra e l’altra contro il mondo

Parallelamente alla vita della protagonista, la serie ci racconta anche un’altra storia, quella di June Hawkins (interpretata da Juliana Aidén Martinez), detective della polizia di Miami che ha fatto della caccia a Griselda la sua ragione di vita. Sarebbe improprio però dire che le due donne sono l’una contro l’altra, perché non hanno le stesse priorità né condividono gli stessi obbiettivi, pur se lo loro storie partono dallo stesso presupposto: se da una parte le accomuna la fatica di dover emergere in un mondo che non le vede capaci di fare il loro lavoro, le allontana il fatto che la poliziotta dedica la sua vita alla caccia della criminale, mentre quest’ultima è sola contro il mondo, e June, per lei, rappresenta solo un’altra difficoltà, l’ennesima.

La contrapposizione con il personaggio di June concede a Sofía Vergara la possibilità di lavorare anche per contrasto con una figura così inquadrata e equilibrata, decisa e focalizzata sul suo obbiettivo. Griselda alterna invece momenti di estrema lucidità e capacità di calcolo, con eccessi di ferocia e disordine, permettendo all’attrice, che tutti amiamo nei panni di Gloria Pritchett, di offrire una gamma di emozioni molto intense, spesso esagerate, ma efficaci a restituire questo personaggio così complesso.

Sofía Vergara si trasforma in Griselda

Il regista Andrés Baiz e il suo team hanno chiaramente lavorato con grande affinità con Vergara che si è immedesimata nel ruolo anche grazie a un lavoro di mimesi e costruzione del personaggio, dal trucco e parrucco, alle movenze, al guardaroba fino alle sottilissime sopracciglia e alle sigarette che Griselda fumava di continuo. Per non parlare poi del contesto storico: Vergara stessa ha raccontato che essendo cresciuta nel mondo della Colombia degli anni ’70-’80 conosce in prima persona il mondo di Griselda, e non le è stato troppo difficile doverlo immaginare.

Pur essendo una potente esplorazione della vita di uno dei personaggi più significativi della storia del narcotraffico sudamericano, Griselda denuncia il fatto che i narratori contemporanei faticano ancora ad attribuire caratteristiche completamente negative a un personaggio femminile protagonista. La storia è solida, il ruolo offre mille sfide, i riferimenti reali ricchi di possibilità, eppure il mondo non è ancora pronto per un villain donna, anche se è passata alla storia come l’unica ad aver mai intimorito Pablo Escobar.

Griselda. Sofia Vergara as Griselda in episode 105 of Griselda. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

Sudestival 2024, dal 26 gennaio al 15 marzo, annunciato il programma

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Dal 26 gennaio al 15 marzo 2024 torna il Sudestival, il festival della Città di Monopoli, progetto dell’Associazione Culturale Sguardi, fondato e diretto da Michele Suma. Il festival è espressione dell’Apulia Cinefestival Network, afferisce all’AFIC ed è componente della Rete dei Festival dell’Adriatico.

Giunto alla sua 24esima edizione, il Sudestival è il punto di riferimento del cinema italiano di qualità in Puglia, grande schermo delle opere prime del cinema italiano, della recente produzione di DOC e di cortometraggi italiani, nella splendida cornice della città di Monopoli.  Il tema dell’imprevisto, del caso, dell’instabilità della vita sarà il fil rouge dell’edizione, che vedrà il fulcro come sempre nel concorso dei lungometraggi, con due anteprime nazionali, a cui si affiancherà il concorso dei documentari – a cura di Maurizio Di Rienzo -, la sezione Gli Imprescindibili, le Masterclass, Corta è la notte – selezione di cortometraggi a cura de La Rete dei festival dell’Adriatico – e il cinema per i più piccoli con la sezione Kids – a cura di Marino Guarnieri. A chiudere il ricco programma l’Omaggio a Carlo Delle Piane e l’Omaggio a Walter Chiari nel centenario della sua nascita.

Primo e unico festival di cinema italiano a svolgersi lungo un inverno, il Sudestival inaugura la sua 24esima edizione sabato 27 gennaio con la tradizionale Sezione “L’attore/attrice dietro la macchina da presa”. Due gli appuntamenti: la sera del 27 gennaio con Alessandro Roja, ospite in sala, e la sua opera prima, Con la grazia di un Dio, che vede protagonisti Tommaso Ragno e Maya Sansa; la sera del 28 gennaio con Kasia Smutniak, ospite in sala con il suo Mur, debutto dietro alla macchina da presa dell’attrice sulle tragiche conseguenze sociali, culturali e politiche del muro tra Polonia e Bielorussia.

Il ricco weekend d’apertura sarà impreziosito dall’evento speciale, in occasione della Giornata della Memoria, che vede protagonista Marco Belpoliti e la sua lectio magistralis su “Leggere Se questo è un uomo di Primo Levi, a cui seguirà la proiezione de La strada di Levi di Davide Ferrario, che celebra l’appena trascorso sessantennale della pubblicazione de La tregua di Primo Levi, testimoniando la consueta attenzione del festival anche alla storia, alla letteratura e alla formazione.

Si entra nel vivo del concorso lungometraggi il 2 febbraio con Come pecore in mezzo ai lupi, proiettato alla presenza della regista Lyda Patitucci. A seguire, il 9 febbraio sarà la volta di Castelrotto di Damiano Giacomelli – presentato in anteprima, e la settimana successiva di Doppio Passo di Lorenzo Borghini.  Il 23 febbraio il quarto film in concorso, Gli ospiti, diretto da Svevo Moltrasio e il 1° marzo, seconda anteprima della sestina, Roma Blues di Gianluca Manzetti. Ultimo titolo in concorso, l’8 marzo, Denti da squalo di Davide Gentile.

Ad affiancare il concorso dei lunghi, l’immancabile sezione DOC, che porta per la prima volta in Puglia alcuni dei titoli più interessanti nello scenario dei documentari italiani. La sezione concorsuale, curata da Maurizio Di Rienzo, si apre il 1° febbraio con Adesso vinco io di Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei (anteprima), e prosegue l’8 febbraio con Roma Santa e dannata di Daniele Ciprì; il 15 febbraio con Semidei di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta (anteprima), Mimmo Lumano di Vincenzo Caricari il 22 febbraio (anteprima), Profondo Argento di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa il 29 febbraio e, infine, il 7 marzo Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler.

Primo in Italia, alla luce della recente scomparsa, il Sudestival dedica la propria tradizionale retrospettiva “Gli imprescindibili” a Giuliano Montaldo, regista e attore pietra miliare della storia del cinema italiano. Si parte domenica 28 gennaio con Sacco e Vanzetti, accompagnato dalla presenza del regista Inti Carboni (nipote di Montaldo), che inaugurerà lo sguardo retrospettivo della sezione. La retrospettiva proporrà Giordano Bruno il 3 febbraio, il 10 febbraio L’Agnese va a morire, il 17 febbraio I demoni di San Pietroburgo e, infine, L’industriale il 24 febbraio.

Unico festival di cinema in Italia che ha come cuore pulsante un gruppo di docenti di istituti superiori, il Sudestival dedica grande attenzione ed energie alle Masterclass, sezione che coinvolge con grande entusiasmo centinaia di giovani studenti del territorio. È un momento di arricchimento e di confronto del “cinema che ti parla”, che anche quest’anno vedrà protagonisti nomi di fama internazionale interloquire con i giovani delle scuole superiori. Ad aprire la sezione, fiore all’occhiello del Festival, il direttore della fotografia Luca Bigazzi sul tema “Il ruolo strategico della luce nell’opera filmica: Amusia” insieme al regista Marescotti Ruspoli. Un ritorno al Sudestival per Fabio Mollo, che presentò la sua opera prima nel lontano 7 marzo 2014. L’autore terrà l’incontro, il 27 gennaio, intitolato “Dalla pagina allo schermo: la regia di Nata per te”. Il 2 febbraio Pippo Mezzapesa e Antonella Gaeta proporranno il tema “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e realtà: Ti mangio il cuore”. Il 23 febbraio Ciro D’Emilio, altro esordio del Sudestival, sarà protagonista de “La regia tra narrazione e visione”. L’ultimo weekend del Festival vedrà il 14 marzo il montatore Marco Spoletini con “Le strategie di montaggio in Io capitano” e il 15 marzo lo sceneggiatore Salvatore De Mola che illustrerà “La scrittura della storia in Fango e Gloria”.

Insieme alle masterclass pensate per i più giovani, la sezione Kids è invece dedicata ai giovanissimi, ai bambini delle scuole primarie della città, con la direzione artistica di Marino Guarnieri, regista e illustratore, già presidente di ASIFA Italia, e i laboratori curati da Jacopo Selicati, dell’Allegra Brigata di Monopoli. Si parte il 9 febbraio con il laboratorio didattico a cura di Marino Guarnieri, incentrato sul linguaggio del cinema d’animazione e sulle tecniche di lavorazione adoperate nei film in concorso.

In occasione del centenario della nascita, il Sudestival dedicata un omaggio a Walter Chiari, con la presentazione in anteprima al Sud di 100% Walter. Biografia di un genio irregolare (Baldini e Castoldi) di Simone Annichiarico e Michele Sancisi, entrambi ospiti in sala. Ad affiancare il libro anche la proiezione del doc Meglio esser chiari di Cecilia Formenti, con Simone Annichiarico, e del famoso Walter e i suoi cugini di Marino Girolami. Il 26 gennaio sarà inoltre presentato in anteprima regionale il libro Carlo Delle Piane, l’uomo che ho amato (Martin Eden) a cura di Anna Crispino Delle Piane, scrittrice e moglie dell’attore, ospite in sala.

Il festival vivrà anche la propria dimensione internazionale grazie al gemellaggio con il Golden Apricot International Film Festival di Jerevan (Armenia), dedicando la giornata del 14 marzo alla proiezione di due opere armene selezionate dal GAIFF: Luka di Jessika Woodworth e Tonratun di Inna Sahakyan. Chiuderà la giornata l’Omaggio a Charles Aznavour, in occasione del centenario della nascita, con la proiezione di Tirate sul pianista di Francois Truffaut.

Ben 10 sono i premi che saranno assegnati in questa edizione: il Faro d’Autore della Città di Monopoli e il Premio “Masseria Santa Teresa Resort” al miglior lungometraggio indicato dalla Giuria Nazionale Lungometraggi, composta da Claudio Cupellini, Michela Andreozzi, Alessandro Aronadio, Anne Ritta Ciccone e presieduta da Giorgio Diritti; il Premio “900 – Albea”, assegnato dalla Giuria del Pubblico al miglior lungometraggio; la  Giuria Giovani Sudestival School assegnerà il Premio “Monholiday” al miglior lungometraggio; confermati anche quest’anno il CD d’argento per il Premio “Gianni Lenoci” alla Miglior Colonna Sonora – la cui Giuria presieduta da Francesco Conversano si compone di Gianpaolo Schiavo, Paolo Vivaldi, Paolo Carlomè e Daniela Nasti; il Premio Apulia Film Commission “Carlo Delle Piane” alla Miglior Sceneggiatura, assegnato dalla Giuria composta da Antonella W. Gaeta, Salvatore De Mola e Anna Crispino Delle Piane, presidente. Il Premio “Albergo Diffuso”, sarà attribuito dalla Giuria Nazionale DOC, composta da Viviana Del Bianco (presidente) con Michele Sancisi e Alessandro Boschi, al miglior documentario, a cui si affiancherà il Premio Giuria Giovani al miglior DOC; il Premio “Rete dei Festival dell’Adriatico” sarà assegnato al miglior cortometraggio. Infine, la Giuria KIDS Sudestival School assegnerà il Premio al Miglior Film di Animazione e l’ospite d’onore della Serata delle Premiazioni del 15 marzo riceverà il Premio “Eccellenti Visioni”, che sarà aperta dalla proiezione di Ballatoio n. 5 di Chiara De Angelis, Premio “Raffaella Carrà” del Pop Corn – Festival del Corto di Porto Santo Stefano.

LE SEZIONI

MASTERCLASS

  • 26 gennaio – Luca Bigazzi: “Il ruolo strategico della luce nell’opera filmica: Amusia
  • 27 gennaio – Fabio Mollo: “Dalla pagina allo schermo: la regia di Nata per te”
  • 2 febbraio – Pippo Mezzapesa e Antonella Gaeta: “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e realtà: Ti mangio il cuore
  • 23 febbraio – Ciro d’Emilio: “La regia tra narrazione e visione: Un giorno all’improvviso
  • 14 marzo – Marco Spoletini: “Le strategie di montaggio in Io capitano
  • 15 marzo – Salvatore De Mola: “Le scelte di sceneggiatura di Fango e Gloria

GLI IMPRESCINDIBILI_ LA RETROSPETTIVA DEDICATA A GIULIANO MONTALDO

  • 28 gennaio – Sacco e Vanzetti (1971)
  • 3 febbraio – Giordano Bruno (1973)
  • 10 febbraio – L’Agnese va a morire (1976)
  • 17 febbraio – I demoni di San Pietroburgo (2008)
  • 24 febbraio – L’industriale (2011)

CONCORSO LUNGOMETRAGGIO

  • 2 febbraio – Come pecore in mezzo ai lupi, di Lyda Patitucci
  • 9 febbraio – Castelrotto, di Giuliano Giacomelli (ANTEPRIMA)
  • 16 febbraio – Doppio passo, di Lorenzo Borghini
  • 23 febbraio – Gli ospiti, di Svevo Moltrasio
  • 1 marzo – Roma Blues, di Gianluca Manzetti (ANTEPRIMA)
  • 8 marzo – Denti da squalo, di Davide Gentile

CONCORSO DOC

  • 1 febbraio – Adesso vinco io, di Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei
  • 8 febbraio – Roma santa e dannata, di Daniele Ciprì
  • 15 febbraio – Semidei, di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta
  • 22 febbraio – Mimmo Lumano, di Vincenzo Caricari (ANTEPRIMA)
  • 29 febbraio – Profondo Argento, di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa
  • 7 marzo – Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler

CORTA È LA NOTTE2 MARZO

  • Un bacio di troppo, di Vincenzo Lamagna
  • Due battiti, di Marino Guarnieri
  • Beati i puri di cuore, di Matteo Giampetruzzi
  • La nocchiera, di Martina Briglia
  • Happy New Year, di Andrea Gatopoulos
  • Mariposa, di Maurizio Forcella
  • Stanza 5, di Rosario Capozzolo
  • Tu Quoque, di Luca Fattori Giombi

SUDESTIVAL KIDS

  • 9 febbraio – Laboratorio a cura di Marino Guarnieri
  • 16 febbraio – Mary e lo spirito di mezzanotte, di Enzo d’Alò
  • 1 marzo – Manodopera, di Alain Ughetto
  • 8 marzo – Argonuts missione Olimpo, di David Alaux
  • 14 marzo – Titina, di Kajsa Naess

Il Gladiatore 2: girare il film è stato come se fosse teatro, secondo Fred Hechinger

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Ridley Scott ha appena concluso le riprese del suo prossimo film, il molto atteso Il gladiatore 2. Il regista, che ha raggiunto uno status di maestro dell’arte della regia sul campo, ha impiegato uno stile molto particolare per le riprese di questo film, tecniche di ripresa che, secondo lui, contribuiscono enormemente all’esperienza cinematografica dei suoi film, oltre a dargli più scelta e varietà nel processo di montaggio. Un aspetto notevole del suo approccio è l’uso di più macchine da presa durante le riprese.

Scott utilizza spesso più camere, fino a otto, contemporaneamente per catturare vari angoli e prospettive, migliorando la narrazione visiva. Questa tecnica consente una maggiore copertura di una scena, fornendo una ricca gamma di inquadrature tra cui scegliere durante il montaggio, e contribuisce alla qualità dinamica e coinvolgente dei suoi film. Questo approccio è stato utilizzato ne Il gladiatore 2.

Uno degli attori del film, Fred Hechinger, ha parlato della recitazione per Scott e della sua esperienza complessiva in Il Gladiatore 2 durante un’intervista con Steve Weintraub di Collider, durante il percorso promozionale per il suo nuovo progetto, Thelma, insieme a June Squibb e Clark Gregg. Mentre parlava alla première del film al Sundance, Hechinger ha descritto il processo di Scott associandolo a quello teatrale:

“È fantastico. Voglio dire, le otto camere mi hanno ricordato il teatro perché hai un intero ambiente creato nella macchina da presa. Ma devo dire che ciò che è sorprendente è anche che quando qualcosa sembra vivo, sembra vivo in modi unici ma connettivi. Quindi, si crea qualcosa di veramente speciale, quello che stai facendo in quel momento e inizi a trovare un ritmo… se sei fortunato, ti senti connesso a quella sensazione di quando hai iniziato a fare teatro. Dai il nome che preferisci a questa sensazione strana, ma ne avrai solo un’idea.”

Chi c’è nel cast de Il gladiatore 2?

Il gladiatore 2 è diretto da Ridley Scott e si basa su una sceneggiatura scritta da David Scarpa. A guidare l’atteso sequel è Paul Mescal nel ruolo di Lucio, il figlio di Lucilla e nipote dell’imperatore Commodo del primo capitolo. A Paul Mescal si aggiungono i membri del cast Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla e Derek Jacobi in quello di Gracco. Nel cast ci saranno anche Denzel Washington, Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, May Calamawy, Lior Raz e altri ancora.

Il gladiatore 2  è prodotto da Ridley Scott, Michael Pruss, Douglas Wick e Lucy Fisher. Il film è considerato una produzione in joint-venture tra Paramount, Universal Pictures, Scott Free Productions e Parkes/MacDonald Productions. Ricordiamo che Russell Crowe non è coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce del fatto che il suo Massimo muore, appunto, al termine del primo film. La produzione de Il gladiatore 2 è ripresa all’inizio del mese dopo la fine degli scioperi a Hollywood. Attualmente il film dovrebbe arrivare nelle sale il 22 novembre 2024.

Oscar 2024: questi tre film hanno contribuito a stabilire un nuovo record

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Da quando gli Academy Awards sono stati accusati di ignorare le registe donne e non bianche in ogni cerimonia, la reazione e il cambiamento è emerso, lentamente, ma ogni anno con maggiore forza e con sempre nuovi record infranti: gli Oscar 2024 non fanno eccezione.

Anatomia di una caduta, Past Lives e Barbie sono tre dei dieci film nominati per il miglior lungometraggio: è la prima volta che tre autrici vengono nominate contemporaneamente nella categoria.

Tutte le nomination agli Oscar 2024

La denominazione “autore” sta a indicare registi hanno anche scritto o co-scritto i propri film, il che suggerisce che avevano un maggiore controllo creativo sul materiale. Anatomia di una caduta è diretto dalla regista francese Justine Triet, Past Lives è diretto da Celine Song (al suo debutto cinematografico) e Barbie da Greta Gerwig. E, per fortuna, questa non è l’unica categoria in cui gli Academy Awards celebrano il lavoro delle tre donne.

Con altre sette nomination, Barbie è diventato uno dei film più nominati agli Oscar quest’anno. Ha ricevuto nomination nella categoria Miglior sceneggiatura non originale, nonché Miglior attore e attrice non protagonista – per Ryan Gosling e America Ferrera –  Miglior scenografia, Costumi e due nomination per la canzone originale: ballata di successo “I’m Just Ken” e “Per cosa sono stata creata” di Billie Eilish.

Anche se i film usciti all’inizio dell’anno faticano a essere ricordati dagli elettori durante le nomination agli Academy Awards, Past Lives è riuscito a ottenere due nomination: Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale, e questo è certamente successo perché del film si è parlato molto in generale. Tuttavia, i fan del lavoro di Song sono già furiosi per l’affronto nei confronti della protagonista Greta Lee e per l’assenza di Celine Song nella categoria Miglior regia.

Ultimo ma non meno importante, Anatomia di una caduta ha rivendicato una volta per tutte il titolo di uno dei migliori film usciti nel 2023 e questo si è tradotto in cinque nomination: oltre a quello per il miglior film, ha ottenuto nomination per la migliore regia per Triet, e anche per la migliore sceneggiatura originale per lei e il suo partner di sceneggiatura Arthur Harari, miglior montaggio e migliore attrice protagonista per Sandra Hüller.

César Awards 2024: tutte le nomination

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César Awards 2024: tutte le nomination

Continua la spola tra Stati Uniti e Europa per la stagione dei premi in corso con l’annuncio delle nomination ai César Awards 2024. Dopo i SAG negli USA, i BAFTA nel Regno Unito, ieri gli Oscar da Los Angeles, si torna nel Vecchio Continente con i riconoscimenti al cinema francese che quest’anno è protagonista anche della scena internazionale con Anatomia di una caduta che ha ricevuto ben 5 candidature agli Oscar 2024. In patria viene però battuto dal dramma fantasy di Thomas Cailley, The Animal Kingdom, che è in cima alle nomination per i César Awards 2024, annunciati nelle ultime ore a Parigi. Il dramma ha ottenuto 13 nomination, tra cui quella per miglior regista, film e sceneggiatura originale.

Il film candidato all’Oscar di Justine Triet è arrivato secondo con “sole” 12 nomination, seguito da All Your Faces di Jeanne Herry, con nove, e The Goldman Case, con otto.

Come annunciato in precedenza, Christopher Nolan e la regista francese Agnès Jaoui riceveranno quest’anno i Césars onorari.

Ecco tutte le nomination ai César Awards 2024

Miglior film

  • Anatomia di una caduta, prodotto da Marie-Ange Luciani, David Thion, diretto da Justine Triet
  • Chien de la casse, prodotto da Anais Bertrand, diretto da Jean-Baptiste Durand
  • Je verrai toujours vos visages, prodotto da Hugo Selignac, Alain Attal, diretto da Jeanne Herry
  • Le Procès Goldman, prodotto da Benjamin Elalouf, diretto da Cédric Kahn
  • The Animal Kingdom, prodotto da Pierre Guyard, diretto da Thomas Cailley

Miglior regista

  • Justine Triet per Anatomia di una caduta
  • Catherine Breillat per L’Été Dernier
  • Jeanne Herry per Je verrai toujours vos visages
  • Cédric Khan per Le Procès Goldman
  • Thomas Cailley per The Animal Kingdom

Miglior attrice

  • Marion Cotillard per Little Girl Blue
  • Léa Drucker per L’Été Dernier
  • Virginie Efira per Il coraggio di Blanche
  • Hafsia Herzi per The Rapture
  • Sandra Hüller per Anatomia di una caduta

Miglior attore

  • Romain Duris per The Animal Kingdom
  • Benjamin Lavernhe per L’Abbé Pierre – Une vie de combats
  • Melvil Poupaud per Il coraggio di Blanche
  • Raphaël Quenard per Yannick – La rivincita dello spettatore
  • Arieh Worthalter per Le Procès Goldman

Miglior attrice non protagonista

  • Leïla Bekhti per Je verrai toujours vos visages
  • Galatea Bellugi per Chien de la casse
  • Élodie Bouchez per Je verrai toujours vos visages
  • Adèle Exarchopoulos per Je verrai toujours vos visages
  • Miou Miou per Je verrai toujours vos visages

Miglior attore non protagonista

  • Swann Arlaud per Anatomia di una caduta
  • Anthony Bajon per Chien de la casse
  • Arthur Harari per Le Procès Goldman
  • Pio Marmaï per Yannick – La rivincita dello spettatore
  • Antoine Reinartz per Anatomia di una caduta

Miglior attrice esordiente

  • Céleste Brunnquell per La fille de son père
  • Kim Higelin per Le Consentementement
  • Suzanne Jouannet per La Voie Royale
  • Rebecca Marder per Grand Expectations
  • Ella Rumpf per Le Théorème de Marguerite

Miglior attore esordiente

  • Julien Frison in Le Théorème de Marguerite
  • Paul Kircher per The Animal Kingdom
  • Samuel Kircher per L’Été Dernier
  • Ivilo Machado-Graner per Anatomia di una caduta
  • Raphaël Quenard per Chien de la casse

Miglior sceneggiatura originale

  • Justine Triet, Arthur Harari per Anatomia di una caduta
  • Jean-Baptiste Durand per Chien de la casse
  • Jeanne Herry per Je verrai toujours vos visages
  • Nathalie Hertzberg, Cédric Kahn per Le Procès Goldman
  • Thomas Cailley, Pauline Munier per The Animal Kingdom

Miglior sceneggiatura non originale

  • Valerie Donzelli, Audrey Diwan per Il coraggio di Blanche
  • Vanessa Filho per Le Consentement
  • Catherine Breillat per L’Été Dernier

Miglior colonna sonora originale

  • Gabriel Yared per Il coraggio di Blanche
  • Delphine Malaussena per Chien de la casse
  • Vitalic per Disco Boy
  • Andrea Laszlo de Simone per The Animal Kingdom
  • Guillaume Roussel per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior sonoro

  • Julien Sicart, Fanny Martin, Jeanne Delplancq, Olivier Goinard per Anatomia di una caduta
  • Remi Daru, Guadalupe Cassius, Loic Prian, Marc Doisne per Je verrai toujours vos visages
  • Erwan Kerzanet, Sylvian Malbrant, Olivier Guillaume per Le Procès Goldman
  • Fabrice Osinkski, Raphael Sohier, Matthieu Fichet, Niels Barletta per The Animal Kingdom
  • David Rit, Gwennole le Borgne, Oliver Touche, Cyril Holtz, Niels Barletta per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior fotografia

  • Slivion Beaufils per Anatomia di una caduta
  • Jonathan Ricquebourg per La passion de Dodin Bouffant
  • Patrick Ghiringhelli per Le Procès Goldman
  • Davio Cailley per The Animal Kingdom
  • Nicolas Bolduc per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior montaggio

  • Laurent Sénéchal per Anatomia di una caduta
  • Francis Vesin per Je verrai toujours vos visages
  • Valérie Loiseleux per Little Girl Blue
  • Yann Dedet per Le Procès Goldman
  • Lilian Corbeille per The Animal Kingdom

Migliori costumi

  • Jürgen Doering per Jeanne Du Barry – La Favorita del Re
  • Pascaline Chavanne per Mon Crime – La colpevole sono io
  • Tran Nu Yên Khê per La passion de Dodin Bouffant
  • Ariane Daurat per The Animal Kingdom
  • Thierry Delettre per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior scenografia

  • Emmanuelle Ouplay per Anatomia di una caduta
  • Angelo Zamparutti per Jeanne Du Barry – La Favorita del Re
  • Toma Baquéni per La passion de Dodin Bouffant
  • Julia Lemaire per The Animal Kingdom
  • Stéphane Taillasson per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior effetti visivi

  • Thomas Duval per Acide
  • Lise Fischer, Cédric Fayolle per La Montagne
  • Cyrille Bonjean, Bruno Sommier, Jean-Louis Autret per The Animal Kingdom
  • Olivier Cauwet per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)
  • Léo Ewald per Vermines

Miglior cortometraggio

  • L’Attente, diretto da Alice Douard, prodotto da Marie Boitard, Alice Douaro
  • Bolero, diretto da Nans Laborde-Jourdaa, prodotto da Margaux Lorier
  • Rapide, diretto da Paul Rigoux, prodotto da Anne Luthaud
  • Les Silencieux diretto da Basile Vuillemin, prodotto da Thomas Guent Ch

Miglior film d’animazione

  • Manodopera diretto da Alain Ughetto, prodotto da Alexandre Cornu, Jean-François Le Corre, Mathieu Courtois
  • Linda e il pollo, diretto da Chiara Malta, Sébastien Laudenbach, prodotto da Marc Irmer, Emmanuel-Alain Raynal, Pierre Baussaron
  • Mars Express diretto da Jérémie Périn, prodotto da Didier Creste

Miglior documentario

  • Atlantic Bar diretto da Fanny Molins, prodotto da Chloé Servel, Nicolas Tiry
  • Les Filles d’Olfa diretto da Kaouther Ben Hania, prodotto da Nadim Cheikhrouha
  • Little Girl Blue diretto da Mona Achache, prodotto da Laetitia Gonzalez, Yaël Fogiel
  • Notre corps diretto da Claire Simon, prodotto da Kristina Larsen
  • Sur l’Adamant diretto da Nicolas Philibert, prodotto da Miléna Poylo, Gilles Sacuto, Céline Loiseau

Miglior opera prima

  • Bernadette diretto da Léa Domenach, prodotto da Antoine Rein, Fabrice Goldstein
  • Chien de la casse diretto da Jean-Baptiste Ourand, prodotto da Anaïs Bertrand
  • The Rapture diretto da Iris Kaltenbäck, prodotto da Alice Bloch, Thierry de Clermont-Tonnerre
  • Vermines diretto da Sébastien Vanicek, prodotto da Harry Tordjman
  • Vincent doit mourir diretto da Stephan Casting, prodotto da Thierry Lounas, Claire Bonnefoy

Miglior film straniero

  • Rapito diretto da Marco Bellocchio
  • Foglie al vento diretto da Aki Kaurismaki
  • Oppenheimer diretto da Christopher Nolan
  • Perfect Days diretto da Wim Wenders
  • La natura dell’amore diretto da Monia Chokri
  • Traduzione di Nadia Cazzaniga

Thanos potrebbe tornare nel MCU? Quali possibilità ci sono per il grande villain?

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Anche se Thanos è morto in Avengers: Endgame, in molti si chiedono se tornerà mai nel MCU, visto che nei fumetti nessuno muore davvero (a parte Iron Man…) e che il personaggio è trai più amati dell’universo condiviso.

La grande popolarità del personaggio potrebbe infatti spingere i Marvel Studios a ritirare fuori Thanos per un film spin-off o magari una serie incentrata tutta su di lui. Ma avrebbe davvero senso un racconto unico su un villain che, pur avendo una statura tragica e delle ragioni dalla sua, è pur sempre considerato un cattivo che difficilmente può essere trasformato in anti-eroe, come sempre succede ai cattivi raccontati come protagonisti?

Ma dove potrebbe mai rispuntare Thanos? Una possibilità è rappresentata da un eventuale sequel di Eternals, visto che il Titano Pazzo ha già un legame stabilito con la squadra tramite suo fratello Eros, alias Starfox. Forse il personaggio interpretato da Josh Brolin potrebbe tornare in quel film tramite un cameo o un flashback se il film decidesse di esplorare il retroscena di Eros.

Tuttavia, la risposta più ovvia sarebbe senza dubbio Avengers: Secret Wars poiché si dice che quel film conterrà praticamente tutti i personaggi Marvel (eroi e villain) che sono apparsi in progetti sia ambientati all’interno che all’esterno del MCU.

Ricordiamo anche una cosa fondamentale: se è vero che Thanos è morto nella linea temporale principale del MCU, potrebbe essere vivo nel multiverso. Già What If…? lo ha riportato in scena, e le possibilità di modi paralleli sono infinite e tutte plausibili! (Almeno) Un cameo di Thanos, nel futuro del MCU, è più che probabile.

Argylle: la nuova featurette definisce il film “folle” e “sconvolgente”

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Il cast di Argylle ha annunciato che il thriller di spionaggio di Matthew Vaughn è “folle” e “sconvolgente” in una nuova featurette.

Condivisa sulla pagina YouTube della Universal Pictures, la featurette di Argylle vede Bryce Dallas Howard Henry Cavill, Sam Rockwell, Bryan Cranston e Dua Lipa e altre star del film discutere su come i fan di Vaughn dovrebbero prepararsi a un thriller “senza sosta” e “leggermente folle“.

Nel film, Elly Conway è un’autrice solitaria di una serie di romanzi di spionaggio best-seller, la cui idea di felicità è una notte a casa con il suo computer e il suo gatto, Alfie.” si legge  sulla sinossi. “Ma quando le trame dei libri di fantasia di Elly, incentrati sull’agente segreto Argylle e sulla sua missione di svelare un sindacato di spionaggio globale, iniziano a rispecchiare le azioni segrete di un’organizzazione di spionaggio nella vita reale, le serate tranquille a casa diventano un ricordo del passato. Accompagnata da Aiden (Rockwell), una spia allergica ai gatti, Elly (portando Alfie nel suo zaino) corre attraverso il mondo per stare un passo avanti agli assassini mentre il confine tra il mondo immaginario di Elly e quello reale inizia a confondersi.

Oltre al cast già citato, Argylle – La super spia è interpretato da Sam Rockwell, John Cena, Ariana DeBose, Catherine O’Hara, Sofia Boutella e Samuel L. Jackson. Il gatto Alfie è invece interpretato da Chip, il felino realmente esistito che appartiene alla top model Claudia Vaughn.

Argylle – La super spia è stato scritto da Jason Fuchs, che produce il film insieme a Vaughn e David Reid. Tra i produttori esecutivi figurano Adam Fishbach, Zygi Kamasa, Carlos Peres e Claudia Vaughn.

Vaughn è noto per aver diretto Layer Cake del 2004, Stardust del 2007, Kick-Ass del 2010, X-Men: L’Inizio del 2011, Kingsman: The Secret Service del 2014, Kingsman: Il cerchio d’oro del 2017 e The King’s Man del 2021. Il film è classificato PG-13, il che significa che è il primo film di Vaughn non classificato R dopo X-Men: First Class.

Argylle – La super spia uscirà in Italia l’01 febbraio 2024, mentre nelle sale statunitensi il 2 febbraio 2024, distribuito da Universal Pictures e Apple Original Films. Verrà presentato in anteprima su Apple TV+ in un secondo momento.

James Gunn rivela una delle sue più grandi sorprese dei casting di Guardiani della Galassia

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Il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, ha parlato dei direttori del casting e ha rivelato una delle sue grandi sorprese sul casting di Guardiani della Galassia.

Su Threads, a Gunn è stato chiesto se c’è mai stato un momento in cui, durante il casting, era sicuro che un attore non sarebbe stato adatto a un ruolo, solo per rimanerne stupefatto al punto da dargli il ruolo. Il regista ha rivelato che inizialmente si sentiva così nei confronti di Chris Pratt quando stava cercando l’attore per interpretare Star-Lord.

Gunn ha anche approfondito il modo in cui i direttori del casting svolgono il proprio lavoro, stilando lunghi elenchi di attori che potrebbero essere adatti per i ruoli e rimanendo aggiornati sui nuovi e talentuosi attori emergenti. “I direttori di casting – ha scritto -vJames Gunn – spesso cominciano creando lunghe liste di attori che potrebbero interpretare un ruolo. Queste liste includono attori di serie A che generalmente non fanno il provino e passano direttamente alla fase di offerta, e attori meno noti che potrebbero essere buoni per il ruolo e che attraversano il processo di audizioni (un bravo casting director ha familiarità con il maggior numero di attori è possibile nell’industria – ed è sempre alla ricerca di nuovi talenti). I produttori e io aggiungeremo poi altri suggerimenti e idee a quella lista, e io faccio una classifica di quelli che preferisco.”

La collaborazione più recente tra James Gunn e Chris Pratt è stata Guardiani della Galassia Vol. 3, ancora una volta scritto e diretto da James Gunn. I veterani dell’MCU Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Sean Gunn, Karen Gillan, Pom Klementieff, Bradley Cooper e Vin Diesel sono tornati per riprendere i rispettivi ruoli di Star-Lord, Gamora, Drax, Kraglin, Nebula, Mantis, Rocket e Groot, mentre Maria Bakalova è tornata nei panni di Cosmo the Spacedog. Il sequel ha visto anche l’introduzione dei nuovi arrivati ​​in franchising Will Poulter e Chukwudi Iwuji, che interpretano i ruoli di Adam Warlock e l’Alto Evoluzionario.

I Fantastici 5: due clip dal terzo e quarto episodio con Raoul Bova

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Guarda due nuove clip tratte dal terzo e quarto episodio della serie tv I Fantastici 5 prodotta da Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con RTI, che andrà in onda oggi, mercoledì 24 gennaio, in prima serata su Canale 5.  

Nel cast Raoul Bova, Gianluca Gobbi, Francesca Cavallin, Gaia Messerklinger, Chiara Bordi, Vittorio Magazzù, Fiorenza D’Antonio, Enea Barozzi, Rachele Luschi e Giulia Patrignani.  La regia è affidata ad Alexis Sweet e Laszlo Barbo.

https://youtu.be/eR8bA2fd4zo

https://www.youtube.com/watch?v=JdEP6EzEtD8

I Fantastici 5: la trama del terzo episodio

Proprio prima dei campionati italiani, Riccardo sembra aver trovato un po’ di fiducia dai suoi atleti, ma un nuovo problema sembra subito scalfire la loro serenità: Marzia non si presenta agli allenamenti. Trovarla sarà una corsa contro il tempo, mentre capire cosa c’è dietro alla sua fuga racconterà aspetti nascosti del suo passato. Nel frattempo, mentre Laura cerca di integrarsi nel gruppo e Christian si accorge di alcuni comportamenti strani di Isabella, Riccardo esce per la prima volta con Alessandra. Che tra i due stia per nascere qualcosa?

I Fantastici 5: la trama del quarto episodio

La squadra è ormai pronta per le gare che potrebbero garantire la qualificazione agli Europei e la tensione è alle stelle. Ma le prestazioni sportive di Christian e Laura sono in calo: problemi sentimentali e questioni legali li distraggono dalla pista. Nel frattempo, Anna cerca conferme nella sua relazione con Elia, che sembra però allontanarsi da lei e avvicinarsi sempre di più a Giorgia, con cui ha una chiara sintonia. Le due sorelle, il cui legame corre così su un filo sempre più sottile, scopriranno però qualcosa che potrebbe sconvolgere il rapporto con il padre.

Oscar: Christopher Nolan paragona il ruolo di Oppenheimer di Cillian Murphy al Joker di Heath Ledger

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Christopher Nolan ha rivelato che vedere Cillian Murphy trasformarsi in J. Robert Oppenheimer gli ha ricordato quando ha visto Heath Ledger trasformarsi nel Joker del Il Cavaliere Oscuro. Parlando con Variety, Nolan ha reagito alla recente nomination all’Oscar di Cillian Murphy per la sua interpretazione in Oppenheimer nel 2023.

Era già dalle prove di trucco e parrucco, che giriamo in Imax e in bianco e nero“, ha detto Nolan. “Si inizia a vedere l’attore che dà vita a un’icona, mettendosi il cappello, la sigaretta all’angolo della bocca. Si inizia a vedere come si muove. È un momento emozionante. Lo è in ogni film. Vedere Cillian mettere insieme questa iconografia mi ha ricordato le mie prove di trucco e parrucco con Heath Ledger per il Joker“.

Come ha reagito Cillian Murphy alla nomination agli Oscar per Oppenheimer di Christopher Nolan?

Cillian Murphy, nel frattempo, ha detto che si trovava a casa sua in Irlanda quando ha saputo di aver ricevuto una nomination all’Oscar per il suo ruolo, affidatogli da Christopher Nolan, di Oppenheimer.

Le parole non rendono giustizia“, ha detto Murphy a proposito della sua nomination. “Credo che i superlativi non bastino a questo punto. Sono davvero onorato e un po’ sopraffatto. Ma soprattutto orgoglioso del film e del fatto che abbia ottenuto così tanto. Ha superato tutte le nostre aspettative, di tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo film. Mi capita sempre che la gente venga da me per strada e mi dica: “Ho visto il film cinque volte. E poi si tratta di persone anziane, giovani e ragazzi e ragazze. È pazzesco. E poi essere riconosciuti dall’Academy come lo siamo stati noi, è semplicemente sbalorditivo”.

Cillian Murphy ha detto di aver festeggiato la nomination, di cui è venuto a conoscenza mentre si trovava a casa sua in Irlanda, con una tazza di tè e una fetta di torta. “È stato molto bello“, ha aggiunto. “Mia madre ha fatto un pan di Spagna. Era molto gustoso“.

Gli altri candidati all’Oscar 2024 come attore protagonista sono Bradley Cooper per Maestro, Colman Domingo per Rustin, Paul Giamatti per The Holdovers e Jeffrey Wright per American Fiction.

Oppenheimer, invece, è stato nominato anche per Miglior film, Attore non protagonista, Attrice non protagonista, Fotografia, Costumi, Regia, Montaggio, Trucco e acconciature, Musica (colonna sonora originale), Scenografia, Suono e Scrittura (sceneggiatura non originale). I vincitori saranno annunciati domenica 10 marzo 2024.

Daredevil: Born Again, confermato il ritorno di Bullseye

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Daredevil: Born Again, confermato il ritorno di Bullseye

Un recente report di ComicBook.com ha rivelato che il Benjamin Poindexter di Wilson Bethel, meglio conosciuto come Bullseye, farà il suo ritorno nella prossima serie Daredevil: Born Again di Disney+.

Bethel è apparso nella terza stagione della serie Daredevil Netflix nei panni di Poindexter, e il finale suggeriva che in futuro sarebbe diventato l’iconico cattivo dei fumetti. La fonte sottolinea che che non è chiaro quanto sarà ampio il suo ruolo, ma Bullseye avrà una parte nella prossima avventura televisiva del Diavolo di Hell’s Kitchen.

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Annunciato inizialmente al Comic-Con 2022 di San Diego dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, Daredevil: Born Again vedrà Charlie Cox e Vincent D’Onofrio riprendere i loro ruoli della serie Netflix nei panni di Matt Murdock/Daredevil e Fisk.

Entrambi i personaggi sono già apparsi anche nel MCU: Daredevil è apparso in She-Hulk: Attorney at Law e brevemente in Echo, mentre Fisk è tornato in Hawkeye e in un ruolo importante sempre in Echo.

Ricordiamo che non è la prima volta che vediamo una incarnazione di Bullseye. Colin Farrell ha portato sul grande schermo il personaggio nel Daredevil con Ben Affleck.

America Ferrera è “un po’ sotto shock” per le nomination agli Oscar 2024, nel bene e nel male

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America Ferrera ha dichiarato di essere “un po’ sotto shock”, nel bene e nel male, in merito alle nomination agli Oscar 2024. L’aspetto che la rende felice è sicuramente la sua prima nomination personale, come Migliore attrice non protagonista, per Barbie, che lei definisce “surreale e incredibile”; il lato negativo è il fatto che Greta Gerwig e Margot Robbie, le visionarie dietro l’innovativo blockbuster, sono state snobbate, rispettivamente nelle categorie Regia e Miglior Attrice. Il suo disappunto segue delle dichiarazioni simili di Ryan Gosling.

“Sono le mie ragazze e voglio vedere celebrato il loro incredibile, straordinario lavoro. Hanno fatto la storia, hanno fissato un nuovo standard”, ha detto Ferrera a Deadline. “Non solo hanno battuto i record al botteghino, ma hanno realizzato qualcosa che ha avuto risonanza in tutto il mondo, e l’impatto di ciò che hanno realizzato è e continuerà a farsi sentire nella nostra cultura. Penso di unirmi a molte persone nel volerle vedere riconosciute per questo.”

Per America Ferrera, ciò che ha reso Barbie un progetto così unico è stato quanto fosse inaspettato, a partire dalla decisione della star produttrice Margot Robbie di rivolgersi a Greta Gerwig come co-sceneggiatrice e regista. “Penso che da quel momento la gente si sia interessata a ciò che la mente di Greta come regista avrebbe fatto con Barbie, e lei ha messo insieme artisti incredibili, davanti alla macchina da presa e dietro, per dare vita alla sua visione” ha detto l’attrice. “La sceneggiatura era così divertente, sovversiva e irriverente, ma osava anche avere un cuore e un messaggio.”

“È un viaggio davvero incredibile, incredibilmente divertente e sorprendente da intraprendere, per tornare indietro e rendersi conto che il film parlava sempre di noi, della bellezza della vita e della vita che vale la pena vivere. Sento che è così che mi fanno sentire i grandi film”, ha detto Ferrera. “Quando ho visto un film fantastico, mi sento più entusiasta non solo di ciò che è possibile nella narrazione, ma anche di ciò che è possibile nella vita, e sento che questo è ciò che Greta è riuscita a realizzare con questo film.”

La cerimonia degli Oscar 2024 si terrà domenica 10 marzo alle 16:00. PT al Dolby Theatre dell’Ovation Hollywood di Los Angeles. Jimmy Kimmel torna come presentatore per il secondo anno consecutivo e per la quarta volta complessiva.

Nella categoria per la Migliore attrice non protagonista, America Ferrera se la vedrà con Emily Blunt – Oppenheimer, Danielle Brooks – Il colore viola, Jodie Foster – Nyad e con la favorita, Da’Vine Joy Randolph – The Holdovers – lezioni di vita.

La finestra sul cortile: il film sulla visione spettatoriale di Alfred Hitchcock ha 70 anni

Il cinema è fatto di sguardi. Occhi che si posano su immagini impresse su un telaio bianco, le cui forme e colori disegnano un mondo con una lingua tutta propria, in cui perdersi è inevitabile, e a volte persino necessario. Perché la settima arte è la dimensione fittizia perfetta per evadere da una realtà in cui sentirsi scomodi o ingombranti non è evento raro. Allora si cerca altrove, in uno spazio fatto di luci e ombre, dove il solo guardare diventa piacere viscerale, desiderio, bramosia, anche ossessione. Essere spettatori delle vite altrui e trarne godimento è un’esperienza che si può vivere con l’arte cinematografica, lì dove il pubblico diventa voyeur eccitato, e si abbandona dentro la cornice di un’inquadratura in cui ci si appropria di personaggi, luoghi e situazioni. Un concetto che dagli albori del cinema ha visto la sua massima rappresentazione in La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, film-manuale in technicolor datato 1954 che quest’anno compie settant’anni, e che non sembra invecchiato di un giorno.

La finestra sul cortile, la “regia pura”

Un lungometraggio fondato su un concetto di regia puro, un vero e proprio manuale per i filmmaker. Un thriller costruito ad hoc, come lo sono in fondo anche gli altri della filmografia del maestro del brivido, in cui le architetture scenografiche, esaltate dal gioco visivo di inquadrature studiate, esprimono chiaramente quale sia il significato del cinema stesso, esaltandolo, e come noi dall’altra parte ne assorbiamo l’essenza. Un inno, perciò, a ciò che è il linguaggio filmico, ma in particolare a chi ne fruisce, diventandone a sua volta protagonista.

Pur essendo una storia di detection, La finestra sul cortile si impianta su una trama lineare visivamente stratificata: Jeff, interpretato da un meraviglioso James Stewart (che aveva già lavorato con Hitchcock in Nodo alla gola), è un fotoreporter costretto su una sedia a rotelle a causa di un infortunio, che passa le sue giornate a guardare il vicinato dalla finestra, entrando nelle quotidianità degli inquilini dei palazzi di fronte. Man mano che il suo sguardo penetra nelle abitazioni, invadendo la loro privacy, Jeff inizia a familiarizzare con la loro routine, fino a quando un giorno non ipotizza l’assassinio della signora Thorwald, perpetrato dal marito. Convinto di quanto crede di aver visto, Jeff inizia a indagare con il solo uso dello sguardo, finché la sua fidanzata, Lisa, un’incredibile e elegantissima Grace Kelly, non decide di aiutarlo.

Jeff: spettatore e regista

Truffaut aveva spiegato bene, in un’intervista, la natura di La finestra sul cortile: “In questo film abbiamo un uomo immobile che guarda fuori, poi ciò che vede e poi la sua reazione. Ciò rappresenta la più pura idea cinematografica”. Dove per idea cinematografica si intende quel meccanismo proprio del cinema per cui osservazione e reazione sono strettamente legate. È il cosiddetto Effetto Kuleshov, per il quale ogni inquadratura acquisisce di senso grazie a quella che la segue e la precede. Un principio su cui si fonda il film di Hitchock, per dimostrare quanto siano potenti non solo gli strumenti del cinema, ma anche la visione spettatoriale che ne deriva. Con Jeff, il cineasta fa un’esericizio di tecnica – magistrale – per raccontarci due figure chiave della settima arte: il regista con la sua macchina da presa, e il pubblico.

Per quanto riguarda il regista, attraverso una meticolosa scelta di inquadrature, sembra che il fotoreporter operi allo stesso modo di un cineasta: modella la sua storia in base a ciò che capta al di là della sua finestra, dunque sceglie cosa osservare, e soprattutto chi, a quale porzione di spazio dare rilievo e cosa far essere importante e incisivo. Taglia, cuce, seleziona delle immagini per dare forma a un racconto che nel frattempo si concretizza. Allo stesso tempo, però, nella sua immobilità, Jeff diventa lo spettatore, che esaminando l’altro si immedesima, ipotizza e si fa coinvolgere a tal punto da farsi delle idee, senza però poter agire. Proprio come chi è in sala, seduto sulla poltrona, che subisce gli eventi senza poter intervenire. Un’analogia che si riscontra anche nella funzione dello sguardo, l’unica che il protagonista può esercitare: fra Jeff e ciò che accade c’è una distanza che non si può colmare o accorciare, e così per lo spettatore. Nessuno dei due può influenzare ciò che avviene, non può intervenire. Hitchcock usa lo spazio scenico per restituire questo concetto, avvalendosi di soli due ambienti: quello esterno, che è primario, focalizzato sui palazzi che si vedono dalla postazione del protagonista, dove si svolge l’omicidio e si costruisce il tono thriller, e quello interno, la casa in cui Jeff è bloccato, il controcampo del primo ambiente.

Per ognuno di essi riserva un tipo di inquadratura, scegliendo le soggettive – la ripresa favorita e primaria del film – quando Jeff è nell’atto dell’osservare, con zoom e raccordi sull’asse nel momento in cui ricorre alla macchina fotografica e imposta alcuni teleobiettivi. È in quell’istante che noi spettatori siamo Jeff a tutti gli effetti. Diventiamo una sola cosa con il protagonista perché ci riconosciamo: guardiamo come lui guarda, ragioniamo come lui ragiona. Maciniamo pensieri, giusti o sbagliati che siano, e abbiamo un’opinione come Jeff. Il culmine di tale processo è quando l’assassino – Thorwald – si rende conto di essere guardato e guarda a sua volta, ma direttamente in camera. I suoi occhi incrociano quelli di Jeff, ma sembrano volgersi verso noi spettatori, che nel frattempo ci siamo identificati con lui – l’obbiettivo primario di Hitchcock – e veniamo trascinati totalmente nella narrazione. Ci sentiamo in trappola, colti alla sprovvista e spaventati. Ecco che qui Hitchcock ci mostra la prima grande abilità del cinema: inghiottirci in un racconto fittizio in cui però il processo di elaborazione, percezione e sentimenti sono tutto, fuorché fasulli.

La finestra sul cortile film

Il cinema come evasione dalla realtà

Nella costruzione del suo discorso narrativo e del suo protagonista Jeff, Hitchcock tiene a sottolineare il valore del cinema come sfera dentro la quale entrare per alienarsi dalla realtà vissuta, se la condizione in cui si è non è confortevole. Il cinema, i film, sono l’opportunità da una parte per estraniarsi, dall’altra per riflettere su se stessi mentre guardiamo l’altro, che può anche diventare il nostro doppio. Come se fosse in una sala cinematografica, in cui la finestra diventa lo schermo dove si svolge lo spettacolo, Jeff si stacca dalla sua realtà domestica, nella quale sente il peso della responsabilità che ha nei confronti della sua amata Lisa, per proiettare la sua attenzione sui condomini che gli si palesano di fronte. La ragazza, molto più giovane di lui, nel fargli visita ogni giorno, sfrutta l’occasione per ricordare a Jeff del loro matrimonio, e di quanto sia necessario iniziare i preparativi per le nozze. Il fotoreporter però non è disposto a legarsi ufficialmente a lei poiché reputa i loro stili di vita incompatibili, e vorrebbe che la loro relazione rimanesse così per timore che, una volta sposati, si distrugga un equilibrio che crede intoccabile.

Per evadere da quello che è il suo contesto quotidiano, Jeff direziona il suo impegno mentale sulle coppie degli appartamenti di fronte a sé, proiettando sugli altri i suoi timori per la sua relazione e trovando, specie i coniugi Thorwald, la conferma alle sue paure, rispetto alle varie sfumature – anche negative – che può avere un rapporto d’amore, e a come si può trasformare in un rapporto tanto conflittuale che può portare all’omicidio. Lo spettatore, similmente, opera allo stesso modo. Nel racconto che si modella sullo schermo, Jeff trova una via di fuga che lo distoglie dalle sue dinamiche personali, ma anche uno spunto che lo spinge a riflettere ancora di più su quello che lo affligge. Come se, rintracciando delle affinità con quelle persone, vedesse una rappresentazione di sé e di un suo possibile futuro. È qui, dunque, che Hitchcock dimostra quanto la macchina del cinema ha una doppia funzione e svolge due compiti che si intrecciano l’uno all’altro, facendoci capire quanto, pur non accorgendocene in maniera conscia, la materia narrativa, ma soprattutto le immagini filmiche, possano influenzare il nostro privato e essere rivelatrici. Rendendoci, di conseguenza, parte integrante della storia.

Il piacere del guardare

La tematica più centrale messa in campo da Hitchcock in La finestra sul cortile, che si lega a doppio filo al concetto di spettatore, è il piacere del guardare, il voyeurismo, su cui il maestro del brivido fa una disamina quasi filosofica. Se il cinema è evasione e universo parallelo attraverso cui ragionare su alcuni aspetti della propria vita (come abbiamo detto poc’anzi), è anche dimostrazione di quanto l’essere umano sia attratto dalle esistenze altrui e provi assoluto godimento nel guardarle. Jeff è, infatti, rapito da ciò che può vedere dalla finestra del suo appartamento, pezzi di vita quotidiana che gli si dipanano davanti agli occhi e di cui non riesce a fare a meno. Il fotoreporter rappresenta un’altra caratteristica dello spettatore al cinema, interessato ai personaggi che si muovono sullo schermo, desideroso di fare ingresso – pur tacitamente – nel loro intimo quotidiano e così interpretarlo. È un’attrazione la sua, una pulsione viva, un potere che solo lui possiede, lo stesso che accomuna il protagonista hitchcockniano al pubblico in sala, e a cui non riesce a sottrarsi, tanto che Stella – l’infermiera che si prende cura di Jeff – a un certo punto gli dirà “siamo diventati una razza di guardoni”, dichiarando la sua, ma anche la nostra, posizione voyeuristica (e spettatoriale).

Ecco perché quando nel film Lisa si intrufola nella casa di Thorwald, diventando oggetto di visione e soggetto attivo della diegesi, cresce in Jeff l’interesse per lei che prima, quando gli era accanto, non provava. La ragazza è entrata di diritto nella narrazione, è protagonista del racconto da lui “fruito”, e riesce a guadagnarsi la sua attenzione totale, fino a che il suo gesto da eroina non distenderà il loro rapporto (Jeff si renderà conto di quanto tiene a lei) e risolverà, in ultimo, la crisi.

La finestra sul cortile è dunque un manifesto sul cinema e lo spettatore e, come scrive Paolo Bertetto in L’interpretazione dei film, è “un processo che insieme esibisce e analizza non solo l’orizzonte tecnico del cinema, ma anche quello comunicativo, e che progressivamente ci fa vedere come funziona la macchina cinema, come si realizza il rapporto spettatoriale, come si costruisce la visione filmica, come si sviluppa la narrazione e la messa in scena cinematografica.” In definitiva, uno dei capolavori indiscussi del cinema, da vedere, studiare, ricordare in eterno.

The Mandalorian: ufficializzato un fondamentale cambiamento per il personaggio di Din Djarin

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Star Wars ha finalmente confermato un importante cambiamento nel Din Djarin di Pedro Pascal all’indomani della stagione 3 di The Mandalorian, qualcosa che offre all’amato personaggio un futuro promettente nel franchise.

Mentre la stagione 3 di The Mandalorian è stata accolta con recensioni contrastanti, in particolare in termini di cambiamento e per come viene messo da parte l’arco narrativo del personaggio di Din Djarin, la sua eredità ha infine aperto la strada al prossimo film di The Mandalorian & Grogu. Il finale della stagione 3 definisce ancora magnificamente il futuro di Din, con Star Wars che ora ha confermato un importante cambiamento nel suo personaggio.

In un comunicato stampa di Hasbro, una nuova figura di Din Djarin – modellata sulla sua apparizione nella stagione 3 di The Mandalorian, episodio 2 “Capitolo 18: Le miniere di Mandalore” – è stata fornita una descrizione che definisce il suo futuro di Star Wars. Hasbro scrive che Din Djarin era “una volta un cacciatore di taglie solitario” prima di riunirsi con Grogu e adottarlo come suo, confermando che Din non è più un cacciatore di taglie. Questa è la prima volta che Star Wars parla veramente di questo cambiamento chiave del personaggio, dopo che la stessa stagione 3 di The Mandalorian ha anticipato il suo nuovo ruolo nella Nuova Repubblica nel finale.

Anche la descrizione di Hasbro della loro nuova figura di Grogu enfatizza questo nuovo ruolo di Din, dal momento che vi si può leggere che il duo “prenderà posizione contro i residui imperiali”. Si tratta di qualcosa che è stato parzialmente visto nella stagione 3 di The Mandalorian, ma sarà senza dubbio al centro del film The Mandalorian & Grogu, così come di una potenziale stagione 4.

Lily Gladstone: la sua reazione alla nomination agli Oscar 2024

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Lily Gladstone: la sua reazione alla nomination agli Oscar 2024

Abbiamo già segnalato quanto sia importante e storica la nomination di Lily Gladstone agli Oscar 2024. L’attrice è infatti la prima donna nativa americana a entrare in categoria per la sua performance in Killers of the Flower Moon. Dopo mesi di successo di critica, il film ha ottenuto diverse nomination agli Oscar, tra cui Miglior film, Miglior regista e Miglior attrice per Gladstone.

Parlando con Entertainment Weekly, Gladstone ha espresso una risposta emotiva a questa storica nomination all’Oscar. L’attrice ha iniziato la sua dichiarazione rendendo omaggio alle fantastiche attrici indigene che l’hanno preceduta, tra cui Sheila Tousey di Cuore di tuono e Keisha Castle-Hughes di La ragazza delle balene, che è stata “la più giovane e la prima candidata indigena nella categoria”. Ecco la dichiarazione completa:

“È incredibile e gran parte di me vuole solo dire che non avrei dovuto essere io. Questo sarebbe dovuto accadere molto tempo fa. Ho condiviso lo schermo in questo film con Tantoo Cardinal, che viene dal Canada, un confine che ha attraversato molti di noi. Sono cresciuta guardando le esibizioni di Sheila Tousey, con cui ho avuto la fortuna di condividere il palco ad un certo punto della mia carriera. Il suo lavoro in Cuore di tuono, lo sento, sarebbe dovuto essere nominato in ogni cosa. Non esiste attrice viva che superi il talento di Sheila. È una delle vere grandi.

È incredibile che ciò sia accaduto, e ci è voluto un po’ di tempo. Ricordo quando Keisha Castle-Hughes fu nominata per La ragazza delle balene, e ricordo come mi sentii quando guardai questa incredibile attrice, la più giovane e la prima candidata indigena nella categoria, raccontare questa storia. Sembrava così universale e così vicino alla mia educazione, al mio rapporto con la mia terra, con la mia famiglia, con mio padre, con la mia lingua, tutto questo. È stato incredibile vedere la sua rappresentazione, e sembra che sia un vero onore.

Lo dico sempre, non è del tutto mio (questo traguardo). Appartiene a così tante persone: la nazione Osage, la nazione dei piedi Neri, la nazione Nez Perce, ogni attore indigeno sulle cui spalle sto. È circostanziale che io sia la prima e ne sono molto grato. So solo che non sarò l’ultima, neanche lontanamente.”

Squid Game: la seconda stagione uscirà entro il 2024

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Squid Game: la seconda stagione uscirà entro il 2024

Netflix ha confermato che la seconda stagione di Squid Game arriverà entro la fine del 2024. Nell’annuncio in merito al secondo ciclo della serie in lingua coreana del creatore Hwang Dong-hyuk, la piattaforma ha dichiarato:

“Guardando al futuro, nonostante gli scioperi dello scorso anno abbiano ritardato il lancio di alcuni titoli, abbiamo un programma ampio e audace per il 2024. Il pubblico potrà scegliere tra serie drammatiche di grande successo come ‘The Diplomat’ S2, ‘Bridgerton’ S3, ‘Squid Game’ S2 e ‘L’Imperatrice’ S2; serie senza sceneggiatura come “Tour de France: Unchained” S2, “Love is Blind” S6, “F1: Drive to Survive” S6 e “Full Swing” S2; e nuovissimi programmi come ‘3 Body Problem’ (basato sul romanzo più venduto e dagli showrunner di ‘Il Trono di Spade’), ‘Griselda’ (con Sofia Vegara, in anteprima questa settimana), ‘The Gentlemen’ (di Guy Ritchie ), ‘Eric’ (con Benedict Cumberbach), ‘Avatar: The Last Airbender’, ‘Cien Años de Soledad’, dalla Colombia basato sul romanzo di Gabriel García Márquez e Senna dal Brasile.”

I dirigenti di Netflix hanno confermato che anche la quarta stagione di “Emily in Paris” verrà lanciata entro la fine dell’anno.

La prima stagione di nove episodi di Squid Game di Dong-hyuk è stata lanciata nel 2021. Il dramma su una gara mortale tra poveri concorrenti per vincere 45,6 miliardi di ₩ si è rivelato un grande successo per Netflix ed è stato nominato per 14 Emmy, inclusa la categoria riservata alla migliore serie drammatica (la prima per una serie non in lingua inglese), vincendo sei riconoscimenti.

Squid Game ha fatto la storia anche agli Screen Actors Guild Awards 2022, diventando la prima serie in lingua non inglese e la prima serie coreana a ottenere nomination per il cast di una serie drammatica, l’attore in una serie drammatica (Lee Jung-jae), attrice in una serie drammatica (Jung Ho-yeon) e in un ensemble di stunt. Lee Jung-jae e Ho-yeon hanno vinto i premi. Squid Game ha vinto anche tre Golden Globe, tra cui quello per la migliore serie drammatica.

Dopo mesi di speculazioni sull’opportunità o meno per lo show di avere una seconda stagione, Netflix ha confermato nel gennaio 2022 che la serie sarebbe stata rinnovata. Il CEO di Netflix, Ted Sarandos, ha dichiarato durante una call con gli analisti: “Assolutamente. L’universo di ‘Squid Game’ è appena iniziato.” Da allora l’universo di Squid Game è stato ampliato con una serie unscripted, Squid Game: La Sfida, e un videogioco di prossima uscita.

Ryan Gosling contrariato con l’Academy per le mancate nomination agli Oscar di Greta Gerwig e Margot Robbie

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Non c’è Ken senza Barbie“, così ha detto Ryan Gosling in una dichiarazione, dopo l’annuncio delle nomination agli Oscar 2024. Il protagonista maschile di Barbie, che ha ricevuto una nomination come miglior attore non protagonista, si è espressa contro l’Academy per aver ignorato il lavoro di attrice di Margot Robbie e quello di regista di Greta Gerwig.

“Sono estremamente onorato di essere nominato dai miei colleghi insieme ad artisti così straordinari in un anno di così tanti grandi film. E non avrei mai pensato di dirlo, ma sono anche incredibilmente onorato e orgoglioso che sia per aver interpretato una bambola di plastica di nome Ken”, inizia la dichiarazione di Gosling. “Ma non esiste Ken senza Barbie, e non esiste il film ‘Barbie’ senza Greta Gerwig e Margot Robbie, le due persone maggiormente responsabili di questo film storico e celebrato in tutto il mondo”.

Gerwig e Robbie erano due nomi che si davano per scontati alla vigilia di queste nomination, tanto che qualcuno pensava che Robbie avrebbe anche potuto ambire alla vittoria. Entrambe hanno avuto la loro nomination, Margot Robbie per il miglior film, essendo produttrice con la sua LuckyChap, e Greta Gerwig come sceneggiatrice, nella categoria riservata agli script adattati. Tuttavia si immaginavano per loro delle doppie nomination che non sono arrivate, generando lo scontento, tra gli altri, di Ryan Gosling.

“Nessun riconoscimento sarebbe possibile per qualcuno che ha partecipato al film senza il loro talento, la loro grinta e il loro genio. Dire che sono deluso dal fatto che non siano state nominate nelle rispettive categorie sarebbe un eufemismo”, continua Gosling. “Contro ogni previsione, con nient’altro che un paio di bambole senz’anima, poco vestite e, per fortuna, senza genitali, ci hanno fatto ridere, ci hanno spezzato il cuore, hanno smosso la cultura e hanno fatto la storia. Il loro lavoro dovrebbe essere riconosciuto insieme agli altri candidati molto meritevoli. Detto questo, sono così felice per America Ferrera e gli altri incredibili artisti che hanno contribuito con il loro talento a realizzare questo film così innovativo”.

Gosling nomina Ferrera, che ha ottenuto una nomination come migliore attrice non protagonista per la sua interpretazione in Barbie. La commedia ha ottenuto otto nomination in totale, tra cui costumi, scenografia e due canzoni originali (“I’m Just Ken” e “What Was I Made For?”). Per Ryan Gosling è la terza candidatura all’Oscar per l’attore, dopo due precedenti candidature per “Half Nelson” (2006) e “La La Land” (2016).

Il 10 marzo se la vedrà con Sterling K. Brown American FictionRobert De Niro Killers of the Flower Moon, Robert Downey JrOppenheimer e Mark RuffaloPovere Creature.

Dieci minuti: recensione del film di Maria Sole Tognazzi

Dieci minuti: recensione del film di Maria Sole Tognazzi

Il cinema di Maria Sole Tognazzi è donna. La regista, che ha all’attivo cinque lungometraggi, un documentario e un corto, ama posare gli occhi – e la macchina da presa – su sguardi, tormenti e gioie femminili, per affrescarne un dipinto elegante, delicato e dettagliato. Da Viaggio da sola a Io e lei, fino all’ultimo Dieci minuti, Tognazzi mette al centro della sua poetica le donne, figure che, come lei stessa dice quando era agli inizi della sua carriera, non hanno mai ricoperto un ruolo centrale e privilegiato, ma si sono spesso dovute accontentare di essere un supporto, comprimarie secondarie, “costrette” a rimanere un passo indietro e mai nel cono di luce che meritavano.

I tempi, però, stanno cambiando, non solo nel tessuto sociale ma anche in quello cinematografico, e lo dimostrano i recenti prodotti audiovisivi in cui non solo ci sono più protagoniste da raccontare, ma anche più registe che esprimono la loro unica e attenta visione. E così la cineasta si inserisce in quella categoria di artiste che sente l’esigenza di far emergere, o per meglio dire irrompere, voci e presenze femminili sullo schermo, partendo da un testo di riferimento scritto da una donna, Chiara Gamberale, e avvalendosi di una co-sceneggiatrice, Francesca Archibugi (La Storia), che la aiutasse a modellare la storia di Bianca, nel romanzo Chiara. Dieci minuti è una produzione Indiana Production e Vision Distribution, in collaborazione con Netflix e Sky, ed è nelle sale dal 25 gennaio, giorno in cui – coincidenza – debutterà un altro film che si cuce addosso a una donna e porta sulle spalle il suo percorso di crescita e scoperta: il Leone d’Oro Povere Creature!

Dieci minuti, la trama

Bianca è nel periodo peggiore della sua vita. Il marito Niccolò l’ha lasciata all’improvviso e lei non si capacita del perché: in fondo, secondo la sua distorta visione, andava tutto bene. Eppure lui è risentito: non si sente ascoltato e supportato, gira tutto intorno alla moglie. Non è riuscita nemmeno ad accorgersi che ha un’altra. Sul fronte del lavoro, le cose procedono allo stesso modo: sul treno verso casa, Bianca viene chiamata dal suo responsabile e licenziata in tronco. In più, in un gioco di flashback, pare che la donna sia segnata anche da un incidente, avvenuto poco dopo la separazione, che l’ha fatta smettere di guidare. Tutti questi eventi l’hanno destabilizzata, rendendola assente e inerme davanti a tutto e tutti. Non riesce a fare molto, Bianca, se non andare dalla dottoressa Brabanti, psicanalista che le propone una sfida per scuoterla dal suo torpore quotidiano: tutti i giorni, una volta al giorno, Bianca deve fare qualcosa di completamente nuovo, che fuoriesca dalla sua normalità. Qualcosa che magari non farebbe mai. Grazie a questa terapia, Bianca farà nuovi incontri, scoprirà legami speciali e inizierà ad ascoltare chi le ha sempre voluto bene. Tentando di affrontare la sua crisi.

Dieci minuti

Oltre le barriere della mente

Il quasi omonimo romanzo di Chiara Gamberale, Per dieci minuti, è un racconto intimo e autobiografico di una donna nel pieno della sua (ri)fioritura. Un percorso, ma anche un processo, di ardua rinascita che si riscontra nel film liberamente ispirato di Tognazzi, in cui a essere messa in luce è la paura dell’abbandono e come questa lavori sulla psiche umana tanto da disintegrarla. Bianca è piena di fragilità, spesso immobile e cieca davanti a una vita che le scorre e in cui c’è un crocevia di persone a cui lei non riesce a dare la dovuta attenzione. Neppure al marito. Crede di essere partecipe delle esistenze degli altri, ma in realtà non ascolta, non si connette con il resto del mondo e nel frattempo, senza accorgersene, viene risucchiata in una solitudine che, se prima era solo prigione mentale, diventa poi fisica con la separazione da Niccolò.

Si intersecano in lei emozioni contrastanti, ma è l’essere inerme a dominarla nel quotidiano e a farla sprofondare nel buio. È spenta ed egoriferita la Bianca di una quanto più umana e tenera Barbara Ronchi, consumata dalle sue stesse paranoie e dal timore di conoscere verità che sarebbe meglio sigillare in un cassetto faendo finta che non esistano. Perché spesso è più semplice crearsi una realtà immaginaria, piuttosto che fare i conti con quella vera, più dura e complessa. Occhi smarriti, sguardo basso e cupo, labbra spesso arricciate: rimanendo fissa sul suo volto sofferente, la regista intercetta tutte le sfumature di un animo travagliato, compiendo un viaggio nelle emozioni e nei turbamenti di una donna in piena crisi esistenziale, che tenta alla fine di tornare a galla e rinascere dalle sue ceneri. Dandosi la possibilità di riscoprirsi e forse proprio di conoscersi nel profondo.

Un cast ben assortito

Come dicevamo all’inizio di questa recensione, Maria Sole Tognazzi si dedica anima corpo e cuore alle sue protagoniste, le accarezza dolcemente, ecco perché le donne del film, e in particolare la sua Bianca, hanno una posizione di assoluto rilievo. Ronchi ha due comprimarie di tutto rispetto, una più che credibile Margherita Buy nelle vesti della psicanalista, il cui ruolo le calza a pennello, e Fotinì Peluso, il cui personaggio è stato scritto per il film, che interpreta Jasmine, la sorella di Bianca, una ragazza da un lato esuberante, dall’altro bisognosa di trovare un posto (che non è un luogo bensì una persona) da chiamare casa. Nonostante Dieci minuti sia una storia che favorisce il punto di vista e la solidarietà femminile, la figura maschile – in questo caso Niccolò in primis – non è mai posta sotto la lente del giudizio.

La regista non è intenta a fare la morale e non vuole trasformare un racconto prevalentemente drammatico – con deliziosi inserti divertenti – in una narrazione femminista, tanto che empatizzare e comprendere il personaggio di Alessandro Tedeschi è pressoché naturale. Resta sì sullo sfondo, ma è bilanciato e ben caratterizzato e considerato, non diventando mai oggetto di critiche. Al netto di quanto scritto, ciò che invece sembra mancare un po’ è la completezza del gioco dei “dieci minuti”: seppur si riesca a mostrare come una soluzione divertente e funzionale per far uscire Bianca dall’impasse in cui si trova, sembra che non ci si sia voluti sbilanciare troppo sui vari momenti in cui si dedica a fare quell’altro che le fa paura, schifo o la entusiasmi. Sarebbe stato interessante esplorare meglio questo aspetto, e vedere fin dove la fantasia delle creatrici potesse spingersi. Ciononostante, Dieci minuti è un film godibile, buono, che si lascia amare nel suo essere delicato e calibrato, e dimostra quanto Maria Sole Tognazzi si prenda cura delle sue antieroine, facendole brillare di luce propria nonostante le ferite che si portano addosso.

Black Box – La scatola nera: la spiegazione del finale del film

Black Box – La scatola nera: la spiegazione del finale del film

Nel 2021 il regista e sceneggiatore Yann Gozlan, regista anche di Un homme idéal, Burn Out Visions porta al cinema un film che da tempo desiderava realizzare: Black Box – La scatola nera. Appassionato di aviazione civile, Gozlan si è infatti sempre detto interessato a dar vita ad una storia su questo tema, concentrandosi però sugli aspetti più cupi e drammatici legati all’aviazione, ovvero quello dell’incidente aereo e di quanto ne segue. “Questo universo, incredibilmente cinematografico dal mio punto di vista, con una posta in gioco finanziaria colossale, in cui coesistono interessi divergenti, mi sembrava un’ambientazione originale ed emozionante per un film“, ha dichiarato.

Gozlan, insieme ai tre co-sceneggiatori Jérémie Guez, Simon Moutaïrou e Nicolas Bouvet-Levrard dà dunque vita ad un thriller ricco di colpi di scena, sospetti, verità celate e la ricerca ossessiva per portarle alla luce. Ma Black Box – La scatola nera è anche un film che vuole riflettere sulla facilità con cui gli uomini o le aziende di potere possano manipolare la realtà a loro piacere, scampando così alle conseguenze dei problemi di cui sono più o meno direttamente artefici. Offrendo tutto ciò, il film si è affermato come un grande successo in Francia, ottenendo riscontri di pubblico e critica particolarmente positivi.

Il film si è poi distinto per il suo lavoro sul sonoro e il montaggio, che contribuiscono ad un’esperienza visiva particolarmente accattivante. Per chi ha apprezzato film simili come Flight o Sully, Black Box – La scatola nera è dunque un film da non perdere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori e riguardo la spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Black Box – La scatola nera

Quando il volo Dubai-Parigi con 300 passeggeri a bordo si schianta con una dinamica misteriosa, il giovane Mathieu Vasseur, tecnico della BEA, (l’autorità responsabile delle inchieste sulla sicurezza nell’aviazione civile), viene chiamato ad occuparsi del caso. Rinvenuta la scatola nera, questa non sembra riportare nulla di anomalo e il caso viene chiuso in fretta. Tuttavia, Vasseur, poco convinto dell’esito, continua le sue indagini personali. Le tracce audio rivelano dei dettagli che gli fanno pensare a una manomissione del contenuto della scatola nera. La sua ipotesi è quella di attentato. Contravvenendo agli ordini del suo capo Philippe Rénier, inizia una coraggiosa ricerca di prove in grado di confermare la sua tesi.

Ad interpretare Mathieu Vasseur vi è l’attore Pierre Niney, noto per i film Yves Saint Laurent, Masquerade – Ladri d’amore e Il libro delle soluzioni. Per prepararsi al ruolo, Pierre Niney ha trascorso diverse settimane lavorando a fianco degli agenti del BEA. Per la sua interpretazione in questo film, Niney è stato candidato al premio Cesar come Miglior attore. Accanto a lui, nel ruolo di sua moglie Noémie vi è l’attrice Lou de Laâge, recentemente vista anche in Un colpo di fortuna – Coup de Chance. Recitano poi nel film gli attori André Dussollier nel ruolo di Philippe Rénier, capo di Mathieu, e Sébastien Pouderoux in quelli di Xavier Renaud, capo dell’azienda Pegase Security. Olivier Rabourdin è infine Victor Pollock, superiore di Mathieu.

Black Box - La scatola nera Pierre Niney

La spiegazione del finale di Black Box – La scatola nera

Tutto il film è dunque costruito sul sospetto di una realtà diversa da quella che si cerca di portare avanti. Le ricerche di Mathieu, infine, confermeranno questo sospetto portando alla luce come le aziende operanti nel campo della sicurezza – in questo caso in quello dell’aviazione – non possano permettersi che avvengano incidenti che ne macchino la reputazione. Quando questi però si verificano, l’unica soluzione sembra essere quella di occultare le prove. Ecco allora che verso il finale Mathieu scopre che proprio il suo superiore Victor Pollock ha alterato le registrazioni audio dell’incidente aereo. Arriva a tale scoperta dopo aver riascoltato le registrazioni audio di un precedente incidente di elicottero.

In tale registrazione rileva dei numeri che rappresentano delle coordinate GPS che conducono ad uno stagno sul fondo del quale trova la vera registrazione della scatola nera dell’aereo. Insieme ad essa c’è dunque un video di Pollock che racconta di aver lavorato in segreto con Xavier Renaud, per anni, il quale l’ha costretto a falsificare le scatole nere. Nonostante Mathie rimanga poi ucciso in un incidente d’auto, causato da coloro che lo tenevano d’occhio, la sua scoperta viene comunque alla luce e durante una presentazione pubblica per la sua azienda, Xavier viene infine arrestato per gli atti da lui commessi contro la verità.

Black Box - La scatola nera spiegazione finale

Black Box – La scatola nera è tratto da una storia vera?

Il film Black Box – La scatola nera non è ispirato ad una storia vera in particolare, ma riprende in modo evidente elementi presenti nella realtà e propri del mondo dell’aviazione. Il primo di questi è proprio la scatola nera, il noto dispositivo elettronico di registrazione dei dati installati in un aeromobile o una imbarcazione con lo scopo di facilitare le indagini dopo un incidente. Questi apparati sono generalmente progettati per resistere alle condizioni che si possono creare in un incidente grave, preservando le registrazioni. In numerosi noti casi di incidenti aerei, la scatola nera si è infatti rivelata decisiva per stabilire cosa ha causato l’incidente. Il film però costruisce da zero il complotto alla base del film, non prendendo spunto in questo dalla realtà.

Il trailer di Black Box – La scatola nera e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di martedì 23 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Atomica Bionda: 10 cose che forse non sai sul film

Atomica Bionda: 10 cose che forse non sai sul film

Dinamico film d’azione con l’attrice Charlize Theron, Atomica Bionda è stato distribuito nelle sale nel 2017, ottenendo un buon riscontro di critica e pubblico. In particolare sono divenute memorabili l’interpretazione della protagonista, le numerose sequenze d’azione e la regia, tutti elementi che hanno aggiunto spessore ad una storia intrisa di toni thriller, incentrata in contesto di spionaggio nella Berlino del 1989.

Ecco 10 cose che forse non sai su Atomica Bionda.

Atomica Bionda: la trama del film

1. È ambientato in un anno cruciale. Nel 1989, alla vigilia del crollo del muro di Berlino e del cambiamento nelle alleanze tra superpotenze, Lorraine Broughton, una spia del massimo livello dell’MI6, viene inviata a Berlino per recuperare una lista contenente i nomi di tutti gli agenti occidentali in azione e i loro affari. La donna riceve l’ordine di cooperare col direttore della sede di Berlino, David Percival. I due formano un’incerta alleanza, scatenando tutto il loro arsenale di abilità nel perseguire una minaccia che mette a rischio l’intero mondo delle operazioni di spionaggio dei paesi occidentali.

Atomica Bionda: il cast del film

2. Ha una premio Oscar per protagonista. Al centro del film vi è l’attrice premio Oscar Charlize Theron, nel ruolo di Lorraine Broughton. Accanto a lei è possibile ritrovare gli attori James McAvoy, nel ruolo di David Percival, gli attori John Goodman, Bill Skarsgård e Eddie Marsan.

3. Charlize Theron si è allenata duramente per il ruolo. Per essere in forma smagliante e poter interpretare al meglio le dinamiche scene del film, l’attrice si è allenata con otto personale trainer, che l’hanno aiutata ad implementare le sue capacità fisiche. L’attrice si è inoltre allenata insieme all’attore Keanu Reeves, che stava invece lavorando al film John Wick – Capitolo 2.

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4. James McAvoy ha recitato con una mano rotta. McAvoy si ruppe la mano sul set del film Split, girato prima di Atomica Bionda, e fu costretto a recitare le sue scene con la mano ancora infortunata, cosa che si è fatta notevolmente sentire specialmente nelle diverse sequenze d’azione.

Atomica Bionda è tratto da un fumetto

5. Il film è la trasposizione di un fumetto. La pellicola è l’adattamento cinematografico della graphic novel del 2012 intitolata The Coldest City, scritta da Antony Johnston e illustrata da Sam Hart. La Theron, fan di tale opera, ha speso ben 5 anni per riuscire a portare al cinema questa storia.

Atomica Bionda: la colonna sonora del film

6. Ha una colonna sonora molto dinamica. Per accompagnare al meglio le sequenze più spettacolari del film è stata scelta una colonna sonora composta da brani di celebri artisti e musiche dai toni electro-pop. Tra i pezzi più celebri della colonna sonora figurano Cat People (Putting out fire) di David Bowie, 99 Luftballons dei Nena, Der Kommissar dei After the Fire e London Calling del gruppo The Clash.

Atomica Bionda è in streaming

7. È possibile rivedere il film in streaming. Per gli amanti del film, è possibile riguardare il film comodamente in streaming, grazie alla presenza della pellicola su piattaforme come Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e Prime Video. Per vedere il film sarà sufficiente noleggiarlo o sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma di riferimento.

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Atomica Bionda: il finale del film

8. Il finale ha generato molteplici domande. Il finale del film si è rivelato esplosivo tanto quanto il lungometraggio in sé. Esplicitamente aperto ad un sequel, la conclusione lascia aperte numerose porte per il futuro, introducendo nuovi elementi per un nuovo capitolo della storia del personaggio. Molti spettatori sono rimasti confusi dal modo in cui termina la pellicola, e gli interrogativi sollevati potrebbero trovare risposta in futuro.

Atomica Bionda 2: il sequel è ufficiale

9. È stato annunciato il sequel del film. Dato l’enorme successo riportato al box office, la Theron ha annunciato ufficialmente un sequel del film, affermando che lo sceneggiatore del primo capitolo è già al lavoro sulla nuova sceneggiatura. Si prevede inoltre una storia che si svilupperà e completerà nel corso di tre film. Per anni, tuttavia, sembrava che il progetto non dovesse concretizzarsi. Nel dicembre del 2023, però, Theron ha confermato che Atomica Bionda 2 è in fase di sviluppo e

Atomica Bionda: film simili

10. Esistono diversi film simili a questo. La tradizione di film di spionaggio è assai lunga, e tra i titoli più simili ad Atomica Bionda si segnala la saga di Mission: Impossibile, con Tom Cruise, Red Sparrow con Jennifer Lawrence, Salt con Angelina Jolie e la trilogia di John Wick con Keanu Reeves.

Fonte: IMDb

Colin Firth protagonista della serie Sky “Lockerbie”

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Colin Firth protagonista della serie Sky “Lockerbie”

Colin Firth sarà il protagonista della prossima serie originale di Sky e Peacock “Lockerbie“, che racconta il disastro aereo del 1988 in cui persero la vita 259 passeggeri e membri dell’equipaggio.

Il 21 dicembre 1988, il volo Pan Am 103 esplose sopra Lockerbie, in Scozia, 38 minuti dopo il decollo. Oltre alle 259 vittime a bordo del volo, altri 11 residenti morirono quando l’aereo cadde sopra la tranquilla cittadina. L’attore premio Oscar Colin Firth interpreterà il dottor Jim Swire, che ha tragicamente perso la figlia Flora in quell’evento e che da allora lavora con la moglie Jane per cercare di ottenere giustizia per le famiglie delle vittime.

Sulla scia del disastro e della morte di sua figlia Flora, il dottor Jim Swire (Firth) è nominato portavoce delle famiglie delle vittime del Regno Unito, che si sono unite per chiedere verità e giustizia“, si legge nella descrizione ufficiale dello show. “Viaggiando attraverso i continenti e le divisioni politiche, Jim intraprende un viaggio implacabile che non solo mette a repentaglio la sua stabilità, la sua famiglia e la sua vita, ma che ribalta completamente la sua fiducia nel sistema giudiziario. Mentre la verità si sposta sotto i piedi di Jim, la sua visione del mondo viene lasciata per sempre sporca. Esplorando gli eventi del disastro e le sue conseguenze, Lockerbie fornisce un resoconto intimo di un uomo, un marito e un padre che rischia tutto in memoria di sua figlia e nella ricerca incessante della verità e della giustizia.”

Basata sul libro di Swire e Peter Biddulph “The Lockerbie Bombing: A Father’s Search for Justice“, la serie limitata Lockerbie in cinque parti è una coproduzione tra i produttori di “Downton AbbeyCarnival Films, che fa parte degli Universal International Studios, e Sky Studios. Il drammaturgo scozzese David Harrower (“Blackbird”, “Knives in Hens”) sarà lo scrittore principale, mentre Maryam Hamidi (“Vigil”) sarà la scrittrice ospite di un episodio. Otto Bathurst, regista di “Peaky Blinders“, sarà il regista principale, mentre Jim Loach (“Save Me”) dirigerà un episodio.

La produzione di “Lockerbie” inizierà all’inizio dell’anno. Tra i produttori esecutivi figurano Gareth Neame e Nigel Marchant per Carnival Films, Sam Hoyle per Sky Studios e David Harrower, Liz Trubridge, Jim Sheridan, Kirsten Sheridan e Oskar Slingerland. Hamidi è produttore associato e Brian Kaczynski è produttore.

Lockerbie sarà disponibile su Sky e sul servizio di streaming NOW nel Regno Unito, in Irlanda, Italia, Germania, Svizzera e Austria, e su Peacock negli Stati Uniti. NBCUniversal Global TV Distribution si occupa delle vendite internazionali.

Netflix guida le nomination agli Oscar con 18 nomination superando Apple

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Netflix ha battuto la rivale Apple nella corsa al maggior numero di nomination agli Oscar, ottenendo 18 nomination, tra cui quella per il miglior film per Maestro. Questo totale ha superato Apple, che ha ottenuto 13 nomination.

In effetti, il bottino di Netflix è stato rafforzato soprattutto dal film biografico su Leonard Bernstein diretto da Bradley Cooper, che ha ottenuto sette nomination, tra cui quella per il miglior film. Apple è riuscita a conquistare il titolo con una serie di nomination per “Killers of the Flower Moon” e “Napoleon“. Complessivamente, la Walt Disney Company ha ottenuto 20 nomination attraverso i suoi vari marchi e piattaforme di contenuti che rappresentano 20th Century Studios, Disney+, Hulu, Lucasfilm Ltd., Marvel Studios, National Geographic Documentary Films, Pixar Animation Studios e Searchlight, ma bisogna contare ogni etichetta separatamente.

Il grande giorno di Netflix e Apple ha coronato un anno di spese stravaganti per la stagione dei premi da parte di tutti gli studios, con alcuni film che si sono dati da fare con budget a otto cifre. Gli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA dello scorso anno hanno costretto gli studios a tagliare molte campagne di marketing, dato che i talenti non potevano promuovere i film. Questo ha lasciato sul tavolo denaro extra da destinare alle spese della stagione dei premi, tra cui proiezioni e tavole rotonde. “Barbie“, “Killers of the Flower Moon“, “Maestro” e “Oppenheimer” sono stati tra i film che hanno speso di più e tutti hanno ottenuto importanti riconoscimenti questa mattina, in particolare “Oppenheimer” della Universal, che ha guidato il gruppo con 13 candidature e si è assicurato le categorie principali di miglior film e regia per Christopher Nolan.

Una volta terminato lo sciopero della SAG-AFTRA a novembre, le star hanno recuperato il tempo perduto con la campagna di candidature. Cooper è stato particolarmente visibile con “Maestro“, più di quanto non lo sia stato quando ha promosso il suo film drammatico del 2018 “A Star Is Born” per la Warner Bros. L’attore, notoriamente riservato, ha sollevato delle perplessità quando ha portato la figlia Lea de Seine, di 6 anni, alla proiezione di “Maestro” all’Academy Museum a dicembre.

L’impressionante mattinata di Netflix si è rivelata un momento agrodolce per il responsabile del settore cinematografico Scott Stuber, che ieri ha annunciato di voler lasciare lo studio. Ma le nomination agli Oscar saranno probabilmente un argomento di conversazione quando Netflix terrà la consueta conferenza con gli azionisti.

Lily Gladstone entra nella storia degli Oscar come prima candidata nativa americana come migliore attrice

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Lily Gladstone è diventata la prima donna nativa americana a ricevere una nomination come miglior attrice agli Academy Awards. La Gladstone è stata premiata per il ruolo della donna Osage e figura storica Mollie Burkhart nell’epico “Killers of the Flower Moon” di Martin Scorsese.

La candidatura di Lily Gladstone arriva quattro anni dopo che Yalitza Aparicio, indigena messicana, ha ricevuto una nomination come miglior attrice agli Oscar 2019. Aparicio ha recitato nel film “Roma” di Alfonso Cuarón del 2018 nel ruolo della governante Cleodegaria “Cleo” Gutiérrez. Oltre ad Aparicio, altre due donne indigene – Merle Oberon per “L’angelo nero” del 1933, che si ritiene abbia origini māori oltre che sud-asiatiche, e Keisha Castle-Hughes per “Whale Rider” del 2003 – sono state nominate per il premio di miglior attrice nella storia degli Oscar. Oberon è inglese, mentre Castle-Hughes è kiwi.

Killers of the Flower Moon si è assicurato anche diverse altre nomination agli Oscar, tra cui quelle per il miglior film, la regia e l’attore non protagonista per Robert De Niro. In precedenza era stato candidato per il miglior trucco e acconciatura, il miglior suono, la miglior musica – colonna sonora originale e la miglior musica – canzone originale per “Wazhazhe (A Song for My People)”

La Gladstone ha recentemente vinto il premio come miglior attrice in un film drammatico ai Golden Globes. È la prima donna indigena a vincere il premio. Durante il suo discorso ai Globes, ha sottolineato l’importanza del momento, dicendo: “Questa è una vittoria storica. Non appartiene solo a me. La sto tenendo in mano in questo momento. Lo sto tenendo con tutte le mie bellissime sorelle del film al tavolo laggiù, e con mia madre, in piedi sulle vostre spalle“.

Questo è per ogni piccolo ragazzo rez, ogni piccolo ragazzo urbano, ogni piccolo ragazzo nativo là fuori che ha un sogno e si vede rappresentato nelle nostre storie raccontate da noi stessi, con le nostre parole, con enormi alleati e un’enorme fiducia dall’interno, gli uni dagli altri“, ha continuato.

Sebbene Killers of the Flower Moon sia stato candidato a sette premi ai Globes, Gladstone ha ricevuto l’unico riconoscimento del film. L’attrice di Killers of the Flower Moon ha avuto molto successo in questa stagione dei premi, nonostante sia stata recentemente snobbata ai BAFTA. Oltre ai Globes, la Gladstone è stata nominata nelle categorie di miglior attrice per premi come i Critics’ Choice Awards e gli Screen Actors Guild Awards.

Avatar – La leggenda di Aang: trailer ufficiale del nuovo adattamento targato Netflix

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Netflix dopo il teaser ha pubblicato il trailer ufficiale del prossimo adattamento live-action dell’amata serie di Nickelodeon Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last Airbender), la cui uscita è prevista sulla piattaforma di streaming giovedì 22 febbraio.

Basato sull’amata serie animata di Nickelodeon, Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last Airbender) è stato ideato da Albert Kim di Sleepy Hollow, che ne è showrunner, sceneggiatore e produttore esecutivo. La serie sarà guidata dall’attore filippino-canadese Gordon Cormier nel ruolo di Aang, Kiawentiio in quello di Katara, Ian Ousley in quello di Sokka e Dallas Liu in quello di Zuko. A loro si aggiungono Daniel Dae Kim nel ruolo del Signore del Fuoco Ozai, Paul Sun-Hyung Lee nel ruolo dello zio Iroh, Lim Kay Siu nel ruolo di Gyatso e Ken Leung nel ruolo del Comandante Zhao.

Il cast aggiuntivo comprende Elizabeth Yu nel ruolo della Principessa Azula, Maria Zhang nel ruolo della guerriera Kyoshi Suki, C.S. Lee nel ruolo dell’Avatar Roku, Amber Midthunder nel ruolo della Principessa Yue, A Martinez nel ruolo di Pakku, Yvonne Chapman nel ruolo dell’Avatar Kyoshi, Tamlyn Tomita nel ruolo di Yukari e Casey Camp-Horinek nel ruolo di Gran Gran.

Di cosa parla Avatar: The Last Airbender?

Acqua. Terra. Fuoco. Aria. Una volta le quattro nazioni vivevano in armonia e l’Avatar, il dominatore di tutti e quattro gli elementi, manteneva la pace tra loro. Ma tutto è cambiato quando la Nazione del Fuoco ha attaccato i Nomadi dell’Aria annientandoli e compiendo così il primo passo verso la conquista del mondo. L’attuale incarnazione dell’Avatar non è ancora emersa e il mondo ha perso la speranza.

Ma come un bagliore nell’oscurità, la speranza si riaccende quando Aang (Gordon Cormier), un giovane Nomade dell’Aria nonché l’ultimo della sua specie, si risveglia per assumere il ruolo che gli spetta come prossimo Avatar. Insieme ai suoi nuovi amici Sokka (Ian Ousley) e Katara (Kiawentiio), fratelli e membri della Tribù dell’Acqua del Sud, Aang intraprende una missione fantastica e ricca di azione per salvare il mondo e contrastare il temibile assalto del Signore del Fuoco Ozai (Daniel Dae Kim). Ma non sarà un compito facile, dal momento che il principe ereditario Zuko (Dallas Liu) è determinato a catturarli. Avranno infatti bisogno dell’aiuto dei numerosi alleati e dei pittoreschi personaggi che incontreranno lungo il cammino.

Godzilla e Kong – Il nuovo impero: nuovo spettacolare trailer internazionale

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Recentemente abbiamo appreso che Godzilla e Kong – Il nuovo Impero arriverà nelle sale due settimane prima di quanto precedentemente annunciato, il 29 marzo, e la Legendary ha ora rilasciato un trailer cinesi per l’ultimo film del MonsterVerse.

Il promo riutilizza alcune immagini del primo teaser, ma contiene anche una nuova fantastica inquadratura di Kong che brandisce la sua nuova arma simile a un guanto.

Non abbiamo ancora idea di come l’abbia ottenuta, ma si ipotizza che si tratti di una sorta di tutore di cui Kong è dotato dopo essersi fatto rompere il braccio dal Re Skar in un incontro precedente.

Come Kong, il Re Scar è un’altra scimmia gigante proveniente dalla Terra Cava, ma avevamo sentito voci che anche Godzilla avrebbe avuto una controparte malvagia con cui confrontarsi, e alcuni recenti gadget lo hanno reso ufficiale.

Queste nuove action figure non solo ci hanno dato la nostra migliore visione del Re Cicatrice, ma hanno anche rivelato una creatura albina, apparentemente basata sul gelo, nota come Shimo, che potete vedere qui sotto insieme al trailer.

 

Cosa sappiamo sul film Godzilla e Kong – Il nuovo Impero?

Godzilla e Kong – Il nuovo Impero approfondisce ulteriormente le storie e le origini di questi due Titani, nonché i misteri di Skull Island, tra gli altri, svelando la mitica battaglia che ha contribuito a forgiare questi esseri straordinari e li ha legati per sempre all’umanità. Adam Wingard torna a dirigere il film, interpretato da Rebecca Hall (“Godzilla vs. Kong”, The Night House – la casa oscura”), Brian Tyree Henry (“Godzilla vs. Kong”, “Bullet Train”), Dan Stevens (la serie TV “Gaslit”, “Legion”, “La Bella e la Bestia”), Kaylee Hottle (“Godzilla vs. Kong”), Alex Ferns (“The Batman”, “La furia di un uomo – Wrath of Man”, “Chernobyl”) e Fala Chen (“Irma Vep”, “Shang Chi e la leggenda dei Dieci Anelli”).

La sceneggiatura di Godzilla e Kong – Il nuovo Impero è di Terry Rossio (“Godzilla vs. Kong”, la serie “Pirati dei Caraibi”), Simon Barrett (“You’re Next”) e Jeremy Slater (“Moon Knight”), da una storia di Rossio, Wingard e Barrett, basato sul personaggio “Godzilla” di proprietà e creato da TOHO Co., Ltd..

Il film è prodotto da Mary Parent, Alex Garcia, Eric Mcleod, Thomas Tull, Jon Jashni e Brian Rogers, mentre i produttori esecutivi sono Wingard, Jen Conroy, Jay Ashenfelter, Yoshimitsu Banno, Kenji Okuhira. Wingard torna a collaborare con il direttore della fotografia Ben Seresin (“Godzilla vs. Kong”, “World War Z”), lo scenografo Tom Hammock (“Godzilla vs. Kong”, “X: A Sexy Horror Story”, “The Guest”), il montatore Josh Schaeffer (“Godzilla vs. Kong”, “Molly’s Game”), la costumista Emily Seresin (“L’uomo invisibile”, “Top of the Lake – Il mistero del lago”). Le musiche del film sono opera dei compositori Tom Holkenborg (“Godzilla vs. Kong”, “Mad Max: Fury Road”) e Antonio Di Iorio (musica aggiuntiva su “Godzilla vs. Kong”, i film “Sonic”). Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures presentano una produzione Legendary Pictures, un film di Adam Wingard: “Godzilla e Kong – Il nuovo Impero”.

Mortal Kombat 2: il produttore conferma che la produzione è finita ma per un trailer …

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Mortal Kombat è uscito contemporaneamente nelle sale e su Max nel 2021, ed è stato l’anno successivo che abbiamo appreso per la prima volta dei piani per un sequel del film Mortal Kombat 2.

Dopo i ritardi causati dagli scioperi SAG-AFTRA dello scorso anno, i lavori per il seguito sono ripresi di recente e il produttore del franchise Todd Garner e la star Lewis Tan hanno confermato che le riprese sono terminate. Anche Max Huang, che interpreta Kung Lao, ha condiviso su Instagram una foto della festa di fine riprese.

Questo significa che Mortal Kombat 2 può finalmente iniziare la post-produzione in vista di un’uscita nelle sale prevista per il 2025. “Per me Mortal Kombat è finito“, dice Garner nel video qui sotto. “È stato un viaggio incredibile, incredibile. Non vedo l’ora che tutti voi vediate quello che abbiamo fatto. Ci vorrà un po’ di tempo, abbiamo molto lavoro da fare“.

“So che inizierò a ricevere un sacco di messaggi del tipo: ‘Quando c’è il trailer? Quando c’è il trailer?”. Ci vorrà un po’ di tempo”, ammette. “Lavoreremo sodo, lo porteremo a termine. Penso che abbiamo creato qualcosa di speciale. Spero che voi siate d’accordo“.

Questo arriva solo pochi giorni dopo che Garner è andato su X per stuzzicare ancora una volta il Johnny Cage di Karl Urban (che potete vedere anche qui sotto).

[La Warner Bros. Discovery] è molto soddisfatta del film, che ovviamente è andato molto bene”, aveva detto Tan a proposito dei piani di sequel un paio di anni fa. “È uno dei film più visti del loro Warner Bros. Slate, anche se è uscito nel peggior momento possibile. Ma no, andiamo avanti a tutta forza. E ora abbiamo con noi anche Ed Boon, quindi abbiamo il timbro di approvazione della leggenda in persona. Il secondo sarà assolutamente folle. Molto più grande“.

 

Tutto quello che c’è da sapere su Mortal Kombat 2

Mortal Kombat 2 è diretto da Simon McQuoid da una sceneggiatura scritta dallo sceneggiatore di Moon Knight Jeremy Slater. Il sequel vedrà il ritorno di Lewis Tan come Cole Young, Jessica McNamee come Sonya Blade, Josh Lawson come Kano, Tadanobu Asano come Lord Raiden, Mehcad Brooks come Jax, Ludi Lin come Liu Kang, Chin Han come Shang Tsung, Joe Taslim come Bi-Han e Sub-Zero, Hiroyuki Sanada nei panni di Hanzo Hasashi e Scorpion e Max Huang nei panni di Kung Lao.

Il sequel d’azione introdurrà anche una serie di nuovi personaggi oltre Johnny Cage, ovvero Adeline Rudolph (Resident Evil) nei panni di Kitana, Tati Gabrielle (You) nei panni di Jade, Martyn Ford (F9) nei panni dell’imperatore Shao Kahn, Damon Herriman di Mindhunter nei panni del demone di Netherrealm Quan Chi, Desmond Chiam (The Falcon and the Winter Soldier) nei panni del Re Edeniano Jerrod e Ana Thu Nguyen (Get Free) nei panni della Regina Sindel. Ulteriori dettagli sulla trama sono ancora tenuti nascosti. Il film è prodotto da James Wan, Michael Clear, Todd Garner e E. Bennet Walsh.

Levante Ventitré – Anni di voli pindarici: il racconto di un anno su Paramount+

Paramount+ e Levante annunciano oggi l’uscita di “Levante Ventitré – Anni di voli pindarici”, il racconto su e giù dal palco di un anno straordinario. Saranno le parole e le immagini, istantanee del 2023 appena concluso, al centro del racconto che la cantautrice e scrittrice Levante porterà in esclusiva sul servizio di streaming in Italia dal 23 febbraio.

Ad accompagnare l’uscita di “Levante Ventitré – Anni di voli pindarici” sarà “Mi Manchi in versione live dall’Arena di Verona (in uscita il 26 gennaio), uno dei brani più importanti del suo ultimo album Opera Futura, un brano che ha segnato uno sliding doors nell’ultimo anno dell’artista.

Attraverso documenti inediti, foto, video, stralci di momenti intimi e preziosi strappati dal dietro le quinte che raccontano riflessioni, retroscena, riti scaramantici, momenti di gioia ma anche momenti di smarrimento, il pubblico potrà ripercorrere gli ultimi 12 mesi della vita di Levante, un anno che ha segnato in modo indelebile questa straordinaria artista della parola.

Sarà un viaggio tra gli stati d’animo che hanno guidato le parole della cantautrice che si racconterà in una lunga intervista scavando dentro di sé e raccontando per la prima volta la profonda trasformazione, esteriore e interiore, che l’ha attraversata, portandola a un nuovo modo di concepire il futuro, che oggi Levante guarda con occhi curiosi in attesa di altri traguardi da raggiungere.

Durante la lavorazione di questo racconto per immagini Levante si è resa conto di come il numero 23 sia stato così straordinariamente ricorrente non solo nella sua vita in generale ma soprattutto nell’ultimo anno.

23 è il giorno del compleanno di Claudia Lagona. 23 sono i suoi anni di carriera, dalla prima apparizione pubblica ancora adolescente ad oggi. L’anno appena concluso, il 2023 è stato un anno di grandi soddisfazioni, ma anche di terremoti e di nuove ricostruzioni: ha compreso il significato di essere madre dopo un inizio avvolto nel buio dopo la nascita di sua figlia Alma Futura, ha pubblicato un album necessario e complesso che guarda al futuro (“Opera futura”), ha partecipato per la seconda volta al Festival di Sanremo arrivando alla posizione n. 23 con un brano che è stato un rischio ma anche una grande opportunità (quella “VIVO” che è stata giudicata a volte più dall’aspetto e dal “nuovo look” della sua autrice, più che dal brano in sé) è salita per la prima volta sul palco dell’Arena di Verona per chiudere un cerchio, un decennale importante (segnato da un altro 23 ossia quello del suo primo Forum di Assago), e aprire un nuovo capitolo che la porterà questa primavera a calcare i palchi di 23 teatri italiani. Ma non è tutto: il 23 tornerà in alcuni dei momenti più complessi della vita di Levante che l’artista siciliana troverà la forza di raccontare in “Levante Ventitré – Anni di voli pindarici”.

In questo racconto non saranno solo le parole al centro ma ci sarà soprattutto la musica di LEVANTE che, aldilà di quello che sceglie di mostrare ogni giorno attraverso i suoi social network, aprirà per la prima volta al pubblico le porte dell’Arena di Verona per raccontare le paure, le emozioni che hanno avvolto il suo ritorno live accompagnata da una band che è stata nel tempo una famiglia da proteggere e una “carovana gipsy” che la accompagna sin dai suoi esordi, in quella Torino in cui  Claudia serviva cappuccini e caffè per pagarsi la musica, tempi lontani da guardare oggi con un misto di orgoglio e tenerezza perché la Levante di oggi è il frutto di quei sacrifici, di quelle serate in studio a comporre e suonare, di quei sogni in cui credere e a cui aggrapparsi nelle difficoltà.

Su e giù dal palco Levante accoglierà il pubblico a braccia aperte camminando insieme ai suoi fan sulle note di canzoni che sono entrate ormai nel cuore della gente come “Invincibile”, “Vivo, “Alfonso”, “Alma Futura” e “Magmamemoria”.

I 4 atti dello show dell’Arena di Verona (Autunno, inverno, primavera ed estate) saranno per il pubblico anche l’occasione per rivivere quella indimenticabile serata e scoprire una Levante nuova, una donna capace di ridere di sé stessa, guardare con maggiore leggerezza e spontaneità alla vita e abbracciare l’amore per la sua famiglia in un modo nuovo, più consapevole.

Levante Ventitré – Anni di voli pindarici è l’istantanea di un momento di serenità non intaccato dalla nostalgia, uno degli stati d’animo che da sempre accompagna Claudia. Alla fine del racconto che si sviluppa in questi 60 minuti di video, troveremo una Levante per la prima volta completamente proiettata in avanti, concentrata sul futuro, senza avere più lo sguardo ancorato al passato. Un passato che è memoria da non dimenticare ma che non è più catena che la lega.

Se Levante Ventitré – Anni di voli pindarici da una parte racconta LEVANTE, dall’altra è Claudia a farsi strada fino a fare capolino tra le parole, gli sguardi e le risate.

Claudia è una donna e un artista volitiva e autodeterminata, consapevole oggi del suo ruolo pubblico (di cui ha studiato e testato sulla sua pelle le dinamiche e le gabbie social) e privato, una donna capace di riflettere sui temi della contemporaneità e sulle sue emozioni, convinta che la musica debba “emozionare e non impressionare”, un principio che è alla base anche del suo modo di vivere e di pensare ogni sua esibizione live. Levante è una cantautrice che ha sicuramente qualcosa da dire che ha Claudia a guardarle le spalle, a contagiarla con una risata e una carica di energia positiva fuori dal comune.

Levante Ventitré – Anni di voli pindarici  è una produzione VIVO Concerti, in collaborazione con Metatron, TAIGA e Warner Music Italy; in collaborazione con Paramount+; la regia e il montaggio sono di Giacomo Triglia; la scrittura è di Katamashi; la produzione esecutiva è di deAntartica.

Levante Ventitré – Anni di voli pindarici chiude un cerchio e lascia spazio ad un nuovo capitolo: il 10 marzo, infatti, sarà il momento di tornare sul palco con “OPERA FUTURA LIVE NEI TEATRI”, il tour (prodotto e distribuito da Vivo Concerti) che la porterà nei principali teatri italiani.

 

Mercoledì: la prima stagione in home video

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Mercoledì: la prima stagione in home video

Dal regista Tim Burton (Nightmare Before Christmas; Beetlejuice – Spiritello porcello) e dai creatori Alfred Gough e Miles Millar (“Smallville“), il 28 marzo 2024 arriva in DVD la stravagante e spettrale prima stagione di Mercoledì, la serie TV di successo basata sul personaggio di Mercoledì Addams dell’iconica Famiglia Addams. La serie è trasmessa in streaming su Netflix e prodotta da MGM Television, una divisione di Amazon MGM Studios. La prima stagione di Mercoledì sarà acquistabile presso i principali rivenditori, online sui maggiori siti di e-commerce ed è già disponbile per il pre-order.

La serie vede tra i protagonisti Jenna Ortega nel ruolo di Mercoledì, Gwendoline Christie che interpreta la preside Larissa Weems, Jamie McShane nel ruolo dello sceriffo Donovan Galpin, Hunter Doohan è Tyler Galpin, Percy Hynes White nel ruolo di Xavier Thorpe, Emma Myers intepreta Enid Sinclair e Joy Sunday nel ruolo di Bianca Barclay. Nel cast anche Catherine Zeta-Jones che interpreta Morticia Addams, Luis Guzmán nel ruolo di Gomez Addams, Isaac Ordonez è Pugsley Addams e Fred Armisen interpreta lo Zio Fester.

La serie Mercoledì, acclamata da critica e pubblico, ha ricevuto ben 12 nomination agli Emmy nel 2023 tra cui Miglior Serie Comica, Miglior Regia in una serie comedy per Tim Burton e Miglior attrice protagonista in una serie comedy per Jenna Ortega – rendendola la seconda più giovane interprete femminile ad essere nominata nella categoria nonché la terza attrice latina dopo Rita Moreno e America Ferrera. Mercoledì ha registrato risultati sensazionali e conquistato numerosi record a livello globale e rimane ad oggi la serie televisiva inglese più popolare di tutti i tempi.

La trama di Mercoledì

Mercoledì è una commedia horror di tipo investigativo e soprannaturale che esplora gli anni di Mercoledì Addams come studentessa della Nevermore Academy. Mercoledì tenta di dominare le sue emergenti abilità psichiche, di indagare su una mostruosa serie di omicidi che sta terrorizzando la città, e di risolvere il mistero soprannaturale che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni prima, il tutto mentre si trova a gestire le sue nuove e intricate relazioni alla Nevermore Academy.

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