Sony Pictures ha
confermato che la produzione del prossimo sequel di Ghostbusters:
Firehouse del 2021 è ufficialmente
iniziata. L’annuncio arriva con l’uscita della prima foto
dietro le quinte, con lo sceneggiatore e regista Gil
Kenan e il produttore esecutivo Jason
Reitman. La foto dal set ha anche confermato l’attuale
titolo provvisorio del sequel della commedia horror, Ghostbusters:
Firehouse.
Ghostbusters:
Firehouse dovrebbe ancora arrivare nelle sale entro la fine
dell’anno, il 20 dicembre 2023, contrapponendolo direttamente
all’adattamento cinematografico del musical The Color
Purple . Inoltre, il sequel farà il suo debutto nello
stesso mese di altri progetti di alto profilo come Wonka e Aquaman
e il mondo perduto.
Ghostbusters:
Firehouse è diretto da Gil Kenan da una sceneggiatura che ha
scritto insieme a Jason Reitman. Il prossimo capitolo della storia
della famiglia Spengler vedrà anche il ritorno del cast principale,
tra cui Carrie Coon,
Paul Rudd e Mckenna Grace, che in
realtà è stato il primo membro del cast a confermare il suo
ritorno. In precedenza era stato confermato che il
sequel di Ghostbusters: Afterlife tornerà
ufficialmente a New York City, l’ambientazione originale del
franchise. Dovrebbe anche svolgersi nel quartier generale
della caserma dei pompieri che è stato protagonista dei primi due
film di Ghostbusters e del riavvio di
Paul Feig.
Il film del 2021 ha incassato in
tutto il mondo oltre 200 milioni di dollari al botteghino. Ha
interpretato Carrie Coon, Mckenna Grace, Finn Wolfhard e
Paul Rudd. Ha anche visto il ritorno delle star
del franchise Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson,
Sigourney Weaver e Annie Potts.
Il peso del paragone continuo
impedisce la libertà. Lo sa VeraGemma, che per tutta la vita
si è sentita giudicata, incompresa, oscurata. Al margine. Una donna
forte ma al tempo stesso fragile, il cui riflesso del padre
(Giuliano Gemma) non le ha mai permesso di
spiccare realmente il volo. È sul desiderio di voler imporre la
propria identità che i documentaristi Tizza Covi e Rainer
Frimmel (Non è ancora domani, La pivellina)
fondano Vera, con una narrazione che
assume le fattezze di un documentario, ma che oscilla sempre fra
realtà e fantasia.
Perché, come dirà la stessa
VeraGemma, è stato preso “in
prestito” un episodio della sua vita per costruirci attorno un
film che potesse apporre la propria attenzione sul riscatto. Sul
dolore. E sulla cattiveria insita nella società. Presentato al
Festival di Venezia,
Vera è valso alla sua protagonista il
premio come Miglior Attrice nella sezione
Orizzonti, e arriva ora nelle sale
cinematografiche dal 23 marzo distribuito da
Wanted.
Vera, la trama
Vera si muove
silenziosa in una Roma piena di vita. Frequenta posti esclusivi,
boutique di lusso e persone dello spettacolo. Ma dentro di sé ha
molte cicatrici e tanta sofferenza. Il suo autista,
Walter, la accompagna ovunque, fino a quando un
giorno non fanno un incidente con uno scooter. Rimane coinvolto un
bambino, al quale Vera subito si lega, iniziandolo a frequentare
nel tentativo di riparare al danno. Lo va a prendere a scuola, lo
porta a casa, e spende del tempo anche il padre,
Daniel, un uomo che non riesce a guadagnare molto
per mandare avanti la famiglia. In parallelo, la donna continua a
condurre la vita di sempre, fra provini falliti, rapporti nocivi e
la figura dell’oramai defunto padre, Giuliano Gemma, che continua a
seguirla come un’ombra.
Qual è il prezzo da pagare per
poter essere sé stessi?
“Ai suonatori un po’ sballati,
ai balordi come me, a chi non sono mai piaciuta, a chi non ho
incontrato, chissà mai perché”. Il film si apre con
Dedicato di Loredana Berté, un brano che
in qualche modo fornisce subito le linee guida della
storia. Avvisa lo spettatore che questa è una storia
difficile, malinconica, ma non per questo meno bella. Un racconto
che pone la sua lente d’ingrandimento su una protagonista dai
lineamenti del volto marcati, prova di una netta e dura ribellione
nei confronti di chi la vorrebbe diversa. O peggio ancora la
vorrebbe come il padre, il bell’attore del filone spaghetti western
amato da tutti. Ma lei è un individuo autonomo e cerca di imporre
la sua identità in una società che, invece, vorrebbe plasmarla in
base ai propri gusti. Alle proprie esigenze. Al proprio modo,
distorto, di vedere “i figli di”.
Perché la protagonista deve
combattere quotidianamente con il giudizio che si formula sulla
bocca di persone ignoranti e superficiali. Le quali, seppur non lo
ammette, l’hanno portata sulla strada della chirurgia per potersi
distaccare esteticamente, ancor di più, dall’immagine del padre.
Come a voler loro fare uno sfregio. Una presa di posizione che però
non è bastata per fermare gli occhi indiscreti, i complimenti
indirizzati solo al padre o i provini falliti poiché non
rispecchiante un certo canone di bellezza. Così la macchina da
presa, che fin dalle prime battute aderisce completamente a
Vera, ci porta nell’oscurità delle sue giornate,
in cui incontriamo i rifiuti, i dolori ma anche le speranze di una
donna che le prova tutte per non annegare.
Emanciparsi dall’etichetta
In una costante atmosfera da cinema
neorealista, Vera ci conduce però non solo nei
rapporti intimi che instaura, come quello con il bambino investito,
ma anche nei suoi più profondi pensieri. Nel suo desiderio
di volersi emancipare da quell’etichetta che, come le
ricorda l’amica Asia Argento, necessita
proprio di essere distrutta. Ma anche nel suo voler
credere fortemente che, nonostante le esperienze avute, gli altri
prima o poi vedranno lei prima ancora di vedere la gloria del
padre. E che non la usino per un loro tornaconto personale, ma le
stiano accanto solo perché spinti da un vero sentimento. È questa
continua speranza nel genere umano che fa di Vera
una donna tenace e delicata, ma soprattutto autentica.
Un’autenticità sottolineata attraverso primi piani che fotografano
il suo sguardo buono, pulito. Dentro al quale si manifesta una
sincera voglia di credere nell’altro e nella sua buona fede.
Una speranza a cui troppo spesso si
sostituisce la delusione. Perché in fondo, purtroppo, le persone si
muovono solo per i propri interessi e mai per vero senso di
altruismo. Seppur in alcuni frangenti pecchi di staticità e in
pochi altri ci sia un’eccessiva finzione,
Vera riesce dunque ad andare comunque a
segno. Non vuole ingannare, né tantomeno essere una pellicola
melodrammatica. Non ha guizzi narrativi o particolari intuizioni
registiche e artistiche. Vuole solo esporre la condizione
umana di una donna che cerca di combattere contro
l’ipocrisia, l’empietà e i preconcetti. Che nonostante tutto rimane
gentile, donandosi al prossimo senza porsi troppe domande. E ci
riesce benissimo. Potremmo chiederci quanto ci sia di reale in
quello che abbiamo visto. Potrebbe non piacerci lei. Ma il pensiero
che dovremmo iniziare a essere meno giudicanti e più generosi
d’animo nei confronti degli altri è imprescindibile dalla storia
che vediamo sullo schermo.
In un’intervista
con BroBible, Chad
Stahelski, che ha anche diretto tutte e quattro i capitoli
del franchise di successo di John Wick, ha fornito alcune informazioni
sull’imminente adattamento del noto videogioco.
Stahelski ha elogiato la storia del film in
preparazione, definendolo “un film anti-samurai” e notando anche
che programmi televisivi come The
Last of Us hanno dimostrato che gli adattamenti
dei videogiochi possono funzionare fintanto che ricevono amore e
attenzione.
“Rainbow Six,
Ghost of
Tsushima – ci sto lavorando. Entrambi
sono progetti fantastici che spero davvero si realizzino“, ha
affermato
Stahelski. “Ma Ghost …
ha una storia incredibile. È il film sui samurai
anti-samurai. Ha grandi temi. Abbiamo molta spinta su
questo e molto interesse perché il successo di Last of Us ci supporta, sì, la maledizione
sugli adattamenti di videogioco a film è in qualche modo superata.
Si può fare. Devi solo dargli amore e
attenzione. E Ghost,
probabilmente di tutti gli altri videogiochi [film] in fase di
sviluppo, penso che sia quello che arriverà prima“.
Non è chiaro esattamente cosa
intenda Stahelski per “film anti-samurai”, soprattutto considerando
che Ghost of
Tsushima è in gran parte incentrato sulla
politica e la morale dei samurai in Giappone durante il
1200. Stahelski aveva precedentemente suggerito che
spera di avere “un cast giapponese completo” e anche di realizzare
il film in giapponese, anche se non si sa esattamente se queste
speranze si realizzeranno o meno.
Ecco la nostra intervista ai
protagonisti di Christian– Seconda Stagione, la serie Sky Original,
disponibile dal 24 marzo su Sky e Now. Con Stefano
Lodovichi e Valerio Cilio,
rispettivamente regista e sceneggiatore dello show, sono
intervenuti Claudio Santamaria, Francesco Colella,
Antonio Bannò e Gabriel Montesi che
tornano per questa seconda stagione, e insieme a loro le new entry
Laura Morante e Camilla
Filippi.
Prodotta da Sky Studios e Lucky Red
in collaborazione con Newen Connect, “la serie dei miracoli” torna
con sei nuovi episodi di cui viene rilasciato oggi il teaser, per
una nuova stagione interamente diretta da Stefano
Lodovichi (anche produttore creativo, nonché fra gli
sceneggiatori dei nuovi episodi) e che vede ovviamente riconfermati
i protagonisti della prima, i vincitori del David di Donatello
Edoardo Pesce (Dogman,
Cuori puri, …altrimenti ci arrabbiamo!) e Claudio Santamaria (Freaks
Out, Gli anni più belli, Lo chiamavano Jeeg
Robot).
Con loro in Christian
tornano Silvia D’Amico (Non
essere cattivo,
The place, Hotel Gagarin, A Casa tutti bene – La
serie) nei panni di Rachele, ex tossica dal passato doloroso,
miracolata da Christian e rinata a nuova vita, Antonio
Bannò (Romulus, Suburra – La serie, Vita da
Carlo) in quelli di Davide, erede dell’impero di Lino, il boss
locale della prima stagione interpretato da Giordano De Plano,
Francesco Colella(Padrenostro, Piuma,
ZeroZeroZero, Vostro Onore) nel ruolo di Tomei, il losco
veterinario di Città-palazzo, Gabriel Montesi
(Favolacce, Romulus, Speravo de morì
prima) è l’amico della compagnia di Christian, Penna,
Giulio Beranek (L’Arminuta, Una
questione privata, Il Cacciatore) e Ivan
Franek (Il Re, Noi 4, La buca)
ancora nei panni – rispettivamente – del carismatico Biondo e di
Padre Klaus, esorcista che ha un conto in sospeso con Christian.
Nei nuovi episodi anche Romana Maggiora Vergano
(La promessa, Immaturi – La serie) che sarà di
nuovo Michela, nella prima stagione morta e risorta per mano di
Christian.
Due debutti assoluti nel cast della
seconda stagione di Christian: quello di Laura
Morante (Assolo, Ciliegine,
Ricordati di me, A Casa Tutti Bene – La serie),
che interpreterà la Nera, un misterioso personaggio pieno di
sorprese, e quello di Camilla Filippi (La
Stanza, In fondo al bosco, Viva l’Italia),
che sarà Esther, una donna che non sembra vivere bene la presenza
di Christian.
Uscito nel 2019, The Lighthouse di Robert
Eggers ha stupito e sconcertato gli spettatori di
tutto il mondo. Il film sperimentale interpretato da
Willem Dafoe e Robert Pattinson indaga il deterioramento
degli stati mentali di due guardiani del faro costretti a vivere
per quattro settimane su un’isola deserta. Il film, diretto dal
regista di The Witch, altro successo horror con Anya Taylor-Joy protagonista, ha seguito la
strada dell’horror indie, ma si è fatto notare per la sua ambiziosa
direzione creativa.
Oltre che per il suo stile unico,
The Lighthouse si è distinto per la sua trama
oscura e per la ricchezza dei temi trattati, elementi che si sono
uniti per dare vita a un film avvincente, inaspettato e
sconcertante. Con queste premesse, c’è molto da scoprire sulla
trama di The Lighthouse e sul suo significato più
profondo.
1Qual è il vero significato di The
Lighthouse?
Trovare una vera risoluzione al finale di
The Lighthouse è praticamente impossibile,
anche se è proprio questo aspetto a fortificare l’unicità del film.
Sebbene siano ravvisabili i temi principali della sua narrazione,
tra cui l’isolamento, la follia e un’indagine sulla natura umana,
il finale ambiguo del film delega allo spettatore la possibilità di
trarre le proprie conclusioni. Forse Thomas Wake è
veramente un dio, dato che riesce a fissare la luce ripetutamente e
a sopravvivere, o forse è stato lentamente condotto alla pazzia da
quella vista, portando anche i suoi compagni a uno stato mentale
disturbato. Nel complesso, si tratta di un film che incorpora anche
il genere fantastico, sollevando dunque più livelli di riflessione
e aprendosi al dibattito post-visione.
Paramount+ ha
annunciato oggi che Drag Race Italia
arriverà sul servizio di streaming in Italia e successivamente sarà
disponibile, oltre che in Italia, anche negli Stati Uniti e in
America Latina nel corso dell’anno. La notizia segue il recente
annuncio di tre nuove edizioni di Drag Race in Brasile, Germania e
Messico e di una Global Drag Race All Stars, che saranno
disponibili su Paramount+
quest’anno nei rispettivi paesi.
“Drag Race è diventato un
fenomeno globale e siamo stati onorati di essere presenti fin
dall’inizio con il team incredibilmente talentuoso di RuPaul e
World of Wonder”, ha dichiarato Chris
McCarthy, Presidente/CEO, SHOWTIME/MTV Entertainment
Studios & Paramount Media Networks. “Nell’espandere l’impronta
globale di Paramount+, era importante riconquistare Drag Race
nei mercati internazionali chiave costruendo anche una serie di
competizioni interconnesse. Global Drag Race All Stars è come un
Super Bowl mondiale per le Drag!”
“Con la terza stagione di Drag
Race Italia siamo entusiasti di espandere la partnership con
Paramount+ e Wow Presents Plus, e di continuare la nostra missione
nel diffondere la gioia delle drag in tutto il mondo”, hanno
dichiarato Fenton Bailey e Randy Barbato, CEO di World of
Wonder.
RuPaul’s Drag
Race, il reality più famoso della storia con 27 Emmy®
Awards, è prodotto da MTV Entertainment Studios e dalla media
company World of Wonder, pluripremiata agli Emmy Awards. La nuova
stagione della versione italiana sarà prodotta da Ballandi.
The Big Door
Prize, la nuova serie dramedy prodotta da
Apple TV+ e tratta dal romanzo omonimo di
M.O. Walsh racconta di una piccola cittadina di
nome Deerfield che sta tentando di riprendersi dalla tragedia di un
incidente automobilistico in cui un uno dei giovani più amati del
luogo, Kolton, ha perso la vita. A un certo punto nell’emporio
della cittadina compare MORPHO, una misteriosa macchina in grado di
predirre il futuro delle persone scrivendo una sola parola in un
biglietto azzurro. Da quel momento il comportamento degli abitanti
sembra cambiare radicalmente, e questo influisce in maniera
determinante anche su Dusty (Chris O’Dowd), sua
moglie Cass (GabrielleDennis) e
sulla loro figlia adolscente Trina (Djouliet
Amara), che era impegnata con Kolton al momento della
sua morte.
The Big Door Prize, un’occasione persa
Alla fine della visione
completa di The Big Door Prize (guarda
il trailer) si può piuttosto chiaramente parlare di occasione
persa. Non tanto per la qualità complessiva dello show quanto per
la notevole differenza di spessore che possiamo riscontrare tra le
prime puntate e la seconda parte della stagione. La serie infatti
nei primi episodi sfrutta l’idea fantastica per raccontare in
realtà quanto i personaggi in scena si trovino a dover fare i conti
con i propri rimpianti, con le piccole frustrazioni di tutti i
giorni, con la malinconia soffusa di una vita che, pur agiata e in
superficie tranquilla, non è comunque quella che molti di loro
avevano sognato da giovani.
Sotto questo punto di
vista in particolar modo le prime tre puntate si sviluppano
attraverso un mix di commedia gentile e tono dolceamaro che fanno
davvero sperare per il meglio. In particolar modo il protagonista
interpretato da un efficace Chris O’Dowd, il
parroco Reuben e il giovane Jacob (fratello gemello di Kolton) si
rivelano personaggi in chiaroscuro di spesso drammatico preciso ed
emozionante. Intorno a loro The Big Door Prize si
dipana come una serie che indaga e riflette su quanto possa essere
complessa anche la vita delle persone più comuni, le quali devono
affrontare sfide di tutti i giorni caricando sulle proprie spalle
le responsabilità nei confronti del prossimo e della comunità.
Una premessa non
mantenuta
Superate però le prime,
efficaci puntate The Big Door Prize si assesta su
dei toni che spingono maggiormente verso la commedia di situazione
non riuscendo più a raccontare il lato malinconico dei protagonisti
delle varie puntate. L’effetto creato all’inizio si perde dunque
dentro un tono medio che, pur contenendo alcuni momenti di
divertimento scoppiettante, non ritrova la profondità dell’inizio.
Non avendo letto il testo letterario di partenza – cosa che la
serie ci ha comunque incuriosito a fare – non sappiamo se l’idea di
dedicare potenzialmente ogni episodio a un personaggio diverso sia
un’idea dei creatori.
A nostro avviso mantenere
maggiormente al centro del racconto le dinamiche familiari che
portano Dusty, Cass e Trina a confrontarsi avrebbe regalato una
compattezza diversa al prodotto. In questo modo invece The
Big Door Prize perde un vero e proprio centro narrativo
tentando di seguire figure anche figure di contorno che tutto
sommato avrebbero potuto (e dovuto) rimanere tali. Probabilmente
una maggiore compattezza a livello di storytelling avrebbe
aumentato la forza emotiva del racconto. Rimangono comunque le
buone prove di attori consumati quali Chris O’Dowd
(il quale sta sviluppando un modo di recitare dolceamaro di
discreta efficacia) e soprattutto Gabrielle
Dennis. Da tenere d’occhio anche il giovane Sammy Fourias,
il quale interpreta Jacob regalandogli il giusto mix tra commedia e
dramma introspettivo.
Non ci si annoia vedendo
The Big Door Prize, tutt’altro. Si tratta di un
altro feel-good show prodotto da Apple TV+ che non arriva di certo ai livelli
di Ted Lasso
(qui
la recensione), ma che comunque sa allietare il
pubblico nella mezz’ora di durata di ogni puntata. La discrepanza
tra l’idea di partenza, il modo in cui viene sfrutta all’inizio e
quello in cui viene “dimenticata” nel corso degli episodi
successivi lascia il dubbio che avrebbe potuto essere qualcosa di
memorabile, ma il risultato complessivo è tutt’altro che
deludente.
Dopo l’exploit del 2014,
come noto, l’ex killer di
Keanu Reeves è diventato a furor di popolo il
protagonista di una saga a lui dedicata. Che negli anni ci ha fatto
viaggiare attraverso diversi mondi, attraversare diverse fasi e non
pochi alti e bassi, fino ad arrivare al John Wick 4
che vedremo nei nostri
cinema dal 23 marzo grazie a 01 Distribution.
Si aspettava un gran finale, e in parte le attese non saranno
deluse, comprese quelle dei fan che vorrebbero il viaggio non
finisse mai (in attesa dello spin-off Ballerina
a marzo 2024), ma in questo – per ora – ultimo capitolo si torna
alle origini dell’anti-eroe in nero. Con qualche sorpresa.
John
Wick, l’immortale, senza tregua
Lasciato per morto in un
vicolo di New York, sapevamo che John Wick sarebbe tornato con
l’aiuto del Re della Bowery di
Laurence Fishburne, come lui assetato di vendetta e
intenzionato a opporsi alla Gran Tavola. Per farlo, però, stavolta
si dovrà lasciare la “città Dolente” dell’incipit dantesco, per la
più classica delle quest. Che ci porterà in Giordania a
conoscere il nuovo Reggente, a New York per scoprire il destino del
Continental – e della coppia che lo gestiva, composta
dall’immancabile Winston (Ian McShane) e il suo
fidato Charon (l’appena
scomparsoLance Reddick) – fino in Giappone e
in Francia, dove vedremo svilupparsi le trame del crudele Marchese
di
Bill Skarsgård.
Lui il vero villain di
questo quarto episodio della saga, soprattutto per il suo opporsi
alla volontà di pace, di liberazione, di Wick, ormai provato dalla
lunga lotta. Uno spietato e potentissimo deus ex machina, in grado
di controllare la Gran Tavola e i suoi affiliati, compresi alcuni
vecchi amici del solitario John, rassegnato a non potersi fidare di
nessuno, o quasi.
John
Wick 4: “l‘ultimo”
combattimento
Come in una sorta di
Game of Death, tutto è costruito per arrivare
all’incredibile – e forse risolutivo – ultimo combattimento di
Chen, ma nemmeno Bruce Lee avrebbe pensato di affrontare un
percorso tanto articolato per raggiungere l’obiettivo. E non è un
caso che, se in altre occasioni il nostro protagonista arrivava
alla fine della sua Odissea mortalmente ferito e a rischio
sopravvivenza, in questa lo si veda (semplicemente) stanco, come
non mai, letteralmente esausto, dalle lungaggini alla quale hanno
scelto di sottoporlo/ci Shay Hatten e
Michael Finch.
Loro i due
sceneggiatori chiamati a non far sentire la mancanza del creatore
Derek Kolstad, la perdita del quale in parte fa sì
che la storia vada dritta a un solo punto, per quanto tra molti
innesti e digressioni, per essere in qualche maniera compensata da
una estetica brutale, che alterna il minimalismo degli inizi con la
ricerca di scenografie da videogioco a tratti vista nei sequel.
Di
duello in duello, il viaggio continua
Una generale
indeterminatezza è la miglior novità di questo John Wick
4, nel quale si ha sempre il dubbio sulle reali
intenzioni o convenienze dei vari personaggi. A partire da quelli –
molto importanti, forse anche per il futuro – del Caine di
Donnie Yen e lo Shimazu di Hiroyuki
Sanada (e sua figlia) che incontriamo al Continental di
Osaka in una spettacolare sequenza. Una delle tante che
infarciscono il film, che tra la mattanza nella discoteca berlinese
e la sparatoria ‘contro mano’ dell’Étoile di Parigi, si concede
momenti carichi di una autoironia palpabile, o dominante, come per
la salita al Sacro Cuore con la quale dovrebbe mettersi la parola
fine a una lunga corsa.
Che avrebbe potuto finire
prima, vista la trovata da ‘Writers room‘ del duello, poco
presentabile quanto a coerenza interna, ma definitiva quanto a
funzionalità. In attesa di un possibile prossimo capitolo,
prepariamoci a un ulteriore regolamento di conti con figure del suo
passato o a una lotta definitiva per il trono di Re di New York,
dove speriamo di veder tornare John, finalmente libero, per godersi
la sua agognata e meritata pensione, magari con un nuovo cane.
I BAFTA hanno celebrato il maggior
numero di donne bianche anziane nominate come miglior attrice ai
Television Awards, a fronte di un forte calo della
diversità etnica nelle shortlist delle performance.
Tutte e sei le candidate nella
categoria Attrice protagonista sono bianche, con alcuni che hanno
osservato che Ambika Mod è stata trascurata per la
sua interpretazione nella serie della BBC/AMC This Is Going
To Hurt, serie che invece è stata nominata in altre sei
categorie.
Alla domanda se i BAFTA avessero
sperato in un risultato diverso, l’amministratore delegato Jane
Millichip ha dichiarato: “C’è rappresentazione in quella
categoria nel fatto che se si guarda all’età delle attrici e ai
ruoli scritti per loro, otteniamo un dato straordinario. È qualcosa
di cui abbiamo discusso a lungo nel mondo televisivo e
cinematografico: i ruoli sono scritti per donne di età superiore ai
40 anni? Questo è un risultato davvero impressionante”.
Imelda Staunton (67
anni) è stata nominata per la sua interpretazione della Regina
Elisabetta II in The Crown. Altri nominati includono Kate Winslet (47) per I Am
Ruth, Billie Piper (40) per I
Hate Suzie Too, Maxine Peake (48) per
Anne, Sarah Lancashire (58) per
Julia e Vicky McClure (39) per
Without Sin.
Tutte e sei le attrici sono molto
amate dai BAFTA. Staunton ha vinto un BAFTA nel 2005 ed è stata
nominata altre tre volte; Winslet ha tre vittorie e cinque
nomination precedenti; Lancashire ha due vittorie e altre tre
nomination; McClure ha una vittoria e due nomination precedenti;
Peake ha due nomination precedenti; Piper ha due nomination per le
prestazioni precedenti.
Sara Putt,
vicepresidente dei BAFTA e presidente del comitato televisivo,
ha affermato che tutte le
candidate donne “meritano” il loro posto nella rosa dei candidati.
Mod non è invece riuscita ad arrivare alla nomination pur essendo
stata riconosciuta come una delle migliori interpreti della
stagione. È stata nominata come attore non protagonista ai Royal
Television Society Awards, mentre la Broadcasting Press Guild l’ha
nominata come migliore attrice.
Putt ha dichiarato: “I nostri
premi sono un barometro di ciò che sta accadendo nel settore…
Prenderemo i dati e le statistiche dai premi di quest’anno –
nomination e vincitori – e questo farà parte delle nostre
conversazioni su ciò che faremo l’anno prossimo. È una
conversazione in corso.”
Il calo della diversità etnica segue
la preoccupazione per i BAFTA Film Awards 2023, durante i quali 47
dei 49 vincitori sono stati bianchi. L’unica star nera sul palco
era la co-conduttrice Alison Hammond.
Set della serie TV "Inganno",
regia di Pappi Corsicato. Nella foto Monica Guerritore e Giacomo
Gianniotti. Foto di Gianni Fiorito
Sono partite questa settimana in
Costiera amalfitana le riprese di INGANNO, la
serie Netflix
prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios, diretta da
Pappi Corsicato e con protagonisti Monica
Guerritore e Giacomo Gianniotti, in arrivo solo su Netflix nel 2024.
Scritta da Teresa
Ciabatti, Eleonora Cimpanelli,
Flaminia Gressi, Michela
Straniero, INGANNO è un thriller
sentimentale che gioca tra la suspense, la rottura dei tabù e le
verità scomode sull’amore. È la storia di un’appassionante
relazione, in cui non mancano ombre e segreti, che mette in crisi
le convenzioni sociali e gli equilibri familiari, sovvertendo il
ruolo della maternità nella cultura mediterranea.
Gabriella (Monica
Guerritore) è la proprietaria di un prestigioso hotel in
Costiera Amalfitana, una donna elegante, fiera dei suoi
sessant’anni e consapevole del suo ruolo. I suoi tre figli ormai
sono grandi e la vita non sembra riservarle più molte sorprese,
finché non incontra Elia (Giacomo
Gianniotti): un ragazzo affascinante, vitale, libero,
coetaneo del suo figlio maggiore, che esercita su di lei un fascino
irresistibile, ma anche ambiguo e spaventoso. Nonostante la
differenza di età, Gabriella si riscopre donna, amante…e per Elia
sarà pronta a mettere in gioco tutto, anche il rapporto con i figli
e la loro eredità.
INGANNO è basata
sulla serie britannica Gold Digger, creata e scritta da Marnie
Dickens e prodotta da Mainstreet Pictures, format distribuito da
ITV Studios.
Sono in arrivo, al cinema e su
Disney+, due nuovi remake in
live action degli originali animati della Disney. Si tratta di
La
sirenetta e Peter Pan & Wendy. Il primo dei due,
che uscirà al cinema il 24 maggio, ha fatto molto
discutere per via della scelta di assegnare il ruolo della
protagonista all’attrice di coloreHalle Bailey,
mentre il secondo, disponibile su Disney+ dal 28
aprile, ha a sua volta generato diverse polemiche per via
della presenza di una Trilli di
colore, interpretata da YaraShahidi. Sembra però che i due film faranno
molto di più che proporre tali personaggi con un’etnia differente
rispetto alle rispettive versioni animate, andando ad abbattare gli
stereotipi sessisti esistenti in quei Classici Disney.
Parlando della sua sirenetta, la
Bailey ha detto di sentirsi “davvero entusiasta, perché abbiamo
decisamente cambiato la prospettiva del suo desiderio di lasciare
l’oceano per un ragazzo. Ora è molto più complessa di così.
Riguarda se stessa, il suo scopo, la sua libertà, la sua vita e
ciò che vuole. Come donne siamo fantastiche, siamo indipendenti,
siamo moderne, siamo tutto e ancora di più. E sono contenta che La
Disney stia aggiornando alcuni di questi temi”. La Shahidi, a
sua volta, ha spiegato come l’imminente remake di Peter
Pan corregga aspetti del film Disney originale.
“Penso che i remake debbano
dimostrare perché vale la pena di essere rifatti in primo luogo, e
avendo avuto la possibilità di guardare il film, credo che il
regista David Lowery lo abbia aggiornato in un modo che
corregge anche il tipo di stereotipi che sfortunatamente vengono
trasmessi attraverso quelle fiabe, come la rappresentazione
indigena, che era errata nella versione animata”. Nel Classico
Disney, infatti Peter Pan e i bimbi perduti entrano in contatto con
una tribù indigena, raffigurata attraverso numerosi stereotipi. I
due nuovi film in arrivo, dunque, offriranno una visione rinnovata
di tali aspetti, ponendo maggior rispetto e attenzione ad essi.
In vista dell’uscita dell’atteso
Air, il 6 aprile, Ben Affleck e
Matt Damon,
hanno spiegato com’è stato per Affleck dirigere finalmente Damon in
un progetto cinematografico. Come noto, i due sono amici sin da
quando erano ragazzi e insieme hannno anche vinto l’Oscar per la
miglior sceneggiatura originale nel 1998 per il film Will
Hunting – Genioribelle. Il loro nuovo progetto
collaborativo, Air, è un film biografico sul venditore di scarpe
Nike SonnyVaccario (Damon), che
mira ad ottenere un accordo promozionale con il debuttante Michael
Jordan prima che diventi una leggenda. Affleck, oltre
a dirigere il film, recita anche nei panni dell’uomo d’affari
Phil Knight.
Durante una recente intervista, i
due amici hanno commentato l’esperienza di aver finalmente trovato
l’occasione in cui Affleck dirigere Damon per la prima volta.
Scherzando tra loro, gli attori hanno discusso di come il loro
lavoro su Air sia stato lo stesso di ogni altra volta in
cui la coppia aveva collaborato precedentemente. “Abbiamo fatto
diverse recite al liceo in cui lui diceva: “Amico, penso che
dovresti farlo così”. – afferma Damon – “Mi ha diretto per
qualcosa come quarant’anni. Onestamente, è stata una specie di
progressione naturale. Abbiamo scritto un sacco di film, prodotto e
recitato insieme per così tanti anni e decenni, quindi non è stato
diverso lavorare in questo modo“.
“Abbiamo ricevuto spesso questa
domanda, continuo a pensare: “Avrebbe dovuto essere diverso?”
Perché sembrava esattamente lo stesso di sempre. – spiega poi
Affleck – E ciò che è stato davvero meraviglioso è che è stato
così bello lavorare insieme, è stata una specie di sensazione del
tipo “Dai, va tutto bene, amo gli attori, ti voglio bene, andrà
tutto bene, tutti, prendetevi tutto il tempo che volete, fate
quello che dovete fare e fatevi rispettare”, e in un certo senso
diffondere quell’energia“. Alla luce di ciò, non resta che
attendere dunque l’arrivo in sala di Air, per ritrovare i
due amici insieme sul grande schermo.
Come noto, Shazam! Furia degli
Dei (qui la recensione) ha debuttato
ben al di sotto delle aspettative al box office durante il fine
settimana appena passato, affermandosi come il titolo con il peggior risultato
di sempre per un film DCEU. L’attore protagonista, Zachary Levi,
interrogato a riguardo, sembra avere le idee molto chiare su chi ha
la colpa di tale flop: i fan tossici della DC e lo scarso
marketing. Un commento su Twitter ha infatti chiesto all’attore se
secondo lui i fan di Zack Snyder fossero contenti
del deludente esordio al botteghino di Shazam 2, in
quanto non vogliono supportare altri progetti della DC in seguito
alla decisione di non portare avanti lo Snyderverse.
L’attore di Shazam!
sembrava essere d’accordo con l’idea che il fandom tossico sia un
fattore, ma ha anche indicato come grande colpevole il marketing
del film. “Anche questo è vero. – ha scritto Levi –
Triste, ma vero. Quanto ciò influenzi effettivamente
il botteghino è difficile prevederlo. Ma penso che il problema più
grande che stiamo riscontrando sia il marketing. Questo è un
perfetto film per famiglie, eppure molte famiglie non ne sono a
conoscenza. Il che è un grande peccato”. Levi non però è
l’unico associato al sequel che ha detto la sua in seguito
all’esordio poco brillante del film.
Il regista David F.
Sandberg si è rivolto a Reddit per rispondere a un
commento sulla performance del film dicendo: “Non è che sia una
sorpresa. Ho visto dove stava andando a parare molto tempo
fa“. Ad oggi il film ha incassato in patria appena 31,8
milioni di dollari, arrivando a 66,4 milioni a livello globale. Un
risultato di molto al di sotto delle aspettative, considerando il
budget di circa 125 milioni. Dopo l’insuccesso di Black
Adam, dunque, continua la scia negativa della DC, la quale
dovrà sicuramente rivedere la propria strategia distributiva.
Prima c’era la tv. Rai Gulp,
Disney Channel, Nickelodeon. Reti traboccanti di storie,
programmi educativi, cartoons, telefilm per ragazzi. Era solo
davanti a quegli schermi che i più piccoli riempivano il loro
tempo. Adesso, invece, c’è anche YouTube, con
personaggi e format tutti da scoprire. I canali di intrattenimento
online per bambini sono nati in parallelo al progresso di internet,
diventando un altro bacino attraverso cui inebriarsi di racconti
fantasiosi e divertenti giochi.
L’approccio al
pubblico junior, in tal caso, è per certi
versi perfino più diretto e il cinema, che cerca di stare
al passo con i tempi sviluppando nuove narrazioni, ha intercettato
(quasi) subito questa modalità di fruizione, decidendo di trarne
qualche vantaggio. E così, passando da un medium piccolo come lo
schermo televisivo o il computer ad uno molto più grosso come
quello del grande schermo, questi nuovi protagonisti – gli
youtubers – sono riusciti ad ampliare il loro vasto e variegato
mondo.
Il caso box office di gennaio
dell’ultimo film dei Me contro Te nati dall’estro di Luì e Sofì,
che ha visto un superamento di Avatar – La via dell’acqua a livello di incassi, ha
fatto molto riflettere sulla direzione presa dal cinema italiano.
Il quale sta sperimentando nuove strade per permettere
all’industria di prendere una bella boccata d’aria e, in qualche
modo, risollevarsi. E chissà se Il viaggio
leggendario, primo film dei famosi youtubers
DinsiemE, non ne ripeterà l’evento, rallegrando il
nostro botteghino. La pellicola, diretta da Alessio
Liguori, è tratta dall’omonimo libro dei due protagonisti,
Erick Parisi e Dominick Alaimo, e sarà nelle sale
cinematografiche dal 23 marzo.
Il viaggio leggendario, la
trama
È una serata di pioggia. I DinsiemE
(Erick Parisi e Dominick Alaimo)
stanno dormendo sul divano, quando sentono bussare alla porta. È un
postino (Herbert Ballerina) che consegna loro un misterioso
pacco, dentro il quale la coppia trova un videogioco intitolato “Il
viaggio leggendario”. Decidono così di provarlo, ma non appena lo
avviano ne vengono risucchiati dentro. Approdati a Leggendaria, i
DinsiemE saranno separati e dovranno affrontare una serie di
livelli per poterne uscire fuori. Compito del duo sarà sconfiggere
il Dottor Giniu, fratello del Dottor Timoti, il quale vuole
impossessarsi dei tre amuleti dei Regni di Camelot, Atlantide e
Diamante per poter essere l’unico regnante.
Un film dal target specifico
Il viaggio
leggendario è un film che ben conosce il pubblico di
riferimento. Per quanto possa apparire una pellicola per famiglie,
è in realtà costruito con un linguaggio che solo lo
spettatore infantile può decodificare. La recitazione dei
protagonisti è caricaturale ma semplice, rimane invariata rispetto
al suo format digitale, adatta per comunicare ai bambini e a loro
soltanto. Tale approccio permette ai piccoli spettatori di
interfacciarsi con una narrazione in cui già si riconoscono e
amano, e che consente loro di vivere le stesse emozioni ma in
maniera molto più amplificata e suggestiva. Alessio Liguori, con
una regia basica e colorata, costruisce sullo schermo un mondo
fantasioso e magico, in cui far rivivere al pubblico – come lui
stesso dice – sia la scoppiettante storia dei Dinsieme che
l’avventura dei parchi tematici. Sfruttando i paesaggi meravigliosi
del Bel Paese, vengono rappresentati i Tre Regni di Leggendaria,
Camelot, Atlantide e Diamante, in cui il frizzante duo si muove per
superare i livelli del videogioco in cui è finito.
Buono persino il bilanciamento fra
effetti meccanici e digitali, i quali restituiscono una
composizione visiva tipica delle pellicole amate dal regista, da
Star
Wars a Ritorno al futuro. Anche la scrittura dei
dialoghi rimane fedele ai contenuti presenti sul web, con quella
giusta dose di ironia fanciullesca in grado di sviluppare
molti momenti di divertissement. A cui si
alternano, mai smorzando i toni ludici della pellicola, attimi di
riflessione sull’essere se stessi, sullo scoprirsi insieme e
tendersi la mano. Un argomento che calza a pennello considerato il
target in erba a cui si rivolge. Il motto di Erick e Dominick
“l’unione fa la forza” diventa così il cuore pulsante dell’intera
opera. Partendo dalla scoperta di sé e delle proprie abilità,
dall’affrontare paure e insicurezze, i protagonisti si
ricongiungono verso la fine per affrontare insieme, con più
consapevolezza e tenacia, i villain di Leggendaria.
Il viaggio leggendario, grazie alla sua freschezza e
vivacità, riesce dunque a veicolare messaggi importanti in modo
chiaro ed elementare, non sfociando mai nella noia e risultando
sempre ben leggibile allo sguardo dei bambini. Un prodotto
confezionato con sapienza per chi dall’altra parte lo fruisce, il
cui ritmo serrato mantiene alta l’attenzione e il coinvolgimento.
Non sorprenderebbe, quindi, se schizzasse in cima alla classifica
delle pellicole più viste già al primo weekend di proiezioni.
Il regista Gerard
Johnstone, ha condiviso nuovi dettagli sulla trama del suo
film Justice League Dark ed ha
espress il proprio interesse a tornare sul tale progetto,
attualmente scartato nel futuro, per il DC
Universe di James
Gunn. La DC, come noto, ha tentato molte volte di
realizzare un progetto sulla Justice League Dark, prima con Guillermo del
Toro e poi con J.J.
Abrams, i quali avevano firmato ciascuno per portare
sul grande schermo una propria versione di quel gruppo di
supereroi, senza però riuscirci. Johnstone, che ha recentemente
diretto il grande successo horror M3GAN, era a sua volta
in procinto di scrivere la sceneggiatura prima che le deludenti
performance al botteghino di Justice League e Suicide Squad portassero la DC a scartare
il film.
Promuovendo ora l’uscita in
home-video di M3GAN, Johnstone ha rivelato a ScreenRant
ulteriori dettagli sulla sua sceneggiatura di Justice League
Dark, spiegando perché il progetto è stato scartato e fornendo
dettagli intriganti sulla trama che dipingono
Zantana come il protagonista principale del film,
così come le sue speranze di parlare con Gunn del film per
eventualmente poterlo realizzare all’interno del nuovo DC Universe.
“Quello è stato un periodo difficile per la DC. – ha
affermato il regista – Mi è stato detto che non volevano
spendere soldi per un altro film con un mucchio di personaggi di
cui nessuno ha sentito parlare, e lo capisco.”
“Ero a metà del processo di
scrittura della sceneggiatura, con Deadman, Swamp Thing, Constantine, Zatanna. Quest’ultimo
sarebbe stato personaggio principale, perché sta scoprendo i suoi
poteri magici per la prima volta e i personaggi dovevano andare
tutti all’inferno per prendere il padre di Zatanna.“. Sono
naturalmente in molti a sperare nell’effettiva realizzazione di un
film sulla Justice League Dark, la quale potrebbe
perfettamente trovare posto nel DC Universe di James
Gunn, il quale non ha mai nascosto di apprezzare
tale squadra di antieroi. Non resta dunque che attendere per
scoprire se tale progetto riuscirà finalmente a prendere forma.
Daredevil:
Born Again potrebbe essere semplicemente una quarta
stagione della serie Netflix, almeno stando a ciò che ha dichiarato
Erik Oleson, uno degli showrunner dell’adattamento
televisivo di Daredevil di Netflix.
In un’intervista con ScreenRant, Oleson ha discusso
di come il futuro del personaggio potrebbe non essere completamente
separato da ciò che è accaduto prima. Disney+ espanderà il mondo
dell’eroe, nella sua prossima serie televisiva, Daredevil:
Born Again, con
Charlie Cox che torna nei panni di Matt Murdock dopo
le sue comparsate in Spider-Man: No Way Home e in
She-Hulk: Attorney At Law. Ufficialmente, il
progetto non è un sequel diretto dello show lanciato da Netflix nel
2015. Ma Oleson sente che c’è una sorta di connessione spirituale
che collega le due storie:
“Faccio il tifo per loro. Non ho
nessuna informazione privilegiata. Sapevo che sarebbe successo solo
dai passaparola tra gli amici coinvolti con la famiglia Marvel. Ma davvero non so ancora
cosa stiano pianificando. Abbiamo usato pezzi di Born Again nella
nostra stagione. Lo chiamo ancora [Daredevil:
Born Again] stagione 4, ma stanno cercando di insistere che non
lo sia, quindi andrò d’accordo con qualunque titolo vogliano
dargli.
Sono molto felice che Charlie e
Vincent, e si spera che altri nostri amici della Marvel, avranno la
possibilità di partecipare alla serie. Sono un loro grande fan;
Sono un grande fan dello show. Non vedo l’ora di vedere di cosa si
tratta. Spero sia fantastico, mettiamola così.”
Mentre è bello sentire Oleson
affermare che le avventure di Daredevil continueranno in qualche
modo senza deviare troppo da quanto già stabilito per il
personaggio, c’è ancora parecchio scompiglio tra le opinioni dei
fan a causa del fatto che, pare, Karen Page (Deborah Ann
Woll) e Foggy (Elden Henson) non
dovrebbero tornare per la serie Disney+. Se questa versione di
Matt Murdock è davvero quella che è stato presentato al pubblico
nel 2015, dovrebbe esserci una buona ragione per cui non dovrebbe
più accompagnarsi con i suoi migliori amici. Tuttavia, i fan
vedranno alcuni volti familiari nella serie.
È stato recentemente annunciato che
Jon Bernthal, che ha interpretato il Punitore
nella serie Netflix originale,
riprenderà il ruolo nel progetto Disney+. Il
vigilante ha incrociato la strada con Daredevil durante la seconda
stagione dello show, dove i due si sono scontrati riguardo ai loro
diversi punti di vista per portare giustizia. Punisher non sarà
l’unico cattivo a tornare, poiché
Vincent D’Onofrio tornerà nel ruolo di Kingpin.
L’attore è apparso in precedenza nei panni di Fisk in
Hawkeye del 2021.
Deadline ha confermato la
segnalazione di Above the Line secondo cui gli
sceneggiatori Damon Lindelof e Justin
Britt-Gibson hanno entrambi lasciato il loro film di
Star
Wars, che era ancora senza titolo. Il progetto, che sarà
diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy, sta però ancora
andando avanti alla Lucasfilm.
Inoltre, nonostante l’uscita di
Lindelof dal progetto, è stato riferito che il film sarà annunciato
ufficialmente ad aprile durante la Star Wars
Celebration di quest’anno. La trama del film rimane in
gran parte misteriosa, ma le prime indicazioni suggeriscono che il
progetto è incredibilmente importante per Lucasfilm per una grande
ragione. Si dice che il film avrà luogo dopo Star Wars: L’ascesa di Skywalker e
conterrà i personaggi della trilogia del sequel. Se fosse vero,
questo segnerebbe la prima volta che i personaggi dei film più
recenti torneranno nel franchise. Inoltre, sarebbe probabilmente il
prossimo lungometraggio di Star Wars ad arrivare nei cinema.
La lista di progetti Stars Wars
destinati al cinema ha dovuto affrontare significativi problemi
negli ultimi tempi, problemi legati a uscite dai progetti “per
ragioni creative”. Recentemente, è stato riferito che il
misterioso progetto di Star Wars del presidente dei Marvel StudiosKevin Feige, scritto da Michael
Waldron di Doctor Strange and the Multiverse of
Madness, non stava più andando avanti. Inoltre,
Patty Jenkins non avrebbe più diretto il film sul
Rogue Squadron precedentemente annunciato,
oltretutto il progetto è stato accantonato a tempo indeterminato.
Le ragioni esatte delle loro cancellazioni premature rimangono poco
chiare. Detto questo, sembra che lo studio sia determinato a far
decollare il film di Obaid-Chinoy nonostante l’assenza di Lindelof
e Britt-Gibson.
Sebbene la notizia arrivi
inaspettata, non è del tutto sorprendente. Durante un’intervista
con /Film, Damon
Lindelof ha sottolineato la difficoltà di entrare
nell’universo di Star Wars e ha accennato all’inutilità di
realizzare il progetto:
“Dirò solo che per ragioni che
non posso approfondire, il grado di difficoltà è estremamente,
estremamente, estremamente alto. Se non può essere eccezionale, non
dovrebbe esistere. Questo è tutto ciò che dirò, perché è il primo
film che ho visto seduto in grembo a mio padre, a quattro anni, nel
maggio del 1977. Penso che sia possibile che a volte quando tieni
qualcosa in così grande rispetto e stima, cominci ad entrare in
cucina e dici semplicemente: “Forse non dovrei cucinare. Forse
dovrei solo mangiare”. “
Sembra proprio che i fan della
Marvel potrebbero dover
aspettare un po’ più del previsto per assistere alla conclusione di
Avengers: Secret Wars. Secondo
quanto riferito da alcune fonti, i Marvel Studios starebbero
discutendo della possibilità di dividere l’imminente epico film
sugli Avengers in due film, con la seconda metà ritardata dunque
fino alla ancora non annunciata Fase 7. Secondo
Inside the Magic, infatti, affidabili addetti ai
lavori hanno riportato che i Marvel Studios stanno riconsiderando
il modo migliore per distribuire Secret Wars e l’opzione più
quotata sarebbe proprio quella di dividere l’epico finale
della Multiverse Sagain
due parti.
Se questa sarà davvero l’opzione
portata avanti dalla Marvel, Secret Wars Part II e la fine
dell’intera Multiverse Saga sarebbero dunque ritardati di
“alcuni anni“. Al momento, naturalmente, i Marvel Studios
e la Disney non hanno risposto a tali notizie, il che significa che
i fan dovrebbero prendere queste affermazioni con le pinze. per
adesso. Attualmente, Avengers: Secret Wars è programmato
per arrivare come un unico film sul grande schermo il 1
maggio 2026. Si tratterà come noto della conclusione della
già citata Multiverse Saga, anche se allo stato attuale si sa molto
poco della sua trama e dei personaggi che saranno coinvolti.
È però certo che i fan aspettavano
da tempo notizie riguardo un potenziale adattamento live-action
dell’iconica serie di fumetti, che vede vari eroi e cattivi
Marvel
essere presi da un’entità cosmica nota come The
Beyonder, e portati a scontrarsi su un pianeta chiamato
Battleworld. Non sappiamo se sarà effettivamente questa la vicenda
alla base di Secret Wars, ma è logico pensare che
rappresenterà un’epica conclusione di questa Multiverse Saga e che
offrirà dunque uno scontro di proporzioni epiche, similmente a
quanto avvenuto in Avengers: Endgame.
Resta ora da scoprire se tale scontro sarà diviso in due film o
no.
Taron Egerton sarà pure un attore candidato all’Oscar,
ma non dimentica le sue radici come ragazzo cockney diventato super
spia e vorrebbe davvero fare un altro tentativo con il franchise di
Kingsman con il regista Matthew
Vaughn. Egerton si è fatto un nome in
Kingsman: The Secret Service nei panni di Eggsy, che
viene reclutato da Harry Hart (Colin
Firth) per diventare un membro di Kingsman, una
società segreta formata durante la prima guerra mondiale per
proteggere il Regno Unito e il mondo, dalle minacce globali. Ha
ripreso il ruolo in
Kingsman: The Golden Circle ed è destinato a tornare
ancora una volta in (quello che potrebbe essere chiamato)
Kingsman: The Blue Blood.
Parlando con Steve
Weintraub di Collider durante il suo tour stampa per
l’imminente Tetris,
l’attore ha confermato di desiderare di tornare al personaggio di
Eggsy per un altro round e di avere le sue idee per le direzioni in
cui dovrebbe muoversi la trama. Egerton ha spiegato: “Ho
un’idea per Kingsman. Ho la mia idea che vorrei presentare a
Matthew, e penso che accadrà presto, ma ha le ruote in movimento su
una sua grande idea. Quindi chissà, sai? Chissà dove
atterrerà?”
Per quanto riguarda i piani di
Vaughn che Egerton ha anticipato, dopo l’uscita di
The King’s Man nel 2021, lo sceneggiatore-regista ha
condiviso di avere grandi progetti per la dinamica tra Eggsy e
Harry. Il duo ne ha passate tante, con Harry che muore, torna in
vita e perde brevemente la memoria, e sembra che Vaughn abbia
intenzione di mettere alla prova la loro relazione nel trequel.
In linea con queste dichiarazioni,
durante l’intervista con Collider,
Taron Egerton ha condiviso che gli piacerebbe
vedere
Colin Firth tornare al suo fianco un’ultima volta,
aggiungendo che voleva rendere giustizia al ruolo che gli ha dato
la sua grande svolta, dicendo:
“[Vaughn] ha tutte le intenzioni
di farcela, e io ho tutte le intenzioni di interpretare Eggsy
ancora una volta. È sempre stato quello che ho pensato di
impegnarmi a fare. È il ruolo che mi ha dato un nome, quindi
suppongo, in un certo senso, voglio solo che sia assolutamente
giusto se lo facciamo di nuovo, e voglio che la storia renda
giustizia alla parte che ha davvero cambiato la mia vita.
Voglio che sia un finale
appropriato. E, ovviamente, spero davvero che Colin [Firth] torni
almeno per una parte, e chi lo sa? Bisognerà vedere, ma abbiamo in
programma di parlarne, in realtà, la prossima volta che ci vediamo,
quindi chi lo sa?”.
Kingsman 3 svelerà
un nuovo capitolo per l’agenzia di spionaggio britannica, dopo la
sua distruzione in
Kingsman: The Golden Circle che finisce per essere
salvata da The Statesmen (l’equivalente americano
di Kingsman), agenzia che ha fornito a Eggsy e Harry i mezzi per
ricostruire da zero. Un prequel,
The King’s Man, è stato distribuito nel 2021 e
basandoci sulla scena post-credit, Vaughn ha in programma di
espandersi anche in quell’angolo dell’universo.
Con l’uscita in sala di Avatar – La via
dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica
ideata da James Cameron e
ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri
tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di
questi sarà Avatar 3, ancora senza
titolo ufficiale, che come noto introdurrà importanti novità, a
partire dal primo popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”,
ovvero il Popolo della
Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei
personaggi che lo comporranno, ma sembra ora che non si tratterà
dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.
Durante una conferenza stampa per
promuovere l’uscita in digitale di Avatar – La via
dell’acqua, il produttore Jon Landau ha
affermato che Avatar 3 esplorerà nuove culture Na’vi,
spiegando anche che insieme ai nuovi introdotti i Metkayina, ovvero
il popolo dell’acqua, continueranno ad essere una parte importante
della storia di Avatar. “Ogni film introduciamo nuovi
biomi e nuove culture. E poiché stiamo introducendo nuove culture,
abbiamo nuovi personaggi. Ma ciò non significa che perderemo quelli
vecchi, che rimarranno con noi. Quindi le persone del mare avranno
ruoli diversi, i Metkayina, dentro e fuori queste storie, ma fanno
ormai parte del canone che abbiamo creato”.
A quel punto Landau ha affermato
anche che “incontreremo almeno due nuovi clan nel prossimo
film, dal punto di vista culturale, e andremo avanti così anche per
i prossimi film”. Dunque, sembra proprio che oltre al Popolo
della Cenere ci sarà almeno anche un altro popolo introdotto in
Avatar 3, anche se al momento quest’ultimo rimane del
tutto sconosciuto. Come sappiamo, il terzo film della saga è già
stato girato, dunque potrebbe essere solo questione di tempo prima
di scoprire qualche dettaglio in più a riguardo e soprattutto
sapere se i popoli saranno effettivamente solo due o anche di più e
se staranno dalla parte dei buoni o dei cattivi.
ATTENZIONE – L’articolo contiene
spoiler su Shazam! Furia degli Dei
Si è alzato un polverone su internet
quando la modella Taylor Cahill ha pubblicato le
sue foto dal set del film in cui indossa il costume da amazzone di
Gal Gadot commentando: “Il segreto è stato
svelato! Sono così grata per la straordinaria opportunità di essere
stata la controfigura di Wonder Woman, alias Fake Wonder Woman!
Vorrei ringraziare
Gal Gadot, Zachary Levi, l’intero cast, la troupe e CLICK
Models che hanno permesso questa esperienza così incredibile. Ora
smettete di leggere e andate a vedere Shazam! Furia degli
Dei”.
Dal commento di Cahill e dalle foto,
sembra che il cameo di Gal Gadot nel film non sia stato altro che
opera del deepfake, cosa che coinciderebbe anche con i tempi delle
riprese del film, dal momento che Shazam! Furia
degli Dei è stato girato in concomitanza con
Assassinio sul Nilo, di cui Gadot era
protagonista. E infatti la reazione di internet non si è fatta
attendere, con tantissimi fan che si sono rivoltati su Twitter
additando il “finto cameo” come una presa in giro.
A sedare gli animi è intervenuto il
regista del film, David F. Sandberg, che ha
spiegato il ruolo di Taylor Cahill nella ripresa e
che ha sedato gli animi, per adesso: “Abbiamo girato la scena
con Taylor per capire quale copertura avremmo avuto bisogno di
ottenere con Gal dato che non poteva arrivare ad Atlanta. È anche
il corpo di Taylor con sopra la testa del mago. Non c’è
assolutamente nessun deepfake in corso. Quando vedete Gal, è lei al
100%”.
We shot the scene with Taylor to figure out
what coverage we then needed to get with Gal since she couldn’t
make it to Atlanta. It’s also Taylor’s body with the wizards head
on it. There is absolutely no deepfaking going on. When you see Gal
it’s 100% her.
Più che una
controfigura, Taylor Cahill è stata
quindi uno stand-in, un riferimento per la troupe in vista delle
vere e proprie riprese con Gal
Gadot, che a questo punto si sono svolte in un momento
successivo.
Shazam! Furia degli Dei, il
film
Shazam! Furia
degli Dei continua la storia dell’adolescente Billy
Batson che, dopo aver recitato la parola magica “SHAZAM!“,
si trasforma nel suo alter ego da supereroe adulto, Shazam.
Il cast del sequel include Zachary Levi nei panni di Shazam,
Asher Angel nei panni di Billy Batson,
Jack Dylan Grazer nei panni di Freddy Freeman,
Adam Brody nei panni del supereroe Freddy,
Ross Butler nei panni del supereroe Eugene,
Meagan Good nei panni del supereroe Darla,
DJ Cotrona nei panni del supereroe Pedro,
Grace Caroline Currey nel ruolo di Mary
Bromfield/la supereroina Mary. Djimon Hounsou ritorna nei panni del Mago,
mentre Rachel Zegler,
Lucy Liu e Helen Mirren si sono unite al film come
cattivi appena creati. Shazam! Furia
degli Dei è uscito il 17 marzo 2023. Il film è
prodotto da Peter Safran.
La serie vincitrice
dell’Emmy, Succession,
torna per la quarta stagione con l’aumento delle tensioni
alla e si promettono scintille alla Waystar Royco.
La battaglia per l’acquisizione del conglomerato mediatico si
infittisce dopo il devastante colpo di scena del finale della terza
stagione che ha messo Tom (Matthew
Macfayden) e Greg (Nicholas
Braun) in una posizione di vantaggio nei confronti dei
figli di Logan Roy (Brian
Cox), interpretati da Jeremy Strong, Kieran Culkin,
Sarah Snook e Alan Ruck.
Succession 4×01 si porta dietro il pesante
bagaglio emotivo del finale della stagione precedente. Non è più
una guerra tra Logan e Kendall,
ma quest’ultimo ha trovato in Shiv e
Roman nuovi alleati.
Succession 4×01 dà
l’inizio a una guerra mediatica all’ultimo sangue. Già dalle poche
righe di una segretissima trama possiamo comprendere il peso che
avrà Succession 4 nelle prossime settimane:
“La vendita del conglomerato mediatico Waystar Royco al
visionario tecnologico Lukas Matsson si avvicina sempre di più. La
prospettiva di questa vendita sismica provoca angoscia esistenziale
e divisione familiare tra i Roy, che prevedono come saranno le loro
vite una volta completato l’affare. Ne consegue una lotta per il
potere, mentre la famiglia valuta un futuro in cui il suo peso
culturale e politico è fortemente ridotto”.
Logan Roy in una scena di Succession 4×01
Succession 4×01, la recensione
Dopo anni di continue lotte di
potere tra i membri della famiglia Roy, è giunto
il momento di decidere il destino della Waystar
Royco. Questa ultima stagione di
Succession, inizia dove ci eravamo lasciati. I
figli di Logan sono costretti a unire le forze per cercare di
superare il padre. Il dramma familiare che si è consumato sul
finale della terza stagione ha portato a delle conseguenze. Non si
può tornare indietro e a rimetterci sono soprattutto le relazioni:
tra Logan e i figli e tra Shiv e Tom.
I fratelli Roy,
interpretati da Kieran Culkin, Jeremy Strong e
Sarah Snook, uniscono le rispettive forze
aziendali per conquistare il conglomerato Waystar
Royco. L’alleanza ribelle prevede inizialmente la
creazione di un prodotto nuovo sul mercato, The Hundred,
un competitor che potrebbe dare del filo da torcere. “Qualcosa
di nuovo: un mix tra The Economist, The Indipendent”. Roman in
questo Succession4×01 sembra essere
quello più con i piedi per terra. Per una volta il fratello minore
dei Roy cerca di dimostrare il suo vero valore, mantenendo il suo
spiccato black humor.
Parallelamente, in un appartamento a
New York si sta festeggiando un blindatissimo compleanno di
Logan Roy. L’unico figlio presente alla festa è
Connor che non ha voltato le spalle al padre –
almeno per il momento – ma che si serve di lui come principale
fonte di denaro, una sorta di bancomat per portare avanti la sua
campagna elettorale – al momento disastrosa. Ma è evidente che la
sola presenza di Connor, così come di tutti gli
invitati alla festa infastidisce lo stesso Logan che in
Succession 4×01 ne esce sconfitto.
Il finale della terza stagione ci avevamo
mostrato un Logan vincitore, come sempre un passo avanti a tutti,
soprattutto ai suoi figli che stavano cercando di spodestarlo. La
posizione di Logan in questo Succession
4×01 cambia radicalmente. Il personaggio di Brian Cox sembra quasi reclamare l’assenza dei
figli chiedendo ai suoi tirapiedi di fare qualche battuta su di
lui, di criticarlo, di arrabbiarsi, di simulare il “roast comedy”
della stagione precedente. Invece, Logan ha davanti a sé persone
che hanno paura di lui, che sono terrorizzate come afferma lo
stesso cugino Greg. Gli unici in grado di poter
fare qualche battuta su di lui, che lo tenevano vivo in questo
senso sono i suoi figli che in questo episodio riescono a tenergli
testa, dimostrando di poter combattere la balena bianca.
La prima mossa la fanno i fratelli
Roy che unendo le loro finanze riescono a
strappare un accordo con la PGM a discapito del
padre. Naomi Pierce, uno dei membri del consiglio
di amministrazione del PGM, membro della famiglia Pierce ed ex di
Kendall, farà da tramite con Nan
Pierce che possiede l’azienda. Tornando indietro nel
tempo, prima degli avvenimenti di Succession 4×01,
la famiglia Pierce stava per firmare un accordo con
Logan sul finale della stagione precedente quando
trapelarono le accuse di violenza sessuale sulla crociera. In quel
frangente, l’accordo salta, portando Logan sull’orlo
dell’esaurimento.
Tom e Greg in una scena di Sccession 4×01
Un triste, triste giorno quando
l’amore muore
Parallelamente a queste dinamiche
aziendali che prevedono lo spostamento di somme di denaro folli –
impossibili da quantificare anche per Roman – i
fratelli Roy devono vedersela anche con le
rispettive vite private. In questo Succession 4×01
la vita di Shiv subisce le conseguenze degli
avvenimenti della passata stagione, complice il fatto che il marito
le ha voltato le spalle, tramato contro di lei per favorire il
padre. Shiv ha l’istinto naturale della leadership
ma sul finale della terza stagione commette un errore da
principiante. Si fida di Tom rivelandogli la
possibilità di un’importante cambiamento di rotta nell’azienda e lo
stesso Tom, suo marito, sarà il primo tradirla andando a rivelare a
Logan l’alleanza ribelle dei figli.
Questa mancata fiducia da parte di
Shiv che si aggiunge ai precedenti problemi
coniugali tra i due, evolveranno in Succession
4×01 con l’inizio di una separazione, apparentemente senza
conseguenze. La concreta affermazione di un divorzio però aiuterà
Shiv a stringere ancora di più una alleanza con i
Pierce – che non vedono di buon occhio il matrimonio di Shiv con un
membro della concorrenza – e chiudere l’accordo con Nan
Pierce. Superato dai suoi stessi figli, ed escluso dal
tavolo delle trattative, Logan fa un primo finto passo per
avvicinarsi a Shiv, Kendall e Roman: li chiama per congratularsi
per la chiusura del contratto.
Vedremo come evolverà questa quarta
stagione di Succession, come inizio non c’è male.
Il ritmo lento e scandito aiuta lo spettatore a immergersi
all’interno delle complicate dinamiche aziendali. Succederà di
tutto anche con il ritorno, confermato, del personaggio di Alexander Skarsgård, il norvegese Matsson con
cui Logan è in affari. Parte di questa quarta e ultima stagione è
stata girata in Norvegia occidentale, tra cui la Strada dell’Oceano
Atlantico, la Gondola di Romsdalen e il Juvet Landscape Hotel.
Nella filmografia di Matteo Garrone,
il film del 2008 Gomorra ha rappresentato
un vero e proprio spartiacque. Da quel momento il suo nome è
diventato uno dei più noti del panorama cinematografico italiano,
permettendogli di dar poi vita ad opere di grande richiamo come
Il racconto dei racconti,
Dogman e Pinocchio. Il film
tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano
ebbe infatti un successo straordinario, arrivando ad incassare
oltre 10 milioni di euro in Italia e oltre 46 in tutto il mondo.
Numerosi sono anche stati i riconoscimenti ottenuti, tra Festival di Cannes, David di Donatello ed
European Film Awards.
Curato con estremo e crudo realismo,
che ha poi fatto fatto la fortuna del film, Gomorra è ora
disponibile con una nuova edizione curata dallo
stesso Garrone. Questi ha aggiunto nuove scene e
cambianto il montaggio generale, rendendo l’opera
più fluida e fruibile. “L’idea di rimettere le
mani su “Gomorra” nasce in seguito a una proiezione che ho fatto
con mio figlio, – racconta Garrone – che ha la stessa età
del film: dodici anni. Rivedendolo con lui mi sono ritrovato spesso
a dover spiegare dinamiche che non erano chiare nel racconto. Già
questo non era un buon segno, e arrivati a una scena dell’episodio
del sarto, Nicola mi ha chiesto: “Papà, ma cosa sta
succedendo?”.”
Dalla necessità di rendere più
chiari certi passaggi drammaturgici, senza rinunciare
all’originalità della struttura originaria, il regista ha così dato
vita ad una versione che a distanza di anni può ancora essere in
grado di comunicare con fredda lucidità il dramma della camorra.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo e dove
invece poterlo vedere in TV.
La trama e i personaggi di Gomorra
Il film segue le vite di diversi
personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche e la propia vita
autonoma, ma tutti legati da un filo invisibile chiamato camorra.
Il primo protagonista è Pasquale, abilissimo sarto
d’alta moda che si trova di fronte alla scelta di tradire o meno il
proprio datore di lavoro in favore di un’azienda cinese. Sulla sua
scelta pesa però il ruolo della camorra, che non accetta intralci
al proprio operato. Vi è poi Totò, che viva a
Scampia e la cui adolescenza è infestata dalla faida tra gli
scissionisti e il clan Di Lauro. A soli tredici anni, il ragazzo
dovrà a sua volta prendere una decisione molto difficile e
scegliere da che parte stare.
Terzo protagonista è
Franco, imprenditore napoletano che ha trovato un
modo tanto ingegnoso quanto dannoso per smaltire una serie di
rifiuti tossici. Per allargare il suo commercio, l’uomo assume
Roberto, incaricandolo di trovare le cave migliori
e i migliori veleni per smaltire tali sostanze, anche a scapito
della gente che abita nei dintorni. Infine vi sono
Marco e Ciro, due adolescenti
cresciuti con il mito dei gangster americani, i quali ambiscono ora
a fare il grande salto da semplici delinquenti del clan dei
casalesi al mettersi in proprio nel gestire una serie di traffici
illeciti. Scopriranno però a loro spese che nessuno può lasciare né
mettersi contro il clan.
Gomorra: il cast del film
Per il suo film il regista scelse di
ricorre in gran parte ad attori poco noto al cinema o in
televisione, attivi principalmente a livello teatrale in Campania.
Questi, che conoscono bene la difficile realtà raccontata nel film,
hanno così potuto donare alla storia un maggiore realismo. Nei
panni di Totò vi è dunque Salvatore
Abruzzese, mentre ad interpretare Marco e Ciro vi sono
Marco Macor e Ciro Petrone.
Quest’ultimo è poi comparso anche in altri film come Song’e
Napule, Ammore e malavita e Pinocchio. Sono poi
presenti nomi come Carmine Paternoster nei panni
di Roberto, Gaetano Altamura in quelli di
Gaetano e Alfonso Santaga per Dante
Serini.
Ad interpretare alcuni dei
personaggi principali vi sono però anche attori professioni. Primo
tra questi è Toni Servillo
nei panni dell’imprenditore Franco. L’attore si dichiarò da subito
interessato al progetto, considerandolo un caso unico nel cinema
italiano che mescola informazione a intrattenimento. Ad
interpretare il sarto Pasquale vi è invece Salvatore
Cantalupo, attore visto anche in Corpo celeste,
Qualunquemente e Il giovane favoloso. La cantante e
attrice Maria Nazionale interpreta Maria, madre di
Totò costretta a confrontarsi con difficili situazioni. Nei panni
del contabile noto come Don Ciro, presente nell’episodio di Totò,
vi è infine l’attore Gianfelice Imparato,
recentemente visto al cinema in Tito e gli alieni e
Figli.
Il trailer di Gomorra e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Gomorra
è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes e Tim
Vision. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento
generale alla piattaforma in questione o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio
della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio sarà
possibile disporre del film soltanto per un tempo determinato. In
alternativa, il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di martedì 21 marzo alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Le riprese di Captain
America: New World Order sono cominciate da poco
e Anthony
Mackieè stato fotografato sul set del film dove
indosserà ufficialmente il suo costume da nuovo Captain America,
raccogliendo l’eredità lasciatagli da Steve Rogers alla fine di
Avengers: Endgame. Mackie si trova
sul set del film ad Atlante, in Georgia, per le riprese
principali.
Anthony Mackie has started filming the fourth
“Captain America” film and there’s some interesting photos from the
set as well! https://t.co/nloMAG5qna
Julius Onah dirige
Captain
America: New World Order, su una sceneggiatura di
Malcolm Spellman e Dalan Musson. Il cast comprenderà
Anthony Mackie nei panni di Sam Wilson/Captain
America, Danny Ramirez nei panni di Joaquín
Torres/Falcon, Tim Blake Nelson nei panni di
Samuel Sterns/Leader, Carl Lumbly nei panni di
Isaiah Bradley e Shira Haas nei panni di Ruth
Bat-Seraph/Sabra. L’uscita al cinema è prevista per il 3
maggio 2024.
Jake Schreier
dirigerà Thunderbolts e
si baserà su una una sceneggiatura di Eric Pearson. Il cast
dell’ensemble è composto da Florence Pugh come Yelena Belova, Sebastian Stan come Bucky Barnes/Winter
Soldier, Wyatt Russell come John Walker/US Agent,
Olga Kurylenko come Antonia
Dreykov/Taskmaster, David Harbour come Alexei Shostakov/Red
Guardian, Hannah John-Kamen come Ava Starr/Ghost,
e Julia Louis-Dreyfus come Contessa Valentina
Allegra de Fontaine. Thunderbolts uscirà
nei cinema il 26 luglio 2024.
Uno dei vantaggi apportati dalle
piattaforme streaming è la possibilità di entrare in contatto con
prodotti, siano essi film o serie, proveniente da paesi diversi dai
soliti Stati Uniti, Inghilterra e Francia. Si ha invece ora modo di
imbattersi anche in opere proveniente da paesi poco esplorati a
livello cinematografico, che proprio grazie a piattaforme come
Netflix hanno dunque l’occasione di mostrarsi al
mondo intero. Uno dei più recenti esempi a riguardo è il
thriller Noise, proveniente dal
Belgio. Diretto da Steffen Geypens, è questo un
titolo che unisce mistero, introspezione psicologica e tanti colpi
di scena.
Il risultato è un godibile film di
genere che sta facendo parlare molto di sé. Attualmente, infatti,
aiutato anche dal buon passaparola, si trova al 2° posto
nella Top 10 dei film più visti in Italia. Elemento su cui
si fonda questo film è, come il titolo suggerisce, il sonoro. I
rumori a cui si fa riferimento diventano infatti l’origine di una
ricerca ossessiva da parte del protagonista, chiamato a risolvere
grandi misteri sul proprio passato. Ma procediamo con ordine.
Esploriamo qui di seguito sia la trama che il cast di attori
protagonisti di Noise, per poi cercare di far luce sul suo
significato complessivo.
La trama e il cast di Noise
Il film racconta la storia di
Matthias, influencer e giovane genitore del
neonato Julius, che, dopo essersi trasferito con
la sua famiglia nella sua casa di infanzia, scopre un oscuro
segreto appartenente al passato del padre colpito da demenza.
Inizia così un’indagine approfondita che lo porterà ad aprire un
vero e proprio vaso di Pandora pieno di segreti e a scatenare più
drammi familiari del previsto. Più prosegue nella sua ricerca
ossessiva, più Matthias inizia dunque a sviluppare una forma di
follia incontrollabile, che non può che preoccupare sua moglie
Liv. La donna, pronta a tutto pur di non perderlo,
dovrà però scontrarsi col fatto che potrebbe essere già troppo
tardi per salvare l’uomo che ama.
Il bello di imbattersi in film
proveniente da paesi cinematograficamente poco o per nulla a noi
noti è dato anche dal fatto di scoprire nuovi attori, come quelli
protagonisti di Noise. Ad interpretare Matthias, dunque,
ritroviamo Ward Kerremans, noto in patria per
serie come Grond, Billie vs Benjamin e Black Out.
Accanto a lui, poi, vi è l’attrice Sallie Harmsen
nel ruolo di Liv. La Harmsen è nota anche a livello internazionale
per aver interpretato una replicante nel film Blade Runner 2049 e
Carrie Price nella serie Diavoli. Vi è poi Johan
Leysen nel ruolo di Pol, padre di Matthias. Questi è un
prolifico attore belga, con all’attivo oltre 160 lavori tra cinema
e televisione. Infine, George Kluger interpreta
Julius, figlio di Matthias.
Noise: la spiegazione del film
Nel procedere ora con la spiegazione
del film Noise, si renderà necessario riportare alcuni
dettagli di trama che potrebbero rappresentare
spoiler per chi non avesse ancora visto il film.
Se dunque si desidera vederlo senza essere a conoscenza di tali
dettagli, si suggerisce di interrompere qui la lettura e tornare ad
essa in un secondo momento. Ma se invece si è già visto il film e
si è in cerca di chiarimenti sul significato del suo racconto, ecco
di seguito ciò che c’è da sapere.
Il mistero dietro la ricerca del
protagonista porta ad avere a che fare con una fabbrica
misteriosamente abbandonata vicino alla propria casa e che suo
padre, Pol, gli mostra. Matthias scopre poi che il posto era un
impianto chimico che era stato fondato ed era gestito dallo stesso
Pol molti anni fa. Sebbene l’istituzione fosse stata accolta con
favore dalla comunità dei quartieri circostanti in quanto creava
opportunità di lavoro, le cose non sono rimaste a lungo così
positive. Le acque reflue tossiche che venivano rilasciate
dall’impianto chimico avevano infatti causato danni alle persone,
tra cui irritazione agli occhi e difficoltà respiratorie.
Quando poi le camere della fabbrica
un giorno si allagano e cinque lavoratori rimangono uccisi
nell’incidente, Pol viene licenziato e la fabbrica viene chiusa.
Nel portare Matt per la prima volta ai cancelli della fabbrica, Pol
gli rivela che ci sono alcune cose che sono state accuratamente
tenute nascoste ai media e che altri segreti erano rimasti taciuti.
Da qui ha dunque inizio la ricerca ossessiva per la verità di
Matthias, che porterà però a scoprire semplicemente che non ci sono
affatto altri segreti. La follia che Matthias sviluppa nel corso di
questa ricerca, però, si rivela essere il frutto di una psicosi
postparto ereditata da sua madre.
Questa malattia spiega dunque la
crescente instabilità mentale del protagonista, che ha iniziato a
mostrarla già dopo la nascita del suo bambino. Mentre inizialmente
sembrava che tutto ciò fosse dovuto alla sua indagine sulla
fabbrica chimica, ora diventa chiaro che in realtà era il fatto di
diventare genitore a causare questo cambiamento in lui.
Impedendogli di suicidarsi come sua madre fece, Liv e Pol riescono
infine a farlo rinsavire, ristringendo i rapporti con lui, così che
Matthias possa a sua volta accettare il proprio ruolo di padre e
assumersene le responsabilità. Tuttavia, viene lasciato il dubbio
che la mente del protagonista non sia del tutto guarita, lasciando
dunque spazio a possibili nuovi pericoli.
Il trailer di Noise e dove
vederlo in streaming
Come anticipato, è possibile fruire
di Noise grazie alla sua presenza nel
catologo di Netflix. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso
a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
Sky e Peacock
annunciano oggi che Eddie Redmayne (The Good Nurse, Il
processo ai Chicago 7, e La teoria del
tutto), attore pluripremiato, vincitore di un Oscar®, del
Tony Award e del Bafta Award, sarà protagonista (nei panni dello
Sciacallo) e produttore esecutivo della nuova serie Il
giorno dello Sciacallo, ispirata al thriller a sfondo
storico scritto da Frederick Forsyth “Il giorno dello
sciacallo” e all’omonimo adattamento cinematografico del 1973
della Universal Pictures.
Il giorno
dello Sciacallo è un’innovativa rivisitazione
contemporanea del romanzo e del film che pur rimanendo fedele al
DNA dell’opera originale approfondirà il camaleontico “antieroe” al
centro della storia, in un thriller ambientato nel turbolento
panorama geopolitico del nostro tempo, in una internazionale caccia
all’uomo, un gioco del gatto col topo ad alta tensione.
Lo sceneggiatore e
scrittore irlandese Ronan Bennett, creatore e scrittore
dell’acclamato successo mondiale Top Boy, sarà autore
scrittore e showrunner. Fra i lavori di Bennett anche la serie BBC
One Gunpowder con Kit Harington, Face e
Public Enemies con Johnny Depp e Christian Bale. Alla regia Brian
Kirk (Game of Thrones, Luther, Boardwalk Empire, 21
Bridges).
La serie è prodotta
da Carnival Films (Downton Abbey, The Last Kingdom), parte
di Universal International Studios, una divisione di Universal
Studio Group, ed è stata commissionata da Sky e Peacock.
Gareth
Neame, Managing Director & Executive Producer at Carnival
Films “Siamo entusiasti di dare vita al remake di Ronan Bennett
dell’iconico thriller di Forsyth nel complesso mondo in cui viviamo
oggi e siamo incredibilmente fortunati ad avere un attore del
calibro di Eddie che interpreterà il nostro Sciacallo. La nostra
squadra creativa d’eccellenza si avvale anche della sceneggiatura
di Ronan e della regia di Brian Kirk.”
La produzione della
serie inizierà quest’anno. Gareth Neame e Nigel Marchant sono i
produttori esecutivi per Carnival Films. Frederick Forsyth sarà
consulente di produzione e Christopher Hall produttore. Sam Hoyle è
produttore esecutivo per Sky Studios.
La serie sarà
disponibile su Peacock negli Stati Uniti e su Sky nel Regno Unito,
Irlanda, Italia, Germania, Svizzera e Austria. La distribuzione
internazionale è di NBCUniversal per conto di Sky Studios.
Ecco il trailer italiano di
La Cospirazione del Cairo, il nuovo film
diretto da Tarik Saleh. La Cospirazione del
Cairo è stato presentato in anteprima al 75° Festival di Cannes, in
Concorso e ha vinto il premio alla
Migliore Sceneggiatura, firmata dallo stesso Tarik
Saleh.
Il film sarà distribuito in Italia da
Movies Inspired,
in collaborazione con BIM Distribution,dal
6 aprile 2023.
La Cospirazione del Cairo,
la trama
Il film è incentrato sulla morte del
Grande Imam durante il discorso di benvenuto di fronte un gruppo di
studenti della rinomata università del Cairo, quella di Al- Azhar,
nota come il centro del potere dell’Islam sunnita. La scomparsa
dell’Imam dà inizio a una lotta senza esclusione di colpi per
influenzare coloro che dovranno prendere il suo posto. Lo sa bene
Adam, un ragazzo di provincia da poco arrivato in città, che finirà
nel bel mezzo di questi scontri e di questi giochi di potere, dopo
che un suo compagno di studi viene rinvenuto morto nel cortile
dell’università.
Avengers: Endgame è stato il film in cui è avvenuto il
passaggio del testimone di Capitan America. In una
delle scene finali più memorabili, Steve Rogers dà lo scudo a Sam
Wilson, segnando così l’uscita dal MCU
di
Chris Evans, membro originale dei Vendicatori. Eppure circolano
voci di un possibile ritorno dell’attore. Ma come potrebbe essere
possibile questo?
Se ci pensiamo bene, la
Saga del Multiverso ha inserito
nel MCU
l’idea delle varianti, ossia versioni di persone provenienti da
altre realtà, ragion per cui non sarebbe strana una sua
apparizione. Al netto di queste informazioni, possiamo dire che
sono ben sei i prossimi progetti del MCU che potrebbero vedere il
ritorno di Steve Rogers. Di seguito, un elenco di tutti i film e
serie che, nell’attesa del loro debutto, ci fanno sperare in una
comparsa dell’ex Capitan America.
1Avengers: Secret Wars
Concludiamo con Avengers:
Secret Wars, la pellicola che dovrebbe portare a
conclusione la Saga del Multiverso. Gira voce che il film
accoglierà molti supereroi sia del MC che di altri franchise Marvel
quali gli X-Men e i Fantastici 4 della Fox e gli Spider-Man della
Sony. Va da sé che questa potrebbe essere l’occasione per avere un
grande ritorno di molti personaggi del
MCU da tempo scomparsi, e i candidati principali sono proprio
Tony Stark/Iron Man di Robert Downey Jr. e Steve
Rogers/Capitan America di Chris Evans.
Avengers: Secret Wars potrebbe
essere l’opera volta a mettere un punto alle storie di questi
supereroi del passato.
Arriverà nelle sale a
giugno, distribuito da Lucky Red, Denti da
squalo, opera prima di Davide
Gentile, con Virginia Raffaele,
Claudio Santamaria, Edoardo Pesce
e, per la prima volta sul grande schermo, il giovane protagonista
Tiziano Menichelli.
Da un’idea di Valerio Cilio e
Gianluca Leoncini che firmano soggetto e sceneggiatura vincitori
del Premio Solinas, un racconto di formazione poetico e
avventuroso. Prodotto da Goon Films, Lucky
Red, Ideacinema con Rai
Cinema, in collaborazione con Prime Video. Il film vede per la prima
volta alla regia Davide Gentile, classe 1985, già autore del
pluripremiato cortometraggio “Food for Thought”.
La trama del film
Questa è la storia di Walter e
della più incredibile estate della sua vita. La scuola è finita e
Walter, 13 anni, ha appena perso suo padre. Nel suo vagare
apparentemente senza meta per il litorale romano, è un luogo
affascinante e misterioso a catturare la sua attenzione: una villa
abbandonata con una gigantesca, torbida, piscina. Ma la villa
non è incustodita e inizierà per lui un
viaggio indimenticabile.
Dopo aver ottenuto 9 nomination
agli Academy Award, tra cui quella per il Miglior Film, e 10
nomination ai BAFTA Award con 4 vittorie (Miglior Attrice Non
Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior
Sceneggiatura Originale, Miglior Film Britannico), il film
Searchlight Pictures Gli
Spiriti
dell’Isoladebutterà
domani, mercoledì 22 marzo, su Disney+.
Gli Spiriti dell’Isola, la trama
Ambientato su un’isola al largo
della costa occidentale dell’Irlanda, Gli
Spiriti dell’Isola segue due amici di lunga
data, Pádraic (il candidato ai premi Oscar e BAFTA
Colin Farrell) e Colm (il candidato ai premi Oscar e
BAFTA Brendan Gleeson), che si trovano in una situazione di stallo
quando Colm mette inaspettatamente fine alla loro amicizia.
Pádraic, scioccato da questa decisione, non si rassegna e tenta di
ricucire il rapporto, aiutato dalla sorella Siobhán (la candidata
all’Oscar e vincitrice del BAFTA Kerry Condon) e da un giovane e problematico
abitante dell’isola, Dominic (il candidato all’Oscar e vincitore
del BAFTA Barry Keoghan). Ma i ripetuti sforzi di
Pádraic non fanno altro che rafforzare la determinazione dell’ex
amico e quando Colm lancia un ultimatum disperato, gli eventi
precipitano rapidamente con conseguenze scioccanti.
Una clip dal film
Un efficace sistema
di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza
di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al
“Profilo Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati
possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un
pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per
garantire massima tranquillità ai genitori.