Rian Johnson torna
con un altro mystery saporito da risolvere. Si tratta di
Glass Onion – Knives Out, sequel dell’amato
Cena con delitto, pellicola che ha portato “alla
ribalta” il personaggio carismatico di Benoit Blanc. Il film
strizza un po’ l’occhio ad
Assassinio sul Nilo di
Kenneth Branagh, il cui sfondo è quello di una
luxury vacation che si tramuta nel peggiore degli incubi
per i suoi partecipanti. A differenza del primo
Knives Out, in cui il delitto era consumato
all’interno della abbiente famiglia Thrombey, la nuova
trama tesse la sua tela attorno ad una compagnia di amici
aggrappati alla ricchezza del miliardario Miles Bron.
Il sequel si presenta come storia
indipendente dalla precedente, il cui unico elemento in comune è il
detective Blanc afflitto a causa della situazione pandemica
attuale. Si smorzano un po’ anche i toni, e il cinismo cede il
passo al sarcasmo di cui Benoit si fa portatore. Glass
Onion – Knives Out, distribuito da Netflix e Lucky Red, sarà al cinema per una sola
settimana dal 23 novembre e sulla piattaforma streaming dal 23
dicembre.
Glass Onion – Knives Out, la
trama
Benoit Blanc (Daniel
Craig) a causa della pandemia è sprofondato nella
noia; nessun caso per lui è succulento e intrigante come vorrebbe e
passa la maggior parte del suo tempo nella vasca da bagno. Un bel
giorno un invito, nascosto in una scatola di legno piena di enigmi
da risolvere, lo conduce in Grecia, sull’isola di Miles Bron
(Edward
Norton), magnate della tecnologia.
Qui Benoit ci arriva assieme alla
singolare comitiva di amici del miliardario: Claire Debella
(Kathryn
Hahn), Lionel Touissaint (Leslie Odom
Jr), Birdie Jay (Kate
Hudson), Duke Cody (Dave
Bautista) e l’ex socia in affari Cassandra Brand
(Janelle Monae). Ognuno di loro, per motivi
diversi, è legato a Bron non solo da un’amicizia datata, ma anche
da un profitto personale. Credendo di trascorrere un weekend
all’insegna del relax, il gruppo si troverà di fronte all’omicidio
di uno loro, in cui tutti sembrano in qualche modo colpevoli.
Un delizioso delitto
estivo
Johnson impiatta un
whodonuit dal set-up tradizionale, alla
Agatha Christie story, le cui pedine e indizi si sparpagliano
dentro la suggestiva e ricca isola greca del miliardario Miles. La
struttura narrativa si modella lungo il mystery crime
con un taglio ironico, e costella la diegesi di
dialoghi al limite del comico, supportati da alcune gag studiate a
puntino per movimentare le scene. La prima parte di Glass
Onion – Knives Out è volta a
spiegare – rallentando un po’ il racconto – in che rapporti
sentimentali i personaggi si trovino l’uno con l’altro, sfruttando
la prima ora per mostrare allo spettatore la loro posizione
sociale. Ma è nella terza parte, con un incidente
scatenate posizionato molto più in là dei canonici trenta minuti
(errore), che il vero giallo prende forma con
ritmo incalzante.
Nell’ultimo atto si scopre chi è il
vero protagonista della storia, in questo caso l’ex socia Cassandra
Brand che riesce, con il suo carisma, a eclissare il detective
Benoit Blanc che in questo caso tende più a mimetizzarsi che a
prorompere. In alcune sequenze che vanno a ritroso nel tempo e
raccolgono ciò che si è seminato durante la diegesi, lo
spettatore entra finalmente in contatto con l’oggetto del desiderio
della Brand, prima oscurato dalla morte improvvisa di uno
degli amici. Si mette così in moto il processo di empatia verso la
donna, sperimentando la sua transizione di valori – in termini di
sceneggiatura – che da negativo/negativo per i buoni sessanta
minuti, si trasforma in negativo/positivo iniziando ad alternarsi,
restituendo la tipica esperienza emozionale che culmina in
frenetici plot twist.
L’impostazione del delitto a cui si
partecipa attivamente appare in principio come un mistero fin
troppo ingarbugliato e multistrato, capace di risolversi solo
diminuendone lo spessore. Ma proprio come la cipolla di vetro –
cuore e cupola della villa di Bron – finisce con l’essere più
banale e per certi versi più stupido del previsto. Poiché a
volte sono le cose che stanno proprio davanti agli occhi a
sfuggire allo sguardo dell’attenzione. Esattamente come la
glass onion, tanto scontata quanto essenziale.

Avidità e desiderio di potere, le
cifre dominanti
Glass Onion – Knives
Out si presenta con uno script potenzialmente astuto. I
personaggi scelti per questo nuovo gioco – e inizialmente lo è
davvero – sono ben assortiti sulla trama-scacchiera. Ognuno di essi
è simbolo e incarnazione del concetto di avidità e bramosia
di potere all’interno della loro costruita estrazione
sociale, volta a rimarcarne la doppiezza. Se all’apparenza
sono mossi da libertà verso se stessi e lealtà verso ciò che
istituzionalmente rappresentano, in realtà sono pedine tenute sotto
scacco dal burattinaio dello show, il capitalismo, raffigurato
dalla presenza venale di Miles.
La compagnia sui generis che
approda sull’isola sembra condividere un sentimento forte di
amicizia, eppure man mano che dell’omicidio se ne dispiegano prove
e ragionamenti, si scopre che ciò che si cela nei loro rapporti a
volte fin troppo melensi e cringe, ossia il desiderio di
rimanere, tutti per un tornaconto personale, sotto l’egida
dell’amico/finto benefattore miliardario. E così la trama
vira all’analisi minuziosa dei suoi protagonisti,
diventando l’omicidio l’ingegnoso escamotage per poterli esaminare,
come fossero davanti al tribunale in attesa di giudizio.
Nell’assoggettamento di Lionel, Claire, Duke e Birdie a Miles,
Johnson ha introdotto un tema caldo della storia contemporanea,
quello di un sistema che garantisce posizioni apparentemente
semplici da ottenere ma in cambio di quelli che diventano dei
privilegi, chiede lealtà e devozione.
La costruzione autoreferenziale del
personaggio di Norton, il regista la mostra destrutturando la
compagnia di amici. Come i set di enigmi della scatola di legno,
questi vengono svelati in maniera progressiva step by
step, sbucciati come gli strati di una cipolla, fino ad
arrivare al fulcro. Nella loro disgregazione, termine spesso
ripetuto nel film, risultano tutti perfettamente coesi e simili, e
l’apparente loro diversità che fa di Glass Onion il punto di forza
iniziale, costellato da riferimenti della cultura
pop, si tramuta nell’uguaglianza attitudinale dei
personaggi. In fondo sono tutti pronti a tradire per assicurarsi il
posto nella campana di vetro.
Glass Onion – Knives
Out risulta perciò una pellicola con un impianto narrativo
e contenutistico ben strutturato, la cui suspense viene smorzata
dall’humor che imprime i dialoghi dei personaggi e di cui lo stesso
Blanc, con il suo accento del sud, sembra impossessarsi. Seppur il
finale non raggiunga l’apice del climax e lasci un po’ con
l’amaro in bocca, l’omicidio ben scorre fra le varie sfaccettature
dei suoi protagonisti coinvolti e, giunti ai titoli di coda, le due
ore e venti sembrano essere volate.
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