L’uomo d’acciaio venne accolto da recensioni
generalmente positive quando uscì nel 2013, nonostante in seguito
abbia generato numerosi dibattiti, soprattutto online, in merito
all’elevato numero di morti nell’atto finale.
Tra gli aspetti sicuramente più
apprezzati del film di Zack Snyder figurano le scene ambientate su
Krypton. Il regista dedicò molto tempo all’esplorazione della
distruzione del pianeta, dando al personaggio di Jor-El molto tempo
sullo schermo e spiegando nel dettaglio cosa aveva portato Kal-El
ad essere inviato sulla Terra.
La sceneggiatura de L’uomo d’acciaio è stata scritta da
David S. Goyer e ora, in una lunga chiacchierata
con
The Hollywood Reporter, questi ha rivelato l’esistenza di una
nota di sceneggiatura alquanto sconcertante che aveva ricevuto
dalla Warner Bros.
“Una nota che ho ricevuto è
stata su L’uomo d’acciaio, dove il finale prevede che Superman
utilizzi il pod in cui è arrivato da bambino per abbattere la nave
del generale Zod”, ha spiegato Goyer. “La nota che abbiamo
ricevuto dallo studio diceva: ‘Devi cambiarlo’. Abbiamo chiesto
perché. Hanno risposto: ‘Perché se Superman usa quel pod e viene
distrutto mentre salva la città, come potrà mai fare ritorno a
Krypton?’. C’è stata una lunga pausa… e alla fine abbiamo detto:
‘Krypton è esploso. Avete visto 30 minuti di esplosione!”
Secondo David S. Goyer, un sequel
de L’uomo d’acciaio con Henry Cavill è possibile
Sempre nel corso della medesima
intervista, David S. Goyer ha ammesso che, dal suo
punto di vista, un sequel de L’uomo d’acciaio con Henry Cavill ancora una volta nei panni di
Superman potrebbe accadere. Tuttavia, lo stesso ha ammesso di non
avere idea di quali siano i piani della Warner Bros.
“Penso di sì. Non sono coinvolto
in questo momento. Ho sentito le stesse voci che hanno sentito i
fan, di più non so”, ha dichiarato Goyer. “Mi sono
allontanano quasi del tutto da progetti basati sui fumetti che non
riguardano Sandman, che in realtà non classifico come parte del
normale universo DC.”
Spider-Man:
No Way Home uscirà nelle sale di tutto il mondo il
prossimo dicembre, ma a parte alcune immagini legate al
merchandise, non abbiamo ancora visto nulla in merito al film. È
chiaro che Sony e Marvel inizieranno a promuovere il
film quando lo riterranno opportuno, ma pare che i fan non siano
gli unici ad essere impazienti di vedere qualcosa di ufficiale in
merito all’attesissimo cinecomic.
Com’è possibile vedere grazie al
tweet di seguito, alcuni cinema hanno iniziato a utilizzare dei
poster fan-made per promuovere l’uscita di No Way
Home nelle sale. Ovviamente, le grandi catene non
sarebbero autorizzate a promuovere un film attraverso materiale non
ufficiale, ma sembra proprio che alcuni cinema più piccoli siano
stanchi di aspettare, dal momento che ormai mancano solo cinque
mesi all’arrivo del film.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà
nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
Mentre sale l’attesa per l’arrivo
nelle sale dell’ultima fatica del papà dei
Guardiani della Galassia, Gunn ha parlato con
Irish Times delle sue idee in merito al futuro dei cinecomics,
ritenendo preoccupante lo stato attuale in cui riversa il genere
oggi. “Sappiamo come sono andati i film sui cowboy e come sono
andati i film di guerra”, ha esordito il regista. “Non lo
so… non penso che si debba per forza essere dei geni per capire che
c’è una sorta di ciclo per quel genere di film e che l’unica
speranza per il futuro dei fumetti e dei cincomics è quella di
evolversi.”
“I film di supereroi, oggi, sono
davvero stupidi”, ha continuato Gunn. “E in questo
momento, almeno per me, sono quasi tutti noiosi. All’inizio li ho
amati. Ero davvero entusiasta quando hanno iniziato a realizzarli.
Quando vidi il primo Superman da bambino rimasi sbalordito dagli
effetti visivi. Amo ancora oggi quel film, anche se… lo so, c’è un
tizio che vola con dei cavi e un blue screen con degli effetti
visivi ormai superati. Quando è uscito il primo Iron Man, rimasi
completamente travolto dal film. Erano stati in grado di farmi
vedere un tizio che volava che sembrava davvero un tizio che
volava. Ed è stata una cosa bella da fare. Ma se i film non
cambiano, diventerà davvero tutto, tutto estremamente
noioso.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
I film che compongono la trilogia de
Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan sono universalmente
riconosciuti come i migliori film di supereroi mai realizzati. Ora,
in base a quanto rivelato dallo sceneggiatore David S.
Goyer, è emerso che la Warner Bros. voleva che la trilogia
rappresentasse l’inizio di un vero e proprio universo condiviso,
che sarebbe poi nato solo con l’uscita de L’uomo d’acciaio di Zack Snyder.
In effetti, prima dell’esplosione
del MCU, gli universi cinematografici
condivisi non erano l’obiettivo principale degli studi
cinematografici, né tantomeno degli stessi franchise. Proprio per
questo, quando la trilogia di Nolan è arrivata sul grande schermo,
l’approccio radicato del regista al genere non avrebbe potuto
garantire un universo condiviso come lo intendiamo oggi: in
sostanza, l’idea di un universo condiviso non sarebbe stata un
“gioco da ragazzi” come potrebbe, invece, apparire oggi.
Tuttavia, la Warner Bros. avrebbe
voluto comunque provarci, come rivelato di recente da Goyer in
un’intervista con
The Hollywood Reporter. Lo sceneggiatore della trilogia de
Il cavaliere oscuro ha rivelato che lui e
Nolan non hanno mai puntato alla creazione di universo
cinematografico condiviso come il moderno DCEU, ma la Warner aveva
comunque cercato di spingere verso quell’idea. Goyer ha in seguito
lavorato ai primissimi titoli che hanno poi contribuito alla
nascita del DCEU, scrivendo sia L’uomo d’acciaio che
Batman v Superman: Dawn of Justice.
“Chris ha sempre voluto
mantenere i film de Il cavaliere oscuro come un’entità
separata”, ha spiegato Goyer. “Tuttavia, lo studio aveva
cercato di trascinarlo, comprensibilmente, nella creazione di un
intero universo DC espanso. Chris è stato poi uno dei produttori de
L’uomo d’acciaio, ed è allettante pensare
che fossero collegati, ma in realtà non lo erano. Forse,
retroattivamente, qualcuno potrebbe ancora farlo.”
Elodie esordirà al
cinema come protagonista del nuovo film di Pippo
Mezzapesa, Ti mangio il cuore, tratto
dall’omonimo romanzo-inchiesta, firmato da Carlo Bonini e Giuliano
Foschini. Il film è scritto dal regista con Antonella Gaeta e
Davide Serino e prodotto da Indigo Film con Rai Cinema. Le riprese
inizieranno in autunno.
Elodie è forza, istinto,
bellezza. Quello che cercavo per un personaggio all’incrocio
bruciante dei sentimenti. Sono felice che cominci con me questo
nuovo percorso. Pippo Mezzapesa
Quest’esperienza significa
abbattere un altro muro e darmi la possibilità di scoprire un mondo
per me ancora inesplorato, crescere, conoscermi meglio e continuare
a imparare. Sono emozionata e onorata di prendere parte al nuovo
progetto di Pippo Mezzapesa. Elodie
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune
narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di
talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua
immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta
dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo
popolo. Mentre forze malvage combattono per l’esclusivo possesso
della più preziosa risorsa esistente sul pianeta — una spezia
capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana — solo
coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie paure
sopravviveranno.
Denis Villeneuve
ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
A distanza di due anni dalla prima
edizione del festival torna nel meraviglioso e storico borgo
medievale con vista su Roma l’atteso Fara Film
Festival, dal 22 al 25 luglio 2021.
“Sarà un evento molto importante
per il rilancio della cultura e del turismo della nostra provincia
e di Fara in Sabina in particolare – afferma il presidente Riccardo
Martini che prosegue – e voglio ringraziare il sindaco e la sua
giunta per il sostegno istituzionale. Porteremo la qualità che
questa città merita, con il cinema e non solo perché il festival
vedrà la partecipazione anche delle eccellenze enogastronomiche
della Sabina. Sarà un festival glamour e spumeggiante, adatto a
tutte le età, alle famiglie ma anche ai giovani, che offrirà un
programma ricco di ospiti e di film molto interessanti. Per questo
motivo quest’anno ho deciso di affidare la direzione artistica del
festival a Daniele Urciuolo, giovane produttore, esperto di
festival e di cine-turismo”.
Il Festival sarà diviso in quattro giornate con proiezioni di
cortometraggi, opere fuori concorso e un lungometraggio diverso
ogni sera. Gli ospiti di principali saranno
EDOARDO LEO (22 luglio), PAOLO RUFFINI (23 luglio), MANUELA
ARCURI (24 luglio) ed ELEONORA GIORGI (25 luglio). Dalle ore 18.00
presso il Teatro Potlach ci sarà la proiezione dei cortometraggi
in concorso, mentre in piazza Duomo dalle ore 19.30 inizierà la
serata “Cinema sotto le stelle”, a cui seguirà il film di
giornata. Una giuria di qualità composta da esperti e
professionisti del cinema valuterà tutte le opere, al fine di
decretare i vincitori finali per ogni categoria. Le proiezioni sono
gratuite fino a esaurimento posti e si terranno in piazza Duomo
nell’arena all’aperto, con sedute distanziate nel rispetto delle
norme previste dal protocollo anti COVID-19.
Nella terrazza belvedere di piazza Duomo sarà altresì allestita
da Martini Eventi un’area lounge per tutti coloro che vorranno
provare un’esperienza legata all’arte e al gusto, nella perfetta
simbiosi tra il mondo del cinema e l’enogastronomia legata del
territorio.
“Durante il festival ospiteremo a Fara in Sabina attori, registi,
volti noti del cinema e della tv – afferma il direttore artistico
Daniele Urciuolo – e coinvolgeremo anche talenti della provincia di
Rieti del cinema, dello sport, della moda e dell’arte in generale.
Tra i membri della giuria abbiamo già comunicato il primo nome,
quello di Elda Alvigini, brillante attrice divenuta popolare con la
serie tv I Cesaroni. Sarà un festival social, infatti abbiamo
attivato il nuovo profilo Instagram del @farafilmfestival e
restaurato il logo. Dal punto di vista artistico sarà un festival
competitivo che mira a diventare un punto di riferimento per il
cinema italiano”.
Si ringraziano gli SPONSOR UFFICIALI grazie ai quali è stato
realizzato il FARA FILM FESTIVAL, in particolare quelli locali e
istituzionali.
Il Festival è stato realizzato con il contributo di FONDAZIONE
VARRONE.
Appuntamento il 22 luglio per la serata
inaugurale!
Arriva in prima assoluta, lunedì 26
luglio su Sky Cinema Uno e Now, Blackbird – L’Ultimo
Abbraccio. Il film, diretto da Roger
Michell con
Susan Sarandon,
Kate Winslet,
Mia Wasikowska,
Sam Neill, Rainn Wilson, Bex Taylor-Klaus, Anson Boon
e Lindsay Duncan racconta la storia di una famiglia che
abbraccia tre generazioni, travolta dalla decisione della madre
(Susan Sarandon) di togliersi la vita attraverso il suicidio
assistito, dopo che le viene diagnosticata la Sla, Sclerosi
Laterale Amiotrofica.
In Blackbird – L’Ultimo
Abbraccio Lily (Susan Sarandon), una donna vivace
sulla sessantina, si prepara per un fine settimana con il marito,
Paul (Sam Neill), e i loro figli in visita nella casa di
campagna di famiglia. Nonostante la mobilità ridotta, Lily insiste
per badare a sé stessa. La coppia spera in una bella giornata, ma
il clima degenera quando i loro ospiti iniziano ad arrivare. La
prima è la figlia Jennifer(Kate Winslet), con il
marito, Michael (Rainn Wilson), e il figlio
quindicenne, Jonathan (Anson Boon). Si uniscono
poi Elisabeth (Lindsay Duncan), amica di Lily e
Paul e la figlia minore Anna (Mia Wasikowska) con
il suo compagno occasionale Chris (Bex
Taylor-Klaus). La ribelle Anna ha perso i contatti con la
famiglia, un comportamento che infastidisce la sorella maggiore.
Durante il fine settimana vecchie ferite vengono a galla,
allontanando alcuni membri della famiglia e avvicinandone altri.
Con le figlie sempre più divise riguardo alla decisione della
madre, le speranze di Lily di un pacifico addio sembrano essere
minacciate.
BLACKBIRD – L’ULTIMO
ABBRACCIO, lunedì 26 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Now e
disponibile on demand. E grazie a extra, il programma
fedeltà di Sky, i clienti Sky da più di 3 anni e con Sky Cinema lo
vedranno prima di tutti on demand nella sezione
extra.
Sappiamo che Loki tornerà per una seconda stagione e,
grazie all’introduzione del Multiverso, la serie Marvel potrà veramente raccontare
qualsiasi storia. Tuttavia,
sulla base degli eventi catastrofici del finale di stagione, ci
sono alcune storyline dei fumetti che la prima stagione potrebbe
già aver impostato per il futuro della serie e che potrebbe essere
esplorate proprio nel nuovo ciclo di episodio. Vediamo quali
sono:
“Bleeding Neon”
La sconvolgente conclusione
di
Loki imposta chiaramente ciò che vedremo in Doctor Strange
in the Multiverse of Madness (ma non solo). “Bleeding
Neon” è una storyline del 2015 presente nei fumetti di Doctor Strange che potrebbe essere
d’ispirazione per il sequel.
Nella storia, Loki si allea con
Doctor Strange e Scarlet Witch – che apparirà nel film – per
sfuggire da un casinò demoniaco. Sembra il set up perfetto per una
linea temporale alternativa da visitare nella serie, e avrebbe
senso che Doctor Strange e persino Wanda facciano un’apparizione
nella seconda stagione.
“Time of Her Life”
La Time Variance Authority
potrebbe diventare ancora più aggressiva grazie alla sua nuova
leadership nella seconda stagione, il che potrebbe portare a
connessioni con altre serie del MCU. “Time of Her Life” è una trama
del 2006 presente nei fumetti di She-Hulk
che vede la TVA mettere sotto processo Jennifer Walters per aver
cercato di avvertire Occhio di Falco della sua eventuale morte in
“Avengers Disassembled”.
Una variante di Occhio di Falco, in
realtà, fa parte della giuria nella storia. Date le intersezioni
tra le prossime serie Disney+ che coinvolgono diversi
personaggi, questa è sicuramente una storyline dei fumetti che
potrebbe essere esplorata nella serie She-Hulk o
forse nella seconda stagione di
Loki.
Captain Carter
Peggy Carter è apparsa come
Captain America in “Exiles #3” del 2018, una storyline dei fumetti
sul Multiverso che potrebbe essere esplorata nella prossima
stagione di
Loki. In realtà, potrebbe essere già apparsa nella
serie…
Una donna che assomiglia molto a
Peggy Carter è stata avvistata nei corridoi della TVA nel primo
episodio della serie. La versione Captain Carter di Peggy apparirà
in un episodio della serie animata
What If…?, che sappiamo imposterà a sua volta molte
altre cose per il MCU. Se è davvero così, è facile
immaginare che questa variante di Peggy Carter abbia un ruolo nella
guerra nel Multiverso che probabilmente emergerà proprio nella
seconda stagione.
Throg
La trama di “Thor #363-365”
è già una trama dei fumetti che ha ispirato
Loki. Tuttavia, nulla vieta che altre storyline
della medesima run potrebbero ispirare la seconda stagione. Uno dei
migliori easter egg in assoluto presenti nella serie è la versione
rana di Thor dell’episodio cinque. Ora, la porta è ufficialmente
aperta per un bis nella seconda stagione di una delle versioni più
strane del Dio del Tuono.
Nella trama del fumetto sopracitato,
Loki trasforma Thor in una rana, cosa che potrebbe accadere in una
delle realtà che il Dio dell’Inganno visita nella prossima stagione
dello show. Un’altra possibilità sarebbe l’apparizione della
seconda versione di Throg, ossia Simon Walterson, apparso nei
fumetti nel 2017.
“Double Trouble”
I fan dei fumetti sanno che Lady Loki è stata un’ispirazione
per il personaggio di Sylvie nello show. Ma la Lady Loki dei
fumetti è molta diversa, il che potrebbe consentire al fumetto
“Double Trouble” di essere usato per la seconda
stagione.
Nei
fumetti, Loki si unisce a Thor e alla versione Thor di Jane Foster
in un’avventura che alla fine li porta ad entrare in conflitto con
Lady Loki. In questa versione alternativa della realtà, si tratta
però della coscienza di Loki intrappolata nel corpo di Lady Sif, il
che potrebbe aggiungere ulteriore caos nel MCU se questa Lady Loki si
presentasse davvero.
“Illuminati”
Un conflitto tra le
varianti di Sylvie potrebbe verificarsi nella seconda stagione,
come già successo nella storyline del fumetto “Illuminati” del
2015. Ci sono in realtà due versioni dell’Incantatrice nei fumetti,
Sylvie Lushton e la prima versione, Amora.
In questa trama, Sylvie, che ha
ottenuto i suoi poteri magici da Loki, viene bandita dalla Terra
proprio da Amora per averle rubato il nome. È molto possibile che
Sylvie incontri varianti di se stessa nel MCU più vicine ad Amora nel
Multiverso, portando ad un conflitto con tutte loro nella seconda
stagione.
La storia d’amore con Ravonna
Ravonna Renslayer gioca un
ruolo enorme nella storia di Kang il Conquistatore nei fumetti, ed
è probabile che lo stesso accada nel MCU. La storia del loro fatidico
primo incontro, in “Avengers #23 e #24”, probabilmente sarà alla
base del prossimo capitolo della storyline di Ravonna nel MCU.
È andata alla ricerca del
responsabile della TVA, ma è probabile che trovi una delle varianti
di Colui Che Rimen. Sebbene le circostanze siano molto diverse dai
fumetti, è probabile che trama principale verrà raccontata anche
nella serie.
“The Terminatrix Objective”
I fan dei fumetti sanno che
Ravonna Renslayer ha una storia tragica e complessa con Kang Il
Conquistatore. C’è una storyline dei fumetti che potrebbe ispirare
la seconda stagione: “The Terminatrix Objective”. In questa storia,
Ravonna cerca vendetta contro Kang per averla abbandonata.
Le motivazioni e il background di
Ravonna nel MCU sono diversi, ma la storia
della sua ricerca di vendetta è intrigante, perché è probabile che
resterà scontenta da ciò che scoprirà lungo il suo viaggio. Se si
sente derubata della sua vita, o disillusa, potrebbe arrivare a
rivoltarsi contro il suo capo.
“The Once and Future Kang”
La serie ha introdotto Colui Che Rimane nel
finale di stagione e secondo molti fan dei fumetti si tratta, in
realtà, del supercriminale Marvel Kang il Conquistatore. È
molto probabile che una variante di Colui Che Rimane sarà
l’antagonista della prossima stagione, che potrebbe trarre
ispirazione dalla storyline “The Once and Future Kang”.
Questa trama interessa la run “Avengers
#262-269” e ha introdotto il concetto del “Consiglio dei Kang”.
Questo gruppo di Kang proveniente da tutto il Multiverso ha cercato
di imporre l’ordine nel caos creato da Kang stesso, proprio come ha
fatto Colui Che Rimane.
Giovani Vendicatori
Con l’introduzione di
Sylvie e Kid Loki, entrambi membri dei Giovani Vendicatori nei
fumetti, è possibile che questa squadra giochi un ruolo chiave
nella seconda stagione. Un altro fattore importante è che la
squadra è stata riunita da Iron Lad, una delle varianti più potenti
di Kang dei fumetti.
Sebbene le circostanze saranno
probabilmente diverse, è possibile che il debutto di questa squadra
avvenga proprio nella prossima stagione dello show, soprattutto
perché un altro membro del gruppo, ossia America Chavez, verrà
ufficialmente introdotto in Doctor Strange in
the Multiverse of Madness.
“Non ci sono film pandemici
nella selezione, ma quelli che abbiamo visto e scelto portano
addosso i segni del loro tempo, che ragionano in termini universali
su ciò che sta succedendo. Sono storie che invitano alla
connessione e che spingono a riflette sugli aspetti della vita che
oggi sono stati stravolti, le nuove coordinate di spazio e tempo,
la vita e la morte e lo status dell’uomo in generale.” Così
Beatrice Fiorentino, delegato generale della
Settimana Internazionale della Critica 36°, al suo anno d’esordio,
commenta la selezione di quest’anno che, oltre a dover far fronte
alle restrizioni pandemiche, ha anche affrontato la vicinanza di
altri grandi festival internazionali, come Cannes posticipato a
luglio e Locarno.
Di seguito ecco il programma
ufficiale del concorso:
Eles Transportan a
morte di Helena Girón e Samuel M.
Delgado film evidentemente pre-pandemico, ma che alla luce
del nostro vissuto assume significati amplificati.
Erasing Frank di
Gábor Fabricius è un gesto di cinema molto
potente, sospeso tra realismo e onirismo. Una parabola universale
senza tempo che racconta lo scontro tra un musicista punk e il
regime dell’Ungheria degli anni ’80.
Mondocane di
Alessandro Celli, un film distopico ambientato
nella Taranto del futuro. Le coordinate della città sono riscritte
secondo i canoni del cinema di genere, con lo sguardo a tutta la
storia del cinema.
Mother Lode di
Matteo Tortone, una favola moderna tragica, eterna
e universale. Un manifesto politico con innesti di realismo magico,
che inventa una nuova lingua tra finzione e realtà, denunciando le
contraddizioni di una realtà disposta a sacrificare tutto per il
profitto.
Detours di
Ekaterina Selenkina, è un film che esplora gli
spazi e si serve di molti linguaggi visivi, attraverso le immagini
di Google Maps, quelle dei cellulari e quella dell’osservazione
diretta pulita e rigorosa. Si inventa uno spazio filmico assoluto,
luogo di riflessione politica e teorica.
The Salamander di
Alex Carvalho, seducente esordio, un melò in cui
l’attrazione il desiderio e il denaro sono usati come armi e i
corpi diventano i territori di conquista. Inaspettatamente
politico.
Zalava di
Arsalan Amiri, una ghost story a tinte melò
ambientata nell’Iran pre-rivoluzione islamica, in un clima di
isteria collettiva che rimanda all’oggi. Il male che si nutre
dell’irrazionalità della paura.
Karmalink di
Jake Wachtel, primo film di fantascienza cambogiano girato
da un americano, è il film di apertura. Un film sulla memoria e
sulla coscienza collettiva, che va oltre l’omaggio al cinema USA
degli anni ’80. Un film di fantascienza buddista.
The last chapter
di Gianluca Matarrese, film di chiusura. Si tratta
della conversazione a due tra un regista e il suo amante, un gioco
di dominio e sottomissione che passa attraverso la teoria delle
immagini. L’essere umano indagata attraverso il principio di
piacere, nell’eterno dialogo tra Eros e Thanatos.
LA SELEZIONE SIC@SIC 2021
CONCORSO
EVA di Rossella Inglese
FREIKÖRPERKULTUR di Alba Zari
L’INCANTO di Chiara Caterina
INCHEI di Federico Demattè
LUNA PIENA di Isabella Torre
NOTTE ROMANA di Valerio Ferrara
L’ULTIMO SPEGNE LA LUCE di Tommaso Santambrogio
EVENTI SPECIALI
Cortometraggio di aperturaERA IERI di Valentina Pedicini
Cortometraggio di chiusuraA CHIARA di Jonas Carpignano
<<Ripartire dallo sguardo,
nell’Anno Uno della pandemia. Dal rapporto tra spettatore e
film.Cos’è il cinema oggi? Cosa cerchiamo nelle immagini dopo
un’intera stagione trascorsa “a distanza”, privati del contatto
fisico, costretti a comunicare attraverso il filtro di piattaforme
e devices? Dopo un anno di call, di DAD e di streaming. Di
relazioni interrotte, di corpi negati, di festival trasmessi in
modalità digitale, dovendo subire la diaspora della comunità
cinefila (e non) sotto la minaccia implacabile del virus, ma
compiendo anche ogni possibile sforzo per mantenere intatto lo
spirito di chi-come noi-è sempre affamato di condivisione e
confronto.È stata soprattutto questa la grande sfida:
riappropriarci dell’atto della visione in termini teorici e
interrogarci. Cos’è il cinema dopo la pandemia? Cosa è cambiato nel
nostro sguardo? Come guardiamo oggi? Il corpus della selezione
della 36.a Settimana Internazionale della Critica di Venezia porta
inevitabilmente addosso i segni delle nostre esperienze
recenti.
I film scelti assieme alla
commissione di selezione-composta da Enrico Azzano, Paola Casella,
Simone Emiliani e Roberto Manassero -tra quasi 600 iscritti da
oltre 75 paesi (un numero sorprendente rispetto alle aspettative
iniziali e al passato),relativizzano il nostro vissuto, ci aiutano
a elaborarlo, ci portano a ragionare in termini universali.Sono
storie che invitano alla reciproca connessione, che cercano nel
passato risposte ai dubbi di un presente evidentemente fragile, che
spingono a riflettere su quegli aspetti cruciali che sono stati
violentemente sconvolti dal sopravanzare del covid-19 e delle sue
successive varianti: il senso della vita e della morte, le (nuove)
coordinate dello spazio e del tempo, i corpi, le distanze, la
paura. Lo status dell’Uomo nel mondo.
Contemporaneamente la SIC non
vuole abdicare al compito della riflessione critica sull’estetica e
la politica delle immagini. Non possiamo né vogliamo perdere di
vista l’obiettivo principale della nostra ricerca: individuare le
traiettorie più coraggiose e vitali del cinema di oggi, andare alla
scoperta degli autori di un cinema del domani, catturare gli
indirizzi più interessanti verso i quali sta evolvendo il
linguaggio visivo e sonoro.Questa duplice sfida si è tradotta in un
programma di 7+2 titoli di varia provenienza, con numerosi,
inusuali, fertili incontri co-produttivi che sono il chiaro segnale
di un cinema sempre più globale, il riflesso di un’identità mutante
e di quella necessità-già messa in luce-di favorire connessioni
(non solo finanziarie ma di sguardo) sia dentro che fuori lo
schermo.
Nove film, quindi, d’autore e di
genere, lirici o furiosi, istintivi, intimi, distopici o carnali.
Ma soprattutto liberi. Autentici. Vivi.Se una cosa abbiamo compreso
è che, nonostante i cattivi auspici, il cinema è tutt’altro che
morto durante la pandemia. Il cinema non muore mai. Si adatta e si
trasforma. Asseconda e nutre il nostro inesauribile bisogno di
emozioni e di storie, di verità e di sogni. L’auspicio più grande è
quello di poter finalmente condividere a Venezia, al buio della
sala, un rinnovato sguardo sulla realtà e sulle
immagini.>>
Beatrice
Fiorentino.
Settimana Internazionale della
Critica 36°, il manifesto ufficiale
Il manifesto ufficiale di quest’anno
della SIC nasce da una suggestione, uno scatto rubato alla fine
della proiezione di Los Nadie, in sala Perla,
durante la SIC 2016:
Il lavoro congiunto di Mauro Uzzeo e
Emiliano Mammucari e la veste grafica di Fabrizio Verrocchi ha
portato al suggestivo risultato che potete vedere di seguito:
Qui le dichiarazioni degli autori:
<<Portiamo
sui nostri corpi le cicatrici della pandemia che ci ha costretti ad
allontanarci, isolarci, a vedere gli altri come qualcosa da tenere
a distanza, per tutelarci. Abbiamo abbandonato i luoghi d’incontro,
ci siamo chiusi dentro le nostre case e siamo usciti protetti da
mascherine che coprivano metà volto, tenendo gli occhi bassi per
la vergogna di mostrare timore. Ci siamo trasformati in isole per
proteggerci e permettere a chi lavorava giorno e notte alla
ricerca di una cura per questo disastro mondiale, di
riuscirci.
E adesso che lentamente, un passo per volta, ci stiamo
riappropriando di tutto quello che fino all’inizio dello scorso
anno ci sembrava ovvio e scontato, abbiamo scelto di celebrare
quanto di più prezioso stavamo perdendo, allontanandoci: l’unione,
il trovarsi, annullare le distanze e tornare ad abbracciarci.
Ricominciare a vivere e gioire assieme, riappropriandoci dei nostri
corpi, degli spazi interni e di quelli esterni, a partire proprio
da quella Sala Cinematografica che celebriamo in questa immagine
tornando a riconoscerle il suo ruolo di assoluto crocevia di
emozioni e
esperienze.
In questa illustrazione – che è
figlia diretta di uno scatto, di un momento di pura felicità
immortalato nella nostra amata Sala Perla – abbiamo voluto
raccontare il desiderio di tornare a vivere il
cinema come un momento di condivisione e di sinergia tra le
persone. Abbiamo scelto di far parlare soprattutto il bianco
perché è il colore dell’equilibrio, della vita, dell’energia che
unisce e ricongiunge tutti gli altri e lo abbiamo scolpito
tracciando segni aperti e sospesi per disegnare figure ben strette
le une alle altre, cui abbiamo dato corpo con retini e pennelli
digitali così da avvicinare e unire assieme i mondi che più ci
appartengono: la fotografia,
l’illustrazione, la grafica, l’immagine.>>
La star di Loki, Sophia Di Martino, ha
rivelato che la scena di lotta tra
Sylvie e il Dio dell’Inganno interpretato da Tom Hiddleston nel finale di stagione è stata
ispirata da Mr. & Mrs. Smith, il film di Doug Liman del
2005 con protagonisti
Brad Pitt e
Angelina Jolie.
Quando Loki e Sylvie incontrano
finalmente
Colui Che Rimane (Jonathan Majors),
quest’ultimo rivela loro il vero scopo della TVA: evitare più
varianti di Kang e prevenire una nuova guerra nel Multiverso. Loki
tenta quindi di impedire a
Sylvie di uccidere
Colui Che Rimane: il risultato è una resa dei conti piena
d’azione.
Ospite del podcast
Still Watching di Vanity Fair, Di Martino ha spiegato che
quella scena in particolare è stata ispirata dalla rissa in casa
tra i personaggi di Jolie e Pitt in
Mr. & Mrs. Smith. “Quando Brad e Angelina lo hanno fatto, quei
pugni erano in realtà dei premilinari che anticipavano cosa sarebbe
successo dopo, ma essendo il MCU, quindi una cosa decisamente
più casta, alla fine la lotta tra Loki e Sylvie finisce
semplicemente con un bacio”, ha detto l’attrice.
“Trattandosi di una storia di
Loki, però, quel bacio è arrivato sulla scia di un tradimento. La
mia sensazione è: “È stato divertente, ma ci vediamo dopo”. E si
danno questo bacio d’addio”, ha aggiunto Sophia. “Inoltre,
l’aiuta anche a farlo voltare in modo che lei possa prendere il
temp pad. Ma non credo sia una mossa totalmente fredda. Forse
spingerlo attraverso la porta del tempo è un modo per toglierlo di
mezzo, ma anche per tenerlo al sicuro.”
Colui Che Rimane ha offerto a Loki e
Sylvie due opzioni: prendere il controllo della TVA o ucciderlo,
liberando così la sacra linea temporale e scatenando la follia nel
Multiverso, che porterà quindi un altro Kang a prendere il
controllo dell’organizzazione. All’inizio, Sylvie credeva che Loki
stesse bramando il trono della TVA, ma poi si rende conto che in
realtà “vuole solo che lei stia bene”.
Come ha detto Di Martino, Sylvie ha
approfittato della riluttanza di Loki a ferirla e, anche se
potrebbe aver condiviso i suoi sentimenti, alla fine è molto
diversa da lui. Pertanto, ha rimosso Loki dall’equazione e
affondato il suo coltello in Colui Che Rimane, l’uomo responsabile
dei suoi anni in fuga e della falciatura del suo mondo.
Disney+ ha diffuso il trailer
ufficiale di
Gli amici delle vacanze, il nuovo film Star Original,
canale per adulti di Disney+ in arrivo. Il film
arriverà in streaming sulle piattaforme Direct-to-Consumer Disney
come Hulu Original negli Stati Uniti e come Star Original su
Disney+ a livello internazionale.
Gli amici delle vacanze è un il film targato 20th
Century Studios che arriverà il 27 agosto come Hulu Original negli
Stati Uniti e come Star Original su Disney+ in Italia e nei mercati
internazionali selezionati. Il film è interpretato da
John Cena (Fast & Furious 9 – The Fast Saga, The Suicide
Squad – Missione suicida), Lil Rel Howery (Scappa – Get Out,
Judas and the Black Messiah), Yvonne Orji (Insecure, La scuola
serale), Meredith Hagner (Search Party, Palm Springs – Vivi come se
non ci fosse un domani), Robert Wisdom (L’alienista, Ballers),
Andrew Bachelor (The Babysitter, Holidate) e Lynn Whitfield
(Greenleaf, Riunione di famiglia con pallottole). Gli amici delle
vacanze è il primo film 20th Century Studios a debuttare in
contemporanea mondiale sulle piattaforme streaming Hulu e Disney+.
In questa commedia irriverente, i
morigerati Marcus ed Emily (Lil Rel Howery, Yvonne Orji) fanno
amicizia in un resort in Messico con Ron e Kyla (John Cena,
Meredith Hagner), festaioli e sempre alla ricerca di nuove
emozioni. Lasciandosi trasportare dal momento, la coppia
solitamente rigorosa vive una settimana di divertimento
disinibito e sregolatezza con i loro nuovi “amici delle vacanze”.
Mesi dopo la loro vacanza fuori dagli schemi, Marcus ed Emily
rimangono sconvolti quando Ron e Kyla si presentano senza invito al
loro matrimonio, creando il caos e dimostrando che ciò che accade
in vacanza, non necessariamente rimane in vacanza.
Diretto da Clay Tarver (Silicon Valley), Gli
amici delle vacanze è stato scritto da Tom Mullen & Tim
Mullen, Clay Tarver e Jonathan Goldstein & John Francis
Daley. Todd Garner (Prendimi!, Non si
scherza col fuoco) e Timothy M. Bourne (Tuo,
Simon, Il coraggio della verità – The Hate U
Give) sono i produttori, mentre Steve Pink e Sean Robins sono
gli executive producers.
Il film sarà disponibile anche in America Latina all’interno del
nuovo servizio direct-to-consumer Star+ che verrà lanciato il 31
agosto.
Le riprese di Black
Adam sono terminate di recente e ora, grazie alla
promozione di Jungle
Cruise, è molto probabile che
Dwayne Johnson rivelerà diversi dettagli a proposito
dell’attesissimo cinecomic DC, anche se le rivelazioni più corpose
avverranno probabilmnete in occasione del prossimo DC FanDome ad
ottobre (nella speranza di vedere le prime immagini ufficiali o,
magari, un primo teaser).
Di recente, The Rock è stato
intervistato da
The Hollywood Reporter insieme a Emily Blunt (sua co-star in Jungle
Cruise) e ha parlato di cosa i fan dovranno aspettarsi dal
debutto sul grande schermo del celebre antieroe. “Black Adam ha
tutti i poteri di Superman, ma la differenza è che è benedetto
dalla magia”, ha spiegato l’ex wrestler. “Inoltre, secondo
un codice etico interno al mondo dei supereroi, questi non uccidono
i cattivi, invece Black Adam lo fa. C’erano moltissimi elementi
tipici del genere che mi hanno fatto capire che si trattava di una
grossa opportunità. Ho avuto come la sensazione che tutto quello
che avevo fatto in passato, nella mia carriera, anche le cose che
non sono andate bene, alla fine dovevano portarmi a questo ruolo…
dovevano portarmi a Black Adam.”
Sappiamo, invece, che Emily Blunt non è attratta dai film di
supereroi, cosa che l’attrice ha più volte chiarito in passato
quando numerose testate e siti le hanno chiesto dei rumor sempre
più insistenti in merito al ruolo di Sue Storm nel reboot dei
Fantastici Quattro. Ancora una volta,
l’attrice ha toccato la questione, ribadendo la sua posizione nei
riguardi dei cinecomics: “Capisco che i film di supereroi
siano come una religione per molte persone. Lo capisco davvero. Ma
su di me non esercitato quello stesso tempo di fascino. Non ho
questo desiderio impellente di dover interpretare un supereroe ad
ogni costo.”
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Il cast completo
di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo,
annovera anche Noah
Centineo (Atom Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a
non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo.
Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le
cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio.
L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio
2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. A quanto pare, il film
su Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei
primi anni duemila.
Joe Pytka, regista
del primo Space Jam uscito nel 1996, si è
scagliato contro il sequel Space Jam:
New Legends, che in Italia arriverà il prossimo 16
settembre. Il film è già uscito in America (nelle sale e su HBO
Max) lo scorso 16 luglio ed è stato accolto in maniera contrastante
dalla critica.
Parlando con
TMZ, Pytka ha spiegato di aver trovato il film noioso e di
essere riuscito a vederlo soltanto a spezzoni, dividendo la visione
in cinque parti. Il regista dell’originale ha poi sottolineato
quanto il problema principale sia la presenza di LeBron
James in qualità di protagonista: “La verità è che
LeBron non è Michael Jordan”, ha detto.
Ha poi definito la colonna sonora
del sequel “insignificante”, scagliandosi anche contro le
interpretazioni degli attori “in carne ed ossa”, per nulla
paragonabili, dal suo punto di vista, a quelle di Bill Murray e dei cestisti dell’NBA nel primo
film, e contro la nuova versione di Bugs Bunny: “Sembrava una
di quelle bambole soffici che compri in un negozio di articoli da
regalo all’aeroporto e che porti a tuo figlio quando sai che farai
tardi per via di un viaggio di lavoro”.
Tutto quello che sappiamo su Space Jam: A New Legacy
Space Jam:
New Legends, diretto da Malcolm D.
Lee, è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che
punto possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i
propri figli. Quando LeBron James e il suo giovane
figlio Dom vengono intrappolati in uno spazio digitale da una
malvagia Intelligenza Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare
a casa sani e salvi guidando Bugs Bunny, Lola Bunny e l’intera
banda dei notoriamente indisciplinati Looney Tunes verso la
vittoria, sul campo di gioco, contro i campioni digitalizzati
dell’Intelligenza Artificiale: una super potente squadra di basket
piena di professionisti all stars mai vista prima.
Tunes contro Goons nella sfida con
la posta in gioco più alta della sua vita, che ridefinirà il legame
tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il potere di essere se
stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono le convenzioni,
sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo anche “King”
James con il loro modo di giocare. Nel cast anche Don
Cheadle, Khris Davis, Sonequa Martin-Green, Cedric Joe, Jeff
Bergman e Zendaya.
Aquaman and
the Lost Kingdom arriverà nelle sale a dicembre del
prossimo anno, ma le riprese del sequel DC sono attualmente in
corso. Molto poco è stato rivelato sulla trama, ma sappiamo che i
riflettori saranno ancora una volta puntati sui personaggi di
Arthur Curry, Mera, Black Manta e Orm.
Parlando con
IGN, il regista James Wan ha spiegato che è stata proprio
l’opportunità di tornare a raccontare quei personaggi il motivo che
lo ha spinto ad accettare di dirigere il sequel di
Aquaman. Rivelando che il suo obiettivo era quello di
“trovare una storia che ritenesse degna, se non addirittura
migliore di quella del primo film”, Wan ha aggiunto: “Ho
contribuito a creare e plasmare questi personaggi di cui alla fine
mi sono innamorato. Mi sento come se non avessi ancora finito con
loro. Proprio per questo, sento di dover loro un’altra storia da
parte mia.”
Il regista ha poi spiegato di essere
sempre stato entusiasta all’idea di continuare il prossimo capitolo
della storia di Arthur Curry, Orm, Mera e Black Manta, attribuendo
allo sceneggiatore David Leslie Johnson-McGoldrick
il merito di “aver trovato una storia davvero fantastica per
riportare indietro tutti questi personaggi, farli crescere ed
evolvere, spingerli verso il prossimo capitolo delle loro
vite.”
Wan ha chiaramente dei piani molto
ambiziosi per Aquaman and
the Lost Kingdom, e si pensa che il regno perduto del
titolo possa essere Necrus, un dominio governato da un cattivo
particolarmente oscuro, Mongo. Tuttavia, il grande villain al
centro del film dovrebbe comunque essere
Black Manta, dal momento che il primo Aquaman ha preparato il terreno per un coinvolgimento
molto più ampio del personaggio interpretato da Yahya
Abdul-Mateen II nel sequel.
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni
dell’eroe in Aquaman and
the Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel,
diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph
Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il
padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di
Wan, scriverà la sceneggiatura del film, mentre il
regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost
Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre
2022.
L’ultimo episodio di
Assembled, lo speciale Disney+ che ci porta dietro le quinte
delle serie Marvel, è ovviamente dedicato a
Loki, la serie con Tom Hiddleston conclusasi di recente e che
tornerà ufficialmente con una seconda stagione.
Gli ultimi minuti dell’episodio in
questione sono dedicati al debutto di Jonathan
Majors nei panni di Colui Che Rimane. L’attore ha spiegato
di essersi ispirato ai protagonisti di classici come Il mago di
Oz, Viale del tramonto, Quarto potere e anche Willy
Wonka
e la fabbrica di cioccolato per dare vita al suo
personaggio, rivelando che il suo obiettivo è stato quello di
attingere “all’archetipo del mago che quando si annoia diventa
un imbroglione”.
“Penso che quando incontriamo
Colui Che Rimane per la prima volta, il personaggio si trovi
davvero al confine tra queste due identità, quella del mago e
quella dell’imbroglione”, ha spiegato l’attore. “Non sai
veramente dove si trova e penso che quest’ambiguità di fondo sia
uno degli aspetti più incredibili della sua personalità.”
“Colui Che Rimane esiste
praticamente da sempre”, ha aggiunto Majors. “Una delle
cose più interessanti che ho avuto modo di sperimentare con il
nostro costumista è che ogni pezzo che abbiamo scelto del suo look
proveniva da un posto diverso. Il mantello che indossa è dell’era
vittoriana. Le scarpe sono di Gengis Khan. Il pantaloni della
Mongolia, ecc. Basta mescolare tutte queste cose insieme e già è
possibile dare un’idea di chi sia questo personaggio.”
Colui Che Rimane da Loki ad Ant-Man
and the Wasp: Quantumania
Sappiamo che l’attore interpreterà
una delle varianti di Kang in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. A tal
proposito, l’attore ha anticipato che qualsiasi versione potrebbe
differire da Colui Che Rimane: “Interpretare Colui Che Rimane
significa fare appello ad una vasta gamma di interpretazioni. Detto
ciò, quando Kang inizia ad alzare la testa e a compiere le sue
azioni, non può che essere in opposizione con Colui Che Rimane, non
può che essere diverso da lui. Questa è stata la cosa che mi ha
catturato e che mi ha spinto ad accettare il ruolo. Il fatto che
Kang vive in così tante iterazioni.”
In altre parole, sembra che dovremmo
aspettarci che Kang sia un personaggio molto diverso da Colui Che
Rimane; aveva chiaramente perso la testa durante le innumerevoli
vite trascorse a governare la TVA, e considerato quanto fosse
spaventato dalle sue varianti, qualcosa ci dice che tutte queste
altre iterazioni non saranno altrettanto affabili.
“È stato un personaggio
difficile a cui dare forma, quello di Hobbs. All’epoca il mio
approccio fu quello di usare le maniere forti per cercare di
portare la sua interpretazione esattamente dove doveva
essere”, aveva spiegato Diesel. “Da produttore mi
sentivo costretto a prendere Dwayne Johnson, associato al
wrestling, e farlo immergere in questo mondo senza dare al pubblico
l’impressione di conoscere già il suo personaggio.”
“Hobbs ti colpisce come un muro
di mattoni”, aveva aggiunto. “Sono molto fiero del
risultato finale, ma è servito tanto lavoro. Siamo dovuti arrivare
a quell’obiettivo e a volte è stato necessario ricorrere alle
maniere forti. Non parlo in senso felliniano, ma farei di tutto per
ottenere le interpretazioni che voglio nelle cose che
produco.”
Tuttavia, le parole di Vin Diesel sono state accolte con una certa
dose di scetticismo (e anche un pizzico di ilarità) da parte dei
fan della saga, e pare che la stessa reazione abbia avuto
Dwayne Johnson. Durante una recente intervista con
THR, infatti, la star dell’atteso Jungle
Cruise ha avuto modo di commentare le dichiarazioni del
collega e di confermare il suo addio al franchise.
“Ho riso. Ho riso veramente
tanto”, ha detto senza troppi giri di parole The Rock.
“Penso che si tutti si siano fatti una risata. Ma preferisco
lasciar perdere. Ho voluto molto bene a tutto il team. Auguro loro
ogni bene per Fast 9. E auguro loro ogni bene anche per Fast 10 e
Fast 11 e per tutti gli altri eventuali film della saga che faranno
senza di me.”
Il cast di Fast and Furious 9 e il
capitolo finale della saga
La fama di Kate Beckinsale è legata, innegabilmente, al
franchise di Underworld, iniziato nel 2003 con il primo
film diretto da Len Wiseman e proseguito fino al 2017, con ben tre
sequel e un prequel.
L’ultimo film,
Underworld: Blood Wars, è uscito nel 2017, e da allora non
abbiamo più avuto notizie in merito ad un eventuale nuovo capitolo.
Adesso, in occasione della promozione del suo ultimo film, l’action
Jolt (disponibile da domani su Amazon Prime Video), è stata proprio Beckinsale
ad affrontare la questione, affermando di dubitare fortemente che
la saga possa aver un prosieguo e, di conseguenza, un sesto
capitolo.
Tuttavia, parlando con
Variety, l’attrice ha ammesso di essere comunque desiderosa di
tornare nei panni di Selene e di sapere ancora dove sono gli ormai
iconici pantaloni di pelle sfoggiati dal personaggio nei vari film.
Inoltre, parlando sempre del futuro del franchise, Beckinsale ha
suggerito che sarebbe interessante un potenziale crossover con
Blade.
“Ho sempre voluto che facessero
un mashup Underworld-Blade, davvero”, ha spiegato l’attrice.
“Sarebbe un’accoppiata incredibile. E lo farei sicuramente, ma
penso che abbiamo voluto semplicemente riavviare il franchise di
Blade in quanto tale, quindi penso che non ci abbiamo nemmeno
provato.”
Le parole dell’attrice fanno
riferimento, ovviamente, all’annunciato reboot di Blade
ad opera dei Marvel Studios, che avrà come protagonista il
due volte premio Oscar Mahershala Ali. Al momento non sappiamo ancora
quando il film arriverà nelle sale, ma di recente abbiamo appreso
che Bassam Tariq è in trattative per occuparsi
della regia del film.
Arriva al cinema il 22 luglio
Sognando a New York, il film basato sul musical In
the Heights, di Lin Manuel Miranda, che partecipa anche alla
pellicola. Ecco la nostra intervista all’autore di Hamilton e a
Quiara Hudes.
Diretto da Jon M.
Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo
musical di Lin Manuel Miranda.
Candidata a 13 Tony Awards
(e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco
narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington
Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani
dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo
stesso Miranda), il proprietario di una bottega.
Dopo le voci circolate
all’inizio di questa settimana, arriva la conferma che
Leslie Grace, che vedremo in Sognando a
New York, è stata scelta per interpretare Barbara Gordon
in Batgirl.
Proprio la partecipazione
dell’attrice al film basato sul musical di Lin Manuel Miranda
sembra aver giustificato la scelta che è dettata proprio
dall’ascesa di Grace. Lo studio non ha commentato.
Batgirl sarà diretto da Adil
El Arbi e Bilall Fallah su sceneggiatura di Christina Hodson.
Kristin Burr produce.
Al momento della sua uscita, il
romanzo Bianca come il latte, rossa come il
sangue diventa un vero e proprio caso editoriale. Con
oltre un milione di copie vendute e traduzioni in più di diciannove
lingue, l’opera prima di Alessandro D’Avenia è ad
oggi un best seller internazionale. Con questo successo, era solo
questione di tempo prima che tale libro venisse adattato in un film
per il grande schermo. Nel 2013 questo (qui la recensione del film) si
concretizza per la regia di Giacomo Campiotti,
celebre anche per la serie Braccialetti rossi. A scrivere
la sceneggiatura, invece, insieme a Fabio
Bonifacci si ritrova lo stesso D’Avenia.
Quello di Bianca come il latte,
rossa come il sangue è un romanzo di formazione, nel quale si
racconta la crescita del protagonista in rapporto alla malattia
della ragazza da lui amata. Amore e morte si mescolano così in un
viaggio emotivo che diventa lezione di vita. Particolarmente
struggente, coinvolgente ma anche divertente, il racconto di
D’Avenia è stato liberamente ispirato dalla vicenda di una ragazza
affetta da leucemia, la quale frequentava il liceo romano dove
l’autore a quel tempo insegnava. Trattando la malattia in modo che
fosse comprensibile e non facesse più paura, lo scrittore ha così
confezionato un’opera capace di parlare ad ogni tipologia di
lettore.
Allo stesso modo il film, pur se
presentando significative differenze rispetto al romanzo, in
particolare per quanto riguarda la cronologia degli eventi, ha
ottenuto un buon successo, specialmente tra le generazioni più
giovani. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Bianca come il latte, rossa come il
sangue: la trama del film
Protagonista del film è
Leo, un giovane liceale del terzo anno che ama le
chiacchiere tra amici e il calcetto. Ancor di più, però, nutre un
profondo amore per Beatrice, una ragazza più
grande di lui di un anno e che vede solo a scuola o alla fermata
dell’autobus. Leo ha anche una compagna di classe e migliore amica,
Silvia, che conosce dall’infanzia e che,
segretamente, è innamorata di lui da alcuni anni. Il ragazzo però
non ha occhi che per Beatrice, ma proprio quando arriva a
conoscerla meglio scopre una terribile realtà: la ragazza è
gravemente affetta da leucemia. Questa consapevolezza non lo farà
però desisteste, ma anzi lo sprona a voler stare accanto a lei
quanto più possibile.
Leo inizia dunque ad impegnarsi
quanto più possibile per rendere felice Beatrice, distogliendola
dalla sua malinconia. Confrontarsi con la malattia, però, sarà
difficile anche per lui, che ora come non mai avrà bisogno di
qualcuno su cui poter fare affidamento. Per sua fortuna, questo
qualcuno è il nuovo giovane professore di lettere, il quale lo
incoraggerà a non desistere e a credere fermamente nei suoi sogni.
Con il peggiorare della malattia di Beatrice, però, le cose si
faranno sempre più difficili, e Leo si troverà a doversi
confrontare con una serie di scelte che sperava di non dover mai
prendere. Mentre la sua vita sembra andare a rotoli, Leo dovrà
imparare a capire davvero le sue emozioni.
Bianca come il latte, rossa come il
sangue: il cast del film
Protagonista del film, nel ruolo di
Leo, è l’attore Filippo Scicchitano. Prima di
recitare in questo film, egli aveva già acquistato popolarità
grazie ai film Scialla! (Stai sereno) e Un giorno
speciale. In seguito ha ottenuto ruoli di rilievo anche in
Allacciate le cinture, Croce e delizia e Weekend.
In Bianca come il latte, rossa come il sangue, egli è poi
affiancato da Cecilia Dazzi, nei panni di Angela
la madre di Leo e da Flavio Insinna,
il quale è invece il padre Ettore. Aurora Ruffino,
attrice anche nota per le serie Questo nostro amore,
Braccialetti rossi e Un passo dal cielo 6, interpreta
qui Silvia, l’amica di Leo. Romolo Guerreri,
celebre per essere stato Nico in Quelli dell’intervallo, è
Niko. Ad interpretare il professore di lettere si ritrova invece
Luca Argentero,
mentre l’attrice francese Gaia Weiss è
Beatrice.
Bianca come il latte, rossa come il
sangue: il trailer e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Bianca
come il latte, rossa come il sangue è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV,Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Rai Play e
Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno mercoledì 21
luglio alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
01 Distribution ha diffuso il
trailer ufficiale di Diabolik
dei Manetti Bros che arriverà al cinema il 16
dicembre 2021.
Il film, adattamento
cinematografico delle avventure del personaggio creato da
Angela e Luciana Giussani, è diretto dai Manetti
bros., scritto da Michelangelo La
Neve e Manetti bros., che hanno
firmato anche il soggetto insieme a Mario
Gomboli.
Oltre a Luca
Marinelli, Miriam Leone e Valerio
Mastandrea, nel cast anche Alessandro
Roia,Serena Rossi, Claudia
Gerini, Roberto Citran.
Sono state definite le Giurie
internazionali del Concorso Venezia 78, di Orizzonti e Venezia
Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 78. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica (1–11 settembre
2021) della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera.
La Giuria Venezia 78 assegnerà ai
lungometraggi in Concorso i seguenti premi ufficiali: Leone d’Oro
per il miglior film, Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria,
Leone d’Argento – Premio per la migliore regia, Coppa Volpi per la
migliore interpretazione femminile, Coppa Volpi per la migliore
interpretazione maschile, Premio Speciale della Giuria, Premio per
la migliore sceneggiatura, Premio Marcello Mastroianni a un giovane
attore o attrice emergente.
Venezia 78: le personalità
chiamate a fare parte della Giuria del Concorso di Venezia 78
sono:
Bong
Joon-ho – presidente (Corea del Sud), regista e
sceneggiatore premio Oscar, è una delle voci più originali del
cinema contemporaneo. È autore di pietre miliari del cinema coreano
quali Memories of Murder (2003), The Host (2006) e Mother (2009).
Ha ottenuto la consacrazione definitiva a livello internazionale
nel 2019 grazie a Parasite, vincitore di una lunga serie di
prestigiosi riconoscimenti tra cui la Palma d’oro a Cannes, un
Golden Globe, un Critics Choice Award, due BAFTA e quattro Oscar
per il miglior film, miglior film internazionale, miglior regista e
miglior sceneggiatura originale.
Saverio Costanzo
(Italia), regista e sceneggiatore, ha presentato a Venezia La
solitudine dei numeri primi (2010), il suo terzo film, tratto dal
romanzo omonimo di Paolo Giordano, nonché
Hungry Hearts (2014) con Alba Rohrwacher e Adam Driver, che si
sono aggiudicati le due Coppe Volpi per le migliori interpretazioni
femminile e maschile. Ha diretto poi l’adattamento italiano di In
Treatment stagione 1, 2 e 3, e la serie HBO L’amica geniale, da lui
anche scritta e ideata, tratta dai best seller di Elena Ferrante,
presentata a Venezia.
Virginie Efira
(Belgio/Francia), attrice, ha interpretato Tutti gli uomini di
Victoria, presentato nel 2016 a Cannes alla Settimana della
Critica, ricevendo gli elogi della critica. Ha quindi preso parte
al pluripremiato Elle (2016) di Paul Verhoeven e a Un amour
impossible (2018) di Catherine Corsini, per il quale è stata
nominata come miglior attrice ai César. Nella stessa edizione dei
César ha ricevuto una seconda nomination, stavolta come non
protagonista, nella commedia di successo 7 uomini a mollo (2018) di
Gilles Lellouche. Nel 2019 ha recitato nella commedia drammatica
Sibyl di Justine Triet, in concorso a Cannes, dove è tornata nel
2021 come protagonista del nuovo film di Paul Verhoeven,
Benedetta.
Cynthia Erivo
(Gran Bretagna) è attrice teatrale e cinematografica, cantante e
compositrice. Per la sua interpretazione nello spettacolo Il colore
viola ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui un Tony Award, un
Grammy Award e un Daytime Emmy Award. Nel 2018 ha esordito al
cinema con 7 sconosciuti a El Royale di Drew Goddard. Nello stesso
anno ha recitato in Widows – Eredità criminale di Steve McQueen,
presentato a Toronto. Nel 2019 è stata la protagonista di Harriet
di Kasi Lemmons, grazie al quale ha ottenuto due nomination ai
Golden Globe e due agli Oscar®, in entrambi i casi sia come
migliore attrice protagonista, sia per la miglior canzone, Stand
Up, di cui è co-autrice. Nel 2020 ha interpretato la detective
Holly Gibney nella miniserie HBO The Outsider, tratta dall’omonimo
romanzo di Stephen King. Nel 2021 è stata Aretha Franklin nella
terza stagione della serie Genius, per la quale è stata nominata
agli Emmy Awards.
Sarah Gadon
(Canada), attrice e produttrice canadese, ha ottenuto visibilità
internazionale grazie a A Dangerous Method di David Cronenberg,
presentato in concorso a Venezia nel 2011. Ha proseguito la
collaborazione con Cronenberg nei successivi Cosmopolis (2012) e
Maps to the Stars (2014). Ha ricevuto il Canadian Screen Award per
i suoi ruoli in L’altra Grace (2017), acclamata serie Netflix, ed Enemy (2013) di Denis Villeneuve. Sono
state molto apprezzate dalla critica le sue interpretazioni in The
Moth Diaries (2011) di Mary Harron, La ragazza del dipinto (2013)
di Amma Asante, La mia vita con John F. Donovan (2018) di Xavier
Dolan e Black Bear (2020) di Lawrence Levine.
Alexander Nanau
(Romania), regista fra i più significativi del cinema rumeno, ha
diretto a oggi quattro documentari presentati nei più importanti
festival internazionali. Nel 2019 ha presentato fuori concorso a
Venezia Collective, acclamato dalla critica internazionale, che si
è aggiudicato l‘European Film Award come miglior documentario,
oltre a una nomination ai BAFTA e, per la prima volta nella storia
del cinema rumeno, due storiche nomination agli Oscar® come miglior
film internazionale e miglior documentario.
Chloé Zhao
(Cina) è una regista, sceneggiatrice, montatrice e produttrice
cinese. E’ nata a Pechino ed è cresciuta anche a Brighton,
Inghilterra. Dopo essersi trasferita negli Stati Uniti, ha studiato
Scienze politiche al Mount Holyoke College e Film Production alla
NYU. Il suo debutto nel cinema, Songs My Brothers Taught Me, è
stato presentato nel 2015 al Sundance. Il suo secondo film The
Rider, era nel 2017 alla Quinzaine di Cannes e ha ottenuto l’Art
Cinema Award. Il suo lavoro più recente,
Nomadland, ha avuto nel 2020 l’anteprima a Venezia, dove ha
vinto il Leone d’oro. Il film e Chloé Zhao hanno ottenuto un enorme
successo vincendo Golden Globe , BAFTA, DGA, PGA Awards e 3 Oscar
, per miglior regista, attrice protagonista e miglior film. Chloé
Zhao ha diretto e co-sceneggiato Eternals (Marvel Studios), previsto per l’uscita il 5
novembre.
Orizzonti
La Giuria Orizzonti assegnerà –
senza possibilità di ex-aequo – i seguenti premi: Premio Orizzonti
per il miglior film, Premio Orizzonti per la migliore regia, Premio
Speciale della Giuria Orizzonti, Premio Orizzonti per la miglior
interpretazione femminile, Premio Orizzonti per la migliore
interpretazione maschile, Premio Orizzonti per la miglior
sceneggiatura, Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio.
La Giuria internazionale della
sezione Orizzonti è composta da:
Jasmila Žbanić –
presidente (Bosnia ed Erzegovina), regista e sceneggiatrice, è nata
a Sarajevo nel 1974. Agli inizi ha lavorato come marionettista e
come clown. Con il suo lungometraggio d’esordio Grbavica si è
aggiudicata l’Orso d’oro alla Berlinale 2006, così come il premio
dell’American Film Institute e altri. I suoi film, presentati ai
più importanti festival e distribuiti in tutto il mondo, sono stati
prodotti da Deblokada, un’associazione artistica di sua fondazione.
Nel 2020 ha presentato in concorso a Venezia Quo Vadis, Aida? da
lei scritto e diretto, nominato agli Oscar® e ai Bafta come miglior
film internazionale.
Mona Fastvold
(Norvegia), regista e sceneggiatrice, ha diretto il suo primo
lungometraggio The Sleepwalker nel 2014, presentato in anteprima al
Sundance. Il film è co-sceneggiato da Brady Corbet con il quale
collabora anche in L’infanzia di un capo (2015), vincitore del
premio Orizzonti per la miglior regia e del premio Venezia Opera
Prima “Luigi De Laurentiis” a Venezia. Ha scritto le sceneggiature
di Vox Lux (2018), insieme al regista Brady Corbet, e di The
Mustang (2019), insieme alla regista Laure de Clermont-Tonnerre.
Nel 2020 ha presentato in concorso a Venezia World to
Come.
Shahram Mokri
(Iran), regista, sceneggiatore e critico cinematografico, ha
diretto il suo primo lungometraggio nel 2008, Ashkan, the Charmed
Ring and other Stories, presentato al festival di Pusan. Nel 2013
il successivo Fish & Cat ha vinto il Premio Speciale Orizzonti per
il contenuto innovativo a Venezia. Nel 2018 ha presentato Invasion
a Berlino. Nel 2020 è tornato a Venezia con il suo terzo film,
Careless Crime. Il film ha ottenuto il premio Hugo d’argento al
Chicago Film Festival.
Josh Siegel
(USA) è curatore della sezione cinematografica del MoMA di New
York, per il quale ha organizzato numerose mostre. Nel 2007 ha
ricevuto il MoMA’s Lee Tenenbaum Award. Per il MoMA si è occupato
dell’acquisizione di molti film e numerose installazioni
artistiche, entrate a far parte della collezione permanente del
museo. Josh Siegel ha co-fondato To Save and Project: The MoMA
International Festival of Film Preservation, un festival che
presenta film restaurati da parte di filmmaker, distributori,
studios e archivi di tutto il mondo. Siegel attualmente fa parte
del direttivo di Cinema Tropical, un’associazione no-profit
dedicata al cinema latinoamericano negli Stati Uniti. È autore di
numerose pubblicazioni, saggi, cataloghi e monografie, ed è stato
membro di giuria in vari festival internazionali.
Nadia Terranova
(Italia), scrittrice, è autrice di numerosi romanzi e libri per
ragazzi tra cui: Gli anni al contrario (Einaudi 2015, premio
Bagutta Opera Prima e The Bridge Book Award), Addio fantasmi
(Einaudi 2018, finalista al premio Strega 2019) e Omero è stato qui
(Bompiani 2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega
Ragazzi). I suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo.
Collabora con diversi giornali tra cui la Repubblica, Il
Foglio e cura la rubrica “Sirene” su Vanity Fair.
Premio Venezia Opera Prima “Luigi
De Laurentiis”
La Giuria del Premio Venezia Opera
Prima assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere
prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive
della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele),
il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De
Laurentiis”, e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da
Filmauro, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il
produttore.
La Giuria internazionale del Premio
Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro, è
composta da:
Uberto Pasolini –
presidente (Italia), regista, sceneggiatore e produttore, ha
esordito alla regia con Machan (2008), vincitore di numerosi premi
internazionali. Still Life (2013) ha ottenuto il premio per la
miglior regia nella sezione Orizzonti, a Venezia nel 2013. Il suo
film più recente è Nowhere Special, con James Norton, anch’esso
presentato a Venezia nella sezione Orizzonti nel 2020. Pasolini ha
fondato nel 1993 la Red Wave Films, casa di produzione
cinematografica con la quale ha prodotto nel 1997 il film The Full
Monty, straordinario successo di pubblico in tutto il mondo.
Martin Schweighofer
(Austria), critico cinematografico, docente e direttore di
festival, dal 1992 ha diretto per tre anni il festival
cinematografico Diagonale di Salisburgo ed è stato poi direttore
esecutivo della AFC Austrian Films. Dal 2013 al 2019 è stato prima
vice-presidente e poi presidente della European Film Promotion
(EFP). Negli stessi anni ha insegnato all’Università delle arti
applicate di Vienna (Film, TV e produzione media) focalizzandosi
sul mercato internazionale del cinema e sui festival
cinematografici. È membro della European Film Academy e ha
partecipato in qualità di giurato a molti festival cinematografici
internazionali.
Amalia Ulman
(Argentina), artista e regista, ha presentato installazioni e opere
di video arte alla Tate Modern, al New Museum, alla Frieze Art
Fair, alla Evelyn Yard e alla Whitechapel Gallery. È stata definita
“la prima artista di Instagram” in seguito a Excellences &
Perfections (2014), una performance di quattro mesi condivisa sul
social network. Il suo lungometraggio di debutto El Planeta, è
stato acclamato dalla critica e presentato in anteprima al Sundance
nel gennaio 2021.
Sylvie ha debuttato in Loki come variante malvagia del Dio
dell’Inganno, ma presto è diventata qualcosa di più. Il suo passato
tormentato, sia nel MCU che nei fumetti, si riflette in
molti dettagli nascosti nel suo costume, dal momento che il suo
look rende omaggio alle tante fonti e personaggi che l’hanno
ispirata. Scopriamone insieme 10, grazie a Screen
Rant:
La corona spezzata
Ci sono diverse versioni di
Lady Loki nei fumetti e l’esclusiva corona spezzata di Sylvie nel
MCU è un omaggio proprio ad una di
queste. Questa versione del personaggio è apparsa nella trama del
fumetto del 2014 “The Tenth Realm”, che ha stabilito che Loki era
in realtà genderfluid.
La
corona che Sylvie indossa nella serie è praticamente la stessa
della versione a fumetti, tranne per il fatto che non ha le guardie
che si estendono alle guance. I rigidi tratti angolati della
versione a fumetti sono stati resi più morbidi nella versione
cinematografica.
Echi di Loki
La tunica di pelle che
Sylvie indossa nel MCU ricorda alcuni del costumi di
Loki nel MCU, soprattutto per quanto
riguarda i motivi asgardiani verdi e dorati. Questo è ancora più
evidente nelle insegne dorate a forma di U sulla tunica, che
ricorda quella dei vecchi costumi di Loki nei film (in particolare,
Thor: The
Dark World).
Ha anche qualcosa dei costumi di
Lady Loki nei fumetti, in particolare la versione presente in “The
Tenth Realm”, dove la stessa tipologia di motivo dorato tipico di
Asgard è in mostra in entrambi i costumi di Loki, sia nella
versione maschile che in quella femminile.
Lame nascoste
Tutto ciò che indossa
Sylvie è pratico, compresa la sua tunica, che presenta un fodero
nascosto sulla schiena per un’eventuale spada. Sebbene indossi un
fodero sulla cintura, Sylvie è in grado di nascondere le lame anche
dietro la schiena.
Questo diventa evidente solo
nell’episodio finale, in cui possiamo vedere il retro del suo
costume durante il confronto con Colui Che Rimane. Il fodero della
lama si trova sul lato sinistro della tunica, una necessità pratica
in quanto sembra che Sylvie non possa evocare le lame come fa Loki
con la sua magia.
Il mantello verde
Sylvie indossa un mantello
verde per nascondere la sua identità all’inizio della serie, ma in
realtà lo stesso include alcuni indizi proprio sulla sua identità.
La fodera interna del mantello è formata da un tessuto verde chiaro
che ricorda i verdi vibranti dei costumi passati di Loki nel
MCU.
Il mantello è anche composto da
linee ornate che suggeriscono che potrebbe effettivamente provenire
da Asgard. È tuttavia improbabile che provenga dalla sua Asgard,
poiché la cronologia di Sylvie è stata falciata dalla Time Variance
Authority dopo essere stata rapita dall’organizzazione quando era
una bambina.
Le rune della spada
Un grande dettaglio
nascosto sono le rune incise nella lama della spada di Sylvie.
Sebbene l’esatta natura e il significato delle rune siano aperti a
varie interpretazioni, sembrerebbe che siano di origine
asgardiana.
Ciò suggerirebbe anche che Sylvie ad
un certo punto abbia visitato un Asgard alternativo per ottenere il
suo costume e la sua arma. La spada presenta anche una serie di
decorazioni che sono maggiormente visibili quando il giudice
Ravonna Renslayer mette la spada tra i trofei nel suo ufficio.
Guanti senza dita
Tutto nel costume di
Sylvie, a differenza dei molti di Loki, riguarda la funzionalità.
Ciò riguarda anche i suoi guanti senza dita. Non se li toglie mai
nella serie, e la scelta dei guanti sembra avere molto a che fare
con l’uso dell’incantesimo.
La
principale tattica offensiva di Sylvie contro la Time Variance
Authority è incantare le guardie, e potrebbe aver bisogno di
esporre le dita per farlo. Tuttavia, ha bisogno dei guanti per il
combattimento e data la sua incredibile abilità nel campo, Sylvie
si classificherebbe probabilmente tra i migliori artisti marziali
della Marvel.
Stivali pratici
L’unico aspetto ornamentale
del costume di Sylvie risiede nei suoi pochi svolazzi dorati. Tutto
il resto, compresi i suoi stivali, sono al suo servizio. Indossa un
paio di stivali chiaramente progettati per l’uso in qualsiasi
ambiente o situazione.
Le
suole degli stivali sono spesse, come hanno scoperto ripetutamente
le guardie della TVA quando ha preso a calci molti di loro in
battaglia. Gli stivali sono anche molto pratici, con una cerniera
che le permette di toglierseli in fretta, se necessario. Non usa la
magia per cambiare il suo aspetto come fa Loki.
I vestiti di Kid Sylvie sono gli stessi
Proprio per la sua unicità,
Sylvie è una delle migliori varianti di Loki nella serie. Questo si
estende anche alla sua infanzia, dove il suo abbigliamento reale
asgardiano prefigura, in realtà, il suo eventuale costume da
adulta.
La
sua armatura condivide molti elementi di design con i suoi abiti
adulti, tra cui la tunica di pelle e gli accenti dorati. La forma
della tunica, che è senza maniche, è esattamente la stessa della
sua versione adulta. Ciò riflette in qualche modo il blocco dello
sviluppo di Sylvie, come viene raccontato da Colui Che Rimane nel
finale di stagione.
Il vambrace
La sua tunica è senza maniche, ma a distanza
potrebbe non sembrare così. Ad un’analisi più attenta, Sylvie
indossa effettivamente dei vambrance che le corrono lungo le
braccia. Non arrivano però a coprire la spalla e sono separati
dalla tunica.
Le
finiture dorate accentuano la parte superiore degli avambracci, ma
non la parte inferiore. Le fornirebbero un ulteriore livello di
protezione in un combattimento ravvicinato, ma non sono neanche
lontanamente imbottiti come l’armatura delle guardie della Time
Variance Authority.
I pannelli di Incantatrice
I fan dei fumetti sanno che Incantatrice è
stata una grande fonte dispirazione per la Sylvie del MCU. Questo era ovvio grazie al suo
nome e ai suoi poteri, ma anche grazie a un dettaglio nascosto nel
suo costume.
Nel quinto episodio, lo schema circolare
congiunto tipico dell’Incantatrice dei fumetti è chiaramente
visibile sui vambrance di Sylvie quando è in macchina con
Mobius.Questo modello
imita il simbolismo iconico del costume della prima Incantatrice
dell’Età dell’Argento, conosciuta come Amora. Nei fumetti, Amora e
Sylvie si sono scontrate ad un certo punto: questa è una trama dei
fumetti che potrebbe potenzialmente svolgersi nella seconda
stagione della serie.
Benvenuti a Space Jam! Warner Bros.
Entertainment Italia è lieta di annunciare che Fedez,
Carlton Myers, Gianluca Gazzoli, Cecilia Zandalasini e Flavio
Tranquillo faranno parte della squadra delle voci
italiane di “Space Jam: New
Legends”, in arrivo al cinema dal 23
settembre.
Fedez presterà la
voce a Wet-Fire, membro della Goon Squad
interpretato nella versione originale da Klay
Thompson, e versione digitale super potenziata del
giocatore, capace di creare ostacoli meteorologici sul campo,
sparare fiamme o schizzare onde d’acqua contro la squadra
avversaria.
Carlton Myers,
leggenda del basket italiano, sarà la voce di The
Brow, giocatore della Goon Squad doppiato nella versione
originale da Anthony Davis, veloce, forte, con 9
metri di ali blu brillanti per elevarsi al di sopra degli avversari
in campo.
Cecilia Zandalasini
doppierà White Mamba, giocatrice della Goon Squad
interpretata nella versione originale dalla star del basket
Diana Taurasi, capace di trasformarsi in un vero
mamba mortale, in grado di scivolare, avvolgere e colpire come mai
prima d’ora.
Gianluca Gazzoli e
Flavio Tranquillo siederanno in prima fila, al
tavolo dei commentatori, nella partita più pazza della vita di
LeBron James e della Tune Squad, prestando la propria voce ai
telecronisti interpretati nella versione originale rispettivamente
da Lil Rel Howery ed Ernie Johnson
Jr.
Nel film evento di
animazione/live-action “Space Jam: New Legends”, diretto
da Malcolm D. Lee, con un team di filmakers innovativi come Ryan
Coogler e Maverick Carter, il campione NBA e icona globale LeBron
James vive un’epica avventura a fianco dell’intramontabile Bugs
Bunny.
Quest’avventura di trasformazione
è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che punto
possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i propri
figli. Quando LeBron e il suo giovane figlio Dom vengono
intrappolati in uno spazio digitale da una malvagia Intelligenza
Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare a casa sani e salvi
guidando Bugs, Lola Bunny e l’intera banda dei notoriamente
indisciplinati Looney Tunes verso la vittoria, sul campo di gioco,
contro i campioni digitalizzati dell’Intelligenza
Artificiale: una super potente squadra di basket piena di
professionisti all stars mai vista prima. Tunes contro Goons
nella sfida con la posta in gioco più alta della sua vita, che
ridefinirà il legame tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il
potere di essere se stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono
le convenzioni, sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo
anche “King” James con il loro modo di giocare.
James è protagonista accanto al
candidato all’Oscar® Don Cheadle (i film di “Avengers”, “Hotel
Rwanda”), Khris Davis (“Judas and the Black Messiah”, “Atlanta” per
la TV), Sonequa Martin-Green (“The Walking Dead” per la TV, “Star
Trek: Discovery”), l’esordiente Cedric Joe, Jeff Bergman (“Looney
Tunes Cartoons”), Eric Bauza (“Looney Tunes Cartoons”) e Zendaya
(l’imminente “Dune”,
“Malcolm & Marie”).
Lee (“Girls Trip”, “Night School”)
dirige da una sceneggiatura di Juel Taylor & Tony Rettenmaier &
Keenan Coogler & Terence Nance e Jesse Gordon e Celeste Ballard,
storia di Juel Taylor & Tony Rettenmaier & Keenan Coogler & Terence
Nance. Basato su “Space Jam”, scritto da Leo Benvenuti & Steve
Rudnick e Timothy Harris & Herschel Weingrod. Il film è prodotto da
Ryan Coogler, LeBron James, Maverick Carter e Duncan Henderson, i
produttori esecutivi sono Sev Ohanian, Zinzi Coogler, Allison
Abbate, Jesse Ehrman, Jamal Henderson, Spencer Beighley, Justin
Lin, Terence Nance e Ivan Reitman.
Il team creativo dietro la cinepresa
include il direttore della fotografia Salvatore Totino (“Spider-Man: Homecoming”), il
produttore animazioni Troy Nethercott (“Wonder Park”), gli
scenografi Kevin Ishioka (“The Mule”), Akin McKenzie ( “When They
See Us” per Netflix) e Clint Wallace (l’imminente “Eternals”), il montatore Bob Ducsay (“Godzilla: King of the Monsters”, “Star
Wars Episode VIII – The Last Jedi”) e la costumista Melissa
Bruning (“Rampage”, “War for the Planet of the Apes”). Le musiche
sono di Kris Bowers (“Greenbook”, “Bridgerton” per Netflix).
Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Proximity/The SpringHill Company Production, un film di
Malcolm D. Lee, “Space Jam: New Legends”. Il film sarà distribuito
in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures e arriverà in Italia al
cinema dal 23 settembre.
Detiene il primato dell’unico
blockbuster che ha visto la sala in tutto il mondo nel 2020 e anche
il merito di aver dato regalato un poco di ossigeno, alla fine
dell’estate scorsa, a quelle strutture che erano rimaste chiuse
dalla primavera precedente. Parliamo di Tenet,
l’ultimo film di Christopher Nolan che si può ammirare on
demand su Sky e in streaming su NOW.
Il film, che vede protagonisti
John David Washington e Robert Pattinson, è caratterizzato da un
intreccio molto complesso, da basi fanta-scientifiche e da continui
tentativi di Nolan di forzare la dimensione del tempo nella
narrazione cronologica, così come secoli di storia hanno insegnato
a fruirla, per creare nuovi paradossi temporali nei quali il
regista sguazza, e che si posizionano costantemente al centro
dell’interesse degli spettatori, detrattori o fan che siano. Ma
quanti segreti nasconde il film? Quante curiosità dietro alla
imponente macchina produttiva di Christopher Nolan sono stati rivelati?
Ecco di seguito 5 curiosità su Tenet!
TENET è disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Gli effetti
visivi ridotti all’osso
Tutti sanno che Christopher Nolan è un “regista analogico”,
venera la pellicola e sceglie di girare sempre sul prezioso
supporto, allo stesso modo, pur non risparmiandosi acrobazie ed
esplosioni ad alto contenuto di adrenalina, preferisce sempre
utilizzare gli effetti speciali rispetto agli effetti visivi.
Questo vuol dire “sì” grandi esplosioni e edifici fatti saltare in
aria appositamente per i suoi film (vedi Il cavaliere Oscuro), e “no” alla computer
grafica.
Per Tenet,
Nolan ha scelto di usare pochissimi effetti digitali. Questo ha
significato realizzare tutto dal vivo, con tecniche che quasi
appartengono al cinema di Méliès. Per le scene di inversione
temporale, Nolan ha realizzato due riprese della stessa, con gli
attori che facevano tutto al contrario.
Paradossalmente, Tenet
ha meno effetti visivi di una qualunque commedia romantica
contemporanea. Nel complesso della filmografia di Nolan, questo è
il film con meno inquadrature manipolate al computer, appena 280,
contro le 650 de Il cavaliere Oscuro, le 500 di Inception e le 429 di Dunkirk.
L’inseguimento in
inversione
Si è parlato molto della
scena di Tenet
in cui un Boeing 747 si schianta contro un hangar, e ormai tutti
sanno che quel Boeing è stato comprato dalla produzione
appositamente per essere schiantato. Quello che invece non tutti
sanno è che quella non è stata di certo la sequenza più difficile
da realizzare del film. Questo posto spetta all’inseguimento in
macchina in inversione per cui sono state necessarie ben tre
settimane di riprese.
Il povero Robert Pattinson, che era convinto di
cavarsela con poco, è stato per tre settimane a contatto con
esperti stunt driver provenienti da tutto il mondo, oltre che con
un team di venti piloti di Los Angeles. Per realizzare questa
famosa scena, Christopher Nolan ha coinvolto la
leggenda Jim Wilkey, quello che, per capirci, ha
fatto ribaltare il rimorchio di un camion (fisicamente) per
Il cavaliere Oscuro (su YouTube ci sono
diversi video del backstage di questa prodezza!). Uno sforzo che è
valso sicuramente il risultato finale, travolgente!
Il
cioccolatino negato
Questa curiosità su Tenet
è così bizzarra che ha il sapore di leggenda metropolitana… e di
cioccolato! Robert Pattinson ha vinto un processo di
casting sicuramente competitivo, ma durante le interviste per la
promozione del film, ha raccontato che dopo il suo primo colloquio
con Nolan era convinto di aver perso il ruolo.
Secondo l’attore, la prima
chiacchierata con il regista è durata tre ore, che sono state così
intense che alla fine Robert era sul punto di avere un mancamento.
Ha così chiesto a Christopher se potesse mangiare quel cioccolatino
lì, che era tra di loro sul tavolo al quale erano seduti. A quel
punto, Nolan ha interrotto il colloquio e ha congedato il
pretendente alla parte. Robert Pattinson ha sicuramente
conquistato il ruolo, ma non sapremo mai perché quel cioccolatino
gli è stato negato!
La censura britannica su
Tenet
Per quanto possa
sembrare ancora assurdo, ogni film, in ogni Paese, anche
nell’Occidente progressista, prima di uscire in sala viene
sottoposto al visto censura. E Tenet
non ha fatto eccezione, e in particolare nel Regno Unito è stato
sottoposto alla BBFC – British Board of Film Classification,
organo deputato ad assegnare il rating ai film in uscita sul suolo
britannico.
Così, in fase di post produzione,
la distribuzione di Tenet
ha fornito a ogni ente di censura e rating una copia del film,
specificando che avrebbero voluto una classificazione 12A, ovvero
per un film vietato ai minori di 12 anni non accompagnati (il
corrispettivo del PG13 americano). Si tratta di una votazione
estremamente favorevole, dal momento che estromette dalla
possibilità di vedere il film una fascia di pubblico che
probabilmente già non sarebbe andata a vederlo.
A visione del montato, la BBFC
riferì che voleva vietare il film ai minori di 15 anni a causa di
una scena in particolare, ovvero quella in cui Sator
(Kenneth Branagh) colpisce con un calcio Kat
(Elizabeth
Debicki). Di fronte a questa presa di posizione, la
produzione ha eliminato la breve scena dalle copie distribuite in
Gran Bretagna e ha ottenuto il rating 12A. Nel Regno Unito,
Tenet dura 9 secondi in meno!
La recensione di Tenet di
Quentin Tarantino
Quentin Tarantino sul set di C’era una volta a
Hollywood
Quentin Tarantino è un regista e uno sceneggiatore molto
apprezzato, ma è anche uno spettatore esigente e famelico, tanto
che le sue classifiche di film preferiti fanno sempre tanto
discutere e sono sempre tenute in grande considerazione. Durante la
recente promozione del suo libro “C’era una volta a… Hollywood”
tratto dal suo omonimo film, Tarantino ha commentato brevemente
Tenet, dicendo: “Credo di doverlo rivedere.
Credo di doverlo rivedere”.
A questa affermazione, tutt’altro
che poco lusinghiera, Tarantino ha fatto seguito con una
spiegazione più esaustiva, raccontando che per capire ed apprezzare
Dunkirk, il precedente film di
Christopher Nolan, aveva dovuto guardarlo per ben
tre volte, perché la prima volta era rimasto sopraffatto
dall’esperienza cinematografica e non aveva capito il meccanismo di
dilatazione e contrazione del tempo che il regista aveva dispiegato
per raccontare la storia. Figuriamoci quanto più avvincente e
complicato deve essere confrontarsi con un film come
Tenet, che ha un intreccio molto più complicato
rispetto a quello di Dunkirk! Nel caso in cui Quentin volesse
davvero rivedere Tenet per capirlo e apprezzarlo
meglio, può farlo on demand su Sky, e in streaming su NOW!
Alcune settimane fa avevamo appreso
la
notizia di un progetto senza alcuno scopo di lucro, creato da
alcuni fan, e intitolato The Dreamscapes
of Justice League: A
Motion Comic, che avrebbe provato a dare vita agli altri
sequel dedicati ai personaggi DC che Zack Snyder aveva in mente di realizzare,
sfruttando gli storyboard emersi online a cui il regista aveva
lavorato con Jim Lee.
La notizia è stata data dagli
organizzatori ufficiali del progetto attraverso il loro account
Twitter, che subito dopo, però, è stato cancellato. Alcune tavole
del motion comic erano state diffuse online ma avevano suscitato
diverse polemiche, dal momento che erano state tacciate di essere
molto simili ai disegni di vari artisti della DC. Nel comunicare la
loro decisione di accantonare ufficialmente il progetto, i
realizzatori hanno dichiarato (via
CBM) che alla base della scelta c’erano “un diffuso
malcontento del pubblico nei confronti del progetto, alcuni rari
episodi di molestie verso i membri del team, le innumerevoli
questioni legali che abbiamo affrontato, e infine i nostri errori
su alcune parti del progetto.”
Il motion comic sarebbe dovuto
uscire entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di supportare il
movimento
#RestoreTheSnyderVerse e l’American Foundation for Suicide
Prevention. Inoltre, The Dreamscapes of Justice League: A Motion Comic
avrebbe incluso nuove illustrazioni originali di Mariano De Venezia
e dell’artista esperto di VFX Luis Bedregal.
L’attore Ray
Porter, che interpreta Darkseid nella versione
di Justice
League ad opera di Snyder, avrebbe dovuto prestare la sua
voce in qualità di narratore, e nel progetto era stato coinvolto
anche Harry Lennix, interprete di Martian
Manhunter.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Ainbo – Spirito dell’Amazzonia, il
film d’animazione diretto da Jose
Zelada e Richard Claus che racconta la
storia di una ragazzina pronta a tutto pur di salvare la
foresta dall’avidità dell’uomo, sarà proiettato in
anteprima a #Giffoni50Plus giovedì 22 luglio e arriverà
al cinema il 18 novembre 2021 con BiM
Distribuzione.
Ainbo vive nella giungla
più profonda dell’Amazzonia, un paradiso terrestre, che è stato
preso di mira da uomini avidi e pronti a distruggerlo pur di
arricchirsi. Ainbo sa di non potere restare a guardare, così decide
di fare la sua parte per salvare l’Amazzonia. Ad aiutarla ci sono i
suoi spiriti guida: Dillo, un divertente e simpatico armadillo, e
Vaca, un robusto tapiro. Ainbo lotta contro l’avidità dell’uomo,
contro lo sfruttamento della terra da parte di minatori fuorilegge
e soprattutto contro lo “Yacaruna”, lo spirito maligno che vive in
Amazzonia. Ma Ainbo non si arrende, è determinata a salvare
la sua casa, anche perché a guidarla in questo viaggio è lo spirito
di sua madre…
“Una tartaruga
gigante che porta l’Amazzonia sulla schiena, animali parlanti che
insegnano i segreti della foresta pluviale, spiriti vegetali e
alberi madri, maledizioni e demoni… Queste sono le storie che
nostra madre ci raccontava da bambini e che hanno alimentato la mia
immaginazione” –ha dichiarato il regista Jose Zelada,
nato nella regione dell’Amazzonia– “Oggi l’Amazzonia
è in grave pericolo. L’estrazione mineraria e il disboscamento
hanno fatto sparire gran parte della foresta. Ci siamo chiesti:
come possiamo dare un messaggio ai ragazzi, per le generazioni
future? E come ritrarre una realtà così apocalittica in un modo più
piacevole? Ci siamo resi conto che bisognava realizzare un
lungometraggio d’animazione.“
Ainbo – Spirito dell’Amazzonia con
leggerezza e divertimento racconta la complessa situazione in cui
versa l’Amazzonia e invita ciascuno a riflettere sull’importanza di
ogni piccolo gesto utile a salvare il pianeta.
Il personaggio di
Starro farà il suo debutto sul grande schermo in
The
Suicide Squad. Nei fumetti DC, il “folle kaiju” è
conosciuto come Starro il Conquistatore e, in origine, proviene
dallo spazio.
All’inizio, in molti pensavano che
il personaggio fosse una scelta alquanto strana nel contesto di una
storia dedicata alla Task Force X, ma ora è stato proprio James Gunn a spiegare perché ha scelto la
grande stella marina aliena come antagonista principale del
film.
Intervistato da
ComicBook, Gunn ha dichiarato di aver sempre voluto come
cattivo un grande villain DC che i fan non si sarebbero mai
aspettati di vedere. Ha poi spiegato di aver sempre trovato Starro
particolarmente terrificante quando era bambino, citando la
copertina di “Justice League n. 190” pubblicata nel 1981,
che mostrava Starro sul volto di Superman e di vari altri membri
della Justice League.
“Beh, volevo soltanto un grande
cattivo DC che fosse un grande cattivo DC che la gente non si
aspetterebbe di vedere in un film. E poi ho sempre amato
Starro”, ha raccontato James Gunn. “Da bambino lo trovavo
assolutamente terrificante. L’idea di questa stella marina gigante
con un ragazzone che gli spara fuori queste cose che prendono il
controllo del cervello delle persone, come quelle vecchie foto di
Superman con lui in faccia, mi ha sempre spaventato a
morte.”
“Si trattava di prendere
qualcuno che era completamente, o che sembrava completamente
ridicolo, metterlo a zonzo per le grintose strade di Colón, nel
Panama, e permettergli di fare tutte le sue cose spaventose. E poi
è un personaggio completamente oltraggioso. Quel mix di cose
sembrava perfetto per la mia estetica”, ha concluso il
regista.
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Nei fumetti, Victor von Doom
proviene dalla Latveria, uno stato immaginario in cui risiede come
Leader Supremo. Il Dottor Destino, che indossa una
maschera di ferro e un’armatura a causa di alcune cicatrici, è
meglio conosciuto come l’arcinemico dei Fantastici
Quattro. Dal momento che la prima grande famiglia Marvel farà il suo debutto nel
MCU prossimamente, è chiaro che,
prima o poi, i Marvel Studios inizieranno a gettare le basi
per il loro debutto.
Se questi piani includono o meno il
cattivo più iconico del gruppo rimane ad oggi un mistero, poiché il
reboot dei Fantastici Quattro è ancora agli inizi del processo di
sviluppo. Tuttavia, Black Widow, il cinecomic
con Scarlett
Johansson attualmente disponibile in sala e su
Disney+ con Accesso Vip, doveva
contenere proprio un easter egg sul Dottor Destino. A rivelarlo è
stato lo sceneggiatore Eric Pearson durante
un’intervista con
IGN.
Pearson ha spiegato che la sua
iterazione originale della sceneggiatura includeva un riferimento a
Latveria. “Potrei aver inserito un riferimento alla
Latveria”, ha detto. “Potrei averlo fatto, ma non lo so.
In ogni caso, non è durato a lungo. Cerco sempre di infilare la
Latveria da qualche parte, in qualche modo. È come quando vorresti
essere il primo a dire qualcosa su Instagram o roba del
genere.”
Il Dottor Destino è apparso diverse
volte sul grande schermo, interpretato da Julian
McMahon in I Fantastici Quattro del 2005 e nel sequel I Fantastici Quattro e Silver Surfer del 2007. Nel
2015, Toby Kebbell ha interpretato il ruolo
nell’odiato reboot Fantastic 4 – I Fantastici Quattro ad opera di Josh
Trank. Dal momento che è probabile che possa apparire ad un certo
punto nel MCU, non sorprende che un
riferimento a Doom non fosse consentito in Black Widow. La Marvel pianifica meticolosamente i
suoi film (e ora anche le serie), gettando le basi dove necessario
e “trattenendosi” quando lo ritiene opportuno.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.