La Universal Pictures ha svelato un
primo teaser di Wolf
Man, il nuovo film in cui Christopher
Abbott si trasforma nel classico mostro del cinema. Il
filmato non mostra ancora il lupo mannaro ma trasmette certamente
un’atmosfera particolarmente orrorifica. Un possibile aspetto del
lupo, tuttavia, è stato
diffuso qualche giorno fa in rete, anche se si sospetta che
potrebbe non essere la versione definitiva o che comunque il lupo
del film sarà molto più spaventoso e realistico.
Tutto quello che sappiamo su Wolf Man
Diretto da Leigh
Whannell, già regista diL’uomo
invisibile, questo reboot della Blumhouse e Universal segue
una famiglia terrorizzata da un predatore letale. L’attore
Christopher Abbott guida il cast nel ruolo di
Lawrence “Larry” Talbot/l’Uomo Lupo e sarà affiancato da
Julia Garner, Sam Jaeger e
Matilda Firth. L’uscita di Wolf
Man è prevista per il 17 gennaio 2025.
Whannell ha diretto la sceneggiatura
scritta con Corbett Tuck, Lauren Shuker Blum e Rebecca Angelo.
Jason
Blum ha prodotto, mentre Ryan Gosling – inizialmente assunto come
protagonista -, Ken Kao, Bea Sequeira, Mel Turner e Whannell sono
stati produttori esecutivi.
All’inizio di quest’anno, il
produttore di Wolf
Man, Ken Kao, ha dichiarato: “Da estraneo, direi che
il Dark Universe de La Mummia, a mio modesto parere, si sentiva
come se fosse reattivo a ciò che stava accadendo con tutta la roba
dei supereroi – l’MCU e l’universo DC,
e sappiamo che si è parlato molto di ciò che è accaduto con tutto
questo [nell’] ultimo anno o giù di lì”.
E ha aggiunto: “Credo che si
possa definire un approccio più simile a quello del Joker. A mio
parere, soprattutto se si tratta di pezzi contenuti come la
Blumhouse è davvero brava a fare, [ha] molto più senso per me.
Quindi è un buon manuale”.
Nonostante sia giovanissima,
Jenna Ortega vanta già una lunga carriera nel
mondo del cinema e della televisione, grazie anche alla sua
partecipazione a progetti di un certo rilievo che le hanno permesso
di ottenere una sempre maggiore popolarità. Negli ultimi anni, in
particolare, si è distinta come interprete dotata di grande talento
e presenza scenica, capace di passare da un genere ad un altro
senza problemi. Il suo futuro sembra dunque particolarmente
promettente.
Ecco 10 cose che non sai di Jenna Ortega.
I film e le serie TV in cui ha recitato Jenna Ortega
2. È nota anche per diverse
serie TV. Oltre a recitare per il cinema, l’attrice si è
distinta anche per alcune serie televisive come Il tempo della
nostra vita (2013), Rake (2014), Jane the
Virgin (2014-2019) e Richie Rich (2015). Ha poi
ottenuto una buona notorietà grazie a Harley in mezzo
(2016-2018), di cui è protagonista. Ha poi preso parte alla seconda
stagione di You (2019) ricoprendo
il ruolo di Ellie Alves e recitando accanto a Penn Badgley.
Nel 2022 ottiene la definitiva consacrazione recitando nei panni di
Mercoledì Addams in Mercoledì, serie ideata
da Tim Burton con anche
Catherine Zeta
Jones. Come noto, una seconda stagione è in fase di
sviluppo.
Jenna Ortega in Scream
3. In una stessa scena passa
da un’età ad un’altra. La scena di apertura di Scream con Tara
Carpenter che riceve la telefonata e viene aggredita da Ghostface è
stata girata sia il primo che l’ultimo giorno della produzione a
causa dei ritardi dovuti al Covid. È così che, come rivelato
dai registi, all’inizio della scena Ortega ha diciassette anni
mentre ne ha compiuti diciotto al momento di tornare a finire la
scena. I due registi hanno dunque elogiato la performance e la
professionalità dell’attrice, resasi disponibile per quelle riprese
aggiuntive.
4. È la protagonista della
serie. Nella serie NetflixMercoledì, dedicata al
celebre personaggio della Famiglia Addams, l’attrice ricopre come
noto il ruolo della protagonista. La sua è però una versione molto
differente rispetto a quelle che si sono ad oggi viste al cinema o
in televisione. Fino ad ora, infatti, Mercoledì è stata raccontata
da bambina, mentre la serie si concentra sulla sua adolescenza. Un
cambio importante, che ha portato l’attrice a domandarsi quali
aspetti far emergere di più del personaggio per renderlo
credibile.
5. Ha avvertito molto stress
sul set. Nonostante abbia affermato che girare la serie
Mercoledì sia stata una delle esperienze più belle per lei
come attrice, la Ortega non ha nascosto di aver provato anche molta
agitazione nel corso delle riprese. In particolare, l’attrice era
preoccupata sia perché ognuno dei registi chiamati a dirigere i
vari episodi sembrava chiederle qualcosa di diverso, sia perché
avendo avuto poco tempo per prepararsi sentiva di non aver ancora
ben chiari alcuni aspetti di Mercoledì.
Jenna Ortega in Beetlejuice Beetlejuice
6. È tornata a collaborare
con Tim Burton. In Beetlejuice
Beetlejuice l’attrice interpreta Astrid Deetz, figlia di
Lydia, interpretata da un’altra storica collaboratrice di Burton
quale Winona Ryder. Il regista ha raccontato di aver
scelto Ortega per questo ruolo non solo per via dell’aver
apprezzato il lavoro di lei in Mercoledì, ma anche
perché a detta sua condivide possiede certe qualità che aveva visto
anche in Winona Ryder quando era più giovane, il che
permetteva alle due di risultare una credibile coppia
madre-figlia.
Jenna Ortega in You
7. Ha recitato nella seconda
stagione della nota serie.You è una delle più
celebri serie televisive presenti su Netflix. Nella seconda
stagione di questa ha recitato anche la Ortega, ricoprendo il ruolo
di Ellie Alves, una ragazzina che abita nello stabile di Joe, il
protagonista. Il suo è stato senza ombra di dubbio uno dei
personaggi che più si sono fatti notare della seconda stagione e la
stessa attrice ha raccontato di aver vissuto un’esperienza
fantastica sul set. Il personaggio purtroppo non è tornato nella
terza stagione, ma non si esclude che possa farlo in futuro.
Jenna Ortega e Natalie Ortega
8. Sua madre è la sua prima
fan. Quando all’età di sei anni Jenna ha espresso il
desiderio di intraprendere una carriera da attrice, è stata sua
madre Natalie, di origini messicane e portoricane,
a sostenerla durante le prime audizioni e a trovarle un agente.
Negli anni, poi, la madre si è affermata anche come la sua prima
fan. Andando sul profilo Instagram della donna, infatti, si può ad
esempio notare come questo sia interamente dedicato ai progetti
della figlia e ai ruoli da lei interpretati.
Jenna Ortega è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice possiede un proprio
profilo Instagram ufficiale con tanto di spunta blu. Questo è
seguito da 38,2 milioni di persone e presenta attualmente 88 post.
Attraverso le sue pubblicazioni l’attrice è solita raccontare le
proprie giornate lavorative, tra curiosità e dietro le quinte dei
set a cui partecipa. Non mancano però anche immagini legate alla
propria quotidianità, tra momenti di svago, giornate in compagnia
di amici o colleghi e molto altro. Seguendola si può dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue novità.
L’età e altezza di Jenna Ortega
10. Jenna Ortega è nata a
Coachella Valley, in California, il 27 settembre del 2002.
L’attrice è alta complessivamente 1,55 metri.
Padre di alcune delle fiabe più
gotiche viste al cinema negli ultimi decenni, il regista
Tim Burton si è col tempo costruito una fama
ineguagliabile grazie ai suoi film immediatamente riconoscibili per
stile e tematiche. Oggi considerato un regista pop, Burton da
sempre segue una propria personale visione del mondo e delle figure
che lo abitando, concentrandosi però su quei personaggi spesso da
altri dimenticati.
A farla da padrone nelle sue storie
cupe e stravaganti, è infatti la figura dell’emarginato, il quale
diventa un antieroe destinato a rivoluzionare sé stesso e il mondo
che lo circonda. Burton ha saputo declinare tale archetipo nei modi
più originali e personali, e passando dal horror alla commedia, dal
film d’animazione in stop-motion al cinecomic, ha dato vita ad
opere oggi parte dell’immaginario collettivo.
2. Ha diretto due film
d’animazione. Da sempre grande appassionato di animazione,
Burton, che all’inizio della sua carriera lavorò anche nel reparto
animazione della Disney, ha nel corso degli anni realizzato due
lungometraggi con la tecnica della stop-motion. Si tratta di
La sposa
cadavere (2005) e Frankenweenie (2012). Entrambe
le pellicole furono nominate al premio Oscar per il miglior film
d’animazione, senza però riportare la vittoria. Burton è anche il
produttore del film
Nightmare Before Christmas (1993), il quale è basato su
personaggi di sua ideazione.
3. È stato l’animatore di
noti film. È noto che Burton iniziò la propria carriera
come animatore presso la Disney, grazie ad una borsa di studio
vinta. Qui il futuro regista si trovò a dover realizzare i disegni
per progetti come Red e Toby – Nemiciamici. Tale attività,
tuttavia, fu da lui giudicata particolarmente insoddisfacente,
andando in contrasto con le sue idee creative. Negli anni, però,
Burton partecipò all’animazione di diversi film di particolare
successo come Il Signore degli Anelli (1978),
Tron (1982), Taron e la pentola magica (1985) e
la serie Qua la zampa, Doggie (1987).
Una scena dal Batman di Tim Burton.
I disegni di Tim Burton
4. I suoi disegni sono
estremamente riconoscibili. Pur smettendo di lavorare in
modo ufficiale come semplice animatore, Burton ha sempre
continuato a realizzare degli schizzi per i personaggi dei suoi
film, immaginandone aspetto e abbigliamento. Molti di questi
disegni, particolarmente riconoscibili per il loro look dark, sono
in più occasioni confluiti in opere che raccolgono l’attività di
disegnatore di Burton. Molte delle illustrazioni da lui realizzate
vengono infatti utilizzate come base di partenza per i suoi
progetti.
Tim Burton alla regia di
Batman
5. Non apprezzò totalmente
il film. Quando nel 1989 Burton diresse Batman, dedicato al celebre supereroe,
divenne uno dei registi più famosi del momento. Benché il film
venne particolarmente apprezzato da critica e pubblico, Burton si
dichiarò non particolarmente entusiasta del prodotto in sé,
apprezzandone però alcune parti. Secondo la sua opinione, infatti,
il progetto era finito con il diventare più un fenomeno culturale
che non un film ben riuscito. Con il passare del tempo, tuttavia,
il suo giudizio nei confronti di questo divenne più favorevole.
6. Voleva una versione più
dark del supereroe. Nell’accettare di dirigere
Batman, Burton rese ben chiaro che avrebbe
realizzato una versione della storia del supereroe in linea con la
sua sensibilità artistica e con l’atmosfera a lui cara. Per lui era
infatti importante far capire che non si trattava di un film
ispirato alla colorata serie degli anni Sessanta. Per rendere
chiaro ciò, si avvalse dei titoli di testa, da lui da sempre
considerati importanti per settare il mood del progetto. Attraverso
questi, poté così informare gli spettatori che stavano per
assistere ad una storia molto più cupa di quello che avrebbero
potuto aspettarsi.
Tim Burton torna al cinema con
Beetlejuice Beetlejuice
7. Lo considera il suo
“ritorno alle origini”. Dopo una serie di film non
propriamente apprezzati dalla critica e dal pubblico, che
sembravano aver allontanato il regista dal suo modo classico di
concepire i film, Beetlejuice Beetlejuice offre ciò che era
mancato a questi ultimi progetti, ovvero non solo l’immaginario
burtoniano ma anche un preciso modo di raccontare per immagini.
Burton ha raccontato: “Ho provato a spogliarmi di tutto e a
tornare alle basi del lavoro con brave persone, attori e burattini.
È stato un po’ come tornare al motivo per cui mi piaceva fare
film”.
8. Ha avuto una relazione
con una nota attrice. Nel 2001, grazie al set di Il pianeta delle scimmie, il regista ha modo di
conoscere e stringere un legame con l’attrice Helena Bonham
Carter. I due, diventati una coppia, lavoreranno
insieme in numerosi altri film, come
Big Fish,
La fabbrica di cioccolato,
Sweeney Todd,
Alice in Wonderland e Dark Shadows. I due hanno anche avuto dei figli, nati
rispettivamente nel 2003 e nel 2007. Negli anni non è mai stato
effettivamente chiarito se i due fossero o meno sposati, e ciò non
è stato rivelato neanche quando, nel 2014, hanno annunciato di
essersi separati rimanendo in buoni rapporti.
Tim Burton e Monica Bellucci
9. Ha una relazione con
l’attrice italiana. Dopo Helena Bonham
Carter, inizialmente si pensava che Burton avesse una
relazione con l’attrice Eva Green, con la quale ha girato tre film, ma
la cosa non ha mai trovato riscontro. Di certo c’è che dal 2023
Burton ha una relazione con l’attrice italiana Monica Bellucci. I due si sono già mostrati
insieme a diversi eventi, come Festa del Cinema di Roma, all’evento
dedicato al regista al Museo del Cinema di Torino e sul red carpet
della Mostra del Cinema di Venezia.
L’età e altezza di Tim Burton
10. Tim Burton è nato a
Burbank, in California, Stati Uniti, il 25 agosto del
1958. Il regista è alto complessivamente 180
centimetri.
Va a Iddu
(qui
la recensione) di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
(Venezia 81) il Premio Francesco Pasinetti 2024 per il
miglior film italiano proposto alla Mostra 81.
assegnato a Venezia dai Giornalisti Cinematografici SNGCI con i
Premi tradizionalmente destinati agli attori, quest’anno per
Romana Maggiora Vergano per Il tempo che ci vuole
di Francesca Comencini e al cast dei protagonisti
di Familia di Francesco Costabile: Francesco Gheghi,
Barbara Ronchi,Francesco Di Leva e Marco
Cicalese.
Lo annuncia il
Direttivo dei Giornalisti Cinematografici (Sngci) che hanno scelto
i vincitori tra tutti i film italiani presentati nelle diverse
sezioni sottolineando, comunque, la qualità e l’originalità delle
proposte italiane viste quest’anno, film che, grazie anche al
lancio di questa straordinaria edizione della Mostra, meritano di
riaccendere la curiosità e l’attenzione del pubblico in sala. Di
seguito le motivazioni.
Miglior
film
‘IDDU –
L’ultimo padrino’ di Fabio Grassadonia e Antonio
Piazza
“La realtà è un
punto di partenza, non una destinazione” avvisano fin dai titoli di
testa Grassadonia e Piazza autori di un film coerente con il loro
impegno civile in una storia, che oltre l’aderenza alla cronaca, in
questo caso legata alla storia del boss Matteo Messina Denaro,
sceglie la via narrativa dell’apologo grottesco. Chiudendo
idealmente la trilogia aperta con ‘Salvo’ e proseguita con
‘Sicilian Ghost Story’ una dichiarazione antimafia che qui
sovrappone, però, felicemente al cinema d’inchiesta il taglio di
una commedia nera.
Migliore
attrice
Romana
Maggiora VerganoIl tempo che ci
vuoledi Francesca Comencini(fuori concorso)
Per
un’interpretazione difficile ed emozionante ricca di sfumature,
conferma di un talento già maturo.
Premio
speciale
‘Familia’
di Francesco Costabile(Venezia –
Orizzonti)al cast dei protagonistiFrancesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco
Cicalese
Perfetti nel
rappresentare la realtà di una famiglia segnata dalla violenza
anche psicologicache, nella regia di Francesco Costabile,
vive la quotidianità di ogni gesto come l’incubo di un film
horror.
La giuria, presieduta dalla
regista Joanna Hogg, coordinata
da Karel Och, direttore del festival di
Karlovy Vary, sostenuta da Europa
Cinemas e Cineuropa e
composta da David Bakum (Germania), Victor Courgeon (Francia),
Maarja Hindoalla (Estonia), Dimosthenis Kontes (Grecia), Amalia
Mititelu (Romania), Saulė Savanevičiūtė (Lituania), Esmée van Loon
(Paesi Bassi), Gregor Valentovic (Slovacchia), Isabella Weber
(Italia) e Chris Zahariev (Bulgaria) – tutti ex partecipanti al
progetto “27 Times Cinema”, inaugurato nel 2010 con il Parlamento
Europeo – ha decretato il vincitore del GdA Director’s
Award. L’annuncio si è svolto nel corso della tradizionale
riunione plenaria trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e il
canale YouTube delle Giornate degli Autori. Il GdA Director’s Award
ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, metà al
venditore internazionale del film, per aiutarne la
circolazione.
Manas di Marianna Brennand vince il GdA Director’s Award
2014
La motivazione: “È un grande
onore annunciare il film vincitore del GdA Award 2024. In questi
giorni abbiamo discusso con grande passione di 10 film che
esplorano universi cinematografici molto diversi tra loro,
emozionandoci e sorprendendoci, e vorremmo ringraziare le Giornate
degli Autori per la selezione proposta. Un film in particolare ci
ha regalato un’incredibile esperienza condivisa. Manas
è una finestra sul mondo capace, grazie a un’infinita cura per
il dettaglio, di immergere lo spettatore in un viaggio immersivo e
trasformativo. Manas ci ha conquistato con la cura e
l’attenzione con cui mette in scena un tema delicato e difficile
come quello dell’abuso, sia in ambito domestico che in contesti più
sistematici. Con questo racconto preciso e culturalmente specifico
in cui abbiamo esplorato l’isola di Marajó, la regista ha ritratto
qualcosa di profondamente universale. Questo film si è distinto dal
programma per la sua maestria, le brillanti interpretazioni e il
forte messaggio che crediamo risuonerà con gli spettatori di tutto
il mondo, sensibilizzando e chiedendo un cambiamento. Grazie a
Marianna Brennand per aver reso visibili queste storie e grazie
alle Giornate degli Autori per averle portate alla
nostra attenzione”.
Isola di Marajó, foresta amazzonica.
Marcielle (Tielle) vive con i genitori e tre fratelli. Condizionata
dalle parole della madre, venera la sorella maggiore pensando sia
fuggita da quella vita squallida trovandosi un «brav’uomo» su una
delle chiatte che solcano la zona. Man mano, però, Tielle si
scontra con la realtà e comprende di essere intrappolata tra due
ambienti violenti. Preoccupata per la sorellina e per il futuro
desolante che le attende, decide di affrontare il sistema che
opprime la sua famiglia e le donne della comunità.
“Durante una ricerca per un
documentario da girare nei villaggi della foresta amazzonica, ho
incontrato donne vittime di traumi indicibili fin dalla più tenera
età. Avevano subito abusi sessuali all’interno delle loro case,
oltre a essere sfruttate sessualmente su chiatte commerciali,
praticamente, senza alcuna possibilità di fuga. Purtroppo, la
maggior parte di noi donne ha una storia di abuso sessuale, morale
o psicologico, che ha lasciato cicatrici profonde. Il Me Too e
altri movimenti per i diritti delle donne ci hanno incoraggiato e
permesso di rompere il silenzio e di denunciare gli abusatori in
tutto il mondo. Ma che dire di queste donne invisibili di cui non
conosciamo nemmeno l’esistenza? Con Manas voglio dare voce a loro
che altrimenti non sarebbero mai state ascoltate, onorando le
storie che hanno condiviso con me. Vedo il cinema come un veicolo
efficace per la trasformazione sociale e politica e spero che Manas
sia in grado di mobilitare gli spettatori rompendo l’enorme tabù
che circonda questa difficile realtà che riguarda noi tutte”.
(Marianna Brennand)
Marianna Brennand,
dopo essersi laureata in cinema alla UCSB, è tornata in Brasile per
realizzare un documentario sul suo prozio Francisco, un
artista riconosciuto a livello mondiale per i suoi
lavori in ceramica. Puntando su un approccio narrativo poetico
basato sui diari del suo personaggio, Francisco
Brennand è stato presentato in anteprima nel 2012 e ha
vinto i premi per il miglior documentario brasiliano e per il
miglior film brasiliano al Festival di São Paulo. Nel 2007 aveva
diretto un altro documentario, O Coco, a Roda, o Pnêu e o
Farol, sulla ricca tradizione musicale del «coco de roda»
a Olinda, città nello Stato del
Pernambuco. Manas segna il suo debutto alla
regia di un lungometraggio ed è il risultato di una ricerca
decennale sul tema complesso e delicato dell’abuso e dello
sfruttamento sessuale di bambine e adolescenti sull’isola di
Marajó, nella foresta amazzonica.
Pom Klementieff, che ha interpretato Mantis in
Guardiani della Galassia Vol. 2 e Vol. 3, ha già ammesso in precedenza di aver discusso
con James Gunn la possibilità di entrare nel
DCU, e forse ora sappiamo quale personaggio è in
trattativa per interpretare. A giugno, durante il Superhero Comic
Con di San Antonio, è stato chiesto alla Klementieff se fosse
possibile unirsi al suo regista di GOTG nel reboot
dell’Universo DC e se avessero discusso di qualche personaggio
specifico.
“Pensate davvero che risponderò
a questa domanda? Voglio solo continuare a lavorare con James,
quindi continueremo a cercare di trovare il modo di farlo”, ha
risposto Pom Klementieff. “Sì, abbiamo parlato di
un personaggio specifico, ma non posso parlarne ora”. Ora,
secondo MTTSH, quel personaggio sarebbe Helena Bertinelli,
alias Huntress, anche se lo scooper fa notare che si è parlato
anche di altri ruoli.
L’anno scorso era circolata la voce
che i DC Studios stessero sviluppando un film in lingua coreana con
protagonista Huntress come parte del “Capitolo 2” del DCU,
e in seguito si era saputo che il regista e sceneggiatore
sudcoreano Jung Byung-gil (Action Boys, The
Villainess, Afterburn) era in trattative per scrivere e
dirigere. Non abbiamo più avuto notizie di quel progetto, ma è
sempre sembrato altamente improbabile che Mary Elizabeth Winstead riprendesse il ruolo
di
Birds of Prey.
Il ruolo potrebbe però passare a
Pom Klementieff, che ha origini coreane e si
inserirebbe dunque alla perfezione in un progetto simile. Al
momento però non ci sono certezze riguardo quest’indiscrezione, per
cui bisognerà attendere se davverò sarà questo il personaggio che
l’attrice andrà ad interpretare per Gunn. La volontà dei due di
lavorare ancora insieme non manca, per cui tutto fa pensare che
quello che al momento è un rumor potrebbe effettivamente diventare
realtà.
Anche se non si è fan dell’ingegnoso
colpo di scena nel terzo atto per il quale M. Night Shyamalan è
diventato famoso, non si può negare che Old
(qui
la recensione) sia davvero spaventoso nello sviluppo che
propone, vale a dire prendendo di mira il concetto di
invecchiamento, mortalità e vita nel suo complesso. Il film segue
infatti un gruppo di famiglie in vacanza invitate su una spiaggia
isolata per una giornata di relax e divertimento, che si trasforma
in un vero e proprio incubo quando iniziano a notare che qualcosa
non va nella pittoresca spiaggia.
Se si allontanano troppo dalle
rocce, svengono e apparentemente ritornano dov’erano senza
ricordarsi di aver provato a scappare, mentre i bambini diventano
progressivamente più grandi di quando sono arrivati sulla spiaggia.
Ben presto si rendono conto che qualcosa nella spiaggia li fa
invecchiare rapidamente. Non sanno come e non sanno perché, ma in
base al tasso di crescita dei bambini, ipotizzano che stiano
invecchiando tutti di un anno ogni 30 minuti. Ogni tentativo di
lasciare la spiaggia sembra vano e con il tempo che scorre
rapidamente sembrano tutti destinati ad una rapida morte.
La spiegazione del finale di Old
Man mano che il film va avanti,
diventa chiaro che ci sono tre misteri che si
intersecano. Il primo mistero è perché una specifica
spiaggia fa invecchiare le persone che la abitano a un ritmo molto
accelerato. Il secondo mistero è perché le persone svengono e
finiscono di nuovo sulla spiaggia ogni volta che cercano di
andarsene. Il terzo mistero è perché queste persone siano state
portate appositamente su questa spiaggia. Tutti questi quesiti
trovano risposta nel corso della storia. I personaggi invecchiano
rapidamente perché semplicemente in questa spiaggia c’è qualcosa
che fa invecchiare le cellule in modo accelerato.
Non influisce sui capelli o sulle
unghie perché quelle sono “cellule morte”, ma può far sì che i
tagli si rimarginino e si cicatrizzino istantaneamente o che le
ossa si riparino in modo raccapricciante nel giro di pochi secondi.
Questo porta ad alcuni orrori corporei piuttosto strani, come la
famosa morte di Chrystal (Abbey Lee). La ragazza
soffre di ipocalcemia, cioè il suo corpo ha un’immensa carenza di
calcio, e quindi senza le sue medicine, più avanti nel film, le sue
ossa iniziano a rompersi e a ricomporsi istantaneamente in varie
angolazioni e posizioni, lasciandola morire in modo
raccapricciante.
Il motivo dei vuoti di memoria ha
invece a che fare con il magnetismo che provoca una pressione
intensa, simile a quella che proverebbe chi cerca di riacclimatarsi
troppo velocemente. Ecco perché quando vediamo Mid-Sized Sedan
(Aaron Pierre) camminare tra le rocce sviene
immediatamente, o quando Kara (Eliza
Scanlen) cerca di arrampicarsi sulla montagna rimane
disorientata e cade a terra. Ma il mistero più grande di tutti è il
motivo per cui queste persone sono state portate appositamente
sulla spiaggia. Perché sono state prese di mira e qual è il
famigerato colpo di scena di Shyamalan che ci aspetta nel finale di
Old?
Il significato del corallo in
Old
All’inizio di Old,
quando la famiglia Cappa arriva per la prima volta al resort
Anamika, Trent (Nolan River) fa amicizia con Idlib
(Kailen Jude). Trent e Idlib girano insieme per il
resort, parlando con gli ospiti e chiedendo i loro nomi e le loro
occupazioni in un modo affascinante e infantile. Giocano anche a
decodificare i messaggi, utilizzando un linguaggio segreto che
Idlib ha inventato e sembra insegnare a Trent. Questo aspetto
diventa molto importante in seguito. Dopo che tutti i presenti
sulla spiaggia sono morti, lasciando Trent (Emun
Elliott) e Maddox (Embeth Davidtz) –
ormai di mezza età – da soli, decidono di sfruttare al meglio il
tempo che gli rimane e di fare un castello di sabbia.
Ma presto si accorgono del corallo e
a Trent tornano in mente i suoi precedenti giochi con Idlib e cerca
nei suoi quaderni i loro messaggi. Trova un messaggio di Idlib che
dice: “A mio zio non piace il corallo” e capisce che il
corallo potrebbe essere il loro indizio per lasciare la spiaggia. I
ragazzi deducono che il corallo deve fornire una schermatura dal
magnetismo che causa i blackout e decidono di nuotare per
raggiungerlo, solo che quando Maddox si impiglia in un pezzo di
corallo, un impiegato che li osserva (interpretato dallo stesso
Shyamalan) presume che i fratelli siano annegati quando non li vede
riemergere.
Si scopre che questo misteriosi
personaggio li ha osservati per tutto il tempo quando riferisce che
tutti i soggetti della Prova 73 sono morti e lui è pronto per
tornare alla base. È a quel punto che si comprende che il resort,
Anamika, è una copertura per una società farmaceutica chiamata
Warren & Warren. Questa utilizza alcune delle persone che
soggiornano presso la struttura come vere e proprie cavie,
selezionando coloro che soffrono di particolari patologie. Prisca
(Vicky Krieps) ha un tumore alle ovaie, Charles
(Rufus
Sewell) è affetto da schizofrenia, sua moglie Chrystal
è affetta da ipocalcemia, Patricia (Nikki
Amuka-Bird) ha l’epilessia e Mid-Sized Sedan ha
l’emofilia.
Il resto degli occupanti della
spiaggia non fa necessariamente parte dell’esperimento allo stesso
modo, ma viene coinvolto perché è legato ai veri obiettivi
dell’esperimento. Quando gli ospiti arrivano, vengono
inconsapevolmente nutriti con una nuova droga attraverso bevande
gratuite al loro arrivo. Il giorno successivo vengono portati su
una spiaggia isolata dove l’invecchiamento viene accelerato. Lo
scopo di tutto ciò è quello di permettere a Warren & Warren di
accelerare i test clinici. Notano ad esempio che un farmaco
antiepilettico somministrato a Patricia ha funzionato per otto ore,
il che equivale a sedici anni.
Quindi, come già affermato, i
personaggi sono fondamentalmente cavie da laboratorio per Warren e
Warren. La loro esistenza può essere cancellata e Warren & Warren
continua a testare diversi farmaci su diversi disturbi sulla
spiaggia del tempo. Ma anche se alcuni degli ospiti della spiaggia
non hanno disturbi diretti, Warren & Warren vede gli effetti della
natura umana all’acceleratore, come il fatto che Trent
(Alex Wolff) e Kara finiscono per concepire quando
raggiungono la pubertà, e che Guy (Gael
García Bernal) perde la vista invecchiando e Prisca
perde l’udito.
Nel finale, Warren e Warren pensano
di aver fatto un grande passo avanti con il loro ultimo processo e
iniziano a festeggiare la loro vittoria, fino a quando Trent e
Maddox entrano nel resort. Si scopre che sono riusciti a
districarsi dal corallo e a fuggire dalla spiaggia e hanno portato
con sé il diario di una precedente vittima che ha registrato i nomi
di altre persone durante il periodo trascorso sulla spiaggia, a
conferma della storia che raccontano. Consegnano il diario a un
poliziotto che alloggia nel resort, che avvia lo smascheramento
della società. Trent e Maddox possono ora tornare a casa, anche se
irrimediabilmente segnati dal tempo.
Il film, tuttavia, non spiega del
tutto il perché di questo punto della spiaggia in cui il tempo
scorre diversamente. Si lascia intendere che sia semplicemente
un’anomalia della natura. A riguardo, Shyamalan ha dichiarato:
“È sempre stato questo finale. Per me la graphic novel non
aveva un finale e non spiegava nulla. C’erano alcuni fotogrammi in
cui insinuavano qualcosa, così ho continuato a scrivere quella
versione della storia nella mia testa. Ho pensato: “Oooh. Questo
deve significare questo. Deve significare che sta succedendo
qualcos’altro”. Quindi, per me, era molto simile alla graphic
novel, come un dipinto incompiuto, quindi il finale era
quello“.
Deadpool &
Wolverine è diventato facilmente uno dei più grandi
blockbuster dell’anno, offrendo una visione del multiverso
cinematografico Marvel particolarmente apprezzata.
Oltre ai cammei del Gambit di Channing Tatum, del Blade di Wesley Snipes e della Elektra di Jennifer Garner, il film ha presentato anche
una serie di varianti di personaggi di supporto dei precedenti film
degli X-Men. Dopo aver visto
quelli dedicati a Callisto, dei nuovi concept art di David Masson San Gabriel ci
mostrano una versione femminile di un famigerato cattivo degli
X-Men.
Il concept art, che potete vedere
qui sotto, presenta infatti una versione femminile di Cain
Marko/Juggernaut, emulata attorno al costume indossato da
Vinnie Jones in X-Men – Conflitto finale del 2006. Anche se alla fine
una versione di Juggernaut è stata inserita in Deadpool &
Wolverine, si trattava di una variante maschile del
personaggio interpretato da Aaron W. Reed. “Mi è stato chiesto
di fare un concept di Juggernaut da x3, ma essendo una donna, non è
finito nel film, ma sarebbe stato piuttosto cazzuto!!!”,
recita il commento di Gabriel.
Perché il Juggernaut di Vinnie Jones non è in Deadpool &
Wolverine?
Sebbene l’apparizione di Juggernaut
in Deadpool &
Wolverine fosse stata anticipata dal materiale di
marketing, non era chiaro se sarebbe stato Vinnie
Jones a tornare nel ruolo o un nuovo attore. Per
aggiungere benzina al fuoco, lo stesso Jones aveva affermato in
un’intervista all’inizio dell’anno di essere troppo costoso da
riportare in scena. “Stranamente mi hanno appena chiesto di
fare Deadpool, il nuovo film, e ho parlato con il regista dicendo
che è un dramma indossare quella tuta sia mentalmente che
fisicamente”, ha spiegato Jones a Yahoo!
“Voglio dire che ha avuto un
impatto anche a livello mentale, perché ci sei dentro e non puoi
fare nulla tutto il giorno, puoi solo bere con una cannuccia.
Quindi non siamo riusciti a trovare un accordo per Deadpool…
Deadpool è il mio film preferito di sempre, più o meno. Volevo
davvero farlo, ma non avevano il budget per mettermi nel
costume”.
La prima di Joker:
Folie à Deux (qui
la nostra recensione) si è svolta l’altro ieri alla Mostra del
Cinema di Venezia, offrendo così la possibilità ai presenti di
scoprire la storia d’amore tra Arthur Fleck/Joker (Joaquin
Phoenix) e Harleen Quinzel (Lady
Gaga), con elementi musicali e omaggi alla Hollywood
classica. Sebbene la maggior parte di questi numeri musicali non
sia stata presentata nei trailer del film, i fan della decennale
carriera di Gaga come popstar non vedono l’ora di sapere come si
esibirà nel film, ma decisamente non sarà come si aspettano.
In una recente intervista con
Vogue, Phoenix e Gaga hanno
parlato di come lei abbia dovuto imparare a “cantare male”
durante le riprese di Joker:
Folie à Deux, per far combaciare meglio l’energia di
Harleen con la sua voce. “L’ho incoraggiata a cantare
male”, ha rivelato Phoenix. “Ricordo di averle chiesto di
cantare senza il suo vibrato. Ha un vibrato bellissimo, troppo
bello. Credo che si sentisse nuda senza. Ma non appena si è
allontanata dalla tecnica ha sbloccato la voce del suo
personaggio”.
“Ho lavorato molto duramente su
questo, cercando di annullare tutta la mia tecnica”, ha fatto
eco Gaga. “Voglio dire, Ally Maine in A Star Is Born è una
cantante ed è un film su persone che fanno musica”, ha detto.
“Questo film non parla affatto di questo”. Sarà dunque
interessante trovarsi di fronte ad una Lady Gaga che sfoggia una voce diversa da
quella per cui è globalmente conosciuta. Cosa che certamente avrà
reso la sua Harley Quinn ancor più interessante.
Joker: Folie à Deux, quello che
sappiamo sul film
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix nel ruolo del cattivo DC
Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno della Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,Catherine Keener, Jacob Lofland e
Harry Lawtey. Nel cast c’è anche Lady Gaga che darà vita a
Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad
Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi
musicali”.
Rumors recenti hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista. Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna
sonora.
Molti spettatori considerano
l’originale L’esorcista
il film più spaventoso di tutti i tempi e, sebbene il regista
Mike Flanagan abbia già regalato al pubblico una
serie di esperienze terrificanti, pensa che il suo prossimo film su
questa saga sarà il film più “spaventoso” che abbia mai realizzato.
Flanagan, come noto, ha realizzato film come Il gioco di
Gerald e Doctor
Sleep, oltre che con la serie NetflixThe Haunting of Hill House, quindi l’idea che il suo
L’Esorcista porterà le cose a un nuovo livello è
qualcosa che di sicuro farà la gioa dei fan.
Infatti, il regista ha dichiarato
che è sua intenzione onorare l’omonimo franchise per ispirarlo a
spingere l’orrore verso nuove vette. “Non ci stiamo rendendo la
vita facile”, ha detto Flanagan a The Hollywood Reporter. “Ma
ho sempre pensato che non ha senso entrare in un franchise o in una
proprietà così monolitica se non c’è qualcosa di nuovo da portare.
Ho inseguito L’esorcista in modo molto aggressivo perché ero
convinto di avere qualcosa da aggiungere.
Questa è un’opportunità per fare
qualcosa che credo non sia mai stato fatto all’interno del
franchise – qualcosa che onora ciò che è venuto prima ma non è
costruito sulla nostalgia.Ho visto l’opportunità di fare
il film più spaventoso che abbia mai fatto. So che le aspettative
sono alte. Nessuno è più intimidito di me”. Avendo già
adattato Stephen King con Il gioco di
Gerald e Doctor
Sleep, oltre ad aver adattato Shirley Jackson con The
Haunting of Hill House, Flanagan non è chiaramente intimidito
dalle aspettative che i fan portano a una proprietà
consolidata.
L’esorcista: qual
è il futuro del franchise?
Interpretato da Leslie Odom
Jr. e dalla veterana del franchise Ellen
Burstyn, il lancio della trilogia L’esorcista – Il
credente (qui
la recensione) è stato al di sotto delle aspettative quando ha
esordito con un modesto incasso di 26,4 milioni di dollari in
patria lo scorso ottobre, per poi incassare 65,5 milioni di dollari
negli Stati Uniti/Canada e 136,2 milioni di dollari in tutto il
mondo. Originariamente previsto per il 18 aprile 2025, il
sequel L’esorcista:
L’Ingannatore è stato da prima rimandato, mentre ora
sembra essere stato del tutto accantonato.
Il franchise continuerà però con il
nuovo film di Flanagan, su cui si attendono ora maggiori
informazioni. “L’Esorcista è una delle ragioni per cui sono
diventato regista ed è un onore avere la possibilità di provare
qualcosa di fresco, audace e terrificante all’interno del suo
universo”, ha dichiarato Flanagan parlando di questo nuovo
progetto. “Riunirmi con i miei amici della Blumhouse, con i
quali ho realizzato alcuni dei miei lavori preferiti, rende tutto
questo ancora più eccitante”.
Il nuovo L’esorcista arriverà nelle
sale il 13 marzo 2026.
Tra nuovi film di successo e serie
Disney+ di riferimento, il Marvel Cinematic Universe si sta
dirigendo verso un territorio inesplorato nei prossimi anni. Il
prossimo progetto confermato è Agatha
All Along, una nuova serie Disney+ incentrata sulle continue
avventure di Agatha Harkness (Kathryn
Hahn) di WandaVision. Mentre le vibrazioni
spettrali e le connessioni mistiche più ampie hanno dominato la
conversazione sulla serie, c’è anche la questione del potenziale
futuro a lungo termine di Agatha nel MCU, soprattutto se accostata
alla sua breve permanenza nei fumetti Marvel. In particolare,
soprattutto per coloro che conoscono la storia dei fumetti di
Agatha, potrebbe fare un cameo in The Fantastic
Four: First Steps?
Il film, la cui uscita è prevista
per l’estate del prossimo anno, ha l’obiettivo di reintrodurre la
Prima Famiglia della Marvel a una nuova generazione di spettatori,
ispirandosi anche all’estetica anni ’60 della squadra nella sua
prima serie di fumetti. Per questo motivo, è stato confermato che
The Fantastic
Four: First Steps si svolge in un universo diverso da
quello principale del MCU, il che teoricamente apre le porte a una
serie di personaggi del MCU che faranno nuove apparizioni radicali
nel film. Nei fumetti, Agatha è stata originariamente introdotta in
Fantastic Four #94 del 1970 come babysitter del giovane
figlio di Reed Richards e Sue Storm, Franklin Richards.
Considerando il fatto che questo
elemento del personaggio di Agatha non è ancora stato esplorato nel
MCU (a parte la sua battuta in WandaVision
sul fatto che non è brava a fare da babysitter ai bambini) e la
vicinanza tra Agatha
All Along e l’uscita di questo film, un cameo della
Hahn potrebbe essere un modo divertente per sorprendere gli
spettatori e differenziare il mondo dei Fantastici Quattro da
quello di Terra-616. Anche se a questo punto non si sa ancora se
Franklin entrerà a far parte di The Fantastic
Four: First Steps, anche un breve cameo di Agatha nel
mondo di Reed e Sue potrebbe avere lo stesso effetto.
Dopotutto, abbiamo già visto una
versione di Agatha degli anni ’60 attraverso le deformazioni della
realtà a tema sitcom di WandaVision. La stessa Hahn ha recentemente
dichiarato che si sposterebbe in parti più ampie del MCU solo se
fosse “necessario e succoso”, e qualcosa di visivamente distinto e
tematicamente diverso come I Fantastici Quattro: First Steps
potrebbe benissimo rientrare in questa categoria.
Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul Walter
Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel
film.
Sfuggente e affascinate,
il nuovo film di Yeo Siew Hua, Stranger
Eyes, presentato in Concorso all’81°
edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia nasconde molte più anime di
quello che può apparire a prima vista, sfuggendo dal semplice anche
se intrigante meccanismo del “chi guarda chi”, stratificandosi e
andando oltre il puro voyeurismo della società iper-sorvegliata che
ci circonda.
La trama di Stranger Eyes
Dopo la misteriosa
scomparsa della propria bambina, una giovane coppia inizia a
ricevere strani video e si rende conto che qualcuno ha filmato la
loro vita quotidiana, persino i momenti più intimi. La polizia
mette la casa sotto sorveglianza per tentare di sorprendere il
voyeur, ma la famiglia inizia a sgretolarsi a mano a mano che i
segreti si svelano sotto lo sguardo attento di occhi che li
osservano da ogni parte. Risolvendo a sorpresa uno dei misteri del
film rapidamente, Stranger Eyes si immerge nelle
incertezze più profonde del comportamento e delle relazioni umane,
rivelando la sua natura dolente.
Singapore, stato
densamente popolato, è un’ottima ambientazione per una storia di
sorveglianza e vite private rese pubbliche, alla luce del fatto che
rimanere invisibili in un tale ambiente sembra una sfida
impossibile. Basti pensare che la giovane coppia al centro del film
vive in un vasto grattacielo a griglia, di fronte a un altro vasto
grattacielo a griglia, che offre una prospettiva a la Finestra sul
cortile, ma su scala industriale, potremmo dire. Non solo, dividono
l’appartamento con la madre di lui, oltre che con la loro piccola
Bo, dando perfettamente l’idea dell’affollamento che regna in
città.
La Finestra sul cortile nell’era industriale
La relazione trai due è
già fragile, anche prima che la bambina scompaia e l’evento
traumatico non fa altro che far emergere i problemi e le difficoltà
reciproche. La sparizione della bimba coincide con la ricezione, da
mittente anonimo, di DVD in cui i due giovani coniugi si vedono
ripresi nelle loro attività quotidiane e intime. I due eventi
sembrano collegati e la polizia decide di aumentare la sorveglianza
intorno alla loro casa. Altre telecamere, altri occhi estranei che
spiano.
Questo accorgimento li
condurrà presto da Wu (Lee Kang-sheng), l’uomo di
mezza età dagli occhi tristi che vive con la madre anziana
nell’appartamento di fronte. Dopotutto, come dice la polizia, in
questa società basta la pazienza, e prima o poi la verità viene
fuori, indicando tutte le telecamere che spiano continuamente ogni
angolo della città. E quando si pensa di aver colto il cuore del
film, Stranger Eyes muta ancora e si addentra nei
rapporti umani e familiari in maniera molto più intima e dolente.
Un racconto non perfettamente cronologico svela la vera fragilità
della coppia, soprattutto contrappone la sorveglianza costante alla
tragica verità relativa a Junyang e Peiying e a
quanto poco i due si siano effettivamente osservati nel corso della
loro storia.
Così il fuoco del
racconto trasla dalla coppia all’osservatore, mettendone in luce la
straziante solitudine e il rimpianto di una vita distaccata dagli
affetti reali. Sarà proprio la sua abitudine a osservare gli altri
che gli permetterà di arginare il suo isolamento. Una profonda
umanità ricca di emozione, molto diversa dallo stile e dalla
confezione del film, elegante ed essenziale, dalla luce fredda e le
inquadrature pulite.
Il tema privato diventa
ovviamente poi specchio di uno sbilanciamento del tessuto sociale,
di un distanziamento tra la vita vera e quella percepita attraverso
gli schermi e le camere di sorveglianza. Questa qualità
comunicativa lucida e profonda fa di Stranger Eyes
non solo un buon thriller, ma anche un oggetto di analisi sociale e
delle relazioni.
A due giorni dalla prima mondiale di
Toronto della sua commedia dark Nightbitch,
Amy Adams ha concluso un accordo per produrre
e recitare in Lazy Susans, una nuova commedia in
arrivo ai 20th Century Studios. Come riportato da Deadline, i candidati all’Oscar
Annie Mumolo (Le
amiche della sposa) e Stan Chervin (Moneyball)
sono stati incaricati della sceneggiatura del film che racconta di
un gruppo di mamme che formano una rock band.
Il film è ispirato alla storia di
The Lazy Susans, un gruppo reale di Boston che si
è riunito durante la pandemia di Covid. Vivek J.
Tiwary e Jack Leslie, che produrranno per
TEG+, hanno dato il via al progetto quando hanno opzionato
l’articolo del Boston Magazine “For Those Moms About to
Rock”. Adams e Stacy O’Neil produrranno anche
attraverso il loro marchio Bond Group Entertainment. Non è ancora
stato scelto un regista.
Amy Adams in Nightbitch.
Amy Adams, dove la vedremo
prossimamente?
Sei volte candidata all’Oscar, la
Amy Adams sarà presente nel già citato
Nightbitch,
adattamento di Marielle Heller del romanzo di Rachel
Yoder del 2021, in cui la vita di una mamma casalinga
prende una piega surreale. Lei e O’Neil hanno anche prodotto il
film, che Searchlight Pictures distribuirà il 6 dicembre. Più
recentemente, ha recitato al fianco di Jenna
Ortega in Klara and the Sun – film fantascientifico
distopico di Taika Waiti per Sony’s 3000 Pictures, basato
sul romanzo di Kazuo Ishiguro.
Reciterà poi nel film drammatico
At the Sea del regista di Pieces
of a WomanKornél Mundruczó, in cui
recita al fianco di Murray Bartlett, Brett
Goldstein e altri. Il film segue la vita di Laura (Adams)
dopo una lunga riabilitazione, mentre torna dalla sua famiglia
nella loro casa per le vacanze al mare dove deve riadattarsi alla
vita complicata che si è lasciata alle spalle. Ora è costretta ad
affrontare il prossimo capitolo della sua vita senza la carriera
che le ha dato fama, fortuna e, soprattutto, identità.
Quando Nori (Markella
Kavanaugh) e Poppy (Megan Richards) si
separano dal loro amico “Istar” dopo essere state trascinate via da
una tempesta di sabbia da lui provocata (non ha ancora ben compreso
i suoi poteri), si imbattono in un gruppo di Halfling più grandi
che si fanno chiamare Stoor (si ritiene che Smeagol/Gollum fosse un
Hobbit Stoorish). Dopo alcune ostilità iniziali, le due Harfoot
cercano di spiegare meglio con chi stanno viaggiando.
Dopo aver descritto lo Straniero
come “un gigante” e “più grande di un Elfo”, il capo degli Harfoot
Gundabel le interrompe sarcasticamente con: “Oh, quindi è un
grand’elfo?” (Granf-Elf, in inglese). Alcuni fan hanno notato che
ripetendo velocemente grand’elfo si potrebbe comprendere l’easter
eggs che sembra svelare l’identità dello Straniero.
C’era già un’idea abbastanza precisa
che lo Straniero di
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere
potrebbe essere Gandalf, ma si è ipotizzato che potesse essere
anche uno dei Maghi Blu, Alatar e Pallando, di cui sappiamo
pochissimo. Tutte le nostre allusioni fino a questo punto
potrebbero essere un depistaggio, naturalmente, ma diventa sempre
più probabile che questo “Uomo delle Meteore” è davvero l’unico e
solo Mithrandir.
Per quanto riguarda lo Straniero, si
imbatte in alcuni problemi con gli alberi prima di essere salvato
da un gioviale compagno di nome Tom, che lo ospita per la notte e
gli dà alcuni saggi consigli. Goldberry non compare, ma la sentiamo
cantare. Non è chiaro perché la “Figlia del Fiume” non appaia o
perché Bombadil neghi la sua esistenza allo Straniero, ma forse
farà sentire la sua presenza in un episodio successivo.
La prima stagione de
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha
ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100
milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di
minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25
milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita,
divenendo il più grande debutto nella storia di Prime
Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche
di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita.
Lo show ha inoltre battuto tutti i
precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha
portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto
precedentemente lanciato. Inoltre, Gli Anelli del Potere è
la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America,
Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo.
Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con
numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e
altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426
ore nel weekend.
La seconda stagione di
Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere è prodotta dagli
showrunner ed executive producers J.D. Payne & Patrick McKay. A
loro si uniscono gli executive producer Lindsey Weber, Callum
Greene, Justin Doble, Jason Cahill e Gennifer Hutchison, insieme
alla co-executive producer Charlotte Brandstrom, i produttori Kate
Hazell e Helen Shang e i co-produttori Andrew Lee, Matthew
Penry-Davey e Clare Buxton.
L’anno scorso abbiamo
potuto vedere La folle vita, comunemente indicato come loro
lungometraggio d’esordio e datato ormai 2020, ed è un piacere
ritrovare in sala Ann Sirot e Raphaël Balboni. Ce lo avevano
promesso ai tempi del Festival di Cannes 2023, dove il film
era tra i titoli selezionati per la 62esima Semaine de la
Critique, e grazie a Wanted Cinema il loro La sindrome degli
amori passati arriva finalmente nei cinema di tutta Italia –
dal 5 settembre – dopo alcune anteprime estive.
Una commedia romantica
piuttosto sui generis e a suo modo sorprendente con la quale
Ann Sirot e Raphaël Balboni hanno
cercato di “esplorare la sessualità al di fuori della
coppia“, come quella di Sandra (interpretata da Lucie Debay) e
Rémy (Lazare Gousseau), addolorati di non riuscire ad avere figli e
pronti a tutto per avere un bambino. Anche a seguire la terapia del
luminare che diagnostica alla coppia la “sindrome degli amori
passati” e prescrive loro di andare a letto, ancora una volta, con
ognuno dei loro precedenti amanti per ritrovare l’equilibrio… Una
serie di infedeltà programmate con le quali il film si diverte a
sfidare convenzioni e tabù della società in cui viviamo – oltre a
suggerire modi nuovi e diversi di concepire le relazioni e la
sessualità – creando situazioni surreali, ma a partire da
esperienze molto comuni…
La sindrome degli amori passati, intervista ai
protagonisti
“Abbiamo molti amici
che hanno avuto problemi ad avere figli.Fa parte della
nostra esperienza personale” – racconta la Sirot, convinta che
il film possa essere di consolazione o dare speranza a tanti…
La lotta fa parte della
vita. E tu puoi accettare la tua vita così com’è o usare le risorse
in tuo possesso, quello che ti sta accadendo, per reagire. È
interessante che ci sia una sindrome reale che ha ispirato quella
del film, quella che in francese si chiama ‘Syndrome du
lâcher-prise’, che è quello che dici a qualcuno che si sta
aggrappando alle cose, che deve lasciare andare… Per esempio,
quando le persone che stanno cercando di avere un figlio da molto
tempo, ormai esaurite, finiscono per lasciarsi, capita che
rimangano incinte l’ultima volta che fanno sesso prima della
rottura. Quando smettono di sentirlo come un obbligo, insomma, come
per molte cose nella vita, che succedono quando smetti di
rincorrerle.
A Cannes avete
sottolineato i significati che il film potrebbe veicolare,
relativamente al
capitalismo e al patriarcato, è importante o vi basta che il
pubblico si diverta?
SIROT: Penso che il
pubblico delle commedie romantiche si divertirà e insieme vorrei
che il nostro settore diventasse un luogo più aperto e sicuro. Con
in sala molta gente che faceva parte dell’industria cinematografica
e che finanzia il cinema è stato anche un appello a cercare insieme
di reinventare i nostri processi e a condividere la responsabilità
di rendere il mondo del cinema più ampio e più inclusivo.
Avete cambiato il film
nel suo iter? Ci sono state molte riscritture?
BALBONI: Abbiamo un modo
particolare di girare, e una ripresa può richiedere anche 10 o 15
minuti, perché facciamo molte prove. Così facendo, al montaggio c’è
molta scelta. Abbiamo avuto bisogno di riscrivere il film, vista
questa modalità, ma abbiamo scritto molto prima e dopo le riprese,
ma non è stato un film diverso, non credo sia cambiato, anzi, credo
sia il film che volevamo girare sin dall’inizio.
SIROT: È assolutamente il
film che volevamo girare, ma è come se avessimo una tela, una
griglia nella quale le linee si avvicinano sempre di più e vanno
riempiendosi. All’inizio lavoriamo sulle linee principali, quando
con gli attori abbiamo iniziato a disegnare le cose in modo più
preciso. Non partiamo subito con le riprese, proviamo e giriamo le
nostre prove, e le modifichiamo, abbiamo una bozza e cerchiamo di
rendere questa bozza sempre migliore. E quando una scena non va
bene, la rifacciamo e inseriamo la nuova scena nella nostra bozza.
Così quando arriviamo alle riprese abbiamo questa bozza su cui
abbiamo lavorato, poco alla volta.
Tanto lavoro devono
aver richiesto gli intermezzi sui rapporti sessuali
SIROT: Sì, è stato un
processo piuttosto lungo, perché abbiamo fatto diversi workshop,
che abbiamo chiamato “le metafore”. Abbiamo lavorato con il
coreografo, in particolare, ma anche con gli altri membri della
troupe – dal DOP al costumista con i ballerini o con il cast –
esplorando le idee che avevamo, cercando di provarle, e ci è voluto
tempo per trovare l’atmosfera giusta per delle scene sessuali
metaforiche che dovevano rappresentare lo spazio mentale dei
personaggi, i territori interiori inesplorati che Sandra e Rémy
stanno per aprire e scoprire. In queste scene, la sessualità è
sempre rappresentata in modo simbolico, la nudità è affrontata in
modo umile e giocoso.
BALBONI: Avevamo idee
divertenti per ogni scena, una diversa dall’altra, perché volevamo
sempre collegarci a ciò che accadeva nella storia e continuare a
giocare con il pubblico. Come per esempio, quando stanno gonfiando
la ruota della bicicletta tutto si trasforma e c’è questa gomma
gigante, o quando lei sta appendendo i vestiti dietro e inizia la
scena in cui ci sono vestiti argentati appesi dappertutto. Avevamo
molto materiale, intere coreografie, ma per la dinamica del film
poi abbiamo dovuto montare una porzione molto piccola di ciò che
avevamo girato, abbiamo fatto delle scelte.
Tra i tanti membri
della troupe, c’era anche un coordinatore dell’intimità?
SIROT: Abbiamo chiesto al
coreografo di farlo e gli attori sono stati d’accordo. Lui è un
ballerino, si esibisce spesso e ha molta esperienza nell’esibirsi
nudi, quindi era una persona molto adatta, anche a rapportarsi con
gli attori. Ma anche in questo caso il nostro processo è stato
molto graduale. Togliendo i vestiti un po’ alla volta. Facendo le
scene con tutti i vestiti addosso, all’inizio, la volta successiva
in biancheria intima e così via. La chiave è stato il sentirsi
sicuri con le persone che hai intorno, loro avevano già lavorato
insieme due o tre volte e conoscevano il coreografo, per cui erano
a loro agio l’uno con l’altro.
In merito al film Francesca
Comencini ha dichiarato: “Dopo tanti anni passati a
fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho
voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho
voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al
suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo
impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua
persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora sono
abbastanza anziana, ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di
questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli
grazie“.
La trama di Il tempo che ci
vuole
Questo film è il racconto molto
personale di momenti vissuti dalla regista con il padre. Un
racconto personale che però trova la giusta distanza nel fatto che
tra il padre e la figlia c’è sempre il cinema come passione,
scelta di vita, modo di stare al mondo. Il cinema come una rete che
sottende il racconto dei loro scambi, crea lo spazio
dell’immaginazione. “Con il cinema” dice, il padre “si può
scappare. Con l’immaginazione”. Le immagini partono dai ricordi e
come i ricordi amplificano alcuni segni salienti e ne cancellano
altri.
Immagini scarne, in cui non c’è
quasi niente tranne loro due, e in cui il segno che è presente ha
sempre qualcosa di esagerato: se qualcosa è grande è molto
grande, se è lontano è molto lontano, se c’è un raggio di luce
è molto luminoso, se qualcosa è vicino è molto vicino. Per quel
che riguarda i set, invece, molta pienezza, confusione, fretta,
molta gente, molto chiasso e anche qui tutto amplificato, in questa
eccitazione della vita collettiva che sono i set: qui quelli di
Pinocchio, sempre creati in mezzo al nulla, in terreni brulli di
campagna.
Tra tutte le voci che si sono
rincorse in vista dell’uscita di Deadpool &
Wolverine, i fan potrebbero essere stati più eccitati
dalla prospettiva di un ritorno di Liev Schreiber nei panni di Victor Creed,
alias Sabertooth. L’attore di Ray Donovan ha fatto solo
un’apparizione nei panni del cattivo animalesco in X-Men le origini: Wolverine e, sebbene il film in sé
sia generalmente considerato di qualità inferiore (per usare un
eufemismo), l’interpretazione di Schreiber è spesso acclamata come
uno dei pochi punti di forza.
Si è speculato sul fatto che
Liev Schreiber avrebbe potuto interpretare
Sabertooth in Logan
– The Wolverine di James Mangold, ma
l’attore ha poi rivelato di non essere mai stato contattato.
Tuttavia, un paio di fonti diverse hanno affermato che era in
trattativa per apparire nel sequel di Deadpool.
Naturalmente, Schreiber non si è visto, mentre l’attore di
Sabertooth del primo film degli X-Men, Tyler
Mane, ha ripreso il ruolo per un breve (ma sanguinoso)
scontro con Logan.
La risposta di Liev Schreiber sulla sua assenza dal film
Parlando con Collider, Liev Schreiber sembra aver confermato che gli
è stato chiesto di interpretare nuovamente il personaggio, prima di
spiegare perché ha rifiutato. “È incredibile. Non so come ci si
sente quando le persone pensano a qualcosa che hai fatto e lo
apprezzano a tal punto da volerlo rifare”, ha esordito.
“Sono rimasto così sorpreso dal fatto che avessimo così tanti
fan, e sono rimasto così sorpreso dal fatto che la gente stesse
facendo una campagna per farmi partecipare al nuovo film di
Deadpool”. “Ad essere onesti, è molto faticoso portare il
proprio corpo a quel punto”, ha aggiunto. “So che ho
guardato Hugh [Jackman] prepararsi di nuovo e ho pensato: ‘Mi va
bene stare in disparte’”.
James Gunn ha detto chiaramente che il nuovo
DCU sarebbe stato un universo condiviso molto più
coeso di quanto non lo sia mai stato il DCEU, quando ha assunto la
carica di co-CEO dei DC Studios, e sappiamo già che il prossimo
reboot di Superman
avrà dei collegamenti con la seconda stagione di Peacemaker.
È stato confermato che Frank Grillo interpreterà Rick Flag Sr. in
entrambi i progetti ma un nuovo rumor afferma che un personaggio
molto più importante è destinato a farsi sentire anche nella
seconda stagione di Peacemaker
dopo aver fatto il suo debutto sul grande schermo.
Secondo Grace Randolph, Nicholas Hoult ha girato una scena nel ruolo
di Lex Luthor per la seconda stagione dello show con protagonista
John Cena. Grace non è nota come la più
attendibile delle fonti, ma in passato ha pubblicato alcuni scoop
significativi, per cui riteniamo che questa notizia meriti una
certa attenzione. Inoltre, in base alle recenti foto sul set,
Luthor sta probabilmente finanziando Flag e la sua banda per la
cattura dell’Uomo d’Acciaio in Superman,
quindi sarebbe logico che continuasse a tirare le fila di Rick
anche in Peacemaker.
Peacemaker, cosa
sappiamo sulla seconda stagione
“Peacemaker esplora la storia
del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del
2021 del produttore esecutivo James
Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente
vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante
persone debba uccidere per ottenerla!”. I dettagli sulla trama
della seconda stagione sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag
Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker
di suo figlio Rick Jr. (Joel
Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Gunn, Peter Safran
e Matt Miller sono i produttori esecutivi di
Peacemaker.
Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy
Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si
ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha
Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury
e David Denman in un ruolo misterioso. Al momento,
non è stata annunciata una data di debutto.
Il viaggio di Bladeverso
il ritorno sul grande schermo è stato fino ad ora a dir poco
inebriante. Il film è stato annunciato per la prima volta al
Comic-Con di San Diego nel 2019, quando il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha presentato Mahershala Ali come il Daywalker del MCU.
Stacy Osei-Kuffour è stato incaricato di scrivere
la sceneggiatura nel febbraio 2021, con l’idea di terminare le
riprese entro la fine dello stesso anno. La data di inizio è stata
presto posticipata, ma Bassam Tariq è salito a
bordo per dirigere poco prima che Bladefacesse
un cameo vocale in Eternals.
Sono seguiti ulteriori ritardi e
Tariq è stato sostituito dal regista Yann Demange.
A questo punto, Beau DeMayo e Michael
Starrbury avevano entrambi messo mano alla sceneggiatura,
seguiti da Nic Pizzolatto e Michael
Green. Diversi membri del cast hanno poi lasciato il film
man mano che si accumulava il ritardo e poi, lo scorso giugno,
Demange si è dimesso, mentre Eric Pearson è stato
assunto per rifinire la sceneggiatura. Ora, secondo lo scooper
Daniel Richtman, il destino del
progetto sarà probabilmente deciso entro la fine del 2024.
Ciò significa che la possibilità che
venga abbandonato non è esclusa, anche se sembra uno scenario
quantomai estremo e improbabile. “Siamo ancora impegnati nel
film e siamo così impegnati che non lo faremo finché non sarà
giusto”, ha detto Feige di Bladeall’inizio
di quest’anno. “Il che è stato frustrante per noi e per alcuni
fan perché ci è voluto un po’ di tempo. Ma ora abbiamo un nuovo
sceneggiatore che ci sta lavorando, ho letto metà della sua nuova
bozza e per ora mi sembra buona”.
“Wesley è fantastico, Wesley è
il più grande. Mahershala è quello che è arrivato quattro anni fa…
cinque anni fa… e ha detto ‘Voglio interpretare [Blade]’, ecco di
cosa si tratta in questo film”. In quell’occasione Feige ha
anche rivelato che il film sarà vietato ai minori. Non resta a
questo punto che attendere ulteriori sviluppi nella vicenda, per
scoprire quale sarà il destino del film. Naturalmente, la speranza
è che venga confermato e si giunga alla soluzione per riportare
degnamente Blade sul grande schermo.
Blade, tutto
quello che sappiamo sul film
Del nuovo Bladee
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade,Blade II e Blade: Trinity, dove ad interpretare il personaggio vi
era l’attore Wesley Snipes. La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo tutti, con l’attore indicato
perfettamente idoneo sia a livello estetico che di carisma.
Il personaggio di Ali, come noto, ha
già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui compare anche l’attore
Kit Harington e la celebre Lama d’Ebano, che
a sua volta sembra comparirà in Blade. Come noto, il
film sta però affrontando numerosi problemi produttivi, con Ali che
sembra essere stato scontento delle prime versioni della
sceneggiatura.
Sarebbe dunque stata attuata una
forte fase di riscrittura, che ha però naturalmente portato il
progetto a subire ritardi sia sull’inizio delle riprese che
sull’uscita in sala, attualmente fissata al 7 novembre
2025. Recentemente, inoltre, era stato riportato che
Yann Demange ha abbandonato la regia del film,
presumibilmente
per via di alcuni contrasti con Ali. Bladeè
dunque ora alla ricerca di un nuovo regista.
C’è un’enorme quantità di intrighi
intorno ai piani di James Gunn per il DCU e con il suo Superman
in fase di post-produzione, si attendono maggiori dettagli su
questo atteso film, il suo tono e il modo in cui imposterà il
futuro del franchise. Ora, riguardo a ciò che il regista intende
fare al di là del personaggio, lo scooper Daniel Richtman dice di aver
sentito dire che Superman
è “fantastico” e lo definisce “un completo spostamento
verso la fantascienza e il fantasy hardcore, l’esatto opposto di
L’Uomo d’Acciaio”.
E aggiunge: “È ambientato in un
mondo molto diverso dal nostro e molto lontano dal DCEU. Gli eroi
esistono da sempre e vedremo come hanno influenzato la storia di
questo mondo e come hanno plasmato il DCU”. “Il DCU sarà
caratterizzato da vari progetti ambientati in diverse linee
temporali, non solo ai giorni nostri. Quindi più in linea con
l’approccio di Star
Wars che della Marvel”. Onestamente questa
sembra la direzione giusta per il DCU ed è bello sapere che Gunn
non intende replicare il MCU.
Il fatto che “gli eroi esistono
da sempre” dà anche senso al fatto che Hal Jordan e Guy
Gardner, le Lanterne Verdi, saranno più vecchi delle loro versioni
fumettistiche. Per il primo, ad oggi, il ruolo sarebbe stato
offerto a Josh Brolin, mentre nel ruolo di Guy vi è
Nathan Fillion. Ad ogni modo, sembra che i DC
Studios stiano cercando di creare una storia per questo mondo
piuttosto che partire da zero come ha fatto la Warner Bros. con il
DCEU.
Tutto quello che sappiamo sul
Superman di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il
Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha
detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è
il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato
alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di
presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà
seguire e conoscere attraverso film, animazione e giochi”. Il
film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Sarà presentato stasera in concorso
all’81.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Kjærlighet (Love), il film norvegese diretto da Dag Johan Haugerud
con Andrea Bræin Hovig, Tayo Cittadella Jacobsen, Marte
Engebrigtsen, Lars Jacob Holm, Thomas Gullestad, Marian Saastad
Ottesen, Morten Svartveit.
In merito al film il regista ha
commentato: “Per molti versi questo film è utopico: riguarda il
tentativo di raggiungere l’intimità sessuale e mentale con gli
altri senza necessariamente conformarsi alle norme e alle
convenzioni sociali che governano le relazioni. Credo che
l’invenzione narrativa svolga un ruolo cruciale nell’immaginare
mondi possibili e mentalità alternative. Permette alle persone di
esprimersi e comportarsi in modi spesso insoliti. Questo serve da
ispirazione per pensare in modi diversi nella vita reale. Con
Kjærlighet, e l’intera trilogia, il mio obiettivo principale è
stato quello di far capire che è possibile immaginare nuovi modi di
pensare e comportarsi“.
La trama di Kjærlighet (Love)
Marianne, una dottoressa
pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi
evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento
al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa
lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le
racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti
conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a
mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale
intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei. Kjærlighet
è parte della trilogia Sex Drømmer Kjærlighet.
In merito al film il regista ha
dichiarato: “In Cina la maggior parte dei giovani lavora duramente
per mantenersi. Gli stipendi sono molto bassi, le giornate infinite
e non c’è quasi tempo di riposare. La società cinese ha ridotto la
loro vita quotidiana a lavoro. Guadagnare denaro è diventato
l’unica ambizione”.
La trama di Qing Chun: Gui (Youth:
Homecoming)
Con l’avvicinarsi delle vacanze di
Capodanno i laboratori tessili di Zhili sono quasi deserti. I pochi
dipendenti rimasti sono in disperata attesa dello stipendio per
pagarsi il viaggio di ritorno a casa. Dalle rive del fiume Yangtze
alle montagne dello Yunnan, tutti festeggeranno nelle proprie città
natali e celebreranno i rituali di prosperità con la famiglia. Per
Shi Wei questa è anche l’opportunità di sposarsi, come per Fang
Lingping. Il marito, ex tecnico informatico, dovrà seguirla a Zhili
dopo la cerimonia. Imparare è difficile, ma ciò non ostacola
l’avvento di una nuova generazione di lavoratori
Scritta da
Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New
Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide
Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con
soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises,
Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli
accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a
fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente
documentato e testimoniato da più fonti.
La colonna sonora
è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere
parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical
Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima
linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo.
Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1
MTV Europe Music Award e un NMA Award.
Il cast di M – Il Figlio del
Secolo
Accanto a
Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My
Agent – Italia, A classic horror story, Freaks
Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara
Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good
Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti;
Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina
Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna
Rachele; Federico Majorana (Prisma,
Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini;
Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma,
Baby) è invece Italo Balbo. E ancora Federico
Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il
mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio
Lombardi (The Young Pope, The New Pope,
1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono;
Gianmarco Vettori (La Belva,
Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi;
Gaetano Bruno (Martin Eden,
Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue
mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo
Pierobon (Rapito, Esterno notte, Qui
rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio;
Elena Lietti (Il Miracolo,Anna,
Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta,
moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi
(Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare
Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono
l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo
Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza,
Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.
La trama di M –
Il Figlio del Secolo
“M – Il Figlio
del Secolo” racconta l’ascesa politica di Mussolini e della sua
creatura: il fascismo. Prima un movimento, poi un partito che
Mussolini conduce fino al vertice del governo italiano per poi
sovvertire la democrazia e instaurare la dittatura.
Attraverso un
linguaggio contemporaneo – con Mussolini che rompe la quarta parete
e si rivolge direttamente a noi per rivelarci i suoi pensieri più
inconfessabili e commentare le svolte della Storia – la serie offre
un ritratto originale, “pop”, a tratti pregno di umorismo nero,
dell’uomo che, pur avendo tradito ideali, persone e istituzioni,
pur essendosi macchiato di atti di violenza inaudita, fece
innamorare di sé l’Italia intera, diventandone l’incontrastato
Duce.
Si è tenuta questa sera il red
carpet di IDDU,
terzo film italiano in concorso all’all’81.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Ecco le
foto dei registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza accompagnati
dal cast Toni
Servillo, Elio
Germano, Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi,
Giuseppe Tantillo, Antonia Truppo, Tommaso Ragno.
In merito al film i registi hanno
commentato: “L’idea iniziale di questo film è nata dalla
lettura dei numerosi pizzini ritrovati nel corso della lunga
latitanza del capomafia Matteo Messina Denaro. Attraverso queste
insolite lettere, il boss gestiva la sua vita in clandestinità e i
suoi affari. I pizzini trascendevano però la funzione pratica di
comunicazione criminale e lasciavano emergere aspetti della sua
personalità e la natura del mondo tragico e ridicolo che intorno a
lui volteggiava spericolatamente. Traendo libera ispirazione dai
pizzini, Iddu racconta il carteggio fra Matteo, principe riluttante
di un mondo insensato, e Catello, maschera grottesca di solare
amoralità. Con Matteo e Catello ci immergiamo nel vuoto dentro il
quale un popolo sguazza come fosse un gran mare baciato dal sole e
dagli dei“.
La trama di IDDU
Sicilia, primi anni Duemila. Dopo
alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico di lungo
corso, ha perso tutto. Quando i Servizi segreti italiani gli
chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo
grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie
l’occasione per rimettersi in gioco. Uomo furbo dalle cento
maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in
menzogna e menzogna in verità, Catello dà vita a un unico quanto
improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto
emotivo cerca di approfittare. Un azzardo che con uno dei criminali
più ricercati al mondo comporta un certo rischio…
Lady Gaga, pseudonimo di
Stefani Joanne Angelina Germanotta, è da oltre un decennio a
questa parte una delle artiste pop in assoluto più importanti.
Attiva nei campi della musica, del cinema, della moda e
dell’attivismo, si è sempre distinta come una personalità
camaleontica, eccentrica, capace di dar vita ad accesi dibattiti
grazie alla sua sola presenza. Poche personalità dello spettacolo
possono vantare una simile popolarità e progetto dopo progetto Gaga
continua a dimostrare di saper attentamente scegliere in cosa
lasciarsi coinvolgere.
Ecco 10 cose che forse non
sai di Lady Gaga.
Lady Gaga e le sue canzoni, da
Poker Face a Bloody Mary
1. Poker Face, il
primo grande successo. Nel 2008 Gaga ha pubblicato il suo
album d’esordio The Fame, contenente il popolarissimo
brano Poker Face. Lanciato come secondo
singolo, questo ha vissuto successo inaspettato che è riuscito a
bissare quello del primo, raggiungendo la posizione numero uno
nelle classifiche mondiali di oltre venti Paesi e diventando il
secondo singolo della cantante a raggiungere la prima posizione
nella Billboard Hot 100. Il singolo è risultato il più venduto del
2009 con 9,8 milioni di copie vendute, contribuendo
all’affermazione della cantante.
2. Ha pubblicato sette album
e vinto numerosi Grammy. Ad oggi Gaga ha pubblicato un
totale di dieci album, di cui 7 in studio. Grazie a brani come
Bad Romance e Alejandro si è affermata nel mondo
della musica, consacrandosi poi grazie a brani come Shallow,
Always Remembre Us This Way, Million Reasons, Love for Sale o
la recente Hold My Hand. Gaga, intoltre, ha vinto ad oggi
ben 13 premi Grammy, tra i quali si annoverano quelli per Miglior
album dance per The Fame, Miglior performanca vocale
femminile pop per Bad Romance e Miglior canzone scritta
per media visuali per Shallow.
3. Una sua vecchia canzone è
stata ora pubblicata come singolo. Nel dicembre del 2022
il brano Bloody Mary, tratto dal secondo
album della Gaga, Born This Way del 2011, è stato
ripubblicato come singolo a seguito dell’enorme successo ottenuto
tramite la sua associazione alla danza che Jenna
Ortega fa nella serie Mercoledì.
Tale danza è poi stata replicata numerose altre volte, sempre
utilizzando il brano della Gaga, fino a quando lei stessa non si è
cimentata nella cosa. A distanza di oltre dieci anni, dunque,
questo suo brano è tornato sulla cresta dell’onda.
Lady Gaga: i suoi film e le serie
TV
4. Ha recitato in celebri
film. Nel 2013 Gaga debutta in un film per il cinema
recitando nel ruolo di La Camaleon in Machete Kills.
Successivamente ha interpretato sé stessa in Muppets 2 –
Ricercati (2014) e Bertha in Sin City – Una donna per cui
uccidere (2014), con Eva Green.
Torna al cinema nel 2018 come protagonista del film A Star Is Born, dove
recita accanto a Bradley Cooper.
Per la sua interpretazione, è stata candidata al premio Oscar come
Miglior attrice. Nel 2021 ha invece interpretato Patrizia Reggiani
in House of Gucci. Nel
2024 è invece in Joker: Folie à Deux, accanto a
Joaquin
Phoenix, nel ruolo di Harley Quinn.
5. Ha anche preso parte a
note serie. La prima comparsa di Gaga in una serie
televisiva risale al 2001, quando ha recitato nel nono episodio
della terza stagione di I Soprano. Ha in seguito
interpretato sé stessa nel decimo episodio della terza stagione di
Gossip Girl, mentre ha avuto poi un ruolo da protagonista
nella quinta stagione della serie American Horror Story,
Hotel, interpretando il ruolo di Elizabeth “La Contessa”
Johnson. Per tale ruolo ha poi vinto il Golden Globe come Miglior
attrice in una miniserie o film per la TV.
Lady Gaga agli Oscar per Til It
Happens to You,Shallow e Hold My Hand
6. È stata candidata
all’ambito premio e l’ha vinto in un’occasione. Nel 2016
Gaga ha ricevuto la sua prima nomination all’Oscar nella categoria
Miglior canzone originale per il brano Til It Happens
toYou, che è diventata la quinta canzone
tratta da un documentario nella storia a ricevere una candidatura
al premio. Nel 2019 è poi stata nuovamente candidata in tale
categoria per il brano Shallow, presente
nel film A Star Is Born. In
quell’occasione, Gaga ha poi vinto l’ambito premio. È infine
tornata agli Oscar nel 2023, candidata per il brano
Hold MyHand, presente nel film
Top Gun: Maverick.
Lady Gaga in A Star Is
Born
7. È rimasta particolarmente
segnata dal suo personaggio. Quello in A Star Is Born è stato il
primo ruolo da protagonista in un film per Lady Gaga. Lavorare al
personaggio di Ally è stata per lei un’esperienza particolarmente
intensa. Ha infatti affermato di essersi così affezionata al suo
personaggio durante le riprese, che ha dovuto tingersi i capelli di
biondo non appena il film è finito per lasciarla andare e non
vivere più nel suo ricordo. Ha anche dichiarato che nella vita
reale non assomiglia per niente a tale personaggio, in quanto molto
più ambiziosa di lei.
Lady Gaga è Harley Quinn in
Joker: Folie à Deux
8. È rimasta sempre nel
personaggio. Come Joaquin Phoenix in entrambi i film sul
Joker, Lady Gaga ha seguito un rigido metodo di
recitazione per la sua interpretazione. Ha insistito affinché il
cast e la troupe la chiamassero solo “Lee” durante le riprese. Il
direttore della fotografia di entrambi i film di Joker,
Lawrence Sher, ha dichiarato: “Non ho mai
incontrato la vera Lady Gaga sul set, non la conoscevo
affatto”.
Lady Gaga è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice e cantante è
presente sul social network Instagram, con un proprio profilo
verificato seguito da ben 57 milioni di persone e dove attualmente
si possono ritrovare oltre tremila post. Questi sono principalmente
immagini relative a suoi lavori da attrice o cantante, inerenti il
dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro
confronti. Ma vi sono anche post relativi alle sue attività legate
al mondo della moda. Ma non mancano anche curiosità, momenti di
svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora.
Lady Gaga: età e altezza
10. Lady Gaga è nata il 28
marzo del 1986 a New York, Stati Uniti. La cantante e
attrice è alta complessivamente 1,55 metri.
Joaquin Phoenix è
uno di quegli attori che sembrano già aver visto e assaporato il
bene e il male della vita. Occhi che hanno visto di tutto, così
profondi che sembrano raccontare da soli tutta la sua vita, la sua
gavetta e il suo passato turbolento. Quest’attore ha sempre
lavorato sodo per costruirsi una carriera solida e concreta,
apparendo in diversi ruoli iconici, ed è stato capace di
conquistarsi una massiccia parte di pubblico con il suo talento
unico. Ecco, allora, dieci cose da sapere su Joaquin
Phoenix.
2. Joaquin Phoenix è anche
doppiatore e produttore. Dopo tanti anni a lavorare con
attore, anche Joaquin Phoenix ha deciso di sperimentare diverse
strade, tra cui quella del doppiaggio e della produzione. L’attore,
infatti, ha prestato la propria voce per il film Koda, fratello
orso (2003), mentre ha partecipato alla produzione del
lungometraggio Joaquin Phoenix – Io sono qui!, dei
documentari I Am Dying (2015), CAMP: The
Documentary (2016), What the Health (2017), della
serie documentaria 4Real (2007) e del corto Across My
Land (2017).
Joaquin Phoenix è Joker
3. Per interpretare Joker,
Joaquin Pheonix ha perso diverso peso. È capitato molto
spesso di vedere molte trasformazioni fisiche da parte degli attori
per interpretare personaggi particolari e basta pensare solo a
Christian Bale e Matthew McConaughey per rendersene conto. Ma
da oggi, c’è un nome in più da aggiungere sulla lista ed è quello
di Joaquin Phoenix. L’attore, infatti, per poter interpretare
Joker nell’omonimo film, ha dovuto
perdere circa 23 chili, una cosa che si nota in particolare durante
le sue scene a torso nudo.
4. Joker: Folie a Deux è il
suo primo sequel. Dopo il successo di Joker è stato annunciato un sequel dal
titolo Joker: Folie a
Deux, dove Phoenix riprende il ruolo di
Arthur Fleck e Lady Gaga fa il
suo ingresso nel ruolo di Harley Quinn. Il film, è il primo sequel
nella carriera dell’attore, con Joker che è dunque il primo
personaggio da lui interpretato per più di una volta. Il film è
attualmente atteso in sala il 2 ottobre 2024 e come già riportato
includerà elementi musicali al proprio
interno.
Joaquin Phoenix è Napoleone Bonaparte in Napoleon
5. La sceneggiatura è stata
riscritta su di lui. Nel realizzare il film, Scott sapeva
sin da subito di voler affidare il ruolo a Phoenix. Ciò che non
aveva previsto, però, è quanto l’interpretazione dell’attore
potesse essere intensa. Proprio per far sì che il film si sposasse
meglio con la performance che Phoenix era pronto a dare nei panni
di Napoleone, si scelse di riscrivere buona parte della
sceneggiatura affinché si adattasse all’attore.
Joaquin Phoenix in Il gladiatore
6. Ha dovuto perdere
peso. Mentre guardava le riprese giornaliere di Il gladiatore, Sir Ridley Scott notò che Joaquin Phoenix stava
ingrassando. Ne parlò allora con il produttore, che andò da Phoenix
e gli disse: “Ridley dice che sei grasso”. Il giorno dopo, Phoenix,
in armatura completa, andò da Scott e gli disse: “Ho sentito che
sembro un piccolo criceto grasso. Ho pensato che fosse la cosa
giusta da fare. Sono l’imperatore di Roma, perché non dovrei
sembrare un po’ più dissoluto?”. Da quel momento Phoenix non mangiò
per settimane per dimagrire.
Joaquin Phoenix in Lei
7. Ha stretto un’amicizia
speciale sul set. In Lei, Phoenix interpreta Theodore Twombly, uomo
solitario che sviluppa una relazione sentimentale con
un’intelligenza artificiale autonominatasi Samantha. Sul set di
quel film, Amy Adams, che
interpretava lì la miglior amica di Theodore, ha raccontato che lo
sceneggiatore e regista Spike Jonze rinchiudeva
lei e Joaquin Phoenix in una stanza per un’ora o due ogni due
giorni e li costringeva a parlare tra loro. Jonze lo faceva per
permettere agli attori di conoscersi meglio e Adams attribuisce a
proprio a questo il merito della stretta amicizia nata tra lei e
Phoenix.
Joaquin Phoenix, Rooney Mara e il
figlio
8. Joaquin Phoenix ha un
figlio con Rooney Mara. Se negli ultimi anni Joaquin
Phoenix ha vissuto un periodo del tutto sereno, la risposta è solo
una: Rooney Mara. Pare che i due abbiano iniziato a
frequentarsi dalla fine del 2016 e che si siano completamente
innamorati sul set del film Maria Maddalena, anche se si
conoscono da molti anni e avevano già condiviso il set del film
Lei. Nel 2020 nasce il loro primo figlio,
River, chiamato così in onore del fratello
maggiore di Joaquin, morto per overdose nel 1993 a 23 anni. Nel
giugno del 2024, invece, è nato il loro secondo figlio.
Joaquin Phoenix e gli Oscar
9. Ha vinto l’ambito
premio. Nel corso della sua carriera Phoenix è stato
candidato per quattro volte al premio Oscar. Prima come Miglior
attore non protagonista per il Il gladiatore e poi come
Miglior attore per Quando l’amore brucia l’anima, The
Master e Joker. Grazie a quest’ultimo film ha poi vinto
l’ambito premio. Il suo discorso, una volta salito a ritirare la
statuetta sul palco, si è però concentrato non tanto su vari
ringraziamenti quanto sul far riflettere riguardo tematiche legate
ai diritti degli animali, che notoriamente l’attore ha molto a
cuore.
Joaquin Phoenix: età, altezza e
fisico
10. Joaquin Phoenix è nato
il 28 ottobre del 1974 a San Juan, Porto Rico. La sua
altezza è di 173 centimetri e il suo peso è di circa 70 chili.
La serie animata Creature
Commandos ha fissato la sua data di debutto su Max e
ciò avverrà il 5 dicembre. I nuovi episodi saranno
trasmessi ogni giovedì, con la prima stagione composta da sette
episodi, andando dunque a concludersi il 16 gennaio. Secondo il
titolo ufficiale, la serie “segue una squadra segreta di mostri
incarcerati e reclutati per missioni ritenute troppo pericolose per
gli esseri umani. Quando tutto il resto fallisce… sono la vostra
ultima, peggiore opzione”.
La serie animata Creature
Commandos, composta da 7 episodi, sarà trasmessa in
streaming su Max e avrà come protagonisti David Harbour nel ruolo di Eric
Frankenstein/Mostro di Frankenstein, Indira Varma
nel ruolo della Sposa, Maria Bakalova di Guardiani della Galassia
Vol. 3 nel ruolo della Principessa Ilana Rostovic, Zoe
Chao nel ruolo della Dott.ssa Nina Mazursky, Alan Tudyk nel ruolo del Dottor Phosphorus,
Sean Gunn nel ruolo di Weasel e Frank Grillo nel ruolo di Rick Flag
Senior.
Steve Agee
riprenderà il suo ruolo di Peacemaker, John Economos. È prevista
anche la partecipazione di Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller.
Recentemente James Gunn ha rivelato di considerare La sposa
di Indira Varma come il personaggio principale
della serie. Ha anche aggiunto che non sta dirigendo alcun
episodio, ma ha diretto le sessioni di registrazione di ciascun
attore.
“La nuova serie riprende
direttamente dopo il finale della prima stagione di Peacemaker, che
lascia la Waller con le mani legate dal punto di vista operativo,
il che significa che non è più in grado di farla franca mettendo in
gioco vite umane per portare a termine le sue missioni clandestine
e moralmente discutibili. Al contrario, recluta una banda di
disadattati, non diversamente dalla Suicide Squad e da Peacemaker“, ha
rivelato Gunn.
Aggiunge che i protagonisti di
Creature
Commandos “sono dei veri e propri mostri, e
non vedo l’ora di farveli conoscere. Creare questa serie è stata
una delle gioie assolute della mia vita“.
Cosa vuol dire essere genitori? E
cosa essere figli? Occorre essere legati dallo stesso sangue per
poter ricopre uno di questi ruoli? Da sempre ci si interroga su
questi dilemmi e in molteplici occasioni registi provenienti da
ogni parte del mondo hanno cercato di rispondere a questi quesiti,
come ad esempio il giapponese Kore’eda Hirokazu
con film come Un affare di famiglia e Broker – Le buone stelle. Un altro film che ha
riflettuto su tali tematiche è però I
figli degli altri (qui
la recensione).
Diretto nel 2022 da Rebecca
Zlotowski (regista nota anche per Planetarium
e Un estate con Sofia), il film racconta proprio di una
donna in cerca di figlio, come se ciò fosse indispensabile per
poter essere madre. Il suo percorso in I figli
degli altri sarà dunque proprio quello di scoprire il
significato di tale ruolo attraverso un percorso accidentato e
proprio per questo ricco di maggiori insegnamenti. Un film dunque
molto toccante, che affronta tematiche sempre attuali e su cui c’è
ancora troppa divisione.
Per chi è in cerca di un film che
spinga dunque verso un certo tipo di riflessioni, è questo un film
decisamente da non perdere. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a I
figli degli altri. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di I figli degli altri
Il film racconta la storia di
Rachel, una donna di 40 anni, senza figli e
innamorata della sua vita, condita dai suoi studenti, dai suoi
amici e dalle lezioni di chitarra. Quando conosce
Ali, si innamora di lui, ma l’uomo ha già una
figlia di 4 anni, Leila. Sin da subito Rachel
stringe un forte legame con la bambina e la tratta come se fosse
propria, pur sapendo che il suo rapporto con lei potrebbe
interrompersi in qualunque momento o essere compromesso da
Alice, la vera madre di Leila. Nasce quindi in
Rachel il desiderio di un figlio proprio accompagnato da una
profonda rabbia.
Il cast del film
Ad interpretare la protagonista,
Rachel, vi è l’attrice Virginie Efira.
Inizialmente conduttrice televisiva, Efira si è poi dedicata alla
recitazione, prendendo parte a film come Un amore all’altezza, dove recita accanto a Jean Dujardin, Tutti gli uomini di
Victoria e Benedetta. Accanto a lei, nel ruolo del
compagno Ali vi è l’attore RoschdyZem, visto anche in L’innocente
di Louis Garrel, mentre Callie
Ferreira-Gonçalves interpreta Leila, la bambina con
cui Rachel stringe un forte legame.
L’altro celebre nome nel cast
di I figli
degli altri è quello di Chiara
Mastroianni, figlia dei celebri Marcello
Mastroianni e Catherine Deneuve, vista in
film come L’hotel
degli amori smarriti,
La ragazza con il braccialetto e Marcello mio. In questo film, interpreta Alice.
Completano il cast Yamée Couture nel ruolo di
Louana, sorella di Rachel, Michel
Zlotowski in quelli del padre di Rachel e
Victor Lefebvre in quello di Dylan, studente
di Rachel. Nel film compare anche il celebre regista
Frederick Wiseman nel ruolo del dott.
Wiseman.
Il finale di I figli degli altri: cosa accade
a Rachel?
Nel corso del film, dunque, Rachel
desidera avere un figlio con Ali, ma il suo ginecologo la avverte
che non le resta molto tempo. Investe così molto nella relazione
con Leila, andando a prenderla ogni due settimane dalla sua lezione
di judo. Incontra anche Alice, con la quale ha un rapporto
cordiale. Tuttavia, a mandarla ulteriormente in crisi arriva
Louanna, la sua sorella minore, la quale rivela di essere rimasta
incinta per caso. Di fronte a questa notizia Rachel cerca di dare
il suo supporto e incoraggiamento.
Dentro di sé, però, diventa
gradualmente sempre più amareggiata, chiedendosi inoltre se è
destinata a rimanere una “comparsa” nella vita di Leila. Il figlio
che desiderava con Ali sembra destinato a non arrivare e quando
l’uomo le rivela improvvisamente che Alice gli ha chiesto di
tornare insieme a lei e che sta dunque mettendo fine alla loro
relazione anche se la ama, Rachel si vede costretta a prendere le
distanze anche da Leila. La nascita del figlio di Louanna,
tuttavia, le offre l’opportunità di tornare ad avere una relazione
con un figlio, seppur di un altro.
Qualche anno dopo, tuttavia, Rachel
rivede per caso Dylan, un alunno in difficoltà a
cui si era dedicata molto nel tentativo di aiutarlo a costruirsi un
futuro. Ritrovandolo, scopre che ha trovato la sua vocazione nel
mondo della ristorazione, dove oram lavora come capo cameriere.
Dylan, quindi, la ringrazia per aver creduto in lui. Da questo
inaspettato incontro Rachel comprende l’importanza del ruolo che ha
svolto per lui e forse per altri studenti ancora. I figli
degli altri diffonde così il messaggio che non bisogna
necessariamente essere legati da un rapporto di sangue per poter
essere figli e genitori.
Il trailer di I figli degli
altri e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di I
figli degli altri grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 5
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Ci sono pochi dubbi, tra spettatori
e critici cinematografici, sul fatto che The
Witch (qui la recensione) sia uno dei
migliori film horror degli ultimi anni. Questo film del 2015
diretto da Robert Eggers (oggi
noto per aver diretto anche The Lighthouse e
The Northman),
appartenente al cosiddetto folk horror, include appunto
elementi folkloristici attraverso cui evocare paure primordiali,
strutturandosi in particolare attorno a temi come la potenza della
natura, la fede religiosa e la lotta eterna tra forze del bene e
forze del male. Anche per tali caratteristiche, The
Witch è oggi indicato come uno dei principali
esponenti dell’elevated horror.
L’idea per questo film nasce
dall’attrazione che Eggers prova sin da bambino nei confronti della
figura della strega. Reduce dal cortometraggi come Hansel and
Gretel, The Tell-Tale Heart e Brothers, egli
desiderava dar vita per il suo primo lungometraggio proprio un
racconto incentrato sulle streghe, per come esse venivano intese
secondo la concezione cristiana. Pur muovendosi nel genere horror,
Eggers si è impegnato per conferire al film uno stile molto
personale, caratterizzato da una grande accuratezza storica, la
volontà di giocare con le luci e le ombre e la capacità di evocare
la paura attraverso gli ambienti e l’atmosfera.
Il successo è stato da subito
straordinario, ponendo Eggers sotto le attenzioni di critica e
pubblico. A distanza di qualche anno dalla sua uscita, The
Witch è ancora un film insuperato e memorabile,
esempio perfetto di un cinema horror d’autore che si distingue
all’interno del proprio genere di riferimento. In questo articolo
alcune curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura
sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il titolo nel proprio catalogo.
Il film racconta di
William, un uomo che viene allontanato dalla
comunità in cui vive per via dell’estrema rigidità con cui applica
gli insegnamenti di Dio. Convinto di essere nel giusto, egli decide
di trasferirsi con la moglie Katherine e i suoi
cinque figli ai margini di un bosco disabitato, optando per
l’autosostentamento e una vita umile. L’equilibrio ritrovato viene
però ben presto spezzato da un fatto sconvolgente: il figlio più
piccolo scompare misteriosamente nel nulla. Da questo momento
strani fatti iniziano ad accadere, portando la famiglia a
convincersi che delle forze maligne aleggino su di loro e che
Thomasin, la primogenita, sia in realtà una
malvagia strega.
Protagonista del film nei panni di
Thomasin è l’attrice Anya
Taylor-Joy, qui al suo film di debutto. Eggers ha
raccontato di essere rimasto particolarmente colpito dal suo volto
e dalla sua presenza scenica, ritenendola perfetta sia per
incarnare un personaggio di quell’epoca sia per contribuire alla
sua ambiguità. Nei panni del capofamiglia William vi è invece
l’attore Ralph Ineson, celebre per le serie
Il Trono di Spade, dove ha interpretato
Dagmer nella seconda stagione. L’attrice Kate
Dickie, anche lei vista in Il Trono di Spade con
il ruolo di Lysa Tully Arryn, interpreta qui Katherine, moglie di
William. Completano il cast Harvey Scrimshaw,
Ellie Grainger e Lucas Dawson nei
panni dei figli Caleb, Mercy e Jonas.
La spiegazione del finale
Nel corso del film, i genitori di
Thomasin e i fratelli rimasti incolpano la ragazza delle disgrazie
e minacciano di processarla per stregoneria quando torneranno in
città. Naturalmente, Thomasin nega le loro accuse; è sconvolta
dagli orrori che si sono abbattuti sulla loro famiglia proprio come
i suoi genitori. Rapidamente, la famiglia si sgretola quando
avvengono ulteriori disgrazie: la stalla viene distrutta, il
bestiame viene ucciso, William viene ucciso da una delle sue capre
e gli altri fratelli di Thomasin vengono attaccati dalla strega. Ma
in tutto questo, Katherine continua a scaricare la colpa sulle
spalle della figlia.
Thomasin è l’unica figlia rimasta e
la più facile da incolpare. Deve essere lei, giusto? Inghiottita
dal dolore, Katherine attacca la figlia in un ultimo disperato
tentativo di liberarsi della piaga sulla loro famiglia. Thomasin
riesce però a respingerla e a malincuore la uccide per legittima
difesa, rimanendo così l’ultimo membro della sua famiglia ancora in
vita. Thomasin è ormai certa che qualche forza strana e malevola
stia portando scompiglio nel suo mondo e ordina alla capra nera
della sua famiglia di parlarle come ha fatto con i suoi
fratelli.
Con sua grande sorpresa, la capra
risponde e le chiede se vuole “vivere in modo delizioso”,
tentandola con i vizi e i lussi che le sono stati nascosti durante
i mesi di dura vita nella fattoria: cibo e libertà e molto, molto
altro. Tutto ciò che deve fare è togliersi i vestiti e firmare il
suo nome nel libro del diavolo, dando volontariamente la sua anima.
Dopo tutto quello che ha passato, tutte le morti e le tragedie, la
corruzione della sua famiglia e della sua innocenza, Thomasin è
finalmente pronta a cedere alle forze oscure che è stata accusata
di aver evocato.
Si addentra così nella foresta dove
trova non una sola strega, ma un’intera congrega che partecipa a un
rituale e danza intorno a un falò infuocato. Thomasin è confusa
quando iniziano a levitare, ma un senso di giubilo cresce dentro di
lei quando anche lei inizia a sollevarsi sopra gli alberi, nella
notte. In conclusione, dunque, nonostante i suoi sforzi, Thomasin
non riesce a sconfiggere le accuse di stregoneria e non avendo
altro a cui rivolgersi, alla fine abbraccia questo ruolo che le è
stato ingiustamente imposto, spinta sistematicamente a consegnare
la sua anima al diavolo.
Ha fatto del suo meglio per aiutare
la sua famiglia a sopravvivere, solo per essere tormentata dai
fratelli, sbugiardata dal padre e svergognata dalla madre. I suoi
stessi genitori preferirebbero mandarla a vivere con un’altra
famiglia piuttosto che tenerla con sé, ritenendo che la sua
presenza sia la radice dei loro problemi. La fede in Dio ha portato
a Thomasin e alla sua famiglia solo dolore e tormento, di cui
Thomasin stessa si è fatta carico. Quando tutto è perduto, trova un
barlume di speranza in Black Phillip, che chiede così poco ma offre
così tanto. Perché non dovrebbe unirsi a lui?
A livello tematico, dunque, il film
ruota attorno ad un forte conflitto di natura psicologica che si
sviluppa nel personaggio di Thomasin. La ragazza è divisa tra la
vita in una repressiva e patriarcale famiglia puritana e il
desiderio di dar sfogo ai suoi istinti più primordiali,
caratterizzati dalla brama di indipendenza, dalla sessualità e
dalla ricerca del potere. Nei momenti finali del film, quando
vediamo Thomasin sollevarsi sopra gli alberi, il suo volto è dunque
un caleidoscopio di emozioni: orrore ed esultanza, eccitazione e
paura.
Sebbene possa temere ciò che accadrà
nella sua nuova vita, è finalmente libera. Libera dalle accuse
della sua famiglia, dall’affidarsi a una fede cieca ricevendo in
cambio solo infelicità e dalla repressione religiosa e sessuale a
cui l’ha costretta il suo stile di vita puritano. Ironicamente,
trova la liberazione proprio in ciò che suo padre e la sua
religione le avevano insegnato a temere per tutta la vita: la
dannazione. Il film ruota dunque intorno a queste due forze
opposte, mostrando i modi in cui attraggono a sé l’essere umano. La
figura della strega, demonizzata dai cristiani, va dunque a
rappresentare quella libertà spirituale e fisica che la
protagonista ricerca.
Il trailer di The
Witch e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di The
Witch grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 5 settembre alle ore
21:15 sul canale Italia 2.
Prima che Tom Cruise e il regista Joseph
Kosinski unissero i loro sforzi per svettare sullo schermo
e al botteghino con Top
Gun: Maverick, i due hanno collaborato a
Oblivion (qui
la recensione). Il film di
fantascienza del 2013 racconta la storia della Terra dopo
un’invasione aliena, quando il pianeta è in gran parte inabitabile
a causa delle armi nucleari che l’umanità ha usato per sconfiggere
gli invasori extraterrestri. O almeno, questo è ciò che ci viene
detto all’inizio. Circa 60 anni dopo, la maggior parte dei
sopravvissuti della Terra vive su un enorme satellite nello spazio
chiamato Tet.
Le poche persone rimaste sulla
Terra, come Jack (Tom
Cruise) e Victoria (Andrea
Riseborough), contribuiscono allo sforzo di trasferire
l’umanità in una nuova casa sulla più grande delle lune di Saturno,
Titano. Per farlo, riparano i droni che perlustrano la superficie
del pianeta e tengono d’occhio gli Scav – gli ultimi alieni rimasti
sulla superficie – per proteggere le piattaforme idroelettriche che
prelevano le ultime risorse della Terra per il viaggio
dell’umanità.
Le cose, però, non sono come
sembrano. Jack lotta con sogni vividi che sembrano ricordi e un
senso di esaurimento che non riesce a superare. Si rifugia spesso
in una baita in riva al lago, in una zona del suo settore in
qualche modo del tutto priva delle distruzioni della guerra. Quando
dal cielo cade una navicella contenente diverse persone, tra cui la
donna dei suoi sogni, diventa evidente che ciò che Jack “sa” della
sua vita non è del tutto vero. Ecco tutto quello che c’è da sapere
sul finale di “Oblivion”.
Gli Scav dominano gran parte
dell’attenzione di Jack e Victoria in “Oblivion”. All’inizio,
apprendiamo che queste figure nere incappucciate sono gli ultimi
resti dell’invasione aliena. Mentre l’umanità ha trionfato su di
loro, questi malvagi intrusi continuano a combattere. Ogni loro
azione sembra diretta a interrompere il piano per salvare le
risorse della Terra e partire per Titano. Sfortunatamente, gli
spettatori – insieme a Victoria e Jack – sono stati ingannati.
Gli Scav sono dei sopravvissuti.
Questo è vero. Tuttavia, non sono sopravvissuti alieni. Sono esseri
umani. Guidato da Beech (Morgan
Freeman), questo gruppo sta effettivamente cercando di
far deragliare la missione che Jack, Victoria e i droni hanno
cercato di proteggere e mantenere. Inutile dire, però, che questi
“Scav” non lo fanno per danneggiare l’umanità. Piuttosto, stanno
cercando di salvarla.
Nonostante la linea ufficiale che
Jack e Victoria hanno ricevuto fin dall’inizio del film, ed
evidentemente per anni prima, l’umanità non ha trionfato sugli
invasori extraterrestri. Non ci sono alieni in fuga sulla Terra. Ci
sono solo persone disperate che lottano per sopravvivere. E per
anni Jack e Victoria hanno contribuito alla sempre più probabile
estinzione della loro specie, mentre il vero nemico si nascondeva
in bella vista.
Il Tet non è quello che sembra
Ancora una volta, ciò che sembra
essere vero all’inizio di Oblivion si rivela una
vera e propria menzogna quando si parla del Tet. All’inizio del
film, al pubblico viene detto che il Tet è una gigantesca stazione
spaziale in orbita sopra il pianeta. Dopo le devastazioni della
guerra, è il luogo in cui l’umanità si è riunita per sfuggire alla
Terra morente e prepararsi al viaggio verso Titano. È per questo
che Jack e Victoria sono rimasti indietro: per assicurarsi che la
Terra sia adeguatamente minata e che gli abitanti del satellite
possano continuare la loro vita in relativa sicurezza fino al
momento della partenza.
L’idea che il Tet sia un satellite
pieno di persone è esatta, ma non è quello che si pensa. In realtà,
il Tet stesso è la forza d’invasione che ha distrutto la luna e ha
mosso guerra alla Terra. Gli alieni, come si scopre, non sono
umanoidi. Non sono nemmeno organismi come li intendiamo noi.
Piuttosto, l’unico vero nemico alieno è una vasta intelligenza
artificiale aliena ospitata all’interno del Tet. Essa intende
utilizzare le piattaforme idroelettriche per privare la Terra delle
risorse necessarie ad alimentarsi per gli anni a venire, ma
l’intelligenza artificiale non è l’unico essere presente sul
satellite.
Le coppie
Ci sono persone nel Tet, ma non sono
gli ultimi membri dell’umanità. Come già detto, sulla Terra
esistono dei sopravvissuti umani che lottano per resistere alle
dure condizioni e alle mire del Tet attraverso Jack e Victoria. Le
persone sul satellite sono solo altri Jack e Victoria, una schiera
di cloni che l’IA extraterrestre ha a disposizione per inviare
sulla Terra e continuare il lavoro di sminamento del pianeta.
I Jack e le Vika che il pubblico
incontra non sono che una coppia di tanti sulla Terra. Il Tet ha
diviso la Terra in settori, ciascuno pattugliato da una coppia di
cloni di Jack e Victoria. Anche le parti del pianeta che si suppone
siano radioattive sono bugie, un modo per evitare che un Jack ne
incontri un altro mentre è di pattuglia. Etichettando le aree come
pericolose e proibite, il Tet riesce a limitare le attività di Jack
nonostante la sua curiosità. Almeno per un po’.
I Jack e le Victoria sul satellite
sono dei backup. Se un sopravvissuto umano è fortunato e uccide un
Jack, un altro lo sostituirà il giorno dopo. Allo stesso modo, se
dovesse verificarsi un incidente e il crollo di una torre uccidesse
una Victoria, una nuova Vika verrebbe installata in una torre
ricostruita il prima possibile.
Salvare la Terra
Sebbene la Terra di
Oblivion sia stata effettivamente devastata dalla
guerra e il suo ambiente sia stato permanentemente alterato dalla
distruzione della Luna, si scopre che ciò che Jack e Victoria
credevano inizialmente sullo stato devastato del pianeta era una
bugia raccontata loro ripetutamente dall’IA extraterrestre.
In realtà, la vittoria del Tet
sull’umanità è stata così rapida e totale che i governi mondiali
non sono mai riusciti a rivolgere il loro arsenale nucleare contro
gli invasori. Come già detto, le presunte zone irradiate erano solo
un mezzo per dividere artificialmente il pianeta tra le coppie Jack
e Vika. Tra la devastazione ambientale causata dalla distruzione
della luna e un esercito di droni e cloni di Jack e Vika, la Terra
non ha mai avuto molte possibilità.
Il futuro della razza umana,
infatti, non è in orbita attorno a Saturno. Non c’è nessuna colonia
in attesa su Titano. Sebbene l’invasione abbia alterato la Terra e
reso il pianeta molto meno ospitale di prima, è ancora in grado di
sostenere la vita. Questo se si impedisce al Tet di prosciugare il
pianeta dalle risorse.
L’equipaggio della NASA
Nel 2017, un equipaggio della NASA è
partito dalla Terra per una missione esplorativa verso la luna più
grande di Saturno, Titano. L’astronave era la Odyssey e la squadra
era pronta a spingersi nello spazio come mai nessuna missione con
equipaggio umano era riuscita a fare. Della squadra facevano parte
il comandante della missione Jack, la sua copilota Victoria e il
membro dell’equipaggio Julia (Olga
Kurylenko), che era anche la moglie di Jack.
Purtroppo, le cose non sono andate come previsto.
Da qualche parte sulla strada per
Titano, la squadra della Odyssey incontrò il Tet. Considerandolo
ostile, Jack e Victoria hanno scaraventato il resto
dell’equipaggio, ancora in ibernazione, in capsule di salvataggio,
rispedendoli sulla Terra. Nel frattempo, Jack e Victoria non
avevano altra scelta che rimanere ai comandi dell’unità di comando
mentre il Tet li attirava a sé. Non si sa quanto siano vissuti i
Jack e Vika originali dopo la cattura, ma hanno fornito abbastanza
materiale genetico per creare un letale esercito di cloni.
Costruire una bugia
Mentre l’astronave di salvataggio
della Odyssey si dirigeva verso la Terra, il Tet clonava un vero e
proprio esercito di Jack. Con l’aiuto di alcuni droni super
avanzati, questa ondata infinita di soldati a cui è stato fatto il
lavaggio del cervello ha invaso il pianeta in tempi record.
Nonostante la considerevole forza lavoro e la tecnologia della
Terra, il Tet non fu all’altezza e l’umanità cadde a tempo di
record.
Dopo di che, i Jack vennero
reimpiegati come guardie. L’IA mentì loro su chi fossero e su cosa
fosse successo sulla Terra. Gli fu detto che la loro memoria doveva
essere occasionalmente cancellata per spiegare la loro mancanza di
storia e gli strani sogni che spesso condividevano.
Successivamente, i cloni di Victoria si unirono ai Jack per creare
delle squadre. I Jack e i Vikas sono diventati collaboratori, amici
e amanti allo stesso tempo: l’ultima speranza dell’umanità di
proteggere il proprio futuro, o almeno così è stato detto loro.
Infine, furono inviati dei droni per aiutare ogni coppia a
eliminare gli “Scav”, in modo che i cloni non scoprissero mai che
in realtà stavano dando la caccia agli umani. Non restava che
aspettare che il Tet esaurisse tutte le risorse della Terra.
La donna dei sogni di Jack
Sia a Jack che a Victoria viene
detto che ricevono periodicamente una cancellazione della memoria
per il loro bene. Tuttavia, Jack fa sogni vividi che non sembrano
provenire da un precedente turno di servizio. Vede invece una Terra
pre-invasione, una New York brulicante di vita e una donna che non
ha mai conosciuto. Questo fino a quando lei non cade dal cielo.
Più di 60 anni dopo essere entrata
in ibernazione ed essere stata respinta sulla Terra, la capsula di
salvataggio dell’Odyssey finalmente atterra. Nonostante i tentativi
del Tet di bloccare il radiofaro – a Jack viene detto all’inizio
del film che il radiofaro cerca di chiamare i rinforzi alieni – i
sopravvissuti umani “Scav” riescono a trasmettere il segnale
abbastanza a lungo da riportare a casa la capsula di
salvataggio.
Il nostro protagonista, un clone di
Jack chiamato Tech 49, vede il velivolo precipitare e lo insegue.
Quando arriva, trova diverse capsule a forma di bara piene di
persone – addormentate, ma vive. Ne libera una, una donna che
assomiglia in modo inquietante alla donna dei suoi sogni. Si tratta
di Julia, moglie del Jack originale e persona che alla fine sveglia
Tech 49 alla realtà di ciò che sta accadendo.
Purtroppo, prima che Jack possa
svegliare il resto dei sopravvissuti, un drone arriva e apre il
fuoco. Nonostante sia il custode dei droni, Jack non riesce a
fermarli. Salva Julia, ma l’attacco provoca la morte del resto
dell’equipaggio degli astronauti della NASA.
Il piano di Beech
Per un po’, il comportamento
insolito di Tech 49 Jack e i suoi viaggi nella sua eclettica cabina
non sembrano essere stati registrati dal Tet, e se Victoria è
preoccupata, non lo dice. A ogni controllo, sostiene che lei e Jack
rimangono una squadra efficiente. Qualcuno che se ne accorge, però,
è un uomo di nome Beech.
Il leader dei sopravvissuti umani (o
“Scav”) nel settore della Tech 49 osserva il clone abbastanza a
lungo da capire che c’è qualcosa di strano in lui. In sostanza,
Beech si rende conto prima di 49, o di chiunque altro, che il clone
è in qualche modo più connesso al suo passato di quanto sarebbe
possibile. Il viaggio del Tech 49 alla baita sul lago non ha forse
rivelato che stava vivendo i ricordi del Jack originale, ma è
abbastanza insolito perché Beech se ne accorga.
In seguito a questi strani viaggi,
Beech ipotizza che Jack possa essere “risvegliato”. Può scoprire la
verità su ciò che è accaduto alla Terra, su chi è e su ciò che gli
è stato chiesto di fare. Quando Tech 49 finalmente si risveglia, è
Beech a riempire gli spazi vuoti su come gli alieni hanno usato
Jack per portare la gente quasi all’estinzione. È anche Beech a
proporre il piano per distruggere definitivamente il Tet
utilizzando una bomba che solo Jack può completare.
Il ruolo di Victoria
Mentre Jack si occupa di gran parte
del lavoro pratico richiesto dal Tet, Victoria è il suo occhio nel
cielo, aiutandolo a dirigere i droni disabilitati. Inoltre,
comunica con “Sally” (Melissa Leo), il loro
presunto contatto per il controllo della missione sul Tet. Come
Jack, Vika è consapevole del fatto che i droni vengono eliminati
ogni mezzo decennio e, all’inizio del film, sembra essere d’accordo
con questa disposizione. Sembra anche che si renda conto, forse
anche prima di Jack, che le cose non sono esattamente come sembrano
sulla Terra. Tuttavia, a differenza di Jack, si sente fortemente
motivata a mantenere lo status quo e il loro accordo nonostante
questa consapevolezza. Di conseguenza, mentre la scoperta di Julia
crea in Jack il desiderio di saperne di più, Victoria raddoppia il
suo impegno nella missione.
Sebbene il film non ci offra mai la
stessa comprensione della mente di Victoria rispetto a quella di
Jack, l’implicazione sembra essere che mentre i problemi di
clonazione rendono Jack eccessivamente curioso, hanno reso Victoria
eccessivamente leale. Di conseguenza, Victoria nasconde a Sally e
al Tet le sue preoccupazioni su Jack fino a quando non deve
assolutamente rivelarle. Questo le costa la vita, ma garantisce che
Tech 49 e Julia possano sfuggire all’attacco dei droni. Anche 60
anni nel futuro e innumerevoli cloni dopo, Victoria non riesce
evidentemente a smettere di essere il braccio destro di Jack, il
suo copilota in pericolo fino alla fine.
Julia completa il puzzle
Julia, la moglie del Jack originale,
faceva parte della missione che ha incontrato per la prima volta il
Tet nello spazio. Dopo essere stata messa nella capsula d’emergenza
insieme a molti dei suoi compagni di equipaggio, viene lanciata
verso la Terra e lasciata in ibernazione. Il viaggio dura 60 anni,
ma alla fine atterra sul pianeta. Il suo arrivo e le successive
rivelazioni sulla sua vita con Jack mettono finalmente in contatto
il Tech 49 con i ricordi dell’originale – l’inconscio collettivo di
Jack, per così dire.
Quando lei e il Tech 49 si imbattono
in un altro Jack, il Tech 52, la lotta tra i Jack si conclude con
un colpo di pistola. Per aiutarla, Tech 49 la porta nel suo rifugio
segreto per curarle le ferite. Lì, i due sperimentano il
riaccendersi di vecchie passioni. Il loro legame si consolida
completamente e il Tech 49 inizia a comportarsi come il Jack
originale di 60 anni prima. Sebbene sfugga a una spiegazione
scientifica, il legame con il Tech 49 sembra trasformarlo
completamente nel Jack originale in termini di ricordi, personalità
e impegno verso l’umanità.
La verità su Sally
Il contatto della missione di Jack e
Victoria sul Tet, Sally, si rivela alla fine nient’altro che una
sfaccettatura dell’IA. È una falsa facciata umana, un altro modo
per impedire a Jack e Vikas di conoscere la verità sul passato, sul
presente e sul vero scopo della loro missione.
La decisione dell’IA aliena di usare
Sally suggerisce che è consapevole dei problemi metafisici del
processo di clonazione umana. Sebbene il Tet non sia consapevole
della rigenerazione dei ricordi del Jack pre-clone che Tech 49
sviluppa in qualche modo, l’IA sembra capire che i legami
precedenti si trasmettono evidentemente ai cloni. Pertanto, la
presenza aliena sceglie Sally, l’operatore di controllo della
missione sulla Terra per l’Odyssey, come maschera.
Per quanto riguarda il motivo per
cui Sally appare solo come ologramma invece che come clone, ci sono
diverse ragioni. In primo luogo, Jack e Victoria erano sulla
Odyssey quando è stata presa dal Tet. Sally era sulla Terra, quindi
non c’era un corpo da clonare. In secondo luogo, un altro clone
aumenterebbe il rischio di esposizione, soprattutto un clone che
deve trasmettere dallo spazio. Perché preoccuparsi di questo
rischio? Infine, c’è la questione dell’efficienza. Un ologramma
permette al Tet di trasmettere dal cielo, fornisce il volto
familiare necessario per manipolare le coppie e non crea alcun
rischio di scoperta.
Sconfiggere definitivamente gli
alieni
Con Tech 49 che torna a essere il
vero Jack, lui e Julia si uniscono a Beech e agli altri Scav.
Purtroppo, prima di morire, Victoria rivela il ritorno di Julia al
Tet, rendendola un bersaglio. Tuttavia, questo dà agli umani
sopravvissuti il primo vero mezzo per raggiungere il Tet dopo 60
anni. Fingendo di rimanere un soldato fedele, il tecnico 49 accetta
di trasportare Julia al Tet. Ansiosa di eliminare la minaccia che
rappresenta, l’IA accetta prontamente.
Quando la capsula di ibernazione di
Jack e Julia viene portata sul Tet, l’IA si trova ad affrontare una
situazione molto diversa dal previsto. Innanzitutto, Julia non si
trova da nessuna parte. Al suo posto, Jack ha portato a bordo
Beech. In secondo luogo, non sono arrivati a mani vuote. Al
contrario, hanno una bomba. Prima che l’IA possa fermarli, il
tecnico 49 e Beech fanno esplodere il dispositivo, sacrificandosi.
L’esplosione che ne deriva innesca una reazione a catena che
distrugge completamente il Tet e i numerosi cloni di Jack e
Victoria a bordo. Finalmente, 60 anni dopo l’inizio della guerra
sulla Terra, l’umanità ha finalmente, veramente, vinto.
Tecnologia 52
Dopo essersi reso conto in modo
scioccante di non essere l’unico Jack sulla Terra quando il suo
clone Tech 49 ha invaso il suo settore e lo ha messo fuori
combattimento, Tech 52 sembra vivere una rivelazione simile.
Sebbene gli spettatori non vedano Tech 52 dal momento in cui il suo
clone lo batte fino alla fine del film, le ultime parole del
personaggio chiariscono che anche lui ha attinto ai ricordi del
Jack originale.
Ancora più interessante è il
suggerimento che egli abbia accesso anche ai ricordi unici del Tech
49. Questi ricordi aiutano questa versione di Jack a realizzare il
suo sogno. Questi ricordi aiutano questa versione di Jack a
raggiungere la baita sul lago, un luogo in cui non era mai stato
prima. Come spiega, “lo conosco. Io sono lui”.
Il Tech 52 impiega ancora tre anni
per dare un senso a questi nuovi ricordi condivisi, ma alla fine lo
guidano fino alla porta d’ingresso della baita e a Julia. Dato che
il Tech 52 possiede sia i ricordi del Jack originale che quelli del
Tech 49, le scene finali suggeriscono che ora diventerà il partner
di Julia. In sostanza, è l’ibrido perfetto di entrambi i suoi amori
perduti.
La decisione di Tech 49 di
sacrificarsi e salvare Julia non salva solo la vita di
quest’ultima, ma anche quella del figlio che porta in grembo, il
primo umano nato su una Terra libera dal Tet dopo 60 anni. Tre anni
dopo, Julia è diventata il capo della crescente comunità di
sopravvissuti che iniziano ad arrivare al lago, uno dei luoghi
della Terra non toccati dalla guerra e dai cambiamenti ambientali
provocati dalla distruzione della Luna. Sebbene solo una parte
dell’umanità sia sopravvissuta all’invasione e ai 60 anni
successivi, molti di loro arrivano al lago di Julia cercando di
ricostruire la loro comunità. Dato che il Tet ha diviso il mondo in
settori, sembra anche probabile che queste comunità in evoluzione
si stiano formando in tutto il mondo.
Può essere scomodo e lento.
Potrebbero volerci generazioni. Ma la fine di “Oblivion” suggerisce
che c’è speranza per l’umanità e per la Terra nel suo complesso.
Quando scorrono i titoli di coda, il futuro si fa finalmente più
luminoso.
Speranze di un sequel di
Oblivion?
Le voci su un sequel di
“Oblivion” sono state limitate, e ci sono alcune
ragioni. In primo luogo, la critica ha accolto il film con scarso
entusiasmo e il pubblico sembra pensarla allo stesso modo. Inoltre,
sebbene il film non sia stato un flop assoluto al botteghino, non
ha ottenuto i risultati che lo studio avrebbe potuto sperare data
la potenza della star Cruise.
In secondo luogo, e forse più
importante, “Oblivion” chiude in modo abbastanza
definitivo la sua trama. Il Tet viene distrutto e l’umanità inizia
a ricostruire la civiltà. Forse ci sono altre storie da raccontare
su questo o sulla relazione e il figlio di Jack e Julia, ma finora
non è emersa alcuna sceneggiatura. Secondo l’Hindustan Times, il
regista Joseph Kosinski aveva espresso interesse
per un film prequel già nel 2013, ma non ci sono indicazioni che
tale progetto abbia mai superato la fase dell’idea.
Naturalmente, non bisogna mai dire
mai. Il rapporto tra successi e insuccessi di Cruise è aumentato
negli anni successivi a “Oblivion”, rendendolo più
sicuro. “Oblivion” è una storia isolata, ma con Hollywood che
investe più che mai nella costruzione di franchise, potrebbe sempre
esserci un altro film all’orizzonte. Resta da vedere se “Oblivion”
rimarrà uno dei tanti film di Tom
Cruise che non avranno mai un sequel.