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Mayor Of Kingstown – Stagione 4: cast, storia e tutto quello che sappiamo

La serie originale Paramount+ Mayor of Kingstown ha entusiasmato il pubblico in tre stagioni e il programma guidato da Jeremy Renner tornerà per la quarta stagione. Creata per il grande schermo da Taylor Sheridan e Hugh Dillon, Mayor of Kingstown è ambientata in una città immaginaria che esiste per sostenere la vicina prigione. Mike McLusky (Renner) ha il compito di mantenere la pace tra le varie fazioni della città, tra cui le gang e la polizia locale. Toccando temi scottanti come il razzismo e la corruzione, Mayor of Kingstown è uno sguardo senza esclusione di colpi sul complesso industriale carcerario negli Stati Uniti.

La terza stagione ha alzato la posta in gioco introducendo una nuova fazione nelle tormentate strade di Kingstown, e Mike deve prendere in mano la situazione per affrontare la mafia russa. La terza stagione di Mayor of Kingstown è una sorta di ritorno miracoloso per la star del MCU Renner, che nel 2023 ha subito un infortunio che ha messo in pericolo la sua vita e che lo ha visto ricoverato per un lungo periodo. Fortunatamente, Renner si è ripreso ed è tornato per portare la popolare serie nel futuro, e anche nella quarta stagione.

Ultime notizie su Mayor Of Kingstown – Stagione 4:

Mayor of Kingstown 3

La quarta stagione aggiunge il primo nuovo membro del cast

Non molto tempo dopo l’annuncio ufficiale della stagione, le ultime notizie hanno confermato che la quarta stagione di Mayor of Kingstown ha aggiunto un nuovo membro al cast. Per arricchire la miriade di personaggi che esistono nel complicato mondo di Mike, Clayton Cardenas è stato scelto per interpretare il ruolo ricorrente del vice direttore Torres, il secondo in comando della prigione di Anchor Bay. Non si sa nulla del personaggio di Cardenas, ma l’ex allievo di Mayans M.C. non è nuovo all’interpretazione di personaggi moralmente ambigui.

La quarta stagione di Mayor Of Kingstown è confermata

C’è voluto un tempo sorprendentemente lungo prima che Paramount+ annunciasse i piani per la quarta stagione di Mayor of Kingstown, ma questo è coerente con la complicata storia dei rinnovi dello show. Tuttavia, dopo aver messo a punto tutti i dettagli, ora è stato confermato che la quarta stagione è in lavorazione e questo fa seguito all’annuncio dell’ottobre 2024 secondo cui una writer’s room era già al lavoro. Al momento, non ci sono quasi dettagli sulle tempistiche di produzione della quarta stagione e non si sa quando i McLusky torneranno sul piccolo schermo.

La terza stagione di Mayor of Kingstown si è conclusa il 4 agosto 2024.

Il cast di Mayor Of Kingstown – Stagione 4

Mayor Of Kingstown - Stagione 3

Tornerà Jeremy Renner?

Il ritorno di Jeremy Renner nel cast della terza stagione di Mayor of Kingstown è stato molto gradito ai fan e il celebre attore del MCU si è ripreso da un infortunio mortale subito nel 2023. Tenendo conto di ciò, Renner è quasi certo di tornare per la quarta stagione di Mayor of Kingstown , anche se il resto dell’ensemble è un po’ più sacrificabile. Le morti scioccanti di Iris (interpretata da Emma Laird), Kareem (Michael Beach) e Milo (Aidan Gillen) hanno notevolmente assottigliato il cast di supporto, e la quarta stagione potrebbe aggiungere qualche nuovo personaggio per compensare.

Il primo nuovo membro del cast è stato Clayton Cardenas, ex allievo di Mayans M.C. , che interpreterà il ruolo ricorrente del vice direttore Torres. Torres è il comandante in seconda della prigione di Anchor Bay, ma al momento non si sa molto altro su di lui.

Il cast presunto della quarta stagione comprende:

  • Jeremy Renner come Mike McLusky
  • Hugh Dillon come Ian Ferguson
  • Tobi Bamtefa come Coniglietto Washington
  • Taylor Handley come Kyle McLusky
  • Derek Webster come Stevie Sawyer
  • Hamish Allan-Headley come Robert
  • Clayton Cardenas comeVice direttore Torres

Dettagli sulla trama di Mayor Of Kingstown – Stagione 4

Il finale della terza stagione di Mayor of Kingstown è stato brutale e scioccante, e lascia i McLusky in un posto strano, dal punto di vista emotivo. Dopo aver risolto il problema dei russi, Mike si è anche messo in una brutta posizione, dato che il vuoto di potere minaccia di invitare in città qualche nuova banda o impresa criminale. Nel frattempo, le alleanze dello stesso Mike potrebbero metterlo in pericolo nella quarta stagione di Mayor of Kingstown e le sue decisioni potrebbero ritorcersi contro di lui.

Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer – Stagione 4 avrà un nuovo procuratore

Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer – stagione 4 saluterà Andrea “Andy” Freeman e accoglierà in aula un nuovo procuratore senza peli sulla lingua. L’omonimo personaggio dello show, Mickey Haller, avrà il suo bel da fare per sfidare questo nuovo personaggio, soprattutto perché sarà l’imputato del suo stesso processo per omicidio. Secondo il romanzo da cui è tratta la quarta stagione dello show, La legge dell’innocenza di Michael Connolly, la “Dana del braccio della morte” è l’ultima persona che un imputato vorrebbe incontrare quando sale sul banco dei testimoni.

La scelta di Constance Zimmer per il ruolo di Dana in Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer ha già chiarito quale sarà il duro avversario di Mickey. Il curriculum della Zimmer include già un’altra formidabile accusatrice della verità, nella forma della reporter investigativa del Washington Herald Janine Skorsky di House of Cards. La Skorsky non ha risparmiato i suoi tentativi di scoprire i crimini di Frank e Claire Underwood. I fan di Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer possono aspettarsi lo stesso da Dana Berg nella quarta stagione della serie, che la metterà direttamente contro il suo eroe centrale.

Dana Berg è il procuratore rivale di Mickey in Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer – Stagione 4

Per molti versi, Dana Berg è l’immagine speculare di Mickey Haller come avvocato, solo dall’altra parte dei banchi del tribunale. Pochi sono in grado di battere Mickey al tavolo della difesa quando il suo cliente è in difficoltà, e La legge dell’innocenza suggerisce che lo stesso vale per Dana al tavolo dell’accusa, quando deve andare al sodo. In questo senso, Berg è il successore perfetto dell’antagonista Andy Freeman della seconda stagione, che a quanto pare aveva vinto contro Mickey in diversi casi prima della loro resa dei conti in Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer al processo per omicidio di Lisa Trammell. Come Andy, Dana non lascerà nulla di intentato per ottenere la vittoria.

L’attrice ha anche un passato con l’ex moglie di Mickey, Maggie McPherson, avendo lavorato con lei in passato. Questo retroscena dovrebbe essere fonte di tensione nella quarta stagione di The Lincoln Lawyer, quando Maggie tornerà per aiutare Mickey a provare la sua innocenza. Inoltre, come suggerisce il suo intimidatorio soprannome, la “Dana del braccio della morte” è specializzata nell’ottenere condanne per omicidio, alcune delle quali comportano la condanna a morte dell’imputato. È anche fortunata, perché il prossimo caso importante di The Lincoln Lawyer sarà un processo per omicidio: il processo per omicidio dello stesso Mickey Haller.

Il soprannome di Dana “Dana del braccio della morte” la rende la più pericolosa avversaria di Mickey come procuratore.

In questo senso, la quarta stagione mette Mickey in una posizione diversa rispetto agli altri casi in tribunale. Nei casi precedenti, Mickey lottava per vincere e garantire la libertà del suo cliente. In questo caso, sta lottando per la propria libertà e forse per la propria vita. Questa situazione alza la posta in gioco per “Death Row Dana”, che ha la possibilità di mettere Mickey Haller stesso nel braccio della morte se lo perseguirà con successo.

La stagione inizierà con tutte le probabilità che si accumulano contro l’innocenza di Mickey e a favore di Dana.

Con la scoperta da parte di un agente di polizia del cadavere insanguinato di Sam Scales nel retro dell’auto di Mickey alla fine della terza stagione, le cose non si mettono bene per lui al momento. Se Dana Berg del “Braccio della Morte” è davvero un pubblico ministero, Mickey è in grossi guai, anche se ha dalla sua parte l’ingegno e la massima competenza legale. La stagione inizierà con tutte le probabilità che si accumulano contro la sua innocenza e a favore di Dana, mettendola in una posizione di potere su di lui che nessun procuratore ha mai avuto prima.

Dana sarà il grande cattivo della quarta stagione di The Lincoln Lawyer?

Allo stesso tempo, Dana Berg farà solo il suo lavoro di avvocato nel perseguire Mickey per omicidio. Non è colpa sua se ci sono prove evidenti contro di lui, e il fatto che stia cercando di vincere il caso non significa che nutra una qualche cattiveria personale nei suoi confronti. Sarà certamente l’antagonista principale di Mickey per gran parte della quarta stagione, proprio come lo è stata Andrea Freeman nella seconda stagione di The Lincoln Lawyer, ma questo non la rende necessariamente un cattivo.

Dal punto di vista del pubblico, è chiaro che Mickey Haller non ha commesso l’omicidio di cui è accusato. Anche se non fosse l’eroe dello show, il suo stesso shock nello scoprire di avere un cadavere nel bagagliaio sarebbe sufficiente a convincerci della sua innocenza. Mentre Dana sta solo facendo il suo lavoro in tribunale, non c’è dubbio che qualcuno abbia voluto fare del male a Mickey incastrandolo per omicidio. Con l’evolversi della quarta stagione di The Lincoln Lawyer, la persona che lo ha incastrato dovrebbe rivelarsi il vero cattivo della storia.

Mayor of Kingstown 4 aggiunge tre nuovi membri del cast

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Mayor of Kingstown 4 aggiunge tre nuovi membri del cast

La quarta stagione di Mayor of Kingstown aggiunge tre nuovi membri al cast, tra cui le star de I Soprano e di The Walking Dead. Jeremy Renner ha iniziato a interpretare il faccendiere Mike McLusky nella serie drammatica di Paramount+ prodotta da Taylor Sheridan nel 2021. La permanenza nella serie della star candidata all’Oscar è stata però messa in dubbio dopo l’incidente con lo spazzaneve avvenuto nel 2023. Ma, come il personaggio duro e spigoloso che interpreta, Renner ha dimostrato grande tenacia nel tornare davanti alla macchina da presa e ora la quarta stagione di Mayor of Kingstown è in arrivo.

Renner tornerà infatti a vestire i panni del sempre pieno di risorse Mike McLuksy e avrà un trio di nuovi compagni di cast: Paramount+ ha infatti annunciato che la star dei Soprano Edie Falco, Lennie James di The Walking Dead e Laura Benanti di No Hard Feelings si uniranno a Mayor of Kingstown per la quarta stagione. I dettagli sui loro personaggi sono i seguenti:

  • La Falco, habitué della serie, interpreta Nina Hobbs, la nuova direttrice della prigione di Anchor Bay.
  • James interpreta Frank Moses, descritto come “un leggendario gangster famoso nella città di Detroit, nello stato del Michigan e ben oltre”.
  • La Benanti, habitué della serie, interpreta Cindy Stephens, un’agente penitenziario appena assegnata a Kingstown.

Cosa significa per la quarta stagione de Il sindaco di Kingstown

Mayor of Kingstown - stagione 4

Mayor of Kingstown non è timido nell’eliminare i personaggi, come è stato dimostrato quando il Mitch McLusky di Kyle Chandler è morto nel primo episodio. La seconda stagione ha visto un’altra morte significativa della famiglia McLusky: Mariam (Dianne Weist), la madre di Mike, è stata uccisa da suo figlio, Kyle (Taylor Handley), il fratello di Mike. Anche il cattivo Milo (Aiden Gillen) sembrava essere uscito dalla serie nell’esplosione di una barca, ma la terza stagione ha rivelato che era ancora vivo.

In precedenza era stata annunciata la presenza di Clayton Cardenas nel cast di Mayor of Kingstown, che interpreterà il vice direttore Torres. Ma tutto questo era solo un’anticipazione della carneficina che sarebbe avvenuta, visto che il finale della terza stagione di Mayor of Kingstown ha visto moltiplicarsi le morti. Prima il direttore Kareem Moore (Michael Beach) si è suicidato, una morte che ha avuto appena il tempo di essere registrata prima che Milo morisse davvero, sparato da Iris (Emma Laird) su ordine di Konstantin (Yorik Van Wageningen). È stato poi il turno di un Konstantin bruciato di essere ucciso, ponendo fine al regno del terrore dei russi a Kingstown.

Sheridan, produttore di Mayor of Kingstown, ha tirato fuori dalla manica un’ultima morte: la torturata Iris ha preso delle pillole ed è morta sull’autobus che avrebbe dovuto portarla via da Kingstown per sempre (cosa che, in un certo senso, è avvenuta).

Black Panther 3: Lupita Nyong’o conferma le voci su Denzel Washington e sulla sostituzione di Chadwick Boseman

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Lupita Nyong’o, Nakia nel MCU e trai membri principali del cast di Black Panther, ha confermato le voci sul potenziale ruolo di Denzel Washington nel MCU in Black Panther 3. Nakia, presente in Black Panther e Black Panther: Wakanda Forever, era l’interesse amoroso di T’Challa (Chadwick Boseman) e in seguito si è scoperto che era la madre di suo figlio, Toussaint, alias T’Challa Jr. Sebbene siano state rivelate poche informazioni su Black Panther 3, le voci sulla trama e sul cast hanno già iniziato a circolare.

Black Panther 3: il film potrebbe orientarsi verso toni “horror” e “soprannaturali”

Parlando con EW, Lupita Nyong’o affronta la possibilità che Black Panther 3 presenti un attore differente per T’Challa e aggiunga Denzel Washington al cast, negando entrambe le voci. Nyong’o afferma che non crederà a nessuna delle voci che circolano fino a che non sarà il regista Ryan Coogler a confermare ufficialmente qualsiasi informazione. Nyong’o scherza anche dicendo che forse “Denzel ha un ruolo” nel terzo capitolo di Black Panther e lei no, quindi preferisce “restare umile” finché Coogler non fornirà aggiornamenti su Black Panther 3.

“Beh, non ci crederò finché non lo sentirò da Ryan in persona, perché cosa succederebbe se Denzel avesse un ruolo e io no?” ha detto al conduttore del podcast Gerrad Hall. “Lasciatemi restare umile e ignorante finché il capobranco non dirà qualcosa.”

Black Panther 3 è ancora una priorità per i Marvel Studios

I Marvel Studios hanno molti progetti chiave in fase di sviluppo e produzione, tra cui The Fantastic Four, Spider-Man 4, Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, la Marvel sta lavorando ad altri film e show che non hanno ricevuto molti aggiornamenti da un po’. Una volta che il finale di Black Panther: Wakanda Forever ha suggerito il passaggio di testimone da Shuri a Toussaint, Black Panther 3 è diventato una forte possibilità. E ora, la conferma di Black Panther 3 da parte dei Marvel Studios colloca il sequel nell’elenco dei prossimi progetti, anche se non ha ancora una data di uscita ufficiale.

Considerando che Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars sono programmati per uscire rispettivamente nel 2026 e nel 2027, è improbabile che la Marvel distribuisca molti film nel frattempo. Quindi, la trama di Black Panther 3 potrebbe incentrarsi sul multiverso se uscisse a fine 2026 o inizio 2027, oppure potrebbe occuparsi delle conseguenze di Avengers: Secret Wars a fine 2027 o 2028.

Chadwick Boseman ha interpretato per la prima volta il ruolo di T’Challa, apparendo nel 2016 in Captain America: Civil War, seguito dal film Black Panther nel 2018. L’attore ha ripreso il ruolo del supereroe in Avengers: Infinity War del 2018 e Avengers: Endgame. A Boseman è poi stato diagnosticato un cancro al colon al terzo stadio nel 2016 ed è deceduto nell’agosto del 2020. Il sequel Black Panther: Wakanda Forever, che racconta eventi successivi alla morte di T’Challa, è uscito nel 2022 ed è stato dedicato alla memoria dell’attore.

Designers Guild Awards 2025: i vincitori per i migliori costumi dell’anno

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Wicked e Conclave sono stati i grandi vincitori della 27a edizione dei Costume Designers Guild Awards 2025.

Questa è stata la seconda volta che la gilda ha premiato lo stilista di Wicked Paul Tazewell. Ha vinto nel 2021 per Hamilton nella categoria eccellenza nel varietà, reality-competition o televisione in diretta. Anche a seguito di questo riconoscimento, Tazewell è emerso come favorito per l’Oscar per i costumi. Se finirà per vincere, entrerà nella storia come il primo uomo di colore a vincere nella categoria Academy. Dovrà vedersela con i costumisti di A Complete Unknown, Conclave, Il Gladiatore 2 e Nosferatu. Nella categoria eccellenza nel film d’epoca, Linda Muir ha vinto per il suo lavoro in Nosferatu.

Jackie Tohn, presentatore della cerimonia, ha annunciato che la gilda sta lanciando un’asta di costumi per film e TV per sostenere l’IATSE Emergency Relief Fund. Tra gli oggetti di scena messi all’asta ci sono costumi di “House of the Dragon“, costumi della Shiz University di “Wicked” e schizzi di Bob Mackie Cher.

Costume Designers Guild Awards 2018Tutti i vincitori dei Designers Guild Awards 2025

  • Excellence in Contemporary Film – Conclave” – Lisy Christl, CDG
  • Excellence in Period Film – Nosferatu” – Linda Muir
  • Excellence in Sci-Fi/Fantasy Film – Wicked”- Paul Tazewell, CDG
  • Excellence in Contemporary Television – “Hacks: Just for Laughs” – Kathleen Felix-Hager, CDG
  • Excellence in Period Television – “Shōgun” Ladies of the Willow World” – Carlos Rosario, CDG
  • Excellence in Sci-Fi/Fantasy Television – Dune: Prophecy: The Hidden Hand – Bojana Nikitovic
  • Excellence in Variety, Reality-Competition, Live Television – “The Masked Singer: Who Can it Be Now?” – Steven Norman Lee, CDG & Luke D’Alessandro, CDG
  • Excellence in Short Form Design – “Can’t B Broken: Beyoncé: Verizon” – Shiona Turini, CDG 
  • Excellence in Costume Illustration – “Shōgun”- James Holland, CDG Illustrator

Vision: la serie ha appena scelto Ruaridh Mollica per il ruolo di “Tucker”. Sarà Speed?

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La serie Vision pianificata dai Marvel Studios ha aggiunto un altro nuovo membro del cast e si vocifera già che il Marvel Cinematic Universe possa aver trovato il suo Tommy Maximoff, alias Speed. Deadline riporta che l’attore di The Franchise e Too Rough Ruaridh Mollica si è unito allo spin-off di WandaVision come un personaggio di nome “Tucker”.

Sebbene questo Tucker potrebbe benissimo essere un personaggio completamente diverso, precedenti voci hanno suggerito che la serie Vision introdurrà il fratello di Billy Maximoff (Joe Locke), dal momento che alla fine di Agatha All Along, Wiccan si è messo in viaggio proprio alla sua ricerca, in compagnia del fantasma di Agatha stessa.

Il progetto Vision ancora senza titolo, che potrebbe o meno intitolarsi Vision Quest, è stato descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e continua in Agatha All Along”. L’anno scorso abbiamo scoperto che lo show era stato rinnovato, con il produttore esecutivo di Star Trek: Picard Terry Matalas ora a bordo come showrunner.

Si dice che il lavoro di Matalas su Picard abbia “molto impressionato i vertici dello studio. Il capo della Marvel Kevin Feige, un Trekkie dichiarato, è persino apparso di recente con Matalas in un episodio di due ore del podcast di Star Trek Inglorious Treksperts”. Oltre a Paul Bettany, James Spader di Avengers: Age of Ultron riprenderà il suo ruolo di Ultron (“non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana”). Non c’è stata alcuna menzione del potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma la serie si svolgerà dopo gli eventi di WandaVision, “mentre il fantasma Vision presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella vita”.

Vision QuestIl finale di WandaVision ha rivelato che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della serie era in realtà una delle costruzioni di Wanda, ma la vera “Visione Bianca” è stata ricostruita da S.W.O.R.D. e programmata per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio è andata in luoghi sconosciuti verso la fine dell’episodio dopo essersi dichiarato la “vera Visione”.

Per quanto riguarda Wanda, l’ultima volta che abbiamo visto la potente strega, stava devastando gli Illuminati e facendo crollare una montagna su di sé in Doctor Strange in the Multiverse of Madness. L’attore di Picard Todd Stashwick è a bordo nel ruolo di “un assassino che è sulle tracce di un androide e della tecnologia che possiede”.

Precedenti voci sostenevano che i figli di Vision, Vin e Viv, avrebbero fatto il loro debutto nel MCU nello show, ma non abbiamo idea di quali idee – se ce ne sono – dell’incarnazione della serie di Jac Schaefer saranno mantenute. Abbiamo anche sentito che Kerry Condon e James D’Arcy appariranno come i rispettivi personaggi, F.R.I.D.A.Y e Jarvis, e Faran Tahir tornerà come Raza, lo spietato leader del gruppo terroristico dei 10 Anelli che ha preso di mira Tony Stark (Robert Downey Jr.) in Iron Man del 2008,

Cosa sappiamo su Vision?

Vision, la cui produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo nuovo show live-action della Marvel in quasi due anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato secondo un modello a caratteristiche.

All’inizio di quest’anno abbiamo scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore esecutivo di Star Trek: Picard, Terry Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di tragico sintetizzatore del MCU e la storia dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il suo nuovo scopo nella vita”.

Il finale di WandaVision ha rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero “Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera Visione”.

Rob Liefeld, co-creatore di Deadpool, ha reciso i legami con la Marvel

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Il co-creatore di Deadpool, Rob Liefeld, ha pubblicamente reciso i legami con la Marvel. Ha lavorato con loro a intermittenza per oltre tre decenni. Tuttavia, dopo aver pubblicato una nuova edizione tagliente del suo podcast Robservations, Liefeld ha esposto i suoi numerosi problemi con lo studio in un’intervista con The Hollywood Reporter… che sembrano per lo più ricondursi al modo in cui è stato trattato alla première di Deadpool & Wolverine.

Una delle sue più grandi lamentele è stata scoprire all’evento che né lui né la sua famiglia erano stati invitati all’after-party. “Aveva lo scopo di mettermi in imbarazzo, sminuirmi, sconfiggermi”, si lamenta Liefeld, condividendo la sua delusione per il fatto che la Disney avrebbe cancellato le foto di lui con i creativi del film scattate sul red carpet.

Mentre Liefeld sottolinea questioni più profonde, come la decisione dei Marvel Studios di dare all’editore della Marvel Comics Roy Thomas un credito di co-creatore di Wolverine, è particolarmente arrabbiato per non aver ricevuto un credito appariscente all’inizio di Deadpool & Wolverine (insieme a trattamenti speciali come inviti a première globali e opportunità promozionali). I soldi non erano un problema perché sembra che sia stato pagato profumatamente per i suoi sforzi.

Rob Liefeld, co-creatore di Deadpool, contro la Disney alla vigilia dell’uscita di Deadpool e Wolverine

Dopo aver inviato un’e-mail tagliente alla Marvel, Liefeld è stato ignorato ma i suoi agenti gli hanno detto che non era stato apprezzato. Mentre la società non ha condiviso una risposta diretta ai suoi commenti di oggi, una fonte interna sottolinea i suoi precedenti tentativi di sminuire il ruolo svolto da Fabian Nicieza nella co-creazione del Mercenario Chiacchierone. “Mentre noi rispettiamo ciò a cui ha contribuito, lui non rispetta ciò a cui hanno contribuito gli altri”, notano.

Nonostante abbia ricevuto solo una menzione alla fine dei titoli di coda, Liefeld ha avuto un negozio che porta il suo nome nella scena d’azione più importante del film ed è stato invitato a visitare il set. Senza spiegare il perché, afferma di essere stato fatto sentire sgradito durante quel viaggio a Londra (e, a differenza di Deadpool e Deadpool 2), non gli è stato chiesto di partecipare alle proiezioni di prova o al lavoro del team di marketing su Deadpool & Wolverine.

“Kevin Feige non tratta bene i creatori di fumetti. Questa è la mia esperienza personale”, ha detto Liefeld nel suo podcast prima di dire al settore, “Penso che possa migliorare il suo rapporto con i creatori di fumetti? Sì”. Questo dopo che lo scrittore e artista ritiene che Feige lo abbia snobbato alla première. Vale la pena notare che Feige è spesso visto citare e incontrare creativi di fumetti; li ha persino accolti a un panel di Daredevil: Rinascita al New York Comic Con dello scorso ottobre.

“Non puoi sempre condividere i tuoi successi. A volte devi condividere i tuoi fallimenti. Questo è stato un fallimento”, aggiunge Rob Liefeld, ancora ferito per la rottura. “Per me era importante fare il podcast, così le persone potevano sentire la mia voce. Non sentivi nessuno arrabbiato. A volte, era difficile nascondere quanto fossi triste.”

Deadpool 4 non è ufficialmente in fase di sviluppo, ma si prevede che Ryan Reynolds tornerà nei panni di Wade Wilson in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Non è chiaro cosa riserva il futuro a Liefeld, anche se il suo ultimo lavoro per la Marvel Comics uscirà questo mese.

Armor Wars: il film non è più una priorità per i Marvel Studios

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Armor Wars: il film non è più una priorità per i Marvel Studios

Marvel Studios ha annunciato che Armor Wars sarebbe stato sviluppato come lungometraggio (invece che come serie Disney+) nel 2022, ma da allora non ci sono stati praticamente aggiornamenti ufficiali. Abbiamo sentito dire che lo studio non aveva ancora preso una “decisione definitiva” sul film in un modo o nell’altro e che poteva ancora scegliere di non andare avanti. Più di recente, lo scooper Daniel Richtman ha riferito che il progetto è in fase di “rielaborazione” dopo la risposta negativa alla serie Secret Invasion di Disney+ e “si prevede che si concentrerà su cose completamente diverse da quelle originariamente pianificate”.

La scorsa settimana, abbiamo riferito che il film potrebbe essere stato cancellato del tutto (o era “buono come morto“), e il produttore di Brave New World, Nate Moore, ha ora confermato che il progetto non è più una priorità per lo studio: “Sai, non è il mio progetto, a dire il vero”, ha detto a Collider. “Ma so che, mentre la Marvel [Studios] continua ad attraversare questa fase, vogliamo assicurarci che tutto ciò che stiamo realizzando sia fantastico. Quindi, ciò significa che abbiamo dovuto rallentare alcune cose che erano in primo piano. Non significa che non le faremo mai, ma significa che dobbiamo essere un po’ più ponderati in modo che ogni volta, il pubblico abbia la garanzia di qualità”.

Sebbene una storia incentrata su War Machine che incorpori elementi del fumetto di David Michelinie e Bob Layton potrebbe avere molto potenziale, la decisione della Marvel di rendere il colonnello James “Rhodey” Rhodes (Don Cheadle) un impostore Skrull in Secret Invasion ha probabilmente messo lo studio un po’ all’angolo dal punto di vista creativo.

Ecco cosa ha detto Cheadle sullo stato del progetto e sul colpo di scena altamente divisivo di Secret Invasion durante un’intervista del 2024. “Potete scoprirlo e farmelo sapere”, ha scherzato quando gli è stato chiesto di Armor Wars. “Non lo so, non sono sicuro di dove sia in questo momento. Penso che le cose stiano attraversando molti cambiamenti e vedremo cosa succede, vedremo di cosa si tratta”.

Se Armor Wars non è stato scartato e sta semplicemente venendo revisionato, ovviamente resta da vedere su cosa si concentrerà il film, ma si diceva che la precedente incarnazione riprendesse dopo gli eventi di Secret Invasion, descrivendo esattamente cosa è successo al vero Rhodey quando è stato sostituito da un impostore Skrull. C’erano anche voci secondo cui Sam Rockwell sarebbe tornato come il cattivo di Iron Man 2 Justin Hammer.

The Agency – Stagione 1, la spiegazione del finale: cosa significa l’offerta scioccante di Richardson per Martian e la CIA

Il finale della prima stagione di The Agency lascia il Marziano di Michael Fassbender nel mirino di un presunto alleato. Dopo il pessimo reclutamento di Samia da parte della CIA nell’episodio 8 di The Agency, che porta all’audace piano finale di Martian nell’episodio 9 di The Agency, Martian viene sconvolto dall’ignaro ma astuto James Richardson dell’MI5. L’episodio 10 di The Agency, giustamente intitolato “Overtaken by Events”, segue le trame congiunte dell’inseguimento disperato di Martian per salvare Samia da una prigione sudanese e dell’ultima possibilità della CIA di estrarre l’agente Coyote dall’Ucraina occupata dai russi e diretto a Mosca.

Il finale della prima stagione di The Agency rivela che Robinshaw, che negli episodi precedenti aveva interrogato Martian, è un subordinato di Richardson all’MI5. Nel frattempo, Danny arriva finalmente a Teheran e affronta il suo primo test reale da parte di un interrogatore iraniano non appena scende dal volo. Tra Blair e Owen si sviluppa una storia d’amore sul posto di lavoro, dopo che quest’ultimo identifica Coyote in un momento difficile. Sia il generale Volchok che il viceministro della Difesa Chekhov rischiano di morire , mentre la CIA ottiene un’importante vittoria, estraendo Coyote e due dei tre agenti di Felix in un unico rapido sforzo. Il marziano torna al Fishbowl da eroe con un nuovo segreto da nascondere.

Perché Richardson si offre di salvare Samia in cambio della fedeltà di Marziano

Richard Gere e Jeffrey Wright in The Agency (2024)
Foto di Luke Varley/Luke Varley/Paramount+ – © 2024 Viacom International Inc. All Rights Reserved.

Uno sviluppo scioccante nell’episodio 10 di The Agency rivela che l’agente dell’MI5 e presunto alleato James Richardson ha manovrato alle spalle di Martian all’insaputa della CIA. Richardson, che fino a questo momento è stato per lo più un personaggio secondario, inizialmente stuzzica Martian dicendogli che può aiutarlo a riportare Samia dalla prigione sudanese e dal sito nero Kober, dove è tenuta prigioniera e a cui probabilmente restano pochi giorni di vita. L’amore di Martian per Samia lo ha alimentato per tutta la stagione 1 di The Agency e lo ha spinto a prendere molte decisioni sbagliate. L’offerta di Richardson era l’unica possibilità di salvare Samia, per questo Martian ha accettato, solo per scoprire che Richardson stava bluffando.

Mentre Martian torna in moto per aiutare Owen e la CIA a riportare a casa l’agente Coyote, un’auto lo tampona a un incrocio, quasi uccidendolo. Si scopre che Richardson ha orchestrato l’incidente, il che porta Martian a incontrare Robinshaw, un agente dell’MI5, che lo interroga su Samia e sulla sua identità di “Paul Lewis”. Sebbene Richardson sia tecnicamente un alleato, ricorda a Martian, e per estensione alla CIA, che si trovano nel suo territorio a Londra. Sfrutta l’unica cosa che sa che farà crollare Martian – Samia – per trasformarlo in una fedele risorsa dell’MI5, che in futuro dovrà far trapelare informazioni riservate della CIA.

Il vero motivo per cui Richardson vuole che Martian diventi un doppio agente della CIA e dell’MI5

All’inizio della stagione 1 di The Agency, Richardson si presenta annunciato alla sede della CIA a Londra, nota come “The Fishbowl”. Chiede senza mezzi termini a Henry perché la CIA non ha rivelato le informazioni sull’incontro segreto tra funzionari sudanesi e cinesi che si stava svolgendo a Londra. Henry risponde abilmente che pensava che l’MI5 ne fosse già a conoscenza. Richardson vede in questo una inquietante mancanza di trasparenza.

In precedenza Martian aveva chiesto aiuto a Bosko e alla CIA per salvare Samia. Bosko disse a Martian che Samia “non era nemmeno una pedina” e che non valeva la pena impiegare tempo e risorse. Pur essendo amichevole, Richardson rappresenta gli interessi del Regno Unito. Trasformando Martian in un agente doppio, si assicura la trasparenza tra l’MI5 e la CIA, che sarebbe dovuta avvenire in modo naturale, ma che invece deve essere fatta di nascosto.

Come Martian ha salvato l’Operazione Felix e messo al sicuro l’agente Coyote

Richard Gere e Michael Fassbender in The Agency (2024)
Richard Gere e Michael Fassbender in The Agency (2024). Foto di Luke Varley/Luke Varley/Paramount+ – © 2024 Viacom International Inc. All Rights Reserved.

Martian dimostra il suo immenso valore per la CIA non solo ideando il piano per estrarre Coyote con l’aiuto degli agenti Felix, ma rivedendolo in tempo reale dopo un cambiamento di circostanze. Il piano iniziale prevedeva di stabilire la zona di uccisione nella clinica in cui Charlie e i due agenti ucraini (Felix) erano sotto copertura. L’estrazione di Coyote doveva avvenire durante il passaggio di consegne tra l’ambizioso generale Volchok e il vice ministro della Difesa russo Chekhov. Questo avrebbe messo Coyote su una corsia preferenziale per Mosca.

Poco prima dell’incidente in moto, Martian dice a Owen di spostare la zona di uccisione di 300 metri dopo aver scoperto che Volchok aveva più truppe del previsto. Piuttosto che tendere un’imboscata alla clinica, la squadra di soccorso americana si sarebbe impegnata con tattiche di guerriglia, che alla fine è ciò che accade. La rapidità di pensiero di Martian e l’identificazione positiva di Coyote da parte di Owen hanno portato a un’operazione rapida, che ha ucciso Volchok e decine di truppe russe. Le “circostanze del sorpasso” hanno coinvolto Charlie e un’altra operazione di Felix che hanno fatto esplodere l’elicottero di Chekhov, il che ha portato al loro salvataggio insieme a Coyote. Questo ha sancito un’importante vittoria per Martian, Owen, Henry (cognato di Charlie) e la CIA.

Perché Sasha ha sparato al Ministro della Difesa russo Chekhov

Sasha, un agente ucraino, non ha resistito alla tentazione di sparare al ministro Chekhov, che era l’obiettivo iniziale top-secret dell’Operazione Felix. Afferra una pistola nascosta in un bagno della clinica e spara a Chekhov, che indossava un giubbotto antiproiettile, al fianco, appena sotto l’ascella destra. È interessante notare che Sasha non ha mirato alla testa di Chekhov, lasciando così la possibilità di sopravvivere. Sasha si dà alla fuga, ma è in forte inferiorità numerica e viene ucciso dai soldati russi.

Sasha aveva conosciuto persone morte in Ucraina per ordine di Cechov, per questo motivo ha infranto il protocollo e ha sparato quando ne ha avuto l’occasione. Charlie e l’altro agente ucraino finiscono il lavoro facendo esplodere una granata nell’elicottero. Fortunatamente, la loro copertura non è saltata e alla fine hanno portato a termine l’obiettivo principale dell’Operazione Felix, anche se è stato molto più complicato del previsto.

Danny è davvero al sicuro con il professor Reza a Teheran?

Danny entra finalmente in campo nella sua prima operazione sotto copertura mettendo piede a Teheran nel finale della prima stagione di The Agency. Dopo essersi fatta strada per ottenere una prestigiosa borsa di studio dal professor Reza, primo passo fondamentale per la sua missione, Danny viene immediatamente intercettata e interrogata da un ufficiale dei servizi segreti iraniani che la trattiene per ore. Grazie all’addestramento con Edward negli episodi precedenti, Danny era ben preparata per questo interrogatorio, che Henry sottolinea essere per lo più performativo, dal momento che è stata presa in pieno giorno da soldati armati. Danny supera il suo primo test e inizierà a raccogliere informazioni sulle operazioni nucleari iraniane.

Cosa aspettarsi dalla seconda stagione di The Agency

La maggior parte del cast della prima stagione di The Agency dovrebbe tornare per la seconda stagione, annunciata da Paramount e Showtime nel dicembre 2024 subito dopo la prima. Tutto lascia pensare che Martian accetti l’offerta di Richardson di far trapelare informazioni della CIA all’MI5, il che significa che Samia dovrebbe essere in buone mani all’inizio della seconda stagione. Una volta che Samia sarà al sicuro, presumibilmente a Londra, Osman potrebbe tornare in gioco dopo essere stato assente nel finale della prima stagione. C’è anche il marito di Samia da considerare, ma con l’aiuto dell’MI5, Samia sembra essere più protetta che mai.

Danny proseguirà la sua missione a Teheran e inizierà a inviare informazioni alla CIA. Owen sarà probabilmente in linea per una promozione, mentre Henry, Bosko e Naomi dovrebbero essere ancora tra i personaggi di supporto più solidi. Non si sa molto di Poppy e della direzione che prenderà la sua storia, oltre a offrire alcuni momenti di riflessione al personaggio di Martian. Un personaggio da tenere d’occhio nella seconda stagione di The Agency è il dottor Blake, che sembra già sospettare di Martian nel finale della prima stagione e potrebbe essere colui che smaschera la sua nuova fedeltà all’MI5.

Chicago P.D. – Stagione 12: data di uscita, cast, trama, trailer e tutto ciò che sappiamo

Il popolarissimo police procedural Chicago P.D. è l’ennesima continuazione di successo del franchise One Chicago, ed è stato confermato il suo ritorno per la dodicesima stagione. Sviluppata per la TV dal leggendario produttore Dick Wolf e da Matt Olmstead, Chicago P.D. segue gli agenti dell’Unità di Intelligence del dipartimento mentre usano i loro talenti unici per risolvere alcuni dei casi più importanti della città. Come la maggior parte dei numerosi procedurali televisivi di Wolf, Chicago P.D. brilla perché trova il perfetto equilibrio tra storie settimanali emozionanti e narrazioni continue sulla vita personale dei personaggi.

Chicago P.D. è stata lanciata nel 2014 come primo spinoff della serie di successo Chicago Fire, e il suo successo immediato è stato la prova che l’universo di One Chicago era altrettanto valido quanto gli altri show dell’universo di Dick Wolf. L’undicesima stagione di Chicago P.D. è stata ritardata, insieme al resto dei suoi contemporanei, dagli scioperi di Hollywood del 2023, ma il fatto che non sia stata trasmessa non ha diminuito la sua popolarità complessiva. Questo continuo successo rende la stagione 12 non una sorpresa.

Chicago P.D. Stagione 12 Ultime notizie

La NBC svela un promo di One Chicago

Con il ritorno di One Chicago Wednesday previsto per settembre, è stato rivelato un nuovo promo che anticipa tutti e tre gli show di One Chicago . Rivelato sulla pagina ufficiale di One Chicago su Instagram, il breve teaser presenta spezzoni della prossima stagione 12 di Chicago P.D. e si concentra su Voight che cerca ancora di affrontare il trauma vissuto nella scorsa stagione.

Chicago P.D. Stagione 12 – Data di uscita

Dopo l’undicesima stagione di scioperi, Chicago P.D. e il resto della famiglia di show One Chicago dovrebbero tornare alla loro normale programmazione. Per questo motivo, la NBC ha programmato l’inizio della messa in onda di tutti e tre i programmi di One Chicago per mercoledì 25 settembre. Chicago P.D. ha mantenuto il suo orario abituale e andrà in onda per ultimo, a partire dalle 22.00.

Il cast di Chicago P.D. – Stagione 12

Il cast di serie come Chicago P.D. non varia troppo da una stagione all’altra, e questo significa che la dodicesima stagione conterrà probabilmente molti volti familiari dell’undicesima stagione. L’undicesima stagione ha visto molte turbolenze e cambiamenti all’interno del cast dello show, e c’è motivo di credere che la dodicesima stagione sarà molto più tranquilla e sarà composta principalmente da star che ritornano. Ciò significa che i fan possono aspettarsi di vedere Jason Beghe riprendere il suo ruolo di lunga data del sergente Hank Voight, un ruolo che ha interpretato fin dall’inizio.

La partenza di Hailey Upton (interprete di Tracy Spiridakos) è un duro colpo per la prossima stagione, ma i produttori promettono una sostituzione adeguata. Anche se non sostituirà la Upton, la dodicesima stagione aggiungerà un nuovo poliziotto di quartiere, l’agente Kiana Cool di Toya Turner. Inoltre, Shawn Hatosy si unirà al cast nel ruolo del vice capo Charlie Reid nella dodicesima stagione. Beghe non sarà l’unica star a tornare, e il cast principale probabilmente includerà:

La Storia Chicago P.D. – Stagione 12

Non è stato annunciato nulla riguardo alla trama della dodicesima stagione di Chicago P.D. , ed è difficile capire cosa potrebbe accadere in seguito basandosi sul finale dell’undicesima stagione. Sebbene sia impossibile indovinare quale tipo di trama verrà raccontata nella prossima stagione, alcuni aspetti sono rimasti costanti di stagione in stagione. Chicago P.D. è prima di tutto un procedurale, quindi gli spettatori possono aspettarsi di vedere una serie di casi emozionanti che vedono l’Unità di Intelligence e gli altri agenti impegnati a scovare pericolosi criminali e a mantenere la città al sicuro.

Chicago P.D. Stagione 12 – Trailer

Anche se un trailer completo non è ancora disponibile, la pagina ufficiale di One Chicago su Instagram ha condiviso un video promozionale della prossima stagione. La dodicesima stagione di Chicago P.D. è stata ampiamente descritta e le clip si sono concentrate su Voight, che sta lottando per superare il trauma subito nella scorsa stagione. Chiaramente oberato di lavoro, il leader della squadra potrebbe mettere in pericolo se stesso e gli altri evitando le sue esperienze oscure.

Harry Potter e il calice di fuoco: le differenze tra il libro e il film

Con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo del film Harry Potter e la pietra filosofale prese vita una delle saghe fantasy più celebri e dal maggior successo di sempre. È il 2001 quando gli spettatori vengono condotti alla scoperta di Hogwarts e del magico mondo dei maghi. Un mondo nato dalla penna di J. K. Rowling e che ha negli anni conquistato sempre più fan in ogni parte del mondo per le sue tematiche legate alla crescita, all’amicizia e al coraggio. Nel 2005 il viaggio prosegue con Harry Potter e il calice di fuoco, diretto da stavolta da Mike Newell e basato come sempre sull’omonimo romanzo di J. K. Rowling.

Con questo quarto capitolo si entra sempre più nel vivo della narrazione. Il grande nemico del giovane mago protagonista, Lord Voldemort, è pronto a tornare in scena. L’atmosfera si incupisce ancor di più, i personaggi e le situazioni diventano ulteriormente sinistre, e ciò ha portato questo film ad essere il primo della saga a venire etichettato negli Stati Uniti come vietato ai minori di 13 anni non accompagnati. Si tratta anche del primo film a prendere particolari distanze rispetto a quanto narrato nel romanzo. La mole di questo ha infatti costretto gli sceneggiatori ad operare una serie di modifiche nella storia.

Nonostante tali limiti, il film si è affermato come uno dei più grandi successi della saga, arrivando ad un incasso complessivo a livello mondiale di circa 900 milioni di dollari, a fronte di un budget di appena 150.  Ciò spinse ovviamente i produttori a proseguire nella costruzione della saga, preparando da subito i successivi sequel. Prima di vedere questi come anche questo quarto capitolo, però, può essere utile approfondire quest’ultimo, scoprendo tutte le principali curiosità ad esso legate. Dalla trama al cast e fino alle differenze con il romanzo, proseguendo nella lettura sarà possibile ritrovare tutto ciò.

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La trama di Harry Potter e il calice di fuoco

Per Harry Potter ha inizio il quarto anno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il suo ritorno in quel luogo fuori dal mondo è tuttavia quanto mai turbolento. Ogni notte, infatti, il giovane mago si trova ad essere perseguitato da incubi che sembrano preannunciare il ritorno del suo grande nemico, Lord Voldemort, colui che uccise i suoi genitori. I suoi tentativi di tranquillità vengono però ulteriormente sconvolti da un inaspettato evento, ospitato proprio da Hogwarts. Si tratta del Torneo Tremaghi, a cui partecipano studenti di magia provenienti anche da altre parti del mondo. Il torneo è riservato soltanto ai maghi che abbiano compiuto i diciassette anni d’età, per questo tutti rimangono sconvolti nel momento in cui il calice di fuoco seleziona proprio il nome di Harry.

 

Per la prima volta, dunque, ad affrontare le pericolose prove previste dal torneo saranno quattro maghi. Ad aiutarlo nel superare le varie prove, tuttavia, vi sarà il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, il leggendario Alastor Moody. Allo stesso tempo, però, Harry si troverà coinvolto anche in alcune spinose questioni di cuore, che metteranno alla prova il suo legame d’amicizia con Ron ed Hermione. Mentre è travolto da tutta questa serie di eventi, Lord Voldemort sembra sempre più prossimo al ritorno. Tale notizia viene però rifiutata da tutti, che ritengono impossibile un tale evento. Ben presto maghi e streghe dovranno ricredersi, e l’oscurità calerà sul mondo della magia.

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Michael Gambon in Harry Potter e il calice di fuoco
Michael Gambon in Harry Potter e il calice di fuoco © 2005 Warner Bros. Ent. Harry Potter Publishing Rights J.K.R.

Il cast del film

Protagonista del film è nuovamente l’attore Daniel Radcliffe, che ricopre ancora una volta con grande successo il ruolo di Harry Potter. Per questo film in particolare, però, l’attore dovette sostenere alcune lezioni di danza in vista di una complessa e importante scena di ballo. A causa delle numerose altre riprese in cui occorreva la sua presenza, però, egli si trovò a non avere molto tempo a disposizione per imparare a danzare. Ecco perché nel film, in quella scena, egli è sempre ripreso dalla vita in sù. Ciò nascondeva infatti i suoi goffi passi. Accanto a lui si ritrovano poi Rupert Grint nei panni di Ron Weasley, ed Emma Watson in quelli di Hermione Granger. Michael Gambon riprende per la seconda volta il ruolo del preside Albus Silente, che diventa sempre più presente nelle vicende di Harry.

Tra i più celebri personaggi della saga, Severus Piton è interpretato dal grande Alan Rickman, mentre Tom Felton torna nei panni di Draco Malfoy, e  Maggie Smith in quelli della professoressa McGranitt. Robbie Coltrane, invece, è l’interprete del fidato Hagrid. Timothy Spall è qui presente nei panni di Peter Minus, il quale si rivelerà poi un personaggio ricorrente nei futuri film della saga. Fa poil suo ingresso nella saga Brendan Gleeson nei panni del professor Alasto Moody, altro personaggio di grande rilievo. Per darvi vita, questi dovette portare una parrucca al quale era collegato il dispositivo elettronico che permetteva il movimento dell’occhio finto del personaggio.

Robert Pattinson ottiene qui il suo primo grande ruolo al cinema, recitando nei panni di Cedrig Diggory. In seguito, egli raccontò di aver sofferto il fatto di non poter tornare in tali panni, essendosi particolarmente affezionato al personaggio. La francese Clémence Poésy è invece Fleur Delacour, una delle partecipanti al torneo. Di particolare rilievo è invece l’arrivo in scena di Lord Voldemort, interpretato dal grande attore Ralph Fiennes. Questi lavorò molto per costruire il carattere del personaggio, arrivando anche a stabilire una serie di personali cambiamenti. Egli richiese infatti che i suoi occhi venissero lasciati al naturale, e non tramutati dunque in quelli simili ad un serpente. Ciò gli permetteva di poter comunicare la follia del personaggio anche tramite il proprio vero sguardo.

Timothy Spall e Daniel Radcliffe in Harry Potter e il calice di fuoco
Timothy Spall e Daniel Radcliffe in Harry Potter e il calice di fuoco © 2005 Warner Bros. Ent. Harry Potter Publishing Rights J.K.R.

 

Le differenze tra il libro e il film

Come precedentemente anticipato, Harry Potter e il calice di fuoco è il primo film della saga a presentare maggiori differenze tra quanto narrato nel libro e quanto nella sua trasposizione cinematografica. Tra le più significative si ritrovano il sogno di Harry Potter all’inizio sia del romanzo che del film. Nel primo di questi si ritrovano i personaggi di Voldemort, Codaliscia, e il guardiano Frank. Non è invece presente Barty Crouch Jr., che compare invece in tale scena del film, anticipando così la sua minaccia. Altra grande differenza è presente nella reazione di Silente nel momento in cui il nome di Harry viene estrato per il torneo. Nel romanzo, il saggio preside mantiene una certa calma nel rivolgersi al giovane mago, mentre nel film una reazione particolarmente più concitata aggiunge drammaticità all’evento.

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Altra differenza riguarda Winky, l’elfo domestico, un personaggio importante del libro. In esso serve la famiglia Crouch e svolge un ruolo importante nei numerosi segreti e rivelazioni riguardanti Barty Crouch Jr.. Quest’ultimo poi la licenzia e lei finisce a lavorare nelle cucine di Hogwarts, dove Dobby fa del suo meglio per aiutarla. Nonostante l’importanza di Barty Crouch Jr. per la trama, Winky non ha alcun ruolo nel film. Infuriata per il trattamento riservato da Barty Crouch Sr. a Winky e per quello riservato a tutti gli elfi domestici nella comunità magica, Hermione nel libro decide di creare un’organizzazione chiamata S.P.E.W. (Società per la Promozione del Benessere Elfico).

Tuttavia, senza Dobby né Winky nel film, non c’è l’opportunità di incorporare la trama di S.P.E.W. in tutta la sua gloria. Passando oltre, il film descrive Beauxbatons come una scuola per sole ragazze e Durmstrang come una scuola per soli ragazzi. Questo non è vero nei libri, perché sia a Beauxbatons che a Durmstrang ci sono studenti maschi e femmine. Infatti, uno degli ex alunni più famosi di Beauxbatons è il leggendario alchimista Nicolas Flamel. La rappresentazione stereotipata delle scuole da parte del film le fa sembrare più monodimensionali di quanto non siano in realtà.

Harry Potter e il calice di fuoco cast
Ralph Fiennes e Daniel Radcliffe in Harry Potter e il calice di fuoco © 2005 Warner Bros. Ent. Harry Potter Publishing Rights J.K.R.

Nello specifico del Torneo Tremaghi, la prima prova prevede un confronto con un pericoloso drago. Nel romanzo, questo, per ovvi motivi di sicurezza non ha possibilità di lasciare l’arena, mentre nel film è l’esatto contrario. Ha così luogo la scena dell’inseguimento di questo ai danni di Harry intorno al castello. Gli eventi che hanno luogo nel romanzo tra la seconda e la terza prova, vengono invece nel film particolarmente ridotti, e molti non hanno proprio trovato spazio nella trasposizione. Ad esempio, c’è una Sfinge a guardia del percorso più vicino alla Coppa Tremaghi, che si scosta e si astiene dall’attaccare solo se si risponde correttamente a un indovinello.

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Tra gli altri ostacoli, ci sono i topi esplosivi, i Boggart, un’Acromantula e una nebbia dorata che capovolge le cose. L’omissione di tutti questi ostacoli rende il Terzo Compito molto meno emozionante nel film. Infine, al momento dell’arrivo in scena nel film di Lord Voldemort, il malvagio stregone non racconta di cosa gli sia accaduto nei tredici anni in cui si erano perse le sue tracce. Tale racconto è invece presente nel romanzo, e permette di scoprire ulteriori dettagli su un personaggio altrimenti molto criptico e dal misterioso passato.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Harry Potter e il calice di fuoco è infatti disponibile nel catalogo di Netflix, Prime Video, Now, Tim Vision e Apple iTunes. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

The Last Exorcism – Liberaci dal male: il film è tratto da una storia vera?

A prima vista, The Last Exorcism può sembrare un documentario su un orribile esorcismo, ma in realtà il film è completamente inventato. I produttori di questo film horror soprannaturale in stile found footage del 2010 volevano infatti far credere al pubblico che fosse basato su una storia vera, per questo è stato girato come un documentario. Di conseguenza, il film ha avuto un enorme successo al botteghino, in quanto gli spettatori si sono precipitati nelle sale per vedere se la storia era vera o inventata. Nel 2013 è poi arrivato un sequel, girato con la stessa tecnica e intitolato The Last Exorcism – Liberaci dal male.

Entrambi i film hanno sfruttato il successo di altri titoli horror in found footage come The Blair Witch Project, la serie di film Paranormal Activity o titoli come  Il quarto tipo The Gallows – L’esecuzione per assicurarsi un buon risultato al botteghino. Non è stato il primo del suo genere a utilizzare la strategia “girato come un documentario” per aumentare i propri incassi, ma ha funzionato ugualmente. Come quelli che l’hanno preceduto, la pubblicità di The Last Exorcism – Liberaci dal male ha portato la gente in sala e il suo contenuto l’ha fatta rimanere.

Ancora oggi, a distanza di oltre un decennio, si tratta di un duo di film particolarmente apprezzato dai fan dell’horror, che possono ritrovare qui tutti gli elementi più avvincenti del sottogenere dedicato alle possessioni demoniache. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Last Exorcism – Liberaci dal male. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alla storia vera e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Ashley Bell, Julia Garner, Erica Michelle Singleton e Sharice A. Williams in The Last Exorcism - Liberaci dal male
Ashley Bell, Julia Garner, Erica Michelle Singleton e Sharice A. Williams in The Last Exorcism – Liberaci dal male © 2013 – CBS Films

La trama di The Last Exorcism – Liberaci dal male

Nell Sweetzer, la ragazza al centro dell’esorcismo raccontato nel primo capitolo, viene ritrovata in uno stato inquietante e catatonico, e dopo il ricovero in ospedale viene affidata alle cure di una casa famiglia che accoglie ragazze problematiche. Grazie al direttore della struttura Frank Merle (Muse Watson), Nell ritrova un suo equilibrio, ambientandosi nella casa e riuscendo anche a trovare un impiego come cameriera di un albergo. Ma un giorno, mentre è fuori con le amiche, inizia ad avere il raccapricciante presentimento che il demone Abalam, lo stesso che l’aveva posseduta in precedenza, la stia cercando.

The Last Exorcism – Liberaci dal male è tratto da una storia vera?

Il trailer de L’ultimo esorcismo ha fatto credere che il film fosse basato su una storia vera, poiché mostrava le riprese del film e presentava una voce drammatica fuori campo dell’attore principale, Patrick Fabian, che interpretava il reverendo Cotton Marcus. Il trailer è stato montato proprio come un’anteprima di un documentario, il che ha indotto molti a credere che il film fosse, in realtà, una non-fiction. Inoltre, per promuovere il film la Lionsgate ha utilizzato Chatroulette, un sito di chat online in cui gli utenti possono comunicare con persone a caso di tutto il mondo.

La pubblicità ha poi fatto leva sul richiamo “basato su una storia vera” già presente nel film del 2010. Grazie a questi strategemmi, il film ha guadagnato 67,7 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di 1,8 milioni di dollari e ha ricevuto recensioni per lo più positive. Gli spettatori sono stati attratti dal progetto proprio perché la possibilità che fosse reale era una domanda a cui volevano risposta. Naturalmente, il tutto si è rivelato assolutamente fittizio, ma l’approccio dei produttori alla realizzazione del film ne ha determinato il successo.

Ashley Bell è Nell in The Last Exorcism - Liberaci dal male
Ashley Bell è Nell in The Last Exorcism – Liberaci dal male © 2013 – CBS Films

Il finale del film

Come da lei temuto, lo spirito maligno inizia a perseguitare le persone care a Nell, spingendole al suicidio o ad una morte violenta. Nell cerca aiuto e lo trova nell’Ordine della Mano Destra, un’associazione religiosa che cerca di praticare un esorcismo ma senza successo, poiché il demone è troppo forte; considerando la ragazza troppo pericolosa per lasciarla andare, i membri dell’ordine decidono di ucciderla per sconfiggere in questo modo Abalam, ma quando tutto sembra finito, il demone offre la salvezza a Nell in cambio della sua anima.

Nell accetta e il demone si impossessa di lei uccidendo i membri dell’Ordine della Mano destra. In seguito, torna alla casa famiglia e decide di bruciare l’abitazione e tutte le sue compagne. La scena finale vede Nell, ormai sotto il controllo demoniaco girare in macchina per la città dando fuoco a tutto con il semplice potere del suo pensiero. Si tratta dunque di un finale estremamente cupo, che dimostra come la possessione sia ormai completa e il potere del demone sia apparentemente inarrestabile. Una conclusione dunque amara per Nell e la sua speranza di salvarsi.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di The Last Exorcism – Liberaci dal male grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Prime Video, Tim Vision e Infinity+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 febbraio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Ultimatum alla terra: la spiegazione del finale del film

Ultimatum alla terra: la spiegazione del finale del film

Ultimatum alla Terra (qui la recensione)  è una delle prime opere di fantascienza più importanti della storia del cinema. Diretto nel 1951 da Robert Wise  (che aveva curato “Quarto Potere” e avrebbe poi diretto “West Side Story”, “Tutti insieme appassionatamente” e “Star Trek: The Motion Picture”), il film narra del primo contatto del pianeta Terra con un’entità aliena venuto a giudicare l’umanità, riservandosi di stabilire se meriti la salvezza o l’estinzione. Questo racconto ha formato intere generazioni di spettatori su questo genere ed è allo stesso tempo rappresentato un modello per le successive storie di questa tipologia.

L’inarrestabile robot Gort, ad esempio, divenne un modello per i futuri Terminator e droidi assassini. Nel 2008 è poi stato realizzato un remake (qui la recensione) con protagonista Keanu Reeves nel ruolo dell’alieno poc’anzi citato. Ma c’è una grande ragione per cui la versione del 2008 di Ultimatum alla Terra del regista Scott Derrickson (Doctor Strange, Sinister, Black Phone) esiste: non abbiamo imparato la lezione dell’originale. In questo articolo, approfondiamo dunque il finale del film e ciò che ci dice della specie umana.

La trama di Ultimatum alla Terra

La scienziata Helen Benson (Jennifer Connelly) viene convocata dalle alte sfere per far fronte ad un imminente catastrofe: un oggetto non identificato si dirige a tutta velocità su New York. L’oggetto si rivela essere una navicella aliena, contente il messaggero Klaatu (Keanu Reeves). Giunto sulla terra, l’alieno rivela alla scienziata che il vero motivo per cui è giunto sul pianeta è quello di dar via allo sterminio umano. La razza umana, infatti, è stata giudicata indegna di abitare la Terra poiché con il suo egoismo e la sua brama di potere genera solo distruzione. Convinto della sua sentenza dopo aver incontrato un infiltrato alieno che da decenni abita sul pianeta, Klatuu darà via allo sterminio mentre ad Helen non rimarrà che cercare di dimostrare che gli umani possono cambiare.

Keanu Reeves e Jennifer Connelly in Ultimatum alla Terra
Keanu Reeves e Jennifer Connelly in Ultimatum alla Terra

Come il finale di Ultimatum alla Terra veicola il messaggio del film

Sebbene l’esecuzione sia diversa, il messaggio della versione 2008 di Ultimatum alla Terra è molto simile a quello trasmesso dal film originale del 1951: smettete di uccidervi a vicenda e di uccidere il pianeta. Negli anni Cinquanta, naturalmente, questo messaggio era accompagnato da una buona dose di paranoia da Guerra Fredda. L’Unione Sovietica aveva appena testato la sua prima arma atomica appena due anni prima, ma anche se la corsa agli armamenti nucleari era agli inizi, era ancora facile immaginare come la prossima era bellica avrebbe potuto creare un conflitto che avrebbe consumato il pianeta. Il remake sostiene che l’umanità non ha imparato la lezione, nemmeno dopo quasi 60 anni.

Abbiamo semplicemente scelto una nuova forma di distruttore, qualcosa di diverso da una sfida tra superpotenze con armi nucleari. Mentre il Gort del 1951 era una forma avanzata di armamento – un robot indistruttibile con occhi laser che vaporizzava cannoni e carri armati in un lampo di luce – la versione del remake conferisce al robot la capacità di trasformarsi in uno sciame di nano-macchine simili a una pestilenza che divorano tutto ciò che l’uomo incontra sul suo cammino. Le macchine usano le materie prime per generare altri esemplari di se stesse, permettendo loro di divorare ogni traccia di umanità ancora più velocemente. Non sarà quindi la guerra a distruggere l’umanità, ma piuttosto la nostra spinta al consumo.

La spiegazione del finale del film

Alla fine del film, però, Klaatu si convince a fermare lo sciame. Incontra il premio Nobel Professor Barnhardt (John Cleese), il quale sostiene che l’umanità è sull’orlo del precipizio della distruzione, ma non ha ancora superato il limite. Trascorre del tempo con la cosa più vicina a una guida umana, l’astrobiologa Helen Benson (Jennifer Connelly) e il suo figliastro Jacob (Jaden Smith), e vedere l’amore interpersonale su piccola scala che passa tra loro convince Klaatu che l’umanità potrebbe ancora essere capace di qualcosa di diverso dalla distruzione. Si muove quindi attraverso lo sciame che lo divora per raggiungere la sua nave e disattivare i protocolli.

Ultimatum alla Terra Gort
Il Gort in Ultimatum alla Terra

In seguito, però, tutta l’attività elettrica del pianeta si blocca. Nel film originale, Klaatu aveva spento il mondo per mezz’ora come dimostrazione del suo potere. Qui il film termina con il mondo oscurato. Klaatu dice a Barnhardt: “Il tuo problema non è la tecnologia. Il problema sei tu. Ti manca la volontà di cambiare”. Ma questo finale sembra certamente implicare che, spegnendo ogni forma di tecnologia, ci vorrà un drastico reset perché l’umanità possa avere una concreta speranza di salvarsi.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Ultimatum alla Terra è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Disney+, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 febbraio alle ore 21:30 sul canale TV8.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, decifrato il codice Morse presente nel trailer!

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In occasione del lancio del trailer di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, il livestream pre-lancio che segnava il conto alla rovescia per l’uscita del filmato promozionale conteneva un messaggio in codice Morse nascosto nella colonna sonora di Michael Giacchino. Coloro che hanno colto gli insoliti segnali acustici hanno ipotizzato cosa potessero significare e ora abbiamo una spiegazione, anche se non è molto entusiasmante.

Secondo il Redditor whatnowayimpossible, questo messaggio era in realtà un segnale in codice Morse che formava la parola RADIAZIONE. Non si tratta di niente che sembri particolarmente rilevante per la trama, ma si ipotizza che questo potrebbe essere un messaggio di avvertimento inviato sulla Terra che non è stato recepito dal team prima di imbarcarsi nella loro fatale missione spaziale.

Nei fumetti, la First Family della Marvel ottiene i suoi superpoteri dopo essere stata esposta ai raggi cosmici. Non siamo sicuri di quanto il prossimo reboot si atterrà a questa origine, ma sappiamo che qualcosa accade all’equipaggio durante il lancio.

Ecco il video con il Codice Morse:

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Tutto quello che c’è da sapere su I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film I Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro: Gli Inizi, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter HauserJohn MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre comparire nel film.

Captain America: Brave New World, i protagonisti raccontano il film

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Il 12 febbraio Captain America: Brave New World planerà nelle sale cinematografiche italiane portando con sé tanta speranza per il prossimo futuro del MCU e una Sentinella della Libertà nuova di zecca: Sam Wilson sale in cattedra a pieno titolo e sfoggia un po’ di nuovi trucchi con scudo e ali. In occasione della conferenza stampa mondiale del film, ecco cosa hanno raccontato i protagonisti sulla prima avventura da solista di Wilson e compagnia.

Anthony Mackie è Sam Wilson/Captain America

“Vorrei che vi godeste il film. Una delle cose più belle per me è stato il primo giorno sul set, quando tutte queste persone che conoscevo da più di un decennio ormai si sono avvicinati e mi hanno fatto le congratulazioni.” “Sai, è strano. Come Bob Moore, che era il mio costumista già in Captain America: Winter Soldier. E sai, Russell Bobbitt, che ha fatto gli oggetti di scena in ogni film in cui ho recitato. Bobbitt ha fatto gli oggetti di scena per Captain America: Brave New World. Quindi è stato come quella cosa di famiglia, dove vedi questo personaggio crescere fino a diventare realtà e avere il suo momento di gloria. Quindi sono contento di essere stato in grado di farlo con una schiera di star e amici con cui ho iniziato.”

Sull’eredità raccolta: Captain America: Brave New World stabilisce Sam come un essere a sé stante, la sua entità o incarnazione di Captain America. E il fatto che non abbia mai preso il siero, il fatto che sia il Capitan America di tutti gli uomini, penso che avrà un effetto e darà grandi frutti nel futuro del franchise, perché può dare la prospettiva del ragazzo normale, in contrapposizione a quella del super ragazzo. E penso che sia qualcosa del personaggio che è unico e raro e che le persone, sai, possono apprezzare, riconoscere e in cui riconoscersi.”

Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New World – Sam vs Red Hulk

Il produttore Kevin Feige

“Ruota tutto attorno a Sam Wilson come Capitan America e al suo proseguimento. L’abbiamo visto nel più grande film che abbiamo mai realizzato, Avengers: Endgame. Abbiamo visto Steve Rogers passare il ruolo e lo scudo a Sam Wilson. Volevamo continuare quella storia. E si tratta sempre di portare nuovi personaggi nel MCU, e questo cast straordinario che vedete qui presente fa proprio questo.”

Il regista di Captain America: Brave New World, Julius Onah

“Per me significa tutto. Sai, il franchise di Captain America è al centro del MCU. Cap è sempre stato un grande leader degli Avengers, ma poi anche la storia al centro di tutto questo è davvero, davvero molto emozionante, intensa. Ed ero molto emozionato io per il tema al centro di tutto questo e per il modo in cui tutti alla Marvel si sono appoggiati a questa nozione di empatia, di vedere il meglio l’uno nell’altro”. “Quando hai la possibilità di raccontare una storia piena di azione e di incredibili effetti visivi, ma anche con grandi personaggi, un grande tema, è davvero un sogno che si avvera. E arrivare a dirigere un cast come questo, è assolutamente incredibile.”

Captain America: Brave New World Harrison Ford Anthony Mackie
© Marvel Studios

Harrison Ford è Thaddeus “Thunderbolt” Ross

“Spero che la storia in cui può trasformarsi in qualcosa di diverso da Red Hulk possa arrivare. Penso che abbiamo la capacità di cambiare forma tra Hulkness e umanità, ma non è proprio il mio campo. Sono stato molto contento dell’opportunità di giocare in questo parco giochi. Che gruppo di persone fantastiche con cui lavorare, e che realtà fantasiosa. Quindi non vedevo l’ora di partecipare all’azione. Penso che il personaggio fosse perfetto per me. Sono stato onorato di poter fare il mio lavoro su una base che un attore meraviglioso, Bill Hurt, ha fornito al personaggio. E la storia è una meravigliosa estensione delle storie di cui Thunderbolt Ross ha fatto parte. E penso che ho guardato i film della Marvel, e ho visto attori che mi piacevano molto, che ammiravo molto, che si divertivano molto, e ho pensato, ehi, ne voglio un po’ anch’io. Fortunatamente, ne ho ricevuto un po’ anche io.”

Danny Ramirez è Joaquin Torres

“Beh, anch’io ne voglio un po’, e l’ho ottenuto [con Captain America: Brave New World]. Fortunatamente, anche a me è stato dato un po’ di quello, quindi ti capisco, ti capisco. È stato un assoluto onore, prima di tutto, essere incaricato di assumere qualsiasi ruolo, per non parlare di uno che, come Falcon che Anthony Mackie stesso ha stabilito. E sentire le sue storie sulla quantità di lettere che ha usato per scrivere a Kevin, per portarlo nel MCU, per me, mi rende davvero onorato per quanto riguarda il solo fatto di aver avuto la possibilità di sostenere l’audizione e l’opportunità di entrare in qualcosa che è stato stabilito. Ma poi, questo è stato molto parallelo alla mia vita in quel momento, che era semplicemente ammirare la capacità di lavorare con alcuni dei miei eroi e di poterli ammirare sul set. E quello è stato un sogno che si è avverato sia per Danny che per Joaquin, e hanno reso il lavoro così facile. Quindi un grazie ad Anthony, un grazie ad Harrison e un grazie all’MCU.”

Captain America: Brave New WorldTim Blake Nelson è The Leader

“In questa versione, che non è quella che mi aspettavo di interpretare, sono migliorato come attore. E grazie a Kevin, Nate, Julius e agli sceneggiatori, hanno scritto un personaggio meravigliosamente sfumato che è stata una sfida meravigliosa da interpretare e che non sarei stato in grado di interpretare 15 anni fa, perché non credo di essere stato, almeno spero, l’attore che sono ora. Ciò che vogliamo fare di più come attori è continuare a crescere e sentivo che avevo bisogno di questa maturità per essere in grado di interpretare ciò che hanno scritto.”

“Sono incredibilmente grato che mi abbiano chiesto di tornare e mi sono divertito molto con un cast così fenomenale. Conosco molti di loro da molti, molti anni. E sono d’accordo con Harrison. Una delle caratteristiche del MCU è il modo in cui curano il mondo. Mettono attori seri nei loro film. Non scherzano in termini di scelte superficiali, in termini di casting. E questo inizia con Anthony, che ha una tale profondità e anima come attore. Ma direi anche che vale per tutti su questo schermo in questo momento, ed è fantastico far parte di quel gruppo.”

Captain America: Brave New World
Shira Hass nel trailer Captain America: Brave New World – Marvel Studios

Shira Haas è Ruth Bat-Seraph

“È stato divertente. Sì. Sì, ci sono stati mesi di allenamento davvero lunghi, prima. Cinque volte a settimana. Sai, adoro allenarmi e fare sport, ma è decisamente qualcos’altro, e un livello completamente nuovo. Ed è stato un piacere, e anche entrare nel personaggio e nel mondo, è qualcosa di molto diverso da me, da cose che ho fatto prima, il che penso sia davvero un dono per un’attrice fare qualcosa di diverso e anche emozionante far parte del mondo MCU, e in particolare in questo film davvero incredibile.”

Giancarlo Esposito è Sidewinder

“Mi sento davvero onorato, perché entrare a far parte del MCU significa entrare a far parte di un franchise con una profonda integrità. E stanno realizzando film che significano qualcosa e che sono divertenti. Ma per me, la profondità di Captain America: Brave New World sta nelle sue relazioni. E le relazioni che creano empatia, amicizia, fiducia, sospetto, tutti questi elementi sono allettanti per me. E quindi ho voluto lavorare con questo gruppo per un lungo periodo di tempo, e conosciamo la storia. C’erano alcuni suggerimenti di casting dei fan per me. Ma ciò che mi ha solleticato di più è stato fare qualcosa di nuovo e diverso e portare un nuovo personaggio in questo mondo. Ho un grande rispetto per Anthony Mackie e per Capitan America, che ha tutti gli elementi del carisma, ma anche gli elementi della leadership e della moralità, e qualcuno che li ha vissuti.”

Belcanto: le prime immagini della serie Rai

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Belcanto: le prime immagini della serie Rai

Intrighi e passioni sullo sfondo dell’Italia dell’800 in Belcanto, la nuova serie evento Rai diretta da Carmine Elia con Vittoria Puccini Carmine Recano, che andrà in onda su Rai 1 da lunedì 24 febbraio per quattro prime serate.

Tre donne – Maria (Vittoria Puccini) e le sue figlie Antonia e Carolina (Caterina Ferioli e Adriana Savarese) – unite da una forte passione per la musica e da un ancor più grande desiderio di rivalsa, fanno il loro ingresso nel mondo dell’Opera. Ma sulle loro vite grava un terribile segreto che Maria custodisce da sempre e che persino Antonia e Carolina ignorano; un segreto la cui scoperta potrebbe stravolgere per sempre il loro rapporto.

Nel cast, accanto a Vittoria Puccini e Carmine Recano, troviamo volti storici e nuove promesse della serialità italiana: Giacomo Giorgio, Caterina Ferioli, Adriana Savarese, Vincenzo Ferrera, Andrea Verticchio, Nicolò Pasetti, Serena De Ferrari con Antonio Gerardi, Andrea Bosca e Andreas Pietschmann.

Belcanto è una coproduzione Rai Fiction – Lucky Red con Umedia in collaborazione con Ufunds in partecipazione con Newen Connect realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Lombardia Bando “Lombardia per il cinema” e della Regione Lazio Avviso “Lazio Cinema International”, programmi PR FESR 2021-2027 cofinanziato dall’Unione Europea.

La trama di Belcanto

Belcanto è la storia di Maria (Vittoria Puccini) e delle sue figlie, Antonia (Caterina Ferioli) e Carolina (Adriana Savarese), e della loro fuga da Napoli per liberarsi dall’oppressione del violento marito di Maria, Iginio (Antonio Gerardi), e inseguire il sogno del canto a Milano.

Le tre donne sono destinate a entrare nel mondo dorato e spietato dell’Opera di metà ‘800, ma dovranno scontrarsi con inganni, tradimenti e passioni travolgenti. Maria, segnata da un misterioso segreto che nasconde alle figlie, spinge Antonia verso il successo, ma la ribelle Carolina sembra possedere una forza e un carisma che nessuno aveva previsto. Sospese tra sogni di fama, gelosie e lotte di potere, si troveranno a confrontarsi con la durezza del mondo che hanno scelto.

Belcanto è una storia di lotta per la libertà, che spinge le protagoniste a sfidare non solo il destino, ma anche loro stesse.

I Puffi – Il Film: il trailer con le voci di Paolo Bonolis e Luca Laurenti

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Preparatevi a una valanga di risate, perché Paolo Bonolis e Luca Laurenti entrano ufficialmente nel villaggio dei Puffi! Nel nuovo film I Puffi – Il Film, la storica coppia della TV italiana si trasforma in due personaggi iconici: Bonolis sarà la voce saggia di Grande Puffo, mentre Laurenti darà vita al maldestro e cattivissimo Gargamella e a suo fratello Razamella!

Una coppia esplosiva che promette di conquistare il pubblico di tutte le età, regalando un’interpretazione inedita e irresistibile ai personaggi chiave della storia. La loro sintonia perfetta e il loro inconfondibile umorismo daranno una nuova dimensione alle avventure dei Puffi, rendendo l’esperienza ancora più divertente ed emozionante.

Il film promette avventura, magia e tantissime risate – e con questa coppia, non potrebbe essere altrimenti!

La trama di I Puffi – Il Film

Quando il saggio e coraggioso Grande Puffo (Paolo Bonolis) viene rapito dai perfidi stregoni Gargamella e suo fratello Razamella (Luca Laurenti), solo una squadra di Puffi può salvarlo! Guidati da una determinata Puffetta (in originale con la voce di Rihanna), i piccoli eroi si avventurano nel mondo reale, pronti a tutto pur di riportare a casa il loro leader e salvare l’intero universo.

Dalla pagina allo schermo: dalla teoria alla pratica

Dalla pagina allo schermo: dalla teoria alla pratica

Entra nel vivo il progetto formativo Dalla pagina allo schermo. Percorsi di didattica laboratoriale sul rapporto tra cinema e fumetti, realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’a.s. 2024/2025 e che vede coinvolti gli Istituti Scolastici di Latina I.C. Don Milani, I.C. Torquato Tasso e I.C. Giuseppe Giuliano. Da martedì 11 febbraio avranno inizio gli incontri di laboratorio, con appuntamenti settimanali che fino alla prima metà di aprile vedranno gli studenti impegnati nella realizzazione di un unico grande fumetto collettivo. I laboratori saranno tenuti da Ilaria Palleschi Viola Coldagelli, che seguiranno gli studenti nel disegno di ambienti e personaggi, fornendo loro gli strumenti necessari per padroneggiare le tecniche del disegno, del fumetto e della narrazione.

Al termine del laboratorio, quanto realizzato dagli studenti verrà poi “adattato” in cortometraggio grazie ad una fase di riprese gestita dal partner del progetto, Dreamcatchers Entertainment, sotto la guida di Francesco Madeo, e dal regista Renato Chiocca, anche formatore del progetto. In quest’occasione gli studenti avranno modo di animare loro stessi i personaggi disegnati davanti all’obiettivo, fornendo anche la propria voce per raccontare la loro storia. Il prodotto finale di questa fase di riprese verrà poi gestito dalla stessa Dreamcatchers Entertainment al fine di dar vita ad un breve cortometraggio da proiettare poi negli istituti scolastici nel corso di giornate evento (aperte a tutti) che si svolgeranno a maggio e interamente dedicate alla dimostrazione di quanto appreso e compiuto nel corso di questo progetto.

Il progetto Dalla pagina allo schermo si rivolge a studenti di classi primarie e secondarie di I° grado, proponendo un percorso di esplorazione dei rapporti tra cinema e fumetto, entrambe forme di narrazioni per immagini, attraverso un percorso didattico comparativo che unisce momenti di alfabetizzazione e di analisi delle due forme d’arte, incontri laboratoriali di storytelling, disegno e produzione partecipata finalizzati alla realizzazione di un prodotto audiovisivo.

Proposto dall’Istituto Don Milani, il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione tra una rete di dirigenti scolastici del territorio, un gruppo di operatori culturali e di settore esperti, come Mauro Uzzeo e Renato Chiocca. Ad affiancarli, una rete di partner che vede Cinefilos APS, associazione di promozione culturale fondata nel 2019 da un collettivo di professionisti del settore cinematografico con l’obiettivo di diffondere la cultura cinematografica, con particolare attenzione al pubblico giovane, e anche Dreamcatchers Entertainment, casa di produzione con il desiderio di proporre una nuova, inedita prospettiva nel raccontare storie con parole, immagini, musica, utilizzando principalmente l’innovazione tecnologica e l’infinito potere del video in tutte le sue forme.

Un’esperienza formativa capace, dunque, di sviluppare un approccio critico al linguaggio cinematografico e all’arte del fumetto e di potenziare le competenze nei linguaggi audiovisivi e creativi.

Prophecy di Jacopo Rondinelli al cinema il 24, 25 e 26 marzo

Prophecy di Jacopo Rondinelli al cinema il 24, 25 e 26 marzo

Arriverà nelle sale come evento speciale solo il 24, 25 e 26 marzo PROPHECY, il nuovo film di Brandon Box diretto da Jacopo Rondinelli e ispirato al celebre manga giapponese scritto e disegnato da Tetsuya Tsutsui. Presentato in anteprima mondiale alla scorsa edizione di Lucca Comics & Games, PROPHECY è tratto dalla storia, pubblicata in Giappone da Shueisha e in Italia da J-Pop, che ha conquistato decine di migliaia di lettori in tutto il mondo. Il film sarà distribuito in esclusiva nei cinema italiani da Nexo Studios e le prevendite apriranno ufficialmente dal giorno 27 febbraio (elenco delle sale a breve su prophecyilfilm.it e nexostudios.it).

Come protagonista nel ruolo di “Paperboy” troviamo Damiano Gavino (che gli spettatori hanno imparato a conoscere grazie alle serie Un professore e Shake, e al film Nuovo Olimpodi Özpetek)”, affiancato da Federica Sabatini, Ninni Bruschetta, Haroun Fall, Denise Tantucci e Giulio Greco.

PROPHECY porta sul grande schermo la storia di “Paperboy”, un misterioso individuo il cui volto nascosto da un foglio di giornale appare in brevi video nel web in cui denuncia ingiustizie e fatti di cronaca preannunciando la punizione dei colpevoli. Gli spiragli per capire la sua identità sono pochissimi, ma Paperboy riesce pian piano a conquistare seguaci e sostenitori che come lui hanno sete di verità e di giustizia. A fare da collante alla trama, tematiche di forte attualità come gli effetti amplificatori del web, il mondo dei riders e del food delivery, le potenzialità della realtà virtuale e del mondo delle start up tecnologiche.

La colonna sonora è di Matteo Buzzanca.

Dopo il successo di Dampyr, realizzato in collaborazione con Eagle Pictures e Sergio Bonelli Editore, e l’annuncio dell’acquisizione dei diritti per la trasposizione cinematografica di Tiger Mask, Brandon Box propone così un nuovo appuntamento cinematografico dedicato a tutti gli appassionati di fumetti e manga. Prodotto con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, PROPHECY è distribuito nei cinema italiani in esclusiva da Nexo Studios in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY, MYmovies, Lucca Comics & Games, Cultura Pop e JPop.

Diva Futura: la storia vera dell’agenzia di casting

Diva Futura: la storia vera dell’agenzia di casting

Arriva al cinema in Italia con PiperFilm Diva Futura, il film che, come da titolo, racconta l’avventura e la rivoluzione sessuale di Riccardo Schicchi, con la sua agenzia di casting e produzione di cinema a luci rosse. Il film scritto e diretto da Giulia Louise Steigerwalt è interpretato da Pietro Castellitto, nei panni di Schicchi in persona; da Barbara Ronchi, che invece interpreta Deborah, la sua segretaria e punto di vista privilegiato dal quale la regista decide di raccontare la storia; da Denise Capezza, che si abbraccia l’onere di interpretare Moana Pozzi; da Tesa Litvan, nei panni di Éva Henger, grande amore di Riccardo, madre di suo figlio e poi attrice porno; e da Lidija Kordi che invece si assume un altro compito difficilissimo, portare sullo schermo Ilona Staller, in arte Cicciolina, prima porno star e co-fondatrice della rivista.

Diva Futura film 2024
Pietro Castellitto è Riccardo Schicchi in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

Cos’era Diva Futura?

Prima di essere il titolo del nuovo film di Steigerwalt, ovviamente Diva Futura era il nome dell’agenzia di casting e produzione fondata nel 1983 da Riccardo Schicchi e Ilona Staller. Fu la prima agenzia in Italia specializzata in pornografia.

In seguito ai successi di Riccardo Schicchi e Ilona Staller, i due decisero di creare qualcosa sul quale appoggiare la loro attività. In un primo momento, più che la produzione di film e spettacoli a luci rosse, il target dell’agenzia fu quello di reclutare nuove dive per il neonato mercato pornografico italiano. A quel tempo inoltre la pornografia era soprattutto cartacea e Schicchi era infatti un fotografo professionista. Il film mostra le principali star di questa scuderia: Staller, Pozzi e ovviamente Henger.

Denise Capezza è Moana Pozzi in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

La rivoluzione pornografica italiana

Mietendo un successo dopo l’altro, l’agenzia fu l’ammiraglia del periodo d’oro del porno italiano. Ha seguito il mercato nel suo sviluppo, dal cartaceo al cinema pornografico, alla produzione per l’home video, alle linee erotiche a pagamento la cui produzione avveniva in una sede di Pescara. Nel 1985 ha prodotto il primo film hardcore della carriera di Ilona Staller Telefono rosso. Nel 1986 ha realizzato il suo primo spettacolo live Curve deliziose. La sede dell’agenzia sulla via Cassia era diventata anche un po’ il rifugio dell’amore libero, dove non esistevano limiti alla naturale propensione sessuale. L’agenzia pubblicava anche delle riviste e calendari.

La rivoluzione che portò l’agenzia nella cultura popolare italiana giunse alla costituzione delle prime pornostar, parola che prima non esisteva. Moana e Cicciolina non erano solo il sogno erotico degli italiano, erano vere e proprie dive che popolavano i giornali e la televisione, promessa di una società progressista che non si sarebbe poi mai più replicata.

Lidija Kordic è Ilona Staller in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

La svolta politica

Come viene anche raccontato nel film, negli anni ’90 l’agenzia ebbe un coinvolgimento in politica, con la fondazione del Partito dell’Amore da parte di Riccardo Schicchi e Moana Pozzi. Fu celebre l’ingresso in Parlamento, in qualità di Deputata, di Ilona Staller, per esempio, che riuscì a guadagnarsi uno dei seggi dei radicali di Pannella. Il politico trovò infatti nel Partito dell’Amore un feeling con il suo pensiero militante e il giusto grado di anticonformismo che, per un po’, tenne salda questa inaspettata eppure naturale alleanza.

Tesa Litvan è Eva Henger in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

L’avventura musicale di Diva Futura

Sebbene non prodotti direttamente da Diva Futura, sono interessanti anche una serie di progetti musicali delle star più famose dell’agenzia, tutt’oggi molto ambiti nel campo del collezionismo musicale. Le musiche usate per gli spettacoli live e per i film erano curate da Jay Horus e a volte incise, seppur con una distribuzione limitata, su vinile a 45gg, mix 12″ o picture disk. Cicciolina si spinse oltre cercando di portare la pornografia anche in campo musicale, incidendo Muscolo rosso, forse la canzone con il testo più esplicito in tutto il panorama italiano, non è necessario certo specificare a cosa si riferisse il titolo e la canzone tutta! L’agenzia era proprietaria anche di “Diva Futura Channel”, un canale satellitare dedicato interamente al mondo dell’eros.

Alla morte di Riccardo Schicchi, avvenuta a Roma il 9 dicembre 2012, tutto quello che riguarda l’agenzia viene eraditato dalla moglie di Schicchi, Éva Henger e dei figli Mercedesz e Riccardo Beltaim Jr.

Barbara Ronchi in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

Il film Diva Futura

Sorvolando sulle avventure musicali e riservando solo pochi cenni alle altre attività dell’agenzia, il film di Giulia Louise Steigerwalt tenta un’indagine intima e molto privata di un mondo che ha fatto una rivoluzione involontaria e che ha poi generato una involuzione dei costumi. Il film propone il ritratto di uomini e donne liberi, pionieri senza tempo, un gruppo di esploratori “amorali ma mai immorali”. Un ritratto inedito e insolito che accanto al classico biopic propone una visione pura e divertita del mondo (del porno).

Diva Futura: recensione del film di Giulia Louise Steigerwalt

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Diva Futura: recensione del film di Giulia Louise Steigerwalt

Dopo l’esordio con Settembre, Giulia Louise Steigerwalt propone in Concorso all’81° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, il suo secondo film, Diva Futura, un biopic sulla vita di Riccardo Schicchi, che ha il volto di Pietro Castellitto.

Denise Capezza è Moana Pozzi in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

Cosa racconta Diva Futura?

Italia, anni Ottanta-Novanta. Con la sua agenzia Diva Futura, Riccardo Schicchi rivoluziona la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. L’espressione “pornostar”, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era. L’impatto mediatico è talmente travolgente da sfociare nell’elezione al Parlamento di Ilona Staller, detta “Cicciolina”, nella nascita del Partito dell’Amore e nella candidatura di Moana Pozzi a sindaca di Roma. L’avventura di questa grande “famiglia” – dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni i cui effetti generano una situazione fuori controllo nell’industria della pornografia – è raccontata attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti.

Tesa Litvan è Eva Henger in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

Una biografia affettuosa

Diva Futura racconta una storia che è collettiva e individuale. Se è vero che il punto di vista privilegiato/esterno è quello di Debora, una splendida Barbara Ronchi, è altrettanto vero che si tratta di un film biografico sulla visione di Riccardo Schicchi, che Castellitto mette in scena con grande dolcezza e ironia. Il personaggio che viene fuori dal ritratto di Giulia Louise Steigerwalt è delicato e tenero, di un uomo con una visione assolutamente controcorrente, l’unico che ha avuto la lucidità di affermare che “agli uomini piacciono le donne disinibite, purché non siano le loro compagne”.

Lidija Kordic è Ilona Staller in Diva Futura ©LUCIA IUORIO

Una mascolinità sana e femminista

Rappresentante sano di una mascolinità moderna e mai tossica, è comunque vittima delle sue gelosie e insicurezze in un mondo che cambia rapidamente intorno a lui e che trasforma il suo business in maniera imprevedibile. Il mondo del porno di Diva Futura è un mercato, una economia fiorente in cui le donne (le varie Staller, Henger e Pozzi sono co-protagoniste) sono veicolo di responsabilità economica ma sono sempre tutelate e “venerate”, come dice Castellitto/Schicchi, un modo di fare porno molto diverso da quello che poi verrà sdoganato dalla figura di Rocco Siffredi e che verrà anche influenzato dall’avanzare della tecnologia e dall’evoluzione della società. La vita di Schicchi non si conclude con una parabola ascendente, e questo Steigerwalt lo racconta con puntualità, peccato che poi il film stesso replica quella parabola, con una prima parte decisamente più interessante, ben scritta e divertente rispetto alla seconda.

Cella 211, la spiegazione del finale: Calancho è morto?

Cella 211, la spiegazione del finale: Calancho è morto?

Il finale di Cella 211 mostrava sul governatore Montes che inviava un agente disonesto della DEA, Javi, insieme alla sua squadra, nella prigione di Ciudad Juarez per estrarre Baldor e poi uccidere il boss della prigione, Calancho. La prigione di Ciudad Juarez era il fulcro delle transazioni illegali tra il cartello della divisione settentrionale (comandato da qualcuno chiamato solo 25), il governatore di Chihuahua, il direttore, Gandara, e il secondo in comando del direttore, Ramirez.

Il piano iniziale era semplicemente quello di consegnare Baldor, che apparentemente supervisionava diversi account illegali di funzionari di alto rango della prigione, a 25, nel mezzo di una rivolta carceraria. Ma Calancho ha rovinato tutto tenendo Baldor in ostaggio e avanzando ogni genere di richiesta. Juan, un avvocato per i diritti umani, si è trovato nel mezzo di questo pasticcio anche se era lì solo per vedere un cliente. Ha fatto del suo meglio per orientare la situazione nella giusta direzione in modo che il danno fosse minimo. Tuttavia, quando la moglie incinta, Helena, è morta ai cancelli della prigione, cercando di sapere come stava il marito, qualcosa dentro Juan è scattato e si è reso conto che l’unica cosa che poteva fare era fare della prigione la sua nuova casa. Juan ci è riuscito?

Baldor è stato consegnato all’FBI

Celda 211. Alejandro Puente as Baldor in Celda 211. Cr. Maria Medina / Netflix ©2025

Dato che le autorità si rifiutavano di eseguire gli ordini di Calancho, nonostante tenesse in ostaggio Baldor e i suoi preziosi dati, ha costretto Juan a tagliare la mano di Baldor in modo che tutti sapessero che facevano sul serio. Tuttavia, se Baldor fosse morto dissanguato, Calancho non avrebbe avuto nessuna leva per contrattare con le autorità. Non voleva che Baldor lasciasse la prigione ed era scettico riguardo all’ingresso dei paramedici nei locali.

Questa situazione caotica ha permesso al governatore di inviare Javi e il suo team come paramedici, mentre un’altra parte del suo team si occupava della rete elettrica. Baldor fu estratto con successo da Javi e dal suo team dopo che l’intera Chihuahua era stata immersa in un blackout totale. Si erano dimenticati della valigetta di Baldor che era piena di dati importanti, ma Juan la consegna.

Javi consiglia a Juan di lasciare la prigione con loro, altrimenti 25 e il cartello della divisione settentrionale non lo avrebbero risparmiato mentre venivano a prendere Calancho e i suoi soci. Ma Juan si rifiuta di andarsene, dicendo che aveva affari in sospeso in prigione e che avrebbe incontrato Javi solo per assicurarsi che il governatore fosse disposto a mettere a frutto le informazioni dal portatile di Baldor. Javi mantenne la promessa e consegnò Baldor e la sua valigetta all’FBI, che era felicissima di mettere le mani su entrambi perché li avrebbe aiutati a porre fine a tutti i tipi di attività criminali nazionali e internazionali.

Ora, anche se Javi aveva tradito la DEA per servire il suo paese, dà al suo ex capo, Shirley, la possibilità di scappare. Lui si scusa con lei e le consiglia di fare le valigie prima che venga arrestata dalla polizia statale per aver condotto attività illegali su suolo straniero, che è esattamente ciò che accadde, perché Shirley ci mette troppo tempo ad agire.

In Cella 211 Calancho muore

Celda 211. Noé Hernández as Calancho in Celda 211. Cr. Maria Medina / Netflix ©2025

Calancho ascolta la conversazione di Juan con Javi e segue Juan mentre torna all’area principale della prigione. Sembra che avrebbe punito Juan quasi immediatamente perché, nel corso di questa rivolta, Calancho aveva perso sua sorella e la sua unica pedina di scambio per il miglioramento della prigione, ovvero Baldor. Non gli era rimasto nulla e, per giunta, aveva scoperto che Juan non stava esattamente dicendo la verità sulla sua identità e aveva aiutato Baldor a fuggire e aveva persino consegnato il suo computer portatile alle autorità. Ma, abbastanza sorprendentemente, Calancho proclamò che era tempo di porre fine alla rivolta perché aveva vinto la guerra. Juan era comprensibilmente confuso.

Quindi, Calancho spiega che mentre aveva dato inizio a tutto quel trambusto per dimostrare alle autorità e ai cartelli che la sua gente aveva bisogno di migliori condizioni di vita in prigione, grazie a Juan, la rivolta si era trasformata in qualcosa di più grande. Con Baldor nelle mani del FBI, le persone che stavano usando gente come Calancho come pedine per spostare denaro nero e tutti gli altri tipi di cose illegali sarebbero state costrette a pagare per i loro crimini.

E questo era più che sufficiente per Calancho perché sacrificasse tutta la sua vita in quella prigione in modo che persone come 25 e i cartelli potessero funzionare liberamente. In cambio, non riceve nemmeno un basilare gesto di gratitudine. Quindi, se la giustizia avesse prevalso a causa del “tradimento” di Juan, allora quella sarebbe stata una vittoria per lui. Detto questo, Calancho non era un idiota e sapeva che, indipendentemente da ciò che sarebbe successo dopo che Baldor avesse detto la sua, 25 lo avrebbe ucciso. Pertanto, invece di morire per mano del suo acerrimo nemico, chiese a Juan di risparmiargli la suspense e di liberarlo da questo regno mortale in modo che potesse riunirsi alla sorella defunta. Ovviamente Juan non vuole farlo, ma Calancho lo convince fino a quando non gli conficca il pugnale nel cuore. Con ciò, Juan diventa il nuovo boss della prigione di Ciudad Juarez, e 25 e la sua squadra dovettero o andarsene a mani vuote.

Juan divenne il boss alla fine di Cella 211

Celda 211. Cr. Maria Medina / Netflix ©2025

Nel finale della Cella 211, il capo di 25 lo consegna alla polizia di stato perché la sua dipendenza da Gandara per far uscire Baldor dalla prigione gli era costata molto, e credeva che con 25 fuori, il cartello avrebbe potuto funzionare più agevolmente. Il sottotenente Castro racconta alla stampa come la rivolta avesse esposto tutte le attività illegali che si stavano verificando nella prigione e come fosse la necessità del momento per Chihuahua di ripulire il suo comportamento se il governo voleva che i suoi cittadini vivessero in pace. Grazie a questo attacco al crimine organizzato, il governatore Montes divenne un favorito nella prossima corsa presidenziale. Montes promette di riformare il paese recidendo i legami tra americani, autorità di polizia e cartelli della droga in modo che ogni parte del Messico sia libera da ogni forma di narcoterrorismo. Ma quanto di ciò era vero?

Bene, durante gli ultimi momenti della serie Netflix, abbiamo visto Gandara trasferirsi in un nuovo stato con una borsa piena di denaro sporco, il che significa che continuerà a svolgere ogni genere di attività illegale altrove senza dover affrontare le ripercussioni delle sue azioni in prigione come direttore. Il capo del cartello della divisione settentrionale, la cui facciata era una società di cemento, ha acquistato una banca texana, creando così una nuova base operativa che non coinvolgeva una prigione e i suoi detenuti. Detto questo, con Juan come capo della prigione di Ciudad Juarez, la struttura correttiva è migliorata molto. I rapporti tra i prigionieri e le autorità carcerarie sono amichevoli. Ogni detenuto ha la propria cella e l’intero edificio sembrava incredibilmente organizzato e pulito. E forse è per questo che il governatore (o forse il presidente) Montes è disposto a parlare di lavoro con Juan.

La serie non ha chiarito se Montes e Juan intraprenderanno qualche tipo di attività illegale o meno. È del tutto possibile che Montes voglia che Juan usi le sue abilità per riformare i peggiori criminali del Messico, soprattutto perché ha dimostrato di avere il potere di farlo negli ultimi anni. Tuttavia, poiché i cartelli e i criminali esistono ancora, vorrebbero vendicarsi di Montes per essersi fatta strada verso il trono gettandoli tutti sotto il proverbiale autobus. Quindi, per preservare la sua posizione, forse Montes ha bisogno di Juan e dei suoi contatti. Anche se il presidente e il boss non prendono parte a nulla di illecito, si aiuteranno sicuramente a vicenda per mantenere la corona sulle rispettive teste.

Premi David di Donatello 2025: ecco le shortlist per otto categorie

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Per la prima volta i Premi David di Donatello annunciano le shortlist nelle categorie Miglior Acconciatura, Miglior Casting, Miglior Compositore, Migliori Costumi, Migliori Effetti VFX, Miglior Scenografia, Miglior Suono e Miglior Trucco. Le shortlist nascono dalle segnalazioni di 467 giurati dell’Accademia del Cinema Italiano, tra acconciatori, casting director, compositori, costumisti, scenografi e arredatori, supervisori e producer effetti visivi, professionisti del suono e truccatori. Dal 27 gennaio al 2 febbraio questi professionisti hanno avuto l’opportunità di selezionare fino a quindici titoli per categoria che, nello specifico del loro settore professionale, reputano essere i più interessanti da proporre alla giuria David per il voto che determinerà a marzo le cinquine di candidati.

L’introduzione delle shortlist è stata decisa da Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, con il Consiglio Direttivo composto da Nicola Borrelli, Francesca Cima, Edoardo De Angelis, Giuliana Fantoni, Francesco Giambrone, Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi Lonigro, Mario Lorini, Francesco Ranieri Martinotti, Alessandro Usai. L’obiettivo è valorizzare e dare ancor più rilievo alle varie competenze professionali che contribuiscono alla realizzazione dei film, con un sistema simile al modello già in uso da premi internazionali come gli Oscar® i Bafta.

Le shortlist vogliono essere anche un’ulteriore occasione offerta dal David per arricchire il dialogo interno all’Accademia, con una maggiore attenzione per i mestieri del cinema. Sono 40 i titoli che hanno ricevuto una o più segnalazioni nelle shortlist e che proseguono nel concorso nelle categorie di Miglior Acconciatura, Miglior Casting, Miglior Compositore, Migliori Costumi, Migliori Effetti VFX, Miglior Scenografia, Miglior Suono e Miglior Trucco. Concorrono nelle altre categorie e per il Miglior Film tutti i 154 film iscritti, fra i quali 47 opere prime. 

Queste le shortlist per i Premi David di Donatello 2025 (con ex aequo):

ACCONCIATURA:

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Campo di battaglia

–       Caracas

–       Diamanti

–       Dostoevskij

–       Finalmente l’alba

–       Gloria!

–       Iddu

–       Il monaco che vinse l’Apocalisse

–       Il ragazzo dai pantaloni rosa

–       Il tempo che ci vuole

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Romeo è Giulietta

–       Un altro Ferragosto

–       Vermiglio

CASTING:

–       Anna

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Castelrotto

–       Ciao Bambino

–       Dostoevskij

–       El Paraiso

–       Enea

–       Familia

–       Finalmente l’alba

–       Gloria!

–       Hey Joe

–       L’abbaglio

–       L’arte della gioia

–       Parthenope

–       Quell’estate con Irene

–       Vermiglio

COMPOSITORE:

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Campo di battaglia

–       Confidenza

–       Diamanti

–       Gloria!

–       Iddu

–       Il punto di rugiada

–       Il ragazzo dai pantaloni rosa

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Vermiglio

–       Volare

COSTUMI:

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Campo di battaglia

–       Diamanti

–       Dostoevskij

–       Finalmente l’alba

–       Gloria!

–       Il tempo che ci vuole

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       L’arte della gioia

–       Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

–       Leggere Lolita a Teheran

–       Limonov

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Vermiglio

EFFETTI VFX:

–       Another End

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Confidenza

–       Enea

–       Finalmente l’alba

–       I dannati

–       Il monaco che vinse l’Apocalisse

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       L’arte della gioia

–       Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

–       Limonov

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Un mondo a parte

SCENOGRAFIA:

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Campo di battaglia

–       Diamanti

–       Dostoevskij

–       Eterno visionario

–       Gloria!

–       Il tempo che ci vuole

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       L’arte della gioia

–       La vita accanto

–       Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Vermiglio

SUONO:

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Campo di battaglia

–       Confidenza

–       Diamanti

–       Enea

–       Finalmente l’alba

–       Gloria!

–       Hey Joe

–       Iddu

–       Il ragazzo dai pantaloni rosa

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Romeo è Giulietta

–       Vermiglio

TRUCCO:

–       Berlinguer – La grande ambizione

–       Campo di battaglia

–       Confidenza

–       Diamanti

–       Finalmente l’alba

–       Gloria!

–       I bambini di Gaza

–       Il tempo che ci vuole

–       Il treno dei bambini

–       L’abbaglio

–       L’arte della gioia

–       Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

–       Limonov

–       Napoli – New York

–       Parthenope

–       Te l’avevo detto

–       Vermiglio

The Order: recensione del film di Justin Kurzel – Venezia 81

The Order: recensione del film di Justin Kurzel – Venezia 81

Negli Stati Uniti, le fratture interne sembrano amplificarsi. All’interno di una nazione apparentemente solida, radici profonde di odio, in particolare razziale, continuano a fiorire. La storia documenta da tempo episodi di violenza estrema, inclusi tentativi di insurrezione, come dimostra l’assalto al Campidoglio del gennaio 2021. Questi eventi spaventosi rappresentano solo una delle tante inquietanti parentesi dell’America contemporanea, e che in alcuni casi hanno imitato le immaginarie insurrezioni descritte nel romanzo neonazista di William Luther Pierce, The Turner Diaries, il quale racconta il primo piano generale di terrorismo interno nel Paese.  È da questa premessa che nasce The Order, il nuovo film di Justin Kurzel, in concorso alla 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Un cast d’eccezione compone questa nuova pellicola, in cui spiccano nomi di un certo calibro quali Jude Law, Nicholas Hoult e Tye Sheridan. The Order, che si rifà al libro The Silent Brotherhood di Kevin Flynn, sarà distribuito su Prime Video.

The Order, la trama

Nel 1983, il nord-ovest degli Stati Uniti è scosso da una serie di violente rapine in banca e operazioni di contraffazione. Questi crimini, che a prima vista sembrano essere motivati esclusivamente dall’avidità, si rivelano invece i primi segnali di una pericolosa guerra contro il governo americano, orchestrata da un gruppo appartenente a un’organizzazione terroristica alimentata dall’odio razziale. A intuire la gravità della situazione è un agente dell’FBI, che si mette sulle tracce dell’uomo dietro il complotto, deciso a fermare una temibile insurrezione prima che sia troppo tardi.

The Order

Il terrorismo negli Stati Uniti

Mentre Alex Garland con Civil War ha offerto una visione di un possibile futuro distopico degli Stati Uniti divisi in una guerra civile, Kurzel, con The Order, si basa su eventi reali legati a un’organizzazione di suprematisti bianchi neonazisti, mettendoci dinanzi a una minaccia concreta e tangibile. Con una regia incisiva, una sceneggiatura concettuale e un ritmo che cresce in modo costante, Kurzel ci trasporta in un’atmosfera soffocante di antisemitismo, al centro della quale c’è un giovane affiliato all’Aryan Nation, deciso a liberare gli Stati Uniti da quelli che considera individui “impuri” e non degni. Un classico crime thriller che vede un convincente Jude Law nei panni di un impavido agente dell’FBI, in un serrato confronto con il terrorista interpretato da un Nicholas Hoult intenso e carismatico.

Le poche scene d’azione, pur limitate nel numero, sono realizzate con precisione es maestria, mantenendo costante la tensione e catturando l’attenzione degli spettatori fino a un finale che si rivela perfettamente coerente e soddisfacente, evitando qualsiasi traccia di delusione. Forse non il titolo più adatto alla sezione Fuori Concorso, ma sicuramente un’opera che merita apprezzamento per la sua qualità e per il coraggio di affrontare temi attuali ed estremamente importanti, che risuonano vicino a noi e su cui dovremmo iniziare a riflettere con maggiore attenzione.

Parthenope: la spiegazione del finale e il significato del film di Paolo Sorrentino

Dopo la presentazione al Festival di Cannes 2024, Parthenope (la nostra recensione) di Paolo Sorrentino è finalmente nelle sale italiane dal 24 ottobre, distribuito da PiperFilm. Accolto con grande interesse e aspettativa, come ogni titolo del regista partenopeo conosciuto in tutto il mondo, il film ha destato qualche protesta e molte incertezze, principalmente a causa del suo andamento metaforico che ne costituisce sia la difficoltà che il fascino. Ma di cosa parla il film di Sorrentino?

Di cosa parla Parthenope?

Celeste Dalla Porta in Parthenope (2024)
Foto di Gianni Fiorito

Sorrentino racconta la storia di Parthenope (interpretata da Celeste Dalla Porta prima e da Stefania Sandrelli poi), giovane figlia dell’alto borghesia napoletana, nata a seguito di un parto in acqua, nella baia di Napoli, ai piedi del Vesuvio. Il primo dono che riceve è una carrozza borbonica, che utilizzerà come letto. La leggenda della sirena Parthenope è uno dei più famosi miti fondativi della città di Napoli, ed ecco che già all’inizio della sua storia, nel giorno della sua nascita, nel 1950, la sorte della ragazza si lega a quella della città.

Dalla sua nascita, per tutta la giovinezza e l’età adulta, fino alla vecchiaia, Parthenope intraprende il suo viaggio di scoperta del mondo, dell’amore, della conoscenza, sempre guidata dalla passione per la vita. Gli studi, l’estate a Capri (dove tutto cambia), i libri, le idee, i vicoli della città, ma anche l’Università, gli incontri, il sottosuolo napoletano, l’arte, il miracolo di San Gennaro, l’estate del 2023 con i festeggiamenti per lo scudetto: il tempo trascorre inesorabile, ma Parthenope è sempre presente, misteriosa e bellissima, inconoscibile eppure riconosciuta da tutti.

Qual è il significato di Parthenope?

Celeste Dalla Porta_Dario Aita_Daniele Rienzo
Celeste Dalla Porta, Dario Aita e Daniele Rienzo in Parthenope di Paolo Sorrentino – Foto di Gianni Fiorito

Paolo Sorrentino non è nuovo all’utilizzo della metafora e del simbolismo. Con E’ stata la mano di Dio aveva già percorso le strade di Napoli, che però erano principalmente scenario alla vicenda personale di Fabietto, il protagonista, e poi si è scoperto alter ego del regista stesso. Con Parthenope, Sorrentino rimane a Napoli ma fa della città un personaggio nel corpo e nel viso splendido di Celeste Della Porta. La prima parte del film è più legata al classico viaggio di formazione, che si esaurisce e conclude (forse) di fronte al primo grande dolore di questa giovane donna. Da quel momento in poi che non specifichiamo ma che sarà chiaro a chiunque vedrà il film, Parthenope prende una strada accidentata, quella appunto metaforica e simbolica in cui la fanciulla si fa città e, man mano che procede nella sua ricerca di senso della vita, entra in contatto con ogni aspetto di Napoli stessa.

Parthenope entra in contatto con l’ambiente dell’arte, e si avvicina alla recitazione, arrivando a ricevere consigli da una grande attrice, una diva di origini napoletane che nel look e nei modi ricorda vagamente Sofia Loren. Si avvicina all’occultismo e alla magia della fede folkloristica tipica della città: il Miracolo e il Tesoro di San Gennaro, il Vescovo intermediario tra la città e il popolo, che vuole “fottere” la città per il suo tornaconto. Entra addirittura in contatto con le viscere mafiose del capoluogo campano, quando assiste a un “matrimonio” tra famiglie di camorra. Si immerge nell’ambito accademico, aspetto forse meno noto di Napoli, ma importante e significativo a livello internazionale, dopotutto è a Napoli l’Università più antica d’Europa, la Federico II. E’ lì che Parthenope “si ferma” e mette radici. Il riprendere canonico del racconto monografico di questa non più giovane donna la ritrova docente in via di pensionamento, mentre dice addio alla sua cattedra di Antropologia.

La spiegazione del finale di Parthenope

Parthenope recensione film
Celeste della Porta è Parthenope nel film di Paolo Sorrentino – foto di Gianni Fiorito

Alla fine del suo racconto, Parthenope donna fa pace con Parthenope città. La vediamo guardare un carosello che festeggia lo scudetto del 2023 con il sorriso sorpreso di chi vede qualcosa che riconosce e che in qualche modo le appartiene. In questa scena, il volto di Stefania Sandrelli concilia la protagonista con il luogo che aveva voluto lasciare, e quindi anche la città con se stessa.

Una lettura più azzardata del film potrebbe indicare che con Parthenope, Sorrentino ha voluto mettere a nudo la vera essenza della napoletanità in una delle caratteristiche più evidenti e insistite della protagonista: la ragazza parla per frasi fatte, preferisce “la frase ad effetto alla verità”, perché è sempre meglio risultare memorabili che veritieri. Forse questa è l’essenza del film che racconta proprio il modo di essere dei napoletani, quasi tutti grandi uomini di spettacolo, anche nella vita di tutti i giorni. Uomini (e donne, ovviamente) che preferiscono un saluto colorito, una frase fatta e musicale al racconto della verità. Perché la verità, si sa, non è mai bella come tutte le parole che vogliamo sentirci dire per rassicurarci.

Parthenope è un canto d’amore alla città di Napoli, da parte di Paolo Sorrentino, è la città stessa che si spoglia, si svela, si mostra nella sua bellezza inafferrabile. Che piaccia o meno, sicuramente il film merita più di una visione, per poter essere goduto appieno e capito a fondo, per leggerne tutte le sue stratificazioni di senso e per poter capire davvero qual è il sua significato.

The Order, la spiegazione del finale del film con Jude Law

The Order, la spiegazione del finale del film con Jude Law

Il finale del thriller poliziesco The Order, basato su una storia vera, mostra la fine di Bob Matthews, il leader del gruppo terroristico neonazista nazionale. Jude Law e Nicolas Hoult guidano il talentuoso cast di The Order, che vanta anche le interpretazioni di Tye Sheridan (X-Men: Apocalypse) e Marc Maron (Joker). Law interpreta l’agente dell’FBI Terry Husk che, con l’aiuto di un ambizioso poliziotto di campagna di nome Jamie Bowen (Sheridan), scopre una serie di atti di terrore domestico collegati tra loro, avvenuti a metà degli anni Ottanta nella regione del Pacifico nord-occidentale degli Stati Uniti. The Order è stato accolto con buone recensioni, ottenendo l’89% su Rotten Tomatoes.

Come si legge nei titoli di testa del film, The Order è basato su una storia vera, già raccontata nel libro del 1990 The Silent Brotherhood di Gary Gerhardt e Kevin Flynn. Justin Kurzel (Macbeth) ha diretto il film sulla base di una sceneggiatura adattata scritta dal candidato all’Oscar Zach Baylin (King Richard). Mentre il Bob Matthews di Hoult continua a praticare il terrorismo interno rapinando banche e bombardando sinagoghe, l’Husk di Law e l’FBI si avvicinano a lui dopo aver identificato Tony Torres. Torres era il membro della Fratellanza Ariana che aveva acquistato le armi per la rapina al furgone blindato Brink’s in cui Matthews e i suoi soci avevano rubato 3,6 milioni di dollari.

Perché Terry e Bob non si sparano nella casa in fiamme

Uno degli aspetti più sorprendenti del finale di The Order (la nostra recensione) è il motivo per cui Terry corre nella casa in fiamme per affrontare Bob faccia a faccia. La cosa ancora più sorprendente è che quando Terry ha una possibilità di colpirlo, non la sfrutta. Lo stesso vale per Bob, che rinuncia a uccidere Terry in tre diverse occasioni nel corso del film.

Mentre le fiamme bruciano il rifugio di Bob a causa dei razzi lanciati da una squadra SWAT, Bob chiude la porta ed entra nella vasca da bagno con una maschera antigas, dove alla fine muore. Tra Terry e Bob sembra esserci uno strano legame non detto che impedisce a uno dei due di sparare all’altro. Terry finisce per sparare dopo che Bob ha chiuso la porta, ma scappa dalla casa per salvarsi, lasciando Bob a bruciare.

La spiegazione del piano anarchico in 6 fasi di Bob Matthew 

Nicholas Hoult Bob Matthews in The Order

Matthew adotta il piano di rivoluzione in 6 fasi introdotto nel romanzo vietato The Turner Diaries, scritto nel 1978 dal nazionalista bianco William Luther Pierce. Dopo aver messo in atto la fase 5, ordinando l’assassinio di un conduttore radiofonico ebreo di Denver di nome Alan Burg, Matthews voleva passare alla fase finale, ovvero una rivoluzione armata contro il governo degli Stati Uniti. Nel rifugio, scrisse un manifesto intitolato “Una dichiarazione di guerra” che intendeva inviare al Congresso degli Stati Uniti, nonostante il fatto che i numeri della sua organizzazione stessero diminuendo. È chiaro che la visione di Matthews non era allineata con la realtà.

Come Torres è uscito di prigione – Bob gli ha creduto?

The Order

L’FBI è riuscita a identificare Tony Torres, un membro della Fratellanza Ariana di origine messicana. Torres ha usato il suo vero nome per acquistare decine di armi da fuoco e munizioni per la rapina di Matthews al furgone di Brink’s. Una di queste armi da fuoco è stata lasciata sulla scena del crimine, ed è così che Husk e la sua squadra sono riusciti a trovare e imprigionare Torres.

Terry interroga Torres e alla fine lo fa crollare in una cella di detenzione. Torres chiama un numero di telefono che gli fornisce risorse per l’estrazione e che lo riconduce a Bob. Torres, in modo poco convincente, dice a Bob di non aver detto nulla all’FBI né della rapina né dell’omicidio di Alan Burg. Bob dice che Torres può fidarsi di lui, ma è chiaro che tornerà nella sua stanza del motel per farlo fuori quando Terry si presenterà con l’FBI.

Terry si incolpa per la morte di Jamie?

Jude Law e Tye Sheridan in The Order (2024)

Jamie muore tragicamente dopo essere stato colpito e ucciso da Bob durante un inseguimento della polizia. Piuttosto che avvicinarsi a Bob, Terry va da Jamie per stargli vicino mentre muore. Dopo la morte di Jamie, Terry si pulisce immediatamente le mani dal sangue con della ghiaia polverosa. Terry è un agente dell’FBI esperto e segnato che evidentemente non è devastato dalla morte di Jamie come lo sarebbe una persona normale.

All’inizio del film, Terry racconta a Jamie di una donna che aveva convinto a indossare un microfono mentre si infiltrava in una temuta famiglia criminale di New York. Quella donna è stata brutalmente uccisa. Jamie chiede a Terry perché gli abbia raccontato quella storia, senza sapere che sarebbe stata un’inquietante prefigurazione di come Terry avrebbe condotto Jamie alla sua stessa morte. Terry avrebbe potuto prendersi cura di Jamie e dirgli di ritirarsi e lasciare il caso all’FBI, ma non lo ha fatto.

Chi ha ucciso Alan Burg

Matthews ha tecnicamente ucciso Alan Burg, il conduttore radiofonico ebreo di Denver, ordinando il suo assassinio come quinta fase del suo piano. In realtà, Bruce Pierce, un membro della Fratellanza Ariana che lavora per Matthews, è stato identificato come l’esecutore. David Lane, un altro membro del gruppo d’odio, è stato identificato come l’autista dell’auto per la fuga. Secondo la Jewish Telegraphic Agency, “i pubblici ministeri hanno sostenuto per tutta la durata del processo che Pierce era l’esecutore materiale dell’omicidio del giugno 1984 e che Lane guidava l’auto per la fuga”. I due sono stati condannati all’ergastolo nel 1987. Pierce è morto in carcere nel 2010.

Perché il naso di Terry continua a sanguinare

Il naso di Terry sanguina durante tutto The Order quando si agita troppo per la situazione in corso. Dopo essere stato quasi ucciso da Bob durante una rapina in banca, il naso di Terry sanguina in un bar mentre lotta per regolare le sue comprensibili emozioni. Il naso sanguina di nuovo quando intimidisce fisicamente Torres nella sua cella di detenzione. Terry incolpa le medicine che prende per le sue frequenti emorragie nasali. I farmaci sono probabilmente per la pressione alta, l’ansia, il disturbo da stress post-traumatico o qualcosa di simile, data la sua professione.

L’importanza del libro Turner Diaries

Come spiegato prima dei titoli di coda di The Order, I diari di Turner è un romanzo proibito che ha tracciato il progetto per diversi atti di terrorismo interno, dagli attentati di Unabomber all’insurrezione del 6 gennaio 2021. Matthews lo ha anche usato come base per The Order e aveva in mente di assassinare Henry Kissinger, l’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti. Il romanzo segue un gruppo di suprematisti bianchi che progettano di rovesciare il governo degli Stati Uniti. Matthews ha chiaramente dato un’interpretazione letterale del romanzo, che è stato anche diffuso come dottrina della Fratellanza Ariana dal neonazista Richard Butler.

Il vero significato del finale dell’ordine

Terry Husk è chiaramente dalla parte giusta della storia e della legge in The Order, ma è un protagonista profondamente tormentato, molto più di quanto il film mostri. Il vero punto di svolta nel suo personaggio è vederlo reagire alla morte di Jamie, che affronta in modo piuttosto insensibile, senza grande shock o emozione. Terry va poi dalla moglie, che aveva detto di avere paura di Terry nonostante il suo distintivo, e non riesce nemmeno a trovare la forza di dare la notizia. Sebbene la storia parli del potere distruttivo dell’odio, Terry non è certo un santo.

Terry cerca di allontanarsi dal suo passato andando in Idaho, ma non riesce a sfuggirvi. Cerca di assimilarsi andando a caccia, avendo per due volte un alce nel mirino del suo fucile, ma non riesce a sparare. Questo implica che c ‘è del buono in Terry e che non è un assassino per natura, ma uno che è stato condizionato a uccidere dal suo lavoro. L’alce rappresenta in un certo senso anche Terry stesso, soprattutto attraverso gli occhi di Bob, che non uccide Terry nonostante abbia tre occasioni per farlo.

Probabilmente Bob non uccide Terry perché vede in lui qualcosa che vede anche negli uomini distrutti che ha reclutato nella sua confraternita. In alternativa, Bob potrebbe rispettare il fatto che Terry abbia dedicato la sua vita a una causa, anche se si trova dall’altra parte. Bob sembra essere troppo affascinato dalla contraddizione ambulante che Terry è per premere il grilletto contro di lui in The Order.

The Order, la storia vera che ha ispirato il film con Jude Law

The Order, la storia vera che ha ispirato il film con Jude Law

The Order, nelle sale da oggi (6 febbraio), vede protagonista Jude Law nei panni di un agente dell’FBI che lascia la sua famiglia per rintracciare una banda di nazionalisti bianchi che rapinano banche e falsificano denaro. L’Ordine era un’organizzazione terroristica realmente esistita per un breve periodo negli anni ’80, guidata da Bob Mathews, che nel film è interpretato da Nicholas Hoult. L’obiettivo dell’Ordine era quello di far secedere gli Stati del Pacifico nord-occidentale e formare una nazione di soli bianchi, priva di ebrei.

Ecco cosa c’è da sapere sull’Ordine

The Order con Jude Law

Come è nato l’Ordine

L’Ordine ha iniziato a operare nel settembre 1983. All’epoca, molti nazionalisti bianchi degli anni ’70 e ’80 erano delusi dalla mancata vittoria degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam e volevano vendicarsi. Alcuni veterani cercarono di usare la loro esperienza militare per combattere quella che vedevano come una guerra razziale in patria. Sebbene Mathews, il fondatore dell’Ordine, non fosse un veterano, l’Ordine utilizzava manuali di addestramento dell’esercito americano e libri sulla strategia militare statunitense per formare i suoi membri.

Come molti nazionalisti bianchi, Mathews è stato influenzato dal romanzo del 1978 The Turner Diaries, che racconta di un personaggio nazionalista bianco, Earl Turner, che tenta di rovesciare il governo degli Stati Uniti e trama per far volare un aereo con una testata nucleare contro il Pentagono. Mathews aveva anche forti legami con il gruppo Aryan Nations, da cui provenivano diversi membri dell’Ordine.

Mathews ha allestito campi di addestramento a distanza nell’Idaho e nel Missouri. Il gruppo raccoglieva i fondi per le sue attività attraverso rapine e contraffazione di denaro e distribuiva le banconote contraffatte ad altri gruppi di potere bianco. I fondi venivano utilizzati anche per accumulare armi e acquistare attrezzature di sorveglianza.

I membri dell’Ordine prestavano giuramento stando in cerchio attorno a un neonato bianco “che simboleggiava la razza che volevano proteggere”, secondo il libro Bring the War Home di Kathleen Belew, una storica dell’estremismo di destra. Essi hanno espresso “il sacro dovere di fare tutto ciò che è necessario per liberare il nostro popolo dall’ebreo e portare la vittoria totale alla razza ariana”.

Come spiega Kevin Flynn, autore del libro che ha ispirato il film The Order: Inside America’s Racist Underground, ha spiegato l’obiettivo finale del gruppo: “Volevano che cinque Stati del Nord-Ovest – Washington, Oregon, Idaho, Montana e Wyoming – diventassero una nazione di soli bianchi”.

Le azioni più nefaste di The Order

Le attività del gruppo terroristico consistevano principalmente in rapine, contraffazione di denaro e un brutale omicidio.

Nel dicembre 1983, Mathews rapinò una banca di Seattle di 25.952 dollari. “I membri dell’Ordine intendevano le rapine in banca – e più tardi le rapine ai furgoni blindati – come un modo per finanziare la loro guerra allo Stato e per colpire quelle che consideravano banche corrotte e controllate dagli ebrei”, scrive Belew.

Rapinarono anche negozi di pornografia, che consideravano immorali, e nell’aprile 1984 bombardarono un cinema per adulti a Seattle.

La scena più drammatica del film è la ricostruzione di una rapina ad un furgone blindato avvenuta nel luglio 1984. Nella realtà, una dozzina di membri dell’ordine, vestiti con magliette bianche e bandane rosse, rapinarono un furgone blindato vicino a Ukiah, in California. Gli uomini spararono dei colpi di pistola contro l’auto e poi mostrarono un cartello con scritto “Scendi o muori”. Due pick-up hanno circondato il veicolo e lo hanno costretto a parcheggiare sul ciglio della strada. I ladri sono riusciti a portare via circa 3,6 milioni di dollari in contanti.

È stato l’omicidio nel 1984 del DJ di Denver Alan Berg, un critico dichiarato dei gruppi nazionalisti bianchi, a portare alla caduta dell’Ordine. Come scrive Belew, “Berg era il tipo di voce ebraica e liberale di spicco che l’Ordine cercava di mettere a tacere”. A un certo punto, David Lane, membro dell’Ordine, telefonò addirittura al programma di Berg per blaterare di un complotto ebraico per conquistare il mondo. Come si evince dal film, il 18 giugno 1984, alle 21.15, Berg entrò con la sua auto nel vialetto di casa, scese e fu ucciso da Bruce Pierce, membro dell’Ordine.

L’omicidio fece conoscere il gruppo in tutto il mondo e la sorveglianza dell’FBI portò al suo scioglimento.

Chi era Bob Matthews

Nicholas Hoult Bob Matthews in The Order

Bob Matthews era un personaggio reale: un attivista neonazista che era il leader del gruppo militante suprematista bianco da cui il film prende il nome.

Come viene rappresentato nel film, è morto in un edificio in fiamme dopo che l’FBI ha scoperto il suo piano per orchestrare una rivoluzione violenta e profondamente razzista negli Stati Uniti.

Parlando a RadioTimes.com, Law ha spiegato: “Il materiale di partenza per la storia è un libro intitolato The Silent Brotherhood (La fratellanza silenziosa), scritto da una coppia di giornalisti di Denver [Kevin Flynn e Gary Gerhardt] che hanno messo insieme una descrizione incredibilmente dettagliata della procedura seguita dall’FBI”.

L’elemento più romanzato riguarda il personaggio di Law, Terry Husk. Non esisteva un vero agente dell’FBI con questo nome, e quindi la maggior parte delle scene che riguardano la sua vita familiare e gli scambi con Bob sono inventate per il film – ma lo sceneggiatore Zach Baylin ha comunque attinto a diverse fonti reali per creare il personaggio.

“Lo scheletro del personaggio era molto presente nella bozza originale che ho letto, e Zach aveva già fatto la scelta di amalgamare il personaggio di Husk”, ha spiegato Jude Law.

“Ci siamo ispirati molto a uno degli agenti che hanno realmente risolto il caso, che aveva avuto una carriera molto simile a quella di Terry”, ha aggiunto.

“Ma ci è sembrato più opportuno cambiare il suo nome e darci l’opportunità di attingere ad alcuni degli altri agenti e aggiungere anche i nostri abbellimenti, in modo da poter condurre la storia attraverso Husk senza turbare o mettere in imbarazzo nessuno”.

“E ciò significava che potevamo inserire questa sorta di passato danneggiato, questo danno fisico, e meglio, in un certo senso, incastrarlo, metterlo a confronto con Bob”.

Un aspetto del film completamente tratto dalla vita reale è stata l’ossessione di Matthews per il romanzo estremista del 1978 The Turner Diaries, che è servito da ispirazione per il suo progetto di insurrezione – contenente un piano in sei fasi per rovesciare il governo.

“Ho guardato The Turner Diaries [e] la cosa vergognosa di The Turner Diaries è che è come un libro per bambini”, ha spiegato Law.

“Voglio dire, è davvero molto elementare. È una specie di passo uno, passo due… e ti dice solo, in termini molto profani, come seguirlo. Quindi non c’era molto da imparare.

“Ad essere sinceri, la mia ossessione si è concentrata maggiormente su Bob Matthews, sul suo comportamento e sul suo passato”.

Alla fine del film, un post-scriptum afferma che la pericolosa eredità di The Turner Diaries può essere direttamente collegata all’insurrezione del 6 gennaio 2021 al Campidoglio degli Stati Uniti, e in effetti ci sono molti modi in cui è facile tracciare dei paralleli tra gli eventi del film e i giorni nostri.

Ma Law ha dichiarato di non aver pensato troppo a questi parallelismi durante la realizzazione del film.

“La nostra attenzione doveva essere quella di raccontare questa storia in modo onesto, accurato e plausibile”, ha detto. Le linee guida, i paragoni con ciò che sta accadendo ora, si sono presi cura di loro stessi”.

“E in effetti la sceneggiatura era stata scritta prima dell’insurrezione del 6 gennaio 2021. Quindi, era chiaro che eravamo su qualcosa di rilevante, ma non avevamo bisogno di appoggiarci necessariamente a questo”.

Cosa è successo all’Ordine

L’organizzazione si sciolse nel dicembre 1984. Mathews morì in un conflitto a fuoco con l’FBI l’8 dicembre 1984, nel suo complesso a Whidbey Island, Washington. Molti dei membri chiave, come Bruce Pierce, morirono in prigione.

Sebbene l’organizzazione non esista più, le sue idee e le sue convinzioni hanno ancora oggi molti seguaci, diffusi dai social media e dalle comunicazioni moderne. Secondo l’Anti-Defamation League, le segnalazioni di incidenti antisemiti negli Stati Uniti hanno raggiunto un livello record.

Come dice Flynn, “il nazionalismo bianco, ancora una volta, è in aumento. Siate vigili. Prestate attenzione. Non ignoratelo”.

We Live In Time, la spiegazione del finale: cosa è successo a Tobias e Almut?

We Live in Time ha un finale straziante. Il dramma, diretto da John Crowley da una sceneggiatura di Nick Payne, vede protagonisti Florence Pugh e Andrew Garfield nei panni di Almut e Tobias, una coppia il cui tempo trascorso insieme viene mostrato attraverso una narrazione non cronologica. Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, We Live in Time ha ricevuto recensioni per lo più positive. Il film, strappalacrime, si conclude con Almut che partecipa a un rinomato concorso di cucina, che sarebbe stato lo stesso giorno in cui lei e Tobias avrebbero dovuto sposarsi. Prima che la gara finisca, Almut decide di andarsene, provata dal dolore.

We Live in Time segna la prima collaborazione sullo schermo tra Florence Pugh e Andrew Garfield, che hanno precedentemente lavorato con John Crowley in Boy A del 2007.

Trova Tobias e la loro figlia Ella tra la folla e se ne va con loro. La famiglia va a pattinare sul ghiaccio invece di rimanere fino alla fine della competizione. Almut, ex pattinatrice artistica, pattina con la famiglia e alla fine si allontana da loro. Sorride e li saluta dall’altro lato della pista. Più tardi, Tobias ed Ella camminano nel pollaio della famiglia raccogliendo le uova e Tobias insegna a Ella come rompere un uovo con una mano sola, come faceva Almut. Almut non si trova da nessuna parte nella scena finale di We Live in Time.

Almut è morta in We Live in Time?

Florence Pugh We lIve in Time
We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo – Cortesia di Lucky Red

È fortemente implicito che Almut muoia in Viviamo nel tempo. Se fosse ancora viva, Almut sarebbe stata probabilmente nella scena finale del film a insegnare a Ella come rompere un uovo al posto di Tobias. Anche se la sua morte non viene mostrata sullo schermo, l’assenza di Almut si sente molto. Anche la delicatezza con cui viene gestito il momento finale del film indica la morte di Almut, poiché Tobias le trasmette qualcosa che Almut ed Ella avrebbero condiviso. Almut sapeva che la sua morte era una possibilità e voleva trascorrere gli ultimi mesi della sua vita vivendo davvero, invece di sentirsi molto male, cosa che fece.

Come se l’è cavata Almut nella gara di cucina?

Almut ha iniziato a sentirsi male nel bel mezzo della gara di cucina, ma è riuscita a finire il suo piatto insieme al suo sous chef prima che il timer scattasse. Ma poiché se n’è andata prima che i giudici potessero annunciare i vincitori, We Live in Time sottolinea come l’esito della gara non fosse importante quanto il fatto che Almut avesse trascorso del tempo di qualità con la sua famiglia. Aveva fatto quello che era venuta a fare, cioè cucinare un ottimo piatto e dimostrare di essere in grado di competere. La vittoria o meno era irrilevante.

È bello immaginare che Almut abbia vinto la gara di cucina. Aveva lavorato duramente per essere lì, scegliendo la gara al posto del suo matrimonio, e questo le aveva portato via una buona parte del suo tempo. Almut era entusiasta della gara di cucina e il fatto di essere arrivata fino a quel punto suggerisce che aveva buone possibilità di vincere. I giudici potrebbero essere stati scoraggiati dal fatto che uno chef abbia lasciato la sua postazione prima dell’annuncio del vincitore, e questo potrebbe aver influito sulle sue possibilità, ma Almut aveva completato la parte più difficile. Il premio non aveva poi così tanto significato.

Perché Almut ha preferito la gara di cucina al matrimonio

Almut voleva sposare Tobias. Aveva accettato la proposta di matrimonio di Tobias ed era entusiasta della fase successiva della loro relazione. Tuttavia, Almut ha dato la priorità al concorso di cucina piuttosto che al matrimonio, perché sapeva che le rimaneva poco tempo per fare qualcosa di significativo nella sua carriera. In particolare, Almut voleva essere di più per Ella. Voleva che sua figlia la ricordasse come una grande chef e non solo come la madre malata. Per un po’ Almut si era concentrata sulle sue cure e sul matrimonio, ma la gara di cucina non era una cosa a cui poteva rinunciare.

Almut voleva anche fare qualcosa per se stessa che fosse al di fuori della sua malattia e della sua famiglia. La gara di cucina era un’opportunità speciale per dimostrare a se stessa che poteva ancora raggiungere degli obiettivi nonostante il cancro. Almut non voleva lasciare che la sua malattia oscurasse o prendesse il sopravvento sulla sua vita. Partecipare alla gara di cucina, per quanto prestigiosa ed emozionante, era un modo per Almut di vivere la sua vita migliore prima che finisse e, all’epoca, non era ancora pronta a rinunciarvi. Matrimonio o no, però, Almut era impegnata con Tobias e la loro famiglia.

Tutti i momenti più importanti della vita di Tobias e Almut mostrati in Viviamo nel tempo

  • Il primo incontro tra Tobias e Almut
  • Almut scopre di avere il cancro – due volte
  • Almut e Tobias che scoprono di aspettare un bambino
  • Almut dà alla luce Ella
  • La gara di cucina di Almut
  • La proposta di matrimonio di Tobias ad Almut
  • La prima volta che Almut e Tobias dormono insieme

Il cane di Tobias ed Ella: ecco come si spiega

We live in time film 2024
We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo – Cortesia di Lucky Red

Poco dopo la diagnosi di cancro di Almut, lei e Tobias hanno discusso la possibilità di prendere un cane per aiutare Ella a superare la malattia e la morte della madre. Nella scena finale di We Live in Time, un cane si unisce a Tobias ed Ella nel giardino e nella casa, indicando che la coppia aveva finalmente preso un cane per la figlia a un certo punto tra la gara di cucina e la morte di Almut. Il cane è un altro indizio della morte di Almut. Ma a quanto pare, il cane ha probabilmente aiutato Ella a superare la morte della madre, perché aveva qualcosa su cui concentrarsi oltre all’assenza di Almut.

La linea temporale non lineare di We Live In Time è cruciale per capire Almut e Tobias

Se We Live in Time avesse seguito la strada della narrazione lineare, sarebbe stato probabilmente un tipico dramma che finisce in tragedia. La scelta non lineare ci permette di vedere la relazione di Tobias e Almut nella sua interezza, dimostrando che la vita può essere piena di alti e bassi ma, col senno di poi, l’insieme della loro relazione e della vita che hanno condiviso è una buona relazione che vale il dolore. Sottolinea anche la pienezza della vita che hanno vissuto insieme nonostante il cancro di Almut. La mancanza di cronologia offre l’esperienza di osservare i personaggi in varie fasi e stati emotivi, il che è interessante.

Sottolinea inoltre la pienezza della vita vissuta insieme nonostante il cancro di Almut. La mancanza di cronologia offre l’esperienza di osservare i personaggi in varie fasi e stati emotivi…

La malattia di Almut avrebbe potuto mettere in ombra tutti gli altri bei momenti della vita se fosse arrivata prima della fine. Ma il film non dimentica il resto dei pezzi che compongono la vita di Almut e Tobias. La linea temporale non lineare è fondamentale per capire anche chi sono Almut e Tobias, sia individualmente che come coppia. Il cast diWe Live in Time testimonia il passato, il presente e il futuro della coppia, rivelando il loro amore, i loro conflitti, la loro tristezza e la loro speranza. Il dramma straziante di Crowley fornisce il quadro completo del tempo trascorso insieme da Tobias e Almut, ed è umiliante e bellissimo proprio per questo.

Il vero significato di We Live In Time

We live in time

Come i migliori film d’amore sui viaggi nel tempo, We Live in Time utilizza la morte per ribadire che il tempo è prezioso e va trascorso con le persone care. Anche nei momenti più importanti, come la gara di cucina di Almut e la nascita di Ella, Crowley e Payne sottolineano che non è importante il risultato o il modo in cui avviene, ma il viaggio e i sentimenti che lo accompagnano. Si parla di chi c’è per te e dell’importanza di condividere quei momenti con loro, anche se non vanno come si aspettavano.

Raccontato in modo non lineare, We Live in Time mette in mostra la fugacità del tempo e la vita che si può costruire tra un punto e l’altro, così come l’importanza che due persone possono assumere l’una per l’altra in un breve periodo. Il tempo è un nemico e un amico, che prende e dà in egual misura, come sottolinea il film. Almut e Tobias non possono fare nulla contro il tempo stesso, ma possono vivere una vita piena. Il tempo che trascorrono insieme diventa ancora più speciale e We Live in Time sostiene che non dovrebbe essere dato per scontato.

Ultimatum alla Terra: tutte le curiosità sul film con Keanu Reeves

Il genere cinematografico della fantascienza non permette solo di ottenere un immagine alterata del presente o del futuro, con i suoi cambiamenti in meglio o in peggio. Nel migliore dei casi, infatti, i film appartenenti a questo riescono a raccontare qualcosa di più sull’umanità, sui suoi pregi e difetti. Tra i titoli più affascinanti che portano avanti questo delicato intreccio vi è Ultimatum alla Terra (qui la recensione), distribuito a livello mondiale nel 2008 e diretto dal regista Scott Derrickson, oggi noto per aver firmato il primo Doctor Strange. All’interno di questo l’umanità entra in contatto con una forma aliena, alla quale dovrà mostrare la propria bontà per evitare il peggio.

Il film non è in realtà una storia originale, bensì il remake dell’omonimo film del 1951 di Robert Wise, tratto a sua volta dal racconto Addio al padrone, scritto nel 1940 dallo scrittore di fantascienza Harry Bates. Tale pellicola è ancora oggi considerata uno dei grandi classici del cinema fantascientifico, e lo stesso Derrickson se ne è dichiarato un profondo ammiratore. Volendo rendergli omaggio, egli ha così deciso di riadattare la storia narrata alla contemporaneità, potendo così sfruttare il nuovo contesto mondiale. La Guerra Fredda, centrale nel film dell’51, viene infatti sostituita con il drammatico impatto che l’uomo ha sull’ambiente e sul pianeta.

Con un budget di 80 milioni di dollari, il regista ha così potuto avvalersi di grandi effetti speciali per riportare sul grande schermo l’alieno Klaatu e quella che potenzialmente è una vera e propria fine del mondo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori ed alle frasi più belle del film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Keanu Reeves e Jennifer Connelly in Ultimatum alla Terra
Keanu Reeves e Jennifer Connelly in Ultimatum alla Terra

La trama di Ultimatum alla Terra

Il film ha per protagonista la scienziata Helen Benson, microbiologa dell’Università di Princeton, la quale è convinta di poter vivere un’esistenza tranquilla grazie al suo lavoro di pura ricerca scientifica. Questa sua convinzione viene però ben presto smentita nel momento in cui viene chiamata dal governo ad indagare su qualcosa di assolutamente privo di precedenti. Un oggetto non identificato si sta infatti dirigendo a tutta velocità contro la città di New York. Nel momento in cui appare chiaro essere un’astronave aliena, questo atterra in modo apparentemente pacifico a Central Park.

Da questo esce l’alieno Klaatu, il quale afferma di avere un messaggio per il mondo intero. Preso sotto custodia per esperimenti e indagini, l’alieno assume progressivamente una forma umana, continuando però a ripetere di avere un messaggio da divulgare quanto prima. Decisa a scoprire cosa c’è dietro, Helen decide di fuggire insieme all’alieno ed al figlio Jacob. Ben presto la donna scoprirà che Klaatu è venuto ad annunciare lo sterminio del genere umano, giudicato indegno di abitare il pianeta. L’unico modo per fermare tutto ciò è riuscire a convincere l’alieno che gli umani possono cambiare, possono provare anche del bene.

Il cast del film

Per dar vita al misterioso alieno Klaatu, i produttori del film avevano in mente un solo attore possibile. Questi era Keanu Reeves. Dopo essere divenuto celebre per la trilogia di Matrix, questi era alla ricerca di ruoli nuovi e per lui inediti. Dopo aver letto la sceneggiatura si disse estremamente interessato a prendere parte al film, attratto tanto dalla natura del personaggio quanto dalle tematiche attuali della storia. Nel dar vita al personaggio, Reeves ha cercato di pensarlo come un alieno costretto ad assumere forma umana, ma che non possiede grande familiarità con questa. Per il ruolo della scienziata Helen, invece, la prima scelta del regista era la premio Oscar Jennifer Connelly. Anche questa, dopo aver letto la sceneggiatura, accettò subito di partecipare al film.

Nel ruolo del piccolo Jacob Benson vi è invece un giovane Jaden Smith, qui al suo secondo film dopo La ricerca della felicità, dove recitava accanto al padre Will Smith. La premio Oscar Kathy Bates è invece presente nei panni di Regina Jackson, segretario della difesa degli Stati Uniti d’America. Altro personaggio importante del film è quello del dottor Michael Granier, amico di Helen, interpretato dall’attore Jon Hamm. L’attore Kyle Chandler interpreta invece John Driscoll, mentre la scelta di casting più complessa fu quella per il personaggio del professor Barnhardt, premio Nobel. Pur essendo un ruolo drammatico, la scelta ricadde sull’attore John Cleese, noto per essere stato uno dei membri del gruppo comico noto come Monty Python. Dopo anni di interpretazioni divertenti, l’attore fu però lieto di poter interpretare un personaggio drammatico.

Ultimatum alla Terra Gort
Il Gort in Ultimatum alla Terra

Le frasi più belle del film

Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del film:

  • Se la Terra muore, l’umanità muore. Ma se è l’umanità a morire, la Terra sopravvive. (Klaatu)
  • Niente muore mai veramente. L’universo non spreca niente. La materia di cui si compone, si trasforma. (Klaatu)
  • Non è con la fiducia che la scienza fa strada, ma con la curiosità. (Prof. Bernhardt)
  • Se dovesse accadermi qualcosa, vada subito da Gort, e gli dica queste parole: “klaatù baràda nìkto”. (Klaatu)
  • Io provo affetto per loro. È un po’ ridicolo, lo so, e… non riesco neanche a trovare il modo per spiegartelo, per molti anni io ho maledetto il fatto di essere qui, la vita umana è così difficile, ma adesso che questa vita è giunta alla fine, mi considero fortunato di averla vissuta. (alieno anziano)

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Ultimatum alla Terra è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Disney+, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 febbraio alle ore 21:30 sul canale TV8.

The Brutalist è basato su una storia vera?

The Brutalist è basato su una storia vera?

Due anni fa, gli spettatori hanno concluso la visione di Tár chiedendosi se l’imperioso compositore di Cate Blanchett fosse in realtà una persona reale. La stessa cosa accadrà con The Brutalist (al cinema dal 6 febbraio con Universal Pictures), una saga di 3 ore e mezza su un architetto ebreo ungherese di nome László Tóth (Adrien Brody) che emigra nella Pennsylvania rurale dopo la seconda guerra mondiale e sperimenta l’antisemitismo.

Scritto da Brady Corbet e Mona Fastvold, il film è una storia di fantasia che trae spunto da una meticolosa ricerca sull’Olocausto e sul movimento architettonico brutalista, le cui strutture sono caratterizzate da linee pulite, tratti squadrati e una tavolozza monocromatica.

Ecco cosa c’è di vero e di falso nel film, adulato dalla critica, che ha vinto il premio come miglior film drammatico, miglior regista (Corbet) e miglior attore (Brody) ai Golden Globes all’inizio di gennaio e che gareggia da front-runner per gli Oscar 2025.

László Tóth di The Brutalist era una persona reale?

La risposta breve è no. Una rapida ricerca su Google mostra che esiste un famoso László Tóth, un geologo di origine ungherese, noto soprattutto per aver vandalizzato la statua della Pietà di Michelangelo nel 1972. Ma “è solo una coincidenza”, afferma Fastvold. “László Tóth in Ungheria è come John Smith: è uno dei nomi più comuni. Abbiamo trascorso molto tempo in Ungheria, quindi quel nome sembrava perfetto per un personaggio ungherese”. Sarebbe un “nostro” Mario Rossi!

Secondo la ricerca dei registi, pochissimi architetti ebrei europei sopravvissero all’Olocausto. Ad esempio, nel 1933, la Germania proibì a quasi 500 architetti ebrei di esercitare. Mentre alcuni riuscirono a fuggire, molti furono deportati e uccisi nei campi di concentramento. “Judy Becker, la nostra scenografa, ha esaminato disegni e progetti (di edifici) non realizzati di architetti che non sono sopravvissuti”, afferma Fastvold. “Volevamo provare a rendere loro omaggio; se qualcuno avesse avuto un’esperienza simile a quella del nostro personaggio principale, saremmo stati attenti nella nostra rappresentazione. Ma non siamo riusciti a trovare nessuno (come Tóth).”

Chi ha ispirato il personaggio di Adrien Brody in The Brutalist?

The BrutalistIl protagonista del film è un amalgama di influenti architetti americani come Paul Rudolph e Louis Kahn, così come Marcel Breuer. Come Tóth, Breuer era un architetto ebreo-ungherese che lavorava nello stile brutalista. Ma a differenza del personaggio, si trasferì a New York nel 1937 prima della seconda guerra mondiale.

“C’era un libro intitolato ‘Marcel Breuer and a Committee of Twelve Plan a Church’, e narrativamente, quella è stata una delle più grandi ispirazioni”, dice Corbet. “È un resoconto piuttosto asciutto delle lotte che Breuer ha dovuto affrontare per realizzare l’abbazia di Saint John in Minnesota, e ci sono alcune inferenze sul bigottismo che ha dovuto affrontare. Ma proprio come nel film, nessuno racconta la parte silenziosa ad alta voce”.

Corbet cita anche un altro libro, “Architecture in Uniform” di Jean-Louis Cohen, che esplora l’architettura e la psicologia del dopoguerra. “Quei due libri hanno dato il via a questa storia per noi”, dice il regista. “Ma una volta che inizi a scrivere, la storia inizia a raccontarsi da sola”, e i registi hanno ampiamente attinto ad alcune delle esperienze della loro famiglia.

“Mona ha pensato molto a suo nonno, che è un designer norvegese di metà secolo”, dice Corbet. “Abbiamo parlato molto della sua testardaggine e della sua incapacità di comunicare verbalmente, ma di come la sua sensibilità e compassione si siano sempre rivelate attraverso il lavoro”. Gli uomini di quell’epoca erano generalmente scoraggiati dal parlare dei loro sentimenti: “Mio nonno fu colpito mentre era nell’aeronautica, ma non parlava mai di queste cose davvero traumatiche. Se mi fosse capitata una cosa del genere, non ne avresti mai sentito la fine! Sto ancora parlando di un brutto raffreddore che ho avuto un paio di anni fa”.

Quindi con Tóth, “abbiamo pensato che la bellezza di questo progetto fosse avere un personaggio che è in grado di esprimersi solo attraverso le sue (strutture)”.

Guy Pearce e Felicity Jones interpretano persone reali in The Brutalist?

The Brutalist recensioneIl film entra nel vivo con l’introduzione di Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), un pomposo patriarca e industriale che incarica Tóth di progettare un elaborato centro comunitario. Van Buren non è basato su nessuna figura storica, dice Fastvold, sebbene condivida vaghe somiglianze con il costruttore navale americano Henry J. Kaiser e il produttore di automobili Henry Ford, entrambi i quali contribuirono a produrre munizioni durante la seconda guerra mondiale e furono in seguito accusati di speculazione bellica.

Nel film, “c’è un po’ di retroscena sulla famiglia (Van Buren) che trae profitto dalle attività di spedizione durante la guerra”, dice Fastvold. “Ho pensato che fosse interessante per il personaggio: che avrebbe tratto profitto da questa esperienza di cui László è vittima”.

La moglie di Tóth, Erzsébet (Felicity Jones), allo stesso modo non è ispirata da nessuna persona in particolare. È lei la più grande tifosa di Tóth, che lo sfida a farsi valere e a mantenere salda la sua visione artistica. Il personaggio è una specie di analogia per Corbet e Fastvold, entrambi registi cinematografici e televisivi.

“Cerchiamo di essere l’uno l’Erzsébet dell’altro il più possibile”, afferma Fastvold. “Volevo raccontare una storia che mostrasse un partner più complesso di quello che vediamo spesso su schermo. Spesso vediamo un partner geloso e frustrato, o che non capisce perché qualcuno debba fare qualcosa di ambizioso e difficile. Ma non riconosco la nostra relazione in questo. La maggior parte delle persone in partnership creative dice: “OK, ti aiuterò a controllare il tuo ego e a superare i momenti difficili”.

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