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Fantastici Quattro: un dettaglio nel primo poster rivela quando è ambientato il film?

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L’annuncio dei Marvel Studios in merito al cast ufficiale dei Fantastici Quattro sta raccogliendo generali consensi, e si è rivelato coincidente con i rumors che si sono susseguiti nelle ultime settimane. Come detto in precedenza, del film al momento non si sa molto: conosciamo i protagonisti, il cast tecnico e poco altro, ma un dettaglio nell’immagine che lo studio ha scelto per annunciare il cast potrebbe darci qualche indicazione in più.

Ecco il poster con cui è stato annunciato il cast ufficiale di Fantastici Quattro:

Nell’immagine è il giorno di San Valentino, ma di quale anno? Vediamo Sue e Reed insieme, che scherzano innamorati, poi al centro Johnny che sorride e guarda Ben, che legge una rivista. Ecco, se si aguzza la vista, si capisce che Ben Grimm sta leggendo il Time.

A ben vedere, si tratta del numero del Time uscito il 13 dicembre del 1963, con il presidente Lyndon B. Johnson in copertina. Questo:

A meno che Ben non stia leggendo una rivista vintage e mettiamo pure il caso che gli artisti della Marvel abbiano disegnato una cover a caso (cosa davvero improbabile per dei geni della comunicazione come loro), il poster ritrae una scena di famiglia ambientata il 14 febbraio (giorno di San Valentino) del 1964. Ora, anche se ci muoviamo nell’ambito delle congetture, potrebbe essere plausibile che il film dei Fantastici Quattro possa essere ambientato negli anni ’60, nel 1964.

L’immagine dell’annuncio mostra anche H.E.R.B.I.E., il robot che nella serie animata del 1978 intervenne a sostituire il personaggio di Johnny Storm, considerato troppo estremo per una serie animata per bambini. Si temeva infatti che i piccoli spettatori potessero emulare la fiamma o il volo del personaggio. Nel 1979 H.E.R.B.I.E. venne introdotto anche nei fumetti, come omaggio alla serie.

I Fantastici Quattro, cosa sappiamo

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro, da una sceneggiatura di Josh Friedman, Jeff Kaplan e Ian Springer. La notizia del casting di Pascal era già trapelata a novembre, mentre anche gli altri nomi erano usciti da recenti indiscrezioni. Nel cast del film ci sono Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn e Ebon Moss-Bachrach.

Pedro Pascal è noto al mondo per le sue interpretazioni in The Mandalorian, The Last of Us e prima ancora in Game of Thrones. Vanessa Kirby ha fatto parte del franchise di Mission Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4. Ebon Moss-Bachrach sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Harry Potter: 14 cose sulla cicatrice di Harry che solo i veri fan conoscono

Il segno distintivo di Harry Potter, lo sappiamo, è quella piccola cicatrice a forma di saetta sulla fronte che nel corso dei romanzi ha assunto un significato centrale; per ciò che rappresenta, per il legame con il passato e un personaggio in particolare (Lord Voldemort), per le ripercussioni che questo “segno” ha avuto sulla vita del maghetto.

Eppure esistono segreti sulla cicatrice che non tutti conoscono, tranne forse i veri potteriani, alcuni svelati dalla stessa J.K.Rowling negli ultimi anni. Ecco allora di seguito 15 cose sulla cicatrice di Harry che soltanto i fan ricorderanno:

Leggi anche – Harry Potter: 16 cose che non sapevamo su Ron e Hermione

Perché è a forma di fulmine?

harry potterPerché la cicatrice di Harry ha la forma di una saetta? Se ve lo state chiedendo, una ragione esiste: è stato spiegato su Pottermore che il movimento della bacchetta usata per lanciare la maledizione Avada Kedavra corrisponde esattamente alla forma del fulmine che segna la fronte del bambino.

Ne deriva il fatto che, sebbene l’incantesimo sia rimbalzato su Voldemort, la ferita rimasta su Harry rispecchi esattamente il movimento usato dal Signore Oscuro per invocare la sua magia. 

Cosa simboleggia?

Cosa simboleggia?Se avete letto i libri della saga, saprete ovviamente che la cicatrice per Harry è il ricordo vivido e costante del suo passato doloroso, tuttavia simboleggia anche più di questo.

Le dichiarazioni di J.K. Rowling hanno lasciato intendere che la cicatrice sta a significare tutto il dolore interiore del ragazzo scaturito dal perdere i propri genitori in tenera età, essere affidati a parenti non proprio amorevoli, e ad una profonda angoscia emotiva.

Dunque la cicatrice diventa un segno superficiale di questa sofferenza, e un modo per l’autrice di ricordare al lettore le battaglie continue e non dette del nostro eroe.

Da cosa è causato il dolore?

harry potterNel corso degli anni abbiamo visto Harry provare un forte dolore scatenato proprio nel punto in cui si trova la cicatrice, e questo è motivato dalla connessione tra Harry e Lord Voldemort.

Quando il Signore Oscuro ha trasformato involontariamente Harry in un frammento della sua anima, un “Horcrux“, il legame fra i due  si è stabilito e di fatto il maghetto riesce a percepire gli stati d’animo di Voldemort e a leggere i suoi pensieri. Di conseguenza, mentre Voldemort è in una condizione di rabbia violenta, il dolore si fa insopportabile perché è come se quella particella provasse lo stesso e volesse ricondursi al suo padrone originale.

Non si trova al centro della fronte di Harry

harry potterTutti sanno che la cicatrice di Harry si trova sulla sua fronte, ma la sua posizione esatta è diventato motivo di discussione fra i fan. Questo problema deriva dalla differenza notata da alcuni negli adattamenti cinematografici, diversi ovviamente per certi aspetti dai romanzi, tuttavia la Rowling ha riconosciuto come i film si siano avvicinati più di ogni cosa alla sua visione del personaggio rispetto ai libri.

Solitamente nei romanzi si dice che la cicatrice sia al centro della fronte, come illustrato nelle copertine di Mary GrandPré, mentre nei film Daniel Radcliffe ha il segno sopra l’occhio destro. Ma perché? Semplice: è lì che la Rowling ha detto ai registi che doveva essere!

Il soprannome dato da Draco Malfoy

Il soprannome dato da Draco MalfoyIl bambino che è sopravvissuto, il Prescelto, l’indesiderabile numero uno, sono diversi i soprannomi dati a Harry nel corso della narrazione, tuttavia uno di questi fa riferimento proprio alla cicatrice.

Ne La Camera dei Segreti, il suo acerrimo nemico Draco Malfoy lo chiama “sfregiato” (in inglese “scarhead“) durante una partita di Quiddich. Un dettaglio forse sfuggito a molti che risulta comunque interessante.

Il dolore è tornato dopo la morte di Voldemort

Harry Potter e l'Ordine della Fenice cast

L’epilogo de I Doni della morte chiariva che la cicatrice di Harry non gli aveva più fatto male nei ventuno anni successivi alla battaglia di Hogwarts, tuttavia nella piéce teatrale La maledizione dell’erede (scritta anche dalla Rowling) vediamo il mago combattere di nuovo con il dolore. Potere della magia oscura o semplice tentativo di stuzzicare la curiosità dei fan?

Non è la sua unica cicatrice

harry potterLa cicatrice a forma di saetta non è l’unico segno visibile sul corpo di Harry Potter: lo sanno bene gli assidui lettori della saga, poiché nel quinto capitolo (L’ordine della fenice) il mago viene obbligato dalla professoressa Umbridge a scrivere la frase “Non devo dire bugie” più volte con una penna “speciale”.

Per ogni frase scritta, una cicatrice con le parole della suddetta compare sulla mano destra del mago. E non finisce qui: i numerosi scontri durante gli anni di scuola, uniti a quelli dei suoi tempi come Auror, possono aver scalfito sulla sua pelle altre cicatrici.

È il primo indizio per capire la sua connessione con Voldemort

harry potterNe L’ordine della fenice, Albus Silente rivela ad Harry che nel momento esatto in cui ha visto la sua cicatrice, ha immediatamente supposto che potesse simboleggiare una connessione tra il ragazzo e Voldemort.

Anni dopo l’ipotesi di Silente si è effettivamente realizzata:  grazie alla cicatrice, il mago sapeva che il temperamento instabile di Harry – almeno in parte – indicava la manipolazione mentale del Signore Oscuro.

Nessun incantesimo può rimuoverla

harry potterNon tutte le cicatrici possono essere rimosse grazie alla magia e nemmeno le cure dell’ospedale di San Mungo per le malattie e le lesioni magiche avrebbero potuto rimediare al segno sulla fronte di Harry Potter.

Il mistero viene risolto all’inizio di Harry Potter e la Pietra Filosofale, con il professor Silente che spiega come la cicatrice del mago non possa essere tolta, nemmeno con potentissimi incantesimi.

È l’unica ferita mai lasciata dall’Avada Kedavra

È l'unica ferita mai lasciata dall'Avada KedavraNei libri e nei film di Harry Potter si ricorda spesso come la maledizione dell’Avada Kedavra possa uccidere le sue vittime senza lasciare alcun segno. Tranne una, ovviamente.

Inoltre sappiamo che grazie al “Priori Incantatem” ci si può difendere dall’attacco della maledizione: si tratta di un vero e proprio annullamento degli incantesimi quando due bacchette con la stessa anima vengono usate l’una contro l’altra.

Harry Potter è l’unico sopravvissuto diretto di questa maledizione,  e il segno della saetta sulla sua fronte ne è la testimonianza eterna.

Doveva essere l’ultima parola dei romanzi

Harry Potter personalitàMolte decisioni di J.K.Rowling per i romanzi di Harry Potter sono cambiate nel corso degli anni, ma nel complesso tutto è andato come l’autrice aveva originariamente pensato.

Ad esempio, sappiamo che all’inizio l’ultimo romanzo Harry Potter e i Doni della Morte avrebbe dovuto avere concludersi con la parola “cicatrice”, tuttavia non è andata così. 

Nel corso dei film ha cambiato “posizione”

Nel corso dei film ha cambiato "posizione"Come abbiamo già spiegato sopra, i film di Harry Potter hanno spesso cambiato la posizione della cicatrice sulla fronte di Harry; ma nonostante gli sforzi dei truccatori di mantenere la continuity durante gli otto capitoli cinematografici, è del tutto comprensibile che ci sia stata qualche distrazione.

Non svanirà mai

I Doni della morteSebbene nella vita reale la maggior parte delle cicatrici svanisca con il tempo, sappiamo che nel mondo magico questo non succede sempre. Come nel caso della cicatrice sulla fronte di Harry, segno indelebile che gli rimarrà addosso senza mai svanire.

Nonostante la connessione tra Harry e Voldemort si sia interrotta dopo I Doni della morte, la cicatrice di Harry è ancora chiaramente definita. Forse il mago è destinato a portare con sé il suo caratteristico “segno” per sempre…

È l’unica cosa che il piccolo Harry amava di se stesso

È l'unica cosa che il piccolo Harry amava di se stessoQuando cresci in un sottoscala e vieni allevato dai tuoi zii perfidi, la tua autostima potrebbe non essere alle stelle. Questo è probabilmente il motivo per cui il giovane Harry Potter – prima di scoprire la sua eredità magica in occasione del suo undicesimo compleanno – viene spesso tormentato dagli altri e anche da se stesso.

Tuttavia l’unica caratteristica fisica di cui il piccolo Harry si vanta è la cicatrice a forma di fulmine che ha in fronte, perché è come se gli ricordasse quanto sia speciale e lo mettesse in collegamento con i suoi genitori. 

Bridgerton 3: una clip dalla nuova stagione in occasione di San Valentino

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Per celebrare la terza stagione di Bridgerton, Netflix e Shondaland hanno ospitato un evento per i fan ricco di rivelazioni sui prossimi episodi, che saranno disponibili in due parti, la prima metà il 16 maggio 2024, la seconda il 13 giugno 2024. Il panel ha coinvolto la produttrice esecutiva, Shonda Rhimes, la showrunner della terza stagione, Jess Brownell, l’autrice dei romanzi originali di Bridgerton, Julia Quinn, e i seguenti membri del cast: Nicola Coughlan, Luke Newton, Golda Rosheuvel, Adjoa Andoh, Claudia Jessie, Luke Thompson e Martins Imhangbe. Durante il panel sono stati svelati i titoli degli episodi, le foto esclusive dei personaggi, la conferma degli adattamenti dal libro agli episodi, un annuncio a sorpresa del matrimonio tra due fan e un’anteprima esclusiva della terza stagione.

Il panel è iniziato con una conversazione tra Shonda Rhimes e Jess Brownell su ciò che i fan possono aspettarsi da questa stagione, insieme ad un approfondimento dell’autrice Julia Quinn sul processo di adattamento del materiale originale. È stato confermato che nella terza stagione sarà incluso il momento preferito dai fan nel romanzo Un uomo da conquistare, in cui Penelope Featherington (Nicola Coughlan) avvolge la mano di Colin Bridgerton (Luke Newton) dopo che lui si è tagliato accidentalmente. Jess Brownell ha poi svelato i titoli degli episodi che anticipano l’arco narrativo della stagione, che sono disponibili in lingua originale di seguito:

Successivamente, Rhimes, Brownell e Quinn sono state raggiunte dal cast per anticipare gli archi narrativi dei personaggi in questa stagione e introdurre un nuovo corteggiatore di Penelope: Lord Debling (Sam Phillips). I fan hanno inoltre potuto vedere foto esclusive dei loro personaggi preferiti, tra cui Eloise Bridgerton (Claudia Jessie), Benedict Bridgerton (Luke Thompson), la Regina Carlotta (Golda Rosheuvel), Lady Danbury (Adjoa Andoh), Cressida Cowper (Jessica Madsen), Will Mondrich (Martins Imhangbe), Alice Mondrich (Emma Naomi) e le sorelle Prudence Featherington (Bessie Carter) e Philippa Featherington (Harriet Cains).

Adjoa Andoh e Golda Rosheuvel hanno poi rivelato che Netflix celebrerà l’amore premiando una coppia di super fan con un matrimonio a tema Bridgerton, consolidando ulteriormente il legame tra la serie e la sua devota fanbase.

Per concludere l’evento, Netflix ha mostrato una clip in lingua inglese di un minuto della prossima stagione, offrendo ai partecipanti un primo sguardo sugli episodi e un assaggio di ciò che accadrà.

Bridgerton 3, la trama

Penelope Featherington (Nicola Coughlan) ha finalmente rinunciato alla sua cotta di lunga data per Colin Bridgerton (Luke Newton) dopo aver sentito i suoi commenti denigratori su di lei nella scorsa stagione. Tuttavia, ha deciso che è ora di trovare un marito, preferibilmente qualcuno che le dia abbastanza indipendenza per continuare la sua doppia vita come Lady Whistledown, lontano da sua madre e dalle sue sorelle. Ma, a causa della sua mancanza di fiducia in se stessa, i tentativi di Penelope di trovare un marito falliscono clamorosamente. Nel frattempo, Colin è tornato dai suoi viaggi estivi con un nuovo look e una sfacciata spavalderia. Ma è scoraggiato nel rendersi conto che Penelope, l’unica persona che lo ha sempre apprezzato così com’era, lo tratta con freddezza. Desideroso di riconquistare la sua amicizia, in questa stagione Colin si offre di fare da mentore a Penelope per aiutarla a trovare un marito. Ma quando le sue lezioni iniziano a funzionare un po’ troppo bene, Colin deve capire se i suoi sentimenti per Penelope sono davvero soltanto di amicizia. A complicare le cose per Penelope si aggiunge il suo allontanamento da Eloise (Claudia Jessie), che ha trovato una nuova amicizia in un posto molto improbabile, mentre la sempre più assidua presenza di Penelope nell’alta società londinese rende ancora più difficile mantenere segreto il suo alter ego di Lady Whistledown.

Informazioni su Bridgerton 3:

  • Numero episodi: 8
  • Location delle riprese: Londra, UK
  • Showrunner / Produttore esecutivo: Jess Brownell
  • Produttori esecutivi: Shonda Rhimes, Betsy Beers, Tom Verica, Chris Van Dusen
  • Cast: Nicola Coughlan (Penelope Featherington), Luke Newton (Colin Bridgerton), Claudia Jesse (Eloise Bridgerton), Luke Thompson (Benedict Bridgerton), Golda Rosheuvel (Regina Carlotta), Adjoa Andoh (Lady Danbury), Ruth Gemmell (Violet Bridgerton), Lorraine Ashbourne (Mrs. Varley), Simone Ashley (Kate Sharma), Jonathan Bailey (Anthony Bridgerton), Harriet Cains (Philipa Featherington), Bessie Carter (Prudence Featherington), Florence Hunt (Hyacinth Bridgerton), Martins Imhangbe (Will Mondrich), Calam Lynch (Theo Sharpe), Will Tilston (Gregory Bridgerton), Polly Walker (Portia Featherington), Rupert Young (Jack), Julie Andrews (Lady Whistledown), Hugh Sachs (Brimsley), Emma Naomi (Alice Mondrich), Kathryn Drysdale (Genevieve Delacroix), Sam Phillips (Lord Debling)

Past Lives: recensione del film di Celine Song

Past Lives: recensione del film di Celine Song

Dopo la presentazione in anteprima al Sundance Film Festival 2023 e il passaggio in altri Festival internazionali, Past Lives di Celine Song approda sul suolo italiano alla Festa del Cinema di Roma 2023. Il debutto nel lungometraggio di Song, coreana di nascita ma residente a New York dall’età di 20 anni, è una preziosa meditazione sullo sradicamento, il destino, l’amore, il sacrificio e le decisioni importanti della vita.

Il suo esordio alla regia – celebrato con grande clamore dalla critica statunitense al Sundance – è molto personale: la sua protagonista, Nora Moon (Greta Lee) è arrivata a Manhattan da Seoul, è una drammaturga e sta vivendo quello che la cineasta – come ha confessato – è stato il punto di partenza del suo primo lungometraggio: il ricongiungimento con il suo primo amore, un amico speciale dell’infanzia, un quarto di secolo dopo, di fronte a suo marito, newyorkese purosangue.

Past Lives, la trama

Narrato in tre parentesi temporali distinte, il racconto di Past Lives parte 24 anni fa, quando Nora e Hae Sung sono dodicenni che, oltre a competere per essere i migliori studenti della loro scuola di Seoul, sono anche amici inseparabili. Almeno fino a quando i genitori di lei decidono di trasferirsi a New York, mentre quelli di lui restano in Corea. C’è una prima reunion quando entrambi hanno 24 anni, ma quella che il film racconta in modo approfondito avviene nel presente, quando ne hanno entrambi 36 anni.

Nora (una magnetica Greta Lee) ha sposato un americano di nome Arthur (John Magaro) ed entrambi si dedicano alla scrittura (soprattutto teatrale). Ma quando Hae Sung (Teo Yoo) decide di andarla a trovare per qualche giorno nella Grande Mela, tutto comincia a incrinarsi, sorgono dubbi, contraddizioni, affetto e qualcosa di più, perché la tensione romantica tra i due è innegabile.

Come affrontare questo passato e questo presente? Come affrontare con tante difficoltà da adulti qualcosa che da bambini era pura innocenza e un’amicizia condivisa in modo così naturale? È disposta a tradire il suo comprensivo marito? È disposto a invadere l’apparente felicità di questa coppia? Sono dilemmi che Celine Song e i suoi notevoli interpreti affronteranno in questo film parlato più in coreano che in inglese – girato in 35 mm con una certa impronta del cinema di Richard Linklater.

Past Lives film recensione

Un’immagine parlante

Tutto inizia con un’immagine. Ci sono tre persone in un bar che parlano. Qualcuno che non vediamo chiede a un altro – allo spettatore, indirettamente – quale pensa sia il rapporto tra loro tre. C’è una donna asiatica (coreana, scopriremo poi) seduta accanto a un uomo “bianco” mentre parla con un altro uomo, anch’egli asiatico, leggermente più distante da loro. Che storia racconta questa immagine? Tutti noi ci siamo posti questa domanda più di una volta quando abbiamo osservato delle persone che camminavano o erano riunite da qualche parte: chi sono, cosa stanno facendo, qual è il loro rapporto con gli altri? Qui, la risposta è più complicata di quanto sembri.

Film romantico che ricorda alla lontana la Before Trilogy di Richard Linklater, ma con una forte enfasi sulla distanza legata alle migrazioni, ai cambiamenti culturali e linguistici, Past Lives riesce a parlare dello scorrere del tempo ma anche del distacco e di ciò che rimane nel nostro presente di quelle “vite passate” che anche noi abbiamo avuto.

La fantasia di ricongiungersi con quel fidanzato o quella fidanzata dell’adolescenza che si è smesso di vedere e di cui si sono perse le tracce, il dolore di rendersi conto (o meno) che l’occasione è passata e non si può recuperare, l’angoscia nel chiedersi se vale la pena farlo. Temi che hanno popolato la mente di molti quando sono apparsi social network come Facebook e tutti sembravano voler (e poter) riallacciare i contatti con amici e conoscenti che avevano perso di vista. Alcuni lo hanno fatto. Questo è uno di questi casi, ispirato a un’esperienza reale della regista.

L’In-yun tra crescita e divisione

Parlato in inglese e coreano, il film gioca con il concetto di in-yun, un’idea simile a quella delle “anime gemelle” che sostiene che le persone sono destinate a stare insieme se le loro anime si sono incrociate alcune volte in passato. Nora pensa che si tratti di una pura bufala (“cose che i coreani dicono per sedurre“), ma in qualche modo questo concetto metafisico sembra prevedere qualcosa di più “reale“, come algoritmi e dati incrociati online che effettivamente fanno incontrare persone che, in un modo o nell’altro, possono essersi incrociate o aver avuto cose in comune in precedenza. E questa rara somiglianza tra qualcosa di cosmico e qualcosa di digitale si combinano in questo dramma romantico che non sempre procede lungo i percorsi più prevedibili.

Past Lives Greta Lee Teo Yoo

C’è un altro asse che altera il classico motivo della possibilità o meno di riprendere una vecchia storia d’amore (che si sia realizzata o meno), ed è la migrazione. Nora non è più quella che era, la sua vita è diversa, il suo passato in Corea è un ricordo sempre più sfocato e Hae Sung in qualche modo si connette con lei da lì e solo da lì, mentre Arthur, dal canto suo, è ignaro di questa parte della storia e la conosce solo con questa nuova identità, che è la stessa ma non è la stessa. Questa dualità che il personaggio sperimenta rispetto a chi è influenza anche il modo in cui agisce e pensa a se stessa. E non solo nei confronti degli uomini che la circondano.

Il contributo forse più intelligente di Past Lives a questo tipo di storie – melodrammatiche o meno – di ragazze o ragazzi divisi tra due possibili relazioni è che qui non c’è una scelta chiara o ovvia. Il film evita di dipingere in maniera semplicistica Arthur come un cattivo o un impedimento nella vita di Nora. Lo stesso vale per Hae Sung, che chiaramente vuole molto bene al suo amore d’infanzia, ma capisce anche che la sua vita ora è diversa e che non è più la stessa persona. Ponendo il conflitto su questo terreno, Song supera i confini del “film d’amore” e riesce a mettere insieme un ritratto realistico e credibile della vita, o meglio delle vite, di una persona.

Mare Fuori 4: recensione degli episodi 1 e 2 della serie diretta da Ivan Silvestrini

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L’attesa è finalmente terminata e mentre su Raiplay sono disponibili già i primi sei episodi della serie Rai, la recensione degli episodi 1 e 2 di Mare Fuori 4 ci accompagna in un inizio di stagione che promette non solo grande azione e svolte narrative imprevedibili, ma anche alcuni cambiamenti formali e tecnici allo show che ha rubato il cuore di tantissimi spettatori, che non vedono l’ora di tornare all’IPM di Napoli per seguire le avventure di Carmine, Rosa, Pino, Edoardo, Kubra, Micciarella, Cucciolo, Cardiotrap e tutti gli ospiti della struttura che mostra a tutti i detenuti il “mare fuori” dalle sbarre delle loro celle.

Mare Fuori 4, da dove parte la storia

A inizio episodio 1 scopriamo finalmente a chi era destinato lo sparo che ha chiuso, con un finale aperto potentissimo, la stagione 3. Questa scena ha ovviamente le sue conseguenze nelle prime sequenze della nuova stagione e genererà un fortissimo senso di colpa, ma renderà anche immediata la necessità di trovare una strada alternativa all’odio che scorre copioso e famelico tra le famiglie Ricci e Di Salvo. Come fossero novelli Montecchi e Capuleti, le due famiglie si trovano a gestire questo improbabile ma ormai assodato amore trai loro due giovani eredi, un amore che potrebbe virtualmente portare la pace ma che nel mondo della camorra, dove sono cresciuti Rosa e Carmine, potrebbe invece generare solo altro odio. Intanto, sebbene gli amanti sfortunati siano l’ossatura della quarta stagione, si sviluppano anche le altre trame.

Mare Fuori 4 cardiotrap pino

C’è attenzione per la sorte del giovane Edoardo, che ha grandi aspirazioni ma non il cognome giusto e spera in una “adozione”; ma ci sono anche i fratelli Cucciolo e Micciarella che dovranno imparare a gestire il loro rapporto; c’è Pino e il suo amore totale ma goffo e maldestro per Kubra; ci sono gli adulti e soprattutto il Comandante Massimo Valenti che tiene salda la sua convinzione che questi ragazzi siano principalmente da recuperare e da aiutare, dando voce a quello che dovrebbe essere poi il senso di strutture detenitive e riabilitative come quella che fa da sfondo a Mare Fuori 4.

“Nel nome dell’amore” e Il vecchio leone e il giovane Leone” aprono questo nuovo ciclo di 12 episodi e sin dal titolo sembrano sufficientemente eloquenti da non necessitare nessun approfondimento di trama. Sembra invece interessante notare come la serie, con Mare Fuori 4, subisca un nuovo cambiamento nella forma del racconto.

Una virata romantica

Se il terzo ciclo, con l’entrata in scena del regista Ivan Silvestrini, aveva dato più spazio alle relazioni interpersonali, principalmente quelle romantiche, trai vari giovani protagonisti, Mare Fuori 4 ritorna su questo aspetto ampliandolo, ma differenziando anche moltissimo i toni in base a quello che viene messo in scena.

La serie sembra quindi adottare diversi linguaggi visivi in base alla trama che segue, di sequenza in sequenza. E se l’afflato tragico della relazione tra Carmine e Rosa si traduce in enfasi, frasi poetiche al limite della teatralità e anche una ricerca fotografica che indugia su toni caldi e avvolgenti, in altre situazioni la serie si rifà alle sue origini, con un linguaggio meno scritto e più autentico e parlato, più fresco e diretto. Si perde quindi un po’ dell’immediatezza delle prime stagioni ma la serie si arricchisce di registri più specifici per ognuno dei personaggi che racconta.

Il doppio episodio come unità narrativa

Gli episodi 1 e 2 di Mare Fuori 4 sembrano pre-annunciare che la serie userà come unità narrativa il doppio episodio, dal momento che i mini archi narrativi dei personaggi sembrano esaurirsi, o comunque arrivare a una svolta, nel corso di due episodi e, in questo caso (vedremo in seguito), si sceglie di chiudere il secondo episodio con un grande colpo di scena che dovrà poi essere metabolizzato nell’episodio successivo. Un colpo di coda che tiene lo spettatore agganciato alle sorti dei personaggi.

Per quello che riguarda l’aspetto tecnico, Mare Fuori 4 risente del grande successo della serie. La macchina produttiva è diventata poderosa e la cura della messa in scena e in particolare la qualità fotografica della serie ha tratto un grande giovamento da questi comprensibili investimenti. Ivan Silvestrini si è messo davvero molto comodo e sembra aver trovato il modo, in base alle carte che ha avuto (personaggi, trame, attori), di raccontare sempre più storie, arricchendo la serie di toni e stili. Viene sacrificato per questo un po’ della leggerezza e dell’autenticità che rappresentavano l’aspetto più interessante della prima stagione, tuttavia crescendo, è normale per un tale progetto perdere sincerità per guadagnare capacità espressiva.

Fantastici Quattro: l’annuncio ufficiale Marvel Studios, ecco il cast!

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I Marvel Studios hanno annunciato i nuovi Fantastici Quattro. Il quartetto di supereroi – i primi personaggi creati per Marvel Comics da Stan Lee e Jack Kirby – sarà interpretato da Pedro Pascal nei panni di Reed Richards (alias Mr. Fantastic), Vanessa Kirby nei panni di Sue Storm (alias la Donna Invisibile), Joseph Quinn nei panni di Johnny Storm (alias la Torcia Umana) ed Ebon Moss-Bachrach nel ruolo di Ben Grimm (alias la Cosa).

All’interno dell’annuncio del casting, la Disney ha anche scambiato le date di uscita di I Fantastici Quattro (ora fissata per il 25 luglio 2025) e Thunderbolts (ora fissata per il 2 maggio 2025). Questi sono due dei quattro blockbuster Marvel attualmente destinati a uscire nel 2025, insieme a Captain America: Brave New World a febbraio e Blade a novembre. Anche per il 2026 sono previsti quattro film Marvel. Un deciso aumento rispetto al 2024 in cui uscirà solo Deadpool & Wolverine.

Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, è completamente trasformato in, beh, una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza – e un perpetuo cuore pesante per il suo aspetto apparentemente mostruoso.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro, da una sceneggiatura di Josh Friedman, Jeff Kaplan e Ian Springer. La notizia del casting di Pascal era già trapelata a novembre, mentre anche gli altri nomi erano usciti da recenti indiscrezioni.

Pedro Pascal è noto al mondo per le sue interpretazioni in The Mandalorian, The Last of Us e prima ancora in Game of Thrones. Vanessa Kirby ha fatto parte del franchise di Mission Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4. Ebon Moss-Bachrach sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Prime Target: la nuova serie thriller con Leo Woodall e Quintessa Swindell

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Apple TV+ ha annunciato oggi Prime Target, una nuova serie thriller di otto episodi della durata di un’ora ciascuno interpretata dal vincitore del SAG Award Leo Woodall (“The White Lotus”, “One Day“) e da Quintessa Swindell (“Black Adam”, “In Treatment”). Creata dal pluripremiato scrittore Steve Thompson (“Sherlock”, “Vienna Blood”), che è anche produttore esecutivo, la nuova fiction è prodotta per Apple TV+ da New Regency con Scott Free di Ridley Scott. Lo scrittore e regista Brady Hood (“Top Boy”, “Great Expectations”) ha diretto tutti gli otto episodi ed è anche produttore esecutivo.

Il cast comprende anche il candidato all’Oscar e vincitore del BAFTA Stephen Rea (“La moglie del soldato”), il candidato al BAFTA David Morrissey (“Sherwood”, “The Walking Dead”), la vincitrice dell’Emmy Martha Plimpton (“The Regime”), la vincitrice del BAFTA e dell’Emmy Sidse Babbett Knudsen (“Borgen”), Il candidato al SAG Award Jason Flemyng (“Il curioso caso di Benjamin Button”), il candidato al BAFTA Award Harry Lloyd (“Il Trono di Spade”), Ali Suliman (“Tom Clancy’s Jack Ryan”, “Paradise Now”), Fra Fee (“Rebel Moon”, “Hawkeye”) e Joseph Mydell (“The Eternal Daughter”).

Prime Target segue Edward Brooks, un giovane e brillante laureato in matematica , interpretato da Leo Woodall, sul punto di fare una grande scoperta. Se riuscirà a trovare uno schema di numeri primi, avrà in mano la chiave di tutti i computer del mondo. Ben presto inizia a rendersi conto che un nemico invisibile sta cercando di sabotare la sua idea prima ancora che nasca, per questo entra nell’orbita di Taylah Sanders, interpretata da Quintessa Swindell, un’agente dell’NSA che è stata incaricata di osservare e riferire sul comportamento dei matematici. Insieme iniziano a mettere insieme i pezzi della pericolosa cospirazione in cui Edward è al centro.

Ed Rubin è produttore esecutivo per conto della New Regency insieme a Beth Pattinson, Emma Broughton, Yariv Milchan, Arnon Milchan e Michael Schaefer. Marina Brackenbury è produttore esecutivo per Scott Free insieme a David W. Zucker e Ridley Scott. Laura Hastings-Smith è la produttrice della serie.

Finalmente l’alba: recensione del film di Saverio Costanzo

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Finalmente l’alba: recensione del film di Saverio Costanzo

Gli anni d’oro di Cinecittà pieni di brio e curiosità verso il dietro le quinte delle grandi produzioni cinematografiche, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo fa questo e sconvolge allo stesso tempo quella magia che solo la Settima Arte sa trasmettere. Ma il film metacinematografico che è stato presentato a Venezia 80 in Concorso è anche un racconto di formazione attraverso gli occhi di Mimosa.

Tra Midnight in Paris di Woody Allen e Babylon di Damien Chazelle, la notte della giovane Mimosa in questa Roma degli anni Cinquanta si trasforma in un cammino introspettivo che la porterà a diventare una donna. Il film italiano uscirà nelle sale dal 14 febbraio distribuito da 01 Distribution.

Finalmente l’alba, la trama

C’è Roma negli anni Cinquanta, c’è Cinecittà, c’è il cinema. Così preponderante nella vita degli italiani dopo la Seconda Guerra Mondiale raccontava di un’Italia a pezzi e distrutta. In Finalmente l’alba si pone l’accento soprattutto sulla società di quel tempo, sugli sfarzi e sull’esuberanza dei suoi protagonisti. In questa storia Josephine Esperanto (interpretata da Lily James) è la star di Hollywood, la diva, accompagnata da Sean Lockwood (interpretato da Joe Keery). I due protagonisti fanno parte di una grande produzione cinematografica che sta girando a Cinecittà che cerca comparse. La parte mondana del film si mescola alla quotidianità romana delle sorelle Iris (interpretata da Sofia Panizzi) e Mimosa (interpretata da Rebecca Antonaci) che insieme alla mamma condividono la passione per il grande schermo.

La sorella maggiore, Iris, attira l’attenzione di un saltimbanco che vuole attirare l’attenzione a Cinecittà. Attratte dalla grande produzione che si sta svolgendo negli studios romani, le due ragazze si presentano alle audizioni per fare le comparse. Il grande sogno di Iris viene infranto quando per una serie di fortunate circostanze vede che la sorella ha ottenuto un ruolo di rilievo all’interno del film. Mimosa, al contrario di Iris, non ha mai sognato così in grande. La sua vita è stata predisposta già da piccola: un uomo per bene da sposare, che la rispetta e con una ottima posizione lavorativa. Tutto però nella vita di Mimosa sta per cambiare perché mentre Cinecittà inizia il suo declino, Mimosa prende in mano le redini del suo destino cambiandone le sorti.

Finalmente l'alba Joe Keery
Foto Credit Eduardo Castaldo

La magia decadente di Cinecittà

Il film meta cinematografico di Saverio Costanzo incontra le personalità più estroverse del mondo del cinema. Così come a Babylon è centrare il ruolo dei divi della Settima Arte e in Finalmente l’alba viene tratteggiato il contorno di questa borghesia che organizza feste private dove succede di tutto. Basta, infatti, una notta a Mimosa per capire a 360° come funziona l’industria cinematografica. Mimosa è un foglio bianco, su cui ognuno dei personaggi in cui s’imbatte scrive la sua storia, senza paura di essere giudicato.

Nello sguardo intenso della giovane protagonista Rebecca Antonaci ci si imbatte Josephina. È proprio lei il motore scatenante del processo di crescita di Mimosa: la trova con lo sguardo e la invidia perché sa di non poter avere una vita normale, fuori dai riflettori. Il personaggio di Lily James ne rimane affascinato e la porta con sé iniziando un viaggio notturno alla Midnight in Paris.

Ci muoviamo tra le vie di una Roma deserta a bordo di questa macchina guidata da Willem Dafoe che fa da interprete tra i protagonisti. Sì, perché Finalmente l’alba è un film di poche parole, basato su una incomunicabilità linguistica data dal fatto che i protagonisti parlano lingue diverse. Il personaggio di Mimosa vive nell’incomprensione, di lunghi silenzi anche angoscianti e di una caratterizzazione lenta. Un film fatto di ascolti e di sguardi e non di parole e quello che potrebbe essere a tratti un punto chiave del film diventa anche la sua debolezza più grande.

Finalmente l'alba Lily James
Foto Credit Eduardo Castaldo

 

Un film fatto di sguardi

L’intensità dello sguardo di Mimosa colpisce tutti i protagonisti. In questa notte così folle che vive insieme a Josephine e Sean, la ragazza incontra le personalità più in voga della borghesia romana. Tra produttori, attori e pittori Mimosa verrà presentata come “una giovane poetessa svedese” da Josephine stessa che userà questo stratagemma contro di lei. Complice il personaggio di Sean, succube della diva, Mimosa verrà tratta in inganno in gioco più grande di lei e verrà punita dal personaggio di Lily James così vendicativa da non poter sopportare la gelosia. La messa in scena si trasforma in un’arma che però Mimosa riesce a ribaltare. Un’intera sequenza sul suo sguardo, fisso nel vuoto e riempito di lacrime: una vera e propria performace che agli occhi dei ciechi e vili borghesi verrà elogiata.

A fare da sfondo alla storia l’omicidio di Wilma Montesi, una giovanissima comparsa di Cinecittà morta in circostanze misteriose. Finalmente l’alba non si concentra sugli aspetti fondamentali di quel caso di cronaca ma utilizza il personaggio di Mimosa per ribaltare la situazione. Il personaggio di Mimosa è un personaggio ricco di contrasti: scappa da un produttore che vuole approfittare di lei, ma perde la verginità con il suo attore preferito che le ha fa avance.

Questi controsensi però non fanno che parte del personaggio che vive un periodo di forte cambiamento e che trova la realizzazione e anche un po’ di malizia alla fine del film quando il suo percorso di crescita si compie e arriva Finalmente l’alba di un nuovo giorno.

Bret Easton Ellis esordisce alla regia e dirige Joseph Quinn

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Bret Easton Ellis esordisce alla regia e dirige Joseph Quinn

L’autore americano Bret Easton Ellis è pronto a fare il suo debutto alla regia con Relapse, un film horror di alto profilo da lui scritto con protagonista il giovane Joseph Quinn visto nella quarta stagione di Stranger Things.

La SND con sede a Parigi si è unita al progetto come produttore, insieme a Nostromo di Adrian Guerra e Kiss & Kill di Simon Wallon. SND gestirà le vendite mondiali di Relapse, così come la distribuzione francese, e annuncerà il titolo all’EFM con un esclusivo sizzle reel.

Quinn, che vedremo prossimamente in A Quiet Place: Giorno 1 (guarda il trailer) e nel sequel Il Gladiatore, reciterà in Relapse nei panni di Matt Cullen, che entra in riabilitazione dopo aver assistito a una morte orribile durante una festa sotto l’effetto di droghe. Tre mesi dopo, è pronto a rimettere insieme la sua vita, soggiornando nella villa dei suoi genitori sulle colline di Los Angeles. Ma le cose intorno a Matt sono cambiate e tutto sembra sbilanciato.

“Alimentata dalla sua personalità instabile e dal potere invasore dei social media, la paranoia di Matt cresce, mettendo a rischio il suo programma di riabilitazione. Quando ricomincia a usarli, una presenza misteriosa inizia a crescere attorno a Matt e si rivela un mostro che lo perseguita fin da quando era adolescente. Il suo terapista cerca di aiutarlo, convinto che il mostro sia effettivamente nella testa di Matt”, si legge nella sinossi.

Bret Easton Ellis flirta con il mondo del cinema da decenni, poiché molti dei suoi libri iconici, da “American Psycho” a “Le regole dell’attrazione”, sono stati adattati per il grande schermo. Il suo ultimo libro, “Le Schegge”, un romanzo semi-autobiografico sui serial killer, è stato scelto dalla HBO per una miniserie. Ellis ha anche scritto quattro film, tra cui “The Canyons” del 2013 e “Smiley Face Killers” del 2020.

“Sono cresciuto guardando gli iconici film horror degli anni ’70”, ha detto Ellis. “Ho scritto ‘Lunar Park’, un romanzo horror, come omaggio a Stephen King. Mi sembra appropriato che il mio primo lungometraggio sia un film horror. C’è una semplicità in “Relapse” che sembra la forma perfetta per il mio debutto alla regia: qualcosa di diretto e di grande impatto”.

Ellis ha detto che “non ha mai visto un film di mostri nel tipo di ambientazione di lusso di Los Angeles di cui ho scritto e che conosco”. L’autore / regista, che parla della cultura pop nel “The Bret Easton Ellis Podcast”, ha descritto “Relapse” come un “film di mostri con i (suoi) personaggi caratteristici – giovani, belli, ricchi – al centro”. Ha anche detto che era “un film personale”. “Avrà le mie caratteristiche: sesso, droga e paranoia. Sarà anche un film divertente, entusiasmante e commerciale che piacerà a molte persone”, ha continuato.

Ramy Nahas, responsabile delle vendite internazionali di SND, ha affermato che “Relapse combina l’aspetto e l’atmosfera del genere horror con la prospettiva unica di Bret Easton Ellis”. “È il mix perfetto dei temi per cui Bret è famoso all’interno di un film mostruoso. Un autore di culto, un attore emergente e una sceneggiatura accattivante”, ha aggiunto Nahas.

The New Look: il cast e i personaggi reali a confronto

The New Look: il cast e i personaggi reali a confronto

Nel 1947, l’iconico stilista francese Christian Dior segnò la storia della moda con il lancio della sua rivoluzionaria prima collezione intitolata “New Look”. È da questo leggendario evento che prende ispirazione il nome della dramedy storica e biografica The New Look (leggi la recensione), creata da Todd A. Kessler (The Sopranos, Damages, Bloodline) e disponibile dal 14 febbraio sulla piattaforma streaming Apple Tv.

Ambientata a Parigi durante gli orrori dell’occupazione tedesca e nel primo dopoguerra, la serie racconta la sconvolgente e vera storia dell’ascesa alla fama di Dior e di altre grandi personalità della moda a lui contemporanee e antagoniste, come Coco Chanel, Pierre Balmain e Cristóbal Balenciaga.

Ben Mendelsohn nel ruolo di Christian Dior

The New Look | In foto l’attore Ben Mendelsohn

Christian Dior è considerato il pioniere dell’alta moda francese del dopoguerra. Nel 1946, Dior fonda il brand Christian Dior SE, più comunemente noto come DIOR, una delle case di moda più importanti e influenti al mondo. Scompare improvvisamente a Montecatini nel 1957, dopo aver creato un vero e proprio impero in soli 10 anni. A Dior viene riconosciuto il merito di aver rivoluzionato l’abbigliamento femminile e di aver ristabilito Parigi come centro del mondo della moda dopo la seconda guerra mondiale.

A interpretare l’indimenticabile Dior in The New Look è l’attore australiano Ben Mendelsohn. Classe ’69, coltiva la sua passione per la recitazione fin da ragazzino dedicandosi al teatro. Dopo il debutto sul grande schermo nel film The Still Point (1986) di Barbara Boyd-Anderson, ha il suo primo ruolo da protagonista nel 1987 in The Year My Voice Broke, un dramma australiano scritto e diretto da John Duigan. Sebbene nei primi anni duemila lavori accanto ad alcune star hollywoodiane (come, per esempio, nei film Australia con Nicole Kidman e Segnali dal futuro con Nicolas Cage), solo nel 2010 Mendelsohn inizia ad attirare l’attenzione internazionale grazie al film poliziesco Animal Kingdom di David Michôd. Da allora, Mendelsohn ha conquistato ruoli in film di successo – come Rogue One (2016), L’ora più buia (2017), Captain Marvel (2019) – e nelle serie The Outsider (2020) e Secret Invasion (2023).

Juliette Binoche nel ruolo di Coco Chanel

The New Look – In foto l’attrice Juliette Binoche.

In The New Look, Juliette Binoche interpreta la celebre rivale di Christian Dior, la stilista francese Coco Chanel (pseudonimo di Gabrielle Bonheur Chanel). Nel 1910 apre una boutique di cappelli a Parigi con l’insegna Chanel Modes, fondando così il suo brand oltre 35 anni prima di Dior. Come stilista e imprenditrice, Chanel diviene presto nota per l’inconfondibile logo con la Doppia C, l’abito e la borsa Chanel, il tubino nero e l’indimenticabile profumo Chanel n.5.

Figlia di artisti, Juliette Binoche è un’attrice e ex modella francese che, dopo aver debuttato nel 1983 in film di lingua francese e inglese, inizia a conquistare fama grazie alla collaborazione con importanti registi francesi, tra cui Jean-Luc Godard, Jacques Doillon e André Téchiné. A soli 24 anni, nel 1988, viene selezionata dal regista statunitense Philip Kaufman per il ruolo di Tereza nell’adattamento cinematografico del celebre L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Durante la sua carriera Binoche ha ricevuto numerosi premi e nomination, tra cui l’Oscar come migliore attrice non protagonista per Il paziente inglese di Anthony Minghella del 1996.

Maisie Williams nel ruolo di Catherine Dior

The New Look – In foto l’attrice Maisie Williams.

Maisie Williams veste i panni di Catherine, anche conosciuta come Miss Dior, sorella minore di Christian Dior. Nel 1941, durante l’occupazione nazista della Francia, Catherine si unisce alla Resistenza finché, pochi anni dopo, è arrestata e torturata dalla Gestapo e deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück. Dopo essere stata liberata nel 1945, le furono assegnate diverse medaglie d’onore.

Nata nell’aprile del ’97 in Inghilterra, Maisie Williams (nome completo Margaret Constance Williams) debutta sul piccolo schermo, a soli 12 anni, nel ruolo di Arya Stark in uno dei più grandi programmi televisivi degli ultimi quindici anni, Game of Thrones. Conclusa la serie (dopo ben 8 stagioni), nel 2019 lancia Daisie, un’applicazione social creata per entrare in contatto con i creativi di tutto il mondo, così da aiutare i giovani artisti e creatori a lanciare la propria carriera.

John Malkovich nel ruolo di Lucien Lelong

The New Look – In foto l’attore John Malkovich.

Lucien Lelong è un’importante figura della moda francese dagli anni ’20 agli anni ’40. Pur non essendo uno stilista, Lelong apre la propria casa di moda impiegando altri designer, tra cui Christian Dior, che lavorò per Lelong dal 1941 al 1946 insieme a Pierre Balmain. Nell’agosto del 1948 si ritira dal mondo della moda per dedicarsi esclusivamente alla sua attività di profumeria.

Lucien Lelong è interpretato dall’attore statunitense John Malkovich. Nel 1984 debutta al cinema con la pellicola Le stagioni del cuore di Robert Benton. Durante la sua lunga carriera, Lelong partecipa a numerosi film, tra cui: Morte di un commesso viaggiatore (1985) di Volker Schlöndorff, Le relazioni pericolose (1988) di Stephen Frears, Il tè nel deserto (1990) di Bernardo Bertolucci, Changeling (2008) di Clint Eastwood. Nel 2002 crea Mrs. Mudd, il suo brand di moda per cui disegna lui stesso gli abiti.

The New Look – In foto Ben Mendelsohn, David Kammenos, Thomas Poitevin e John Malkovich.

The New Look: cast e personaggi minori

  • Il ruolo di Hans Von Dincklage/Spatz, spia tedesca e nazista che uscì con Coco Chanel durante la seconda guerra mondiale, è affidato all’attore e musicista danese Claes Bang, meglio conosciuto per The Square, film vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2017.
  • André Palasse, il nipote di Coco Chanel che quest’ultima ha contribuito a crescere dopo la morte di sua sorella, è interpretato dall’attore trentaduenne Joseph Olivennes, figlio dell’attrice britannica Dame Kristin Scott Thomas. È apparso in precedenza in Versailles (2015), The Poisoning Angel (2016) e Deep Fear (2022).
  • In The New Look il celebre stilista spagnolo Cristóbal Balenciaga, fondatore del marchio di abbigliamento Balenciaga, è l’attore e DJ portoghese Nuno Lopes, conosciuto a livello internazionale per Saint George, candidato come miglior film straniero ai 90th Academy Awards.
  • L’attore francese Thomas Poitevin, apparso in pochi progetti prima di The New Look, interpreta Pierre Balmain, lo stilista francese che ha lavorato accanto a Christian Dior e Lelong prima di fondare la propria casa nel 1945.
  • L’attrice britannica Emily Mortimer veste i panni di Elsa Lombardi, una socialite e amica di Coco Chanel che ha ispirato il suo “look inglese” e ha poi denunciato Chanel per aver collaborato con i nazisti. Mortimer è nota per i suoi ruoli in Lovely & Amazing (2001), The Newsroom (2012-14) e The Pursuit of Love (2021).
  • Zabou Breitman – attrice e regista francese, figlia dello scrittore Jean-Claude Deret – interpreta Madame Raymonde Zehnacker, la direttrice dello studio di design di Dior e il suo braccio destro. Breitman è conosciuta per progetti come Il ricordo di belle cose (2002) e Le rondini di Kabul (2019).
  • In The New Look il ruolo di Carmel Snow, caporedattore dell’edizione americana di Harper’s Bazaar dal 1934 al 1958, è affidato a Glenn Close. Considerata una delle più grandi attrici americane viventi (otto nomination agli Oscar, tre Tony Awards, tre Emmy Awards e tre Golden Globe), Close deve la sua fama ai celebri film Attrazione fatale (1987), La carica dei 101 (1996), Elegia americana (2020).

The New Look, recensione della serie Apple TV+ con Ben Mendelsohn

The New Look, la nuova serie targata Apple TV+ che vede protagoniste due figure leggendarie della moda come Christian Dior e Coco Chanel possiede la contraddittoria singolarità di essere uno show costruito in maniera ammirevole e al tempo stesso un’occasione tristemente mancata.

The New Look, la trama

Partiamo dalla storia di The New Look, la quale dopo un prologo settato qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale immerge invece la narrazione principale nella Parigi ancora occupata dai nazisti. Mentre un ancora relativamente non affermato Christian Dior (Ben Mendelsohn) lavora per Lucien Lelong (John Malkovich) il quale continua a confezionare abiti per il Reich, Coco Chanel (Juliette Binoche) ha invece scelto di chiudere la propria boutique per evitare ogni coinvolgimento. Ma le cose stanno esattamente in questo modo? Mentre Dior continua a fabbricare alta moda soprattutto per sovvenzionare la sorella Catherine (Maisie Williams) che fa parte della Resistenza, la Chanel al contrario inizia a intrattenere relazioni con la spia tedesca Hans Von Dincklage (Claes Bang) al fine di ottenere favori economici e incolumità. Il destino delle due icone della moda non potrà che incrociarsi nella maniera più imprevista e drammatica.

Creata da Todd A. Kessler (Bloodline per Netflix), The New Look si presenta come una serie in costume la cui forma soffoca sorprendentemente il contenuto: l’attenzione dedicata alla ricostruzione dell’ambiente prestigioso in cui le figure principali vivono e si muovono diventa paradossalmente una cornice talmente preziosa a livello estetico che paradossalmente quasi stride con la drammaticità dei temi trattati e del momento storico raccontato.

the new lookLa forma soffoca il contenuto

Di fronte alla bellezza dei costumi e delle scenografie, di fronte alla magnificenza decadente degli interni parigini, l’orrore dell’occupazione nazista e la guerra per la liberazione dell’Europa vengono messe in scena quasi come un compendio fastidioso, una seccatura a cui i protagonisti devono badare attenzione per continuare a sviluppare (o salvaguardare) la propria arte. The New Look soffre di una disconnessione piuttosto evidente tra la bellezza della visione e la portata del periodo raccontato.

Non che la Guerra debba necessariamente essere sempre messa in scena col realismo di Salvate il soldato Ryan, tanto per citare un esempio “alto”, ma restituirne comunque la follia e la violenza sembra a nostro avviso un atto dovuto a prescindere dalla forma scelta, e questa serie manca proprio di tale intensità. E il lato peggiore è che il cast di attori sembra in qualche modo percepire questo vuoto di densità emotiva, e si adagia su un tono di recitazione che non diventa mai veramente drammatico, anche nelle scene che in teoria dovrebbero essere volte maggiormente verso tale effetto. Ben Mendelsohn e Juliette Binoche sembrano più concentrati a restituire lo status iconico di Dior e Chanel che a interpretare due personaggi a tutto tondo, con le loro contraddizioni e mancanza umane. Sprecare il talento di questi due interpreti di valore assoluto risulta l’errore difficilmente perdonabile a The New Look. Non molto meglio riescono a fare Maisie Williams, John Malkovich, Claes Bang e la solitamente efficace Emily Mortimer che invece in questo caso si ritaglia una figura di contorno praticamente inutile, stereotipata, se non addirittura dannosa alla credibilità della storia.

the new lookUn’idea di partenza affascinante

L’idea alla partenza di The New Look era oggettivamente affascinante: raccontare come la creazione della moda contemporanea da parte di due suoi pilastri imprescindibili sia passata per scelte, situazioni e compromessi alla fine impossibili da giudicare per chi non li ha realmente vissuti. Tale spunto di partenza potenzialmente ipnotico si risolve però in uno show che quasi suo malgrado mira troppo in alto, o meglio eleva le figure principali troppo in alto rispetto al mondo rovesciato e sanguinoso in cui hanno vissuto. Alla lunga questa mancanza di spessore emotivo informa anche la narrazione, la quale in alcuni momenti si rende sfilacciata o peggio ancora artefatta, come nella esile sottotrama che lega la quarta puntata al suo (ipotetico) compimento poetico. Certo, rimane difficile non ammirare la bellezza delle tappezzerie nei magnifici interni parigini, i fantastici candelabri o i tavoli intragliati. Ma far risultare credibile l’idea che fuori da quelle mura si stava combattendo una guerra atroce ed estenuante è tutt’altro discorso.

The New Look, e vale la pena riscriverlo, vuole chiaramente farsi ammirare nell’intento di mostrare la grandezza di Christian Dior, Coco Chanel e dell’haute couture di quegli anni. E questo diventa a conti fatti il suo problema insormontabile.

Leo Woodall: 10 cose che forse non sai sull’attore

Leo Woodall: 10 cose che forse non sai sull’attore

Il giovane attore Leo Woodall ha ad oggi giusto una manciata di titoli nella sua filmografia, ma gli sono stati sufficienti a raggiungere una buona popolarità e a dimostrare di sapersi dividere tra dramma e commedia. Ora che grazie a dei primi ruoli da protagonista ha raggiunto una più consisente fama, è pronta per diventare un degli attori del momento.

Leo Woodall: i suoi film e le serie TV

1. È noto per diverse serie TV. Woodall ha iniziato la propria carriera recitando in un episodio della serie Holby City (2019), per poi prendere parte a Vampire Academy (2022). A renderlo particolarmente popolare è però la serie The White Lotus (2022), con protagoniste Jennifer Coolidge, Sabrina Impacciatore e Aubrey Plaza, dove ricopre il ruolo di Jack nella seconda stagione. Successivamente interpreta Duke nella serie Citadel (2023), con Priyanka Chopra e Richard Madden. Nel 2024 è invece protagonista della miniserie Netflix One Day accanto a Ambika Mod.

2. Ha recitato in un film. Ad oggi, Woodall ha recitato solamente in un film, il drammatico Cherry – Innocenza perduta, con protagonista Tom Holland. Qui l’attore interpreta il ruolo di Rodgers. Prossimamente, però, sarà nell’ancora misterioso Nomad e nel dramma storico Nuremberg, dove reciterà accanto a Russell Crowe, Michael Shannon e Richard E. Grant.

Leo Woodall in The White Lotus

3. Ritiene un segno del destino l’aver partecipato alla serie. L’attore ha raccontato che dopo aver visto la prima stagione di The White Lotus è rimasto estremamente entusiasta della serie, a cui avrebbe tanto voluto partecipare. Poco dopo si accorse di aver ricevuto un’email dove gli veniva offerta l’opportunità di un ruolo nella seconda stagione. Quando poi scoprì che questa sarebbe stata ambientata in Italia, in Sicilia, lo ha ritenuto un ulteriore segno del destino, in quanto sin fa piccolo egli è solito passare le estati nella casa di sua nonna in Umbria.

Leo Woodall The White Lotus

4. Non condivide nulla del suo personaggio. Nella seconda stagione di The White Lotus l’attore ha interpretato Jack, un giovane carismatico dell’Essex, che Quentin presenta come il suo “nipote impertinente“. Il personaggio è infatti caratterizzato da una personalità piuttosto particolare e Woodall ha affermato di non aver trovato nulla in comune tra sé e Jack. L’attore ha infatti dichiarato di non convidere il pensiero di Jack sul mondo di oggi, ma ha comunque cercato di calarsi nei suoi panni senza giudicarlo troppo.

Leo Woodall in One Day

5. Non conosceva la storia di One Day. A differenza della sua co-protagonista di One DayAmbika Mod, Woodall ha dichiarato di non aver avuto familiarità con il romanzo omonimo prima di entrare a far parte del progetto. Dopo aver ottenuto il ruolo di Dexter, protagonista maschile, ha però guardato il film del 2011 con Anne Hathaway e Jim Sturgess per poi passare all’ascolto dell’audiolibro di One Day, così da acquisire la giusta familiarità con il racconto e i suoi personaggi.

6. Ha quasi perso il ruolo per un finto tatuaggio. Leo Woodall ha rivelato che i finti tatuaggi sul collo e sul petto che aveva in The White Lotus gli hanno quasi fatto perdere il ruolo del protagonista maschile nella serie drammatica di Netflix One Day. I produttori di questa, infatti, volevano affidargli il ruolo di Dexter ma erano restii a farlo per via di quei tatuaggi. L’attore ha però potuto dimostrare che si trattava di finti tatuaggi applicati unicamente per la serie, riuscendo così ad ottenere la parte in One Day.

One Day serie tv Netflix Ambika Mod Leo Woodall

Leo Woodall ha dei tatuaggi?

7. Non ha tatuaggi. Nella realtà, dunque, Woodall non possiede tatuaggi sul proprio corpo. Ciò si può riscontrare anche dal suo profilo Instagram, dove dimostra quantomeno di non possederne sulle braccia. Se l’attore dovesse avere dei tatuaggi in altre parti del corpo, ciò al momento non è noto.

Leo Woodall e la sua fidanzata Meghann Fahy

8. Ha conosciuto l’amore sul set. Dopo mesi di speculazioni sulla loro potenziale storia d’amore nata sul set della seconda stagione di The White Lotus, Woodall e l’attrice Meghann Fahy sono usciti allo scoperto facendosi immortalare mentre a New York si scambiavano un bacio sotto l’ombrello in una giornata piovosa. La relazione dei due continua ancora oggi, con loro foto che di tanto in tanto emergono in rete.

Leo Woodall è su Instagram

9. Ha un profilo sul social network. L’attore è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 317 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena circa quaranta post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Leo Woodall: età e altezza dell’attore

10. Leo Woodall è nato il 14 settembre 1996 a Hammersmith, Londra, Regno Unito. L’attore è alto complessivamente 1,81 metri.

Fonti: IMDb, Instagram

Deadpool e Wolverine festeggiano San Valentino!

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Deadpool e Wolverine festeggiano San Valentino!

Durante il Super Bowl di domenica scorsa, i Marvel Studios hanno rubato la scena a Taylor Swift (e ai Kansas City Chiefs) pubblicando il primo trailer di Deadpool e Wolverine. Da allora, il trailer ha battuto i record di spettatori ed è probabile che diventerà anche il primo film dell’MCU da Spider-Man: No Way Home a superare il miliardo di dollari quando uscirà, quest’estate.

Oggi è San Valentino, però, e il film ha proposto un nuovo divertente poster per celebrare l’occasione! Non rivela molto ma è un design divertente e che continua a stuzzicare il rapporto di amore/odio che Wade Wilson e Logan avranno quando condivideranno lo schermo.

Il trailer ha deliberatamente giocato in modo cauto con il ruolo di Wolverine in questo trequel, probabilmente come leva per aumentare l’eccitazione. Il prossimo trailer del film potrebbe spostare l’attenzione sul mutante artigliato di Hugh Jackman, gettando nuova luce su ciò che racconterà questa storia.

“Ci sono due grandi star del cinema insieme in un film, in cui interpretano i loro ruoli più iconici: questo è il paradiso dei registi”, ha detto il regista Shawn Levy l’anno scorso. “Quindi la storia, il tono, il film stesso si appoggia sul dono di avere Deadpool e Wolverine come co-protagonisti in un film per la prima volta. Quindi, sicuramente non stiamo scappando da questo.”

Ecco il nuovo poster di Deadpool e Wolverine per festeggiare San Valentino:

https://twitter.com/Marvel_India/status/1757637592152195393?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1757637592152195393%7Ctwgr%5Eef655fad2495f7bda9dac5c760b6ffe4b73ba3e4%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Fdeadpool%2Fdeadpool-wolverine%2Fdeadpool-wolverine-show-each-other-some-love-on-new-valentines-day-poster-a209364

Ecco il trailer di Deadpool e Wolverine

Deadpool e Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio e segna l’introduzione del Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds nell’universo cinematografico Marvel (con un rating decisamente diverso rispetto ai primi due capitoli). Soprannominandosi “Marvel Jesus”, Deadpool arriva nel MCU dopo essere stato rapito dalla Time Variance Authority, i manager del multiverso visti l’ultima volta in Loki, e si ritrova nello stesso mondo dei Vendicatori.

Sebbene il suo volto non si veda nel trailer, anche Wolverine di Hugh Jackman passa dall’universo di X-Men al MCU. Diretto da Shawn Levy, il film comprende anche Emma Corrin, Morena Baccarin, Rob Delaney, Leslie Uggams, Karan Soni e Matthew Macfadyen.

Samuel L. Jackson vuole che il mondo sappia che Mace Windu “non è morto”

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Samuel L. Jackson ha rubato la scena nella trilogia prequel di Star Wars nei panni del Maestro Jedi Mace Windu, che è stato responsabile della decapitazione di Jango Fett e della trasformazione del Cancelliere Palpatine nel mostruoso Imperatore durante il loro scontro.

Quella lotta si conclude con uno scontro di Anakin Skywalker che taglia il braccio di Windu prima di lanciarlo verso una caduta che plausibilmente porta alla sua morte. Jackson ha detto in innumerevoli occasioni che gli sarebbe piaciuto tornare nel mondo di Star Wars. Parlando con Empire Online (tramite SFFGazette.com) Samuel L. Jackson ha dichiarato che almeno per lui, la porta è molto aperta riguardo al riprendere il ruolo in un futuro non troppo lontano.

Alla domanda del sito su cosa abbia da dire sulla scena della morte di Windu, l’iconico attore ha risposto: “Non è morto!” E così i giornalisti hanno cercato di ottenere di più da lui – ad esempio se gli sarebbe piaciuto recitare in un film spin-off o in una serie TV Disney+ – e, a questo, Jackson ha semplicemente detto: “Tutto, sì!”. Chiaramente, la prospettiva di interpretare nuovamente il Maestro Jedi lo eccita moltissimo!

Per quanto improbabile possa sembrare, c’è speranza che Jackson ritorni, qualcosa che è evidente dai rispettivi ritorni di Ewan McGregor e Hayden Christensen a Star Wars negli ultimi anni.

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Justice League: i concept confermano Lanterna Verde per i piani originali del film

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Mentre Zack Snyder sperava di includere John Stewart nella Snyder Cut di Justice League, sembra che il personaggio non sarebbe comunque apparso fino a uno dei sequel pianificati dal regista. Il concept artist Jerad S. Marantz ha utilizzato Instagram per rivelare di aver lavorato su Hal Jordan con il costumista Michael Wilkinson, suggerendo che ci fossero piani provvisori per includere Lanterna Verde nel film del 2017.

C’erano stati rumors in merito a questa inclusione in una scena post-crediti con Hal che si schiantava sulla Terra per avvertire la Lega della pianificata invasione della Terra da parte di Darkseid. “Mi sono divertito moltissimo lavorando su Justice League”, afferma Marantz. “È passato tanto tempo, ma rimane ancora uno dei lavori artisticamente più appaganti della mia carriera. Era un grande team di artisti che lavoravano sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito.”

“Lavorare con il costumista Michael Wilkinson è stato meraviglioso. È sicuramente uno dei migliori del settore. Ecco alcuni dei primi concept per il costume di Lanterna Verde. È stato un vero onore affrontare uno dei miei rami preferiti dell’Universo DC.”

Snyder ha precedentemente rivelato di aver almeno preso in considerazione l’idea di arruolare Ryan Reynolds per riprendere il ruolo di Hal in Lanterna Verde del 2011. “Beh, la verità è che non ho davvero capito… [Ryan Reynolds e io] non abbiamo mai veramente parlato”, ha ammesso il regista. “Quindi, la mia idea era che ci sarebbe stata, se possibile, una Lanterna Verde nel film. Abbiamo iniziato a girare intorno a questa idea, tipo, forse se avessimo portato Ryan ci sarebbero potute essere due Lanterne Verdi nel film. Avremmo potuto suggerire qualcosa in più sul concetto del Corpo [delle Lanterne Verdi]. Quindi questa è la realtà”, ha continuato Snyder.

“È stato un gioco divertente da giocare con Ryan perché è sveglio. Penso solo che sia un grande sportivo e non è stato altro che… mi piace il fatto che abbia sostenuto la causa [della Snyder Cut] per molto tempo.” La Warner Bros. non avrebbe permesso a Snyder di includere John Stewart nel montaggio per Max di Justice League, spingendolo a sostituire l’eroe con Martian Manhunter poi presente nel film.

Il regista si è appoggiato alle popolari teorie e speculazioni dei fan per molte delle nuove scene che ha aggiunto, quindi probabilmente non sapremo mai cosa aveva originariamente pianificato per Hal e John.

Dakota Johnson non conosce i titoli dei film di Spider-man con Tom Holland (anche se vorrebbe lavorare con lui)

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Esce oggi al cinema Madame Web (leggi la recensione), il film SONY che vede Dakota Johnson nei panni dell’eroina del titolo, personaggio dello Spider-Verse a fumetti che però, al cinema, non avrà niente a che fare con gli Spider-man di Tom Holland. Parlando con Josh Horowitz ha dichiarato:

“Sarebbe così divertente fare di più. Non so cosa succederà in futuro”, ha detto. “Ammiro così tanti attori che interpretano i supereroi, ma ovviamente sarebbe bello lavorare con Spider-Man. [Madame Web non è in] Spider-Verse, è il suo mondo, quindi non so che tipo di crossover ci sarebbe.”

Tuttavia, Dakota Johnson non sembra in grado di ricordare i titoli dei tre Spider-Man recenti. L’attrice si inventa di sana pianta i titoli dei film quando Horowitz le chiede di recitarli:

La trama e il cast di Madame Web

Madame Web è la storia delle origini di una delle eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel. Dakota Johnson interpreta la protagonista, Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con poteri di chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni del suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate a un futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un presente pieno di minacce.

Madame Web è basato su un personaggio del mondo dei fumetti Marvel creato da Dennis O’Neil e John Romita Jr. Il film è diretto da S. J. Clarkson (Orange Is the New Black, Jessica Jones, Anatomy of a Scandal) da una sceneggiatura di Claire Parker e S. J. Clarkson e interpretato da Dakota Johnson, nel ruolo di protagonista, insieme a Sydney Sweeney, Celeste O’Connor, Isabela Merced, Tahar Rahim, Mike Epps, Emma Roberts e Adam Scott. Madame Web sarà nelle sale italiane dal 14 febbraio 2024 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Deadpool e Wolverine: uno sguardo completo al costume di un ex-personaggio Fox

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Grazie ai Social è emerso uno sguardo più ravvicinato al costume di un personaggio degli X-Men che esordisce nel Marvel Cinematic Universe in Deadpool e Wolverine, ma che faceva già parte della famiglia di Deadpool alla Fox.

Febbraio 2024 ha finalmente fornito ulteriori indizi sulla storia di Deadpool e Wolverine, mentre Wade Wilson di Ryan Reynolds si prepara a entrare nel MCU, diventando anche una ideale conclusione del vecchio universo cinematografico degli X-Men.

Dopo l’uscita del trailer di Deadpool e Wolverine, abbiamo visto che nel film torneranno numerosi personaggi dei precedenti film di Deadpool. Uno dei membri del cast di Deadpool e Wolverine che tornerà è Lewis Tan nei panni di Shatterstar, che ha utilizzato Instagram per condividere di più sul suo ritorno.

Ecco il trailer di Deadpool e Wolverine

Deadpool e Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio e segna l’introduzione del Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds nell’universo cinematografico Marvel (con un rating decisamente diverso rispetto ai primi due capitoli). Soprannominandosi “Marvel Jesus”, Deadpool arriva nel MCU dopo essere stato rapito dalla Time Variance Authority, i manager del multiverso visti l’ultima volta in Loki, e si ritrova nello stesso mondo dei Vendicatori.

Sebbene il suo volto non si veda nel trailer, anche Wolverine di Hugh Jackman passa dall’universo di X-Men al MCU. Diretto da Shawn Levy, il film comprende anche Emma Corrin, Morena Baccarin, Rob Delaney, Leslie Uggams, Karan Soni e Matthew Macfadyen.

Cillian Murphy commenta il suo Red Eye: “Non penso che sia un bel film”

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Cillian Murphy spiega perché Red Eye è uno dei suoi film preferito dai fan, anche se non “pensa che sia un bel film“. Diretto da Wes Craven, il thriller psicologico segue la direttrice di un albergo che viene rapita da un affascinante terrorista a bordo di un volo notturno e, minacciata del potenziale omicidio di suo padre, viene intrappolata in un tentativo di omicidio politico. Oltre a Murphy nei panni del terrorista, il cast è guidato anche da Rachel McAdams e Brian Cox (Succession) nei panni del padre del suo personaggio.

In un profilo di GQ, a Murphy è stato chiesto quale fosse il suo film preferito dai fan, e lui ha spiegato che si tratta di Red Eye probabilmente per la “dualità” del suo personaggio, mentre McAdams ha anche spiegato cosa rende Murphy un cattivo così grande. Anche se ha amato lavorare con McAdams e “si è divertito a realizzarlo”, Murphy non pensa che Red Eye sia “un buon film”.

Cillian Murphy potrebbe tornare in 28 anni dopo di Danny Boyle e Alex Garland

Murphy: Oh, lo so, è pazzesco! Penso che sia la sua dualità. È per questo che volevo giocare su quei due toni. Il bravo ragazzo e il cattivo ragazzo in uno. L’unica ragione per cui mi attirava è che potevi fare quella svolta, sai?

McAdams: Dicono che le persone più gentili a volte sono i cattivi migliori. Ascoltavamo musica e chiacchieravamo mentre facevamo il cruciverba, che lui portava ogni giorno e mi permetteva gentilmente di intervenire… Penso che la domanda numero uno che ricevetti su Cillian allora fosse se indossasse o meno lenti a contatto.

Murphy: Adoro Rachel McAdams e ci siamo divertiti a realizzarlo. Ma non penso che sia un bel film. È un buon film di serie B.

“Palpatine ha fatto sesso”: Ian McDiarmid commenta il twist di L’Ascesa di Skywalker

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Per quanto fosse inaspettato e vagamente respingente, a quanto pare l’Imperatore Palpatine ha fatto sesso, in un passato relativamente lontano. L’attore che lo interpreta, Ian McDiarmid, ha infatti parlato “dell’elefante nella stanza” che nessuno aveva mai trovato il coraggio di commentare.

La risposta di McDiarmid è stata esilarante. Come visto nel film finale di L’Ascesa di Skywalker, è stato rivelato che Rey era un discendente dello stesso Palpatine, la nipote dell’Imperatore che era rimasta nascosta su Jakku per molti anni. Tuttavia, questo ha anche aperto le porte a un concetto riguardante il passato di Palaptine a cui moltitudini di fan preferirebbero non pensare mai.

In un’intervista con Empire per celebrare i 25 anni dei prequel di Star Wars, l’attore che interpreta Palpatine Ian Mcdiarmid ha espresso la sua opinione sull’Imperatore e su come sia riuscito ad avere non solo una nipote ma anche (ovviamente) un figlio, il padre di Rey. Ecco la dichiarazione rilasciata a Empire: Basta, prendere l’esistenza di Rey di Daisy Ridley, che si rivela essere la nipote di Palpatine in L’Ascesa di Skywalker, come prova che all’Imperatore piaceva… beh… farlo. Ma sì, [fa sesso]. È un’idea orribile pensare che Palpatine faccia sesso in qualsiasi forma”.

Per quanto riguarda invece il ritorno di Palpatine, Ian McDiarmid ha commentato con entusiasmo la decisione della produzione di riportare l’Imperatore in scena, valutando il fatto che effettivamente una creatura così potente doveva avere un piano di riserva:

“Avevo la sensazione che Palpatine avesse da sempre un piano B – probabilmente anche un piano C, D, E ed F… Ed era un esperto nella clonazione… La cosa che mi fa più piacere, e sai, solo questa è giunto al culmine quando mi hanno chiesto di tornare per L’Ascesa di Skywalker, è che ogni singolo atto malvagio in tutto il franchise di Star Wars è direttamente o indirettamente dovuto a quel personaggio… Lui è il male totale, e questo è stranamente soddisfacente come arco narrativo.”

Ambika Mod: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Ambika Mod: 10 cose che forse non sai sull’attrice

La giovane attrice Ambika Mod ha ad oggi giusto una manciata di titoli nella sua filmografia, ma le sono stati sufficienti a raggiungere una buona popolarità e a dimostrare di sapersi dividere tra dramma e commedia. Ora che grazie a dei primi ruoli da protagonista ha raggiunto una più consisente fama, è pronta per diventare una delle attrici del momento.

Ambika Mod: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in diverse serie. Ad oggi l’attrice si è distinta grazie ad alcune serie tv, in cui ha recitato in modo più o meno esteso. Ha infatti iniziato prendendo parte ad alcuni episodi di The Mash Report (2019), The B@it (2020) e Tryng (2021), con Imelda Staunton, per poi recitare in This Is Going to Hurt (2022), accanto a Ben Whishaw, e in I Hate Suzie (2022). Nel 2024 è invece protagonista della serie Netflix One Day (qui la recensione), tratto dall’omonimo romanzo, dove recita accanto a Leo Woodall. Prossimamente, sarà nella miniserie Playdate.

2. Non ha ancora debuttato in un film. Ad oggi, l’attrice non ha ancora avuto modo di recitare in un lungometraggio e al momento non è previsto un progetto di questo tipo per lei. Con la popolarità ottenuta nell’ultimo anno, però, è molto probabile che arrivi presto per lei l’occasione di recitare in un film, compiendo così tale debutto.

3. Ha vinto diversi premi. Pur ancora con pochi titoli nella sua filmografia, l’attrice ha già ottenuto alcuni importanti riconoscimenti. Nel 2022 è infatti stata nominata presso l’Edinburg Television Festival come Miglior talento emergente, mentre nel 2023 ha vinto il premio come Miglior attrice ai Broadcasting Press Guild Awards e come Miglior attrice non protagonista ai Royal Television Society Programme Awards per il suo ruolo in This Is Going to Hurt.

One Day serie tv Netflix Ambika Mod Leo Woodall

Ambika Mod in One Day con Leo Woodall

4. Non si è sentita spaventata dalla complessità della serie. One Day racconta la storia di Emma e Dexter nell’arco di vent’anni ma cogliendoli sempre in un preciso giorno. Si tratta dunque di una storia che attraversa due decenni ed ha come terzo protagonista il Tempo e il suo inesorabile scorrere. Mod ha però dichiarato di non essersi sentita spaventata da questo, in quanto data la precisione della sceneggiatura nel raccontare tutto ciò e grazie anche ai costumi e al trucco, ha saputo come calarsi al meglio nella situazione richiesta.

5. Aveva rifiutato il ruolo di Emma. Quando le è stato proposto di interpretare Emma in One Day, l’attrice ha affermato di aver inizialmente rifiutato in quanto non si vedeva interpretare un personaggio del genere. “Onestamente non mi vedevo interpretare un ruolo romantico. Non si vedono molte donne di colore sullo schermo come protagoniste romantiche. Non si vedono mai donne così in quella posizione. Ci è voluto molto durante il processo e le riprese per farmi dire, ‘Oh sì, sono io questo personaggio”. Alla fine, fortunatamente, ha deciso di accettare il ruolo.

Ambika Mod in This Is Going to Hurt

6. È la protagonista femminile della serie. Uno dei titoli per cui l’attrice è maggiormente noti è la serie This Is Goingo to Hurt, incentrata sulla vita di un gruppo di medici in formazione che lavorano in un reparto di ostetricia e ginecologia di un ospedale del Servizio Sanitario Nazionale, offrendo così un profilo della loro vita professionale e personale ed esplorando gli effetti emotivi del lavoro in un ambiente stressante. Nella serie Mod interpreta Shruti Acharya, una dei medici in fase di formazione, nonché protagonista femminile della serie.

This Is Going to Hurt Ambika Mod Ben Whishaw

7. La serie l’ha provata emotivamente. Proprio come richiesto per il suo personaggio, anche l’attrice si è sentita molto provata emotivamente dopo aver completato le riprese di This Is Going to Hurt. Quanto vissuto dalla sua Shruti si è inevitabilmente riversato anche su di lei, che si è inoltre trovata a dover anche gestire l’improvvisa popolarità conferitale dalla serie. Per l’attrice si è dunque trattato di un momento molto delicato della sua carriera.

Ambika Mod: le sue origini

8. Ha origini indiane. L’attrice, molto riservata circa la propria vita privata, ha di tanto in tanto fornito qualche dettaglio in più su di sé e la propria storia. Ha ad esempio svelato di essere figlia di immigrati indiani e di avere dunque origini di questo tipo. La madre, come raccontato da Mod, è arrivata nel Regno Unito da bambina, mentre il padre si è trasferito lì da ventenne. Conosciutisi, i due sono diventati poi una coppia, dando poi vita alla futura attrice.

Ambika Mod è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da oltre 69 mila persone e dove attualmente si possono ritrovare solo una ventina di post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Ambika Mod: età e altezza dell’attrice

10. Ambika Mod è nata il 2 ottobre del 1995 a Hatfield, nel Regno Unito. L’attrice è alta complessivamente 1.70 metri.

Fonti: Instagram, IMDb

Alien: Romulus, Isabela Merced parla di scene disgustose che hanno fatto “allontanare” la troupe

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La star di Alien: Romulus, Isabela Merced, anticipa una scena disgustosa del prossimo capitolo della serie di fantascienza, al punto tale che la troupe si è “allontanata” dal set. Dopo una serie di sequel e prequel, l’ultimo dei quali è stato Alien: Covenant di Ridley Scott nel 2017, il nuovo film del regista Fede Álvarez servirà come una sorta di reset, raccontando una storia ambientata tra gli eventi di Alien e Aliens. Il film, che racconterà una vicenda a sé stante, segue un gruppo di giovani provenienti da un pianeta lontano mentre incontrano uno Xenomorfo per la prima volta.

Con l’avvicinarsi della data di uscita di Alien: Romulus, Isabela Merced anticipa in un’intervista con THR quello che il pubblico può aspettarsi dal nuovo film. Sebbene l’attrice non condivida alcun dettaglio specifico della storia, racconta che ha girato una scena che i suoi colleghi del cast hanno fatto fatica a guardare.

“Finisce per essere un po’ complicato, ovviamente, come tutti i film di Alien, tuttavia, sì, ci vedrete insieme a volte. Mentre stavamo effettuando le riprese, Fede Álvarez mi ha dato l’iPad su cui guarda il girato e ha tirato fuori il film. Allora gli ho detto che volevo vederne alcune parti e lui me le ha mostrate. Ero io a tenere l’iPad e c’erano dieci persone intorno a me che lo guardavano.

C’è una scena in cui ci sono io e tutti si sono allontanati. Nessuno è rimasto a guardare quell’iPad perché era così disgustoso. E lo stavo guardando così… (Merced finge di tenere in mano un iPad con uno sguardo ipnotizzato sul viso.) Ero così emozionato. (Ride.)

Adoro la fantascienza, davvero. Fede mi ha lasciato guardare metà del film sull’iPad. Ho detto: “Se l’iPad è pesante, te lo porto io”. Posso trattenerlo.’ (Ride.) Quindi sono davvero, davvero emozionata per l’uscita. Ancora una volta, ho la fortuna di far parte di questi progetti con il meglio del meglio. Non posso crederci. Sono così sotto shock e non so quando mi sveglierò.”

Alien: Romulus, tutto quello che sappiamo sul film

Durante una chiacchierata con Variety sul red carpet dei Gotham Awards dello scorso anno, la Spaeny ha rivelato che Romulus si svolge tra gli eventi dell’Alien originale di Ridley Scott e il sequel di James Cameron, Aliens – Scontro finale. “Dovrebbe inserirsi tra il primo e il secondo film“, ha detto Spaeny. “Hanno portato lo stesso team di ‘Aliens’, il film di James Cameron. Le stesse persone che hanno costruito quegli xenomorfi sono venute a costruire i nostri. Quindi vedere il progetto originale con le persone originali che hanno lavorato a questi film per più di 45 anni e che hanno fatto parte della loro vita è stato davvero incredibile“.

A produrre il film c’è naturalmente anche la Scott Free, la società del regista originale di Alien, Ridley Scott, che è produttore esecutivo. Con il titolo Alien: Romulus, non è dunque ancora stato rivelato molto riguardo all’ambientazione, alla collocazione temporale o alla trama del film. Ad aprile, Álvarez aveva rilasciato un’immagine dietro le quinte di un facehugger che stringe il ciak del film a bordo di una stazione spaziale. La presenza del facehugger conferma che il film si svolgerà dopo gli eventi di Prometheus e Alien: Covenant, che hanno rappresentato le origini degli Xenomorfi così come li si conosce.

L’esperienza di Álvarez con i film La casa e Man in the Dark potrebbe però anche suggerire che lo sceneggiatore-regista riporterà il franchise alle sue origini, con un thriller dove il cast è braccato dagli alieni all’interno dei confini della stazione spaziale. Con l’imminente film di Alien che ha finalmente ricevuto una data di uscita, il 16 agosto, il pubblico può ora aspettarsi che vengano nei prossimi mesi rivelati ulteriori dettagli sulla trama.

Madame Web: recensione del film con Dakota Johnson

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Madame Web: recensione del film con Dakota Johnson

Il cinema dei supereroi sembra aver raggiunto il suo punto di saturazione, tanto che, ogni film di questo genere che si approssima alla sala, deve fare i conti con una offerta vastissima e con delle aspettative miste a scetticismo dello spettatore medio, ormai sazio. È lo scenario che si presenta davanti a Madame Web, nuovo capitolo di un universo in continua espansione, parte della famiglia dei fratelli minori Marvel, di casa alla Sony e che hanno come famoso e inarrivabile capostipite Spider-Man. Il film, diretto da S. J. Clarkson, prova a dare una lettura insolita alla classica origin story di un personaggio dei fumetti. Il risultato è modesto, ma non privo di elementi d’interesse.

Madame Web, la trama

Il film racconta di Cassandra Webb, interpretata con energia e un certo grado di credibilità da Dakota Johnson, che si ritrova a scoprire di avere delle doti premonitorie che non sa controllare. Questo dono la porta sulla strada di tre adolescenti, che lei vede morire per mano di uno sconosciuto e che prontamente salva, non senza le proteste delle ignare ragazze. Le quattro intraprenderanno un’avventura insieme, diventando una piccola famiglia, non prima di scoprire che lo sconosciuto omicida viene direttamente dal passato di Cassandra.

Non proprio una delusione

Sarebbe improprio parlare di delusione, mentre ci si accinge a scrivere la recensione di Madame Web, dal momento che le aspettative degli spettatori, in generale, non erano altissime. C’era però tanta curiosità, dal momento che il film si preannunciava insolito anche per il genere cinefumettistico che ormai vanta una grande varietà di declinazioni. E in effetti il film prende una strada mai battuta prima, raccontando la storia di una giovane veggente che intraprende un viaggio personale alla scoperta di sé, mentre trova lungo il suo cammino una serie di figure che la completeranno, formando con lei una sorellanza di reiette che trovano il loro senso di esistere nella comunione reciproca.

Dakota Johnson in Madame Web
Gentile concessione di © Sony Pictures Italia

L’occasione di Dakota

Nel materiale originale, Cassandra Webb è una figura anziana, cieca e paraplegica, misteriosa, con poteri psichici impressionanti. Niente di più diverso dalla atletica e giovane Johnson. È chiaro che la scelta di un’attrice tanto amata e seguita sia stata fatta per andare incontro al pubblico, tuttavia l’ex eroina della saga di 50 Sfumature coglie l’occasione e riesce, nonostante una scrittura traballante, a dare vita a un personaggio ironico e a divertirsi genuinamente mentre fa da baby-sitter ai personaggi di Sydney Sweeney, Celeste O’Connor e Isabela Merced, tutte estremamente sacrificate nel film, con personaggi bidimensionali e vagamente stereotipati, ma comunque capaci di dare una bella energia alla storia nel suo complesso.

Il ritorno all’origine del cinecomic

Nonostante delle protagoniste accattivanti, Madame Web si arena nelle scelte stilistiche e narrative che trasformano lo rendono “vecchio”, il film abbraccia infatti un’estetica da cinecomic di inizio anni 2000, che appare decisamente goffa e fuori tempo massimo. Se la scelta di riprodurre un preciso stile narrativo e estetico è volutamente stata fatta perché il film è ambientato (senza una vera e propria ragione drammaturgica) nel 2003, allora si potrebbe anche comprenderne una utilità o quantomeno un senso. Tuttavia il fatto che il film parli una lingua cinematografica che non esiste più sembra piuttosto dipendere da una mancanza di idee e di un punto di vista brillante che possa effettivamente ri-raccontare la storia di queste icone dei cinecomic in maniera contemporanea a un pubblico di oggi.

madame web cast
Dakota Johnson, Sydney Sweeney, Celeste O’Connor e Isabela Merced.

Un’eroina senza azione

La Madame Web di Dakota Johnson è una giovane donna sarcastica che non sembra molto a suo agio nelle scene d’azione, e questo non perché l’attrice non sia capace di sostenerle ma perché queste scene vengono costruite con poca precisione, come se non fossero importanti. Certo, la ricerca del proprio posto nel mondo, l’autodeterminazione e la consapevolezza di sé sono elementi molto più centrali delle “botte”, per Cassandra, ma anche nella sua battaglia contro il perfido Ezekiel (uno sprecassimo Tahar Rahim), le sequenze di azione non sono di certo ispirate.

Prendere in giro i fan con convinzione

Madame Web prende in giro i proprio fan, racconta una storia di origini in definitiva molto classica, mescolando un po’ le carte in tavola e traendo in inganno lo spettatore che si aspetta decisamente un tipo di racconto diverso, un team-up al femminile, come avevano già fatto Birds of Prey o The Marvels. Questo però non impedisce alle attrici di fare la loro parte, compatibilmente con la sceneggiatura troppo spesso pretestuosa e confusa, e con uno stile di racconto che sforzandosi di trovare un punto di vista originale e modalità nuove per raccontare (soprattutto le scene delle premonizioni), finisce per fare un gran pasticcio. Siamo dalle parti dello sfortunato Morbius con Jared Leto, per intenderci, ma almeno questa volta le protagoniste si prendono meno sul serio. Il film sembra consapevole dei suoi limiti, ma con sfrontatezza li espone tutti dal primo momento, cercando così di farsi perdonare le sue mancanze. Se poi ci riesce, lo deciderà lo spettatore.

La natura dell’amore: recensione del film di Monia Chokri

La natura dell’amore: recensione del film di Monia Chokri

Dopo la presentazione all’ultimo Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard, anche nei cinema italiani arriva la canadese Monia Chokri. Un gradito ritorno quello dell’attrice di Xavier Dolan (Les amours imaginaires, Laurence Anyways), che si conferma regista da non trascurare con il nuovo La natura dell’amore, dal 14 febbraio in sala distribuito da Wanted Cinema in collaborazione con Tinder, che lo presenta come “la commedia sentimentale dell’anno“. Un colpo di fulmine, un amore apparentemente impossibile tra due persone diverse e lontanissime tra loro, sono l’innesco di una sorta di celebrazione dell’amore, ma non solo, alla quale danno vita Magalie Lépine-Blondeau e Pierre-Yves Cardinal – con Francis-William Rhéaume e la stessa Chokri – e che potrebbe regalarvi un retrogusto amaro, oltre che stuzzicarvi e divertirvi, se cercate un San Valentino diverso dal solito.

La trama di La natura dell’amore

Sophia (Lépine-Blondeau), 40 anni, è docente di filosofia all’Università di Montreal, dove da dieci anni vive una consolidata e monotona relazione con Xavier (Rhéaume), anche lui professore. Una vita convenzionale basata su agio, stabilità e intesa, soprattutto intellettuale, ormai, visto che la passione tra i due sembra essersi assopita. A rompere una routine fatta di vernissage e interminabili cene tra amici, però, interviene Sylvain (Cardinal), il falegname tuttofare incaricato di ristrutturare la casa di campagna della coppia… e la vita di Sophia cambia all’improvviso. Di famiglia colta e benestante lei, figlio di una rumorosa tribù proletaria e “semplice” (come da titolo originale, Simple comme Sylvain) lui, i due non potrebbero essere più diversi, ma anche dimostrare a tutti che gli opposti si attraggono. O no?

La stagione dell’amore viene e va

Non manca un pizzico di cinismo nel racconto della regista canadese, che partendo dal presupposto secondo il quale “due individui possano amarsi a prescindere dalle loro differenze” mette in scena una sciarada ricca di implicazioni sociali e culturali. Una sfida che vogliamo immaginare divertita, nel suo ammiccare tra l’omaggio e la parodia a tanto cinema francese di genere, romantico, erotico, intellettuale. Soprattutto intellettuale. Cerebrale persino. Elementi che il film tiene a sottolineare sin dalle diverse scene nelle quali Sophia e Xavier discettano di filosofia e massimi sistemi con amici colti come loro, convivi che danno la misura dell’ambiente d’origine della donna, e non fanno che scavare ancor più profondamente il solco che la divide dal suo inatteso amante.

E se di sfida si deve parlare – ché così la definisce la Chokri – quella dei due amanti e del loro amore ‘in salita’ è forse meno ardua di quella vissuta dalla regista, attenta a tenere in equilibrio ironia e sensibilità, il racconto dell’incontro-scontro e il rischio di scadere nel classismo. O nel cliché della moglie annoiata e insoddisfatta, sensibile al fascino passionale e trasgressivo, divertita dalla possibilità di essere dominata, posseduta, oggettivata, salvo poi spaventarsi della prospettiva di perdere il controllo del gioco o di esser costretta a viverlo ogni giorno.

La natura dell'amore Magalie Lépine Blondeau

Tra esperimento sociale e di stile

Ma senza voler bruciare le tappe e suggerire troppo, sarà bene affidarsi alla scansione temporale pensata dalla regista, interessata a osservare i suoi personaggi a distanza, come in “un documentario sugli animali“. Definizione nella quale è facile vedere la conferma della poca empatia nei confronti dei due esemplari “sul punto di accoppiarsi” e della sostanziale scelta del punto di vista femminile – comprensibile e non una novità nel suo cinema – nel racconto di qualcosa di più di un amore, di un colpo di fulmine, di una passione. Anche la scelta di una fotografia ispirata a Robert Altman e ai film romantici degli anni ’70, alla Love Story, o a certa patinatura alla David Hamilton, come anche a una estetica e certe scelte registiche quasi da B-movie o da horror, denunciano un grande lavoro preparatorio e impreziosiscono il gioco, davanti e dietro la macchina da presa, che rischia di incatenare tanto i burattini quanto la burattinaia

Come nasce un amore? Cosa ci attrae nell’altro? Quanto contano differenze e somiglianze? E quanto è giusto cercare di migliorare l’altro, di cambiarlo? Interrogativi che rendono universale la storia, nella sua classicità. E che per questo ha bisogno di una serie di personaggi di contorno ben scritti come l’amica di Sophie – interpretata dalla stessa Chokri – che la sostiene e conforta, a differenza della madre, che forse conosce la figlia meglio di quanto lei stessa sappia, o il padre di Xavier, malato di Alzheimer e tifoso della vita, per il quale tutto va vissuto prima che sia troppo tardi. L’affresco va componendosi in maniera attraente, ed è facile farsi trascinare dal turbine iniziale, ma sono diversi gli agguati che la regista ha in serbo per il pubblico, e sono quelli la forza di La natura dell’amore. Nel quale sarà forse fin troppo facile empatizzare ora con questa ora con quello o reagire come ci si aspetta davanti a scene anche disturbanti, imbarazzanti, persino terrificanti a modo loro, ma che difficilmente lascerà impassibili. E magari potrà far riflettere sui propri bisogni e sulle scelte future.

Madame Web: chi sono le Spider-Woman dei fumetti Marvel?

Madame Web: chi sono le Spider-Woman dei fumetti Marvel?

Spider-Man è sempre stato solo nella sua lotta al crimine, a eccezione di qualche partner e collaboratore occasionale, tra cui spiccano le Spider-Woman. Sebbene ogni Donna Ragno abbia le sue personalissime qualità, alcune si distinguono come più significative e distintive all’interno della grande storia della Marvel. Con due di loro che faranno il loro debutto in live action in Madame Web, è allora giunto il momento di districare la complicata storia di Spider-Woman e scoprire chi effettivamente sono questi personaggi.

Il personaggio di Jessica Drew è la Donna Ragno originale

Jessica Drew Spider-Woman

Creata da Archie Goodwin e Marie Severin, la Donna Ragno originale, a cui è stato poi dato il nome civile di Jessica Drew, è apparsa per la prima volta in Marvel Spotlight #32 nel 1977, prima di essere protagonista di una serie tutta sua. Goodwin ritrasse Jessica come un ragno evolutosi in un essere umano, ma Marv Wolfman, che fu lo scrittore iniziale del fumetto solista di Spider-Woman, ritrattò questa origin story. La versione di Wolfman dell’origine di Jessica la presenta come una ragazza umana che si ammala a causa dell’esposizione all’uranio. Suo padre, uno scienziato associato all’Alto Evoluzionario, la curò con un siero derivato dal sangue di un ragno radioattivo, che le diede anche capacità sovrumane.

In seguito, Jessica è stata rapita e sottoposta a un lavaggio del cervello da parte dell’HYDRA per diventare un’assassina dotata di superpoteri. Le manipolazioni mentali dell’HYDRA le hanno permesso di ricordare di essere un ragno evoluto per spiegare l’origine di Goodwin. La sua storia è stata riscritta quando il personaggio è tornato in auge grazie all’uso che Brian Michael Bendis ne ha fatto nel franchise dei Vendicatori. Bendis ha collaborato alla stesura della miniserie Spider-Woman: Origin, che stabilisce che i poteri di Jessica derivano dal fatto che sua madre è stata colpita da un laser specializzato a cui lei e il padre di Jessica stavano lavorando mentre era incinta. Origin ha anche semplificato il legame di Jessica con l’HYDRA, facendo lavorare i suoi genitori direttamente per l’organizzazione.

Spider-Woman ha portato a Jessica Jones

Dopo essersi liberata dall’influenza dell’HYDRA, Jessica mantiene l’identità di Donna Ragno, ma la usa per combattere il crimine. Ha spesso lavorato come investigatrice privata. Per questo motivo, Bendis aveva inizialmente pensato di utilizzare Jessica come protagonista della sua serie a fumetti Alias, che raccontava storie poliziesche noir nell’Universo Marvel, prima di creare il personaggio di Jessica Jones. Tuttavia, Jessica Drew è stata una guest star in Alias, incontrando Jones. Sebbene abbia combattuto al suo fianco in varie occasioni, Jessica non era strettamente legata a Peter Parker/Spider-Man fino a quando non sono stati entrambi reclutati nel roster iniziale dei Nuovi Vendicatori.

L’evento Secret Invasion rivelò che, a partire da qualche tempo prima della formazione della squadra, Jessica era stata sostituita da un’impostora, Veranke, regina degli alieni mutaforma Skrull. Dopo che gli eroi della Terra hanno respinto l’invasione Skrull, la vera Jessica, che era stata tenuta prigioniera, è stata ritrovata insieme ad altri rapiti. In seguito ha mantenuto il posto di Veranke nei Nuovi Vendicatori, ma ha dovuto affrontare i sospetti di vari membri della comunità dei supereroi.

Julia Carpenter è stata la prima donna ragno a unirsi agli Avengers

Julia Carpenter Spider-Woman

La seconda grande Donna Ragno, Julia Carpenter (interpretata da Sydney Sweeney in Madame Web), è stata creata da Jim Shooter e Mike Zeck ed è apparsa per la prima volta in Marvel Superheroes Secret Wars #6 nel 1984. Era coinvolta nel conflitto tra eserciti di supereroi e supercattivi organizzato dal Beyonder su Battleworld. Le apparizioni successive hanno rivelato la storia delle origini del personaggio. Julia fu ingannata dalla sua compagna di università Valerie “Val” Cooper, che lavorava come agente governativo, affinché partecipasse a un esperimento volto a creare un super-soldato. Dopo essere stata iniettata di veleno di ragno e di estratti di diverse piante esotiche, Julia acquisì poteri sovrumani simili a quelli dell’Uomo Ragno.

All’inizio della sua carriera di supereroe, si unisce alla Freedom Force, una squadra sponsorizzata dal governo e supervisionata da Val, che spesso agisce come rivale degli X-Men. Lavorare al fianco dei suoi compagni di squadra, la maggior parte dei quali erano membri riformati della squadra di supercriminali nota come Confraternita dei Mutanti Malvagi, porta Julia a mettere in discussione la sua decisione e, dopo che la Freedom Force entra in conflitto con i Vendicatori, aiuta quest’ultima squadra, anche se ciò la rende una fuggitiva dal governo. Il personaggio ha occasionalmente assunto altre identità in costume, in particolare sostituendo Cassandra Webb (interpretata da Dakota Johnson in Madame Web) come Madame Web per un certo periodo.

Mattie Franklin ottiene i poteri di Madame Web

Mattie Franklin Spider-Woman Madame Web

Creata da John Byrne e Rafael Kayanan, la terza eroica Donna Ragno, Mattie Franklin (interpretata da Celeste O’Connor in Madame Web), ha avuto una storia piuttosto oscura. Quando è adolescente, Mattie sente che suo padre Jerry sta progettando di partecipare al Raduno dei Cinque, un rituale di culto i cui partecipanti, tra cui Norman Osborn, sperano di ottenere misteriosi poteri. Mattie si sostituisce al padre nel rituale e ottiene capacità fisiche sovrumane e il potere del volo. Durante un periodo in cui Peter Parker si era ritirato dalla carica di Uomo Ragno, Mattie, grande fan dell’eroe, indossa un costume simile al suo e lo sostituisce.

Quando Peter torna a essere l’Uomo Ragno, Mattie assume l’identità di Donna Ragno. Durante un conflitto con Charlotte Witter, una supercriminale che usa anch’essa il nome di Spider-Woman, Mattie perde temporaneamente i suoi poteri. Quando li riacquista, riceve anche le abilità combinate di Witter, delle due precedenti Donne Ragno e di Madame Web. Frustrata dal rapporto con il padre, Mattie si trasferisce dalla zia Marla, sposata con l’editore del Daily Bugle J. Jonah Jameson.

Spider-Gwen è un’attuale beniamina dei fan della Marvel

Una delle più recenti aggiunte alle Donne Ragno è arrivata a rivaleggiare, se non addirittura a superare Jessica come versione più riconoscibile e popolare del personaggio. Creata da Jason Latour e Robbi Rodriguez, Spider-Gwen è stata introdotta nel 2014 durante l’evento fumettistico Spider-Verse. È una variante di Gwen Stacy, il famoso interesse amoroso di Peter Parker, proveniente da Terra-65, che è stata morsa da un ragno radioattivo come il Peter dell’universo principale. Sebbene i fan la chiamino più spesso “Spider-Gwen”, nel mondo della storia Gwen è conosciuta come la Donna Ragno del suo universo, anche se ha usato il nome in codice “Ghost-Spider”. Sentendosi impotente dopo una vita di bullismo, il Peter di Terra-65 ha usato le sue conoscenze scientifiche per fare esperimenti su se stesso, trasformandosi in una versione del supercriminale Lizard.

Nella loro battaglia finale, Gwen, che non sapeva ancora che il suo amico Peter fosse Lizard, è costretta a ucciderlo per proteggere i civili. Alla sua morte, Peter ritorna alla sua forma umana e il padre di Gwen, il capitano di polizia George Stacy, inizia a dare la caccia a Spider-Woman, sperando di arrestarla per omicidio. Ma dopo che Gwen gli rivela la sua identità, i due iniziano a ricucire il loro rapporto. Il successo commerciale e di critica dei film dello Spider-Verse ha portato a una popolarità ancora maggiore per Spider-Gwen, e molti fan sperano che Hailee Steinfeld, che le dà voce nei film Un nuovo universo e Across the Spider-Verse, o Emma Stone, che ha interpretato una Gwen senza poteri nei film di The Amazing Spider-Man, possano portare il personaggio in live action.

Spider-Woman ha un’eredità impressionante

Madame Web film 2024

Oltre a Witter e alle quattro eroiche donne ragno elencate, nella storia della Marvel sono state realizzate numerose versioni più oscure del personaggio. L’universo Ultimate Marvel ha infatti la sua Jessica Drew, un clone femminile di Peter Parker, e alcune varianti di Mary Jane Watson hanno poi indossato il costume di Spider-Woman in diversi universi alternativi, solo per citare alcuni esempi.

Tuttavia, con i film dello Spider-Verse e Madame Web che hanno fatto crescere i profili di Jessica, Gwen, Julia e Mattie, è probabile che queste quattro iterazioni rimarranno le più importanti per un po’ di tempo.

Romeo è Giulietta, la recensione della commedia di San Valentino con Pilar Fogliati

Ormai ne parla da tempo come della sua musa, del suo alter-ego, dopo Leonardo Pieraccioni e quel Francesco Nuti cui dedica questo suo nuovo film (oltre ai ringraziamenti all’amica Asia Argento, presente in un cameo), ma effettivamente senza Pilar Fogliati non ci sarebbe il Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi. Uno che rifiuta la definizione di romantico – e che già promette un film per il 2 novembre per compensare questo, in sala proprio dal 14 febbraio, San Valentino, distribuito da Vision Distribution – ma che dopo la doppietta Moschettieri del re – La penultima missione (2018) e Tutti per 1 – 1 per tutti (2020) sembra aver trovato nuova linfa proprio nel tema della ricerca dell’identità intorno al quale ruota tutta la vicenda. Che vede coinvolti, a vario titolo, insieme alla protagonista, Sergio Castellitto, Geppi Cucciari, Maurizio Lombardi, Serena De Ferrari, Domenico Diele, Margherita Buy e Alessandro Haber.

Romeo è Giulietta, la trama

Il grande regista teatrale Federico Landi Porrini (Castellitto) è alla ricerca dei suoi Romeo e Giulietta per l’opera che dovrebbe consacrare definitivamente il suo prestigio e concludere la sua carriera sul palco del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Tra le tante deludenti candidate – provinate insieme al compagno Lori (Lombardi) e al produttore Festa (Haber) – spicca Vittoria, che viene però esclusa a causa di un’ombra sul suo passato. Perso il ruolo di Giulietta, andato alla tiktoker Gemma (De Ferrari), e determinata a ottenere comunque un ruolo nello spettacolo e con la complicità della sua amica truccatrice (Cucciari), la giovane attrice decide di ritentare sotto falsa identità, per dimostrare tutto il suo talento e prendersi una rivincita. È così che si trasforma, e con il nome di Otto Novembre si propone per il ruolo di Romeo, ottenendo la parte. Interpretare qualcun altro non sembra poi così complicato, sia sul palco sia dietro le quinte, neanche quando il suo fidanzato (Diele) viene scelto per interpretare il ruolo di Mercuzio. Vestire però i panni di un uomo le consentirà di scoprire molte cose su sé stessa, ma soprattutto sulle persone che la circondano.

Una nuova sfida per la Fregoli Fogliati

È innegabile la cura, soprattutto formale, messa nell’operazione nata dalla nuova collaborazione della coppia di Romantiche, che qui comprensibilmente punta a mettere ulteriormente alla prova le ormai note capacità di trasformismo di Pilar Fogliati. Dopo l’aristocratica, la pariolina, la borgatara e l’aspirante sceneggiatrice lasciano il campo, in Romeo è Giulietta, a una promettente attrice pronta a tutto per non rinunciare al suo sogno, anche a diventare uomo. Ovviamente sul palco di un teatro, in questo caso, dove si svolge gran parte del film e dove le trame e i piani dei vari protagonisti vengono messi alla prova.

Romeo è Giulietta Pilar Fogliati
Serena De Ferrari e Pilar Fogliati@Enrico De Luigi

Uno spazio ristretto, spesso cupo, che pur con le sue suggestioni e l’attenzione dichiarata da Veronesi stesso alle riprese in interni, non risulta l’arma in più che il regista si augurava fosse né offre occasioni in più ad attori e personaggi per esprimersi o aggiungere drammaturgia e tensione alla commedia. Che pure non delude e regala buoni momenti, scambi convincenti e riesce a rendere credibile l’intreccio, anche nei suoi passaggi più obbligati. E che, a prescindere dalla lunga premessa dedicata ai provini e alla voluta fissità (soprattutto degli esterni, per quanto in molti casi inusuali, con Ponte Tazio, Villa Torlonia e la via Elpide di Trionfale sfruttate più del fin troppo turistico laghetto di Villa Borghese), per troppo tempo non sembra procedere, involuto tra dubbi e tormenti poco originali e sentiti.

Una commedia pronta per il remake

Ma non tutti i film possono essere Tootsie o Shakespeare in Love, o devono esserlo per funzionare, visto e considerato che proprio l’appartenenza a quel rango potrebbe accreditare le speranze della produzione di vendere i diritti per un remake di questo Romeo è Giulietta su scala internazionale (come accaduto già per Perfetti sconosciuti e altri). Versioni alternative che – oltre a soddisfare la curiosità di quale sarebbe all’estero il fidanzato della influencer invece del romanista Lukaku (caparbiamente difeso a scapito della possibilità di scegliere il contendente interista) – permetterebbero di assistere a altre interessanti declinazioni del tema della ricerca dell’identità, non solo di genere, e del conflitto con sé stessi, i propri principi e obiettivi, che restano lo spunto più interessante di questa commedia.

Più dell’apprezzabile per quanto autocelebrativo monologo iniziale di Castellitto, di una delle definizioni più sintetiche ed esilaranti del personaggio di Giulietta, della ormai stereotipata rappresentazione dell’attore costretto a fare il rider (per lo meno stavolta non era il cameriere) e dell’insistenza della Fogliati personaggio sul fatto di essere più di una attrice comica (convinzione che immaginiamo abbia la stessa Pilar, che attendiamo volentieri alla prova). Pro e contro, come si diceva, tra i quali vanno sicuramente ascritti il purtroppo debole finale e il surreale ballo al ristorante Alfredo – tra i secondi – e gli incredibili titoli di testa e di coda cantati, affidati alle incredibili doti di Alessandra Tumolillo, che apre i giochi con la sua versione della “Si t’o sapesse dicere” di Eduardo De Filippo, e di Simona Molinari, un lusso che Veronesi si è concesso e un regalo del quale lo ringraziamo.

Deadpool e Wolverine detronizza Spider-Man: No Way Home: il suo è il trailer più visto in 24 ore

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Il primo trailer di Deadpool e Wolverine, che ha debuttato domenica durante il Super Bowl, ha battuto il record di trailer cinematografico più visto in 24 ore con l’incredibile cifra di 365 milioni di visualizzazioni totali. Il precedente detentore del record era il trailer del film Marvel Spider-Man: No Way Home, che aveva 355,5 milioni di visualizzazioni nelle prime 24 ore nel 2021.

Il trailer di Deadpool e Wolverine ha avuto anche un aiuto dal Super Bowl di quest’anno, che si è rivelato la trasmissione televisiva più vista di tutti i tempi negli USA e ha raggiunto 123,7 milioni di spettatori.

Ecco il trailer di Deadpool e Wolverine

Deadpool e Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio e segna l’introduzione del Mercenario Chiacchierone di Ryan Reynolds nell’universo cinematografico Marvel (con un rating decisamente diverso rispetto ai primi due capitoli). Soprannominandosi “Marvel Jesus”, Deadpool arriva nel MCU dopo essere stato rapito dalla Time Variance Authority, i manager del multiverso visti l’ultima volta in Loki, e si ritrova nello stesso mondo dei Vendicatori.

Sebbene il suo volto non si veda nel trailer, anche Wolverine di Hugh Jackman passa dall’universo di X-Men al MCU. Diretto da Shawn Levy, il film comprende anche Emma Corrin, Morena Baccarin, Rob Delaney, Leslie Uggams, Karan Soni e Matthew Macfadyen.

Ewan McGregor con Anne Hathaway nel nuovo film di David Robert Mitchell

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Ewan McGregor ha firmato per recitare al fianco di Anne Hathaway nel nuovo film della Warner Bros Motion Picture Group, attualmente senza titolo, di David Robert Mitchell, il regista dietro titoli come It Follows e Under the Silver Lake.

Il logline del film è ancora tenuto nascosto, anche se in precedenza è stato descritto come un “viaggio da brivido” da girare in Imax. Mitchell dirigerà il film basandosi su una sua sceneggiatura originale e produrrà insieme a J.J. Abrams e Hannah Minghella per Bad Robot e Matt Jackson di Jackson Pictures. Jake Weiner e Chris Bender di Good Fear Content fungeranno da produttori esecutivi. Sheila Walcott e Zach Hamby stanno supervisionando il progetto per WBMPG.

Recentemente, dopo aver ripreso il suo ruolo di Obi-Wan Kenobi nell’omonima serie di Disney+ nominata agli Emmy, Ewan McGregor ha vinto un Emmy per il suo ruolo da protagonista in Halston di Netflix, apparendo anche in film come Birds of Prey, Doctor Sleep e Ritorno al bosco dei 100 acri. Lo vedremo presto nella miniserie della Showtime e della Paramount Global A Gentleman in Mosca, di cui è anche produttore esecutivo. Gli altri suoi film in uscita includono la commedia drammatica TIFF di Niclas Larsson Mother Couch, in cui recita al fianco di Rhys Ifans, Taylor Russell ed Ellen Burstyn; e Bleeding Love, il film drammatico presentato in anteprima al SXSW da lui prodotto e nel quale recita accanto alla figlia Clara McGregor.

Stephen Amell protagonista dello spin-off di Suits

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Stephen Amell protagonista dello spin-off di Suits

Stephen Amell sarà il protagonista della serie spin-off di Suits della NBC, Suits: LA, nel ruolo di Ted Black, “una carismatica forza della natura che mette i propri bisogni al di sopra degli altri”.

Prodotto da UCP, Suits è andato in onda su USA Network dal 2011 al 2019, per nove stagioni. La serie, interpretata da Patrick J. Adams, Gabriel Macht, Rick Hoffman, Meghan Markle, Gina Torres e Sarah Rafferty, è ritornata alla ribalta nel 2023 quando è arrivata in streaming su Netflix, finendo in cima alle classifiche per diverse settimane. Ha superato i 45 miliardi di minuti trasmessi in streaming su Netflix e Peacock messi insieme.

All’inizio di questo mese, lo spin-off ha ottenuto un ordine pilota alla NBC, con l’inizio della produzione a marzo a Vancouver. La nuova serie, creata dal creatore originale Aaron Korsch, seguirà un nuovo gruppo guidato da Ted Black, un ex procuratore di New York che ha creato uno studio legale a Los Angeles specializzato in diritto penale e dell’intrattenimento.

Secondo il logline ufficiale, “La sua azienda è a un punto di crisi e per sopravvivere deve abbracciare un ruolo che ha ricoperto con disprezzo per tutta la sua carriera. Ted è circondato da un gruppo stellare di personaggi che mettono alla prova la loro lealtà sia verso Ted che verso gli altri mentre non possono fare a meno di mescolare le loro vite personali e professionali. Tutto questo sta accadendo mentre si svelano lentamente eventi accaduti anni fa che hanno portato Ted a lasciarsi alle spalle tutto e tutti quelli che amava.”

David Bartis, Doug Liman, Gene Klein e Victoria Mahoney sono i produttori esecutivi. Mahoney dirigerà il pilot. Beatrice Springborn, presidente degli Universal International Studios e dell’UCP, aveva precedentemente rivelato che lo spettacolo è ambientato nello stesso universo dell’originale, con “la stessa energia e le stesse belle persone dell’originale”.

Madame Web: rivelato il punteggio su Rotten Tomatoes

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Madame Web: rivelato il punteggio su Rotten Tomatoes

Questa mattina vi abbiamo riportato una carrellata di recensioni di Madame Web e, nel caso in cui qualcuno di noi abbi il dubbio che abbia letto male, ci sarà molto più chiaro scoprire che ahimé la reazione al film della Sony non è affatto positiva.

Anche se sembra che ci siano elementi del film che funzionano, la maggioranza sembra concordare sul fatto che questo è un altro film Marvel della Sony Pictures che sembra “superato” e un passo indietro rispetto ad un genere che sta già combattendo alcune accuse da “stanchezza da supereroi”.

Iniziare il 2024 con un adattamento dei fumetti che probabilmente sarà un altro disastro di critica e incassi non farà bene né alla Marvel né alla DC, e anche se è ancora troppo presto per parlare di incassi, ma su Rotten Tomatoes è stato generato un punteggio davvero molto basso.

Con un totale di 31 recensioni contate, Madame Web ha attualmente un punteggio Rotten del 23%. Nei prossimi giorni ne verranno contate altre decine, ma a questo punto ci vorrà un miracolo per ribaltare la situazione.

Venom ha ricevuto il 30% nel 2018, mentre il sequel – Venom: La furia di Carnage – ha migliorato la situazione con un 57% scarso. Quanto a Morbius, è molto indietro con il 15%.

Madame Web vorrà evitare un numero così negativo, ma qualsiasi cifra intorno ai 20 anni non è buona e pone questo ultimo film della Sony/Marvel nello stesso campo di battaglia di alcuni dei peggiori sforzi che abbiamo visto nelle sale. Per qualche motivo, lo studio non riesce a catturare con questi progetti live-action la stessa magia che abbiamo visto nei film animati dello Spider-Verse.

La trama e il cast di Madame Web

Madame Web è la storia delle origini di una delle eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel. Dakota Johnson interpreta la protagonista, Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con poteri di chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni del suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate a un futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un presente pieno di minacce.

Madame Web è basato su un personaggio del mondo dei fumetti Marvel creato da Dennis O’Neil e John Romita Jr. Il film è diretto da S. J. Clarkson (Orange Is the New Black, Jessica Jones, Anatomy of a Scandal) da una sceneggiatura di Claire Parker e S. J. Clarkson e interpretato da Dakota Johnson, nel ruolo di protagonista, insieme a Sydney Sweeney, Celeste O’Connor, Isabela Merced, Tahar Rahim, Mike Epps, Emma Roberts e Adam Scott. Madame Web sarà nelle sale italiane dal 14 febbraio 2024 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Starman: tutto quello che c’è da sapere sul film di John Carpenter

Considerato uno dei più grandi maestri dei generi thriller ed horror, John Carpenter ha nel corso della sua carriera realizzato alcuni grandi capolavori del cinema. Tra questi si annoverano Halloween, La cosa, 1997: Fuga da New York, Essi vivono e Il seme della follia. Uno dei suoi lungometraggi meno citati e più insoliti è però Starman (qui la recensione), realizzato nel 1984. Questo si discosta fortemente dal genere di opere per cui Carpenter è conosciuto, offrendo piuttosto una leggera storia di fantascienza con elementi da film sentimentale. Carpenter, però, dopo tanto orrore, si era detto intenzionato a mostrare il lato migliore degli Stati Uniti.

Oltre a tale motivazione, il suo aver accettato la regia di questo progetto si spiegava anche con la volontà di realizzare un film che fosse tonalmente l’opposto a La cosa, nel tentativo di dimostrare di potersi occupare anche di film più graditi agli occhi di Hollywood. Certo, Starman era all’epoca ritenuto un progetto molto rischioso in quanto molto simile in quanto a racconto a E.T. – L’extraterrestre, uscito solo due anni prima, ma Carprenter volle privilegiare non gli effetti speciali bensì il rapporto che si sviluppa tra i due protagonisti, come avviene nei titoli da lui citati come fonte di ispirazione: Accadde una notte (1934), Il club dei 39 (1935) e La parete di fango (1958).

Per i fan del regista, Starman rimane dunque un’opera insolita ma meritevole di essere riscoperta, che dimostra la capacità di Carpenter di saper adattare la propria idea di cinema a racconti e temi sempre diversi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ad altro ancora. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Starman trama

La trama di Starman

Protagonista del film è Jenny Hayden, rimasta vedova e senza figli, che una notte viene svegliata da uno strano splendore nel soggiorno della sua casetta. Un fenomeno assurdo e terrorizzante si produce sotto i suoi occhi: in pochi minuti, il corpo di un neonato si trasforma e Jenny lo vede diventare bambino, adolescente ed uomo fatto. Ma la cosa più incredibile è che l’uomo in questione è identico al defunto marito, Scott Hayden. Lo sconosciuto, che sembra conoscere solo alcune parole, fa salire la donna sulla di lei macchina e la prega di condurlo subito in una località dell’Arizona. È lontano, ma “loro” lo aspettano là e, se non arriverà sul posto entro tre giorni, sarà destinato a morire.

Il cast di Starman

Ad interpretare lo Starman del titolo vi è l’attore Jeff Bridges. Per prepararsi a questo ruolo da alieno con sembianze umane, Bridges ha studiato l’ornitologia e il comportamento degli uccelli. Per il suo personaggio di Starman, Bridges ha infatti utilizzato in particolare i movimenti improvvisi e a scatti della testa, oltre ad altre sfumature e manierismi, degli uccelli. Bridges pensava che l’alieno non avrebbe avuto caratteristiche umane e, essendo racchiuso in un corpo umano, avrebbe agito con istinti animali primitivi di base. Per la sua interpretazione, Bridges fu poi nominato come Miglior attore agli Oscar e questa è l’unica candidatura a tale premio mai ricevuta da un film di Carpenter.

Per il ruolo del protagonista, in realtà, erano stati considerati anche gli attori Kevin Bacon e Tom Cruise. Carpenter rimase colpito da quest’ultimo, ma per via di altri impegni non poté prendere parte al film. Nel ruolo di Jenny Hayden, ruolo per il quale ha dovuto fare affidamento a tutta la propria immaginazione, vi è invece l’attrice Karen Allen, meglio nota per aver interpretato Marion Ravenwood nella saga di Indiana Jones. Nel cast figurano poi anche Charles Martin Smith nel ruolo di Mark Shermin, Richard Jaeckel in quello di George Fox e Robert Phalen in quello del Maggiore Bell. Tony Edwards è il Sergente Lemon, mentre Ted White è il cacciatore di cervi.

Starman cast Karen Allen Jeff Bridges

Starman, ci sarà un sequel?

Il successo del film portò alla realizzazione di una serie sequel, che presenta però personaggi completamente diversi. Realizzata nel 1986 e composta da 22 episodi, questa propone un racconto che si svolge circa 15 anni dopo gli eventi del film. L’alieno torna sulla Terra nel corpo di un fotoreporter di nome Paul Forrester che ha un figlio adolescente, Scott Hayden Jr. e che si ritrova alle prese con un agente del governo degli Stati Uniti. Ogni episodio è dunque il racconto della fuga dei due da un posto all’altro degli Stati Uniti. Lo scarso successo portò però alla cancellazione della serie dopo la prima stagione.

Nell’aprile 2016, invece, era stato riferito che il regista Shawn Levy (Una notte al museo, Deadpool & Wolverine) avrebbe diretto e prodotto un remake di Starman. Nel 2021, però, Levy aveva dichiarato che il remake era improbabile, poiché non era riuscito a trovare una buona bozza della sceneggiatura che fosse degna di essere adattata. Nel 2018 è stato lo stesso Bridges a dirsi perplesso del remake, dichiarando di essere invece disposto a tornare per un sequel, ma a quella sua dichiarazione non è stato fatto seguito in alcun modo. Ad oggi, dunque, il film di Carpenter sembra destinato a rimanere un’opera a sé.

Il trailer di Starman e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Starman grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 13 febbraio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

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