In My Name is Loh Kiwan, dopo la dolorosa perdita della madre, Kiwan, un disertore nordcoreano ricercato, prende la decisione di lasciare la Cina per onorare l’ultimo desiderio della madre: avere un nuovo inizio e trovare un luogo dove possa finalmente rivendicare il proprio nome, vivendo con libertà e dignità. Utilizzando gli ultimi risparmi della madre, Kiwan parte per il Belgio con l’intenzione di chiedere asilo e ottenere quindi lo status di rifugiato. Tuttavia, la burocrazia si rivela un ostacolo insormontabile e presto si ritrova bloccato in un limbo che lo rende un fantasma agli occhi dello stato belga.
Così, senza un tetto né mezzi di sostentamento, vaga per le strade in attesa di una nuova opportunità finché un giorno, il destino di Kiwan prende una svolta inattesa quando si imbatte in Marie, una giovane donna di origini sudcoreane. Un tempo un’orgogliosa atleta della squadra nazionale di tiro belga, ora Marie combatte non solo contro i suoi demoni interiori e i traumi familiari, ma anche le sue dipendenze e alcuni problemi legali. Da un incontro apparentemente sfortunato, i due giovani cominciano a stabilire un legame sempre più profondo e intimo, trovando conforto l’un l’altra e, con il passare del tempo, riacquistando il desiderio e la speranza di una seconda possibilità nella vita.
È questa la commovente e romantica storia raccontata in My name is Loh Kiwan (titolo originale 로기완), il k-movie scritto e diretto da Kim Hee-jin, tratto dal romanzo di Cho Hae-jin (I Met Loh Kiwan) e disponibile dal 1° marzo su Netflix.

Il coraggioso Kiwan e la ribelle Marie
Dopo aver conquistato il pubblico di Netflix nel ruolo dell’antieroe mafioso Vincenzo Cassano, l’attore Song Joong-ki veste ora i panni del coraggioso e resiliente Kiwan, dimostrando tutto il talento e il carisma che lo contraddistinguono. La sua interpretazione – tanto sincera, autentica ed emozionante da trasmettere dolore e speranza anche con il più semplice sguardo o espressione – convince e ammalia lo spettatore, che non può fare a meno di empatizzare e tifare per la sua felicità. Kiwan, così nobile, altruista e innocente, non incarna semplicemente la lotta e la sofferenza di un disertore, ma anche quella di tutti coloro che fuggono dalla propria terra natale cercando di conquistare un futuro migliore. Portando Kiwan sul piccolo schermo, il regista si propone di sollevare una questione cruciale: l’Europa che “accoglie e apre le porte a chi è in difficoltà”, tanto celebrata e fiera, nasconde in realtà intricati labirinti burocratici che spesso abbandonano senza pietà coloro che cercano disperatamente di sopravvivere.
In contrasto al personaggio di Kiwan c’è poi quello della misteriosa Marie, interpretata dall’attrice e cantante Choi Sung-eun (conosciuta per il fantastico k-drama The Sound of Magic), personaggio che non è possibile definire altrettanto positivo. Marie, infatti, appare al pubblico come l’antagonista di sé stessa: una giovane donna che, incapace di elaborare il dolore della perdita della madre malata, sceglie di annullarsi e autodistruggersi percorrendo la via dell’illegalità e della droga. Marie si discosta nettamente dai tradizionali personaggi femminili dei drammi coreani: con uno stile caratterizzato da smokey eyes, abiti scuri e un finto atteggiamento superficiale e indifferente, il personaggio di Sung-eun mostra una complessità e problematicità che, purtroppo, non riesce a essere esplorata a sufficienza in sole due ore di visione. In altre parole, la caratterizzazione unidimensionale e vittimista di Marie delude in parte lo spettatore, risultando così meno apprezzata di quanto dovrebbe e meriterebbe.
L’amore come ancora di salvataggio
Se nella prima parte del film il regista Kim Hee-jin getta le fondamenta per una storia di immigrazione e povertà, straziante e riflessiva, arricchita da pathos e critica sociale, dall’incontro tra Kiwan e Marie la trama assume una direzione diversa. Qui, viene introdotta la controversa e tenera storia d’amore dei due giovani, dove le vite di Kiwan e Marie vengono mostrate come due binari malandati destinati a convergere e allontanarsi continuamente per permettere loro di proseguire il “viaggio” e cercare salvezza. Tuttavia, nonostante la dolcezza, la purezza e la toccante natura della loro storia d’amore, questa risulta essere troppo brusca e precipitosa, interrompendo improvvisamente l’atmosfera realistica creata nell’introduzione e aprendo la strada a una visione più simile a quella di una fiction melodrammatica. Inoltre, l’introduzione di Marie influisce anche sull’arco narrativo, trasformando la narrazione da una visione realistica e intensa a una completamente emotiva e romanticizzata.

“Porta il tuo nome con orgoglio”
Nonostante le critiche e i limiti precedentemente menzionati, My Name is Loh Kiwan si afferma come un melodramma coinvolgente e straziante che va oltre la semplice narrazione di un amore capace di dare la forza di “salvarsi”. Il film di Kim Hee-jin, infatti, pone luce sull’importanza e il privilegio di poter vivere senza paura, portando con onore il proprio nome (come fa promettere la dolce madre di Kiwan), simbolo inestimabile della propria identità, delle origini e della storia familiare.
Infine, oltre a esplorare le sfide personali, familiari e sociali affrontate dai personaggi, la storia di Kiwan e Marie si sviluppa come un turbolento viaggio emotivo che celebra la forza dell’individualità e il grande coraggio di voler ricominciare.

In particolare la protagonista fa proprio questo: l’impressione è infatti quella di avere davanti a sé un’amica virtuale, che dà voce a dubbi, preoccupazioni e crisi identitarie comuni a tutti, e alla quale di conseguenza ci sentiamo particolarmente vicini. Caotica, distante, arrabbiata con il mondo, ma anche spaventata per la malattia, Antonia è prima che donna un individuo in lotta con se stesso e con gli altri, che vede la vita quasi come un percorso a ostacoli, una montagna da scalare con le infradito, per intederci, e spera di tagliare il traguardo il prima possibile. Ma questo si può fare solo se si è disposti a mettersi in discussione, affrontando quei cambiamenti che spaventano terribilmente ma sono necessari e propedeutici alla crescita, che servono per dare alla persona che si era ieri nuove consapevolezze per essere quella – migliore – di domani.
Il personaggio di Capitan Mar-Vell è già stato trasposto nel ruolo di Mar-Vell (


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Reed Richards è noto per la sua elasticità e i suoi poteri di allungamento. Tuttavia, un aspetto non rappresentato nei film è la sua capacità di trasformarsi in oggetti inanimati e persino in altre persone. Mister Fantastic ha un tale controllo su ogni singola parte del suo corpo che può allungare i lineamenti del suo viso in una forma diversa. Richards ha usato questa sua capacità per mascherare il suo aspetto in modo convincente come qualsiasi altro mutaforma della
Richard Richards è noto per il suo grande intelletto, ma ci sono prove che suggeriscono che la sua intelligenza sia collegata ai suoi poteri. Richards, talvolta, ha persino utilizzato la sua capacità di stretching per espandere la sua potenza intellettiva e aumentare la sua capacità cerebrale. In Invincible Iron Man n. 25,
La Donna Invisibile possiede la capacità unica di percepire gli oggetti invisibili. Sue Storm può, ovviamente, rendere invisibili se stessa e gli altri oggetti a piacimento e conservarne comunque la consapevolezza. È interessante notare che la Donna Invisibile può anche percepire oggetti e persone che sono stati resi invisibili con altri mezzi. Ciò è dovuto alla funzione unica della retina di Sue Storm, che le conferisce la capacità sovrumana di rilevare oggetti invisibili. La donna ha anche il potere di ripristinare gli oggetti resi invisibili da altre persone. Questo livello di controllo dimostra l’impressionante padronanza di Susan sui suoi poteri.
I famosi campi di forza della Donna Invisibile sono una parte distintiva e iconica del personaggio di Sue Storm. In grado di generare mentalmente un campo di forza psichica, la Donna Invisibile ha un controllo impressionante su di essi. Un aspetto non spesso rappresentato nei fumetti Marvel e omesso dai film
I potenti campi di forza della Donna Invisibile sono persino in grado di bloccare gli attacchi psichici. La Sue dei fumetti ha usato questa dote per proteggersi dai nemici telepatici, come Psi-Lord. In effetti, Sue è persino in grado di bloccare le potenti capacità telepatiche di Jean Grey, il che non è un’impresa da poco considerando che Jean è un mutante di livello Omega. Questa abilità costituirebbe un’aggiunta ideale al film
Ben Grimm possiede una forza e un’agilità sorprendenti, che gli consentono di saltare attraverso grandi distanze con facilità. Anche se non accade spesso nei fumetti Marvel, l’immenso potere muscolare della Cosa gli garantisce la capacità di generare una forza incredibile ad ogni balzo. La Cosa ha eseguito balzi sovrumani alti diversi piani, in un modo simile a Hulk. La pelle di roccia di Ben Grimm sembra rendere la Cosa relativamente solida e pesante, motivo per cui il talento non è mai stato rappresentato in un film
La trasformazione di Ben Grimm nella Cosa non solo gli garantisce un’immensa forza e vigore, ma ferma anche il processo di invecchiamento. Sebbene racchiuso nella sua forma rocciosa, il corpo di Ben non invecchia, preservando il suo aspetto e la sua vitalità. Tuttavia, nelle poche occasioni in cui ritorna alla forma umana, gli effetti dell’invecchiamento riprendono. Ciò consente alla Cosa di diventare effettivamente immortale. Dopo aver creato una formula per consentire a Ben di diventare umano per una settimana all’anno, Ben inizia a invecchiare sporadicamente. Ma quando Reed Richards viaggia 3000 anni nel futuro, incontra Ben ancora vivo.
La Torcia Umana esercita il potere di manipolare le fiamme con effetti sorprendenti, inclusa la capacità di proiettare un duplicato infuocato di se stesso. Con un’esplosione mirata di calore intenso, crea una replica perfetta della sua forma che può controllare a distanza. L’impressionante maestria con il fuoco di Johnny Storm va oltre la distruzione, mettendo in mostra la sua ingegnosità e adattabilità come supereroe. La Torcia Umana sfrutta questa capacità con grande efficacia, utilizzando un’esca infuocata per ingannare e combattere i nemici. Sarebbe un aggiornamento interessante per il tentativo del MCU di riavviare il franchise dei Fantastici Quattro.
Sebbene la Torcia Umana sia nota principalmente per il controllo e la produzione di fiamme dal suo corpo, è anche in grado di controllare qualsiasi fuoco nel suo raggio d’azione. Ciò eleva i suoi poteri della fiamma alla pirocinesi: è in grado di aumentare o diminuire i fuochi vicini solo attraverso i suoi pensieri. Questa abilità non è stata esplorata in nessuno dei film dei Fantastici Quattro, ma rappresenterebbe uno sviluppo interessante. Questa capacità dimostra la padronanza di Johnny sui suoi poteri e potrebbe essere sfruttato per indicare il climax del suo arco narrativo eroico, proprio come nei Fantastici Quattro quando la Torcia Umana divenne nova per sconfiggere il Dottor Destino.
L’impressionante manipolazione del fuoco di Johnny Storm si estende anche alla sua forma fisica. La Torcia Umana è riuscita a surriscaldare il proprio sangue per bruciarne una tossina velenosa, la mirabile impresa è stata compiuta in Spider-Man/La Torcia Umana #2 dopo essere stato avvelenato. L’abilità dimostra un controllo notevole e un’elaborazione impressionante dei suoi poteri di controllo della fiamma. Sebbene si tratti di un uso piuttosto sfumato e specifico dei poteri di Johnny, potrebbe costituire un momento cinematografico avvincente come uno dei tanti affascinanti superpoteri mancanti negli adattamenti cinematografici di






Ci aspettavamo che 



