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A Real Pain, la spiegazione del finale: a che punto è la relazione tra Benji e David?

A Real Pain (qui la nostra recensione) ha un finale ambiguo dopo una storia tanto esilarante quanto seria. Jesse Eisenberg dirige, scrive e recita nel film commedia-drammatico. Interpreta il riservato e ansioso David Kaplan, che viaggia in Polonia con il suo carismatico e tormentato cugino Benji Kaplan (Kieran Culkin). Si uniscono a un gruppo di turisti che hanno intenzione di visitare i luoghi dell’Olocausto e intendono anche visitare la casa in cui la loro nonna ha vissuto in Polonia. Le recensioni di A Real Pain sono state estremamente positive da quando il film ha debuttato al Sundance Film Festival del 2024. Eisenberg ha ricevuto consensi per la sua regia, la sua sceneggiatura e per la sua interpretazione di David, e il film si è rivelato uno dei migliori film di Kieran Culkin, il che lo ha portato a vincere tutti i premi della categoria da non protagonista di questa stagione dei premi e si avvia a vincere molto probabilmente anche il premio Oscar. La relazione tra David e Benji, già tesa, viene messa alla prova durante i loro viaggi e si sviluppa verso una conclusione in gran parte aperta.

Perché Benji è ancora all’aeroporto nel finale di A Real Pain

Ci sono diverse interpretazioni

Jesse Eisenberg dirige A Real Pain

Dopo essere tornato dalla Polonia, David suggerisce a Benji di tornare a casa con lui o almeno di condividere un taxi insieme. Benji rifiuta queste offerte e dice a David che per ora rimarrà all’aeroporto. L’ultima inquadratura di A Real Pain vede Benji ancora seduto all’aeroporto che guarda vari sconosciuti. Mentre il finale è intenzionalmente ambiguo, il fatto che Benji sia ancora all’aeroporto indica che si sente ancora fuori posto, insicuro su come andare avanti con la sua vita e ha bisogno di più tempo per elaborare le sue emozioni prima di fare il passo successivo.

È possibile che Benji sia ancora all’aeroporto perché è senza casa. All’inizio del film, è già all’aeroporto molto prima che arrivi David e ogni volta che David prova a chiamare il telefono di Benji, è sempre irraggiungibile. Culkin ha un’altra interpretazione del finale che ha condiviso allo SCAD Film Festival del 2024 (tramite Blavity), ovvero che l’inquadratura finale è ciò che David immagina accada a Benji dopo averlo lasciato, poiché ha paura di immaginare cosa potrebbe fare Benji dopo aver lasciato l’aeroporto.

Cosa trovano David e Benji a casa della nonna in Polonia

Non va come previsto

Dopo aver trascorso la maggior parte del film con il loro gruppo di turisti, David e Benji si separano da loro per visitare la casa in cui è cresciuta la nonna. Nessuno dei due cugini è sicuro di cosa si aspettassero di trovare, ma la casa si rivela insignificante. Tuttavia, suscita in Benji un ricordo di quando la nonna gli ha dato uno schiaffo, che lui sostiene essere la cosa migliore che gli sia mai capitata. David suggerisce di mettere una pietra sul portico di casa per commemorare il fatto che erano lì. Prende questa idea dalla tradizione ebraica di mettere pietre sulle tombe. La nonna di David e Benji viveva nella città polacca di Krasnystaw.

Mettere delle pietre davanti alla casa cattura l’attenzione di un vicino che non parla inglese, costringendo il figlio a tradurre. I cugini chiariscono che hanno messo le pietre lì come gesto sentimentale, mentre il figlio spiega che, indipendentemente da ciò, devono spostarle perché sono un pericolo e l’anziana donna che vive nella casa ora potrebbe inciamparci. Come gran parte del film, il viaggio a casa della nonna non va come previsto e non fornisce la conclusione che ci si aspetta.

Perché David ha smesso di andare a trovare Benji in A Real Pain

Responsabilità e tragedia li hanno allontanati

A Real Pain recensione film
A Real Pain recensione film – Cortesia di Searchlight

Quando David e Benji erano più piccoli, erano molto uniti e facevano tutto insieme, un fatto che Benji menziona agli altri membri del gruppo turistico all’inizio. Crescendo, il loro rapporto cambiò, mentre David si concentrava sulla moglie, sul figlio e sulla carriera, e Benji faceva fatica a trovare la sua strada. David smise di andare a trovare Benji e iniziarono ad allontanarsi sempre di più sei mesi prima del loro viaggio in Polonia, quando Benji cercò di togliersi la vita con dei sonniferi.

David non riusciva a smettere di immaginare la vista di Benji svenuto sul divano dopo la sua overdose. È ossessionato da questa immagine, è consumato dalla paura di ciò che Benji farà e non riesce a stare con suo cugino per mesi. Dall’esprimere questi sentimenti all’offrire a Benji di tornare a casa con lui, David cerca di fare ammenda. I cugini si abbracciano emozionalmente nella loro ultima scena insieme e il viaggio li ha riavvicinati, ma c’è ancora molto su cui entrambi devono lavorare.

Come Benji cambia i futuri tour dell’Olocausto

James applica il feedback di Benji

Durante il loro tour in Polonia, la guida turistica, James (Will Sharpe) e il compagno di tour Eloge (Kurt Egyiawan), trascorrono molto tempo a condividere i numerosi fatti che conoscono sull’Olocausto, la Polonia e la storia del popolo ebraico. La frustrazione di Benji per questo raggiunge il punto di rottura quando il gruppo si trova in un cimitero ebraico. Critica James per aver fatto in modo che il tour trattasse la devastazione dell’Olocausto come se fosse poco più di un elenco di fatti e statistiche, e che ci dovrebbe essere più enfasi sulla connessione autentica e l’emozione con la storia.

Quando il gruppo in seguito si reca al campo di concentramento nazista di Majdanek, James prende a cuore le parole di Benji scegliendo di offrire solo informazioni minime e di consentire al gruppo di camminare in modo più silenzioso e autentico attraverso il campo dove un tempo si verificarono innumerevoli orrori. Prima che David e Benji lascino il gruppo per visitare la casa della nonna, James esprime a Benji che è grato per il feedback onesto che ha cambiato la sua prospettiva e per come guiderà i tour dell’Olocausto in futuro.

Il vero significato del finale di A Real Pain

La condizione umana è complessa

Jesse Eisenberg e Kieran Culkin in A Real Pain – Cortesia di Searchlight Pictures

I personaggi di A Real Pain affrontano una storia che pone domande difficili senza fornire risposte facili. Alcune di queste domande sono specifiche dell’Olocausto, con le critiche di Benji che evidenziano i pericoli del turismo dell’Olocausto che ha il pericoloso potenziale di disumanizzare la vera sofferenza e la storia di ciò che è realmente accaduto. Studiare e rivisitare questa storia è intrecciato con un dolore personale e collettivo, che è ulteriormente amplificato dal dolore che David e Benji stanno vivendo per la scomparsa della nonna e che stanno cercando di elaborare a modo loro.

Oltre a porre domande difficili sull’Olocausto, il film pone domande sull’identità e sul dolore. David cerca di seppellire il suo dolore e concentrarsi sulle sue responsabilità perché crede che il suo dolore sia insignificante, mentre Benji affronta il suo dolore in modi spesso autodistruttivi. Cercano di connettersi con le loro radici mentre si riconciliano con le loro identità, ma come si vede dalla scena a casa della nonna, non è così semplice come pensavano che sarebbe stato. A Real Pain pone domande difficili sulla condizione umana a cui non si può mai rispondere completamente.

High Potential, spiegazione del finale: è in arrivo una seconda stagione?

High Potential di Disney+ si conclude con l’episodio 13, offrendo un finale ricco di sviluppi futuri piuttosto che di soluzioni definitive. Il rinnovo della serie per una seconda stagione influenza il finale dell’episodio 13, Let’s Play, che lascia volutamente irrisolti sia il caso della settimana sia le trame più ampie che coinvolgono Roman. Ed è una scelta vincente. La serie di ABC si è rivelata un grande successo e ha meritato gli elogi, nonostante alcune imperfezioni.

Il finale evita gran parte di questi problemi, in quanto è talmente ricco di eventi da non lasciare spazio a pause. La trama principale ruota attorno a un rapimento che ricorda Squid Game, mentre la storia di Roman subisce un’accelerazione mai vista prima nella stagione. Potremmo iniziare proprio da qui.

Roman era un informatore dell’FBI

Domenick Lombardozzi torna in Let’s Play con un cameo nei panni del losco “concierge” Gio, che fornisce a Morgan nuove informazioni sul suo ex marito. Viene alla luce un collegamento con una donna di nome Lila Flynn: l’agente speciale Oliver, ex partner di Karadec, rivela infatti che Lila era un’agente dell’FBI sotto copertura, assassinata 15 anni prima.

Come di consueto, questa rivelazione occupa poco tempo sullo schermo ed è gestita in poche scene, ma appare molto più significativa del solito. Inoltre, coinvolge più personaggi, tra cui Oliver, che avevamo già incontrato in circostanze diverse, aggiungendo maggiore profondità alla narrazione.

Alla fine dell’episodio, Karadec decide di agire in prima persona, apparentemente per proteggere Morgan, che si era spinta a collaborare pericolosamente con Gio al di fuori del LAPD. Così scopre che Roman è ancora vivo e che ha un legame con l’FBI, un dettaglio che apre scenari inaspettati sul suo passato e sulle ragioni della sua scomparsa.

Riunire la squadra

Gran parte del finale segue questa direzione. Un imminente gala della polizia funge da cornice per diverse sottotrame personali: tra queste, il ritorno temporaneo di Tom nel gruppo e la rivelazione di dettagli inediti su Oz e i suoi inconsapevoli legami con un rapitore seriale.

L’episodio 13 di High Potential brilla nel costruire sulle dinamiche già esistenti tra i personaggi, facendo sorgere spontanea la domanda sul perché la serie non abbia utilizzato più spesso questa strategia, anziché riservarla solo al finale. Ma poco importa.

Oz, si scopre, frequentava in segreto un gruppo di supporto per affrontare la morte del padre, con la sola Daphne a conoscenza di ciò. Il principale sospettato del rapimento è un uomo di nome David, che sembra prendere di mira proprio i membri di quel gruppo. Tuttavia, uno dei colpi di scena del finale è che David non è affatto il colpevole, sebbene tutto lasci intendere il contrario per gran parte dell’episodio. Il tema del lutto – vissuto da David, Oz e le vittime – diventa quindi un filo conduttore della vicenda.

Tutto ciò porta a un momento estremamente teso: Oz viene rapito, e per un attimo sembra davvero che possa morire, una scelta che sarebbe stata decisamente audace. Alla fine si salva, ma l’esperienza lascia il segno. High Potential dovrebbe osare di più nel mettere a rischio i suoi protagonisti.

Morgan ha trovato il suo Moriarty

Mi sono spesso lamentato del fatto che per Morgan tutto fosse fin troppo semplice in questa serie. Devo ammettere, però, di non aver considerato la possibilità che potesse affrontare qualcuno alla sua stessa altezza. Let’s Play introduce per lei una sorta di Moriarty, un rapitore dotato di un’intelligenza straordinaria, forse persino superiore alla sua.

L’elemento dei giochi ricorda Squid Game, mentre le situazioni di corsa contro il tempo rimandano a Saw e ad altre opere simili. Tuttavia, ciò che vediamo davvero è una battaglia di ingegno: un villain in stile Enigmista che lascia indizi sempre più criptici da decifrare. Questo aspetto conferisce al finale un’energia particolare.

Ma la scelta davvero coraggiosa è stata chiudere la prima stagione con Morgan dalla parte perdente. Ha appena incontrato e persino flirtato con il vero rapitore, senza nemmeno rendersene conto. È un ottimo punto di partenza per la seconda stagione e, al tempo stesso, risolve la mia vecchia critica sul fatto che tutto vada sempre liscio per Morgan. Oltre alla minaccia per lei e la sua famiglia, dovrà ora affrontare la prospettiva di aver trovato la sua vera nemesi intellettuale.

Spazio per la crescita

Se non altro, il finale di High Potential dà l’impressione di una serie che sta trovando la sua vera identità. È strutturato in modo tale che la seconda stagione appaia una prospettiva entusiasmante, non solo grazie all’introduzione di un antagonista formidabile per Morgan, ma anche per le opportunità di crescita di tutto il cast.

Come potrebbe cambiare la dinamica familiare di Morgan con il possibile ritorno di Roman? Quali saranno le conseguenze sulla sua relazione con Tom? E la scintilla romantica con Karadec potrebbe complicare ulteriormente la situazione?

C’è molto a cui pensare, ma avere così tante possibilità aperte è un punto di forza. Questo attenua la frustrazione per il finale irrisolto. In genere, quando una serie sceglie questa strada, può essere rischioso, ma nel caso di High Potential, il rinnovo già confermato permette di giocare con sicurezza. Speriamo che la seconda stagione sappia sfruttare al meglio quanto costruito finora e riesca a soddisfare il pubblico, che senza dubbio aspetterà con impazienza il suo ritorno.

Running Point, spiegazione del finale: cosa succederà alla squadra di basket di Kate Hudson?

Running Point, la nuova serie comica sul basket con Kate Hudson, è finalmente arrivata su Netflix, e il finale della prima stagione lascia spazio a interessanti sviluppi per una potenziale seconda. La serie, composta da dieci episodi, ha ricevuto un’accoglienza mista su Rotten Tomatoes, ma ciò non ne ha impedito la popolarità. Con una premessa originale, Running Point esplora diverse direzioni narrative, intrecciando le storie dei membri della famiglia Gordon, che si scontrano nel finale della prima stagione.

La trama di Running Point

La serie segue Isla Gordon (Kate Hudson), figlia dell’ex presidente dei Los Angeles Waves, Jack Gordon. Dopo che suo fratello Cam viene coinvolto in uno scandalo e mandato in riabilitazione, Isla viene inaspettatamente nominata presidente della squadra. Nel suo nuovo ruolo, deve affrontare il sessismo dell’industria del basket e guidare i Waves verso il successo, con l’aiuto dei suoi fratelli e del resto del cast. Running Point è stata paragonata a Ted Lasso, ma il finale della prima stagione dimostra quanto le due serie siano diverse.

Il finale della prima stagione di Running Point

Le Waves perdono ai playoff

Dopo aver superato molte difficoltà, Isla riesce a portare i Waves fino alla settima partita dei playoff. Tuttavia, con grande sorpresa, la squadra perde e la stagione si conclude prima del previsto. Questo colpo è particolarmente duro per Isla, che è ancora scossa dall’abbandono del suo fidanzato avvenuto un mese prima. Dopo la partita, nello stadio ormai vuoto, Isla ha una conversazione con l’allenatore Jay Brown, e i due si baciano.

Poco dopo, Isla torna nel suo ufficio e trova una sorpresa: Cam Gordon è lì. Dopo essere stato ricoverato in riabilitazione nell’episodio 1, Cam sembra essere uscito durante gli eventi dell’episodio 10 e ha apparentemente ripreso il suo vecchio ruolo, forse come reazione alla sconfitta dei Waves. Nel frattempo, Travis rimane in cura, Jackie viene accolto ufficialmente nella famiglia Gordon, Sandy e il suo ex fidanzato tornano insieme, e la squadra inizia a prepararsi per la prossima stagione.

Il ritorno di Cam Gordon: è di nuovo presidente?

Il finale si chiude con un colpo di scena: Cam è seduto sulla sedia di Isla nel suo ufficio, suggerendo di aver ripreso il suo vecchio incarico ai Waves. Questo è sorprendente, dato che era stato lui stesso a nominare Isla come sua sostituta. Nessuno si aspettava un ritorno così rapido, e se inizialmente Sandy e Ness volevano estromettere Isla, ora nessuno sembra contento del ritorno di Cam.

Cam potrebbe voler rimediare ai fallimenti dell’amministrazione di Isla, che pur avendo ottenuto risultati migliori rispetto agli anni precedenti, ha dovuto affrontare ostacoli come il sessismo e la sconfitta nei playoff. Potrebbe anche aver sempre pianificato di tornare, indipendentemente dai risultati di Isla. La sua presenza creerà sicuramente tensioni nella squadra e nella famiglia, ponendo le basi per una seconda stagione carica di conflitti.

Il triangolo amoroso: Isla, Lev e Coach Brown

Nel penultimo episodio, Lev lascia Isla e rompe il fidanzamento a causa della sua dedizione al lavoro. Quando inizia l’episodio 10, è passato un mese e Lev non è più tornato. Tuttavia, il finale prende una svolta inaspettata: dopo la sconfitta, Isla bacia Coach Brown. Questo potrebbe dare vita a un triangolo amoroso nella seconda stagione, con Isla divisa tra il suo ex fidanzato e il suo nuovo interesse sentimentale.

Il significato del finale: le sconfitte contano più delle vittorie

Prima di baciarsi, Isla e Coach Brown discutono della dolorosa sconfitta. Isla si sente una fallita nonostante i successi ottenuti, e Brown le spiega che, nello sport e nella vita, si ricordano più le sconfitte che le vittorie. Questa riflessione aiuta Isla a comprendere meglio i suoi sentimenti.

Questo tema è centrale in Running Point e riguarda molti personaggi: Sandy, Ness e Isla affrontano delusioni sentimentali, Travis combatte la dipendenza e Dyson si scontra con le sue insicurezze sul campo. I personaggi tendono a punirsi per i fallimenti piuttosto che celebrare i loro successi, un aspetto su cui dovranno lavorare in futuro.

Come il finale prepara la seconda stagione di Running Point

Il finale lascia molte trame aperte, pronte per essere esplorate in una possibile seconda stagione:

  • Il ritorno di Cam come presidente e il conflitto con Isla.
  • La relazione tra Isla e Coach Brown, e il possibile ritorno di Lev.
  • Il percorso di riabilitazione di Travis e il suo futuro.
  • L’evoluzione della squadra e le sfide della prossima stagione.

Con questi elementi, Running Point ha tutte le carte in regola per una seconda stagione ricca di colpi di scena.

Sarah Michelle Gellar rende omaggio a Michelle Trachtenberg, sua sorella in Buffy l’Ammazzavampiri

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Sarah Michelle Gellar ha reso omaggio alla sua sorella in Buffy l’Ammazzavampiri, Michelle Trachtenberg, morta il 26 febbraio a 39 anni. Secondo la polizia, la Trachtenberg, che recitava dall’età di tre anni, è stata trovata priva di sensi nel suo appartamento di New York. Naturalmente, tra i tanti tributi che le sono stati rivolti, quello della Gellar era il più atteso, dato il legame che ha unito le due nel corso della serie che le ha rese celebri.

Sarah Michelle Gellar saluta Michelle Trachtenberg

Michelle, ascoltami. Ascolta. Io ti amo. Ti amerò sempre. La cosa più difficile in questo mondo, è viverci. Sarò coraggiosa. Vivrò… per te”, ha scritto Sarah Michelle Gellar su Instagram accompagnata da una galleria di foto delle due attrici insieme nella serie. La frase è una citazione ripresa proprio dalla quinta stagione di Buffy l’Ammazzavampiri, dove però in quel caso era il personaggio della Gellar (Buffy) a chiedere a quello della Trachtenberg (Dawn) di vivere per lei.

Sappiamo che la causa del decesso di Michelle Trachtenberg rimarrà indeterminata poiché la sua famiglia ha rifiutato l’autopsia, come ha confermato Variety. Le famiglie possono rifiutare l’autopsia quando non ci sono prove di omicidio o per motivi religiosi. La scomparsa dell’attrice ha rappresentato un duro colpo per i suoi fan, che hanno imparato ad apprezzarla si da quando è entrata a far parte di Buffy l’ammazzavampiri nella quinta stagione, interpretando Dawn Summers, la sorella minore della Buffy di Sarah Michelle Gellar.

Il ruolo, estremamente importante nella serie e confermato poi anche per le stagioni sei e sette, ha reso la Trachtenberg un’icona, nonché una delle attrici più amate dai giovani spettatori di quegli anni. Con il reboot di Buffy l’Ammazzavampiri in programma, era possibile che riprendesse il ruolo di Dawn, ma la sua improvvisa scomparsa spegne ogni speranza a riguardo e getta un’ombra di tristezza sul cuore dei suoi fan.

Heretic: cosa c’è di vero nella disputa su “Creep” dei Radiohead?

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler su Heretic

Il principale antagonista di Heretic (qui la nostra recensione) è il diabolicamente affascinante signor Reed (Hugh Grant). Ossessionato dalla teologia e desideroso di scoprire qual è la verità dietro tutte le religioni, mette alla prova le donne principali di Heretic, Sister Paxton (Chloe East) e Sister Barnes (Sophie Thatcher). Dopo aver invitato le donne mormoni a casa sua, le due non possono andarsene a meno che non si divertano con le lezioni e i test religiosi del signor Reed.

Una teoria proposta dal signor Reed è che tutte le religioni sono una ripetizioni l’una dell’altra, il che significa che sono alla radice uguali. Per dimostrare il suo punto, il signor Reed fa alcuni paragoni con altri esempi di media o giochi popolari che remixano i loro predecessori. Un esempio è la canzone “Creep” della band Radiohead, che il signor Reed canta dopo aver rivelato alle sorelle che è stata copiata da una canzone del 1972 dei The Hollies. Rivela inoltre che le battaglie legali su “Creep” continuano oltre a quella con Lana Del Rey, e queste discussioni su cosa sia originale e cosa sia un remix possono essere applicate alla religione. Il signor Reed non è lontano dalla verità quando si tratta delle sue affermazioni su “Creep”, anche quando le sue argomentazioni sulla religione sono soggette a dibattito.

Creep dei Radiohead ha fatto citare in giudizio la band

“Creep” copia “The Air That I Breathe” degli Hollies?

Come riportato da Digital Music News, negli anni ’90, i Radiohead sono stati minacciati di una causa da Albert Hammond e Mike Hazlewood. Questi due sono gli autori degli Hollies e sostenevano che la loro canzone, “The Air That I Breathe“, fosse stata copiata dai Radiohead, e che il risultato di questa copia fosse proprio “Creep”.

Tuttavia, la causa è stata risolta fuori dal tribunale, quindi i Radiohead sono tecnicamente esenti da colpa. Detto questo, Hammond e Hazlewood hanno ricevuto i crediti di scrittura per la canzone dei Radiohead e continuano a guadagnare una percentuale da “Creep”, di conseguenza. Il fatto che ci fosse la minaccia di una causa legale tra i Radiohead e gli Hollies legittima il Signor Reed all’uso di questo esempio per sostenere la sua teoria in Heretic, poiché c’è una traccia cartacea che conferma le somiglianze tra le canzoni. Ciò che legittima ulteriormente il suo esempio è il modo in cui la storia si ripete quando i Radiohead hanno accusato Lana Del Rey di aver fatto ciò di cui sono stati accusati negli anni ’90.

Lana Del Rey è finita nei guai per aver copiato “Creep”

I Radiohead ripetono la storia con una controversia sul copyright su “Get Free”

Facendo un salto al 2018, i Radiohead notano che la loro canzone “Creep” condivide delle somiglianze con la canzone “Get Free” dall’album di Lana Del Rey Lust for Life. Come riporta Vulture, in base al racconto di Del Rey, la rock band le ha fatto causa per queste somiglianze e Del Rey li ha accusati di essersi impossessati del 100 percento dei diritti di pubblicazione della canzone dopo che lei ha cercato di porgergli un ramoscello d’ulivo, offrendo loro il 40 percento. Gli avvocati dei Radiohead, secondo Vulture, hanno contestato le affermazioni di Del Rey e hanno confermato che c’erano state delle trattative sul copyright tra i musicisti ma non una causa ufficiale.

Le somiglianze alla base di questo problema sono ambigue, e l’editore dei Radiohead conferma che “Get Free” utilizza elementi musicali di “Creep”. Insieme a questa ambiguità, Vulture sottolinea che la questione potrebbe risalire a accordi comuni pregressi, e a quel punto non c’è copyright che tenga. Per questo motivo, le canzoni che condividono alcuni elementi musicali con altre canzoni non sono sempre un remix intenzionale, e questi sostiene invece la contro-argomentazione di Sister Barnes contro l’unica vera teoria religiosa del signor Reed in Heretic.

In che modo Heretic usa la storia vera di “Creep” per sottolineare i suoi temi

Il signor Reed crede che tutte le religioni condividano la stessa origine, proprio come “Creep” e “Get Free”

Il malvagio personaggio di Heretic interpretato da Hugh Grant, il signor Reed, tira fuori il caso del copyright di “The Air That I Breathe”, “Creep” e “Get Free” perché crede che, come queste canzoni, le religioni si remixino a vicenda e siano le stesse nel profondo. Usa anche il gioco da tavolo Monopoly per dimostrare questa affermazione. C’è il gioco originale, The Landlord’s Game, che non ha avuto lo stesso successo del remake, Monopoly. Questo porta poi a una serie di remix di Monopoly con confezioni diverse. Afferma che è anche così che l’ebraismo ha portato al cristianesimo, che si è ramificato in un’ampia varietà di religioni, come il mormonismo.

Heretic
© A24 Films

Nonostante tutti i suoi esempi, allegorie e metafore, Sister Barnes, che ha scelto una fede diversa rispetto a Sister Paxton, trova molte lacune nella sua argomentazione. Il signor Reed sceglie e seleziona ciò che meglio serve alla sua narrazione, ignorando altre prove che potrebbero far sembrare la sua affermazione più debole. Anche il suo paragone con queste canzoni non è così forte come vorrebbe che fosse perché, come nel caso di “Get Free” e “Creep”, le somiglianze presenti non significano che una stia intenzionalmente copiando l’altra.

The Beekeeper 2: Jason Statham confermato come protagonista

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The Beekeeper 2: Jason Statham confermato come protagonista

Continua il fermento per The Beekeeper 2, con la conferma che Jason Statham tornerà a vestire i panni del protagonista. La produzione del film della Miramax inizierà in autunno e il regista di Io sono nessuno 2, Timo Tjahjanto, prenderà le redini da David Ayer, che ha diretto il primo bizzarro thriller cospirativo (qui la recensione), che ha debuttato lo scorso gennaio e ha incassato 152 milioni di dollari in tutto il mondo.

Statham aveva ventilato la possibilità di un sequel in un’intervista rilasciata prima dell’uscita del primo film, dicendo a Variety: “L’intero film si intensifica in termini di azione. E va incontro a un incredibile, grande crescendo. L’intero mondo [del film] ha una mitologia del mondo dell’apicoltura. Se avessimo la fortuna di fare un sequel, avremmo un intero mondo in cui immergerci”.

Tjahjanto, che attualmente sta lavorando a Io sono nessuno 2 per la Universal, dopo una serie di grandi successi indonesiani (“The Shadow Strays”, “The Night Comes for Us” e “The Big Four”) su Netflix – dirige da una sceneggiatura di Kurt Wimmer, autore del primo film. Oltre a recitare nel film, Statham produrrà il progetto attraverso la sua Punch Palace Productions, insieme a Chris Long che produce per la sua Long Shot Productions. Al momento, però, non sono state fornite maggiori informazioni sulla trama del film né su altri membri del cast.

Di cosa parla The Beekeeper

Nel film, Statham interpreta Adam Clay, un assassino governativo in pensione (un ex agente “Beekeeper” trasformato in un vero e proprio guardiano del nido d’ape) che torna in gioco dopo che un attacco di phishing ha preso di mira la gentile vecchietta (Phylicia Rashad) da cui affitta un fienile, rubando milioni di dollari da un’associazione benefica da lei gestita. Quando Clay entra in modalità assassino nella sua ricerca di vendetta, il film si trasforma nel tipo di action che il pubblico si aspetta da Statham, con il suo burbero giustiziere che si lascia dietro una scia di sangue.

X-Men ’97, la seconda stagione non arriverà prima del 2026

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X-Men ’97, la seconda stagione non arriverà prima del 2026

Alla fine dell’anno scorso, si è diffusa una voce secondo cui l’attesissima seconda stagione di X-Men ’97 non sarebbe stata presentata prima del 2026, e la lunga attesa è stata ora confermata da Brad Winderbaum della Marvel.

“La seconda stagione di X-Men ’97 uscirà nel ’26. Ci stiamo lavorando ora”, racconta Winderbaum a Collider. “È emozionante. Quel mondo degli anni ’90 è semplicemente… Onestamente, non riesco a credere che mi abbiano lasciato farlo. Sono cresciuto alla Marvel, come sai, ho trascorso molto tempo qui e mi sembra di aver speso un sacco di soldi per far rivivere questa cosa che amavo guardare dopo la scuola. Quindi, il fatto che possiamo recitare in quell’universo con quegli attori è onestamente il motivo per cui ho iniziato questo business in primo luogo”.

Quando gli è stato chiesto se potevamo aspettarci di vedere presto altri spettacoli animati, e forse un lungometraggio, Winderbaum è stato più riservato. “È tutto in fase preliminare. Come sapete, stiamo sviluppando più di quanto produciamo, quindi non voglio annunciare nulla prima che sia pronto. Ma spero che ci siano delle cose entusiasmanti all’orizzonte”.

La serie TV X-Men ’97

X-Men ’97 si è rivelato un grande successo di critica e di fan: il finale del 15 maggio, “La tolleranza è l’estinzione, parte 3”, ha raccolto 3,5 milioni di visualizzazioni a livello globale nei primi cinque giorni su Disney+, diventando il finale di serie animata più visto dalla prima stagione di What If…?. I Marvel Studios hanno chiaramente preso atto della popolarità della serie e stanno finalmente procedendo con il tanto atteso reboot degli X-Men in live-action.

Recentemente abbiamo saputo che lo scrittore di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente sarà lo sceneggiatore Michael Lesslie. Per quanto riguarda X-Men ’97, una seconda stagione è attualmente in fase di sviluppo, mentre una terza è in fase di pianificazione, e abbiamo sentito che la Marvel ha tutte le intenzioni di mantenere lo show il più a lungo possibile (non c’è da sorprendersi, viste le statistiche).

La serie ha vinto il Critics Choice Awards 2025 per la migliore serie animata.

Euphoria, Sharon Stone si aggiunge al cast della terza stagione: “Sono onorata di essere euforica”

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Sharon Stone è stata ufficialmente scritturata per la terza stagione di Euphoria. “Non c’è niente di più eccitante che andare a lavorare con questa squadra di talenti entusiasmanti”, ha dichiarato l’attrice in un comunicato. “Dal genio di Sam Levinson alla cruda raffinatezza di questo cast profondamente commovente e di una troupe affiatata. Sono onorata di essere euforica”. I dettagli sul personaggio della Stone non sono ancora stati resi noti, ma con le riprese attualmente in corso potrebbe non volerci molto prima che vengano fornite maggiori informazioni su di lei e sulla storia della terza stagione in generale.

CORRELATE: 

Il cast di Euphoria

La scorsa settimana sono finalmente iniziate le riprese della tanto rinviata terza stagione di Euphoria, la serie drammatica di successo della HBO con protagonista la due volte vincitrice dell’Emmy Zendaya. Anche se i fan dovranno aspettare circa un anno per i nuovi episodi, arrivare a questo punto è un piccolo miracolo, dato che la serie è stata condizionata dallo sciopero della WGA del 2023, dall’impegno del creatore Sam Levinson con l’altra serie HBO, The Idol, e dalla morte inaspettata della star Angus Cloud e del produttore esecutivo Kevin Turen.

Ci sono stati anche dei disaccordi sulla direzione creativa della terza stagione, che hanno fatto slittare la produzione dalla primavera del 2023 al gennaio del 2024, consentendo agli attori di accettare altri lavori. Ora però le riprese sono finalmente partite, con il cast principale di Euphoria include Zendaya, Sydney Sweeney, Jacob Elordi, Hunter Schafer, Storm Reid, Alexa Demie, Colman Domingo ed Eric Dane. Angus Cloud, che ha debuttato nel ruolo di Fezco, è morto all’età di 25 anni nel luglio 2023.

Come noto, la terza stagione di Euphoria, composta da otto episodi e caratterizzata da un salto temporale che porterà i personaggi fuori dalle scuole superiori, debutterà nel 2026, ovvero quattro anni dopo la seconda stagione dello show.

Superman: cosa sappiamo dell’esito delle prime proiezioni di prova interne ai DC Studios?

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Lo scorso dicembre, è stato segnalato che si erano svolte proiezioni di prova interne di Superman presso Warner Bros. Discovery/DC Studios. All’epoca, abbiamo sentito che c’erano preoccupazioni su come il reboot stava prendendo forma. Questo è presumibilmente il motivo per cui le riprese aggiuntive hanno avuto luogo alla fine del 2024, anche se James Gunn ha detto che si tratta di “pickups shot” (rifiniture) composte da “Nessuna scena né ripresa aggiuntiva“. Il tono di Superman è stato paragonato a Captain America: il Primo Vendicatore e La Mummia (ci auguriamo il film del 1999).

Ora, abbiamo un altro aggiornamento da Jeff Sneider. Apparentemente, il montaggio più recente di Superman ha ricevuto un ottimo feedback e ha funzionato molto meglio di quelle proiezioni iniziali. Il motivo principale per cui si svolgono queste proiezioni è capire cosa non funziona in anticipo e, con Gunn che ha preso in considerazione il feedback negativo, sembra che il primo film DCU ne abbia tratto grandi benefici. Ciò fa ben sperare per ciò che vedremo nei cinema quest’estate.

Il regista e dirigente dello studio ha già apportato modifiche al film, cambiando il titolo da Superman: Legacy a Superman. “Ho pensato che forse il titolo desse un senso di retrospettiva”, ha spiegato l’anno scorso. “E non si tratta di guardare indietro. Si tratta di guardare avanti. Quindi, anche se quando vedrete il film capirete da dove viene ‘Legacy’.”

“Riguarda Clark e il suo rapporto con i genitori kryptoniani e il suo rapporto con i genitori umani e di chi è veramente l’eredità?” ha continuato Gunn. “E quindi riguarda questo. Ma penso che come titolo sembrasse troppo ‘retrospettivo’.”

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

Kathleen Kennedy parla dei suoi piani per la Lucasfilm e dei futuri film della saga

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Ore dopo che Puck ha lanciato un report secondo cui Kathleen Kennedy intende ritirarsi dalla sua posizione di presidente della Lucasfilm entro la fine dell’anno, la CNN ha parlato con una fonte anonima che affermava il contrario. Ora, anche Deadline si è unito al dibattito, riportando un’intervista alla diretta interessata in cui spiega cosa sta realmente accadendo all’interno della Lucasfilm e anticipa anche i piani per il futuro della saga di Star Wars.

La verità, e voglio dirlo forte e chiaro, è che non mi ritiro. Non mi ritirerò mai dal cinema. Morirò facendo film. Questa è la prima cosa importante da dire. Non mi ritiro. Quello che sta accadendo alla Lucasfilm è che da tempo parlo con Bob e Alan di come potrebbe essere l’eventuale successione. Abbiamo un gruppo di persone straordinarie e abbiamo tutte le intenzioni di fare un annuncio a distanza di mesi o di un anno. Siamo in sintonia su quello che sarà, e io sto continuando. Sto producendo il film di Mandalorian e sto producendo anche il film di Shawn Levy, che è quello successivo”.

“Quindi sto continuando a rimanere alla Lucasfilm e sto valutando con molta attenzione, insieme a Bob e ad Alan, chi dovrà subentrare. Quindi è tutto in corso e abbiamo tutto il diritto di fare l’annuncio quando vogliamo”. La possibilità di una futura successione sembra dunque essere nell’aria, ma non sembra affatto essere una cosa imminente come invece riportato dal report di Puck.

Kathleen Kennedy parla dei futuri film di Star Wars

Kennedy è poi passata a parlare della recente notizia secondo cui Simon Kinberg ha concluso un accordo per scrivere e produrre una trilogia di Star Wars. “L’accordo è andato molto bene, e sta letteralmente lavorando alla sceneggiatura mentre parliamo. Vedremo qualcosa probabilmente verso giugno. Simon, se ricordate, ha lavorato con noi anni fa con la serie animata, un’esperienza di collaborazione davvero meravigliosa. Poi è stato molto, molto impegnato con X-Men e di recente si è reso di nuovo disponibile e si è inserito in questo spazio in modo meraviglioso. Siamo davvero entusiasti della direzione che prenderà“.

Per quanto riguarda l’ancora misterioso film di Shawn Levy, la Kennedy ha invece affermato: Anche questo è nel futuro. È tutto successivo ai primi nove. Quella di Shawn è una storia di Star Wars a sé stante che si svolgerà dopo i nove, forse cinque o sei anni dopo. E Mandalorian è davvero a sé stante perché si tratta di un’altra epoca della Nuova Repubblica. Abbiamo anche altri sviluppi in corso in quello spazio. Quindi è su questo spazio che ci stiamo concentrando al momento, perché ovviamente con Mandalorian abbiamo un’idea abbastanza precisa di come andrà a finire. Con questo, invece, i personaggi sono tutti nuovi. Potremmo riportare alcuni dei personaggi della saga sequel, ma si tratta di personaggi praticamente nuovi.

Andando oltre, la presidentessa di Lucasfilm rivela anche che ci sono “tre o quattro” progetti in sviluppo che si ritiene potranno trasformerarsi in qualcosa di concreto. “E questa è una sfida in sé e per sé, di questi tempi, perché le persone sono molto impegnate. Quindi ti ritrovi a dover aspettare con molti dei migliori talenti che lavorano in streaming e nei film. Si destreggiano tra i vari impegni. E quando fai Star Wars, devi praticamente entrarci e non avere altri lavori in corso. Si tratta di un impegno minimo di due o tre anni, ed è difficile che i migliori talenti riescano a ritagliarsi questo tipo di tempo. Anche questo fa parte della sfida”.

Infine, Kennedy parla anche del progetto di Star Wars di James Mangold, affermando: “Sta lavorando a questa sceneggiatura proprio adesso. Ha subito un ritardo a causa del film su Dylan e della stagione dei premi. Bisogna accontentare i migliori talenti fino a un certo punto. E la qualità è molto importante per quello che stiamo cercando di fare. Mi piace aspettare che persone che ritengo appassionate e davvero brave entrino in Star Wars“. Tra questi c’è anche Taika Waititi, del cui film su Star Wars si parla ormai da diverso tempo.

Continuo ad aspettarlo, che ora sta lavorando con un altro sceneggiatore. È così impegnato. Lo adoro. Penso che se mai avremo una sceneggiatura da Taika, sarà fantastica. Ho già visto un primo atto che mi è piaciuto molto, ma legarlo a noi è difficile”. Alla luce di tutti questi progetti in corso, alla domanda se pensa di rimanere nel mondo di Star Wars per altri otto o dieci anni, Kathleen Kennedy risponde: Non so se posso dirlo con certezza, ma sì, è possibile”. 

I Difensori: quale potrebbe essere il primo a tornare nella seconda stagione di Daredevil: Rinascita?

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Sebbene fossimo stati portati a credere che gli show Marvel di Netflix non fossero più considerati canonici quando i Marvel Studios hanno annunciato che nuovi contenuti MCU sarebbero stati sviluppati per il servizio di streaming Disney+, le cose sono chiaramente cambiate dopo il breve cameo di Matt Murdock (Charlie Cox) in Spider-Man: No Way Home.

Anche Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) è poi tornato per un ruolo nella serie Echo, e Daredevil: Rinascita fungerà essenzialmente da quarta stagione dello show di Netflix. Sembra anche che potrebbero esserci dei piani in atto per I Difensori, compagni dell’Uomo senza paura.

Parlando con EW in una recente intervista, il capo dello streaming, della televisione e dell’animazione della Marvel, Brad Winderbaum, ha lasciato intendere che potrebbe essere solo questione di tempo prima di vedere Jessica Jones di Krysten Ritter, Luke Cage di Mike Colter e Iron Fist/Danny Rand di Finn Jones nell’MCU.

Avengers Infinity War: la partecipazione dei Difensori è “complicata”

“Non posso dire molto, ma ti dirò che è così emozionante poter giocare in quel cortile. Ovviamente, non abbiamo le risorse narrative illimitate di un fumetto. Se sai disegnarlo, puoi farlo. Si tratta di gestire attori, tempo e l’enorme scala di produzione per costruire un universo cinematografico, specialmente in televisione. Ma posso solo dire che, considerate tutte queste variabili, è sicuramente qualcosa di creativamente molto eccitante e che stiamo esplorando molto.”

È seguita una voce secondo cui “almeno un” altro Difensore apparirà nella seconda stagione di Daredevil: Rinascita, già in produzione, e ora sappiamo che Krysten Ritter ha rivelato di trovarsi attualmente a New York, dove inizieranno presto le riprese della seconda stagione di Rinascita.

Ciò ha comprensibilmente portato a speculazioni sul fatto che Ritter sia a New York per girare le sue scene come Jessica Jones.

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 5 marzo 2025.

Tom Hiddleston risponde alle voci di un suo ritorno come Loki nei nuovi Avengers

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Tom Hiddleston ha interpretato per la prima volta il Dio dell’Inganno in Thor del 2011, riprendendo poi il ruolo in molteplici prodotti del MCU, per giungere infine alla serie TV Disney+, Loki. Per l’attore britannico è stato un bel viaggio, che ha lasciato intendere che potrebbe essere finito dopo l’epico episodio finale della seconda stagione di Loki. Il Dio dell’Inganno a è diventato il Dio delle Storie ed è ora probabilmente l’essere più potente dell’intero MCU, in quanto alimenta il nuovo Multiverso ricreato.

Dobbiamo credere che questo lo renderà un attore importante in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, con Kang il Conquistatore fuori dai giochi, è possibile che Loki sia stato pensato solo per spiegare la creazione del Multiverso e poco altro. Parlando con i fan mentre firmava autografi fuori da un teatro nel Regno Unito, a Hiddleston è stato chiesto se farà parte dei prossimi film dei Vendicatori e l’attore ha risposto con un semplice “Non lo so”.

Bisogna credergli? Dobbiamo immaginare che i Marvel Studios lo abbiano già contattato per riprendere il ruolo, anche se con le sceneggiature ancora in fase di scrittura – persino Benedict Cumberbatch non era sicuro di quale film avrebbe fatto parte – Hddleston potrebbe legittimamente essere all’oscuro del suo futuro nel MCU. Per avere maggiori novità in merito, bisognerà probabilmente aspettare ancora un po’, dato il livello di secretezza che attualmente vige su questi due importanti progetti.

Tom Hiddleston immagina un possibile ritorno di Loki

Penso che sia Thor che Loki abbiano dovuto scavare e analizzare il passato e chi sentono di essere veramente e cosa vogliono veramente”, ha detto Hiddleston alla fine di 2023. “Ma ciò che è interessante anche per la famiglia, questo lo penso solo io, è che a volte sarà difficile lasciar andare il preconcetto di chi erano prima”. “Loki potrebbe aspettarsi che Thor si comporti in un certo modo o sia in un certo modo. Thor potrebbe aspettarsi che Loki sia in un certo modo”.

Quindi penso che inizialmente sarebbe davvero confuso, ma anche che sono stati lontani per molto tempo e senza dubbio sono stati oggetti nella mente dell’altro. E quindi sì, penso che mi domando come potrebbe essere un ricongiungimento. Vedremo”, ha concluso l’attore in quell’occasione. Solo il tempo ci dirà se avremo questa riunione, ma il Dottor Destino ha sicuramente messo gli occhi sul potere multiversale di Loki. Per questo motivo, è probabile che il Dio dell’Inganno possa aiutare a guidare gli Eroi più potenti della Terra-616.

Anora, la spiegazione del finale: perché Ani piange nell’ultima scena?

Scritto e diretto da Sean Baker (che in precedenza ha ricevuto consensi per Un sogno chiamato Florida e Red Rocket) Anora (qui la nostra recensione) ha debuttato al Festival di Cannes – dove ha vinto la Palma d’Oro – ed è oggi candidato a sei premi Oscar. Protagonista di questo è Ani (come le piace farsi chiamare), la cui vita procede in maniera abbastanza regolare tra vita notturna nello strip-club e giornate passate a dormire e a recuperare energie. Una sera al locale dove lavora, data la sua capacità di parlare russo per via delle sue origini, le viene affidato un cliente molto ricco: il suo coetaneo Ivan, detto “Vanja”.

Si tratta di un viziatissimo rampollo di un oligarca russo, che, attratto dalla ragazza, le offre 15.000 dollari per essere la sua fidanzata per una settimana. I due trascorrono dei giorni folli, divertendosi come non mai, fino a che a Las Vegas i due decidono di sposarsi. L’idillio, però, dura poco. Per Ani e Vanja arriva infatti il momento di pagare il conto di quella settimana di baldoria e di quel matrimonio avventato. Anora si conclude infatti con la protagonista (interpretata da Mikey Madison) costretta a salire su un aereo privato con Vanya, i suoi genitori, Igor, Toros e Garnick, per andare a ottenere l’annullamento del suo matrimonio.

Anora, che ha ancora voglia di combattere, ma è stanca di essere messa alle strette e trattata come una nullità, va dunque con il gruppo a Las Vegas. Sa che a questo punto le sue opzioni sono limitate e che la famiglia di Vanya è troppo ricca e potente per combattere. A Las Vegas, davanti all’indifferenza di quello che credeva un marito amorevole, firma dunque i documenti per l’annullamento prima di gettare a Galina il suo cappotto di visone e andarsene. Torna a New York con Igor, che porta Anora in banca e le restituisce l’anello di fidanzamento. È davanti a quel gesto di tenerezza che la giovane getta la maschera da dura.

Mark Eydelshteyn, Anton Bitter e Mikey Madison in Anora
Mark Eydelshteyn, Anton Bitter e Mikey Madison in Anora. Courtesy of Neon – © Neon

Anora piange solo alla fine del film

Anora passa la maggior parte del film a maledire tutti coloro che lavorano per i genitori di Vanya e continua a ripetersi che non ha bisogno di nessuno mentre si difende con denti e unghia. Supplica Vanya di combattere per lei per tutto il film, ma alla fine è esausta di combattere da sola senza un vero sostegno. La realtà è che tutti gli eventi del film l’hanno colpita duramente: è stata umiliata, costretta a ottenere un annullamento e ha messo in discussione il suo carattere. Solo nel momento di tranquillità con Igor è stata in grado di svelare tutti i suoi sentimenti e di essere vulnerabile.

L’unica persona su cui Anora può contare era sé stessa, ma Igor è stato gentile con lei quando gli altri non lo erano, ed è per questo che si sente sicura a piangere con lui. Probabilmente pensava che piangere davanti a Vanya, ai suoi genitori e a Toros l’avrebbe fatta sembrare debole. È come se il momento in cui crolla sia un momento in cui i suoi sentimenti e il trauma di tutto quello che è successo l’hanno finalmente raggiunta. Allo stesso modo, quello con Igor si rivela essere l’unico momento di tenerezza e affetto per lei ed è proprio con lui che ha per la prima volta un rapporto sessuale basato su questi valori.

Il futuro di Anora e Igor

Anora ha dunque un rapporto di ostilità con Igor, ma lui è anche l’unico che la tratta come un essere umano, simpatizzando con lei quando nessun altro lo farebbe. Sebbene alla fine Anora sia ancora infastidita da Igor, tra i due inizia a nascere qualcosa. Probabilmente lei sente di potersi fidare di Igor più di tutti quelli con cui ha avuto a che fare, e lui capisce la sua situazione senza giudicarla. La ragazza si mostra poi vulnerabile con Igor e lui non la respinge. Considerando che lei tenta momentaneamente di fare sesso con lui, Baker allude a un loro potenziale coinvolgimento sentimentale.

Anche se la base di una relazione romantica non avrebbe solide fondamenta, perché si tratta di un’esperienza traumatica, lei e Igor potrebbero provare a stare insieme per un po’. Probabilmente, però, non durerebbe a lungo. Alla fine, Igor ha comunque aiutato la famiglia di Vanya a spingere Anora verso un annullamento che lei non voleva, e questo è destinato a farla sentire in qualche modo a lungo termine – che si mettano insieme o meno. Il finale di Anora può far pensare a un accoppiamento, ma ci sono anche abbastanza prove che non avverrà e che potrebbe essere, in effetti, una cattiva idea.

Jurij Borisov Anora
Jurij Borisov in Anora – Cortesia di Universal Pictures International Italy

Cosa succederà alla protagonista dopo il film

Anora riceve il denaro che le era stato promesso per aver lasciato Vanya, ma la somma non le basterà per molto tempo. Avendo lasciato il suo lavoro di spogliarellista ed essendo stata umiliata dopo aver dovuto far uscire Vanya dallo strip club davanti a tutti i suoi ex colleghi, non tornerà probabilmente a lavorare lì, considerando tutto quello che è successo. Se lo farà, dovrà prepararsi ad affrontare molte critiche, pettegolezzi e imbarazzo. Certo, potrebbe continuare a lavorare come spogliarellista, ma potrebbe anche rimanere in disparte per un po’ prima di tornare a lavorare.

Dopo tutto, ne ha passate tante e le conseguenze emotive, compreso il tradimento e i maltrattamenti da parte di Vanya e della sua famiglia, le sono costate molto. Ha bisogno di tempo per riprendersi, quindi potrebbe vivere con i soldi che le sono stati versati per un po’ di tempo prima di decidere cosa fare nella sua vita. Anora ha affrontato qualcosa che la accompagnerà per molto tempo e ha bisogno di tempo per elaborare tutto ciò che è successo, le sue azioni e quelle di Vanya, e come queste cose la plasmeranno e la influenzeranno in futuro.

Perché Vanya non lotta per il suo matrimonio

Per quanto Vanya abbia dichiarato di amare Anora e di volerla sposare, è scappato dalla sua villa al primo segno di conflitto esterno. Invece di discutere con lei, Vanya si è comportato come un bambino. E per molti versi, è ancora un bambino che non è pronto per un impegno così grande come il matrimonio. Vanja è molto giovane, ricco e profondamente privilegiato. Quando sposa Anora, lo fa, in parte, per una sfida nei confronti del controllo dei suoi genitori. Vanya era infatti convinto di poter fare ciò che vuole senza il loro parere.

Ma la realtà è che Vanya vive ancora all’ombra dei suoi genitori. Non è indipendente, non ha soldi propri né un lavoro. Vanya non ha lottato per il suo matrimonio con Anora perché in fondo sa che non sarebbe durato. Era solo questione di tempo prima che i suoi genitori lo scoprissero e lui lo sapeva. Non sarebbe mai stato così serio come lei voleva che fosse, nella loro relazione. Aveva ancora troppa paura dei suoi genitori per staccarsi da loro e difendere ciò che voleva.

Mickey Madison in Anora
Mikey Madison in Anora. Courtesy of Neon – © Neon

Per Vanya, il matrimonio con Anora era simile a un gioco: aveva investito molto nella loro relazione e nella felicità che gli procurava per un po’, prima di perdere interesse e passare ad altro. Vanya, opponendosi alla volontà dei genitori, avrebbe perso privilegi, status e denaro, che per lui erano più importanti della relazione con Anora. Per lui, Anora era insignificante rispetto alla vita che conduceva. Vanya era semplicemente un visitatore di passaggio e Anora era un elemento collaterale nel suo tentativo di divertirsi.

Il vero significato di Anora

Anora, dunque, racconta il maltrattamento di una donna, in particolare di una spogliarellista, da parte dei ricchi e dei potenti. Vanya fa promesse che non può mantenere per tutto il film e lei subisce le conseguenze della sua indifferenza. Viene scartata e trascurata dai genitori di Vanya a causa del suo status e del suo lavoro, e il film si sofferma sulle ripercussioni di decisioni avventate e su quanto la ricchezza e l’influenza possano influire su una persona come Anora, che non possiede affatto queste cose. La famiglia di Vanya, dunque, ha giocato con lei e con le sue emozioni prima di buttarla fuori come se fosse inferiore a loro.

È un film sincero nel trattare la situazione della protagonista e i temi del film sottolineano lo squilibrio di potere nel matrimonio di Anora e Vanya. Anora è quindi un’astuta esplorazione delle varie forme di controllo – che siano parentali, legate al denaro e al potere o patriarcali – e di come vengano utilizzate per mantenere lo status e la reputazione. Ad Anora tocca in ogni caso la parte più bassa del bastone, e il messaggio che il film trasmette è quanto questo sia ingiusto e terribile. Allo stesso tempo, però, è anche il racconto di una donna in cerca di tenerezza ma che sa comunque reagire alle botte della vita stabilendo le proprie condizioni.

Il braccio violento della legge: la spiegazione del finale del film con Gene Hackman

La maggior parte dei registi ama concludere i propri film con una dichiarazione succinta, diretta e conclusiva. William Friedkin, invece, preferisce che il suo pubblico se ne vada con domande persistenti, spesso inquietanti, senza risposta. Dal finale inquieto de L’esorcista alla conclusione del suo ultimo film The Cain Mutiny Court-Martial, Friedkin è chiaramente attratto dall’ambiguità, rendendo i suoi film dei misteri non in senso narrativo ma tematico. Il suo impegno a trovare la realtà all’interno della finzione fa sì che i suoi finali siano raramente comodi e ben costruiti. È quello che accade anche in Il braccio violento della legge, il capolavoro del 1971 che gli è valso l’Oscar per la Miglior regia.

Quando il film uscì in sala il pubblico si aspettava probabilmente un grintoso thriller poliziesco, un sottogenere che fino a quel momento era tipicamente caratterizzato da risoluzioni chiare: un dato personaggio ha commesso un crimine, viene catturato o ucciso, e così via. Il film di Friedkin – impreziosito da un’interpretazione da Oscar di Gene Hackman – tuttavia, si rifiutava di permettere al suo pubblico o ai suoi personaggi una conclusione così facile, presentando un finale che ancora oggi disturba e fa discutere. In questo articolo, approfondiamo e spieghiamo proprio la conclusione del film.

La trama di Il braccio violento della legge

Il film ha per protagonista Jimmy “Papa” Doyle (Gene Hackman), affiancato da e Buddy “Tristezza” Russo (Roy Scheider), e mostra come il suo ossessivo e incessante bisogno di arrestare i criminali spinga lui e il suo partner a un casuale appostamento di un piccolo spacciatore, Sal Boca (Tony Lo Bianco). Studiando le sue attività, i detective scoprono che Boca è coinvolto in un accordo con Charnier, un francese che è la principale fonte di eroina importata a New York. Russo e soprattutto Doyle mettono così a soqquadro la città. Tuttavia, il loro modo spregiudicato di comportarsi porterà ben presto ad esiti del tutto imprevisti.

Il film mostra infatti come le azioni di Doyle siano sempre più folli e al limite del criminale. Russo è l’unica persona del dipartimento disposta a lavorare con Doyle; l’agente dell’FBI Mulderig (Bill Hickman) arriva quasi alle mani con Doyle per un incidente passato in cui il detective ha fatto uccidere uno dei suoi colleghi. Il personaggio di Doyle, un misantropo casualmente razzista con seri problemi di gestione della rabbia, era una novità assoluta per il thriller poliziesco, un personaggio fortemente imperfetto che richiamava i protagonisti dei film noir più che i poliziotti eroi. Era un segno che il sottogenere si stava evolvendo per emulare più da vicino la vita reale.

Gene Hackman e Roy Scheider in Il braccio violento della legge
Gene Hackman e Roy Scheider in Il braccio violento della legge

La descrizione del finale del film

La grande svolta nella ricerca di Charnier da parte di Popeye e Cloudy arriva quando sorvegliano un’auto apparentemente di proprietà di uno dei soci del francese, un conduttore televisivo di nome Devereaux (Frédéric de Pasquale). Dopo aver letteralmente smontato l’auto nel garage della polizia di New York, i detective trovano 120 libbre di eroina nascoste nei pannelli laterali. Quindi rimontano e restituiscono l’auto a Devereaux, che la consegna a Charnier, rifiutandosi di portare avanti il loro precedente piano di scaricare l’auto e la sua merce. Charnier stesso si reca con l’auto all’incontro, che si tiene sulla deserta Ward’s Island.

Lo scambio avviene senza intoppi, ma mentre Charnier se ne va con i suoi soldi e la banda di Boca si prepara a partire con l’eroina, l’auto di Charnier viene bloccata da una falange di veicoli della polizia di New York con davanti Doyle in persona, che fa un cenno consapevole alla sua preda che riecheggia quello fattogli da Charnier quando il francese gli era sfuggito in precedenza. Intrappolati, Charnier, Boca e gli altri criminali tentano di fuggire o di combattere, mentre Russo, Doyle e il resto della polizia si avvicinano per la cattura.

Doyle, completamente immerso nella sua ossessione e nella sua giusta vittoria, insegue lo scivoloso Charnier in alcuni edifici decrepiti nelle vicinanze, perdendolo rapidamente di vista. Doyle rifiuta il consiglio del suo partner di interrompere l’inseguimento e apre il fuoco su una figura che crede essere il francese. Mentre corre a reclamare la sua vittoria, scopre l’agente Mulderig, che sta rapidamente morendo a causa del proiettile di Doyle. Egli è però impassibile e pensa solo al suo nemico. Doyle corre in modo disordinato attraverso l’edificio inquietante e in decadenza, non vedendo alcun segno del francese ma continuando comunque. Girato un angolo, esce dall’inquadratura e si sente un solo colpo di pistola prima che il film diventi nero.

Gene Hackman in Il braccio violento della legge
Gene Hackman in Il braccio violento della legge

Ambiguità senza compromessi, fatti concreti e crudi

Fin dall’inizio della sua carriera cinematografica, William Friedkin era più interessato alla verità che alla pura finzione. Ha iniziato realizzando cortometraggi documentari e quando è passato ai lungometraggi narrativi ha portato il suo approccio documentaristico al dramma, creando uno stile che ha soprannominato “documentario indotto”. Questo stile è presente in tutti i suoi primi lavori e Il braccio violento della legge ne è probabilmente il miglior esempio. Friedkin, in collaborazione con il direttore della fotografia Owen Roizman, non commenta tanto con la sua macchina da presa, quanto piuttosto lascia che questa catturi i personaggi nei loro ambienti, permettendo a entrambi gli elementi di restituire la realtà.

Anche se ovviamente ogni scelta di posizionamento della macchina da presa e di taglio è un commento, lo stile presenta la sensazione indotta della realtà che si svolge davanti ai nostri occhi. Questa veridicità è accresciuta dalla netta mancanza di elementi tipicamente hollywoodiani in Il braccio violento della legge: i personaggi non parlano di sé stessi ma si svolgono semplicemente davanti alla macchina da presa. La colonna sonora di Don Ellis non dice al pubblico cosa sentire quando è presente (e lo è con parsimonia) ma evoca invece uno stato d’animo, e il finale non è avvolto in un fiocco ordinato e chiaro. L’unica conclusione che Friedkin concede al suo pubblico è una serie di postille sullo schermo.

Frasi molto brevi e fredde, che forniscono qualche scarno dettaglio su dove sono finiti alcuni dei personaggi dopo gli eventi del film. Anche in questo caso, Friedkin si rifiuta di fornire molta chiarezza: ci viene detto che “Alain Charnier non è mai stato catturato” e che Doyle e Russo sono stati “trasferiti dall’Ufficio Narcotici e riassegnati”. La combinazione tra la drammaticità grintosa e inequivocabile degli eventi del film e questa conclusione distante e fredda è l’equivalente emotivo di un’immersione nell’acqua ghiacciata, un campanello d’allarme che sembra troppo vicino all’inconcludenza e all’ingiustizia della realtà.

Gene Hackman nel film Il braccio violento della legge
Gene Hackman nel film Il braccio violento della legge

Nonostante il sequel, il film non perde il suo valore

Il finale di Il braccio violento della legge è così sconvolgente e scomodo che non sorprende che il successo del film abbia implorato Hollywood di seguirlo con un sequel che tentasse di rimediare allo schiacciante fallimento di Doyle. Così, nel 1975 fu prodotto Il braccio violento della legge 2, un sequel che cerca di soddisfare quel pubblico lasciato frustrato e disturbato dal finale del film originale. A sua discolpa, il sequel non ammorbidisce il personaggio di Doyle e non gli permette di avere vita facile, in quanto continua la sua ossessiva ricerca di Charnier in un paese straniero dove non ha assistenza, mentre i suoi nemici sfruttano ogni occasione per fermarlo con ogni mezzo necessario.

Tuttavia, il finale sembra un po’ scontato, un mea culpa per coloro che si aspettavano una narrazione poliziesca più tradizionale. È anche un cenno al fatto che il film, insieme alla serie di Harry Callaghan, il personaggio di Clint Eastwood, aveva dato vita al nuovo tropo del poliziotto disonesto che infrange le regole e ottiene risultati. Nonostante l’esistenza del sequel, la conclusione persistente e molto meno ruffiana di Il braccio violento della legge non poteva essere rivista o scossa così facilmente. Il suo legame con la realtà, sia nei fatti che nei sentimenti, aiuta il finale a mantenere il suo potere ossessionante.

Sebbene si possa ragionevolmente concludere che Doyle non sia morto (per mano propria o altrui), dato il post scriptum del film sul suo trasferimento, non ha molta importanza, poiché è chiaro che l’anima di quell’uomo si è veramente persa. Papa Doyle ha oltrepassato il limite una volta di troppo, si è spinto troppo in là nell’abisso e non riuscirà mai a trovare la sua preda o la via del ritorno. Un personaggio dunque specchio di un contesto, quello degli anni Settanta statunitensi, sempre più cinico e violento, dove il confine tra legalità e illegalità viene oltrepassato con grande facilità e totale incuranza delle conseguenze.

Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1: le differenze tra il libro e il film

Con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo del film Harry Potter e la pietra filosofale prese vita una delle saghe fantasy più celebri e dal maggior successo di sempre. È il 2001 quando gli spettatori vengono condotti alla scoperta di Hogwarts e del magico mondo dei maghi. Un mondo nato dalla penna di J. K. Rowling e che ha negli anni conquistato sempre più fan in ogni parte del mondo per le sue tematiche legate alla crescita, all’amicizia e al coraggio. Nel 2010 il viaggio prosegue con Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 (qui la recensione), nuovamente diretto da David Yates e basato come sempre sull’omonimo romanzo.

Come il titolo lascia intuire, il capitolo finale dell’epica avventura di Harry Potter è diviso in due film. Questa prima parte si concentra così sui primi capitoli del settimo romanzo. La scelta è stata motivata dalla volontà di includere quanti più possibili eventi, senza dover dunque operare particolari tagli rispetto ai precedenti adattamenti. Particolarità di questo nuovo film è anche la sua voluta natura da road movie, con i protagonisti costretti a spostarsi continuamente per sfuggire all’esercito di Voldemort, mentre Hogwarts rimane un ambiente sullo sfondo. Il gran finale è infatti sempre più vicino, il ritmo si fa sempre più concitato e l’atmosfera è ora più cupa che mai.

Una volta arrivato in sala, il film si è confermato come un grande successo, arrivando ad un incasso complessivo a livello mondiale di circa 976 milioni di dollari, divenendo il terzo film con il maggior incasso della saga. Questo spianò così la strada ad un ottavo film più atteso che mai, che avrebbe segnato la fine di un’era. Prima di vedere Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1, però, può essere utile approfondire quest’ultimo scoprendo tutte le principali curiosità ad esso legate. Dalla trama al cast e fino alle differenze con il romanzo, proseguendo nella lettura sarà possibile ritrovare tutto ciò. Infine, invece, si ritroveranno le piattaforme nel cui catalogo è presente il film.

Ralph Fiennes in Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)
Ralph Fiennes in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. Foto di Warner Bros – © 2010 WARNER BROS. ENTERTAINMENT

La trama di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1

Giunti al settimo film, l’avanzata del Signore Oscuro e dei suoi Mangiamorte sembra ormai inarrestabile. La morte di Albus Silente e il tradimento di Severus Piton hanno gettato grande scompiglio e terrore nel mondo dei maghi, e l’unica speranza di riportare il bene è riposta solo e soltanto nel giovane Harry Potter. L’unico modo per contrastare Voldemort e i suoi scagnozzi dediti alle arti oscure è dunque quello di rintracciare e distruggere gli Horcrux, oggetti che contengono frammenti dell’anima del malvagio mago. Inizia così per Harry e i suoi amici Ron ed Hermione un ultimo viaggio insieme che li porterà verso la battaglia finale, evento ineluttabile per il quale Harry è stato prescelto dalla sua nascita.

Il cast del film

Protagonista del film è l’attore Daniel Radcliffe, che ricopre ancora una volta con grande successo il ruolo di Harry Potter. Per riuscire nella recitazione di scene particolarmente difficili, era solito isolarsi dal resto del cast in modo da stare solo con sé stesso ascoltando certi generi di musica che in qualche modo riuscivano a deprimerlo, mentre per altre scene difficili e di forte emozione era solito ascoltare a tutto volume i Radiohead e altri gruppi simili. Accanto a lui si ritrovano poi Rupert Grint nei panni di Ron Weasley, ed Emma Watson in quelli di Hermione Granger.

L’attrice premio Oscar Maggie Smith interpreta nuovamente la professoressa McGranitt, nonostante combattesse in quel periodo contro un tumore al seno. Robbie Coltrane, invece, è l’interprete del fidato Hagrid. Evanna Lynch riprende i panni della stravagante Luna Lovegood, per la quale ha personalmente curato il look e gli abiti. Bonnie Wright è invece presente nei panni di Ginny Weasley, mentre Matthew David Lewis è Neville Paciock. L’attore Rhys Ifans fa invece la sua comparsa nei panni di Xenophilius Lovegood, padre di Luna. Jamie Campbell Bower è invece presente in un flashback nei panni di Gellert Grindelwald da giovane.

Rupert Grint, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)
Rupert Grint, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. Foto di Warner Bros – © 2010 WARNER BROS. ENTERTAINMENT

Lord Voldemort è interpretato dal grande attore Ralph Fiennes. Questi lavorò molto per costruire il carattere del personaggio. Per dare il meglio di sé nell’interpretazione lo ha infatti studiato a fondo, lavorando sodo affinché la sua recitazione potesse essere convincente e incutere timore. Dalla parte dei cattivi si ritrovano anche Helena Bonham Carter nei panni di Bellatrix Lestrange, Alan Rickman riprende il ruolo di Severus Piton, mentre Tom Felton torna nei panni di Draco Malfoy. Il padre di questi, Lucius, è invece interpretato da Jason Isaacs.

 

Le differenze tra il libro e il film di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1

Per cercare di rimanere quanto più fedeli possibile al romanzo, gli autori hanno deciso di adattarlo in due film. Nonostante ciò, diverse scene e situazioni hanno ugualmente subito modifiche, mentre altre sono necessariamente state eliminate. Tra le assenze più pesanti vi è quella relativa al racconto del passato di Albus Silente. Da sempre circondato da grande mistero, questi è soltanto accennato nel film. Nel romanzo, invece, vi sono dedicate ampie sezioni che permettono di scoprire i più inconfessabili segreti della sua famiglia.

Grande mancanza è inoltre quella relativa alle tecniche di distruzione degli horcrux. Nel romanzo è Hermione a spiegare come fare, avendo letto un libro a riguardo. Tale dettaglio non è però introdotto nel film, costringendo i personaggi a scoprire da soli come poter distruggere i pericolosi oggetti. Nella pellicola sono inoltre omesse le apparizioni di personaggi come Viktor Krum, Vincent Tiger e Charlie Weasley. Diversi sono anche i rapporti che intercorrono tra alcuni dei protagonisti. Harry Potter, ad esempio, non fa qui nulla per guadagnarsi la fiducia dell’elfo domestico Kreacher, né viene spiegato per quale ragione questi gli obbedisca.

Rupert Grint, Rhys Ifans, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 1 (2010)
Rupert Grint, Rhys Ifans, Daniel Radcliffe, and Emma Watson in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1. Foto di Warner Bros – © 2010 WARNER BROS. ENTERTAINMENT

Particolari differenze si possono ritrovare anche nell’avventura dei tre amici nel Ministero della Magia. I tre protagonisti fanno sembrare relativamente facile l’irruzione in tale luogo. Ma questo è diverso nel materiale di partenza. Nel libro ci vuole molto tempo e molta pianificazione prima che trovino il coraggio di fare il viaggio proprio nel luogo che li vuole più morti. Una cosa che il film ha poi cambiato rispetto ai libri è la toccante scena del ballo tra Harry e Hermione nella loro tenda durante la fuga. È davvero toccante quando ballano il valzer, sorridendo e portando un po’ di genuina felicità in un film cupo.

Inoltre, rende più comprensibile la visione degli Horcrux da parte di Ron, quando vede il duo baciarsi. I suoi sentimenti di gelosia sono comprensibili ma fuori luogo, poiché il cuore di Harry appartiene a Ginny. Infine, modifiche si ritrovano anche nella morte dell’elfo Dobby. Questa ha infatti avuto un impatto depotenziato rispetto al romanzo, poiché il personaggio era stato tralasciato nei precedenti film, impedendo dunque un ulteriore coinvolgimento emotivo nei suoi confronti.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 è infatti disponibile nel catalogo di Netflix, Prime Video, Now e Tim Vision. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 27 febbraio alle ore 21:20 su Italia 1.

Fonte: IMDb

Chiamata senza risposta: la spiegazione del finale del film

Chiamata senza risposta: la spiegazione del finale del film

Il film Chiamata senza risposta del 2008 ha fatto molto parlare di sé sia prima che dopo la sua uscita. Remake del J-Horror di Takashi Miike intitolato The Call – Non rispondere (2004), questo film diretto da Eric Valette ha infatti vissuto numerosi problemi produttivi e accesi dibattiti pubblici. Lo sceneggiatore originale, Andrew Klaven, ha infatti detto più volte di aver scritto la sceneggiatura pensando che sarebbe stata una commedia horror e di essere rimasto molto sorpreso quando il film è stato trasformato in un horror “serio”. Riguardo ad alcuni dialoghi molto goffi, ha anche dichiarato che: “Dovevano essere battute“.

Nel corso della lavorazione, infatti, la produzione decise di trasformare radicalmente il progetto, fino a fargli assumere un tono completamente diverso rispetto a quanto inizialmente stabilito. Durante la preparazione del film, il regista ha anche evitato di guardare la versione originale giapponese e ha chiesto agli attori di fare altrettanto, così da non correre il rischio di replicare alcuni degli elementi presenti in quel film. C’è dunque stato un evidente scontro tra chi voleva realizzare un vero e proprio remake e chi invece dar vita ad un’opera solo liberamente ispirata al titolo giapponese del 2004.

Chiamata senza risposta, in ogni caso, è stato l’ultimo remake horror giapponese a essere distribuito nelle sale cinematografiche dopo l’inizio della tendenza iniziata con The Ring (2002). A questo film viene dunque spesso attribuita la colpa di aver spento l’interesse del pubblico per i remake horror giapponesi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Chiamata senza risposta. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Chiamata senza risposta trama

La trama e il cast di Chiamata senza risposta

Protagonista del film è ElizaBeth Raymond, una giovane ragazza che ha visto quattro dei suoi amici morire in situazioni poco chiare dopo aver ricevuto a turno una telefonata dal futuro in cui erano registrate le loro ultime parole, con il giorno e l’ora esatta della loro morte. Le telefonate provengono sempre da una persona recentemente morta, trasmettendosi dunque quasi come un virus. Gli agenti di polizia credono si tratti di una follia di gruppo, mentre Jack Andrews, investigatore, non è convinto sia così e vuole approfondire anche l’aspetto paranormale della vicenda, soprattutto perché sua sorella è scomparsa in modo molto simile, come se ci fosse una terribile maledizione.

Così l’uomo comincia a indagare insieme a Beth, cercando di capire da dove provengano le telefonate. Le tracce portano a Marie Layton, una donna affetta dalla sindrome di Polle che in passato aveva molestato le sue figlie Ellie e Laurel: la prima era morta per un attacco di asma, mentre la seconda era stata affidata a una casa-famiglia. Il sospetto ricade dunque sulla, ma quando la trovano è già deceduta. Beth e Jack si mettono allora in viaggio per comunicare a Laurel che la madre è morta. Una volta arrivati da lei, però, scoprono qualcosa che stravolgerà completamente quanto credevano di sapere sugli abusi subiti in passato dalle due sorelle.

Ad interpretare la protagonista, Elizabeth Raymond, vi è l’attrice Shannyn Sossamon, nota per i film Il destino di un cavaliere e Le regole dell’attrazione. Nel ruolo del detective Jack Andrews vi è invece l’attore Edward Burns, mentre Ana Claudia Talancón è Taylor Anthony, amica di Beth. Completano poi il cast Ray Wise – celebre per il ruolo di Leland Palmer in Twin Peaks – nel ruolo del produttore televisivo Ted Summer, Rhoda Griffis in quello di Mary Layton e Raegan Lamb in quello di Laurel Layton. Ariel Winter, invece, interpreta Ellie Layton da bambina, mentre nella sua versione fantasma è interpretata da Sarah Jean Kubik.

Chiamata senza risposta cast

La spiegazione del finale del film

Nel finale del film, nel tentativo di trovare Laurel, Jack e Beth si recano nella sua casa adottiva e qui scoprono un filmato registrato da una telecamera nascosta nell’occhio dell’orsacchiotto di Laurel. Questo rivela che a perpetrare le molestie nei confronti di Laurel non è stata Marie, bensì la sorella Ellie. Dopo che la madre ha scoperto la cosa, ha portato Laurel d’urgenza in ospedale, rinchiudendo invece Ellie nella stanza. Qui, la bambina ha però avuto un attacco d’asma improvviso, andando incontro alla morte ma non prima di essersi imbattuta nei futuri elementi della sua maledizione: un millepiedi, un’inquietante bambola e la musica simile a una ninna nanna emanata dall’orsacchiotto, udibile durante ogni chiamata.

Laurel rivela poi che Ellie, pur avendola ferita, le ha sempre fornito le caramelle. Capendo che è stata Ellie a causare la maledizione, Jack si reca a casa di Beth, la quale aveva ricevuto a sua volta una chiamata ed era dunque stata designata come nuova vittima. Giunto a casa della ragazza, però, Jack viene trafitto da un coltello, rimanendo ucciso. Appare a quel punto Ellie, che attacca Beth. Lo spirito di Marie, tuttavia, interviene, legando Ellie al telefono di Jack e riconciliandosi con Beth prima di scomparire. Il film finisce con la bocca di Jack che rovescia una caramella rossa e il suo cellulare che si compone automaticamente, lasciando intendere che la maledizione potrebbe ancora essere in vigore.

Il trailer di Chiamata senza risposta e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di giovedì 27 febbraio alle ore 21:15 sul canale Italia 2. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Mediaset Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Lanterns: primo sguardo a Kyle Chandler e Aaron Pierre nella serie del DCU

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James Gunn ha condiviso tramite i propri canali social la prima foto di Lanterns, la serie DC Studios con Kyle Chandler e Aaron Pierre. L’immagine (che si può vedere qui sotto) non mostra nulla di particolarmente esaltante, se non l’aspetto che i due personaggi avranno nella serie. Se si guarda bene, però, si noterà che Chandler porta alla mano destra l’anello tipico delle Lanterne Verdi. Con questa prima immagine finalmente disponibile, non resta che avere maggiori novità sulla serie e su ciò che in essa verrà raccontato.

Di cosa parla Lanterns?

L’attesa serie Lanterns, parte del rinnovato Universo DC guidato da Gunn e Safran, seguirà le Lanterne Verdi Hal Jordan e John Stewart mentre indagano su un misterioso omicidio legato a una cospirazione più ampia e sconvolgente. La serie della HBO è descritta come una storia “alla True Detective” che mescola intrighi cosmici con un tono di ispirazione noir. Con una durata di otto episodi, Lanterns promette di introdurre una versione fresca e dinamica degli amati eroi intergalattici della DC.

Kyle Chandler e Aaron Pierre sono stati confermati per Lanterns e saranno i protagonisti della serie, rispettivamente nei panni di Hal Jordan e John Stewart, segnando il loro attesissimo debutto nell’Universo DC. Tra gli altri membri del cast finora confermati figurano anche Kelly Macdonald, Garret Dillahunt e Poorna Jagannathan. In quanto progetto cardine del rinnovato DCU, Lanterns dovrebbe collegarsi direttamente ad archi narrativi più ampi, pur offrendo una narrazione autonoma e incentrata sui personaggi. Con la sua attenzione al mistero, al dramma e alla mitologia cosmica della DC, Lanterns è destinata a diventare un capitolo fondamentale dell’Universo DC in evoluzione.

La serie si propone di mettere in luce entrambi gli eroi in egual misura, offrendo una nuova interpretazione della loro iconica collaborazione e rimanendo al contempo fedele alla ricca storia dei fumetti dei personaggi. Con la sua narrazione concreta e il tono ispirato al noir, la serie dovrebbe fornire un nuovo livello di profondità al mito di Lanterna Verde, attraendo sia i fan di lunga data che i nuovi arrivati nell’Universo DC. I fan possono attendere il debutto sulla HBO nel 2026.

Austin Butler e Saoirse Ronan protagonisti di Deep Cuts

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Austin Butler e Saoirse Ronan protagonisti di Deep Cuts

Dopo il successo di The Iron Claw, il regista Sean Durkin e la A24 hanno trovato il loro prossimo progetto a cui collaborare e hanno scelto un duo di star per realizzarlo. Secondo le fonti di Deadline, infatti, Saoirse Ronan e Austin Butler saranno i protagonisti di Deep Cuts, un film basato sul romanzo d’esordio di Holly Brickley. Durkin si occuperà della regia e dell’adattamento, mentre Ronan sarà anche produttrice.

Ambientato negli anni Duemila, Deep Cuts è la storia d’amore di due ventenni ossessionati dalla musica che affrontano le difficili realtà dell’ambizione, dell’appartenenza e dell’età adulta nel corso di un decennio che ha segnato un’epoca. Per Durkin, dunque, un nuovo film incentrato sulla ricerca di successo in territori particolarmente competitivi, proprio come nel suo recente The Iron Claw, dedicato alla famiglia di wrestler Von Erich e affermatosi come un successo di critica e uno dei maggiori successi nazionali.

Per quanto riguarda i due attori, Saoirse Ronan è reduce da un 2024 ricco di impegni, tra cui il dramma della seconda guerra mondiale Blitz della Apple e The Outrun della Sony Pictures Classics. Anche Austin Butler ha avuto un 2024 impegnativo, a partire dalla miniserie della Apple Masters of the Air. Per quanto riguarda i lungometraggi, ha recitato in Dune – Parte Due e The Bikeriders. Il prossimo film che lo vedrà protagonista è Caught Stealing di Darren Aronofsky.

Zendaya darà voce alla figlia di Shrek in Shrek 5

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Zendaya darà voce alla figlia di Shrek in Shrek 5

Come riportato da Variety, Zendaya si è unita a Shrek 5 nel ruolo di Felicia, la figlia di Shrek (Mike Myers) e Fiona (Cameron Diaz). La Universal e la DreamWorks, gli studi dietro l’avventura animata ambientata nella terra del celebre orco verde, hanno infatti rilasciato un teaser insieme alla notizia del casting aggiornato. Nella clip, il fidato compagno di Shrek, Ciuchino (Eddie Murphy), chiede: “Ehi, specchio magico, chi è il più bello di tutti?”. Lo Specchio Magico, quello di Biancaneve, risponde: “Ma Shrek! Naturalmente”.

Ma questo Specchio Magico sembra avere un tocco decisamente da XXI secolo, permettendo all’orco verde di scambiare tra vari sguardi di Shrek modificati dalla Gen Z. Questo provoca reazioni molto diverse da parte di Felicia (“Che schifo, papà!”) e Fiona (“Oooh, come una mamma”), mentre Shrek solleva la domanda del momento: “Chi sta producendo questa roba?”. Proprio in quel momento, Pinocchio fa la sua comparsa per dire una bugia che fa crescere il naso, dichiarando: “Non io!”.

Nel 2017, Zendaya aveva twittato: “Guardo troppo spesso Shrek nella mia età adulta”. Per celebrare la notizia del suo casting, gli account ufficiali di Shrek sui social media hanno ripostato il suo tweet e scritto: “È invecchiato bene”. Con questo importante ingresso al casting, che conferma che i lavori sul nuovo atteso capitolo stanno continuando e che a breve potrebbero arrivare maggiori informazioni a riguardo. Di seguito, ecco il video condiviso sui social:

Quello che sappiamo su Shrek 5

Shrek 5 uscirà nelle sale il 23 dicembre 2026, un quarto di secolo dopo l’uscita sul grande schermo del film d’animazione originale. L’originale, che mette in scena l’idea del ‘vissero felici e contenti’ attraverso l’obiettivo di un orco incompreso e del suo gruppo di strampalati personaggi delle fiabe, è diventato un successo immediato con quasi 500 milioni di dollari al botteghino mondiale, nonché il primo vincitore in assoluto dell’Oscar per il film d’animazione. Il film ha ispirato tre sequel – Shrek 2 del 2004, Shrek Terzo del 2007 e Shrek e vissero felici e contenti del 2010 – e la serie spinoff Il Gatto con gli stivali.

Walt Dohrn e Conrad Vernon, veterani del franchise, dirigeranno anche questo quinto capitolo. Dohrn ha lavorato al secondo e al terzo film della serie come sceneggiatore e artista e al quarto come responsabile della storia e voce di Rumpelstilskin. Vernon ha invece diretto Shrek 2 e dà la voce all’Omino pandizenzero. Al momento non si hanno maggiori informazioni sulla trama del film, per cui non resta che attendere maggiori informazioni a riguardo.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, Jamie Campbell Bower e Eddie Marsan nel cast

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Jamie Campbell Bower e Eddie Marsan si sono uniti al cast di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere per la terza stagione della serie Amazon Prime Video in arrivo. Bower sarà un personaggio fisso della serie, mentre Marsan apparirà in un ruolo ricorrente. La stagione è attualmente in pre-produzione e le riprese inizieranno questa primavera presso gli Shepperton Studios nel Regno Unito.

Bower è forse più noto per aver interpretato il cattivo Henry Creel/Vecna ​​in “Stranger Things” di Netflix. Ha anche interpretato Mick Jagger in “Urban Myths: Mick & Margaret“, Christopher Marlow in “Will“, Re Artù in “Camelot“, la voce di Skiff in “Thomas & Friends” e 11-12 nel remake di “The Prisoner” al fianco di Sir Ian McKellen.

Marsan ha interpretato Terry Donovan in “Ray Donovan” di Showtime, andato in onda per sette stagioni. Ha ripreso il ruolo per il lungometraggio del 2022. Altri suoi crediti degni di nota includono “Deadpool 2“, “Atomic Blonde“, “Wrath of Man” di Guy Ritchie, “Deceit”,Ridley Road“, “White Boy Rick” e “Vice” di Adam McKay.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la terza stagione in lavorazione

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è stato un successo senza precedenti, con un vasto pubblico globale di fan appassionati. I critici hanno elogiato la serie per la sua portata epica e il suo valore produttivo; le prime due stagioni hanno ottenuto il Certificate Fresh di Rotten Tomatoes. La prima stagione rimane il più grande debutto nella storia di Prime Video, mentre la seconda stagione è la returning season più vista in assoluto in termini di ore di visione.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è prodotta dai creatori ed executive producers J.D. Payne e Patrick McKay. A loro si uniscono gli executive producers Lindsey Weber, Justin Doble, Kate Hazell e la executive producer e regista Charlotte Brändström. Matthew Penry-Davey è il produttore, mentre Ally O’Leary, Tim Keene e Andrew Lee sono i co-produttori

La spiegazione di qual è l’unica vera religione di Mr. Reed in Heretic

In Heretic, (qui la nostra recensione), due giovani missionari si ritrovano bloccati nella casa del signor Reed, un uomo con alcune teorie oscure sulla religione, e in particolare, è alla ricerca della sua “unica vera religione”. Heretic negli USA è uscito a novembre (in Italia questo giovedì) ma ha già ricevuto grandi elogi. Rotten Tomatoes mostra che Heretic ha un punteggio di 93% di critici e un punteggio di pubblico del 77%. Parte di questo successo è certamente dovuto alla storia emozionante e stimolante del film, ma potrebbe anche essere attribuito all’incredibile cast di Heretic, che include Hugh Grant, Sophie Thatcher e Chloe East.

Nel corso del film, il signor Reed solleva una serie di domande sulla religione e sul credo in generale. Smonta il concetto di Dio utilizzando paragoni con il Monopoli e la musica e costringe suor Barnes e suor Paxton ad assistere a “un miracolo”, ovvero una donna che muore e ritorna in vita. Tuttavia, il mistero più grande che emerge durante la visione di Heretic è quello che il signor Reed ritiene essere “l’unica vera religione”. Lo descrive come la religione più onesta e originale su cui si basa ogni altra confessione. Alla fine, la sorella Paxton scopre la verità sulla sua fede.

Il controllo è la risposta di Paxton alla religione unica e vera del signor Reed in Heretic

Chloe East e Sophie Thatcher in Heretic (2024)
© A24 Films

Come Paxton scopre il segreto del signor Reed

Verso la fine di Heretic, viene rivelato che Reed crede che il controllo sia l’unica vera religione. Reed spiega che ogni religione si basa sul controllo delle persone, indipendentemente dalle credenze della confessione. Pertanto, la sua formula consiste essenzialmente nel rimuovere tutti i rituali e la mitologia e semplicemente mettere le sue vittime in situazioni senza via d’uscita per poterle controllare. Ecco perché la sua casa è un labirinto e l’elettricità e le porte sono impostate su un timer. Reed non ha bisogno di convincere le sue vittime di nulla perché esercita un controllo fisico così forte su di loro.

Il momento in cui Paxton finalmente capisce qual è la vera religione di Reed potrebbe essere uno dei momenti più inquietanti dell’intero film. Dopo aver trovato una porta nascosta, Paxton è sulla buona strada per la fuga. Attraversa una serie di stanze inquietanti piene di cimeli religiosi fino a raggiungere la stanza più orribile di tutte. All’interno, un gruppo di donne è tenuto in gabbia, pronto per essere usato e smaltito da Reed. Paxton si rende conto di essere ben lontana dall’essere la prima vittima di Reed, e la sua gioia deriva dal controllo delle sue vittime al massimo grado.

La visione della religione del signor Reed è il motivo per cui apprezza soprattutto il controllo

Hugh Grant in Heretic (2024)

Come Heretic reagisce alle affermazioni di Reed

La religione unica e vera di Reed ha senso considerando il modo in cui Heretic lo caratterizza. All’inizio, Reed sembra un uomo curioso e intelligente, ma in seguito si rivela un grande critico della religione. Con pochi spunti sui giochi da tavolo e sulla storia antica, distrugge con grande concretezza l’intero concetto di Dio. Riduce tutto all’idea di controllo, spazzando via completamente gli aspetti più positivi del credo religioso. Fortunatamente, è qui che entrano in gioco la sorella Barnes e, infine, la sorella Paxton.

Sebbene Reed spieghi il suo terribile comportamento attraverso la religione, è chiaro che questa è solo una scusa per terrorizzare le giovani donne.

Durante Heretic, suor Barnes è la più grande critica di Reed. Mette in discussione le sue argomentazioni, sottolineando che si basano su generalizzazioni massicce. In seguito, Paxton inizia a seguire le orme di Barnes, notando difetti nella logica e nel gioco di Reed. Questo, più di ogni altra cosa, rivela la vera natura del signor Reed. Anche se Reed giustifica il suo terribile comportamento con la religione, è chiaro che questa è solo una scusa per terrorizzare le giovani donne. Nel frattempo, Paxton si aggrappa alla sua fede in Dio, che le permette di sopravvivere. La morte di Reed sopra una Paxton in preghiera sottolinea la forza della sua fede.

Il controllo è essenziale per il piano del signor Reed e per la sua rovina

hugh grant heretic

Cosa sta cercando di dire l’eretico sulla religione

Ironia della sorte, è proprio la religione del signor Reed a dargli più potere e a condurlo alla rovina. Reed crea questa gigantesca simulazione, che include il suo labirinto e i suoi trucchi, per mantenere le sue vittime sotto il suo controllo. Tuttavia, quando Barnes e Paxton si comportano in modo diverso da come si aspetta, il suo piano inizia a vacillare. Questo elemento di sorpresa fa sì che Reed cerchi disperatamente di riprendere il controllo, ed è proprio allora che Paxton smaschera i suoi trucchi, a cominciare dalla profetessa morta e “resuscitata”. Heretic mostra che il controllo non è mai completo, poiché la natura umana e il libero arbitrio creano sottili cambiamenti.

Heretic è stato scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, che hanno creato e co-sceneggiato A Quiet Place.

In definitiva, le idee di Reed e la loro decostruzione da parte di Paxton sono il nucleo del messaggio di Heretic. Sebbene Reed faccia alcune osservazioni interessanti sulla religione, il suo punto di vista stanco finisce per condurlo alla rovina. Sebbene la religione possa essere usata per controllare le persone, può anche ispirare gli individui a continuare a lottare per se stessi e per gli altri, proprio come fa Paxton. Alla fine, Heretic offre alcune esplorazioni davvero significative della religione nel XXI secolo.

La Grazia di Paolo Sorrentino acquistato da MUBI per la distribuzione mondiale

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Mubi continua la sua corsa agli acquisti di distribuzione internazionale e l’ultimo titolo che ha comprato è La Grazia di Paolo Sorrentino. Il distributore globale, servizio di streaming e società di produzione ha acquistato il prossimo film di Sorrentino per i diritti mondiali esclusa l’Italia e manterrà tutti i diritti in Nord America, America Latina, Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria, Benelux, Spagna, Turchia, India, Australia e Nuova Zelanda, con piani di distribuzione nelle sale che saranno annunciati nei prossimi mesi. The Match Factory venderà i restanti territori.

Una storia d’amore, la cui trama esatta rimane nascosta, La Grazia segna il ritorno di Sorrentino alla regia dopo Parthenope che è stato lanciato da Cannes e ha ottenuto incassi da record. La Grazia ​​riunisce Sorrentino con Toni Servillo.

Il fondatore e CEO di Mubi, Efe Cakarel, che ha inseguito il progetto, ha affermato “Paolo Sorrentino è sempre stato un maestro della poesia cinematografica, ma “La Grazia” è qualcosa di veramente speciale, profondo, malinconico e malvagiamente acuto nella sua contemplazione del potere, dell’influenza e del peso della storia, il tutto raccontato con l’eleganza e l’arguzia singolari di Sorrentino”. “Noi di Mubi siamo onorati di essere la casa di questo film e non vediamo l’ora di condividere la sua brillantezza con il pubblico di tutto il mondo”, ha continuato Cakarel.

Sorrentino, nel frattempo, ha affermato di essere “estremamente felice che La Grazia viaggerà in tutto il mondo grazie ai nostri due grandi partner, Mubi e The Match Factory, e si sente fortunato di poter contare sulla loro incredibile competenza“.

Gambit: il film scartato da Fox era una brillante “commedia romantica” secondo Lizzy Caplan

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Prima che a Channing Tatum fosse data la possibilità di vestire i panni di Gambit in Deadpool e Wolverine dell’anno scorso, l’attore era pronto a guidare uno spin-off degli X-Men da solista come Ragin’ Cajun.

Lo sfortunato progetto della 20th Century Fox ha cambiato diversi registi prima di arruolare Rupert Wyatt di Rise of the Planet of The Apes per portare sullo schermo il mutante, ma l’acquisizione da parte della Disney delle risorse della Fox si è rivelata il colpo di grazia.

Negli anni abbiamo sentito parlare un po’ del progetto, ma Lizzy Caplan, che era stata scelta per il ruolo della protagonista femminile senza nome, ha ora rivelato alcuni nuovi dettagli sorprendenti sul tono generale a cui mirava il film Gambit. “È stata un’idea davvero fantastica”, dice la star di Zero Day a Business Insider. “È un po’ strano che sia stato scartato. Quei film non sembrano mai essere scartati, ma è successo. Siamo andati avanti, dovevamo girarlo. Penso che ci fosse una data di inizio.”

Gambit di Channing Tatum potrebbe nei prossimi film sugli AVENGERS?

“Avevo avuto degli incontri con Channing, e ce n’erano un paio diversi… avevamo un regista, poi non ce l’avevamo più, ma ho avuto diversi incontri con Channing e gli altri produttori”, ha continuato Caplan. “Volevano fare, tipo, una commedia romantica anni ’30 ambientata in quel mondo, il che sarebbe stato molto divertente.”

Si vocifera che Tatum tornerà a interpretare Gambit a un certo punto, ma si è parlato anche della possibilità che la Marvel scelga un nuovo attore per interpretare Remy LeBeau nell’attesissimo reboot degli X-Men.

The Boys 5 proporrà una reunion di Supernatural!

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The Boys 5 proporrà una reunion di Supernatural!

Poco dopo la conclusione della quarta stagione di The Boys, lo showrunner Eric Kripke ha indicato che l’ex co-protagonista di Jensen Ackles (Soldier Boy) in Supernatural Jared Padalecki potrebbe unirsi a lui nella quinta e ultima stagione.

Ora, un nuovo video pubblicato sull’account Instagram dello show conferma che Padalecki si è effettivamente unito al cast della quinta stagione… insieme a Misha Collins! Supernatural ha visto Ackles e Padalecki nei panni dei fratelli cacciatori di demoni Dean e Sam Winchester, mentre Collins ha interpretato il loro alleato angelico Castiel.

The Boys ha anche visto la partecipazione di altri attori di Supernatural Jim Beaver (Robert Singer), Jeffrey Dean Morgan (Joe Kessler) e Rob Benedict (Splinter). Non abbiamo idea di quali personaggi Padalecki e Collins interpreteranno in The Boys, ma ci assicureremo di aggiornarvi se e quando ci saranno novità.

Cosa sappiamo della stagione 5 di The Boys?

Parlando con TV Guide dei suoi piani per la stagione finale all’inizio di quest’anno, a Kripke è stato chiesto se ha già deciso chi sopravviverà e chi invece farà una fine senza dubbio disordinata. “Chiunque morirà nella quinta stagione se lo meriterà ampiamente. Abbiamo un certo senso di chi vive e di chi muore, ma non abbiamo ancora deciso tutto. Ma si può fare l’ultima stagione di uno show e uscire di scena alle proprie condizioni, quindi non tutti ce la faranno”.

Il cast di The Boys vede protagonisti Karl Urban, Jack Quaid, Antony Starr, Erin Moriarty, Jessie T. Usher, Laz Alonso, Chace Crawford, Tomer Capone, Karen Fukuhara, Colby Minifie, Claudia Doumit e Cameron Crovetti. Si uniranno per la quarta stagione anche Susan Heyward, Valorie Curry e Jeffrey Dean Morgan.

The Boys è basata sul fumetto certificato bestseller dal New York Times, creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in veste anche di executive producer, e sviluppato dall’executive producer e showrunner Eric Kripke. The Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises, Original Film e Point Grey Pictures. E’ disponibile su Prime Video.

Francis Ford Coppola ricorda Gene Hackman: “D’ispirazione e magnifico nel suo lavoro e nella sua complessità”

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Francis Ford Coppola ha reso omaggio a Gene Hackman, protagonista di La Conversazione, dopo che è stato trovato morto a 95 anni insieme alla moglie Betsy Arakawa nella loro casa di Santa Fe mercoledì.

“La perdita di un grande artista è sempre motivo di lutto e di festa: Gene Hackman è un grande attore, fonte di ispirazione e magnifico nel suo lavoro e nella sua complessità”, ha scritto Coppola su Instagram con una foto di lui sul set con Hackman. “Piango la sua perdita e celebro la sua esistenza e il suo contributo”.

Gene Hackman ha recitato in La Conversazione, il thriller neo-noir del 1974 di Francis Ford Coppola, nel ruolo di Harry Caul, un esperto di sorveglianza che affronta un dilemma morale quando le sue registrazioni rivelano un potenziale omicidio. È stato presentato in anteprima al Festival di Cannes, dove ha vinto la Palma d’oro e ha ricevuto tre nomination all’Oscar per miglior film, sceneggiatura originale e sonoro.

Nel frattempo, su X, Edgar Wright ricordava semplicemente Hackman come “il più grande”, mentre George Takai scriveva: “Abbiamo perso uno dei veri giganti dello schermo. Gene Hackman poteva interpretare chiunque e si poteva percepire un’intera vita dietro di lui. Poteva essere chiunque e nessuno, una presenza imponente o un Joe qualunque. Ecco quanto era potente come attore. Ci mancherà, ma il suo lavoro vivrà per sempre”.

Hackman e Arakawa sono stati trovati morti mercoledì pomeriggio nella loro casa a Santa Fe, N.M. L’ufficio dello sceriffo della contea di Santa Fe ha confermato la loro morte a Variety, osservando che non c’erano indicazioni immediate di un atto criminale. Non è stata possibile fornire una causa immediata della morte. Hackman aveva 95 anni e Arakawa 63.

Gene Hackman è considerato uno dei più grandi attori della seconda metà del XX secolo, ha vinto l’Oscar per il ruolo di Jimmy “Popeye” Doyle nel thriller d’azione del 1971 di William Friedkin “Il braccio violento della legge” e come sceriffo antagonista nel western del 1992 di Clint EastwoodGli spietati“. Fu anche candidato all’Oscar per le sue interpretazioni in “Bonnie e Clyde” (1967), “Non ho mai cantato per mio padre” (1970) e “Mississippi Burning” (1988). Era anche noto per aver interpretato Lex Luthor in “Superman” del 1978 e nel sequel del 1980 “Superman II“. Si era ritirato dalla recitazione nel 2004.

Tom Hardy scatena l’inferno nel primo trailer di Havoc per Netflix

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I fan degli acclamati film The Raid di Gareth Evans attendevano con ansia notizie di Havoc, il suo prossimo film con protagonista Tom Hardy, di cui non abbiamo sentito parlare da quando il regista ha firmato un accordo pluriennale con Netflix diversi anni fa. Ora, il primo trailer del thriller d’azione Havoc è stato ora pubblicato online.

Secondo la sinossi ufficiale: “Walker (Tom Hardy) è un detective ferito che si fa strada attraverso il mondo criminale che minaccia di travolgere l’intera città. Dopo uno spaccio di droga andato male, Walker si ritrova con diverse fazioni alle calcagna: un’organizzazione criminale vendicativa, un politico corrotto e i suoi colleghi poliziotti. Nel tentativo di salvare il figlio del politico, il cui coinvolgimento nello spaccio di droga inizia a svelare una profonda rete di corruzione e cospirazione, è costretto a confrontarsi con i demoni del suo passato”.

Il film debutterà sullo streamer venerdì 25 aprile ed è stato descritto come la “lettera d’amore di Evans al genere eroico dello spargimento di sangue; i film usciti da Hong Kong negli anni ’80 e ’90”.

Havoc vede anche la partecipazione al fianco di Tom Hardy di Justin Cornwell, Quelin Sepulveda, Luis Guzmán, Michelle Waterson, Sunny Pang, Jim Caesar, Xelia Mendes-Jones con Yeo Yann Yann, Timothy Olyphant e Forest Whitaker.

Christopher Nolan voleva dirigere un film di James Bond dopo Tenet, ma è stato rifiutato

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È ancora fresca la notizia che Amazon è riuscita a concludere un accordo da 1 miliardo di dollari con i produttori del franchise di James Bond Barbara Broccoli e Michael Wilson per ottenere il pieno controllo creativo su 007 e ora sembra che avremmo potuto avere anche un Bond diretto da Christopher Nolan, che però non è stato mai realizzato.

L’aspettativa ora è che una serie di spin-off e programmi TV accompagneranno presto la serie di film principale. La notizia ha entusiasmato le persone desiderose di vedere altre avventure di Bond sui loro schermi e allo  inorridite alla prospettiva che l’iconica creazione di Sir Ian Fleming diventi solo un’altra IP.

Variety ha condiviso un interessante articolo sull’accordo, rivelando alcune delle conversazioni che hanno portato a un accordo che nessuno si aspettava di fare. Le fonti condividono i punti di vista sia di Amazon che di Broccoli, anche se una dice che è stata “troppo cauta ed ha esercitato un controllo sproporzionato, a scapito di Bond“. Ad esempio, “Christopher Nolan ha espresso interesse nel dirigere un film di Bond dopo l’uscita di ‘Tenet’. Ma Broccoli ha chiarito che nessun regista avrebbe avuto il montaggio finale mentre Bond era sotto la sua supervisione“. Con la certezza che non avrebbe avuto il montaggio finale, Christopher Nolan ha rinunciato per realizzare Oppenheimer. Ora, il regista è passato a The Odyssey ed è improbabile che trasformi mai il suo sogno di Bond in realtà.

Si dice che, sebbene l’accordo debba ancora essere finalizzato, un nuovo film di James Bond sia una priorità per Amazon. Tuttavia, “lo studio cercherà prima di assumere un produttore sulla falsariga di David Heyman, che ha guidato i film di ‘Harry Potter’ e ‘Animali fantastici’ con una visione coesa”.

Amore a Copenaghen: la spiegazione del finale della commedia romantica di Netflix

Amore a Copenaghen, il film di Netflix, è un dramma romantico intenso e coinvolgente che esplora i conflitti individuali nelle relazioni sentimentali. Basato sul romanzo di Tine Høeg, il film approfondisce le sfide della maternità e analizza in modo introspettivo il complesso rapporto che la protagonista sviluppa con il proprio corpo durante l’intero processo.

Mia era una scrittrice di successo, i cui libri trattavano principalmente la lotta per trovare l’amore. Le sue esperienze personali l’avevano profondamente ispirata, portandola a sviluppare una particolare attrazione per uomini più giovani. Aveva quasi paura di essere associata a qualcuno della sua età, forse perché ciò le avrebbe ricordato che non era più la giovane Mia di un tempo. Tuttavia, nonostante preferisse gli uomini più giovani, non riusciva a stabilire con loro un legame romantico profondo.

La sua migliore amica, Gro, le presentò Emil durante una delle presentazioni del suo libro. Emil, suo coetaneo, era un archeologo recentemente divorziato, alle prese con il difficile cambiamento della sua vita. Inizialmente, Mia non provò alcun interesse per lui, ma successivamente, riflettendo sulle sue relazioni fallite, decise di dargli una possibilità. Il fatto che Emil fosse un padre single la colse di sorpresa, ma in lui c’era qualcosa di irresistibile, e Mia si sentì pronta a fare il grande passo.

Cosa ha portato Mia allo sfogo in Amore a Copenaghen?

Mia ed Emil si innamorarono perdutamente, e lei capì che lui era l’uomo giusto quando lo sentì raccontare ai suoi figli, Felix e Selma, quanto fosse felice con lei. Ben presto, Emil la presentò ai suoi bambini e Mia si divertì a essere una co-genitrice o una “mamma bonus”. Tuttavia, la gioia della maternità la spinse a desiderare un figlio tutto suo, e Emil accolse con entusiasmo questa idea. Forse Mia temeva che la felicità provata con Felix e Selma potesse svanire, e avere un figlio le sembrava l’unica soluzione per colmare questa paura.

Joachim Fjelstrup è EMIL, Rosalinde Mynster è MIA in Amore a Copenaghen. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Nonostante i loro tentativi attivi di concepire, Mia non rimase incinta. Dopo una visita in ospedale, le fu consigliata l’inseminazione artificiale. Convinta di essere finalmente incinta, rimase sconvolta quando il test risultò negativo. Poco dopo, la coppia scoprì che il numero di spermatozoi di Emil non era ottimale, rendendo la gravidanza ancora più difficile. Mia dovette assumere farmaci e sottoporsi a iniezioni per aumentare le probabilità di concepimento.

Lo stress e la frustrazione iniziarono a sopraffarla. Non poteva fare a meno di chiedersi perché una donna dovesse affrontare un processo così doloroso, mentre un uomo poteva continuare a vivere liberamente. Sebbene Emil si fosse detto pronto a fare tutto il possibile per aiutarla a concepire, Mia cominciò a dubitare del suo vero impegno. Ma invece di allontanarla, Emil la rassicurò e decisero di riprovare. Per un momento, Mia si immerse nella gioia di stare con il suo compagno, ma la felicità svanì rapidamente quando un altro test risultò negativo.

Mia impose a Emil di smettere di bere, di sbarazzarsi dei suoi slip attillati e di fare ogni possibile sforzo per migliorare la qualità del suo sperma. Nel frattempo, lavorava al suo prossimo romanzo, un racconto sulla sua esperienza come “madre bonus”, con un tocco ironico. Tuttavia, la sua esperienza reale era così estenuante che non riuscì a mantenere il tono leggero e finì per riversare tutte le sue emozioni nel manoscritto. Il libro divenne un diario personale, un modo per elaborare i suoi sentimenti.

Mia iniziò a chiedersi se avrebbe mai avuto un ruolo stabile nella vita di Emil e dei suoi figli. I suoi pensieri depressivi e il senso di autosvalutazione presero il sopravvento. Il sogno della maternità, che doveva essere un’esperienza colma di gioia, si trasformò in un percorso doloroso e straziante. Il suo rapporto con il corpo diventò sempre più complesso: si sentiva “difettosa”, incapace di fare ciò per cui era “destinata”. Dopo l’ennesimo test negativo, Mia perse il controllo e sfogò la sua rabbia su Emil, incolpandolo di tutto ciò che stava vivendo.

Durante una festa, sopraffatta dal dolore e dalla frustrazione, Mia scappò e baciò uno sconosciuto, ma subito dopo si rese conto di quanto fosse confusa e turbata. Tornò a casa, e il mattino seguente si scusò con Emil. Lui, profondamente innamorato, capiva quanto fosse difficile la situazione per Mia e decise di perdonarla. Ripresero così a cercare una gravidanza.

In che modo la situazione di Gro influenzò Mia?

Dopo tre inseminazioni fallite, il medico suggerì alla coppia di provare la fecondazione in vitro (FIV). Mia si sottopose a un altro trattamento ormonale per impedire l’ovulazione. Durante questo percorso, si accorse che i medici parlavano quasi esclusivamente con lei, escludendo Emil, nonostante fosse coinvolto quanto lei. Decise quindi di far valere la sua voce e pretese che il medico si rivolgesse anche a Emil.

Nonostante la difficoltà di condividere pubblicamente la sua esperienza, Mia trovò il coraggio di parlarne durante un incontro. Fu sorpresa dal numero di donne che si riconoscevano nel suo vissuto e si sentì ispirata a scrivere un libro sulla sua lotta per diventare madre.

Joachim Fjelstrup è EMIL, Rosalinde Mynster è MIA in Amore a Copenaghen. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Nel frattempo, Simon annunciò che Gro era incinta, ma per Gro la notizia fu tutt’altro che felice. Dopo la difficile esperienza vissuta con la gravidanza di Vester, decise di abortire. Da quando aveva scoperto di essere incinta, era tormentata da incubi e ricordi traumatici. Il film mostra come due donne della stessa età potessero vivere esperienze opposte, ma condividere la sensazione di non avere il controllo sul proprio corpo. Alla fine, Gro prese la decisione giusta per sé, e Mia la sostenne senza giudicarla. Mia non poté fare a meno di riflettere sull’ironia della sorte: mentre lei si sforzava disperatamente di rimanere incinta, Gro concepì senza volerlo.

Mia ed Emil hanno formato una famiglia insieme?

Dopo l’ennesimo fallimento, Mia si allontanò da Emil senza dare spiegazioni. I suoi amici e la sua famiglia la esortarono a parlargli, ma lei rifiutò categoricamente. Emil, incapace di accettare la separazione, l’aspettò fuori dal suo appartamento. Quando finalmente parlarono, lui espresse tutto il suo amore per lei e il desiderio di non arrendersi.

Mia, però, si sentiva intrappolata in una vita che non riconosceva più e decise di lasciarlo definitivamente. Tornò al mondo degli appuntamenti, ma presto capì che Emil era stato l’unico uomo a sostenerla in ogni momento, anche nei suoi giorni peggiori. Con questa nuova consapevolezza, Mia corse da Emil e gli chiese un’ultima possibilità. Lui, nonostante il dolore vissuto, l’amava ancora.

Nel finale di Amore a Copenaghen, Mia ed Emil decisero di affrontare il percorso della FIV con una nuova mentalità, mettendo da parte le pressioni e concentrandosi solo sul loro amore. Quando arrivò la notizia che la fecondazione era riuscita, la loro felicità fu immensa: avevano superato una tempesta e finalmente ottenuto il loro lieto fine.

Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa trovati morti nella loro casa di Santa Fe

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Gene Hackman, due volte vincitore dell’Oscar per “Il braccio violento della legge” e “Gli Spietati”, e sua moglie, la pianista classica Betsy Arakawa, sono stati trovati morti nella loro casa di Santa Fe, nel New Mexico. L’ufficio dello sceriffo della contea di Santa Fe Adan Mendoza ha confermato la loro morte a Variety dopo la mezzanotte di giovedì. Non ci sono indicazioni immediate di un atto criminale, secondo le autorità, anche se l’ufficio dello sceriffo non ha immediatamente fornito una causa del decesso. Hackman aveva 95 anni. Arakawa 63.

Mercoledì, gli sceriffi hanno visitato la casa di Gene Hackman e Arakawa, che si erano sposati nel 1991. La coppia è stata trovata morta, insieme al loro cane, nella loro residenza in una comunità recintata. “Tutto quello che posso dire è che siamo nel mezzo di un’indagine preliminare sulla morte, in attesa dell’approvazione di un mandato di perquisizione”, ha detto lo sceriffo al Santa Fe New Mexican. La dichiarazione è arrivata prima che le autorità avessero identificato positivamente la coppia, secondo la pubblicazione. “Voglio assicurare alla comunità e al quartiere che non c’è alcun pericolo immediato per nessuno”.

Considerato uno dei grandi attori dello schermo dell’ultima parte del XX secolo, Gene Hackman aveva una grazia amabile, un umorismo facile e una gamma sorprendentemente ampia che lo rendeva ugualmente credibile nei ruoli di perdenti di classe inferiore e dirigenti di alto livello. In effetti, ha interpretato il presidente degli Stati Uniti, sebbene omicida, in “Potere Assoluto” del 1997 e un ex presidente nel suo ultimo film, “Due candidati per una poltrona“.

Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa trovati morti nella loro casa di Santa Fe

Come le grandi star del cinema di un’epoca precedente, James Cagney e Humphrey Bogart, Hackman ha trasceso ogni limite con la pura forza della sua presenza, diventando identificabile e ammirato quanto alcuni dei suoi contemporanei più pagati come Robert De Niro, Al Pacino e Dustin Hoffman.

Dopo anni di lotte a teatro e in televisione, Hackman ha sfondato con il suo ruolo dell’esplosivo fratello maggiore di Clyde Barrow nel film del 1967 “Bonnie e Clyde“, che gli è valso la sua prima nomination all’Oscar a sostegno: Pauline Kael ha definito la sua interpretazione la migliore del film. Ha fatto dietrofront nei panni del timido figlio di Melvyn Douglas in “Non ho mai cantato per mio padre” e ha ottenuto una seconda nomination all’Oscar.

Ma il suo ruolo di Popeye Doyle, il poliziotto canaglia nel film vincitore dell’Oscar del 1971 “Il braccio violento della legge“, lo ha definito, facendogli vincere un Academy Award come miglior attore.

Hackman è stato memorabile come giornalista coinvolto negli intrighi della rivoluzione centroamericana in “Under Fire” di Roger Spottiswoode; ha brillato nel suspense “Night Moves” di Arthur Penn; ed è stato scoppiettante e divertente come l’astuto Lex Luthor nei film di “Superman“. L’attore ha dato forza all’allenatore di basket in “Hoosiers” e umorismo ironico all’agente dell’FBI in “Mississippi Burning” (che gli è valso la sua quarta nomination all’Oscar e la seconda in un ruolo da protagonista).

Fino ai suoi primi 70 anni, anche dopo essere stato gravato da problemi cardiaci, ha ottenuto punteggi con caratterizzazioni impressionanti in ruoli sia grandi che piccoli. La sua sicurezza sullo schermo sembrava crescere, non diminuire con l’età: il vero segno di un grande interprete. Spesso ha rubato scene a grandi star, come ha dimostrato al fianco di Meryl Streep in “Cartoline dall’inferno“. Le sue capacità di recitazione a volte sembravano più profonde di nomi più noti, come ha dimostrato al fianco di Tom Cruise in “The Firm“. E quando si è trovato a dover affrontare avversari formidabili come Denzel Washington in “Allarme rosso” e Nick Nolte in “Sotto tiro“, ci sono stati fuochi d’artificio.

Nel 1993, ha vinto un secondo Oscar a sostegno della sua interpretazione di uno sceriffo crudele nel film di Clint Eastwood vincitore dell’Oscar come miglior film “Gli spietati“.

Hackman ha interpretato un ladro di gioielli che cerca di fare un grosso bottino nel suo ultimo lavoro in “Heist” di David Mamet del 2001, ha interpretato il padre losco che cerca di riconciliarsi con la sua famiglia in “I Tenenbaum” di Wes Anderson, ha recitato in “Runaway Jury” (il suo terzo adattamento di John Grisham) e poi si è ritirato dopo la commedia mediocre “Welcome to Mooseport” nel 2004.

Hackman ha scritto tre romanzi con l’archeologo sottomarino Daniel Lenihan: “Wake of the Perdido Star” (1999), “Justice for None” (2004) e “Escape From Andersonville” (2008); “Payback at Morning Peak” del 2011 è stato un lavoro da solista.

Hackman lascia i figli, Christopher, Elizabeth e Leslie.

Il piano di Mr. Reed in Heretic: la spiegazione dei i colpi di scena e le rivelazioni del film

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Anche se il piano del signor Reed in Heretic (qui la nostra recensione) può sembrare confuso, lo schema ha un senso e i modi in cui va in pezzi hanno tutti un senso se si guarda di nuovo il film. L’eretica è un film horror della A24 su una coppia di missionarie mormoni, la sorella Barnes di Sophie Thatcher e la sorella Paxton di Chloe East, che si ritrovano intrappolate quando un uomo apparentemente amichevole le invita a entrare per discutere di religione. Mentre la conversazione si fa aspra e il tempo fuori peggiora, le due donne spaventate chiedono di andarsene. Il signor Reed, interpretato da Hugh Grant, che prima era affascinante, le informa che non possono andarsene e inizia un gioco psicologico.

Il cast di Heretic è sorprendentemente ridotto, con solo Grant, East e Thatcher che appaiono sullo schermo per la maggior parte del film. Alla fine, Reed dice che Paxton e Barnes possono andarsene, ma i loro tentativi di fuga li portano solo in uno scantinato umido. Lì incontrano una donna anziana emaciata che mangia una torta avvelenata su ordine di Reed. Muore poco dopo, solo per tornare apparentemente in vita pochi minuti dopo. Sussurra un criptico avvertimento alle donne prima di scomparire mentre Paxton e Barnes sono impegnate a cercare una via di fuga alternativa. È allora che il piano di Reed diventa più chiaro.

La spiegazione del piano completo del signor Reed in Heretic 

Chloe East e Sophie Thatcher in Heretic (2024)
© A24 Films

Il signor Reed ha usato l’inganno e il finto sequestro per mettere alla prova suor Barnes e suor Paxton

Barnes accusa Reed di aver inscenato la morte della donna più anziana e il suo successivo risveglio, dicendo che molto probabilmente ha solo vissuto un’esperienza di pre-morte. Questa ipotesi sembra far infuriare il solito placido cattivo, che improvvisamente taglia la gola a Suor Barnes senza preavviso. Mentre lei muore dissanguata, Reed le rimuove un dispositivo contraccettivo e afferma che questa è la prova che si tratta di una “simulazione” e non di una persona reale. La suora Paxton, che prima era ingenua, si rifiuta di credere a questa affermazione e accusa Reed di improvvisare per nascondere il fatto che il suo piano è andato storto. Divertito, Reed chiede a Paxton di approfondire la sua teoria.

Reed aveva pianificato tutto questo per dimostrare a Barnes e Paxton che tutte le religioni organizzate si basavano sul controllo coercitivo, piuttosto che sulla fede.

Sorella Paxton indovina con precisione il piano di Reed nel finale di Heretic, e questo è un macabro e contorto test della sua fede. La donna che apparentemente è morta e rinata era, in realtà, due donne diverse. La prima è morta veramente dopo aver mangiato la torta avvelenata, mentre la seconda ha spostato il suo corpo e ha preso il suo posto. Reed aveva pianificato tutto questo per dimostrare a Barnes e Paxton che, a suo avviso, tutte le religioni organizzate si basavano sul controllo coercitivo, piuttosto che sulla fede. Quando la vecchia donna uscì dal copione e disse a Barnes che “non è reale”, Reed uccise Barnes per giustificare questo commento, sostenendo che Barnes “non era reale”.

Come Heretic imposta il suo piano Mr. Reed

Sophie Thatcher in Heretic (2024)
© A24 Films

Sebbene Heretic, horror religioso, sembri spesso di natura soprannaturale, Heretic, nella sua trama, accenna sottilmente alla realtà concreta del piano di Reed nel corso della storia. Reed parla della canzone di successo degli Hollies, “The Air That I Breathe”, e dei suoi legami con “Creep” dei Radiohead e, successivamente, con “Get Free” di Lana Del Rey, mentre discute delle differenze tra le varie iterazioni. Per spiegare la stessa cosa, usa una metafora che coinvolge The Landlord Game e il suo imitatore Monopoly, paragonando le religioni abramitiche a queste forme d’arte ripetitive e derivate. Anche se a Sister Paxton ci vuole un po’ per rendersene conto, Reed allude anche alla realtà che si cela dietro il suo profeta apparentemente immortale.

Reed non ha una prigioniera che può resuscitare ripetutamente, ma ha invece numerose prigioniere intercambiabili che ucciderà volentieri per dimostrare qualcosa. A differenza di molti film horror recenti, i trailer di Heretic non hanno rivelato nessuno dei suoi colpi di scena, e questo rende il piano di Reed più difficile da indovinare prima che venga svelato. Tuttavia, ci sono indizi sulla rivelazione sparsi in tutta la trama. Quando incontra per la prima volta i missionari, Reed li mette a loro agio affermando che la sua moglie inesistente sta preparando una torta di mirtilli immaginaria. Il fatto che il profeta muoia mangiando una torta di mirtilli suggerisce quindi un altro inganno.

La spiegazione dello scopo del test del signor Reed 

Hugh Grant in Heretic (2024)

Potrebbe essere difficile per gli spettatori decifrare esattamente a cosa mira Reed, poiché sembra essere critico nei confronti della religione organizzata, ma ha anche costruito un elaborato culto della morte nella sua labirintica casa. Tuttavia, il piano del cattivo di Heretic ha senso se si prendono in considerazione gli ultimi commenti di Reed a Paxton. Reed vuole dimostrare ai missionari che ogni credo religioso si basa sul controllo, poiché le circostanze possono sempre essere manipolate per plasmare la prospettiva di una determinata persona. Dopo aver offerto a Suor Barnes e Suor Paxton una prova apparente di vera immortalità, Reed mette alla prova la loro fede nelle sue prove.

Reed si offre di uccidere Paxton per dimostrare che tornerà in vita, proprio come sostiene che abbia fatto il suo profeta. Quando Paxton rifiuta e spiega come ha davvero messo in atto il piano, Reed si diverte. Ciò che rende l’horror religioso di A24 così spaventoso è che il suo cattivo non sembra avere un motivo se non quello di sottolineare i pericoli della religione organizzata. Il suo esperimento prende gli elementi più coercitivi delle religioni organizzate, come la misoginia e l’inganno, li distilla e crea quella che lui chiama l’unica “vera religione”. In questo modo contorto, il personaggio di Grant sta cercando di aiutarli a raggiungere l’illuminazione.

Ciò che il signor Reed voleva ottenere in Heretic

Heretic mr reed religione

Il signor Reed vuole che i missionari riconoscano l’unica vera religione

Dal momento in cui i missionari entrano in casa sua fino al sanguinoso finale, il signor Reed vuole far capire all’eroina di Heretic che la religione è controllo piuttosto che libertà. Il gruppo di prigionieri intrappolati sotto casa sua segue i suoi ordini invece di cercare di fuggire, il che implica che potrebbero essere stati in precedenza emissari religiosi che hanno iniziato a seguire Reed dopo essere stati convinti dalla sua apparente capacità di resuscitare i morti. Reed vuole dimostrare a Suor Barnes e Suor Paxton che la loro devozione alla fede non è altro che una devozione a coloro che hanno potere su di loro.

Paxton elabora il suo piano prima di uccidere Reed con l’aiuto di una morente Barnes e di fuggire dalla casa.

A tal fine, Reed offre quella che sembra una prova schiacciante di una vera resurrezione. Quando questo non riesce a convincere Barnes, la uccide e cerca di convincere Paxton. Invece, Paxton elabora il suo piano prima che lei uccida Reed con l’aiuto di un Barnes morente e fugga dalla casa. Anche se Paxton riesce a decifrare la truffa ed evita di cadere nei trucchi di Reed, nei momenti finali di Heretic, non confuta ancora le sue affermazioni. Si affida alla preghiera per fuggire dalla sua casa degli orrori, ma Heretic non offre mai una risposta definitiva sul fatto che la visione negativa di Reed della religione organizzata fosse in definitiva giusta o sbagliata.

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